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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 566 di mercoledì 10 febbraio 2016

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 11,10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ginefra, Greco, Marotta e Turco sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 3513-A) (ore 11,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3513-A: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo approvato dalle Commissioni (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 9 febbraio 2016).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 3513-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 210 del 2015, che oggi siamo chiamati a convertire, rappresenta uno strumento Pag. 2indispensabile per la prosecuzione da parte di questo Esecutivo della sua azione di governo. Molte delle proroghe contenute nel decreto in questione sono, infatti, finalizzate al contenimento della spesa pubblica o alla sua razionalizzazione oppure a sbloccare risorse pubbliche strategiche per il corretto funzionamento della macchina statale.
  È chiaro, dunque, che un voto contrario su questo testo significherebbe far mancare il proprio sostegno non solo a questo Governo, ma anche a tutti i cittadini e amministratori che contano sulle misure contenute in questo decreto. Quest'ultimo tocca, infatti, settori decisivi per il sistema Paese, come scuola, lavoro, sanità, ambiente, energia e molti altri: ebbene, in tali ambiti è necessario che la risposta del Governo non si faccia attendere e sia adeguata ai reali bisogni della collettività.
  Non votare a favore di questo testo sarebbe, dunque, un gesto irresponsabile in grado di mettere in forte difficoltà sia le amministrazioni statali che quelle locali. Per questo motivo annuncio, quindi, il convinto voto favorevole della componente socialista sulla questione di fiducia posta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Presidente, onorevoli colleghi, dopo la mozione di sfiducia a cui il Governo è stato sottoposto al Senato lo scorso 27 gennaio, è la prima volta che una delle Camere è chiamata ad esprimersi sul sostegno al Governo. Questo voto ci offre, quindi, l'occasione di fare chiarezza: chiarezza quanto mai necessaria perché tante ne sono state dette dopo che, quel 27 gennaio, i miei altri colleghi del gruppo ALA al Senato hanno votato contro la mozione di sfiducia.
  Quel voto, colleghi, non si prefiggeva l'obiettivo di esprimere una valutazione sull'operato del Governo: quel voto era limitato al caso banche ed in particolare a quello della Banca d'Etruria e del Lazio. Non è questa la sede per tornare ad esprimerci su tale questione, ma, forse, una parola in più è necessaria. Noi crediamo che il Governo abbia ben gestito quella vicenda, in primis, salvaguardando correntisti e dipendenti, ma anche provvedendo al meccanismo di ristoro per gli obbligazionisti truffati. Il tutto, senza oneri per il bilancio dello Stato: meglio pensiamo fosse difficile fare.
  Non mi soffermo neanche sulle accuse di conflitto d'interesse, accuse che si sono dimostrate risibili e che si sono concentrate, guarda caso, sul membro del Governo che più si è speso in questa legislatura per portare avanti le riforme essenziali per il Paese.
  Detto questo, Alleanza Liberalpopolare è all'opposizione di questo Governo ed oggi voterà contro la fiducia posta sul disegno di legge di conversione del «decreto milleproroghe»: un voto di sfiducia quello odierno che vale, forse, doppio, perché – lo preannuncio – sul voto finale riservato al merito del provvedimento ci asterremo.
  Non neghiamo di essere un'opposizione diversa dalle altre presenti in quest'Aula: siamo un'opposizione repubblicana pronta a dire convintamente «no» quando il caso lo richiede, ma anche a sostenere tutto ciò che riteniamo il Governo faccia nell'interesse del Paese. È stato così con le riforme costituzionali, un passaggio che abbiamo condiviso fin dall'inizio della legislatura e che ci vedrà impegnati, almeno fino ad ottobre, anche nella campagna referendaria, in cui saremo chiamati a spiegare agli italiani la bontà delle novità introdotte dal testo di riforma, cui manca ancora l'ultimo passaggio parlamentare in quest'Aula.
  Non abbiamo, invece, votato a favore, per esempio, dell'ultima legge di stabilità, il provvedimento fondante dell'azione di Governo, su cui si distinguono le posizioni di chi sta in maggioranza e di chi sta all'opposizione.Pag. 3
  Non votammo quel provvedimento, nonostante alcuni aspetti positivi riscontrabili in capitoli come quello sulla circolazione del contante e quello sulla tassazione degli immobili, perché ritenevamo insufficienti le misure prese per il Sud, per il contrasto alla disoccupazione e per il completamento delle politiche della spending review.
  Siamo un'opposizione diversa dalle altre anche perché, oggi, i nostri amici del centrodestra vogliono replicare lo stesso schema di delegittimazione che la sinistra ha messo in campo nei nostri confronti per tutta la Seconda Repubblica. Questo modo di concepire la politica ha prodotto e produce tuttora un danno incalcolabile al nostro Paese e questa è una delle motivazioni che ha portato alla nascita di Alleanza Liberalpopolare come alternativa a questo modo di fare politica che ha condannato l'Italia alla stagnazione. Per questo abbiamo votato a favore della riforma costituzionale, per questo ci confronteremo senza pregiudizi nel merito dei provvedimenti votando ciò che riterremo utile per il Paese. Pertanto, voteremo contro la questione di fiducia posta dal Governo, mentre sul merito del provvedimento torneremo con la specifica dichiarazione di voto finale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Latronico. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, i Conservatori e Riformisti ritengono che, con questo provvedimento, si certifichi, ancora una volta, l'inefficienza di un corpo normativo che non si riesce ad attuare: un modo per ammettere la propria incapacità di adempiere a norme, spesso, di derivazione comunitaria, un modo per coprire le resistenze corporative o per coprire l'esistenza di gruppi di pressione.
  Resta la domanda: perché ricorrere al «milleproroghe» ? Le norme si attuano o si modificano. Sullo sfondo, dunque, c’è una modalità ambigua di procedere su cui non c’è giustificazione: quasi a dire che le norme ci sono, ma non è giunto ancora il tempo della loro attuazione; poi, quando questo meccanismo si trascina per anni, dovremmo essere nella fattispecie della decadenza per desuetudine. È il sintomo, in fondo, di un Governo che, anziché affrontare i problemi, prova a rifugiarsi nei rinvii, a buttare la palla in avanti, come si dice. Certo, impegnare il Parlamento con provvedimenti di questa natura mentre il Paese è messo alla prova da mille difficoltà non è un bel segnale. Un Governo che rischia di bruciare la fiducia di cui aveva goduto: lo spread sale, le banche sono in uno stato di difficoltà, la ripresa non si consolida, le politiche di spesa sul bilancio dello Stato sono state fatte in deficit nell'ultimo biennio e la stessa richiesta di flessibilità, collega Palese, in Europa, rischia di esserci negata perché ci contestano d'averla impiegata male in questi due anni, per finanziare spese e non investimenti. Più flessibilità avremmo dovuto chiedere e avremmo dovuto chiederla per un programma di investimenti che Juncker aveva annunciato e che stenta a vedersi, non per le mance elettorali, come è avvenuto nelle due ultime leggi di stabilità: ricordate gli 80 euro, che avranno tirato la volata elettorale, ma non hanno affrontato nessuno dei nodi strutturali che frenano lo sviluppo del Paese ?
  Il rischio, se non ci concederanno le clausole di flessibilità, è quello di una manovra correttiva in questa primavera e di una manovra «lacrime e sangue» nel 2017. Questa è la dura realtà. La proroga l'avremmo dovuta mettere in campo, colleghi, per la graduale attuazione del bail-in, il salvataggio interno, per garantire un'adeguata preparazione a questo livello di responsabilità a carico dei risparmiatori, per negoziare in Europa un meccanismo che, senza ricorrere ai salvataggi di Stato, proteggesse i risparmiatori e il sistema creditizio italiano.
  Sono i nodi di cui non si parla, signor Presidente e rappresentate del Governo, ma che sono al centro della difficoltà di stabilizzare e rilanciare la crescita del Pag. 4nostro Paese. Banche e crescita sono due facce della stessa medaglia ed il sistema del credito in Italia non funziona alla grande, Presidente Renzi, stretto com’è dal credit crunch e dal peso delle sofferenze. Sono i punti cruciali, Presidente, per cui i Conservatori e Riformisti non sono convinti e voteranno contro la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, ci troviamo ancora una volta qui, immancabilmente, dopo la legge di stabilità, a licenziare questo provvedimento, che è diventato una terribile consuetudine. Non dovrebbe essere così, ci si è fatto il callo si dice dalle mie parti: possiamo dire che a novembre-dicembre si approva la legge di stabilità, in gennaio e febbraio si converte il «decreto milleproroghe». Già, perché la cattiva abitudine a cui facevo riferimento di presentare ogni stagione, sul finire dell'anno, il 28, il 29 o, addirittura, il 30 di dicembre, il decreto-legge recante disposizioni in materia di proroga di termini previsti da disposizioni legislative si conferma da anni, immancabilmente ogni anno. La responsabilità è equamente ripartita tra tutte le forze politiche e tutti i Governi che si sono alternati alla guida del Paese. E neanche questo Governo, il Governo Renzi, che si è lasciato annunciare come il Governo dell'innovazione, della rottamazione delle pessime abitudini e consuetudini, si è distinto sotto questo aspetto.
  Possiamo affermare con grande tranquillità che anche quest'anno il decreto «milleproroghe» non si smentisce, perché il problema non è, in realtà, prorogare di per sé. La questione nasce sul cosa si proroga e questi decreti-legge, tutti, immancabilmente, intervengono posticipando scadenze, magari appena approvate, contenute in leggi proprio appena uscite dal Parlamento, oppure intervengono su materie che sono oggetto di proroga ogni anno, da due, tre, quattro, addirittura cinque anni, qualcuna già dagli anni Ottanta.
  Ed è per questi motivi che l'approdo in quest'Aula del decreto-legge rappresenta, anno per anno, il segno delle inadempienze e delle insufficienze del Governo; ma penso che si debba chiamare a raccolta il senso di responsabilità e, quindi, la colpevolezza, in questo caso, di tutte le forze politiche, a cominciare anche da chi rappresenta l'istituzione della Camera dei deputati, perché questa pessima consuetudine si può arrestare, anche se un richiamo istituzionale del Governo può entrare nella dialettica politica e parlamentare.
  Il fallimento, non va dimenticato, prima ancora che nella sostanza, è nella forma; i numerosi richiami operati anche dall'Unione europea, che ci ha ripresi su questo tema, alla corretta tecnica legislativa, alla certezza del diritto, schiacciati ogni volta dalla inadeguatezza del momento, dalla necessità emergenziale di non lasciare un vuoto normativo, con il risultato drammatico che abbiamo delle norme, le quali, in nota, riportano gli estremi anche di cinque, sei o sette successivi provvedimenti, che hanno disposto, appunto, la proroga del termine contenuto nella prima legge. Una vera e propria giungla, nella quale nessuno riesce a districarsi, che genera centinaia di ricorsi nelle materie più disparate, che rende opaca la capacità legislativa di questo Parlamento e pessimo, in termini trasparenza, il rapporto tra le istituzioni repubblicane, le categorie produttive e i cittadini in quanto tali.
  Ma, come abbiamo detto, purtroppo, l'aspetto formale non è l'unico che rivela una drammatica criticità; anche quello sostanziale non è da meno, perché, in fondo, che cos’è che simboleggia il cosiddetto «milleproroghe» ? Simboleggia tutto quello che il Governo non è riuscito a fare, confermando in maniera plateale la sua incapacità di esprimere una continuità tra procedimenti legislativi e amministrativi, la sua incapacità di realizzare quello che Pag. 5si propone e quello che si promette ai propri elettori; simboleggia l'incapacità che esso stesso si era dato rispetto alle scadenze annunciate, e, come se non bastasse, la gravità di per sé rappresentata dalla necessità di varare ogni anno un provvedimento di questo tipo, si aggiunge al fatto che questi decreti-legge tendono a divenire, immancabilmente, «decreti omnibus»: di tutto, di più !
  La materia presente dentro il «milleproroghe» è una materia sterminata, assolutamente interdisciplinare, che, se la si dovesse affrontare con cognizione di causa, dovrebbe fare seriamente il giro di tutte le Commissioni e non dovrebbe certo stare lì parcheggiata, quasi per un scrupolo formale, per poche settimane; testi nei quali vengono infilate le norme più disparate, in primo luogo ad opera del Governo, mediante una stucchevole attività emendativa in Commissione: il Governo che emenda se stesso, e lo fa a tempo indeterminato, fino all'ultimo secondo utile, come se fosse, appunto, una parte anche abbastanza premurosa e intollerante della opposizione; norme che magari non hanno neanche nulla a che vedere con il posticipo di scadenze, magari cose che il Governo aveva banalmente dimenticato di sistemare con la legge di stabilità, c’è anche questo, una specie di esame di riparazione rispetto alla legge di stabilità, altra legge annualmente oggetto di pesantissimi rimaneggiamenti.
  È facile propagandare l'approvazione della legge ed è una cosa alla quale il nostro Presidente del Consiglio, diciamocelo in maniera sincera, è maestro; peccato che dopo l'approvazione della cosiddetta norma di rango primario, bisogna proseguire nell'opera con le norme di attuazione, e qui la propaganda si ferma, perché nessuno parla di quelle centinaia di decreti attuativi non ancora emanati, che, di fatto, bloccano l'esecutività di decine e decine di leggi.
  No, questo il Governo non lo dice, ovviamente lo diciamo noi, lo diciamo in quest'Aula, lo diciamo anche con la suggestione e la speranza che possa rimbalzare fuori da qui, fuori dal palazzo di Montecitorio, perché è una vergogna che il ritardo dei decreti attuativi si manifesti in maniera così solenne, preponderante, normale, perché ogni decreto che non viene varato è una mancata risposta che arriva ai cittadini e ci pare che l'unica preoccupazione del Governo Renzi sia, more solito, quella di annunciare leggi approvate, talvolta di annunciarle più volte, anche quando non vengono approvate, per rispondere solo e soltanto a delle esigenze di tipo comunicativo; è la propaganda che domina la scena di questo Governo, i cittadini stanno lì sullo sfondo, che aspettano che qualcuno di serio si affacci all'orizzonte e decida di occuparsi, di costruire anzi, le soluzioni ai propri problemi e alle criticità della propria nazione.
  Non vediamo alcun segno di discontinuità rispetto ai Governi precedenti, notiamo anzi una continuità, che è imbarazzante, con le vecchie prassi; vediamo il segno di una cronica mancanza di strategia politica, di una incapacità di affrontare e risolvere le questioni nodali che attanagliano la nostra terra, la nostra patria, in modo concreto, in altri termini, in politichese, ormai si dice: in modo strutturale; e vediamo le conseguenze nefaste che tutto questo ha sui cittadini, sulle imprese, sulle famiglie, sul sistema economico e produttivo, sul sistema giudiziario e potremmo andare avanti così all'infinito, però c’è sempre lo spazio per una mozione. Anche nelle prossime ore parleremo del «bail in», un provvedimento che abbiamo supinamente recepito dall'Europa e che sta mettendo in ginocchio l'economia italiana e, soprattutto, che mette in pericolo i risparmi degli italiani.
  Non è che il Governo abbia voglia, desiderio e intenzione di metterci la testa, di farlo con energia e profondità; il Governo lascia questo compito ingrato al Parlamento, il quale, appunto, lo fa con chiacchiere in ordine sparso, come quelle che accompagnano tutti i dibattiti parlamentari, che tutti quanti noi animiamo nella speranza che una mozione valga tanto quanto una legge, ma ben sapendo che così non è.Pag. 6
  Questi provvedimenti testimoniano, purtroppo, l'inaffidabilità del nostro Stato, la mutevolezza, in primo luogo, delle stesse proposte che porta avanti e, in secondo luogo, delle modalità per perseguirle. E queste sono, fondamentalmente, le ragioni che, con rammarico, conducono Fratelli d'Italia a ostacolare in tutti i modi possibili l'approvazione di questo decreto, ricordando in più – e concludo – che siamo di fronte a una richiesta di voto di fiducia, l'ennesima richiesta di fiducia avanzata dal Governo alla Camera. Forse, quando un Governo ha una maggioranza così ampia, dovrebbe tentare di limitare il più possibile il ricorso al voto di fiducia, anche per una questione di rispetto della dignità di quest'Aula e del gioco democratico. Ma le cattive abitudini, evidentemente, non si riescono a far tramontare e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, sotto questo aspetto, è esattamente la logica prosecuzione in termini politici di tutto il peggio che abbiamo visto nella prima e nella seconda Repubblica. Per questi motivi, appunto, Fratelli d'Italia voterà «no» alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, nell'esprimere a nome del gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico il voto di fiducia al Governo sulla conversione dal decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, che riguarda proroga di termini, non si può non sollevare qualche motivata perplessità sulla qualità della nostra legislazione.
