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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 18 novembre 2015

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 18 novembre 2015.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Casero, Castiglione, Cimbro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fava, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, La Russa, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Quartapelle Procopio, Quintarelli, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rossomando, Rughetti, Sanga, Sani, Santerini, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sereni, Sorial, Tabacci, Turco, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Adornato, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Casero, Castiglione, Catania, Cimbro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fava, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, La Russa, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Picchi, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Quartapelle Procopio, Quintarelli, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Santerini, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sorial, Tabacci, Turco, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 17 novembre 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   TURCO ed altri: «Abrogazione dell'articolo 265 del codice penale, in materia di disfattismo politico» (3436);
   ZARATTI: «Modifica all'articolo 13 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, e altre disposizioni per la regolarizzazione dei contratti di locazione di immobili ad uso abitativo non registrati» (3437);
   ROBERTA AGOSTINI ed altri: «Modifiche al decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 13, e alla legge 22 febbraio 2000, n. 28, per la promozione dell'equilibrio di genere nei partiti politici e nell'accesso alla comunicazione politica nei mezzi di informazione» (3438).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge MICCOLI ed altri: «Modifiche al codice penale, al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, in materia di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nonché per il contrasto dello sfruttamento di lavoratori stranieri irregolarmente presenti nel territorio nazionale» (2665) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Mattiello.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   VII Commissione (Cultura):
  RAMPI ed altri: «Modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e altre norme per la semplificazione di procedure concernenti beni culturali» (3275) Parere delle Commissioni I, V, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   IX Commissione (Trasporti):
  D'OTTAVIO ed altri: «Modifica all'articolo 119 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente la durata della validità della patente di guida rilasciata a soggetti nefropatici» (3378) Parere delle Commissioni I, V, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XI Commissione (Lavoro):
  CIPRINI ed altri: «Disposizioni concernenti la flessibilità dell'orario di lavoro, la cessione delle ferie per fini di solidarietà e l'istituzione della banca delle ore» (3120) Parere delle Commissioni I, V, VI, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XII Commissione (Affari sociali):
  BORGHESE e MERLO: «Norme per il riconoscimento della sindrome di Sjogren come malattia invalidante» (3360) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite II (Giustizia) e XI (Lavoro):
  FERRANTI ed altri: «Modifiche all'articolo 54-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e all'articolo 6 del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, in materia di tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell'ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato» (3433) Parere delle Commissioni I, V, X e XIV.

   Commissioni riunite X (Attività produttive) e XI (Lavoro):
  PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Disposizioni per il contrasto alle false cooperative» (3392) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI e XIV;
  CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA: «Disposizioni per il contrasto delle false cooperative» (3410) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI e XIV.

Cancellazione dall'ordine del giorno di una proposta di legge d'iniziativa popolare e sua restituzione al comitato promotore.

  Dalla verifica e dal computo delle firme dei sottoscrittori della proposta di legge d'iniziativa popolare: «Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta» (3142), effettuati ai sensi dell'articolo 48, secondo comma, della legge 25 maggio 1970, n. 352, è risultato che i firmatari della proposta medesima non raggiungono il numero di cinquantamila previsto dall'articolo 71, secondo comma, della Costituzione.

  La proposta di legge deve quindi ritenersi non validamente presentata e sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno e restituita al comitato promotore.

Trasmissione dal Ministro dello sviluppo economico.

  Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 16 novembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 32, comma 7, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, la relazione sullo stato di attuazione delle misure per la nascita e lo sviluppo di imprese start-up innovative, aggiornata al 31 agosto 2015 (Doc. CCXIII, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 17 novembre 2015, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Migliorare il mercato unico: maggiori opportunità per i cittadini e per le imprese (COM(2015) 550 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della direttiva sui servizi postali (direttiva 97/67/CE modificata dalle direttive 2002/39/CE e 2008/6/CE) (COM(2015) 568 final), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
   Comunicazione della Commissione – Valutazione del seguito dato dal Regno Unito alla raccomandazione del Consiglio del 19 giugno 2015 intesa a far cessare il disavanzo pubblico eccessivo (COM(2015) 804 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

  La Commissione europea, in data 17 novembre 2015, ha trasmesso un nuovo testo della proposta di raccomandazione del Consiglio sull'inserimento dei disoccupati di lungo periodo nel mercato del lavoro (COM(2015) 462 final/2), che sostituisce il documento COM(2015) 462 final, già assegnato, in data 25 settembre 2015, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla XI Commissione (Lavoro), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 17 novembre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 30 OTTOBRE 2015, N. 174, RECANTE PROROGA DELLE MISSIONI INTERNAZIONALI DELLE FORZE ARMATE E DI POLIZIA, INIZIATIVE DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E SOSTEGNO AI PROCESSI DI RICOSTRUZIONE E PARTECIPAZIONE ALLE INIZIATIVE DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI PER IL CONSOLIDAMENTO DEI PROCESSI DI PACE E DI STABILIZZAZIONE (A.C. 3393-A)

A.C. 3393-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

NULLA OSTA.

A.C. 3393-A – Proposte emendative

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE AGLI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE

ART. 1.
(Europa).

  Sopprimere i commi 6 e 7.
1. 3. Duranti, Piras, Palazzotto, Marcon, Fava, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 6.

  Conseguentemente, al comma 7, sostituire le parole: euro 33.486.740 con le seguenti: euro 37.700.517.
1. 56. Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Segoni, Turco.

  Sopprimere il comma 6.

  Conseguentemente:
   dopo l'articolo 1 aggiungere il seguente:

Art. 1-bis.
(Missione nel Mediterraneo).

  1. È autorizzata, a decorrere dal 1o dicembre 2015 e fino al 31 dicembre 2015, la spesa di euro 4.213.777 per la partecipazione alla missione nel Mar Mediterraneo con compiti di ricerca e soccorso in mare dei profughi che scappano dai conflitti.
   all'articolo 11, comma 1, alinea, dopo la parola: 1 aggiungere le seguenti: 1-bis,.
1. 4. Palazzotto, Duranti, Fava, Piras, Marcon, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 6.

  Conseguentemente, dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:

Art. 1-bis.

  1. Le maggiori risorse finanziarie derivanti dalla mancata proroga delle autorizzazioni di spesa per la partecipazione alle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, di cui all'articolo 1, comma 6, del decreto-legge 16 gennaio 2014, n.  2, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 marzo 2014, n.  28 accertate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, confluiscono nello stanziamento di cui all'articolo 8, comma 1, del presente decreto-legge.
1. 26. Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Sopprimere il comma 6.

  Conseguentemente, all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 42.713.777.
1. 5. Palazzotto, Duranti, Piras, Marcon, Fava, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 6.
1. 6. Duranti, Palazzotto, Marcon, Fava, Piras, Carlo Galli, Scotto.

  Al comma 6, sostituire le parole: euro 4.213.777 con le seguenti: euro 2.213.777.

  Conseguentemente, all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 40.500.000.
1. 27. Manlio Di Stefano, Basilio, Rizzo, Frusone, Corda, Paolo Bernini, Tofalo, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 6 aggiungere il seguente:
  6-bis. Il personale e i mezzi impiegati nella missione di cui al comma 6 devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartisce al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
1. 57. Manlio Di Stefano, Paolo Bernini, Rizzo, Frusone, Basilio, Corda, Tofalo, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Sopprimere il comma 7.

  Conseguentemente:
   dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:

Art. 1-bis.
(Missione nel Mediterraneo).

  1. È autorizzata, a decorrere dal 10 dicembre 2015 e fino al 31 dicembre 2015, la spesa di euro 5.000.000 per la partecipazione alla missione nel mar Mediterraneo con compiti di ricerca e soccorso in mare dei profughi che scappano dai conflitti.

   all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 28.486.740;

   all'articolo 11, comma 1, alinea, dopo la parola: 1 aggiungere le seguenti: 1-bis,.

1. 7. Marcon, Duranti, Piras, Palazzotto, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 7.

  Conseguentemente, all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 76.986.740.

1. 8. Fava, Duranti, Palazzotto, Marcon, Piras, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 7.

*1. 9. Duranti, Marcon, Fava, Piras, Palazzotto, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 7.

*1. 58. Vito, Brunetta, Picchi, Palmizio, Gregorio Fontana, Gianluca Pini.

  Al comma 7, sostituire le parole: euro 33.486.740 con le seguenti: euro 25.000.000.

1. 13. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 7, sostituire le parole: euro 33.486.740, con le seguenti: euro 30.486.740.

  Conseguentemente, all'articolo 4, comma 3, sostituire le parole: euro 24.497.826 con le seguenti: 27.497.826.

1. 14. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 7, dopo le parole: all'operazione militare aggiungere le seguenti: di contrasto e dissuasione dei flussi migratori illegali sotto l'egida.

1. 12. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 7 aggiungere, in fine, i seguenti periodi: A tale operazione può partecipare altresì personale civile. Tale personale è scelto tra le Organizzazioni non governative riconosciute dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
1. 28. Corda, Manlio Di Stefano, Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Tofalo, Sibilia, Di Battista, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Spadoni.

  Al comma 7, aggiungere, in fine, il seguente periodo: La partecipazione di cui al periodo precedente è sospesa se entro il 31 dicembre 2015, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili o al consenso dello Stato costiero interessato, la missione non sia stata attuata in tutte le varie fasi di cui all'articolo 2, della decisione PESC/2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015.
1. 59. Vito, Brunetta, Picchi, Palmizio, Gregorio Fontana.

  Al comma 7, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008, ratificato con la Legge 6 febbraio 2009, n.  7, è sospeso.
1. 18. Grande, Del Grosso, Corda, Scagliusi, Frusone, Sibilia, Spadoni, Manlio Di Stefano, Basilio, Paolo Bernini, Tofalo, Di Battista, Rizzo.

  Al comma 7, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Nell'azione di contrasto e di smantellamento delle reti di traffico e della tratta di esseri umani di cui alla decisione PESC/2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015, il soccorso e la distribuzione degli aiuti umanitari devono avvenire tramite l'utilizzo delle agenzie delle Nazioni Unite preposte e delle organizzazioni non governative, comprese quelle italiane, preventivamente autorizzate allo scopo.

1. 19. Del Grosso, Corda, Scagliusi, Frusone, Sibilia, Spadoni, Manlio Di Stefano, Basilio, Paolo Bernini, Tofalo, Di Battista, Grande, Rizzo.

  Al comma 7, aggiungere, in fine, il seguente periodo: L'eventuale consenso dello Stato costiero interessato di cui all'articolo 2 comma 2, lettera v) punto ii) – seconda fase – e c) – terza fase – della decisione PESC 2015/778 del Consiglio del 18 maggio 2015, deve essere effettiva espressione di un processo di unità nazionale e di pacificazione dello Stato in questione e non solo del Governo riconosciuto dalla comunità internazionale.

1. 20. Corda, Del Grosso, Scagliusi, Frusone, Sibilia, Spadoni, Manlio Di Stefano, Basilio, Paolo Bernini, Tofalo, Di Battista, Grande, Rizzo.

  Al comma 7, aggiungere, in fine, il seguente periodo: All'approvazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU o dell'avvenuto consenso dello Stato costiero interessato di cui all'articolo 2 comma 2, lettera b) punto ii) – seconda fase – e c) – terza fase – della decisione PESC 2015/778 del Consiglio del 18 maggio 2015, la missione internazionale dovrà realizzarsi sotto l'egida delle Nazioni Unite anche con eventuale partecipazione di forze armate di Paesi non aderenti all'Unione europea.
1. 21. Rizzo, Frusone, Sibilia, Spadoni, Manlio Di Stefano, Basilio, Paolo Bernini, Tofalo, Di Battista, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Corda.

  Al comma 7, aggiungere, in fine, il seguente periodo: È comunque esclusa la partecipazione delle Forze Armate italiane a operazioni militari nel territorio di un Paese di cui l'Italia è stata colonizzatore.
1. 29. Basilio, Spadoni, Manlio Di Stefano, Rizzo, Paolo Bernini, Tofalo, Di Battista, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Corda, Frusone.

  Dopo il comma 7, aggiungere il seguente:
  7-bis. Il personale e i mezzi impiegati nella missione di cui al comma 7 devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartisce al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
1. 60. Sibilia, Paolo Bernini, Rizzo, Frusone, Basilio, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 7, aggiungere il seguente:
  7-bis. All'adozione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU o dell'avvenuto consenso dello Stato costiero interessato di cui all'articolo 2 comma 2, lettera c) – terza fase – della decisione PESC 2015/778 del 18 maggio 2015, la partecipazione dell'Italia alla missione in oggetto, purché compatibile con le disposizioni sancite dall'articolo 11 della Costituzione, dovrà essere preventivamente approvata con voto delle Camere.

1. 30. Frusone, Sibilia, Spadoni, Manlio Di Stefano, Basilio, Rizzo, Paolo Bernini, Tofalo, Di Battista, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Corda.

ART. 2.
(Asia).

  Sopprimere i commi 1 e 9.

  Conseguentemente all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 162.105.322.

2. 1. Fava, Marcon, Piras, Duranti, Palazzotto, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere i commi 1 e 9.

2. 2. Piras, Duranti, Fava, Palazzotto, Marcon, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 1.

  Conseguentemente all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 97.117.770.
2. 3. Fava, Palazzotto, Marcon, Piras, Duranti, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 1.
*2. 4. Piras, Fava, Duranti, Palazzotto, Marcon, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 1.
*2. 35. Frusone, Corda, Rizzo, Basilio, Paolo Bernini, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 58.617.770 per la partecipazione di personale militare alla missione della NATO in Afghanistan, denominata Resolute Support Mission (RSM), di cui alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 2189 (2014), e con le seguenti: euro 28.617.770.
2. 23. Basilio, Grande, Del Grosso, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Scagliusi.

  Al comma 1 sostituire le parole: euro 58.617.770 con le seguenti: euro 28.617.770.

  Conseguentemente, dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:
   Art. 2-bis. – 1. Le maggiori risorse finanziarie derivanti dalla mancata proroga delle autorizzazioni di spesa per la partecipazione alle missioni internazionali delle forze armate e di polizia, di cui all'articolo 2, comma 1 del decreto-legge 16 gennaio 2014, n.  2, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 marzo 2014, n.  28 accertate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono destinate alle iniziative di cooperazione di cui all'articolo 8, comma 1, nella misura di 15.000.000 e alle iniziative a sostegno dei processi di pace e di rafforzamento della sicurezza di cui all'articolo 9 comma 2 nella misura di 15 milioni di euro.
2. 34. Di Battista, Corda, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Basilio, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 58.617.770 con le seguenti: euro 40.000.000.

  Conseguentemente, al comma 9, sostituire le parole: euro 64.987.552, con le seguenti: euro 83.605.322.
2. 8. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 58.617.770 con le seguenti: euro 40.000.000.
2. 9. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 58.617.770 con le seguenti: euro 50.617.770.

  Conseguentemente, all'articolo 9, dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
   3-bis. È autorizzata a decorrere dal 1o ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2015 la spesa di euro 8 milioni per la realizzazione di iniziative e di interventi civili di pace con la partecipazione di volontari e ragazzi in servizio civile, con il compito di sperimentare iniziative di dialogo e riconciliazione, da realizzare sotto a supervisione e il coordinamento della Consulta nazionale per il servizio civile.
2. 24. Grande, Del Grosso, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Scagliusi.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 58.617.770 con le seguenti: euro 53.617.770.

  Conseguentemente all'articolo 9, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
   1-bis. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2015, la spesa di euro 5.000.000 per interventi volti a sostenere i processi di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto o post-conflitto.
2. 25. Sibilia, Rizzo, Frusone, Basilio, Scagliusi, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Del Grosso, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 58.617.770 con le seguenti: euro 53.617.770.

  Conseguentemente all'articolo 9, dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
   3-bis. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2015, la spesa di euro 5.000.000 di euro per la realizzazione di programmi destinati allo sminamento, alla bonifica di bombe e missili inesplosi e all'addestramento e istruzione di nuovi sminatori.

2. 32. Del Grosso, Rizzo, Frusone, Basilio, Scagliusi, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 58.617.770 con le seguenti: euro 55.617.770.

  Conseguentemente all'articolo 9, dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

   3-bis. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2015, a spesa di euro 3000.000 di euro per la realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, di cui alla legge 7 marzo 2001, n.  58.

2. 33. Basilio, Rizzo, Frusone, Del Grosso, Scagliusi, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 58.617.770, con le seguenti: euro 57.617.770.

  Conseguentemente, all'articolo 3, comma 3, sostituire le parole: euro 821.779, con le seguenti: euro 1.821.779.
2. 17. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: nonché per il ritiro del contingente italiano stanziato nell'area di responsabilità di TAAC-West, come da comunicazione del Governo.
2. 21. Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Segoni, Turco.

  Sopprimere il comma 2.
2. 28. Sibilia, Tofalo, Grande, Del Grosso, Rizzo, Paolo Bernini, Corda, Manlio Di Stefano, Basilio, Di Battista, Spadoni, Frusone, Scagliusi.

  Al comma 2, sopprimere le parole: negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e.
2. 52. Paolo Bernini, Manlio Di Stefano, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Scagliusi, Tofalo, Del Grosso, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 2, sopprimere le parole: negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain,.
2. 53. Manlio Di Stefano, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Scagliusi, Tofalo, Del Grosso, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 2, sopprimere le parole: negli Emirati Arabi Uniti,.
2. 27. Tofalo, Del Grosso, Grande, Rizzo, Paolo Bernini, Corda, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Scagliusi, Basilio, Frusone.

  Al comma 2 sostituire le parole: negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa con le seguenti: in Bahrain e in Qatar.
2. 54. Scagliusi, Manlio Di Stefano, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Tofalo, Del Grosso, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 2, sostituire le parole: negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar con le seguenti: in Bahrain.
2. 55. Grande, Manlio Di Stefano, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Scagliusi, Tofalo, Del Grosso, Sibilia, Di Battista, Spadoni.

  Al comma 2 sopprimere le parole:, in Bahrain, in Qatar e a Tampa.
2. 56. Manlio Di Stefano, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Scagliusi, Tofalo, Del Grosso, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 2 sopprimere le parole:, in Bahrain, in Qatar.
2. 57. Del Grosso, Manlio Di Stefano, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Scagliusi, Tofalo, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 2 sopprimere le parole:, in Bahrain. 
2. 22. Di Battista, Scagliusi, Del Grosso, Tofalo, Paolo Bernini, Corda, Manlio Di Stefano, Sibilia, Grande, Spadoni, Basilio, Frusone, Rizzo.

  Al comma 2 sostituire le parole:, in Bahrain, in Qatar e a Tampa con le seguenti: e in Bahrain.
2. 58. Sibilia, Manlio Di Stefano, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Scagliusi, Tofalo, Del Grosso, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 2 sostituire le parole:, in Bahrain, in Qatar e a Tampa con le seguenti: e in Qatar.
2. 59. Di Battista, Manlio Di Stefano, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Scagliusi, Tofalo, Del Grosso, Sibilia, Spadoni, Grande.

  Al comma 2 sopprimere le parole:, in Qatar.
2. 29. Corda, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Basilio, Frusone, Rizzo, Scagliusi, Del Grosso, Tofalo, Grande, Paolo Bernini, Manlio Di Stefano.

  Al comma 2 sostituire le parole:, in Qatar e a Tampa con le seguenti: e in Qatar.
2. 30. Rizzo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Basilio, Frusone, Grande, Scagliusi, Del Grosso, Tofalo, Spadoni, Paolo Bernini, Corda.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2-bis. Il personale e i mezzi impiegati nelle missioni di cui ai commi 1 e 2 devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartisce al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
2. 60. Rizzo, Basilio, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2-bis. Il personale e i mezzi impiegati nella missione Resolute Support Mission (RSM), di cui al comma 1, e nelle missioni di cui al comma 2 devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartisce al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
2. 61. Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2-bis. Il personale e i mezzi impiegati nella missione EUPOL Afghanistan, di cui al comma 1, e nelle missioni di cui al comma 2 devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartisce al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
2. 62. Frusone, Basilio, Rizzo, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2-bis. Il personale e i mezzi impiegati nelle missioni di cui al comma 1 devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartisce al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
2. 51. Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2-bis. Il personale e i mezzi impiegati nelle missioni di cui al comma 2 devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartisce al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
2. 63. Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2-bis. Perdurando la partecipazione di militari di uno o più paesi di cui al comma 2 nel conflitto in Yemen, il Governo, sentite le competenti Commissioni parlamentari, disporrà il rientro del personale e dei mezzi di cui al comma 2, entro e non oltre il 31 dicembre 2015.
2. 64. Di Battista, Frusone, Rizzo, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Sopprimere il comma 3.
2. 12. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 4 sostituire le parole: euro 42.820.407 con le seguenti: euro 12.820.407.

  Conseguentemente, al comma 9, sostituire le parole: euro 64.987.552 con le seguenti: euro 94.987.552.
2. 15. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 4, sostituire le parole: euro 42.820.407 con le seguenti: euro 20.000.000.
2. 11. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 5, sostituire le parole: euro 583.037 con le seguenti: euro 626.977.

  Conseguentemente, all'articolo 11, comma 1:
   alinea, sostituire le parole: euro 354.100.162 con le seguenti: euro 354.144.102.
   dopo la lettera f), aggiungere la seguente: f-bis) quanto a euro 43.940, mediante corrispondente riduzione della dotazione del Fondo interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.
2. 65. Artini, Scanu, Frusone, Duranti, Basilio, Piras, Rizzo, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Segoni, Turco, Carlo Galli.
(Approvato)

  Al comma 5, sopprimere le parole: e per la proroga dell'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi.
2. 13. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Sopprimere il comma 8.
2. 14. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Sopprimere il comma 9.

  Conseguentemente all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 103.487.552.

2. 5. Piras, Duranti, Fava, Palazzotto, Marcon, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 9.

2. 6. Piras, Palazzotto, Fava, Duranti, Marcon, Carlo Galli, Scotto.

  Al comma 9, sostituire le parole: euro 64.987.552 con le seguenti: euro 60.000.000.

  Conseguentemente all'articolo 9, dopo il comma 1 aggiungere il seguente:
   1-bis. È autorizzata dal 20 novembre 2015 e fino al 31 dicembre 2015, la spesa di euro 6.987.552 per interventi di ricostruzione, di rafforzamento della sicurezza e per il consolidamento dei processi di stabilizzazione nella regione del Kurdistan occidentale in Siria.

2. 7. Marcon, Piras, Duranti, Fava, Palazzotto, Carlo Galli, Scotto.

  Al comma 9, dopo le parole: del Daesh aggiungere le seguenti: , incluse quelle operative.
2. 16. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 9, dopo le parole: del Daesh aggiungere le seguenti: , su tutto il territorio di radicamento dell'organizzazione.
2. 18. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 9, dopo le parole: del Daesh aggiungere le seguenti: e per l'aiuto umanitario alle popolazioni civili perseguitate dallo stesso Daesh.
2. 31. Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Basilio, Frusone, Rizzo, Scagliusi, Del Grosso, Grande, Spadoni, Paolo Bernini, Corda.

ART. 3.
(Africa).

  Sopprimere il comma 1.

  Conseguentemente, all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 52.120.228.
3. 1. Palazzotto, Piras, Duranti, Fava, Marcon, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 1.
*3. 2. Piras, Marcon, Duranti, Fava, Palazzotto, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 1.
*3. 5. Frusone, Rizzo, Spadoni, Scagliusi, Del Grosso, Paolo Bernini, Corda, Grande, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Basilio, Tofalo.

  Sostituire il comma 1, con il seguente:
  1. In ottemperanza alle disposizioni di cui all'articolo 13, comma 3 del decreto-legge 1o febbraio 2015 n. 7, convertito dalla legge 17 aprile 2015 n. 43, non essendo stata modificata la condizione di restrizione della libertà dei due fucilieri di marina del Battaglione San Marco, la partecipazione del personale militare all'operazione dell'Unione europea per il contrasto alla pirateria denominata Atalanta è sospesa fino alla soluzione positiva della vicenda.
3. 6. Manlio Di Stefano, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Scagliusi, Tofalo, Del Grosso, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Molteni.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 13.620.228 con le seguenti: euro 10.620.228.

  Conseguentemente, all'articolo 9, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
   1-bis. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2015, la spesa di euro 3.000.000 per interventi volti a sostenere i processi di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto o post-conflitto.
3. 8. Scagliusi, Rizzo, Frusone, Basilio, Del Grosso, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 13.620.228 con le seguenti: euro 10.620.228.

  Conseguentemente, all'articolo 9, dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
   3-bis. È autorizzata, a decorrere dal 1o ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2015, la spesa di euro 3.000.000 di euro per la realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, di cui alla legge 7 marzo 2001, n. 58.
3. 7. Scagliusi, Corda, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Del Grosso, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande.

  Al comma 2, sostituire le parole da: 7.566.838 fino a: occidentale con le seguenti: 4.566.838 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea denominata EUTM Somalia.

  Conseguentemente, all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 41.500.000.

3. 51. Grande, Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 2, sostituire le parole da: 7.566.838 fino a: occidentale con le seguenti: 4.566.838 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione europea denominata Eucap Nestor.

  Conseguentemente, all'articolo 8, comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 41.500.000.

3. 52. Spadoni, Grande, Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 2, sopprimere le parole: e alle ulteriori iniziative dell'Unione europea per la Regional maritime capacity building nel Corno d'Africa e nell'Oceano indiano occidentale.
3. 12. Tofalo, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Spadoni, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 2, sopprimere le parole: e nell'Oceano indiano occidentale.
3. 13. Paolo Bernini, Frusone, Basilio, Manlio Di Stefano, Corda, Tofalo, Rizzo, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 2, sopprimere le parole: nonché per il funzionamento della base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti.

  Conseguentemente, dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
   3-bis. Le maggiori risorse finanziarie derivanti dalla mancata autorizzazione di spesa per il funzionamento della base militare nazionale nella repubblica di Gibuti sono destinate al sostegno dei processi di pace e di rafforzamento della sicurezza di cui all'articolo 9, comma 2 del presente decreto.
3. 10. Rizzo, Del Grosso, Tofalo, Grande, Manlio Di Stefano, Paolo Bernini, Corda, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Scagliusi, Basilio, Frusone.

  Al comma 2, sopprimere le parole: nonché per il funzionamento della base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti.

  Conseguentemente, dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
   3-bis. Le maggiori risorse finanziarie derivanti dalla mancata autorizzazione di spesa per il funzionamento della base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti sono destinate al proseguimento dei lavori di apertura e di allestimento della nuova sede diplomatica a Mogadiscio, alla messa in sicurezza dell'area individuata e alla tutela del personale ivi assegnato.
3. 11. Corda, Del Grosso, Tofalo, Grande, Rizzo, Paolo Bernini, Scagliusi, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Basilio, Frusone.

  Al comma 2, sopprimere le parole: nonché per il funzionamento della base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti.
*3. 3. Duranti, Fava, Palazzotto, Marcon, Piras, Carlo Galli, Scotto.

  Al comma 2, sopprimere le parole: nonché per il funzionamento della base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti.
*3. 9. Basilio, Tofalo, Grande, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Scagliusi, Del Grosso.

  Al comma 3, aggiungere, in fine, le parole: e alla missione delle Nazioni Unite in Marocco MINURSO.
3. 4. Palazzotto, Fava, Piras, Duranti, Marcon, Carlo Galli, Scotto.

  Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
  3-bis. Il personale e i mezzi impiegati nelle missioni di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartirà al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
3. 53. Scagliusi, Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Del Grosso, Spadoni, Grande, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista.

  Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
  3-bis. Il personale e i mezzi impiegati nella missioni di cui ai commi 1 e 3 del presente articolo devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartirà al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
3. 55. Sibilia, Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
  3-bis. Il personale e i mezzi impiegati nella missioni di cui ai commi 2 e 3 del presente articolo devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartirà al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
3. 56. Tofalo, Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
  3-bis. Il personale e i mezzi impiegati nella missioni di cui al comma 1 del presente articolo devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartirà al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
3. 50. Grande, Basilio, Rizzo, Frusone, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Del Grosso, Scagliusi.

  Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
  3-bis. Il personale e i mezzi impiegati nelle missioni di cui al comma 2 del presente articolo devono rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2015. Lo Stato Maggiore della Difesa impartirà al comando militare italiano le disposizioni per un sicuro rientro delle truppe e dei mezzi al seguito.
3. 54. Paolo Bernini, Basilio, Rizzo, Frusone, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

ART. 4.
(Assicurazioni, trasporto, infrastrutture, AISE, potenziamento dispositivo aeronavale, cessioni).

  Sopprimere il comma 3.
4. 5. Tofalo, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Spadoni, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 3, dopo le parole: contrasto del terrorismo aggiungere le seguenti: e dei flussi migratori illegali.
4. 3. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 3, dopo le parole: interessi nazionali aggiungere le seguenti: e con compiti di ricerca e soccorso in mare dei profughi che scappano dai conflitti.
4. 1. Fava, Palazzotto, Marcon, Piras, Duranti, Carlo Galli, Scotto.

  Sopprimere il comma 4.
4. 50. Frusone, Rizzo, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 4, lettera a), sostituire le parole: alla Repubblica d'Iraq con le seguenti: al governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, per tramite del governo della Repubblica d'Iraq.
4. 7. Frusone, Rizzo, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Paolo Bernini, Gianluca Pini.

  Al comma 4, sopprimere la lettera b).
4. 8. Frusone, Rizzo, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Paolo Bernini.

  Sopprimere il comma 5.
4. 51. Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 5, sopprimere la lettera a).

*4. 2. Duranti, Palazzotto, Marcon, Piras, Fava, Carlo Galli, Scotto.

  Al comma 5, sopprimere la lettera a).

*4. 4. Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Segoni, Turco.

  Al comma 5, sopprimere la lettera a).
*4. 6. Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Tofalo, Corda, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 5, sopprimere la lettera b).
4. 9. Paolo Bernini, Frusone, Basilio, Manlio Di Stefano, Corda, Tofalo, Rizzo, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Sopprimere il comma 6.
4. 10. Frusone, Rizzo, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Paolo Bernini, Gianluca Pini.

  Sostituire il comma 6 con il seguente:
  6. La lettera b) del comma 3 dell'articolo 4 del decreto legge 1o agosto 2014, n.109, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o ottobre 2014, n.141, è abrogata.
4. 52. Frusone, Basilio, Rizzo, Paolo Bernini, Corda, Tofalo, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

ART. 5.
(Disposizioni in materia di personale).

  Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: La presente disposizione agisce in deroga, in particolare, all'articolo 28, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, alla legge 23 marzo 1983, n. 78, e all'articolo 11, comma 3, della legge 23 agosto 2004, n. 226.
5. 50. Gianluca Pini, Giorgis, Fabbri, Formisano, Monchiero, Sannicandro.

ART. 6.
(Disposizioni in materia penale).

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: e successive modificazioni.

  Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
   1-bis. All'articolo 4 del decreto-legge 4 novembre 2009 n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2007, n. 197, sono apportate le seguente modificazioni:
    a) al comma 1-sexies, le parole: «alle direttive» sono sostituite dalle seguenti: «a specifiche direttive»;
    b) al comma 1-septies, le parole: «dalle direttive» sono sostituite dalle seguenti: «da specifiche direttive».
6. 1. Duranti, Fava, Marcon, Palazzotto, Piras, Carlo Galli, Scotto.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: La presente disposizione agisce in deroga, in particolare, alle disposizioni contenute nel Libro IV del codice penale militare di guerra sulla procedura penale militare di guerra, approvato con regio decreto 20 febbraio 1941, n. 303; alle disposizioni concernenti l'ordinamento giudiziario militare di guerra, contenute nella Parte II dell'Ordinamento giudiziario militare, approvato con regio decreto 9 settembre 1941, n. 1022, e successive modificazioni, alle disposizioni del libro I, titolo II, capo VI, del decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66, in materia di competenza territoriale dei Tribunali militari, e all'articolo 10 del codice di procedura penale.
6. 50. Gianluca Pini, Giorgis, Fabbri, Formisano, Monchiero, Sannicandro.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. All'articolo 4, comma 1-septies, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «In tali casi, è riconosciuta, in favore delle vittime del reato, una somma a titolo di risarcimento danni».
6. 2. Duranti, Fava, Marcon, Palazzotto, Piras, Carlo Galli, Scotto.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. In deroga a quanto stabilito al comma 1, a decorrere dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, al personale delle Forze Armate impegnato nelle missioni di cui all'articolo 2, commi 1 e 9, si applica il Codice penale militare di guerra.
6. 3. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

ART. 7.
(Disposizioni in materia contabile).

  Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: La presente disposizione agisce in deroga, in particolare, all'articolo 3, comma 82, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.

7. 50. Gianluca Pini, Giorgis, Fabbri, Formisano, Monchiero, Sannicandro.

Subemendamenti all'articolo aggiuntivo 7. 0100 delle Commissioni.

  Al comma 1 dopo le parole:, acquisito il parere aggiungere la parola: positivo.
0. 7. 0100. 11. Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Pisicchio.

  Al comma 1 sopprimere le parole: di intelligence.
0. 7. 0100. 1. Duranti, Piras, Carlo Galli, Scotto.

  Al comma 1, sostituire le parole: assetti della difesa con le seguenti: di personale, sistemi navali, terrestri e aerospaziali della difesa. Tali strumenti militari devono essere specificati nell'informativa di cui al comma 2.
0. 7. 0100. 12. Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Pisicchio.

  Al comma 1 sostituire le parole: assetti della difesa con le seguenti: di forze speciali della difesa con i conseguenti assetti di supporto della difesa stessa.
0. 7. 0100. 8. Piras, Villecco Calipari, Ferrara, Carlo Galli, Duranti, Scotto.
(Approvato)

  Al comma 1 sostituire le parole: assetti della difesa con le seguenti: dei corpi speciali della difesa e delle forze di pubblica sicurezza.
0. 7. 0100. 2. Piras, Ferrara, Duranti, Carlo Galli, Scotto.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: dei corpi speciali della difesa e delle forze di pubblica sicurezza.
0. 7. 0100. 3. Piras, Ferrara, Duranti, Carlo Galli, Scotto.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Tali assetti devono essere specificati nell'informativa di cui al comma 2.
0. 7. 0100. 13. Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Pisicchio.

  Dopo il comma 2, aggiungere i seguenti:
  2-bis. All'articolo 30, comma 1, della legge 3 agosto 2007, n. 124, le parole: «composto da cinque deputati e cinque senatori» sono sostituite dalla seguenti: «composto da sette deputati e sette senatori».
  2-ter. Entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica costituito nella XVII legislatura è integrato nella sua composizione ai sensi dell'articolo 30, comma 1, della legge 3 agosto 2007, n. 124, come modificato dal comma 2-bis, del presente articolo.
0. 7. 0100. 19. Vito, Palese.

  Al comma 3, dopo le parole: di cui al comma 1 aggiungere le seguenti parole:, e limitatamente al periodo temporale necessario all'attuazione delle attività,.
0. 7. 0100. 10. Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Pisicchio.

  Sopprimere il comma 5.
0. 7. 0100. 100. Le Commissioni.
(Approvato)

  Al comma 6, sostituire le parole: può essere con le seguenti: deve essere.
0. 7. 0100. 5. Duranti, Piras, Carlo Galli, Scotto.

  Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
  6-bis. Le disposizioni di cui al presente articolo non sono applicabili in assenza dei requisiti di emergenza di cui al comma 1 e comunque si applicano per il tempo strettamente necessario alla sussistenza dei medesimi.
0. 7. 0100. 6. Piras, Duranti, Carlo Galli, Scotto.

  Dopo il comma 6, aggiungere il seguente comma:
  7. Le disposizioni del presente articolo sono valide fino al 31 dicembre 2016. La relazione annuale prevista all'articolo 5 della legge n. 124 del 2007 deve essere integrata con la valutazione sull'efficacia delle disposizioni e delle eventuali attività svolte ai sensi del presente articolo.
0. 7. 0100. 15. Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Pisicchio.

  Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
  7. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, trascorsi 24 mesi dall'entrata in vigore della presente legge, trasmette una relazione al Parlamento relativa all'efficacia delle norme contenute nel presente articolo.
0. 7. 0100. 9. Frusone, Tofalo, Cozzolino.
(Approvato)

  Dopo il comma 6, aggiungere il seguente comma:
  7. La relazione annuale prevista all'articolo 5 della legge 124/2007 deve essere integrata con la valutazione sull'efficacia delle disposizioni e delle eventuali attività svolte ai sensi del presente articolo.
0. 7. 0100. 16. Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Pisicchio.

  Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
  7. La relazione annuale prevista all'articolo 5 della legge 124/2007 deve essere integrata con la valutazione sull'efficacia delle disposizioni di cui al presente articolo.
0. 7. 0100. 14. Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Pisicchio.

  Alla rubrica sostituire la parola: intelligence con le seguenti: servizi di sicurezza.
0. 7. 0100. 7. Duranti, Piras, Carlo Galli, Scotto.

  Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:

Art. 7-bis.
(Disposizioni in materia di intelligence).

  1. Il Presidente dei Consiglio dei ministri, acquisito il parere del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, emana, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 3 agosto 2007, n. 124, disposizioni per l'adozione di misure di intelligence di contrasto, in situazioni di crisi o di emergenza all'estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all'estero, con la cooperazione di assetti della difesa.
  2. Il Presidente del Consiglio dei ministri informa il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, con le modalità indicate nell'articolo 33, comma 4, della legge 3 agosto 2007, n. 124, delle misure di intelligence di cui al comma 1.
  3. Al personale delle Forze armate impiegato nell'attuazione delle attività di cui al comma 1 si applicano le disposizioni di cui all'articolo 5 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2009, n. 12, e successive modificazioni, all'articolo 4, commi 1-sexies e 1-septies, del decreto-legge 4 novembre 2009, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197 e, ove ne ricorrano i presupposti, all'articolo 17, comma 7, della legge 3 agosto 2007, n. 124.
  4. Il comma 3 non si applica in nessun caso ai crimini previsti dagli articoli 5 e seguenti dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale, adottato a Roma il 17 luglio 1998, ratificato ai sensi della legge 12 luglio 1999, n. 232.
  5. Nel corso delle missioni internazionali gli ufficiali di polizia giudiziaria militare procedono all'arresto, oltre che negli altri casi previsti dalla legge, di chiunque è colto in flagranza dei reati militari di cui agli articoli 173, secondo comma, 174, 186 e 195, secondo comma, del codice penale militare di pace.
  6. Il Comitato di cui all'articolo 5 della legge 3 agosto 2007, n. 124, può essere convocato dal Presidente del Consiglio dei ministri, con funzioni di consulenza, proposta e deliberazione, in caso di situazioni di crisi che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale, secondo modalità stabilite con apposito regolamento ai sensi dell'articolo 43 della legge 3 agosto 2007, n. 124.
7. 0100. Le Commissioni.
(Approvato)

ART. 8.
(Iniziative di cooperazione allo sviluppo).

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 39.600.000.

  Conseguentemente, all'articolo 9, sopprimere il comma 3.

8. 50. Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 1, sostituire le parole: euro 38.500.000 con le seguenti: euro 39.500.000.

  Conseguentemente, all'articolo 9, comma 4:
   sostituire le parole: euro 1.800.000 con le seguenti: euro 800.000;
   sopprimere le parole: e al fondo fiduciario InCE istituito presso la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.
8. 51. Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 1, sostituire le parole: migrazioni e sviluppo con le seguenti: prevenzione e contenimento dei flussi migratori illegali.
8. 1. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Al comma 3, dopo le parole: sono pubblicati aggiungere le seguenti:, entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto,.
8. 52. Spadoni, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Grande, Del Grosso, Scagliusi.

  Al comma 3, aggiungere, in fine, le parole:, aggiornato semestralmente.
8. 53. Spadoni, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Grande, Del Grosso, Scagliusi.
(Approvato)

ART. 9.
(Sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione).

  Sopprimere il comma 1.
9. 1. Gianluca Pini, Invernizzi, Allasia, Grimoldi, Busin, Molteni, Borghesi, Simonetti, Fedriga, Attaguile, Bossi, Rondini, Saltamartini.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. Con l'obiettivo di non lasciare sprovvisti i nostri contingenti militari e gli operatori civili impegnati nei progetti di cooperazione allo sviluppo dell'Italia in diversi Paesi colpiti dal flagello dei morsi da serpenti velenosi, il Ministro della Salute di concerto con il Ministro della Difesa, autorizza l'Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze alla produzione di dosi dell'antidoto Fav-Afrique.
9. 50. Rizzo, Scagliusi, Tofalo, Corda, Basilio, Frusone, Paolo Bernini, Manlio Di Stefano, Del Grosso, Di Battista, Grande, Spadoni.

  Sopprimere il comma 3.
9. 51. Gianluca Pini, Formisano, Monchiero, Sannicandro.

  Al comma 3, sopprimere le parole: dello United Nations System Staff College (UNSSC) di Torino,.
9. 52. Del Grosso, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Scagliusi.

  Al comma 3, sopprimere le parole: dell'Unione per il Mediterraneo,
9. 53. Del Grosso, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Scagliusi.

  Al comma 3, sopprimere le parole: del Dipartimento degli Affari Politici e dell'Inviato Speciale per la Siria delle Nazioni Unite.
9. 54. Spadoni, Grande, Manlio Di Stefano, Sibilia, Di Battista, Del Grosso, Scagliusi, Gianluca Pini.

  Al comma 6, primo periodo, dopo le parole: aree di crisi, aggiungere le seguenti: individuate previo parere delle competenti Commissioni parlamentari.
9. 2. Di Battista, Rizzo, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Manlio Di Stefano, Sibilia, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Tofalo.

  Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
  6-bis. Per le iniziative dei processi di pace e di stabilizzazione di cui al presente articolo, è autorizzato l'impiego del personale di cui all'articolo 1, comma 253, legge 27 dicembre 2013, n. 147.
9. 3. Manlio Di Stefano, Frusone, Basilio, Corda, Rizzo, Sibilia, Di Battista, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Tofalo, Paolo Bernini.

ART. 11.
(Copertura finanziaria).

  Al comma 1, lettera e), primo periodo, sostituire la parola: correnti con le seguenti: rimodulabili di parte corrente di cui all'articolo 21, comma 5, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
11. 200. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento).

A.C. 3393-A – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 8, comma 1, del provvedimento in esame autorizza, a decorrere dal 1o ottobre 2015 e fino ai 31 dicembre 2015, la spesa di euro 38.500.000 a integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n. 49, come determinati dalla Tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in favore di Afghanistan, Nepal e Haiti, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Ucraina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Yemen e, in relazione all'assistenza dei rifugiati, dei Paesi ad essi limitrofi, nonché per contribuire a iniziative europee e multilaterali in materia di migrazioni e sviluppo;
    l'articolo 2, comma 4, del provvedimento in esame autorizza, per il medesimo periodo, la spesa di euro 42.820.407 per la proroga della partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano, denominata United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), compreso l'impiego di unità navali nella UNIFIL Maritime Task Force, e per la proroga dell'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze armate libanesi;
    la guerra in Siria e le sistematiche violenze perpetrate contro la popolazione civile siriana hanno causato in quattro anni più di 200 mila morti, 1 milione di feriti, quasi 8 milioni di sfollati interni e più di 4 milioni di rifugiati dando luogo a una pesante crisi umanitaria;
    il numero crescente di richieste di protezione internazionale depositate dai profughi siriani nel territorio dell'Unione europea rappresentano soltanto una minima parte degli sfollati interni o rifugiati siriani, mentre gli effetti dell'emergenza umanitaria si riversano principalmente nei Paesi confinanti, e, in particolare, in Giordania, in Turchia e in Libano che hanno accolto complessivamente il 95 per cento dei profughi siriani;
    la Repubblica libanese, storicamente caratterizzata da un fragile equilibrio politico-religioso, con più di 250 profughi siriani ogni 1000 abitanti, costituisce il Paese con il più alto numero di profughi pro capite al mondo e svolge un fondamentale ruolo di contenimento dell'emergenza umanitaria e dei flussi di rifugiati verso il continente europeo, ma ha un pesante impatto sul fragile contesto sociale ed economico del Paese, che continua a registrare episodi di tensione;
    secondo i dati di UNHCR, il Libano ha accolto circa 1,2 milioni di profughi siriani registrati, oltre a circa 50 mila rifugiati palestinesi provenienti dalla Siria e registrati dall'UNRWA, che si aggiungono alla nutrita comunità di rifugiati palestinesi che risiede nel Paese dal 1948;
    a fronte della crescita rapida e costante del numero di profughi in Libano dal 2013 al 2015, le agenzie delle Nazioni Unite riscontrano profonde difficoltà nel mantenere un livello minimo di assistenza primaria ai profughi;
    gli effetti dell'emergenza umanitaria si sono riversati sulla già fragile economia delle comunità ospitanti libanesi, poste sotto stress dall'aumento incontrollato dei profughi; si registrano ormai da tempo fenomeni di infiltrazione da parte di organizzazioni criminali e terroristiche di matrice islamista; in particolare, nelle aree al nord del Paese, dove ampi strati della popolazione versano in condizioni di estrema povertà, si diffondono fenomeni di reclutamento dei giovani appartenenti alle fasce meno abbienti della popolazione libanese e dei profughi siriani e palestinesi, spesso in cambio di aiuti per il sostentamento economico; nelle stesse aree è stata riscontrata la presenza di scuole di radicalizzazione islamista;
    il doppio attentato, rivendicato dal sedicente Stato Islamico (Is) che ha colpito lo scorso 12 novembre un quartiere sciita a sud di Beirut causando 43 morti è l'ultimo di una pluralità di attacchi avvenuti dal 2013 in diverse zone del Paese rivendicati da gruppi estremisti sunniti;
    gli attacchi terroristici si aggiungono così alle gravi conseguenze dirette e indirette del conflitto nella vicina Siria e aggravano le difficoltà finanziarie e politiche del paese dei cedri, che necessita di superare l'attuale paralisi politica che impedisce da più di un anno l'elezione di un presidente a causa della mancanza di accordo tra i leader politici, divisi anche dalla disputa sulla nuova legge elettorale;
    con la risoluzione conclusiva di dibattito n. 8-00150, la III Commissione Affari esteri e comunitari ha impegnato il Governo, tra l'altro, ad assumere iniziative per assicurare un adeguato livello di finanziamento per i programmi multilaterali e bilaterali di protezione e di assistenza di tutti i profughi in Libano e incrementare le risorse da destinare ai programmi di stabilizzazione, ricostruzione e riabilitazione, anche in linea con la risoluzione delle Nazioni Unite n. 1325 del 2000 in materia di «Donne, pace e sicurezza», nell'ottica di un rafforzamento dei partenariati tra l'Italia e il Libano, anche attraverso la realizzazione di attività di collaborazione in favore delle realtà territoriali e delle comunità libanesi più vulnerabili;
    anche nel quadro della partecipazione alle missioni militari internazionali, le iniziative di cooperazione allo sviluppo sono strumenti imprescindibili per il sostegno ai processi di ricostruzione e per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione; pertanto, al finanziamento delle missioni militari in Libano, che rappresenta circa il 15 per cento del finanziamento complessivo della partecipazione italiana alle missioni internazionali nel 2015, si ritiene che debba corrispondere un importo in misura analoga da destinare ai programmi di cooperazione in favore di tale Paese,

impegna il Governo

a rafforzare gli interventi di cooperazione allo sviluppo in favore della Repubblica libanese, con particolare riguardo a programmi orientati alla stabilizzazione, alla ricostruzione e alla riabilitazione delle realtà territoriali e delle comunità libanesi e di rifugiati più vulnerabili, assicurando priorità ai programmi di scolarizzazione dei minori.

9/3393-A/1Quartapelle Procopio, Nicoletti, Zampa.


   La Camera,
   premesso che:
    lo scenario mondiale vede al centro dell'attenzione l'allarme terrorismo internazionale; minaccia complessa, entità fluida, mobile, in rapida evoluzione e negli ultimi tempi, si è registrata un'escalation a livello mondiale degli attentati esplosivi di matrice terroristica spesso rivendicati da cellule terroristiche di ISIS, Al Qaeda o gruppi terroristici ad essi affiliati;
    il grave attacco che il 31 ottobre 2015 ha colpito in Egitto un Airbus A321-100 della compagnia russa Kolavia provocando la morte di 224 persone, sarebbe stato condotto introducendo a bordo del velivolo una bomba nascosta all'interno di un bagaglio che, evidentemente, ha superato i controlli di sicurezza dell'aeroporto di Sharm el-Sheikh, da cui l'aereo era decollato per San Pietroburgo;
    risulta dunque evidente come i dispositivi di sicurezza presso gli obiettivi sensibili, e in particolare presso gli scali aeroportuali, assumono, un'importanza fondamentale e i fattori chiave per ottenere un adeguato livello di sicurezza riguardano: 1) «metodologie» (organizzazione, strategia, tattica, procedure); 2) «equipaggiamenti e tecnologia» (difese fisiche e tecnologiche attive e passive, armi sempre più avanzate e intelligenti); 3) «risorse umane» ( attitudini, competenze e addestramento costante);
    un importantissimo ruolo nel «Dispositivo Sicurezza Aeroportuale», oltre a quello indispensabile delle misure di protezione dei dati e dei sistemi telematici (apparati radar/IFR/radio/computer/server/sistemi anti incendio, eccetera), è affidato al fattore umano, ossia alla qualità delle risorse, all'efficienza e all'efficacia degli operatori, ad ogni livello e a tale aspetto appunto si correla il concetto chiave degli «anelli di sicurezza», secondo il quale la minaccia va intercettata il più lontano possibile dal cuore delle difese: la prevenzione affidata all'Intelligence è l'anello più esterno, quello primario; dalla prevenzione si passa ad anelli via via sempre più interni che competono alla sfera della dissuasione e, come extrema ratio, alla neutralizzazione della minaccia;
    presso gli aeroporti internazionali sono presenti dispositivi di sicurezza che hanno l'obbligo di articolare la propria organizzazione in considerazione delle normative internazionali in materia di security aeroportuale emanate dall'ICAO e recepite dagli altri Enti per la sicurezza del trasporto aereo;
    l'Arma dei Carabinieri è oggi schierata in numerosi teatri esteri in Paesi in via di stabilizzazione e vede impegnato il proprio personale in missioni di addestramento (MIADIT) in favore delle forze di sicurezza locali finalizzate a trasmettere loro il know-how acquisito nelle numerose esperienze operative sul territorio nazionale ed estero, dove i Carabinieri si sono distinti per i risultati ottenuti e per l'altissima professionalità dei propri istruttori,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di sfruttare le competenze dell'Arma dei Carabinieri e delle altre Forze Armate e di polizia per fornire specifico training in materia di «Sicurezza Aeroportuale» alle forze di sicurezza dei paesi in favore dei quali sono effettuate missioni MIADIT o, in subordine, a prevedere specifiche attività addestrative «spot», con la finalità di innalzare l'efficienza dei dispositivi di sicurezza anti-terrorismo e del complesso personale/addestramento/armamento/logistica, creando un efficace apparato che sia decisamente proattivo rispetto ai rischi da attentato terroristico in ambito aeroportuale/portuale;
   a valutare l'avvio di attività di collaborazione con i suddetti paesi relative alla fornitura di strumenti tecnici atti a consentire loro di raggiungere gli standard previsti dalle normative ICAO, che risultano essenziali per consentire le operazioni di aviazione civile commerciale su uno scalo aeroportuale.
9/3393-A/2Artini.


