Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 396 di venerdì 20 marzo 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli, Bratti, Brunetta, D'Alia, Dadone, Di Lello, Epifani, Fico, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Manciulli, Mannino, Portas, Rampelli, Sanga, Sani, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative di competenza in merito al progetto di riqualificazione funzionale della linea tranviaria Milano-Limbiate – n. 2-00866)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cimbro ed altri n. 2-00866, concernente elementi ed iniziative di competenza in merito al progetto di riqualificazione funzionale delle linea tranviaria Milano-Limbiate (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Cimbro se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ELEONORA CIMBRO. Signor Presidente, grazie sottosegretario, in realtà questa è già la terza interpellanza urgente su questo tema – il sottosegretario lo sa bene – e credo che sia importante ripercorrere anche tutto l'iter che ha portato a questa terza interpellanza urgente per un'infrastruttura che è importante non solo per Milano e per la provincia di Milano, ma anche per la provincia di Monza e Brianza, perché è un'infrastruttura che collegherà Milano con la provincia di Monza e Brianza. È un'infrastruttura per la quale tutti gli enti e i comitati, anche grazie alla collaborazione del Ministero, in questi anni si sono battuti per portare a casa questo risultato.
  La prima interpellanza risale al 19 luglio 2013 ed è presentata dalla prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo. In quell'occasione il sottosegretario Girlanda, dopo aver ripercorso l'iter burocratico-legislativo dell'opera, aveva assicurato in merito alla tranvia extraurbana Milano-Limbiate tratta Comasina-deposito Pag. 2Varedo, che presso i competenti uffici del Ministero dell'infrastrutture e dei trasporti è in corso di predisposizione la convenzione tra lo stesso Ministero e la provincia di Milano tesa a definire le modalità per l'erogazione di contributi statali, previa approvazione del progetto e verifica della sussistenza del cofinanziamento, perché si tratta appunto di un'opera cofinanziata.
  Il 19 dicembre 2013 la provincia di Milano approvava un ordine del giorno, richiedendo al Governo e alla regione Lombardia di farsi garanti del mantenimento in essere dei finanziamenti statali per l'opera. La stessa legge di stabilità 27 dicembre 2013, n. 147, riconferma il finanziamento alla metrotranvia Milano-Limbiate, revocando invece i finanziamenti di altre metrotranvie che allora erano opere non immediatamente cantierizzabili proprio per fare una sorta di cernita di quelli che potevano essere le opere prioritarie.
  Rispondendo ad una seconda interpellanza urgente sul caso, presentata il 24 ottobre 2014, il sottosegretario Del Basso De Caro vincolava la conferma del finanziamento per l'opera al completamento dell'iter procedimentale perché allora ricordiamo che alcuni enti locali, in particolare la provincia di Monza e Brianza, non avevano ancora trovato il cofinanziamento, che ammontava a circa 2 milioni di euro.
  Con la lettera del 5 febbraio 2015 – questa è la novità di quest'anno – la provincia di Monza e Brianza ha comunicato l'acquisizione, a seguito di alienazioni immobiliari, delle risorse necessarie all'assunzione degli impegni finanziari di competenza.
  Inoltre, nella seduta del Comitato interministeriale per la programmazione economica del 20 febbraio 2015, si sono individuati gli interventi della ex provincia di Milano – ora, appunto, città metropolitana – da revocare ai sensi dell'articolo 1, comma 88, della legge n. 147 del 2013. Con quota parte delle risorse liberate, il Comitato ha altresì assegnato un importo di circa 58,9 milioni di euro alla «Riqualificazione tranvia extraurbana Milano-Limbiate, 1o lotto funzionale».
  Quindi, di fatto, a seguito di tutto questo iter, noi chiediamo oggi se il Ministero intenda mantenere l'impegno, che è stato sancito ormai già due anni fa, e se intenda, nel caso, organizzare un incontro con gli enti interessati per approdare quanto prima alla definizione dell'iter, proprio perché abbiamo questo ulteriore elemento di novità e, cioè, che finalmente tutti gli enti locali oggi sono in grado di garantire la propria quota parte del cofinanziamento.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, in risposta a quanto richiesto dagli onorevoli interpellanti posso confermare che, nella seduta del CIPE dello scorso 20 febbraio, sono stati individuati gli interventi dell'ex provincia di Milano da revocare ai sensi dell'articolo 1, comma 88, della legge n. 147 del 2013 e che, con quota parte delle risorse liberate, detto Comitato ha assegnato l'importo di 58,9 milioni di euro alla «Riqualificazione tranvia extraurbana Milano-Limbiate, 1o lotto funzionale, Milano Comasina-deposito Varedo», in quanto intervento prioritario ai sensi della norma citata.
  Dunque, il Governo ha mantenuto l'impegno di superare le criticità relative al recupero di tali risorse. Com’è noto, tali risorse, dapprima revocate, sono state poi riconfermate in capo al medesimo beneficiario, che è il comune di Milano, e per lo stesso oggetto.
  Allo stato, il Governo ha onorato i propri impegni. Spetta ora al comune di Milano proporre un progetto definitivo dell'opera in argomento, corredato dalle relative obbligazioni giuridicamente vincolanti, così da poter finalmente dare avvio ai lavori.Pag. 3
  Dunque, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha salvaguardato in extremis tale finanziamento, rimettendolo in capo al comune di Milano, sul quale grava ora l'onere di completare gli iter procedurali e progettuali in corso, fissandone i relativi tempi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Cimbro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ELEONORA CIMBRO. Grazie, Presidente, grazie, sottosegretario. Sono pienamente soddisfatta della risposta. A questo punto, saranno in capo al comune di Milano la scelta e la decisione finale per poter approdare quanto prima alla definizione dell'iter che porterà alla realizzazione di questa importante infrastruttura.

(Iniziative volte a contrastare la disoccupazione giovanile, con particolare riferimento all'attuazione del programma «Garanzia Giovani» – n. 2-00827)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bonomo ed altri n. 2-00827, concernente iniziative volte a contrastare la disoccupazione giovanile, con particolare riferimento all'attuazione del programma «Garanzia Giovani» (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Bonomo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FRANCESCA BONOMO. Grazie, Presidente, grazie, sottosegretario, per la presenza. Onorevoli colleghi, siamo oggi qui per interloquire su una delle nuove misure, dei programmi europei, su cui, come giovani parlamentari, ci siamo concentrati anche maggiormente nella nostra attività, perché pensiamo che sia un'opportunità e un tema tanto controverso, quanto strategico, per il nostro Paese, soprattutto a livello generazionale.
  Per questo, vorrei contestualizzare un attimo il perché e il come è nato questo programma europeo che vede la nascita all'interno di un'Unione europea nella quale i disoccupati sotto i venticinque anni sono il 21,7 per cento e, se si guarda all'Eurozona, il 23 per cento. L'Italia, purtroppo, si attesta al terzo posto, per demerito, però, non per merito: anche se vi è stata, giustamente – e con felicità la accogliamo – una lieve diminuzione della disoccupazione giovanile, si attesta attualmente ancora intorno al 42 per cento, con una percentuale, quindi, che è inferiore solo alla Spagna e alla Grecia.
  All'interno, poi, dell'Unione europea, i NEET, i giovani tra i 15 e i 24 anni che non sono né impegnati in formazione né in lavoro, sono ancora 7,5 milioni e, nel capitolo La società italiana al 2014 del quarantottesimo rapporto Censis, si segnala che comunque l'Italia ha un capitale umano non utilizzato che è pari a 8 milioni di individui.
  Quindi, questo è il contesto nel quale sia a livello europeo che a livello nazionale prende avvio questo programma molto importante, Youth Guarantee, che è stato istituito secondo una raccomandazione del Consiglio europeo del 22 aprile del 2013 e che, ovvio, è un programma europeo che però si deve attuare a livello nazionale e, poi, a scendere, a livello locale, quindi, regionale e, poi, attraverso anche le attività delle ex province.
  Qual è l'obiettivo, ovviamente, di questo programma ? È quello di favorire l'occupabilità, attraverso opportunità di orientamento, di formazione, di apprendistato, di tirocinio, di autoimprenditorialità, di mobilità professionale in Italia e all'estero e anche di inserimento nel mercato del lavoro e nel servizio civile, dopo un colloquio, dopo un orientamento, entro quattro mesi. Non è che ci siano solo fattori negativi rispetto a questo programma, anzi, ci sono prima di tutto dei fattori positivi e delle grandi luci che, grazie a questa opportunità, il Governo è riuscito a porre in essere.
  Innanzitutto il nostro Paese è stato il primo tra membri in Europa ad aver predisposto il Piano operativo nazionale; poi è riuscito, insieme alla Francia, a realizzare anche un altro punto di forza e Pag. 4quindi a collegare le misure di orientamento e formazione all'impiego anche con quelle del servizio civile nazionale, che è un grande strumento che aiuta i giovani a fare esperienza di cittadinanza attiva.
  Un altro punto di forza è il fatto che ci siano dei report periodici, attraverso i quali si monitora e anche per noi è facile riuscire ad aiutare il Governo in questo monitoraggio continuo. In più, il fatto che il Governo abbia legato al servizio civile questa opportunità e il fatto che il Governo Renzi abbia, in quest'anno, voluto integrare e rilanciare questo strumento, non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo, per arrivare a centomila giovani, al servizio civile universale entro il 2017, sicuramente questo collegamento lo ha rafforzato.
  Abbiamo visto un contributo poi, di 12 milioni di euro, nella legge di stabilità, a favore della società Italia Lavoro, piuttosto che, ancora, il ricorso all'unità di costo standard per tutte le tipologie di azioni che, sicuramente, ha evitato comunque una frammentazione, una diversificazione del sistema da regione a regione. In più ha cambiato anche l'ottica di lavoro, infatti, praticamente, i centri di erogazione non riceveranno alcun compenso economico se il servizio non produrrà alcun risultato per il giovane preso in carico.
  In più un'altra cosa che abbiamo appreso con grande favore è il fatto che ci siano stati due decreti, promulgati il 21 gennaio, di estensione del bonus occupazionale per le imprese che assumono giovani, anche con altre tipologie di contratti, con particolare riguardo ai casi di trasformazione dei contratti di apprendistato o professionalizzanti in contratti a tempo indeterminato. In questo, poi, vorrei capire, anche, dal Governo a che punto sono, nell'attuazione, questi decreti.
  I fattori negativi, invece, sono la grande disomogeneità rispetto ai piani regionali e un'eccessiva discrezionalità, anche da parte delle regioni, nel ripartire le risorse fra le diverse azioni. In questo, in particolare, volevo porre in luce l'esperienza piemontese, nella quale, forse, c’è una rilevanza anche eccessiva della componente della formazione rispetto alle altre componenti e qual è anche l'indirizzo del Governo.
  In più, segnalo la scarsa capacità che si è vista, a volte, a livello locale, di coinvolgere le categorie imprenditoriali, soprattutto quelle che riguardano le piccole e medie imprese, che, spesso, non conoscono neanche l'opportunità di poter usufruire di questo programma. Poi, è ancora insufficiente il rapporto degli enti istituzionali con le scuole secondarie di primo e di secondo grado, con i centri di formazione professionale e con le università e difficile è, a volte, il meccanismo di accesso ai fondi europei e alla loro ripartizione, che può rendere poi anche difficile la partenza dei progetti a livello locale.
  Su questi, in realtà, ultimamente c’è stato anche un nuovo regolamento, che è in discussione all'Unione europea, che riguarda, appunto, l'aumento del prefinanziamento iniziale versato a programmi operativi sostenuti, appunto, a favore dell'iniziativa sulla Garanzia Giovani; pensiamo che questo, non essendo necessario il cofinanziamento, ovviamente, possa anche aiutare, se ben utilizzato dalle regioni e ben monitorato, ad essere più stringente.
  Un'altra difficoltà è l'interoperabilità dei diversi sistemi. Su questo si è vista anche una difficoltà, in particolare proprio nello strumento del servizio civile, perché non sempre i diversi sistemi operano bene. Questo ha creato, poi, anche dei problemi nella possibilità per i giovani di essere presi in carico.
  Su questo, una richiesta che farei al Governo è, da un lato, di semplificare la procedura di iscrizione per i giovani e, dall'altro, di capire cosa si può fare anche per poter potenziare e per poter ben chiarire forse agli enti qual è il processo che devono fare per far accedere i giovani al servizio stesso.
  In più, spesso i centri per l'impiego non sembrano capaci di fare fronte a questo surplus di lavoro che, ovviamente, un programma come questo li porta ad avere.
  L'altra cosa negativa è il fatto che, ad oggi, non risulta ancora in maniera rilevante intercettata quella parte dei giovani Pag. 5dal profilo anche più difficile, quella dei NEET, perché risulta presa in carico solo una percentuale del 22 per cento, per i rientranti nel target medio-alto, e intorno all'8 per cento quelli di un profilo alto. L'ultima difficoltà è quella che, soprattutto nel sostegno alla creazione di impresa, poca attenzione c’è nella facilitazione dell'accesso al credito.
  Quindi le domande che porrei al Governo sono: in primo luogo, se non pensa che sia utile predisporre delle iniziative di coordinamento tra le piattaforme esistenti digitali, per aumentare il matching, anche utilizzando magari procedure di facilitazione telematica, attraverso colloqui online; in più, di rafforzare e potenziare l'impegno istituzionale a sostegno dei servizi pubblici per l'impiego e soprattutto anche di assicurare un'assistenza tecnica e delle azioni di supporto per quelle regioni che sono più in difficoltà, che spesso sono quelle del sud, quindi nelle quali la disoccupazione giovanile è ancora più alta; se non ritenga ancora di dover garantire con priorità, quindi anche nell'ambito della prevista riforma dell'istituto del servizio civile nazionale, per rendere universale la piena utilizzazione delle risorse appostate con la legge di stabilità 2015 in favore del servizio civile; se non ritenga di promuovere azioni volte ad un maggiore coinvolgimento dei soggetti direttamente interessati dalla Garanzia Giovani e una comunicazione anche più efficace rispetto ai giovani, magari utilizzando social network oppure utilizzando anche l'opportunità dei festival o andando verso i giovani dando comunicazione direttamente ai ragazzi dove ci sono; inoltre, di attivare anche una gamma di servizi, all'interno delle istituzioni scolastiche formative, finalizzati ad assicurare per il 2015, a tutti i giovani che sono in uscita dall'istruzione secondaria superiore, una proposta di un percorso orientativo professionale oppure formativo ed accessorio.
  In più, si chiede se non ritenga anche necessario, per colmare un divario che c’è in Italia, purtroppo, di conoscenza delle lingue e dei contesti internazionali, prevedere possibilità per i giovani disoccupati di partecipare a tirocini internazionali oppure utilizzare degli specifici voucher anche per la certificazione di competenze linguistiche.
  Infine, vorrei sapere se il Governo non ritenga necessario promuovere un'azione coordinata a livello europeo – in realtà, forse il regolamento di cui parlavo prima può essere uno strumento per farlo – al fine appunto di accogliere, con gli altri Paesi membri, che più soffrono questo fenomeno della crescente disoccupazione, di scambiare anche delle buone pratiche esistenti in ambito europeo e quindi di riuscire in questo modo ad addivenire ad un meccanismo strutturale di questo programma a livello europeo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, com’è noto il programma «Garanzia Giovani» ha preso l'avvio il lo maggio scorso e prevede l'investimento di 1 miliardo e mezzo di euro e l'impegno di Stato e regioni ad offrire ai giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano e non lavorano un percorso personalizzato di formazione che ne aumenti l'occupabilità o una opportunità lavorativa.
  Ad oggi, lo stato di attuazione del programma conta oltre 453 mila giovani, che si sono registrati: di questi, circa 218 mila sono stati presi in carico dai centri per l'impiego e dai privati accreditati; a più di 74 mila è stata proposta una delle misure del programma e le regioni hanno impegnato il 63,3 per cento delle risorse di cui dispongono.
  Il programma «Garanzia Giovani» si avvale anche dello strumento innovativo del monitoraggio dei dati di attuazione a livello regionale, che viene effettuato settimanalmente e pubblicato mediante un report sull'apposito sito web. Alla luce del monitoraggio è stata, ad esempio, rivista la metodologia di definizione delle classi di profilazione, che tiene conto della platea effettiva dei giovani iscritti al programma. Pag. 6La modalità individuata dal report periodico a cadenza settimanale ha anche lo scopo di rendere pubblici i risultati e, contestualmente, di permettere la sperimentazione di forme attive di collaborazione tra i vari livelli istituzionali.
  La fase attuativa del programma «Garanzia Giovani» sta interessando sia il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, quale autorità di gestione, sia le regioni; e proprio alle regioni, individuate come gli organismi intermedi del Piano operativo nazionale, è delegata la definizione e la realizzazione delle misure e, tra esse, sono state suddivise le risorse complessive. L'allocazione delle risorse, pertanto, spetta all'autonomia delle singole regioni. Al fine di meglio indirizzare e coordinare gli interventi, il Ministero che rappresento ha promosso e promuove continui confronti con le regioni per la rideterminazione delle risorse.
  A tale proposito, voglio evidenziare che, secondo un sistema di premialità a risultato, i fondi vengono erogati solo a seguito dell'attivazione effettiva delle misure. L'erogazione delle risorse a risultato costituisce un ulteriore elemento innovativo nel quadro delle politiche attive del lavoro.
  Ciò posto, le questioni opportunamente sollevate dagli onorevoli interpellanti sono all'attenzione del Governo, che è impegnato nel potenziamento e nel miglioramento del programma.
  Per quanto concerne le modalità di gestione di «Garanzia Giovani» da parte delle singole regioni, si fa presente che risultano già attivati i tavoli tecnici con le regioni per favorire l'operatività del programma e con cadenza mensile si svolgono riunioni sulle varie tematiche. Ferma restando l'autonomia regionale in materia di servizi per l'impiego, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali mantiene il monitoraggio e il coordinamento dell'attuazione. Si informa inoltre che, per le regioni in ritardo nell'attuazione del programma, sono state istituite specifiche task force composte dai rappresentanti delle regioni, dai membri del Ministero e dagli enti in house, nonché dall'assistenza tecnico-gestionale, con il compito di coadiuvarne il lavoro.
  Per quanto riguarda il rischio di una rilevanza eccessiva della componente «formazione» nei diversi piani regionali, si fa presente che tale componente pesa per circa il 20,44 per cento del totale delle risorse assegnate alle regioni.
  Riguardo alla capacità di coinvolgimento del mondo imprenditoriale, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha avviato accordi di collaborazione con associazioni e gruppi imprenditoriali per favorire l'avvicinamento e l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Sono stati sottoscritti numerosi e specifici protocolli di intesa che accompagnano gli accordi.
  In ordine poi alla problematica dell'anticipo da parte delle regioni del cofinanziamento delle risorse, si segnala che di recente la Commissione europea ha adottato una proposta di revisione del regolamento che disciplina il Fondo sociale europeo, volta ad aumentare il prefinanziamento a valere sulle risorse dedicate all'iniziativa per l'occupazione giovanile, dall'attuale 1 per cento ad un ben più sostanzioso 30 per cento.
  La proposta di rivedere il prefinanziamento nel corso del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea era stata avanzata con forza dall'Italia e sostenuta anche dalla Francia e dalla Spagna in occasione della Conferenza sull'occupazione, tenutasi a Milano l'8 ottobre scorso.
  La necessità, poi, di dare attuazione alle misure di «Garanzia Giovani» ha avuto una ricaduta positiva sui sistemi di accreditamento, imprimendo una forte accelerazione ai processi già avviati da parte delle regioni. Inoltre, pur laddove non si è pervenuti a definire compiutamente il sistema di accreditamento, le regioni hanno adottato specifici avvisi diretti agli operatori e finalizzati a definire i requisiti per l'esercizio delle attività.
  Per intercettare quella parte di giovani dal profilo più difficile, è stata attivata una campagna di comunicazione, dal 30 novembre Pag. 7scorso al 15 gennaio, con lo scopo di estendere l'informazione su «Garanzia Giovani» verso tutti i potenziali destinatari del programma. La campagna di comunicazione ha compreso diversi passaggi nei cinema, televisioni, radio e social network.
  Inoltre, nell'ambito degli interventi di sostegno all'occupazione giovanile previsti dal Piano operativo nazionale «Iniziativa occupazione giovani», sono previste attività di accompagnamento all'avvio di impresa e supporto allo start up di impresa. Il programma prevede, altresì, un supporto per l'accesso al credito agevolato attraverso la costituzione di un Fondo rotativo nazionale a cui le regioni possono eventualmente aderire. Tale Fondo rappresenta lo strumento agevolativo attraverso il quale verrebbero finanziate, mediante prestiti a tasso zero, le iniziative di autoimprenditorialità e di autoimpiego attivate dai NEET. A tale scopo, il Ministero ha individuato Invitalia quale soggetto attuatore del Fondo.
  Nell'ottica di migliorare l'efficacia di «Garanzia Giovani», sulla base delle prime esperienze finora registrate, il Ministero ha attivato una fase 2, finalizzata ad attivare la possibilità di colloqui a distanza per via telematica, estendere il bonus occupazionale all'apprendistato professionalizzante, rivedere i criteri per l'attribuzione del bonus stesso, coinvolgere le reti e le piattaforme ICT per rendere più facile il matching tra domanda e offerta di lavoro e di formazione, rafforzare la collaborazione con scuole e università.
  In proposito, informo che il Ministero ha elaborato un nuovo decreto, che introduce la possibilità di cumulare il bonus di «Garanzia Giovani» con quello sui contributi per i nuovi assunti a tempo indeterminato e l'estensione del bonus occupazionale all'apprendistato professionalizzante.
  Rispetto alla richiesta degli onorevoli interpellanti di conoscere se il Ministero abbia intrapreso iniziative per il coordinamento tra piattaforme digitali, al fine di semplificare le procedure e facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro, informo che il coordinamento tra piattaforme già esiste, in quanto, nell'ambito dei programmi operativi nazionali FSE, è attiva un'area di interventi per la costruzione del sistema informativo integrato lavoro, formazione, politiche attive e passive del lavoro.
  Desidero inoltre evidenziare che la legge n. 183 del 2014, Jobs Act, prevede, al fine di rafforzare il coordinamento e l'efficienza dei servizi per l'impiego, l'istituzione di un'Agenzia nazionale per l'occupazione, con competenze specifiche in materia di servizi per l'impiego, politiche attive e ASPI. Sul punto segnalo che, dopo l'adozione del Jobs Act, nell'ambito dell'iter parlamentare per l'esame del disegno di legge di revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione, è stato approvato un emendamento che ridisegna l'assetto delle politiche attive. Il nuovo testo dell'articolo 117, infatti, riassegna allo Stato la funzione legislativa esclusiva, sia in ordine alla tutela e sicurezza del lavoro, sia alle politiche attive del lavoro.
  Nel frattempo, faccio anche presente che l'articolo 1 della legge di stabilità per il 2015 prevede che, al fine di consentire il regolare svolgimento dei servizi per l'impiego e del Piano «Garanzia Giovani», il Ministero del lavoro è autorizzato, nei limiti di 60 milioni di euro, a valere sul Fondo di rotazione per la formazione professionale e l'accesso al Fondo sociale europeo, a concedere anticipazioni delle quote europee e di cofinanziamento nazionale dei programmi a titolarità delle regioni cofinanziati dall'Unione europea con i fondi strutturali.
  Per la parte nazionale, le anticipazioni sono reintegrate al Fondo a valere sulle quote di cofinanziamento nazionale riconosciute per lo stesso programma a seguito delle relative rendicontazioni di spesa.
  Sempre in ordine al rafforzamento dell'efficacia di «Garanzia giovani», informo che sono state intraprese e concluse specifiche sessioni formative finalizzate a trasferire Pag. 8agli operatori dei servizi per il lavoro, gli elementi principali del programma «Garanzia giovani».
  Per quanto riguarda il servizio civile nazionale, esso rappresenta – come è stato ricordato – un'azione innovativa prevista nel programma «Garanzia giovani». Infatti, pur non trattandosi espressamente di uno strumento finalizzato a combattere la disoccupazione giovanile, il servizio civile contribuisce in modo significativo sia a reinserire i giovani nel circuito dell'istruzione e della formazione, sia ad innalzare il livello delle loro competenze e, quindi, elevare in modo significativo i livelli di occupabilità degli stessi. Evidenzio che, allo stato, sono stati messi a bando e selezionati 5.504 giovani, di cui 1.000 già avviati al servizio civile in data 16 marzo; altri 1.000 partiranno in data 8 aprile per arrivare a completare il numero entro il prossimo mese di maggio.
  È stato risolto anche proprio ieri il nodo dell'avvio al servizio civile in «Garanzia giovani» e tutti i giovani che hanno effettuato la registrazione entro i termini previsti dal bando partiranno entro maggio.
  Da ultimo, ricordo che, sempre entro il mese di maggio, verrà emanato un nuovo bando per la presentazione di progetti che consentiranno l'avvio al Servizio civile di almeno altri 3.117 giovani; numero suscettibile anche di aumento sulla base della riallocazione che le regioni faranno delle loro risorse, riallocazione da effettuare entro il prossimo 30 aprile.
  Informo ancora che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine di migliorare il rapporto tra gli enti istituzionali con le scuole secondarie di primo e secondo grado, le Università e i centri di formazione professionale sta avviando specifiche iniziative. In particolare, il progetto Fixo di Italia Lavoro, che gode di un finanziamento di 32 milioni di euro, si pone l'obiettivo di potenziare le attività volte a supportare la qualificazione dei servizi di orientamento e placement di scuole, centri professionali e università per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.
  Inoltre il Ministero sta intraprendendo ulteriori azioni volte al coinvolgimento dei vari social network che si occupano di matching tra domanda ed offerta di lavoro.
  Riguardo alla possibilità dell'istituzione di tirocini internazionali, il programma «Garanzia Giovani» prevede la possibilità di realizzare tirocini in mobilità geografica, sia in ambito nazionale che transnazionale per favorire esperienze formative e professionali al di fuori del proprio territorio.
  Segnalo, altresì, che sono in corso di valutazione alcune proposte avanzate da talune parti sociali, quali ad esempio il passaggio della misura «Garanzia giovani» dal regime del de minimis a quello in esenzione, oppure l'utilizzo in via diretta dei tirocini extracurricolari delle università come modalità di attivazione dello stesso programma.
  Da ultimo, preciso che il Governo ha proposto in sede europea di rendere strutturale il programma, legandolo all'intero ciclo di programmazione comunitaria, affinché divenga un programma stabile per rafforzare l'occupabilità e contrastare la disoccupazione giovanile.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ascani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Bonomo ed altri n. 2- 00827, di cui è cofirmataria.

