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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 14 novembre 2014

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VIII e IX Commissione,
   premesso che:
    la politica di coesione territoriale, trae fondamento dalla Costituzione Italiana la quale dichiara all'articolo 119, quinto comma, che «Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.» restando pertanto coerente con l'articolo 3, secondo comma, che recita «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
    la politica di coesione territoriale, è altresì fondata nel Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea il quale all'articolo 174, stabilisce che essa ha lo scopo di promuovere uno «sviluppo armonico» incrementando le opportunità di relazione umana, sociale ed economica dei cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono e che tale obiettivo viene perseguito promuovendo quantità e qualità dei servizi pubblici fondamentali in modo che tengano in adeguato conto le specifiche esigenze e le caratteristiche dei diversi territori;
    per quanto concerne il settore trasporti, la Commissione europea, il 28 marzo 2011, ha delineato strategia Trasporti 2050, volta ad incrementare la mobilità, favorire la crescita e l'occupazione e rimuovere gli ostacoli nelle aree di maggiore flusso: tale libro bianco stabilisce ambiziosi obiettivi da raggiungere entro il 2050 al fine di rendere l'Unione europea un leader mondiale in materia di trasporto sostenibile;
    al punto 40, il su citato libro bianco prevede, tra l'altro, che sia triplicata, entro il 2030, in tutti gli Stati membri, sia funzionante una fitta rete ferroviaria: si prevede infine che entro il 2050 la maggior parte del trasporto di passeggeri sulle medie distanze debba avvenire per ferrovia;
    il settore dei trasporti riveste un ruolo fondamentale in termini civili e sociali, essendo volto al soddisfacimento di interessi pubblici di carattere generale: in particolare, la mobilità su ferro risulta essenziale non soltanto per garantire un servizio ai cittadini passeggeri ed un celere trasporto di merci, ma soprattutto quale strumento di coesione territoriale, crescita e competitività;
    un sistema di trasporto pubblico ferroviario efficiente, inoltre, come peraltro sottolineato in importanti documenti europei sopra citati, rappresenta un obiettivo prioritario per la realizzazione di politiche tese alla promozione di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, nonché potenzialmente fattore di crescita economica e di progresso sociale;
    la provincia di Lecce è già la più stradalizzata d'Italia (1,5 chilometri per 1 Kmq di territorio), che a sua volta è la prima in Europa (1,0 chilometri per 1 Kmq);
    nel Salento l'ultima opera ferroviaria risale a 101 anni fa è stata realizzata nel 1913: da allora non solo non ne sono state costruite altre, ma le linee non hanno beneficiato di alcun ammodernamento e addirittura, da alcuni anni, sono state ridotte le corse ed il servizio è sospeso nei giorni festivi e la domenica;
    il decreto-legge n. 133 del 2014 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 164 del 2014 all'articolo 3, comma 6, prevede che le risorse revocate in caso di mancato rispetto dei termini, di cui al comma 2, lettere a), b) e c) dello stesso articolo, per l'appaltabilità e la cantierabilità delle opere, vadano a confluire nel «Fondo infrastrutture ferroviarie e stradali» istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di cui all'articolo 32, comma 1, del decreto-legge n. 98 del 2011;
    nel testo relativo alla conversione in legge del predetto decreto-legge, all'articolo 3, comma 6, è stata aggiunta la lettera d-bis), la quale prescrive che tali risorse siano impiegate anche per l'elettrificazione della tratta ferroviaria Martina Franca-Lecce-Otranto-Gagliano del Capo;
    la suddetta tratta ferroviaria è di competenza della società Ferrovie del Sud Est e servizi automobilistici, società di proprietà del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e che la sua elettrificazione è un'opera individuata come finanziabile e immediatamente cantierabile ai sensi del già citato articolo 3, comma 6, lettera d-bis), del testo relativo alla conversione in legge del decreto-legge 133 del 2014;
    l'area di Otranto, quella di Martina Franca, di Lecce e del Capo di Leuca presentano caratteristiche molto favorevoli per poter incrementare notevolmente il turismo e contano per questa ragione nei mesi estivi incrementi esponenziali della popolazione;
    si prevede la realizzazione dell'Opera strategica di interesse nazionale denominata «Ammodernamento della strada statale 275» (CUP: F32C04000070002), relativa alla costruzione di un asse viario tra i centri abitati di Maglie e Santa Maria di Leuca, in provincia di Lecce;
    a seguito dell'approvazione del progetto preliminare con delibera CIPE n. 92/2004, l'Anas ha affidato la progettazione al Sisri di Lecce (consorzio per lo sviluppo industriale e dei servizi reali alle imprese), ai sensi dell'articolo 36, comma 4, della legge 5 ottobre 1991, n. 317, con convenzione stipulata in data 30 gennaio 2002 e successivo atto integrativo del 21 gennaio 2005;
    il consorzio Sisri avrebbe stipulato nel febbraio 2002 la convenzione con la ProSal srl (Progettazioni Salentine), società di professionisti con capitale sociale 10.400,00 di euro, senza aver effettuato un bando di gara e quindi, in affidamento diretto, conferiva alla ProSal srl l'incarico di progettazione senza alcuna forma di pubblicità nonché in violazione della normativa di derivazione comunitaria e statale in materia di progettazione di opere pubbliche;
    la ditta ProSal risulterebbe carente delle necessarie abilitazioni di legge in materia geologica, geo-idrologica, paesaggistica, archeologica, ambientale: a conferma, le tavole progettuali presentate da ProSal non risulterebbero firmate, ma ciò nonostante il progetto preliminare e quello definitivo risultano approvati dal Cipe rispettivamente con le deliberazioni n. 92 del 20 dicembre 2004 e n. 76 del 31 luglio 2009;
    non si comprende, pertanto, in quale sede siano state effettuate le normali procedure di verifica dei requisiti di competenza e delle necessarie abilitazioni di legge in materia geologica, geo-idrologica, paesaggistica, archeologica, ambientale delle aziende coinvolte, situazione che si è creata in mancanza di procedure di verifica dei requisiti soggettivi e oggettivi dei professionisti componenti la società privata e all'interno di quantomeno inconsueti rapporti contrattuali trilaterali tra Anas, consorzio Sisri e ProSal;
    Anas, con nota prot. n. 3006/2005, autorizzava il pagamento degli oneri di progettazione in favore del consorzio Sisri di Lecce per complessivi 1.021.935,62 euro di cui 567.742,01 euro, quale prima tranche (0,5 per cento dell'importo lavori pari a 113.548.401,82 euro) e 454.193,61 euro per attività cartografiche ed indagini geognostiche ed ambientali (0,4 per cento dell'importo di 113.548.401,82 euro) richieste alla ProSal, sebbene non risultasse essere in possesso dei requisiti e delle abilitazioni di legge;
    con deliberazione n. 83/2005 il Sisri di Lecce conferiva a beneficio di ProSal, la somma di 1.021.935,62 euro per attività di progettazione e studi geognostici e ambientali;
    il Consorzio Sisri di Lecce, con deliberazione n. 157/2009, trasmetteva ad Anas la fattura ricevuta da ProSal n. 13/2009 ed emetteva a sua volta fattura all'Anas per l'importo di 3.372.154,66 euro, come saldo di progettazione definitiva, incassando da Anas la detta somma e girandola a sua volta a ProSal;
    la subappaltatrice ProSal avrebbe quindi ricevuto senza titolo ingenti somme di danaro pubblico per prestazioni progettuali specialistiche (in materia geologica, idrogeologica, ambientale, archeologica, paesaggistica, e altro) dalla stessa difficilmente eseguibili, vista la sua originaria carenza di titoli abilitativi;
    con delibera n. 247/2010, il consiglio di amministrazione del consorzio Sisri, premesso «[...] Il raccordo tra il Consorzio, l'ANAS e la PRO.SAL. – Progettazioni Salentine srl [...]», autorizzava l'emissione nei confronti di Anas di fattura pro forma in acconto per la sola parte relativa alla progettazione nella misura di 2.366.326,11 euro;
    il presidente di Anas, con disposizione cdgt/dcp ba/up/8 prot. n. 0043101-p del 28 Marzo 2011, autorizzava l'accreditamento dell'ulteriore importo di 1.933.272,97 euro per il pagamento del progetto definitivo;
    Anas, tramite il consorzio Sisri, ad avviso dell'interrogante sembrerebbe aver arrecato vantaggio patrimoniale alla ditta ProSal, pur nella consapevolezza della mancanza in capo a quest'ultima dei requisiti di legge, per progettazione e realizzazione di un'opera stradale di valore pari a oltre 287 milioni di euro, destinata altresì ad attraversare 15 territori comunali con altissimo impatto sugli assetti idraulici, idrogeologici, geomorfologici, ambientali del territorio e con molteplici interferenze con beni archeologici;
    nei territori dei comuni di Tricase e Alessano, situati in corrispondenza del tracciato della futura strada statale 275 «Maglie-Leuca», sono state scoperte di recente dagli uomini della Guardia di finanza alcune discariche e depositi di rifiuti in esercizio tra gli anni ottanta e novanta, attualmente esaurite e mai bonificate, ricoperte solamente da terriccio, nelle quali potrebbe essere stato smaltito illecitamente anche materiale pericoloso;
    l'intervento della guardia di finanza è giunto dopo l'apertura di un fascicolo da parte della procura di Lecce, a seguito di una segnalazione della Corte dei conti che sta svolgendo indagini di natura contabile sulla strada statale 275;
    da diverso tempo alcuni comitati cittadini, approfondendo la documentazione inerente i lavori per la strada statale 275, constatando diversi aspetti da cui scaturiscono legittimi e giustificati dubbi e perplessità in merito all'assegnazione ed esecuzione dell'opera, nonché per diversi problemi ambientali, chiedono l'azzeramento definitivo dell'intero progetto, in quanto apertamente viziato sin dalle sue origini, in quanto conferito come incarico in sub appalto senza gara a soggetto privo di titoli;
    a detta dell'interrogante, la scoperta delle discariche di cui sopra, da una parte confermano la carenza di titoli del soggetto titolare del subappalto relativo alla progettazione, Prosal s.r.l., e, per altro verso, la totale carenza di valutazioni idrogeologiche in fase di progettazione preliminare e definitiva;
    il Consiglio di Stato si è pronunciato con sentenza del 3 luglio 2014 n. 3344 in merito al ricorso presentato dalla società Salvatore Matarrese spa contro Rti-Consorzio cooperative Costruzioni di Produzione e Anas spa;
    la strada statale è inserita tra le opere previste nella cosiddetta «legge obiettivo», assumendo quindi il carattere di opera di interesse nazionale;
    il Codice del processo amministrativo stabilisce che non si possano annullare i contratti d'appalto relativi ad opere di interesse nazionale;
    nell'ipotesi che Anas confermi l'accordo già firmato e che il Consiglio di Stato non ha potuto depennare, ci sarà un esborso cospicuo per il risarcimento alla Matarrese nella misura di 10 milioni di euro a carico della collettività;
    nell'ipotesi in cui Anas, come previsto dalla sentenza del Consiglio di Stato, in relazione alla macroscopicità delle illegittimità rilevate, faccia luogo ad eventuale annullamento in autotutela dell'aggiudicazione ed alla conseguente risoluzione del contratto, l'offerta dell'impresa Matarrese risulta di circa 20 milioni di euro superiore a quella dell'accordo firmato con CCC;
    da fonti di stampa si apprende di incontri riservati a Roma tra la ditta Matarrese e vertici della società del Ministero dell'economia e delle finanze che lasciano presumere l'annullamento del contratto, come dichiarato dal legale difensore del gruppo barese, poiché oggetto dell'appalto non era solo l'offerta economica ma anche la progettazione esecutiva; nel medesimo articolo di stampa si dichiara che la ditta vincitrice dell'appalto CCC ha tardivamente depositato il progetto esecutivo e che pertanto non è stato approvato; ancora si suppone che in virtù delle illegittimità rilevate che potrebbero riguardare anche il computo metrico che ha condizionato il sostanzioso ribasso d'asta, il progetto esecutivo potrebbe non essere approvato;
    l'assolvimento degli obblighi previdenziali e assistenziali, è una caratteristica richiesta dalla normativa vigente, fin dalla presentazione dell'offerta e per tutta la durata della procedura, e il gruppo Matarrese, come emerso il 9 ottobre da un'ordinanza del Tar di Lecce, non possiede tale indispensabile requisito;
    in una delibera della regione Puglia del 2007, è stato chiesto ad Anas la valutazione economica di un progetto alternativo che consisterebbe nella messa in sicurezza dell'esistente e la realizzazione di una strada a 4 corsie soltanto fino al comune di Montesano e che a tale richiesta Anas ha risposto dichiarando che per tali interventi sarebbe sufficiente una dotazione di 111 milioni di euro;
    la regione Puglia ha finanziato il progetto oggetto di contenzioso per circa 152 milioni;
    per giungere al Capo di Leuca, è già realizzata la strada statale 274 da Gallipoli,

impegnano il Governo:

   ad assumere iniziative per cancellare questa opera tra quelle di interesse nazionale come previsto dalla legge n. 433 del 2001 cosiddetta «legge obiettivo»;
   a revocare le risorse impegnate per questa opera e non ancora spese;
   a non istituire un commissario straordinario per il completamento e la realizzazione dell'opera medesima;
   a non assumere iniziative normative, che deroghino alla disciplina esistente, con la finalità della realizzazione dell'opera;
   a intraprendere tutte le iniziative al fine di operare riallocare le risorse economiche previste per la progettazione e realizzazione dell'opera, del Cipe e della regione, al fine di assegnarle per l'ammodernamento, il potenziamento e l'elettrificazione della tratta ferroviaria Martina Franca-Lecce-Otranto-Gagliano del Capo e del relativo servizio, giacché essa rappresenta un'opera utile per la collettività, auspicata dalla cittadinanza e sostenibile dal punto di vista ambientale
   alla messa in sicurezza dell'esistente e alla realizzazione di una strada a 4 corsie soltanto fino al comune di Montesano.
(7-00526) «De Lorenzis, Mannino, Petraroli, Brescia, Nicola Bianchi, Spessotto, Cristian Iannuzzi».