  Il voto favorevole è certamente necessario, ma se il Parlamento non si pone, come obiettivo, di introdurre interventi stabili e a regime, che sono nei fatti perché riguardano successive proroghe ribadite ininterrottamente da diversi anni, continuerà una produzione legislativa sempre più staccata dal sentire e dai bisogni percepiti. Si tratta di evitare il ricorso sistematico ad una legislazione di corto respiro, perché provvisoria e temporanea, costruita su mere proroghe che finiscono per incorporare, già dall'inizio, la previsione di successivi interventi integrativi. Questo modo di procedere è in aperto conflitto con le esigenze di stabilità, di certezza e di semplificazione della nostra legislazione; ovviamente, la questione non riguarda solo il Governo, ma, nel complesso, la vita delle istituzioni e, tuttavia, invertire la rotta in questi campi sarebbe molto utile anche per poter coltivare la nostra aspirazione a un riconosciuto protagonismo in sede europea.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, celebriamo oggi due stanchi riti, gli ennesimi, che ormai sono invalsi nell'uso comune di quest'Aula. Il primo è, ovviamente, il decreto «milleproroghe» che già prima è stato, in modo, direi, anche più che esauriente, stigmatizzato dai colleghi che mi hanno preceduto. Il «milleproroghe», questo decreto, nasce con un fine ben chiaro e viene utilizzato, dai Governi e dalle varie maggioranze che si apprestano ad utilizzare questo strumento, per altri fini, tra i quali quello di sistemare tutta una serie di situazioni che altrimenti non si riuscirebbe a sistemare. Tutti coloro che sono commissari all'interno dalle Commissioni di pertinenza hanno assistito a quel, in alcuni momenti, ridicolo contrattare tra partiti della stessa maggioranza per inserire, all'ultimo momento, tutta una serie di misure che nulla ha a che fare con il fine originario del decreto «milleproroghe», ma che serve, ovviamente, per dare tutta una serie di risposte ai rispettivi territori di elezione, di rappresentanza dei vari esponenti dalla maggioranza, utilizzando questo strumento con null'altro fine che quello di creare consenso o di renderlo sempre più forte e, quindi, spendibile nelle elezioni che, siamo convinti, arriveranno da qui a breve.Pag. 7
  Il secondo rito che anche oggi, in qualche modo, voi andate a ripetere in quest'Aula è proprio quello del voto di fiducia. Io ero all'epoca fuori dal Parlamento, quando c'era il Governo Berlusconi, quello che governò il Paese – tra l'altro, lo voglio ricordare, fu l'ultimo Governo legittimamente eletto – dal 2008 al 2011, ma mi ricordo gli strali che vennero lanciati, appunto, contro il Governo Berlusconi per il suo utilizzo – a detta dell'allora minoranza – «spropositato» del voto di fiducia, un voto di fiducia che sviliva la rappresentanza parlamentare, che sviliva la formazione stessa delle leggi, che era – se vogliamo – l'impronta più evidente, o tra le più evidenti, della concezione del governo da parte del despota Berlusconi e delle destre allora al Governo che non conoscevano la democrazia, i sui riti, le sue prassi e tutto di conseguenza. Il Governo Renzi – lo sappiamo tutti – ha ormai superato ogni record in fatto di voti di fiducia; sappiamo perfettamente che queste parole, qui, all'interno di quest'Aula, sono destinate a cadere nel vuoto; non interessa a nessuno che le opposizioni facciano rilevare come, probabilmente, questo eccessivo utilizzo e ricorso al voto di fiducia, effettivamente, segni, in modo ineludibile, un nuovo modo di governare che è quello che vede la parte esecutiva, il Governo, schiacciare quella che dovrebbe essere la parte legislativa, cioè proprio il Parlamento, e lo fa con un'arroganza e con una protervia che non ha sicuramente alcun precedente nella storia della nostra Repubblica. Da deputato dell'opposizione, tra l'altro, mi sento anche sicuramente preso in giro perché sappiamo perfettamente che il «no» che noi pronunceremo all'interno di quest'Aula è inutile.
  È inutile perché i numeri della maggioranza sono sicuramente più che tranquillizzanti, appunto, per il Governo; maggioranza che, vorrei ricordare, non soltanto in questa Camera, ma anche nell'altra, è cresciuta nel corso degli anni e dei mesi, facendo ricorso a quello che voi avete definito scouting e che all'epoca, invece, del Governo Berlusconi veniva definita «bieca compravendita di senatori e di deputati». Sappiamo che avete qui una maggioranza forte, pertanto, il nostro «no» sarà sicuramente ininfluente, ma è un «no» ininfluente perché, purtroppo, viviamo in un mondo nel quale la fiducia al Governo non la dà più – e questo succede in Italia, ormai, da quasi cinque anni – il Parlamento, ma la danno coloro che siedono all'Eurotower, la danno le cancellerie di Berlino, magari di Parigi e sempre sotto, ovviamente, la vigile regia di Washington. Ormai sono quattro anni che funziona così, qua dentro noi ci illudiamo, magari, di poter dare un giudizio, non soltanto di legittimità, ma anche di merito su coloro che sono chiamati a guidare gli italiani e sempre più ci scontriamo con la tragica e dura realtà. Una realtà che, come anche insegna quello che avviene in questi giorni, quando un governatore, un Presidente del Consiglio italiano, magari, dice qualcosa di non particolarmente gradito alle orecchie tedesche o, comunque, europee, ecco che arriva immediato il tintinnare dello spread. È una esperienza nuova per voi che quando capitò, invece, a noi vi fece sorridere. Ricordo ancora i commenti, quasi divertiti, da parte dell'opposizione circa lo scambio di sorrisi tra la Cancelliera Merkel e l'allora Presidente Sarkozy quando si parlava di Berlusconi; mi ricordo, quando schizzò lo spread, in modo sicuramente – e oggi possiamo anche dircelo – eterodiretto da qualcuno, i vostri commenti circa il pericolo economico nel quale ormai il nostro Stato versava e circa l'incapacità del Governo che, lo ripeto, era sicuramente un Governo con i suoi pregi e i suoi difetti, ma era un Governo legittimamente eletto, sulla base di un programma elettorale appoggiato dall'allora maggioranza degli italiani; voi dicevate: ecco ormai è chiaro che con questo spread bisogna cambiare tutto, Berlusconi il dittatore vada a casa e avanti agli altri poteri. Oggi, questa esperienza cominciate a farla voi, avete visto che quando Renzi cerca di alzare il livello dello scontro, uscendo pertanto dai confini toscani nei quali si è formato, e lo porta in Europa, immediatamente, zitti tutti, il manovratore non vuole essere disturbato.Pag. 8
  La Lega Nord dirà «no» a questo ennesimo voto di fiducia, innanzitutto perché speriamo, in tal modo, di mandarlo a casa noi, Renzi, prima che lo mandino a casa i nostri alleati «padroni» europei. Lo mandiamo a casa, perché riteniamo che il valore del voto popolare sia ancora importante, che se Renzi deve cadere, beh, che cada per un voto espresso da coloro che sono stati votati dagli italiani e non da coloro di cui non si conoscono nemmeno i nomi, di cui non si conoscono nemmeno i visi e mi riferisco ai grandi potentati europei che per questioni loro decidono di cambiare il Governo dell'Italia. Ma io mi auguro che vi sia anche, effettivamente, un sussulto d'orgoglio da parte dai rappresentanti dell'attuale maggioranza, un sussulto d'orgoglio che richiami alla loro memoria i motivi per i quali noi, ancora, oggi, sediamo in questo Parlamento che non sono, mi spiace per voi, quelli di realizzare un programma elettorale che è stato votato dalla maggioranza dei cittadini italiani.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Mi avvio alla conclusione; voi, oggi, siete qui, solo e semplicemente perché, così era stato detto all'inizio di questa legislatura, c'era da portare a casa la sicurezza economica dello Stato, c'erano da fare delle riforme costituzionali il cui esito, purtroppo, si è rivelato infausto nella sua manifestazione, e non per altro. Voi siete qui semplicemente perché, a detta vostra, vi era un momento di crisi che doveva essere affrontato e non potevamo tornare al voto; beh, a distanza dei tre anni dall'inizio dalla legislatura, a distanza di due anni da quando l’enfant prodige della politica europea guida questo Stato, signori, le situazioni la conoscete tutti: le borse crollano e lo spread si sta impennando.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Concludo. Ritengo che, così come in tutta Europa (Grecia, Spagna) gli altri Paesi anche in crisi hanno fatto, anche gli italiani possono tornare al voto e dire da chi vogliono essere governati e sulla base di quale programma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti e le studentesse dell'Istituto comprensivo statale di Alba Adriatica, in provincia di Teramo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, il «milleproroghe» è ormai un frutto di stagione, come le ciliegie in tarda primavera o l'uva a cavallo fra estate ed autunno. Acquisiti di fatto nomignolo e precisa connotazione, risponde alla necessità apertamente dichiarata di prorogare termini di vario genere e di rinviare l'applicazione di norme che, a volte a distanza di anni, non hanno ancora trovato attuazione o di prorogarne altre che avrebbero dovuto avere effetto immediato, definitivo, risolutivo e che evidentemente non l'hanno ottenuto. Vi si legge, ad esempio, che per quanto riguarda il comando di alcune figure del Corpo dei vigili del fuoco presso altre amministrazioni, un decreto legislativo del 2005, che vietava questa prassi, si continuerà a non applicare; e dal 2005 al 2016 di tempo ne è passato. Si leggono cose interessanti, ad esempio, in una materia anche abbastanza importante sotto l'aspetto economico: per il sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco, che era stato mutato con una legge del 2012, continuerà ad applicarsi il sistema precedente anche nel 2016. Una cosa minore, ma anche questa abbastanza significativa della nostra difficoltà nel dare attuazione alle norme che emaniamo, riguarda, ad esempio, la Croce Rossa, che con una legge del 2012 avrebbe dovuto essere trasformata, ma naturalmente questa trasformazione si protrarrà fino a fine del 2018. Ho preso qualche esempio a caso, in materie sulle quali mi era caduto Pag. 9lo sguardo – ripeto – in modo del tutto casuale, proprio perché questo è lo spirito del «milleproroghe». Il «milleproroghe» è di per sé il sintomo di una malattia: la tendenza di Governo e Parlamento a produrre norme in eccesso, a produrre reiterati interventi nella medesima materia, a produrre norme che spesso sono di intenti ma che poi non hanno nessuna concreta attuazione, o norme animate anche da ottime intenzioni ma che spesso sono scritte in modo così oscuro da essere di difficile interpretazione. La necessità sistematica di differire la loro applicazione è attestazione inequivocabile di una tecnica normativa inadeguata sulla quale quest'Aula dovrebbe riflettere ogni volta che prende in esame una proposta di legge di iniziativa parlamentare o un decreto-legge o un disegno di legge di iniziativa del Governo. Credo che la dignità di quest'Aula non venga violata dalla posizione – peraltro troppo frequente, l'abbiamo ricordato in altre circostanze – della questione di fiducia, ma dalla capacità nostra di produrre delle norme che siano chiare ed efficaci, cosa che ci diciamo sempre in queste circostanze, ma non ce lo ripetiamo nelle occasioni nelle quali, invece, le norme vengono esaminate, a cominciare dal lavoro di Commissione. Credo che se non si mette mano al Regolamento di questa Camera la tecnica normativa resterà a tempo indeterminato quella attuale e gli effetti negativi appena ricordati continueranno a prodursi.
  Ma per tornare al «milleproroghe», è evidente che la valutazione di quali norme necessitino di una proroga è intervento tipicamente attuativo e quindi tendenzialmente di competenza del Governo. La presentazione in Aula di centinaia di emendamenti ad un testo che già conteneva di suo una moltitudine di proroghe configurava un eccesso che spiega e giustifica la posizione della questione di fiducia sul testo ultimamente licenziato in Commissione. Ripeto: questa ci pare, a differenza di altre, una fiducia più tecnica che politica, perché di queste proroghe il nostro sistema amministrativo, purtroppo – e sottolineo «purtroppo» –, ha assoluta necessità. Una fiducia tecnica che il nostro gruppo ritiene quindi pienamente giustificata e alla quale risponderà convintamente «sì» (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione, che non vedo; si intende vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Presidente, signora sottosegretaria, colleghi e colleghe, l'onorevole Sesa Amici, che è una frequentatrice di treni regionali, di treni per i pendolari, perché ne fa uso, si ricorda che una volta, un regista, Cesare Zavattini, disse che i registi del neorealismo smisero di fare dei buoni film quando smisero di prendere l'autobus. Penso che si potrebbe parafrasare l'affermazione di Zavattini anche agli esponenti della politica: spesso il non usufruire più del trasporto pubblico locale ci fa perdere la visione e la consapevolezza di quello che oggi è il sistema del trasporto pubblico locale e soprattutto della vita dei cittadini che ne fanno uso. Stamattina, come Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà siamo stati davanti alla stazione di Roma-Lido a volantinare, a parlare con i lavoratori, per presentare la nostra campagna per il trasporto pubblico locale. La Roma-Lido, come sa bene ancora l'onorevole Sesa Amici, è un emblema anche delle difficoltà del trasporto pubblico locale. Solo due giorni fa ci hanno informato – la stampa ci ha detto – che piove dentro i vagoni della Roma-Lido. Dopo questa iniziativa che abbiamo fatto dovevo andare a trovare una persona che è ricoverata al Policlinico Gemelli e avevo il treno alle 9,37, sulla tratta ferroviaria che va verso Cesano, per fare in tempo e tornare qui per la dichiarazione sulla questione di fiducia, ma vado a prendere il treno e scopro che questo era cancellato, quindi non sono potuto andare a trovare questa persona e sono tornato qui per fare questa dichiarazione. Questo per dire che un tema così drammatico, come quello del Pag. 10trasporto pubblico locale, in questo decreto, nonostante ci fossero alcuni emendamenti, come quelli di Sinistra Italiana, che proponevano alcune misure specifiche, non è ancora una volta affrontato. È un tema drammatico. Ricordo la situazione dei nostri treni, dei nostri treni locali, che hanno una velocità media di 30 chilometri all'ora; treni che mediamente sono vecchi di vent'anni e che andrebbero sostituiti; treni per i quali appunto nessun intervento serio è stato fatto, a nostro giudizio, in questi anni. In questo «milleproroghe» noi proponevamo una misura che non è stata approvata – la maggioranza ha detto di no – che era sostanzialmente la proroga di quella misura che aveva introdotto il Governo Prodi per la detraibilità delle spese per gli abbonamenti delle persone che usufruiscono del trasporto pubblico locale. È uno strano Governo, perché si danno misure e agevolazioni fiscali agli autotrasportatori – che sappiamo come sono importanti nel nostro Paese, una lobby molto, molto importante – ma non si danno misure di agevolazione fiscale ai lavoratori, agli studenti e alle casalinghe, a tutte le persone che usano i mezzi pubblici, che lo devono fare e che spesso non hanno neanche le risorse necessarie per utilizzare mezzi alternativi.
  Signora sottosegretaria, per questo «milleproroghe», non solo avete rifiutato, negato, il voto favorevole a un emendamento come questo, che avrebbe dato sollievo a molti lavoratori e molti cittadini che utilizzano il trasporto pubblico locale, ma avete detto di no ad altre misure che sono fondamentali per i lavoratori e i cittadini: 6.700 lavoratori delle pulizie rischiamo di andare a casa nei prossimi mesi perché avete detto di no a un nostro emendamento che interveniva sulle convenzioni Consip. Si tratta di lavoratori che fanno le pulizie nelle scuole, quindi un servizio fondamentale per i nostri ragazzi e ragazze, per gli insegnanti, per chi frequenta le scuole. Avete detto di no alla proroga della «opzione donna»; avete detto di no alla riduzione della proroga – in questo caso andava ridotta, voi l'avete voluta di un anno, noi la proponevamo di sei mesi – per l'adeguamento alle norme antincendio nelle scuole, e si tratta di un servizio fondamentale per i cittadini. Avete detto di no alla proroga del blocco degli sfratti. Ma di tutto questo parlerà il mio collega Melilla quando svolgerà la dichiarazione di voto sul provvedimento.
  Io vorrei dire questo: il provvedimento ci ripropone un tema che sollevava anche il collega Tabacci. Ieri il Presidente del Consiglio Renzi ha mostrato delle slide: forse poteva aggiungere una slide e mettere a confronto il numero di voti di fiducia, siamo arrivati a quarantotto. È stato superato Berlusconi (Berlusconi ne aveva poste 45), e ci stiamo avvicinando a Monti: Monti ne aveva poste 51. Quindi tra un po’ supereremo anche il Governo Monti, e ci ricorda Openpolis che il Governo emana due decreti-legge al mese, mediamente: significa che il nostro Parlamento è impegnato stabilmente a discutere non in base alla propria autonoma iniziativa legislativa, ma di quello che il Governo gli chiede di fare, ovvero di ratificare.
  Si tratta di un provvedimento-zibaldone: un provvedimento per il quale si chiede questa fiducia, come anche in altri casi, non per l'ostruzionismo dell'opposizione, ma per l'auto-ostruzionismo delle forze di maggioranza, che spesso, con la presentazione degli emendamenti più vari, intasano il percorso legislativo. Un provvedimento-zibaldone che contiene tutto e il contrario di tutto, e testimonia l'incapacità del Governo e della maggioranza di farsi carico di un processo legislativo che sia il più coerente ed ordinato possibile.
  E poi c’è un altro elemento, che ci fa dire che noi non voteremo la fiducia oggi (e quindi annuncio il voto di sfiducia, il «no» alla fiducia del Governo oggi di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà): questo è un Governo che non affronta le questioni strutturali di questo Paese, non affronta le questioni che sono centrali per la ripresa economica, per il lavoro, per i cittadini. Qui, come anche le slide di Renzi ieri dimostrano, siamo abituati semplicemente a confrontarci su dei pannicelli caldi, su delle misure di marketing, di propaganda, su delle misure che Pag. 11hanno il fiato corto, su delle misure che appena cambia il contesto internazionale dimostrano tutta la loro debolezza: misure che non fanno uscire il Paese dalla crisi !
  I dati sono drammatici: ormai siamo quasi a nove anni dall'inizio della crisi internazionale, e per quanto riguarda il nostro Paese, a sei anni. I dati sono drammatici: la disoccupazione in Italia nel 2007 era del 6 per cento, oggi siamo all'11,4; il debito pubblico era al 103 per cento, e oggi abbiamo superato il 133 per cento; la povertà assoluta colpiva il 3,1 per cento dei cittadini, oggi siamo al 6,8. In otto anni di crisi la produzione è calata del 25 per cento, il PIL è calato dell'11 per cento. Sono dati drammatici; Renzi dice che sta invertendo la rotta, ma in realtà non se ne sta invertendo alcuna, perché non si aggrediscono le questioni centrali e strutturali di questa crisi.
  Questo Governo, come altri Governi in Europa, ha approfittato di due elementi, che sono fondamentali per un minimo di sollievo, almeno negli ultimi tempi. Il primo è il calo del prezzo del petrolio, da 150 a 30 dollari; anche se questo non si è tramutato in una diminuzione del prezzo della benzina: le accise messe dai Governi in questi anni sono sempre lì. Il secondo invece è il ruolo avuto da Draghi, dalla BCE, attraverso le operazioni di politica monetaria, in particolare il quantitative easing, che ha dato sollievo all'economia e soprattutto alle banche.
