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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 537 di mercoledì 16 dicembre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,35.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 dicembre 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, Crippa, D'Alia, D'Ambrosio, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garofani, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Guerra, La Russa, Lauricella, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Sereni, Speranza, Tabacci, Tofalo, Turco, Valeria Valente, Velo, Villecco Calipari e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

  PRESIDENTE. La ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 9 dicembre 2015, ha presentato alla Presidenza, a norma dell'articolo 77 della Costituzione, il seguente disegno di legge già presentato al Senato il 4 dicembre 2015 e trasferito dal Governo alla Camera, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1 del Regolamento, in sede referente alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive):
   «Conversione in legge del decreto-legge 4 dicembre 2015, n. 191, recante Pag. 2disposizioni urgenti per la cessione a terzi dei complessi aziendali del Gruppo ILVA» (3481) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che con lettera pervenuta il 15 dicembre 2015, la deputata Maria Tindara Gullo, già iscritta al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente.
  La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Su un lutto del deputato Vincenzo Amendola.

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Vincenzo Amendola è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre. Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre 2015 (ore 9,39).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre 2015.
  La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è in distribuzione e sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi. Prego, Presidente.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie. Signora Presidente, onorevoli deputati, il Consiglio europeo di domani e dopodomani si colloca come primo appuntamento ufficiale dopo i terribili fatti di Parigi del 13 novembre scorso. È il primo ufficiale, o meglio il primo tradizionale, il primo d'ufficio, dopo il 13 novembre, anche se, in realtà, in questo periodo ci siamo più volte incontrati con i colleghi, Capi di Stato e di Governo, a cominciare dall'appuntamento informale del 29 a Bruxelles e poi in altre sedi a partire da quella di Parigi per la COP 21.
  Ma credo che possiamo essere seri con noi stessi e soprattutto seri con l'Europa se, al di là dell'ordine del giorno del Consiglio europeo su cui tra breve mi intratterrò, saremo in condizioni di cogliere l'occasione del Consiglio europeo per riflettere su cosa lega l'evento del 13 novembre alla risposta più o meno corretta da parte dell'Europa.
  Detta in un altro modo, nelle ore immediatamente successive agli attentati, una reazione – che definisco umana, comprensibile, ragionevole – ha portato a sottolineare con forza la necessità di una implementazione dell'azione militare, e non vi è dubbio che tutte e tutti noi siamo impegnati a contrastare con sempre maggiore vigore Daesh e la terribile azione di morte che esso persegue un po’ in tutto il mondo. Ma credo che, se vogliamo essere davvero fino in fondo leali con la nostra Pag. 3coscienza, dobbiamo avere il coraggio di dirci che gli attentati del 13 novembre pongono una sfida al cuore dell'Europa. Gli attentati del 13 novembre sono, innanzitutto, un atto di morte, che ha suscitato e seminato morte, e vorrei qui che tutte e tutti insieme tributassimo un affettuoso omaggio a Valeria Solesin e alla sua famiglia, che ci ha dato una straordinaria lezione in queste ore e nelle ore immediatamente successive (Applausi – L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi). Il fatto che tutto il Parlamento, tutto insieme, possa ringraziare quella famiglia e ricordare quella nostra concittadina è, io credo, un valore condiviso del nostro Paese.
  Ma non basta ricordare, occorre costruire. E occorre costruire una strategia che sia una strategia a tutto campo europea, che non sia soltanto una strategia di singoli Paesi: di fronte alle sfide del villaggio globale non ci si rinchiude nei propri confini, immaginando di trovare soluzioni estemporanee. È per questo che io propongo al Parlamento – alla Camera dei deputati questa mattina e al Senato nel pomeriggio – un approccio, che è l'approccio italiano, che noi vogliamo mettere a disposizione dei nostri colleghi europei, per riuscire finalmente ad avere non soltanto una reazione a ciò che è accaduto, ma anche una visione per i prossimi mesi e per i prossimi anni.
  Non è un caso che l'Italia abbia scelto di presentare le proprie proposte dopo gli eventi del 13 novembre in una sala simbolica dei tanti e bei palazzi delle nostre città. Abbiamo scelto di andare nella sala Orazi e Curiazi del Campidoglio, cioè nel luogo dove i trattati istitutivi delle Comunità europee furono firmati nel 1957, e abbiamo altresì individuato nel 2017 non soltanto l'anno in cui guideremo il G7, non soltanto l'anno in cui speriamo di poter far parte, con il supporto e il sostegno di tutti, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ma anche – non dico soprattutto, dico anche – l'anno in cui poter fare una riflessione sull'Europa, nei sessant'anni che ci dividono proprio dal quel momento in cui i sei Paesi fondatori scelsero la casa comune europea.
  L'Italia ha proposto nella sala degli Orazi e Curiazi una strategia che credo debba essere presa in seria considerazione a livello europeo. Innanzitutto, la questione della sicurezza, non c’è ombra di dubbio: la percezione della sicurezza è un elemento cruciale nella vita quotidiana e, dunque, la percezione della sicurezza deve essere accompagnata da un investimento di mezzi di comunicazione, di sostegno, da parte di tutte e tutti nei confronti in particolar modo dei più deboli. Ecco perché abbiamo individuato, come Paese, una serie di risposte che sono state inserite nella legge di stabilità, nella discussione che la Commissione ha terminato ieri sera e che quest'Aula vedrà nelle prossime ore e che spero, almeno su alcuni punti, possano incrociare un consenso più ampio rispetto a quello della maggioranza. Mi è parso di vedere che su almeno alcuni punti ci sia una condivisione e questo lo considero positivo. Mi riferisco essenzialmente a un investimento maggiore in cyber security, senza naturalmente far venir meno i principi sacrosanti della privacy, ma sapendo che, attraverso la tecnologia, oggi si può fare molto di più di quello che si è fatto in passato per individuare i potenziali terroristi e soprattutto perseguirli. Mi riferisco all'investimento sui mezzi delle nostre forze dell'ordine; mi riferisco a un incremento delle disponibilità della difesa, non già della gestione del quotidiano in Italia, ma nella possibilità di intervento all'estero; e mi riferisco a un sostegno, che abbiamo individuato nella misura degli 80 euro, anche per coloro i quali non rientravano nella categoria di coloro che avevano un reddito sotto i 1.500 euro netti al mese ma che fanno parte delle forze dell'ordine. Su queste misure abbiamo detto: diamo un segnale immediato alla nostra gente e diamo un segnale immediato alle donne e agli uomini che vestono un'uniforme insieme a noi. Credo che sia un passo in avanti. Mai nessuno aveva investito così tanto nel settore della sicurezza; tuttavia diciamo Pag. 4che non basta, che non è sufficiente, non semplicemente perché comunque possiamo andare a individuare, voce per voce, tutti i capitoli nei quali abbiamo fatto un passo in avanti, ma perché la realtà delle cose ci porta a dire che non c’è nessuna garanzia di sicurezza senza un grande investimento diplomatico. In questo senso l'Italia ha fatto la propria parte rientrando a un tavolo nel quale non era più, al quale non partecipava più. Non voglio fare polemiche sulle ragioni dell'esclusione o della mancata inclusione; fatto sta che, al tavolo dell'Iran che si teneva a Vienna, l'Italia non faceva parte, di quel tavolo non faceva parte; al tavolo di Vienna che si occupa della Siria, l'Italia è tornata protagonista. Il Ministro degli esteri ha lavorato in piena sintonia con tutti i suoi colleghi, a cominciare dal Segretario di Stato americano, John Kerry, cui va la nostra gratitudine e siamo tornati ai tavoli che contano. Dall'altro lato, abbiamo scelto di ospitare a Roma, com’è naturale e fisiologico, un appuntamento che giudichiamo rilevante per il futuro della Libia, e, allo stesso tempo, continuiamo a svolgere la nostra incessante azione diplomatica perché, laddove è possibile, tutte le parti in causa dialoghino. Se ci pensate, è la stessa cosa che in quest'Aula avevamo detto presentando un Consiglio europeo primaverile, quando dicevamo, dopo il viaggio al Cremlino del marzo scorso, che era fondamentale riportare al tavolo della comunità internazionale la Russia, allo scopo di fare la più ampia discussione e la più ampia alleanza immaginabile sui temi della gestione della sicurezza internazionale e della geopolitica globale. Dunque, sicurezza e diplomazia e, dall'altro lato, ovviamente, l'investimento militare, che nessuno di noi pensa possa essere un investimento secondario, ma che dobbiamo anche avere la forza di trattare per quello che è, fuori dalle ricostruzioni – permettetemi di dirlo – talvolta pressappochistiche e superficiali che anche una parte della stampa specializzata, oltre che dell'opinione pubblica e degli addetti ai lavori, cerca di farci passare. Lo dico in modo molto chiaro: non è se ci sono quattro Tornado in più o in meno che cambia la politica militare di un Paese, perché questo racconto che è stato fatto in queste settimane è un racconto davvero al limite del superficiale. L'Italia è il Paese che, insieme alla Francia e dopo gli Stati Uniti, è il più impegnato nei teatri di guerra del mondo. Dobbiamo averne consapevolezza e dobbiamo esprimere la gratitudine verso le donne e gli uomini che, rappresentando il tricolore, ci rendono orgogliosi di ciò che fanno, onorano la nostra Costituzione e onorano la nostra identità nazionale. È bene che questo sia chiaro. È bene che sia chiaro in Afghanistan, dove noi guidiamo a Herat una parte importante della missione; è bene che sia chiaro in Libano, dove guidiamo la missione UNIFIL; è bene che sia chiaro in Iraq, dove abbiamo il training delle forze di polizia irachene; è bene che sia chiaro in Libia, dove un nostro generale è il consigliere di Ban Ki Moon per la parte militare; è bene che sia chiaro in Kosovo; è bene che sia chiaro in Somalia; è bene che sia chiaro in tanti scenari nei quali noi ci siamo con la nostra professionalità e con la nostra umanità.
  Non è strategia militare quella di chi pensa di inseguire le ultime dichiarazioni del giorno. La politica estera e la politica militare non si fanno sulla base delle emozioni del momento ma con un disegno strategico che abbia il respiro del medio-lungo periodo, non la necessità di far vedere qualcosa perché sennò domani i giornali cosa scrivono ? Lo dico perché questo atteggiamento a mio avviso ha provocato in passato dei problemi, non tanto in Italia e non tanto per colpa dell'Italia. Avere questa consapevolezza (sicurezza, diplomazia militare, e la consapevolezza di essere un grande Paese sul settore della sicurezza, sul settore della diplomazia e sul settore militare) deve essere una caratteristica di qualsiasi Governo, di qualsiasi Parlamento ! L'Italia è questo. Domani, dopodomani, dopodomani ancora ci saranno altri Governi: in questo naturale e fisiologico esercizio della democrazia deve restare forte la consapevolezza che l'Italia è l'Italia, non è il Paese Pag. 5dei balocchi che talvolta qualcuno vuol far passare per un obiettivo di strumentalizzazione interna. Siccome credo che questo sia il punto chiave, dobbiamo anche avere il coraggio di dire a livello europeo che sicurezza, diplomazia e azione militare debbono avere le stesse caratteristiche che ho indicato per l'Italia anche a livello continentale. Non è immaginabile che nascano dal niente le missioni, senza un disegno, senza una strategia. Non è immaginabile che si possa dire dopo un attentato: condividiamo le informazioni dei servizi di intelligence e poi però si rimane fermi, aspettando l'attentato successivo. Non voglio neanche qui banalizzare una discussione che è molto ampia. Chi si intende di storia, sicuramente molto più di me, sa che la discussione sulla difesa comune, dal 1954 in poi, vide proprio i francesi protagonisti su una posizione che non è propriamente la posizione della più ampia condivisione. La posizione dei francesi di allora era di sostanziale preoccupazione verso un sistema unitario europeo. Potremmo discuterne a lungo, non è questa la sede.
  Io vorrei che al Consiglio europeo il Parlamento autorizzasse il Governo ad andare con questo spirito, quello di chi dice che ci vuole un pacchetto comprensivo e globale, un approccio unitario, non un atteggiamento di reazione emotiva di fronte a fenomeni che dureranno anni, non che durano giorni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) ! Questo è il primo punto di discussione. Accanto a questo naturalmente c’è tutto il tema italiano – ma vorrei dire europeo – di chi sta dicendo da un mese: smettiamo di far credere al mondo che ciò che è avvenuto è avvenuto perché c’è stata semplicemente una regia internazionale. Mi paiono fuori di discussione le valutazioni su ciò che sta avvenendo a livello internazionale sui rischi e sui problemi – tutto assolutamente comprensibile –, però il 13 novembre cittadini europei hanno ucciso altri cittadini europei. Era avvenuto così anche a Charlie Hebdo, era avvenuto così anche a Bruxelles, era avvenuto così anche a Copenaghen. Sono cittadini europei coloro i quali uccidono altri cittadini europei. Sono intrisi di un radicalismo selvaggio e terribile che va combattuto alla radice e che non si combatte soltanto annunciando bombardamenti dall'alto in Siria, ma si combatte anche lavorando pancia a terra nelle nostre periferie. Quando vedi un imam estremista che invita a odiare la musica i propri bambini delle scuole in Francia, dove insegna, che invita a considerare la musica come il nemico, devi avere la forza e il coraggio di spiegare che la musica è un pezzo della tua identità, che l'educazione è la frontiera dove si gioca paradossalmente, più di ogni altro, la politica estera, che la cultura è un valore irrinunciabile per la nostra esperienza, che per ogni euro che noi investiamo in sicurezza occorre prevedere un euro investito in cultura; per ogni euro investito in una telecamera, in una videocamera con cui andare a riprendere i movimenti dei potenziali terroristi e a tracciarli attraverso strumenti innovativi di cyber security, occorre investire su un sipario da tirare su, occorre investire su un videomaker, occorre investire su un attore.
  Non è il tentativo di un'arma di distrazione di massa a tenere insieme la sicurezza e la cultura, è l'idea stessa di ciò che noi siamo, se noi non accettiamo questo principio e ci facciamo blindare chiusi a chiave nelle porte della nostra paura è finita l'idea stessa di identità europea. L'Europa e attrattiva nel momento in cui esprime dei valori, nel momento in cui chiama innovazione, nel momento in cui produce dialogo, nel momento in cui si apre a tenere insieme le radici e le ali, avrebbero detto quelli dotati di un minimo di sguardo poetico: e allora educazione, e allora, nella misura che abbiamo proposto nella legge di stabilità, diritto allo studio e allora sport. Alcune delle periferie delle città europee non hanno più un'anima, non hanno più un luogo di condivisione, non soltanto non hanno la piazza, che è il luogo per eccellenza della dignità dell'uomo, perché è il luogo in cui la cultura greca e la cultura romana hanno aiutato a creare un momento di confronto e di Pag. 6incontro, non soltanto non c’è più la piazza ma non c’è neanche un luogo dove poter far sport ! Ieri con il presidente del CONI abbiamo annunciato i primi interventi, che sono a Scampia, al Corviale, allo Zen, che sono nei quartieri periferici delle nostre città.
  Ci sono poi anche misure che sono più contestate, che io voglio portare alla discussione europea. Per esempio il tema – poi si può discutere nel merito e il Parlamento lo farà – di agevolare per i giovani la possibilità di fruire di iniziative musicali, iniziative teatrali. Si può discutere ! si può discutere della proposta che ha fatto il Governo, bonus o non bonus, certo chi sostiene che sia una mancia elettorale ignora che non ci sono le elezioni – e questo è un primo tema – ma ignora anche che i diciottenni sono una cosa diversa da ciò che qualcuno pensa. I diciottenni non sono in vendita, i diciottenni non si fanno lavare il cervello con un piccolo bonus...

  RENATO BRUNETTA. Evviva, è vero ! Vergogna !

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. E allora bisognerebbe avere il coraggio di ricordarsi che l'identità culturale di un Paese, caro ex ministro di Governi precedenti, sta nel fatto che non si taglia sulla cultura, che non si taglia sulla scuola, che non si taglia sull'educazione, che non si taglia su ciò che è più forte per un Paese civile, che sono l'idea stessa della identità europea (Applausi dei deputati dei gruppi del Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Non serve a niente, non serve a niente continuare a dire dappertutto che dobbiamo farci valere in Europa se quando siamo andati in Europa ci siamo dimenticati di dire chi eravamo e cosa potevamo portare al dibattito europeo, caro ex Ministro della funzione pubblica (Applausi dei deputati dei gruppi del Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia), che ha pensato di interrompere un discorso e un dibattito, ma che non si rende conto che su questi temi occorrerebbe avere la pazienza dell'ascoltarsi ! Nessuno la interrompe quando parla lei e nessuno pensa che sia giusto interrompersi quando si parla di politica estera, avendo noi cercato dal giorno dopo l'attentato di avere tutti i capigruppo insieme a discutere, non avendo le stesse idee ma ascoltandosi, che è una delle caratteristiche più belle che può avere la politica. Vado rapidamente a chiudere: questo è il primo tema che noi portiamo in Europa !
  Un mese di discussioni e cosa fa l'Italia ? L'Italia fa questo ! Con alcune specificità che sono le nostre. Il ministro della difesa presenterà nelle prossime settimane alle Commissioni competenti, immagino insieme al ministro degli esteri, una ipotesi molto avanzata di ulteriore impegno da parte dell'Italia e degli italiani, ma un impegno serio, non un impegno estemporaneo. In Iraq, nelle vicinanze di Mosul, c’è una diga che è lesionata, se quella diga crolla, Baghdad compresa, l'Iraq vedrà una situazione di disastro che coinvolgerà bambini, donne e anziani. È italiana l'azienda che può rimettere a posto quella diga, perché nel racconto costante del fatto che in Italia va tutto male ci dimentichiamo spesso di valorizzare il fatto che a livello di ingegneria siamo tra i migliori al mondo, che le nostre maestranze sono tra le più apprezzate e stimate.
  Ci è stato chiesto dalla comunità internazionale, in particolar modo in asse con gli Stati Uniti d'America – il rapporto di vicinanza con gli Stati Uniti non è mai stato così forte in questi due anni di Governo – di preoccuparsi di intervenire insieme perché quella diga sia riparata. Non è propriamente nella zona ovviamente dello Stato islamico, ma è in una zona irachena molto vicina al fronte. Lo faremo se il Parlamento sarà d'accordo in sede di Commissione. Perché ? Perché l'Italia non si tira indietro di fronte alle proprie responsabilità, non accetta di voltarsi dall'altra parte di fronte al dolore del mondo. È presente, forte, autorevole, solida e solidale, ma non annuncia gli interventi militari bombardando a destra e a manca semplicemente perché ha bisogno di apparire più forte di quello che pensano Pag. 7gli altri (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico), non abbiamo un problema di autostima, ma abbiamo un problema di andare a risolvere le questioni vere che riguardano le donne e gli uomini del nostro mondo.
  Naturalmente al Consiglio europeo diremo questo, chiedendo all'Europa di fare un salto di qualità, staccando una volta per tutti il dibattito sulla sicurezza del terrorismo dalla questione immigrazione. Trovo davvero strabiliante che in Europa qualcuno abbia pensato di aprire una procedura di infrazione perché non tutte le persone che abbiamo salvato in mare sono state identificate con le impronte digitali (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico) ! Non tutte le persone che sono arrivate in Germania nel mese di agosto sono state identificate e la cancelliera Merkel disse allora queste parole: prima la solidarietà poi la burocrazia. Quello che vale per la Germania evidentemente sembra non valere per l'Italia, ma noi replichiamo in modo molto semplice su questo. Cara Europa, qual è il tuo ruolo da qui ai prossimi anni ? Quello di affermare regolamenti, norme burocratiche, linee di indirizzo o quello di risolvere i problemi ?
  Noi pensiamo che ci sia bisogno di identificare tutte e tutti, le nostre sorelle e i nostri fratelli che arrivano in Europa, e devo dire che negli ultimi mesi siamo – mi diceva il ministro dell'interno – sostanzialmente al 100 per cento della identificazione. Non solo, noi vogliamo fare un passo in più ! Proprio collegandoci all'investimento sulla cyber security che stiamo portando avanti, noi vogliamo arrivare al riconoscimento facciale, all'identificazione, perché questo è un principio di serietà nei confronti della stragrande maggioranza di persone oneste che hanno tutto da guadagnare dalla identificazione, dunque noi non siamo titubanti su questo tema ! Quello che vogliamo dire è che l'Europa non può avere il consueto approccio di reazione senza strategia anche sul tema dell'immigrazione. Abbiamo fatto quattro consigli europei su tali questioni, possiamo finalmente dirci che la questione immigrazione va affrontata con un respiro profondo ?
  Si è fatto un passo in avanti con il vertice di Malta, si è deciso di dare un contributo importante ai Paesi africani. Se n’è fatto un altro, l'incontro con la Turchia. Lo dico qui in questo Parlamento, io sono intervenuto in quel consesso e siccome io rappresento un Paese e non una parte politica, quando sono in Consiglio europeo, ho rivendicato che in quell'assise l'Italia non aveva da farsi perdonare un cambio di linea politica ! Ho detto espressamente all'autorevole leader che stava parlando, senza interromperla, quando avete finito – perché noi siamo educati –, che rappresentavo un Paese che, con i due Presidenti del Consiglio di maggiore longevità istituzionale, l'onorevole Berlusconi e l'onorevole Prodi, aveva avuto nei confronti della Turchia una linea politica esattamente identica di coinvolgimento e di valorizzazione, e che altri furono negli anni passati coloro i quali scelsero una strategia a nostro giudizio sbagliata, che possiamo immaginare una delle cause del processo negativo che si è poi creato nel dibattito fra Turchia ed Europa. Io difendo la linea del Paese tutto intero e difendo una continuità istituzionale sulla politica estera della quale non mi vergogno, perché quando rappresento il Paese rappresento l'Italia !
  Poi, quando ci sono le campagne elettorali, quello che ho da dire lo dico, e anche a voce alta; ma siccome questa è stata la nostra posizione, lasciatemi dire, qui, adesso, che la questione della Turchia non può mettere in secondo piano ciò che sta accadendo in Giordania. È merito del Ministro degli affari esteri un importante appuntamento a cui ha partecipato il re: è una grande figura del Medioriente, e direi del mondo intero, il re giordano. Non può mettere in secondo piano ciò che accade in Libano; e io sono assolutamente certo che il processo di cambiamento in corso in questo momento a livello internazionale, con il coinvolgimento dell'Iran, debba aiutarci, insieme ai nostri amici storici, ai partner storici del Golfo e non soltanto del Pag. 8Golfo, finalmente a portare anche a conclusione la difficile e delicata transizione libanese, con l'individuazione finalmente di un Presidente della Repubblica.
  Questo è lo scenario ! Poi ci sono gli hotspot e l'identificazione delle impronte ? Benissimo: l'Italia ha aperto il primo hotspot; domani si aprirà il secondo, a Trapani. Siamo pronti su Taranto, su Pozzallo, città di persone straordinarie; siamo pronti ad intervenire tenendo fede ai nostri impegni, che sono quelli che abbiamo sancito in Europa. Chiederemo agli europei se sono in grado di tener fede ai loro impegni. Noi avevamo parlato di hotspot, rimpatri e riallocazioni: per il momento sta andando avanti soltanto ciò che segue l'Italia. Segno evidente che, prima di aprire una procedura di infrazione, bisognerebbe collegare la realtà con le proprie idee, e mi pare che non sempre accada; in quel luogo straordinario che è l'Europa, del quale noi non parliamo male: noi parliamo sempre bene dell'Europa da europeisti convinti, ma che talvolta fa di tutto per dimenticare ciò che è o che dovrebbe essere.
  Infine, il Consiglio europeo affronterà la questione della «Brexit» del Regno Unito: il Ministro degli affari esteri ha appena firmato un documento, un articolo insieme al Ministro degli esteri inglese. Credo che non ci siano Paesi più distanti, UK e Italia, dal punto di vista della storia e della visione identitaria europea; ma contemporaneamente noi sappiamo che è fondamentale fare di tutto perché il Regno Unito resti nella grande famiglia europea – senza concedere a nessuno, meno che mai agli inglesi, un diritto di veto che sarebbe inspiegabile ed inapplicabile, negando le ragioni stesse dell'identità comunitaria.
  C’è il tema dell'unione economica e monetaria, c’è una resistenza tedesca al terzo pilastro dell'unione bancaria. Credo che sia una resistenza che dovrà venire meno in prospettiva, se si vuole completare il percorso. È inimmaginabile che non si arrivi fino in fondo con una sempre più forte integrazione a livello di economie: altrimenti saremo soltanto governati da norme astratte e astruse, e non dalla realtà delle cose.
  C’è il grande tema del digital market, che è una questione strategica sulla quale l'Italia sta portando alcune buone pratiche di livello straordinario, e che comunque il Parlamento avrà modo di seguire nel corso dell'attuazione della delega dei decreti legislativi legati alla riforma della pubblica amministrazione.
  E c’è infine – o meglio non c’è, ma vorrei che ce lo mettessimo noi come punto all'ordine del giorno in Consiglio – la consapevolezza del grande ruolo che l'Europa può avere e che dovrà avere nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e probabilmente nei prossimi anni per attuare l'impegnativo Accordo di Parigi sul clima. Lo dico perché ritengo quell'Accordo un passaggio di portata davvero rilevante.
  L'Italia ha concorso e contribuito da protagonista a quell'Accordo. Lo ha fatto con i propri diplomatici, ma l'ha fatto anche – lasciatemelo dire – con le proprie aziende: è una cosa di cui dobbiamo essere fieri e orgogliosi. Non soltanto la politica, non soltanto la diplomazia, non soltanto l'associazionismo hanno lavorato perché in nome della sostenibilità si arrivasse ad un accordo vero: ma anche le aziende, e in particolar modo le aziende che lavorano nei settori energetici, sono state in prima fila a indicare la strada di un accordo.
  Dunque un Consiglio europeo che si annuncia importante e impegnativo. A mio giudizio dobbiamo fare uno sforzo, anche a livello europeo, per evitare toni superficiali. Ho letto il giorno dopo gli attentati: chiudiamo Schengen ! Qualcuno potrebbe dire: per far che ? Per tenerli chiusi dentro ? Perché coloro i quali sono stati considerati gli attentatori avevano un passaporto anche europeo.
  La chiusura di Schengen a che cosa serve ? A dare in pasto all'opinione pubblica un elemento di tranquillità psicologica, o ad affrontare i problemi ? Io credo che se vogliamo affrontare i problemi dobbiamo andare in serietà, alla radice: e affrontare i problemi in serietà alla radice Pag. 9significa prendere atto che ci dev'essere un'alternativa al nichilismo. L'alternativa al nichilismo che porta generazioni di giovani a farsi saltare in aria di fronte a un ristorante, dentro un teatro, durante un concerto, fuori da uno stadio non può venire soltanto dalla politica: viene dalla risposta del senso di vita che ciascuno di noi può avere, ponendosi degli interrogativi e dandosi delle risposte. Ma la politica può agevolare questo valorizzando ciò che di più prezioso noi abbiamo: l'educazione, la cultura, il senso del bello.
  È questo il motivo per cui credo che l'Italia debba vivere da protagonista la fase che si apre: non semplicemente perché va a salvare vite umane dappertutto, e pure è una cosa enorme; non soltanto perché va ad evitare uno dei più grandi disastri ambientali che potrebbe crearsi nella zona terribile del Medioriente; non soltanto perché lavora giorno dopo giorno per trovare una soluzione in Libia; ma anche perché prova a risvegliare la vera domanda di senso su che cosa significhi oggi essere cittadini europei. Che non può essere inseguire un limite e un regolamento, ma dev'essere innanzitutto dare una risposta forte alle grandi domande del nostro tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico. Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico).

(Discussione)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
  È iscritta a parlare la deputata Marina Berlinghieri. Ne ha facoltà.

  MARINA BERLINGHIERI. Presidente, onorevoli colleghi, il prossimo Consiglio europeo vedrà tra i punti all'ordine del giorno i temi della gestione dei flussi migratori, della lotta contro il terrorismo, la discussione sull'Unione economica e monetaria, il completamento del Mercato unico europeo per dare nuove opportunità a cittadini e imprese. Sono questioni su cui ci siamo già pronunciati molte volte.
  Sul tema delle migrazioni e delle politiche europee per la migliore gestione dei flussi migratori, il Parlamento ha già avuto modo di esprimere il suo consenso alla linea seguita dal Governo italiano, e cioè l'aumento degli stanziamenti per la collaborazione con i Paesi dei Balcani occidentali e del vicinato meridionale nella gestione dei profughi, l'incremento dei fondi di cooperazione con l'Africa, il dialogo con i Paesi in transito e di origine delle migrazioni, il potenziamento delle tre agenzie dell'Unione europea competenti, nonché il rafforzamento dello strumento europeo di vicinato e del Fondo fiduciario regionale in risposta alla crisi siriana.
  Unitamente al sostegno a queste azioni, non possiamo però non ribadire la nostra ferma critica nei confronti dei Paesi europei che mettono in campo azioni contrastanti con i valori in cui l'Europa ha le sue varie radici più profonde, che sono i valori di accoglienza, di solidarietà e rispetto dei diritti umani. Ed uguale censura muoviamo di fronte ad atteggiamenti che ostacolano, ritardano e rischiano di far fallire le decisioni assunte in ambito comunitario sulla ricollocazione e il reinsediamento dei profughi...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile defluire abbassando il tono dalla voce ? Grazie. Prego, deputata.