   La VI Commissione,
   premesso che:
    a partire dal 2013 ad oggi, una sequenza di interventi normativi ha disposto una serie di aumenti, ben quattro, delle aliquote di accisa sui prodotti alcolici fino al 2015; in particolare:
   1) l'articolo 14, comma 2, del decreto-legge n. 91 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2013, ha stabilito che le aliquote sull'alcol etilico e sui prodotti alcolici intermedi fossero rideterminate rispettivamente a 814,81 euro per ettolitro anidro per l'alcol e 69,78 per ettolitro euro per gli intermedi relativamente al 2014, per arrivare poi a 844,01 euro e a 72,28 a decorrere da gennaio 2015; l'articolo 15, comma 2, lettere e-bis) ed e-ter), con finalità di copertura di disposizioni introdotte in sede parlamentare nello stesso provvedimento, ha inoltre previsto la possibilità di un ulteriore incremento;
   2) l'articolo 25 del decreto-legge n. 104 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 128 del 2013, ha rideterminato al rialzo le aliquote stabilite dal decreto-legge n. 91 del 2013 ed ha aggiunto un ulteriore aumento a decorrere dal 10 ottobre 2013: precisamente, l'aliquota è stata fissata a 905,51 euro per ettolitro anidro per l'alcol etilico e a 77,53 euro per ettolitro per i prodotti alcolici intermedi a decorrere dal 10 ottobre; a 920,31 e a 78,81 euro dal 1o gennaio 2014, fino ad arrivare a 1019,21 e a 87,28 euro a partire dal 1o gennaio 2015;
   3) da ultimo, l'articolo 7 del decreto-legge n. 133 del 30 novembre 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 5 del 2014, ha chiarito che gli incrementi autorizzati dall'articolo 15, comma 2, lettere e-bis) ed e-ter), del citato decreto-legge n. 91 del 2013 dovessero aggiungersi alle aliquote di accisa così come rideterminate dal decreto-legge n. 104 del 2013: di conseguenza, con determinazione del direttore dell'Agenzia delle dogane n. 145744 del 23 dicembre 2013 sono stati disposti ulteriori aumenti; dal 1o marzo 2014, infatti, l'aliquota è pari a 942,49 euro per ettolitro anidro per l'alcol etilico e a 80,71 euro per i prodotti intermedi; la citata determinazione prevede inoltre un ulteriore aumento a decorrere dal 1o gennaio 2015, che vedrà le aliquote attestarsi, rispettivamente, a 1035,52 euro per ettolitro anidro relativamente all'alcol etilico e a 88,67 euro per ettolitro relativamente ai prodotti alcolici intermedi;
    tali misure hanno avuto un impatto molto forte sui produttori di distillati, tanto che, oggi, su un litro di alcool destinato alla produzione di bevande spiritose, si pagano quasi 10 euro di accisa (senza contare l'IVA) ed il carico fiscale rappresenta un onere cinque volte superiore al valore commerciale dell'acquavite e quindici volte superiore a quello delle bevande spiritose;
    al contempo, l'analisi dei dati di produzione italiana di alcole e acquaviti negli ultimi cinque anni (2009-2013) mostra un andamento del comparto decisamente negativo, con una perdita in termini di volumi del 28 per cento in totale e di quasi l'8 per cento in media su base annua;
    in uno scenario già così compromesso, l'aumento dell'accisa previsto per il 1o gennaio 2015 potrebbe avere degli effetti disastrosi per un comparto per lo più composto da piccole e medie imprese a conduzione familiare;
    un recente studio della società di ricerca Trade Lab («Gli aumenti di accisa e gli effetti sul settore delle bevande alcoliche in Italia» – ottobre 2014), ha infatti calcolato tali effetti e i risultati mostrano che l'aumento dell'imposta sui prodotti alcolici e sui prodotti intermedi, pur determinando maggiori entrate per l'erario di 86 milioni in più rispetto all'anno 2012 (ultimo anno per il quale sono disponibili dati di consuntivo), inevitabilmente porterà ad una forte contrazione dei consumi e a una perdita per lo Stato derivante dal minore gettito IVA, oltre che di posti di lavoro, quantificati in circa 6.700: l'effetto finale sarebbe dunque una riduzione delle entrate fiscali complessive pari a 2,8 milioni di euro;
    se si confermasse l'aumento dell'accisa previsto per il 1o gennaio 2015, dunque, non solo lo Stato non vedrebbe garantite le entrate fiscali attese, ma soprattutto si metterebbe a repentaglio la sopravvivenza di un comparto fiore all'occhiello del Made in Italy, nell'ambito del quale l'Italia vanta diverse e prestigiose indicazioni geografiche (la Grappa e il brandy Italiano, ma anche il Marsala, il liquore di limone di Sorrento e il liquore di limone di Amalfi, per citarne alcuni) e che vede oltre il 75 per cento degli spiriti prodotti nel nostro Paese e riconducibili ad aziende a capitale italiano;
    sarebbe, inoltre, a rischio l'occupazione diretta di una molteplicità di distretti territoriali italiani poiché ogni regione si caratterizza per una propria produzione che genera occupazione e valore aggiunto di filiera per l'economia locale,

impegna il Governo

ad assumere tutte le iniziative necessarie, anche di carattere normativo, al fine di evitare l'ulteriore aumento di accisa sull'alcol etilico (pari a 1035,52 euro per ettolitro anidro) e sui prodotti intermedi (pari a 88,67 euro per ettolitro), previsto a decorrere dal 1o gennaio 2015, al fine di tutelare un comparto fiore all'occhiello del Made in Italy, nonché l'occupazione diretta di numerosi distretti territoriali italiani.
(7-00525) «Pagano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   SCAGLIUSI, LOREFICE, DE LORENZIS, SPADONI, CECCONI, L'ABBATE, SIBILIA e TOFALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
   in data 27 settembre 2013, la direzione nazionale delle migrazioni (DGM), presso il Ministero dell'interno e della sicurezza della Repubblica democratica del Congo, ha informato tutte le ambasciate dei Paesi di accoglienza della sospensione per 12 mesi, a partire dal 25 settembre 2013, delle operazioni per il rilascio dei permessi di uscita per i bambini adottati dalle famiglie straniere;
   nell'ottobre 2013, comunque, le autorità della Repubblica democratica del Congo, hanno permesso la delineazione di una lista di coppie, con documentazione già conclusa entro il 25 settembre 2013, che avrebbero avuto il permesso di recarsi nel Paese per portare a compimento l'adozione dei figli;
   durante i primi di novembre, di ritorno da Kinshasa per un incontro con le autorità competenti, l'allora Ministro per l'integrazione, Cécile Kyenge, anche presidente della Commissione adozioni internazionali, ha riportato che in tale occasione le è stata sottolineata l'ottima reputazione di cui godeva il sistema italiano e che le era stato assicurato che sarebbero state ripristinate immediatamente tutte le pratiche di adozione che avevano già ottenuto l'approvazione definitiva delle autorità locali;
   il 4 novembre 2013, l'allora Ministro Kyenge dichiarava di aver raggiunto una conclusione positiva per 24 adozioni bloccate da un cavillo burocratico avendo fatto «ripristinare tutte le pratiche di adozione che avevano già ricevuto l'approvazione definitiva delle autorità locali»;
   il 28 maggio 2014 un aereo dell'Aeronautica militare proveniente da Kinshasa, giungeva a Ciampino con a bordo i 31 bambini congolesi adottati da famiglie italiane. Sul volo, c'era anche il Ministro per le riforme e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi;
   di ritorno da Kinshasa, la vice presidente della Commissione adozioni internazionali, Silvia Della Monica, ha affermato (http://goo.gl/JjLMl4) che ci sono altre sette coppie italiane nelle stesse condizioni di quelle che hanno abbracciato i loro figli ma che sono ancora in attesa –:
   quale sia la situazione ad oggi per le 7 coppie ancora in attesa;
   cosa intenda fare il Governo per risolvere quanto prima la situazione delle sette coppie di italiani ancora in attesa di abbracciare i loro figli adottivi. (3-01163)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROSTELLATO e BUSINAROLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 13 ottobre 2014 tutto il territorio della bassa padovana è stato colpito da fenomeni temporaleschi anche violenti, con grandinate e trombe d'aria;
   tali fenomeni meteorologici intensi (abbondanti precipitazioni a carattere temporalesco e forti venti), hanno interessato buona parte del territorio della bassa padovana, del rodigino e del veronese (in particolare Padova centro storico e zona Sud, i Colli Euganei, l'Atestino, il Montagnanese, il Polesine e il basso Garda), causando allagamenti e black out elettrici che si sono protratti anche per lunghi periodi, ed una serie di inconvenienti sulla viabilità stradale e ferroviaria (caduta di piante, blocco dei passaggi a livello) che hanno generato forti disagi per la popolazione;
   molte zone cittadine hanno subìto allagamenti, i tetti di molti edifici pubblici e privati sono stati scoperchiati ed i relativi occupanti evacuati;
   a seguito di violente raffiche di vento sono stati abbattuti molti alberi caduti lungo le strade e all'interno di aree pubbliche e private; si sono registrati danni ad infrastrutture, mezzi di trasporto ed attrezzature; ingenti danni si registrano anche alle colture agricole;
   numerose sono state le richieste di riconoscimento dello stato di crisi e delle segnalazioni da parte di molti comuni, delle prefetture e delle province che sono pervenute alla sezione protezione civile, nelle quali sono state evidenziate le tipologie di danni causati dai fenomeni meteo di eccezionale frequenza ed intensità;
   il presidente della regione Luca Zaia, con decreto del presidente della giunta regionale n. 149 del 20 ottobre 2014 ha già provveduto a decretare lo «stato di crisi» a causa degli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nella giornata del 13 ottobre 2014 nei comuni indicati in premessa –:
   con quali tempistiche si intenda agire al fine di procedere con la dichiarazione dello «stato di Emergenza» di cui alla legge n. 225 del 1992 e successive modificazioni per i territori colpiti indicati nell'allegato A dello stesso decreto del presidente della giunta regionale n. 149 del 20 ottobre 2014. (5-04040)


   TONINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il Presidente del Consiglio dei ministri in carica ha mostrato quella che all'interrogante appare un'inclinazione del tutto particolare dell'interpretazione del principio della meritocrazia, del quale a parole si fa costantemente portavoce e paladino;
   dati i sospetti mai fugati sulla natura del diploma di laurea dell'affidatario della strategica Agenzia per l'agenda digitale, i dubbi in questo senso appaiono del tutto legittimi;
   sono state recentemente effettuate alcune nomine all'interno della struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri, che, in apparente violazione del principio di economicità e razionalizzazione dei mezzi desumibile dall'articolo 97 della Costituzione e che dovrebbe aver ispirato la legislazione degli ultimi anni, potrebbe configurare anche ipotesi di danno erariale;
   il riferimento è al fondamentale dipartimento della protezione civile, e in particolare:
    1) alla recente nomina del dottor Roberto Oreficini Rosi quale direttore dell'Ufficio relazioni istituzionali del dipartimento; il dottor Oreficini, infatti, era, come risulta dal curriculum vitae, pur avendo svolto incarichi nell'ambito del dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio risulta «dipendente della regione Marche»; dallo stesso curriculum non sembra all'interrogante avere specifica esperienza nell'ambito delle «relazioni istituzionali»; le competenze per il ruolo assegnatogli risultano già largamente presenti nell'organico della Presidenza del Consiglio;
    2) alla nomina della dottoressa Immacolata Postiglione all'Ufficio I (volontariato, formazione e comunicazione) del dipartimento, in quanto la stessa non risulta avere la qualifica necessaria per dirigere l'ufficio, ovvero quella di dirigente di prima fascia del ruolo della protezione civile, ma solo quella di dirigente di seconda fascia;
    3) alla nomina del dottor Sisto Russo all'Ufficio V (amministrazione e bilancio) del dipartimento, in quanto lo stesso non risulta avere la qualifica necessaria, ovvero quella di dirigente di prima fascia del ruolo della protezione civile, ma solo quella di dirigente di seconda fascia;
   l'attribuzione degli incarichi necessita di essere motivata sotto il profilo del merito, a giudizio dell'interrogante in particolare per quanto riguarda il dottor Oreficini, il quale pur non avendo apparentemente esperienza nel settore specifico delle «relazioni istituzionali», è stato chiamato da altra amministrazione a dirigere presso il dipartimento della protezione civile;
   l'attribuzione di incarichi di profilo superiore a personale proveniente da altre amministrazioni o non inquadrati per il ruolo per il quale vengono nominati deve altresì essere giustificata sotto il profilo della corretta applicazione dei principi di economicità ed efficienza;
   potrebbe essere giustificata da una carenza di organico nei ruoli della Presidenza del Consiglio in questione, ma, diversamente, essa rappresenterebbe secondo l'interrogante una palese violazione dei principi di cui al citato articolo 97 e, come premesso, potrebbe configurare sempre ad avviso dell'interrogante un illecito contabile per danno erariale –:
   se intenda chiarire le motivazioni dell'attribuzione degli incarichi dirigenziali del dottor Roberto Oreficini Rosi quale direttore dell'ufficio relazioni istituzionali del dipartimento della protezione civile, della dottoressa Immacolata Postiglione, all'ufficio I (volontariato, formazione e comunicazione) del dipartimento della protezione civile, del dottor Sisto Russo all'ufficio V (amministrazione e bilancio) del dipartimento della protezione civile, in particolare sotto il profilo della previa verifica di professionalità all'interno dell'amministrazione che avrebbero consentito di coprire gli incarichi senza ulteriori oneri per la stessa. (5-04042)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CRIMÌ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il dissesto idrogeologico trova una concausa fondamentale nella scarsa manutenzione del territorio e dei corpi idrici da parte degli enti competenti e della proprietà privata e nello sfruttamento agricolo;
   le rive e gli argini dei corsi d'acqua non sono curati, i prodotti dello sfalcio sono normalmente gettati negli alvei, i canali minori sono quasi sempre ingombri di rifiuti e di vegetazione e con le sezioni ristrette da tombinature improprie, i fiumi raccolgono i rifiuti dei corsi d'acqua che si immettono senza che si provveda alla pulizia e al controllo a monte, gli argini sono progettati con pendenze tali da rendere pericoloso lo sfalcio e l'avvicinarsi all'acqua, molti manufatti e opere idrauliche sono abbandonati e degradati;
   fiumi, canali e corsi d'acqua sono oggi declassati al ruolo di collettori fognari, corpi idrici da sfruttare unicamente per il rapido defluire delle acque in caso di piena, di bacini da sfruttare a piene mani per l'irrigazione dei campi;
   le necessità non regolate dell'agricoltura contribuiscono a degradare ulteriormente le risorse idriche, in quanto l'uso eccessivo di acqua e i ristagni richiesti per garantire le quote di emungimento provocano alterazioni ambientali notevoli, oltre che indiscutibili vergogne paesaggistiche;
   i contributi della Unione europea incentivano indiscriminatamente pratiche agricole solo con una logica prettamente economica e non tengono conto delle influenze negative che queste hanno sull'integrità territorio;
   i terreni vengono privati di siepi, filari e canali di scolo per agevolare lavorazioni e sistemi di irrigazione che aumentano il rischio idrogeologico;
   le aree boschive pubbliche e private mancano della necessaria pulizia e manutenzione e tale stato di abbandono rappresenta un grave pericolo soprattutto per il trasporto a valle di detriti e ramaglie che posso ostacolare o deviare il deflusso delle acque;
   la necessità di una politica di prevenzione dai rischi idrogeologici del territorio che oltre agli aspetti di tecnica idraulica e geologica, tenga in massima considerazione la manutenzione, l'uso ed il controllo del territorio;
   a causa di finanziamenti mal indirizzati è venuto meno il compito dell'agricoltura che non è solo quello di sfruttare le risorse naturali ma anche quello di reintegrarle, al fine di non contribuire al dissesto ed alla maggiore instabilità del suolo –:
   se intenda definire a livello nazionale le regole e le pratiche idrauliche e manutentive obbligatorie da osservare nei territori agricoli, industriali e residenziali sia da parte degli enti pubblici che dei privati;
   se intenda indicare a livello nazionale le migliori pratiche agricole a basso impatto ambientale, che tengano conto della particolare complessità del territorio italiano, al fine di contribuire alla riduzione del rischio idrogeologico;
   se intenda intervenire presso l'Unione europea al fine di indirizzare i finanziamenti verso le pratiche agricole e manutentive che contribuiscano alla riduzione del rischio idrogeologico;
   se si intendano assumere iniziative normative per impiegare gli agricoltori per la manutenzione, sfalcio, pulizia e controllo dei corsi d'acqua minori;
   se intenda utilizzare il servizio civile per il controllo, la manutenzione e la pulizia delle aree boschive di proprietà pubblica o soggette ad usi civici;
   se intenda assumere iniziative normative per obbligare i proprietari delle aree boschive private al controllo, la manutenzione e la pulizia, provvedendo all'esproprio delle aree boschive in caso di mancato intervento. (4-06881)


   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo un'indagine Codacons, dal 2007 ad oggi, a causa della crisi economica in atto, nel nostro Paese ci sarebbe stato un calo della spesa di ben 80 miliardi di euro;
   riportato alle famiglie, questo calo dei consumi significherebbe circa 3.300 euro di mancati consumi per ogni famiglia italiana: sui 1.300 euro a testa;
   tra i settori più colpiti dai tagli di spesa delle famiglie ci sono i trasporti (-23 per cento), abbigliamento e calzature (-17 per cento), mobili per la casa ed elettrodomestici (-12 per cento), ma purtroppo tale riduzione ha investito anche i consumi primari, con gli alimentari che sarebbero scesi in 7 anni del -11,5 per cento);
   nello stesso periodo, secondo il Codacons, sarebbe raddoppiato il numero dei disoccupati: se nel 2007 il tasso di disoccupazione registrato dall'Istat era di poco superiore al 6 per cento (6,1 per cento), oggi siamo al 12,6 per cento. In soli sette anni i cittadini senza lavoro in più sono 1.714.000, passando dai 1.506.000 del 2007 ai 3.220.006 del 2014;
   il bonus da 80 euro in busta paga del Governo Renzi per rilanciare i consumi sembra non aver avuto gli effetti sperati, confermando le previsioni dell'Istat di metà giugno 2014: a settembre, la confederazione Confcommercio ha dichiarato che l'effetto sui consumi del bonus Irpef da 80 euro era stato «quasi invisibile», mentre l'Ascom e la Codacons hanno definito il bonus da 80 euro inutile, soprattutto perché non ha rilanciato il potere d'acquisto nemmeno in periodo di saldi;
   nel frattempo sembra che i prezzi dei beni al carrello stiano cominciando a scendere, come si può agevolmente verificare sul mercato;
   secondo alcuni addetti ai lavori della grande distribuzione, ora oltre il 26 per cento dei beni sono venduti in promozione e per alcuni prodotti c’è il rischio della scomparsa della domanda, soprattutto perché il fenomeno sembra colpire la classe media e non solo i ceti più disagiati –:
   se il Governo sia la corrente della situazione esposta in premessa e se non consideri necessario attivarsi, per quanto di competenza, per frenare questa diminuzione dei consumi e il clima di incertezza e sfiducia che lo alimenta e che ne è alimentato, in modo da uscire dalla pericolosa stagnazione economica in atto che può danneggiare gravemente il settore produttivo. (4-06885)


   BENEDETTI, BRUGNEROTTO, BUSINAROLO, COZZOLINO e DA VILLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'appalto per la progettazione esecutiva e realizzazione delle opere di laminazione delle piene del fiume Agno-Guà, attraverso l'adeguamento dei bacini demaniali di Trissino e Tezze di Arzignano in provincia di Vicenza, è stato aggiudicato il 25 marzo 2014 alla ATI (associazione temporanea di imprese) «Consorzio Stabile Medoacus S.c.a.r.l.» di Mestrino (PD) – «Consorzio Stabile Idra Building S.c.a.r.l.» di Schio (Vi) – «Coveco Coop. S.p.a.» di Marghera (Ve);
   il Gruppo IDRA BUILDING è costituito da aziende che operano in diversificati settori dell'edilizia, tra queste «Coima SRL costruzioni idrauliche Marangoni»; tra i responsabili area di Coima figurano alcune persone indagate nell'ambito dell'inchiesta «Mala Condicio», avviata nel marzo 2006 dalla denuncia dell'imprenditore Isnardo Carta che segnalava la presenza di cartelli che controllavano l'assegnazione degli appalti. Da articoli di stampa si apprende che il cartello vicentino avrebbe condizionato diversi appalti;
   il Coveco (consorzio veneto cooperative), appartenente alla lega delle cooperative, al centro delle indagini ancora in corso sul Mose, è stato presente negli ultimi anni in quasi tutte le grandi opere pubbliche, dal Mose all'Expo 2015 (dove è impegnato, sempre con l'Impresa Mantovani spa di Venezia, nella costruzione della piastra espositiva), al Passante di Mestre, alla terza corsia detta A4, ai nuovi ospedali in Veneto; nel vicentino sarebbe attualmente presente in tre cantieri pubblici;
   già nel 2012 Coveco e Idrabuilding Scarl figurano affiancate nella cordata vincitrice per il nuovo polo ospedaliero di Asiago e nel novembre 2013 si è inaugurato il cantiere del bacino di laminazione di Caldogno, in provincia di Vicenza, in cui Coveco è associata alla Medoacus di Mestrino e ancora alla Idra Building; quindi sempre le stesse da molti anni;
   Beta Studio, la società di ingegneria che ha progettato le opere di laminazione delle piene del fiume Agno-Guà, attraverso l'adeguamento dei bacini demaniali di Trissino e Tezze di Arzignano, risulta avere sede a Ponte S.Nicolò, presso Padova e alcune sedi secondarie ed unità locali a Buenos Aires (Argentina) e a Caserta; inoltre rappresentanze legali a Asunción (Paraguay), Dakar (Senegal), La Paz (Bolivia); risulta agli interroganti che a Beta Studio vengano assegnati incarichi su progetti regionali, senza gara d'appalto;
   un articolo apparso sul quotidiano online «Vicenza più» riporta alcune dichiarazioni di persone informate dei fatti secondo cui il «Genio Civile ricorre spesso all'assegnazione diretta dei lavori per somma urgenza, quando c’è tutto il tempo per fare un'appalto»; un'esperto del settore dichiara che dal 1963 le assegnazioni vanno alle solite 5-6 ditte del settore, capofila e una nota ditta di Grumolo di Nazario Marangoni (VI). «Il metodo del Genio è: la manutenzione ordinaria non si fa, ma si fanno quelle straordinarie, così c’è la “obbligatorietà” dell'appalto “veloce”»;
   nell'ambito delle indagini sulla gara d'appalto per la realizzazione del nuovo bacino idrico di Trissino (VI) vennero indagate personalità di spicco del consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta; attualmente i carteggi sono sotto il controllo della guardia di finanza;
   il bando di gara, visibile nel sito del consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta, a pagina 5 indica le modalità di cessione all'impresa appaltatrice del materiale di scavo assumendo per i suddetti materiali un prezzo unitario, di cessione coattiva all'impresa appaltatrice, pari a 3,00 euro al metro cubo; la quantità complessiva dei materiali di scavo è stimata nella misura di 1.883.333,33 m3, determinando un importo complessivo pari ad euro 5.500.000,00; il bando prevede inoltre che ove emerga, nella redazione del Progetto Esecutivo e del conseguente quadro economico dell'opera, un importo, per materiale da acquistarsi da parte dell'impresa appaltatrice, inferiore a euro 5.500.000,00 valorizzato al prezzo di gara, la stazione appaltante (Consorzio Alta Pianura Veneta) procederà alla risoluzione immediata del contratto;