   La Camera
   premesso che:
    l'esperienza ha dimostrato che il clima di violenza dilagante e i continui disordini nei Paesi dove si manifesta il potenziale per un conflitto hanno come conseguenza, a volte riflessa, il saccheggio e il furto di beni culturali delle più varie tipologie, con particolare riferimento a quelli archeologici, successivamente convogliati nel circuito del traffico illecito internazionale;
    ad alimentare questo «mercato» non concorre solamente il trafficante locale, ma anche gente «comune» che ha individuato nelle testimonianze culturali delle proprie terre una sicura e facile fonte di sopravvivenza. È chiaro che in questo modo aumentano i rischi di illecita esportazione verso i mercati internazionali di settore caratterizzati da una forte domanda interna da parte di soggetti con spiccate capacità economico-finanziarie (mercanti, galleristi e collezionisti con pochi scrupoli);
    consapevole di questo problema, il Comando Carabinieri TPC ha elevato l'attenzione su tutti quei beni culturali che, provenienti dalle aree a rischio, potrebbero transitare, a diverso titolo, sul territorio nazionale, anche con un'attività di controllo rafforzato degli Uffici Esportazione del Ministero per i beni e le attività culturali, Doganali e della nostra stessa Banca Dati, per prevenire qualsiasi forma di traffico illecito, anche sul mercato online. In tale ottica, il Comando, in qualità di polo di gravitazione informativa e di analisi del fenomeno, ha fino ad oggi offerto un supporto tecnico operativo di collegamento per eventuali emergenze che dovessero manifestarsi, quale punto di contatto anche con gli organi di rappresentanza dei Paesi interessati presenti sul territorio nazionale;
    al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato richiesto di partecipare in Kosovo e in Iraq a missioni internazionali di pace, all'indomani dei noti eventi bellici che hanno messo in pericolo i patrimoni culturali di quelle aree. In Kosovo, un ufficiale del Comando, dal mese di ottobre 2002 sino al maggio 2003, ha operato in quel delicato contesto per monitorare e documentare le vestigia culturali maggiormente esposte al rischio di saccheggio e danneggiamento con fotografie e filmati che, d'intesa con il Ministero per i beni e le attività culturali, sono stati acquisiti per la «Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti». Questo al fine di consentire, nell'ambito delle quotidiane comparazioni che vengono svolte dagli operatori, l'individuazione di beni eventualmente trafugati in circolazione nel mercato illegale e per i quali però non siano giunte ancora comunicazioni ufficiali relative all'asportazione degli stessi;
    in Iraq, invece, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato operativo in due distinti settori: nella Forza Multinazionale (Multinational Specialized Unit – MSU), costituita dai Carabinieri nell'ambito del contingente militare di pace italiano impiegato nell'operazione Antica Babilonia, nonché presso il Museo Archeologico di Baghdad. In particolare, dal luglio 2003 al maggio 2006, a rotazione, due militari del Comando hanno effettuato, unitamente agli altri compiti devoluti al contingente, mirati servizi ad ampio raggio finalizzati al censimento delle aree archeologiche a rischio e alla repressione degli scavi clandestini, istruendo il personale iracheno preposto alla vigilanza delle aree archeologiche e organizzando le difese passive dei siti. Nel contesto dell'attività e in collaborazione con le autorità locali sono stati censiti e documentati – a vantaggio della loro tutela – ben 650 siti archeologici, effettuate 25 missioni di ricognizione aerea utilizzando gli elicotteri del contingente multinazionale. In tale contesto sono stati sequestrati 1.636 reperti archeologici di significativa importanza, identificate 127 persone sospette e tratte in arresto 53 persone, consegnate all'Autorità irachena. Sempre dal luglio 2003, sino al gennaio successivo, presso il Museo Archeologico di Baghdad, due ufficiali del Comando TPC hanno raccolto la descrizione e le immagini degli oltre 3000 reperti archeologici saccheggiati dal museo della capitale irachena per l'attività di catalogazione e informatizzazione. Tutti gli oggetti risultati mancanti sono stati inseriti nella «Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti», pubblicati nelle pagine web del Comando Carabinieri TPC, consultabili nel sito dell'Arma dei Carabinieri, e trasmesse a INTERPOL e UNESCO, contribuendo così a renderne più difficoltosa la commercializzazione;
    su incarico del Ministero degli affari esteri, il Comando dei carabinieri ha avuto parte attiva e propositiva negli avvenimenti che hanno coinvolto la Libia, informatizzando, nella propria Banca Dati, l'elenco dei materiali che sono stati indicati come sottratti dal cosiddetto «tesoro di Bengasi», fruibile anch'esso nel suddetto sito internet, ovvero diramandone le ricerche internazionali tramite il Servizio INTERPOL;
    particolare attenzione è stata dedicata dai Carabinieri del Comando TPC alla qualificazione del personale della polizia locale, soprattutto nel settore dell'archeologia, mirata a fornire le necessarie nozioni per un primo intervento in caso di individuazione di scavi clandestini. Nel settembre del 2004, perciò, su incarico ricevuto dall'UNESCO a richiesta della Rappresentanza Italiana Permanente presso quell'organizzazione internazionale, quattro militari del Comando e un funzionario della Direzione generale dei beni archeologici del Ministero per i beni e le attività culturali sono stati impegnati ad Amman (Giordania) per l'addestramento e la qualificazione di 51 componenti del Facility Protection Service (FPS), la speciale Forza di polizia irachena appositamente istituita per la custodia dei siti archeologici, la prevenzione e la repressione degli specifici reati;
    con i successivi sei corsi organizzati dai Carabinieri del Comando TPC impegnati nella missione Antica Babilonia, in collaborazione con la locale Soprintendenza, è poi stata affinata la preparazione di 140 guardie irachene dell’Archaeological Special Protection (ASP) delle oltre 200 in servizio nella provincia di Dhi-Kar. L'addestramento è stato mirato alla predisposizione e all'utilizzo dei sistemi di sorveglianza dei siti, alla repressione del saccheggio dei beni culturali del Paese e alla catalogazione dei reperti archeologici sequestrati. Tali unità sono state poi impiegate sia presso il Museo di Nassiriya sia a tutela del patrimonio archeologico di quella provincia;
    nel 2008, personale del Comando ha tenuto inoltre un corso addestrativo sulla specifica materia, svoltosi a Beirut (Libano), rivolto a personale della polizia archeologica, funzionari delle dogane, responsabili dei siti archeologici e operatori in servizio presso i musei dell'Iraq,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere, anche in successivi interventi normativi, nell'ambito delle missioni in cui è rilevante l'aspetto dell'addestramento delle forze di sicurezza locali in merito alla tutela dei beni culturali e del patrimonio artistico, il trasferimento di programmi per elaboratori, già nelle disponibilità dello Stato, mirati alla catalogazione e all'inventariazione dei beni culturali, ai fini di una più efficiente tutela del patrimonio artistico dei paesi destinatari dei corsi di formazione.
9/3393-A/3Civati, Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Segoni, Turco.


   La Camera
   premesso che:
    l'esperienza ha dimostrato che il clima di violenza dilagante e i continui disordini nei Paesi dove si manifesta il potenziale per un conflitto hanno come conseguenza, a volte riflessa, il saccheggio e il furto di beni culturali delle più varie tipologie, con particolare riferimento a quelli archeologici, successivamente convogliati nel circuito del traffico illecito internazionale;
    ad alimentare questo «mercato» non concorre solamente il trafficante locale, ma anche gente «comune» che ha individuato nelle testimonianze culturali delle proprie terre una sicura e facile fonte di sopravvivenza. È chiaro che in questo modo aumentano i rischi di illecita esportazione verso i mercati internazionali di settore caratterizzati da una forte domanda interna da parte di soggetti con spiccate capacità economico-finanziarie (mercanti, galleristi e collezionisti con pochi scrupoli);
    consapevole di questo problema, il Comando Carabinieri TPC ha elevato l'attenzione su tutti quei beni culturali che, provenienti dalle aree a rischio, potrebbero transitare, a diverso titolo, sul territorio nazionale, anche con un'attività di controllo rafforzato degli Uffici Esportazione del Ministero per i beni e le attività culturali, Doganali e della nostra stessa Banca Dati, per prevenire qualsiasi forma di traffico illecito, anche sul mercato online. In tale ottica, il Comando, in qualità di polo di gravitazione informativa e di analisi del fenomeno, ha fino ad oggi offerto un supporto tecnico operativo di collegamento per eventuali emergenze che dovessero manifestarsi, quale punto di contatto anche con gli organi di rappresentanza dei Paesi interessati presenti sul territorio nazionale;
    al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato richiesto di partecipare in Kosovo e in Iraq a missioni internazionali di pace, all'indomani dei noti eventi bellici che hanno messo in pericolo i patrimoni culturali di quelle aree. In Kosovo, un ufficiale del Comando, dal mese di ottobre 2002 sino al maggio 2003, ha operato in quel delicato contesto per monitorare e documentare le vestigia culturali maggiormente esposte al rischio di saccheggio e danneggiamento con fotografie e filmati che, d'intesa con il Ministero per i beni e le attività culturali, sono stati acquisiti per la «Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti». Questo al fine di consentire, nell'ambito delle quotidiane comparazioni che vengono svolte dagli operatori, l'individuazione di beni eventualmente trafugati in circolazione nel mercato illegale e per i quali però non siano giunte ancora comunicazioni ufficiali relative all'asportazione degli stessi;
    in Iraq, invece, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato operativo in due distinti settori: nella Forza Multinazionale (Multinational Specialized Unit – MSU), costituita dai Carabinieri nell'ambito del contingente militare di pace italiano impiegato nell'operazione Antica Babilonia, nonché presso il Museo Archeologico di Baghdad. In particolare, dal luglio 2003 al maggio 2006, a rotazione, due militari del Comando hanno effettuato, unitamente agli altri compiti devoluti al contingente, mirati servizi ad ampio raggio finalizzati al censimento delle aree archeologiche a rischio e alla repressione degli scavi clandestini, istruendo il personale iracheno preposto alla vigilanza delle aree archeologiche e organizzando le difese passive dei siti. Nel contesto dell'attività e in collaborazione con le autorità locali sono stati censiti e documentati – a vantaggio della loro tutela – ben 650 siti archeologici, effettuate 25 missioni di ricognizione aerea utilizzando gli elicotteri del contingente multinazionale. In tale contesto sono stati sequestrati 1.636 reperti archeologici di significativa importanza, identificate 127 persone sospette e tratte in arresto 53 persone, consegnate all'Autorità irachena. Sempre dal luglio 2003, sino al gennaio successivo, presso il Museo Archeologico di Baghdad, due ufficiali del Comando TPC hanno raccolto la descrizione e le immagini degli oltre 3000 reperti archeologici saccheggiati dal museo della capitale irachena per l'attività di catalogazione e informatizzazione. Tutti gli oggetti risultati mancanti sono stati inseriti nella «Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti», pubblicati nelle pagine web del Comando Carabinieri TPC, consultabili nel sito dell'Arma dei Carabinieri, e trasmesse a INTERPOL e UNESCO, contribuendo così a renderne più difficoltosa la commercializzazione;
    su incarico del Ministero degli affari esteri, il Comando dei carabinieri ha avuto parte attiva e propositiva negli avvenimenti che hanno coinvolto la Libia, informatizzando, nella propria Banca Dati, l'elenco dei materiali che sono stati indicati come sottratti dal cosiddetto «tesoro di Bengasi», fruibile anch'esso nel suddetto sito internet, ovvero diramandone le ricerche internazionali tramite il Servizio INTERPOL;
    particolare attenzione è stata dedicata dai Carabinieri del Comando TPC alla qualificazione del personale della polizia locale, soprattutto nel settore dell'archeologia, mirata a fornire le necessarie nozioni per un primo intervento in caso di individuazione di scavi clandestini. Nel settembre del 2004, perciò, su incarico ricevuto dall'UNESCO a richiesta della Rappresentanza Italiana Permanente presso quell'organizzazione internazionale, quattro militari del Comando e un funzionario della Direzione generale dei beni archeologici del Ministero per i beni e le attività culturali sono stati impegnati ad Amman (Giordania) per l'addestramento e la qualificazione di 51 componenti del Facility Protection Service (FPS), la speciale Forza di polizia irachena appositamente istituita per la custodia dei siti archeologici, la prevenzione e la repressione degli specifici reati;
    con i successivi sei corsi organizzati dai Carabinieri del Comando TPC impegnati nella missione Antica Babilonia, in collaborazione con la locale Soprintendenza, è poi stata affinata la preparazione di 140 guardie irachene dell’Archaeological Special Protection (ASP) delle oltre 200 in servizio nella provincia di Dhi-Kar. L'addestramento è stato mirato alla predisposizione e all'utilizzo dei sistemi di sorveglianza dei siti, alla repressione del saccheggio dei beni culturali del Paese e alla catalogazione dei reperti archeologici sequestrati. Tali unità sono state poi impiegate sia presso il Museo di Nassiriya sia a tutela del patrimonio archeologico di quella provincia;
    nel 2008, personale del Comando ha tenuto inoltre un corso addestrativo sulla specifica materia, svoltosi a Beirut (Libano), rivolto a personale della polizia archeologica, funzionari delle dogane, responsabili dei siti archeologici e operatori in servizio presso i musei dell'Iraq,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere nell'ambito delle missioni in cui è rilevante l'aspetto dell'addestramento delle forze di sicurezza locali in merito alla tutela dei beni culturali e del patrimonio artistico, il trasferimento di programmi per elaboratori, già nelle disponibilità dello Stato, mirati alla catalogazione e all'inventariazione dei beni culturali, ai fini di una più efficiente tutela del patrimonio artistico dei paesi destinatari dei corsi di formazione.
9/3393-A/3. (Testo modificato nel corso della seduta) Civati, Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in oggetto autorizza la spesa per la proroga della partecipazione di personale militare italiano alla missione internazionale Temporary International Presence in Hebron (TIPH 2), forza multilaterale con il compito di contribuire alla sicurezza del territorio svolgendo esclusivamente attività di monitoraggio e osservazione;
    la missione è stata richiesta dal Governo israeliano e dall'Autorità nazionale palestinese firmatari dell'Accordo interinale sulla West Bank e sulla Striscia di Gaza del 28 settembre 1995, che prevede il ripiegamento dell'esercito israeliano da una parte della città di Hebron e la presenza temporanea di una forza di osservatori internazionali;
    sia il Governo di Israele che l'Autorità nazionale palestinese hanno dichiarato di gradire che vi partecipasse come osservatore anche il contingente italiano le cui qualità furono valutate positivamente nel 1994 durante la prima operazione Hebron, denominata TIPH 1.;
    l'autorizzazione di spesa prevista dalla presente disposizione è estesa, altresì, alla proroga dell'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi, a seguito della richiesta dell'Autorità nazionale palestinese sostenuta dallo Stato di Israele, attività di addestramento svolta dai carabinieri;
    la missione TIPH 2 è stata avviata nel 1997 e da allora ha svolto un ruolo importante nel monitorare la situazione a Hebron, con particolare riguardo alle violazioni, sia da parte palestinese, sia da parte israeliana, degli accordi di Oslo del settembre 1995, nonché le violazioni del diritto internazionale umanitario; nonostante i buoni risultati ottenuti nel perseguimento dell'obiettivo di contribuire al consolidamento del processo di pace nella regione mediorientale, infondendo sicurezza nei cittadini palestinesi residenti nella città di Hebron, a quasi 20 anni dall'avvio della missione appare evidente come la sola azione di osservatori internazionali non sia più sufficiente a offrire una cornice di sicurezza adeguata a garantire la stabilità di Hebron;
    gli atti di violenza che si sono registrati negli ultimi mesi, non solo hanno in gran parte vanificato gli sforzi di stabilizzazione della città, ma rischiano di innescare un’escalation i cui esiti sono difficilmente prevedibili,

impegna il Governo

a valutare nelle sedi internazionali e anche tramite i rapporti bilaterali con i paesi direttamente implicati nel processo di monitoraggio, la possibilità di richiedere un impegno mirato non solo alla semplice azione di osservazione e reporting ma anche alla deterrenza rispetto all'evolversi violento delle problematiche di coesistenza tra i palestinesi e gli israeliani.
9/3393-A/4Baldassarre, Artini, Bechis, Matarrelli, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in oggetto autorizza la spesa per la proroga della partecipazione di personale militare italiano a diverse missioni internazionali nei Balcani, in linea con la risoluzione delle Nazioni Unite 1244(1999) tra le quali la Multinational Specialized Unit (MSU) svolta in Kosovo da personale italiano dei carabinieri, unitamente a personale appartenente a forze di polizia militare di altri Stati, con compiti di mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica, a supporto delle autorità locali e per il reinserimento dei rifugiati; l’European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) di cui all'azione comune 2008/124 PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 4 febbraio 2008 modificata e prorogata fino al 14 giugno 2016 dalla decisione 2014/349 PESC del Consiglio del 12 giugno 2014, missione che ha il mandato di assistere le istituzioni kosovare, autorità giudiziarie e servizi di contrasto nella loro evoluzione verso la sostenibilità e la responsabilizzazione e nell'ulteriore sviluppo e rafforzamento dell'indipendenza di un sistema giudiziario multietnico e di forze di polizia e doganali multietniche assicurando che tali istituzioni non subiscano ingerenze politiche e aderiscano alle norme riconosciute a livello internazionale e alle migliori prassi europee;
    la missione assolve il mandato mediante attività di monitoraggio, tutoraggio e consulenza, mantenendo nel contempo alcune responsabilità esecutive;
    il provvedimento in oggetto autorizza anche la spesa per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) e alla missione United Nations Mission in Kosovo (UNMIK), quest'ultima è una forza internazionale con il precipuo compito dell'amministrazione civile del Kosovo e dell'organizzazione delle funzioni amministrative essenziali per creare le basi per una solida autonomia e per l'autogoverno del Kosovo, per facilitare il processo politico per determinare il futuro status del Kosovo, coordinare gli aiuti umanitari di tutte le agenzie internazionali, fornire sostegno alla ricostruzione delle infrastrutture più importanti, mantenere l'ordine pubblico, far rispettare i diritti umani garantendo la sicurezza e il regolare ritorno in Kosovo di tutti i rifugiati e i dispersi,

impegna il Governo

a prevedere, anche in futuri interventi normativi, un potenziamento degli strumenti di intelligence allo scopo di garantire la gestione del flusso dei rifugiati in Kosovo in piena sicurezza e di contrasto al fenomeno dei foreign fighters.

9/3393-A/5Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Segoni.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in oggetto autorizza la spesa per la proroga della partecipazione di personale militare italiano a diverse missioni internazionali nei Balcani, in linea con la risoluzione delle Nazioni Unite 1244(1999) tra le quali la Multinational Specialized Unit (MSU) svolta in Kosovo da personale italiano dei carabinieri, unitamente a personale appartenente a forze di polizia militare di altri Stati, con compiti di mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica, a supporto delle autorità locali e per il reinserimento dei rifugiati; l’European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) di cui all'azione comune 2008/124 PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 4 febbraio 2008 modificata e prorogata fino al 14 giugno 2016 dalla decisione 2014/349 PESC del Consiglio del 12 giugno 2014, missione che ha il mandato di assistere le istituzioni kosovare, autorità giudiziarie e servizi di contrasto nella loro evoluzione verso la sostenibilità e la responsabilizzazione e nell'ulteriore sviluppo e rafforzamento dell'indipendenza di un sistema giudiziario multietnico e di forze di polizia e doganali multietniche assicurando che tali istituzioni non subiscano ingerenze politiche e aderiscano alle norme riconosciute a livello internazionale e alle migliori prassi europee;
    la missione assolve il mandato mediante attività di monitoraggio, tutoraggio e consulenza, mantenendo nel contempo alcune responsabilità esecutive;
    il provvedimento in oggetto autorizza anche la spesa per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) e alla missione United Nations Mission in Kosovo (UNMIK), quest'ultima è una forza internazionale con il precipuo compito dell'amministrazione civile del Kosovo e dell'organizzazione delle funzioni amministrative essenziali per creare le basi per una solida autonomia e per l'autogoverno del Kosovo, per facilitare il processo politico per determinare il futuro status del Kosovo, coordinare gli aiuti umanitari di tutte le agenzie internazionali, fornire sostegno alla ricostruzione delle infrastrutture più importanti, mantenere l'ordine pubblico, far rispettare i diritti umani garantendo la sicurezza e il regolare ritorno in Kosovo di tutti i rifugiati e i dispersi,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere un potenziamento degli strumenti di intelligence allo scopo di garantire la gestione del flusso dei rifugiati in Kosovo in piena sicurezza e di contrasto al fenomeno dei foreign fighters.

9/3393-A/5. (Testo modificato nel corso della seduta) Turco, Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Segoni.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame prevede l'autorizzazione della spesa a favore del mantenimento del dispositivo info-operativo dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegate nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all'AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge n. 124 del 2007;
    l'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) ha il compito di ricercare ed elaborare tutte le informazioni utili alla difesa dell'indipendenza, dell'integrità e della sicurezza della Repubblica dalle minacce provenienti dall'estero e, in particolare:
     le attività di informazione per la sicurezza che si svolgono al di fuori del territorio nazionale, a protezione degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali dell'Italia;
     l'individuazione e il contrasto al di fuori del territorio nazionale delle attività di spionaggio dirette contro l'Italia e le attività volte a danneggiare gli interessi nazionali;
     le attività di contro proliferazione di materiali strategici;
    l'Agenzia europea per la difesa è stata istituita nel quadro di un'azione comune del Consiglio dei ministri, il 12 luglio 2004 e ha competenze più specifiche quali elaborare un approccio globale e sistematico nel definire e soddisfare le esigenze della politica europea in materia di sicurezza e di difesa, promuovere la collaborazione tra gli Stati membri dell'Unione europea nel campo dei materiali di difesa, contribuire allo sviluppo e alla ristrutturazione generale dell'industria europea della difesa, promuovere la ricerca e la tecnologia europea nel settore della difesa, tenendo conto delle priorità politiche europee, operare in stretta collaborazione con la Commissione per creare un mercato europeo dei materiali di difesa, che sia competitivo a livello internazionale,

impegna il Governo

a prevedere, anche in successivi interventi normativi, misure finalizzate a una maggiore collaborazione dell'AISE con le Agenzie per la politica di sicurezza e di difesa comune dell'Unione Europea.
9/3393-A/6Segoni, Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame prevede l'autorizzazione della spesa a favore del mantenimento del dispositivo info-operativo dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegate nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all'AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge n. 124 del 2007;
    l'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) ha il compito di ricercare ed elaborare tutte le informazioni utili alla difesa dell'indipendenza, dell'integrità e della sicurezza della Repubblica dalle minacce provenienti dall'estero e, in particolare:
     le attività di informazione per la sicurezza che si svolgono al di fuori del territorio nazionale, a protezione degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali dell'Italia;
     l'individuazione e il contrasto al di fuori del territorio nazionale delle attività di spionaggio dirette contro l'Italia e le attività volte a danneggiare gli interessi nazionali;
     le attività di contro proliferazione di materiali strategici;
    l'Agenzia europea per la difesa è stata istituita nel quadro di un'azione comune del Consiglio dei ministri, il 12 luglio 2004 e ha competenze più specifiche quali elaborare un approccio globale e sistematico nel definire e soddisfare le esigenze della politica europea in materia di sicurezza e di difesa, promuovere la collaborazione tra gli Stati membri dell'Unione europea nel campo dei materiali di difesa, contribuire allo sviluppo e alla ristrutturazione generale dell'industria europea della difesa, promuovere la ricerca e la tecnologia europea nel settore della difesa, tenendo conto delle priorità politiche europee, operare in stretta collaborazione con la Commissione per creare un mercato europeo dei materiali di difesa, che sia competitivo a livello internazionale,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di una maggiore collaborazione dell'AISE con le Agenzie per la politica di sicurezza e di difesa comune dell'Unione Europea.
9/3393-A/6. (Testo modificato nel corso della seduta) Segoni, Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    dal 2005 i carabinieri ausiliari sono gli «esodati» dell'Arma ma non si concretizza una politica di difesa dei loro diritti in quanto sono considerati «anagraficamente anziani»;
    settemila carabinieri di circa 45 anni non sono più adatti a prestare servizio in quel corpo al quale hanno dedicato da uno a tre anni della loro vita e non hanno neanche modo di poter riscattare i contributi versati durante gli anni di servizio perché la loro è considerata una prestazione volontaria, ma dal punto di vista lavorativo non sono considerati tali;
    sino al 2005, infatti, quando il servizio militare era obbligatorio, era possibile indicare il corpo dove prestare il servizio di leva e coloro che sceglievano l'Arma dei carabinieri iniziavano subito il percorso professionale: anziché un mese di corso Car (Centro addestramento reclute) ne facevano tre e mezzo presso la scuola allievi, poi veniva dato loro la destinazione;
    è stata avanzata la richiesta di equiparare la figura del carabiniere ausiliario a quella dei volontari almeno per essere reimpiegati in ambito locale e provinciale e per poter usufruire dei vari benefici come le misure di agevolazione per il reinserimento dei congedati senza demerito nel mondo del lavoro e, nelle Commissioni difesa e affari costituzionali della Camera dei deputati sono state trattate delle petizioni che, ai sensi dell'articolo 50 della Costituzione, sono state illustrate e concernono gli ausiliari;
    in Italia gli ausiliari hanno potuto formare solo un comitato, perché l'A.n.c (Associazione nazionale carabinieri) esiste già,

impegna il Governo

a prevedere, anche in successivi interventi normativi, misure atte a consentire ai carabinieri ausiliari di essere reimpiegati in operazioni, anche temporanee, di controllo del territorio, previ opportuni percorsi di addestramento.
9/3393-A/7Bechis, Artini, Baldassarre, Matarrelli, Segoni, Turco.


   La Camera
   premesso che:
    il provvedimento in esame, nell'ambito dette missioni in Asia, autorizza la spesa diretta a prorogare l'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi, come previsto dal decreto-legge n. 7 del 2015 convertito dalla legge n. 43 del 2015;
    l'impiego di personale militare italiano in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi è stato richiesto dall'Autorità nazionale palestinese, sostenuta dallo Stato d'Israele,

impegna il Governo

a prevedere, anche in successivi provvedimenti normativi, misure dirette a prorogare, anche per l'anno 2016, l'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi, prendendo in considerazione la possibilità di modificare il formato dei corsi di addestramento a favore delle suddette forze di sicurezza in base alle specifiche richieste dell'Autorità nazionale palestinese.
9/3393-A/8Matarrelli, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera
   premesso che:
    il provvedimento in esame, nell'ambito dette missioni in Asia, autorizza la spesa diretta a prorogare l'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi, come previsto dal decreto-legge n. 7 del 2015 convertito dalla legge n. 43 del 2015;
    l'impiego di personale militare italiano in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi è stato richiesto dall'Autorità nazionale palestinese, sostenuta dallo Stato d'Israele,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere, anche in successivi provvedimenti normativi, misure dirette a prorogare, anche per l'anno 2016, l'impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi, prendendo in considerazione la possibilità di modificare il formato dei corsi di addestramento a favore delle suddette forze di sicurezza in base alle specifiche richieste dell'Autorità nazionale palestinese.
9/3393-A/8. (Testo modificato nel corso della seduta) Matarrelli, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera
   premesso che:
    il 13 novembre 2015 una serie di attentati terroristici hanno colpito la città di Parigi, causando la morte di almeno 129 persone e 352 feriti. L'Isis ha rivendicato gli attacchi con un comunicato ufficiale e il 16 novembre 2015 il procuratore capo di Trieste ed esperto di terrorismo internazionale, Carlo Mastelloni, ha denunciato il serio rischio di attentati terroristici anche in Italia, mettendo in evidenza il rischio di infiltrazioni dai Balcani al Friuli Venezia Giulia, in considerazione della presenza islamista in Bosnia e Kosovo. Dunque, rispetto ad un programma di sicurezza è necessaria un'attenzione particolare in Friuli Venezia Giulia;
    il procuratore ha segnalato che, attualmente, a Trieste vi è una carenza di organici del 30 per cento di Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia che renderebbe la nostra risposta al terrorismo meno efficiente anche in vista del Giubileo indetto dal Papa;
    è necessario incrementare l'organico di tutte le forze di polizia e predisporre un piano di emergenza dei servizi in collaborazione con il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri e con la direzione centrale della Polizia di prevenzione, anche a fronte della brutalità della strage parigina che rappresenta un chiaro segnale del rischio che quella degli attentati potrebbe essere la linea su cui si muoveranno i terroristi;
    pertanto, dopo la strage di Parigi, è necessario un efficace lavoro di intelligence, anche in considerazione, come predetto, del pericolo di transito in Italia dai Balcani, poiché oltre alla Bosnia, l'estremismo ideologico sembra risiedere in Kosovo, Sangiaccato serbo, Albania, Macedonia e Montenegro, dove aumenta il numero di reclutati dalle organizzazioni jihadiste;
    è pertanto necessario e urgente disporre un efficace piano di sicurezza in tutto il Paese, con particolare attenzione alle zone di confine come il Friuli Venezia Giulia soprattutto considerando che la sicurezza di questa area era stata già indebolita sottraendo forze di Polizia di Frontiera, destinate per rinforzare la città di Milano in occasione dell'Expo 2015, come ha denunciato il Sindacato autonomo di Polizia nel mese di aprile 2015,

impegna il Governo:

   a prevedere, anche in successivi interventi normativi, misure più efficienti dirette a garantire una maggiore sicurezza in Italia per contrastare possibili attacchi terroristi, considerando l'aumento di tale rischio alla luce della recente strage di Parigi ed in vista dell'imminente Giubileo indetto dal Papa;
   a prevedere, in particolare, la predisposizione di misure di controllo dei confini del Friuli Venezia Giulia dirette a salvaguardare la suddetta regione dal rischio di infiltrazioni terroristiche provenienti dai Balcani, considerando l'allarme lanciato dal procuratore capo di Trieste ed esperto di terrorismo internazionale, Carlo Mastelloni, che tra l'altro ha evidenziato una grave scopertura di organici a Trieste del 30 per cento di Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia.
9/3393-A/9Rizzetto, Sandra Savino, Prodani, Abrignani, Cirielli, Rampelli, Maietta, La Russa, Giorgia Meloni, Nastri, Taglialatela, Totaro.