  MARINA BERLINGHIERI. E dei richiedenti asilo, e sulle forme necessarie e doverose di solidarietà europea nell'alleviare il peso gravante su alcuni Stati membri, tra i quali il nostro, a seguito dell'eccezionale flusso di migranti.
  Abbiamo apprezzato l'esito del vertice de La Valletta sull'immigrazione: è un primo passo per la creazione di una maggiore sinergia tra le politiche di sviluppo e cooperazione. Anche su questo fronte c’è però da migliorare: la dotazione del trust fund dedicato ai progetti nel continente africano è ancora insufficiente, e si dovrà lavorare affinché vi sia il consenso perché gli Stati membri si impegnino Pag. 10ad uno sforzo maggiore in tal senso. Al Consiglio europeo si rifletterà poi su come l'Europa condurrà la lotta al terrorismo: i fatti di Parigi ci hanno dimostrato come sia oggi più che mai necessario lavorare per un'Europa della sicurezza, che vada di pari passo con l'Europa dei diritti, con un'Europa che investe in cultura e nell'educazione delle nuove generazioni, sviluppando nuove regole e strumenti comuni di prevenzione, utilizzando al meglio tutte le nuove tecnologie e assicurando una maggiore cooperazione tra le forze di polizia.
  Sul fronte economico, poi, verrà aggiornata la discussione sui contenuti del rapporto dei cinque Presidenti sulla riforma del sistema di governo dell'Unione economica e monetaria europea, rispetto al quale dobbiamo continuare a perseguire gli impegni già assunti dal Governo. La strada che dobbiamo continuare a percorrere è quella della promozione di una più efficace governance economica, dell'implementazione di un mercato unico dotato di meccanismi di coordinamento fiscale, e che possa essere il canale per la diffusione dell'innovazione; la creazione di un bilancio dell'Eurozona, il raggiungimento dell'Unione bancaria e l'efficace utilizzo delle risorse del Piano Junker.
  Parte essenziale di questa strategia è il perseguimento di una maggiore integrazione del mercato interno, in particolare quello del lavoro. Bisogna promuovere la realizzazione di un sistema europeo di assicurazione contro la disoccupazione ciclica, complementare alla realizzazione delle riforme e tale da migliorarne l'efficacia di impatto. Riteniamo importanti, e dunque da sostenere, gli spunti contenuti nella comunicazione della Commissione sul mercato unico per lo sviluppo delle imprese italiane e per la nostra economia, in particolare in tema di implementazione della direttiva sui servizi di sharing economy e di rimozione delle discriminazioni nel mercato digitale.
  È inoltre essenziale promuovere ogni iniziativa mirante ad ampliare i margini di apertura all'unione del mercato dei capitali, al completamento dell'unione bancaria, evitando misure che riducano e rendano più difficile la propensione delle banche a erogare credito a famiglie e imprese. Come abbiamo già avuto occasione di dire, il rapporto dei cinque Presidenti, in questo senso, è un buon punto di partenza, ma presenta debolezze, perché prevede un'articolazione del completamento dell'unione economica e monetaria in tempi troppo lunghi rispetto alla velocità con cui si determinano situazioni e problemi, soprattutto per quanto riguarda la previsione della tempistica nella revisione dei trattati.
  Bene, dunque, l'azione del Governo italiano, che, pure a fronte di una tempistica rallentata, sta svolgendo una costante attività di promozione della discussione sulle proposte contenute nel rapporto in tutte le formazioni del Consiglio, promuovendo una riflessione che rappresenta un vero cambio di metodo che attiene a far maturare la consapevolezza che le questioni riguardanti la governance economica non ineriscono al solo Consiglio Ecofin, ma comportano un'adeguata riflessione anche sugli aspetti sociali e su quelli inerenti la competitività.
  Il ricorrere di questi temi negli ordini del giorno dei diversi Consigli ci dà la misura di quanto la risposta che noi sapremo dare sia cruciale non solo per l'Europa di oggi, ma, soprattutto, per l'Europa che vogliamo costruire, e la fatica che misuriamo nel raggiungere i risultati che vorremmo è un altro indicatore di quanto siano centrali le risposte che saremo in grado di trovare. Sono centrali perché, come abbiamo già avuto occasione di ribadire più volte, attengono alla natura stessa dell'Europa che vogliamo essere.
  Abbiamo ben chiaro che la strada per essere all'altezza delle sfide dell'oggi sta nell'urgenza di definire dove vuole andare l'Europa e come vuole andarci. Per far questo, dobbiamo continuare a porre con autorevolezza e forza il tema del ripensamento del modo in cui l'Europa e le sue istituzioni funzionano: ci serve un'Europa diversa e ci serve subito. Dobbiamo contrastare le tendenze populistiche ed euroscettiche e dobbiamo impegnarci per dimostrare Pag. 11concretamente ai cittadini europei i vantaggi dello stare insieme, e, allo stesso tempo, evidenziare i rischi che possono derivare da un'inerzia che si trascina nel tempo e che rischia di relegare l'Europa a un ruolo marginale a livello internazionale.
  Per far questo, è fondamentale che l'Europa intrecci di nuovo in modo profondi i legami tra le sue scelte, i suoi valori fondativi e la sua identità. Per questo motivo, è indispensabile che i Parlamenti svolgano una funzione attiva, promuovendo tutte le sedi di confronto e di discussione utili ad aiutare i cittadini europei a capire la reale portata delle sfide da affrontare e per comprendere appieno rischi e vantaggi delle scelte che siamo chiamati a compiere.
  Nel pensare all'Italia e al ruolo da protagonista che in questo percorso ha assunto, mi sento infine di ricordare che, per compiere questo percorso, è anche necessario continuare a lavorare sul piano nazionale e costruire una forte politica europea e italiana; lavoro che Governo e Parlamento hanno già avviato fin dal loro insediamento, dando piena attuazione agli strumenti legislativi in essere, che ha portato il nostro Paese a farsi promotore della dichiarazione comune dei Presidenti delle Camere di Italia, Francia, Germania e Lussemburgo, sottoscritta alla Camera dei deputati.
  Come ha ben ricordato il Presidente del Consiglio, le scadenze di Roma 2017 sono per noi una bella occasione di impegno e una sfida: consolidare la politica europea del nostro Paese, perché sia forte e chiara, capace di rispondere alle urgenze, ma anche capace di visione di lungo periodo, nella quale il nostro Paese sia sempre più protagonista della costruzione di un'Europa sempre più democratica e sempre più capace di costruire il nostro futuro di cittadini europei e di cittadini del mondo.
  Ho già espresso altre volte in Aula questo auspicio, ma credo opportuno ribadirlo oggi, a maggior ragione dopo gli eventi che hanno coinvolto l'Europa negli ultimi mesi. L'Italia deve continuare a fare l'Italia e a lavorare affinché il 2017 possa essere il momento in cui il nostro Paese, forte della sua storia e del lavoro che sta facendo, si faccia protagonista del rilancio dell'Europa federale e della costruzione degli Stati Uniti d'Europa, perché è soltanto nel solco di un'Europa federale, con istituzioni fortemente legittimate dal punto di vista democratico e con una solida integrazione politica, che noi troveremo risposte capaci alle grandi sfide che siamo chiamati a governare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Angelo Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Grazie, Presidente. Presidente Renzi, oggi lei è venuto a parlare in Aula di lotta al terrorismo, di sicurezza, e, come sempre, nasconde dietro una stucchevole retorica gli obblighi internazionali che ha contratto passivamente con chi le permette di parlare oggi da quello scranno senza il voto del popolo italiano. Non c’è nulla di nuovo nelle sue parole, una cantilena immutata nel metodo e nel contenuto: l'abbiamo sentita, addirittura, parlare di conflitti internazionali e mi domando come possa credere di poter ergersi a risolutore di un conflitto internazionale, quando non è in grado nemmeno di risolvere un conflitto di interessi all'interno del Governo che amministra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Qualche tempo fa lei ha avuto il timone in mano, il semestre europeo della difesa, l'approccio italiano, l'ha definito oggi, e, dopo tanti annunci in TV, è tornato a casa con zero risultati. Ed oggi, in gita scout, da membri qualunque, ci dice che riusciremo ad ottenere qualcosa. Stringere mani e fare selfie è il massimo a cui può aspirare la vostra politica estera. D'altronde, per lei, il mondo cibernetico si limita a Twitter. Mentre lei, Presidente, esclude categoricamente un intervento militare dell'Italia in Siria, il nostro Governo continua a stringere accordi con Paesi che finanziano Daesh, con le monarchie del Golfo, in particolare Riad, in violazione della Pag. 12legge n. 185 del 1990, che vieta la vendita di armi a Paesi in guerra, nonché il transito di materiali di armamento e la cessione delle relative licenze di produzione.
  Bene, dall'ultima relazione presentata dal Governo al Parlamento del 2013 – poi avete cambiato – risultano export di ordigni a Paesi non identificati. Lei, Presidente, ha l'obbligo di chiarire quali sono questi Paesi, deve fare chiarezza, spiegare agli italiani cosa va a fare a Riad, che tipo di rapporti intrattiene con famiglie note per foraggiare milizie jihadiste in Medioriente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). «No a una Libia bis», ha detto, ma poi se ne va in giro a stringere mani agli sceicchi di quei Paesi che finanziano il terrorismo, come il Qatar, i sauditi, il Kuwait, a cui abbiamo venduto poco tempo fa ben 28 cacciabombardieri !
  Dopo tanti anni e tanti conflitti, è lecito chiedersi se armare quelli che possono diventare comunque tuoi nemici sia una cosa intelligente ? È lecito chiedersi se accettare, senza batter ciglio, ciò che decidono la Francia e la Germania, travestite da Unione europea, o gli USA, sotto le mentite spoglie della NATO, ci porterà a fare veramente gli interessi del nostro Paese ? Per fare un esempio pratico, le sole sanzioni economiche della UE verso la Russia ci costeranno un danno, sul lungo periodo, di quasi 12 miliardi, con una perdita di lavoro per almeno 215 mila persone.
  Quindi, il Governo si svegli dal torpore e dica «no» alla proroga delle sanzioni che hanno fortemente compromesso l'economia del nostro Paese. La capisco, si starà chiedendo come possa un Presidente non votato avere forza nelle proprie azioni, la necessaria credibilità internazionale e l'autorevolezza di chi deve difendere i diritti del proprio Paese.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 10,25)

  ANGELO TOFALO. La risposta è semplice, la do io: non può ! Ecco la ragione per cui da potenziale rottamatore oggi si è trasformato nel garante degli interessi dei potenti, dei venditori di armi, della finanza internazionale. Ecco perché, pur di mantenere il potere, i voti di De Luca, Cosentino e De Mita non puzzano più in Campania. Ecco perché a Roma bisognava fare fuori Marino, ma assolutamente non andare a elezioni, per sbarrare la strada al MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo Governo sta fallendo su tutti i fronti, interno ed esterno. Ora, come decidiamo di rispondere a chi ci accusa di imbrogliare sui numeri e non fare controlli su chi approda sulle nostre coste ? Diciamo a tutti che ci pensa Alfano ? Che abbiamo dovuto tagliare sulla sicurezza interna e quindi non possiamo controllare tutti, perché i nostri uomini non hanno i mezzi ? Del resto, il motivo per cui l'Esecutivo non vigila su una corretta identificazione è piuttosto chiaro: finora, non sapendo come risolvere il problema, avete provato a non vedere, lasciando scappare i migranti in altri Paesi, ma l'Europa se n’è resa conto ed ora ci batte cassa, spingendosi persino a posizioni che rischiano di travalicare la Convenzione europea per i diritti dell'uomo.
  Il solo risultato ottenuto da lei è stata la ripartizione di 130 richiedenti asilo: peccato che sarebbero dovuti essere 40 mila (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! La realtà è che l'Italia non è riuscita a far sì che il meccanismo delle quote di redistribuzione dei rifugiati eritrei e siriani fosse obbligatorio. Ieri ha annunciato in TV centinaia di militari per proteggere la diga di Mosul e a protezione di un appalto di 2 miliardi per la sua messa in sicurezza. Bene, occupiamo quindi l'Iraq e si ammette esplicitamente che gli eserciti iracheno e peshmerga non sono in grado di proteggersi, nonostante il tanto decantato addestramento delle truppe da parte dell'Italia, che si rivela, quindi, un totale fallimento. Ce lo ha detto lei oggi ! Stiamo, quindi, a mio giudizio, semplicemente dando truppe di terra, i «famosi stivali sul terreno» che ci ha chiesto Obama. Yes, mister President !Pag. 13
  Si rende conto ? Non riesce a incidere nemmeno in quei piccolissimi spazio-giochi in cui gli eurocrati ci fanno ancora muovere, nel girello che ci hanno lasciato per giocare. Lei, la prima autorità in tema di servizi informativi italiani, quelli che spesso vengono chiamati i servizi segreti, crede di assolvere bene a questo ruolo ? Ha pensato alla strategia in tema di sicurezza interna ed esterna o Alfano, anche in questo caso, è la panacea di tutti i mali ?
  Sa cosa mi fa venire in mente questa situazione ? All'epoca di Mani pulite i cittadini speravano improvvisamente in un drastico abbattimento della corruzione italiana, votarono per tagliare il finanziamento pubblico ai partiti. In risposta, i politici aggirarono con furbizia il volere degli italiani e della Costituzione con la truffa semantica dei rimborsi elettorali. Oggi, lei, dopo aver raccontato per anni in giro di rappresentare l'incarnazione del cambiamento, è riuscito a fare di peggio, con le sue elemosine preelettorali che potremmo chiamare mancette di Stato a spese della collettività, ha inserito il voto di scambio in finanziaria: 1 miliardo virtuale per la sicurezza, 500 euro ai diciottenni, 80 euro anche alle forze dell'ordine e di recente ha persino regalato 300 biglietti ai primi 300 partecipanti alla Leopolda. Non sa più cosa inventarsi, Presidente, per risalire nei sondaggi. Ormai, invece di fare politica, vende pacchetti promozionali, fa televendite, e il PD da partito liquido lo possiamo ormai chiamare «partito Groupon» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Soldi per la sicurezza ? Bastava scendere per strada e parlare con un poliziotto, un carabiniere, o un vigile del fuoco, che le avrebbe tranquillamente detto di cosa aveva necessità. Le avrebbe risposto: di mezzi, di risorse, di stabilità lavorativa. Si è riempito la bocca di parole importanti come cultura della sicurezza e ieri notte, con i miei colleghi, vi abbiamo beccati come i ladri zitti, zitti, a spartirvi i soldi degli italiani con un emendamento a prima firma di Andrea Ferro del Partito Democratico. Vi volevate prendere un bel po’ di quattrini per darli alla Fondazione Romaeuropa arte e cultura, guidata dalla moglie di un deputato del Partito Democratico, Marco Causi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È questo il modo di fare cultura della sicurezza, ma non si vergogna Presidente Renzi ? Che vergogna, che schifo !
  Il prossimo passo sarà trasformare il conflitto di interessi in un punto di forza per i curricula di chi deve gestire la cosa pubblica. Un know how che diventerà obbligatorio per essere nominata Ministra. I tempi in cui Berlusconi depenalizzava il falso in bilancio saranno ricordati come trucchetti di un anziano imprenditore in confronto alle illusioni del giovane che trasformò la sinistra in destra ed entrambe nel partito degli affari di famiglia. Solo qualche giorno fa vi siete spartiti 45 milioni di euro con una legge cucita su misura per finanziare le casse dei vostri partiti e lo avete fatto mentre a Napoli crollava la facoltà universitaria di veterinaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), lo avete fatto mentre 130 mila risparmiatori venivano truffati e raggirati dalle banche che voi avete salvato con un decreto. È bastato un decreto per mettere in ginocchio 130.000 famiglie e voi passate le giornate a «darvi il cinque» su una crescita dello zero virgola, mentre i nostri partner UE registrano parametri del più 2-3 per cento.
  Presidente metta il cellulare in tasca ed accenda il cervello, siamo entrati in Parlamento per riempire gli slogan che ci ha rubato durante la sua perenne campagna elettorale al soldo dei soliti noti. Per la lotta al terrorismo si potrebbe creare un database centrale a livello europeo per condividere velocemente e istantaneamente informazioni base tra i diversi dispositivi di intelligence europei. In Italia abbiamo il CASA, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, che è un tavolo permanente tra polizia giudiziaria e servizi di intelligence. Si potrebbe suggerire in Europa di imporre a tutti i Paesi qualcosa del genere per poi creare una cabina di regia e facilitare lo scambio informativo. Inoltre, il MoVimento 5 Stelle ha da tempo Pag. 14proposto il PNR, passenger name record, per voli extracomunitari e intracomunitari, magari si potrebbe pensare di utilizzarlo anche per i trasporti marittimi. Spenga il tablet Presidente Renzi, la finisca di giocare a taggare i terroristi. Le passo magari tre hastag per il prossimo tweet se vuol provare ad essere veramente il Presidente di tutti: zero armi, più intelligence e Italia decide.
  Concludo Presidente con una nota molto triste che mi ha molto deluso, oggi. Nell'Italia che stiamo riprogettando, quella del MoVimento 5 Stelle, non ci saranno morti di «serie A» e «morti di serie B». Abbiamo omaggiato oggi Valeria Solesin, con grande dispiacere, vittima di un feroce attacco jihadista, ma soprattutto vittima di una guerra assurda ed ingiusta. Non abbiamo omaggiato però, e non ho visto lo stesso rispetto istituzionale da parte sua, Giovanni Lo Porto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) vittima di un drone americano, del fuoco amico, ma vittima della stessa guerra assurda della quale la sua politica, Presidente Renzi, ancora oggi è responsabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, giustamente lei, visto che non deve andare nel consiglio comunale di Pontassieve, ma in Europa, è partito dal nodo del 13 novembre. In seguito a quello che è avvenuto in Francia il 13 novembre, signor Presidente del Consiglio, io sono meno portato di lei a polemizzare con la Francia di oggi, polemizzo di più con la Francia di ieri, con Sarkozy che fece quell'intervento in Libia. Oggi la Francia ha risposto a un autentico atto militare di aggressione fatto al suo Paese.
  Vorrei che noi approfondissimo un attimo un aspetto che è molto importante del suo ragionamento: ci troviamo di fronte a un fenomeno, quello del terrorismo, che ha una complessità maggiore di quella che sento emergere anche negli interventi di oggi, nel senso che è verissimo quello che lei ci ha detto e cioè che una parte di coloro i quali sono andati in Francia a sparare avevano il passaporto europeo. Quindi, rispetto a quel mondo dislocato in primo luogo alle banlieue, riferito a dei concentrati di realtà sociale seguiti dalla sofferenza che può poi diventare anche prodromi di terrorismo, ci vuole una risposta politica anche sul terreno culturale, come lei ha detto. Però la risposta deve misurarsi con l'entità della questione che oggi è davanti a noi, della quale vedo che finalmente si sta prendendo coscienza anche con gli ultimi interventi, da un lato di Obama e dall'altro lato con l'iniziativa degli Stati sunniti. Quei terroristi che sono andati a sparare in Europa, che sparano in Europa e in altri parti, hanno alle spalle (questa è la grande novità sconvolgente con la quale bisogna fare i conti anche quando si polemizza tanto sulle immigrazioni) e rappresentano un terrorismo totalmente diverso e nuovo dal passato, perché è un terrorismo che si radica su una realtà, che fa saltare due Stati come la Siria e l'Iraq, che ha un esercito, che controlla circa 10 milioni di persone (le controlla in tutti i modi, con un atipico welfare e sgozzandole) e che da lì manda terroristi in Tunisia, in Egitto, in Francia e dà un colpo alla Russia perché era intervenuta. Questo terrorismo che si fa esercito, che si fa Stato, è un salto di qualità che rende mediocri una serie di nostre polemiche, compresa quella sull'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)). Come non capire che la questione dell'immigrazione di fronte a questo fatto è diventata una cosa diversa dalle banali polemiche che io sento fare da alcuni razzisti che vengono a parlarci in termini che non fanno i conti con la realtà. Si tratta di milioni di persone che per di più si sono fermate in primo luogo in Giordania, in Tunisia, in Libano poi; 100 mila musulmani ammazzati da altri mussulmani. Dobbiamo fare i conti con questo e, quindi, con il fatto che l'immigrazione non è più quella di prima. Questo dobbiamo spiegarlo al nostro amico Salvini, Pag. 15ma anche ai nostri amici europei che finora hanno trattato il tema come se fosse una questione di pertinenza dell'Italia e della Grecia. No ! È una questione di pertinenza di tutti, non solo per l'entità del fenomeno, ma perché dietro quel fenomeno c’è un fatto militare armato di proporzioni sconvolgenti. Aggiungo, anche per chiarezza fra di noi, che quel terrorismo che si è fatto esercito va affrontato con la diplomazia per costruire uno schieramento che allo stato attuale non c’è, perché la Turchia e la Russia giocano due partite in termini di loro esigenze di potere. Quindi va costruito uno schieramento e su questo l'Italia può svolgere un ruolo fondamentale come lo sta svolgendo in Libia.
  Contemporaneamente va data una risposta anche di carattere militare, perché, se prima o poi non andiamo a smantellare quell'area che si trova tra la Siria e l'Iraq, prodotta anche dai nostri errori, dagli errori anche di certi interventi degli Stati Uniti, ma che si è aggregata e che ha come corpo portante gli ex ufficiali di Saddam Hussein e gli ex dirigenti politici baathisti, quindi che hanno anche una loro professionalità politica, ma di che parliamo ? Litighiamo fra di noi sulla faccenda degli immigrati ? Ma qui ci arriva una marea di gente disperata perché lì sparano e uccidono. Dobbiamo anche rispondere all'Europa che ci bacchetta e ci fa una procedura di infrazione sull'immigrazione quando invece dovrebbe ringraziare l'Italia per quello che ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)) ? Questi sono, in sei minuti, alcuni spunti di riflessione che mi vengono dal suo intervento, con il quale io credo si può acconsentire o dissentire ma non nei termini che abbiamo sentito poco fa (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Presidente del Consiglio, la sua narrazione si sta rivelando, giorno dopo giorno, sempre più incredibile, vuota ed imbarazzante. Oggi la sua relazione introduttiva sul Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre appare contraddittoria, retorica, insopportabile ed omissiva; è tale il suo rispetto per il Parlamento, signor Presidente del Consiglio, che abbiamo appreso dei 450 militari italiani a Mosul da «Porta a Porta» ieri sera e non in Parlamento; si rende conto, signor Presidente del Consiglio, che lei, ieri sera, a «Porta a Porta» ha dato la notizia dei 450 italiani a Mosul senza averne informato prima il Parlamento e non ha detto una parola sulla vicenda dei nostri marò che ancora è tragicamente aperta; si rende conto di tutto questo, signor Presidente del Consiglio ? Dire che schieriamo le nostre truppe a Mosul, zona strategica ad alto rischio, perché una nostra azienda ha vinto l'appalto di ricostruzione della diga, come ha fatto oggi lei qui, è francamente imbarazzante. Facciamo sembrare una decisione strategica, come si è detto, a difesa dell'acqua o di Baghdad da un'eventuale catastrofe come una difesa dei nostri interessi; si rende conto, signor Presidente del Consiglio di quello che ha detto ? Si svilisce un intervento ad alto rischio, lasciando aperti gravi interrogativi. Leggo, due minuti fa, che il Governo iracheno ha smentito che la diga di Mosul sia a rischio, ma di cosa stiamo parlando, signor Presidente del Consiglio ? Signor Presidente del Consiglio, noi avevamo proposto il 22 aprile 2015 il tavolo della coesione nazionale sulla sicurezza ed era stata approvata una relativa risoluzione e di questo abbiamo dato atto al Governo; il Presidente Mattarella ne aveva chiesto successivamente l'implementazione; noi siamo sempre stati, signor Presidente del Consiglio, per la coesione nazionale in Parlamento sui temi della sicurezza e della politica estera, offerta che lei ha sempre, sempre sdegnosamente rifiutato.
  Nella sua relazione introduttiva, si fa per dire, io ho notato una assoluta incoerenza; quando lei parla di investimenti sulla sicurezza, si rende conto di ciò che è avvenuto nei dieci giorni di discussione in Commissione bilancio su questo, come su altri temi ?Pag. 16
  Si rende conto che gli 80 euro dati al comparto sicurezza sono una mancia indecente, simile alle altre mance indecenti della stessa entità ? Evidentemente lei ce l'ha in testa questa cosa degli 80 euro; pensa che le portino bene, ma non le porteranno bene; si è reso conto che il comparto sicurezza ha rifiutato questo modo di procedere, quando manca chiarezza sul rinnovo del contratto, quando manca chiarezza sulla riorganizzazione dell'intero comparto sicurezza, quando manca tutto ? Si rende conto che, su questo tema, non ci sono stati alcuna condivisione e alcun coinvolgimento, contrariamente a quanto lei ha detto in sede parlamentare ? Io avrei pensato che il tavolo sulla coesione e sulla sicurezza potesse essere investito di tutto questo, ossia di cosa intendesse fare il Governo ai fini del miglioramento dell'efficienza del sistema o del comparto sicurezza, ma lei di tutto questo al tavolo della sicurezza, che non ha convocato, nulla ha detto; in Parlamento è prevalsa l'arroganza della maggioranza e del Governo delle mance, a partire da quei 500 milioni di euro attribuiti alla Presidenza del Consiglio, per l'anno prossimo, per le aree metropolitane, una mega legge mancia per comprarsi il consenso di quei territori, in vista delle prossime elezioni amministrative.
  Lei, in politica estera, in questi due anni, signor Presidente del Consiglio, si fa per dire, non ha toccato palla né sulle grandi scelte economico-strategiche (lei è stato totalmente subalterno all'Europa germanocentrica a trazione tedesca), né su quelle di sicurezza; d'altra parte, questi due aspetti sono due facce della stessa medaglia; contrariamente a ciò che lei ha detto oggi, signor Presidente del Consiglio, noi non siamo al tavolo sull'Ucraina, noi non siamo al tavolo dei «cinque più uno» sull'Iran e sulle sanzioni siamo andati a rimorchio; solo recentemente, in maniera timida, c’è stata, in sede di Coreper, una richiesta di ridiscussione e non di proroga automatica; però, d'altra parte, lei in quest'Aula oggi, sul tema centrale delle sanzioni, non ha detto una parola e lei sa che il tema delle sanzioni è un punto centrale dell'ordine del giorno del prossimo Consiglio. Ma lei lo sa, signor Presidente del Consiglio, che il tema delle sanzioni, il loro rinnovo o meno, è al centro della strategia di contrasto nei confronti del Daesh in ragione del fatto che abbiamo bisogno della Federazione russa e dello scudo dell'ONU al fine di contrastarlo strategicamente ? Noi chiediamo da mesi che l'Italia riveda o si faccia promotrice del non rinnovo delle sanzioni e lei, su questo, non ha detto una parola.
  Concludo, signor Presidente, con un dato economico: l'economia dell'Eurozona sta andando a picco e l'Italia sta precipitando in una nuova gelata deflazionistica; i valori nominali di crescita del PIL, che lei aveva previsto con eccesso di ottimismo, si sono dimezzati; altro che 1,2 e 2,6 (1,2 per il 2015 e 2,6 per il 2016) ! Saremo meno della metà e con questo noi saremo costretti a una manovra correttiva in primavera e nonostante questo...

  ROBERTO GIACHETTI. È la sesta che ci racconti (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente !).

  PRESIDENTE. Onorevole Giachetti !

  RENATO BRUNETTA. ... e nonostante questo... la verità fa male lo so... e nonostante questo... rida pure, signor Presidente del Consiglio.

  PRESIDENTE. Collega Brunetta, dovrebbe concludere !