da una ricerca effettuata in internet risulta agli interroganti che, i prezzi di mercato del materiale equivalente varia tra i 16 euro al metro cubo (se si tratta di ghiaia) e i 30 euro al metro cubo (se si tratta di materiale frammisto sabbia e ghiaia); tale differenza di prezzo non sembra giustificata, e sembra ipotizzare un indebito vantaggio alla ditta vincitrice dell'appalto; non si capisce inoltre come un'opera il cui scopo sia la protezione dalle alluvioni, possa essere bloccata a causa di una ridotta quantità di materiali estraibili, rispetto le quantità previste;
   la puntata del 26 ottobre 2014 di Report approfondisce tra le altre cose il sistema degli appalti; il sistema è quello del massimi ribasso: l'aggiudicazione dell'appalto viene dato all'azienda che offre il maggior sconto, anche del 45 per cento un imprenditore intervistato ha commentato che si tratta di un sistema diabolico e insensato introdotto nel codice degli appalti che serve solo al politico o al funzionario tecnico di turno che vuol fare un certo favore ad un amico e può quindi dare l'appalto a chi vuole lui;
   trattasi dei nuovi sistemi di gara introdotti ed estesi con le modifiche alla legge «Merloni» 11 febbraio 1994 n. 109, con il nuovo Codice dei Contratti, a partire dal 2006: le «procedure ristrette», cioè
con invito alla gara di un numero limitato di ditte, prima riservata ad appalti di basso importo, ora esteso fino a 1,5 milioni, estendibile ulteriormente ricorrendo a «stralci», e l'appalto ad «offerta economicamente più vantaggiosa», ovvero a punteggio, in cui la commissione di gara (costituita dalla stessa Stazione appaltante) attribuisce un peso determinante alla «offerta tecnica» (in base a criteri molto discrezionali), in base alla quale la ditta aggiudicataria redigerà il «progetto esecutivo» ed eseguirà i lavori; l'offerta tecnica prevale su quella economica in quanto alla prima viene attribuito un punteggio nettamente prevalente rispetto al ribasso d'asta;
   nel primo caso (procedure ristrette) la legge ed il regolamento indicano che devono essere invitate un numero di ditte che varia a seconda dell'importo (crescente con l'importo) scelte mediante estrazione a sorte, e con un criterio di rotazione all'interno di un albo o elenco periodicamente aggiornato e aperto a tutte le ditte (ovviamente abilitate) che chiedano di esservi inserite; nella pratica ciò non avviene perché manca qualsiasi controllo e qualsiasi effettiva sanzione per le inadempienze;
   nel secondo caso (offerta economicamente più vantaggiosa) la stazione appaltante è in grado, con la nomina della commissione di gara, di pilotare «legalmente» l'esito dell'aggiudicazione mediante l'ampia discrezionalità nella valutazione della «proposta tecnica» (le cosiddette «migliorie» proposte, rispetto al «progetto definitivo» messo a base della gara); in questo caso sono gli studi professionali, le società di ingegneria ed architettura, generalmente legati alla politica e associati alle imprese partecipanti, ad avere un ruolo determinante nell'affidamento degli appalti; e purtroppo non si tratta di professionisti particolarmente qualificati;
   la giornalista di Report spiega che una commissione giudica l'offerta più vantaggiosa assegnando ad ogni azienda un punteggio che può essere 20 punti per lo sconto offerto e 80 perché piace il progetto proposto da quell'impresa specifica: capita quindi di essere esclusi per criteri non chiari; ma l'ente pubblico può ricorrere ad un ulteriore sistema ancor più opaco: la procedura negoziata cioè un giro ristretto di imprese, sempre le stesse, che vengono invitate; cui seguono decisioni e assegnazioni sconosciute;
   gli appalti ad «offerta economicamente vantaggiosa» sono appalti che gli interroganti definirebbero «legalmente truccati», come ha spiegato anche il servizio di Report sulle inchieste in Veneto. Si tratta di un appalto a punteggio, che viene attribuito sulla base di criteri decisi dalla stazione appaltante, spesso generici (per lasciar mani libere alla commissione di gara appositamente costituita) o, viceversa, cuciti su misura per le ditte che devono vincere;
   questi appalti dei bacini di laminazione, così come di manutenzione delle sponde dei maggiori fiumi (Adige, Po e altro) sono solitamente affidati al genio civile con una delibera regionale che detta proprio le regole della «gara», ormai sistematicamente ad «offerta economicamente più vantaggiosa»; le recenti indagini milanesi e veneziane hanno dimostrato che le ATI (associazione temporanea di imprese) aggiudicatarie sono costituite sempre dalle stesse imprese facenti riferimento alle 3 aree partitiche;
   l'Associazione nazionale costruttori a più riprese ha proposto nuove regole per gli appalti che garantiscano trasparenza e pari opportunità: per esempio l'introduzione del presidente di commissione esterno, o addirittura l'introduzione di commissioni esterne; per evitare accordi tra i partecipanti, l'adozione di metodi di gara scelti il giorno stesso della gara e sistemi matematici con medie e correttivi; tutti sistemi che renderebbero impossibili scelte su criteri amicali e clientelari che degenerano nei noti fenomeni corruttivi;
   è parere degli interroganti che il sistema descritto e le procedure vigenti nell'attuale normativa (unite alla sostanziale impunità assicurata da pene incerte e irrisorie e dalla prescrizione) nonostante le inchieste, i processi e gli arresti, consentano al «sistema» di procedere indisturbato, causando enormi danni economici allo Stato e violando le regole della concorrenza e del mercato –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e se non ritengano di dover attuare tutte le misure e i controlli di competenza al fine di garantire la totale regolarità nella gestione delle gare di appalto nonché nelle condotte delle aziende e dei soggetti coinvolti, anche alla luce della situazione descritta in premessa;
   se siano a conoscenza del sistema degli appalti sopra descritto e delle proposte dell'Associazione nazionale costruttori e quali misure intendano attuare a garanzia di trasparenza e pari opportunità per le imprese, in tutte le modalità e le fasi dei procedimenti di gara. (4-06886)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   come si apprende dagli organi di stampa locali e nazionali, venerdì scorso 7 novembre 2014 il coordinatore della sede nocerina dell'INPS è stato raggiunto da una imprevista, quanto sospetta, missiva che annunciava il suo spostamento immediato ad altra sede, con destinazione da individuare, nella regione Puglia;
   in particolare, si legge sui quotidiani, «un trasferimento improvviso priva la maxi inchiesta «Mastro Lindo» della procura di Nocera Inferiore di un prezioso elemento per gli accertamenti Inps;
   la citata inchiesta si riferisce a un giro di false fatturazioni di diverse imprese di pulizia, della provincia salernitana, che avrebbero percepito disonestamente indennità di disoccupazione e di maternità: una truffa che ammonta a ben 50 milioni di euro e che già nel 2012 aveva portato all'arresto di ben 27 imprenditori;
   dopo migliaia di casi esaminati, somme astronomiche di guadagni illeciti, milioni di euro in circolo illegale e complicità ai più alti livelli, è arrivata la decisione di delocalizzare uno dei più importanti collaboratori della procura, senza alcuna sostituzione;
   il funzionario, originario di Cava de’ Tirreni, impiegato nelle mansioni dirigenziali agli uffici nocerini, ha infatti sempre avuto un ruolo di raccordo con gli investigatori della sezione di polizia giudiziaria, sotto la direzione del sostituto procuratore Roberto Lenza, un ruolo centrale che risaliva ai primi accertamenti-segnalazioni, svolti da lui in persona, con relativa segnalazione delle prime stranezze contabili nel febbraio 2014;
   il trasferimento d'ufficio ha destato enorme sconcerto nella base investigativa che tuttora procede spedita nei riscontri sull'inchiesta, sempre in costante evoluzione;
   lo spostamento senza preavvisi di sorta desta ulteriori perplessità se si considera che segue in ordine temporale due clamorosi accertamenti effettuati dalla procura nocerina nella sede regionale dell'Inps di Napoli e in quella centrale di Roma;
   la decisione del trasferimento porta inevitabilmente a pensare che il doppio blitz sull'asse Napoli-Roma ha segnato il punto più alto delle indagini, che potrebbero aver intaccato equilibri ben più alti rispetto allo sciame di illeciti, potenzialmente infinito, disseminato in tutto l'Agro nocerino;
   il trasferimento del funzionario sarebbe, infatti, arrivato apparentemente senza ragione, riassunto in poche righe senza spiegazioni, di fatto lasciando la squadra operativa senza un elemento interno alla struttura Inps –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la veridicità e gravità degli stessi, quali urgenti provvedimenti ritengano opportuno adottare per accertare la legittimità della decisione assunta dall'Inps di trasferire, improvvisamente e senza motivate ragioni, il coordinatore della sede Inps di Nocera Inferiore ad altra sede Inps nella regione Puglia, privando la maxi inchiesta «Mastro Lindo» di un prezioso elemento. (4-06887)