  ANNA ASCANI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario in particolare anche per quest'ultima precisazione riguardo alla richiesta di rendere strutturale il programma «Garanzia giovani», cosa che abbiamo chiesto sin dall'inizio. Lo ringraziamo per aver risposto puntualmente a tutte le domande che abbiamo fatto, in particolare sulla questione del monitoraggio settimanale e del matching.
  Lo ringraziamo, inoltre, per aver risposto sul bonus occupazionale e sulla collaborazione fondamentale con scuole e università.
  Altro punto che riteniamo essere positivo è sicuramente il fatto che si tengono insieme il Jobs Act, le modifiche alla Pag. 9Costituzione, previste in fase di discussione, e il programma «Garanzia giovani». Ci auguriamo che questo percorso continui ad essere svolto insieme.
  Quindi, ci dichiariamo soddisfatti, pur mantenendo due tipi di perplessità: la prima riguarda la valutazione, caso per caso, dei giovani iscritti al servizio civile, sebbene il sottosegretario ci abbia detto che la questione è stata risolta proprio nelle ultime ore, ma chiediamo, comunque, particolare attenzione proprio per evitare che alcuni giovani restino esclusi; la seconda riguarda il peso della formazione non sul complessivo delle regioni ma sulle singole regioni, perché siamo a conoscenza di casi in cui le regioni hanno obiettivamente utilizzato un quantitativo eccessivo dei fondi di garanzia giovani sulla formazione piuttosto che sugli incentivi occupazionali. Crediamo che il programma «Garanzia giovani» debba bilanciare le varie componenti in un senso differente e, quindi, in questo è utile che l'attenzione del Ministero sia molto alta.

(Intendimenti del Governo in ordine alla dichiarazione dello stato di emergenza in Sicilia, alla luce delle eccezionali ondate di maltempo che hanno colpito la regione – n. 2-00882)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ribaudo ed altri n. 2-00882, concernente intendimenti del Governo in ordine alla dichiarazione dello stato di emergenza in Sicilia, alla luce delle eccezionali ondate di maltempo che hanno colpito la regione (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Ribaudo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FRANCESCO RIBAUDO. Grazie, Presidente. L'interpellanza di oggi si riferisce a una richiesta ben specifica che viene dalla Sicilia. Abbiamo avuto in questo inverno, in particolare dalla metà di febbraio ai primi di marzo, un'incessante pioggia che ha fatto registrare 500 millimetri di pioggia sul suolo, cosa che la protezione civile ha valutato essere 6-7 volte in più rispetto alla media stagionale dei precedenti anni. Quindi, una pioggia che ha creato tanti problemi. Li ha creati alle strade provinciali, alla viabilità interna. Li ha creati a tutto il territorio siciliano, un territorio che, ahimè, è un po’ abbandonato a se stesso. Il problema, che in questi mesi abbiamo discusso e che abbiamo inserito anche in diversi provvedimenti di legge, è il dissesto idrogeologico, gli interventi per il dissesto idrogeologico.
  Ebbene, la nostra terra è più martoriata delle altre. Negli ultimi anni non sono stati più erogati i trasferimenti agli enti locali o sono stati ridotti. Noi sappiamo che le province vanno addirittura a scomparire e prima ancora che scompaiano le province stanno scomparendo i trasferimenti. Sappiamo che quest'anno ci sono un miliardo e 200 milioni di tagli, per il prossimo anno 2 miliardi e per il terzo anno ancora, il 2017, 3 miliardi.
  Considerate, volendo fare anche un esempio, la provincia di Palermo: nel 2009 aveva 54 miliardi di trasferimenti; oggi, quest'anno, ne ha 17 e non potrà pagare neanche gli stipendi ai dipendenti e non può chiudere neanche il bilancio. Figuratevi intervenire in quei servizi e in quelle funzioni che le sono attribuite dalla legge: parliamo di viabilità, parliamo di assetto idrogeologico, parliamo di edilizia scolastica, parliamo delle tante funzioni che la provincia aveva.
  Ebbene, i commissari adesso si trovano a gestire – dico i commissari perché in Sicilia la legge non è stata ancora approvata e non sono stati insediati i nuovi organi rappresentativi – semplicemente gli stipendi ai dipendenti.
  Nel frattempo, il territorio, tartassato da queste piogge, crolla, crolla inesorabilmente, e molte popolazioni rimangono addirittura isolate. In questo momento, mentre vi parlo, mi chiamavano perché, finite le piogge, comunque il territorio continua a muoversi per i danni, appunto, causati. Ci sono comuni, quali il comune di Vicari, quello di Campofelice e tutto il corleonese, che sono completamente isolati Pag. 10e dove questa mattina i bambini non vanno a scuola perché non c’è il collegamento con gli assi viari principali.
  Lo abbiamo già chiesto l'altro giorno, con un'interrogazione a risposta immediata durante il question-time, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Gli abbiamo chiesto cosa intendeva fare in questa fase, che definiamo di transizione tra la vecchia provincia e la nuova città metropolitana. Che cosa facciamo con la viabilità di secondo livello, che è stata abbandonata e continua ad essere abbandonata ? Cosa facciamo ? La lasciamo perdere ?
  E tutta la popolazione che vive nell'entroterra ? Adesso, con le città metropolitane, sappiamo che molto sarà concentrato lì: cablaggio, viabilità, servizi innovativi. Ma le aree interne vengono abbandonate, come sono state abbandonate finora. Saranno in condizione i nuovi consorzi di comuni di gestire i servizi e di far fronte anche agli interventi di area vasta ? Infatti, la provincia aveva questa competenza.
  Adesso vedremo cosa succederà con i nuovi consorzi, ma, per prima cosa, occorrono le risorse. Se questo è un problema strutturale, ordinario, dall'altra parte la Sicilia, però, oggi, che si trova con le casse vuote, chiede un intervento straordinario per far fronte a un'emergenza.
  Credo che il Governo, da questo punto di vista, non possa tirarsi indietro. Il Governo deve far fronte ad una popolazione che, in questo momento, vive disagi estremi. Vorrei capire se la Presidenza del Consiglio, e quindi il sottosegretario, nella risposta avranno già considerato questa richiesta della regione Sicilia; poi mi riservo, eventualmente, di replicare.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, per quanto riguarda gli eventi meteoidrologici avvenuti in Sicilia nel periodo 5-8 novembre 2014, si ricorda che, con delibera della giunta regionale n. 329 del 7 novembre 2014, la regione siciliana aveva avanzato richiesta dello stato di emergenza per alcuni territori comunali delle province di Catania e Siracusa, interessati in modo particolare dal passaggio di trombe d'aria e, in subordine, da eventi meteoidrologici.
  Pertanto, in data 25 e 26 novembre, funzionari del Dipartimento della protezione civile hanno effettuato sopralluoghi tecnici, congiuntamente con i referenti del Dipartimento regionale della protezione civile, volti alla verifica dei presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza nelle località indicate da questi ultimi come maggiormente rappresentative in ordine allo scenario di danno, alle condizioni di rischio residuo e al pericolo per la pubblica e privata incolumità.
  Al seguito della citata delibera della giunta regionale, con successiva delibera del 22 dicembre 2014, la regione siciliana ha integrato la citata delibera, estendendo la precedente richiesta dello stato di emergenza per gli eventi meteoidrologici al comune di Lampedusa e Linosa in provincia di Agrigento, ad alcuni comuni della provincia di Messina, nonché ad altri comuni della provincia di Catania e Siracusa, non compresi nella precedente delibera della giunta regionale.
  Di conseguenza, in data 27 e 28 gennaio 2015, sono stati effettuati ulteriori sopralluoghi tecnici congiunti nel territorio della provincia di Messina, unitamente ai colleghi del Dipartimento regionale della protezione civile, nelle località indicate da questi ultimi come maggiormente rappresentative in ordine allo scenario di danno, al rischio residuo e al pericolo per la pubblica e privata incolumità.
  Di entrambe le campagne di sopralluoghi effettuati nei territori delle province di Catania, Siracusa e Messina si riporta qui una sintesi degli esiti. Nel corso dei sopralluoghi tecnici effettuati sono stati riscontrati danneggiamenti generalmente modesti a infrastrutture pubbliche e proprietà private conseguenti al passaggio delle citate trombe d'aria, in particolare in provincia di Catania e Siracusa, e danni, anche in questo caso di modesta entità, Pag. 11conseguenti a eventi meteomarini intensi, smottamenti, frane, allagamenti, soprattutto nel territorio in provincia di Messina.
  A causa delle trombe d'aria in provincia di Catania e Siracusa, lo scenario di danno sembra essere contraddistinto da una concentrazione degli effetti in aree piuttosto circoscritte (Acireale, in Corso Italia, e Catania, quartiere Ognuna) o in alcuni siti produttivi, che, tuttavia, non ha determinato nocumento all'integrità fisica della popolazione né l'interruzione prolungata dell'attività produttiva.
  In provincia di Messina, gli eventi meteoidrologici hanno determinato eventi meteomarini intensi, frane, smottamenti ed allagamenti, senza, tuttavia, comportare il ricorso ad evacuazioni generalizzate, notevoli disagi per la popolazione e rilevanti danni ad infrastrutture pubbliche e private.
  In un numero limitato di Comuni (Taormina, Letojanni, Motta Camastra) sono state rilevate nel corso dei sopralluoghi situazioni di rischio per la pubblica e privata incolumità circoscritte ad aree di limitata estensione, tali da potere essere affrontate dalle autorità locali. In tutti e tre i casi i referenti tecnici sono stati sensibilizzati per le vie brevi a porre in essere i provvedimenti a salvaguardia della popolazione e, successivamente, sono state inviate ai citati comuni specifiche note a firma del capo del dipartimento.
  Per quanto riguarda la quantificazione delle risorse economiche occorrenti per il superamento dell'emergenza, la regione siciliana non ha ancora comunicato in modo dettagliato e analitico per l'intero comprensorio interessato dagli eventi in rassegna gli importi relativi alle voci di spesa indicate dall'articolo 5, comma 2, della legge 24 febbraio 1992.
  Sulla scorta degli elementi tecnici acquisiti, gli eventi del periodo 5-8 novembre 2014 possono essere ritenuti ascrivibili alla fattispecie di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, fronteggiabili dagli enti competenti in via ordinaria e, pertanto, non vi sono i presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza. Con nota n. 11001 del 2 marzo 2015 il capo del Dipartimento della protezione civile ha reso noto gli esiti dell'istruttoria al presidente della giunta della regione siciliana.
  Per quanto riguarda gli eventi meteoidrologici avvenuti, in modo discontinuo, nel periodo compreso fra dicembre 2014 e marzo 2015, si segnala la ricezione di un numero limitato di comunicazioni da parte di amministrazioni comunali interessate: gli effetti di nevicate e eventi atmosferici nel periodo fra il 31 dicembre 2014 e il 3 gennaio 2015; un evento meteorico caratterizzato dalla caduta di grandine, avvenuto in alcuni comuni della provincia di Catania in data 22 gennaio 2015; gli effetti di un evento meteorico che, dal mese di febbraio, ultimo scorso, e con fasi di differente intensità ha interessato in particolare i territori delle province occidentali dell'isola, causando frane e smottamenti.
  Si segnala che ad oggi la regione siciliana non ha avanzato istanza della dichiarazione dello stato di emergenza per nessuno degli eventi avvenuti nel suddetto periodo, propedeutica per l'avvio dell'iter istruttorio previsto ai sensi dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 ottobre 2012, concernente gli indirizzi per lo svolgimento delle attività propedeutiche alle deliberazioni del Consiglio dei ministri e per la predisposizione delle ordinanze di cui all'articolo 5, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modifiche ed integrazioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ribaudo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FRANCESCO RIBAUDO. Presidente, sono insoddisfatto chiaramente, perché mi si dice che la regione non ha avanzato una richiesta. In realtà, non è così, la regione ha adottato, il 12 marzo, la delibera n. 76 per la richiesta di stato di emergenza. Capisco che la burocrazia dal 12 marzo ad oggi, 20 marzo, non consente di far arrivare un atto di emergenza e di urgenza, come questo, da un ufficio all'altro, da un ufficio della Protezione civile, alla Presidenza Pag. 12del Consiglio. Di questo me ne dispiaccio, ma da questo punto di vista credo che, da subito, il sottosegretario, se ne farà carico anche sollecitando ed aiutando questa procedura.
  La ricostruzione meticolosa dei fatti, degli eventi atmosferici dell'inverno, dal novembre fino a gennaio, va bene così, ma io nella mia interpellanza, sottosegretario, ho chiesto un intervento relativo al periodo che va dal 21 febbraio al 7 marzo, perché di quel periodo adesso la Protezione civile ha quantificato i danni, ha mandato già una prima quantificazione e ieri mi è arrivata la richiesta del commissario alle infrastrutture che adesso ha una cognizione più chiara e completa dei danni (solo in provincia di Palermo ci sono 150 milioni di danni alle strade).
  Non parliamo di tutta l'altra vicenda dello sfollamento. Alcune città, alcuni comuni, alcune piccole realtà hanno dovuto subire sfollamenti e addirittura spostamenti degli abitanti. Quindi, il danno c’è, è di una certa consistenza e ricorrono i presupposti dell'articolo 5 della legge n. 225 per dichiarare lo stato di emergenza.
  Quindi, veramente da questo punto di vista, non staremo qui a discutere ancora del perché non arriva. Dobbiamo semplicemente metterci al lavoro affinché la proposta arrivi subito sul tavolo della Protezione civile nazionale e sul tavolo della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Ricordo che in questo momento ci sono comuni che sono completamente isolati. Capisco che i fatti di cronaca di questo momento alla fine hanno rilevanza maggiore, rispetto a comuni che sono isolati e che non riescono a collegarsi con la città. I bambini che non vanno a scuola e famiglie sfollate in Sicilia sono piccola cosa rispetto agli eventi che stiamo vivendo in questi giorni, eventi internazionali, rispetto ai fatti che sono successi in Tunisia.
  Però, Presidente, vorremmo che anche la Sicilia, anche i siciliani, anche i cittadini di tanti piccoli comuni dell'entroterra siciliano – ma non solo dell'entroterra siciliano – quando c’è un evento di emergenza, in qualche modo abbiano un punto di riferimento e si sentano parte di uno Stato che interviene prontamente. In questo caso non c'entra la richiesta di assistenzialismo, che è venuta negli anni passati e che viene spesso avanzata da parte dei territori. In questo caso c’è un problema di calamità, di emergenza, che va affrontato così come lo Stato lo ha affrontato in tutti i territori e per tutti i territori e a favore di tutte le realtà, quando succedono queste cose. Proprio il nostro territorio non può essere discriminato.
  Guardate, è vero, la struttura e l'organizzazione interna della Protezione civile poteva avere anche la possibilità di eseguire degli interventi, ma lo poteva fare se avesse avuto le risorse. Risorse non ce ne sono, non ne ha. Non c’è un euro. Il direttore della Protezione civile mi diceva che ha 100 mila euro per fare 100 milioni di interventi. Come si fa ? Non si può dare una risposta neanche all'emergenza.
  Allora, credo che questo Stato dovrà fare la sua parte. Ci attiveremo e ringrazio il sottosegretario se lo farà anche lui da subito. Forse non è responsabilità neanche del Governo di per sé come organo politico, chiaramente, se non ha ancora sul tavolo la richiesta. Però serve anche come esperienza. Dopo otto giorni che si è chiesta l'emergenza non può essere un'emergenza che viene dimenticata. Se è emergenza, è emergenza e si interviene subito, altrimenti non avrebbe senso.
  Quindi, saremo in questi giorni a monitorare e a controllare. Ringrazio il sottosegretario, ringrazio il Presidente del Consiglio, con i quali per via anche informale avevo ieri annunciato questa richiesta dello stato di emergenza, per la quale c’è sensibilità. Io penso che lo Stato italiano non si tirerà indietro.