  RENATO BRUNETTA. ... e nonostante questo, lei ha fatto una legge di stabilità, fatta di marchette, totalmente in deficit, totalmente fuori dalla realtà; questo gli italiani lo sanno e se ne ricorderanno attraverso il voto democratico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

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  ADRIANA GALGANO. Grazie signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi apprezziamo l'intervento che lei ha fatto, che ha un filo conduttore unico, ovvero la necessità di un'Europa, di un'Europa più forte con una politica unitaria più approfondita e non dettata dal momento. Sotto questo punto di vista, ci lasciano sgomente le opposizioni che, invece di discutere di temi europei, pensano di utilizzare strumentalmente un attentato o la crisi dei migranti per prendere più voti. Desidero dire che è un atteggiamento miope che danneggia il nostro Paese, come è avvenuto negli ultimi vent'anni in cui il Paese in Europa non ha contato e questo è uno dei motivi.
  Noi riteniamo che l’intelligence comune, la politica verso la Turchia, le strategie sulla Siria, possano essere condotte seriamente solo con una politica di lungo termine e su questo siamo d'accordo anche sulla sua impostazione sull'immigrazione. L'Italia deve continuare a fare ciò che deve e l'Europa si deve muovere. In questo senso, questa settimana, il Commissario all'immigrazione ha annunciato la proposta di una polizia di frontiera europea e ha ribadito che da marzo si avvierà una riflessione per il superamento di Schengen. Noi auspichiamo che il Governo si impegni perché queste due iniziative che vanno sempre nel senso di un'Europa vera e unitaria che dà risposte concrete, vadano in porto e in fretta.
  Siamo d'accordo su maggiori investimenti in sicurezza e nel recupero delle periferie e nel fare tutto il possibile perché la Gran Bretagna rimanga. Per fare tutto questo però abbiamo bisogno di più crescita e noi le chiediamo di fare del mercato unico, dell'unione monetaria e fiscale e della competitività una priorità della nostra azione, come lo sono la sicurezza e l'immigrazione. Parlando di brexit per esempio, in questo senso sono certamente da appoggiare le richieste di Cameron per ridurre il peso della regolamentazione europea. Abbiamo per esempio, con la nuova Commissione, ridotto l'emanazione di nuova normativa, ma certo rimangono le vecchie regole e vorrei fare un esempio. Quando sono entrata in Parlamento la Commissione europea aveva presentato un piano per lo sviluppo e la ripresa del settore dell'acciaio. In quel piano si parlava di una riduzione della regolamentazione che costava in più, rispetto ai concorrenti globali, 17 euro a tonnellata. Dopo due anni e mezzo di questo obiettivo importante per l'economia italiana non se ne sente più parlare e noi invece le chiediamo di porre con forza questi temi perché l'economia europea, l'economia italiana non riparte senza questa deregolamentazione. Per trattenere la Gran Bretagna dobbiamo fare di tutto, ma certamente respingere al mittente la richiesta di eliminare il welfare per i primi quattro anni per i lavoratori europei. È contrario ai trattati, è contrario agli interessi del mercato unico, è contrario agli interessi dei 600.000 lavoratori italiani. Dobbiamo essere consapevoli che in Europa dobbiamo crescere perché uno dei motivi della richiesta di Cameron su questo è perché l'anno scorso, nel 2014, ben 228.000 immigrati sono arrivati in Inghilterra a causa della crisi solo dall'Europa. Per dare una dimensione dell'importanza di questa cifra, in Italia gli immigrati che sono arrivati dal resto del mondo e dall'Europa sono stati 278.000. Allora noi dobbiamo farci carico di questa situazione perché dobbiamo essere consapevoli che questo carico di immigrati dall'Europa che la Gran Bretagna si prende è dovuto alla grande disoccupazione giovanile in Europa. E in questo senso, Presidente del Consiglio, noi vogliamo dirle che consideriamo la musica una delle ricchezze dell'umanità, ma prima di dare il bonus agli studenti sarebbe più importante utilizzare questi soldi per avere più insegnanti di musica nelle medie e iniziative per il lavoro dei giovani, perché il lavoro dei giovani è una priorità.
  Infine, lei ha citato la sala degli Orazi e Curiazi dove sono stati firmati i trattati europei del 1957 che prevedevano la scritta: «Unione sempre più stretta» e questa scritta noi le chiediamo di difendere, non può essere tolta come chiedono i britannici, neanche fosse l'ultima cosa da Pag. 18fare per farli rimanere (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fedriga. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, Presidente Renzi, noi oggi le chiediamo di cambiare verso, ma cambiare verso rispetto alle scelte di politica estera, politica migratoria, politiche sulla sicurezza che lei ha portato avanti durante questi mesi di suo Governo, una politica estera fallimentare. Presidente, intervenire in Siria e in Iraq non è una reazione emotiva. Intervenire in Siria, in Iraq e Libia serve per eliminare il quartier generale dei tagliagole che finanzia, arma e addestra i terroristi che dopo vengono ad ammazzare i nostri cittadini. Intervenire in Siria, in Iraq e in Libia significa salvare centinaia di migliaia di vite umane, anche di quei bambini morti ammazzati dagli estremisti islamici che forse sono lontani dall'occhio di qualche telecamera, forse lei non potrà utilizzare qualche foto da mostrare in qualche convegno per utilizzare un bambino morto per fare propaganda politica, però quelle morti valgono esattamente, drammaticamente allo stesso modo di quel bambino che abbiamo visto nella foto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini); significa salvare centinaia di migliaia di cristiani che vengono esportati dalle loro terre, come ci conferma il vescovo di Aleppo a proposito di una comunità cristiana di 150.000 persone, di cui ormai soltanto 50.000 vivono ancora nella loro terra.
  Sulla politica migratoria, Presidente Renzi, è un fallimento su tutti i fronti. Lo scorso anno 100.000 persone non sono state identificate e non è per soddisfare qualche vezzo europeo, ma è per sapere chi è presente sul territorio nazionale, chi c’è, cosa vogliono fare, da dove vengono. Voi avete utilizzato il lassismo più totale, evidentemente rispondendo alle esigenze di qualche cooperativa amica per la quale più entrano e più sono contente, più sono ricche, invece di rispondere alle esigenze di sicurezza dei nostri cittadini. Evidentemente le preoccupazioni espresse anche dai colleghi del partito del Ministro degli interni sono quelle, quando accusano qualcuno di essere razzista semplicemente perché chiede controlli, è chiaramente un'accusa strumentale per chi ha paura di perdere un grande business, un grande giro d'affari. Noi non facevamo falsi allarmismi quando dicevamo che all'interno di questi flussi migratori potevano nascondersi dei terroristi e questo è stato drammaticamente certificato da quanto avvenuto in Francia, perché alcuni di quei terroristi sono passati attraverso la rotta balcanica, cosa che viene certificata oggi, quando settimanalmente si scopre che sbarca, ultimo a Pozzallo, qualche presunto terrorista proprio presente all'interno di quei barconi che lei qualche mese fa ci raccontava, ridendo e prendendoci in giro, che non potevano essere un mezzo sul quale passano i terroristi.
  Lei oggi Presidente ha accusato l'Europa di muoversi soltanto dopo i fatti drammatici avvenuti a Parigi e che non viene fatto niente fino al prossimo attentato. Ma mi perdoni, è quello che sta facendo e ha fatto esattamente il suo Governo. Fino a ieri, per quanto vi riguardava, non serviva identificare nessuno, noi facevamo razzismo e xenofobia, noi utilizzavamo la paura per raccogliere voti. Oggi lei ci dice esattamente quello che noi denunciavamo fino a qualche tempo addietro, ovvero il pericolo per i nostri cittadini. Non bastano le sue scuse perché purtroppo la situazione che avete creato è difficilmente risolvibile e si può risolvere soltanto, però, con un intervento deciso e l'intervento deciso sulla sicurezza non può consistere in mance, né tantomeno nell'allocazione, anche per il prossimo anno, di 4 miliardi di euro per favorire l'immigrazione clandestina dopo i 3,3 miliardi dello scorso anno, altri 4 miliardi che la invito invece ad utilizzare, quelli sì, per dare risposte alle esigenze delle forze dell'ordine e dare risposte alle esigenze della sicurezza del nostro Paese.Pag. 19
  Su sicurezza e politica internazionale vado a concludere in modo molto rapido. Quando dicevamo che la Russia è un alleato contro il terrorismo, la Russia non è il nemico da battere voi, nel contempo, andavate nei consessi internazionali a votare per le sanzioni alla Russia.
  Noi dicevamo che la Turchia non può entrare in Europa, oggi lei continua a ribadire che è il miglior alleato; uno Stato che fa passare, attraverso i suoi confini, i foreign fighters per andare a combattere in Siria e compra il petrolio nero dall'Isis e finanzia il terrorismo internazionale.
  Presidente, come dicevo, questo è fallimento su tutti i fronti. Ci auguriamo che questo cambia verso ci sia veramente, ma cambiamento verso se stesso e non verso politiche interne dentro al suo partito che sono semplicemente utilizzate strumentalmente per acquisire consenso nel dibattito che avete internamente, ma non per dare risposte ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'agenda del prossimo Consiglio europeo di Bruxelles del 17 e 18 dicembre è sicuramente molto impegnativa; i temi all'ordine del giorno attengono alla natura e al futuro dall'Unione europea e su di essi i Paesi membri dovranno confrontarsi e trovare delle posizioni condivise per dare all'Unione una fisionomia decisa e determinata.
  Non possiamo nasconderci che, di fronte alle grandi sfide presenti e future, l'Europa continui a dimostrare una debolezza politica che rimane la sua peggiore nemica. La grande questione, che è sul tavolo, è proprio la fragilità dell'Unione, la sua incapacità ad esprimere un ruolo forte nonostante grandi manifestazioni, come fu quella a Parigi dopo l'attentato a Charlie Hebdo, dove sfilarono tutti i Capi di Stato e di Governo che però, dopo qualche mese, tornarono a dividersi sulla crisi migratoria. Occorre, dunque, guardare dentro tutto quello che è successo in questi anni perché si tratta di crisi non banali che hanno messo in discussione il consenso popolare dei Governi.
  Siamo alle prese con divisioni e contrasti importanti all'interno dell'Unione e del Consiglio europeo ma dall'Europa si riparte: non c’è altra via d'uscita che una scelta politica dell'Unione, un'integrazione più stretta su politiche di immigrazione e di asilo.
  L'Unione certo è ancora un progetto incompiuto e la proposta di risoluzione della maggioranza, nella quale ci riconosciamo pienamente, impegna l'azione del Governo su quelle che abbiamo detto essere proprio i punti chiave che concorrono alla definizione della futura fisionomia dell'Europa unita.
  A questo proposito appare sempre più chiaro come il fenomeno delle migrazioni sia un fenomeno strutturale che deve essere affrontato attraverso una strategia che abbia ben chiara quali sono le direttrici lungo le quali agire, ovvero il rispetto dei diritti umani e la combinazione dei processi economici, demografici, energetici ed ambientali. Tutto ciò va affrontato facendo leva sui valori propri dell'Europa – accoglienza e solidarietà – e decretando la decisa condanna di tutti gli atteggiamenti che si pongono in contrasto con le iniziative di ricollocazione e reinsediamento dei profughi e dei richiedenti asilo. Questa è la linea da seguire; una linea di inclusione e di accoglienza che si sviluppi, questa sì, nel solco dalla legalità.
  Ecco, dunque, che l'approccio pienamente umano alla gestione dei flussi migratori deve avere come conseguenza naturale il contrasto durissimo ai trafficanti di esseri umani, vera e propria peste del terzo millennio, che distrugge ed umilia l'umanità stessa.
  Contrastare le reti criminali, che sfruttano la vulnerabilità dei migranti, è dovere morale primario proprio perché da esse può nascere solo violenza, sfruttamento e morte.
  Coloro che oggi cercano di entrare in Europa sono per la maggior parte migranti forzati, prodotto di quella terza guerra Pag. 20mondiale combattuta a pezzi che si va intensificando e che, proprio per questo, fa prevedere un aumento dei flussi in arrivo nei nostri Paesi.
  Le nostre società hanno, quindi, bisogno di attrezzarsi. Ci chiediamo se non possono farlo anche mettendo in campo il valore grande dell'ospitalità autentica, quella cioè che istituisce una relazione di simmetria in cui ciascuno accoglie ed è accolto, dà e riceve, che è chiamata a sfociare nella reciprocità.
  Certo, c’è un rischio nell'ospitalità, ed è quello che alcuni percepiscono con forza e da cui sono spaventati. Per questo cercano di sfuggire all'incontro attraverso mezzi e dispositivi di cui muri e filo spinato sono un'efficace rappresentazione.
  Possiamo però difenderci a lungo ? Non rischiamo di rimanere prigionieri di noi stessi dal momento che quello che chiude alcuni fuori chiude altri dentro.
  Come ha ben detto lei, signor Presidente, la risposta che l'Europa può e deve dare a questi fenomeni complessi non può più essere frammentaria, né tanto meno improvvisata; dunque, la gestione dei flussi migratori e la complessa questione della lotta al terrorismo pongono in modo inequivocabile l'urgenza di un rafforzamento dell'unione politica dell'Europa che certamente comporta anche un rafforzamento delle strutture da un punto di vista economico.
  A questo proposito l'Italia ha già espresso la necessità di un dibattito sul futuro della governance economica europea. Riteniamo necessario che essa continui a dare contributi significativi a riguardo.
  L'Italia potrebbe tornare ad essere protagonista nella nuova Europa unita, rilanciando la discussione attraverso l'introduzione di un bilancio indipendente per l'Eurozona, che compensi l'asimmetria tra gli Stati e incentivi riforme strutturali ed investimenti che creino posti di lavoro, finanziato da entrate autonome che sostituiscano tributi nazionali simili. La facoltà di emettere titoli europei di debito pubblico per raccogliere finanziamenti, riducendo l'analoga necessità dei vari Paesi a sollievo dei loro oberati conti e relativi interessi a pagare; l'istituzione di un Ministero, un Ministro europeo con competenze fiscali, di tesoreria di spesa che dialoghi con i Governi nazionali e con la BCE, rispondendo a rappresentanti democraticamente eletti dai cittadini, cioè i deputati europei dell'eurozona.
  Proposte, queste, improntate al comune interesse europeo che non badino più al tornaconto parziale o, al massimo, nazionale; proposte che abbandonino il perenne oscillare tra populismo e interesse elettoralistico, tra massimalismo ed egoismi, che ha caratterizzato e caratterizza la voce, purtroppo, di non pochi leader politici italiani.
  Pensare insieme e decidere insieme e fare insieme uscendo dal proprio ombelico quasi fosse l'ombelico del mondo e guardare al sogno come una meta possibile, giusta, buona, capace di dare vita e speranza al domani dell'Europa. Ciò affinché anche l'Europa possa fare proprie le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carlo Galli. Ne ha facoltà, ha sei minuti a disposizione.

  CARLO GALLI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, signori membri del Governo, la crisi che il Consiglio europeo si sforzerà di fronteggiare domani e dopodomani è senza dubbio di straordinaria complessità: si sviluppa su quattro fronti, ciascuno dei quali complesso al suo interno, e, ciascuno dei quali, connesso agli altri.
  Il primo è il fronte del vicino Oriente, segnato da una guerra ibrida, sia spaziale sia terroristica asimmetrica, dentro la quale stanno, a loro volta, molte guerre: la guerra civile inter-islamica fra sciiti e sunniti, il crollo dell'ordine geopolitico della pace di Sèvres, la politica di potenza di molto importanti Paesi dell'area e anche della Russia, che genera infinite doppiezze e connivenze, la guerra di sterminio delle Pag. 21minoranze non islamiche condotta da Daesh, il collasso della Siria come compagine statale, il rischio di ancora maggiore diffusione dell'area di influenza di Daesh nel Nord Africa, e segnatamente in Libia.
  Che fra le origini di questa catastrofe ci sia quella che Obama definì nel 2002 «la guerra imbecille di Bush contro l'Iraq» è fuori di dubbio: i bombardamenti, ma di chi, contro chi e a quale fine non sono la soluzione di quella guerra, ma la sua origine.
  Il secondo fronte è in Europa, nelle sue frontiere, dove si ammassano centinaia di migliaia di profughi disperati che fuggono dagli orrori dei molti conflitti in atto e che è difficile trattare tanto secondo regole datate e inique quanto secondo nuovi accordi di distribuzione che non vengono di fatto rispettati dagli Stati europei, chiusi nelle loro paure e nei loro egoismi e tentati di offrire soluzioni soltanto burocratiche e restrittive.
  Il terzo fronte è nelle banlieue, nelle periferie, dove europei che sono la seconda e la terza generazione di immigrati manifestano la loro rabbia per l'esclusione sociale e sistematica che subiscono. Se gli esecrabili fatti di terrorismo che hanno colpito Parigi sono atti strategici, cioè parte di una guerra guerreggiata, è anche vero che sono fenomeni endemici ripetibili, che hanno una radice non solo nelle insufficienze pur gravi di questa o di quella politica, ma nel nostro modello economico in crisi, che ormai ha ben poco da offrire, soprattutto alle fasce sociali più deboli.
  Il quarto fronte è dentro i ceti politici europei, tentati di rispondere a queste crisi con riflessi identitari a volte grotteschi, con strumentalizzazioni incoscienti, con la rinuncia securitaria a molti livelli di garanzia dei diritti, con un impoverimento complessivo della democrazia, col blocco della dinamica politica allo scopo di tutelare una democrazia sempre più debole davanti a montanti forze antidemocratiche, come il caso recentissimo della Francia.
  Tentati, insomma, di lucrare sul sommarsi della crisi sociale e della crisi di sicurezza e di sostenere che è l'Islam a radicalizzarsi, mentre evidentemente sono in Europa i radicali ad islamizzarsi.
  Il problema è non tanto perché ci siano così tanti islamici in Europa, ma perché crescano tanti radicali nichilisti dentro i confini del vecchio continente, i quali poi ricodificano il loro estremismo in vesti islamiche. Davanti a queste crisi e a questa guerra globale l'Europa balbetta, incapace di azione militare integrata, incapace di scelte diplomatiche unite e coese, incapace di rispettare le proprie stesse decisioni, sconta manifestamente la propria mancanza di sostanza politica; non ha una visione strategica comune né sa proporre un'idea di pace con giustizia nel vicino Oriente; è un insieme di debolezze dei vecchi Stati piuttosto che una forza attiva e propositiva. Bene, quindi, la prudenza sull'ingaggio militare italiano, che non solo è, ovviamente, non decisivo, ma che è politicamente insensato, in assenza di un pensiero politico e strategico comune. Grande attenzione, tuttavia, va posta al coinvolgimento progressivo, graduale e subalterno nelle sabbie mobili del conflitto, a iniziare proprio da Mosul. Bene la consapevolezza delle carenze e della riluttanza dell'azione europea sui migranti, prima di tutto, ma il giudizio non può che essere di insufficienza sulla radicalità dell'analisi, che è mancata; poco è stato detto dei rapporti economici relativi al traffico d'armi con molti Stati dell'area, dei flussi di denaro che affluiscono a Daesh, poco dei nostri rapporti con Russia e Stati Uniti, attori ben più centrali della non esistente Unione europea.
  Non solo, quindi, si deve implementare questa o quella politica sociale o di diffusione della cultura, ipotesi un po'superficiale, in verità, non solo si deve implementare il dialogo interreligioso, ma è necessario un ripensamento radicale delle mancanze politiche della costruzione dell'Unione europea come è oggi; mancanze strettamente connesse al modello sociale ed economico che abbiamo adottato a scatola chiusa, al rapporto sbilanciato che Pag. 22l'Europa conosce fra l'economia che è decisiva, ma governata dagli Stati nazionali, e la politica che a livello europeo è ridotta a mera tecnica burocratica; mancanze che rendono la posizione del Governo poco credibile e che ci dicono che l'iniziativa politica italiana dovrà essere ben più incisiva e radicale di quelle che ci sono state prospettate (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, l'agenda del prossimo Consiglio europeo mette, giustamente, al primo posto la lotta al terrorismo. Siamo tutti d'accordo sul fatto che dobbiamo combattere Daesh, annientarlo, come ha detto ieri il Presidente degli Stati Uniti, lo siamo meno, purtroppo, sugli strumenti da adottare. Una strada è senza dubbio quella di bloccare le fonti di finanziamento, un'altra importantissima è quella di dare vita a un sistema di intelligence europeo comune; la sua mancanza, anche solo il mancato coordinamento tra Paesi UE, è una delle cause della presenza di esponenti radicali criminali nei nostri Paesi. Pochi giorni fa, nei Dialoghi del Mediterraneo, organizzati da Farnesina e ISPI, è stato detto che le informazioni in possesso dell’intelligence italiana sono di provenienza USA per l'80 per cento, per il 4 per cento da Israele, 12 per cento dalla Francia e 2 dal Regno Unito; oltre i quattro quinti delle informazioni non ci vengono dall'UE ed è assurdo. Il primo lavoro da fare è quello di creare un ambiente che ci metta in condizioni di fidarci fra noi europei e, quindi, di scambiarci le informazioni.
  La lotta all'ISIS e la paura non devono però farci venir meno al rispetto dei principi fondamentali. La Francia è il Paese UE più colpito e noi dobbiamo avere una sorta di rispetto maggiore per il loro dolore e anche per le loro proposte, ma dobbiamo farlo senza perdere di vista alcuni pilastri della nostra civiltà. A noi pare inaccettabile che la Francia, Paese fondatore dell'Europa, dichiari, comunicandolo alla Corte di Strasburgo, la CEDU, che per i prossimi 3 mesi non rispetterà la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
  Le chiedo, quindi, signor Presidente, di svolgere tutte le azioni possibili durante il Consiglio europeo, perché la Francia riveda questa posizione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PIA ELDA LOCATELLI. Io credo che se noi derogassimo a questo, consegneremmo la nostra civiltà, e non solo quella giuridica, a Daesh.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, noi Conservatori e Riformisti, con Raffaele Fitto, siamo oppositori, ma, come accade nelle grandi democrazie occidentali, riteniamo che in politica estera sia opportuno lavorare sempre per il bene dell'Italia, chiunque sia al Governo.
  Illustro i nostri cinque punti, in estrema sintesi. Primo: non abbiamo apprezzato che l'Italia sulle recenti crisi bancarie abbia accettato il «no» europeo (come presunto aiuto di Stato e, invece, non lo era) rispetto alla soluzione più limpida e strutturale che era stata prospettata. Secondo: abbiamo, invece, molto apprezzato la lettera congiunta dei Ministri Hammond e Gentiloni, ieri sul Telegraph; ora però, signor Presidente, quella linea deve diventare strategia, non solo tattica. La rinegoziazione proposta dal Governo inglese offre un'opportunità anche per l'Italia: costruire una posizione terza tra chi dice sempre e solo «sì» a Berlino o a Bruxelles e chi, dall'altro lato, prospetta pericolosi salti nel buio. L'Inghilterra indica una strada per cambiare trattati e regole che non funzionano.
  Terzo: abbiamo apprezzato, signor Presidente, le sue dichiarazioni di amicizia Pag. 23verso Israele. Quarto: non abbiamo, invece, affatto apprezzato quello che rischia di essere un disimpegno italiano in Siria. Presidente Renzi, non riproponga le ambiguità di alcune stagioni della politica italiana in Medio Oriente, magari nell'illusione di risparmiarci attacchi in Italia. Sarebbe due volte sbagliato, perché il mondo ci guarda e ci giudica e perché un domani potremmo essere noi ad avere bisogno di aiuto.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANIELE CAPEZZONE. Quinto e ultimo, e chiudo signora Presidente, non abbiamo apprezzato un eccesso di attenzione verso Mosca, un eccesso di attenzione verso Teheran, anche con voci di trattative nel settore chimico, e verso la Cina, con l'ingresso di una società di Stato cinese in CDP Reti, un settore strategico.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANIELE CAPEZZONE. Chiudo davvero; Presidente Renzi, non commetta gli errori già commessi da altri. La direzione giusta per la nostra politica estera è: Washington, Londra, Gerusalemme. Non è il caso di fare, nei giorni pari, commossi discorsi verso Occidente e, nei giorni dispari, dialoghi sottovoce in altre direzioni. Glielo sconsigliamo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, come lei ha ricordato, Presidente Renzi, minacce di portata assai grave rischiano di mettere in dubbio il cammino compiuto dalla stagione dei Padri costituenti dell'Europa ad oggi. La prima è il terrorismo, una minaccia subdola, perché, non solo colpisce in modo vile la popolazione inerme, ma semina anche l'odio religioso, erigendo un muro di ostilità nei confronti di tutto il mondo islamico. Altre pericolose minacce sono l'inarrestabile ondata migratoria che sta ridisegnando le demografie dei nostri Paesi, il referendum inglese sulla permanenza nell'Unione europea e i ritardi sulla riforma della governance sul piano economico e della difesa comune. Il fatto è che, in questa congiuntura storica, tutte le minacce sono presenti all'interno di una sinergia viziosa che può davvero condannare l'Europa a una condizione di immobilismo. Come uscirne ? La risposta è quella che lei ha dato, Presidente, con più Europa, con più Europa della sicurezza, capace di esercitare le sue scelte con la necessaria prudenza e responsabilità, e di cooperazione nell'interesse collettivo della nazione europea e non per le ragioni elettorali dei singoli Governi. In questo senso abbiamo apprezzato la concretezza che il Governo ha saputo esprimere in occasione delle scelte compiute da alcuni Paesi europei sulle azioni militari, ma unità occorre anche per una risposta alla migrazione biblica che non può essere sopportata solo da pochi. Sentirsi redarguiti e a rischio infrazione per la questione delle impronte, dopo quel che facciamo per i migranti, francamente appare ingiusto. Risposte chiare e unitarie occorrono per impedire che quell'Europa che c’è già ci scappi di mano con una risposta referendaria inglese di uscita dall'Unione.
  Nelle parole del Presidente Renzi, e vado a conclusione, trovo la consapevolezza che se l'Unione europea non evolve verso una realtà istituzionale più coesa e funzionale, l'Europa sarà destinata a un ineluttabile destino di lenta e burocratica dissoluzione.

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

(Annunzio di risoluzioni)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Locatelli n. 6-00183, Scotto ed altri n. 6-Pag. 2400184, Fedriga ed altri n. 6-00185, Turco ed altri n. 6-00186, Battelli ed altri n. 6-00187, Brunetta ed altri n. 6-00188, Cirielli ed altri n. 6-00189 (Vedi l'allegato A – Risoluzioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi. Prego, Presidente.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli colleghi, credo sia la prima volta che replico a questo dibattito, e lo faccio non tanto perché ritenga questo Consiglio europeo più importante degli altri, ma perché credo che abbiamo bisogno di dirci con estrema franchezza che, se vogliamo fare di questa occasione un'occasione di dibattito sui temi europei, dobbiamo essere lineari, conseguenti e anche prenderci terribilmente sul serio. Sono stati fatti undici interventi: dal primo, dell'onorevole Berlinghieri, fino all'ultimo, dell'onorevole Pisicchio, vorrei innanzitutto valorizzare gli aspetti – partendo, come è corretto che sia, dai deputati che sostengono la maggioranza – in cui si sono evidenziate le cose positive o gli elementi di consenso. Ovviamente, trattandosi di replica, non li citerò tutti. Mi limito a dire che condivido molto l'analisi dell'onorevole Cicchitto, e lo vorrei rassicurare circa la difficoltà presunta dei rapporti italiano-francesi. Non è così: c’è un rapporto molto serio, noi non stiamo criticando la Francia, non polemizziamo con la Francia di oggi. Io non polemizzo nemmeno con la Francia di ieri rispetto a ciò che Cicchitto ha detto, dico che ci sono ovviamente delle diversità di valutazione, come è ovvio tra Paesi amici e tra Paesi alleati, ma c’è una condivisione sostanziale della necessità di rispondere insieme alle sfide di un terrorismo – lo ha detto l'onorevole Cicchitto e lo condivido dalla A alla Z – talmente diverso, totalmente diverso da procurare anche una questione immigratoria che è profondamente differente da quella che è stata raccontata sino ad oggi. All'onorevole Galgano voglio dire con molta chiarezza che tutte le sue considerazioni sono davvero condivisibili. Sul tema della musica noi siamo il Governo e la maggioranza – ella sicuramente lo sa meglio di me – che con la legge sulla «buona scuola» ha scelto di implementare l'organico degli insegnanti di musica proprio per andare in questa direzione. La vera questione è se vogliamo investire nella domanda o nell'offerta. Mi spiego. Per tanti anni in cultura si è immaginato di sostenere l'offerta (le Fondazioni lirico sinfoniche, le associazioni teatrali): io credo che sia cruciale – mi pare di cogliere anche nelle sue parole lo stesso afflato – il desiderio di investire nella domanda da parte dei ragazzi. Se riesco finalmente a educare alla musica, ad avvicinare alla musica, a far venire – mi permetta questa espressione – il bisogno di considerare la musica o la cultura o il teatro o il cinema non un passatempo, ma un modo di espressione dell'anima, credo che da questo punto di vista abbiamo fatto un grande, grande, grande passo in avanti culturale. Non dimentichiamo mai che nel nostro Paese c’è stato un dibattito, aperto da un Ministro, ma trasversale, suscitato da una dichiarazione: se metto la Divina Commedia dentro un panino, con la cultura non si mangia. Fu un dibattito che ci tenne e che ci tiene ancora molto attenti e attivi. Io trovo che questa riflessione sulla cultura dovrà essere sempre di più recuperata. Infine, si potrebbe entrare nel merito di alcune risposte all'onorevole Sberna e a tutta la considerazione che egli ha fatto, in particolar modo, sulla povertà. Vorrei rassicurare anche l'onorevole Locatelli in ordine alla questione francese: non ci metteremo naturalmente a intervenire sulle scelte che il Paese nostro amico intenderà fare e ha già inteso fare, ma prendiamo atto della sua considerazione. Ho già detto di Pisicchio e della Berlinghieri, posso arrivare alle considerazioni dell'opposizione, ringraziando l'onorevole Galli e l'onorevole Capezzone che, con posizioni diverse, su Pag. 25banchi diametralmente opposti, hanno espresso delle posizioni credo molto lineari, molto serie, diverse tra di loro e anche in parte non totalmente consonanti rispetto a quelle del Governo. In particolar modo vorrei rassicurare l'onorevole Capezzone sul fatto che non abbiamo una politica estera a giorni alterni.
  È del tutto evidente, tuttavia, che la nostra tradizione, la nostra storia, la nostra assoluta fedeltà e lealtà nel Patto atlantico non è in contrasto con una tradizionale capacità di dialogo, di ascolto e di equilibrio che l'Italia, nel corso di tanti anni, ha mantenuto. Non si tratta di avere dubbi o incertezze, ma si tratta di mantenerci sempre lealmente in una parte del campo ma capaci di ascoltare, di dialogare e di essere in condizioni anche di dare delle risposte. A Fedriga – e vengo poi a Brunetta e a Tofalo, sui quali vorrei chiudere – voglio dire con chiarezza che noi non possiamo accettare – ma egli lo sa e credo che non abbia dubbio alcuno sul fatto che questa sottolineatura per noi è assolutamente sacrosanta – che si venga in Aula a dire: intervenire in Siria. Intervenire in Siria, sì, ma come ? Intervenire in Libia, sì, ma come ? Il tema non è se girarsi dall'altra parte o no, ma se avere una strategia o meno. E la stessa, peraltro, fa riferimento alla vicenda turca, segnando un elemento di novità nella storia del suo partito. Le ricordo che la coalizione di cui voi avete fatto parte è stata il principale sponsor dell'allora Presidente del Consiglio – forse lei no, perché non faceva parte del Parlamento, ma la sua forza politica –, al quale non soltanto il suo partito votava la fiducia ma addirittura faceva parte della maggioranza anche con autorevolissimi Ministri. Le ricordo che quella politica turca è una politica che ha caratterizzato l'esperienza del Governo Berlusconi, anzi dei Governi Berlusconi, non del Governo Berlusconi. Ma non mi interessa aprire una polemica su questo. Voglio dirle che, quando ella ritiene che ci sia qualcuno qui dentro che è interessato più alle cooperative che alla sicurezza dei cittadini, è evidente che abbiamo varcato il campo della demagogia e siamo entrati nel campo della superficialità e del pressappochismo, dal quale suggerirei di tenerci fuori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)). Su questo, vengo ai due interventi che più mi hanno colpito, perché mi aspettavo sinceramente che sulla politica estera si potesse discutere. Onorevole Brunetta, ella si è rammaricato del fatto che ho partecipato a una trasmissione di «Porta a Porta» – tra l'altro senza il tavolo, senza il contratto, senza dunque quelle caratteristiche che evidentemente le rendono apprezzabile la partecipazione e senza le quali, invece, ella ritiene che sia profondamente ingiusto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) –, ma vorrei dirle che noi non andiamo ad intervenire in Iraq ora, perché, come è noto, i nostri carabinieri sono da tempo lì, i nostri soldati ci sono stati e abbiamo anche vissuto delle pagine tragiche, come tutti noi ricorderemo e che ci hanno unito, tutti insieme, come Paese, nel corso dei primi anni Duemila. Andiamo perché riteniamo che laddove c’è un'emergenza in cui l'Italia con i suoi valori è chiamata a fare la propria parte, noi la facciamo. Se questo deve essere considerato andare a tutelare gli interessi di un'azienda, onorevole Brunetta, lei non sta offendendo noi, lei sta offendendo l'idea stessa di politica estera di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)) ! La prego, recuperi quello spirito che ha portato il nostro Paese ad avere in politica estera lo stesso approccio. Ma se lei utilizza il suo intervento per sostenere che tutto ciò che noi facciamo è una mancia indecente, onorevole Brunetta, mi costringe a richiamare in quest'Aula la storia parlamentare: come si fa a definire mancia indecente gli 80 euro a carabinieri e poliziotti quando, per costoro, che non hanno redditi ultramilionari, sono un aiuto alla vita quotidiana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia – Proteste dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ? E soprattutto – lo dica agli urlatori di professione che stanno dietro di lei –, come Pag. 26si fa quando si è fatto il Ministro della funzione pubblica, il giorno in cui, con il decreto-legge n. 78 del 2010, all'articolo 9, recante contenimento della spesa in materia di impiego pubblico, avete bloccato i contratti delle forze di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Proteste dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) ? Come si fa, onorevole Brunetta, a venire a prendere in giro il Parlamento italiano ? Noi abbiamo sbloccato ciò che voi avete bloccato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Proteste dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) ! Avete tagliato 3 miliardi di euro sulla sicurezza e la difesa: perché mi costringente a richiamare i fatti ? Perché non vi arrendete alla realtà e cercate di trovare in quest'Aula la possibilità di un dialogo ?

