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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 551 di mercoledì 20 gennaio 2016

INDICE VOTAZIONI

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 3365-A e abb. - em. 1.182 423 411 12 206 355 56 83 Appr.
2 Nom. em. 1.4 433 421 12 211 82 339 82 Resp.
3 Nom. em. 1.186 rif. 439 436 3 219 420 16 81 Appr.
4 Nom. em. 1.11, 1.187 rif. 440 438 2 220 435 3 81 Appr.
5 Nom. em. 1.14 437 433 4 217 106 327 80 Resp.
6 Nom. em. 1.188, 1.154 rif. 440 437 3 219 434 3 80 Appr.
7 Nom. em. 1.18 448 447 1 224 446 1 80 Appr.
8 Nom. em. 1.24 446 445 1 223 444 1 80 Appr.
9 Nom. em. 1.190 435 405 30 203 364 41 79 Appr.
10 Nom. em. 1.40 424 420 4 211 94 326 79 Resp.
11 Nom. em. 1.45 443 440 3 221 99 341 78 Resp.
12 Nom. em. 1.191 rif. 449 444 5 223 392 52 78 Appr.
13 Nom. em. 1.69 447 443 4 222 103 340 78 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.500 454 422 32 212 416 6 78 Appr.
15 Nom. em. 1.192 453 423 30 212 366 57 78 Appr.
16 Nom. em. 1.80 446 442 4 222 98 344 78 Resp.
17 Nom. em. 1.85 436 427 9 214 95 332 78 Resp.
18 Nom. em. 1.89 446 443 3 222 95 348 78 Resp.
19 Nom. em. 1.91 442 441 1 221 94 347 78 Resp.
20 Nom. em. 1.94 453 452 1 227 72 380 78 Resp.
21 Nom. em. 1.95, 1.96, 1.97, 1.184, 185 448 445 3 223 435 10 79 Appr.
22 Nom. articolo 1 448 434 14 218 359 75 79 Appr.
23 Nom. articolo agg. 1.01 445 443 2 222 91 352 79 Resp.
24 Nom. em. 2.2 434 430 4 216 96 334 80 Resp.
25 Nom. em. 2.6 422 396 26 199 80 316 80 Resp.
26 Nom. em. 2.10 430 427 3 214 96 331 80 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.161 431 427 4 214 388 39 80 Appr.
28 Nom. em. 2.166 436 434 2 218 382 52 80 Appr.
29 Nom. em. 2.37 439 435 4 218 56 379 80 Resp.
30 Nom. em. 2.44 436 430 6 216 98 332 80 Resp.
31 Nom. em. 2.167 437 434 3 218 380 54 80 Appr.
32 Nom. em. 2.59 437 433 4 217 99 334 80 Resp.
33 Nom. em. 2.120 435 433 2 217 101 332 80 Resp.
34 Nom. em. 2.168, 2.165 rif. 441 413 28 207 360 53 79 Appr.
35 Nom. em. 2.125 408 395 13 198 113 282 79 Resp.
36 Nom. articolo 2 410 402 8 202 320 82 79 Appr.
37 Nom. odg 9/3365-A e abb./2 371 363 8 182 40 323 79 Resp.
38 Nom. Ris. Verini e a. 6-190 260 247 13 124 234 13 92 Appr.
39 Nom. Ris. Cirielli e a. 6-191 347 344 3 173 9 335 90 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 45)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Ris. Brignone e a. 6-192 I p. 344 336 8 169 21 315 90 Resp.