   La Camera
   premesso che:
    il grande impegno profuso dal popolo curdo nella lotta all'ISIS, anche al costo di enormi sacrifici, ha consentito di arginare e successivamente respingere l'avanzata delle milizie del sedicente Stato Islamico, sia in Siria, sia in Iraq;
    l'Italia è impegnata in Iraq nel fornire addestramento e armi alle forze curde che hanno recentemente portato alla liberazione della città di Sinjar, e interdetto all'ISIS l'importante autostrada che collega Mosul a Raqqa, le due città che il sedicente Stato Islamico considera come le sue due «capitali»;
    appare evidente come il teatro iracheno e quello siriano rappresentino di fatto un unico scenario di conflitto e come all'aggressione transnazionale condotta dall'ISIS abbia corrisposto una reazione altrettanto transnazionale da parte del popolo curdo, che ha fronteggiato le milizie guidate da Abu Bakr al-Baghdadi prima ancora che si formasse la coalizione internazionale anti-ISIS;
    i Peshmerga curdi, inoltre, stanno dimostrando come anche un popolo a maggioranza di fede sunnita possa opporsi alla barbarie dell'ISIS, e rappresentano, dunque, un importante esempio che aiuta a rompere la logica della propaganda del gruppo salafita che vorrebbe il mondo sunnita al suo fianco contro i popoli di fede sciita e cristiana,

impegna il Governo

a sollecitare l'inviato speciale dell'ONU per la Siria affinché alla prossima conferenza internazionale sulla crisi siriana siano invitati anche i rappresentanti del popolo curdo.
9/3393-A/10Andrea Maestri, Brignone, Civati, Pastorino, Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Segoni, Turco.


   La Camera
   premesso che:
    il grande impegno profuso dal popolo curdo nella lotta all'ISIS, anche al costo di enormi sacrifici, ha consentito di arginare e successivamente respingere l'avanzata delle milizie del sedicente Stato Islamico, sia in Siria, sia in Iraq;
    l'Italia è impegnata in Iraq nel fornire addestramento e armi alle forze curde che hanno recentemente portato alla liberazione della città di Sinjar, e interdetto all'ISIS l'importante autostrada che collega Mosul a Raqqa, le due città che il sedicente Stato Islamico considera come le sue due «capitali»;
    appare evidente come il teatro iracheno e quello siriano rappresentino di fatto un unico scenario di conflitto e come all'aggressione transnazionale condotta dall'ISIS abbia corrisposto una reazione altrettanto transnazionale da parte del popolo curdo, che ha fronteggiato le milizie guidate da Abu Bakr al-Baghdadi prima ancora che si formasse la coalizione internazionale anti-ISIS;
    i Peshmerga curdi, inoltre, stanno dimostrando come anche un popolo a maggioranza di fede sunnita possa opporsi alla barbarie dell'ISIS, e rappresentano, dunque, un importante esempio che aiuta a rompere la logica della propaganda del gruppo salafita che vorrebbe il mondo sunnita al suo fianco contro i popoli di fede sciita e cristiana,

impegna il Governo

a sollecitare l'inviato speciale dell'ONU per la Siria affinché nei negoziati sotto gli auspici dell'ONU siano invitati anche i rappresentanti della comunità curdo-siriana.
9/3393-A/10. (Testo modificato nel corso della seduta) Andrea Maestri, Brignone, Civati, Pastorino, Artini, Baldassarre, Bechis, Matarrelli, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 1, comma 7 del decreto-legge di proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali autorizza la prosecuzione della partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED, di cui alla decisione PESC/2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015;
    tale decisione prevede tre fasi e la più saliente è la terza che dovrebbe dar luogo all'effettivo smantellamento delle attività degli scafisti;
    a tal fine è necessario raggiungere in Libia un accordo tra i Governi di Tobruk e di Tripoli con le altre entità minori per la formazione di un Governo di unità nazionale e il completamento del processo di pace;
    tale accordo è stato perseguito anche dalle Nazioni Unite, che hanno patrocinato il fallito tentativo di mediazione attraverso il loro inviato per la Libia, Bernardino Leon;
    i presupposti perché sia attuata la terza fase, l'accordo delle parti su un unico governo di unità nazionale in Libia, non sono ancora stati attuati, vanificando, nei fatti, la possibilità di procedere nei successivi stadi della missione;
    senza tali presupposti la terza fase, lo smantellamento delle attività degli scafisti, non può avere luogo, poiché sarebbe necessario entrare nelle acque territoriali dello Stato libico, previa autorizzazione dello stesso, e le navi della nostra Marina militare finiscono per eseguire una mera attività di pattugliamento,

impegna il Governo

a sospendere la partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED se entro il 31 dicembre 2015, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili o al consenso dello Stato costiero interessato, la missione non sia stata attuata in tutte le varie fasi di cui all'articolo 2, della decisione PESC/2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015.

9/3393-A/11Brunetta, Vito.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 1, comma 7 del decreto-legge di proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali autorizza la prosecuzione della partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED, di cui alla decisione PESC/2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015;
    tale decisione prevede tre fasi e la più saliente è la terza che dovrebbe dar luogo all'effettivo smantellamento delle attività degli scafisti;
    a tal fine è necessario raggiungere in Libia un accordo tra i Governi di Tobruk e di Tripoli con le altre entità minori per la formazione di un Governo di unità nazionale e il completamento del processo di pace;
    tale accordo è stato perseguito anche dalle Nazioni Unite, che hanno patrocinato il fallito tentativo di mediazione attraverso il loro inviato per la Libia, Bernardino Leon;
    i presupposti perché sia attuata la terza fase, l'accordo delle parti su un unico governo di unità nazionale in Libia, non sono ancora stati attuati, vanificando, nei fatti, la possibilità di procedere nei successivi stadi della missione;
    senza tali presupposti la terza fase, lo smantellamento delle attività degli scafisti, non può avere luogo, poiché sarebbe necessario entrare nelle acque territoriali dello Stato libico, previa autorizzazione dello stesso, e le navi della nostra Marina militare finiscono per eseguire una mera attività di pattugliamento,

impegna il Governo

a intraprendere le necessarie iniziative al fine di giungere all'attuazione di tutte le varie fasi dell'operazione militare dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED e previste dall'articolo 2 della decisione PESC/2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015 e successive rettifiche.

9/3393-A/11. (Testo modificato nel corso della seduta). Brunetta, Vito.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 3, comma 1 del decreto-legge di proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali autorizza la prosecuzione della partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea per il contrasto alta pirateria, denominata Atalanta;
    dal 19 febbraio 2012, i due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono trattenuti ingiustamente e illegalmente in India, salvo il permesso per motivi di salute dato il 12 settembre 2014 a Massimiliano Latorre di rientrare in Italia per un periodo di quattro mesi, per curarsi da un ictus che lo ha colpito, permesso successivamente prorogato e che scade a metà gennaio 2016;
    richiamati gli ordini del giorno n. 9/1670/A-R/1, approvato il 4 dicembre 2013, n. 9/02149/001, approvato il 13 marzo 2014 e n. 9/02598-AR/012, accolto dal Governo il 17 settembre 2014;
    solo il 26 giugno 2015 l'Italia ha attivato l'arbitrato internazionale sul caso dei Marò nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, rivolgendosi, quindi, al Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo;
    nel frattempo Salvatore Girone ha contratto un'infezione da virus Dengue e gli aspetti sanitari subentrati a seguito dell'infezione hanno accresciuto le ragioni per le quali si contestano i vincoli imposti dall'India alla libertà di movimento del fuciliere, che potrebbe, restando nella stessa zona sub-tropicale, avere una recidiva con gravi conseguenze sulla sua salute;
    organi di stampa hanno riportato che la prova dell'innocenza dei due Marò italiani prigionieri in India è contenuta negli stessi documenti che lo Stato indiano ha depositato ad Amburgo al Tribunale internazionale per il diritto del mare,

impegna il Governo

ad adoperarsi, anche in sede di arbitrato internazionale in essere, ad assumere tutte le iniziative per il rapido e definitivo rientro dei nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

9/3393-A/12Vito, Vella.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 3, comma 1 del decreto-legge di proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali autorizza la prosecuzione della partecipazione di personale militare all'operazione militare dell'Unione europea per il contrasto alta pirateria, denominata Atalanta;
    dal 19 febbraio 2012, i due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono trattenuti ingiustamente e illegalmente in India, salvo il permesso per motivi di salute dato il 12 settembre 2014 a Massimiliano Latorre di rientrare in Italia per un periodo di quattro mesi, per curarsi da un ictus che lo ha colpito, permesso successivamente prorogato e che scade a metà gennaio 2016;
    richiamati gli ordini del giorno n. 9/1670/A-R/1, approvato il 4 dicembre 2013, n. 9/02149/001, approvato il 13 marzo 2014 e n. 9/02598-AR/012, accolto dal Governo il 17 settembre 2014;
    in data 26 giugno 2015 è stato attivato l'arbitrato internazionale sul caso dei Marò nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, rivolgendosi, quindi, al Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo;
    nel frattempo Salvatore Girone ha contratto un'infezione da virus Dengue e gli aspetti sanitari subentrati a seguito dell'infezione hanno accresciuto le ragioni per le quali si contestano i vincoli imposti dall'India alla libertà di movimento del fuciliere, che potrebbe, restando nella stessa zona sub-tropicale, avere una recidiva con gravi conseguenze sulla sua salute;
    organi di stampa hanno riportato che la prova dell'innocenza dei due Marò italiani prigionieri in India è contenuta negli stessi documenti che lo Stato indiano ha depositato ad Amburgo al Tribunale internazionale per il diritto del mare,

impegna il Governo

ad adoperarsi, anche in sede di arbitrato internazionale in essere, ad assumere tutte le iniziative per il rapido e definitivo rientro dei nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

9/3393-A/12. (Testo modificato nel corso della seduta) Vito, Vella.


   La Camera,
   premesso che:
    il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 174 del 2015, con il quale si autorizza la proroga degli interventi militari e di cooperazione in atto all'estero fino al prossimo 31 dicembre, provvedendo anche al loro rifinanziamento;
    rilevando come nelle more della proroga il quadro internazionale sia significativamente cambiato, in seguito ai gravi attentati che hanno sconvolto Parigi lo scorso 13 novembre;
    sottolineando la gravità della minaccia terroristica alla quale non solo la Francia ma tutta l'Europa può considerarsi esposta;
    evidenziando la circostanza che lo Stato Islamico abbia un proprio territorio e proprie istituzioni, che lo rendono quindi passibile di eventuali rappresaglie;
    rilevando che è proprio la via della risposta militare specifica quella che la Francia ha prescelto per tentare di stabilire una forma di dissuasione nei confronti della dirigenza del Daesh;
    auspicando che il tentativo francese si riveli efficace, conducendo l'Isis a più miti consigli;
    osservando come la Francia stia invocando una disposizione del Trattato consolidato dell'Unione europea, l'articolo 42.7, che impone a tutti i Paesi membri dell'Unione europea di porre a disposizione di uno Stato membro attaccato dall'esterno qualsiasi strumento di supporto militare richieda;
    ritenendo probabile la sottoposizione al Governo di una richiesta specifica di aiuto militare da parte francese,

impegna il Governo

ad accettare le richieste che la Francia dovesse far pervenire ai nostro Paese, nell'intento di conferire maggior forza al tentativo a questo punto europeo di stabilire un'efficace forma di dissuasione nei confronti della centrale da cui pare dipendere l'ondata terroristica verificatasi nelle ultime due settimane.
9/3393-A/13Gianluca Pini.


   La Camera,
   esaminando il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 174 del 2015, con il quale si autorizza la proroga degli interventi militari e di cooperazione in atto all'estero fino al prossimo 31 dicembre, provvedendo anche al loro rifinanziamento;
   rilevando come nelle more della proroga il quadro internazionale sia significativamente cambiato, in seguito ai gravi attentati che hanno sconvolto Parigi lo scorso 13 novembre;
   sottolineando la gravità della minaccia terroristica alla quale non solo la Francia ma tutta l'Europa può considerarsi esposta;
   ritenendo concreto il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori irregolari che raggiungono via mare l'Europa e quindi opportuna l'intensificazione dell'attività di contrasto e dissuasione nei confronti del fenomeno;
   osservando con preoccupazione la crescita della minaccia terroristica gravante sul nostro Paese e sulla Santa Sede, oggetto tra l'altro di rilievi puntuali in occasione della recente seduta del Consiglio Supremo di Difesa, svoltasi al Quirinale lo scorso 21 ottobre;
   raccomandando il potenziamento dei controlli sull'identità di chi arriva dal Nord Africa e dal Medio Oriente,

impegna il Governo:

   a sottoporre immediatamente a rigorosi controlli, anche biometrici, l'identità delle persone che sbarcano nei porti del nostro Paese, anticipandone l'effettuazione a bordo delle navi della Marina Militare;
   ad agire con la massima determinazione possibile nei confronti delle persone che risultassero sospette in seguito agli esiti dei primi accertamenti, procedendo alla loro espulsione dal territorio nazionale;
   a predisporre gli strumenti normativi adeguati a fronteggiare l'eventuale situazione emergenziale che si determinasse in seguito all'effettuazione di attacchi jihadisti sul suolo della Repubblica, esattamente come venne fatto con i cosiddetti «decreti cassetto» nel corso della Guerra Fredda.
9/3393-A/14Molteni, Gianluca Pini.


   La Camera,
   esaminando il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 174 del 2015, con il quale si autorizza la proroga degli interventi militari e di cooperazione in atto all'estero fino al prossimo 31 dicembre, provvedendo anche al loro rifinanziamento;
   rilevando come nelle more della proroga il quadro internazionale sia significativamente cambiato, in seguito ai gravi attentati che hanno sconvolto Parigi lo scorso 13 novembre;
   sottolineando la gravità della minaccia terroristica alla quale non solo la Francia ma tutta l'Europa può considerarsi esposta;
   raccomandando di potenziare la vigilanza antiterroristica sul piano interno;
   ritenendo altresì utile predisporre fin d'ora anche gli strumenti per dar corso ad una risposta militare specifica contro il Daesh qualora individui affiliati all'Isis attacchino il nostro Paese,

impegna il Governo

   a predisporre fin d'ora le capacità necessarie all'effettuazione di eventuali azioni ritorsive contro il Daesh nel deprecabile e mai auspicabile caso che si verificassero attentati di matrice jihadista nel nostro Paese, sostituendo i Tornado attualmente schierati nel Golfo Persico con altri velivoli idonei alla conduzione di azioni aeree offensive con munizionamento a guida laser o Gps;
   a considerare fin d'ora l'ipotesi di ricorrere alle norme dell'articolo 42.7 del Trattato consolidato dell'Unione Europea qualora la Repubblica, a dispetto di tutte le misure preventive adottate, subisca malauguratamente un attentato jihadista di maggiori proporzioni, seguendo l'esempio francese.
9/3393-A/15Guidesi, Gianluca Pini.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 13 settembre 2012 n. 158 convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2012 n. 189, norma istitutiva dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (I.N.M.P.), all'articolo 14:
     comma 2, caratterizza l'INMP in ente pubblico derivante dalla stabilizzazione della forma organizzativo-funzionale della precedente «sperimentazione gestionale», avviata ai sensi del decreto legislativo n. 502 del 1992 istitutivo del Servizio Sanitario Nazionale, dotato di «personalità giuridica di diritto pubblico, dotata di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, vigilata dal Ministero della Salute»;
     commi 2 e 3, prevede che l'INMP ha «il compito di promuovere attività di assistenza, ricerca e formazione per la salute delle popolazioni migranti e di contrastare le malattie della povertà» e che l'Istituto «è altresì centro di riferimento della rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo sociosanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà, nonché Centro nazionale per la mediazione transculturale in campo sanitario»;
     comma 5, prevede che per il finanziamento delle attività dell'INMP «si provvede annualmente, nell'ambito di un apposito progetto interregionale, approvato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, su proposta del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze» e che all'erogazione di detto finanziamento in favore dell'INMP «si provvede annualmente a seguito dell'intesa espressa dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sulla ripartizione delle disponibilità finanziarie complessive destinate al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale per l'anno di riferimento»;
   atteso che le funzioni svolte dall'INMP sono finalizzate a promuovere e ad erogare assistenza socio-sanitaria – competenze tipiche del Servizio Sanitario Nazionale – sulle tematiche dell'immigrazione e delle fragilità sociali, la sua organizzazione è modellata funzionalmente sullo schema proprio delle aziende sanitarie del SSN, ai sensi del decreto interministeriale 22 febbraio 2013 n. 56 «Regolamento recante disposizioni sul funzionamento e l'organizzazione dell'INMP, ai sensi dell'articolo 14, comma 4, del decreto-legge 13 settembre 2012 n. 158 convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2012 n. 189», adottato dal Ministro della Salute di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze e del Ministro per Pubblica amministrazione e la semplificazione, che prevede la presenza di «Unità Organizzative complesse e semplici», la presenza del Direttore Sanitario e del Direttore Amministrativo «ai quali si applicano le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 502 del 1992 e s.m.i.», come pure l'applicazione del CCNL Sanità al personale dell'Istituto dirigenziale e non;
   l'Istituto inoltre, al fine di dare piena attuazione al citato articolo 14, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 158 del 2012, provvede all'erogazione presso i propri ambulatori di prestazioni sanitarie in diverse discipline mediche, avvalendosi delle professionalità anche di psicologi e mediatori transculturali. L'erogazione di dette prestazioni sanitarie avviene per il tramite del sub-codice identificativo afferente l'IFO (Istituti Fisioterapici Ospitalieri), nelle more dell'attivazione di un codice dedicato da parte della Regione Lazio, come previsto dal citato decreto ministeriale n. 56 del 2013 articolo 11, comma 1 il quale, per il tramite di questa disposizione, colloca l'INMP tra gli enti del SSN «unici titolati, insieme alle strutture private accreditate, all'erogazione di prestazioni specialistiche ambulatoriali;
   l'Istituto svolge azioni di promozione della salute e di prevenzione individuale e collettiva attraverso campagne di assistenza sanitaria offerta in forma pro-attiva presso collettività e sottogruppi di popolazione deprivata, attraverso la partecipazione al sistema di notifica delle malattie infettive e diffusive, attraverso la presa in carico, secondo il disposto dell'articolo 35 del Testo unico sull'immigrazione, delle condizioni di salute urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, dei migranti non in regola con le norme relative all'ingresso e al soggiorno, compreso il rilascio del codice STP agli stranieri temporaneamente presenti. Tali azioni di prevenzione, sono riconosciute come efficace salvaguardia della salute della singola persona e dell'intera collettività nonché mezzo per assicurare condizioni di accessibilità ai servizi e di eguaglianza;
   all'Istituto vengono altresì richieste e quindi effettuate consulenze e certificazioni specialistiche mediche e psicologiche da parte di Autorità pubbliche quali Ministeri, Tribunali, Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, Comuni;
   al fine di realizzare una rete di servizi integrati per affrontare efficacemente il vasto problema dell'assistenza sanitaria ai migranti e del contrasto alle malattie più connesse alla povertà, l'Istituto è centro di riferimento della rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo socio-sanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà, cui partecipano le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. La rete definisce modelli di intervento e di presa in carico delle popolazioni più svantaggiate e, in tale ambito, l'INMP promuove anche iniziative territoriali di collaborazione tra Enti pubblici e associazioni senza scopo di lucro. A tal fine ha siglato convenzioni e protocolli di collaborazione con diverse ASL del territorio nazionale e con altri Enti del SSN, nell'ottica di una partnership pubblico-privato multilivello;
   rilevante è anche la partecipazione delle equipe interdisciplinari dell'Istituto alla gestione dei problemi sanitari, medici e psicologici, dei migranti che sbarcano sull'isola di Lampedusa; tale partecipazione si svolge mediante convenzioni con il Ministero dell'interno – Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione – e con la ASL di Palermo, territorialmente competente;
   inoltre, nel campo dell'internazionalizzazione delle attività dell'Istituto, ai sensi dell'articolo 14, comma 6 del citato decreto-legge, vengono svolte attività progettuali di cooperazione sanitaria a sostegno delle capacità organizzative e professionali di Paesi in via di sviluppo. In particolare, l'INMP è impegnato a Gibuti per un progetto triennale di cooperazione internazionale volto a formare personale sanitario in loco sulla ginecologia, la pediatria e l'anatomia patologica, al fine di costituire in loco competenze sufficienti per la presa in carico della salute delle persone gibutiane. A tal fine si avvale di medici specialisti italiani espatriati, reclutati appositamente per le attività sanitarie nel Paese. Ha, inoltre, accolto e formato in Italia professionisti gibutiani dedicati al programma nazionale per lo screening del cancro del collo dell'utero. Tale esperienza rappresenta il modello concettuale per il sostegno che l'INMP sta programmando di replicare in favore di ulteriori realtà estere in stato di sviluppo socio-sanitario non avanzato, ivi compresi i Paesi a forte pressione migratoria;
   ciò posto, l'intervento in esame, anche alla luce della normativa e del percorso che negli ultimi anni ha contraddistinto l'INMP, dalla sua costituzione fino all'attuale identificazione quale ente con personalità giuridica di diritto pubblico, dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, tenuto conto della sua organizzazione e articolazione modellate funzionalmente sulle Aziende sanitarie del Servizio sanitario nazionale, con la presenza, altresì, delle figure del direttore sanitario e del direttore amministrativo, ha lo scopo di fare chiarezza sulla natura giuridica dell'Istituto, collocandolo, al pari degli altri enti, nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, e assoggettandolo alla disciplina per questo prevista;
   a sostegno di quanto sopra soccorrono anche le seguenti considerazioni;
   in coerenza con la particolare configurazione dell'Istituto, il citato decreto ministeriale n. 56 del 2013 all'articolo 5 stabilisce che l'Istituto, analogamente agli enti del SSN, adotta la contabilità economico-patrimoniale compatibilmente con quanto disposto in materia dal decreto legislativo 23 giugno 2011 n. 118 recante «Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009 n. 42», il quale si applica alle Regioni (Titolo I) e agli enti del SSN (Titolo II), mentre il decreto legislativo n. 91 del 2011, emanato anch'esso per l'attuazione dei principi di armonizzazione dei sistemi contabili di cui alla legge n. 196 del 2009, si applica a tutte le pubbliche amministrazioni diverse da quelle di cui al citato decreto legislativo n. 118 del 2011;
   il richiamo esplicito del decreto legislativo n. 118 del 2011 presente nel decreto ministeriale n. 56 del 2013 posiziona, di fatto, l'INMP tra gli enti del SSN che operano in regime di contabilità economico-patrimoniale, infatti l'articolo 5. stabilisce che l'INMP adotta il Piano dei Conti di contabilità economico-patrimoniale in uso presso le aziende sanitarie della Regione Lazio;
   premesse le richiamate normative, l'INMP sia nel corso della sperimentazione gestionale sia successivamente alla sua stabilizzazione ha elaborato i propri bilanci di previsione e bilanci consuntivi nel rispetto delle norme e dei principi tipici della contabilità economico-patrimoniale adottata dalle aziende sanitarie del SSN, così come pure si è uniformato a tutte le normative di natura amministrativo-contabile-finanziario-fiscale vigenti in capo alle stesse,