(Iniziative per garantire il diritto al lavoro delle persone disabili nelle pubbliche amministrazioni – n. 2-00873)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Argentin ed altri n. 2-00873, Pag. 13concernente iniziative per garantire il diritto al lavoro delle persone disabili nelle pubbliche amministrazioni (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Argentin se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, sottosegretario, questa, secondo me, è una domanda che spesso ci rivolgiamo e ci chiediamo: che cosa effettivamente la pubblica amministrazione, oltre a legiferare, fa concretamente per l'assunzione delle persone disabili, così come prevedono le leggi sulla disabilità n. 68 e n. 165, le quali parlano appunto di adempienza da parte della pubblica amministrazione delle persone che vivono una situazione di disabilità e non solo, quindi di invalidità civile ?
  Questi invalidi, come lei mi insegna, possono essere non solo invalidi civili, ma anche invalidi di guerra, invalidi del lavoro, sordi, ciechi e tutte le persone iscritte alle categorie protette attraverso la legge n. 68 del 1999. Attraverso una mia indagine molto veloce e molto diretta, ho preso consapevolezza che da parte dei nostri Ministeri e del nostro Governo non c’è una piena applicazione della legge n. 68 del 1999 e soprattutto non c’è la concreta attenzione per quanto concerne le pratiche che si dovrebbero svolgere. In altre parole, sembra che ancora non sia chiaro, ad esempio, che, così come dicono il cosiddetto «decreto del fare» e la legge n. 104 del 1992, all'articolo 20, c’è la possibilità di assumere persone non più con la necessità di avere la sana e robusta costituzione.
  Così come è necessario immaginare che le persone con disabilità potrebbero pesare molto meno all'interno del nostro Stato e, quindi, della comunità, se invece di percepire una pensione di invalidità che costa a tutta la cittadinanza, potessero avere l'opportunità di diventare produttivi. Circa questo concetto, presente nel decreto legislativo n. 165 del 2001 e ribadito nel provvedimento sulla semplificazione, nel cosiddetto «decreto del fare» e nella legge madre dell'inserimento al lavoro, che è la legge n. 68 del 1999, non mi è chiaro per quale motivo non lo applichiamo, non siamo adempienti.
  E, poi, le dico una cosa: quando la legge n. 68 del 1999, ma anche il decreto legislativo n. 165 del 2001, prevedono nella pubblica amministrazione l'assunzione delle persone con disabilità, se questo non avviene, partono delle sanzioni. Il Governo e tutti i dipartimenti del Governo, ma soprattutto i Ministeri, non hanno sottoposto nessuna attenzione a questa forma di sanzioni. E siccome queste sanzioni dovrebbero essere, non solo pagate, ma applicate per dare risposta, credo che sarebbe molto importante applicarle.
  Comunque, le domande che le faccio brevemente sono essenzialmente due: quali sono i numeri reali delle persone con disabilità assunte e quanti sono, quindi, questi lavoratori e se è auspicabile immaginare delle misure urgenti che vadano, laddove non c’è assunzione, a provvedere per far sì che questo avvenga nel modo più veloce possibile.
  Prima di interrompermi, ci tengo a farle presente che io sono entrata alla Camera con l'ultimo Governo Berlusconi e da Berlusconi, a Monti, a Letta, nessuno ha saputo darmi questi numeri, pur avendoli più volte richiesti e pur avendo più volte richiamato l'importanza di questo valore perché, altrimenti, essere qui a legiferare, come lei mi insegna, non avrebbe senso.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con il presente atto parlamentare l'onorevole Argentin e gli altri onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione del Governo sulle assunzioni obbligatorie dei disabili nelle pubbliche amministrazioni.
  Com’è noto, il decreto-legge n. 101 del 2013 è intervenuto in materia di collocamento obbligatorio, prevedendo, al comma Pag. 146 dell'articolo 7, l'obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di rideterminare il numero delle assunzioni obbligatorie delle categorie protette sulla base delle quote e dei criteri individuati dalla normativa vigente e in particolare dalla legge n. 68 del 1999.
  Effettuata questa ricognizione, ogni amministrazione è obbligata ad assumere a tempo indeterminato un numero di lavoratori pari alla differenza tra il numero come rideterminato e quello allo stato esistente, anche in soprannumero rispetto alle dotazioni organiche e in deroga ai divieti di nuove assunzioni previsti dalla legislazione vigente.
  In virtù di quanto disposto dall'articolo 7, comma 7, del decreto-legge n. 101 del 2013, il Dipartimento della funzione pubblica e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per quanto di rispettiva competenza, monitorano l'adempimento del predetto obbligo di assunzione.
  Alla luce delle novità introdotte, il Dipartimento della funzione pubblica, con circolare del 30 dicembre 2014, ha fornito chiarimenti e indicazioni operative, condivisi con il Ministero che rappresento, diretti a garantire l'attuazione delle disposizioni in materia di collocamento obbligatorio dei disabili nelle pubbliche amministrazioni.
  In particolare, al fine di semplificare l'attività di monitoraggio sull'attuazione della legge n. 68 del 1999 nel settore pubblico, è stata espressa la necessità che le amministrazioni procedano alla compilazione e all'invio del prospetto informativo anche nei casi in cui, rispetto all'ultimo prospetto inviato, non siano intervenuti cambiamenti nella situazione occupazionale, tali da modificare l'obbligo o da incidere sul computo della quota di riserva.
  È stato, altresì, chiarito che i datori di lavoro pubblici con sedi territoriali devono garantire un'omogeneità geografica delle assunzioni obbligatorie a livello nazionale, cosicché la quota complessiva delle relative assunzioni sia il più possibile distribuita, con apposita ripartizione, in modo omogeneo su tutte le regioni e le province.
  Ciò premesso, in ordine al quesito posto dagli interpellanti, tenuto conto della relazione presentata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n. 68 del 1999, relativa agli anni 2012 e 2013, si può stimare che il numero di persone con disabilità assunte nelle pubbliche amministrazioni è superiore a 60 mila, considerata la mancata comunicazione dei dati da parte di numerose province.
  Voglio, inoltre, sottolineare che, al fine di rendere effettiva la tutela del diritto al lavoro dei disabili, è stato avviato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in collaborazione con il Dipartimento della funzione pubblica, uno specifico monitoraggio, relativo all'adempimento dell'obbligo di assunzione presso le pubbliche amministrazioni. I risultati del monitoraggio non sono ad oggi disponibili, in quanto la trasmissione dei dati da parte delle pubbliche amministrazioni è ancora in corso. Sul punto, si assicura che, in raccordo con il Dipartimento di funzione pubblica, tali dati verranno comunicati, non appena disponibili.
  Concludo, sottolineando il massimo impegno del Governo per la tutela del diritto fondamentale al lavoro delle persone disabili, anche nell'ambito degli interventi in attuazione della legge n. 183 del 2014 (Jobs Act). Ricordo, infatti, che, l'articolo 1, comma 3, lettera g) della stessa legge individua, tra i criteri e i principi cui dovrà attenersi il Governo nell'esercizio della predetta delega, «la razionalizzazione e revisione delle procedure e degli adempimenti in materia di inserimento mirato delle persone con disabilità, al fine di favorirne l'inclusione sociale, l'inserimento e l'integrazione nel mercato del lavoro».

  PRESIDENTE. L'onorevole Argentin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ILEANA ARGENTIN. Grazie sottosegretario, mi ritengo soddisfatta in parte, per quanto da lei detto, nel senso che sono assolutamente importanti le cose che ha dichiarato e sono certa che l'uomo di sensibilità, Pag. 15quale è lei, e il Governo che rappresenta riusciranno sicuramente a trovare una strada di uscita per questo annoso e gravosissimo problema. Le chiedo, però, un'attenzione forte a non mollare la presa su questa argomentazione, perché, vede, abbiamo parlato di 60 mila soggetti e mi chiedo se siano, quelli, i disabili lievi, cioè belli e forti, o se siano realmente persone con disabilità. Il vero problema, infatti, è che poi cerchiamo sempre, all'interno delle assunzioni, persone giustamente produttive, però non lasciamoci neanche ingannare dalle percentuali e cerchiamo di rivederle: questo lo dico con umiltà, ma con grande serenità mentale, perché poi, dietro la percentuale, quasi sempre si nascondono professionalità e capacità che altrimenti non si potrebbero.
  Lo stesso Presidente del Consiglio Renzi ha fatto presente più volte che, dietro persone anche con deficit gravissimi, potremmo avere risposte che neanche possiamo immaginare. Pertanto dico che anche nelle selezioni, in base alla normativa, senza chiedere né di più né di meno, sia posta attenzione e voglia di accogliere ciò che per diritto è dovuto e questo sia un principio fondamentale. Mi fermo qui. Sono sicura – ripeto – che riusciremo a superare questa difficoltà ma l'unico limite che non riesco a capire – qui le chiedo veramente una spiegazione – è per quale motivo non riusciamo a far rispondere tutti gli enti locali. Facciamo una pressione su questi: è scorretto, visto che abbiamo centinaia di incontri di Stato-regioni, eccetera, che queste persone si esimano dall'adempiere alle proprie responsabilità e poi chi sbaglia paghi, chi non assume le persone disabili deve pagare perlomeno una sanzione, sia pure un fatto simbolico ma è un fatto che assume un rilievo sociale e culturale.

(Iniziative volte a fronteggiare i danni causati dagli eccezionali eventi atmosferici che hanno recentemente interessato la regione Toscana – n. 2-00894)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fanucci ed altri n. 2-00894, concernente iniziative volte a fronteggiare i danni causati dagli eccezionali eventi atmosferici che hanno recentemente interessato la regione Toscana (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Fanucci se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, colleghe, illustrissimo sottosegretario Bobba, la situazione per la regione Toscana è particolarmente grave e ci impone un'attenzione e un tono solenne rispetto a quanto accaduto in occasione del 5 marzo, un giorno a dir poco brutale per il nostro territorio che ha portato vittime, morti e migliaia e migliaia di cittadini hanno subito i danni del maltempo: raffiche di vento che hanno portato il governatore Rossi della regione Toscana a definirlo un vero e proprio uragano. Seppur non rientrando nella definizione dei meteorologi, abbiamo avuto la possibilità di definirlo tale per quanto riguarda le conseguenze che questo maltempo ha determinato sul nostro territorio, per i cittadini così come per le imprese, così per i morti che purtroppo ha causato. Tutto il territorio toscano risulta gravemente colpito. La Versilia è in ginocchio così come la provincia di Arezzo, Prato e Lucca dove purtroppo, come dicevo, si contano anche vittime tra cui Sauro Tortelli, schiacciato da un masso mentre percorreva la strada che da Lucca collega la Garfagnana. La situazione del settore vivaistico della provincia di Pistoia è forse tra tutti i settori quello che più colpisce: in termini di danno è stato quantificato intorno ai 300 milioni di euro, il settore florovivaistico inteso non soltanto come vivaismo ma anche florovivaismo legato alla Val di Nievole e in particolare alla comunità che ruota intorno al comune di Pescia. I disagi per i cittadini sono numerosi, ingenti. Hanno portato addirittura a paragonare quanto accaduto solo a quello che è stato vissuto nella guerra mondiale per la montagna pistoiese. Abbiamo avuto un black-out di energia elettrica Pag. 16per una settimana. Pensate cosa vuol dire vivere senza energia elettrica per una settimana. Pensate alle aziende che hanno dovuto sobbarcarsi costi ingentissimi per affittare dei generatori elettrici da altre regioni e da altri territori e chi non ha avuto questa possibilità ha dovuto chiudere i battenti. I cittadini per questo periodo addirittura sono dovuti emigrare, soprattutto gli anziani hanno avuto gravissime difficoltà. Senza contare i comuni e le scuole chiuse per settimane. Abbiamo dovuto trovare alloggi e sistemazioni assolutamente emergenziali e ancora oggi abbiamo gli amministratori comunali in rivolta, in difficoltà e sofferenza. A loro mi voglio rivolgere con affetto e voglio parlare di loro in prima persona: a Matteo, sindaco di Prato, che non ha dormito per giorni per rincorrere e riparare i danni causati dal maltempo. A Samuele, sindaco di Pistoia, che ha fatto i salti mortali per gestire le infinite problematiche legate alle tante aziende del suo territorio che hanno dovuto chiudere i battenti.
  A Ferdinando, sindaco di Montale, costretto a chiudere le scuole e a dover effettuare un vero e proprio salto mortale per garantire la continuazione delle scuole in altri plessi, in altri edifici, in altre situazioni assolutamente emergenziali. E, infine, a Marzia, sindaco di un piccolo comune, di Massa e Cozzile, che ha 7 milioni di euro nel cassetto, che non riesce a spendere ed impiegare per sistemare le scuole e il campo sportivo danneggiati dal maltempo, perché, effettivamente, il Patto di stabilità le impedisce di effettuare queste spese; quindi, ha chiuso con un'ordinanza scuole e centro sportivo.
  Proprio per questo, chiediamo al Governo, da sempre sensibile alle esigenze e alle istanze degli amministratori locali e dei deputati che oggi sono qui e rappresentano queste istanze, di fare qualcosa, fare qualcosa nei limiti del bilancio pubblico – sappiamo le difficoltà che il bilancio pubblico oggi ha – per dare un segnale. Questa non è una calamità: è per la Toscana «la» calamità, un evento che non si verificava da duecento anni a questa parte; una portata unica, che richiede un intervento di portata unica da parte del Governo.
  Quindi, ci rimettiamo veramente alla vostra sensibilità, alla nostra sensibilità, di questo Parlamento, e all'impegno per cercare di dare una mano ai tanti cittadini, alle tante imprese, ai tanti amministratori locali coinvolti da questo grave dramma.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con riferimento all'atto di sindacato ispettivo concernente l'oggetto sollevato dall'onorevole Fanucci, si forniscono i seguenti elementi informativi: i gravi eventi meteorici caratterizzati da vento di eccezionale velocità ed intensità che hanno colpito la regione Toscana il 5 marzo ultimo scorso per i quali viene chiesto al Governo se lo stesso intenda dichiarare lo stato di emergenza, allentare il Patto di stabilità e quali misure preveda di adottare per il ripristino dello stato di normalità.
  Come citato nelle premesse dell'interpellanza, con proprio decreto, n. 41 del 5 marzo 2015, il presidente della regione Toscana, Rossi, ha dichiarato lo stato di emergenza regionale per tutto il territorio, rinviando ad una successiva delibera di giunta l'individuazione delle misure da adottare e i comuni interessati. Tale delibera è in fase di adozione e stanzia 3 milioni di euro per i soggetti privati danneggiati ed individua 246 comuni interessati dall'evento. Dalle interlocuzioni effettuate, per le vie brevi, con la menzionata amministrazione regionale, risulta che il presidente della regione sia in procinto di richiedere la dichiarazione dello stato di emergenza, per il momento non ancora pervenuta.
  Naturalmente, solo a seguito di tale richiesta, che dovrà contenere le informazioni tecniche previste dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 ottobre 2012, gli uffici preposti del Dipartimento Pag. 17si attiveranno per gli accertamenti ed i sopralluoghi da effettuare in situ, propedeutici per avallare la citata richiesta e per determinare l'eventuale misura del finanziamento da proporre al Consiglio dei ministri in sede di deliberazione dello stato di emergenza, al fine di consentire di fronteggiare i primi interventi urgenti.
  Il Governo intende assicurare che vi sarà la massima attenzione per poter corrispondere in tempi brevi alle richieste della regione e ridurre così lo stato di disagio della popolazione colpita da tali eventi calamitosi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Donati ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Fanucci ed altri n. 2-00894, di cui è cofirmatario.