  RENATO BRUNETTA. Il blocco l'hai confermato anche tu !

  PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, onorevole Brunetta !

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. L'onorevole Brunetta, tra l'altro, ha avuto modo...

  ELIO VITO. Vogliono il contratto !

  RENATO BRUNETTA. Vergogna ! Vergogna !

  PRESIDENTE. Onorevole Vito e onorevole Brunetta !

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Io non ho fretta, posso stare qui ore...

  PRESIDENTE. Allora, il Presidente del Consiglio sta facendo l'intervento di replica, poi ci saranno le dichiarazioni di voto dei gruppi, onorevole Brunetta.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Vorrei dire all'onorevole Brunetta che la prossima chicca è ancora più gustosa. Vede, ho detto in quest'Aula – e speravo che fosse apprezzato, come ha fatto l'onorevole Capezzone e come per altri aspetti ha fatto l'onorevole Fedriga, come hanno fatto altre espressioni dell'opposizione – che mi sarei atteso...

  RENATO BRUNETTA. Li vuoi come vuoi tu (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, onorevole Brunetta !

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Mi sarei atteso, onorevole Brunetta, che ella prendesse la parte positiva di quell'intervento, quando ho cercato disperatamente di nascondere un dato di fatto oggettivo, cioè che se siamo tornati al tavolo di Vienna è perché prima non c'eravamo, e quando lei dice non siamo stati al tavolo dell'Iran del cinque più uno, onorevole Brunetta, ma eravate al Governo voi quando ci hanno tenuto fuori da quel tavolo e siamo tornati al tavolo di Vienna noi con il nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Onorevole Brunetta, la prego, torni in sé e ci aiuti a non considerare ciò che lei ha detto in quest'Aula, offendendo non l'intelligenza dei deputati, ma l'intelligenza degli italiani quando ha detto che questa legge di stabilità è una legge piena di marchette ! Lei ritiene una marchetta eliminare la tassa sulla prima casa, onorevole Brunetta (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico) ? Lei ritiene una marchetta fare una misura sulla povertà ? Lei ritiene una marchetta abbassare le tasse per chi fa investimenti in azienda ? Lei ritiene una marchetta... (Commenti e proteste dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  RENATO BRUNETTA. Vergogna !

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Onorevole Brunetta, il fatto che lei urli in quest'Aula non può far Pag. 27altro che rendere disgustoso agli occhi degli studenti il suo atteggiamento, ma non bloccherà il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lei non fermerà il mio intervento onorevole Brunetta ! Potrà urlare quanto vuole, c’è un dato di fatto, come si fa a definire mancia elettorale una cosa che serve alle persone ! Lei forse non ha bisogno di avere un aiuto da parte dello Stato, ma la povera gente sì e noi tra Brunetta e la povera gente staremo sempre dalla parte della povera gente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia – Centro Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e di deputati del gruppo Misto) !

  SETTIMO NIZZI. Hai pensato alle banche, non alla povera gente !

  PRESIDENTE. Onorevole Nizzi, per favore.

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Infine, anche se non lo vedo tra i banchi, una considerazione all'onorevole Tofalo, magari gliela riferirete quando rientrerà. Egli è considerato da noi uno dei principali esperti del MoVimento 5 Stelle sulle questioni di politica estera. Io voglio dire una cosa molto semplice e seria: chi sottovaluta il MoVimento 5 Stelle in Italia commette un errore clamoroso, perché stiamo parlando di una forza politica della quale come è noto non condivido molto – eufemismo, e loro non condividono molto, eufemismo ancora maggiore – ma comunque è una forza vera, reale, ed è una forza che oggettivamente e del tutto legittimamente si pone il tema di governare questo Paese. Io credo che non ci riuscirà, ma il fatto che il MoVimento 5 Stelle stia cercando e anche comunicando in questo senso un impegno forte al Governo del Paese credo che sia un fatto positivo per la democrazia ! Vinca il migliore, vinca chi ha un voto in più e vedremo. Proprio per questo noi abbiamo a cuore che il dibattito di politica estera sia un dibattito di politica estera ! Quando un autorevole esponente del MoVimento 5 Stelle viene considerato dal New York Times colui il quale spara la balla dell'anno, così viene tradotto (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico) è evidente che da italiano, io soffro, perché nel mio interesse di italiano se per caso dovessi perdere le elezioni, vorrei che ci fosse un dibattito alto sui temi di politica estera.
  Ho segnato i punti dell'onorevole Tofalo e mi sono anche sbobinato il suo intervento. Egli è riuscito a dire, come esperto di politica estera, che a Roma il PD non vuole votare – vorrei ricordare per chiarezza e per rispetto di una delle principali forze del Paese, che la prima forza quando si vota, anche nei sondaggi, ma prima forza anche quando si vota, continua a essere il PD – vorrei, per rispetto al PD, dire che se si voterà a Roma come prescrive la legge il prossimo anno, si voterà perché lo ha deciso il Partito Democratico mandando a casa il sindaco Marino (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), e quindi l'idea che noi abbiamo paura delle elezioni dovete togliervela dalla testa ! In più ci dovete spiegare che cosa c'entra con la politica estera ! Se ci venite a dire che alla Leopolda abbiamo fatto iniziative culturali, siamo fatti così, noi siamo quelli che amano andare anche ai musei ! Non si tratta di coupon, si tratta di iniziative culturali ! Se ci venite a dire che noi siamo quelli che provano, nel proprio piccolo, con il proprio impegno, a discutere di leggi del falso in bilancio, le rivendichiamo, perché noi le leggi che abbiamo fatto in questo Paese, talvolta con la vostra opposizione, le abbiamo fatte perché stavano dentro il nostro programma di Governo. Allora vi era un'altra figura alla guida del Partito Democratico, ma noi siamo fatti così, siamo un partito dove si può cambiare il leader, ma se il programma è quello di cambiare la legge sul falso in bilancio si fa perché siamo una comunità democratica che vota al proprio interno e che non si fa dettare la propria linea dal blog.Pag. 28
  C’è però un punto di politica estera sul quale vorrei arrivare. Lei ha detto una cosa, onorevole Tofalo, anzi due, che gridano vendetta ! Lei ha detto che il Governo Renzi ha fallito perché in Iraq dobbiamo andare a difendere e quindi l'addestramento dei peshmerga non ha funzionato. Onorevole Tofalo, lei sa che cosa significa fare l'addestramento in Iraq ? Lei conosce la professionalità dei carabinieri, la loro dedizione, i riconoscimenti che, dal Presidente Obama in giù, tutti hanno fatto alla professionalità dell'Arma dei carabinieri ? Come si permette, per attaccare il Governo, di dire che i carabinieri italiani hanno fallito in Iraq (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)) ? Come vi permettete di mettere in discussione il lavoro che facciamo in Libano, in Afghanistan, in Somalia e in Kosovo ? Come vi permettete di strumentalizzare, per attaccare il Governo, il lavoro delle nostre donne e dei nostri uomini in divisa ? Ma perché ? Ma perché ?
  Onorevole Tofalo, me lo lasci dire, quando lei parla di Giovanni Lo Porto, di un cooperante che è stato ucciso e le cui responsabilità di questo omicidio (Commenti del deputato Grimoldi) sono state evidenti, il Presidente Obama è intervenuto parlando alla nazione, vi prego fermatevi un attimo prima di strumentalizzare i morti !

  RENATO BRUNETTA. Vergogna !

  MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. La famiglia di Giovanni Lo Porto è una famiglia alla quale tutti noi guardiamo con il rispetto e il dovere e – permettetemi di dire – la commozione che merita (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! Quello del rispetto della vita è un livello che dovrebbe unirci tutti.
  Lo Stato italiano ha scelto di fare un accordo immediato per istituire, insieme agli americani, una borsa di studio alla memoria di Giovanni Lo Porto, così come faremo per Valeria Solesin, in questa assurda classifica delle morti che avete voluto fare. Lo Stato italiano è andato a recuperare il corpo perché sentendo la voce di quella mamma quando le ho dato la notizia – e vi garantisco che c’è un aspetto umano, che dovrebbe essere rispettato per tutti – ci siamo presi un impegno. Lo Stato italiano ha fatto tutto e farà tutto per onorare la memoria di un proprio concittadino che ha dedicato i suoi valori alla cooperazione internazionale, ma vi prego, quando parliamo di politica estera, possiamo, per una volta, smettere di alzare steccati e barriere e avere il coraggio di dire che ci sono dei valori più grandi e che non ci sarà mai il modo di strumentalizzare la morte di una persona per pensare di prendere un voto in più fuori di qui ? Il voto, i voti, si prendono con la serietà (Commenti) e non con il tentativo di strumentalizzare persino la morte delle persone (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia – Centro Democratico e Area Popolare (NCD-UDC) e di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Grazie. Approfitto intanto per salutare gli studenti dell'Istituto comprensivo, scuola dell'infanzia primaria e secondaria, di Castel San Giorgio in provincia di Salerno, che stanno assistendo ai lavori dell'Aula dalla tribuna del pubblico, sono stati tra l'altro evocati prima.

  ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Intervengo per un richiamo sull'articolo 36 del nostro Regolamento, signora Presidente, un articolo che lei conosce bene e che viene applicato e richiamato ogni giorno ai nostri colleghi che intervengono, e che credo debba essere richiamato anche al Presidente del Consiglio. L'articolo 36 del Regolamento prevede che, nell'intervenire in Aula, tutti noi e anche i rappresentanti del Governo, per una forma elementare di rispetto e di democrazia, una forma elementare di rispetto Pag. 29e di democrazia che deve valere ancora di più quando si parla dai banchi del Governo e quando dai banchi del Governo si interloquisce con gli esponenti dell'opposizione, che ci si rivolge al Presidente della Camera e mai direttamente, citando, interloquendo o contraddicendo i singoli deputati. Che in una recente riunione di partito sia stata fatta la classifica dei giornali contro il Governo è già cosa singolare, che si voglia applicare questa pratica anche in Parlamento da parte del Presidente del Consiglio non eletto dei cittadini, distinguendo fra opposizione buona e opposizione cattiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) venendo a fare le lezioni agli esponenti dell'opposizione quando è il rispetto delle minoranze, minoranze elette in Parlamento, che contraddistingue la democrazia, è cosa singolare.
  Ancora più grave – e concludo, Presidente – è che lei non abbia richiamato il Presidente del Consiglio a rivolgersi all'Assemblea, anziché a rivolgersi direttamente al presidente Brunetta e all'onorevole Tofalo; e ancora più singolare è che la replica, che è uno strumento di rispetto nei confronti del Parlamento, venga utilizzata per replicare su tutto, tranne che sull'unica cosa sulla quale occorreva replicare, Presidente del Consiglio: perché va in Europa e non dice nulla dei marò, che da quattro anni sono ingiustamente trattenuti dall'India (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Quella è la sede per risolvere questo grave e scandaloso caso: quella è la sede e questa era la sede per discuterlo. Su questo, non avendo argomenti, non ha replicato.

  RENATO BRUNETTA. Vergogna !

  CATERINA BINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CATERINA BINI. Presidente, su questo punto, perché francamente noi siamo allibiti del fatto che in quest'Aula il gruppo di Forza Italia questa mattina abbia il coraggio di intervenire per un richiamo al Regolamento chiedendo a lei di richiamare il Presidente del Consiglio, quando il presidente Brunetta è stato circa dieci minuti a urlare, ad ululare come se fosse allo stadio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  RENATO BRUNETTA. Ma che c'entra ?

  CATERINA BINI. Anzi, con suoni che francamente allo stadio a volte non si sentono, e sui quali – glielo dico con il rispetto che abbiamo e che nutriamo sempre nei confronti della Presidenza, da chiunque sia rappresentata e quindi ovviamente oggi da lei – avremmo e gradiremmo comunque un richiamo maggiore, quando si hanno atteggiamenti che non consentono in quest'Aula una discussione normale, e non consentono un intervento ai colleghi, e in particolare al Presidente del Consiglio dei ministri. È una cosa inaccettabile, perché l'esercizio della democrazia è un esercizio per cui si può dissentire, ma non si possono accettare ululati per bloccare un intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  RENATO BRUNETTA. Vergogna !

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, vorrei introdurre un altro tema. Per un lato, io accolgo e mi unisco al richiamo del collega Vito; per un altro lato, signora Presidente, perché non ha richiamato il collega Vito che si è rivolto direttamente al Presidente ? Si è rivolto direttamente al Presidente del Consiglio ! E se mi consente, avendo seduto su quello scranno anch'io Pag. 30qualche tempo fa, le dico io il perché: perché se lei avesse dovuto richiamare tutti quelli che si sono rivolti direttamente ad un collega in quest'Aula, il dibattimento non avrebbe avuto corso, perché sarebbe stato continuamente interrotto dai suoi richiami ai colleghi che parlano (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Partito Democratico). Per favore, cerchiamo di comportarci in quest'Aula come se fossimo persone serie. Ne siamo debitori non tanto alla nostra dignità personale, che possiamo calpestare come talvolta facciamo: ne siamo responsabili alla dignità del Parlamento e della Nazione italiana.

  PRESIDENTE. Credo che sia chiarissima la dinamica di questa discussione: è stata una discussione vivace, la Presidenza come sempre ha dato conto della necessità di proseguire la nostra discussione, e in sede di replica mi sembra del tutto fisiologico che il Governo si rivolga agli intervenuti che hanno sottoposto nella discussione alcune delle questioni. In ogni caso andiamo avanti.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, ovviamente rivolgendomi a lei: parere favorevole sulla risoluzione Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Locatelli n. 6-00183, parere negativo sulla risoluzione Scotto ed altri n. 6-00184, negativo sulla risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00185, negativo sulla risoluzione Turco ed altri n. 6-00186, contrario sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00187, contrario sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00188 e contrario sulla risoluzione Cirielli ed altri n. 6-00189.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, l'agenda del prossimo Consiglio europeo è molto affollata: il fatto è che i punti in discussione si moltiplicano perché si allarga la crisi che investe l'Unione. Sappiamo bene che costruire un'Unione sempre più integrata richiede tempo, determinazione e visione, ma questi elementi sono spesso mancati e le nuove leadership europee in buona parte hanno manifestato la tendenza a chiudersi in una visione nazionale, se non nazionalistica.
  I muri concreti o virtuali confermano questo atteggiamento, nell'illusione che ciascuno pensando a sé posso salvarsi: ma è appunto un'illusione.
  La mancanza di visione strategica degli ultimi anni ha impedito di riconoscere le nuove sfide in arrivo, e ci si è accontentati di volta in volta di soluzioni parziali, lasciando problemi irrisolti. Il caso dei flussi di persone verso l'Europa è emblematico: un milione di persone ha attraversato il Mediterraneo o percorso la rotta balcanica in quest'ultimo anno, e noi europei abbiamo dato risposte diverse. C’è chi come l'Italia, la Germania, la Svezia si è fatto carico del problema; e chi ha solo alzato la voce, oltre che i muri, pensando così di risolvere il problema del proprio Paese.
  Su questi temi noi italiani, e pure noi socialisti, siamo stati i primi a dire che non di emergenza si trattava, ma di esodo epocale. Siamo stati i primi a dire che la soluzione non poteva che essere europea. Siamo stati i primi a salvare con Mare Nostrum tante vite umane, e a convincere i nostri partner europei che Frontex era inadeguata e andava rafforzata. Ed ancora, i primi a parlare di corridoi umanitari per togliere il fatturato agli scafisti e a tutti coloro che guadagnano sulla pelle di queste persone.Pag. 31
  Andiamo al Consiglio europeo a chiedere una politica europea in tema di immigrazione e di asilo, e andiamo al Consiglio europeo a difendere Schengen, consapevoli che cambiarlo in senso restrittivo sarebbe l'inizio della fine dell'Unione: perché Schengen è il primo atto visibile, tangibile per tante persone, cittadini, uomini e donne dell'Unione. Non facciamo passi indietro: ci aiuteranno non certo a risolvere i problemi, ma solo ad allontanare le soluzioni. I socialisti voteranno a favore della risoluzione di maggioranza !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, onorevoli colleghi, il discorso che abbiamo poc'anzi sentito dal Presidente del Consiglio impone alle forze parlamentari di non dividersi di fronte alle urgenze su cui l'Europa è chiamata a dare delle risposte. In questo quadro, l'Italia ha il dovere di dare segnali chiari e mirati, soprattutto su due punti centrali all'ordine del giorno della riunione del Consiglio d'Europa.
  Il primo, in riferimento alla lotta al terrorismo internazionale: la responsabilità di combattere il terrorismo spetta principalmente agli Stati membri, e su questo l'Italia ha il dovere di svolgere un ruolo da protagonista. Riteniamo centrale concentrare gli sforzi sulla prevenzione degli attentati, migliorando lo scambio di informazioni sensibili e valorizzando il ruolo di organismi come l'Europol ed Eurojust. Nel quadro poi di una più attenta prevenzione di fenomeni di radicalizzazione, sarà strategica la cooperazione con i settori web e Internet per rimuovere contenuti estremisti nella rete. Abbiamo sempre detto che per noi la prevenzione, e quindi la repressione, devono essere i comuni denominatori di una politica volta a dare risposte concrete per consentire ai cittadini europei e ai nostri concittadini di potersi sentire appartenenti ad una comunità che li protegga.
  Il secondo punto che noi riteniamo spinoso riguarda per il nostro Paese soprattutto la prevenzione dei flussi migratori illegali. Riteniamo questo uno degli elementi essenziali per il successo di una politica migratoria, e su cui sarà anche disegnato il nuovo assetto politico-sociale dell'Europa dei prossimi anni. In questi giorni abbiamo visto nella legge di stabilità con piacere essere erogate somme relative al miglioramento delle procedure di identificazione di immigrati e di chi richiede asilo politico, che è un'accusa che recentemente ci ha fatto anche l'Europa. A tal fine, è necessaria pertanto la collaborazione con i Paesi terzi, compresi i Paesi di origine e transito dei migranti: in questo contesto riteniamo opportuno che l'Italia faccia la sua parte all'interno dello scenario europeo, sensibilizzando gli altri Paesi nella prevenzione dei conflitti.
  L'Italia deve avere come obiettivo quello di contribuire e rafforzare lo sviluppo socio-economico nei Paesi di origine, creando opportunità di lavoro per le giovani donne e i giovani uomini, anche mediante lo sviluppo rurale e il miglioramento della sicurezza in quei Paesi. Sono questioni particolarmente spinose, che richiedono un orientamento politico: e su questo ci aspettiamo che il Parlamento sia unito nel dare al Governo un mandato pieno, affinché possa far sentire più autorevole la propria voce sulle questioni in discussione. Per questo noi di ALA daremo il nostro sostegno a tutte quelle risoluzioni che metteranno all'ordine del giorno la centralità dei punti appena enunciati, in continuità con le posizioni già espresse in passato all'interno di quest'Aula, convinti come siamo che non bisogna mai dividere cristiani e musulmani, ma musulmani e terroristi: e la vittoria sui terroristi sarà possibile solo se cristiani e musulmani la combatteranno insieme.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Da sempre la politica estera, in questo Paese e soprattutto in quest'Aula, Pag. 32ha avuto un grande valore istituzionale. Gli atti parlamentari e la storia certamente dicono che, all'interno di quest'Aula, quando si è trattato e si è parlato della politica estera, il livello dei dibattiti è stato alto, e noi riteniamo che questa debba essere l'unica strada, non la sola, l'unica strada possibile.
  È indubbio che il Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre 2015 abbia molti punti in agenda e in tre minuti certamente non possiamo esprimere il nostro punto di vista in riferimento ai singoli punti. Noi riteniamo che il Presidente del Consiglio debba andare in Europa rappresentando tutti al Consiglio per affrontare questi problemi enormi: migrazione, il contrasto al terrorismo, così come è stato richiamato, l'unione economica e monetaria, il MEC, ma anche il mercato unico digitale, l'Unione dei mercati dei capitali, le mutazioni climatiche, i rapporti con il Regno Unito, Siria e quant'altro in Russia.
  Penso che l'idea principale che debba essere recuperata è quella di unità d'intenti, perché il nostro Paese deve essere rappresentato all'interno del Consiglio europeo avendo un indirizzo preciso in riferimento a una determinata situazione. È fin troppo evidente che l'Europa oggi deve fare un salto di qualità, perché rischia la disintegrazione. L'Europa è stata costruita sulla solidarietà, l'Europa della moneta unica, ma, soprattutto, l'Europa dei popoli noi riteniamo che debba essere intrapresa e conclusa, perché questa strada dell'Europa dei popoli e dell'Europa della solidarietà, purtroppo, è stata interrotta.
  Noi diciamo un «no» chiaro all'Europa dei burocrati, un «no» chiaro all'Europa esclusivamente monetaria e bancaria. Riteniamo, cioè, che l'integrazione sia la strada percorribile, in un contesto, però, di grande ordine, che deve esserci, soprattutto, sul problema dell'immigrazione, sulla ripresa dello sviluppo. Bisogna tornare al sogno vero dell'Europa, perché questo Paese è stato uno dei Paesi fondatori del sogno dell'Europa; all'Europa di Delors, di Kohl, di Mitterand, di Schmidt, di De Gasperi.
  Questa è l'Europa che noi vogliamo e, su questo stralcio, sicuramente noi dobbiamo andare sull'Europa che è nata per fare stare meglio i cittadini; invece, oggi, purtroppo, pericolosamente, si sta andando su una concezione per cui l'Europa costringe i cittadini a stare peggio. Per questo motivo, caro Presidente, l'inversione di rotta deve essere immediata, con la partecipazione convinta del nostro Paese, ritornando allo spirito fondatore dell'Europa, indipendentemente dai singoli problemi che, secondo l'agenda del 17 e 18 dicembre, dovranno essere trattati in Europa.
  Non c’è dubbio che noi ci esprimeremo valutando caso per caso le risoluzioni che sono state presentate dai vari gruppi e anche da parte della maggioranza che sostiene questo Governo, ma l'idea dell'Europa e del nostro Paese che noi abbiamo è quella veramente di tutela della sicurezza, di tutela per far stare meglio i cittadini, in un contesto di cittadini europei, e non, invece, in un sistema divisivo anche, purtroppo, all'interno (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico industriale «E. Torricelli» di Sant'Agata di Militello, che partecipano al programma delle giornate di formazione a Montecitorio (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Grazie, Presidente. Ovviamente, noi abbiamo ascoltato l'impegno del Presidente del Consiglio di portare la voce dell'Italia nel prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre e chiaramente non possiamo che condividere che, in questo momento, il primo impegno che l'Unione europea dovrà assumere è quello di garantire una sicurezza comune.
  Sicurezza a cui dovranno contribuire tutti i Paesi interessati, e cominciamo, ovviamente, dall'Italia, ma anche richiamando quello che l'Unione europea ci chiede. Su questo, mi dispiace non avere Pag. 33ascoltato da parte del Presidente del Consiglio parole chiare. Ci riferiamo al primo aspetto che riguarda la sicurezza, che è quello del controllo delle frontiere. Sia ben chiaro, è un dato elementare: uno Stato esiste, l'Unione europea esiste, nel momento in cui ha affermato, con Schengen, con i trattati di Schengen, una libera circolazione all'interno dall'Unione europea, se c’è il presupposto della sovranità, che si ottiene, innanzitutto, controllando le frontiere.
  Bene, nulla ha detto il Presidente del Consiglio su questo tema, e lo diciamo con rammarico, perché l'Unione europea, che, comunque, ha applaudito alla nostra azione umanitaria, che è consistita nell'usare i mezzi della Marina per salvare tante persone che hanno attraversato il Mediterraneo, allo stesso tempo, giustamente, ci apre una procedura di infrazione, perché noi non abbiamo garantito gli accordi di Schengen, che prevedono, innanzitutto, che ogni Paese debba garantire, per quello di competenza, la sicurezza delle frontiere.
  Nessuno parla, né l'Unione europea né noi, del fatto che si debba sbarrare la porta alle persone che scappano dalla guerra, ci mancherebbe, ma noi avevamo e abbiamo il dovere di controllare chi entra. Quando Fratelli d'Italia ha denunciato il rischio di infiltrazione di terroristi tramite i barconi, il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'interno, nella loro funzione, ci avevano quasi deriso. Oggi abbiamo scoperto che diversi attentatori, anche di Parigi, sono arrivati in Europa tramite barconi.
  Alcuni stranieri sono stati fermati dalle forze di polizia italiane proprio con l'accusa di terrorismo ed erano entrati in Italia tramite barconi. Allora, noi crediamo, innanzitutto, che l'Italia debba rispettare gli accordi di Schengen, difendere e controllare la legalità degli ingressi. In Italia si può entrare, ma si deve entrare, come in tutti gli altri Paesi del mondo, in maniera regolare. E, se questo non è accaduto e l'Italia sarà condannata dall'Unione europea, perché il Governo e il Ministro Alfano hanno fatto i furbi, perché non hanno identificato gli stranieri, sperando che, tramite le maglie di Schengen, potessero liberamente andarsene in giro per l'Europa, credo che qualcuno si dovrà assumere la responsabilità.
  Allora, capisco che su questo il Presidente del Consiglio glissi, perché ci sono gravi responsabilità nel controllo delle frontiere dell'Unione europea da parte dell'Italia, e voglio dire che non siamo certo noi a dire di sospendere Schengen. L'Unione europea, i Paesi dell'Unione Europea nostri frontalieri, Austria e Francia, già hanno sospeso Schengen, perché, ai valichi di frontiera, coloro che li attraversano vengono controllati.
  E poi c’è il tema dell'immigrazione irregolare: cosa sta facendo il nostro Governo per controllare coloro che sono entrati clandestinamente e irregolarmente nel nostro territorio, senza essere fotosegnalati, senza essere identificati, e permangono nel nostro Paese in maniera clandestina e irregolare ? Un bel nulla ! Così come crediamo che tutti i provvedimenti che passano sotto il nome di provvedimenti «svuota carceri», in realtà, in maniera permanente, abbassino la soglia di sicurezza, perché abbassano la soglia per la quale si viene arrestati, e quindi sono provvedimenti normativi che abbattono la potenzialità delle nostre forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria di contrastare adeguatamente la criminalità.
  Sul terrorismo è chiaro che, nel momento in cui si richiamano giustamente, in maniera anche toccante, i nostri caduti, tra i quali rientra certamente anche la nostra connazionale assassinata a Parigi, Valeria Solesin, bisogna riconoscere che l'impegno per la sicurezza da parte dell'Italia a contrastare il terrorismo può significare, qualora sia inefficace, anche la perdita di vite umane, non soltanto in atti di terrorismo in Italia, ma anche in atti di terrorismo in altri Paesi l'Unione europea. In altre parole, quello che avviene in Francia, in Inghilterra, non è che ci può trovare disinteressati e non è che ci può interessare soltanto per un fatto umanitario, ci interessa perché i nostri figli, tanti nostri connazionali, si trovano negli altri Pag. 34Paesi dell'Unione. Allora non è che noi, poiché l'Italia è diventato un santuario dei terroristi, perché finora non sono stati perseguiti, ce ne freghiamo – mi passi il termine Presidente – che i terroristi che hanno commesso quei gravi attentati in Francia fossero di casa in Italia, perché passavano, entravano e uscivano senza che nessuno li controllasse. Questo può costare anche la vita, e lo dico al Ministro Alfano, di nostri connazionali che si trovano all'estero.
   È evidente che l'intervento della sicurezza contro il terrorismo internazionale passa sicuramente, come ha detto il Presidente del Consiglio, anche attraverso la tutela di una grande opera strategica per la stabilità socioeconomica dell'aria mesopotamica, come la diga di Mosul. Ben venga lo stanziamento per i nostri soldati, ma è chiaro che non bisogna ingannarci: è vero che oggi quei militari non sono in prima linea, ma se non ci fosse una forte azione militare della Russia, della Francia, e fra poco dell'Inghilterra e degli Stati Uniti, contro il Daesh, in pochi giorni Mosul diventerebbe una prima linea, diventerebbe il fronte. Quindi, l'Italia non deve pensare di fare le solite scorciatoie e le solite furberie, perché tanto l'impegno militare diretto contro il Daesh lo faranno gli americani, i russi, i francesi e gli inglesi. Se non lo faranno bene, i nostri militari in Libano, in Iraq, si troveranno immediatamente in prima linea e questo noi dobbiamo saperlo molto bene.
   È evidente che la sicurezza significa stanziare più fondi per la difesa e lo dico a quelli che fino a qualche giorno fa, molti anche del PD, dicevano meglio dieci asili piuttosto che un F35. Purtroppo, servono gli asili, serve la cultura, ma serve anche avere armi adeguate a difendere la nostra libertà, la nostra sicurezza, che in questo momento sono messe a repentaglio dal terrorismo internazionale e anche da politiche sbagliate di alcuni Governi dell'Unione europea che oggi, compresa l'Italia, vogliono correggere. Allora, bisogna certamente aumentare i fondi per la sicurezza interna e vedremo quello che concretamente farà il Governo. Sta di fatto che oggi i mezzi delle forze di polizia sono ridicoli: giubbotti antiproiettili e armi vecchie, mezzi scaduti, senza addestramento, senza benzina.

  PRESIDENTE. Concluda.

  EDMONDO CIRIELLI. Vedremo tra un anno quello che accadrà. Ed è anche vero che 80 euro non è una mancia elettorale, ma le forze dell'ordine si aspettano il rinnovo dei contratti, non una mancia una tantum, che è sempre meglio di niente. Sono oltre sei anni che dai Governi non vengono rinnovati i contratti, ci aspettiamo che ci sia uno stipendio adeguato, perché i nostri uomini e le nostre donne devono essere motivati e oggi hanno metà della paga di qualunque poliziotto e militare del resto dell'Unione europea.
  Certo ci sono stati Governi del centrodestra con alcuni Ministri, in testa Tremonti, che hanno sbagliato, ma i Governi Monti, Letta e Renzi finora nulla hanno fatto per le forze di polizia in termini economici e neanche per i mezzi. Vedremo quello che accadrà, ma non bastano gli 80 euro. Vado verso la conclusione, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha concluso il tempo, onorevole Cirielli. Deve proprio concludere.