impegna il Governo

ad adottare misure per garantire che – per le iniziative di cooperazione internazionale, anche a fini umanitari di cui al capo II del provvedimento volte a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni migranti e ai fini del necessario supporto tecnico ed operativo in materia di assistenza, ricerca e formazione per la salute e il contrasto delle malattie e della povertà delle medesime popolazioni – l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà (INMP) (ente nazionale con personalità giuridica di diritto pubblico, dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, ai sensi dell'articolo 14 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189) operi nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e sia assoggetto alla disciplina per questo prevista.
9/3393-A/16Causin.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 13 settembre 2012 n. 158 convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2012 n. 189, norma istitutiva dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (I.N.M.P.), all'articolo 14:
     comma 2, caratterizza l'INMP in ente pubblico derivante dalla stabilizzazione della forma organizzativo-funzionale della precedente «sperimentazione gestionale», avviata ai sensi del decreto legislativo n. 502 del 1992 istitutivo del Servizio Sanitario Nazionale, dotato di «personalità giuridica di diritto pubblico, dotata di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, vigilata dal Ministero della Salute»;
     commi 2 e 3, prevede che l'INMP ha «il compito di promuovere attività di assistenza, ricerca e formazione per la salute delle popolazioni migranti e di contrastare le malattie della povertà» e che l'Istituto «è altresì centro di riferimento della rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo sociosanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà, nonché Centro nazionale per la mediazione transculturale in campo sanitario»;
     comma 5, prevede che per il finanziamento delle attività dell'INMP «si provvede annualmente, nell'ambito di un apposito progetto interregionale, approvato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, su proposta del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze» e che all'erogazione di detto finanziamento in favore dell'INMP «si provvede annualmente a seguito dell'intesa espressa dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sulla ripartizione delle disponibilità finanziarie complessive destinate al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale per l'anno di riferimento»;
   atteso che le funzioni svolte dall'INMP sono finalizzate a promuovere e ad erogare assistenza socio-sanitaria – competenze tipiche del Servizio Sanitario Nazionale – sulle tematiche dell'immigrazione e delle fragilità sociali, la sua organizzazione è modellata funzionalmente sullo schema proprio delle aziende sanitarie del SSN, ai sensi del decreto interministeriale 22 febbraio 2013 n. 56 «Regolamento recante disposizioni sul funzionamento e l'organizzazione dell'INMP, ai sensi dell'articolo 14, comma 4, del decreto-legge 13 settembre 2012 n. 158 convertito con modificazioni dalla legge 8 novembre 2012 n. 189», adottato dal Ministro della Salute di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze e del Ministro per Pubblica amministrazione e la semplificazione, che prevede la presenza di «Unità Organizzative complesse e semplici», la presenza del Direttore Sanitario e del Direttore Amministrativo «ai quali si applicano le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 502 del 1992 e s.m.i.», come pure l'applicazione del CCNL Sanità al personale dell'Istituto dirigenziale e non;
   l'Istituto inoltre, al fine di dare piena attuazione al citato articolo 14, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 158 del 2012, provvede all'erogazione presso i propri ambulatori di prestazioni sanitarie in diverse discipline mediche, avvalendosi delle professionalità anche di psicologi e mediatori transculturali. L'erogazione di dette prestazioni sanitarie avviene per il tramite del sub-codice identificativo afferente l'IFO (Istituti Fisioterapici Ospitalieri), nelle more dell'attivazione di un codice dedicato da parte della Regione Lazio, come previsto dal citato decreto ministeriale n. 56 del 2013 articolo 11, comma 1 il quale, per il tramite di questa disposizione, colloca l'INMP tra gli enti del SSN «unici titolati, insieme alle strutture private accreditate, all'erogazione di prestazioni specialistiche ambulatoriali;
   l'Istituto svolge azioni di promozione della salute e di prevenzione individuale e collettiva attraverso campagne di assistenza sanitaria offerta in forma pro-attiva presso collettività e sottogruppi di popolazione deprivata, attraverso la partecipazione al sistema di notifica delle malattie infettive e diffusive, attraverso la presa in carico, secondo il disposto dell'articolo 35 del Testo unico sull'immigrazione, delle condizioni di salute urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, dei migranti non in regola con le norme relative all'ingresso e al soggiorno, compreso il rilascio del codice STP agli stranieri temporaneamente presenti. Tali azioni di prevenzione, sono riconosciute come efficace salvaguardia della salute della singola persona e dell'intera collettività nonché mezzo per assicurare condizioni di accessibilità ai servizi e di eguaglianza;
   all'Istituto vengono altresì richieste e quindi effettuate consulenze e certificazioni specialistiche mediche e psicologiche da parte di Autorità pubbliche quali Ministeri, Tribunali, Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, Comuni;
   al fine di realizzare una rete di servizi integrati per affrontare efficacemente il vasto problema dell'assistenza sanitaria ai migranti e del contrasto alle malattie più connesse alla povertà, l'Istituto è centro di riferimento della rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo socio-sanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà, cui partecipano le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano. La rete definisce modelli di intervento e di presa in carico delle popolazioni più svantaggiate e, in tale ambito, l'INMP promuove anche iniziative territoriali di collaborazione tra Enti pubblici e associazioni senza scopo di lucro. A tal fine ha siglato convenzioni e protocolli di collaborazione con diverse ASL del territorio nazionale e con altri Enti del SSN, nell'ottica di una partnership pubblico-privato multilivello;
   rilevante è anche la partecipazione delle equipe interdisciplinari dell'Istituto alla gestione dei problemi sanitari, medici e psicologici, dei migranti che sbarcano sull'isola di Lampedusa; tale partecipazione si svolge mediante convenzioni con il Ministero dell'interno – Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione – e con la ASL di Palermo, territorialmente competente;
   inoltre, nel campo dell'internazionalizzazione delle attività dell'Istituto, ai sensi dell'articolo 14, comma 6 del citato decreto-legge, vengono svolte attività progettuali di cooperazione sanitaria a sostegno delle capacità organizzative e professionali di Paesi in via di sviluppo. In particolare, l'INMP è impegnato a Gibuti per un progetto triennale di cooperazione internazionale volto a formare personale sanitario in loco sulla ginecologia, la pediatria e l'anatomia patologica, al fine di costituire in loco competenze sufficienti per la presa in carico della salute delle persone gibutiane. A tal fine si avvale di medici specialisti italiani espatriati, reclutati appositamente per le attività sanitarie nel Paese. Ha, inoltre, accolto e formato in Italia professionisti gibutiani dedicati al programma nazionale per lo screening del cancro del collo dell'utero. Tale esperienza rappresenta il modello concettuale per il sostegno che l'INMP sta programmando di replicare in favore di ulteriori realtà estere in stato di sviluppo socio-sanitario non avanzato, ivi compresi i Paesi a forte pressione migratoria;
   ciò posto, l'intervento in esame, anche alla luce della normativa e del percorso che negli ultimi anni ha contraddistinto l'INMP, dalla sua costituzione fino all'attuale identificazione quale ente con personalità giuridica di diritto pubblico, dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, tenuto conto della sua organizzazione e articolazione modellate funzionalmente sulle Aziende sanitarie del Servizio sanitario nazionale, con la presenza, altresì, delle figure del direttore sanitario e del direttore amministrativo, ha lo scopo di fare chiarezza sulla natura giuridica dell'Istituto, collocandolo, al pari degli altri enti, nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, e assoggettandolo alla disciplina per questo prevista;
   a sostegno di quanto sopra soccorrono anche le seguenti considerazioni;
   in coerenza con la particolare configurazione dell'Istituto, il citato decreto ministeriale n. 56 del 2013 all'articolo 5 stabilisce che l'Istituto, analogamente agli enti del SSN, adotta la contabilità economico-patrimoniale compatibilmente con quanto disposto in materia dal decreto legislativo 23 giugno 2011 n. 118 recante «Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009 n. 42», il quale si applica alle Regioni (Titolo I) e agli enti del SSN (Titolo II), mentre il decreto legislativo n. 91 del 2011, emanato anch'esso per l'attuazione dei principi di armonizzazione dei sistemi contabili di cui alla legge n. 196 del 2009, si applica a tutte le pubbliche amministrazioni diverse da quelle di cui al citato decreto legislativo n. 118 del 2011;
   il richiamo esplicito del decreto legislativo n. 118 del 2011 presente nel decreto ministeriale n. 56 del 2013 posiziona, di fatto, l'INMP tra gli enti del SSN che operano in regime di contabilità economico-patrimoniale, infatti l'articolo 5. stabilisce che l'INMP adotta il Piano dei Conti di contabilità economico-patrimoniale in uso presso le aziende sanitarie della Regione Lazio;
   premesse le richiamate normative, l'INMP sia nel corso della sperimentazione gestionale sia successivamente alla sua stabilizzazione ha elaborato i propri bilanci di previsione e bilanci consuntivi nel rispetto delle norme e dei principi tipici della contabilità economico-patrimoniale adottata dalle aziende sanitarie del SSN, così come pure si è uniformato a tutte le normative di natura amministrativo-contabile-finanziario-fiscale vigenti in capo alle stesse,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, ove ne ricorrano le condizioni, affinché nelle iniziative di cooperazione internazionale, anche a fini umanitari di cui al capo II del provvedimento volte a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni migranti e ai fini del necessario supporto tecnico ed operativo in materia di assistenza, ricerca e formazione per la salute e il contrasto delle malattie e della povertà delle medesime popolazioni l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà (INMP) (ente nazionale con personalità giuridica di diritto pubblico, dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, ai sensi dell'articolo 14 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189) operi nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e sia assoggetto alla disciplina per questo prevista.
9/3393-A/16. (Testo modificato nel corso della seduta) Causin.


   La Camera,
   esaminato il decreto-legge n. 74 del 2015 recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione C. 3393 Governo;
   rilevato che la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali nonché la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione si svolgono, di norma, in concorso con le iniziative adottate da altri paesi membri dell'Unione europea;
   ricordato infine che è all'esame del Senato la proposta di legge recante Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (S. 1917, approvata dalla Camera), che definirà il quadro generale della partecipazione italiana alle missioni, superando la logica emergenziale sinora seguita con il succedersi di decreti-legge in materia,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di promuovere un coordinamento della partecipazione europea alle missioni di pace, anche al fine di pervenire ad una rappresentanza unitaria per la politica estera e di difesa, nel quadro dei Trattati vigenti.
9/3393-A/17Giulietti.


   La Camera,
   premesso che:
    secondo Medici senza frontiere (Msf) la vita di decine di migliaia di persone sarebbe a rischio perché entro il prossimo anno saranno finite in tutto il mondo le scorte di FavAfrique, un siero contro il veleno di almeno 10 specie di serpenti che oggi salva la vita a moltissima gente, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo; la Sanofi Pasteur, l'azienda che produce il farmaco, ha interrotto la produzione lo scorso anno, e le scorte dureranno al massimo fino al prossimo giugno 2016; sempre secondo Msf, ogni anno 5 milioni di persone nel mondo sono vittime di un morso di serpente, un problema che causa anche 100.000 morti e centinaia di migliaia di persone con disabilità e amputazioni. Polly Markandya di Msf spiega: «La maggior parte delle persone che vengono morse da un serpente non conoscono la sua specie, per questo avere un antidoto che funziona contro più specie è veramente importante»;
    «Stiamo per affrontare una vera crisi – ha dichiarato Gabriel Alcoba di Msf non ci saranno alternative per almeno altri due anni. L'Oms dovrebbe coordinare gli sforzi per risolvere il problema»;
    «Il trattamento antiveleno può costare fino a 250.500 dollari a persona, l'equivalente di 4 anni di salario nei Paesi interessati», sottolinea Msf che solo l'anno scorso ha curato «circa 400 persone a Paoua, in Repubblica Centrafricana, e oltre 300 ad Agok nel Sud Sudan». L'organizzazione umanitaria chiede alla comunità scientifica globale azioni serie e rapide per garantire la disponibilità di antidoto e trattamento;
    uno dei Paesi più colpiti da questo problema è la Repubblica Centroafricana dove sono stati presenti militari italiani nella missione dell'Unione europea EUMAM RCA ed è tra i Paesi segnalati nell'articolo 8 comma 1 del decreto in esame tra quelli con i quali l'Italia è impegnata con iniziative di cooperazione allo sviluppo,

impegna il Governo

con l'obiettivo di non lasciare sprovvisti i nostri contingenti militari e gli operatori civili impegnati nei progetti di cooperazione allo sviluppo dell'Italia in diversi Paesi colpiti dal flagello dei morsi da serpenti velenosi, a rilevare l'antidoto FavAfrique dalla Sanofi Pasteur e, di concerto tra il Ministro della salute e il Ministro della difesa, autorizzarne la produzione in proprio utilizzando l'istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

9/3393-A/18Rizzo, Tacconi, Duranti, Artini, Scopelliti, Gianluca Pini, Petrenga, Vecchio, Ottobre, Nastri, Frusone, Basilio, Corda, Tofalo.


   La Camera,
   premesso che:
    secondo Medici senza frontiere (Msf) la vita di decine di migliaia di persone sarebbe a rischio perché entro il prossimo anno saranno finite in tutto il mondo le scorte di FavAfrique, un siero contro il veleno di almeno 10 specie di serpenti che oggi salva la vita a moltissima gente, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo; la Sanofi Pasteur, l'azienda che produce il farmaco, ha interrotto la produzione lo scorso anno, e le scorte dureranno al massimo fino al prossimo giugno 2016; sempre secondo Msf, ogni anno 5 milioni di persone nel mondo sono vittime di un morso di serpente, un problema che causa anche 100.000 morti e centinaia di migliaia di persone con disabilità e amputazioni. Polly Markandya di Msf spiega: «La maggior parte delle persone che vengono morse da un serpente non conoscono la sua specie, per questo avere un antidoto che funziona contro più specie è veramente importante»;
    «Stiamo per affrontare una vera crisi – ha dichiarato Gabriel Alcoba di Msf non ci saranno alternative per almeno altri due anni. L'Oms dovrebbe coordinare gli sforzi per risolvere il problema»;
    «Il trattamento antiveleno può costare fino a 250.500 dollari a persona, l'equivalente di 4 anni di salario nei Paesi interessati», sottolinea Msf che solo l'anno scorso ha curato «circa 400 persone a Paoua, in Repubblica Centrafricana, e oltre 300 ad Agok nel Sud Sudan». L'organizzazione umanitaria chiede alla comunità scientifica globale azioni serie e rapide per garantire la disponibilità di antidoto e trattamento;
    uno dei Paesi più colpiti da questo problema è la Repubblica Centroafricana dove sono stati presenti militari italiani nella missione dell'Unione europea EUMAM RCA ed è tra i Paesi segnalati nell'articolo 8 comma 1 del decreto in esame tra quelli con i quali l'Italia è impegnata con iniziative di cooperazione allo sviluppo,

impegna il Governo

anche con l'obiettivo di non lasciare sprovvisti i nostri contingenti militari e gli operatori civili impegnati nei progetti di cooperazione allo sviluppo dell'Italia in diversi Paesi colpiti dal flagello dei morsi da serpenti velenosi, a valutare quali siano le possibilità di rilevare l'antidoto FavAfrique dalla Sanofi Pasteur e, di concerto tra il Ministro della salute e il Ministro della difesa, autorizzarne la produzione in proprio utilizzando l'istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

9/3393-A/18. (Testo modificato nel corso della seduta)  Rizzo, Tacconi, Duranti, Artini, Scopelliti, Gianluca Pini, Petrenga, Vecchio, Ottobre, Nastri, Frusone, Basilio, Corda, Tofalo.


   La Camera,
   premesso che:
    Iraq e Siria sono due teatri in cui combattere la Daesh, ma non è sufficiente la strategia militare, si ha bisogno anche di quella comunicativa: siamo al fianco dei siriani per garantire loro i diritti umani, senza un secondo fine;
    si vorrebbero ottenere dei risultati immediati in Iraq dove si vive un'esperienza di forte settarismo, ma ci sono anche elementi positivi e gli iracheni vorrebbero essere governati in modo decente e avere servizi efficienti che il primo ministro iracheno, affrontando delle riforme, dovrebbe garantire;
    Saywan Sabir Mustafa Barzani (Ambasciatore dell'Iraq in Italia) ha evidenziato che lo Stato unitario in Iraq non ha mai funzionato e che in realtà una politica più efficace sarebbe quella non soltanto di rifornire l'Iraq di armi, ma di insegnar alla popolazione a difendersi, a respingere i terroristi dal momento che assistiamo ad una guerra per procura tra diverse potenze e anche le piccole organizzazioni hanno un esercito;
    i curdi iracheni starebbero infatti prendendo in considerazione la possibilità di annullare i loro accordi con Baghdad per le rendite petrolifere, nonché per il ritiro del governo dalla zona curde e l'avvertimento ha seguito il mancato accordo tra le parti su come dividere le royalties del petrolio tra autorità centrale e regionale e riguardo il volume delle esportazioni di petrolio dalla regione kurda;
    nonostante all'interno del parlamento iracheno i curdi tengano colloqui con i leader a Erbil per discutere i problemi con il governo centrale, persiste il rifiuto di Baghdad di pagare ai curdi parte dei guadagni provenienti dalla vendita del petrolio nazionale;
    secondo i termini dell'accordo, i curdi erano tenuti a spedire 550.000 barili al giorno dai giacimenti di petrolio nella loro regione e dai campi di Kirkuk, gestiti fino a giugno dello scorso anno dal governo regionale. Quando i curdi non sono riusciti a spedire le quote necessarie, il governo iracheno ha tagliato la loro quota di royalties considerando, secondo un rappresentante del governo iracheno, Jassem Jaafar, le alternative proposte dalla regione curda «ingiustificate e provocatorie»,

impegna il Governo:

   a sensibilizzare il Governo iracheno a Baghdad a sollecitare i pagamenti delle royalties verso i curdi iracheni;
   a prevedere la possibilità di impiegare le forze del genio militare mirate allo sminamento di aree liberate dal Daesh;
   a prevedere la possibilità di trasferire eventuali feriti curdi negli ospedali militari italiani.
9/3393-A/19Pastorino, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Brignone, Civati, Andrea Maestri.


   La Camera,
   premesso che:
    Iraq e Siria sono due teatri in cui combattere la Daesh, ma non è sufficiente la strategia militare, si ha bisogno anche di quella comunicativa: siamo al fianco dei siriani per garantire loro i diritti umani, senza un secondo fine;
    si vorrebbero ottenere dei risultati immediati in Iraq dove si vive un'esperienza di forte settarismo, ma ci sono anche elementi positivi e gli iracheni vorrebbero essere governati in modo decente e avere servizi efficienti che il primo ministro iracheno, affrontando delle riforme, dovrebbe garantire;
    Saywan Sabir Mustafa Barzani (Ambasciatore dell'Iraq in Italia) ha evidenziato che lo Stato unitario in Iraq non ha mai funzionato e che in realtà una politica più efficace sarebbe quella non soltanto di rifornire l'Iraq di armi, ma di insegnar alla popolazione a difendersi, a respingere i terroristi dal momento che assistiamo ad una guerra per procura tra diverse potenze e anche le piccole organizzazioni hanno un esercito;
    i curdi iracheni starebbero infatti prendendo in considerazione la possibilità di annullare i loro accordi con Baghdad per le rendite petrolifere, nonché per il ritiro del governo dalla zona curde e l'avvertimento ha seguito il mancato accordo tra le parti su come dividere le royalties del petrolio tra autorità centrale e regionale e riguardo il volume delle esportazioni di petrolio dalla regione kurda;
    nonostante all'interno del parlamento iracheno i curdi tengano colloqui con i leader a Erbil per discutere i problemi con il governo centrale, persiste il rifiuto di Baghdad di pagare ai curdi parte dei guadagni provenienti dalla vendita del petrolio nazionale;
    secondo i termini dell'accordo, i curdi erano tenuti a spedire 550.000 barili al giorno dai giacimenti di petrolio nella loro regione e dai campi di Kirkuk, gestiti fino a giugno dello scorso anno dal governo regionale. Quando i curdi non sono riusciti a spedire le quote necessarie, il governo iracheno ha tagliato la loro quota di royalties considerando, secondo un rappresentante del governo iracheno, Jassem Jaafar, le alternative proposte dalla regione curda «ingiustificate e provocatorie»,

impegna il Governo:

   a sensibilizzare il Governo iracheno affinché venga trovata una soluzione consensuale al contenzioso interno con le autorità regionali del Kurdistan sulla ripartizione degli introiti petroliferi;
   a valutare la possibilità di impiegare le forze del genio militare mirate allo sminamento di aree liberate dal Daesh;
   a prevedere la possibilità di trasferire eventuali feriti curdi negli ospedali militari italiani.
9/3393-A/19. (Testo modificato nel corso della seduta) Pastorino, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco, Brignone, Civati, Andrea Maestri.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame prevede all'articolo 4 le autorizzazioni di spesa relative ad esigenze generali connesse con le missioni internazionali e, in particolare al comma 3 autorizza la spesa di 24497826 per il potenziamento del dispositivo aeronavale di sorveglianza e di sicurezza nel Mediterraneo centrale in relazione a specifiche e straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo e al fine di assicurare la tutela degli interessi nazionali di cui all'articolo 5, comma 3, del decreto-legge n. 7 del 2015;
    al fine di equiparare in parte gli enormi sforzi prodotti in tal senso dal personale navale (marina guardia costiera carabinieri o guardia di finanza effettivamente impegnati in missione) a quelli dei colleghi dell'esercito, che su Lampedusa godono di un'indennità strade sicure,

impegna il Governo

a prevedere, anche in successivi interventi normativi, un emolumento accessorio o una diaria giornaliera per il personale navale equiparabile all'indennità «strade sicure» di cui in premessa riservato al personale dell'esercito.
9/3393-A/20Prodani, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame prevede misure dirette alla cooperazione dell'Italia nel processo di ricostruzione civile e per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati in numerosi Paesi, disponendo uno stanziamento volto anche a contribuire ad iniziative europee e internazionali in materia di migrazioni e sviluppo;
    si dispone inoltre un'integrazione dello stanziamento già previsto nell'ultimo decreto, missioni internazionali per interventi svolti a sostenere i processi di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto o post-conflitto;
    spesso chi più rischia e si espone per il proprio Paese è meno tutelato anche nella progressione della carriera a fronte dell'avanzamento in graduatoria di colleghi meno operativi che vengono promossi nelle ristrette quote senza un'equa valorizzazione del merito;
    non è previsto che le onoreficienze possano divenire, al pari di una missione internazionale, un punteggio di merito oltre che un segno distintivo per attestare in carriera il grandissimo servizio reso in particolare nel soccorso di migliaia di migranti,

impegna il Governo

a prevedere, anche in successivi interventi normativi, il conferimento al personale nel servizio di soccorso di migliaia di migranti, di un'onoreficienza di soccorso nell'ambito dell’«emergenza profughi» dopo almeno 60 giorni cumulativi di servizio prestato in missione operativa.
9/3393-A/21Brignone.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame prevede misure dirette alla cooperazione dell'Italia nel processo di ricostruzione civile e per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati in numerosi Paesi, disponendo uno stanziamento volto anche a contribuire ad iniziative europee e internazionali in materia di migrazioni e sviluppo;
    si dispone inoltre un'integrazione dello stanziamento già previsto nell'ultimo decreto, missioni internazionali per interventi svolti a sostenere i processi di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto o post-conflitto;
    spesso chi più rischia e si espone per il proprio Paese è meno tutelato anche nella progressione della carriera a fronte dell'avanzamento in graduatoria di colleghi meno operativi che vengono promossi nelle ristrette quote senza un'equa valorizzazione del merito;
    non è previsto che le onoreficienze possano divenire, al pari di una missione internazionale, un punteggio di merito oltre che un segno distintivo per attestare in carriera il grandissimo servizio reso in particolare nel soccorso di migliaia di migranti,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere il conferimento al personale nel servizio di soccorso di migliaia di migranti, di un'onoreficienza di soccorso nell'ambito dell’«emergenza profughi» dopo almeno 60 giorni cumulativi di servizio prestato in missione operativa.
9/3393-A/21. (Testo modificato nel corso della seduta) Brignone.


   La Camera,
   premesso che:
    al fine di poter sempre portare alto il morale degli uomini sensibilizzando i comandi di presidio operativo affinché segnalino le azioni più meritorie di salvataggi estremi si potrebbe creare un monito tangibile per tutti nonché un motivo di prestigio e di vanto per il nostro Paese e per il corpo di appartenenza nonché dei singoli che si sono così saputi distinguere, possibili esempi dei più giovani incentivati ad emulare per fare sempre di più e meglio il proprio dovere;
    attualmente non è certo la paga che rende giustizia a migliaia di vite strappate a morte certa, ma il grandissimo senso di onore interiore di poter sentirsi partecipi di aiuto al più alto principio di «soccorrere chi ha estremo bisogno»;
    per rendere maggiormente partecipi gli autori materiali di tali azioni sarebbe necessario che il Governo, lo Stato e la singola forza armata esprima in modo tangibile questo condiviso orgoglio, non premiando solo chi ad esempio si distingue con studi e profitto con encomi e medaglie distintive, ma anche chi in silenzio, con mare in tempesta, per salvare in solitario e notturno la vita altrui, mette a rischio la propria;
    il servizio, il morale e l'oggettivo merito tracciato con riconoscimenti meritori rispetto ad altri, farebbe certamente da acceleratore sulle promozioni di quello stesso personale, che spessissimo lontano dalle proprie famiglie in servizio, può in qualche modo sperare di garantire maggiore tutela alla propria stessa famiglia che con una auspicata promozione potrebbe beneficiare di qualche modesto giovamento,

impegna il Governo

a predisporre, anche in successivi interventi normativi, un riconoscimento anche apprestando dei premi per il servizio di soccorso prestato.
9/3393-A/22Barbanti, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    al fine di poter sempre portare alto il morale degli uomini sensibilizzando i comandi di presidio operativo affinché segnalino le azioni più meritorie di salvataggi estremi si potrebbe creare un monito tangibile per tutti nonché un motivo di prestigio e di vanto per il nostro Paese e per il corpo di appartenenza nonché dei singoli che si sono così saputi distinguere, possibili esempi dei più giovani incentivati ad emulare per fare sempre di più e meglio il proprio dovere;
    attualmente non è certo la paga che rende giustizia a migliaia di vite strappate a morte certa, ma il grandissimo senso di onore interiore di poter sentirsi partecipi di aiuto al più alto principio di «soccorrere chi ha estremo bisogno»;
    per rendere maggiormente partecipi gli autori materiali di tali azioni sarebbe necessario che il Governo, lo Stato e la singola forza armata esprima in modo tangibile questo condiviso orgoglio, non premiando solo chi ad esempio si distingue con studi e profitto con encomi e medaglie distintive, ma anche chi in silenzio, con mare in tempesta, per salvare in solitario e notturno la vita altrui, mette a rischio la propria;
    il servizio, il morale e l'oggettivo merito tracciato con riconoscimenti meritori rispetto ad altri, farebbe certamente da acceleratore sulle promozioni di quello stesso personale, che spessissimo lontano dalle proprie famiglie in servizio, può in qualche modo sperare di garantire maggiore tutela alla propria stessa famiglia che con una auspicata promozione potrebbe beneficiare di qualche modesto giovamento,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di predisporre un riconoscimento anche apprestando dei premi per il servizio di soccorso prestato.
9/3393-A/22. (Testo modificato nel corso della seduta) Barbanti, Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.


   La Camera,
   premesso che:
    la missione MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara) è stata istituita il 29 aprile 1991, dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la Risoluzione n. 690;
    in una «prospettiva di razionalizzazione del settore» il contingente italiano che partecipa alla missione è stato ritirato nel corso del 2015;
    alla missione «MINURSO» sono assegnati i seguenti compiti: controllare il rispetto del cessate il fuoco tra le parti in lotta; verificare la riduzione delle truppe marocchine presenti sul territorio; controllare il dislocamento delle truppe marocchine e di quelle del Fronte POLISARIO nelle località assegnate; accordarsi con le parti in conflitto per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri o detenuti politici del Sahara Occidentale; supervisionare il rilascio di tutti i prigionieri di guerra (Comitato Internazionale della Croce Rossa); implementare il programma di rimpatrio (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati); identificare e registrare gli aventi diritto al voto; organizzare ed assicurare lo svolgimento di un libero referendum, rendendo noti i risultati, per l'autodeterminazione della popolazione residente nella regione del Sahara occidentale;
    tra i compiti di mandato della missione MINURSO non rientra la protezione dei diritti umani. Tale estensione di mandato è stata chiesta all'ONU da diversi Paesi a partire dalla Norvegia,

impegna il Governo:

   a prevedere la partecipazione italiana alla missione delle Nazioni Unite MINURSO nel 2016;
   ad attivarsi nelle sedi internazionali, affinché il mandato della missione MINURSO venga esteso, prevedendo anche compiti in materia di rispetto dei diritti umani.

9/3393-A/23Duranti, Palazzotto, Scotto, Piras, Fava, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    la missione MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara) è stata istituita il 29 aprile 1991, dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la Risoluzione n. 690;
    in una «prospettiva di razionalizzazione del settore» il contingente italiano che partecipa alla missione è stato ritirato nel corso del 2015;
    alla missione «MINURSO» sono assegnati i seguenti compiti: controllare il rispetto del cessate il fuoco tra le parti in lotta; verificare la riduzione delle truppe marocchine presenti sul territorio; controllare il dislocamento delle truppe marocchine e di quelle del Fronte POLISARIO nelle località assegnate; accordarsi con le parti in conflitto per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri o detenuti politici del Sahara Occidentale; supervisionare il rilascio di tutti i prigionieri di guerra (Comitato Internazionale della Croce Rossa); implementare il programma di rimpatrio (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati); identificare e registrare gli aventi diritto al voto; organizzare ed assicurare lo svolgimento di un libero referendum, rendendo noti i risultati, per l'autodeterminazione della popolazione residente nella regione del Sahara occidentale;
    tra i compiti di mandato della missione MINURSO non rientra la protezione dei diritti umani. Tale estensione di mandato è stata chiesta all'ONU da diversi Paesi a partire dalla Norvegia,

impegna il Governo:

   a valutare la possibilità di partecipare alla missione delle Nazioni Unite MINURSO nel 2016;
   ad attivarsi nelle sedi internazionali, affinché il mandato della missione MINURSO venga esteso, prevedendo anche compiti in materia di rispetto dei diritti umani.