  MARCO DONATI. Grazie, Presidente, colleghi, illustrissimo sottosegretario, devo dire che sono soddisfatto, perché c’è una disponibilità da parte del Governo ad attivarsi: nelle premesse che ha sottolineato l'onorevole Fanucci è emersa la gravità della situazione e dei fatti che hanno colpito pesantemente la Toscana.
  Ha ricordato prima una vittima – ha fatto benissimo l'onorevole Fanucci – che solo la fortuna che l'evento si sia verificato nelle prime ore della mattina, quando ancora molte persone non attraversavano le strade, non utilizzavano le strade per muoversi, per gli spostamenti o, addirittura, peggio ancora, le scuole non erano ancora aperte, ha evitato danni ben peggiori. Noi ci faremo subito portatori nei confronti del presidente Rossi di una richiesta affinché arrivi subito la dichiarazione di stato di emergenza, così come previsto dal decreto-legge n. 225 del 1992, perché è veramente necessario far ripartire alcuni comuni che sono stati severamente danneggiati, li ha ricordati bene, prima, l'onorevole Fanucci.
  Io ho avuto anche la possibilità, assieme al Ministro Boschi, di visitare alcuni luoghi che sono stati colpiti da raffiche di vento che addirittura hanno toccato i 140 chilometri orari; ho avuto modo di parlare con alcuni imprenditori che hanno dovuto interrompere la propria produzione, saranno sottoposti al pagamento di alcune penali, perché i propri fornitori non sono in grado di aspettare; ci sono danneggiamenti ad imprese manifatturiere, a imprese, come ricordavo prima, del settore vivaistico di Pistoia, oltre che a tantissime imprese del settore agroalimentare; pesantemente colpite anche le zone tabacchifere, danni che, tra l'altro, avevano interessato non solo la Toscana, che è oggetto di questa interpellanza che infatti è stata sottoscritta anche da tanti colleghi di altre regioni che colgo l'occasione per ringraziare. Ricordo, per esempio, le zone tabacchifere della Valtiberina o anche del nord dell'Umbria.
  Vi sono imprese che faranno fatica a ripartire, così come faranno fatica a ripartire molti dei comuni che hanno subito danneggiamenti e che hanno dovuto eliminare completamente dal proprio piano delle opere pubbliche degli interventi, perché dovranno affrontare interventi di ripristino della viabilità che è stata pesantemente danneggiata dagli alberi caduti; oltretutto, anche la segnaletica stradale, che è elemento importantissimo per la sicurezza, è stata completamente spazzata via in alcuni luoghi.
  Quindi, noi ci faremo sicuramente portatori della richiesta nei confronti del presidente Rossi, perché è necessario che questa richiesta che lui aveva annunciato arrivi prima possibile e nel frattempo speriamo che le misure che lei ha citato e ricordato nel suo intervento, di tre milioni di euro, possano servire per le prime urgenze.
  In questo momento, mentre noi stiamo parlando, fuori da qui c’è un'eclissi di sole, sottosegretario. La speranza è che non cali alcuna eclissi sulle tante imprese e i tanti cittadini che sono stati colpiti da una pesantissima calamità che li ha colpiti ancora più nell'animo. E non è l'unica, purtroppo della Toscana, negli ultimi anni, anche se – ha citato bene l'onorevole Fanucci – forse, in questo momento, è «la» calamità naturale.
  Ho ascoltato con attenzione, prima di me, i colleghi in altre interpellanze, sappiamo Pag. 18che i problemi del Governo sono molteplici; ho ascoltato con attenzione l'onorevole Ribaudo, quindi, sono a conoscenza dei grandi danneggiamenti che ha subito anche la regione Sicilia, a fronte di altre problematiche legate sempre ad eventi meteorologici, però, ecco, mi fa piacere, sottosegretario, che lei abbia colto i problemi nella sua risposta e, se la regione Toscana si muoverà rapidamente, sono sicuro che il Governo darà l'attenzione che in questo momento questa regione merita.

(Iniziative volte a tutelare l'economia italiana dai potenziali rischi legati alla svalutazione dell'euro e al prospettato aumento dell'inflazione, in relazione alle politiche monetarie della Banca centrale europea – n. 2-00898)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sorial ed altri n. 2-00898, concernente iniziative volte a tutelare l'economia italiana dai potenziali rischi legati alla svalutazione dell'euro e al prospettato aumento dell'inflazione, in relazione alle politiche monetarie della Banca centrale europea (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Sorial se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
  Il Viceministro Casero stava qua, ho parlato con il Viceministro Casero ventidue secondi fa... chiedo scusa, onorevole Sorial...
  Ecco, il Viceministro è rientrato, prego, onorevole Sorial.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, se migliaia di cittadini ogni benedetto weekend, o meglio, per citare un film, ogni maledetta domenica, vanno in giro per le piazze a raccogliere le firme per poter permettere ad altri cittadini di votare, di decidere se effettivamente rimanere nell'euro o meno, è una posizione lecita, è una posizione che sponsorizziamo, è una posizione in cui fortemente credo. Credo soprattutto nel fatto che le persone possano decidere che cosa fare della propria economia, possano decidere cosa fare e come avere una propria moneta.
  Ma non è più solo una posizione politica, è anche naturalmente una posizione che è suffragata da fatti, da dati e da alcune situazioni che si verificano non solo nel nostro Paese, ma anche in Europa e in tutte quelle istituzioni finanziarie europee che in qualche modo stanno dimostrando che questa posizione è più che valida. Parlo soprattutto di quelle istituzioni, di tutti quei luoghi dove ormai non si parla che di moneta se non da un punto di vista tecnico. Effettivamente i numeri dimostrano come quella che veniva utilizzata come scusa per non cambiare moneta, per non avere una propria moneta nazionale, con una banca che sia una banca prestatrice di ultima istanza, ossia la svalutazione dell'euro, ormai – come abbiamo visto da numerosi dati – effettivamente c’è, c’è stata e probabilmente continuerà ad esserci.
  Da maggio 2014 ad oggi l'euro si è svalutato progressivamente di più di 14 punti percentuali, arrivando ultimamente al crollo verticale di ben 8 punti percentuali nei primi mesi del 2015 – come lei sa –, quasi alla pari con il dollaro, anche e soprattutto per l'operazione del quantitative easing da parte della Banca centrale europea e per la riduzione dei tassi di interesse.
  Sembra, allora, che la svalutazione dell'euro sia considerata la soluzione alla crisi e a tutti i mali del nostro Paese, perché dovrebbe produrre effetti positivi sull'economia dell'eurozona da due principali punti di vista: secondo gli economisti, da un lato, dovrebbe incrementare le esportazioni e, dall'altro, produrre l'aumento dell'inflazione, dovuto all'incremento dei prezzi dei prodotti importati, tra cui le materie prime, in particolare il petrolio.
  Però sappiamo bene che, per quanto riguarda le esportazioni, l'Italia esporta per circa il 40 per cento all'interno dell'area euro e inoltre il contesto è tutt'altro che favorevole ad una ripresa dell’export anche al di fuori dell'eurozona. Lo sappiamo Pag. 19benissimo, perché abbiamo visto e conosciuto le sanzioni contro la Russia, e gli Stati Uniti puntano a ridurre il proprio deficit con l'estero. Le esportazioni, quindi, difficilmente possono essere un traino per quella che voi continuate a chiamare crescita e che noi vorremmo invece si chiamasse sviluppo sostenibile.
  Chi sta da anni traendo vantaggio dell'euro debole per esportare, anche ben oltre i limiti imposti dalle regole del six pack, è la Germania, che da tempo dovrebbe limitare le esportazioni ed espandere la propria domanda, ma non lo fa, anche perché la Commissione europea non si decide ancora a sanzionare i tedeschi per il loro eccesso di export, visto che nelle regole dovrebbe essere così.
  Per quanto riguarda l'aumento dell'inflazione, a livello tecnico dovrebbe andare a contrastare la deflazione, ma, in sé e per sé, l'inflazione importata potrebbe essere di modesta entità, perché i prezzi nei Paesi industrializzati sono relativamente poco sensibili all'aumento dei costi delle importazioni e, soprattutto, potrebbe avere sull'economia reale un effetto recessivo, non espansivo. Ossia, se i prezzi aumentano a causa dell'aumento dei costi delle importazioni, la domanda in generale non ne può certo beneficiare; anzi, visto che i consumatori si ritroverebbero a fare i conti con prezzi più alti, ma con le stesse entrate di prima, con ogni probabilità potrebbero ridurre i loro già bassi consumi, senza calcolare che in tutto questo quadro poi c’è una crescente tassazione, che riduce ancora di più il valore di quelli che sono i salari degli italiani.
  Se guardiamo fuori, secondo la Banca centrale giapponese, Bank of Japan, dopo il fallimento della recente svalutazione dello yen, se si esclude il boom del primo trimestre 2014, l'inflazione buona ed efficace in prospettiva è solo quella che scaturisce dagli aumenti salariali. In realtà, sembra quindi che tutto vada contro quello che da anni i Governi continuano a dire sull'euro.
  Poi introduciamo un altro fattore, un fattore nuovo, il quantitative easing, che non è un piano esente da problemi, come dichiarato di recente dallo stesso Mario Draghi, che dichiarò: «Siamo consapevoli che le nostre misure possono comportare alcuni rischi alla stabilità finanziaria».
  Allora, secondo i maggiori economisti, uno degli effetti collaterali inevitabili del quantitative easing è una bolla finanziaria che potrebbe risolversi anche solo con un impatto minimo sui consumi e un aumento del grado di diseguaglianza tra ricchi e poveri. In linea teorica, quindi, i tassi d'interesse negativi dovrebbero spingere, da un lato, a consumare di più e, dall'altro, invece, a indirizzare gli investimenti verso attività più rischiose, presumibilmente più vicine all'economia reale; ma questo non è certo, perché dipende dal comportamento delle banche.
  Il quantitave easing di per sé non è sufficiente a creare moneta e a generare inflazione: la liquidità creata dalla Banca centrale europea può rimanere nel circuito finanziario e alimentare una pericolosa bolla speculativa; oppure può iniziare a fluire nell'economia reale, ma solo se le banche, attraverso l'attività creditizia, la trasformano in aggregati monetari per l'economia spendendola, quindi, trasferendola a qualcuno, impresa o commerciante, che sia in grado di investirla in attività reali e in lavoro e quindi di riversarla su quella che è l'economia reale; altrimenti, sarebbe l'ennesima transazione finanziaria, che non porta alcun beneficio all'economia che viviamo tutti noi, ogni giorno, che non è quella finanziaria, ma è quella quotidiana e reale.
  La parte più delicata del quantitative easing o di una parziale monetizzazione del debito non sta nelle fasi iniziali, ma nella sua conclusione, fase estremamente complessa anche quando il malato risponde positivamente alle cure: queste sono le dichiarazioni di alcuni economisti. E ancora: le bolle speculative alimentate dal quantitative easing devono essere sgonfiate lentamente per evitare che scoppino e travolgano l'economia reale. Il problema potrebbe, quindi, sorgere se la BCE non avesse il tempo di aspettare i fondamentali, ad esempio, perché l'inflazione riparte, ma l'economia reale no.Pag. 20
  Allora, quello che siamo qui a chiedere con il MoVimento 5 Stelle e che sono qui a rappresentarle, è sapere se effettivamente il Governo abbia pienamente valutato e compreso gli effetti di quanto descritto finora e in che modo intenda intervenire, affinché i rischi della svalutazione dell'euro messi in evidenza possano essere prevenuti – visto che voi continuate a dire che è un rischio – e il Paese venga tutelato nel caso in cui le previsioni più negative degli economisti dovessero rivelarsi giuste. Altrimenti il senso semplicemente sarebbe quello di tornare effettivamente ad una moneta che si svaluta, così come si è svalutato l'euro, ma che ci permetta di svincolarci da tutta una serie di regole che l'euro si è portato appresso: tutta una serie di regole contabili a cui l'euro ci ha costretto pienamente, mettendoci in un angolo, non permettendoci di fare tutti quegli investimenti produttivi, che invece con una moneta nazionale, con una moneta emessa da una banca pubblica nazionale prestatrice di ultima istanza, potremmo assolutamente fare.
  Quello che mi interesserebbe sapere è anche se il Governo si sia attivato per garantire che gli effetti del quantitative easing siano il più possibile positivi, quelli sull'economia reale, e se dunque le risorse messe in campo vengano effettivamente trasmesse all'economia quotidiana, quella reale, e non vadano invece ad alimentare la pericolosa bolla finanziaria di cui ho parlato prima.
  In quale modo – vorrei sapere – il Governo intenda adoperarsi affinché la svalutazione e il previsto aumento dell'inflazione non abbiano ricadute sui consumi, già decisamente bassi a causa della crisi, e in che modo abbia intenzione invece di sostenere l'economia reale e i consumatori che, con queste ristrettezze economiche, si trovano a dover affrontare sempre di più prezzi che nei loro confronti sono più alti, proprio perché il valore dei loro stipendi è sempre più basso.
  Vorrei sapere se e in che modo il Governo intenda promuovere l’export italiano, affinché la svalutazione della moneta europea possa davvero apportare dei benefici anche all'economia italiana; se in qualche modo ci siano pressioni a livello a europeo, perché quelle sanzioni che noi continuiamo a ricevere vengano anche applicate a quegli Stati, come la Germania, che poi non rispettano alcune regole sull’export, e se il Governo stia predisponendo misure per affrontare la fase conclusiva del quantitative easing, che è la più delicata ed è quella che veramente potrebbe ancor di più stravolgere l'economia reale del nostro Paese, che è sotto una morsa che arriva dai mercati finanziari, arriva da una moneta che si porta dietro dei vincoli troppo stringenti, per cui non possiamo in alcun modo fare nessun tipo di investimento produttivo, che sono gli investimenti che servono al Paese. Sono quegli investimenti che ci permettono di spendere per i cittadini senza subito determinare un fattore moltiplicativo importante, ma che permetterebbero di rimettere in piedi questo Paese attraverso quella che viene definita la spesa buona, che sono gli investimenti per esempio nell'ambito del dissesto idrogeologico, nell'ambito del sociale, nell'ambito della scuola pubblica e nell'ambito di tutti quei settori che abbiamo descritto anche con quella che abbiamo presentato durante la vostra legge di stabilità, ossia la nostra finanziaria «buona», che era una contro-legge di stabilità, che permetteva, per l'appunto, di investire in tutti questi settori, dare lavoro e rimettere in piedi il Paese.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Sorial ed altri, si chiede quali iniziative si intendano intraprendere per garantire che gli effetti del programma di quantitative easing, recentemente avviato dalla BCE, siano il più possibile positivi per l'economia reale del nostro Paese, evitando che le stesse possano alimentare una pericolosa bolla finanziaria.
  Al riguardo, si fa presente che un primo canale attraverso il quale la svalutazione Pag. 21dell'euro avrà effetti – poiché si è inizialmente chiesto quali effetti avrà la svalutazione dell'euro – sarà quello di fornire uno stimolo rilevante alle esportazioni. Tali effetti sono già visibili sia nei dati delle esportazioni, sia in quelli degli ordinativi dall'estero, soprattutto nei confronti degli Stati Uniti. Infatti, le maggiori esportazioni funzioneranno da stimolo all'economia, accelerando il processo di ripresa che era già in atto e che si basava su una stabilizzazione della domanda interna verificatasi negli ultimi mesi del 2014.
  Anche sulla base dei dati forniti dall'ISTAT, l'economia evidenzierà segni di ripresa avendo già dato, dal punto di vista dell'occupazione, segnali positivi ancor prima della piena operatività dei provvedimenti legati al Jobs Act.
  Il programma di quantitative easing, oltre a determinare un generale miglioramento delle condizioni finanziarie tramite l'acquisto di BTP detenuti nel portafoglio del settore bancario, allenta i vincoli e libera risorse, rendendo più facile agli istituti di credito finanziare l'economia reale. La migliore garanzia che il citato programma non si traduca in bolle speculative e in aumenti inflattivi che vadano a solo vantaggio di alcune categorie di cittadini è rappresentata dalla politica di riforme strutturali in atto. Ad esempio, le iniziative volte ad introdurre maggiore concorrenza e a determinare una maggiore efficienza del settore bancario messe in atto dal Governo italiano tendono ad incrementare i flussi di credito verso le famiglie e le imprese e a favorire a condizioni più vantaggiose per i beneficiari.
  Il quadro di riferimento in cui interviene il programma di quantitative easing della Banca centrale europea è per alcuni significativi aspetti diverso da quello giapponese citato nell'interpellanza. Infatti, in Giappone si è verificata un'espansione monetaria a prescindere da un processo di riforme strutturali. In tali circostanze i rischi di frenata dell'economia legati al venire meno degli stimoli espansivi sono maggiori, come maggiori sono i rischi del verificarsi di bolle speculative.