  EDMONDO CIRIELLI. Allora, in conclusione, noi ci aspettiamo da parte del Governo un impegno serio perché la sicurezza interna ed esterna, non a chiacchiere, non con annunci, vengano garantite. Ci aspettiamo che l'Italia, non con semplici proclami, faccia il proprio dovere per difendere la civiltà dei nostri valori, come è stato detto, ma intanto, soprattutto, la sicurezza dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, il 13 novembre, un mese fa, vi è stata una dichiarazione di guerra, che non è solo Pag. 35stata una dichiarazione di guerra alla Francia, a Parigi, all'Europa, è stata una vera e propria dichiarazione di guerra al mondo e alla società occidentale, alla nostra civiltà, ai nostri valori, ai nostri principi, agli usi e ai costumi di un mondo e di una società. Proprio di fronte a questa vera e propria dichiarazione di guerra, noi ci saremmo aspettati da parte di chi in questi anni ha lottato, e ha fatto anche delle guerre per conquistare delle libertà, che queste libertà, questi principi e questi valori venissero difesi e salvaguardati in modo totalmente diverso rispetto a come è avvenuto. Il Presidente del Consiglio, a inizio del proprio discorso, diceva che servirebbe una strategia comune europea contro il terrorismo ed è esattamente quello che non è avvenuto. Noi oggi, in questo mese, non abbiamo visto una strategia comune da parte dell'Unione europea e da parte della comunità internazionale. Abbiamo visto singoli Stati, singole realtà, che per difendersi, per difendere questi principi di civiltà, per difendere queste libertà, hanno attuato azioni singole proprio per recuperare quanto perso rispetto al terrorismo. Quindi, siamo di fronte, e bisogna avere il coraggio di dirlo, a un fallimento totale, alla dimostrazione di incompetenza, ma soprattutto alla dimostrazione di impotenza da parte dell'Unione europea e da parte di alcuni singoli Governi, tra cui anche il Governo italiano, di affrontare il tema del terrorismo.
  Ci sono alcuni temi legati al terrorismo che sono temi che a noi stanno particolarmente a cuore e rispetto ai quali noi abbiamo idee chiare, abbiamo soluzioni, abbiamo proposte, dimostrando coerenza sul tema dell'immigrazione, sul tema della sicurezza, sul tema del rapporto e della profonda incompatibilità tra la società, la civiltà e la cultura occidentale, e la civiltà islamica, sul tema della difesa delle frontiere, sul tema della difesa dei confini, sul tema della tutela dell'interesse nazionale. I muri salgono, e noi non siamo contenti se salgono i muri o se si affermano i fili spinati, perché le frontiere scendono, perché c’è la necessità da parte dei singoli Stati di affrontare il problema, se è vero come è vero che il terrorismo, e mi permetto di dire anche l'immigrazione, sono fenomeni globali. Questi fenomeni globali vanno affrontati con soluzioni globali e se non ci sono soluzioni globali da chi è chiamato ad affrontare questi problemi (penso all'ONU e alla NATO), e se l'Europa dimostra di essere incapace e impotente di affrontare questi temi, è evidente che i singoli Stati, nell'esercizio della propria sovranità nazionale, fanno quello che è utile, che è necessario, che è opportuno per difendere il proprio Paese. Su questi temi il Governo ha dimostrato profonda incoerenza rispetto al tema della sicurezza. Non c’è una percezione di insicurezza, smettetela di dire che all'interno del nostro Paese c’è semplicemente una percezione di insicurezza. C’è un'insicurezza reale, c’è un'insicurezza quotidiana legata non solo al terrorismo, ma legata alla micro, alla macrocriminalità, che colpisce ogni singolo cittadino, legata al fenomeno dell'immigrazione. Che ci sia stata una totale incapacità da parte dell'Europa e da parte del nostro Governo di gestire il fenomeno dei flussi migratori e di contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina lo vediamo quotidianamente, è sotto tutti gli occhi. Questo è il fallimento dell'Europa. L'Europa ha tradito i valori su cui i padri costituenti europei, tanto cari alla sinistra (Spinelli, Schuman, Jean Monnet), avevano fondato il sistema europeo. Sono alcuni principi e alcuni valori a cui noi credevamo: il principio di solidarietà e il principio di federalismo; principi che sono stati completamente abbandonati, che sono stati completamente traditi. Abbiamo più volte ricordato: attenzione, la gestione del fenomeno dell'immigrazione, dei flussi immigratori e il contrasto all'immigrazione clandestina sono necessari e doverosi. Oggi, stiamo assistendo al fallimento di quelle politiche buoniste, delle politiche filoimmigratorie, delle politiche filoislamiche, delle politiche dell'immigrazione di massa incontrollata, della politica delle porte aperte, della politica «viene avanti, tanto c’è posto», Pag. 36con riflessi che si stanno riflettendo sulla nostra società, con gravi danni, con gravi effetti.
  Tali effetti si verificano non solo da un punto di vista della sicurezza e dell'ordine pubblico, ma anche da un punto di vista economico e, mi permetto di dire, anche da un punto di vista sociale. Il welfare sociale costa e la politica deve decidere cosa merita di essere sostenuto e cosa no. Così come fondamentale è il rapporto tra la società occidentale e la società islamica. Francamente vorrei che ci fosse un Islam buono, vorrei che ci fosse un Islam di pace, vorrei che ci fosse un Islam moderato. Purtroppo, non lo vedo e il problema di profonda incompatibilità dei principi della nostra società e della nostra civiltà occidentale rispetto al mondo islamico non è un problema di natura religiosa. Nessuno di noi vuole una guerra religiosa tra cristiani e islamici: è un problema di natura giuridica, è un problema di natura laica.
  Il nostro è uno Stato laico, ma a profonda vocazione cristiana, e quindi la questione va affrontata sotto quel punto di vista. Avrei voluto che il Ministro Alfano fosse qua presente per invitarlo a convocare immediatamente le comunità islamiche al Ministero per arrivare alla definizione delle intese previste nella nostra Costituzione. Oggi la cultura e le organizzazioni islamiche si sottraggono sistematicamente alle intese con lo Stato italiano. È previsto all'articolo 8 che la sottoscrizione delle intese significa accettare i principi, i valori, le regole, gli usi, i costumi, le tradizioni, l'identità, i valori che imperniano la nostra società. Le comunità islamiche sino ad oggi si sono sottratte e, quindi, finché non ci sarà la sottoscrizione delle intese con lo Stato italiano, nessun dialogo sarà possibile e nessun dialogo è ovviamente auspicabile. Ricordo che in Italia abbiamo qualcosa come mille moschee abusive, illegali, che sfuggono dal perimetro della legalità; centootto sono ritenute pericolose; abbiamo trenta organizzazioni islamiche che sono ritenute profondamente pericolose e che quindi devono essere smantellate, devono essere chiuse. Al Ministro Alfano ricordo che in questo Paese non vanno chiusi i commissariati di polizia, non vanno chiusi gli uffici di sicurezza, non vanno chiusi i settantaquattro uffici della polizia postale fondamentali e necessari per contrastare il terrorismo via web, ma vanno chiuse quelle moschee che non sono luoghi di preghiera, che non sono luoghi di culto, ma che sono luoghi di odio, di radicamento, di proselitismo, che creano odio nei confronti della società e del mondo occidentale. Allo stesso modo va ristabilita e va fatta chiarezza rispetto ai rapporti internazionali. È stato già detto prima in precedenza dal collega Fedriga che la Turchia non riconosce il genocidio del popolo armeno: la stessa Turchia sul cui territorio ci sono circa venti campi d'addestramento dell'ISIS; la stessa Turchia che acquista il petrolio sul mercato nero con l'ISIS; la stessa Turchia che nega i diritti e nega le libertà fondamentali, che nega i diritti delle minoranze linguistiche ed etniche; la Turchia che nega i diritti di comunicazione e di libertà. Voglio ricordare che sistematicamente in Turchia ci sono giornali che vengono chiusi, TV che vengono chiuse e giornalisti che vengono arrestati. Ottanta milioni di islamici che rischiano di rappresentare anche una concorrenza sleale per i nostri imprenditori e per la nostra economia. E l'Europa cosa fa ? L'Europa stanzia 3 miliardi di euro – 280 milioni di euro da parte del nostro Governo – per riaprire quella fase di adesione della Turchia all'Europa, la liberalizzazione dei visti dei turchi e addirittura riaprire il processo di adesione. Anziché dialogare con la Turchia è fondamentale riaprire il dialogo con la Russia: la Russia è l'unico vero nemico che ha avuto il coraggio di affrontare il terrorismo islamico e – mi avvio, Presidente, a concludere – oggi abbiamo l'occasione di riaprirlo, sopprimendo le sanzioni alla Russia e il relativo embargo, che rappresenta non solo un danno da un punto di vista economico, ma anche un danno sul rapporto e sulla collaborazione nella politica di cooperazione internazionale per poter sconfiggere il terrorismo islamico. Pag. 37Quindi vengono attuate politiche diametralmente opposte che rappresentano una mancanza di coraggio da parte del nostro Paese, che continua a prendere schiaffi dall'Europa sul fronte immigrazioni: siamo cornuti e siamo mazziati. Non abbiamo sentito una parola da parte del Presidente del Consiglio sui famosi ricollocamenti. Erano 160.000 i profughi siriani ed eritrei che l'Europa si era impegnata a ricollocare: 40.000 dall'Italia, 1500 al mese, 80 al giorno. Ne sono stati ricollocati soltanto 180 in un mese.
  Quindi, sottolineiamo il fallimento di quella politica, il fallimento della politica dell'immigrazione e – è stato ricordato prima, Presidente – l'equazione immigrazione-terrorismo. A Merano un mese fa è stato arrestato un terrorista islamico al quale lo Stato italiano...

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni, deve concludere. Ha finito il suo tempo.

  NICOLA MOLTENI. Mi avvio a concludere... al quale lo Stato italiano garantiva un appartamento e un sussidio sociale di duemila euro al mese per lui e per la sua famiglia.

  PRESIDENTE. Grazie.

  NICOLA MOLTENI. Serve una politica diversa, serve una politica alternativa a questo Governo, e noi vogliamo rappresentarla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Presidente, sottosegretari, esprimiamo il nostro voto favorevole alla risoluzione, ne condividiamo tutti i punti, in particolare la visione di lungo periodo, nel senso che apprezziamo l'esito del vertice de La Valletta sull'immigrazione quale primo passo per la creazione di una maggiore sinergia tra le politiche di sviluppo e di cooperazione e quelle migratorie e della sicurezza. Pensiamo che debbano essere aumentati i fondi per lo sviluppo dell'Africa: è un punto centrale. Ribadiamo, come abbiamo già fatto in un'altra occasione, che dobbiamo tuttavia essere capaci di mettere sotto controllo i fondi che già eroghiamo, perché l'Europa eroga 50 miliardi alla cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e dobbiamo essere certi che questi investimenti che facciamo diano effettivamente il risultato che ci attendiamo, mentre oggi non è così. Quindi sottolineiamo la priorità di questo aspetto: controllare che quanto facciamo abbia dei risultati. Vogliamo sottolineare il valore morale e politico delle iniziative italiane di soccorso in mare e di accoglienza nel Mediterraneo e vogliamo anche sottolineare il fatto che il nostro Governo deve porre con forza il tema dei Paesi che si oppongono e sabotano l'accordo di riallocazione dei migranti, posto che dobbiamo essere molto rigorosi nelle procedure per l'identificazione, cosa che da quanto ci ha detto il Presidente del Consiglio sta avvenendo e abbiamo accolto molto positivamente la notizia della costituzione del primo hotspot di identificazione. Naturalmente ribadiamo la nostra richiesta di considerare ugualmente prioritarie le questioni dell'immigrazione, della sicurezza e del terrorismo insieme alle questioni della ripresa economica dell'Europa perché sono strettamente collegate e per tale ragione chiediamo al Governo il massimo impegno per portare avanti il rapporto dei cinque Presidenti sulla riforma del sistema di Governo dell'Unione economica e monetaria europea, la maggiore integrazione del mercato interno, in particolare quello del lavoro e, da questo punto di vista, deve essere respinta con forza la richiesta del Governo inglese di escludere per i primi quattro anni i lavoratori europei dai benefici del welfare previsti per i lavoratori britannici. Questa loro richiesta è contro l'Europa, contro la ripresa economica e contro i diritti dei lavoratori, Pag. 38contro i diritti dei 600 mila lavoratori italiani che in questo momento sono in Gran Bretagna.
  Condividiamo moltissimo il punto forte sullo sviluppo della sharing economy e dello sviluppo dei capitali per le piccole e medie imprese e anche il fatto di svolgere ogni iniziativa utile al completamento dell'unione bancaria con l'obiettivo di rafforzare la responsabilità degli enti creditizi, che è un obiettivo molto importante per il nostro Paese. Abbiamo già detto del fatto che dobbiamo fare di tutto per tenere l'Inghilterra in Europa, ma non cedere alla loro richiesta sul fatto che un Paese possa porre un veto e sul fatto che possa essere eliminata dai Trattati l'espressione «per un'unione sempre più stretta».
  Noi dobbiamo difendere gli elementi costitutivi dell'Europa e sicuramente l'Unione sempre più stretta ne è il fondamentale. Noi chiediamo al Governo di avere un'impostazione opposta rispetto a quella del Premier britannico, il quale dice: l'Europa dove è necessario, ma l'ambizione nazionale dove è possibile. Noi diciamo: l'Europa ove è possibile e l'ambizione nazionale dove è necessaria. Infine l'ulteriore tema al centro del prossimo Consiglio europeo sarà la lotta contro il terrorismo e oggi il Presidente del Consiglio ci ha parlato di cyber security. Videosorveglianza, conservazione di ogni traccia delle comunicazioni elettroniche, la registrazione possibile di ogni abitudine, dobbiamo metterci in guardia perché rischiano di realizzare un controllo di massa e di trasformare tutti i cittadini in sospetti. Rischiamo di avvicinarci pericolosamente all'uomo di vetro, sempre visibile dai detentori del potere politico ed economico, con un rischio evidente per la libertà e la democrazia. L'utilizzo della tecnologia, noi vogliamo dirlo forte, non può essere affidato soltanto all'imperativo della sicurezza o alla logica dell'efficienza economica, deve essere sempre misurato con il metro della democrazia e del rispetto della persona. La Convenzione sulla tutela dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea dicono esplicitamente che limitazioni di libertà e diritti sono ammissibili solo se consistono in misure compatibili con i principi di una società democratica. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea si apre con l'affermazione che la dignità umana è inviolabile e rappresenta un contributo importante per la costituzionalizzazione della persona. È una responsabilità grande la nostra, dobbiamo riuscire a coniugare la riflessione teorica e l'azione politica sulla cyber-sicurezza con il mantenimento della libertà e dei diritti. La democrazia ha vinto le sue battaglie solo quando è stata capace di mantenere il suo volto e la sua ispirazione, la difesa intransigente e intelligente della libertà, oggi come ieri, è la miglior arma contro chi la nega e noi questa difesa chiediamo al Governo di esercitare in sede europea con forza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, purtroppo anche questa discussione di stamattina si è risolta in un'arena, in uno scontro dove il merito è scomparso, mentre invece il merito è sostanza e dovrebbe essere oggetto di una riflessione più approfondita. Mi dispiace che il Presidente del Consiglio non ci sia, ma so che il sottosegretario Gozi riferirà. Se io fossi al suo posto, domani, al Consiglio d'Europa, porrei alcune questioni, innanzitutto porrei agli altri partner europei un tema che all'indomani del 13 novembre diventa sempre più urgente: qual è il male oscuro dell'Europa ? Qual è il punto che non fa ripartire un processo unitario, che non consente il superamento di una dimensione intergovernativa, che non riesce a dare soggettività politica al nostro continente nel momento in cui il mondo è attraversato da sconvolgimenti giganteschi che meriterebbero non semplicemente un'analisi, ma anche qualche forma di risposta ? Invece dopo il 13 novembre ognuno è andato per i fatti propri, la Pag. 39Francia ha deciso di reagire a quei terribili attentati – lo diceva lo stesso Presidente del Consiglio – esclusivamente sul terreno militare e contemporaneamente producendo anche delle scelte rischiose sul terreno democratico, a partire dalla proroga dello stato d'emergenza fino alla modifica della Costituzione; gli altri Paesi si sono attrezzati a modo proprio.
  Qual è il risultato ? È che l'Europa non ha una funzione, non svolge un ruolo, non riesce a produrre un'iniziativa politica in grado di invertire la tendenza. Perché accade questo ? Perché probabilmente dovremmo scavare di più e scavare di più significherebbe guardare in faccia la crisi dell'Europa, provare a indagare quel male oscuro che parla dell'assenza di istituzioni vere e proprie e parla di una dimensione economica fragile e sbagliata. Il Presidente del Consiglio l'ha omesso, secondo me colpevolmente. Se l'Europa oggi si trova ancora dentro un quadro di deflazione è perché nonostante tutto le scelte di politica economica continuano a essere sbagliate, a otto anni dall'inizio della grande crisi abbiamo un terzo della produzione, dell'apparato produttivo che è bruciato, i disoccupati che sono più che raddoppiati e quelle periferie che vengono citate talvolta come se fossero esclusivamente dei luoghi dell'anima e non i luoghi in cui si consumano le principali ingiustizie sociali sono una pentola a pressione pronta ad esplodere. Ha ragione il collega Galli, non è semplicemente l'islamismo che si radicalizza, talvolta sono le situazioni radicali che portano benzina all'islamismo radicale e quindi le situazioni più critiche sul piano sociale e sul piano economico e portano benzina anche a quei populismi che nel corso degli ultimi anni sono cresciuti. Non c’è una riga, non c’è una parola rispetto a quello che è accaduto in Francia ma il fatto che destra e sinistra si siano dovute mettere d'accordo per ricacciare l'estrema destra dovrebbe far riflettere sulla crisi profonda del modello economico europeo e sulla crisi profonda anche della sinistra in Europa, incapace di dare risposte di alternativa sul terreno sociale, incapace di ricostruire una dimensione anche politica dell'Europa che sia qualcosa in più della riunione di qualche Capo di Stato. Io penso che questi temi vadano affrontati in maniera un po’ più profonda, così come andrebbero evitate le omissioni. Noi l'abbiamo detto dall'inizio che consideravamo giusta la prudenza rispetto a sbocchi militari, ma trovavamo sbagliata la prudenza rispetto a iniziative politiche e da questo punto di vista avrei voluto ascoltare una parola da parte del Presidente del Consiglio rispetto alla necessità, ora e non domani, di una moratoria verso Paesi molto spesso fiancheggiatori dell'Isis sul terreno della vendita delle armi. Mi sarei atteso qualche parola non rispetto al tema – giusto – degli errori che si sono accumulati nel rapporto con la Turchia nel corso degli ultimi anni, ma su cosa è la Turchia oggi e che cosa ha significato rispetto alla crescita e l'implementazione del Daesh. Sono fatti storicamente provati e da questo punto di vista forse dire, nel momento in cui si costruisce un accordo rispetto ai migranti con la Turchia, che probabilmente a un nostro alleato della NATO bisognerebbe impedire di continuare a bombardare i curdi che sono il principale avamposto militare in quell'area che difende l'Europa dal Daesh, forse sarebbe stato necessario e giusto. Contemporaneamente è immaginabile che parliamo della disintegrazione del Medio Oriente senza dire una parola rispetto al conflitto israelo-palestinese che ancora oggi è il cuore principale della crisi di quell'area ?
  A me hanno colpito molto – nessuno l'ha ripreso – le parole del capo negoziatore per l'Autorità nazionale palestinese rivolte al partner israeliano, quando ha detto, a un certo punto, a Netanyahu: fai attenzione, se non c’è un accordo con noi, la prossima volta, dall'altra parte del tavolo, rischi di trovarti l'ISIS. Mi meraviglio che la comunità internazionale non abbia questo livello di allerta rispetto ai rischi di peggioramento di quel teatro e di quel contesto.
  Diceva Gabriel García Márquez in Cent'anni di solitudine: è più facile iniziare una guerra che finirla. E credo che questo Pag. 40sia il tema che dovrebbe sollevare Matteo Renzi al prossimo Consiglio europeo; e dovrebbe dirlo a tutti i partner che oggi immaginano che questo possa essere uno sbocco; e dovrebbe cominciarlo a dire anche rispetto alla notizia che è venuto a darci oggi.
  Io vorrei capire qualcosa in più rispetto alla diga di Mosul, non perché ci sia una pregiudiziale contrarietà, né perché non vediamo il ruolo dei nostri carabinieri in quel teatro per l'addestramento dei peshmerga, ma perché bisogna sapere che, nel momento in cui si mettono gli scarponi lì, qualche rischio si corre. Bisogna che siano chiare le regole di ingaggio e bisogna capire bene cosa si va a fare. Non basta una comunicazione, ci vuole una discussione parlamentare. Io credo che questo dovrebbe essere il cuore di un'iniziativa politica dell'Italia: disarmare il Medio Oriente, bonificare i giacimenti d'odio, produrre un'iniziativa per chiudere i rubinetti all'ISIS. E bisognerebbe fare anche un'operazione di verità, un'operazione di verità anche rispetto alle scelte di questo Governo.
  Presidente del Consiglio, non può venire a discutere del prossimo Consiglio europeo e poi fare propaganda rispetto alle misure del Governo sulla legge di stabilità perché sono altra cosa, a partire da una cosa che mi ha colpito; rivendico, da questo punto di vista, un'originalità di posizione per il mio gruppo, per il gruppo di Sinistra italiana. Il Presidente ha detto: tra Brunetta e la povera gente noi scegliamo la povera gente. Ha omesso di dire che il presidente Brunetta, che potrebbe pagare la tassa sulla prima casa, dall'anno prossimo non la pagherà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà)...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Scotto.