  Nelle slide che ci propone, Renzi dovrebbe allora anche dirci quanti risparmiatori in più sono stati messi sul lastrico in questi ultimi due anni; dovrebbe dirci quanto è calata la capacità produttiva di questo Paese negli ultimi due anni; dovrebbe dirci quanti soldi sono stati spesi in più per gli F-35 negli ultimi due anni; dovrebbe dirci quanto sono aumentati i poveri, in condizioni di povertà assoluta e relativa, negli ultimi due anni; dovrebbe dirci quanto è stata definanziata la sanità, perché è un giochino dire che si mette 1 miliardo in più per la sanità, quando magari sono stati tagliati 5 miliardi dal Patto della salute con le regioni, e questo ovviamente ha provocato una diminuzione ed una perdita della capacità di risposta del Servizio sanitario nazionale per quanto riguarda i servizi fondamentali ai cittadini.
  Dovrebbe dirci quanto è stato definanziato il Servizio civile nazionale, visto che nel 2015 sono stati spesi 300 milioni di euro e nel 2016 se ne spenderanno 215. O forse dovrebbe dirci anche come noi rispettiamo le indicazioni di Europa 2020, come ci comportiamo rispetto agli obiettivi che Europa 2020 ci impone di rispettare: la lotta all'abbandono scolastico e la dispersione scolastica, gli investimenti nella ricerca e tante altre cose.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIULIO MARCON. Concludo. Preannuncio che noi voteremo «no» alla fiducia a questo Governo; e lo faremo perché le politiche di questo Governo sono politiche che – come ricordavo prima – non fanno uscire il Paese dalla crisi, non affrontano le questioni che sono al centro della condizione drammatica di questo Paese, il lavoro, i diritti, il welfare. È un Governo che continua a prorogare la sua vita in questi ultimi mesi, non affrontando tali questioni. È un Governo che sta cercando di trovare qualche spazio in Europa, che non darà questo spazio. È un Governo che dal prossimo anno dovrà trovare, nel 2017, nel 2018, 35 miliardi di euro per le clausole di salvaguardia: noi siamo abbastanza terrorizzati da quello che potrà succedere rispetto ai tagli che questo Governo ci proporrà. Vedremo che cosa succederà ! Certo è che non si può andare avanti così, così non si inverte la rotta, così non si dà un segno di cambiamento a questo Paese; e crediamo che le politiche di questo Governo, non fanno uscire il Paese dalla crisi, non affrontano le grandi questioni, emergenze sociali, del nostro Paese. Queste politiche ci fanno dire, a noi di Sinistra Italiana, che noi la fiducia a questo Governo non la votiamo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marcon. Nel frattempo l'onorevole Buttiglione Pag. 12è rientrato: si era semplicemente allontanato per qualche secondo dal suo banco, per cui do a lui la parola.
  Prego, onorevole Buttiglione, ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Area Popolare, cioè UDC ed NCD, invece la fiducia al Governo la darà, e la darà perché l'inversione di rotta è cominciata.
  Noi non siamo trionfalisti: non abbiamo recuperato i livelli di prima della crisi, sono ancora lontani; non abbiamo significativamente intaccato nemmeno i differenziali di produttività, che sono la causa vera delle crisi dell'economia italiana; sappiamo che viviamo ancora in una condizione di fragilità. E tuttavia il cambiamento c’è stato: abbiamo smesso di scendere ! Il passaggio da «meno 1» a «più 1» può apparire cosa da poco, ma per la vita della nazione e per la vita di migliaia e migliaia di persone è fondamentale. I posti di lavoro hanno ricominciato a crescere; certo molti sono precari: abbiamo consolidato molti posti di lavoro precari, molti invece no. Ci sono regioni in cui la ripresa è forte, altre in cui la ripresa è debole, altre in cui la ripresa ancora non c’è, come in buona parte del Mezzogiorno. C’è metà del Paese che va bene, quella che lavora con l'estero; c’è metà del Paese che va male, quella che lavora per il mercato interno, ed è quasi ancora alla canna del gas. Sappiamo tutte queste cose; ma sappiamo anche che c’è voluto un enorme lavoro proprio per invertire la rotta, che non significa essere arrivati all'approdo.
  E sappiamo anche quanto sia fragile il nostro Paese. Sento evocare i complotti dell'Europa, che deciderebbe di cambiare i Governi italiani; ma chiunque ha un minimo di esperienza politica, ed anche semplicemente di attività economica, sa che i soldi non si lasciano arruolare da imprese politiche per abbattere questo o quel Governo: i soldi vanno dove c’è possibilità di guadagnare di più e dove c’è più sicurezza.
  Proprio in questi ultimi giorni abbiamo avuto questa tempesta dei mercati internazionali, che ha colpito l'Italia: è salito lo spread. È salito perché c’è una congiura per abbattere il governo Renzi ? Ma no ! È salito anche alla Spagna, è salito al Portogallo, è salito alla Grecia. Cosa vuol dire che sale lo spread ? Vuol dire che i risparmiatori ancora ci considerano un vascello fragile, perché siamo in effetti ancora con importanti elementi di fragilità. Fragile come una volta ? No, altrimenti l'ondata ci avrebbe travolti, ma certamente ancora fragile.
  E il nostro problema, voglio dirlo ai colleghi della Lega, non è l'Europa. Vogliamo dire la verità ? Il nostro problema sono i mercati. Vogliamo fare più deficit per fare la politica che vuole la Lega ? Per distribuire più soldi ? Nessuno ce lo impedisce. Che succede ? L'Unione europea ci apre una procedura di infrazione e tutto finisce lì. La Francia è in procedura di infrazione, la Gran Bretagna è in procedura di infrazione, e non succede niente. Ma se l'Italia va in procedura di infrazione siamo ancora in grado di andare a vendere i buoni del Tesoro ? Ce li compra qualcuno ? Voi, miei colleghi che state qui, li comprate i buoni del Tesoro italiani, se l'Italia è in procedura di infrazione ? Questa è la domanda. Si vendono solo in un Paese che è considerato solido dai mercati, magari a torto, perché l'Italia è più solida nella realtà di qualche Paese che i mercati considerano solidi, ma intanto per il momento il giudizio dei mercati è questo. La Francia, in procedura d'infrazione, vende e colloca il suo debito pubblico senza difficoltà. L'Italia no. Il problema è come siamo percepiti e in questo c'entra la solidità del sistema bancario, c'entra il deficit pubblico, c'entra l'ammontare del debito, c'entra anche l'immagine di serietà, di affidabilità e di coerenza che una classe politica riesce a dare. Noi questa immagine, a volte, non la diamo, anche perché forse ci autoflagelliamo più del dovuto, ma in ogni caso non la diamo, e anche quando parliamo in questa Aula dovremmo preoccuparci del fatto che anche l'onore, il decoro, la dignità del Parlamento sono elementi della credibilità del Paese. Per queste ragioni, noi diamo la fiducia.Pag. 13
  Devo, invece, dire che devo condividere le considerazioni fatte da alcuni colleghi che hanno parlato prima di me su questo provvedimento. Questo provvedimento è di per sé un indizio di fragilità di sistema. Se noi non facessimo questi provvedimenti daremmo il segnale, anche all'estero, di essere meno fragili. Qui, di nuovo, dobbiamo dire però che questo Governo ha recuperato una buona parte dell'arretrato di decreti attuativi a cui sono collegati anche molti provvedimenti del «milleproroghe»; una parte, ma non tutto. C’è ancora un grande arretrato di provvedimenti che il Governo ha avuto la delega a prendere, ma che poi non ha preso e quando il provvedimento non viene preso, bisogna prorogare i termini perché non si fermi la vita e l'attività del Paese.
  Non è bello fare il «milleproroghe» e meno che meno è bello farlo con la fiducia, ma questo è un fatto strutturale. Ho sentito enumerare la quantità di fiducie date del passato. Certo, se non cambiamo, nel futuro, ne avremo ancora di più, perché è fisiologico che in un sistema in cui l'ostruzionismo è diventato quasi una prassi normale, invece di essere riservato a casi drammatici, l'attività del Parlamento ne è rallentata. In un sistema in cui il bicameralismo comporta un affaticamento dei processi legislativi, allora il Governo, che deve prendere provvedimenti che hanno dei termini nei quali devono essere approvati altrimenti il Paese subisce danni gravi, che strumento ha ? Ha lo strumento del decreto-legge. Con la riforma ci auguriamo che la garanzia di percorsi con tempi chiaramente determinati per il Governo consenta di evitare quantomeno le fiducie; se poi, migliorando la qualità della legislazione, riuscissimo ad evitare anche il «milleproroghe» sarebbe meglio.
  Facciamo qualche esempio: noi proroghiamo la disciplina transitoria in materia di incroci proprietari tra tv e giornali, una disciplina transitoria il cui termine originariamente era al 31 dicembre 2010. Sono passati sei anni, siamo al 2016, o quella disciplina è sbagliata ed inapplicabile e la correggiamo, oppure perché continuiamo a prorogare ? Forse bisognerebbe rivisitare quella disciplina, sei anni sono un tempo lungo. Forse siamo stati avventati quando abbiamo fatto quella legge, forse dobbiamo ripensarla. Dobbiamo avere il coraggio di dire «va bene così», e allora questo termine che fissiamo adesso sia davvero l'ultimo, oppure rivediamo la disciplina.
  Ma, scegliendo fior da fiore, c’è la vicenda annosa di Equitalia. Abbiamo deciso di togliere Equitalia da una serie di incombenze, ma molti di noi, già allora, dicevano che non saremo in grado di sostituirla tempestivamente.
  Se posso permettermi un inciso, nel nostro Paese tutti tuonano contro la evasione fiscale e citano cifre enormi, non verificate, e non verificabili, dell'ammontare presunto dell'evasione fiscale in Italia. Dove, invece, sapendo che c’è un'evasione fiscale accertata (1.000 miliardi di euro di evasione fiscale accertata) che non riusciamo a riscuotere, si prendono misure efficaci per riscuoterla, ci si accanisce contro l'inumanità dello Stato. Ci saranno stati dei casi pietosi in cui Equitalia ha esagerato ? Probabilmente sì, però un grande filosofo tedesco, Federico Nietzsche, dice: dovunque c’è un caso pietoso io fiuto un imbroglio; perché dietro il caso pietoso ci sono mille furbi che entrano per evitare di pagare quello che devono. Chiusa questa parentesi, anche su Equitalia diamo un'altra proroga.
  Ovviamente le proroghe erano inevitabili e quindi bene ha fatto il Governo a chiederle, però sarebbe bene intervenire in modo organico nel prossimo futuro. Una cosa soltanto voglio citare, perché mi sembra importante, ossia l'aver consolidato con una norma quello che già in un ordine del giorno il Governo aveva approvato, vale a dire attingiamo alle graduatorie dei concorsi già fatti. Per alcuni anni non abbiamo fatto concorsi e non abbiamo assunto i vincitori di concorso in spregio della legge e della Costituzione perché la situazione drammatica della finanza pubblica non lo permetteva. Rivendico al mio gruppo parlamentare l'onore di avere presentato una proposta che il Governo ha Pag. 14poi accolto con la quale noi diciamo prima di fare altri concorsi, prima di assumere, utilizziamo queste graduatorie e realizziamo un diritto, o quanto meno un'aspettativa legittima, di migliaia e migliaia di giovani, anche ringiovanendo la pubblica amministrazione.
  Per tutte queste ragioni di carattere generale e di carattere particolare, il gruppo di Area Popolare (NCD-UDC) voterà la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Grazie Presidente. «Mille proroghe», «mille ritardi», «mille incertezze», «mille decreti» e ovviamente «mille fiducie». Una sorta di caravanserraglio di codicilli nello stile di Fontamara, serve tutto per non far capire e per consentire ai furbi di farla sempre da padroni. Norme che si autoalimentano in una sorta di matrioska legislativa, norme già novellate per confondere, per distrarre, talvolta anche per annichilire, date posticipate per cambiare la norma, una sorta di risiko legislativo, caos, monopoli delle due Camere; eppure il vostro era il Governo della semplificazione. Centinaia sono i richiami legislativi che si rifanno ad altre norme, che a loro volta si rifanno ad altre; bella questa semplificazione ! Non voglio ricordarvi la storia delle province, delle città metropolitane, la conoscete fin troppo bene, ma voglio solo ricordarvi che sulla medesima materia in un anno siete intervenuti tre volte e noi ve lo avevamo detto, a testimonianza del dato che avevate legiferato male. Temo che non eravate in malafede, soltanto un po’ pasticcioni.
  Ma eravate anche il Governo della sburocratizzazione. Centinaia sono gli adempimenti che si alimentano con le norme che andate di volta in volta a prorogare a carico di imprese e di famiglie. Vi avevamo suggerito, per esempio, per quanto attiene le aziende turistiche, di ritardare e rinviare taluni adempimenti ai fini delle norme antincendio. Non era un problema solo di sicurezza, è anche un problema di consentire a quelle imprese di esistere prima che consentire a quelle imprese di essere in sicurezza.
  Eravate il Governo della celerità; l'età media delle proroghe è 4 anni e la ripetitività degli argomenti mediamente ha superato gli 11 anni. Eravate il Governo dell'immediatezza: non vi è nessuna norma modificata, nessuna, che si regga da sola; anzi, spesso attenderemo ulteriori atti, decreti legislativi e quant'altro. Insomma, la complicazione fatta norma. Eravate il Governo dell'innovazione: vi siete ripetuti, anche con qualche atteggiamento melanconico, come prima, peggio di prima. Una sorta di ottovolante della legge capriola: altro che emendamento canguro ! Proroghe di termini già scaduti. Ve ne ricordo uno ? Il commissario per le bonifiche di Giugliano e dei laghetti di Castel Volturno. Il termine era al 31 dicembre 2015, era già scaduta la norma, e quella scadenza ha già prodotto guasti, ritardi ed anche oneri dal punto di vista finanziario.
  Ma voi, nello stile più disinvolto, avete ottenuto, con un atto normativo, la reviviscenza di una norma ormai inesistente. Complimenti ! Una sorta di miracolo della superfetazione, incursioni sul datario non funzionali ad un'esigenza generale, ma per modificare il merito della norma. Avete trasformato l'essenza stessa del decreto milleproroghe. Furbizia legislativa ? Scaltrezza nel maneggiare in modo spregiudicato i Regolamenti parlamentari ? Nulla di tutto questo; semplicemente, irresponsabilità, che diventa programma di Governo, superficialità che si alimenta nel vuoto, materia a iosa per ricorsi di avvocati e di cittadini avveduti. Sicuramente, complicazioni per le famiglie e i cittadini di questo Paese.
  Avete detto manutenzione, sì, così avete detto, manutenzione. La realtà è che avete messo pezze a colori nel maldestro tentativo di coprire le incapacità. Bagnoli vale per tutti: 21 anni di norme e voi, in tre anni, avete battuto il record. Tre decreti, tre proroghe e un po’ di aggiustamenti, una sorta di legislazione in progress. Il Pag. 15decreto di luglio, poi convertito a settembre, con modifiche, cambiato in legge di stabilità, per essere ulteriormente modificato ora, e chissà quante altre volte insisterete per cambiare ciò che noi già oggi vi diciamo essere errato e sbagliato. La vergogna, cioè, dell'ingegneria normativa, l'oltraggio al buon senso ed agli scritti di tecnica e legislazione parlamentare.
  Nulla vi manca nel festival dello spot normativo: strade, autostrade, pesca, Bagnoli, Equitalia, pubblica amministrazione, tasse locali, Pompei, province, università, segretari comunali, vigili del fuoco, un pot-pourri straordinario. Foibe e Moro, però, questi sì, potevate perlomeno non coinvolgerli in questa sbiadita e stropicciata pagina del sistema normativo del nostro Paese. Ma, poi, ancora sistemi elettorali delle province e comuni umbri, e poi comuni calabresi, e poi ricercatori, avvocati, e poi Sistri. Del Sistri non vi parlo, solo vergogne. Nulla di organico, nulla di sistematico. Con le vostre alchimie, avreste potuto consentire ai cittadini, per esempio, della provincia di Roma, di Milano, di Napoli, di partecipare al voto per le elezioni del sindaco metropolitano. Ve lo siete dimenticati ! Continuate a rendere cittadini di serie B milioni di cittadini che si vedranno sindaci delle città metropolitane che non hanno mai ottenuto il consenso di quei cittadini. E, poi, il POS: ma qui capisco che c’è un po’ di nervo scoperto. A voi piace che si paghi in via elettronica, attraverso il sistema bancario, financo cifre inferiori ai 5 euro. Capisco che, da questo punto di vista, si danneggiano i cittadini per favorire le banche, e comprendo come sia facile infierire, su questo fronte, sul nervo scoperto delle vostre sensibilità e anche delle vostre incapacità.
  Abbiamo provato a suggerirvi una proroga per l'assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare ai grandi invalidi di guerra, e sono 60, non sono 60 mila. È un atto di giustizia, credo che sia un atto etico più che altro. Avevamo provato a suggerirvi che nei comuni della provincia di Napoli, per esempio, si perdono più o meno 14 milioni di euro – 14 milioni di euro – per la raccolta differenziata, per quella raccolta differenziata che tutti vogliamo che cresca. Con una norma avevamo provato a suggerirvi la soluzione di questo, comuni di sinistra, comuni di destra. Vi avevamo suggerito un'ipotesi di soluzione, ma voi sordi, se volete tetragoni, a qualunque permeabilità di carattere innovativo e di carattere migliorativo del testo.
  Ma, poi, vi avevamo detto: una proroga non fatela, una non fatela; quella che riguarda, in sanità, il riparto con i metodi, con i pesi e con i sistemi antichi del Fondo sanitario nazionale. Si continua ad utilizzare il riparto antico, che penalizza le regioni meridionali, e non vi è alcuna sanzione, perché non si utilizzano i nuovi indicatori. E i nuovi indicatori sono l'aspettativa di vita: non volete che siano misurate le aspettative di vita, soprattutto delle popolazioni meridionali, e, in tal senso, non volete investire risorse adeguate per evitare che vi sia un gap così alto tra il Mezzogiorno e la restante parte del Paese.
  Poi, Renzi va a Caserta e va a promettere alle associazioni del territorio che si occuperà di sanità, che recupererà questo gap. E quando lo fa, se non ora ? Quando lo fa ? Ulteriore spot ! Ditelo ad Emiliano e a De Luca, che protestano vanamente su questa materia, che i parlamentari della sinistra, del centrosinistra, del PD, su questa materia hanno blindato il Governo nel sostenere le ragioni antiche. Ma, poi, vi abbiamo anche detto: guardate, c’è una cosa semplice per risparmiare qualche centinaio di milioni di euro. Da parte dei comuni ? No, da parte dei cittadini. La pubblicità degli appalti non affidata ai giornali, ma affidata ai portali delle singole amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Questa non è una proroga, vi abbiamo chiesto di non farlo; ulteriore proroga che danneggia straordinariamente i cittadini e i comuni.
  Ma io capisco che le lobby dei potenti hanno generato anche questa vergogna. Avevamo espresso il nostro giudizio, critico, Pag. 16severo, polemico, in discussione sulle linee generali, ma sub iudice aspettavamo, attendevamo che ciò che...