41 Nom. Ris. Brignone e a. 6-192 II p. 348 338 10 170 21 317 90 Resp.
42 Nom. Ris. Santelli e a. 6-193 349 326 23 164 15 311 90 Resp.
43 Nom. Ris. Ferraresi e a. 6-194 348 333 15 167 65 268 90 Resp.
44 Nom. Ris. Farina D. e a. 6-195 345 335 10 168 315 20 90 Appr.
45 Nom. Ris. Molteni e a. 6-196 343 334 9 168 17 317 90 Resp.

  SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, signor Ministro, noi diamo atto a lei e al Governo dei passi in avanti fatti sulla giustizia civile, sulle nuove risorse a disposizione della giustizia, sugli interventi sulla custodia cautelare, sulle misure alternative, sulla responsabilità civile dei giudici. Non è molto, ma è molto di più di quanto fatto dai Governi precedenti, purtroppo anche dal mio Governo di centrodestra. Anzi, posso affermare che proprio sulla giustizia il principale fallimento del centrodestra è di Berlusconi. Siamo però di fronte ad un malato grave, molto ancora non va; per descriverlo uso le parole di un magistrato, l'ex procuratore capo di Prato, Piero Tony – parole del genere sono state utilizzate anche in alcuni casi da Cantone, presidente dell'Anticorruzione –, che dice: «il processo non è più un semplice processo ma una gogna, a volte una vergogna, e chi ha coscienza del suo lavoro sa come funziona, sa i giochi che si fanno con gli imputati e sa come si usano le intercettazioni, le carte, gli spifferi, le indagini, gli arresti; lo dico dopo aver girato mezza Italia in tante procure»; la verità – dice Tony – è questa: «è dagli anni Settanta che i magistrati vivono con il cautelare, lo usano in modo discrezionale, con molti accessi, e lo usano come se fosse un modo per determinare la certezza della pena; il ragionamento è logico; non so come andrà a finire questo processo, ma per far sì che il mio indagato possa avere una punizione intanto lo metto dentro. Non è sempre così, ovvio, ma la storia ci insegna che questo metodo è andato a peggiorare nel corso del tempo, con l'affermazione di quello che potrei definire senza problemi il processo mediatico». Quello che un altro magistrato, il procuratore Borrelli di Milano, chiamava la sentenza anticipata. E ancora, Tony parla di una magistratura che ha: «colori e bandiere della politica; esistono le correnti», dice: «esistono i magistrati che professano in tutti i modi il loro credo politico; esistono grandi istituzioni, come il CSM, dove si fa carriera soprattutto per meriti politici». Ed esistono le carceri, di cui lei ha parlato, Ministro, dove ancora quasi il 50 per cento dei detenuti sono in attesa di giudizio e le statistiche ci dicono che il 50 per cento di questi sono innocenti. Quindi, noi abbiamo quasi un detenuto su quattro innocente. Questo è lo stato delle cose e la grave anomalia della giustizia italiana, che rischia di colpire in modo violento lo Stato di diritto e la democrazia, sempre più lontana da Montesquieu. Si sono rotti gli equilibri di potere in questo Paese (legislativo, esecutivo e giudiziario). Ormai spesso legiferiamo sotto diretta influenza degli scandali e dello scandalismo dei giornali e l'Associazione nazionale magistrati interviene nella fase legislativa deviandone il corso. Così salta l'equilibrio dei poteri. Sempre più produciamo norme generiche per reati comportamentali e associativi, che danno un potere totale ai magistrati, un potere discrezionale, sino al punto che reati come traffico di influenza e associazione a delinquere, usati in maniera forzata e distorta, possono dichiarare reato la stessa attività politica; così come un uso forzato della normativa nel diritto civile e fallimentare può dichiarare reato l'attività imprenditoriale. Ma il mio non è un atto d'accusa verso la magistratura e i singoli magistrati, accuso un sistema che non funziona, accuso noi, questo Parlamento, la nostra debolezza, perché se noi affidiamo ad una figura Pag. 77professionale un eccesso di poteri ne modifichiamo il ruolo e rompiamo gli equilibri democratici.