  ARTURO SCOTTO. ... come la povera gente che invece avrebbe diritto a non pagarla. È questa la differenza tra un Governo che guarda a destra, come il Governo di Matteo Renzi, e una sinistra che si pone il tema della progressività e della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,30).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo... Signora Presidente, posso rivolgermi al rappresentante del Governo ? Perché a me sembra che il Governo sia venuto qui per parlare con il Parlamento, con i parlamentari, con le forze politiche, e mi sembra normale che le forze politiche si rivolgano anche al rappresentante del Governo. E arriverei persino a contemplare l'ipotesi che il Governo si possa rivolgere alle forze politiche. Sa, possono sembrare cose banali, quelle che gli americani chiamerebbero truism, cose così evidenti che non vale la pena di ricordarle, ma in quest'Aula a volte anche l'evidenza ha bisogno di essere richiamata perché qualcuno, o per sbaglio o di proposito, la dimentica.
  All'inizio di questo intervento mi vengono in mente le parole di un grande poeta polacco, Jan Lechón: «Non c’è cielo, né terra, né abissi, né inferno. C’è solo Beatrice. E proprio lei non c’è».Pag. 41
  È una delle espressioni più terribili della disperazione esistenziale, della grande crisi dell'Europa del Novecento. A me viene da dire: non c’è cielo né inferno, non ci sono vette né abissi, c’è solo l'Europa e proprio l'Europa non c’è.
  Perché, nella discussione che stiamo affrontando in questo Parlamento e anche altrove, qual è il tema che torna sempre con la massima evidenza ? Le soluzioni ai nostri problemi sono a livello europeo, in un mondo in cui la politica si è globalizzata, in cui l'economia si è globalizzata, la dimensione nazionale non è all'altezza di garantire i diritti fondamentali, le esigenze fondamentali del nostro cittadino. Non lo dico io, lo dicono i colleghi della Lega Nord quando ci dicono: ma l'Europa dovrebbe... E certo, quando deve affrontare i problemi, l'Europa «dovrebbe»; poi, quando devi fare demagogia: abbasso l'Europa, distruggiamo l'Europa, usciamo dall'Europa, facciamo finta che l'Europa non ci sia.
  Certo, l'Europa «dovrebbe», ma l'Europa non fa. Abbiamo bisogno di più Europa, noi non abbiamo difficoltà a dirlo: abbiamo bisogno di più Europa e l'Europa che c’è non basta. L'Europa ha detto che c’è, ma è avvolta su se stessa, nei suoi meccanismi burocratici. Questo è il dramma, il dramma della democrazia italiana ed europea, perché, quando i problemi si risolvono a livello europeo, ma non esiste un sentimento europeo, non esiste un cuore europeo, non esiste una opinione pubblica europea, allora cosa succede ? Succede che, davanti al terrorismo, davanti alla crisi economica, davanti alla paura, la gente si rifugia in una dimensione nazionale, che non è capace di risolvere nessun problema, però almeno dà sicurezza, almeno per un poco riscalda il cuore. Perché l'Europa non riscalda il cuore ? Questa è la vera grande questione che dovremmo affrontare. Perché, se non riusciamo a costruire un'Europa politica, un'Europa capace di riscaldare il cuore dei suoi cittadini, di farli sentire come cittadini, bruciando – bruciando ! – le tante riserve, i tanti egoismi particolari, noi non risolveremo i problemi e la nostra democrazia appassirà, se non crollerà fragorosamente. La forza dei populisti non è che c’è troppa Europa, ma è che non ce n’è abbastanza e allora il cittadino torna a rifugiarsi nella dimensione nazionale.
  Facciamo qualche esempio, ne ha fatto qualcuno il Presidente Renzi: le politiche dell'immigrazione. Ma è ovvio ! Noi abbiamo bisogno oggi di una autorità europea per l'immigrazione, abbiamo bisogno di una guardia costiera e di una guardia di frontiera europea, abbiamo bisogno di procedure comuni per l'identificazione di chi arriva e anche per le espulsioni, perché Renzi non l'ha detto, ma il nostro Governo è schiacciato tra una magistratura – una parte almeno – che non vorrebbe mai fare l'espulsione in nessun caso, per nessuna ragione, e che non vuole neanche che si prendano le impronte, se il richiedente asilo non dice che le vuole dare lui, da un lato, e, dall'altro lato, l'Europa, la quale vorrebbe che noi facessimo le espulsioni e che noi prendessimo l'impronta e identificassimo chi viene, anche contro la sua volontà. Ma se vieni, devi stare alle nostre regole e la prima regola è che, quando arrivi, presenti il biglietto da visita.
  Allora, se noi avessimo regole europee, sarebbe più facile per noi, ma sarebbe più facile per tutti. Abbiamo quindi bisogno, a livello di politica dell'immigrazione, di una politica dell'immigrazione comune, compresa la guardia costiera, compresa l'autorità per l'immigrazione, compresa la politica di cooperazione. A Malta hanno detto molte cose belle, qualcosa abbiamo anche fatto, ma non basta, perché il nostro problema è quello di andare a riattivare lo sviluppo sull'altro lato del Mediterraneo e lì è prioritaria la soluzione della crisi libica, come anche quella della crisi siriana.
  Politica dell'immigrazione: senza Europa non si fa, ma dietro alla politica dell'immigrazione c’è la politica della pace, perché questa è un'emergenza umanitaria, non è semplice immigrazione. Per rimandarli a casa, ci deve essere una casa cui rimandarli; molti vanno rimandati a casa, ma rimandarli a casa significa non rimandarli Pag. 42a casa a farsi ammazzare, ma rimandarli in una casa nella quale possano vivere.
  E allora, noi abbiamo bisogno di intervenire con energia, ma può farlo l'Italia, deve farlo l'Europa, perché, dietro la crisi libica, dietro la crisi siriana c’è un problema più drammatico: è la globalizzazione che non viene governata, non la governa nessuno. Gli Stati Uniti si sono illusi di poterla governare da soli, non ci sono riusciti, per loro l'Atlantico è secondario rispetto al Pacifico, il Mediterraneo praticamente non esiste, con buona pace di tutti i mitomani che continuano a vedere dietro ogni cosa che succede l'imperialismo americano. Il nostro problema non è quello, è il contrario. Agli americani del Mediterraneo importa pochissimo e questo crea il vuoto di potere che l'Europa dovrebbe riempire e non è capace di riempire, perché non ha una politica di difesa, perché non ha una politica estera. Per farlo noi abbiamo bisogno, anche, di ricostruire la Comunità atlantica. L'Europa nasce dentro una comunità di valori con gli Stati Uniti, abbiamo bisogno di Comunità atlantica. Europa e Stati Uniti assieme possono garantire la pace nel mondo, gli Stati Uniti da soli non possono, tanto meno l'Europa, da sola.
  E abbiamo bisogno di ricostruire il rapporto con la Russia. Non è la prima volta che lo dico in quest'Aula: abbiamo bisogno di ricostruire il rapporto con la Russia che abbiamo lasciato decadere. Se Putin è diventato Putin è anche perché la politica europea di sostegno allo sviluppo democratico in Russia si è interrotta. Siamo in una situazione difficile e dovremmo smetterla di ricordare sempre e solo un lato della vicenda: la politica estera è complicata, è complessa, è difficile, perché Putin è il nostro alleato contro l'estremismo islamico, ma Putin è anche colui il quale si è preso la Crimea, che minaccia l'indipendenza dell'Ucraina. Vogliamo lasciare l'Ucraina nelle mani di Putin ? Sento tanta gente che si lamenta delle sanzioni; io vi dico, conoscendo bene il dramma di tante imprese italiane: benedette sanzioni che hanno evitato la guerra. Cosa facevamo senza le sanzioni, cosa facevamo con una Polonia, un'Ungheria, un'Estonia, una Lettonia e una Lituania in preda al panico, dove reintroducono il servizio militare obbligatorio, dove vanno in giro per il mondo a comprare carri armati e si preparano alla guerra, se l'Europa non dà il segnale che è capace di contenere la Russia con i metodi della pace ? Anch'io desidero che togliamo le sanzioni, ma dobbiamo farlo raggiungendo un accordo con la Russia, un accordo che difenda l'integrità dell'Ucraina e rinsaldi il fronte comune contro il terrorismo. Un accordo che dica anche agli ucraini che l'Ucraina dell'Est ha bisogno di un'ampia sfera di autonomia, ampia ! Proponiamo loro il modello dell'Alto Adige/Südtirol o un modello analogo, perché è condizione per la pace, dobbiamo; ma per fare questo prima dobbiamo rinsaldare...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Concludendo, c'era una volta un disegno europeo, era quello di Giovanni Paolo II, di Helmut Kohl e di François Mitterand, questo progetto europeo che scaldava i cuori – perché aveva valori, aveva radici, era il progetto delle radici cristiane, ebraico-cristiane, greche e romane dell'Europa – è stato lasciato cadere. Abbiamo avuto quindici anni di egoismi nazionali di gruppo, oggi siamo a una crisi che è l'effetto di 15 anni senza politica europea. Onorevole Gozi, dica al Presidente Renzi, lo ridica: dobbiamo riprendere il documento dei cinque Presidenti, l'ultima parte: senza Europa politica, noi ci avviamo al declino della democrazia. E quanto alla Gran Bretagna, ormai è evidente, faremo un'Europa a due velocità. Non facciamo compromessi stupidi; tutta la comprensione per la Gran Bretagna, ma rafforziamo chi l'Europa politica la vuole fare e facciamola rapidamente, perché presto potrebbe diventare troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, signora Presidente. Io ho grande rispetto dei sottosegretari seduti al banco del Governo, che, è evidente, hanno titolo e competenze per rappresentare il Governo in questa discussione. Mi lasci osservare, però, signora Presidente – e lo faccio perché lo possa osservare la Presidenza della Camera – che trovo sconcertante che il Presidente del Consiglio, dopo le sue comunicazioni e, soprattutto, dopo la sua replica, che io definirei un comizio per utilizzare il Parlamento come cassa di risonanza, ora non sia qui ad ascoltare i rappresentanti del Parlamento nelle dichiarazioni di voto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
  Se fosse qui, mi rivolgerei a lui, a Renzi – e lo farei attraverso la Presidenza della Camera –, che nelle sue comunicazioni ci ha detto che si presenterà al prossimo Consiglio europeo proponendo quello che Renzi stesso ha definito l'approccio italiano ai problemi della sicurezza e dell'Europa, per dirgli che tale approccio ci è sembrato, come al solito, omissivo e superficiale di fronte alla drammatica emergenza posta dal proliferare dei fenomeni terroristici e di fronte alla necessità di dimostrare coraggio e determinazione per estirpare la violenza terroristica, a cominciare dai teatri dai quali essa si origina e si propaga in tutto il mondo occidentale.
  Noi non siamo affatto convinti dell'approccio che il Presidente del Consiglio ha suggerito e siamo sicuri che neanche l'Europa lo apprezzerà. Renzi ha richiamato, a dimostrazione di questo approccio, i recenti interventi previsti nella legge di stabilità sulla sicurezza. Ha citato come esempi le azioni per la cyber sicurezza previste nella legge di stabilità, ma mentre evoca con la solita vis retorica – ormai conosciuta e incapace di abbindolare alcuno – l'importanza della cyber sicurezza, omette di assumere impegni per evitare la chiusura di moltissimi presidi di polizia postale, che il Governo sta progettando, invece, di chiudere, e che rappresentano un'infrastruttura necessaria per la sicurezza digitale.
  Ha citato, ancora, gli 80 euro per gli operatori della sicurezza, che neanche loro vorrebbero, perché li ritengono, giustamente, soltanto un espediente per evitare gli adeguamenti contrattuali che meritano e che chiedono. Proprio sugli 80 euro – nel suo comizio di replica, con un nervosismo che comprendiamo e che sicuramente comprendono gli italiani che registrano questo nervosismo per i fatti accaduti nelle ultime settimane, e che hanno visto protagonisti esponenti del Governo, a cominciare dal Presidente Renzi – si è arrampicato sugli specchi. Nel suo comizio ha utilizzato il Parlamento come cassa di risonanza per le sue dichiarazioni e per la sua retorica, così come ha fatto per i giornali, per le televisioni, facendo la lista dei buoni e la lista di proscrizione di quelli che buoni non sono e, anzi, sono cattivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente); è inaccettabile, dimostra che abbiamo un Presidente del Consiglio che, nonostante non sia eletto dagli italiani, non ha capito che, proprio per quello, dovrebbe avere più rispetto delle regole e della dignità del Parlamento, che non può essere utilizzato e strumentalizzato per la sua comunicazione politica.
  Ha dimenticato di dire, sugli 80 euro, che avrebbe potuto sbloccare i contratti del comparto sicurezza e che, invece, non l'ha fatto, perché, se in questa legge di stabilità, fatta in deficit, ci sono le risorse per le mance elettorali che ha previsto, forse queste risorse avrebbe davvero potuto utilizzarle in maniera più appropriata per dare sostegno a quanti garantiscono la nostra sicurezza. Ma su questa misura, se non vuole ascoltare noi, ascolti almeno il personale della sicurezza, che questo intervento contesta in tutte le sue articolazioni di rappresentanza.
  Ha citato, infine, l'investimento in mezzi che proprio le Forze che si occupano di garantire la nostra sicurezza giudicano assolutamente insufficienti. Il Pag. 44primo passo avrebbe dovuto essere quello di dare alle forze dell'ordine gli strumenti necessari per poter procedere con efficacia al riconoscimento dei migranti, trattenendo coattivamente, anche per tre giorni, chi rifiuta l'identificazione – su questo proprio Forza Italia ha una sua proposta di legge, primo firmatario è l'onorevole Fontana – e procedendo all'immediata espulsione di chi rifiuta il riconoscimento, perché opporsi all'identificazione è già un reato per il nostro codice penale.
  Ha detto che gli investimenti in sicurezza necessitano di investimenti in cultura. Noi sosteniamo ogni investimento in cultura, in istruzione e in formazione – e ci mancherebbe altro – ma questi sono investimenti che i Governi debbono fare, perché da questi dipende il futuro delle nostre generazioni. Non è onesto utilizzare come spot elettorale questo argomento – l'investimento in cultura – per finanziarlo attraverso le risorse sulla sicurezza, in maniera strumentale, mentre la casa brucia.
  Lei, mi rivolgo al Presidente del Consiglio che non c’è per il tramite della Presidenza della Camera, ha richiesto di non erigere steccati e poi non ha avuto neanche l'onestà di riconoscere che proprio i Governi Berlusconi sono stati gli ultimi ad avere avuto una chiara politica estera, favorendo, per esempio, l'accordo tra America e Russia a Pratica di Mare, oppure avvertendo inascoltati la comunità internazionale dell'errore di un intervento in Libia, che avrebbe provocato il caos che oggi registriamo in quell'area. Quanta ironia, in quel periodo, anche dai banchi della sinistra, sul rapporto tra Berlusconi e Gheddafi. Non è con il tono del Presidente del Consiglio che si può venire in quest'Aula e chiedere alle opposizioni, facendo la lista dei buoni e dei cattivi, di non erigere barricate. Siete stati accondiscendenti, anche troppo, con l'Europa e oggi vi lamentate perché l'Europa ci contesta la mancata identificazione dei migranti. Il Presidente del Consiglio ha definito strabiliante la procedura europea di infrazione per non aver identificato gli immigrati; l'Europa oggi chiede al Governo, chiede all'Italia, un'accelerazione nel dare cornice legale all'attività di hotspot, in particolare per permettere l'uso della forza per la raccolta delle impronte e prevedere di trattenere più a lungo i migranti che oppongono resistenza. Bene, benissimo ! Riteniamo sia giusto pretendere da chi vuole venire in Italia che non abbia timore di farsi identificare; vorrei ricordare, però, che il centrodestra, ciò che oggi chiede l'Europa, cioè di permettere, anche con la forza eventualmente, la raccolta delle impronte digitali degli immigrati, lo chiede da sempre, e da sempre la sinistra risponde a questa legittima pretesa tacciando il centrodestra di razzismo e di squadrismo. Siete stati accondiscendenti con l'Europa anche quando questa ignorava, con il consenso anche del nostro Ministero dell'interno, il rapporto esistente tra l'immigrazione clandestina e la microcriminalità, o peggio tra l'immigrazione clandestina e il terrorismo islamico; ora, dopo i fatti di Parigi e gli arresti recenti, questo rapporto è un dato di fatto, eppure l'Europa, quando parla dell'Italia, ci dice che il vostro Governo su questi temi è persino più indietro della Grecia. Non contesti l'Europa, Presidente Renzi, sulla legittima richiesta di identificare anche con la forza gli immigrati clandestini; la contesti, invece, quando ci chiede altri hotspot senza assumere alcun impegno per una comune politica di ricollocamento e di rimpatrio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Dica all'Europa che noi chiediamo da tempo di promuovere nuovi hotspot ai confini dei Paesi da dove hanno origine i flussi migratori.
  Signor Presidente del Consiglio che non c’è, lei ha dilapidato un patrimonio di credibilità straordinario, in Europa come in Italia. Così come ha fatto con gli italiani, si è presentato davanti ai suoi partner europei come ragazzo coraggioso e anche un po’ spavaldo, capace di fare grandi cose; ha ricevuto all'inizio una grande apertura di credito, che non è stato capace di mettere in seguito a profitto, in Europa proprio come è avvenuto in Italia, quando prima ha illuso gli elettori, poi i Pag. 45suoi alleati e infine persino la parte più moderata della sua opposizione, dimostrandosi presto inaffidabile per tutti quelli che le avevano dato fiducia. La verità è che ora, signor Presidente del Consiglio, lei si presenta ad ogni vertice internazionale, ad ogni Consiglio europeo, più debole di com'era a quello precedente. Questo deficit di fiducia è un problema per il nostro Palese ed espone il nostro Paese all'irrilevanza in Europa. Vorrei dire che noi abbiamo tenuto sempre un atteggiamento di grande responsabilità. Lo dico in conclusione: abbiamo votato a favore di tutti i provvedimenti che prevedevano il finanziamento delle missioni internazionali di pace che vedono impegnate migliaia di straordinari giovani militari italiani. Persino l'ultima volta, ad aprile, quando il Presidente del Consiglio si è presentato in Parlamento meno nervoso di oggi, abbiamo ritenuto di non doverlo indebolire, nell'interesse del Paese, affinché potesse difendere con un mandato parlamentare il più ampio possibile e con più vigore le ragioni dell'Italia.
  Il Presidente del Consiglio, invece, non è mai riuscito a far valere le ragioni del suo Paese, e questa volta, dopo le sue comunicazioni intrise di vuota retorica e soprattutto dopo la sua inaccettabile reazione nel comizio di replica, non ce la sentiamo di darle un mandato in bianco. Abbiamo presentato una risoluzione che voteremo insieme alle risoluzioni del centrodestra.

  PRESIDENTE. Onorevole Occhiuto, deve concludere.

  ROBERTO OCCHIUTO. Del nostro Presidente del Consiglio – e concludo – non si fida più nessuno, non avrà dunque neanche la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Io purtroppo non ho tutto il tempo che ha avuto a disposizione il Presidente del Consiglio, che ha utilizzato circa quaranta minuti per dire poco o nulla a quest'Aula; sono costretto a limitare il mio intervento su un solo argomento, che sarà quello dei flussi migratori, ma non prima di aver fatto due battute su alcune considerazioni che ho sentito dal Presidente del Consiglio. In primo luogo, rispetto al patetico – mi permetta – tentativo di mettere il MoVimento 5 Stelle contro l'Arma dei carabinieri: il senso del discorso del mio collega Tofalo era esattamente l'opposto di quello che ha inteso il Presidente Renzi; in secondo luogo, su un tema che mi sta molto caro in quanto componente della Commissione cultura, in riferimento al fatto che ad ogni euro investito in sicurezza deve corrispondere un euro investito in cultura, non vi è nulla di più falso. La deve smettere il Presidente del Consiglio di prendere in giro gli italiani, perché, se ciò fosse vero, ci dovrebbe essere una programmazione di un investimento di circa 13 miliardi di euro in istruzione e cultura, che sono i soldi che servono solo per l'acquisto degli F-35, e questa cosa non ci risulta affatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Venendo al tema in oggetto, ricordo come fosse ieri l'ultima audizione del Ministro Alfano in cui lo stesso si pavoneggiava davanti al Parlamento annunciando di aver imposto la linea all'Europa, di aver superato di fatto – così diceva – il regolamento di Dublino. Beh, gliel'abbiamo detto allora e glielo ridiciamo adesso, ad Alfano e al Governo: il regolamento di Dublino è ancora lì. Avete cantato vittoria prima del dovuto ma la realtà, come sempre, vi si è abbattuta contro. Ad oggi sono solo 130 i ricollocamenti effettuati e a peggiorare il quadro della nostra situazione è arrivata anche la beffa di una procedura di infrazione aperta dall'Unione europea contro l'Italia, accusata appunto di aver violato le previsioni del regolamento di Dublino III e del regolamento Eurodac, circa la mancata identificazione di tutti i migranti sbarcati sulle coste nazionali. Le procedure di ricollocamento sono dunque completamente Pag. 46bloccate e manca nell'agenda programmatica una valida proposta per la creazione di canali di ingresso legali tali da combattere in maniera efficace la tratta di esseri umani, che vede come scenario il Mediterraneo e l'Est Europa e come protagonista più o meno consapevole l'Italia. La stessa operazione Eunavfor Med, che ha come obiettivo principale la lotta al traffico di essere umani, sta già mostrando tutti i suoi limiti: i flussi in ingresso via mare non accennano a diminuire, se non per cause legate, più che altro, alle condizioni meteo, e continua ad essere elevatissimo il tributo di vite umane che paghiamo. Rispetto al fronte interno, desta grande preoccupazione il modo in cui il Governo sta istituendo i centri hotspot, di cui, ricordiamo, non è stata ancora chiarita in nessun modo la natura giuridica. Ancora una volta accettate supinamente i dettami che vi giungono dall'Europa: siamo davanti a un vero e proprio commissariamento dell'Italia, altro che dettare la linea. Da più parti si ricevono segnalazioni di pratiche illegittime attuate nell'unico hotspot ufficialmente istituito, a Lampedusa, e in altre zone calde, come quelle di Pozzallo, Ragusa o Taranto, che non sono ancora ufficialmente hotspot ma che di fatto lo diverranno a breve. Le pratiche illegittime riguarderebbero le frettolose interviste fatte ai migranti per suddividerli arbitrariamente tra migranti economici e richiedenti asilo, in assenza di giusta informativa. Molti migranti vengono poi raggiunti da provvedimenti di respingimento in totale deroga alle disposizioni normative, scoraggiando l'accesso alle richieste di protezione internazionale. Addirittura ci sono casi in cui si sospettano respingimenti collettivi, fatti che, se verificati, sarebbero gravissimi per un Paese come il nostro, che è già stato condannato in passato per reati di questo tipo. Procedere all'identificazione dei migranti, così come richiesto dai partner europei e come previsto dai regolamenti sottoscritti dall'Italia, è sì un dovere, ma non deve in alcun modo comportare una violazione dei diritti fondamentali della persona. Tutto questo si inserisce peraltro nella tardiva risoluzione di gravi criticità interne al nostro sistema di accoglienza, per il quale sembra tuttora assente una reale volontà di riforma. C’è la questione irrisolta della legittimità dei trattamenti nei CIE e specialmente delle condizioni in cui versano i migranti ospitati in questi centri, condizioni peggiori di quelle delle carceri e sappiamo bene quanto già quelle siano pessime ! Qualcosa di davvero inaccettabile per un paese civile quale dovrebbe essere il nostro. C’è il CARA di Mineo che, anziché essere chiuso una volta per tutte, probabilmente verrà riabilitato sotto altra forma e nome. C’è l'accoglienza dei richiedenti asilo all'interno dei centri straordinari, che rappresenta addirittura il 70 per cento del totale, che desta enormi preoccupazioni e che sicuramente non può essere la risoluzione a un fenomeno che, come abbiamo detto più volte è strutturale.
  Il Presidente del Consiglio ha parlato di sicurezza, bene su tutti questi temi nel corso di questi anni abbiamo svolto approfondimenti, eseguito ispezioni, abbiamo fatto proposte proprio per la realizzazione di un sistema sicuro anche per gli italiani, ma non sembra muoversi assolutamente nulla !
  Manca una qualsiasi forma di progettazione in tema di accoglienza e la risposta a questa totale assenza di regole e controlli la troviamo nelle inchieste e nei processi che interessano quasi tutti i partiti, anche quello del Presidente del consiglio, che su questo fenomeno hanno creato, assieme ad alcune cooperative, un business e addirittura una nuova mafia. Forse avete frainteso il senso della frase «il fenomeno migratorio va gestito» ! Nessuno intendeva dire che con l'immigrazione si potevano fare soldi, avete capito male (Applausi dei deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle) ! Chi vi invitava a gestire voleva dire che c'era bisogno di pensare ad un modello rispettoso della dignità umana, non certo ad un comitato d'affari !
  Da dati noti apprendiamo che negli ultimi quindici anni oltre 31.000 persone hanno perso la vita cercando di raggiungere Pag. 47l'Europa, di questi 24.000 nel Mar Mediterraneo. Decine di miliardi sono circolati in maniera lecita e illecita attorno a questo fenomeno e i partiti su tutto questo hanno speculato in ogni modo, sulle vite di queste persone avete contrattato, avete scambiato appalti con voti, favori con soldi per le vostre campagne elettorali, avete ingrassato le tasche di personaggi loschi addirittura della malavita organizzata, tutto questo sulla disperazione di centinaia di migliaia di persone ! Chi si è macchiato di queste colpe pensa di aver coperto tutto, a seconda dei casi, con un po'di buonismo o di cinismo da salotti televisivi, ma la sofferenza procurata a quella gente non potete che portarla con voi come un immenso macigno che peserà sulla vostra coscienza !
  Tornando al prossimo Consiglio europeo e volendo essere il quanto più possibile pragmatici, vado a denunciare le condizioni che il Governo italiano dovrebbe porre all'Europa. Primo, la creazione di vie d'ingresso legali; l'utilizzo di visti di ingresso per motivi umanitari, peraltro già previsto dalla normativa europea, è stato totalmente ignorato nel dibattito ed invece rappresenterebbe una strategia di grande efficacia. Secondo, superamento vero del Regolamento di Dublino che, lo ribadiamo, non è stato assolutamente superato. Un regolamento che ha ampiamente dimostrato di non poter rispondere in maniera efficace alla situazione attuale. L'Italia è il Paese che più di ogni altro dovrebbe cercare di imporre questo tema nell'agenda europea perché è chiaramente il più danneggiato da tale Regolamento, che, come ricordiamo sempre, è stato appoggiato da tutti i partiti che hanno governato negli ultimi anni, Lega compresa. Terzo, efficace avvio di implementazione delle procedure di ricollocamento. Il tema del ricollocamento, anche esso accolto positivamente in fase di proposta, non rappresenta al momento uno strumento efficace e da questa falsa speranza alimentata tra i migranti deriva gran parte della loro reticenza a farsi identificare. Fate funzionare il ricollocamento e funzioneranno anche i fotosegnalamenti ! Quarto, gestione degli hotspot, come abbiamo già detto. Quinto, maggiore efficacia del sistema europeo comune d'asilo. È evidente che, al momento, questo progetto è fermo e l'Italia dovrebbe spingere affinché in Europa si lavori su questo. Accordi con i Paesi di transito: è corretto cercare di costruire un rapporto dialettico e collaborativo con i Paesi di transito, come con quelli di origine dei migranti, resta chiaro però che in nessun caso questi accordi dovrebbero andare nella direzione di creare ostacoli alla migrazione dei cittadini bisognosi di protezione e non è possibile stringere accordi con Paesi che non hanno istituzioni democratiche o che violano palesemente i diritti umani !
  Infine, in materia di politica estera è necessaria una maggiore incisività diplomatica di tutti i Paesi membri per intervenire e cercare soluzioni politiche negli ormai numerosi scenari di tensione, nella consapevolezza di non poter continuare ad essere spettatori passivi di quanto avviene attorno all'Europa.
  Soprattutto rispetto a queste due ultime condizioni, merita un inciso la questione turca, per la quale ricordo è stato adottato un piano d'azione congiunto per far fronte alla crisi dei rifugiati provocata dalla situazione in Siria, che prevede tre miliardi di aiuti. In questo caso l'Unione europea ha anche deciso di rilanciare il processo di adesione della Turchia all'Unione. Bene, allora noi abbiamo vincolato questi 3 miliardi a cinque condizioni che trovate nella nostra mozione.
  Ribadisco, in conclusione, che quella in atto è una trasformazione importante del fenomeno migratorio e che la tutela dei diritti umani va garantita sempre e a ogni costo e deve essere il faro che guida le scelte politiche e le azioni da intraprendere. Siamo in un momento storico in cui l'unica scelta che può fare la differenza è essere coraggiosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicoletti. Ne ha facoltà.

Pag. 48

  MICHELE NICOLETTI. Grazie, signora Presidente. Colleghe e colleghi, come è già stato più volte ricordato in questa discussione il Consiglio europeo dei prossimi giorni si colloca in uno dei momenti più difficili della storia dell'unificazione europea, come ha ricordato il Presidente del Consiglio in apertura.
  È il primo consiglio che si svolge dopo gli attentati di Parigi, che seguono purtroppo altri attentati in altri Paesi del Mediterraneo. In quegli attentati sono state colpite persone inermi, ma è stata colpita anche l'idea di Europa, sia come idea di convivenza libera, pacifica e tollerante, basata sui diritti umani, sia come comunità politica capace di tutelare la vita dei propri cittadini e di proteggerne i diritti fondamentali, ivi compresi i diritti sociali, così duramente colpiti dalla crisi finanziaria degli anni scorsi e da politiche economiche incapaci di sostenere adeguatamente la crescita e lo sviluppo non solo dell'economia, ma anzitutto della vita di tutte le persone, in particolare di quelle più deboli.
  Condividiamo decisamente la linea adottata dal Governo italiano e ribadita anche dai vertici delle nostre istituzioni, penso alle dichiarazioni della Presidente Boldrini e del Presidente Mattarella. La lotta alla violenza terroristica si deve svolgere nel rispetto dei diritti umani e del primato del diritto interno e internazionale, perché se il terrorismo è anche negazione di quella che noi chiamiamo visione umanistica, come è stato detto da colleghi, e anche nichilismo, è solo riaffermando e non negando la nostra visione umanistica della democrazia che si può sconfiggere il terrorismo come il nostro Paese, l'Italia, ha saputo sconfiggerlo con un paziente lavoro, non solo di repressione, ma anche e soprattutto di valorizzazione della ragione critica e della capacità inclusiva delle istituzioni democratiche.
  Condividiamo dunque, proprio per ragioni giuridiche e politiche, il non utilizzo del termine «guerra», che evoca relazioni tra Stati e implica riconoscimenti di soggettività politiche che noi neghiamo a chi annienta la vita inerme. Condividiamo l'approccio italiano centrato sul binomio sicurezza ed educazione, sicurezza e cultura. Proprio la storia italiana di contrasto al terrorismo può dire molto all'Europa, la cultura non è solo fruizione di eventi, vuol dire coltivazione della ragione critica, vuol dire scuola, università, biblioteche, musei, vuol dire dialogo !
  Vi è poi anche la forza inclusiva delle istituzioni democratiche e il sostegno al pluralismo sociale, che rappresentano strategie fondamentali con cui il nostro Paese ha sconfitto il terrorismo e che oggi devono essere riaffermate in Europa.
  Su questa centralità dei diritti umani non è vero che la presenza italiana, come qualcuno ha sostenuto, è stata insignificante a livello europeo: proprio nel semestre italiano la questione è stata posta, ed è stata ripresa successivamente dalla presidenza lussemburghese, poi olandese, a segnare una visione irrinunciabile del nostro modo di intendere l'Europa.
  Lo stesso approccio lo vogliamo sulle migrazioni e sui richiedenti asilo. L'Italia ha posto, e deve continuare a porre con forza, la richiesta di un approccio globale e comune a questi fenomeni: una politica europea sull'immigrazione, una politica comune europea sull'asilo. L'Italia deve battersi in sede europea sulla via che già ha aperto negli anni scorsi, ma sulla via anche ribadita dalle Nazioni Unite, dal Consiglio d'Europa per un sistema di asilo europeo basato conformemente al Trattato di Lisbona sullo status di rifugiato, fondato sul mutuo riconoscimento, sul superamento del regolamento di Dublino quanto al principio del Paese di primo arrivo, sulla solidarietà nelle politiche di redistribuzione e di rimpatrio.
  È totalmente inaccettabile la procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese in materia di asilo: l'infrazione è europea nei confronti dei propri Trattati, anzitutto dell'articolo 78 del Trattato di Lisbona e di innumerevoli prese di posizione della Commissione europea, a partire Pag. 49dall’Action Plan di Stoccolma 2010. In tutti questi documenti viene ribadita la necessità di una politica comune in materia di asilo, di uno status comune del rifugiato che solo può consentire una via d'uscita all'emergenza.
  È stata positiva l'istituzione di una polizia europea, che segue a una moneta comune: dobbiamo andare avanti su queste politiche anche nel campo della difesa, anche nel campo della cooperazione culturale e della ricerca. Tutto questo è la dimostrazione che l'Europa unita si sta facendo, più di quello che noi pensiamo: paradossalmente l'euroscetticismo cresce perché cresce l'unificazione. Nella storia i processi di unificazione politica non si compiono in giorni, ma in anni, talvolta in secoli: così è stato per lo Stato nazionale e così oggi è per l'Europa. L'Europa si sta facendo, il problema è il come.
  E allora l'approccio italiano deve ribadire con forza le forme di questa unificazione europea: primato dei diritti umani, civili e sociali, primato del diritto e della legalità, ma anche più governance democratica e maggiore valorizzazione del pluralismo come vere forme di integrazione sociale. In questa prospettiva sta la battaglia per una governance democratica dell'euro, che noi dobbiamo aprire non dal 2017 ma già dal 2016, aprendo la discussione non solo alle cerchie dei soli tecnici ma ad una vera discussione politica. La nomina del Presidente della Commissione Juncker è avvenuta perché l'abbiamo posta in forte connessione con il voto per il Parlamento europeo: questa strada di rafforzare l'indicazione dei cittadini, il loro potere di determinare dentro un quadro di politica europea le scelte fondamentali, è una strada di non ritorno; e allora anche sulla governance della moneta unica, anche sulla governance europea non devono parlare solo i presidenti, ma deve parlare l'opinione pubblica europea, devono parlare i partiti politici europei, e noi dobbiamo essere al centro di questa discussione.
  Dentro questo quadro di più democrazia e di valorizzazione del pluralismo ci sta anche la differenza tra i Paesi dell'Eurozona e i Paesi che non intendono aderire; e così possiamo comporre la permanenza del Regno Unito dentro l'Europa, riuscendo ad evitare quella che sarebbe per tutti un tragico fallimento del nostro faticoso ma straordinario processo di unificazione del continente.
  Dunque questa politica europea deve rafforzarsi, e deve riprendere l'ispirazione umanistica contro il nichilismo. Ma attenzione, quello che noi chiamiamo nichilismo non ha solo una componente distruttiva: ci sono giovani che sono disposti a dare la vita per un ideale sbagliato e feroce, ma ci sono ancora idee capaci di mobilitare la vita delle persone. Noi dobbiamo recuperare la capacità di diffondere capillarmente, a partire dalle nuove generazioni, il metodo del dialogo non violento, ma anche la capacità di proporre ideali positivi per cui la vita vale la pena di essere spesa per sé e per gli altri: e l'Europa deve essere tra questi valori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider e Locatelli n. 6-00183, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Attorre, Carnevali, Locatelli, Bianconi, Bossa, Vazio, Vecchio, Verini, Tacconi, Chaouki, Di Benedetto, Lo Monte, Marzana...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 50
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  487   
   Votanti  475   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato
 309    
    Hanno votato
no  166).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Scotto ed altri n. 6-00184, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico, Sannicandro, Bossa, Montroni, Schirò, Caso, Calabria, Sandra Savino, Prestigiacomo, Malpezzi, Lenzi, Rostan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  491   
   Votanti  476   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
  28    
    Hanno votato
no  448).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fedriga ed altri n. 6-00185, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Carocci, Benamati, Basso, Minnucci, Greco, Sandra Savino, Sbrollini, Epifani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  489   
   Votanti  465   
   Astenuti  24   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
  61    
    Hanno votato
no  404).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Turco ed altri n. 6-00186, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Blazina, Paris, Fossati, Giammanco, Gregorio Fontana...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  493   
   Votanti  414   
   Astenuti   79   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
  15    
    Hanno votato
no  399).    

  (La deputata Duranti ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione della risoluzione Battelli ed altri n. 6-00187.
  Avverto che i presentatori ne hanno richiesto la votazione per parti separate nel senso di votare le lettere a), h), j), o), p) e s) del dispositivo distintamente dalla restante parte della risoluzione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00187, ad eccezione delle lettere a), h), j), o), p) e s) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Marchi, Malisani, Ghizzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  493   
   Votanti  412   
   Astenuti   81   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  76    
    Hanno votato
no  336).    

Pag. 51

  (I deputati Impegno e Berlinghieri hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Battelli ed altri n. 6-00187, limitatamente alle lettere a), h), j), o), p) e s) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Greco, Di Benedetto, Colaninno, Casellato, Colletti, Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  496   
   Votanti  410   
   Astenuti   86   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
  73    
    Hanno votato
no  337).    

  (Il deputato Capozzolo e il deputato Impegno hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00188, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Tartaglione, Ravetto, Tancredi, Invernizzi, Impegno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  495   
   Votanti  467   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
  61    
    Hanno votato
no  406).    

  (La deputata Berlinghieri ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cirielli ed altri n. 6-00189, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Bossa, Ravetto, Benamati, Capozzolo, Silvia Giordano, Sani, Zaratti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  492   
   Votanti  467   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
  61    
    Hanno votato
no  406).    

  Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre 2015.
  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Amici, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, Crippa, Dambruoso, Di Gioia, Epifani, Fedriga, Fico, Gregorio Pag. 52Fontana, Fontanelli, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Locatelli, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'economia e delle finanze.