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLO RUSSO. ...non era stato consentito – concludo – in Commissione, per un ottuso atteggiamento di chiusura del Governo, sarebbe stato consentito qui in Aula. Niente, invece; avete posto la questione di fiducia, blindandolo nell'assoluta irragionevolezza, superficialità. Con questa norma dimostrate di essere incapaci e pasticcioni. Non mi meraviglio: non è la prima e temo che non sarà l'ultima volta.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Mi scusi, ma è fuori di un minuto.

  PAOLO RUSSO. Votiamo no...

  PRESIDENTE. Colpa mia, perché le ho scampanellato troppo tardi. Prego.

  PAOLO RUSSO. Votiamo no contro questo Governo o contro questo modo di legiferare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie, Presidente, colleghi, anche quest'anno siamo arrivati ad inizio anno e, come sempre, il Parlamento è chiamato ad affrontare il milleproroghe. Ma cos’è il milleproroghe ? È il simbolo della politica che non sa fare il proprio mestiere, di quella politica che non affronta i problemi, non scioglie i nodi e preferisce andare avanti di rinvio in rinvio, aggirando gli ostacoli e lisciando il pelo a clientele e gruppi di interesse. Un decreto-legge così eterogeneo e multiforme non dovrebbe nemmeno esistere, come sostiene da tempo la Corte costituzionale, ma, quando l'inefficienza amministrativa sposa l'interesse a far passare favori e marchette dell'ultimo minuto, ecco che puntualmente, ogni fine anno, dai primi anni Novanta, arriva il milleproroghe.
  Ed eccoci ancora con il Parlamento impegnato a votare, anzi, a liquidare in fretta nefandezze d'ogni genere, contro le quali il MoVimento 5 Stelle sta lottando strenuamente e che voi fate passare, ancora una volta, con un voto di fiducia. Qualche esempio ? Partiamo dalla più interessante: nel testo è presente l'ennesima proroga di sei mesi «salva Equitalia». In pratica, viene posticipato il termine entro il quale gli enti locali dovranno rinunciare ad avvalersi del carrozzone corrotto che opera la riscossione di Stato. Il MoVimento 5 Stelle ha chiesto di sopprimere il rinvio e anzi ha previsto sanzioni per gli enti locali che non organizzino un servizio proprio. C’è l'ennesimo rinvio della soluzione del problema degli LSU in Calabria. Dall'altra parte, per esempio, il Governo punta invece a ridurre le agevolazioni sul costo del gas, del GPL per le aree montane, riduzione che invece il MoVimento 5 Stelle vuole evitare, in considerazione delle penalizzazioni logistiche che queste aree subiscono. Inoltre, stiamo chiedendo che sia prorogata la possibilità, per chi possiede ancora lire, non convertite in euro, di cambiarle senza gli inganni, delimitazione che un decreto di Monti, poi bocciato dalla Consulta, aveva cercato di imporre a fine 2011. Infine, siamo riusciti a sventare l'ennesima proroga sulle vecchie centrali a biomasse e biogas, con un regalo ulteriore da 25 milioni di euro soprattutto al gruppo Marcegaglia. Ma credo possa essere interessante capire cosa vuol dire il termine proroga. Apriamo la Treccani insieme, mica L'Unità, e leggiamo insieme: «l'atto di prorogare, prolungamento della durata di qualche cosa o il rinvio del termine precedentemente stabilito per l'esecuzione di una prestazione» e poi: «chiedere, ottenere, concedere, negare una proroga, proroga di qualche giorno, di due settimane, di un mese, proroga del contratto di locazione, proroga degli sfratti, proroga dei termini di consegna e di restituzione». In questo Paese sembra passare inosservato che voi continuate a prorogare la legge «Fornero», rinviando di Pag. 17fatto il termine precedentemente stabilito per il pensionamento di migliaia di persone e l'inserimento lavorativo dei nostri giovani. Ma esiste anche la proroga del contratto di locazione, per cui avete prorogato per anni il contratto di affitto del Partito Democratico, della sede romana di via dei Giubbonari, ma senza pagare l'affitto, e avete accumulato un debito di 170.000 euro nei confronti dei cittadini romani.
  Nonostante le continue richieste degli ultimi giorni, Orfini continua a fare orecchie da mercante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), accompagnando scuse imbarazzanti perfino per lui; forse pensava che, come i diamanti, la proroga dell'affitto non pagato fosse per sempre.
  Ma vediamo altri significati del termine «proroga». Nel linguaggio commerciale e bancario, proroga di pagamento significa: «dilazione del termine convenuto, concessa al debitore per il soddisfacimento della sua obbligazione», «dilazione del termine»: questo vuol dire proroga; non vuol dire che si possono cancellare le obbligazioni di migliaia di cittadini che avevano creduto nelle popolari italiane ed in particolare in Banca Etruria, dal giorno alla notte, perché nessuno ha controllato e vigilato sulle banche degli amici degli amici. Non potete prorogare l'asservimento di un Paese, dell'Europa intera, ai poteri finanziari internazionali. Questo Paese ha bisogno di coraggio, di proteggere i risparmiatori e le piccole e medie imprese, che sono l'asse portante della nostra economia.
  Ma vediamo anche la parola «proroga di imbarco», che non è altro che il rinvio dell'epoca di imbarco della merce su una nave. Merce: ma cos’è la merce in Parlamento, se non i voti di scambio per mandare avanti la nave del Governo Renzi ? E chi è il miglior capitano della scialuppa di salvataggio con la merce «voti», se non l'immancabile capitan Verdini ? Quindi, anche in questa legislatura, abbiamo assistito alla proroga di Verdini, salvatore della patria, uomo di Berlusconi, prima, e di Renzi adesso. Ma poi, chi lo sa, forse un giorno diremo che Berlusconi e Renzi furono uomini di Verdini. Un Paese che non ha l'etica e la forza di mettere in Parlamento i migliori cittadini, in grado di resistere alla tentazione del denaro e del potere per scrivere nuove pagine di storia è un Paese finito, dove cresce solo la tentazione di cercare cavalieri bianchi che non sono altro che speculatori del potere. Ogni cittadino è un cavaliere bianco, ogni nostra azione ha il potere di cambiare l'Italia come quel battito di ali di farfalla, che provoca dall'altra parte del mondo un terremoto, non dimentichiamolo mai.
  Torniamo alla proroga, questa volta in diritto pubblico: è la protrazione della permanenza nella carica e nell'esercizio delle relative funzioni, che può essere concessa a chi ricopre un pubblico ufficio, anche dopo i termini di decadenza, finché non sia nominato e insediato il suo successore. Ricorda tanto la proroga della permanenza in Parlamento di Giancarlo Galan, condannato a due anni e dieci mesi e a una multa superiore a 2 milioni di euro per le tangenti del MOSE. Questo succede perché il Partito Democratico proroga, disertando per ben due volte la Giunta per le elezioni, permettendo a Forza Italia e a NCD di prendere tempo, e intanto un condannato in via definitiva resta in Parlamento. Vergognatevi voi che prorogate la permanenza di Galan in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Infine, arriviamo al diritto costituzionale: proroga della durata delle Camere legislative, prolungamento della durata di una legislatura, che in Italia è ammessa solo per legge e in caso di guerra. Voglio sperare che mai, in futuro, assisterò a questo tipo di proroga, ma voglio ricordarvi che il Parlamento è già in proroga dalla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la passata legge elettorale, quel Porcellum di Calderoli.
  Questo Parlamento di fatto è incostituzionale e, se il Presidente Giorgio Napolitano avesse avuto un minimo di coraggio, avrebbe sciolto le Camere, invece di cercare maggioranze inguardabili. Non per Pag. 18ultimo vorrei ricordare un emendamento dell'onorevole Boccadutri che, dopo aver firmato quel capolavoro che ha permesso ai partiti di intascare il bottino dei rimborsi elettorali per intero e senza alcun controllo, oggi firma una proroga. Ma cosa proroga ? Proroga il termine per la consegna delle carte relative al 2013 e al 2014. Ma che senso ha ? Tanto la Commissione non può comunque controllarli, per cui darli due mesi prima o due mesi dopo cosa può cambiare ? La risposta si trova in qualche riga dopo, nell'emendamento: chi non ottempera, sarà multato di 200.000 euro. I rappresentanti dei partiti hanno dichiarato che i loro bilanci e rendiconti li hanno già consegnati. Questa proroga serve a fare entrare in vigore la seconda parte, quella della multa, ma se tutti hanno consegnato, a chi è destinata questa multa ? Avete capito bene: al MoVimento 5 Stelle che, da sempre, ha rifiutato ogni provvidenza pubblica. Non abbiamo mai preso neanche un soldo dai cittadini, rispettando quanto manifestato nel referendum del 1993. I partiti l'hanno superato abilmente, con una truffa semantica: basta non chiamarlo finanziamento ai partiti, ma rimborsi elettorali. Ebbene, appare chiaro a chi è dotato di un minimo di logica, che l'obiettivo è quello di distruggere il MoVimento 5 Stelle, un po'come quelle squadre che si comprano l'arbitro per essere sicure del risultato. Ma qual è il vero risultato che i cittadini che si devono proporre e le forze politiche al governo di un Paese ? L'emendamento Boccadutri ? La permanenza di Galan in Parlamento ? Gli accordi con Verdini ? Nulla di tutto questo. I cittadini si aspettano un cambio di passo nell'economia dell'Italia e un futuro fatto di meritocrazia per i propri figli, un Paese moderno, in cui i furbetti vengono puniti, in cui non si cerca di prorogare i termini come nel caso del decreto «milleproroghe».
  Per questo motivo, non voteremo la fiducia al Governo Boccadutri, pardon, al Governo Verdini, pardon, scusate ancora, al Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marilena Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, devo dire che dispiace in ogni occasione, d'intervento o di dichiarazione di voto, sentire il sunto della giornata delle banalità di carattere politico e invece non riuscire mai a entrare nel merito dei provvedimenti e delle questioni che vengono poste. Forse questo dovrebbe essere principalmente il nostro lavoro di parlamentari: poter entrare nel mezzo delle norme e provare a modificarle.
  Io credo che ciò che questo provvedimento, il decreto-legge n. 210 del 30 dicembre, che è appunto oggetto del voto di fiducia di questa seduta, tenta di fare è intervenire nel merito di alcune questioni, più che nel merito, nella proroga appunto dei termini di alcune questioni, per il fatto che non si è riusciti ancora a metterle nell'agenda della discussione in maniera più appropriata.
  Questo provvedimento si compone di 23 articoli, di cui 13 originari proposti nel decreto, e 10 appunto inseriti a seguito delle modifiche intervenute nelle Commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio e reca disposizioni che, come fisiologicamente accade per i decreti-legge cosiddetti milleproroghe, presentano un contenuto eterogeneo.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fabbri. Colleghi, abbiate pazienza, ma quando l'Aula non è molto piena si sente tutto, rimbomba. Prego onorevole.