9/3393-A/23. (Testo modificato nel corso della seduta) Duranti, Palazzotto, Scotto, Piras, Fava, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 3 comma 3 del provvedimento in esame prevede il dispiegamento di un dispositivo aeronavale di sorveglianza e sicurezza nel Mediterraneo centrale per esigenze di straordinarie di prevenzione e contrasto del terrorismo e al fine di assicurare la tutela degli interessi nazionali,

impegna il Governo:

   ad aggiornare il dispositivo prevedendo anche compiti di S.A.R. in relazione alle straordinarie esigenze connesse al flusso migratorio dei profughi nel mar Mediterraneo;
   ad informare costantemente le Commissioni parlamentare sullo stato della missione.
9/3393-A/24Piras, Scotto, Marcon, Fava, Duranti, Palazzotto.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 3 comma 3 del provvedimento in esame prevede il dispiegamento di un dispositivo aeronavale di sorveglianza e sicurezza nel Mediterraneo centrale per esigenze di straordinarie di prevenzione e contrasto del terrorismo e al fine di assicurare la tutela degli interessi nazionali,

impegna il Governo:

   a valutare la possibilità di prevedere anche compiti di S.A.R. in relazione alle straordinarie esigenze connesse al flusso migratorio dei profughi nel mar Mediterraneo;
   ad informare le Commissioni parlamentari sullo stato della missione, nell'ambito delle previste comunicazioni.
9/3393-A/24. (Testo modificato nel corso della seduta) Piras, Scotto, Marcon, Fava, Duranti, Palazzotto.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento al nostro esame reca norme di contrasto al terrorismo internazionale e predispone dispositivi, anche militari, di supporto alla coalizione di contrasto al Daesh;
    gli articoli 8 e 9 del provvedimento in esame prevedono una autorizzazione di spesa per iniziative di cooperazione allo sviluppo e per interventi volti a sostenere i processi di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto, o post-conflitto;
    tra le aeree di intervento per queste iniziative si prevede anche un intervento in Siria;
    in Siria, precisamente nelle regione del Kurdistan occidentale anche conosciuto come regione del Rojava, è situata la città di Kobanê, città curda simbolo della resistenza all'avanzata dello Stato Islamico, situata nel nord della Siria ai confini con la Turchia, ai primi di ottobre del 2014 era stretta d'assedio dalle forze dello Stato Islamico che si muovevano da sud e da ovest finché, penetrate nei sobborghi della città, sono state costrette a combattere casa per casa dai resistenti curdi, giungendo il 12 ottobre a conquistare l'80 per cento circa dell'intera area urbana prima di essere costrette a un parziale arretramento a causa dell'efficace contrattacco dei Curdi di ambo i sessi che giorno e notte difendono la città;
    il 26 gennaio 2015, dopo oltre quattro mesi di combattimenti e circa 2.000 morti, le forze Curde riconquistano la città, grazie anche al sostegno della coalizione internazionale;
    oggi le forze curde, insieme con le forze democratiche siriane, avanzano verso Raqqa e nelle sole due ultime settimane hanno liberato circa 200 villaggi dall'occupazione dello Stato Islamico;
    il 26 febbraio 2015 il Governatore del Cantone di Kobanê ha pubblicato un «rapporto sulle necessità urgenti ed essenziali di Kobanê» dove ha invitato tutti i governi e le organizzazioni internazionali a supportare, in qualsiasi modo, la ricostruzione della città, distrutta dalle truppe dello Stato Islamico per più dell'80 per cento. Da allora poco è stato fatto dalla comunità internazionale;
    il preambolo della carta costitutiva della regione autonoma del Rojava recita: «Noi popoli che viviamo nelle Regioni Autonome Democratiche di Afrin, Jazira e Kobanê – una confederazione di curdi, arabi, assiri, caldei, aramaici, turcomanni, armeni e ceceni – liberamente e solennemente adottiamo questa carta. Perseguendo libertà, giustizia, dignità, democrazia, nel rispetto del principio di uguaglianza e nella ricerca di un equilibrio ecologico, la carta proclama un nuovo contratto sociale, basato sulla reciproca comprensione e la pacifica convivenza»,

impegna il Governo

a supportare la ricostruzione della città di Kobanê e degli altri territori distrutti dalla ferocia dello Stato Islamico, prevedendo iniziative anche per la stabilizzazione delle enclavi democratiche della regione del Rojava.
9/3393-A/25Palazzotto, Duranti, Franco Bordo, Paglia, Fava, Piras, Scotto, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento al nostro esame reca norme di contrasto al terrorismo internazionale e predispone dispositivi, anche militari, di supporto alla coalizione di contrasto al Daesh;
    gli articoli 8 e 9 del provvedimento in esame prevedono una autorizzazione di spesa per iniziative di cooperazione allo sviluppo e per interventi volti a sostenere i processi di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto, o post-conflitto;
    tra le aeree di intervento per queste iniziative si prevede anche un intervento in Siria;
    in Siria, precisamente nelle regione del Kurdistan occidentale anche conosciuto come regione del Rojava, è situata la città di Kobanê, città curda simbolo della resistenza all'avanzata dello Stato Islamico, situata nel nord della Siria ai confini con la Turchia, ai primi di ottobre del 2014 era stretta d'assedio dalle forze dello Stato Islamico che si muovevano da sud e da ovest finché, penetrate nei sobborghi della città, sono state costrette a combattere casa per casa dai resistenti curdi, giungendo il 12 ottobre a conquistare l'80 per cento circa dell'intera area urbana prima di essere costrette a un parziale arretramento a causa dell'efficace contrattacco dei Curdi di ambo i sessi che giorno e notte difendono la città;
    il 26 gennaio 2015, dopo oltre quattro mesi di combattimenti e circa 2.000 morti, le forze Curde riconquistano la città, grazie anche al sostegno della coalizione internazionale;
    oggi le forze curde, insieme con le forze democratiche siriane, avanzano verso Raqqa e nelle sole due ultime settimane hanno liberato circa 200 villaggi dall'occupazione dello Stato Islamico;
    il 26 febbraio 2015 il Governatore del Cantone di Kobanê ha pubblicato un «rapporto sulle necessità urgenti ed essenziali di Kobanê» dove ha invitato tutti i governi e le organizzazioni internazionali a supportare, in qualsiasi modo, la ricostruzione della città, distrutta dalle truppe dello Stato Islamico per più dell'80 per cento. Da allora poco è stato fatto dalla comunità internazionale;
    il preambolo della carta costitutiva della regione autonoma del Rojava recita: «Noi popoli che viviamo nelle Regioni Autonome Democratiche di Afrin, Jazira e Kobanê – una confederazione di curdi, arabi, assiri, caldei, aramaici, turcomanni, armeni e ceceni – liberamente e solennemente adottiamo questa carta. Perseguendo libertà, giustizia, dignità, democrazia, nel rispetto del principio di uguaglianza e nella ricerca di un equilibrio ecologico, la carta proclama un nuovo contratto sociale, basato sulla reciproca comprensione e la pacifica convivenza»,

impegna il Governo

a supportare, allorché le condizioni di sicurezza lo consentiranno, la ricostruzione della città di Kobanê e degli altri territori distrutti dalla ferocia dello Stato Islamico, prevedendo iniziative anche per la stabilizzazione dei territori a prevalenza curda.
9/3393-A/25. (Testo modificato nel corso della seduta) Palazzotto, Duranti, Franco Bordo, Paglia, Fava, Piras, Scotto, Marcon.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento al nostro esame reca norme di contrasto al terrorismo internazionale e predispone dispositivi, anche militari, di supporto alla coalizione di contrasto al Daesh;
    le iniziative si richiamano alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU nn. 2170 (2014), 2178 (2014) e 2199 (2015);
    le risoluzioni invitano gli Stati membri, tra le altre cose, ad adottare le misure nazionali necessarie per impedire la fornitura di armi e il sostegno finanziario a Daesh e alle altre organizzazioni jihadiste;
    il documento conclusivo del G20 prevede l'impegno dei Paesi membri a combattere il terrorismo anche privandolo dei canali di finanziamento;
    è noto il ruolo, più o meno indiretto, di Paesi sunniti del Golfo come il Qatar e Arabia Saudita a finanziare attraverso donazioni ai gruppi islamici dell'opposizione siriana, inclusi quelli estremistici come Al Nusra e Daesh, così come è il ruolo della Turchia nell'aver favorito il passaggio di migliaia di foreign fighters in funzione anti Assad e il suo ruolo nel contrabbando che genera notevoli introiti a Daesh;
    l'Arabia Saudita rappresenta il principale cliente della nostra industria militare, con quasi 300 milioni di euro di esportazioni autorizzate nel 2013,

impegna il Governo:

   a intraprendere urgenti iniziative per impedire la vendita di armi con i Paesi responsabili di aver supportato direttamente o indirettamente Daesh;
   ad assumere iniziative, anche in collaborazione con gli altri partner internazionali per interrompere i flussi di finanziamento a Daesh;
   ad adoperarsi per impedire insieme alla comunità internazionale il commercio illegale che finanzia i gruppi terroristici, a cominciare da Daesh.
9/3393-A/26Scotto, Fratoianni, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento al nostro esame reca norme di contrasto al terrorismo internazionale e predispone dispositivi, anche militari, di supporto alla coalizione di contrasto al Daesh;
    le iniziative si richiamano alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU nn. 2170 (2014), 2178 (2014) e 2199 (2015);
    le risoluzioni invitano gli Stati membri, tra le altre cose, ad adottare le misure nazionali necessarie per impedire la fornitura di armi e il sostegno finanziario a Daesh e alle altre organizzazioni jihadiste;
    il documento conclusivo del G20 prevede l'impegno dei Paesi membri a combattere il terrorismo anche privandolo dei canali di finanziamento;
    è noto il ruolo, più o meno indiretto, di Paesi sunniti del Golfo come il Qatar e Arabia Saudita a finanziare attraverso donazioni ai gruppi islamici dell'opposizione siriana, inclusi quelli estremistici come Al Nusra e Daesh, così come è il ruolo della Turchia nell'aver favorito il passaggio di migliaia di foreign fighters in funzione anti Assad e il suo ruolo nel contrabbando che genera notevoli introiti a Daesh;
    l'Arabia Saudita rappresenta il principale cliente della nostra industria militare, con quasi 300 milioni di euro di esportazioni autorizzate nel 2013,

impegna il Governo:

   a intraprendere urgenti iniziative per impedire la vendita di armi con i Paesi che sostengono direttamente o indirettamente Daesh;
   a continuare le iniziative in atto, anche in collaborazione con gli altri partner internazionali per interrompere i flussi di finanziamento a Daesh;
   ad adoperarsi per impedire insieme alla comunità internazionale il commercio illegale che finanzia i gruppi terroristici, a cominciare da Daesh.
9/3393-A/26. (Testo modificato nel corso della seduta)  Scotto, Fratoianni, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini.


   La Camera,
   premesso che:
    valutata la difficoltà economico-sociale che attraversa il nostro Paese e l'eccessiva pressione fiscale a danno di cittadini e imprese,

impegna il Governo

a prevedere, nel corso del graduale disimpegno internazionale dell'Italia da tutte le missioni che la vedono impegnata militarmente, di alimentare, con il risparmio che ne deriverebbe, il Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale di cui al comma 36 dell'articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 e in particolare per interventi di riduzione dell'Irap che spesso viene pagata dalle imprese anche in presenza di una perdita di esercizio andando ulteriormente ad aggravarla.

9/3393-A/27Manlio Di Stefano.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame prevede, tra le altre, disposizioni per la partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale contrasto alla minaccia terroristica del Daesh; per sostenere tale impegno il comma 9 dell'articolo 2 prevede la spesa di 64.987.552 di euro;
    tra le popolazioni notoriamente perseguitate dal Daesh vi sono certamente quelle della regione del Kurdistan,

impegna il Governo

a destinare una parte del citato impegno di spesa al fine di assicurare un concreto sostegno per interventi di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione, per la ricostruzione, il rafforzamento della sicurezza e il consolidamento dei processi di stabilizzazione nella regione del Kurdistan occidentale in Siria.
9/3393-A/28Ferraresi.


   Camera,
   premesso che:
    fino al 2012 le acque maggiormente battute dai pirati del Terzo Millennio erano quelle che circondano il Corno d'Africa; il problema interessava maggiormente la Somalia ma anche il Kenya, Gibuti e l'Eritrea. Dalla conclusione della «guerra fredda» la minaccia piratesca, nelle acque prospicienti il Corno d'Africa, è andata sempre crescendo, con un grande incremento di episodi a partire dal 2005, fino a investire un'area d'azione che oggi si estende a Est fino a 500 miglia e a Sud fino a 1.500 miglia dalla Somalia penetrando, addirittura, nel cuore dell'Oceano indiano, nei pressi dello stretto di Hormuz e delle coste meridionali dell'India;
    attraverso il Canale di Suez – dove operavano in gran parte i pirati somali – passano ogni anno tra 22.000 e 25.000 imbarcazioni, circa il 75 per cento del flusso totale dei mercantili portacontainers, e 3,3 milioni di barili di petrolio greggio al giorno, equivalenti al 30 per cento del fabbisogno energetico mondiale;
    circa il 60 per cento del commercio estero italiano viaggia sul mare; oltre 2.000 navi controllate da interessi italiani – 900 delle quali battenti bandiera tricolore – viaggiano ogni anno in acque con alto rischio di attacchi pirateschi;
    le statistiche dell'IMB, l'Ufficio Marittimo Internazionale, indicano che gli attacchi dei pirati sono diminuiti nel 2013 dell'11 per cento, scendendo a 264 incidenti registrati: 106 di questi si sono verificati nelle acque indonesiane, zona che registra un incremento del 700 per cento rispetto al 2009. La maggior parte degli attacchi continua a essere semplici furti opportunistici di basso livello eseguiti da piccole bande, ma in assenza di adeguate iniziative di contrasto vi è la possibilità di un'evoluzione verso forme di pirateria maggiormente organizzate;
    forme più organizzate di pirateria sono già rinvenibili nel nuovo punto caldo emergente del Golfo di Guinea con 48 incidenti nel 2013, equivalenti al 18 per cento di tutti gli attacchi mondiali. Gli attacchi dei pirati sono invece positivamente diminuiti in Somalia, con solo sette casi segnalati nel 2013 rispetto ai 160 del 2011. Il rapporto suggerisce che in Somalia la pirateria organizzata potrebbe essere debellata in pochi d'anni, a patto che le operazioni di pattugliamento navale in essere non siano interrotte;
    il numero di basi militari delle potenze occidentali nella Repubblica del Gibuti cresciuto in questi anni ha avuto l'effetto di contribuire all'allontanamento dalle rotte del Corno d'Africa del fenomeno della pirateria. Se questo è un successo da un punto di vista militare esso pone però diversi rilievi critici da un punto di vista politico, della sovranità nazionale dei Paesi del Corno d'Africa e sotto il profilo del diritto internazionale;
    appare evidente che non può essere una soluzione il fatto che ogni Paese si faccia la propria base militare e si impone la necessità di superare l'attuale fase di «polizia privata» dentro un più condiviso quadro della comunità internazionale, anche attraverso la sostituzione delle attuali basi militari nazionali con una base controllata e gestita dall'Organizzazione delle Nazioni Unite;
    in particolare si sottolinea come il coinvolgimento dei Paesi africani interessati e dell'Organizzazione per l'Unità Africana siano determinanti nell'accompagnare il processo di pacificazione dell'area. In questa direzione va anche la positiva riapertura di una sede diplomatica dell'Italia a Mogadiscio,

impegna il Governo

ad assumere una iniziativa presso le Nazioni Unite, anche con il coinvolgimento dei Paesi che oggi dispiegano militari nella Repubblica del Gibuti e i Paesi del Corno d'Africa, per arrivare al superamento dell'attuale situazione di basi militari nazionali distinte tra loro e per rendere ancora più efficace e includente la lotta alla pirateria internazionale.
9/3393-A/29Basilio.


   La Camera,
   premesso che:
    nel decreto-legge in esame recante proroga delle missioni internazionali, contrariamente a quanto previsto invece in quelli precedentemente emanati, manca dei tutto la disposizione relativa alla realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario di cui alla legge 7 marzo 2001, n. 58;
    tuttavia, le mine antiuomo e altri residuati bellici continuano a uccidere o ferire migliaia di persone ogni anno;
    le operazioni di sminamento consentono il salvataggio di vite umane e la salvaguardia dell'economia di sussistenza di oltre 40 Stati;
    come ha dichiarato Jordan Ryan, il direttore dell'Ufficio per la Prevenzione delle Crisi e per la Ripresa dei Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite: «Le mine antiuomo e altri ordigni bellici inesplosi costituiscono un grave ostacolo per il sostentamento delle persone, per lo sviluppo economico e sociale degli Stati e per gli sforzi internazionali di costruzione della pace»;
    Susan Bissell, responsabile per la Protezione dell'Infanzia UNICEF, ha affermato che: «È fondamentale sostenere gli sforzi per proteggere le popolazioni a rischio e per reintegrare coloro che sono sopravvissuti all'esplosione di mine antiuomo o di altri ordigni bellici inesplosi. Il monitoraggio delle mine antiuomo ha registrato che più del 40 per cento delle vittime civili lo scorso anno sono stati bambini; una percentuale che purtroppo resta tragicamente alta. Questo problema ha una soluzione provata che un forte impegno internazionale può, e dovrebbe, riuscire a risolvere una volta per tutte»,

impegna il Governo

a riconsiderare la scelta di non includere la disposizione relativa alla realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario di cui alla legge 7 marzo 2001, n. 58, finora presente in tutti i precedenti decreti-legge di identica natura, procedendo al ripristino della stessa a partire dal prossimo decreto legge di rifinanziamento delle missioni internazionali.
9/3393-A/30Grande.


   La Camera,
   premesso che:
    nel decreto-legge in esame recante proroga delle missioni internazionali, contrariamente a quanto previsto invece in quelli precedentemente emanati, manca dei tutto la disposizione relativa alla realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario di cui alla legge 7 marzo 2001, n. 58;
    tuttavia, le mine antiuomo e altri residuati bellici continuano a uccidere o ferire migliaia di persone ogni anno;
    le operazioni di sminamento consentono il salvataggio di vite umane e la salvaguardia dell'economia di sussistenza di oltre 40 Stati;
    come ha dichiarato Jordan Ryan, il direttore dell'Ufficio per la Prevenzione delle Crisi e per la Ripresa dei Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite: «Le mine antiuomo e altri ordigni bellici inesplosi costituiscono un grave ostacolo per il sostentamento delle persone, per lo sviluppo economico e sociale degli Stati e per gli sforzi internazionali di costruzione della pace»;
    Susan Bissell, responsabile per la Protezione dell'Infanzia UNICEF, ha affermato che: «È fondamentale sostenere gli sforzi per proteggere le popolazioni a rischio e per reintegrare coloro che sono sopravvissuti all'esplosione di mine antiuomo o di altri ordigni bellici inesplosi. Il monitoraggio delle mine antiuomo ha registrato che più del 40 per cento delle vittime civili lo scorso anno sono stati bambini; una percentuale che purtroppo resta tragicamente alta. Questo problema ha una soluzione provata che un forte impegno internazionale può, e dovrebbe, riuscire a risolvere una volta per tutte»,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di riconsiderare la scelta di non includere la disposizione relativa alla realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario di cui alla legge 7 marzo 2001, n. 58, finora presente in tutti i precedenti decreti-legge di identica natura, procedendo al ripristino della stessa a partire dal prossimo decreto legge di rifinanziamento delle missioni internazionali.
9/3393-A/30. (Testo modificato nel corso della seduta)  Grande.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 8, comma 3 del provvedimento in esame prevede che le informazioni e i risultati ottenuti riferiti agli interventi e alle iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile di tutti i Paesi indicati nel comma 1 dello stesso articolo, devono essere pubblicati sul sito istituzionale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
    all'interno del citato sito la sezione Open Aid Italia fornisce tutti i dati sull'impiego dei fondi per le suddette iniziative e a favore di quali iniziative; tuttavia, gli aggiornamenti sulle stesse sono fermi al 2013 e manca anche ogni pur utile riferimento ai risultati ottenuti come prevede, invece, il citato comma 3;
    inoltre, sempre nella sezione Open Aid e non solo, si fa ancora erroneamente riferimento all'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) in luogo di Cooperazione pubblica allo sviluppo (Cps) così come rinominata dall'articolo 4, comma 1, della legge 11 agosto 2014, n. 125 (Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo),

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa necessaria affinché il sito istituzionale del ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale fornisca utili e opportuni riferimenti ai risultati effettivamente ottenuti in ordine a tutte le iniziative di cui alla premessa e provveda a sostituire, ovunque ricorra all'interno dei testi, la locuzione Aiuto pubblico allo sviluppo con Cooperazione pubblica allo sviluppo ai sensi della legge 11 agosto 2014, n. 125.
9/3393-A/31Massimiliano Bernini.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame prevede all'articolo 2, comma 2, la proroga della partecipazione di personale militare italiano negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa e, all'articolo 5, lettera a), la cessione a titolo gratuito di materiali di ricambio per velivoli F-16 all'Egitto;
    dal 26 marzo 2015 il regno dell'Arabia Saudita, coadiuvato da altri otto Paesi arabi (Egitto, Marocco, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar e Bahrain) con armi fornite dall'Occidente, sta conducendo massicci e incessanti attacchi aerei su città e villaggi yemeniti, su richiesta da parte del presidente yemenita Hadi fuggito a Riad per l'avanzata dei ribelli Houti. L'azione militare è stata avviata senza autorizzazione da parte dell'Onu;
    i bombardamenti a guida saudita appaiono indiscriminati e configurano crimini di guerra come evidenziato da un rapporto di Amnesty International datato 7 ottobre 2015 che denuncia in modo netto l'esistenza di prove schiaccianti di crimini di guerra attribuibili alla coalizione a guida saudita, armata anche dagli Stati Uniti, sottolineando la necessità di aprire un'inchiesta indipendente sulle violazioni dei diritti umani, nonché l'immediata cessazione di ogni trasferimento di armamenti all'Arabia Saudita;
    secondo gli ultimi dati rilasciati dalle Nazioni Unite, i morti sono stati oltre 2.300, per la maggior parte civili. Decine di migliaia gli sfollati. Sono stati bombardati e distrutti quartieri della Città vecchia di Sana'a,

impegna il Governo:

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni in premessa, ai fini dell'adozione di future iniziative normative volte a:
   a) collaborazione con i Paesi della cosiddetta «coalizione sunnita» a guida saudita di cui fa parte anche l'Egitto;
   b) riconsiderare l'opportunità di vendere armi a un Paese come l'Arabia Saudita (in prima linea con i massicci bombardamenti sopra evidenziati) in violazione della legislazione italiana (legge 185 del 1990) che vieta di esportare armamenti verso regimi che non rispettano i diritti umani, ovvero di sospendere ogni fornitura militare proprio in considerazione della estrema fragilità e complessità della situazione in quella regione;
   c) fornire dati necessari per sapere quante e quali armi usate in questo momento dall'Arabia Saudita nei suoi feroci bombardamenti sullo Yemen (Paese sovrano) siano di provenienza italiana;
   d) adoperarsi in tutte le sedi opportune affinché si giunga a un concreto e duraturo cessate-il-fuoco e all'apertura dei necessari corridoi umanitari.
9/3393-A/32Brescia.


   La Camera,
   premesso che:
    con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (7 maggio 2015), che disciplina l'organizzazione del contingente di Corpi Civili di Pace, può finalmente partire la sperimentazione che coinvolgerà 500 giovani;
    l'istituzione in via sperimentale è infatti relativa al triennio 2014-2016, come stabilito dall'articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n.147 (legge di stabilità 2014).
    l'intervento dei Corpi Civili di Pace sarà realizzato in vari campi di azione:
     a) sostegno ai processi di democratizzazione, di mediazione e di riconciliazione;
     b) sostegno alle capacità operative e tecniche della società civile locale, anche tramite l'attivazione di reti tra persone, organizzazioni e istituzioni, per la risoluzione dei conflitti;
     c) monitoraggio del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario;
     d) attività umanitarie, inclusi il sostegno a profughi, sfollati e migranti, il reinserimento sociale degli ex-combattenti, la facilitazione dei rapporti tra le comunità residenti e i profughi, sfollati e migranti giunti nel medesimo territorio;
     e) educazione alla pace;
     f) sostegno alla popolazione civile che fronteggia emergenze ambientali, nella prevenzione e gestione dei conflitti generati da tali emergenze;
    questo modello sperimentale si propone l'obiettivo di ricercare soluzioni alternative all'uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti. Competenze, capacità e sensibilità particolari, le quali non mancheranno ai giovani che sceglieranno di impegnarsi su «nuovi fronti», saranno anche sviluppate da una formazione mirata e qualificata, appositamente prevista dal decreto interministeriale;
    il timore di molte associazioni interessate ai Corpi Civili di Pace è che molti Paesi siano esclusi dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in quanti Paesi non sicuri;
    apparirebbe contraddittorio con la mission stessa dei Corpi Civili di pace escludere Paesi in cui è necessario proprio di mediazione, riconciliazione, risoluzione dei conflitti enunciati nei punti precedenti;
    in particolar modo si sottolinea come il Libano, nel quale l'Italia gode di grande credibilità da parte di tutti gli attori per la propria equilibrata posizione politica e per il positivo lavoro svolto dall'UNIFIL a guida italiana, non possa essere escluso dai Paesi in cui dislocare Corpi Civili di Pace;
    in Libano vi è, infatti, una forte e viva società civile con la quale interagire, una presenza massiccia di rifugiati siriani e palestinesi (1 ogni 4 abitanti) che abbisognano, oltre che di aiuto umanitario, anche di politiche di peace building in grado di prestabilire le condizioni – in primo luogo mentali – per la costruzione di una pace sostenibile e assicurare la protezione di diritti umani fondamentali,

impegna il Governo

a includere la Repubblica del Libano tra i Paesi nel quale sperimentare l'azione dei Corpi Civili di Pace di cui all'articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità 2014).
9/3393-A/33Nesci.


   La Camera,
   premesso che:
    con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (7 maggio 2015), che disciplina l'organizzazione del contingente di Corpi Civili di Pace, può finalmente partire la sperimentazione che coinvolgerà 500 giovani;
    l'istituzione in via sperimentale è infatti relativa al triennio 2014-2016, come stabilito dall'articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n.147 (legge di stabilità 2014).
    l'intervento dei Corpi Civili di Pace sarà realizzato in vari campi di azione:
     a) sostegno ai processi di democratizzazione, di mediazione e di riconciliazione;
     b) sostegno alle capacità operative e tecniche della società civile locale, anche tramite l'attivazione di reti tra persone, organizzazioni e istituzioni, per la risoluzione dei conflitti;
     c) monitoraggio del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario;
     d) attività umanitarie, inclusi il sostegno a profughi, sfollati e migranti, il reinserimento sociale degli ex-combattenti, la facilitazione dei rapporti tra le comunità residenti e i profughi, sfollati e migranti giunti nel medesimo territorio;
     e) educazione alla pace;
     f) sostegno alla popolazione civile che fronteggia emergenze ambientali, nella prevenzione e gestione dei conflitti generati da tali emergenze;
    questo modello sperimentale si propone l'obiettivo di ricercare soluzioni alternative all'uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti. Competenze, capacità e sensibilità particolari, le quali non mancheranno ai giovani che sceglieranno di impegnarsi su «nuovi fronti», saranno anche sviluppate da una formazione mirata e qualificata, appositamente prevista dal decreto interministeriale;
    il timore di molte associazioni interessate ai Corpi Civili di Pace è che molti Paesi siano esclusi dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in quanti Paesi non sicuri;
    apparirebbe contraddittorio con la mission stessa dei Corpi Civili di pace escludere Paesi in cui è necessario proprio di mediazione, riconciliazione, risoluzione dei conflitti enunciati nei punti precedenti;
    in particolar modo si sottolinea come il Libano, nel quale l'Italia gode di grande credibilità da parte di tutti gli attori per la propria equilibrata posizione politica e per il positivo lavoro svolto dall'UNIFIL a guida italiana, non possa essere escluso dai Paesi in cui dislocare Corpi Civili di Pace;
    in Libano vi è, infatti, una forte e viva società civile con la quale interagire, una presenza massiccia di rifugiati siriani e palestinesi (1 ogni 4 abitanti) che abbisognano, oltre che di aiuto umanitario, anche di politiche di peace building in grado di prestabilire le condizioni – in primo luogo mentali – per la costruzione di una pace sostenibile e assicurare la protezione di diritti umani fondamentali,

impegna il Governo

ove ricorrano le condizioni di sicurezza, a valutare la possibilità di includere la Repubblica del Libano tra i Paesi nel quale sperimentare l'azione dei Corpi Civili di Pace di cui all'articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità 2014).
9/3393-A/33. (Testo modificato nel corso della seduta)  Nesci.