(Iniziative volte a tutelare la grappa italiana, con particolare riferimento al rispetto dell'obbligo di imbottigliamento nella zona di produzione – n. 3-01895)

  PRESIDENTE. L'onorevole Catania ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01895, concernente iniziative volte a tutelare la grappa italiana, con particolare riferimento al rispetto dell'obbligo di imbottigliamento nella zona di produzione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIO CATANIA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei perfettamente sa, già da alcuni anni la grappa ha ottenuto il riconoscimento come indicazione geografica protetta da parte dell'Unione europea. È un fatto molto importante perché in questo modo viene riservata ai nostri produttori l'esclusiva su questa denominazione.
  Resta, però, aperto il tema dell'imbottigliamento in zona, un tema tecnico non trascurabile. Obbligare l'imbottigliamento in zona, come chiedono i nostri produttori e come chiede anche l'amministrazione, è importante a tutela di questo prodotto perché impedisce manipolazioni nel circuito commerciale, impedisce che il prodotto sfuso trasferito all'estero possa essere oggetto di comportamenti non corretti da parte degli operatori commerciali.
  Io le chiedo, pertanto, di volere oggi confermare qui, se possibile, l'impegno suo personale, del Governo e dell'amministrazione, affinché venga risolto con Bruxelles questo aspetto tecnico di rilevante importanza, arrivando a una tutela reale e completa del prodotto.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, Presidente, onorevoli deputati, confermo che il Ministero è impegnato da tempo per tutelare al meglio un prodotto di valore come la grappa, nostra indicazione geografica, come sottolineato dall'onorevole Catania.
  Credo sia opportuno ricordare che la Commissione europea, sin dalla notifica del decreto ministeriale n. 5389 dell'agosto 2011, ha sollevato perplessità sulla scheda tecnica relativa all'indicazione geografica della grappa, in particolare sull'obbligo dell'imbottigliamento nella zona di produzione che la Commissione ritiene in contrasto con l'articolo 35 del Trattato sulle restrizioni alla libera circolazione delle merci.
  Per cercare di dirimere la questione e non incorrere in una possibile procedura di infrazione abbiamo interloquito a lungo con la Commissione stessa, inviando alcuni dossier tecnici a sostegno della nostra scelta. Da ultimo, con nota proprio dello scorso 7 dicembre, la Commissione ha ribadito nuovamente la propria posizione in merito all'obbligo di imbottigliamento in zona.
  Alla luce di questa situazione, d'intesa con la filiera e con le organizzazioni Pag. 53professionali, stiamo valutando una proposta di scheda tecnica che preveda la realizzazione di tutte le fasi di elaborazione ivi compreso il grado alcolico finito nella zona di produzione. Si tratta di una soluzione che permetterebbe al prodotto di poter circolare allo stato sfuso solo dopo aver completato l'intera fase produttiva, incluso il raggiungimento del grado alcolico definitivo.
  Ritengo che la nostra iniziativa, questa iniziativa, sia in grado di assicurare la qualità delle produzioni evitando possibili fenomeni fraudolenti, in particolare dovuti al fenomeno della diluizione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Catania ha facoltà di replicare.

  MARIO CATANIA. Grazie, Presidente. Sono senz'altro soddisfatto per il modo esaustivo con cui il Ministro ha ricordato la problematica e le difficoltà incorse fino ad oggi nel rapporto con Bruxelles, con l'Unione europea, meglio ancora con la Commissione europea su questo argomento.
  Io sono convinto che da parte dell'amministrazione italiana, da parte dell'amministrazione diretta dal Ministro Martina, ci sia un impegno efficace e forte.
  Non posso, però, non sottolineare che sarebbe importante, oggi come ieri, ma anche nella fase prossima di questa vicenda nella relazione con Bruxelles, un forte impegno, la manifestazione di una volontà politica rilevante da parte del Ministro stesso, come c’è stata peraltro fino ad oggi. Perché l'esperienza insegna che sì, da un lato, le tecnicità dei dossier hanno la loro estrema rilevanza nel rapporto con Bruxelles, ma in fin dei conti poi assume anche particolare rilievo la sensibilità politica che le autorità nazionali danno ai singoli problemi.
  Io adesso non voglio legare l'impegno del Ministro al risultato esclusivo dell'obbligo di imbottigliamento in zona. Ho ascoltato da parte del Ministro che c’è ancora un diniego recente su questo tema, ma è comunque fondamentale che la soluzione adottata sia la più avanzata e rassicurante possibile per gli interessi nazionali, e ringrazio pertanto sin da ora il Ministro per l'impegno che vorrà tenere in questo senso.

(Iniziative di competenza in relazione alla crisi dello stabilimento della Saeco di Gaggio Montano (Bologna), con particolare riferimento alla tutela dei livelli occupazionali – n. 3-01896)

  PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01896, concernente iniziative di competenza in relazione alla crisi dello stabilimento della Saeco di Gaggio Montano (Bologna), con particolare riferimento alla tutela dei livelli occupazionali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'interrogazione richiama la situazione della Saeco Philips di Gaggio Montano e richiama soprattutto la sensibilità nostra e del Governo nei confronti di un'azienda, marchio leader in Europa e fiore all'occhiello della piccola e media azienda, delle medie aziende italiane nel mondo; un'azienda che oggi, su richiesta della Philips, si vede a combattere l'ennesima richiesta di dichiarazione di esuberi, 243 su 530 dipendenti, quasi il 50 per cento a quanto dicono i sindacati e gli stessi sindaci dell'alto Appennino bolognese, per la volontà di delocalizzare la produzione in Romania si direbbe da parte della Philips.
  Un marchio che fa onore all'Italia, un marchio che ha portato l'immagine dell'Italia e del lavoro italiano oltre confine oggi si trova a soffrire dell'ennesima crisi aziendale che purtroppo condivide con tante altre aziende in modo particolare in quel territorio.
  L'interrogazione mira a capire e a chiedere quali azioni il Governo intenda fare per la salvaguardia di questa azienda e di questi posti di lavoro.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

Pag. 54

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Grazie, Presidente; io rispondo all'onorevole interrogante, l'onorevole Capelli, dicendo che, come lei sa, la situazione dello stabilimento di Saeco di Gaggio Montano è esplosa, diciamo così, in tutta la sua gravità pochi giorni fa.
  Il Ministero dello sviluppo economico, io personalmente ho immediatamente avviato i contatti e non solo, nel senso che abbiamo già formalmente tenuto il primo tavolo anche con tutte le parti convocate l'11 dicembre scorso al Ministero dello sviluppo economico, dove abbiamo iniziato evidentemente a valutare lo stato della situazione, che come lei diceva presenta una serie di richieste da parte dell'azienda, che, per il momento diciamo così, pur non avviando nessuna procedura unilaterale, ha però illustrato un piano che potrebbe avere effettivamente un impatto occupazionale di 243 esuberi.
  Ora, noi stiamo cercando di arrivare il più rapidamente possibile a una soluzione che naturalmente avvicini le parti e che naturalmente scongiuri prima di tutto il rischio di questi licenziamenti e scongiuri il fatto che non si confermi una presenza industriale storica, come lei ricordava, in quell'area, tenendo conto che è anche un'area dove evidentemente non ci sono molte altre come dire possibilità occupazionali.
  Proprio ieri ho avuto un incontro, anticipato come richiesta durante il tavolo dell'11 dicembre, con il management italiano e ho avuto un incontro anche con l'azionista, al quale ho ribadito la mia richiesta di disponibilità ad entrare, già nelle prossime ore, in un nuovo tavolo, in una seconda convocazione, con uno spirito di collaborazione e senza, diciamo così, posizioni pregiudiziali.
  Ciò in modo da, evidentemente e concretamente, valutare e vagliare tutte le possibili soluzioni per scongiurare prima di tutto l'avvio di procedure traumatiche, evidentemente costruire insieme un piano di rilancio industriale per quel sito e ovviamente minimizzare o trovare una soluzione che possa evitare il rischio di avere questo grave impatto occupazionale in un territorio che è anche già stato colpito da molte difficoltà sociali e che naturalmente noi vogliamo a tutti i costi cercare di preservare.
  Quindi io quello che le posso dire è che stiamo seguendo ora per ora, io personalmente sto seguendo ora per ora la vicenda e c’è già un'interlocuzione aperta, che da ieri è avvenuta anche con gli azionisti di Philips Olanda oltre che col management locale. Naturalmente riconvocherò ad ore un nuovo tavolo al Ministero, stiamo valutando tutte le possibili soluzioni per risolvere nei tempi più rapidi possibili questa vertenza.

  PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signora Ministra, io credo che – non avevo dubbi – il Governo si stia attivando nel modo corretto per poter scongiurare questa situazione di crisi aziendale in quell'area così come sta facendo ahimè in tanti tavoli aperti in diverse aree del nostro Paese.
  In particolare, la Saeco Philips è emblematica, perché rappresenta una piccola grande azienda per il nostro Paese, è localizzata in quelle aree interne della nostra nazione che sono riuscite ad affermarsi nonostante si siano collocate in un piccolo paese di montagna. È vero anche che è emblematica la situazione di quella regione e di quella parte dell'Emilia Romagna, dove tante aziende sono interessate da questo momento di crisi, che auspichiamo, anche grazie alle azioni del Governo, si possa superare quanto prima e si possa anche incrementare quel back in Italy di molte aziende che, avendo scelto la delocalizzazione all'estero, oggi, ripensando alla loro politica aziendale, fanno un passo indietro e rientrano tra i confini della nostra nazione.
  Io penso che, quando si dice stiamo verificando tutte le azioni possibili, ovviamente nel senso di inserirsi in una volontà di un'azienda privata di determinare il proprio futuro, io credo che noi potremmo fare qualcosa, che l'Europa possa fare qualcosa.Pag. 55
  Prendo spunto da questa situazione per sottolineare ancora una volta l'importanza della valorizzazione e tutela del made in Italy, che può essere lo strumento che circoscrive l'azione delle nostre aziende e che tracci un percorso di qualità dei nostri prodotti riconosciuti nel mondo ma che determini un argine a chi ricerca soltanto risparmi e condizioni di lavoro di minor costo per potersi imporre nel mercato. La qualità dell'Italia, la qualità dei nostri lavoratori e della nostra ricerca deve avere la meglio su tutto questo.

(Iniziative per la definizione di un piano industriale che permetta la continuità produttiva presso lo stabilimento della Saeco di Gaggio Montano (Bologna) – n. 3-01897)

  PRESIDENTE. L'onorevole De Maria ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fabbri ed altri n. 3-01897, concernente iniziative per la definizione di un piano industriale che permetta la continuità produttiva presso lo stabilimento della Saeco di Gaggio Montano (Bologna) (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ANDREA DE MARIA. Signor Presidente, intervengo sempre sulla Saeco, che dal 1981 è stata un'impresa di rango nazionale e internazionale e nello stesso tempo presidio fondamentale di occupazione e benessere per il suo territorio di riferimento. Dal 2009 è proprietà della multinazionale Royal Philips electronics, che lo scorso 26 novembre ha annunciato di voler licenziare 243 lavoratori e da qui, a nome del Partito Democratico, a quelle lavoratrici e a quei lavoratori, voglio esprimere tutta la nostra solidarietà.
  È stato messo così in discussione un presidio produttivo di eccellenza per l'Italia e si sono messi a rischio posti di lavoro e l'economia di un intero territorio. Ringraziamo lei e il Governo per essersi attivati davvero con decisione e tempestività, in coordinamento con la regione Emilia Romagna e gli enti locali, lo ricordava ora anche lei.
  Con gli altri colleghi del Partito Democratico che oggi la interrogano, signora Ministra, chiediamo una sua valutazione sulla situazione in atto e quali ulteriori iniziative il Governo intenda assumere in merito.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Grazie, Presidente; le rispondo, onorevole Fabbri, ricollegandomi alla risposta che ho dato prima all'onorevole Capelli.
  Dunque, prima di tutto, io vorrei riconfermare che c’è la massima attenzione e il massimo impegno da parte mia, del Ministro dello sviluppo economico e di tutto il Governo a seguire con estrema attenzione quotidiana questa vicenda, come abbiamo in effetti ahimè dovuto fare molte volte negli ultimi mesi, devo dire anche fortunatamente con piani industriali che erano stati presentati in un modo e sono stati poi alla fine riproposti in maniera sostanzialmente diversa.
  È troppo presto, siamo alle battute veramente iniziali, quindi non posso dare una valutazione di come si svolgerà la trattativa; quello che posso dire è che abbiamo messo in campo da subito tutti i possibili strumenti, offerto tutti i possibili sostegni – anche, nel caso in cui, come auspico e come ho chiesto all'azienda e anche agli azionisti olandesi, modificassero quel piano industriale – di cui il Governo naturalmente dispone. Naturalmente l'abbiamo fatto in piena consonanza di intenti e di vedute con le istituzioni locali, quindi a partire dalla regione, dalla città metropolitana e dal comune.
  Ribadisco: abbiamo chiesto alla multinazionale di non procedere ad atti unilaterali, di rivedere questo piano industriale, di riconsiderare tutti i possibili strumenti per mantenere le produzioni, modificare il piano industriale e trovare una soluzione Pag. 56che sia compatibile con l'esistenza di un sito e la salvaguardia di questi 243 posti di lavoro.
  È evidente che in tutte queste situazioni c’è un'urgenza, data da una situazione, anche emotiva naturalmente, che io personalmente comprendo, anche da parte dei lavoratori e dall'altra parte l'esigenza di un'azienda che dichiara uno stato di sofferenza.
  Io ho dato la mia personale disponibilità a riconvocare il tavolo da subito; abbiamo già deciso di iniziare a lavorare in maniera molto stringente come tempi per arrivare a un risultato che sia realmente il più rapido possibile e ho chiesto la disponibilità a entrambe le parti, quindi naturalmente in primis all'azienda e anche alle organizzazioni sindacali, ad entrare in questa trattativa, in questo tavolo che si terrà al Ministero dello sviluppo economico, senza pregiudiziali, in modo da non escludere alcuna delle possibili soluzioni su cui il Governo si farà non solo attore e spettatore, ma evidentemente promotore di proposte che possono arrivare a una buona riuscita di questa vertenza nel più breve tempo possibile.

  PRESIDENTE. L'onorevole Benamati ha facoltà di replicare, ha due minuti.

  GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, signora Ministro, in questo caso i nostri ringraziamenti non sono una mera formalità, come a volte accade, ma sono consentiti sia per la celerità come ha detto l'illustrante nel suo intervento, in questa situazione, l'apertura del tavolo che ha raccolto gli auspici della regione Emilia-Romagna, di tante comunità locali e amministrazioni comunali ma anche del Parlamento della Repubblica.
  Noi vediamo in questa una crisi esemplare, come è già stato detto e come lei ha ben illustrato, un investitore estero, una multinazionale con siti localizzati in altri Paesi dell'Unione, la necessità di forti investimenti nello sviluppo per avere un prodotto concorrenziale sul mercato e la presenza di un territorio – mi consenta, signora Ministro – che lei conosce bene, debole e fragile, che ha bisogno di particolari attenzioni.
  Noi le diamo atto appunto di aver iniziato un percorso che probabilmente non sarà breve, ma che dalle sue parole sentiamo si intende affrontare con competenza, con attenzione e con grande determinazione. In questo, signora Ministro, siamo soddisfatti della sua risposta e dell'impegno per questo percorso che si avvia e siamo qui a chiedere una soluzione che veda per l'Italia e per Gaggio Montano ancora l'impegno della Philips e dell'azienda Saeco, marchio storico italiano nel settore della caffetteria e delle macchine da caffè, con importanti investimenti per lo sviluppo, il contenimento e il congelamento se è possibile di questi 243 esuberi, in una prospettiva di riconversione. In questo, signora Ministro, nel suo lavoro, che sappiamo non sarà facile ma che lei affronterà, come abbiamo appreso, con determinazione, noi ci impegniamo ad essere al suo fianco come Parlamento, a sostenerla e a sostenere il Governo in questa azione e a seguire passo dopo passo questa trattativa. Perché noi riteniamo – e concludo, Presidente – che quella crisi che oggi stiamo trattando, come dicevo, sia una crisi modello e paradigmatica del nostro sistema produttivo e su questo avremo particolare attenzione.

(Iniziative volte ad evitare la chiusura dello stabilimento della Montefibre di Acerra e a garantire una piena tutela dei lavoratori interessati alla crisi del sito produttivo – n. 3-01898)

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Lello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01898, concernente iniziative volte ad evitare la chiusura dello stabilimento della Montefibre di Acerra e a garantire una piena tutela dei lavoratori interessati alla crisi del sito produttivo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARCO DI LELLO. Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, l'interrogazione, Pag. 57come diceva prima il Presidente, riguarda una delle aree più martoriate del nostro Paese. Sto parlando di Acerra, tristemente nota per i veleni assorbiti nell'aria e nella terra, dalla fine degli anni Settanta e per tutti gli anni Ottanta. Su quell'area, già così devastata sul piano ambientale e della salute dei cittadini, alla fine degli anni Novanta si pensò, sbagliando gravemente, di spargere sale sulla ferita, prevedendo uno dei due termovalorizzatori che avrebbero dovuto bruciare i rifiuti della Campania.
   Nel frattempo, con un accordo di programma sottoscritto al MISE, si era prodotta una riconversione del sito; poi i successivi passaggi di mano delle diverse aziende ivi collocate tra Newco e cessioni di rami d'azienda, incentivate spesso con risorse pubbliche.
   Oggi, dopo il fallimento di due di quelle imprese, 150 lavoratori in cassa integrazione, un'altra azienda in liquidazione, con messa in mobilità di ulteriori 150 unità, si contano appena sessantotto lavoratori in attività e, con l'avvicinarsi della scadenza degli ammortizzatori sociali, si teme fortemente per il futuro occupazionale di queste centinaia di lavoratori e delle loro famiglie.
   Si chiede dunque di sapere in che modo il Governo e il Ministero possano scongiurare questa ulteriore crisi e garantire il futuro occupazionale di questi lavoratori.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Presidente, io rispondo in merito alla questione posta dall'onorevole Di Lello. Io posso confermare che il Ministero dello sviluppo economico si sia occupato e si stia continuando a occupare dell'evolversi di questa situazione, relativa all'ex Montefibre nell'area industriale di Acerra.
  Come lei ha ricordato, oggi, nell'area dell'ex Montefibre opera un'attività manifatturiera che purtroppo è in difficoltà e c’è anche una centrale di produzione di energia elettrica, oltre alla società che gestisce i servizi interni all'area industriale in questione. Non c’è dubbio che c’è stata una decisione – quella presa dall'azienda spagnola, La Seda de Barcelona, di abbandonare il completamento e la riapertura dell'impianto di produzione di PET che ha ulteriormente indebolito e impoverito questo sito.
   Per questo, noi, come Ministero, abbiamo attivato ogni possibile tentativo – e stiamo continuando a farlo – per individuare imprenditori che possano rilanciare l'impianto chimico, che risulta peraltro fra i migliori realizzati in Europa nell'ultimo decennio, anche se è in qualche modo un po’ più piccolo come taglia rispetto a quelli che si stanno realizzando in altre parti del mondo, ma è certamente un impianto efficiente.
   Queste ricerche per il momento non hanno ancora avuto esito positivo, però noi riteniamo che anche proprio la contestuale presenza dell'impianto di produzione dell'energia elettrica e anche la collocazione logistica che ha quel sito, che entrambi questi connotati facciano sì che quell'area sia un'area comunque importante e interessante anche per la definizione di nuovi programmi industriali. Questo è il versante su cui il Governo e, in particolare, il Ministero naturalmente continueranno a impegnarsi per cercare naturalmente di coinvolgere anche tutti gli altri livelli istituzionali competenti, per ricercare possibilità di localizzazione di insediamenti industriali che rivitalizzino questo sito.
  È evidente che su questo versante noi collaboreremo e – come dire – ci auguriamo anche naturalmente che la regione Campania, d'accordo naturalmente con i ministeri competenti, anche a tal proposito, proceda insieme a noi, anche quanto prima, a una riflessione sulla possibilità appunto di definire i nuovi insediamenti produttivi in grado di dare effettivamente una risposta a oltre 300 lavoratori per quello che riguarda i lavoratori diretti Pag. 58presenti nel sito, ai quali poi dobbiamo comunque aggiungere i circa 200 addetti nella parte dell'indotto.

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Lello ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARCO DI LELLO. Grazie, Presidente. Io non posso non avere fiducia nell'operato del Governo e della Ministra.
   Come dicevo prima, parliamo di un'area che ha tanto sofferto e – voglio sottolinearlo – ha sofferto per scelte pubbliche.
  Montefibre nel 1976, azienda pubblica al 100 per cento, e il termovalorizzatore nel 1999 sono scelte di cui oggi lo Stato e la regione sono chiamati ad assumersi fino in fondo la responsabilità.
  I lavoratori e la cittadinanza – lo voglio sottolineare in questa sede – non chiedono assistenza, non chiedono sussidi, ma chiedono un piano industriale, fondato su una produzione di eccellenza – lo diceva lei e non posso che concordare, perché stiamo parlando di impianti produttivi di altissimo livello, nel campo del riciclo e del riutilizzo di materiali da scarto, nel campo della chimica e della produzione dell'energia – e comunque un piano che, anche secondo le esigenze del mercato, riesca ad essere sostenibile.
  Ma il dovere a cui credo che nessuno di noi possa sottrarsi è quello di garantire davvero un rilancio produttivo che sia ambientalmente compatibile. Tutela del territorio e stabile occupazione delle maestranze – tra l'altro parliamo di lavoratori di un'età media intorno ai cinquanta anni, o che hanno superato i cinquanta, e dunque ancora più complicati da ricollocare – non possono che essere un imperativo e un obiettivo da raggiungere in ogni modo per un pubblico (Stato e regione) che tanto ha preso da quell'area e tanto oggi ha il dovere di restituire.
  In tal senso – lo dico a nome della componente dei Socialisti Democratici – soddisfatti, ma vigili, fiduciosi nell'azione di questo Governo, del Governo Renzi e del Ministero da lei diretto –, noi continueremo a seguire la vicenda, sapendo che si tratta di un obiettivo condiviso e quell'obiettivo abbiamo il dovere di raggiungerlo.

(Elementi e iniziative in relazione ad attività di stoccaggio e movimentazione di gasolio nel porto di Napoli – n. 3-01899)

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01899, concernente elementi e iniziative in relazione all'attività di stoccaggio e movimentazione di gasolio nel porto di Napoli (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, signor Ministro, nel porto di Napoli si sta verificando una cosa bizzarra. Mentre si immagina la delocalizzazione degli impianti petroliferi, il suo Ministero ha autorizzato la trasformazione di un deposito per «categoria C», quindi per oli vegetali, in un deposito di carburante, contravvenendo a una serie di regole elementari per quello che riguarda la sicurezza, ma anche dal punto di vista normativo, tenendo conto che nei pressi di quei depositi che erano per oli vegetali sono anche allocate delle attività per le quali specificamente vi è il divieto di avere presenza di carburanti o comunque di materiale facilmente infiammabile.
   Quindi, le chiedo se sia al corrente di quello che è accaduto e quali interventi voglia assumere per evitare una vicenda incredibile. Mentre il piano regolatore appena approvato dall'Autorità portuale delocalizza gli impianti petroliferi, qualcheduno, io spero a sua insaputa, autorizza la trasformazione all'interno dell'area portuale, di vecchi depositi e serbatoi in depositi di materiale infiammabile.

  PRESIDENTE. La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

  FEDERICA GUIDI, Ministra dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. Io Pag. 59rispondo all'onorevole Taglialatela e in merito a questa questione, vorrei far presente che, a seguito del decreto «Semplifica Italia» del 2012, le autorizzazioni previste per le attività elencate all'articolo 1 della legge n. 239 del 2004 sono rilasciate dal Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dei trasporti per gli impianti costieri, d'intesa con le regioni interessate. Le attività sono: l'installazione e l'esercizio di nuovi stabilimenti di lavorazione e di stoccaggio di oli minerali, la dismissione degli stabilimenti di lavorazione e stoccaggio di oli minerali, la variazione della capacità complessiva di lavorazione degli stabilimenti di oli minerali, la variazione di oltre il 30 per cento della capacità complessiva autorizzata di stoccaggio di oli minerali.
  In base a questa normativa, la regione Campania ha trasmesso al mio Ministero l'istanza della società Garolla srl per ottenere l'autorizzazione circa l'aumento di stoccaggio del suo deposito di oli minerali, sito in Napoli, pontile Flavio Gioia.
  Il decreto dirigenziale n. 184 rilasciato dalla giunta regionale della Campania, a marzo 2010, consentiva infatti un incremento di capacità da 15.158 a 22.627 metri cubi, attraverso l'installazione di sei serbatoi per oli minerali e biodiesel e la contestuale demolizione di 11 serbatoi, da sostituire con altri di medesimo diametro ma di maggiore altezza.
   Il Mise, il Ministero dello sviluppo economico, ha svolto l'istruttoria ai sensi della norma vigente, acquisendo i pareri relativi agli aspetti connessi e, precisamente, per la sicurezza, la direzione regionale dei Vigili del fuoco per la Campania e il comando provinciale dei Vigili del fuoco di Napoli; per gli aspetti connessi con il demanio marittimo, l'autorità portuale di Napoli e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; per la tutela ambientale, il Ministero dell'ambiente, la regione Campania e il sovrintendente ai beni paesaggistici.
   Per gli aspetti fiscali Agenzia delle dogane e dei monopoli, direzione interregionale per la Calabria e la Campania, e Agenzia delle dogane, direzione centrale accertamenti e controlli di Roma. Per gli aspetti urbanistici il comune di Napoli.
  Il 13 dicembre 2013 la giunta regionale della Campania ha espresso la propria intesa. A seguito, quindi, dello svolgimento dell'istruttoria e dell'acquisizione dell'intesa con la regione, la società Garolla Srl è stata autorizzata, con decreto direttoriale del 27 marzo 2014, a modificare la costituzione del proprio deposito costiero di oli minerali secondo il progetto approvato in fase istruttoria.
  Pertanto, l'autorizzazione che è stata rilasciata è legittima e ha seguito l'iter correttamente, così come previsto dalla normativa.

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Grazie, Presidente. Ministro, io francamente non ho capito se il suo Ministero ha autorizzato o meno la trasformazione di quei depositi per i quali c’è stata l'autorizzazione all'ampliamento da depositi di oli minerali in depositi per carburante, perché il punto è proprio questo.
  L'autorizzazione all'ampliamento era per oli minerali, ma vi è in atto, da parte della società in questione, una richiesta, che pare essere stata autorizzata dal suo Ministero, ad utilizzare quei depositi non più per oli minerali o per oli vegetali ma per deposito carburante, e lei non ha risposto alla questione, che è quella più significativa.
  La prego: si tratta di una questione anche di carattere ambientale e di sicurezza. Se le autorità sono portate a esprimere un parere su un progetto e quel progetto poi in corso d'opera viene modificato, lei se ne deve occupare.
  Io non le ho lanciato una precisa accusa, ma una denunzia e spero che lei non sia al corrente di quello che è accaduto. Ora gliel'ho comunicato in maniera specifica, con un'interrogazione. La questione non è legata all'aumento delle volumetrie dei depositi, ma al fatto che quei depositi verrebbero utilizzati per materiale facilmente infiammabile e questo nel Pag. 60pieno centro del porto di Napoli, dove il piano regolatore, da poco approvato, prevede espressamente la delocalizzazione di tutti gli impianti petroliferi.
  La prego, Ministro. Io mi rendo conto che la risposta che le hanno fornito non risponde al quesito principale, ma mi aspetto che da lei al quesito principale arriverà una risposta.

(Iniziative per l'adozione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di cui al comma 2 dell'articolo 6 del decreto-legge n. 145 del 2013, in materia di digitalizzazione delle piccole e medie imprese – n. 3-01900)

  PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01900, concernente iniziative per l'adozione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di cui al comma 2 dell'articolo 6 del decreto-legge n. 145 del 2013, in materia di digitalizzazione delle piccole e medie imprese (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. L'interrogazione medesima si riferisce a due ministeri, che fino a poco fa erano qui presenti.
  Con questa interrogazione noi richiediamo le motivazioni e, soprattutto, le tempistiche certe con cui i trasferimenti delle competenze e dei soldi, soprattutto, avverranno dal Ministero dell'economia e delle finanze al Ministero dello sviluppo economico. Su un voucher in cui due anni fa, nel decreto «Destinazione Italia», erano stati inseriti 100 milioni di euro – Perciò, si tratta di circa 10 mila euro per ciascuna azienda che presenti richiesta (parliamo delle micro e piccole-medie imprese) – per sostenere l'acquisto di software, hardware o di servizi per la digitalizzazione dei processi aziendali o di ammodernamento tecnologico.
  Questa è una cosa fondamentale per il rilancio di queste piccole e medie imprese, perché noi sappiamo benissimo che anche i piccoli contributi come questi possono essere vitali per il rilancio delle aziende stesse, che da oltre due anni stanno attendendo il riconoscimento di questo bonus e di questa detrazione di credito d'imposta.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Come ricordava l'onorevole Allasia, si tratta di misure che consistono in finanziamenti a fondo perduto da erogare sotto forma di voucher d'importo non superiore ai 10 mila euro, nel limite massimo di 100 milioni.
  Il decreto di attuazione deve essere emanato dal Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico e con i Dipartimenti per la coesione territoriale e per gli affari regionali della Presidenza del Consiglio dei ministri, competenti, fra l'altro, alla definizione delle specifiche risorse finanziarie a carico delle seguenti fonti di finanziamento: programma operativo UE PON imprese e competitività 2014-2020, a titolarità del Ministero dello sviluppo economico; Fondo sviluppo e coesione, programmazione 2014-2020; piano di azione e coesione.
  Il Ministero dell'economia e delle finanze ha potuto avviare l'iter di emanazione del decreto soltanto a seguito dell'approvazione, da parte della Commissione europea, del programma operativo impresa e competitività, avvenuto con decisione n. 4444 del 23 giugno 2015, in assenza della quale non erano disponibili le relative risorse finanziarie da destinare al finanziamento del voucher.
  Al momento lo schema di decreto, corredato della relativa relazione illustrativa, è stato inviato dal Ministero dell'economia e delle finanze alle amministrazioni concertanti, che devono fornire gli elementi di loro competenza in merito al riparto delle risorse finanziarie fra le suddette fonti di finanziamento del voucher, Pag. 61come previsto dall'articolo 6, comma 2, del decreto-legge 23 dicembre 2013 n. 145.
  Si assicura, comunque, che il provvedimento potrà essere emanato non appena completato l’iter di approfondimento.

  PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di replicare per due minuti.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. La risposta che ho appena sentito, di cui assolutamente non sono soddisfatto, ha fatto più parole che soldi, perché parliamo di cifre, per il Governo, che sono state già stanziate nel decreto «Destinazione Italia». Basterebbe semplicemente che si mettessero d'accordo tutte le parti che lei ha citato per cercare di sbloccare questi 100 milioni, di cui beneficerebbe una piccolissima parte (meno del 5 per cento) di queste imprese.
  Parliamo delle piccole e medie imprese che, come ho già detto in precedenza, stanno soffrendo enormemente la crisi, hanno pagato direttamente la crisi in questi anni, senza aiuti di Stato e senza aiuti di alcunché da parte di altri, senza avere la speranza che qualcun altro, come è successo ieri con la Pininfarina, venisse ad acquistarle dalla Cina.
  Perciò, noi vedevamo già due anni fa questa situazione e abbiamo sostenuto nel decreto «Destinazione Italia» questo provvedimento, un provvedimento in cui c'era uno strumento atto ad aiutare direttamente le piccole e medie imprese. Però, non ci ha risposto direttamente. Speravamo che ci indicasse almeno una temporalità ben precisa, perché voi del Governo avevate millantato che poteva partire dal 1o gennaio 2016. Al 1o gennaio da calendario mancano quindici giorni, ma dalla risposta da quello che ha detto, non mi sembra che manchino quindici giorni, perché passeranno ulteriori mesi senza che vi sia possibilità, anche perché nello stesso disegno di legge di stabilità abbiamo proposto un emendamento in cui si finanziava questo fondo con le risorse necessarie ma, ahimè, voi già qualche ora fa in Commissione – notte tempo – l'avete bocciato.
  Perciò, non potete più mentire su questo punto e su altro. Dunque, abbiamo la necessità di capire quando si potrà accedere – soprattutto le piccole e medie imprese – a questi fondi, che sono già stati stanziati.