  MARILENA FABBRI. Dicevo che il decreto presenta un contenuto sicuramente eterogeneo per materia, ma omogeneo per la finalità, che accomuna le norme di cui è composto, ossia di prorogare e differire i termini previsti da disposizioni legislative vigenti, ovvero di introdurre regimi transitori al fine di garantire continuità, efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa in ambiti in cui le norme non hanno ancora raggiunto le finalità attese, ovvero Pag. 19necessitano di maggior tempo per un'analisi più puntuale e ponderata per dare luogo a riforme strutturali. Nel lavoro puntuale e meticoloso delle Commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio, che si è svolto nei giorni scorsi, sotto la guida dei presidenti Mazziotti Di Celso e Bocci, dei relatori Daniela Gasparini e Francesco Laforgia, nonché dei sottosegretari Paola De Micheli e Sesa Amici, un criterio, un principio importante e determinante nella valutazione di ammissibilità degli emendamenti e di approvazione degli stessi, è stato proprio la ferma attinenza delle proposte emendative con la proroga urgente di termini, scaduti o in scadenza, al fine di dare continuità e certezza del diritto nell'ordinamento, senza ricadere nella tentazione di una legge finanziaria-bis o di un provvedimento omnibus.
  A tal fine, evidenzio, che su 850 emendamenti presentati in Commissione, circa 400 sono stati dichiarati inammissibili, proprio sulla base di questo criterio stringente. Se i primi provvedimenti di proroga risalgono al 1983, è a partire dal 1992 che diventano una consuetudine «annuale», se non addirittura «semestrale», i cosiddetti provvedimenti milleproroghe, arrivando a prevedere fino a 2 mila disposizioni di proroga all'interno dello stesso provvedimento. Dai cosiddetti, giustamente, «milleproroghe» si differenziano i provvedimenti degli ultimi due anni, che hanno continuato, sì, a prevedere delle proroghe temporali, ma con numeri molto, molto più ristretti.
  Così, nel 2015, fu approvato un provvedimento finale con 160 proroghe (80 di iniziativa originaria del Governo, e altrettante come conseguenza del lavoro parlamentare), mentre nel 2016 siamo di fronte ad un provvedimento più contenuto, con 105 previsioni di proroga (45 contenute nel provvedimento originario del Governo e 65 aggiunte nel lavoro di Commissione, su problematiche, in diverse occasioni, poste in modo trasversale da tutte le forze politiche, anche dalle opposizioni, compreso il MoVimento 5 Stelle, presenti ai lavori delle Commissioni stesse).
  Questo tipo di provvedimento denota sicuramente una fragilità dell'ordinamento, che questo Parlamento ha ereditato, dato dalla precarietà e temporaneità delle norme, che va superata, e che, come veniva ricordato prima, risalgono addirittura agli anni Ottanta.
  La comune azione di Parlamento e Governo, in questa legislatura, ed in particolar modo negli ultimi due anni, sta cercando di rivedere nel merito l'efficacia e l'opportunità di ripensare e/o portare a regime norme provvisorie reiterate nel tempo, ovvero di meglio accompagnare processi di riforma di sistema, che vengono da troppo tempo differite per problemi nella loro attuazione da parte di soggetti pubblici e privati a cui le stesse sono rivolte, quindi accompagnare i processi rivedendo tempi e strumenti di azione.
  Si veda in tal senso la proroga per la gestione associata delle funzioni e dei servizi a carico dei comuni sotto i 5 mila abitanti, già prevista nel 2010, su cui non c’è una rinuncia a raggiungere l'obiettivo, ma l'interesse a rafforzarlo anche con provvedimenti successivi ad hoc, alla luce delle considerazioni emerse nel corso dell'indagine conoscitiva promossa dalla Commissione affari costituzionali.
  Considerato che l'eventuale trasformazione a regime di normative divenute, a seguito di continui rinvii, ormai stabili nel tempo o, al contrario, l'abrogazione di quelle introdotte da anni nell'ordinamento ma mai attuate, presuppongono delle valutazioni di merito e di sistema, correttamente si sta intervenendo su tre fronti per dare certezza al diritto ma anche piena attuazione alle disposizioni di leggi approvate negli anni dal Parlamento e rimaste inattuate in mancanza dei relativi decreti attuativi.
  Riforme strutturali dell'ordinamento: questo uno dei primi strumenti. Ricordo, a tal fine, la riforma della pubblica amministrazione, che prevede, appunto, modalità di riorganizzazione, semplificazione e razionalizzazione dell'ordinamento, la cosiddetta legge Madia, di cui siamo in attesa dei decreti attuativi e che va ad Pag. 20incidere sulla riorganizzazione di: forze di polizia, Camere di commercio, dipendenti pubblici, dirigenti pubblici, segretari generali, società partecipate, servizi pubblici locali, digitalizzazione della pubblica amministrazione, e così via; la «Buona scuola», che va a risolvere il problema dei precari della scuola stessa e di cui uno dei concorsi, in una delle ultime fasi, è in via di definizione; la riforma costituzionale, con l'abolizione delle province da enti di rilievo costituzionale a enti di rilievo amministrativo di area vasta; il Codice degli appalti; la riorganizzazione delle sedi giudiziarie, misure in materia di giustizia, digitalizzazione del processo e della PA, provvedimenti in materia di green economy, solo per citare alcune delle riforme strutturali che sono state fatte o che sono in via di realizzazione.
  Secondo punto e secondo obiettivo che si sta portando avanti: l'azzeramento dell'arretrato in relazione all'emanazione di decreti attuativi di competenza governativa a seguito di deleghe parlamentari. In tal senso, si segnala che l'arretrato dei decreti attuativi dei provvedimenti legislativi riferiti ai due precedenti Esecutivi, ereditato a febbraio del 2014, è sceso da 889 a 241, con un tasso di attuazione che è passato dal 38 per cento al 76,7 per cento, mentre sono 119 i decreti legislativi, deliberati dal Consiglio dei ministri, di cui 90 approvati in via definitiva e definiti dal Parlamento negli ultimi due anni.
  Terzo punto: pulizia del sistema attraverso l'abrogazione di norme di delega non più attuali, aggiornamento o modifica di quelle che richiedono un aggiornamento. La Commissione affari costituzionali ha proprio di recente dato parere favorevole allo schema di decreto legislativo, conseguente alla legge delega Madia, che prevede modifiche e soppressioni, su disposizioni contenute in 11 atti legislativi, e l'abrogazione di 46 disposizioni relative ad adempimenti di varia natura, che sono allegati allo schema di decreto stesso.
  Inoltre, se la previsione di regimi temporanei o transitori non è in sé una pratica da stigmatizzare, in quanto ci possono essere cambiamenti di disciplina che richiedono una sperimentazione necessaria a verificarne la bontà e l'adeguatezza, ciò che difetta spesso al legislatore italiano è, invece, sicuramente la capacità di verificare a posteriori l'efficacia dei nuovi regimi e di consolidare, conseguentemente, i regimi giuridici temporanei, allo scopo di renderli stabili nel tempo. A tal fine vorrei ricordare che, nella riforma costituzionale appena approvata alla Camera e che è in attesa, poi, di approvazione definitiva, è stato previsto che il nuovo Senato valuti l'efficacia delle politiche pubbliche e dell'attività delle pubbliche amministrazioni, e che concorra alla verifica dello stato di attuazione delle disposizioni legislative.
  Per i motivi poc'anzi evidenziati, signora Presidente, sono a confermare, da parte del Partito Democratico, la fiducia al Governo, al fine di proseguire nel lavoro di riforma profonda del nostro ordinamento, volto a rafforzare i principi di efficienza, razionalizzazione e trasparenza dell'azione della pubblica amministrazione e a ridurre al minimo la necessità di ricorrere in futuro a decreti di proroga termini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
  Poiché la votazione per appello nominale avrà inizio alle ore 13, sospendo la seduta che riprenderà a tale ora. Procedo sin da ora all'estrazione a sorte del nominativo del deputato dal quale comincerà la chiama. La chiama avrà inizio dal deputato Rabino. Chi è contento, e chi no !
  Sospendo, dunque, la seduta che riprenderà alle ore 13.

  La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 13.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 3513-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.Pag. 21
  Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalle Commissioni.
  Avverto che, con riferimento alle richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come in precedenti analoghe occasioni, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, ne accoglierà un numero pari ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 14,25)

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 3513-A: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, nel testo approvato dalle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti  550   
   Votanti  549   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  275   
    Hanno risposto  362    
    Hanno risposto no  187.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Sono così respinti tutti gli emendamenti.

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baradello Maurizio
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Stella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonifazi FrancescoPag. 22
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
   Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castricone Antonio
  Catalano Ivan
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cera Angelo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuomo Antonio
  Cuperlo Giovanni
  Currò Tommaso
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati FilippoPag. 23
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Galgano Adriana
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  Laforgia Francesco
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minardo Antonino
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nicoletti MichelePag. 24
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palladino Giovanni
  Palma Giovanna
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Piepoli Gaetano
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Pisicchio Pino
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tacconi Alessio
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vico Ludovico
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zappulla GiuseppePag. 25
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli Donatella
  Alberti Ferdinando
  Altieri Trifone
  Archi Bruno
  Artini Massimo
  Attaguile Angelo
  Baldelli Simone
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Benedetti Silvia
  Bergamini Deborah
  Bernini Massimiliano
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brignone Beatrice
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Caon Roberto
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Castiello Giuseppina
  Catanoso Genoese Francesco
   detto Basilio Catanoso
  Cecconi Andrea
  Centemero Elena
  Cesaro Luigi
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Cirielli Edmondo
  Civati Giuseppe
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crippa Davide
  Daga Federica
  D'Alessandro Luca
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  De Girolamo Nunzia
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Dieni Federica
  Di Maio Luigi
  D'Incà Federico
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Di Vita Giulia
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Faenzi Monica
  Fassina Stefano
  Ferrara Ciccio
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Folino Vincenzo
  Fontana Gregorio
  Fucci Benedetto Francesco
  Gagnarli Chiara
  Galati Giuseppe
  Galli Carlo
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Gallo Riccardo
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Gregori MonicaPag. 26
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Lainati Giorgio
  La Russa Ignazio
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Longo Piero
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Maestri Andrea
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcolin Marco
  Marti Roberto
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Gianni
  Micillo Salvatore
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Nizzi Settimo
  Nuti Riccardo
  Occhiuto Roberto
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pastorino Luca
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petrenga Giovanna
  Picchi Guglielmo
  Pili Mauro
  Pini Gianluca
  Piras Michele
  Polverini Renata
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Roccella Eugenia
  Romano Paolo Nicolò
  Romele Giuseppe
  Rondini Marco
  Rotondi Gianfranco
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Saltamartini Barbara
  Sannicandro Arcangelo
  Santelli Jole
  Sarro Carlo
  Sarti Giulia
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Simonetti Roberto
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Vacca Gianluca
  Valentini Valentino
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano

  Si sono astenuti:

  Labriola Vincenza

  Sono in missione:

  Alfano Angelino
  Amendola Vincenzo
  Brambilla Michela Vittoria
  Bressa Gianclaudio
  Calabria Annagrazia
  Caparini Davide
  Castiglione Giuseppe
  Catania MarioPag. 27
  Cesaro Antimo
  Cimbro Eleonora
  Dadone Fabiana
  Fedriga Massimiliano
  Fraccaro Riccardo
  Gentiloni Silveri Paolo
  Marotta Antonio
  Merlo Ricardo Antonio
  Sereni Marina
  Speranza Roberto
  Turco Tancredi

  Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella parte pomeridiana della seduta.
  La seduta è sospesa, e riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 14,45, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'interno.

(Modalità e tempi per la realizzazione del deposito unico nazionale per le scorie nucleari e per la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee – n. 3-01994)

  PRESIDENTE. L'onorevole Latronico ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01994, concernente modalità e tempi per la realizzazione del deposito unico nazionale per le scorie nucleari e per la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, grazie. Signor Ministro, rappresentanti del Governo, l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea, con Portogallo e Grecia, che ancora non si è dotato di un deposito nazionale per le scorie nucleari radioattive. Secondo quanto riportato da organi di informazione, si sta lavorando, noi sappiamo da tempo, ma sono trascorsi anni.
  La domanda è: il Governo deve dire con chiarezza e trasparenza quello che intende fare e non può continuare a sfuggire ad una decisione delicata quanto si vuole, ma che obbliga l'Italia e che rischia di far subire al nostro Paese un'ulteriore procedura di infrazione. Puntare ad una definizione di questo argomento delicato è il senso di questa iniziativa per la quale ho interrogato il Governo.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, onorevole Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie Presidente. In base alla direttiva 2011/70, l'Italia deve provvedere allo smaltimento, che è inteso come collocazione di rifiuti radioattivi o di combustibile esaurito, secondo modalità idonee, in un impianto autorizzato, senza intenzione di recuperarli successivamente.
  Per giungere allo smaltimento dei rifiuti radioattivi è attualmente in corso la procedura comprendente anche la relativa tempistica per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi interamente disciplinata dall'articolo 27, del decreto legislativo n. 31 del 2010.
  Tenuto conto del percorso istituzionale che ha sinora caratterizzato i lavori dei Ministeri dell'ambiente e dello sviluppo economico si chiarisce che le strutture ministeriali interessate hanno svolto in questi mesi un'intensa attività istruttoria. Il rilascio del nulla osta alla Sogin Spa alla pubblicazione della Cnapi, la Carta nazionale, rappresenterà soltanto il momento di avvio e non di conclusione della lunga Pag. 28procedura caratterizzata da ampie fasi di consultazione pubblica, nelle quali verranno coinvolte regioni ed enti locali interessati, cittadini e comunità scientifiche, che porterà prima a individuare alcune aree idonee ad ospitare il deposito nazionale e solo dopo a individuare il sito.
  Questo processo normativo non attribuisce ai Ministeri alcuna discrezionalità in ordine all'inclusione o esclusione pregiudiziale di specifiche aree fra quelle da prendere in considerazione per l'individuazione del sito in questione che, invece, sono regolate dal decreto legislativo, laddove il decreto legislativo ha previsto specifici passaggi per la progressiva selezione dei siti che includono una consultazione pubblica, sede di osservazione e proposte da parte delle regioni, degli enti locali, e di soggetti portatori di interessi qualificati, la promozione di un seminario nazionale, una valutazione di impatto ambientale, la possibilità di candidature da parte dei singoli territori e la ricerca di un'intesa con le regioni interessate. È in questa sede, infatti, che si potranno far valere tutte le legittime istanze, anche attraverso la formale interlocuzione con gli enti territoriali specificatamente interessati. Una volta ultimato il processo di localizzazione dell'area su cui realizzare il deposito nazionale, la sua realizzazione avverrà secondo i tempi dettati dal citato decreto legislativo.
  Diversi articoli di stampa, alcuni dei quali riferiti anche dall'interrogante, hanno ipotizzato varie localizzazioni per il deposito. Non si possono considerare attendibili queste anticipazioni, visto che per la documentazione consegnata ai due Dicasteri è prevista la classificazione di riservatezza attribuita dalla Sogin Spa alla proposta della Carta. Come tale, dunque, sarà trattata conformemente alle vigenti disposizioni, sino alla pubblicazione a seguito del nulla osta che sarà rilasciato nei tempi tecnici necessari.
  Si segnala, infine, che la direzione generale competente del mio Ministero, il 4 febbraio, ha inviato alla Commissione europea la relazione sullo stato di attuazione della direttiva.