  Nel caso europeo il quantitative easing interviene contestualmente ad una fase di riforme strutturali, che stanno aumentando il potenziale di crescita e di carenza di domanda legata anche ai provvedimenti fiscali intrapresi da diversi Stati membri. In queste condizioni la politica monetaria agisce da volano per la crescita, potenziando l'impatto delle riforme.
  In particolare, nel corso del 2014 nell'area dell'euro l'inflazione, anche al netto delle componenti più volatili, come energia e alimentari, si è portata al di sotto della definizione di stabilità dei prezzi (che consiste in un tasso di crescita al di sotto, ma vicino, al 2 per cento) e l'attività economica ha progressivamente perso slancio. Sono aumentati i rischi di un disancoraggio delle aspettative di inflazione e dell'avvio di una spirale deflattiva.
  Per rispettare il suo mandato, il Consiglio direttivo della BCE ha ridotto a più riprese i tassi ufficiali, che in settembre sono scesi intorno allo zero. In giugno, il Consiglio ha inoltre annunciato l'avvio delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine e in settembre quello di un programma di acquisto di strumenti finanziari (il famoso ABS) emessi in seguito alla cartolarizzazione di crediti bancari a imprese e famiglie e di obbligazioni bancarie garantite, con l'obiettivo di favorire il credito all'economia reale e di stimolare la crescita attraverso un aumento della dimensione del bilancio dell'Eurosistema.
  Nel gennaio 2015, il Consiglio ha ritenuto insufficiente lo stimolo monetario conseguito mediante le misure di politica monetaria adottate fra giugno e settembre 2014, benché le citate misure abbiano contribuito a ridurre significativamente i costi di indebitamento del settore privato. In particolare, i tassi attivi praticati dalle banche alle imprese, l'ammontare complessivo di liquidità immessa nel circuito economico è stato inferiore alle attese iniziali e non ha dato luogo a una sufficiente espansione della dimensione del bilancio dell'Eurosistema.Pag. 22
  Le aspettative di inflazione continuavano a segnalare un ritorno su valori prossimi al 2 per cento soltanto su orizzonti molto lunghi.
  Per tali ragioni e data l'impossibilità di ridurre ulteriormente i tassi ufficiali, il Consiglio ha deciso di ampliare la dimensione del programma di acquisto di titoli per le finalità di politica monetaria, includendovi anche quelli pubblici. Gli acquisti di titoli pubblici e privati da parte della Banca centrale influenzano l'attività economica e l'inflazione attraverso diversi canali.
  I rendimenti dei titoli pubblici e privati oggetto dell'intervento determineranno un primo effetto sull'economia, poiché lo spostamento verso il basso della struttura dei rendimenti di mercato comporterà a sua volta un miglioramento delle condizioni di offerta del credito e stimolerà gli investimenti.
  L'aumento della liquidità e la riduzione dei tassi di interesse favoriscono inoltre il deprezzamento del cambio (canale del tasso di cambio); ciò contribuisce a innalzare l'inflazione, evita il radicarsi di aspettative di deflazione e fornisce un ulteriore stimolo all'attività economica.
  Gli investitori utilizzeranno la liquidità aggiuntiva per riequilibrare il loro portafoglio verso altre attività finanziarie più redditizie, non direttamente interessate dagli interventi della Banca centrale, trasmettendo così l'impulso monetario a un ampio ventaglio di strumenti di finanziamento del settore privato.
  L'incremento del valore della ricchezza delle famiglie indotto dall'aumento dei prezzi delle attività finanziarie e, in prospettiva, di quelle reali potrà riflettersi in una maggiore crescita dei consumi.
  L'annuncio di un'espansione significativa delle dimensioni e della composizione del bilancio dell'Eurosistema potrà anche accrescere la fiducia del pubblico, stimolando consumi e investimenti, e sostenere le aspettative di inflazione.
  Il programma di acquisto di titoli include, oltre agli ABS e alle obbligazioni bancarie garantite, anche i titoli emessi dai Paesi membri dell'area dell'euro, da alcune agenzie pubbliche dell'area e da talune istituzioni europee. La dimensione complessiva del programma ammonta a 60 miliardi di euro al mese. Gli acquisti saranno effettuati sul mercato secondario e proseguiranno fino alla fine del mese di settembre del 2016 e comunque fino a quando l'andamento dell'inflazione nell'area dell'euro non risulterà coerente con l'obiettivo di politica monetaria.
  Gli interventi aggiuntivi rispetto a quelli effettuati nell'ambito dell'ABSPP e del CBPP3 riguarderanno obbligazioni con vita residua compresa tra 2 e 30 anni, inclusi i titoli di Stato indicizzati all'inflazione o a cedola variabile. L'Eurosistema pubblicherà con frequenza settimanale il valore aggregato degli acquisti aggiuntivi e con frequenza mensile informazioni sulla durata residua dei titoli acquistati per Paese degli emittenti.
  Al fine di non distorcere il processo di formazione dei prezzi di mercato e di evitare ostacoli all'eventuale applicazione di clausole d'azione collettiva, gli acquisti dovranno rispettare la regola del 25 per cento del valore della singola emissione e quella del 33 per cento del debito emesso da ciascun Governo nazionale dell'area dell'euro, agenzia pubblica situata nell'area dell'euro o istituzione europea. Il rispetto di entrambe le soglie sarà valutato tenendo conto delle consistenze complessive detenute dall'eurosistema anche per finalità differenti da quelle di politica monetaria.
  Le obbligazioni oggetto del programma dovranno possedere i requisiti per essere accettate come garanzia nelle operazioni di rifinanziamento dell'eurosistema. La lista delle istituzioni internazionali e sovranazionali e delle agenzie localizzate nell'area dell'euro i cui titoli potranno essere oggetto del programma di acquisti è pubblicata sul sito della BCE.
  Pertanto, come vede l'interpellante, c’è un'azione di controllo e propositiva su questi interventi. Gli interventi sono sicuramente positivi e riguardano un'azione di politica economica più espansiva che ha deciso l'Unione nel suo insieme per fare Pag. 23fronte ai fenomeni deflazionistici che sono stati citati e che hanno colpito l'area europea negli ultimi anni.
  Quindi, il rischio inflazionistico non esiste e anzi questi strumenti dovranno portare il nostro Paese a uscire dall'area di deflazione che sta colpendo l'Europa, attraverso l'intervento congiunto di incremento dei consumi interni e incremento delle esportazioni.
  Mi sembra giusto anche sottolineare il fatto che le azioni di ristrutturazione dei bilanci e di contenimento della spesa pubblica non sono legate solo alla partecipazione all'euro, ma sono legate alla necessità di uniformare i bilanci degli Stati partecipanti all'Unione verso politiche economiche e di risanamento dei bilanci che devono portare ad avere una spesa pubblica a sostegno dell'economia reale complessiva e che non crei, invece, fenomeni di spesa pubblica improduttiva, che ha portato agli aumenti dei debiti pubblici, che in questo momento gravano pesantemente su alcuni Paesi dell'Unione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Sorial ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, la BCE, la Banca centrale europea, dovrebbe forse fare il quantitative easing per i cittadini, non il quantitative easing per le banche.
  Sarebbe bello se mi intestassi io questa affermazione, ma in realtà arriva da persone molto più preparate di me, da professori ed economisti dell'università di Oxford e semplicemente quello di cui vogliono parlare è una sorta di reddito di cittadinanza europeo, che è l'unico modo, un quantitative easing per i cittadini, per fare ripartire l'economia. Il quantitative easing per i cittadini sarebbe il vero, unico e reale bazooka per i consumi e l'inflazione. Perché ci dicono questo ? Perché anche noi abbiamo fin da subito detto questo ? Per il semplice motivo che la storia ci insegna. La storia ci ha insegnato in passato, come è accaduto con le varie precedenti misure, i vari LTRO, che le banche, soffocate da una montagna di sofferenze pari, in questo momento, a quasi 181 miliardi di euro, preferiranno reinvestire la liquidità non nell'economia reale ma in tutte quelle attività finanziarie che, in realtà, servono alle banche stesse, servono, in un qualche modo, per garantire la sopravvivenza e la sussistenza del sistema bancario e finanziario. Anche per questo rispettare la normativa sui requisiti di capitale, sui quali vigila la stessa Banca centrale europea nella nuova funzione di supervisore, va paradossalmente a disincentivare proprio quella che è l'attività di erogazione del credito che la politica monetaria, a parole, si propone di rilanciare.
  Quello che, quindi, la storia ci insegna è il fatto che, ancora una volta, questa tipologia di misure andrà ad aiutare le banche che, in un qualche modo, utilizzeranno tutti questi sistemi per salvaguardarsi, invece di fare credito e invece di riversare questo strumento, che era un possibile bazooka ma che ora rimane solo un fiammifero acceso, per potere riversare liquidità nell'economia reale. Le banche non trasmettono ora – e purtroppo non lo faranno, e ne abbiamo avuto la dimostrazione negli anni – la liquidità a famiglie e piccole e medie imprese. Non fa più parte della loro vision, della loro mission. Hanno cambiato completamente il sistema di operare sul territorio. Non ci sarà alcuno stimolo a consumi e investimenti e, soprattutto, nessun significativo impatto sull'inflazione. In realtà, la liquidità si riverserà completamente sui mercati finanziari, andando a incrementare ulteriormente il giro di affari delle banche e della finanza e, quindi, quei rischi, di cui parlavo prima, delle bolle speculative e di tutta quella instabilità che, invece, ha creato e creerà il quantitative easing.
  Insomma, il QE rischia di essere semplicemente una misura a solo vantaggio di banche e finanza, che potrà aiutare le grandi società che si finanziano sui mercati di capitali, ma non di certo tutte quelle piccole e medie imprese che tutti noi qui, in Aula, sistematicamente ribadiamo che sono il fulcro, che sono l'essenza Pag. 24del nostro Paese ma che poi sistematicamente, all'interno di questa stessa Aula, non si aiutano.
  Come più volte dichiarato dallo stesso Draghi, la politica monetaria continuerà ad essere inefficace se non sarà accompagnata da politiche fiscali espansive a sostegno della domanda interna, che oggi in Italia non c’è. L'Unione europea di certo non offre via d'uscita, perché l'espansione della spesa pubblica è costretta, invece, nella camicia di forza di tutti quei vincoli di bilancio che la moneta europea si è portata dietro, costringendoci, quindi, a non fare più nessun tipo di investimento produttivo per il Paese.
  Purtroppo, Viceministro, quella di cui ci rendiamo conto è l'ennesima vittoria tedesca. È l'ennesima vittoria di un mercato finanziario che guarda soprattutto alle banche tedesche. È semplice, perché la BCE ha dovuto, ancora una volta, piegare la schiena alla Cancelleria tedesca ed è passato quello che tutti definivano «il quantitative easing alla tedesca», nel quale ad assumersi i rischi non sono le banche centrali nazionali, che comprano i rispettivi debiti, ma in gran parte saranno gli Stati. Tutto questo per spegnere la preoccupazione secondo cui sarebbero i tedeschi a pagare i debiti altrui. I Paesi cosiddetti «virtuosi» non potranno essere chiamati a subire le perdite legate ad un ipotetico default di qualche Stato membro. È uno scudo, quindi, nei confronti di eventuali uscite dall'euro.
  C'era una cosa banale che si poteva fare fin da subito e che abbiamo proposto fin da subito, ossia rendere il quantitative easing una reale opportunità per i cittadini e per l'economia, diversa dalle solite speculazioni finanziarie. La BCE poteva introdurre la condizione che le banche riutilizzassero la liquidità per acquistare titoli di Stato a 5 anni, rigorosamente a tasso zero, per finanziare in modo diverso, innovativo ed etico, il bilancio pubblico.
  Titoli di Stato che, nella fattispecie, noi intendevamo liberi da quei tassi di interesse che in quattro anni ci sono costati oltre 300 miliardi di euro e che rappresentano l'ennesimo strumento per trasferire ricchezza dalle tasche dei cittadini a banche, speculatori e pochi privilegiati. Questo permetterebbe di indirizzare la liquidità nell'unico canale che funziona quando la trasmissione della politica monetaria ha smesso di funzionare, ossia la spesa pubblica, che, negli ultimi anni, è stata drasticamente ridotta, tagliando i servizi essenziali e non gli sprechi, con effetti devastanti per l'economia.
  Con i 90 miliardi di euro raccolti in questo modo lo Stato italiano poteva realizzare una misura che avrebbe un impatto straordinario sull'economia: il reddito di cittadinanza per almeno cinque anni. Questa la nostra controproposta: la BCE mette liquidità e contribuisce a ridurre ulteriormente i tassi di interesse, le banche finanziano la spesa senza specularci, lo Stato risparmia miliardi in interessi e fornisce un vero sostegno ai consumi e all'economia reale, cosa che in questi cinque anni la politica monetaria non è ancora riuscita a fare.
  Reddito di cittadinanza per i cittadini, un quantitative easing per i cittadini, un reddito di cittadinanza europeo. Una misura che rilancerebbe costumi e rilancerebbe, soprattutto, la domanda interna, perché, dando direttamente soldi a queste fasce della popolazione, che costituiscono ormai la stragrande maggioranza della popolazione, li riverserebbero nell'economia reale di tutti i giorni, creando un fattore moltiplicativo che permetterebbe al Paese di ritornare veramente a respirare.
  Così non è, e purtroppo ce lo ha detto anche lei nella sua risposta, citando anche le mitologiche riforme strutturali che, secondo Draghi, dovrebbero accompagnare il quantitative easing, che, però, non possono essere fatte sulla pelle dei cittadini, che, invece, aspettano investimenti pubblici in settori strategici e nel welfare.
  Non vi è una vera crescita senza abbattimento delle disuguaglianze e senza un piano credibile di investimenti, e questo non si chiamerà più crescita, ma si chiama sviluppo sostenibile, riducendo questo margine, riducendo questo gap tra le varie fasce della popolazione, togliendo chi ci Pag. 25specula e, invece, riportando la liquidità ai veri cittadini e alla vera economia reale.
  Con il Piano Juncker, con il quantitative easing, non si va da alcuna parte. Duemila miliardi di titoli pubblici in giro per l'Europa con tassi negativi: chi glielo dice alla Bundesbank che dovrà, forse, accumulare perdite per comprare titoli tedeschi in territorio negativo ? La Germania non vuole mai perderci e finora ha vinto solo la Germania in Europa, favorendo alcune sue manovre.
  Il quantitative easing va accompagnato con un piano serio di interventi pubblici e defiscalizzazione, impossibile in un Paese che vede gonfiarsi il costo delle opere pubbliche del 40 per cento per colpa di chi, tra venti minuti, verrà a riferire in Aula, ossia Ministri del suo Governo, di quei Lupi, di quegli Incalza, che sulla spesa pubblica hanno mangiato.
  Si parlò, tra l'altro, ad un certo punto – lei, forse, se lo ricorderà meglio di me – di Incalza con un ruolo nella Banca europea degli investimenti. Si parlò di quel funzionario, che ha fatto tanto danno al nostro Paese, per poter accedere a una quantità di risorse ancora più grande di quella che era disponibile per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, andando alla Banca europea degli investimenti, trovandosi un plafond da utilizzare ancora più grande e, probabilmente, galvanizzando ancora di più il danno che ha già creato nel nostro Paese.
  Proprio l'istituzione, la Banca europea degli investimenti, che dovrebbe sorreggere il Piano Juncker ! Il Governo vuole affidare a questa gente il rilancio non solo del Paese, ma del continente intero: Juncker, che è conosciuto come l'amico degli evasori, e Incalza, colui grazie al quale, fra pochi minuti, sentiremo le dimissioni del Ministro Lupi.
  La vera iniezione di liquidità, in Italia, purtroppo non l'ha fatta il Piano Juncker, non la fa il quantitative easing, ma l'hanno fatta queste persone che sono nel suo Governo, che la liquidità se la sono intascata e l'hanno messa direttamente nei loro interessi, nelle loro tasche. Per questo, ancora una volta, invitiamo tutti i cittadini a respirare, a tornare a vedere un futuro migliore e a permettere ad altri cittadini di decidere cosa fare della propria economia, permettendo a tutti di votare un referendum per l'uscita dall'euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto omnicomprensivo statale Ciampoli-Spaventa di Atessa, in provincia di Chieti, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
  Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 11, con lo svolgimento di un'informativa urgente del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in relazione alle vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni dirigenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ai cantieri delle «grandi opere».