  Se una figura professionale, come il magistrato, ha totale autonomia e indipendenza – questo è giusto e noi lo difendiamo – ma anche l'automatismo della carriera o avanzamenti della carriera determinati dalle correnti politiche, automatismo degli stipendi, ampia discrezionalità di giudizio in virtù di norme troppo generiche, totale immunità per i rapporti con la stampa, uso del processo mediatico, della sentenza anticipata appunto, capacità di incidere sul processo normativo, noi creiamo un potere mostruoso, che produce spesso sentenze di segno opposto fra il primo e il secondo grado e mina lo Stato di diritto. Non ce l'ho – dicevo – con i magistrati, ma con noi. Anzi, ringrazio la maggioranza dei magistrati che, nonostante queste distorsioni, fa il suo dovere. Ma così non va, non si può solo contare sul buon senso eroico di una parte consistente, grande, della magistratura. Bisogna tornare ad aver fiducia nella certezza della legge. Certo, dobbiamo puntare alla certezza della pena, ma prima ancora bisogna che garantiamo lo Stato di diritto, la certezza della legge e la certezza dell'imparzialità della giustizia e del sistema giudiziario italiano. Molto c’è ancora da fare, molto si è fatto, come ha detto il Ministro, e io sono assolutamente d'accordo. Si è fatto molto di più di tanti Governi precedenti, come ho detto, anche dei Governi di centrodestra, ma molto c’è ancora da fare. Dobbiamo prendere coscienza della rottura degli equilibri democratici, della rottura dell'equilibrio dei poteri. Molte cose vanno fatte. Da ciò che non funziona possiamo determinare ciò che bisogna fare per far funzionare meglio il sistema giudiziario e la democrazia italiana. Lei, Ministro, ha citato Filippo Turati: io sono cresciuto sugli insegnamenti e sul pensiero di Filippo Turati. Naturalmente, son passati cent'anni, ci sono realtà diverse, ma io non so se Filippo Turati, potendo tornare in quest'Aula, sarebbe nelle condizioni di fare un discorso diverso da cento anni fa per lo stato delle carceri, per lo stato della giustizia italiana, per lo squilibrio dei poteri che noi abbiamo determinato. Anzi, penso che Filippo Turati oggi sarebbe nella stessa difficoltà, in grande parte, di cento anni fa (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Lei, signor Ministro, ha rivendicato il dialogo con tutti nello sforzo di riforma del territorio impervio di giustizia, e di questo sicuramente siamo testimoni. Dialogo e risultati, poi, a volte sono disgiunti. Ha parlato di un organismo sfibrato e terra di conflitto in passato, mi sembra di conflitto anche presente, ma è anche una terra di illegalità sostanziale, la giustizia, tale da aver aperto la strada a condanne, intervenute nel tempo, da parte della Corte europea dei diritti umani, condanne nei confronti del nostro Paese e che sono, queste, solo attenuate in parte dai provvedimenti intervenuti nel corso di questa legislatura. E constatiamo – questo è il compito dell'opposizione, ovviamente – che, a fronte delle luci che lei ha provato a farci intravedere, ci sono anche un po’ di ombre, molte ombre. Tra queste, il graduale aumento delle difficoltà di accesso del cittadino al servizio giustizia, realizzata direttamente anche attraverso il vorticoso aumento dell'importo del contributo unificato o, più indirettamente, tramite la compressione delle tutele introdotte dalla cosiddetta «legge Pinto» o di quelle garantite dall'istituto del patrocinio a spese dello Stato, rispetto al quale abbiamo assistito a poderose restrizioni e a qualche ampliamento, compensazione.
  Lei, signor Ministro, ha lavorato in questa sua relazione molto sui numeri. Ecco, i numeri hanno un peso e i nostri sono magari un po’ invecchiati rispetto a quelli che fornisce oggi lei, anche in vista – immagino – dell'inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione il prossimo Pag. 78ventotto del mese corrente. Ebbene, noi abbiamo svariate centinaia, oltre mille, sentenze di condanna (noi significa l'Italia) per violazione della Convenzione europea. La durata media di un procedimento civile è intorno ai 7 anni; la durata media di un procedimento penale sfiora i 5. I detenuti in attesa di giudizio rimangono intorno al 40 per cento. Il debito maturato dallo Stato per la lentezza dei processi è anche esso elevatissimo, centinaia di milioni di euro, quelli già pagati, alcune centinaia quelli ancora da pagare. E allora, se questi dati sono in miglioramento, noi siamo ovviamente i primi ad apprezzare, come apprezziamo, la diminuzione della popolazione carceraria e il parallelo aumento delle misure alternative che smentisce nei fatti, sono le statistiche che ce lo dicono, l'ideologica credenza che a più carcere corrisponda più sicurezza. Questo smentisce coloro che ancora adesso, e per tutta una legislatura, ci hanno accompagnato con gli «svuota carceri» presunti, le amnistie presunte, gli indulti presunti; non si trattava di nessuno di questi tre provvedimenti che abbiamo approvato. E ci danno ragione anche i fatti e le statistiche sul fatto che questa linea di condotta, che almeno fino a un certo punto della legislatura ha funzionato (sul dopo, entreremmo in un'altra discussione), produce, essa sì, più sicurezza rispetto a quelle precedenti che hanno il nome di una linea di pensiero ideologica molto cara al centrodestra e anche a coloro che non si collocano in questo Parlamento fra destra e sinistra. Ma molto ha potuto in questa direzione la deflazione delle carceri, anzi, forse, di più ha potuto la sentenza della Corte costituzionale del febbraio del 2014 sulle droghe, piuttosto che la politica e anche questo ce lo raccontano le statistiche. E se questi risultati embrionali ci sono, noi siamo convinti che i numeri sarebbero stati molto più favorevoli se il Governo, in primo luogo, e anche il Parlamento, avessero avuto un più deciso intervento intorno a quelle leggi inefficaci e criminogene che compongono larga parte dei reati e larga parte di quella popolazione detenuta. Mi riferisco ovviamente al testo unico sugli stupefacenti, la tristemente nota legge «Fini-Giovanardi» e alla «Bossi-Fini», le modifiche al testo unico sull'immigrazione.