  PRESIDENTE. L'onorevole Latronico ha facoltà di replicare.
  Prego i colleghi se riescono a stare in silenzio, altrimenti possono uscire dall'Aula.

  COSIMO LATRONICO. Grazie Presidente. Ringrazio il Ministro, e per il suo tramite il Governo, per le notizie che ci dà. Naturalmente mi rendo conto che è un argomento spinoso, però, se la Sogin ha predisposto gli atti, l'Ispra ha finito diciamo l'istruttoria, le carte tecniche ci sono tutte, i tempi sono abbondantemente scaduti, la Commissione europea, l'Unione europea, le autorità europee hanno avviato una procedura di infrazione, ci sono buone ragioni per rinviare in un Paese che è ovviamente preoccupato e in cui ci sono già le proteste, signor Presidente, prima ancora di conoscere i siti ? Credo che tutto questo consiglierebbe al Governo – mi permetto di sollecitare – di prendere le decisioni, le carte, e di avviare il procedimento di partecipazione prevista dal legislatore, non con un atteggiamento, che non condivido obiettivamente, come quello di continuare a rinviare oltre su un tema delicatissimo. Un tema che, però, nasconde un tema altrettanto delicato: la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi che ci sono sparsi in mille situazioni, non sempre in sicurezza, nel nostro Paese, di cui rischiamo di non occuparci, per il timore di una decisione che questo nostro Paese deve prendere, quella di avere un sito nazionale per tenere in sicurezza i rifiuti dal passato, i rifiuti del presente e – ahinoi – i rifiuti del futuro. Grazie Ministro.

(Iniziative di competenza volte ad escludere la realizzazione di un impianto di incenerimento nel territorio di Valle Galeria e Malagrotta nel Lazio n. 3-01995)

  PRESIDENTE. L'onorevole Zaccagnini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Zaratti ed altri n. 3-01995, concernente iniziative di competenza volte ad escludere la realizzazione di un impianto di incenerimento nel territorio di Valle Galeria e Pag. 29Malagrotta nel Lazio (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie Presidente. Ministro, con lo «sblocca Italia» avete previsto l'emanazione di un decreto ministeriale per l'individuazione di impianti di incenerimento; otto inceneritori situati nelle regioni del centrosud. È ovviamente una decisione che scavalca ancora una volta gli enti territoriali e le comunità interessate, non tenendo conto di una programmazione virtuosa della gestione dei rifiuti, della crescita della raccolta differenziata, del riciclaggio e del recupero dei rifiuti stessi. Sostanzialmente vi conformate ad un modello di sviluppo in controtendenza agli impegni che avete preso a Parigi sulla Conferenza per il clima. Quindi, tenendo conto di questi impegni che disattendete e della normativa comunitaria relativa alla questione dei rifiuti, vi chiediamo in particolare per quale motivo viene previsto un impianto di incenerimento nel territorio laziale di Valle Galeria a Malagrotta dove il territorio è in attesa del piano di bonifica e del monitoraggio ambientale fermo da anni.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. L'articolo 35 del «decreto sblocca Italia» si pone quale strumento per l'adozione di nuove logiche di sistema in tema di valorizzazione dei rifiuti urbani e la riorganizzazione delle attività di gestione, con particolare riferimento al trattamento sia di rifiuti urbani e assimilati in impianti di incenerimento, sia della frazione organica dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata in impianti di recupero. In particolare, con lo schema di decreto previsto all'articolo 35, si provvede all'individuazione a livello nazionale della capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati, all'individuazione degli impianti di incenerimento già in esercizio e autorizzati e infine all'individuazione degli ulteriori impianti di incenerimento necessari per coprire il fabbisogno residuo dell'intero territorio nazionale. Lo schema di decreto è stato sottoposto all'ultimo esame della Conferenza Stato-regioni nella seduta del 4 febbraio 2016, che si è espressa favorevolmente. Pertanto è in corso di definizione l'iter di approvazione. Il fabbisogno di termovalorizzazione indicato nello schema di decreto è stato individuato partendo dal presupposto che tutte le regioni arrivino al raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Europa, quindi al 65 per cento di raccolta differenziata, da cui alcune regioni oggi, come sapete bene, sono molto lontane e che comunque tutti colgano anche gli obiettivi di riduzione dei rifiuti del 10 per cento.
  Il Piano individua che la necessità del Paese in termini di incenerimento equivale a otto termovalorizzatori. La localizzazione discende non da una scelta arbitraria penalizzante nei confronti delle regioni indicate, bensì dal rapporto fra produzione di rifiuti e capacità di trattamento e smaltimento da parte delle singole regioni. Sono fiducioso che il Paese, anche attraverso lo strumento dell'articolo 35, possa superare la vergogna delle discariche dove ancora oggi finisce quasi il 40 per cento dei rifiuti e posso uscire dalle procedure di infrazione UE.
  Per quanto concerne l'impianto di incenerimento nel territorio laziale di Malagrotta, secondo gli elementi forniti dalla regione questo è ricompreso nell'attuale vigente programmazione regionale in materia di gestione dei rifiuti, è provvisto di titolo autorizzativo valido ed è stato messo in funzione nell'estate del 2008 per la sola linea realizzata. Attualmente, l'impianto risulta fermo e inattivo, nonché realizzato solo in parte rispetto al progetto approvato dalla regione Lazio. Infine, in ordine alle attività di bonifica e risanamento ambientale dell'area di Malagrotta nel comune di Roma, si tratta di un adempimento che spetta ex lege agli enti territoriali, comune, provincia e regione.Pag. 30
  Ad ogni modo, ferma restando la specifica competenza territoriale, chiederò ai competenti soggetti di essere informato sull'evolversi della situazione, anche al fine dell'eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali competenti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fassina, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  STEFANO FASSINA. Grazie, Ministro, però ci riteniamo insoddisfatti per le informazioni che ci ha fornito. Con i colleghi abbiamo posto delle questioni specifiche, in particolare in riferimento alle parole del presidente del consorzio che ha gestito Malagrotta, il quale ha indicato una prospettiva di riattivazione o di attivazione delle linee presenti a Malagrotta o l'eventuale attivazione di una linea autorizzata, ma non ancora in funzione. È un punto molto rilevante, come può immaginare, perché quell'area ha già dimostrato, ha già evidenziato l'insostenibilità ambientale della funzione che è chiamata a svolgere.
  Le prospettive di Malagrotta sono ancora più rilevanti per la connessione che ha con altri impianti nel territorio della regione, anzi, nel territorio di Roma. A Falcognana c’è una discarica che è soggetta oggi a una proroga che varie analisi, fatte anche da istituzioni regionali come l'ARPA, indicano, ancora una volta, oltre i limiti della sostenibilità. E poi c’è tutto il punto delle bonifiche che richiamava il collega Zaccagnini. Quindi, auspichiamo che nel minor tempo possibile possiamo avere dal Governo delle risposte esaustive, sia in termini di definitiva chiusura di Malagrotta sia in termini di avvio delle bonifiche per un'area che oggi penalizza in modo così forte la città di Roma.

(Iniziative di competenza per fronteggiare l’«emergenza siccità» in relazione ai cambiamenti climatici – n. 3-01996)

  PRESIDENTE. L'onorevole Borghi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Braga ed altri n. 3-01996, concernente iniziative di competenza per fronteggiare l’«emergenza siccità» in relazione ai cambiamenti climatici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ENRICO BORGHI. La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, l'emergenza siccità ha colpito l'intero Paese e sta determinando una serie di problematiche in diverse aree. Per quanto riguarda le città metropolitane, sono già diciotto le grandi aree urbane che hanno oltrepassato i limiti di legge in questi primi giorni dell'anno e, per quanto riguarda, invece, la realtà non metropolitana, va riscontrato che il Po ha una portata inferiore di 2 metri rispetto al normale andamento. In merito ai grandi laghi del nord, il lago Maggiore è al 17 per cento della sua capacità, il lago di Como è al 12 per cento e il lago di Garda, addirittura, è sotto il 33 per cento rispetto alla media, mentre è sotto gli occhi di tutti l'insolito panorama delle montagne prive di neve, con gravi danni all'industria del turismo invernale.
  In connessione anche con la ravvicinata ciclicità del fenomeno, chiediamo quali iniziative il Ministero intenda avviare, per quanto di competenza e di concerto con gli altri Dicasteri, al fine di affrontare la citata emergenza siccità, con particolare attenzione ai consumi di acqua potabile e a quelli agricoli, correlandola alla concomitante emergenza smog nelle città.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Per fronteggiare le conseguenze dei fenomeni di siccità che interessano il territorio nazionale, nell'immediato il mio Ministero intende proporre la creazione di appositi osservatori permanenti finalizzati a rilevare gli usi idrici in atto all'interno dei bacini dei vari distretti idrografici.
  Tali organismi dovranno provvedere alla verifica e alla valutazione dei fabbisogni Pag. 31e dei consumi idrici nei vari settori di impiego dell'acqua – proprio quelli che ricordava lei, onorevole – con l'obiettivo di fornire indirizzi sulla regolamentazione dei prelievi e degli utilizzi, tenendo conto anche della necessità di adattamento ai cambiamenti climatici. Proprio oggi sarà avviato alla piena operatività il primo osservatorio nell'ambito del bacino padano: si tratterà di una struttura operativa volta all'individuazione delle linee strategiche per l'impiego stagionale delle risorse idriche, posta sotto il coordinamento dell'Autorità di bacino distrettuale del Po.
  Sull'argomento, tra i diversi interventi programmati, si ricorda che è già stata avviata la sperimentazione relativa ai nuovi livelli di regolazione estiva del lago Maggiore. Ci si è orientati verso una soluzione equilibrata, che punta a contemperare le varie ragioni in campo. Sugli effetti legati all'elevato tasso di smog nelle città, il 30 dicembre scorso il mio Ministero ha siglato con ANCI e Conferenza delle regioni uno specifico protocollo d'intesa finalizzato a promuovere misure tra cui il controllo e la riduzione dell'emissione degli impianti di riscaldamento delle grandi utenze, l'incremento dell'efficienza energetica, il passaggio a combustibili meno inquinanti e a modalità di trasporto pubblico a basse emissioni, a promuovere misure di sostegno e sussidio finanziario per l'utenza del trasporto pubblico.
  E, ancora, l'offerta di abbonamenti integrati treno-bus-metro-bike e car sharing, la sosta gratuita nei nodi di scambio extra urbani, corsie preferenziali per il trasporto pubblico e aree di totale pedonalizzazione, nonché la diffusione di buone pratiche. Nella prima riunione del tavolo del 2 febbraio ho comunicato ai partecipanti di avere avviato le procedure tecnico-amministrative per l'attuazione dei provvedimenti finalizzati all'utilizzo di significative risorse così distribuite: 50 milioni per la realizzazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, 35 milioni di euro sul programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro, 250 milioni di interventi di efficientamento energetico sulle scuole pubbliche, 21 milioni e mezzo di euro a valere sui proventi delle aste di CO2 per il programma di riqualificazione degli edifici della pubblica amministrazione centrale.
  Con il Ministero delle infrastrutture ho, inoltre, avviato un confronto per la gestione coordinata delle risorse economiche dei due Dicasteri destinate alla mobilità sostenibile dal collegato ambientale e dalla legge di stabilità per l'anno 2016.

  PRESIDENTE. L'onorevole Braga ha facoltà di replicare.

  CHIARA BRAGA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, dalla sua risposta emerge come i temi della mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, del contrasto al dissesto idrogeologico e della risposta, non solo in chiave di emergenza, ai problemi relativi, ad esempio, all'inquinamento delle nostre città devono rappresentare sempre di più un impegno per l'azione del nostro Governo, anche in conseguenza dell'assunzione di responsabilità che l'Italia e l'Europa si sono assunti qualche settimana fa con la COP21, a Parigi.
  Su questo tema, in particolare, proprio in ragione della complessità dei problemi che riguardano la questione della siccità, ma anche la qualità stessa della vita nelle nostre città, la sollecitiamo a sostenere e a proseguire nell'azione di coordinamento istituzionale con gli altri livelli istituzionali, con le regioni, le autorità di bacino, a garantire un impegno di risorse e di strumenti per evitare criticità e disagi in concomitanza con la prossima stagione estiva, in particolare in relazione al ricorrente rischio di incendi, a impegnare le strutture tecniche ministeriali perché ci sia un miglioramento dell'approvvigionamento idrico per i cittadini, con particolare attenzione alle priorità di utilizzo della risorsa idrica sul fronte agroalimentare e industriale, favorendo anche un uso efficiente e solidale tra i bacini idrografici.
  Da questo punto di vista, prioritaria è la rapida attuazione delle misure recentemente approvate nel collegato ambientale in ordine alla riorganizzazione dei distretti idrografici proprio per dar corso Pag. 32all'impegno di cui ci ha parlato, che consentirà di implementare un sistema di osservatori permanenti e di svolgere una funzione di raccordo istituzionale per la condivisione delle informazioni e il monitoraggio ambientale.
  La questione dell'adattamento al clima deve diventare una priorità per l'azione del nostro Ministero e accelerare, da questo punto di vista, il percorso di attuazione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, dando vita e dando attuazione a un vero e proprio piano nazionale di adattamento che operi sia sul fronte della tutela delle risorse sia di sviluppo e innovazione per i settori maggiormente interessati, a partire da quello agroalimentare, dei trasporti e del turismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per provvedere allo smaltimento e al trattamento dei rifiuti causati dall'alluvione che ha colpito Benevento e il territorio del Sannio, al fine di assicurare la tutela della salute e dell'ambiente – n. 3-01997)