  La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 11.

Informativa urgente del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in relazione alle vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni dirigenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ai cantieri delle «grandi opere».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in relazione alle vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni dirigenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ai cantieri delle «grandi opere».
  Dopo l'intervento del Ministro, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi.

Pag. 26

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori Ministri, sono qui per un atto di estremo riguardo verso il Parlamento, di cui sono membro da quattordici anni, dal 2001. Essendo, inoltre, stato per due volte Vicepresidente di quest'Aula, so che questo è il luogo in cui devo compiere il gesto che mi accingo a fare. Il Parlamento è il luogo del consenso, che rappresenta la sovranità del popolo. Il Parlamento è il luogo del potere, perché da qui emana la fiducia per il Governo e per il mio Ministero. Il Parlamento è il luogo della responsabilità, il luogo, quindi, dove rendere conto dell'esercizio del potere affidatomi e dei suoi risultati.
  Sono, quindi, pronto a rispondere di ciò che ho fatto in questi ventidue mesi, da quando ho giurato per la prima volta davanti al Presidente della Repubblica. E ringrazio l'allora Presidente del Consiglio Enrico Letta per avermi dato la fiducia. Mi ritengo anche obbligato a non far cancellare in tre giorni tutto ciò che in questi ventidue mesi è stato fatto con il lavoro mio, dei miei collaboratori, di tutti i funzionari del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che con me hanno lavorato per il Paese, dai più alti dirigenti ai marinai della Guardia costiera, che sono stati impegnati in prolungate, rischiose e meritorie azioni di salvataggio in mare di migranti.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, io sono qui per rivendicare il ruolo decisivo della politica nella guida del nostro Paese. Non sono qui per difendermi da accuse che non mi sono state rivolte. Non invoco garantismo nei miei confronti, perché non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Ciò che mi chiama qui davanti a voi, doverosamente qui davanti a voi, non è una responsabilità giudiziaria, ma giustamente una responsabilità politica, per le scelte politiche che ho fatto alla guida del mio Ministero, del Ministero che mi è stato affidato.
  Le cronache degli ultimi tre giorni parlano di quasi due anni di indagine, di migliaia di pagine con i contenuti delle intercettazioni telefoniche e della decisione di non indagarmi perché, a fronte di tanto materiale investigativo, i pubblici ministeri – non io, che ben sapevo di non aver commesso nulla di illecito – non hanno ravvisato nulla nella mia condotta che potesse essere perseguito.
  Sento, quindi, il dovere di rispondere alla responsabilità politica che mi sono assunto con le mie scelte, ma anche il dovere di raccontare, di spiegare e di ricordare ciò che in questi ventidue mesi è stato fatto e, come è giusto che sia, di fronte ai primi esiti delle indagini in corso, le doverose e necessarie riflessioni dei cambiamenti da fare. Parlerò allora di questo: delle ragioni per cui ho confermato Ercole Incalza alla guida della struttura tecnica di missione fino al 31 dicembre 2014, delle ragioni per cui ritengo immotivate e strumentali le accuse a livello personale che mi sono state mosse.
  Partiamo, allora, dalle gradi opere. Come Ministro delle infrastrutture, io sono artefice della loro realizzazione, ma anche custode del valore – del valore – che le grandi opere ricoprono per il Paese, per la sua crescita, per la sua competitività internazionale. Ho assistito, in questi ventidue mesi, a un prolungato scontro tra giudizio e pregiudizio, diventato incandescente nelle ultime settantadue ore. Io vorrei portare qui davanti a tutti voi e anche alle persone che mi stanno ascoltando oggi la testimonianza testarda dei fatti. «Questo è il fatto» – diceva Bulgakov ne «Il maestro e Margherita» – «e il fatto è la cosa più testarda del mondo».
  Vorrei oggi presentarvi elementi fattuali per permettervi di esprimere un giudizio che possa sconfiggere anche il più ostinato dei pregiudizi e mi scuserò se alcuni fatti contraddiranno le opinioni.
  Il primo obiettivo e il primo risultato della politica delle infrastrutture che ho perseguito è stato lo sblocco delle grandi opere, che i nostri cittadini chiedono e che finora erano realizzate solo a segmenti.
  Abbiamo elaborato un'intelligente e selettiva applicazione della legge obiettivo, che non è una legge criminogena come ho sentito dire. Selezione doverosa e necessaria, che ha permesso di elaborare un Pag. 27disegno strategico dell'infrastrutturazione del Paese che colleghi l'Italia nelle sue direttrici: nord-sud, est-ovest. Abbiamo prodotto una selezione delle reti di interesse europeo e abbiamo sviluppato una strategia di collegamento dei nodi di interconnessione tra le reti stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali.
  È noto a tutti che una delle anomalie con cui anche le grandi opere sono state realizzate negli ultimi dieci anni è che le grandi opere e le grandi reti non erano collegate ai nodi. Il paradosso in cui viviamo in questo Paese è che abbiamo realizzato fortunatamente l'alta velocità, ma l'alta velocità non ha collegato i tre grandi aeroporti internazionali: Fiumicino, Malpensa e Venezia.
  Sulla legge obiettivo, allora, nessun problema ? No, non sono così ingenuo. Nella seduta del 21 maggio 2013 presso l'VIII Commissione della Camera, dicevo testualmente: «Il difetto della vecchia legge obiettivo era di mettere in programma 750 opere, mentre si potrebbero individuare (...) nel raccordo con le regioni, le opere principali». Dicevo inoltre: c’è bisogno di una nuova legge obiettivo che possa individuare i nodi strategici infrastrutturali del Paese, le grandi aree metropolitane, immettere nuove risorse, accelerare i tempi di realizzazione delle opere, garantire la massima trasparenza e ripensare alla figura del general contractor”. E, in parte, questo è già stato fatto e si vedrà ancora di più con grande evidenza e in maniera organica dal prossimo Allegato infrastrutture del Documento di economia e finanza, già determinato nelle sue linee principali, dove la selezione delle opere infrastrutturali prioritarie per il Paese sarà drastica.
  La struttura tecnica di missione è stata – e nelle mie intenzioni deve continuare ad essere – lo strumento tecnico-operativo per la realizzazione di questa visione. È grazie alla legge obiettivo e alla struttura tecnica di missione che i nostri cittadini possono andare in 45 minuti da Milano a Torino, in 3 ore da Milano a Roma, in un'ora e 10 minuti da Roma a Napoli e da lì a Battipaglia. L'alta velocità ferroviaria ha cambiato il modo di viaggiare degli italiani, come e forse più dell'Autostrada del Sole. Sono stati soldi e risorse ben spesi ed è un disegno strategico da completare, da Torino fino a Trieste, da Battipaglia fino a Reggio Calabria, da Napoli a Bari, da Palermo a Messina, a Catania, inclusa la velocizzazione delle linee adriatiche fino a Lecce.
  La mia difesa della struttura tecnica di missione non era la difesa acritica dello status quo o del ruolo di un alto dirigente dello Stato, che pure ho apprezzato, ma dello strumento, assolutamente migliorabile, con il quale questo disegno può continuare ad essere perseguito all'interno del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  I motivi che mi hanno indotto a non rimuovere Ercole Incalza dall'incarico di capo della struttura tecnica di missione, posto che occupava quel ruolo a seguito di procedura selettiva pubblica e con scadenza il 31 dicembre 2015, risiedono nel fatto che, a seguito di un'approfondita istruttoria della sua posizione e anche su sollecitazioni più volte fatte qui in Parlamento da parte del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle, ho potuto verificare come Incalza, nei vari procedimenti penali che lo hanno interessato, non ha subito alcuna decisione di condanna, neanche per i casi che si sono conclusi per prescrizione del reato, né alcun procedimento disciplinare sotto la responsabilità dei Ministri che mi avevano preceduto.
  Ritengo questo un elemento oggettivo necessario per una persona che, come me, crede nello Stato di diritto e nella presunzione di innocenza. So che non tutti in quest'Aula condividono questo principio di civiltà giuridica, ma io su questo preferisco rimanere della mia opinione (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
  Ercole Incalza ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico con nota del 17 dicembre 2014, anziché al 31 dicembre 2015, e, contrariamente a quanto è stato riportato, anche da due interrogazioni parlamentari, a lui non è stato assegnato alcun incarico di consulenza al Ministero.Pag. 28
  Ricordo, inoltre, per rispetto di quest'Aula e di tutti i colleghi parlamentari, che gli emendamenti discussi nel dibattito sulla legge di stabilità non riguardavano la singola persona o la proroga dell'incarico di Ercole Incalza, ma la continuità dell'azione amministrativa della struttura tecnica di missione – per impedirne l'automatica decadenza – e, quindi, la continuità dei lavori.
  C’è qualcosa da cambiare ? Certo ! Era mio preciso intendimento rivisitare la disciplina normativa vigente in materia appalti e concessioni, in sinergia con l'ANAC, e di affrontare alcune tematiche sensibili come l'approvazione delle varianti, sulla cui anomalia mi sono soffermato più volte in tutte le audizioni presso le Commissioni parlamentari, e la nomina del direttore dei lavori in caso di affidamento a general contractor, tant’è che a questo hanno fatto seguito dei fatti.
  Il 29 agosto 2014 il Consiglio dei ministri ha approvato, su mia proposta, il disegno di legge delega, volto al riordino della materia, «riforma del codice degli appalti»; oggi, 20 marzo 2015, il disegno di legge delega è ancora in Commissione al Senato, dove dopo sette mesi si sono appena concluse le audizioni.
  Obiettivo della mia azione era anche il rilancio del settore dei lavori pubblici, non solo delle grandi opere, ma anche delle piccole e medie, con interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di reti, ponti, viadotti, gallerie, strade ferroviarie, lo sblocco dei cantieri nei piccoli comuni, le risorse destinate alle ristrutturazioni scolastiche, gli interventi di natura fiscale e di agevolazione dell'accesso del credito nel settore dell'edilizia.
  Perdonatemi, a proposito di fatti, i dati dell'ANCE riferiscono che finalmente qualcosa si sta muovendo anche nel settore che ha subìto drammaticamente la crisi: un aumento del 3,6 per cento nelle compravendite di immobili nel 2014 rispetto al 2013, un aumento del 7,1 per cento solo nell'ultimo trimestre. Dimostrano che cosa, questi dati, oltre al fatto che anche i bandi di gara dei lavori pubblici rivelano un aumento, nel 2014, del 30,4 per cento, nonché un aumento del 18,3 per cento in valore ? Dimostrano che la politica, che questo Governo e questa maggioranza hanno messo in essere in questi anni, inizia a dare i suoi risultati.
  Con il decreto del fare, il decreto «sblocca Italia», le due leggi di stabilità, tra grandi, medie e piccole opere, e interventi di manutenzione, in questi due anni abbiamo mobilitato risorse per 14,2 miliardi di euro. Non elenco, perché il tempo è tiranno, anche le risorse che abbiamo giustamente affidato alle piccole opere, alla manutenzione straordinaria di reti e viadotti, alla riqualificazione degli edifici scolastici, ai piccoli comuni.
  Abbiamo realizzato un'opera di trasparenza che ha visto pubblicare tutti i dati sui collaudi delle grandi opere, l'elenco delle opere incompiute, abbiamo consegnato al Parlamento – e sono pubblicati sul sito del Senato – tutti gli atti di fonte ministeriale sulle concessioni autostradali e sulle convenzioni tariffarie.
  A proposito di rotazione dei dirigenti: come tutto il Governo, con il raccordo del Ministro Madia, ha fatto, non solo è avvenuta la rotazione, ma nel mio Ministero per la prima volta è avvenuta la rotazione per i provveditori alle opere pubbliche.
  È una politica infrastrutturale eterodiretta, come ho letto ? È incentrata solo sulle grandi opere ? La ragione rappresentata dai fatti è più forte delle opinioni. Basta una ricognizione degli stanziamenti e delle norme procedurali varate nei ventidue mesi in cui ho ricoperto la carica del Ministero, per dare facilmente conto della netta prevalenza di interventi di piccole e medie dimensioni diffusi sul territorio, rispetto alle disposizioni e anche agli stanziamenti che hanno riguardato la legge obiettivo. Basti un esempio: abbiamo sottratto risorse finanziarie alle grandi infrastrutture con il Fondo revoche e le abbiamo destinate all'affronto dell'emergenza abitativa, abbiamo rifinanziato dopo anni il Fondo affitti, abbiamo costituito il Fondo per la morosità incolpevole e destinato 500 milioni di euro al recupero Pag. 29degli alloggi popolari, destinando per le «politiche della casa» la cifra complessiva di 2,7 miliardi di euro.
  Ho voluto lasciare per ultimo il tema che considero più importante e che ho chiesto di inserire tra le priorità del Piano nazionale delle riforme, e cioè la sollecita approvazione del disegno di legge delega, di cui ho già parlato, di recepimento delle direttive appalti e concessioni 2014/23/UE, 2014/24/UE24 e 2014/25/UE dell'Unione europea. Si tratterà di un'occasione davvero unica per rafforzare la qualificazione degli operatori e semplificare il quadro normativo.
  In questo sommario bilancio, concedetemi una parentesi per rivendicare, a nome di tutto il Governo, la felice conclusione non di una scelta programmatica, ma di un'azione che è riuscita a risolvere l'emergenza occupazionale di 13 mila persone e il rilancio di una azienda strategica per il nostro Paese e per la nostra economia: sto parlando di Alitalia, che, dal baratro della possibile consegna dei libri in tribunale, è passata oggi a competere sul mercato del settore aereo internazionale.
  Veniamo ora agli addebiti per una mia presunta condotta personale inopportuna. Credo che sia evidente a tutti quanti – e sia evidente quanto sia inverosimile – che un amico di famiglia da quarant'anni abbia potuto solo pensare di accreditarsi a me regalandomi un vestito.
  Quanto a mio figlio, ho detto e ribadisco che non ho mai fatto pressioni con chicchessia per procurare un lavoro a mio figlio. L'intercettazione, strumentalizzata a questo fine, in cui chiedo all'ingegner Incalza di vedere mio figlio, venuto a trovarmi a Roma, per dargli consulenza e suggerimenti, documenta invece che ho proposto a mio figlio, ingegnere appena laureato, come farebbe qualsiasi padre, la possibilità di incontrare una persona di grande esperienza che potesse consigliarlo nella scelta da fare. La decisione di Incalza di telefonare a Stefano Perotti non può coinvolgere la mia responsabilità.
  Conosco la famiglia Perotti dal 2001. È abitudine mia passare, come è stato dimostrato, le festività di Sant'Ambrogio, prima di Natale, con la mia famiglia e con la sua. Conoscono, i Perotti, mio figlio sin da piccolo: che bisogno avrei avuto di chiedere a Incalza di intercedere per lui ? Se fosse stata mia intenzione – e non lo era e non lo avrei mai fatto – avrei molto più facilmente potuto farlo io e non l'ho fatto.
  Mio figlio lavora in America, dove è approdato dopo che la società di ingegneria e architettura SOM, al termine di uno stage di sei mesi gli ha offerto un'assunzione. Mio figlio, contrariamente a quello che pensa qualcuno che ritiene sempre di ricostruire dei retroscena, è stato mandato alla SOM di San Francisco dal Politecnico di Milano, non da altri. Qui ha lavorato alla tesi di laurea per laurearsi con 110 e lode nel dicembre 2013. Nel gennaio 2014 la SOM gli ha fatto un'offerta di lavoro. Lui ha chiesto il permesso di lavoro per gli Stati Uniti che è arrivato dopo un anno. Scaduta la prima lettera di employment, all'arrivo del permesso, la SOM gliene ha inviata un'altra: il 2 marzo mio figlio è partito per l'America e da lunedì prossimo sarà dipendente della sede SOM di New York. Nell'anno passato ha accettato l'offerta di una collaborazione a partita IVA – 1300 euro nette al mese – dalla società Mor di Genova, legata a Stefano Perotti.
  Di fronte alle polemiche italiane, dopo due giorni di telefonate e richieste di informazione da parte dei media, la società americana SOM ha emesso un comunicato stampa in cui ricostruisce la vicenda e spiega perché ha assunto mio figlio: semplicemente perché lo considerano bravo, come credo che debba avvenire per tutte le persone che vengono assunte nel nostro Paese e per tutte le opportunità che devono essere offerte a tutti i giovani di questo Paese.
  Quanto al regalo per la sua laurea – un orologio del valore di circa 3.500 euro – l'avessero regalato a me, l'ho già detto, l'avrei rifiutato, nonostante la mia vecchia amicizia con i Perotti. I Perotti l'hanno regalato a mio figlio, che conoscono bene ben prima della mia nomina a Ministro, in un'occasione importante come la laurea. Pag. 30Io non gli ho chiesto di restituirlo. Se questo è stato il mio errore, lo ammetto.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, arriviamo alla decisione assunta in piena coscienza e in base ai valori che hanno determinato e guidato il mio impegno politico all'idea di servizio alle istituzioni che ne consegue. A sole 72 ore dai fatti c’è la presa d'atto della necessità della mia scelta che sto compiendo e la mia comunicazione al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica, dimettendomi a 72 ore dai fatti e non a 72 giorni.
  Ho avuto l'onore di ricoprire un incarico prestigioso, di servire con dignità la nostra Costituzione – la Costituzione, tra l'altro, dice: «con disciplina ed onore» – essendo pronto in ogni momento a rinunciarvi. Ho sempre pensato che la politica non sia un mestiere o una professione ma passione al servizio del bene comune.
  La mia prima reazione suggerita da molti, da tanti colleghi parlamentari di opposizione e di maggioranza, da tanti amici, da tante persone comuni è stata: non ho fatto nulla, non ho fatto nulla, perché dovrei dimettermi ? Perché devo lasciare proprio in un momento in cui il tuo lavoro sta iniziando a dare i sui frutti, il tuo Governo sta iniziando a cambiare il Paese come lo voleva cambiare ? Perché devi lasciare nel momento in cui l'utilità per la gente, le imprese, i giovani che vengono assunti inizia a vedersi concretamente realizzata ?
  Ma con il passare delle ore la scelta che dovevo fare – ripeto: dovevo fare – non poteva che essere quella che ho sempre fatto nella vita: paragonare la ragione per cui ho deciso di fare politica con la scelta che dovevo fare.
  Questo è quello che bisogna fare nella vita: siamo uomini politici, ma «uomini» è il sostantivo, la sostanza politica è l'aggettivo. E l'uomo agisce sempre per uno scopo; e lo scopo della politica è servire il bene comune. Se questo passo indietro può essere un modo per prendere una nuova rincorsa, per ridare valore alle istituzioni, che ho sempre servito, per rafforzare l'azione del nostro Governo, per rilanciare il progetto del nostro partito, allora, le dimissioni hanno un senso. Diventando Ministro non mi sono dimesso né da padre né da marito e né intendo farlo oggi. Per me, gli affetti vengono prima di tutto, anche di una poltrona, anche se prestigiosa.
  A voi giovani deputati, che, urlando fuori dalla realtà e agitando demagogia a brandelli, mi avete insultato in questi giorni, vi auguro – ve lo auguro – dal profondo del cuore di non trovarvi mai dentro a bolle mediatiche difficili da scoppiare. Vi auguro di non aver mai qualcuno che, con potenza di fuoco, entra nella vostra vita, nei vostri affetti familiari, nella vostra intimità (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC), Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico). Vi auguro di non avere mai nessuno che tiri in ballo la vostra famiglia.
  Ho molti difetti, molti limiti, ma, dopo tanti anni, ancora non perdo il sorriso e il buon umore: ogni esperienza è in grado di arricchirmi e vedo il lato positivo di questa difficile vicenda. Tante persone mi hanno dimostrato amicizia, che, per me, è più importante di qualsiasi cosa. Perché sarò un ingenuo, sarò un romantico, sarò fuori moda, sarò come qualcuno ha detto oggi sui giornali, e legittimamente ha avuto la possibilità di dirlo e ha ragione a dirlo, un comprimario, ma la cosa a cui più tengo nella vita sono i rapporti umani, i rapporti personali, che possono nascere anche in politica.
  Per stringere amicizia su Facebook basta premere un tasto; farlo nella vita è più difficile, ma è anche più bello e nessuna intercettazione pubblicata e decontestualizzata può togliermi ciò che per me vale più di tutto: dare la propria vita, il proprio impegno, le proprie capacità al servizio della tua comunità. Tommaso Moro diceva, scrivendo alla figlia: «Nulla accade che Dio non voglia»: e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio. Lascio il Governo a testa alta, Pag. 31guardandovi negli occhi, continuerò a fare il mio dovere, come è giusto farlo in Parlamento.
  Onorevoli colleghi, so che il tempo sarà galantuomo, spero sia altrettanto galantuomo, in futuro, chi oggi ha speculato sul nulla; ma, paradossalmente, la mia scelta di dimettermi non ha fatto vincere il pregiudizio, ma farà vincere il giudizio.
  Stop. Credo che ogni discorso, come ogni esperienza, debba finire con un punto. E io qui lo metto. Lasciatemi solo ringraziare i tanti colleghi della maggioranza e dell'opposizione che, in questi giorni, mi hanno chiesto di andare avanti e le tante persone che mi hanno inviato messaggi di sostegno e di amicizia. Lasciatemi ringraziare il Presidente del Consiglio che, al di là dei retroscena – e siamo troppo abituati in politica a vivere di retroscena, in questo Palazzo a vivere di retroscena –, in questi giorni, in un confronto leale, franco, serio, non mi ha mai chiesto di dimettermi, ma ha affidato, come è giusto che fosse, alla mia scelta personale questa decisione.
  Io credo che il valore di ogni rapporto umano e di ogni esperienza sia la gratitudine: e io non posso essere che grato al Parlamento, a coloro che hanno avuto fiducia in me, agli amici, a tutti voi, per la grande esperienza che mi avete consentito di fare (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC), Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Speranza. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SPERANZA. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, Ministro Lupi, abbiamo ascoltato con grande attenzione le sue parole e rispettiamo molto la sensibilità istituzionale che l'ha indotta ad annunciare le sue dimissioni da Ministro della Repubblica. Si tratta di un atto chiaro e apprezzabile che, pur non essendo lei tra gli indagati, noi leggiamo come il senso di chi non vuol lasciare zone d'ombra dentro un rapporto di fiducia, tutt'altro che facile, tra cittadini e politica. Un rapporto che va ogni giorno alimentato con atti concreti.
  Le indagini della procura di Firenze hanno suscitato sgomento nell'opinione pubblica, questo è vero, e noi ribadiamo la piena fiducia del Partito Democratico, come sempre, nell'iniziativa e nell'attività della magistratura. L'auspicio del PD è che si possa al più presto fare chiarezza, assicurando alla giustizia chi ha commesso atti illeciti. Lo ribadiamo ancora una volta, chi ha sbagliato deve pagare, ma, permettetemi di dire, al tempo stesso va restituita piena dignità, fuori da ogni bolla mediatica, a chi dovesse rivelarsi estraneo ad ogni responsabilità di tipo penale. Il terreno della lotta alla corruzione è per noi realmente prioritario, lo dimostra, tra l'altro, l'agenda politica di queste settimane, di questi giorni; un'agenda parlamentare molto densa, nella quale siamo impegnati, in Senato, in queste ore, con il disegno di legge anticorruzione; lavoriamo per l'aumento delle pene per i reati più gravi, così come per la reintroduzione del falso in bilancio. Alla Camera, da qui a qualche giorno, solo nella giornata di martedì, vedremo l'approvazione di un testo che prevede l'allungamento dei tempi di prescrizione, con particolare attenzione proprio ai reati contro la pubblica amministrazione.
  Voglio dirlo con forza in quest'Aula, il Partito Democratico non accetta alcuna lezione da nessuno sul terreno della lotta alla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Siamo convinti che questo Parlamento e questo Governo, con l'ausilio dell'Autorità anticorruzione, guidata da una personalità altissima come Raffaele Cantone, stiano aprendo effettivamente nel nostro Paese una nuova fase di lotta durissima, giorno per giorno, contro la corruzione.Pag. 32
  Guardate, la corruzione frena la ripresa, offusca l'immagine del Paese e getta discredito contro le istituzioni. Questa lotta noi vogliamo compierla senza alcun tentennamento, ma questa lotta, permettetemi di dirlo, si può e si deve fare senza mettere in discussione, in nessun modo, quella cultura compiutamente garantista che ci anima sempre e a cui è ispirato l'articolo 27 della nostra Costituzione.
  Rifletteremo ancora insieme, rifletteremo in quest'Aula, rifletteremo nei nostri partiti su quanto emerge nel nostro Paese, su quanto emerge dalle ultime indagini, così come sul funzionamento di una norma importante, io direi decisiva per lo sviluppo del nostro Paese, come la legge obiettivo i cui limiti sono ormai evidenti e sono stati sottolineati, anche oggi, dalle parole del Ministro Lupi.
  Intanto, e concludo, permettetemi di dirlo: l'atto di sensibilità istituzionale, l'atto di opportunità politica che lei, Ministro, ha scelto di compiere oggi, aiuta tutti noi, aiuta il palazzo della politica e aiuta, in modo particolare, la nostra maggioranza che ne esce più forte e più credibile nei confronti dell'opinione pubblica. Grazie e buon lavoro a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Grazie Presidente, deputato Lupi, stia tranquillo, non siamo qui a elencarle le pessime azioni che ha commesso come Ministro, non abbiamo alcuna voglia di toglierci i sassolini dalle scarpe o di sfruttare il momento per dire all'Italia intera che il MoVimento 5 Stelle aveva ragione. Non ha alcun senso intestarci le sue dimissioni, anche se, e lei lo sa, il MoVimento 5 Stelle è stata l'unica forza a chiedere l'allontanamento di Incalza otto mesi fa, quando venimmo derisi e, come sempre, ignorati dal 99 per cento dei media italiani. L'ho osservata in questi giorni, ho osservato il suo volto provato dagli eventi, avrà sentito un grande dolore pensando a suo figlio finito in questa vicenda, avrà avuto difficoltà a prendere sonno o voglia di fuggire, lontano, senza sapere dove.
  Brutto sentirsi senza via d'uscita, abbandonato da tutti gli amici, che poi amici non sono: sono squali, pronti a sacrificarla per mantenere un posto di Governo. Alcuni sono seduti accanto a lei, le avranno dato pacche sulle spalle ma...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista ! Onorevole Di Battista, lei può argomentare tutto quelle che vuole...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Io sto facendo un discorso politico.