   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   «al 30 ottobre risultano pagati ai creditori  32,5 miliardi», come riportato sul sito del Ministero dell'economia e della finanze (http://www.mef.gov.it/primo-piano/article–0118.html), e dunque sembra ancora lontano il traguardo dei 47.519 milioni di euro stanziati con lo «Sblocca debiti» e con la legge di stabilità 2014;
   durante l'intervista concessa il 26 febbraio 2014 a Ballarò, l'allora neo premier Renzi aveva garantito che erano pronti «60 miliardi» per «fare quello che ha fatto la Spagna», cioè appunto estinguere i debiti degli enti locali nei confronti dei fornitori;
   come riportato dal Sole24ore, a inizio marzo scorso, durante un consiglio dei ministri, Matteo Renzi aveva assicurato uno sblocco «immediato e totale dei debiti della Pa.: 22 miliardi già pagati e 68 miliardi totali che pagheremo entro luglio», aggiungendo: «Abbiamo preso la stima della Banca d'Italia, mentre al ministero dell'Economia non sono così convinti, che i debiti della Pa siano 68 miliardi. Entro luglio li sblocchiamo tutti»;
   il 13 marzo 2014 nel salotto di Porta a Porta, Renzi aveva scommesso con Bruno Vespa di saldare i debiti della PA «entro il 21 settembre, giorno di San Matteo», promessa poi disattesa dai fatti, anche se il premier ha rivendicato di aver «messo a disposizione» tutte le risorse necessarie per soddisfare i creditori;
   «La tappa del 21 settembre, San Matteo, ci vede ancora distanti dal traguardo del pagamento di tutti i debiti della P.a. alle imprese», aveva dichiarato il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti ricordando che all'appello mancavano ancora 21,4 miliardi di euro che gli imprenditori devono riscuotere, visto che al 21 luglio 2014 erano stati pagati alle aziende 26.139 milioni, pari a circa la metà dell'entità dei debiti, che comunque sembra ammontino almeno a 50 miliardi, 20 miliardi di euro per spese di parte corrente (forniture di beni e servizi) più 10 miliardi di spese in conto capitale nel 2013 e 20 miliardi nel 2014;
   sui 32,5 miliardi effettivamente saldati alle aziende, 22,4 di esborso risalirebbero a quando era in carica il suo predecessore, Enrico Letta, e solo 10,1 miliardi sono stati versati nei nove mesi di vita dell'esecutivo Renzi;
   come affermato di recente dal segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, «lo Stato italiano rimane il peggiore pagatore d'Europa», infatti sebbene esista una direttiva europea che impone pagamenti in 30 giorni, salvo alcune limitate eccezioni a 60 giorni, nel 2014, secondo Intrum Justitia, la media in Italia è di 165 giorni, a riprova che in questo ambito anche le Pubbliche amministrazioni di Grecia, Cipro, Serbia e Bosnia sono più efficienti della nostra;
   la vicenda dei pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese ha una rilevanza non solo economica, ma anche istituzionale: individua alcune delle principali disfunzioni del nostro sistema amministrativo e sollecita una riflessione sull'efficacia dell'azione dello Stato centrale, che troppo spesso si trasforma in una macchina lenta, appesantita dalla burocrazia, costantemente in ritardo;
   il ritardo nel pagamento alle imprese è ancora più grave nel contesto dell'attuale crisi economica con cui il tessuto produttivo italiano si trova a dover fare i conti, e che sta falcidiando il mondo delle piccole e medie imprese su cui poggia da sempre l'economia del nostro Paese: una drammatica caduta della profittabilità delle imprese dall'inizio della crisi nel 2007 in poi ha origine da un contesto pieno di difficoltà tra cui emergono come problemi fondamentali il credit crunch da parte del sistema bancario e la difficoltà di incasso dei crediti;
   secondo l'Istat la produzione industriale a settembre è tornata a scendere, segnando un calo del 2,9 per cento su base annua (dato più basso da settembre 2013) e dello 0,9 rispetto al mese di agosto, e le variazioni negative sia congiunturali che tendenziali coinvolgono tutti i comparti;
   la situazione del tessuto produttivo italiano è talmente grave che oltre ai fallimenti delle imprese in difficoltà, sta emergendo con evidenza anche il numero in costante crescita delle aziende sane che scelgono la via della liquidazione volontaria, come osservato dal Cerved, fenomeno che dipende dalla mancanza di prospettive future: molti imprenditori hanno deciso di mollare, anche in considerazione del fatto che secondo la Cerved e non solo, ora come ora occorrerebbe un boom senza precedenti soltanto per raggiungere i livelli pre-crisi –:
   quali iniziative il Governo intenda porre in atto per ottemperare alla promessa fatta di estinguere al più presto i debiti delle pubblica amministrazione anche assumendo iniziative per semplificare la complessa procedura della certificazione, garantendo alle imprese ciò che spetta loro di diritto e permettendo in questo modo al tessuto produttivo italiano di avere un margine di liquidità, vitale per la propria attività. (4-06888)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   presso la cripta della Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore di Somma Vesuviana (Napoli) di proprietà della confraternita «Pio e Laical Monte della Morte e Pietà» sono conservati dei preziosissimi affreschi databili verso il 1705, probabile opera giovanile di Domenico Antonio Vaccaro, celebre anche come architetto e scultore, nei quali viene illustrata la storia della vita di Cristo e delle allegorie collegate al tema della morte con immagini di notevole impatto espressivo;
   le condizioni di conservazione di tali affreschi, che rappresentano senz'altro i manufatti artistici più rappresentativi del complesso monumentale di Santa Maria Maggiore di Somma Vesuviana (sito nell'antico quartiere del Casamale), sono di avanzato degrado;
   già il 27 febbraio 2004 la soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio e per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Napoli e provincia, con lettera (Prot. N. 5560), approvava il progetto di restauro dei dipinti murali, delle volte e dei parati lapidei predisposto dalla Confraternita «Pio e laical Monte della morte e della Pietà» e auspicava un immediato recupero degli affreschi, nonché dei parati lapidei in pietra vesuviana riccamente scolpiti;
   tuttavia, non sono stati reperiti i fondi e a tutt'oggi — a dieci anni di distanza — non si è ancora provveduto ad una riqualificazione dei manufatti in oggetto con il conseguente e sempre più concreto rischio di un loro irreparabile deterioramento;
   fortissima è la preoccupazione nella comunità di Somma Vesuviana in relazione ai rischi concernenti i citati affreschi, che rappresentano senz'altro i più rilevanti reperti storico-artistici della cittadina –:
   se il Ministro interrogato, per quanto di sua competenza, non ritenga di doversi attivare al fine di finanziare l'intervento di restauro della cripta in oggetto il cui progetto è già stato approvato dalla soprintendenza competente nel febbraio del 2004. (4-06882)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   FORMISANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il MARS, (Microgravità Advanced Research and user Support Center), nasce nel 1988 da un'idea del professor L.G. Napolitano che crea un piccolo centro a Napoli da una joint venture tra l'Università Federico II e la Aeritalia, poi divenuta Alenia Spazio, raccogliendo sul territorio campano le menti eccellenti;
   nel corso di oltre 20 anni il MARS raccoglie successi internazionali, riuscendo da solo a proporsi sulla scena dell'ESA, l'Agenzia spaziale europea, sia come centro di controllo e supporto per esperimenti in microgravità, sia divenendo esso stesso propositore di esperimenti scientifici che si sono svolti su piattaforme orbitanti (Space Shuttle, razzi sonda, capsule orbitanti, voli parabolici);
   nel 1992, per la prima volta, un team non statunitense ha inviato comandi alla navicella spaziale Space Shuttle, erano i tecnici e gli scienziati tutti napoletani del MARS, poi confluito in Telespazio Napoli;
   il MARS annovera, inoltre, una cospicua produzione scientifica di primo piano mondiale;
   nel 2007 il MARS opera per la prima volta una delle attrezzature installate a bordo della stazione spaziale internazionale, il Fluid science laboratory, a bordo del Columbus, le operazioni proseguono fino all'agosto 2014, raccogliendo ancora riconoscimenti internazionali dai teams scientifici e dall'ESA;
   oltre a ciò, il MARS diviene anche centro di supporto alle operazioni per l'ASI e la NASA, l'USOC italiano;
   il 5 maggio del 2009 il MARS cessa di esistere come piccola realtà e viene fuso per incorporazione in Telespazio spa, società del gruppo Finmeccanica, con sede a Roma in via Tiburtina, al MARS viene tuttavia riconosciuta la dignità di sede di Napoli della Telespazio e diviene il centro fisico dove risiede l'unità programmi scientifici di Telespazio, inizia in questo modo anche una collaborazione con altri gruppi di lavoro di Telespazio, sia appartenenti alla sede di Roma, sia di Scanzano, sia di Matera;
   dopo una decisione dell'ASI, a valle della ministeriale del 2012, viene deciso il trasferimento delle attività inerenti la gestione degli esperimenti a bordo della stazione spaziale, in Belgio;
   il 5 maggio del 2014, a 5 anni esatti dalla fusione, l'AD di Telespazio, ingegner Luigi Pasquali, in occasione di una visita presso la sede di Napoli, ribadisce la missione della sede di Napoli rassicurando i lavoratori sul fatto che l'azienda aveva già individuato percorsi alternativi per colmare il progetto perso;
   il 3 novembre 2014, una delegazione aziendale costituita dal direttore generale e dal responsabile delle risorse umane viene presso la sede di Napoli per comunicare la decisione dell'alta dirigenza di chiudere la sede, adducendo come motivazioni la necessità di contenere i costi di gestione e di creare le sinergie tra i lavoratori della Telespazio e così la sede di Napoli, in meno di 6 mesi, da «risorsa» diventa un «problema» per Telespazio;
   le RSU hanno da subito manifestato perplessità per le motivazioni addotte, dimostrando che, numeri alla mano, già rimanendo presso la stessa sede, si sarebbero potuti abbattere i costi di gestione, anche del 50 per cento e che per quanto riguarda le sinergie, si è fatto rilevare che le attività in essere e quelle pregresse erano state portate avanti con successo senza alcun problema, e senza risentire della lontananza fisica di 200 chilometro che nell'era del telelavoro, per un'azienda che si occupa di telecomunicazioni, sembrerebbe una motivazione quanto meno paradossale;
   durante l'audizione in regione Campania dell'11 novembre 2014, presieduta dall'onorevole Angelo Consoli, vicepresidente della commissione attività produttiva per discutere la decisione di Telespazio di chiudere dal 2 dicembre gli uffici di via Gianturco e trasferire i 33 dipendenti nello stabilimento di Roma, è intervenuta una delegazione dei lavoratori e sindacalisti, il presidente Consoli, i consiglieri Luciano Schitom, Anita Sala e il dottor Sergio Mazzarella dell'assessorato alle attività produttive erano assenti gli esponenti dell'azienda e del governo regionale;
   nell'audizione è stato espressamente dichiarato negli interventi che quella della direzione aziendale è una decisione inaccettabile perché priva di concrete argomentazioni inoltre il paradosso e che la regione Campania spende 300 milioni di euro in ricerca e innovazione e non può consentire che chiuda un'azienda come Telespazio, nata da straordinarie esperienze come il MARS (Microgravity advanced research and support center), fondato nel 1988 dal professor Luigi Napolitano;
   inoltre la preoccupazione emersa nell'audizione è che Finmeccanica cominci a tagliare Telespazio Napoli per poi passare alle Alenie, alla WASS, alla Ansaldobreda, alla MBDA, e altro in tutto 6500 lavoratori, ed oltre, coinvolti, tale preoccupazione nasce dalle anticipazioni riportate sulla stampa del piano di «spending review» del Gruppo Finmeccanica che sembra vadano in questa direzione;
   la preoccupazione dell'interrogante è chiedersi se il Piano Finmeccanica alla fine non rischi di depauperare il sud Italia, e la Campania in particolare, della preziosa presenza di aziende del gruppo Finmeccanica, in particolare di quelle del compatto Aerospazio, delegittimando l'operato della stessa regione e distruggendo quanto fatto nei decenni precedenti, non ultimo anche il distretto aerospaziale campano, DAC, che ne uscirebbe pesantemente penalizzato;
   inoltre, la società Telespazio ha aderito al distretto aerospaziale campano e promuove il progetto MISTRAL per 11 milioni di euro a valere su finanziamenti europei e della regione Campania, chiudere la sede di Napoli potrebbe comportare la fuoriuscita dell'azienda dal DAC e la perdita dei finanziamenti previsti per le attività di ricerca da sviluppare nella regione Campania –:
   se il Ministro interrogato, in quanto titolare di azioni con Finmeccanica, non ritenga opportuno verificare le reali necessità di chiusura della sede di Telespazio Napoli e se, invece, non sussistano condizioni per collocare Telespazio Napoli in altre strutture campane afferenti a Finmeccanica, come Selex o WASS, alzando quindi il livello della contrattazione a quello nazionale, oppure nella struttura del CIRA, partecipata dalla regione Campania;
   se il Ministro interrogato non intenda verificare se i piani di «spending review» messi in essere da Finmeccanica non vadano a depauperare quelle regioni del Sud già gravemente afflitte dalla crisi economica ma da sempre motore dell'eccellenza scientifica italiana. (4-06889)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   RICCIATTI, MELILLA, NICCHI e KRONBICHLER. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   con decreto ministeriale 11 settembre 2014 del Ministero della giustizia, pubblicato in «Gazzetta Ufficiale n. 71 del 12 settembre 2014 - 4a serie speciale concorsi ed esami», è stata indetta la sessione di esami 2014 per l'iscrizione negli albi degli avvocati;
   nel bando della sessione 2014 è prevista una innovazione nella procedura di iscrizione, allorché viene introdotto l'invio telematico della domanda, a differenza delle sessioni degli scorsi anni, ove la domanda di accesso all'esame di abilitazione avveniva esclusivamente in forma cartacea;
   tuttavia, a ben leggere il bando che indice l'esame suddetto, emerge come la procedura telematica non sostituisce l'invio della domanda in forma cartacea, bensì l'affianca;
   l'articolo 4 del decreto ministeriale citato, infatti, dettaglia le procedure prevedendo che «la domanda di partecipazione all'esame deve essere inviata per via telematica, con le modalità indicate ai successivi nn. 3) - 6), ed altresì in forma cartacea, con le modalità indicate al successivo n. 7)»;
   il decreto ministeriale 16 settembre 2014 («Determinazione delle modalità di versamento dei contributi per la partecipazione ai concorsi indetti dal Ministero della giustizia, ai sensi dell'articolo 1, commi da 600 a 603, della legge 27 dicembre 2013, n. 147», pubblicato in Gazzetta Ufficiale 24 settembre 2014, n. 222, ed entrato in vigore il giorno successivo) introduce la previsione di un contributo per la partecipazione all'esame per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato, posto a carico del candidato nella misura forfetaria di euro 50,00, ai sensi dell'articolo 46, comma 13-bis, della legge 31 dicembre 2012, n. 247;
   la ratio delle procedure telematiche è generalmente quella di «snellire» le procedure burocratiche generando un risparmio, in termini di tempo-produttività, per la «macchina dello Stato» e, contestualmente, per i cittadini-utenti;
   la nuova procedura relativa all'esame di abilitazione alla professione forense, determinata dai due decreti ministeriali indicati e norme connesse, prevede, invece, un aggravio degli oneri per i partecipanti all'esame di abilitazione. La nuova procedura dispone il pagamento di tre diversi tipi di contributi (euro 12,91, da corrispondersi all'Agenzia delle entrate mediante pagamento di modulo F23; il contributo ex decreto ministeriale 16 settembre 2014, da corrispondersi mediante bonifico bancario o postale su conto corrente intestato alla Tesoreria dello Stato; la marca da bollo di euro 16 da apporre alla domanda di partecipazione), e la duplicazione degli oneri procedurali in quanto, come già esposto, la domanda andrà inviata sia in formato telematico che in formato cartaceo –:
   se i Ministri interrogati ritengano la procedura illustrata in premessa coerente con i principi di semplificazione della pubblica amministrazione, più volte, ed in diverse sedi pubbliche, richiamati dal Governo;
   se non intendano adottare, nell'ambito delle rispettive competenze, atti volti a modificare la procedura di iscrizione all'esame di abilitazione della professione di avvocato in direzione di un effettivo snellimento delle procedure. (4-06879)