  PRESIDENTE. L'onorevole De Girolamo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01997 concernente iniziative per provvedere allo smaltimento e al trattamento dei rifiuti causati dall'alluvione che ha colpito Benevento e il territorio del Sannio, al fine di assicurare la tutela della salute e dell'ambiente (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, Ministro, come lei sa, il 15 ottobre 2015 c’è stata questa gravissima alluvione a Benevento che ha colpito la città e i comuni limitrofi, provocando ingenti danni e anche una produzione enorme di rifiuti che sono diventati una sorta di discarica ormai abusiva. Sarebbe opportuno equiparare i rifiuti e i detriti dell'alluvione ai rifiuti solidi urbani per garantire uno smaltimento ordinario degli stessi.
  Pertanto, noi le chiediamo quali azioni intenda mettere in campo a tutela dell'ambiente e della salute per, appunto, trattare questi rifiuti e rendere possibile e più agevole la vita anche alle casse dei comuni interessati dall'alluvione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, per i danni ingenti causati dall'alluvione del 14 e 15 ottobre 2015 alla regione Campania e, in particolar modo, alla provincia di Benevento, il Consiglio dei ministri ha deliberato il 6 novembre scorso la dichiarazione dello stato di emergenza per la durata di 180 giorni, fino al 4 maggio del 2016. Conseguentemente, il capo del dipartimento della protezione civile ha nominato il commissario delegato per l'emergenza, con il compito di predisporre il piano dei primi interventi urgenti. Il piano predisposto dal commissario delegato prevede interventi per 39 milioni di euro e contiene anche uno stralcio relativo alla gestione delle macerie prodotte dall'evento. Inoltre, sulla base delle informazioni acquisite dallo stesso commissario delegato si rappresenta che è stato approvato dal capo del dipartimento della protezione civile un primo stralcio del piano per oltre 24,9 milioni di euro, rinviando l'utilizzo della residua somma di oltre 14 milioni per i soli interventi di somma urgenza alla successiva valutazione degli approfondimenti richiesti. Per quanto attiene la produzione di fanghi, detriti alluvionali e materiali, ai sensi dell'ordinanza emergenziale, il commissario delegato provvede, ove necessario, all'individuazione di appositi siti di stoccaggio temporaneo ove ubicare tale materiale. Gli enti interessati hanno dichiarato una quantità di materiale da smaltire di circa 95.000 metri cubi, di cui in parte già trasferita nei siti provvisori. Prioritariamente è stato dato corso ad interventi urgenti di raccolta e Pag. 33gestione del materiale, al fine di sgombrare le aree pubbliche interessate e prevenire l'insorgere di problematiche sanitarie e ambientali. Inoltre, il commissario delegato si è attivato con l'ARPA Campania e le autorità sanitarie per procedere alla caratterizzazione del materiale e all'individuazione dei siti di stoccaggio provvisori per i restanti comuni per procedere, poi, alle attività di selezione e cernita dei rifiuti, privilegiando il recupero dei fanghi al fine del riutilizzo nell'ambito degli interventi di ricomposizione e ripristino da attuare.
  Il Governo segue con attenzione l'evolversi della vicenda e non mancherà di apportare il proprio contributo per giungere con immediatezza al ripristino dello stato dei luoghi e ridare ai cittadini condizioni di vita normali. Certo, sarebbe auspicabile, come ho già detto nel corso dell'audizione che ho tenuto lo scorso 27 gennaio presso la Commissione parlamentare per la semplificazione amministrativa, pensare all'ipotesi di una norma di carattere generale applicabile nei casi di calamità naturale dichiarati dalla Protezione civile, con la quale senza necessità di un'ulteriore mediazione amministrativa si consenta a speciali forme di gestione dei rifiuti, ad esempio nell'ambito del disegno di legge delega di riforma della Protezione civile attualmente all'esame delle competenti Commissioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole De Girolamo ha facoltà di replicare.

  NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, purtroppo non possiamo ritenerci soddisfatti nonostante raccogliamo l'impegno del Ministro a normare aspetti che si presentano in tutta Italia in caso di alluvioni e eventi soprannaturali, però, purtroppo, come lei sa, sicuramente il Governo ha stanziato una somma di 39 milioni a fronte di 700 milioni di danni, per cui ci sono ancora molte famiglie, molti privati, nonché enti, che devono essere risarciti per un evento non dipeso dalla loro volontà, ovviamente, e tutte le somme stanziate saranno, appunto, destinate, come lei dice, alle somme urgenze o a questa parte che riguarda i rifiuti e, evidentemente, non sono sufficienti. Per cui ci auguriamo che questo Governo valuti l'opportunità di stanziare altre somme, come da noi richiesto in legge di stabilità, ma non ottenuto, e ci auguriamo, anche, che questo Governo riservi agli alluvionati di Benevento lo stesso trattamento riservato a quelli di Parma, Piacenza o della Liguria.
  Perché quando si parla di disperati o di situazioni disastrose come queste non possono esistere alluvionati di serie «A» e alluvionati di serie «B». Sappiamo che il Governo guarda al nord, ma è distratto rispetto al sud, ma ci auguriamo che questo andamento non continui a lungo, visto che chi subisce un danno dall'alluvione, e a Benevento ci sono stati anche due morti, è esattamente uguale al nord come al sud. Basterebbe riservare ai cittadini del Sannio lo stesso trattamento che è stato riservato a quelli del nord Italia, con un provvedimento ad hoc, che è il decreto Parma e Piacenza, che, appunto, a loro ha concesso, anche sui rifiuti, un trattamento differente rispetto a quello delle nostre terre.

(Iniziative volte ad incrementare il finanziamento a sostegno delle edizioni nazionali – n. 3-01998)

  PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01998, concernente iniziative volte ad incrementare il finanziamento a sostegno delle edizioni nazionali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Le edizioni nazionali rispondono alla funzione di valorizzazione del patrimonio di pensiero e di arte comune alla tradizione culturale della nostra nazione e furono avviate fin dal 1870 dall'allora Ministro dell'istruzione Francesco De Sanctis. Ora, però, in particolare negli ultimi tempi, le risorse economiche ripartite per Pag. 34questa importante funzione sono troppo di modesto valore, considerata l'importante funzione che le edizioni nazionali rivestono per il nostro Paese anche come immagine all'estero. Peraltro, a fronte di tale esiguo o nullo finanziamento permangono a carico dei proponenti obblighi di legge assai onerosi, con obblighi molto pesanti. E quindi la richiesta al Ministro è che intenzioni abbia: se incrementare il finanziamento – cosa auspicabile – oppure, eventualmente, sollevare dagli obblighi i proponenti.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Grazie, Presidente. L'onorevole Vignali solleva un tema importante e si capisce che lo fa anche con una predisposizione alla tutela di questo settore così importante quale è quello delle edizioni nazionali che, come sapete, sono regolate dalla legge n. 420 del 1997 e sono iniziative che curano la pubblicazione dell’opera omnia di un autore o di un gruppo di autori. La legge stabilisce anche le modalità procedurali con cui sono istituite le edizioni nazionali. L'iniziativa e la proposta, in genere, scaturiscono da enti o istituti culturali o da studiosi o gruppi di studiosi che presentano un programma scientifico e le proposte vengono esaminate dalla Consulta dei comitati nazionali e delle edizioni nazionali. Noi abbiamo provveduto alla ricostituzione della Consulta che aveva, invece, visto una sbagliata sospensione degli stanziamenti dal 2011 al 2013 e che ha ripreso a lavorare attorno alle quattro tipologie di erogazioni che sono: i comitati di nuova istituzione, vecchi comitati da rifinanziare, edizioni di nuova istituzione e, appunto, edizioni da rifinanziare. Abbiamo fatto, nella legge di stabilità 2016 – come sa l'onorevole Vignali –, un positivo aumento, finalmente, delle risorse destinate al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo; abbiamo fatto anche un aumento significativo, ma sempre, naturalmente, non sufficiente, per tale questione, per cui dai 301.373 euro dell'annualità 2015, abbiamo triplicato le risorse, nel 2016, a 1.016.764 euro. Naturalmente non è sufficiente per la quantità di edizioni nazionali che sono aperte – e quindi lo ringrazio anche dell'interrogazione perché mi ha consentito di raccogliere numeri precisi – e che, al momento, sono addirittura 95. Quindi, io penso che sia necessario procedere, sicuramente, nel ricercare nuove risorse, e in questo, naturalmente, l'aiuto parlamentare in sede di legge di stabilità è molto gradito, ma, soprattutto, nel capire anche, tra le 95 edizioni esistenti, quali hanno ancora ragione di restare aperte e quali, invece, via via, come capita nel tempo, hanno esaurito la loro funzione. Quindi, credo che l'insieme di queste due cose, l'aumento delle risorse nel 2017, che, insomma, corrisponde all'aumento che c’è stato nel 2016 e nel 2015, e una revisione delle edizioni che hanno ragione di restare ancora aperte, possa consentire di migliorare significativamente il problema delle edizioni nazionali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di replicare.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Sono soddisfatto della risposta, nel senso che credo anch'io che si debba operare e anzitutto è positivo, appunto, che si siano aumentate, seppur ancora in modo insufficiente, le risorse. Da parte nostra siamo disponibilissimi a collaborare, perché riteniamo che le edizioni nazionali siano un'eccellenza storica di questo Paese, che peraltro ci consente anche di fare una grande comunicazione della nostra cultura all'estero. Non di meno, siamo d'accordissimo su una necessità di valutazione, per capire comunque chi in questi anni ha continuato a produrre, chi si è fermato e fare una valutazione seria in modo che si possa arrivare a una distribuzione delle risorse, dandosi anche delle priorità evidentemente, come politica del Paese, su queste iniziative. Quindi, da parte nostra, siamo soddisfatti Pag. 35e chiediamo al Ministro Franceschini di tenerci aggiornati sulle decisioni, perché appunto può sembrare una cosa di dettaglio, ma in verità è una delle realtà per la quale il nostro Paese fa bella figura all'estero. Molti di questi comitati, peraltro, sono anche internazionali, quindi mettono anche i nostri autori, sia dell'arte che della letteratura, in grande vista e quindi mettono in visione di tutto il mondo lo straordinario patrimonio del nostro Paese.

(Intendimenti circa l'opportunità della permanenza in carica dell'attuale presidente della Fondazione Maxxi – n. 3-01999)

  PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Battista ed altri n. 3-01999, concernente intendimenti circa l'opportunità della permanenza in carica dell'attuale presidente della Fondazione Maxxi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

Testo sostituito con errata corrige volante   GIANLUCA VACCA. Presidente, il 12 ottobre 2012 l'allora Ministro dei beni culturali ha nominato presidente della Fondazione Maxxi, il museo delle arti del XXI secolo, l'onorevole Melandri, parlamentare da ben diciotto anni. Tale nomina suscitò numerose polemiche, tra le quali quella di Matteo Renzi, che dichiarò testualmente: «Io non l'avrei fatto, come è possibile che ci sia ancora una via d'uscita come il Maxxi quando esci dal Parlamento ? Il Ministro e la Melandri hanno sbagliato». Nonostante le polemiche, la Melandri accettò, dichiarando di accogliere la proposta per spirito di servizio e di percepire come stipendio solo 90 euro l'anno. Invece, dopo la nonna del collaboratore parlamentare della Melandri a direttore generale del Maxxi, la Melandri si è fatta attribuire uno stipendio fisso di oltre 90 mila euro e di un premio di produzione variabile che, guarda caso, è stato quantificato in 24 mila euro, cioè il massimo previsto, nonostante i ricavi della biglietteria siano in calo. Oltretutto, abbiamo ricevuto numerose segnalazioni su presunte irregolarità contabili e amministrative, alcune oggetto anche di un esposto presentato alla procura di Roma. Chiediamo quindi se il Ministro non ritenga opportuno sostituire Giovanna Melandri alla presidenza della Fondazione Maxxi.   GIANLUCA VACCA. Presidente, il 12 ottobre 2012 l'allora Ministro dei beni culturali ha nominato presidente della Fondazione Maxxi, il museo delle arti del XXI secolo, l'onorevole Melandri, parlamentare da ben diciotto anni. Tale nomina suscitò numerose polemiche, tra le quali quella di Matteo Renzi, che dichiarò testualmente: «Io non l'avrei fatto, come è possibile che ci sia ancora una via d'uscita come il Maxxi quando esci dal Parlamento ? Il Ministro e la Melandri hanno sbagliato». Nonostante le polemiche, la Melandri accettò, dichiarando di accogliere la proposta per spirito di servizio e di percepire come stipendio solo 90 euro l'anno. Invece, dopo la nomina del collaboratore parlamentare della Melandri a direttore generale del Maxxi, la Melandri si è fatta attribuire uno stipendio fisso di oltre 90 mila euro e di un premio di produzione variabile che, guarda caso, è stato quantificato in 24 mila euro, cioè il massimo previsto, nonostante i ricavi della biglietteria siano in calo. Oltretutto, abbiamo ricevuto numerose segnalazioni su presunte irregolarità contabili e amministrative, alcune oggetto anche di un esposto presentato alla procura di Roma. Chiediamo quindi se il Ministro non ritenga opportuno sostituire Giovanna Melandri alla presidenza della Fondazione Maxxi.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, onorevole Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Presidente, nella parte scritta dell'interpellanza c’è una ricostruzione delle vicende del Maxxi rispetto alle quali devo fare alcune precisazioni, oltre naturalmente a rispondere alla domanda. Innanzitutto, la qualificazione di ente di ricerca viene avviata con un procedimento del 15 febbraio 2012 dal presidente della Fondazione in carica prima del commissariamento, quindi non è stata avviata durante la gestione del presidente Melandri ma è stata avviata dalla gestione addirittura precedente il commissariamento, e il compenso deriva dalla trasformazione in ente di ricerca. Il compenso del presidente ha una quota fissa, che non ha subito alcuna variazione, e la quota variabile, stabilita con una deliberazione del 6 novembre 2013, ha subito oscillazioni, in considerazione dell'incremento di alcune tipologie di proventi, che sono prevalentemente quelli di natura privatistica (biglietteria, sponsorizzazioni, contributi del fund raising), e non evidentemente del contributo pubblico. Nel dettaglio, dall'andamento dei dati di bilancio e dall'esame dei consuntivi degli anni 2013 e 2014, c’è stato un aumento consistente dei contributi dei privati, in particolare delle erogazioni liberali, che sono passate dai 118 mila euro del 2013 ai 177 mila del 2014, degli altri contributi di privati, che son passati da 566 mila a 593 mila, e delle sponsorizzazioni, che sono passate da 1 milione 216 mila euro a 1 milione 378 mila euro. In particolare, da ultimo, Enel Spa è entrata come privato all'interno del Maxxi. Penso, Pag. 36però, che si debba parlare con franchezza, ed è evidente che questa attenzione deriva dal fatto che il presidente del Maxxi non viene dal mondo dell'università o dell'impresa, ma dal mondo della politica.
  Allora, vorrei dire con molta chiarezza, franchezza – anche perché così fornisco materiale all'onorevole Di Battista per la sua replica, con la sua consueta pacatezza –, che l'onorevole Melandri si è dimessa da parlamentare per diventare presidente del Maxxi, non è stata nominata alla fine del mandato, e ci fu una discussione anche in quest'Aula al momento delle dimissioni. Credo che tutti noi dobbiamo considerare che se si serve il proprio Paese con onestà, con spirito di servizio, facendo il parlamentare o il membro del Governo, questo non può in nessun modo precludere all'assunzione di altri incarichi. Sarebbe paradossale che, a differenza di tutti gli altri Paesi del mondo, per un tratto della propria vita professionale, avere svolto una funzione pubblica (parlamentare o membro di Governo) non debba essere considerato – come deve essere – un elemento che arricchisce il proprio curriculum professionale di vita ma debba diventare un peso che impedisce di assumere altri ruoli. Questo è un errore grave – un errore grave ! – e penso che, da questo punto di vista, si debba tornare in un sistema in cui chi fa il parlamentare o svolge un ruolo pubblico di Governo con competenza, con serietà e con professionalità non veda precludere le possibilità di un percorso professionale ulteriore. Ciò vale, a maggior ragione, in una Camera in cui sono entrati tanti parlamentari giovani, che sono entrati qui dentro appena all'inizio del loro percorso professionale. È giusto che questa esperienza parlamentare sia un modo di arricchire il loro percorso di vita e non un assurdo veto ad assumere altri ruoli, retribuiti o non retribuiti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Battista ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, Ministro, con la pacatezza che lei auspicava le dico che è evidente la sua difficoltà. Lei tenta di giustificare l'ingiustificabile. Tra l'altro, continuate a prendere in giro i cittadini, ma non riuscirete a prendere sempre in giro i cittadini. La dimostrazione del Maxxi è che con la cultura purtroppo si mangia, ma ci mangiate voi e i vostri amici. Lei prima parlava, a proposito dell'ex Ministro Melandri, di un piccolo tratto parlamentare della sua vita: diciotto anni, Ministro, anche con dei vitalizi che ha preso ! Diciotto anni è stata in questa Parlamento e si è dimessa tre mesi prima che voi l'abbiate nominata appunto alla presidenza del Maxxi, quindi non prendeteci in giro. Vi stiamo dicendo, Ministro, che siamo convinti, o comunque abbiamo un forte sospetto – infatti siamo andati in Procura –, che vi siano questioni poco trasparenti all'interno del Maxxi; certamente dovete ammettere che l'ex Ministro Melandri, subendo le critiche di Renzi e di Orfini, allora portaborse di D'Alema, entrò come presidente del Maxxi dicendo: Io ? Io sono la paladina della cultura, prenderò 90 euro all'anno. Ne prende 90 mila di euro all'anno e si è data dei bonus. Tra l'altro, lei non ha votato perché è uscita; quando c'erano le votazioni lei è uscita, tipo la Boschi, che quando si parla di «salva Boschi» esce dal Consiglio dei ministri; è uscita, ma comunque prende dei bonus nonostante che nel 2012 e 2013, secondo le informazioni che noi abbiamo, la vendita dei biglietti del Maxxi sia crollata. La verità è che per lei, Ministro, il Maxxi è una sorta di laboratorio della sua idea di cultura. Qual è la vostra idea di sviluppo del Paese, trivellare i nostri mari, scavare a destra e a sinistra ? Dovreste scavare all'interno del Maxxi. La vostra idea di cultura è quella di utilizzare il denaro pubblico – denaro nostro – per sostenere delle fondazioni private, che sono fondamentalmente fondazioni politiche, e quindi garantire l'opacità del privato e della politica grazie al denaro nostro. Il Maxxi è il topino da laboratorio – anzi, forse un topo grande da laboratorio – della sua idea di cultura: privatizzare la cultura in questo Paese per poter monetizzare e per poter piazzare Pag. 37qualche riciclato della politica, vantandosi. Si è vantato del fatto che si è dimessa tre mesi prima, dopo diciotto anni in Parlamento e dopo aver continuato a percepire vitalizi. Percepisce il vitalizio, sì o no ? Ce lo dica. Percepisce il vitalizio, sì o no ? Concludo. Nell'ultima parte del suo discorso sembrava che lei quasi si stesse preparando ad una sua futura carriera all'interno di una fondazione. Forse lei avrà il curriculum, dopo essere uscito fuori dalle istituzioni, per entrare in una fondazione privata (lei annuisce, perché forse ambisce a quello) e diventarne presidente, ma pagata con i soldi nostri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