  PRESIDENTE. Ma non può insultare. Dire «squali» ai membri del Governo non è accettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia – Centro Democratico).

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Lei mi sta censurando. Lei censura.

  PRESIDENTE. Quindi, glielo dico prima: se lei intende parlare e argomentare, lo deve fare nel rispetto di tutti quanti.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Lei censura, Presidente. Comunque, le avranno dato pacche sulle spalle ma hanno venduto le sue dimissioni senza indugio per mantenere in piedi il sistema. Lei oggi è una pietra che rotola e, mi creda, non ne proviamo alcuna soddisfazione. Al contrario, pensiamo a milioni di italiani che provano le sue stesse sofferenze anche se non sono causa del loro male. Anche loro di notte non riescono a dormire, perché hanno il terrore che Equitalia gli porti via tutto. Anche loro sono disperati, così disperati da giocarsi mezzo stipendio ad una slot machine sotto casa, quelle slot machine che sostengono economicamente il sistema dei partiti che voi, che lei, che Renzi, rappresentate, quelle slot machinePag. 33che noi vorremmo tassare per dare, a chi ne ha bisogno, un reddito di cittadinanza. Tanti italiani come lei vorrebbero fuggire, ma dalla disoccupazione, dal ricatto del voto di scambio, dall'estorsione di qualche boss senza pietà pronto a taglieggiarli per poi finanziare la campagna elettorale di qualche collega di partito. La disperazione che prova lei adesso la provano in molti, ma la provano per via di quel sistema di corruzione che lei ha difeso, protetto all'interno del suo Ministero, e glielo dico senza urlare, nella speranza che queste parole possano toccarla. Sa cosa significa corruzione ? Significa rompere in tanti pezzi. La corruzione ha rotto in tanti pezzi questo Paese, l'ha sbriciolato garantendo abbondanti mangiatoie a pochi e briciole a tutti gli altri. La corruzione ha prodotto il cancro nella «terra dei fuochi» e l'abbandono dell'Italia da parte dei suoi giovani migliori; ha provocato notti insonni a padri che non sanno come pagare gli studi a figli, attacchi di panico di neolaureati che non sanno come trovare lavoro. La corruzione ha prodotto il dramma di imprenditori che preferiscono mettersi il cappio al collo piuttosto che dire in giro che stanno fallendo, le lacrime di malati costretti ad aspettare mesi per trovare un posto letto in un ospedale. La corruzione ha trasformato l'Italia in una giungla dove delinquenti ottengono appalti, conti correnti milionari, case da sogno, barche di lusso che attraccano sulle coste liguri, sarde o in qualche porto nel Gargano. La Liguria, la Sardegna, il Gargano, dove migliaia di italiani aspettano le briciole da uno Stato corrotto che non sa proteggerli neppure dalla pioggia.
  Lei si sentirà svuotato oggi, così come le casse dello Stato, svuotate da malfattori che hanno occupato le posizioni di comando relegando gli onesti a ruoli di comparse, di illusi o di «rompicoglioni». Lei è stato per due anni il Ministro delle grandi opere, lei sa quanto aumentano i loro costi in Italia: del 40 per cento, secondo gli inquirenti. Parliamo di miliardi di euro se sommiamo «tangentifici» come il Mose, opere folli come il TAV o fallimentari come l'Expo. Opere utili solo a far fatturare i partiti attraverso l'indecenza degli appalti truccati concessi agli amici, siano essi mandanti ciellini o cooperative rosse, un tempo comuniste ma ormai capaci solo di mettere in comune intelligenze criminali ed esperienze delinquenziali per potersi spartire soldi nostri e con questi comprare il voto da chi è talmente disperato da venderselo per non perdere un lavoro da tre euro l'ora. Lei è stato il Ministro delle grandi opere, conosce il sistema: raccontarcelo sarebbe l'atto più coraggioso che possa fare. Tutti gli uomini sbagliano ma a tutti è concessa la possibilità di riparare. Incalza non parlerà, è abituato a stare zitto. Lei, al contrario, potrebbe spiegarci perché un chilometro di autostrada in Italia costa il triplo rispetto agli altri Paesi europei. Glielo chiede un cittadino che mai avrebbe pensato di parlare a un Ministro il giorno delle sue dimissioni, e glielo chiedono nove milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà e che senza i furti delle grandi opere potrebbero ottenere un reddito con cui campare dignitosamente nell'attesa di trovare un lavoro. Le chiedo un'ultima cosa: restituisca al popolo italiano i suoi compensi dell'ultima legislatura. Non morirà di fame per questo, piuttosto si arricchirà di dignità. Potrebbe usare anche il fondo di noi parlamentari del MoVimento 5 Stelle, a cui destiniamo i nostri stipendi tagliati. È un atto dovuto verso quei cittadini onesti ingannati anche da lei, da vent'anni di immoralità, di bassa politica ad uso personale, di meeting pubblici e colloqui privati, di ostentazioni di fede cristiana e comportamenti da farisei, di adunate di Comunione e Liberazione e ristrette spartizioni di potere. La restituzione di questo maltolto, deputato Lupi, prescinde dalle sue dimissioni; siamo sicuri che sapere che con quei soldi delle imprese potranno partire e dei giovani senza un padre Ministro trovare un lavoro allevierebbe la sofferenza dei suoi ultimi giorni. Coraggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni) !

Pag. 34

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, Ministro Lupi, saluto oggi non l'addio alla politica del Ministro Lupi, ma la sua uscita dal Governo, da questo cattivo Governo: uscita che penso sia per lei equivalente in questo momento ad una liberazione. Sappiamo bene che lei era l'unico resistente dentro questo Esecutivo: dunque prima o poi doveva sloggiare. Ci spiace che i suoi colleghi di partito, salvo rare eccezioni, non si siano presi la briga di una sonora difesa pubblica, né l'abbiano pretesa dal Capo del Governo. Mi sono dispiaciuto non solo delle sue dimissioni, ma del fatto di aver appreso che lei le abbia annunciate non in Parlamento, ma in una trasmissione televisiva, senza aspettare il dibattito che oggi avrebbe seguito le sue attese spiegazioni, che io ho molto apprezzato, tra l'altro.
  Questo però in fondo è un atto di coerenza non tanto suo, ma rispetto alla linea del Governo e della maggioranza, per cui le Camere sono un fatto marginale: non il luogo della democrazia, ma un luogo dove ammannire con prepotenza e una certa supponenza annoiata le scelte decise in luoghi separati. Questo mi è dispiaciuto ancor di più perché lei, signor Ministro Lupi, è sempre stato rispettoso del Parlamento, gliene do atto.
  Esprimo inoltre solidarietà alla sua persona colpita senza scrupoli: abbiamo assistito ad una battuta di caccia mediatica diretta a ferire la sua famiglia, con intercettazioni centellinate ad arte: osservata, questa battuta di caccia, senza scandali dal Premier Renzi, come se fosse normale che un Ministro sia intercettato per due anni con la tecnica della dissimulazione, per cui per sottrarsi all'articolo 68 della Costituzione è sufficiente mettere sotto controllo i telefoni di tutti coloro che sono nella cerchia tecnica, politica e amicale del Ministro. No, signor Ministro, questa non è giustizia, questa non è ricerca della verità.
  Noi siamo garantisti, lo siamo sempre stati e lo saremo sempre; ci siamo però trovati isolati in questa posizione. Renzi, questo Governo, questa maggioranza applicano un'etica della circostanza, una morale daltonica, funzionale alla sistemazione degli affari politici del Presidente del Consiglio. Non sono stato io, ma è stato Fabrizio Cicchitto a rilevare ancora stamane che si tollera tranquillamente che cinque sottosegretari siano sottoposti ad indagine o abbiano subito rinvio a giudizio, e siano lasciati tranquillamente al loro posto. Il Ministro Lupi – la chiamo Ministro – non ha ricevuto neppure un avviso: non che questo a nostro giudizio avrebbe implicato l'obbligo a dimettersi, ma non si può che constatare la diversità di trattamento riservato da Renzi agli amici rispetto ai meno amici, e rispetto anche a se stesso, Presidente Renzi.
  C’è infine una questione politica seria e grave: da Mani pulite in poi la politica non è stata più autonoma dalle decisioni della magistratura: alcune procure hanno da quel momento avuto la golden share del destino dei Governi. In quest'ultima legislatura si è arrivati all'eliminazione del leader dell'opposizione, con una decisione trasferita dalle aule di tribunale a quelle del Parlamento, che ha così rinunciato alla sua prerogativa di espressione della sovranità popolare, consentendo l'amputazione della nostra democrazia. La politica, quella buona, quella perbene, deve riprendere la propria autonomia: autonomia della magistratura ma anche dignità della politica. Le indagini della magistratura non possono essere il comodo strumento dell'uomo solo al comando, di questo o di qualsiasi altro uomo solo al comando, per scegliere a discrezione delle sue tattiche di potere quali trasformare in sentenze di morte politica e quali ignorare. No, Presidente Renzi, questo noi non lo potremo mai accettare, per il bene del nostro Paese, per il bene della nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

Pag. 35

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dirvi con franchezza che reputo inaccettabile l'intreccio fra ipocrisia e faziosità che ha portato alle dimissioni del Ministro Lupi. È prevalso nei suoi confronti un autentico linciaggio mediatico, una cosa ben diversa anche da una di quelle operazioni politico-giudiziarie posta in atto nel corso di questi anni da alcune procure che hanno fatto e fanno politica.
  Anzi, do atto alla magistratura fiorentina di aver proceduto per due anni nelle indagini con estremo scrupolo, poi il confronto processuale fra le parti dirà se queste indagini reggeranno al vaglio della magistratura giudicante. Ebbene, dopo due anni di queste indagini che praticamente, onorevole Lupi, l'hanno intercettata quasi quotidianamente per un gioco al rimbalzo, il Ministro non è stato indagato perché nulla è emerso nei suoi confronti. Se poi qualcuno pensa che un Ministro si fa corrompere o condizionare per un regalo fatto al figlio o per un biglietto aereo fatto alla moglie da un amico in una situazione di fretta e di emergenza, allora siamo al massimo della faziosità. Ben sei Governi hanno messo Ettore Incalza in quella posizione perché considerato uno dei massimi esperti in materia di lavori pubblici e con lui hanno interloquito sindaci, presidenti di regione, parlamentari di ogni partito, probabilmente parlamentari anche presenti in quest'Aula, ma quello che rende, onorevoli colleghi, ancora più inaccettabile quello che sta avvenendo è la clamorosa esistenza di due pesi e di due misure. Sono costretto a ricordare al senatore Zanda e specialmente all'onorevole Orfini che il partito di cui l'onorevole Orfini è presidente candida come presidente di regione una personalità che io stimo, ma che è stata condannata, e che alcuni sottosegretari di questo Governo sono indagati ma quei sottosegretari evidentemente non provocano effetti mediatici e quindi non attirano l'attenzione del Presidente del Consiglio. Ai colleghi di SEL che hanno fatto su questo tema una grande agitazione devo osservare che se fossero conseguenti, allora dovrebbero chiedere al loro leader Vendola di dimettersi da presidente della regione perché anch'egli indagato (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). E ai colleghi della Lega ricordo che il loro leader Salvini ha avuto la genialità mediatica di proporre perfino l'uscita dall'euro facendo così dimenticare all'opinione pubblica i pasticci che molti esponenti della Lega hanno combinato con i soldi pubblici. Detto tutto ciò, la sfida con cui bisogna misurarsi nel Parlamento e all'interno anche della maggioranza per ciò che riguarda la lotta reale alla corruzione, non è tanto quello dell'aumento delle pene e della prescrizione, che rischia di risolversi in grida manzoniane, ma in alcune misure strutturali: la drastica riduzione delle stazioni appaltanti, l'altrettanto drastica riduzione delle partecipate di regioni e comuni. Capisco che questo inciderebbe fortemente su un sistema di potere, specialmente sul sistema di potere del partito di maggioranza relativa. Ciò detto, esprimo la mia solidarietà più profonda, politica ed umana, e quella del gruppo del Nuovo Centrodestra a Lupi e voglio ricordare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle la riflessione che lui vi ha sottoposto, vale a dire che in politica una delle doti maggiori è quella dell'umiltà, dell'umiltà reciproca (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC), Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico), nella comprensione delle rispettive posizioni e anche di quella passione che è il segno più significativo di chi intende la politica come una missione nella quale c’è chi impegna davvero tutta la propria vita, rischiando anche di andare incontro a quello a cui è andato incontro Lupi: è stata colpita la sua famiglia, non soltanto lui. Per questo gli rinnovo tutta la mia solidarietà politica e personale (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC), Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