(Iniziative di competenza volte a evitare nuove crisi bancarie e a tutelare i piccoli risparmiatori – n. 3-01901)

  PRESIDENTE. L'onorevole Arturo Scotto ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Paglia n. 3-01901, concernente iniziative di competenza volte a evitare nuove crisi bancarie e a tutelare i piccoli risparmiatori (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario in quanto l'ha sottoscritta in data odierna.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Gentile Ministro, è oggettivo che in questi giorni ci troviamo di fronte a una crisi di credibilità del Governo e degli istituti di vigilanza per quel che riguarda il sistema bancario. Il salvataggio delle quattro banche genera disappunto tra i risparmiatori e rischia di aprire ulteriori elementi di sfiducia, che potrebbero protrarsi nei prossimi mesi. Sono oltre 200 miliardi le sofferenze bancarie, secondo i dati della Banca d'Italia e dell'ABI.
  La domanda che le poniamo è questa: come intendete stabilizzare il sistema creditizio ed evitare nuovi casi come quelli di Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti, che oggi stanno facendo parlare il mondo e il sistema finanziario dell'Italia.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei chiarire che l'intensa produzione normativa dell'Unione europea degli ultimi anni ha avuto la finalità di rafforzare i presidi Pag. 62contro l'insorgere di crisi bancarie. Il rafforzamento del quadro normativo, in particolare in termini di capitale e di liquidità, nonché gli strumenti di politica macro prudenziale riducono la probabilità di future crisi e migliorano la capacità delle banche di far fronte alle situazioni di stress.
  A livello nazionale, questo Governo sta portando avanti un progetto di riforma strutturale del settore bancario, che comprende la trasformazione delle banche popolari più grandi in società per azioni, la maggiore separazione delle fondazioni bancarie dalle banche di cui sono azionisti, la riforma delle banche di credito cooperativo affinché gli istituti più piccoli possano aggregarsi in una casa comune capace di fare efficienza e creare economie di scala.
  Inoltre, sono state introdotte misure per rendere più facile e veloce il recupero dei crediti nei casi di contenzioso. È stato modificato il regime fiscale delle svalutazioni dei crediti per rendere più agevole l'alleggerimento dei bilanci. Sono state rese più chiare e spedite le procedure concorsuali, orientando la gestione delle crisi aziendali al recupero e al rilancio, anziché alla liquidazione.
  È in corso di analisi la fattibilità di ulteriori interventi per lo sbocco dei crediti in sofferenza. Sono stati ampliati anche i canali di finanziamento delle imprese alternativi al finanziamento bancario, con tutti gli interventi presi nell'ambito delle iniziative di finanza per la crescita, a cominciare dai mini bond.
  La finalità di questi interventi è la riduzione dello sbilanciamento del sistema finanziario sul settore bancario con le distorsioni che ne derivano. Tutti questi interventi di rafforzamento strutturale del settore bancario si accompagnano a una rinnovata attenzione all'applicazione rigorosa degli obblighi di diligenza, trasparenza e correttezza applicabili ai servizi di investimento e alle offerte al pubblico di sottoscrizione e di vendita, che dovranno essere applicati in modo da non collocare gli strumenti più rischiosi presso clienti non in grado di comprenderne l'effettivo rischio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Giovanni Paglia ha facoltà di replicare.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi avevamo presentato questa interrogazione perché volevamo darle l'ennesima occasione per tranquillizzare il Paese rispetto alla stabilità del nostro sistema bancario e creditizio.
  Io credo che lei, per l'ennesima volta, non abbia voluto cogliere questa occasione. Ci ha raccontato cosa è stato fatto in passato, con provvedimenti che evidentemente sono stati inutili se è vero che la Banca Popolare dell'Etruria, ora fallita, era una di quelle banche popolari che voi avreste dovuto salvare con il decreto di gennaio. Ha continuato a ripeterci cose, come i mini bond, che evidentemente non sono in grado di impattare rispetto al finanziamento delle imprese italiane: questo ci dicono i dati.
  Noi avremmo voluto, invece, parole chiare, per esempio, sulla bad bank, di cui da un anno continuiamo a sentire parlare e a leggere sui giornali e su cui presentiamo interrogazioni, ma non abbiamo mai chiarimenti.
  Ora io le torno a chiedere quanto segue, perché è a ciò che dovete rispondere e noi vogliamo darvi una mano sotto questo aspetto. Ci sono 200 miliardi di euro di crediti in sofferenza, che ballano all'interno del sistema bancario italiano, sono troppi, rischiano di mettere a rischio la stabilità del sistema e la sua capacità di dare credito. Questo è riconosciuto da tutti. Abbiamo avuto modo di parlarne anche di recente. Io credo che un Governo serio, che tenga al bene del Paese, il quale ha davanti un Parlamento responsabile, da questo punto di vista abbia un dovere: dirci molto chiaramente e rapidamente cosa intende fare, perché ha portato a spasso l'Italia per un anno dicendo che era davanti all'Unione europea a cercare una soluzione. Davanti all'Unione europea ci Pag. 63siete stati per un anno e la soluzione che avete trovato è stata il fallimento di quattro istituti di credito. Questo non è il modo in cui ci si deve rapportare.
  Noi ci auguriamo, peraltro, che l'annunciata, futura riforma delle banche di credito cooperativo, che dovrebbe essere allineata all'autoriforma prodotta, sia ben diversa da quella delle banche popolari e, invece, in grado di dare una soluzione e evitare possibili fallimenti anche sotto quel punto di vista. Il Paese ha bisogno di tranquillità e il Governo continua a non dargliela (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative di competenza per l'eventuale revoca dell'incarico al Governatore della Banca d'Italia e al Presidente della Consob – n. 3-01902)

  PRESIDENTE. L'onorevole Villarosa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pesco ed altri n. 3-01902, concernente iniziative di competenza per l'eventuale revoca dell'incarico al Governatore della Banca d'Italia e al Presidente della Consob (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Consob non ha vigilato e normato attentamente gli strumenti venduti sul mercato. Banca d'Italia autorizza aumenti di capitale nel 2012 e nel 2015 e gli azionisti perdono tutto in soli tre anni. Scopriamo ogni ora di nuovi scandali, prestiti facili, obbligazioni inserite nei mutui, autorevolezza dei manager usata come strumento coercitivo, operazioni anomale su Banca Etruria poco prima del «DL popolari», operazioni anomale su Banca Etruria durante il «DL quattro banche».
  Riguardo alla Banca Popolare di Spoleto il Governatore della Banca d'Italia è stato indagato per truffa e altri reati e la Corte ha dichiarato illegittimo il decreto di commissariamento della Banca Popolare di Spoleto. Quella vicenda ci ha chiarito che voi al Ministero praticamente non guardate neanche le carte. Il dubbio più grave, però, è che non conosciate neanche la legislazione. Infatti, ci avete detto che il Fondo interbancario non era utilizzabile ed è falso, perché è previsto dal testo unico in materia bancaria e creditizia. Ci avete detto che l'UE vi ha negato l'utilizzo ed è falso, perché l'ha dichiarato l'UE. Ci avete detto che il bail in era in vigore, invece il bail in entra in vigore il 1o gennaio 2016, così recita l'articolo 106 del decreto legislativo n. 180 del 2015. Ci avete detto che sarebbero stati aiuti di Stato, ma sappiamo che in Europa sono stati effettuati quattrocento interventi dello Stato sulle banche dal 1o ottobre 2008 al 1o ottobre 2015. Li avete anche chiamati speculatori questi risparmiatori. Oltre alle dimissioni di Vegas e di Visco, sarebbero auspicabili anche le sue, caro Ministro dell'economia e delle finanze.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Nell'esaminare l'operato dell'autorità di vigilanza è necessario tener conto, in primo luogo, del quadro macroeconomico in cui l'Italia si trovava e si trova. L'Italia è passata attraverso sette anni di recessione, con una caduta del PIL vicina al 10 per cento. Le difficoltà dell'economia reale si sono riflesse sulle banche e il deterioramento del quadro economico di riferimento ha amplificato gli effetti di comportamenti anomali da parte del management sulle situazioni aziendali.
   In tale contesto si deve proprio all'azione di vigilanza, svolta dalla Banca d'Italia, l'accertamento, nei casi delle quattro banche, del deterioramento della situazione economico-finanziaria e della responsabilità degli amministratori. L'Autorità di vigilanza ha svolto i compiti con efficacia, intervenendo con tutti i poteri che l'ordinamento le conferisce.
  L'esito della crisi delle quattro banche è stato l'avvio della risoluzione, procedura Pag. 64ritenuta nettamente preferibile alla liquidazione coatta amministrativa, unica altra alternativa veramente disponibile. Le conseguenze della liquidazione sarebbero, infatti, state disastrose per i clienti, per i risparmiatori, per il tessuto economico dei territori interessati, per i dipendenti. Benché le quattro banche interessate costituiscano una quota molto ridotta del mercato (appena l'1 per cento), una liquidazione avrebbe potuto avere affetti sulla fiducia dei cittadini, con rischi di natura sistemica, senza considerare che il fondo di garanzia dei depositanti avrebbe dovuto rimborsare i depositanti protetti con oneri per oltre 12 miliardi di euro.
  Gli effetti dell'intervento hanno, quindi, salvaguardato circa un milione fra depositanti e obbligazionisti senior, 200 mila piccole e medie imprese, che avrebbero perso in modo pressoché istantaneo il loro fornitore di credito e i servizi finanziari, 6 mila posti di lavoro diretti nelle banche, oltre ad almeno un altro migliaio di indotto. Per non parlare degli effetti sistemici e indotti su una decina di province fra le più dinamiche del Paese.
  La procedura di risoluzione ha permesso una profonda pulizia dei bilanci delle banche, che le ha rese di nuovo solide e pienamente operative. Faciliterà la loro rapida cessione e la restituzione, infine, a una gestione pienamente privata. Anche i crediti in sofferenza e la bad banck potranno essere cedute con maggiore facilità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Daniele Pesco ha facoltà di replicare.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, la risposta, come al solito, ci lascia molto insoddisfatti, come parlamentari, ma soprattutto come cittadini. E come cittadini ci piacerebbe che il Governo fosse per una volta, almeno per una volta, onesto, almeno intellettualmente. La risposta era scontata, ma era doveroso porgerla per mettere nero su bianco la vostra complicità con la Banca d'Italia, la Consob e la Commissione europea. Sì, Ministro, perché accade questo: quando qualcuno combina una marachella – chiamiamola così –, con la complicità di qualche amico, e poi sa che la marachella uscirà allo scoperto, gli amici che l'hanno combinata inizieranno ad accusarsi l'un con l'altro. Di solito è un'arma nelle mani dei magistrati per acciuffare i poco di buono. La Commissione europea accusa la Consob, la Consob accusa la Banca d'Italia. Nessuno accusa voi, ma per quello non si preoccupi, Ministro, perché ci pensano i cittadini, che, a quanto pare, rimandano al mittente la proposta dell'arbitrato per i risarcimenti.
  Ministro, qui l'avete fatta grossa. Avete deciso che le banche piccole non debbano andare più di moda. Prima, però, avete lasciato che qualcuno le svuotasse, ma non troppo, il giusto per dire che sono sull'orlo del fallimento, grazie a quell'asticella, creata grazie ai requisiti patrimoniali, che le stesse banche, quelle grandi, riunite a Basilea, con l'avallo di tecnocrati della BCE, poco alla volta abbassano sempre di più e via via fanno fuori le banche piccole una alla volta o quattro, come in questo caso, ai danni dei piccoli risparmiatori, azionisti e obbligazionisti.
  Così avete lasciato avvicinare le quattro banche al punto di non ritorno. Si tratta di quattro importanti banche del territorio, gestite sicuramente in modo molto allegro, anche dai parenti – guarda caso – di una Ministra sua collega. Sono state gestite male, certo, ma, se ci sono delle responsabilità sulle gestioni, bisogna dare ai magistrati la libertà di agire e non scrivere sul decreto n. 180 che le azioni di responsabilità contro gli amministratori si possono fare solo con l'avallo di Bankitalia o che gli effetti della risoluzione non possono essere modificati neanche dopo la sentenza di un giudice.
  Avete fatto in modo che la struttura rimanesse ancora in piedi e poi, al posto di dare la possibilità ai legittimi proprietari di rimetterla in sesto, magari con uno o più aumenti di capitale o facendo intervenire il Fondo interbancario di tutela dei depositanti, avete preferito espropriarla, mettere le mani nelle tasche dei cittadini male informati e spianare la Pag. 65strada all'acquisto a qualche grande gruppo bancario, magari già presente sul territorio. Pesce grosso mangia pesce piccolo, chiaro. E a questo punto pare che il Governo abbia convocato la messa. Guarda caso, il Fondo nazionale di risoluzione per salvare le quattro banche, Carife e Carichieti, è finanziato in modo esclusivo da tre grandi banche, ossia Ubi, Unicredit e Banca Intesa. Signor Ministro, se non intende chiedere le dimissioni di Vegas e di Visco, quantomeno ci lasci lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi in relazione al rispetto dei presupposti formali e sostanziali per l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto-legge n. 183 del 2015, recante disposizioni urgenti per il settore creditizio – n. 3-01903)

  PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Brunetta e Occhiuto n. 3-01903, concernente elementi in relazione al rispetto dei presupposti formali e sostanziali per l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto-legge n. 183 del 2015, recante disposizioni urgenti per il settore creditizio (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie Presidente, unitamente al presidente del gruppo di Forza Italia Renato Brunetta, abbiamo inteso presentare questa interrogazione per chiedere al Governo, per il suo tramite, Ministro, di fare chiarezza in ordine alla vicenda dei risparmiatori truffati dalle banche che hanno visto azzerati i loro risparmi per effetto del decreto del 22 novembre scorso. In particolare, ci interessa sapere se siano stati rispettati tutti i presupposti formali e sostanziali previsti dalla normativa sul conflitto di interessi e se, cioè, per esempio, il Presidente del Consiglio Renzi e la Ministra Boschi hanno partecipato alla discussione e alla votazione del decreto. E ci interesserebbe sapere anche, Ministro, siccome lei ha dichiarato necessarie misure umanitarie e in questo modo ha implicitamente ammesso un riconoscimento di responsabilità da parte del Governo sulla vicenda, con quanta chiarezza siano stati affrontati le fasi tecniche e i passaggi che hanno anticipato l'approvazione del decreto in questione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie Presidente, innanzitutto occorre dissipare un equivoco: il decreto-legge n. 183 del 2015 reca solo alcune semplificazioni procedurali e disposizioni collaterali alle procedure di risoluzione. L'avvio di tali procedure è stato disposto con provvedimento della Banca d'Italia approvato dal Ministro dell'economia e delle finanze. Il programma di risoluzione è contenuto solo in questi provvedimenti ed è stato oggetto di confronto con la Commissione europea che poi ha emesso la propria decisione positiva. Il decreto-legge ha un ambito estremamente circoscritto. Esso è volto a consentire la tempestiva costituzione delle bridge bank nel processo di risoluzione, a definire un quadro normativo certo sulle modalità con cui saranno raccolti i contributi da parte del settore bancario al Fondo di risoluzione nazionale e a definire le modalità di applicazione della disciplina della conversione in credito d'imposta delle attività. Non si comprende, dunque, quale delle situazioni di conflitto di interesse, come definito dalla legge n. 215 del 2004, sarebbe sussistente nel caso di specie.
  Per quanto riguarda, poi, la tesi di un progetto alternativo di ricapitalizzazione delle banche attraverso il Fondo di tutela dei depositanti, se questo fosse praticabile per la Commissione europea e sia stato il Governo ad optare per una diversa strada, questo sarebbe confermato, secondo gli interroganti, anche dalla proposta di emendamento sulla costituzione del Fondo Pag. 66di solidarietà che, prevedendo che le risorse finanziarie siano messe a disposizione del Fondo di tutela dei depositanti, dimostrerebbe che il suo utilizzo sarebbe stato possibile. Bisogna chiarire che inizialmente era stato sottoposto alla Commissione europea un progetto che in effetti prevedeva la ricapitalizzazione delle banche da parte del Fondo di garanzia dei depositanti. La Commissione non aveva sollevato dubbi sotto il profilo della compatibilità con il quadro degli aiuti di Stato. Tuttavia, il fatto che l'intervento del Fondo sia assimilato ad un intervento dello Stato avrebbe comunque comportato l'avvio di una risoluzione.
  In sintesi, il progetto di ricapitalizzazione da parte del Fondo interbancario, seppure in linea con le regole sugli aiuti di Stato, non era ritenuto compatibile con la disciplina della risoluzione. In relazione, infine, alla considerazione che l'emendamento sul Fondo di solidarietà dimostrerebbe che invece l'intervento sarebbe stato possibile, ricordo semplicemente che gli interventi a favore dei risparmiatori sono cosa ben diversa da quelli della ricapitalizzazione delle banche.

  PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ROBERTO OCCHIUTO. Beh, Ministro, lei ha implicitamente dato ragione ai nostri dubbi perché non ha risposto al nostro interrogativo, non ci ha detto se il Presidente Renzi e la Ministra Boschi hanno partecipato alla discussione e al voto sul decreto.
  Mi lasci dire che la sua risposta dimostra che il gruppo di Forza Italia ha fatto bene a proporre una mozione di sfiducia al Governo Renzi, insieme agli altri gruppi di centrodestra, perché il Governo Renzi merita tutta la nostra sfiducia, la stessa sfiducia che ha nei confronti del Governo Renzi il popolo italiano per le ragioni oscure che hanno determinato l'approvazione di questo decreto, in fretta, con dilettantismo, in un quadro di opacità e conflitti di interesse, distruggendo la fiducia dei cittadini nel sistema bancario e del risparmio e riducendo sul lastrico migliaia di italiani. Non una sfiducia individuale, Ministro, perché non appartiene alla storia di Forza Italia e alla nostra morale la sfiducia individuale. Semmai è appartenuta nel corso degli anni alla sinistra che più volte ha fatto ricorso alla sfiducia individuale, a cominciare dal 1995 quando venne posta sul Ministro della giustizia Mancuso solo perché era sgradito all'allora Presidente della Repubblica. Ci opponemmo allora e preferiamo oggi la sfiducia al Governo che riteniamo in solido responsabile per il pasticcio che avete creato.
  Mi lasci dire, però, Ministro, che troviamo odioso il doppiopesismo della sinistra sulla sfiducia individuale che più volte ha proposto. E la sinistra oggi, invece, si straccia le vesti perché le opposizioni chiedono chiarezza.
  Ancor più odioso troviamo il doppiopesismo che la sinistra fa sul conflitto di interessi. Per anni ci avete detto che questo conflitto di interessi riguardava il centrodestra e Berlusconi. Eppure, l'evidenza degli interessi del Presidente del Consiglio Berlusconi, fino a un momento prima grande imprenditore, è stato in sé un fattore di grande trasparenza per i cittadini: 220 milioni di voti in vent'anni sono stati una risposta chiara anche a calunnie politiche e a guerre giudiziarie.
  Concludo, Presidente, dicendo che ora un Governo non eletto da nessuno guarda con fastidio a chi chiede chiarezza, a chi invoca di risolvere il conflitto d'interesse, secondo la regola della doppia morale che troviamo davvero inaccettabile.

(Iniziative volte a rafforzare le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno, anche attraverso l'attivazione di strumenti di monitoraggio degli obiettivi raggiunti – n. 3-01904)

  PRESIDENTE. L'onorevole Pagano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dorina Bianchi ed altri n. 3-01904, concernente Pag. 67iniziative volte a rafforzare le politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno, anche attraverso l'attivazione di strumenti di monitoraggio degli obiettivi raggiunti (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie Presidente. Il nostro partito da un po’ di tempo sta lavorando in maniera concreta per riportare il Mezzogiorno nell'agenda del Paese. Era in un'irrilevanza che francamente dava fastidio e che soprattutto non faceva cogliere il vero problema e, cioè, che il Sud è una risorsa. Il Sud non è mai stato trattato come risorsa ed è sempre stato visto, in una logica assistenzialistica, come un problema da risolvere concedendo prebende, con il risultato sotto gli occhi di tutti che poi alla fine l'assistenzialismo è divenuto mentalità.
  Noi, invece, siamo di un concetto completamente diverso: abbiamo deciso di cancellare completamente tutto questo e da mesi non facciamo altro che parlare sempre di politiche di tipo diverso, di tipo produttivo. Vanno in questa logica, per esempio, all'interno della stabilità, l'introduzione del credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali e di strutture nel Mezzogiorno oppure l'estensione fino al 2017 del contributo per l'assunzione a tempo indeterminato di lavoratori privati di PMI meridionali.
  All'interno di questa logica avremmo piacere di sentire dal responsabile del Ministero qual è il profilo istituzionale che si vuole realizzare e quali politiche economiche si vogliono realizzare concretamente per il Sud.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie Presidente, vorrei innanzitutto premettere che le misure a favore del Sud non sono intese come politiche diverse da quelle che il Governo assume per il Paese nel suo insieme. Piuttosto, il Governo ha inteso specializzare alcune misure già adottate in modo che rispondano meglio ad alcune esigenze e realtà specifiche del Mezzogiorno.
  In particolare, il Governo ha indicato da tempo nel rilancio degli investimenti privati una leva fondamentale di ripresa. Gli investimenti aumentano capacità produttiva, produttività, innovazione e, quindi, anche competitività delle imprese. La riduzione del peso fiscale sulle imprese in generale e sugli investimenti in particolare è il canale preferenziale di incentivazione degli investimenti privati.
  Sul piano nazionale, siamo intervenuti con strumenti quali il super ammortamento che genera un beneficio fiscale complessivo del 10 per cento circa per tutte le imprese del Paese che investiranno nel 2016.
  Grazie agli emendamenti al disegno di legge di stabilità approvati in Commissione, nel Sud abbiamo specializzato questa linea di intervento generale attraverso il credito di imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nelle zone ubicate nelle regioni del Mezzogiorno dal 1o gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2019.
  La misura dell'agevolazione è differenziata in relazione alle dimensioni aziendali. Questa misura costituisce un incentivo aggiuntivo alle imprese del sud, che investendo potranno godere già dei benefici del super ammortamento, un incentivo che dura quattro anni. Peraltro, faccio notare che si è scelto uno strumento automatico e neutrale, che offre un beneficio pressoché immediato.
  In merito al monitoraggio delle misure che verranno introdotte dalla legge di stabilità 2016, si evidenzia che per la misura in materia di credito d'imposta, riferibile agli investimenti al Sud, il monitoraggio sarà effettuato controllando mensilmente la fruizione del credito stesso in compensazione degli altri tributi mediante il modello di versamento F24.
  Vorrei concludere da parte mia e del Governo manifestando apprezzamento e gratitudine per il lavoro effettuato in Parlamento Pag. 68e per lo spirito di collaborazione, che ha consentito di migliorare il disegno di legge con interventi coerenti con l'impianto complessivo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pagano ha facoltà di replicare per due minuti.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie Presidente. Ringrazio il Ministro Padoan, perché di fatto le misure che ha citato sono esattamente quelle della mia interrogazione, che ha visto noi del Nuovo Centrodestra e di Area Popolare protagonisti affinché venissero realizzate.
  Però, Ministro, il problema serio è che ci vogliono anche operazioni coraggiose e strategiche. Lei dice giustamente: stiamo lavorando per investimenti nel privato. Ma tutto questo non è bastevole e le esperienze a livello mondiale dicono che, se non c’è il sogno, se non c’è la capacità di realizzare operazioni strategiche, tutto questo viene meno.
  È proprio di queste ore una nota del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Franceschini, che dice che i flussi turistici sono aumentati a Napoli e attribuisce il merito esclusivamente al fatto che la linea della rete ferrovaria dell'alta velocità, oltre che l'autostrada nella sue qualità migliori, arriva fino a Napoli.
  Lei comprenderà che per analogia, se non succede qualche cosa di analogo in Sicilia, in Calabria, in Basilicata e in Puglia, nonostante lo straordinario momento che quest'ultima regione sta vivendo, il motivo è legato alle infrastrutture. I progetti strategici mancano. Manca, per esempio, il fatto di avere un hub ferroviario a Fiumicino che, dopo che i voli intercontinentali sono arrivati, possa consentire di muoversi in ferrovia verso nord e verso sud. Manca il ponte sullo Stretto, che è un vero progetto che oggi è concreto. Soltanto l'ideologia più bieca non può immaginare che un ponticello di tre chilometri possa diventare un ostacolo, che altrove ovviamente non è più tale. Manca una rete ferroviaria ad alta velocità sulla parte adriatica. Come lei ha appena detto, sono tre sogni e tutto sommato stiamo parlando di cose ovvie e normali.
  Mi pare di potere dire che su queste basi noi dobbiamo assolutamente lavorare. È chiaro che il Sud è una risorsa. Solo se la riempiremo di contenuti, noi avremo un aumento del PIL per tutto il Paese. La posizione strategica ce l'ha regalata il buon Dio, non ce l'ha data nessuno: è evidente che è pronta per cogliere quest'opportunità, che finora, dal dopoguerra a oggi, purtroppo, non è stata mai realizzata.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, già convocata per le ore 17.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 22,55.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che si è svolta in data odierna, è stato stabilito che la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2093-B – Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) avrà luogo nella giornata di domani, giovedì 17 dicembre, a partire dalle ore 10,30. Dalle ore 14 si passerà alla discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge n. 3444 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016) (Approvato dal Senato) e n. 3445 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno Pag. 69finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018 (Approvato dal Senato), con prosecuzione notturna.
  Il seguito dell'esame dei disegni di legge di stabilità e di bilancio avrà luogo nelle giornate successive di venerdì 18 (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna), sabato 19 e, ove necessario, di domenica 20 dicembre (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).
  Il termine per la presentazione degli emendamenti a tali provvedimenti è fissato per domani, alle ore 13.
  Entro tale termine i gruppi sono invitati a segnalare gli emendamenti da porre in votazione, nella misura del triplo rispetto a quanto previsto dall'articolo 85-bis.
  Venerdì 18 dicembre, dalle ore 9, avrà luogo l'esame della mozione di sfiducia individuale Crippa ed altri n. 1-01082, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti della Ministra per i rapporti con il Parlamento e per le riforme costituzionali, Maria Elena Boschi.
  Il seguito dell'esame della proposta di legge n. 3365 ed abbinate – Disposizioni per la protezione degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità nell'interesse pubblico e l'esame della proposta di legge n. 2976 – Istituzione del Registro pubblico delle moschee e dell'Albo nazionale degli imam (ove concluso dalla Commissione) sono rinviati.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione generale del disegno di legge n. 2093-B e della mozione di sfiducia individuale n. 1-01082 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

  PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la VI Commissione permanente (Finanze) ha proceduto all'elezione del deputato Sestino Giacomoni a vicepresidente, in sostituzione del deputato Alberto Giorgetti, che ha cessato di far parte della Commissione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 17 dicembre 2015, alle 10,30:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 2093-B).
  — Relatori: Bratti e Borghi.

  (ore 14)

  2. – Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge:
   S. 2111 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016) (Approvato dal Senato) (C. 3444-A).
   S. 2112 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018 (Approvato dal Senato) (C. 3445-A).
   Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018 (C. 3445-bis).
  — Relatori: Melilli e Tancredi, per la maggioranza; Polverini, Cariello e Melilla, di minoranza.

  La seduta termina alle 22,58.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI RELATIVI ALLE COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 17-18 DICEMBRE 2015

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 17-18 dicembre 2015

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore.

Governo 30 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti 10 minuti
Gruppi 1 ora e 25 minuti (per la discussione) 1 ora e 45 minuti (per le dichiarazioni di voto)
 Partito Democratico 23 minuti 10 minuti
 MoVimento 5 Stelle 10 minuti 10 minuti
 Forza Italia – Popolo della Li bertà – Berlusconi Presidente 8 minuti 10 minuti
 Area Popolare (NCD – UDC) 6 minuti 10 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Eco logia Libertà 6 minuti 10 minuti
 Scelta civica per l'Italia 5 minuti 10 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 5 minuti 10 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 5 minuti 10 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazio nale 5 minuti 10 minuti
 Misto: 12 minuti 15 minuti
  Conservatori e Riformisti 2 minuti 3 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 2 minuti 3 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 2 minuti 3 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 2 minuti 2 minuti
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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2093 E DELLA MOZIONE N. 1-01082

Ddl n. 2093-B – Collegato ambientale

Discussione generale: 7 ore e 30 minuti.

Relatori 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 16 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 34 minuti
 Partito Democratico 53 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 31 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 30 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti
 Misto: 32 minuti
  Conservatori e Riformisti 8 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 7 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Li berali per l'Italia (PLI) 3 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 3 minuti
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Mozione n. 1-01082 – Sfiducia individuale nei confronti della Ministra per i rapporti con il Parlamento e per le riforme costituzionali
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore (*).

Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 15 minuti
Interventi a titolo personale 38 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 47 minuti
 Partito Democratico 43 minuti
 MoVimento 5 Stelle 20 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 16 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 13 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà 13 minuti
 Scelta civica per l'Italia 13 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 12 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 11 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 11 minuti
 Misto: 15 minuti
  Conservatori e Riformisti 3 minuti
  Alternativa Libera – Possibile 3 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Li berali per l'Italia (PLI) 2 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono i tempi tecnici per la votazione per appello nominale.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ris. Rosato e a. n. 6-183 487 475 12 238 309 166 67 Appr.
2 Nom. Ris. Scotto e a. n. 6-184 491 476 15 239 28 448 67 Resp.
3 Nom. Ris. Fedriga e a. n. 6-185 489 465 24 233 61 404 67 Resp.
4 Nom. Ris. Turco e a. n. 6-186 493 414 79 208 15 399 67 Resp.
5 Nom. Ris. Battelli e a. n. 6-187 p.I 493 412 81 207 76 336 67 Resp.
6 Nom. Ris. Battelli e a. n. 6-187 p.II 496 410 86 206 73 337 67 Resp.
7 Nom. Ris. Brunetta e a. n. 6-188 495 467 28 234 61 406 67 Resp.
8 Nom. Ris. Cirielli e a. n. 6-189 492 467 25 234 61 406 67 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.