   La Camera,
   premesso che:
    il 3 ottobre 2015 un raid aereo, condotto dalle forze speciali statunitensi, ha bombardato per più di un'ora l'ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz, nel nord dell'Afghanistan, uccidendo 30 persone (tra le quali personale medico e pazienti) e ferendone altre 37;
    in seguito al bombardamento la popolazione locale è rimasta priva di uno dei pochi centri di traumatologia funzionanti nel nord dell'Afghanistan che dal 2011 ha curato più di 68.000 pazienti;
    è inaccettabile che le strutture sanitarie diventino obiettivi militari e questo episodio – tra i tanti che si registrano – getta un'ombra pesante sulla Resolute Support Mission e sulla decisione di prorogare la presenza della Nato in Afghanistan;
    un ospedale che fa il proprio mestiere in zona di guerra non deve mai essere bombardato, in nessun caso e in nessuna circostanza. In gioco non c’è solo il rispetto del diritto internazionale umanitario e degli obblighi posti dalle Convenzioni di Ginevra, che prevedono una protezione speciale per le strutture sanitarie. L'ospedale è il luogo dove si radunano le persone più vulnerabili in tempo di guerra, i malati e i feriti. È un luogo di speranza, uno spazio di umanità che resiste dentro un caos criminale e assassino. Attaccare un ospedale è una barbarie comparabile alle peggiori ingiustizie dei tempi moderni;
    l’International Humanitarian Fact-Finding Commission (IHFFC) già il 7 ottobre 2015 aveva inviato una lettera al governo dell'Afghanistan e a quello degli Stati Uniti, per consentire lo svolgimento di una inchiesta indipendente per accertare i fatti e le responsabilità della strage. L'IHFFC è un organismo indipendente istituito dall'articolo 90 del primo Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra ma può svolgere proprie inchieste solo con il consenso delle parti interessate;
    non risulta che l'amministrazione Obama abbia dato fino a oggi il proprio consenso all'investigazione dell'IHFFC, passaggio indispensabile perché possa essere avviata una ricerca imparziale della verità e sia data giustizia alle vittime innocenti della strage,

impegna il Governo

   a manifestare al governo degli Stati Uniti l'invito a consentire l'adozione di una inchiesta da parte dell'IHFFC sulla vicenda del bombardamento all'ospedale di Kunduz;
   a utilizzare ogni sede internazionale di cui l'Italia è parte affinché tale inchiesta abbia luogo;
   a richiedere che anche la Nato promuova una propria inchiesta non essendo ammissibile che un Paese membro possa bombardare per qualsiasi ragione una struttura sanitaria protetta dalla Convenzione di Ginevra;
   a condizionare l'eventuale proroga per il 2016 della partecipazione italiana alla Resolute Support Mission all'effettivo avvio dell'inchiesta dell'IHFFC.
9/3393-A/34Nuti.


   La Camera,
   premesso che:
    i miliziani dell'Unità di protezione del popolo (Ypg) e le guerrigliere della Ypj (Unità di protezione delle donne) della regione autonoma del Rojava in Siria, fanno parte a tutti gli effetti della coalizione internazionale contro Daesh, tanto che gli Stati Uniti hanno fornito loro attrezzatura atta a individuare bersagli del Califfato da colpire con l'aviazione;
    gli Stati Uniti non hanno fatto mistero che i kurdi dell'Ypg e del Ypj rappresentino tra le poche truppe di terra affidabili nel contrastare l'avanzata di Daesh in Siria, come dimostra il loro ruolo centrale nella resistenza e nella liberazione di Kobane;
    nelle settimane scorse il primo ministro della Turchia, Ahmet Davutoglu, ha dichiarato che in ben due occasioni la Turchia ha attaccato, sul territorio siriano, le truppe dell'Ypg impegnate nella guerra contro Daesh;
    il governo turco, che continua a chiudere i confini con la Siria ai convogli di aiuti per la popolazione plurietnica del Rojava mentre non è un mistero che dalla medesima frontiera passano armi e miliziani di Daesh, non vuole assolutamente che i vari cantoni del Rojava si unifichino, superando l'attuale divisione imposta dalle truppe del Daesh;
    il Rojava rappresenta in terra di Siria un positivo esperimento democratico d'integrazione, sul cui territorio sono accolti decine di migliaia di sfollati (indipendentemente dalla loro etnia), rappresentano la spina nel fianco del Daesh e lo stesso governo italiano ha inviato, tramite l'Ong «Un Ponte per...», carichi di aiuto umanitario per la popolazione civile,

impegna il Governo

a intervenire sul governo turco affinché cessino gli attacchi militari nei confronti dell'istituzioni civili e militari del Rojava e a consentire la riapertura della frontiera tra la Turchia e la Siria non in mano a Daesh in modo da permettere il transito di aiuti umanitari (anche in considerazione dell'imminente arrivo del rigido inverno).
9/3393-A/35Micillo.


   La Camera,
   premesso che:
    i miliziani dell'Unità di protezione del popolo (Ypg) e le guerrigliere della Ypj (Unità di protezione delle donne) della regione autonoma del Rojava in Siria, fanno parte a tutti gli effetti della coalizione internazionale contro Daesh, tanto che gli Stati Uniti hanno fornito loro attrezzatura atta a individuare bersagli del Califfato da colpire con l'aviazione;
    gli Stati Uniti non hanno fatto mistero che i kurdi dell'Ypg e del Ypj rappresentino tra le poche truppe di terra affidabili nel contrastare l'avanzata di Daesh in Siria, come dimostra il loro ruolo centrale nella resistenza e nella liberazione di Kobane;
    nelle settimane scorse il primo ministro della Turchia, Ahmet Davutoglu, ha dichiarato che in ben due occasioni la Turchia ha attaccato, sul territorio siriano, le truppe dell'Ypg impegnate nella guerra contro Daesh;
    il governo turco, che continua a chiudere i confini con la Siria ai convogli di aiuti per la popolazione plurietnica del Rojava mentre non è un mistero che dalla medesima frontiera passano armi e miliziani di Daesh, non vuole assolutamente che i vari cantoni del Rojava si unifichino, superando l'attuale divisione imposta dalle truppe del Daesh;
    il Rojava rappresenta in terra di Siria un positivo esperimento democratico d'integrazione, sul cui territorio sono accolti decine di migliaia di sfollati (indipendentemente dalla loro etnia), rappresentano la spina nel fianco del Daesh e lo stesso governo italiano ha inviato, tramite l'Ong «Un Ponte per...», carichi di aiuto umanitario per la popolazione civile,

impegna il Governo

a intervenire sul governo turco affinché favorisca il transito di aiuti umanitari (anche in considerazione dell'imminente arrivo del rigido inverno) verso le istituzioni del Rojava.
9/3393-A/35. (Testo modificato nel corso della seduta)  Micillo.


   La Camera,
   premesso che:
    secondo quanto riferito da un dispaccio dell'agenzia di stampa Reuters del 4 novembre scorso la Defense Security Cooperation Agency statunitense avrebbe chiesto al Congresso di Washington l'autorizzazione a vendere all'Italia equipaggiamenti e armi per armare 2 dei 6 velivoli a pilotaggio remoto Reaper MQ-9 in servizio nell'Aeronautica militare italiana;
    la decisione fa seguito a una specifica, anche se mai ufficialmente annunciata, richiesta italiana di fornire armamenti per i nostri velivoli a pilotaggio remoto in servizio presso il 32o Stormo di Amendola, richiesta che risalirebbe al 2012 ma alla quale l'amministrazione statunitense non aveva finora dato seguito;
    stando alle informazioni della Reuters, non smentite né dall'Italia né dagli Stati Uniti, la fornitura del valore 129,6 milioni di dollari comprenderebbe anche 156 missili AGM-114R2 Hellfire II, 20 bombe a guida laser GBU-12, bombe 30 GBU-38 Joint Direct Attack Munitions;
    con l'acquisizione della capacità di condurre operazioni armate da parte di velivoli a pilotaggio remoto, l'Aeronautica militare italiana diventerebbe la seconda forza armata europea, dopo la Gran Bretagna, a disporre di questa capacità, e una delle pochissime al mondo;
    l'utilizzo indiscriminato di tali velivoli ha provocato numerose vittime civili e cosiddetti «danni collaterali», un eufemismo che copre errori di valutazione e di tiro; secondo le informazioni del Bureau of investigative journalism, che da molti anni compila statistiche sulle operazioni militari dei velivoli a pilotaggio remoto americani, tra il 2004 e il 2015 le sole operazioni della CIA in Pakistan avrebbero provocato tra i 2489 e i 3989 morti, di cui i civili sarebbero tra i 423 e i 965, compresi molto bambini. Lo stesso presidente statunitense ha ammesso questi errori, tra cui quello avvenuto all'inizio del 2015 in Pakistan dove un drone armato ha ucciso due ostaggi dei talebani, lo statunitense Warren Weinstein e il cooperante italiano Giovanni Lo Porto;
    appare evidente che la tardiva decisione di fornire sistemi d'arma per i velivoli Reaper italiani sembri piuttosto un «premio» per la decisione del Governo italiano di associarsi acriticamente alla scelta statunitense di prolungare la permanenza delle proprie truppe in Afghanistan per tutto il 2016, scelta non seguita invece da altri alleati della NATO, come la Spagna, che si sono invece già ritirati dal teatro afghano;
    si ricorda che l'Italia ha già usato droni disarmati nelle missioni internazionali per pattugliare il Mediterraneo (da qui lo spostamento di due velivoli dalla base di Ammendola a quella di Sigonella), per la base nazionale di Gibuti (in funzione antipirateria) e in Afghanistan e che rappresenterebbe un'indubbia escalation il fatto che tali droni, da ora in poi, fossero armati,

impegna il Governo:

   a relazionare alle apposite Commissioni parlamentari sul ruolo dei velivoli a pilotaggio remoto Reaper MQ-9 impiegati fino a oggi in missioni internazionali;
   a escludere che l'Italia possa dotarsi di droni armati e segnatamente di non autorizzare alcuna fornitura alle nostre Forze Armate di 156 missili AGM-114R2 Hellfire II, 20 bombe a guida laser GBU-12, bombe 30 GBU-38 Joint Direct Attack Munitions da parte degli Stati Uniti.
9/3393-A/36Corda.


   La Camera,
   premesso che:
    con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (7 maggio 2015), che disciplina l'organizzazione del contingente di Corpi Civili di Pace, può finalmente partire la sperimentazione che coinvolgerà 500 giovani;
    l'istituzione in via sperimentale è infatti relativa al triennio 2014-2016, come stabilito dall'articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità 2014).
    l'intervento dei Corpi Civili di Pace sarà realizzato in vari campi di azione:
     a) sostegno ai processi di democratizzazione, di mediazione e di riconciliazione;
     b) sostegno alle capacità operative e tecniche della società civile locale, anche tramite l'attivazione di reti tra persone, organizzazioni e istituzioni, per la risoluzione dei conflitti;
     c) monitoraggio del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario;
     d) attività umanitarie, inclusi il sostegno a profughi, sfollati e migranti, il reinserimento sociale degli ex-combattenti, la facilitazione dei rapporti tra le comunità residenti e i profughi, sfollati e migranti giunti nel medesimo territorio;
     e) educazione alla pace;
     f) sostegno alla popolazione civile che fronteggia emergenze ambientali, nella prevenzione e gestione dei conflitti generati da tali emergenze;
    questo modello sperimentale si propone l'obiettivo di ricercare soluzioni alternative all'uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti. Competenze, capacità e sensibilità particolari, le quali non mancheranno ai giovani che sceglieranno di impegnarsi su «nuovi fronti», saranno anche sviluppate da una formazione mirata e qualificata, appositamente prevista dal decreto interministeriale;
    il timore di molte associazioni interessate ai Corpi Civili di Pace è che molti Paesi siano esclusi dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in quanti Paesi non sicuri;
    apparirebbe contraddittorio con la mission stessa dei Corpi Civili di pace escludere quei Paesi in cui è necessario proprio di mediazione, riconciliazione, risoluzione dei conflitti enunciati nei punti precedenti;
    in particolare, per quanto riguarda la Palestina va considerata positivamente la consolidata tradizione di cooperazione, tra l'altro con una costante presenza di cooperanti e attivisti di diritti umani italiani nei territori dell'ANP e in quelli occupati;
    la necessità di operare politiche di riconciliazione tra le società civili israeliana e palestinese rende necessario e urgente un intervento della comunità internazionale che potrebbe essere assolto dai Corpi Civili di pace,

impegna il Governo

a includere Israele e la Palestina tra i Paesi nel quale sperimentare l'azione dei Corpi Civili di Pace di cui all'articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n.147 (legge di stabilità 2014).
9/3393-A/37Caso.


   La Camera,
   premesso che:
    con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (7 maggio 2015), che disciplina l'organizzazione del contingente di Corpi Civili di Pace, può finalmente partire la sperimentazione che coinvolgerà 500 giovani;
    l'istituzione in via sperimentale è infatti relativa al triennio 2014-2016, come stabilito dall'articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità 2014).
    l'intervento dei Corpi Civili di Pace sarà realizzato in vari campi di azione:
     a) sostegno ai processi di democratizzazione, di mediazione e di riconciliazione;
     b) sostegno alle capacità operative e tecniche della società civile locale, anche tramite l'attivazione di reti tra persone, organizzazioni e istituzioni, per la risoluzione dei conflitti;
     c) monitoraggio del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario;
     d) attività umanitarie, inclusi il sostegno a profughi, sfollati e migranti, il reinserimento sociale degli ex-combattenti, la facilitazione dei rapporti tra le comunità residenti e i profughi, sfollati e migranti giunti nel medesimo territorio;
     e) educazione alla pace;
     f) sostegno alla popolazione civile che fronteggia emergenze ambientali, nella prevenzione e gestione dei conflitti generati da tali emergenze;
    questo modello sperimentale si propone l'obiettivo di ricercare soluzioni alternative all'uso della forza militare per la risoluzione dei conflitti. Competenze, capacità e sensibilità particolari, le quali non mancheranno ai giovani che sceglieranno di impegnarsi su «nuovi fronti», saranno anche sviluppate da una formazione mirata e qualificata, appositamente prevista dal decreto interministeriale;
    il timore di molte associazioni interessate ai Corpi Civili di Pace è che molti Paesi siano esclusi dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in quanti Paesi non sicuri;
    apparirebbe contraddittorio con la mission stessa dei Corpi Civili di pace escludere quei Paesi in cui è necessario proprio di mediazione, riconciliazione, risoluzione dei conflitti enunciati nei punti precedenti;
    in particolare, per quanto riguarda la Palestina va considerata positivamente la consolidata tradizione di cooperazione, tra l'altro con una costante presenza di cooperanti e attivisti di diritti umani italiani nei territori dell'ANP e in quelli occupati;
    la necessità di operare politiche di riconciliazione tra le società civili israeliana e palestinese rende necessario e urgente un intervento della comunità internazionale che potrebbe essere assolto dai Corpi Civili di pace,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, ove ne ricorrano le condizioni di sicurezza, di includere Israele e la Palestina tra i Paesi nel quale sperimentare l'azione dei Corpi Civili di Pace di cui all'articolo 1, comma 253, della legge 27 dicembre 2013, n.147 (legge di stabilità 2014).
9/3393-A/37. (Testo modificato nel corso della seduta)  Caso.


   La Camera,
   premesso che:
    la Base militare italiana di supporto di Gibuti, a connotazione interforze, conta attualmente 135 militari, necessari – si legge nella relazione introduttiva del provvedimento in esame – per il funzionamento della base, per il completamento dei lavori infrastrutturali e per i profili di sicurezza. A regime, si legge sempre nella relazione, la presenza italiana sarà ridotta a 63 unità, anche se l'infrastruttura ha una capacità di alloggiamento di 300 unità, che compongono il nucleo permanente della missione. La Base fornisce supporto ai contingenti nazionali che operano nell'area del Corno d'Africa e nell'Oceano indiano;
    a Gibuti i militari italiani si occupano meritoriamente anche di compiti sociali e civili: si è appena concluso infatti un progetto CIMIC (Cooperazione Civile Militare) per la donazione di derrate alimentari, in favore di diversi istituti e organizzazioni che operano nel settore sociale della città di Gibuti, come la Scuola Notre Dame de Boulaos, la Scuola de La Salle, la Scuola Francescana e il Centro Caritas di Gibuti; enti che operano nell'ambito del programma «Bambini di strada», prestando assistenza a minori orfani o indigenti. Tra i beneficiari della donazione vi è anche l'Orfanotrofio Nazionale di Daryel, unico istituto nazionale collegato con gli ospedali locali che si prende cura dei bambini abbandonati;
    appare evidente che tali iniziative umanitarie in se stesse pregevoli, proprio perché implementate dai militari, rischiano di essere considerate come compensazioni alla Repubblica del Gibuti che concesso all'Italia, la possibilità di collocare sul proprio territorio la prima base militare italiana fuori dal territorio nazionale. Tali iniziative rischiano inoltre di essere estemporanee, non inserite organicamente in un piano di aiuto e sostegno alla società civile gibutina e alla rimozione delle gravi sacche di povertà che attanagliano quel piccolo Paese del Corno d'Africa;
    l'evoluzione di un vero progetto di cooperazione allo sviluppo con la popolazione della Repubblica di Gibuti non può che passare dalla separazione della parte civile da quella militare,

impegna il Governo

a far sì che le prossime iniziative umanitarie dell'Italia nei confronti della popolazione della Repubblica di Gibuti avvengano attraverso la partecipazione di Organizzazioni non governative favorendo quella indispensabile separazione tra il mondo militare e la cooperazione allo sviluppo che è uno dei cardini della recente riforma della cooperazione approvata dal Parlamento (legge 11 agosto 2014, n. 125).
9/3393-A/38Cozzolino.


   La Camera,
   premesso che:
    la relazione tecnica redatta ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modificazioni allegata al provvedimento in esame prevede nelle varie missioni diverse spese classificate alla voce «una tantum»;
    l'incidenza di dette spese sugli oneri totali per la copertura finanziaria è pari a 74.804.940 di euro a cui le commissioni parlamentari competenti in fase di verifica non possono accedere per centri di costi in maniera maggiormente dettagliata, creando una situazione di poca trasparenza nei confronti dei contribuenti,

impegna il Governo

a rivedere le disposizioni impartite tramite lo Stato Maggiore della Difesa nella definizione delle spese indicate come una tantum prevedendo una più ampia e dettagliata definizione in ordine alle necessità di spese affrontate nelle singole missioni internazionali delle forze armate.
9/3393-A/39Brugnerotto.


   La Camera,
   premesso che:
    con l'articolo 1, comma 3, del provvedimento in esame si autorizza la spesa di 1.309.645 di euro per la prosecuzione dei programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica, di cui all'articolo 11, comma 3, del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2015, n. 43;
    nella relazione tecnica a suffragio della verifica dei costi sostenuti in codesto programma di cooperazione viene indicato l'utilizzo di una unità navale della Guardia di Finanza senza che ne vengano enunciate le spese di manutenzione e funzionamento,

impegna il Governo

a voler prevedere che i relativi uffici predisposti alla compilazione della relazione tecnica non omettano di indicare i costi sostenuti per il mantenimento e il funzionamento dei mezzi impegnati.
9/3393-A/40Alberti.


   La Camera,
   premesso che:
    secondo un rapporto dell'organizzazione non governativa statunitense One Earth Future Foundation la presenza internazionale della missione antipirateria davanti al Corno d'Africa, non ha contribuito a impedire il proliferare della pesca illegale, in particolare a largo delle coste della Somalia;
    secondo tale rapporto, sono numerosi i pescherecci stranieri illegali che affollano i mari al largo delle coste somale e che stanno rapidamente esaurendo le risorse ittiche, a scapito dei pescherecci somali;
    questi ultimi, si legge nel documento, guadagnano infatti circa 50 milioni di dollari all'anno contro i 300 milioni ricavati dai pescherecci stranieri. Il rapporto, intitolato «Securing Somali Fisheries», stima che nelle acque al largo della Somalia un peschereccio straniero peschi più di 132 mila tonnellate di pesce ogni anno contro le 40 mila tonnellate pescate dai pescherecci somali;
    se il fenomeno della pirateria nelle acque di fronte al Corno d'Africa appare in brusca diminuzione grazie alle missioni Atalanta, EUTM Somalia e EUCAP Nestor di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 3 del provvedimento in esame, non si è presa in seria considerazione il fatto che l'assenza di un monitoraggio di quelle acque da parte della marina somala (le cui entità statali appaiano ancora troppo provvisorie), sta comportando, come effetto indiretto, la mancata politica di contrasto alla pesca illegale;
    anche pescherecci europei parteciperebbero a questo tipo di pesca non regolamentata, illegale e non dichiarata, contribuendo a distruggere gli habitat marini, creando distorsioni nella concorrenza, procurando un serio svantaggio per i pescatori regolari;
    i pirati somali hanno sempre giustificato le azioni di pirateria con la difesa delle acque somale dalle attività di pesca illegale,

impegna il Governo

a promuovere nelle missioni antipirateria di cui l'Italia è parte, l'estensione del mandato al contrasto al fenomeno della pesca illegale.
9/3393-A/41Benedetti.


   La Camera,
   premesso che:
    il deludente vertice Unione europea/Africa tenutosi a Malta l'11 e il 12 novembre 2015 ha continuato a rinviare i nodi politici di relazione tra i due continenti, a ignorare le minacce alla pace della destabilizzazione dell'Africa e non ha dato risposta al drammatico flusso migratorio;
    l'Unione europea promuove la missione internazionale nel Sahel Niger (EUCAP), cui partecipa anche l'Italia con un contingente di personale militare così come per la missione MINUSMA;
    il territorio del Sahel è prevalentemente desertico e divide l'Africa del nord dall'Africa nera e sub-sahariana, comprendendo gli Stati del Senegal, Sudan, Eritrea, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Mauritania;
    gli Stati saheliani sono considerati tra i più poveri del mondo, caratterizzati spesso da vere e proprie crisi umanitarie date da periodi di forte siccità, con circa 15 milioni di abitanti coinvolti in crisi alimentari ed elevati rischi di malnutrizione grave;
    oltre all'invio di truppe nelle missioni, anche per tutelare i numerosi interessi dell'unione europea nella regione, hanno prevalso le attività militari di contrasto al terrorismo, al crimine organizzato e all'immigrazione clandestina in ragione delle parimenti necessarie attività di cooperazione, integrazione e politiche umanitarie di contrasto all'emergenza alimentare;
    diversamente, in alcune crisi come in Mauritania, Guinea, Guinea Bassau, il consolidamento del dialogo politico ha permesso la soluzione delle stesse, avviando le necessarie politiche di cooperazione e sostegno;
    alcuni Paesi africani, quali Ghana, Kenya, Tanzania, Uganda, Sudafrica, Namibia, Botswana e Mozambico, hanno conosciuto e continuano a vivere periodi duraturi di pace, sicurezza, stabilità economica e politica e partecipazione democratica, mentre altri continuano a sprofondare in conflitti interminabili come in Guinea, Liberia e Sierra Leone;
    Paesi, questi ultimi, ricchi di preziose risorse naturali, i cui conflitti per il loro controllo hanno fatto precipitare la regione in una grave crisi che ha provocato un enorme flusso di rifugiati. Senza parlare del conflitto del Darfur che infuria nel Sudan, della «guerra dimenticata» nel nord dell'Uganda, della persistente insicurezza nelle regioni orientale e settentrionale della Repubblica centrafricana e dell'instabilità del Congo;
    occorrerebbe, quindi, una forte azione dell'Unione europea per arrivare alla stabilizzazione dei Paesi del Corno d'Africa attraverso politiche di supporto ai processi democratici e per il rafforzamento della cooperazione decentrata;
    nonostante alcuni Paesi africani abbiano registrato una crescita economica straordinaria, la ripartizione estremamente irregolare dei redditi continua a essere uno dei problemi del continente. La Namibia registra uno dei livelli di disuguaglianza più elevati al mondo, ma tale problema riguarda anche molti Paesi poveri quali la Sierra Leone e la Repubblica centrafricana, e anche Paesi più ricchi come Lesotho, Botswana e Sudafrica hanno questo problema;
    il tasso di alfabetizzazione nel continente africano, nonostante i deboli progressi compiuti negli ultimi anni, continua a essere tra i più bassi al mondo confermando le disuguaglianze che si registrano anche in termini di reddito pro capite. Soprattutto le donne e le minoranze etniche continuano a essere le categorie più emarginate, garantendo solo alle élite ottimi livelli di istruzione;
    sul versante sanitario la pandemia di HIV/AIDS rappresenta un grave peso per numerosi Paesi africani: il tasso di prevalenza tra gli adulti oscilla tra meno dell'1 per cento della popolazione in Senegal e Mauritania e oltre il 25 per cento in Swaziland, Botswana e Lesotho, dove la speranza di vita media è sensibilmente diminuita;
    per l'Africa poi, il cambiamento climatico sta comportando una sempre maggiore pressione sulle risorse idriche e avrà ripercussioni negative sulla biodiversità e sulla salute umana, provocando un peggioramento della sicurezza alimentare e l'aumento della desertificazione;
    le inondazioni e la siccità, frequenti in Africa, sono destinate ad aumentare in seguito al cambiamento, mentre i sistemi di allarme preventivo sono inadeguati e la gestione delle catastrofi è mediocre. L'adeguamento al cambiamento climatico è quindi una necessità impellente per lo sviluppo dell'Africa;
    un recente studio ha evidenziato che sul 46 per cento del territorio africano è in atto un processo di desertificazione a cui si aggiunge il problema del disboscamento, a fini commerciali o agricoli, il quale desta grave preoccupazione, poiché rappresenta anche un'enorme perdita di ricchezza economica naturale per il continente;
    tali cambiamenti del territorio e le catastrofi naturali hanno creato in questi anni una nuova categoria di rifugiati, quelli ambientali, che non trovano però ancora un riconoscimento e una tutela giuridica a livello del diritto umanitario internazionale,

impegna il Governo:

   a sostenere un concreto processo di stabilizzazione del continente africano, in particolare dell'area del Corno d'Africa, attraverso il rafforzamento della cooperazione decentrata;
   a promuovere un incremento del fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, che porti alla messa a punto di nuovi farmaci e vaccini contro le malattie trasmissibili e a un piano di assistenza sanitaria per combattere la mortalità infantile;
   a promuovere anche in sede della conferenza COP 21 che si terrà a Parigi a fine dicembre 2015, l'adozione di una convenzione internazionale per il riconoscimento dello status di profughi e di rifugiato «ambientale»;
   a sostenere il processo di alfabetizzazione del continente attraverso un'azione coordinata della UE con le organizzazioni internazionali e le ONG.
9/3393-A/42Paolo Bernini.