   FRANCO BORDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in data 14 settembre 2013 il, tribunale di Cremona ha incorporato tutte le funzioni e le competenze facenti capo al tribunale di Crema soppresso a seguito della riforma delle circoscrizioni dei tribunali, con un sostanziale raddoppio del carico di lavoro da parte del tribunale e della procura di Cremona;
   il Governo, in sede di approvazione di tale riforma, non ha accolto la richiesta, proveniente da sindaci, parlamentari, avvocati e cittadini del territorio cremasco, di almeno concedere i due anni di proroga per l'attuazione di tale accorpamento;
   nel luglio 2014 il presidente del tribunale di Cremona, Ines Marini, aveva segnalato la significativa quantità di richieste di trasferimento presso altre sedi, presentate al Ministero della giustizia, da parte dei dipendenti della sede giudiziaria di Cremona, rendendo noto il pericolo di una notevole diminuzione del personale in un incontro con il sindaco di Cremona e con il Sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti;
   da quanto emerso sulla stampa locale, in data 11 novembre 2014 è stato reso noto che sono state approvate dal Ministero della giustizia le domande di trasferimento chieste dal personale amministrativo del tribunale di Cremona presso altre sedi;
   le domande approvate riguardano un totale di 14 dipendenti, 10 presso il tribunale e 4 presso la procura;
   dei 10 dipendenti del tribunale, 5 costituiscono tutto lo «staff» dell'ufficio gip/gup, che quindi, se questi trasferimenti saranno effettuati, si ritroverebbe totalmente privo di tali figure indispensabili per il funzionamento. Un ufficio, quello del gip/gup, gestito da due soli magistrati, che non è mai stato rafforzato come organico neppure in seguito all'accorpamento, pur trovandosi con un carico di lavoro più che raddoppiato;
   l'allarme è rilanciato, sempre a mezzo stampa, dal procuratore Roberto Di Martino che denuncia come il rischio di paralisi non investa solo il tribunale, ma anche la procura, che già da tempo lamenta carenze di organico, che rischiano di essere ulteriormente amplificate da questi trasferimenti, che faranno sì che da gennaio con l'arrivo di due nuovi magistrati, la procura si troverà con soli tre assistenti su sei per i magistrati;
   questo massiccio trasferimento di organico presso altre sedi giudiziarie rischia di avere un effetto paralizzante sull'efficienza e sulla capacità di funzionamento del tribunale di Cremona, che già si trova in una delicata fase riorganizzativa a seguito delle complicazioni logistiche in termini di uffici, personale e carico di lavoro a seguito dell'acquisizione della competenza dell'ex tribunale di Crema –:
   quali misure urgenti di competenza il Ministro intenda porre in essere per ovviare ai rischi sovra descritti e garantire il regolare funzionamento della giustizia nel territorio della provincia di Cremona e il corretto funzionamento del tribunale di Cremona. (4-06880)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la provincia di Varese è attraversata da collegamenti ferroviari con la Svizzera lungo la linea Bellinzona-Luino-Laveno Mombello, la linea Laveno Mombello-Gallarate e la linea Sesto Calende-Laveno Mombello. Questi tratti fanno parte del corridoio numero 9 Reno-Alpi, una delle rotte merci più trafficate d'Europa. Tra i principali progetti per il suo rafforzamento nel contesto strategico delle reti di trasporto europeo, Ten-T, come rivisto dal regolamento UE n. 1315 del 2013, ci sono le gallerie di base in Svizzera, in parte già completate, e le loro vie di accesso in Germania e in Italia. La realizzazione della nuova trasversale ferroviaria alpina di base del Gottardo (AlpTransit) necessita di attivare in tempi veloci i cantieri per adeguare l'infrastruttura lungo tre direttrici: Chiasso e Luino per il Gottardo e quella del Sempione. Lungo la direttrice che attraversa la provincia di Varese da Tronzano a Busto Arsizio è necessario ampliare la sagoma allo standard P/C80, per portare l'altezza massima della sagoma a 4,1 metri, in modo da permettere il transito di convogli con semirimorchi. L'attivazione di un corridoio C4M permetterà, secondo le stime del CerT Bocconi, di incrementare il traffico merci sulla linea Luino-Gallarate fino a circa 650 mila spedizioni annue;
   in data 28 gennaio 2014 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi ha firmato con la consigliera federale ai trasporti Doris Leuthard un accordo Italia-Svizzera sul finanziamento delle opere di ampliamento previste per i due valichi ferroviari di Chiasso e di Luino di collegamento da Basilea al Nord Italia. In base all'accordo l'Italia investirà 40 milioni di euro sulla tratta Milano-Chiasso, mentre la Svizzera metterà a disposizione 120 milioni di euro per gli adeguamenti delle sagome delle gallerie sulla linea di Luino. L'adeguamento permetterà il passaggio di carichi merci con altezza agli angoli di 4 metri e l'uso di treni merci della lunghezza di 750 metri. In data 18 settembre 2014 è stata siglata la convenzione tra ufficio federale dei trasporti (Utf) e Rete ferroviaria italiana, concernente la pianificazione e la realizzazione degli interventi infrastrutturali per il corridoio di 4 metri sulla linea di Luino. La convenzione definisce i requisiti tecnici del corridoio di quattro metri, da realizzare entro il 2020 tra la Svizzera e Novara/Busto Arsizio, disciplina le modalità di sorveglianza del progetto, e stabilisce le responsabilità di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) in materia di appalto ed esecuzione dei lavori. L'ufficio federale dei trasporti garantisce il finanziamento delle misure previste sulla linea di Luino entro un limite di spesa di 120 milioni di euro. L'articolo 10 della convenzione specifica come la perizia di spesa prodotta da RFI e allegata alla convenzione è da considerarsi indicativa in quanto ricavata sulla base di stime parametriche. Un maggior grado di accuratezza sarà conseguito progressivamente con lo sviluppo delle diverse fasi progettuali previste;
   regione Lombardia, provincia di Varese e i comuni interessati dalla linea hanno istituito un tavolo tecnico che ha raccolto osservazioni circa i diversi tipi di intervento necessari a mitigare eventuali criticità. Tra i principali temi sollevati si riscontrano l'incremento del numero dei treni in transito, l'aumento del peso dei convogli, la maggiore lunghezza dei treni e il conseguente allungamento dei tempi di chiusura dei passaggi a livello, l'aumento della pericolosità delle intersezioni, l'inquinamento acustico, così come l'incremento del rischio da trasporto di merci pericolose. Allo stesso tempo, il tavolo tecnico ha riconosciuto le positive ricadute economiche sul settore logistico e non, favorito dall'aumento del traffico merci, così come i vantaggi offerti per il traffico passeggeri, per la diminuzione dei tempi di percorrenza verso il Nord Europa e l'aumento del numero di treni lungo questa direttrice;
   il tavolo tecnico ha individuato puntualmente le esigenze dei comuni interessati dai collegamenti ferroviari con la Svizzera lungo la linea Bellinzona-Luino-Laveno Mombello, la linea Laveno Mombello-Gallarate e la linea Sesto Calende-Laveno. Tra le principali richieste si segnalano la sostituzione dei passaggi a livello in prossimità delle stazioni o delle intersezioni con la viabilità sovracomunale e provinciale con sovra/sottopassi o altre soluzioni quali ad esempio l'abbassamento in trincea del piano del ferro (ove tecnicamente fattibile ed ove i sovra/sottopassi risultano inadeguati o di eccessivo impatto paesaggistico) che mitighino il sostanziale raddoppio del traffico merci attuale quando il C4M verrà realizzato, la riduzione dell'inquinamento acustico e la messa in sicurezza della linea al fine di prevenire il rischio di incidenti ferroviari causati ad esempio dal transito di merci pericolose. Si allega per opportuna conoscenza il documento realizzato dalla provincia di Varese;
   si precisa che il documento in oggetto riporta una sintesi preliminare delle esigenze dei comuni, perché dopo la sua redazione si sono svolti ulteriori «tavoli tecnici», di maggiore dettaglio, tra comuni, RFI e provincia –:
   se le cifre stanziate dal Governo italiano e dalla Confederazione elvetica e messe a disposizione di Rfi siano adeguate a garantire la messa in sicurezza della linea ferroviaria Luino-Gallarate nelle specifiche tratte di attraversamento dei centri urbani della provincia di Varese;
   quali siano gli interventi previsti per adeguare le infrastrutture viarie e di collegamento alla linea ferroviaria alla luce della realizzazione del «Corridoio 4 Metri»;
   quali siano le misure predisposte per l'adeguamento dei terminal ferroviari alla luce dell'incremento del traffico merci generato dall'entrata in pieno funzionamento di AlpTransit in provincia di Varese;
   quali misure Rete ferroviaria italiana intenda adottare in merito alle esigenze degli amministratori della provincia di Varese;
   quale sia la dotazione finanziaria prevista per mitigare l'impatto sui centri abitati dell'incremento del traffico, soprattutto per quanto riguarda l'inquinamento acustico e l'isolamento creato dalla prolungata chiusura dei passaggi a livello;
   quali misure saranno adottate in fase di cantierizzazione per contenere i disagi provocati dai lavori, in termini di scelta della dislocazione e della logistica dei cantieri, di ripercussioni sulla viabilità locale e con riferimento alla gestione dei materiali di risulta dalle escavazioni e demolizioni per l'ampliamento dei tunnel ferroviari;
   quali garanzie sarà possibile fornire ai comuni interessati in merito ad eventuali opere viarie accessorie o sostitutive, senza che esse possano gravare sui bilanci comunali;
   se sia prevista una forma di consultazione degli enti locali interessati, soprattutto in relazione alla scelta delle opere infrastrutturali di compensazione e accessorie più adeguate;
   quali modalità informative nei confronti dei comuni verranno adottate ad opera in esercizio, in merito all'eventuale transito di merci pericolose. (5-04039)


   DE LORENZIS, PETRAROLI, LIUZZI e CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   da fonti stampa si apprende che, in data 24 ottobre, l'Usb, l'Unione sindacale di base, ha indetto uno sciopero generale che ha coinvolto per 24 ore ogni settore dei trasporti. Nel suddetto sciopero, era ricompreso a pieno titolo il trasporto aereo e dunque per tali motivi interessava Enav spa;
   Enav spa, secondo l'interrogante, ha replicato in occasione di tale giornata, lo stesso comportamento tenutosi nello sciopero proclamato dal personale Sacta-Fata-Cisal, il 5 luglio 2014, decidendo di non contingentare il personale;
   dalle medesime fonti stampa, sembrerebbe evincersi come la linea della policy aziendale assunta da Enav spa sia di evitare, anche implicitamente, atti che favoriscano l'ingresso di un sindacato come Usb;
   nella giornata del 24 ottobre 2014, il personale di Enav spa e in particolare i controllori della torre di Fiumicino (ad esclusione dei capisala e dei facenti funzione) aderiscono allo sciopero, in quanto la legittimità dello stesso risulta dal fatto che la Commissione di garanzia non esclude Enav spa dallo sciopero generale;
   il personale di Enav che decide di aderire allo sciopero, in mancanza di un atto di contingentamento, è obbligato a lavorare dalle 7 alle 10 per il turno di mattina (6 unità su 11) e dalle 18 alle 21 per il turno di pomeriggio (7 unità su 11), garantendo le prestazioni minime nel servizi assistenza al volo –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali misure organizzative siano state poste in essere da ENAV nel corso della giornata del 24 ottobre 2014 al fine di garantire il servizio operativo e di sicurezza, considerato che l'adesione allo sciopero avrebbe dovuto rendere, ad avviso dell'interrogante, pressoché impossibile il citato servizio. (5-04046)

Interrogazione a risposta scritta:


   PILOZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il trasporto ferroviario delle merci in Italia è oggi notevolmente penalizzato a discapito del trasporto su gomma, che beneficia di molti contributi pubblici e di politiche di incentivazione che, nel corso degli anni, hanno portato ad una situazione in cui la gran parte delle merci continua a viaggiare su strada contribuendo in maniera importante all'inquinamento atmosferico complessivo del nostro Paese, oltre che incidere pesantemente sulla sicurezza stradale con un tributo pesante in termini di vite umane e di costi per il sistema sanitario nazionale;
   ai fini di una possibile inversione di tendenza, gli snodi ferroviari a supporto delle aree industriali risultano di fondamentale importanza poiché consentono un collegamento diretto ed immediato tra le realtà produttive, che necessitano di movimentare merci in entrata e in uscita, con il più rapido, efficiente e pulito mezzo di trasporto: il treno;
   negli ultimi anni però, RFI, la società che gestisce le linee ferroviarie statali, ha limitato notevolmente l'utilizzo degli snodi ferroviari, con particolare riferimento al transito delle merci classificate come pericolose, e ciò in particolare dopo i tragici eventi accaduti presso la stazione ferroviaria di Viareggio, del 29 giugno 2009, che causarono purtroppo decessi e feriti, anche a causa della presenza nello scalo proprio di merci pericolose;
   da allora, dopo attenta valutazione di tutti i possibili rischi, Rete ferroviaria italiana ha riaperto diversi nodi ferroviari al transito di tali categorie di merci poiché ubicati al di fuori degli spazi urbani e privi di rischi specifici di incidenti;
   il raccordo ferroviario di Anagni, in provincia di Frosinone, allacciato al km 60+125 della linea lenta Roma – Napoli via Cassino e posto a circa 700 metri a sud della stazione, è uno di quelli che RFI sospese all'indomani dell'incidente ferroviario di Viareggio in attesa di valutarne i possibili rischi connessi al transito delle merci pericolose;
   vi è da constatare in proposito che, fino alla decisione di vietare la sosta delle merci pericolose, lo snodo di Anagni era utilizzato a tal fine da molte imprese presenti sul territorio;
   oggi, le stesse imprese continuano ad avere necessità di trasportare merci classificate come pericolose che, in mancanza del raccordo ferroviario, vengono trasportate su gomma, aumentando notevolmente i rischi di incidente, atteso anche il pessimo stato di manutenzione delle strade dell'area industriale e la profonda antropizzazione delle aree stradali che conducono al vicino casello dell'autostrada A1;
   il raccordo ferroviario di Anagni è posto al di fuori del centro urbano e pertanto, una valutazione dei rischi conseguenti al transito delle merci pericolose risulterebbe agevole e non particolarmente complesso;
   la riapertura dello snodo ferroviario di Anagni al transito di tale categoria di merci andrebbe a ridurre il rischio di incidente atteso che oggi, come detto, quelle merci vengono trasportate su gomma aumentando il rischio incidente, come desumibile da tutti gli indicatori statistici, rispetto al trasporto ferroviario –:
   se sia a conoscenza del fatto che la società RFI, ha disposto il divieto della sosta delle merci pericolose in arrivo e in partenza dal raccordo ferroviario di Anagni, in provincia di Frosinone, allacciato al km 60+125 della linea lenta Roma – Napoli via Cassino e se, alla luce delle precedenti considerazioni, non ritenga opportuno richiedere alla società RFI una celere valutazione dei rischi connessi alla riapertura dello stesso scalo ferroviario al transito delle merci pericolose. (4-06884)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Badia Prataglia, frazione a 12 chilometri da Poppi, è un piccolo paesino di montagna a vocazione e tradizione turistica, situato sui monti dell'Appennino Toscano, in provincia di Arezzo, proprio nel centro del Parco nazionale del Casentino a circa 900 metri sul livello del mare;
   il Paese, molto bello e sinora tranquillo, conta circa 800 abitanti ivi residenti e, come spesso accade nei paesi di montagna, è in maggioranza composto da anziani, bambini ed una minoranza che forma la popolazione attiva;
   da notizia apparse recentemente su diversi quotidiani locali, pare che a Badia Prataglia a breve arriveranno circa 70 o 80 cittadini extracomunitari, di cui non è nota la nazionalità e forse richiedenti asilo, che verranno alloggiati in un albergo del posto;
   l'alloggiamento degli extracomunitari nell'albergo Bella Vista di Badia Prataglia, chiuso dallo scorso anno e locato per l'occasione, sarebbe organizzato, curato e gestito da una cooperativa, la Domus Caritatis società cooperativa sociale, che sembra abbia già in gestione altre varie strutture in Italia all'uopo adibite;
   tale cooperativa pare che si sia aggiudicata il bando di gara indetto dalla prefettura per individuare strutture nell'Aretino nell'ambito del progetto di smistamento disposto dal Ministero dell'interno, ed è risultata idonea, in lizza con un'altra cooperativa, avendo proposto come, sito di accoglienza l'albergo Bella Vista per 100 posti disponibili e per l'importo di euro 33,69 pro capite;
   l'arrivo di 70 o 80 extracomunitari in un paesino di 800 residenti totali, con meno della metà della popolazione attiva, e a vocazione turistica avrà un notevole impatto sul tessuto sociale ed economico locale;
   lo stesso sindaco di Poppi, Carlo Toni, pare abbia dato prima completa disponibilità al prefetto di Arezzo per ospitare extracomunitari nel proprio territorio e successivamente si sia lamentato per un carente coinvolgimento dell'amministrazione –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra, in particolare di quanti e di quale nazionalità siano gli extracomunitari che si intende inviare a Badia Prataglia e di questi quanti abbiano fatto richiesta di asilo, quali iniziative intenda assumere al fine di evitare che gli extracomunitari di cui sopra vengano alloggiati nel piccolo paese, che ne verrà fortemente penalizzato sia sotto il profilo economico, stante l'attuale crisi economica, che sociale, quanti centri di accoglienza o progetti similari siano attualmente gestiti dalla cooperativa Domus Caritatis e dove, chi siano i soci e i responsabili della cooperativa stessa, se non ritenga più opportuno attivarsi invece presso i Ministeri di competenza al fine di attivare investimenti per sostenere e incentivare il turismo locale di Badia Prataglia. (4-06878)


   SCAGLIUSI, SIBILIA, MANLIO DI STEFANO, DE LORENZIS, BRESCIA, PETRAROLI e L'ABBATE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   come riportato in un articolo de “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 4 novembre 2014 si apprende che, in una telefonata fatta ad un cronista dell'agenzia giornalistica ANSA, alcuni georgiani presenti nel, centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Bari, dicono di essere affetti da tubercolosi, epatite C e polmonite;
   i migranti ricordano che «lo scorso 3 ottobre alcune persone, non in divisa da infermiere, sono entrate nel CIE, accompagnate da un avvocato, e hanno prelevato quattro fiale di sangue a circa 50 persone» senza dare alcuna risposta a chi aveva chiesto spiegazioni sul perché del prelievo;
   secondo un dirigente dell'area immigrazione, il prelievo di sangue di cui si parla è stato effettuato da alcuni volontari dell'associazione Help, autorizzati dal Ministero e intervenuti solo sugli stranieri che hanno rilasciato il consenso;
   si susseguono le proteste, sotto forma di atti di autolesionismo da parte degli stranieri che, senza motivo sono costretti a restare nel centro di identificazione ed espulsione, in attesa di essere identificati ed espulsi. Dopo la protesta di un 24enne tunisino che si è cucito le labbra, preoccupano le condizioni di un altro tunisino che continua ad inghiottire parti metalliche e quelle di un uomo di 33 anni che da giorni continua a tagliarsi in diverse parti del corpo;
   nel gennaio scorso l'ordinanza del giudice civile del tribunale di Bari, aveva ordinato al Ministero dell'interno e dunque alla prefettura di Bari, di eseguire entro il termine perentorio di 90 giorni i lavori necessari e indifferibili per garantire condizioni minime di rispetto dei diritti umani nel centro di identificazione ed espulsione di Bari;
   le conclusioni del giudice erano il frutto di una perizia di un tecnico che, in una relazione del dicembre 2013, evidenziava le pessime condizioni interne del centro di identificazione ed espulsione per le manchevolezze imputabili soprattutto a modalità costruttive dell'immobile e che incidono sulla situazione degli ambienti e, conseguentemente, sulla loro vivibilità da parte degli occupanti –:
   se il Ministro interrogato possa dare indicazioni in merito allo stato dei lavori necessari ed indifferibili per garantire condizioni minime di rispetto dei diritti umani, come definiti nell'ordinanza del giudice civile del tribunale di Bari lo scorso gennaio;
   se il Ministro della salute sia al corrente del prelievo effettuato dall'associazione «help» e quali misure intende adottare per evitare il rischio di un'epidemia tra gli ospiti stranieri, gli operatori sanitari e per il personale militare e civile presente nel CIE di Bari. (4-06890)


   PIAZZONI e CHAOUKI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 28 ottobre scorso l'eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio, assieme ad attivisti della nota organizzazione di estrema destra Casa Pound, ha effettuato un blitz presso la scuola media «ex-Lombardo» del quartiere periferico romano di Casal Bertone, entrando con la forza in due aule ad uso del IV Centro territoriale permanente per l'età adulta (CTP) di Roma e impedendo il regolare svolgimento delle lezioni che si stavano svolgendo nell'ambito di corsi di formazione per migranti;
   come raccontato dai presenti e riportato dal quotidiano Il Manifesto il gruppo di facinorosi sarebbe entrato con la forza nell'edificio, aggredendo due docenti e degli alunni, rivolgendo epiteti di chiara matrice razzista ai migranti presenti – apostrofati come «questi cosi» e «negroni» – compiendo inoltre atti vandalici sulla struttura, buttando a terra i divisori delle due aule del CTP. Sempre secondo quanto raccontato dai presenti alcuni sedicenti accompagnatori dell'euro deputato della Lega avrebbero ripreso in video l'aggressione, poi finita online;
   questo episodio di violenza intollerabile nei confronti del CTP di Casal Bertone è stato preceduto da altri blitz ad opera degli stessi soggetti che nelle settimane scorse, per ben tre giorni, avevano impedito agli alunni stranieri di sostenere il test di italiano, come da obbligo di legge. Nuovi blitz di questo tipo sono stati annunciati dall'organizzazione di estrema destra e dalla Lega Nord, gettando in allarme gli operatori e i migranti che usufruiscono dei corsi di formazione citati;
   l'eurodeputato Mario Borghezio è tristemente noto alle cronache nazionali ed internazionali per le sue posizioni xenofobe e razziste. Condannato dalla procura di Torino a cinque mesi di detenzione – con sospensione condizionale della pena – per aver incendiato un improvvisato dormitorio che alcuni migranti avevano allestito sotto un ponte sul fiume Dora, risulta ad oggi indagato dalla procura di Milano per aver propagandato idee fondate sull'odio razziale ed etnico. Nel giugno del 2013 delle dichiarazioni di stampo chiaramente razzista ai danni dell'ex Ministro per l'integrazione Cécile Kyenge hanno provocato la sua espulsione dal gruppo dell'europarlamento EDF;
   quello descritto non è il primo episodio di questo genere volto a promuovere iniziative di carattere xenofobo contro i migranti. Risale al luglio 2014 la manifestazione indetta da Casa Pound nel quartiere di Roma Esquilino (notoriamente il quartiere più multietnico della Capitale), volta ad individuare nel fenomeno migratorio e nelle persone dei migranti le cause della crisi, speculando sul tema della sicurezza per veicolare messaggi xenofobi;
   dal fare provocatorio delle precedenti manifestazioni si sta giungendo, in una vera e propria escalation, a compiere atti violenti, come quello sopra citato, che ha portato al danneggiamento di un bene pubblico e all'interruzione di un pubblico servizio;
   il clima di odio verso i migranti che iniziative come quelle descritte diffondono nella città sta raggiungendo livelli allarmanti. Risalgono a questi giorni situazioni di estrema tensione verificatesi nel quartiere di Tor Sapienza dove i residenti sono prima scesi in strada, in via Giorgio Morandi, per protestare contro i migranti e il centro di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, dando luogo ad una sassaiola e a diversi atti di danneggiamento e, successivamente, hanno preso d'assalto il centro, incendiando auto e cassonetti, scontrandosi inoltre con le forze dell'ordine, intervenute sul posto –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'episodio descritto in premessa e se risulti che sui fatti riportati siano state avviate indagini;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative urgenti affinché la prefettura di Roma si adoperi per vietare tempestivamente e monitorare con la massima attenzione le iniziative pubbliche volte a diffondere messaggi xenofobi, messe in atto in particolare da Casa Pound, quando queste ultime possano altresì cagionare problemi di ordine pubblico, e mettere a rischio l'incolumità di tutti i cittadini;
   quali provvedimenti urgenti intenda adottare per contrastare la spirale di violenza innescatasi a danno dei migranti nella città di Roma. (4-06891)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la società Tex Giulia spa di Gorizia, del gruppo Gabel Industrie tessili, dopo un lungo percorso di ammortizzatori sociali, ha recentemente dichiarato la necessità di chiudere un reparto e procedere a 27 esuberi già usciti con la mobilità volontaria;
   l'obiettivo dell'azienda, nonostante la società sembra non stia subendo particolari difficoltà finanziarie, sembra quello di arrivare ad una forza-lavoro che non superi le 25-26 unità, pertanto, si intende procedere all'eliminazione dei due terzi delle maestranze;
   una decisione che ha messo in stato di agitazione i dipendenti, i quali hanno deciso, in questo periodo, di attivare un monitoraggio permanente dello stabilimento per tenere sotto controllo gli interventi di entrata e uscita dalla fabbrica, poiché addirittura vi è il timore che vengano smontati e trasferiti in altro sito tutti i macchinari e le attrezzature;
   a quanto è dato sapere, il reparto chiuso sarà sostituito da prodotti semilavorati (filati) provenienti dalla Turchia ottenuti a costi concorrenziali dati dal costo basso del lavoro, alla svalutazione della lira turca e sembra anche da agevolazioni statali previste in quel territorio;
   pertanto, si ritiene necessario accertare concretamente le intenzioni dei vertici e lo stato della società, al fine di adottare i provvedimenti più idonei per tutelare i lavoratori;
   si evidenzia, come già fatto in altri atti di sindacato ispettivo dell'interrogante, che tale vertenza è l'ennesimo esempio di come la regione Friuli subisca da tempo una gravosa perdita occupazionale che dipende, anche dal massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali (incompatibili con nuove assunzioni) e dal fenomeno delle delocalizzazioni –:
   se il Ministro sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
   se e quali iniziative intenda intraprendere per salvaguardare gli attuali livelli occupazionali della Tex Giulia spa di Gorizia;
   se intenda promuovere iniziative ad hoc per il Friuli Venezia Giulia, individuando un piano volto a salvaguardare e rilanciare l'occupazione, considerando che questa regione è stata particolarmente colpita dalla crisi occupazionale, anche considerando le problematiche che sono proprie delle imprese locali che operano in un territorio di confine, particolarmente colpito dal fenomeno delle delocalizzazioni. (5-04044)


   ROSTELLATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'INPS, con messaggio n. 8673 del 12 novembre 2014, è tornato sulla questione relativa al fondo di solidarietà residuale, affrontata con la circolare n. 100 del 2 settembre 2014, per fornire ulteriori chiarimenti;
   nel corpo del messaggio si legge che «con riferimento al versamento delle competenze arretrate dovute per il periodo gennaio-settembre 2014, i datori di lavoro sono tenuti alla denuncia ed al versamento della contribuzione di finanziamento al Fondo di solidarietà residuale anche per i lavoratori che abbiano cessato il rapporto di lavoro nel predetto periodo, con riferimento al periodo di svolgimento del rapporto di lavoro stesso.
  Il datore di lavoro è responsabile del versamento all'INPS anche della quota a carico del lavoratore per cui l'eventuale mancata rivalsa nei confronti di quest'ultimo non esime il datore dall'obbligo contributivo»;
   si è già sollevata, con interrogazione n. 5-03586, la preoccupazione per questo esborso, a parere dell'interrogante, immotivato e non corretto da parte dei datori di lavoro per il personale cessato –:
   se il ministro interrogato non intenda urgentemente assumere iniziative al fine di evitare da parte dei datori di lavoro, il versamento della contribuzione di finanziamento al fondo di solidarietà, se non ad avvenuta rivalsa nei confronti dei lavoratori cessati. (5-04045)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BINETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   da alcune settimane ci sono state ripetute dichiarazioni del Ministro circa la futura sorte dei medici che non entreranno nelle scuole di specializzazione, per l'assurdo gap che separa numero di iscritti alla facoltà di medicina e numero di contratti per l'accesso alle scuole di specializzazione;
   l'ipotesi fatta riguarda la creazione di un doppio canale formativo-professionale, in base al quale la carriera del medico ospedaliero sarà distinta in due indirizzi diversi, quello professionale e quello manageriale, ed esiste la concreta possibilità di essere assunti negli ospedali con lo stipendio della caposala (DSuper) senza avere il titolo di specialista;
   l'ipotesi prospettata prevede che i 4 mila medici che non troveranno posto nelle scuole di specializzazione possono trovare impiego immediato con la possibilità di specializzarli in seguito accogliendoli in sovrannumero nelle scuole di specialità;
   per far entrare i «nuovi», specialisti e non, si prevede la soppressione di posti a ruolo, oggi appannaggio di specialisti consolidati; sussiste il rischio che si torni all'assistente di una volta, sottopagato, senza per altro risolvere il problema della disoccupazione;
   l'Associazione italiana giovani medici-Sigm mette in evidenza che si creeranno due tipologie di specialisti: quelli che entrano nel servizio sanitario nazionale già specializzati e i neoassunti da specializzare, per cui si prefigura l'impiego di personale «non specializzato a basso costo, sottopagato a rapido turn-over, malformato presso strutture periferiche dei vari servizi sanitari regionali», vulnerabile alla concorrenza estera, e con problemi successivi non indifferenti per entrare nelle scuole di specialità universitarie in centri lontani dagli ospedali periferici;
   non si può ignorare lo stato di agitazione proclamato per la prima volta dalla Conferenza dei presidenti di corso di laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia e dei docenti afferenti ai suddetti corsi, in cui gli stessi manifestano il loro profondo disagio per le misure intraprese e decidono di astenersi da tutte le attività non obbligatorie per i presidenti di corso di laurea in medicina e chirurgia e i docenti afferenti ai suddetti corsi; con l'autosospensione e le successive dimissioni di tutti i presidenti di corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia di tutte le sedi universitarie italiane;
   è inoltre doveroso tener conto dell'appello rivolto dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI) sia al Ministro Giannini che al Ministro Lorenzin, in cui si fa presente l'urgenza di un confronto prima di prendere decisioni per evitare conseguenze gravi ed imprevedibili proprio sul fronte della formazione medica, essenziale per garantire qualità a quel diritto alla salute garantito con norma costituzionale;
   né appare trascurabile la posizione pubblica assunta dalla Società italiana di pedagogia medica, che da anni rappresenta un pensatoio privilegiato per tutti i processi di rinnovamento della formazione della classe medica e in questa occasione ha denunciato le gravi contraddizioni delle decisioni in parte assunte e in parte annunciate –:
   come intenda il Ministro rispondere ai segnali di preoccupazione che provengono dal mondo universitario, unico a norma di legge, che garantisce, almeno per ora, la qualità della formazione in vista della tutela di un bene di rango costituzionale. (5-04041)

Interrogazione a risposta scritta:


   BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. Per sapere – premesso che:
   la legge n. 154 del 7 ottobre 2014, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 251 del 28 ottobre 2014, delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – legge di delegazione europea 2013 secondo semestre – all'articolo 1, contiene la delega al Governo per l'attuazione di direttive europee tra le quali anche la direttiva 2013/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, che modifica la direttiva 92/65/CEE del Consiglio per quanto riguarda le norme sanitarie che disciplinano gli scambi e le importazioni nell'Unione di cani, gatti e furetti, con il termine di recepimento al 28 dicembre 2014;
   ai sensi della citata direttiva 2013/31/UE, per formare oggetto di scambi cani, gatti e furetti devono soddisfare anche le condizioni dell'articolo 7 del Regolamento (UE) n. 576 del 2013, che al comma 1 conferisce agli Stati membri la possibilità di autorizzare i movimenti a carattere non commerciale tra gli stessi di cani, gatti e furetti che abbiano meno di dodici settimane e non siano stati vaccinati contro la rabbia, nonché siano tra le 12 e le 16 settimane vaccinati contro la rabbia ma non adempiano ancora ai requisiti di validità di cui all'allegato III, punto 2, lettera e);
   tale autorizzazione, come specificato al comma 2 dell'articolo 7, può essere concessa solo se:
    a) il proprietario o la persona autorizzata forniscono una dichiarazione firmata attestante che dalla nascita sino al momento del movimento a carattere non commerciale gli animali da compagnia non hanno avuto contatti con animali selvatici di specie suscettibili di contrarre la rabbia;
    b) gli animali da compagnia sono accompagnati dalla madre, da cui sono ancora dipendenti, e il documento identificativo che accompagna la madre attesta che, prima della loro nascita, la madre è stata sottoposta a vaccinazione antirabbica conforme ai requisiti di validità di cui all'allegato III;
   l'interrogante, la Federazione Nazionale degli ordini veterinari italiani, l'opinione pubblica, le associazioni per la protezione degli animali, sono fortemente preoccupate per le possibili, citate pericolose deroghe sia per la tutela del benessere animale che della salute pubblica;
   la rabbia, infatti, è ancora estremamente diffusa nei Paesi dell'Est europeo dai quali, come è noto, provengono i cuccioli di cani e gatti introdotti in Italia per finalità commerciali, un'introduzione peraltro spesso effettuata non in conformità alla legislazione vigente. Tanto che, nel 2010, sono stati introdotti nel nostro ordinamento il reato di traffico illecito di animali da compagnia e la fattispecie amministrativa di introduzione illecita. E non solo: sia la fattispecie penale che quella amministrativa prevedono un'aggravante se i cuccioli hanno un'età inferiore alle 12 settimane. È quindi esplicita la volontà del legislatore di garantire il benessere degli animali movimentati e la salute pubblica;
   la necessità di non abbassare la guardia emerge in tutta la sua chiarezza dal Rabies Bulletin, pubblicazione ufficiale dell'Organizzazione mondiale della sanità, secondo la quale, nel 2013, la rabbia è ancora diffusa tra gli animali domestici e i selvatici dei Paesi dell'Est europeo;
   in questo contesto, le deroghe previste dall'articolo 7 comma 1 del Regolamento (UE) n. 576 del 2013 rappresentano un rischio sanitario concreto e attuale. Appare altresì rischioso lasciare la possibilità al proprietario dell'animale o a persona autorizzata di fornire una dichiarazione attestante che dalla nascita sino al momento del movimento a carattere non commerciale gli animali da compagnia non hanno avuto contatti con animali selvatici di specie che possono contrarre la rabbia –:
   se non ritenga opportuno, in sede di recepimento, esercitare la potestà conferita dal Regolamento (UE) n. 576 del 2013 di non utilizzare la deroga di cui all'articolo 7 comma 1 del citato Regolamento, così come richiamata anche dalla direttiva europea 31/2013 di modifica della direttiva 92/65 CEE, affinché rimangano immutate le norme attuali a tutela degli animali e della salute pubblica e non sia consentita, né per le movimentazioni non commerciali, né per quelle commerciali, l'introduzione di cani, gatti e furetti senza il protocollo vaccinale contro la rabbia concluso. (4-06883)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, NICCHI, ZACCAGNINI, DURANTI, QUARANTA e MELILLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 2 novembre 2014, la trasmissione televisiva di inchieste giornalistiche Report su Rai 3, denunciava in modo documentato la tendenza di importanti case di moda italiane, tra le quali Moncler e Prada, a trasferire all'estero le produzioni dei capi di abbigliamento di alta moda;
   nell'inchiesta veniva in particolare evidenziato come tali aziende, che si fregiano in tutto il mondo del marchio Made in Italy, producessero in paesi dell'Est europeo, tra i quali la Moldavia, per abbattere i costi di produzione;
   per quanto riguarda il marchio Prada, in particolare, già in passato la stessa trasmissione di inchiesta aveva rivelato come parti delle produzioni di alcuni prodotti, come borse e accessori, venissero realizzate in laboratori situati a Napoli, dove alcuni artigiani realizzavano «in nero» borse per la cifra di 28 euro che venivano poi rivendute dalla casa di moda a 400 euro;
   a seguito della trasmissione televisiva del 2 novembre sono state sollevate, da alcune delle aziende coinvolte dal servizio di Report, accese critiche a quanto divulgato dal programma della tv pubblica;
   a parere dell'interrogante, il danno di immagine reale è quello che tali aziende hanno causato alla credibilità del marchio Made in Italy, fregiandosene impropriamente e colpendo indirettamente tutte le aziende che producono realmente nel territorio italiano;
   in data 7 luglio 2014, la Camera dei deputati ha discusso ed approvato alcune mozioni relative ad «iniziative per la tutela del Made in Italy», tra le quali la mozione Fratoianni ed altri n. 1-00525, che impegnava il Governo ad adottare con urgenza una serie di provvedimenti volti ad aumentare gli strumenti di tutela e promozione del Made in Italy;
   la mozione Fratoianni ed altri n. 1-00525, in particolare, impegnava il Governo ad individuare specifici indirizzi per sostenere e tutelare il Made in Italy, promuovendo l'immagine dell'Italia all'estero anche attraverso l'implementazione di strumenti efficaci a contrastare gli abusi di mercato e la contraffazione a garanzia delle imprese e a tutela dei consumatori –:
   se e quali iniziative il Governo adotta, o intenda adottare, per monitorare il corretto utilizzo del marchio Made in Italy da parte delle aziende. (5-04043)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Fitzgerald Nissoli e altri n. 1-00638, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della Seduta del 21 ottobre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Galgano.

Apposizione di una firma ad una interrogazione a risposta in Commissione e cambio di presentatore.

  Interrogazione a risposta in Commissione Bellanova n. 5-00851, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della Seduta del 6 agosto 2013, è da intendersi sottoscritta dal deputato Capone che ne diventa il primo firmatario.

Cambio di presentatore di interrogazione a risposta in Commissione.

  Interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00787, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della Seduta del 30 luglio 2013, è da intendersi presentata dall'onorevole Capone, già cofirmatario della stessa.

Ritiro di firme da interrogazioni.

  Interrogazione a risposta in Commissione Capone e altri n. 5-00787, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della Seduta del 30 luglio 2013: è stata ritirata la firma del deputato Bellanova.

  Interrogazione a risposta in Commissione Capone e Bellanova n. 5-00851, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della Seduta del 6 agosto 2013: è stata ritirata la firma del deputato Bellanova.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Scagliusi e altri n. 5-03692 del 1o ottobre 2014 in interrogazione a risposta orale n. 3-01163.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione De Lorenzis e altri n. 5-04038 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 331 del 13 novembre 2014. Alla pagina 18731, seconda colonna, dopo la riga ventesima, devono intendersi pubblicate le seguenti righe: «da fonti stampa de “Il Fatto Quotidiano” si apprende che il figlio di Ernesto Sticchi Damiani e nipote di Angelo Sticchi Damiani, Saverio, risulta membro della commissione in materia di appalti dell'autorità nazionale anticorruzione».