  Si poteva fare molto, molto di più, e sono venute timide risposte. La legalizzazione della cannabis, ad esempio, e dei suoi derivati, è oggi all'attenzione di questo Parlamento per iniziativa parlamentare di duecento e rotti coraggiosi deputati e di molti senatori, nell'altro ramo del Parlamento. Sarebbe una misura necessaria non solo a deflazionare ulteriormente il sovraffollamento carcerario, ma anche e soprattutto ad impostare una diversa politica relativa al consumo degli stupefacenti, con interventi principalmente preventivi rispetto a condotte nelle quali effettivamente è riscontrabile una ridotta pericolosità sociale e un potenziale ridotto danno individuale. Così, al di là della trasformazione in illecito amministrativo del reato di immigrazione clandestina, che è venuta a mancare (la rivedremo forse), avrebbe potuto questo reato essere del tutto espunto dal nostro ordinamento, in quanto in contrasto con la Costituzione, punendo di fatto la persona, non in conseguenza del suo comportamento contrario alle norme, bensì per il mero trovarsi in una condizione personale di difetto di permesso di soggiorno. Così, come abbiamo visto, non è stato.
  Sulla prescrizione che lei ha citato vi è da dire che la riforma della prescrizione, su cui noi abbiamo votato in maniera contraria, è fortunosamente incagliata al Senato.
  Si tratta di un escamotage che consta, in realtà, di una mera dilatazione dei suoi tempi, destinata a sanare l'insostenibile lentezza della giustizia, con l'effetto di allungare sensibilmente la durata dei processi, ma non invece, come dovrebbe essere, un intervento mirato ed efficace sulle tipologie di reati che maggiormente hanno mostrato criticità rispetto all'interesse dello Stato ovvero mi riferisco a quelli contro la pubblica amministrazione oppure contro l'ambiente.
  E che dire, visto che lei lo ha citato, io lo riprendo volentieri, del reato di tortura, Pag. 79questa sfuggente introduzione che, ancora una volta, dalla Camera, dopo tantissimi anni, un quarto di secolo di discussione parlamentare, è di nuovo fermo al Senato, come in altre legislature, e lì giace inerte ? Io credo che manchi la volontà politica di introdurlo ed è per questo, oltretutto a fronte di fatti di cronaca che purtroppo si ripropongono con periodicità notevole, troppo frequente, che Sinistra Italiana ha chiesto l'istituzione di un organismo parlamentare che monitorizzi con più attenzione e approfondisca la diffusione, eventualmente la sistematicità, di determinati comportamenti che la cronaca – ripeto – ci segnala.
  Signor Ministro, noi abbiamo preso i numeri, li abbiamo provati, in questo breve tempo dalla sua relazione, a disossare, lo faremo maggiormente. Come le ho detto abbiamo apprezzato il dialogo, abbiamo apprezzato, nella prima parte di questa legislatura, i provvedimenti, poi abbiamo avuto un po’ l'impressione che le «correnti securitarie» presenti in questo Parlamento e anche nel Governo, in qualche modo, riprendessero il sopravvento. Speriamo di sbagliare, seguiremo passo passo, perché un cambio culturale in materia di giustizia è necessario, perché le culture politiche applicate alla materia negli scorsi decenni dai Governi che l'hanno preceduta, e in parte anche da questo, hanno dimostrato tutta la loro fallacità e inefficacia. Duole che ancora ci sia chi in quest'Aula continua ad invocarle come sanatoria dei problemi di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).