   La Camera,
   premesso che:
    il deludente vertice Unione europea/Africa tenutosi a Malta l'11 e il 12 novembre 2015 ha continuato a rinviare i nodi politici di relazione tra i due continenti, a ignorare le minacce alla pace della destabilizzazione dell'Africa e non ha dato risposta al drammatico flusso migratorio;
    l'Unione europea promuove la missione internazionale nel Sahel Niger (EUCAP), cui partecipa anche l'Italia con un contingente di personale militare così come per la missione MINUSMA;
    il territorio del Sahel è prevalentemente desertico e divide l'Africa del nord dall'Africa nera e sub-sahariana, comprendendo gli Stati del Senegal, Sudan, Eritrea, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Mauritania;
    gli Stati saheliani sono considerati tra i più poveri del mondo, caratterizzati spesso da vere e proprie crisi umanitarie date da periodi di forte siccità, con circa 15 milioni di abitanti coinvolti in crisi alimentari ed elevati rischi di malnutrizione grave;
    oltre all'invio di truppe nelle missioni, anche per tutelare i numerosi interessi dell'unione europea nella regione, hanno prevalso le attività militari di contrasto al terrorismo, al crimine organizzato e all'immigrazione clandestina in ragione delle parimenti necessarie attività di cooperazione, integrazione e politiche umanitarie di contrasto all'emergenza alimentare;
    diversamente, in alcune crisi come in Mauritania, Guinea, Guinea Bassau, il consolidamento del dialogo politico ha permesso la soluzione delle stesse, avviando le necessarie politiche di cooperazione e sostegno;
    alcuni Paesi africani, quali Ghana, Kenya, Tanzania, Uganda, Sudafrica, Namibia, Botswana e Mozambico, hanno conosciuto e continuano a vivere periodi duraturi di pace, sicurezza, stabilità economica e politica e partecipazione democratica, mentre altri continuano a sprofondare in conflitti interminabili come in Guinea, Liberia e Sierra Leone;
    Paesi, questi ultimi, ricchi di preziose risorse naturali, i cui conflitti per il loro controllo hanno fatto precipitare la regione in una grave crisi che ha provocato un enorme flusso di rifugiati. Senza parlare del conflitto del Darfur che infuria nel Sudan, della «guerra dimenticata» nel nord dell'Uganda, della persistente insicurezza nelle regioni orientale e settentrionale della Repubblica centrafricana e dell'instabilità del Congo;
    occorrerebbe, quindi, una forte azione dell'Unione europea per arrivare alla stabilizzazione dei Paesi del Corno d'Africa attraverso politiche di supporto ai processi democratici e per il rafforzamento della cooperazione decentrata;
    nonostante alcuni Paesi africani abbiano registrato una crescita economica straordinaria, la ripartizione estremamente irregolare dei redditi continua a essere uno dei problemi del continente. La Namibia registra uno dei livelli di disuguaglianza più elevati al mondo, ma tale problema riguarda anche molti Paesi poveri quali la Sierra Leone e la Repubblica centrafricana, e anche Paesi più ricchi come Lesotho, Botswana e Sudafrica hanno questo problema;
    il tasso di alfabetizzazione nel continente africano, nonostante i deboli progressi compiuti negli ultimi anni, continua a essere tra i più bassi al mondo confermando le disuguaglianze che si registrano anche in termini di reddito pro capite. Soprattutto le donne e le minoranze etniche continuano a essere le categorie più emarginate, garantendo solo alle élite ottimi livelli di istruzione;
    sul versante sanitario la pandemia di HIV/AIDS rappresenta un grave peso per numerosi Paesi africani: il tasso di prevalenza tra gli adulti oscilla tra meno dell'1 per cento della popolazione in Senegal e Mauritania e oltre il 25 per cento in Swaziland, Botswana e Lesotho, dove la speranza di vita media è sensibilmente diminuita;
    per l'Africa poi, il cambiamento climatico sta comportando una sempre maggiore pressione sulle risorse idriche e avrà ripercussioni negative sulla biodiversità e sulla salute umana, provocando un peggioramento della sicurezza alimentare e l'aumento della desertificazione;
    le inondazioni e la siccità, frequenti in Africa, sono destinate ad aumentare in seguito al cambiamento, mentre i sistemi di allarme preventivo sono inadeguati e la gestione delle catastrofi è mediocre. L'adeguamento al cambiamento climatico è quindi una necessità impellente per lo sviluppo dell'Africa;
    un recente studio ha evidenziato che sul 46 per cento del territorio africano è in atto un processo di desertificazione a cui si aggiunge il problema del disboscamento, a fini commerciali o agricoli, il quale desta grave preoccupazione, poiché rappresenta anche un'enorme perdita di ricchezza economica naturale per il continente;
    tali cambiamenti del territorio e le catastrofi naturali hanno creato in questi anni una nuova categoria di rifugiati, quelli ambientali, che non trovano però ancora un riconoscimento e una tutela giuridica a livello del diritto umanitario internazionale,

impegna il Governo:

   a sostenere un concreto processo di stabilizzazione del continente africano, in particolare dell'area del Corno d'Africa, attraverso il rafforzamento della cooperazione decentrata;
   a valutare l'opportunità di promuovere un incremento del fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, che porti alla messa a punto di nuovi farmaci e vaccini contro le malattie trasmissibili e a un piano di assistenza sanitaria per combattere la mortalità infantile;
   a promuovere eventualmente anche in sede della conferenza COP 21 che si terrà a Parigi a fine dicembre 2015, la possibilità di adottare di una convenzione internazionale per il riconoscimento dello status di profughi e di rifugiato «ambientale»;
   a sostenere il processo di alfabetizzazione del continente attraverso un'azione coordinata della UE con le organizzazioni internazionali e le ONG.
9/3393-A/42. (Testo modificato nel corso della seduta)  Paolo Bernini.


   La Camera,
   premesso che:
    l'Italia è presente con diverse missioni internazionali nei territori occupati della Palestina e nei territori dell'Autorità Nazionale Palestinese (missione TIPH 2 ad Hebron, missione EUBAM Rafah, missione EUPOL COPPS);
    tale impegno è però frustrato dal perdurare dell'occupazione e dal fatto che la questione palestinese non è più al centro dell'agenda politica della comunità internazionale;
    dal 1948 infatti il popolo palestinese attende che sia riconosciuto dalla comunità internazionale lo Stato di Palestina;
    il 29 novembre 2012 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato a larga maggioranza la risoluzione n. 67/19 per la concessione dello status di osservatore permanente, come Stato non membro, allo Stato di Palestina. Tale risoluzione ha conferito allo Stato palestinese uno status equivalente, in seno all'Onu, a quello dello Stato della Città del Vaticano;
    la risoluzione n. 67/19 ha sicuramente rappresentato un importante passo verso il riconoscimento dei diritti fondamentali del popolo palestinese, ma l'attuale status non chiarisce, ad esempio, se la Palestina può o meno ricorrere alla Corte penale internazionale;
    il processo di pace sorto dagli accordi di Oslo del 20 agosto 1993 si è, di fatto, arrestato con l'uccisione di uno dei firmatari dell'accordo stesso, il Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, assassinato da estremisti sionisti contrari allo smantellamento delle colonie e alla costituzione dello Stato di Palestina;
    è urgente che la comunità internazionale adotti nuove iniziative per contribuire al rispetto del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite;
    tutti i popoli del Medio Oriente hanno diritto alla pace e alla sicurezza e ciò può essere garantito a lungo termine solo attraverso una pace giusta e duratura basata sul rispetto del diritto internazionale e la piena e completa applicazione delle risoluzioni n. 242 del 1967 e n. 338 del 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sul ritiro delle forze di occupazione e lo smantellamento degli insediamenti, sul riconoscimento del diritto al rientro dei rifugiati in applicazione della risoluzione n. 194 del 1948 delle Nazioni Unite e sulla liberazione dei prigionieri politici palestinesi;
    sono 121 i Paesi in tutto il mondo che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina nei confini del 1967, secondo quanto previsto dalle citate risoluzioni delle Nazioni Unite, con Gerusalemme est quale sua capitale;
    in particolare, di grande significato è il recente riconoscimento dello Stato di Palestina che porta a 8 i Paesi membri dell'Unione europea che hanno reputato necessario questo riconoscimento, anche come pressione nei confronti del Governo d'Israele per farlo recedere dalla politica delle colonie e per riprendere il percorso di pace;
    il Parlamento britannico, la più antica democrazia liberale del mondo, con 274 voti favorevoli e 12 contrari, ha recentemente approvato una mozione che chiede al Governo di Londra di «riconoscere lo Stato palestinese al fianco dello Stato di Israele» come «contributo per assicurare la soluzione negoziata dei due Stati» nella regione,

impegna il Governo:

   a riconoscere pienamente e formalmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967 secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite;
   a proporre, nelle opportune sedi internazionali, un atto analogo da parte di tutti i Paesi membri dell'Unione europea e della Nato, da intendersi anche come un contributo importante nella lotta al terrorismo del fondamentalismo religioso.
9/3393-A/43Crippa.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 1 dell'articolo 8 del decreto-legge in esame autorizza a decorrere dal 1o gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di 38.500.000 di euro per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in favore di un già lungo elenco di Paesi;
    a questi se ne sono aggiunti altri tre, grazie all'accoglimento, in fase di discussione dell'A.C. 3393 nelle Commissioni riunite III e IV, degli emendamenti 8.2 (Spadoni e altri) e 8.3 (Di Stefano M. e altri), ovvero Nepal, Haiti e Ucraina;
    tuttavia, la menzionata spesa è rimasta invariata mentre appare evidente che, pur valutando positivamente l'ingresso di altri tre Paesi che si confrontano quotidianamente con diverse e drammatiche emergenze, tale importo, dovendosi ulteriormente spalmare, finirà inevitabilmente con il ricadere in maniera negativa su tutti gli interventi programmati,

impegna il Governo

a prevedere un significativo adeguamento dell'importo autorizzato per poter meglio garantire il sostegno alle iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile di tutti i Paesi indicati nel comma 1 dell'articolo 8 citato in premessa.
9/3393-A/44Tofalo.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 1 dell'articolo 8 del decreto-legge in esame autorizza a decorrere dal 1o gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di 38.500.000 di euro per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in favore di un già lungo elenco di Paesi;
    a questi se ne sono aggiunti altri tre, grazie all'accoglimento, in fase di discussione dell'A.C. 3393 nelle Commissioni riunite III e IV, degli emendamenti 8.2 (Spadoni e altri) e 8.3 (Di Stefano M. e altri), ovvero Nepal, Haiti e Ucraina;
    tuttavia, la menzionata spesa è rimasta invariata mentre appare evidente che, pur valutando positivamente l'ingresso di altri tre Paesi che si confrontano quotidianamente con diverse e drammatiche emergenze, tale importo, dovendosi ulteriormente spalmare, finirà inevitabilmente con il ricadere in maniera negativa su tutti gli interventi programmati,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di prevedere prevedere un significativo adeguamento dell'importo autorizzato per poter meglio garantire il sostegno alle iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile di tutti i Paesi indicati nel comma 1 dell'articolo 8 citato in premessa.
9/3393-A/44. (Testo modificato nel corso della seduta)  Tofalo.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 1 dell'articolo 8 del decreto-legge in esame autorizza a decorrere dal 1o gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di 38.500.000 di euro per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in favore di un già lungo elenco di Paesi;
    a questi se ne sono aggiunti altri tre, grazie all'accoglimento, in fase di discussione dell'AC 3393 nelle Commissioni riunite III e IV, degli emendamenti 8.2 (Spadoni e altri) e 8.3 (Di Stefano M. e altri), ovvero Nepal, Haiti e Ucraina;
    tuttavia, né nella relazione illustrativa né in quella finanziaria per le attività di competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si evince la suddivisione dei fondi per i vari progetti riferiti a ciascun Paese di cui all'elenco del citato comma 1,

impegna il Governo

a prevedere l'inserimento di informazioni dettagliate delle effettive ripartizioni a favore delle iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati riferite a ciascun Paese di cui all'elenco evidenziato nel citato comma 1.
9/3393-A/45Spadoni.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 1 dell'articolo 8 del decreto-legge in esame autorizza a decorrere dal 1o gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di 38.500.000 di euro per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in favore di un già lungo elenco di Paesi;
    a questi se ne sono aggiunti altri tre, grazie all'accoglimento, in fase di discussione dell'AC 3393 nelle Commissioni riunite III e IV, degli emendamenti 8.2 (Spadoni e altri) e 8.3 (Di Stefano M. e altri), ovvero Nepal, Haiti e Ucraina;
    tuttavia, né nella relazione illustrativa né in quella finanziaria per le attività di competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si evince la suddivisione dei fondi per i vari progetti riferiti a ciascun Paese di cui all'elenco del citato comma 1,

impegna il Governo

a prevedere l'inserimento di maggiori informazioni delle effettive ripartizioni a favore delle iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati riferite a ciascun Paese di cui all'elenco evidenziato nel citato comma 1.
9/3393-A/45. (Testo modificato nel corso della seduta)  Spadoni.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 1 dell'articolo 8 del decreto-legge in esame autorizza a decorrere dal 1o gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di 38.500.000 di euro per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in favore di un già lungo elenco di Paesi, tra cui la Siria;
    per quanto riguarda in particolare la Siria e i Paesi limitrofi, nella relazione illustrativa si legge che si continuerà a sostenere, e quindi a finanziare, l'azione svolta dall'Istituto agronomico del Mediterraneo di Bari (IAMB) per interventi complementari e sinergici a quelli promossi nell'ambito della piattaforma tematica «Agricoltura e sicurezza alimentare» (Working Group on Economic Recovery and Development del Group of Friends of the Syrian People-GFSP), di cui l'Italia è capofila;
    tuttavia, risulta al presentatore del presente atto di indirizzo, e per stessa ammissione dei dirigenti dello IAMB di Bari, che il citato progetto è attualmente interrotto a causa delle ostilità in atto in Siria,

impegna il Governo

a valutare di sospendere lo stanziamento dei fondi per lo IAMB di Bari relativo al progetto di cooperazione in Siria menzionato in premessa, atteso che lo stesso risulta interrotto mentre il suo finanziamento risulta invece attivo.
9/3393-A/46Scagliusi.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 1 dell'articolo 8 del decreto-legge in esame autorizza a decorrere dal 1o gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di 38.500.000 di euro per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in favore di un già lungo elenco di Paesi, tra cui la Siria;
    per quanto riguarda in particolare la Siria e i Paesi limitrofi, nella relazione illustrativa si legge che si continuerà a sostenere, e quindi a finanziare, l'azione svolta dall'Istituto agronomico del Mediterraneo di Bari (IAMB) per interventi complementari e sinergici a quelli promossi nell'ambito della piattaforma tematica «Agricoltura e sicurezza alimentare» (Working Group on Economic Recovery and Development del Group of Friends of the Syrian People-GFSP), di cui l'Italia è capofila;
    tuttavia, risulta al presentatore del presente atto di indirizzo, e per stessa ammissione dei dirigenti dello IAMB di Bari, che il citato progetto è attualmente interrotto a causa delle ostilità in atto in Siria,

impegna il Governo

a valutare lo stato di attuazione del progetto di cooperazione in Siria menzionato in premessa.
9/3393-A/46. (Testo modificato nel corso della seduta)  Scagliusi.


   La Camera,
   premesso che:
    da oltre cinque mesi la coalizione guidata dall'Arabia Saudita (con l'appoggio di altri Paesi sunniti della regione) per contrastare l'avanzata del movimento sciita zaidita Houthi sta bombardando lo Yemen senza alcuna copertura del diritto internazionale tanto meno dell'Onu;
    della coalizione sunnita, denominata «Decisive Storm», fanno parte anche il Bahrain e il Kuwait con 15 cacciabombardieri ciascuno;
    il conflitto ha finora causato più di 4.000 morti e 20.000 feriti – di cui circa la metà tra la popolazione civile – provocando una «catastrofe umanitaria» con oltre un milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di urgenti aiuti. In tutto il Paese della penisola araba si registra una gravissima scarsità di cibo nonché enormi difficoltà nell'accesso a medicinali salvavita;
    secondo quanto riportato dall'Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di difesa e sicurezza (OPAL) di Brescia, Amnesty international Italia e la Rete italiana per il disarmo (RID), tra gli ordigni utilizzati in questo conflitto è possibile che vi siano anche delle partite prodotte in Italia;
    infatti, nonostante l'aggravarsi del conflitto, non risulta che il governo italiano abbia sospeso l'invio di sistemi militari alla coalizione saudita, anzi in questi mesi il nostro Paese ha continuato a inviare bombe e forniture militari per le forze armate dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti che possono essere state usate nei bombardamenti contro la popolazione yemenita. Ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall'Italia, come le bombe MK84 e Blul09, sono stati ritrovati in diverse città bombardate dalla coalizione saudita ed è quindi altamente probabile che la coalizione stia impiegando anche ordigni inviati dal nostro Paese;
    non può, infine, che creare allarme il recente memorandum d'intesa sottoscritto dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il primo ministro kuwaitiano Al Hamad Al Sabah, di una maxi-commessa per la vendita di 28 Eurofighter Typhoon, di cui saranno capofila Finmeccanica-Alenia Aermacchi. Gli Eurofighter Typhoon, caccia di nuova generazione saranno impiegati in missioni aria-terra e venduti a un paese in guerra,

impegna il Governo:

   ad applicare alla coalizione sunnita impegnata nei sanguinosi bombardamenti in Yemen, le disposizioni del divieto di commerciare armi previsto dalla legge 185 del 1990;
   a congelare la maxi commessa dei 28 caccia Eurofighter Typhoon al Kuwait fino a quando questo Paese continuerà nella guerra di aggressione allo Yemen.
9/3393-A/47Frusone.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 2, comma 9 del provvedimento in esame autorizza la spesa per la proroga della partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale per il contrasto della minaccia terroristica del Daesh;
    il sedicente Stato Islamico (o Daesh) accoglie tra le sue fila almeno 9.000 combattenti non siriani, ovvero circa il 20 per cento del totale mentre altre stime vedono la percentuale salire notevolmente tra i suoi miliziani, con il 40 per cento di non siriani tra gli effettivi, stime sul numero dei combattenti in ogni caso approssimative; si tratta di una galassia sempre più vasta di combattenti che arrivano dall'estero e combattono sui diversi fronti di una guerra che da mesi sta insanguinando la Siria e l'Iraq;
    la via del reclutamento (secondo alcune stime, anche di mille stranieri al mese) passa soprattutto attraverso il web e a un processo capillare gestito da rappresentanti dell'Islam radicale, di indottrinamento, selezione, fidelizzazione e invio nel Califfato, non più attraverso la frequentazione di moschee radicali (già sotto sorveglianza), ma anche nelle carceri, nelle palestre o alle manifestazioni,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni utile iniziativa per concordare nelle opportune sedi europee e internazionali tutte le azioni necessarie per il rafforzamento della lotta contro il terrorismo jihadista attraverso un maggiore controllo delle frontiere esterne;
   a monitorare il movimento dei cosiddetti «foreign terrorist fighters» con controlli effettivi delle frontiere, attraverso la richiesta di attivazione, nelle sedi opportune, di un'inchiesta internazionale che indichi le criticità e i «buchi» del sistema di norme di sicurezza e nell'emissione dei documenti di viaggio che ha consentito, in definitiva, un deciso proliferare di attentati di matrice terroristica dal 2001 a oggi, la prevenzione dell'uso fraudolento di tali documenti di viaggio e l'avvio di una campagna informativa che coinvolga la società civile, i giovani e le comunità locali;
   provvedere, in tale direzione, all'assegnazione di risorse economiche per il comparto sicurezza e per rafforzare l'ufficio centrale nazionale Interpol.
9/3393-A/48Del Grosso.


   La Camera,
   premesso che:
    dal 26 marzo 2015 il regno dell'Arabia Saudita, coadiuvato da altri otto Paesi arabi (Egitto, Marocco, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar e Bahrain, in alcuni dei quali è autorizzata la partecipazione di personale militare italiano come prevede all'articolo 2, comma 2 del provvedimento in esame) sta conducendo massicci e incessanti attacchi aerei con armi fornite dall'Occidente su città e villaggi yemeniti;
    i bombardamenti a guida saudita appaiono indiscriminati e configurano crimini di guerra come evidenziato da un rapporto di Amnesty International datato 7 ottobre 2015 che denuncia in modo netto l'esistenza di prove schiaccianti di crimini di guerra attribuibili alla coalizione a guida saudita, armata anche dagli Stati Uniti, sottolineando la necessità di aprire un'inchiesta indipendente sulle violazioni dei diritti umani, nonché l'immediata cessazione di ogni trasferimento di armamenti all'Arabia Saudita;
    malgrado l'esistenza di norme precise contenute nella legge 9 luglio 1990, n. 185, nel periodo dal 2001 al 2011 sono state rilasciate autorizzazioni all'esportazione di sistemi militari italiani, ammontanti a quasi 6 miliardi di euro, a 19 Governi di Paesi in stato di conflitto armato intenso oppure in stato di guerra tra i quali Yemen, Bahrain e ancora all'Arabia Saudita;
    purtroppo, in ottemperanza della direttiva 2010/80/UE per la semplificazione e armonizzazione delle procedure nazionali di rilascio delle licenze e della direttiva 2012/10/UE per quanto riguarda l'elenco di prodotti per la difesa, le banche non sono più obbligate a chiedere l'autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, indispensabile strumento di verifica e di trasparenza, per i trasferimenti bancari collegati a operazioni in materia di armamenti in quanto allo Stato basta una semplice comunicazione via web delle transazioni effettuate,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di ripristinare la disposizione di cui alla legge n. 185 del 1990 nella parte in cui prevedeva un'espressa autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, per i trasferimenti bancari collegati a operazioni in materia di armamenti e un inasprimento della sanzione amministrativa per la violazione delle disposizioni sulle transazioni bancarie.
9/3393-A/49Sibilia.


   La Camera,
   premesso che:
    come si legge nella Relazione sullo stato di attuazione della legge 29 ottobre 1997, n. 374 (Norme per la messa al bando delle mine antipersona) presentata dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni, per le parti di propria competenza, «è proseguito il dibattito fra gli Stati Parte sui programmi di cooperazione e assistenza internazionale e, in particolare, sulla necessità di elaborare metodi di finanziamento dell'Implementation Support Unit della Convenzione di Ottawa che, rimanendo sempre su base volontaria, siano maggiormente sostenibili e diano certezze riguardo le entrate dell'Unità»);
    a gestione delle risorse per lo sminamento da parte dell'ISU è resa, infatti, più difficile a fronte dell'aggravarsi delle crisi umanitarie internazionali che richiedono maggiori fondi e a causa di una congiuntura monetaria sfavorevole. Alcuni donatori, inoltre, come la Norvegia, hanno rinunciato a continuare a farsi carico dei costi di funzionamento dell'Unità, mentre altri, come l'Australia, hanno ridotto la propria quota di finanziamenti;
    sulla scorta delle testimonianze raccolte da alcuni Paesi particolarmente afflitti dalla presenza di mine (Ucraina, Somalia, Afghanistan, Laos, Costa d'Avorio, Nepal, Colombia, Mali, Croazia, Albania e Giordania) è emerso come, a causa della complessità dei conflitti attualmente in corso, continui a essere alto il rischio posto oltreché dalle mine antiuomo e dalle munizioni a grappolo anche dagli ordigni rudimentali, dalle mine anti-carro e dalle attività riguardanti la gestione sicura dei depositi di armi e munizioni. La presenza di tali ordigni in numerose aree di conflitto rende, inoltre, difficile la distribuzione di aiuti umanitari e servizi alle popolazioni colpite;
    il tema della sostenibilità dell'azione contro le mine e altri ordigni esplosivi è stato, inoltre, affrontato in occasione di un simposio sull'assistenza alle vittime, tenutosi a Bangkok dal 15 al 17 giugno 2015, cui l'Italia ha preso parte. Nel corso del dibattito è emersa la comune volontà di impegnarsi nell'attuazione del Piano d'azione adottato nel 2014 alla Conferenza di riesame di Maputo, integrando l'assistenza alle vittime e le loro esigenze di reintegrazione sociale nelle politiche della sanità, del lavoro, dell'educazione e di lotta alla povertà dei singoli Stati, nonché facendo fronte alle carenze tuttora riscontrabili nelle rispettive capacità di assistenza;
    con il recente ingresso dell'Oman, l'ultimo Stato ad avere firmato la Convenzione nel 2014, gli Stati Parte della Convenzione sono diventati 162,

impegna il Governo:

   ad assumere una decisa iniziativa, di concerto con i partner europei, affinché tutta l'Unione europea si schieri in ogni sede internazionale di cui è parte, affinché i contributi economici dell'attuazione della Convenzione di Ottawa passino da volontari a obbligatori;
   ad assumere iniziative in sede europea – anche come risarcimento alle vittime da parte di Paesi che in passato sono stati tra i principali produttori ed esportatori di mine antipersona – affinché unilateralmente i Paesi membri considerino come obbligatori i fondi da destinare all’Implementation Support Unit della Convenzione di Ottawa;
   a dare priorità, nei corsi di addestramento delle forze militari e di polizia fatti dai nostri contingenti internazionali, alla formazione allo sminamento e alla distruzione di ordigni equipollenti alle mine antiuomo.
9/3393-A/50Di Battista.


   La Camera,
   premesso che:
    non risulta che l'Italia sia impegnata ad alcun titolo in missioni internazionali nello Yemen;
    non risulta che lo Stato Italiano abbia avallato anche in consessi internazionali missioni internazionali nello stato dello Yemen;
    risulta, invece, che il 29 ottobre scorso sono partite bombe italiane dal nostro Paese, con destinazione Arabia Saudita;
    con ogni probabilità, queste – come molte precedenti – sono quindi state utilizzate dai sauditi nel conflitto nello Yemen;
    si tratta di un Paese stravolto dalla guerra civile;
    finora gli appelli fatti da Opal,(l'Osservatorio permanente sulle armi leggere), Amnesty International e Rete disarmo, sono risultati sforzi vani;
    il 29 ottobre scorso, diverse tonnellate di bombe e munizioni sono state imbarcate all'aeroporto civile di Cagliari Elmas, su un cargo Boeing 747 della compagnia Silk Way dell'Azerbiaigian, con destinazione Arabia Saudita: il cargo, rintracciato dai sistemi di rilevamento, è giunto a Taif (Arabia Saudita), dove c’è una base militare della Royal Saudi Armed Forces;
    si è trattato con ogni probabilità di una nuova fornitura di bombe fabbricate nell'azienda tedesca RWM Italia di Domusnovas, che prosegue le spedizioni degli ultimi anni;
    ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall'Italia, come le bombe MK84 e Blul09, sono stati ritrovati in diverse città dello Yemen, tutte bombardate dalla coalizione saudita;
    il Ministero degli Esteri non ha mai smentito che le forze militari saudite stiano impiegando anche ordigni prodotti in Italia in questo conflitto;
    il Governo risponda delle bombe in Yemen;
    il conflitto in Yemen ha finora causato più di 4.000 morti (di cui almeno 400 bambini) e 20.000 feriti, di cui circa la metà tra la popolazione civile, provocando una catastrofe umanitaria che vede coinvolti oltre 1 milione di sfollati e 21 milioni di persone che necessitano di urgenti aiuti. In tutto il paese vige un forte allarme alimentare;
    l'Italia vende armi in Medio Oriente, spesso in modo discutibile e poco trasparente, da decenni;
    l'Arabia Saudita, nonostante le ripetute violazioni dei diritti umani, è tra i maggiori acquirenti di armi italiane: compra bombe, caccia, missili;
    nel caso specifico, inoltre, l'intervento militare della coalizione a guida saudita non ha ricevuto alcuna legittimazione dal parte delle Nazioni Unite,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza volte a bloccare qualsiasi produzione e vendita di armi per conflitti non autorizzato dagli organismi internazionali;
   a bloccare la partenza di ulteriori armi, in particolare bombe devastanti, in partenza nella notte di oggi, dall'aeroporto civile di Cagliari;
   a bloccare l'ulteriore utilizzo di un aeroporto civile per questo tipo di trasporto che potrebbero far diventare l'aeroporto di Cagliari un bersaglio terroristico e non solo.
9/3393-A/51Pili.