Pag. 36

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, signor Ministro Lupi, prendiamo atto delle sue dimissioni rassegnate nelle mani accoglienti e comprensive di Bruno Vespa. Del resto, proprio nel salotto di Porta a porta lei ha dato il meglio di sé in questi anni e, quindi, ha una certa logica il fatto che, proprio in quel luogo, lei abbia rassegnato le sue dimissioni. Avremmo preferito, per rispetto delle istituzioni, che queste dimissioni fossero rassegnate nell'Aula propria, cioè in questa Camera.
  Noi sappiamo, signor Ministro, che lei non è indagato e, per quanto ci riguarda, con il nostro garantismo, riteniamo che si è colpevoli soltanto quando si è giudicati in via definitiva, dopo il terzo grado. Però riteniamo che la responsabilità politica di quanto accaduto sia un elemento fondamentale e importante che l'ha portata alle sue dimissioni.
  Responsabilità istituzionale vorrebbe anche – lo dico al Presidente Renzi che questa mattina, forse non casualmente, non è presente – che il Presidente si recasse oggi stesso al Quirinale per illustrare questa crisi importante che si è aperta su uno dei settori strategici più importanti, come quello della gestione delle infrastrutture e delle opere pubbliche.
  Vede, signor Ministro, dal 2001, dalla «legge obiettivo» allo «Sblocca Italia», più che grandi opere, abbiamo avuto grandi scandali, più che modernizzazione del Paese abbiamo avuto il proliferare di faccendieri e di monopolisti di opere pubbliche. Sarà un caso che tutte le opere messe in campo in questi anni, dal G8 al Mose, dall'Expo all'Aquila, si siano trasformate in grandi inchieste ? Le sue dimissioni, onorevole Lupi, sono assolutamente giustificate, non solo perché quanto emerso in questi giorni le rende inevitabili, ma anche perché sono il chiaro segno di un fallimento delle politiche portate avanti dal suo Governo.
  Io le voglio ricordare – l'ha citata lei – la «legge obiettivo» e il fatto che, dopo dodici anni di «legge obiettivo», si è concluso soltanto il 13 per cento delle opere programmate. Il Sole 24 ore, qualche giorno fa, ha scritto: «La programmazione appare sempre più caotica e frammentaria: i progetti approvati dal CIPE sono soltanto il 38 per cento e la copertura delle opere solo il 44 per cento». Io credo che sarebbe giusto prendere atto del fallimento della «legge obiettivo» e anche dello «Sblocca Italia».
  Il Paese ha bisogno di altro: ha bisogno che siano finanziate le migliaia di piccole opere, quelle della difesa del suolo, quelle della manutenzione del nostro territorio. Altro che alta velocità ! Noi abbiamo treni che viaggiano a 30 chilometri all'ora, i pendolari che non riescono a entrare dentro i treni messi a disposizione; forse avremmo bisogno di assumere quei volontari – diciamo così – che si vedono nelle immagini della metropolitana di Tokyo, che spingono dentro i pendolari nei treni perché non ci entrano.
  Più che di alta velocità, abbiamo bisogno appunto di finanziare il trasporto dei pendolari, abbiamo bisogno di alta capacità, abbiamo bisogno di mettere le merci sul ferro, abbiamo bisogno, sì, di fare le autostrade, ma sul mare, abbiamo bisogno di spostare fondi e risorse dall'asfalto al ferro.
  Questo sistema delle opere pubbliche, di affari, di monopolismi, di corruzione è la risultante di un metodo di gestione degli appalti. Come si può continuare con scelte che producono solo arricchimenti illegittimi e ritardi nella realizzazione delle opere ? Bisogna cambiare, bisogna sradicare il malaffare dalla vita pubblica del nostro Paese. Anche per questo, rilanciamo la nostra richiesta di istituire una Commissione d'inchiesta sulle grandi opere.
  Un'ultima annotazione al collega Cicchitto: io voglio ricordare che il presidente Vendola è stato assolto già da numerosi procedimenti e che certamente non è indagato Pag. 37per corruzione, né per contatti, quanto meno inopportuni, con il mondo del malaffare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, a nome di Scelta Civica per l'Italia voglio esprimere, innanzitutto, l'apprezzamento per la scelta del Ministro Lupi. Noi abbiamo chiesto che fosse sentito immediatamente, perché il quadro che era emerso era indubbiamente brutto e perché pensiamo che la cosa più importante, in queste situazioni, sia la tutela delle istituzioni.
  Sono totalmente d'accordo con quello che ha detto prima il Ministro Lupi. Qui il garantismo non c'entra assolutamente niente: il tema, qui, è l'assunzione di responsabilità di chi conduce un Ministero e il fatto che, quando è in gioco la reputazione di un Ministero, del Governo e, quindi, dell'Italia, viene prima l'istituzione dell'uomo che ricopre quell'incarico (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia) e, quindi, la scelta, dal mio punto di vista, è assolutamente corretta.
  Per questo non posso non rilevare che tutta la polemica, con il riferimento ai retroscena che ho sentito prima, da parte dell'onorevole Brunetta nel suo intervento, è completamente fuori luogo e penserei, piuttosto, a chi in questo momento ricopre ancora la presidenza della Commissione cultura in questa Camera, avendo patteggiato la propria pena (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). Io dico che l'esempio che si dovrebbe dare è quello che ci sta venendo dato in quest'Aula oggi, perché il problema di questo Paese è che la politica deve assumersi la responsabilità della sua immagine, dell'immagine delle istituzioni. E in questo senso, io sono d'accordo con quello che ha detto l'onorevole Cicchitto: tutti se la devono assumere e non ci possono essere due pesi e due misure e bisognerebbe fare una riflessione, tutti i partiti, incluso il Partito Democratico, e tutti i partiti di maggioranza dovrebbero fare questa riflessione.
  Scelta Civica per l'Italia ha scelto dall'inizio di non candidare nessuno che avesse indagini in corso. Continuiamo a sostenere che questa dovrebbe essere la posizione e questo dovrebbe essere l'atteggiamento di tutta la politica italiana. La politica deve farsi carico di questi scandali, deve intervenire sulla corruzione. Il Governo lo sta facendo e siamo contenti, perché i disegni di legge sulla prescrizione e sul falso in bilancio, che sono oggi finalmente in corso di approvazione, sono quelli che noi abbiamo depositato due anni fa. Il contenuto è sostanzialmente identico e siamo felici che si sia arrivati in fondo.
  Pensiamo che si debba modificare la struttura della pubblica amministrazione e si debba smettere di sentire la frase per la quale il Ministro, o il responsabile di turno, non era in grado di controllare, per come è fatta la struttura della pubblica amministrazione. Giustamente il Ministro Lupi si è assunto questa responsabilità, perché non si può dire agli italiani che chi è a capo di una certa struttura amministrativa non è in grado di controllarla. Non è ammissibile, non si può ascoltare.
  Un ultimo passaggio. Si è sentito parlare qui varie volte di garantismo. Io ripeto che la parte che ho più apprezzato è il riferimento al fatto che il garantismo qui non c'entra; qui è un tema di immagine delle istituzioni. Questo non vuol dire che Scelta Civica per l'Italia non sia garantista. Noi siamo garantisti e per questo siamo stati totalmente d'accordo anche con la legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Chiediamo da tempo che si intervenga su quella disciplinare e ho trovato, in questo senso, completamente fuori luogo i recenti riferimenti da parte del presidente dell'Associazione nazionale magistrati che ha accusato il Governo di dare schiaffi alla magistratura. La legge sulla responsabilità civile non è uno schiaffo alla magistratura. Noi abbiamo bisogno di una politica che dia schiaffi ai corrotti e che riformi le istituzioni, ma Pag. 38anche di una magistratura che si assuma le sue responsabilità e che non solo accetti, ma che voglia che, quando la stessa magistratura sbaglia e abusa dei propri poteri, qualche schiaffo lo prenda anche lei, perché solo così si potrà arrivare a un giusto equilibrio dei poteri (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, noi riteniamo che questa sia una discussione totalmente inutile, perché è qui che il Ministro Lupi avrebbe dovuto confrontarsi e dal confronto trarre le conseguenze ed eventualmente dimettersi e non a Porta a Porta, quel salotto televisivo che ha assunto ormai il valore di una terza Camera. Noi riteniamo che questo sia un atteggiamento totalmente inaccettabile e lo dimostra e lo attesta il fatto che gli altri parlamentari che fanno parte del mio gruppo oggi non sono presenti in Aula.
  Nonostante questo, noi riteniamo che almeno due questioni debbano essere sottolineate. Noi siamo convinti che in ogni democrazia sana ed efficiente vi sia un principio fondamentale che ne regola il funzionamento: il confine fra politica e burocrazia. Questa inchiesta, come altre, ha invece evidenziato lo strapotere di un apparato burocratico e, dunque, quel confine deve essere, per noi, assolutamente ristabilito.
  L'esito della sua vicenda – questa è l'altra questione – era già scritto, signor Ministro. Una vicenda imbarazzante, così come, però, imbarazzanti lo sono anche la situazione e la vicenda dell'intero gruppo di cui lei fa parte, che annovera diversi dirigenti ed esponenti di spicco coinvolti a vario titolo in un'altra inchiesta, quella relativa al CARA di Mineo. Inchiesta che mostra una fotografia chiara, dai contorni ben definiti, dei rapporti tra alcuni esponenti politici, cooperative e associazioni criminali.
  D'altro canto, noi andiamo ripetendo da tempo che la gestione di quel fenomeno, che è diventato emergenza per colpa vostra, è un affare per la malavita organizzata e sedicenti associazioni di volontariato. È questo, dunque, insieme alla vicenda che l'ha coinvolta, un altro edificante capitolo della storia di un partito nato qui dentro, formato da persone che hanno tradito il mandato dei propri elettori, che vi avevano accordato il voto per rappresentare un programma che avete disatteso, finendo a fare da stampella a questo Governo illegittimo. Infatti, è solo dal voto popolare che si può trarre la legittimazione a governare, cosa che non si può dire del Governo del signor Renzi, che oggi la sacrifica e così fa il suo partito, perché le poltrone su cui siedono il Ministro Alfano e il sottosegretario Castiglione sono più importanti della sua testa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, Ministro Lupi, la ringrazio per il suo lavoro, la ringrazio per le sue dimissioni. È un gesto che restituisce dignità alla politica, diverso da quello che si aspettano i giustizialisti sommari e da quello che si aspettano i tanti che, in genere, applicano agli altri regole diverse da quelle che applicano a se stessi.
  Noi non siamo tra quelli che si rallegrano o gioiscono delle dimissioni di un ministro, e di un ministro importante. È il segno di un disagio, anche se non ci sono rilievi penali che motivano la sua decisione. E mi dispiace per lei e per la sua famiglia, così colpiti da presunte leggerezze, che non appartengono alla concezione della politica di cui abbiamo bisogno e alla storia profonda da cui lei stesso viene.
  In questi anni si è abbassata la soglia degli anticorpi e tanti comportamenti appaiono normali, ma – e la scelta delle sue dimissioni lo conferma – per le persone serie, per un'Italia bella e vera, a volte non lo sono.
  Sono cresciuto e siamo cresciuti ascoltando i racconti in casa su Enrico De Pag. 39Nicola, il primo Presidente della Repubblica, Capo provvisorio dell'Assemblea costituente italiana; sui suoi cappotti rivoltati, come quello di De Gasperi, prima del suo viaggio a New York, che ha permesso il Piano Marshall, e su come quel Capo provvisorio dello Stato, grande avvocato, uscisse dal Quirinale per comprare i francobolli e spedire le sue lettere.
  Sono cresciuto, siamo cresciuti, molti della nostra generazione, signor Ministro, nel senso austero della politica di Aldo Moro, e lei, io, altri, abbiamo altre figure significative a cui ispirarci. Abbiamo visto, però, la trasformazione del grande benessere democratico costruito nel dopoguerra in un'altra idea della vita: più commerciale, più ostentata, in cui favori, tenori di vita, status, diventavano naturali anche per molti rappresentanti delle politica, a volte sinonimo della nuova Italia, in un nuovo mondo, dove tutto è consumo, a partire da quello televisivo, che ha cambiato un po’ il cuore dell'Italia e della politica.
  Per questo, non ci rallegriamo, non godiamo, come possono alcuni, delle sue dimissioni: sicuramente una scelta dolorosa, sofferta, che, però, oggi, nel momento in cui si consuma, come stamattina, è anche la riaffermazione delle cose giuste, della politica che può essere diversa, perché noi crediamo che la politica, la classe dirigente, chi governa, abbiano delle responsabilità maggiori.
  Può sembrare una concezione antiquata al tempo degli urli e dei pogrom mediatici, che, a volte, nascondono solo la «rabbia Masaniello» di chi lecca i barattoli dal di fuori. Noi crediamo che vi sia una funzione esemplare della politica, la più alta forma di carità e per questo di generosità. Una funzione che, mentre viene esercitata, può attrarre gli altri per una pulizia, una trasparenza, un'assenza di interessi personali e un senso del bene comune che conquista, che attrae, che fa sentire sicuri, in buone mani.
  Una funzione pedagogica lieve, di una pedagogia non insegnata, ma vissuta e che per questo forma, attrae, aiuta un Paese ad essere moderno e migliore.
  Noi siamo un Paese in cui esistono regole molto sofisticate per prevenire arricchimenti personali, per garantire appalti trasparenti, ma sappiamo che esistono forme sofisticate per aggirare queste regole e lei, da Ministro dei lavori pubblici, lo sa meglio di tanti di noi e ha lavorato perché l'Italia arrivi all'Expo con grandi opere e con pulizia, assieme a questo Governo.
  Ma non esistono solo le leggi per combattere la corruzione e non si combatte l'opacità solo e soprattutto con leggi più severe, con una pulsione insensata, rabbiosa, che chiede sempre e per troppi il carcere. Tanti di quelli che chiedono trasparenza e pene esemplari sono immersi, come in uno specchio, nella stessa visione consumistica, edonista, magari con invidia della vita, come esclusi o marginali, è la stessa idea di potere, seppure rovesciata. Non esistono solo le leggi, la rilevanza penale, esiste il primato di un «foro interno», della coscienza, che è alla fine l'unico vero argine di qualunque opacità.
  C’è una questione antropologica nella politica, che è alla radice della distanza di tanti cittadini e che rischia di lasciare senza futuro l'Italia, l'Europa e gran parte delle democrazie occidentali; non viene risolta con leggi più dure, sognando le manette per i potenti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIO MARAZZITI. Concludo, signor Presidente. La questione antropologica riguarda anche quelli che credono di parlare a nome degli esclusi, di chi è marginale a questa idea di successo, ma sogna le stesse cose.
  Per questo apprezziamo profondamente la sua scelta per il primato del «foro interno», anche in assenza di rilievi penali. È quella che può riavvicinare alla politica tanti e questa politica può ancora fare del bene a tanti. Per questo le auguriamo di poter vivere questo primato di cui il Paese ha bisogno per molti anni (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

Pag. 40

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentanti del Governo, Ministro Lupi, pare evidente che si sia in presenza, ormai, di una Repubblica fondata sull'intercettazione telefonica o, forse, sarebbe più giusto dire sullo spaccio di intercettazione telefonica. Una Repubblica fondata sul fango mediatico, perché, se così non fosse, qualcuno dovrebbe spiegarci le ragioni per le quali Vito De Filippo, del Partito Democratico, sottosegretario per la salute, sotto inchiesta dal 2013, condannato dalla Corte dei conti a risarcire 196 mila euro, rappresentante tuttora del Governo, non sia stato oggetto di analoghe pressioni e faccia ancora parte del Governo Renzi; così come Francesca Barracciu, del Partito Democratico, sottosegretario per i beni e le attività culturali e il turismo, indagata anch'ella dal 2013, l'ha convinta Renzi a ritirarsi dalla rincorsa per la presidenza della regione Sardegna e, in cambio, l'ha ricompensata attraverso il ruolo di sottosegretario, che mi pare ancora eserciti; Giuseppe Castiglione, Nuovo Centrodestra, sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, indagato, di recente, per turbativa d'asta negli appalti per la più grande struttura europea per richiedenti asilo, quella di Mineo, in Sicilia (mi pare che l'avviso di garanzia sia più importante rispetto ad una intercettazione telefonica).
  Prima abbiamo parlato di analoghe indagini, sono indagini a tutto tondo, sono formalizzate, sono state attivate dalla magistratura ordinaria o dalla magistratura contabile, ma non hanno avuto le conseguenze che evidentemente sono state misurate sul Ministro Lupi.
  Umberto Del Basso De Caro, del Partito Democratico, sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, nel suo Dicastero, Ministro Lupi, indagato dalla procura di Napoli, anche se risulta una richiesta di archiviazione verso la quale, però, non vi è stata ancora risposta: è in carica, non c’è stata una richiesta di dimissioni da parte del Presidente del Consiglio Renzi, né c’è stata una sorta di assunzione di responsabilità da parte dei colleghi del Governo e della maggioranza, nessun dibattito, nulla.
  Poi c’è il fango mediatico a cui ho fatto riferimento al principio, che ha colpito, per esempio, il Ministro Poletti – lo ricordiamo perfettamente –, che più che a chiedere l'assunzione a 1.300 euro netti al mese, imputata ma negata dal Ministro Lupi, si è fatto sorprendere mentre cenava con un boss della malavita organizzata, capo – o comunque presunto tale – di un sistema che ha scandalizzato giustamente non solo la capitale d'Italia e l'Italia intera, ma l'intero mondo. Sta ancora lì. Nessuno gli ha chiesto, gli ha segnalato l'opportunità che facesse un passo indietro per «ripulire» l'immagine di un Governo che vorrebbe rappresentare non solo e soltanto la rottamazione anagrafica dell'Italia, ma soprattutto la rottamazione rispetto ad alcune cattive abitudini che ci vengono dal passato.
  Ministro Boschi. Vorrei ricordare che prima dell'approvazione del decreto-legge sulla trasformazione delle banche popolari, si è verificata certamente una fuga di notizie, soprattutto inerente la Borsa di Londra, su cui sta indagando la Consob, che ha permesso a chi aveva accesso a queste notizie di fare ottimi guadagni, tra questi chi aveva comprato le azioni della Banca popolare dell'Etruria e del Lazio, che hanno registrato un balzo del 65 per cento. Ricordo che il vicepresidente era il padre del Ministro. Anche il fratello, peraltro, mi pare che sia impiegato presso questa banca.
  Ultimo caso, il più emblematico, il più clamoroso, è quello del Presidente del Consiglio Renzi. L'azienda di famiglia di Renzi, al centro di un'inchiesta per bancarotta fraudolenta, ha scaricato i propri debiti su una bad company, che ha mandato a fallire, e salvato la parte buona cedendola ovviamente – tutti abbiamo una mamma e delle sorelle – alla mamma e alle sorelle. Il problema è che i debiti erano stati fatti garantire da una finanziaria pubblica regionale partecipata dalla provincia di Firenze e dal comune di Pag. 41Firenze, mentre il Renzi stesso aveva ruoli istituzionali, con garanzie di fondi statali pagati ora che lui è Premier, Presidente del Consiglio in carica.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rampelli.

  FABIO RAMPELLI. I debiti della famiglia Renzi sono stati pagati con le tasse della povera gente.
  Caro Ministro Lupi...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rampelli.

  FABIO RAMPELLI. Concludo. Noi le auguriamo ogni fortuna. Abbiamo apprezzato il suo gesto. Riteniamo che tutti i casi che abbiamo citato siano molto più importanti del caso che la vede oggi sul banco degli imputati...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rampelli.

  FABIO RAMPELLI. E ci auguriamo che non lei, ma tutto il Governo, a cominciare dal Presidente del Consiglio, possa togliere...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signor Presidente, membri del Governo, Ministro Lupi, è vero, non c’è niente di penale a suo carico al momento. Per come avete massacrato la giustizia in questi anni, con provvedimenti di impunità, è praticamente impossibile per un politico rispondere veramente di qualcosa. Questo tema, comunque, adesso lasciamolo da parte. Qui non siamo in un'aula di tribunale, non siamo nemmeno da Vespa, se è per questo. Qui siamo in Parlamento e giudichiamo le sue responsabilità politiche.
  È stato messo a nudo un sistema marcio, capillarmente diffuso, di cui lei non può non avere responsabilità in quanto Ministro. Ha spinto per le grandi opere, sinonimo ormai di grandi guadagni e grandi corruttele. Ha difeso la legge obiettivo che esalta i conflitti di interesse tra controllore e controllato. Ha negato l'esistenza di infiltrazioni malavitose nella filiera degli appalti.
  Lei è il garante politico di un sistema che impunemente drenava soldi pubblici, contaminandosi con un'imprenditoria opaca. Lei, quindi, è politicamente e moralmente responsabile della corruzione, degli inciuci trasversali in nome del profitto di pochi, del debito pubblico, dell'impoverimento degli italiani.
  Ovviamente lei non era e non è il solo. Non la vogliamo isolato capro espiatorio. Il sistema ha molti attori e affonda le sue radici anche negli anni scorsi. Oggi, però, dopo la sua resa, speriamo sia possibile cambiare rotta.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Segoni.

  SAMUELE SEGONI. Alternativa Libera si augura che i tempi siano maturi per correggere la normativa sugli appalti, rivedere la legge obiettivo, varare una legge anticorruzione. Prima di realizzare altre grandi opere inutili, si dovrebbe compiere un ammodernamento delle infrastrutture esistenti, costruire una miriade di piccoli interventi, valorizzare il territorio, invece di sfregiarlo con colate di cemento e asfalto, scommettendo sulla clemenza delle forze della natura.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Segoni.

  SAMUELE SEGONI. Concludo subito, Presidente. Sappiamo che lei è solo una delle tante ombre che oscurano l'Italia, ma almeno oggi intravediamo uno spiraglio di sole per questo Paese.

  PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo statale di Vicovaro in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori.
  Si è così conclusa l'informativa urgente.

Pag. 42

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 23 marzo 2015, alle 16:

  1. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   S. 10-362-388-395-849-874 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MANCONI ed altri; CASSON ed altri; BARANI; DE PETRIS e DE CRISTOFARO; BUCCARELLA ed altri; TORRISI: Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 2168-A)
   e delle abbinate proposte di legge: PISICCHIO; BRESSA ed altri; MIGLIORE ed altri; GOZI ed altri; MARAZZITI ed altri; DANIELE FARINA ed altri (C. 189-276-588-979-1499-2769)
— Relatori: Vazio, per la maggioranza; Ferraresi, di minoranza.

  2. – Discussione sulle linee generali delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-00653, Scotto ed altri n. 1-00680, Famiglietti ed altri n. 1-00685, Cariello ed altri n. 1-00688 e Palese ed altri n. 1-00689 concernenti interventi a favore del Mezzogiorno.

  3. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   MOLEA ed altri: Disposizioni per favorire l'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l'ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva (C. 1949-A)
Relatrice: Blazina.

  La seduta termina alle 12,10.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 19 marzo 2015:
   a pagina 47, seconda colonna, dopo la nona riga, inserire «Avverto che è pervenuta una lettera del presidente dell'XI Commissione che, anche a nome del presidente dell'VIII Commissione, ha fatto presente che l'ufficio di presidenza delle Commissioni riunite ha convenuto sull'esigenza di chiedere un rinvio dell'inizio della discussione in Aula della proposta di legge sul green new deal italiano, prevista in calendario a partire da lunedì 23 marzo con la formula “ove concluso dalle Commissioni”».