(Intendimenti del Governo in merito al regime degli embrioni soprannumerari, con particolare riferimento alla possibilità di adozione degli stessi – n. 3-02000)

  PRESIDENTE. L'onorevole Sberna ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gigli e Sberna n. 3-02000, concernente intendimenti del Governo in merito al regime degli embrioni soprannumerari, con particolare riferimento alla possibilità di adozione degli stessi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  MARIO SBERNA. Presidente, signor Ministro, la Corte costituzionale, con sentenza n. 162 dal 2014, ha aperto la strada alla fecondazione eterologa in Italia. Nella sentenza n. 229 del 2015 ha tuttavia richiamato l'esigenza di tutelare la dignità dell'embrione, alla quale non può parimenti darsi, allo stato, altra risposta che quella dalla procedura della crioconservazione. Il numero di embrioni conservati nei congelatori italiani è attualmente di circa 60 mila: un numero in crescita, da quando è stato fatto cadere il divieto di crioconservazione contenuto nella legge n. 40 del 2004. Cosa fare di questi esseri umani all'inizio del loro sviluppo ? È possibile immaginare di dare loro una chance, almeno per quelli formalmente abbandonati e comunque dopo un congruo periodo di abbandono di fatto ? È possibile, aderendo all'invito del Comitato nazionale per la bioetica, estendere ad essi la possibilità di adozione: non solo da parte delle coppie sterili, alle quali peraltro evitare il ricorso all'acquisto di gameti con quanto ne consegue, ma anche a coppie fertili che, per amore della vita, vogliano sottrarli al gelo senza fine di una provetta ?

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, gli interroganti chiedono di indicare quali iniziative il Governo intenda assumere riguardo agli embrioni soprannumerari ed alla possibilità di consentirne l'adozione da parte delle coppie o di donne single, in applicazione della disciplina prevista per l'adozione dalla legge n. 184 del 1983. Credo che sia utile innanzitutto ricordare, come premessa di carattere generale, che la forte evoluzione scientifica ed i progressi compiuti dalla medicina pongono gli ordinamenti giuridici dinanzi a delle nuove e continue sfide, e non sempre gli sforzi di adattamento del diritto vigente risultano sufficienti. Si impone quindi sempre la necessità di individuare nuovi strumenti in grado di contenere quelle realtà che non riescono a trovare soddisfacente risposta nella normativa in atto.
  Questo è il caso delle leggi sulle adozioni e sulla fecondazione assistita, che hanno ratio e finalità diversa: l'una il diritto del minore a crescere in famiglia, l'altra la soluzione dei problemi dell'infertilità, che come è evidente non sono suscettibili di essere combinate per elaborare una disciplina adottiva degli embrioni soprannumerari. Tuttavia l'impianto originario della legge n. 40 del 2004 sulla fecondazione assistita si è dovuto progressivamente modulare alla luce delle pronunce della Corte costituzionale, che modificando il quadro normativo di riferimento hanno eliminato gli ostacoli all'introduzione di una nuova specifica disciplina. In Pag. 38mancanza quindi di ostacoli di matrice costituzionale o sovranazionale, spetta al Parlamento valutare l'opportunità di introdurre nuove norme che consentano alle coppie sterili di giovarsi degli embrioni di altra coppia, purché si preveda una disciplina per la rinuncia della coppia che ha prodotto l'embrione abbandonato conforme all'indicazione della Corte europea dei diritti dell'uomo.
  Tecnicamente assai problematico appare, allo stato della legislazione vigente, il caso dell'impianto degli embrioni soprannumerari in favore delle donne single, posto che la legge n. 40 del 2004 sembra circoscrivere la praticabilità della fecondazione alle sole coppie coniugate o conviventi di sesso diverso, e che l'articolo 44 relativo alle adozioni speciali presenta ipotesi specifiche in cui non sembra rientrare la situazione in esame.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gian Luigi Gigli ha facoltà di replicare.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signor Ministro, io intanto la ringrazio: se non interpreto male quello che lei ha cercato di dirci, a parte la vicenda delle donne single, sulle quali ci sarebbe da fare un approfondimento, mi pare che venga dal suo Governo un'apertura alla possibilità di adozione per gli embrioni congelati abbandonati, o comunque dei quali possa essere dichiarata formalmente, in maniera inconfutabile la disponibilità, a favore di donne infertili, di coppie in cui c’è il problema dell'infertilità. Io almeno così l'ho interpretata, se non la capisco male. E però vorrei estendere almeno tale previsione anche a donne che hanno già magari dei loro figli, e che proprio per il riconoscimento del valore di quella vita che è nell'embrione, cioè del fatto che è un essere umano, che è uno di noi, come reclamava una petizione firmata da 600 mila italiani, vogliano farsi carico di dargli una speranza di vita.
  Ecco, credo che sarebbe un gesto di grande civiltà da parte del nostro Paese dare finalmente soluzione a questo problema: accontenteremmo probabilmente tante famiglie infertili, senza farle ricorrere all'acquisto di gameti che provoca lo sfruttamento – come con l'utero in affitto, signor Ministro – del corpo di povere donne; e daremmo anche una possibilità di estendere veramente il concetto di adozione anche a famiglie che hanno già magari dei bambini. Credo costituirebbe un passo di civiltà !

(Iniziative volte a garantire la bonifica e la messa in sicurezza del carcere Giuseppe Montalto di Alba (Cuneo), in particolare a seguito dell'accertamento di alcuni casi di legionella – n. 3-02001)

  PRESIDENTE. L'onorevole Monchiero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02001, concernente iniziative volte a garantire la bonifica e la messa in sicurezza del carcere Giuseppe Montalto di Alba (Cuneo), in particolare a seguito dell'accertamento di alcuni casi di legionella (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, signor Ministro, il 7 gennaio è iniziato lo sgombero del carcere di Alba. Lo sgombero di un carcere è un evento assolutamente singolare, specialmente poi per una struttura costruita pochi decenni fa, recente, e pensata anche con criteri particolarmente innovativi. L'abbandono del carcere è dovuto a più episodi di legionellosi, invasione che non si è riusciti a contrastare perché a quanto pare il carcere non è attrezzato per produrre uno shock termico nelle tubature dell'impianto idrico. Ad Alba la cosa ha suscitato incredulità ed anche una certa apprensione, perché lo sgombero di un carcere può anche far pensare che il carcere non venga ristabilito. Signor Ministro, noi le chiediamo quali sono le reali intenzioni dell'amministrazione che lei dirige.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

Pag. 39

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti chiedono con quali tempestive modalità si intenda dare corso agli interventi di bonifica, perché questo è l'intento del Governo e del Ministero, e di messa in sicurezza del carcere di Alba, allo scopo di ripristinarne la destinazione d'uso.
  In seguito alla diagnosi di casi di affezione respiratoria da legionellosi riscontrati nei primi giorni dell'anno presso la casa di reclusione di Alba, come ricordava l'interrogante, l'amministrazione penitenziaria ha avviato sin dall'immediatezza un piano finalizzato alla tutela della salute delle persone detenute e degli operatori impegnati, a diverso titolo, in quella struttura. Il competente Dipartimento ha disposto innanzitutto l'immediato trasferimento dei detenuti in altre strutture disponibili e promosso la mobilità temporanea del personale; ulteriori iniziative hanno riguardato l'analisi delle operazioni necessarie a realizzare in tempi rapidi la bonifica e la sostituzione degli impianti, come prescritto dall'autorità sanitaria: per questo è stato demandato alle competenti articolazioni ministeriali lo studio e l'elaborazione di progetti di ristrutturazione ed adeguamento, e sono già state formulate soluzioni di intervento. In particolare, considerata la priorità delle opere di sanificazione, l'amministrazione penitenziaria ha inserito i relativi interventi nel programma triennale 2016-2018.
  Nella consapevolezza della necessità di garantire nel modo più opportuno l'utilizzazione delle risorse necessarie, l'amministrazione ha avviato valutazioni tecniche di fattibilità per la predisposizione del progetto preliminare e l'individuazione delle modalità più utili a garantire la maggiore celerità nelle successive fasi di progettazione esecutiva, appalto, esecuzione e collaudo dei lavori, affinché il carcere di Alba possa essere restituito in condizioni di assoluta sicurezza all'uso penitenziario al più presto possibile.

  PRESIDENTE. L'onorevole Monchiero ha facoltà di replicare.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, signor Ministro, siamo naturalmente soddisfatti delle sue assicurazioni, anche se avremmo preferito avere anche una data presumibile di conclusione dei lavori, perché non si tratta di interventi di ristrutturazione particolarmente complessi, ma semplicemente di rifare un impianto idrico e termico: un intervento che potrebbe richiedere alcuni mesi, non certamente anni. Comunque, gli albesi si aspettano che il carcere venga restituito alla sua naturale funzione, e di questo suo impegno la ringraziamo.

(Iniziative volte a chiarire la platea dei soggetti destinatari della proroga relativa all'esercizio delle funzioni dei giudici onorari di tribunale e dei vice procuratori onorari, nonché dei giudici di pace – n. 3-02002)

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02002, concernente iniziative volte a chiarire la platea dei soggetti destinatari della proroga relativa all'esercizio delle funzioni dei giudici onorari di tribunale e dei vice procuratori onorari, nonché dei giudici di pace (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, Ministro, colleghi, nell'ultima legge di stabilità, con il comma 610, si è introdotta una modifica che consentiva (l'intendimento del legislatore mi pare che fosse questo) il proseguimento dell'attività dei giudici di pace, dei giudici onorari di tribunale civile fino ad un'età superiore a quella che era prevista nella legge precedente.
  Tale norma teneva conto di una duplice questione: una carenza in organico significativa per i giudici di pace, che dovrebbero essere oltre 5.000, mentre in servizio sono solo 1.700; e, ulteriormente, un'altra questione: alla fine questi soggetti non percepiscono una pensione per la loro attività, ma viceversa attraverso il pagamento degli onorari dovuti per le loro Pag. 40attività, viene accantonata una somma utile per il raggiungimento del minimo ai fini della pensione collegata alla attività professionale. Nel frattempo, però, vi sono state interpretazioni divergenti in ordine all'applicazione dell'emendamento, vi sono anche delle pronunce da parte del Consiglio di Stato, in sintesi chiediamo che il Governo si esprima per dare un'interpretazione autentica alla norma.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie Presidente. Nel quesito in discussione l'onorevole Taglialatela solleva dubbi circa l'ambito applicativo della disposizione di cui all'articolo 1, comma 610, della legge di stabilità del 2016; un'interpretazione restrittiva della norma che escluda dalla prevista proroga coloro che abbiano superato il limite massimo dei 72 anni di età, pregiudicherebbe, a parere dell'interrogante, il lavoro degli uffici giudiziari. Ciò premesso, va ricordato che la riforma organica della magistratura onoraria è oggetto di un disegno di legge presentato dal Governo, approvato in sede referente dalla Commissione giustizia del Senato della Repubblica, di cui è stata chiesta la calendarizzazione. Le finalità dell'intervento all'esame del Parlamento rispondono all'esigenza di semplificare e razionalizzare la disciplina della magistratura onoraria, con la predisposizione di uno statuto unitario che valorizzi la professionalità dei magistrati onorari; questo anche in vista del loro impiego nell'ufficio del processo e che statuisca in materia di durata e della funzione. Tale ultima esigenza discende dalla consapevolezza di dover definitivamente superare la condizione di incertezza conseguente alle proroghe che, in modo disorganico, si sono susseguite negli anni sotto la spinta dell'emergenza.
  È stato dunque previsto che l'incarico di magistrato onorario debba avere indefettibile natura temporanea, con una durata di quattro anni, prorogabili, previa positiva valutazione di professionalità, per altri due quadrienni e in ogni caso non superiore a dodici anni.
  Quanto alla possibilità di riferire la proroga anche a coloro che abbiano raggiunto il limite di 72 anni, va evidenziato che il menzionato articolo della legge di stabilità ha disposto la proroga dei soli magistrati onorari il cui mandato fosse in scadenza al 31 dicembre 2015 e si è resa necessaria in vista del complessivo riordino del ruolo e delle funzioni della medesima magistratura onoraria. Questa disposizione non riguarda, quindi, la cessazione del mandato per sopraggiunti limiti di età, cui invece si riferisce l'articolo 18-bis del decreto n. 83 del 2015. La norma appena richiamata, che ridefinisce i tempi della cessazione del mandato per il raggiungimento dell'età massima per tutti i giudici onorari, comporta l'abrogazione tacita delle norme anteriori incompatibili. In senso conforme vi è anche la circolare del Consiglio Superiore della Magistratura dello scorso 13 gennaio, che espressamente indica nel compimento del settantaduesimo anno di età la cessazione dell'incarico. Ne consegue l'impossibilità di applicare la citata proroga ai giudici onorari che abbiano cessato il mandato per sopraggiunti limiti di età.
  Per completezza di informazione preciso che dei 5.778 magistrati onorari attualmente in servizio, 233 non potranno beneficiare della proroga per il raggiungimento del previsto limite di età.

  PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di replicare.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Ministro, a me pare evidente che il Parlamento si fosse espresso per determinare la possibilità per giudici onorari e giudici di pace di utilizzare una proroga entro, o comunque, il 31 maggio del 2016, quindi di qui a pochissimo. Nel frattempo, i pronunciamenti contrastanti di sentenze del Consiglio di Stato stanno determinando una serie di problemi e anche un contenzioso che, francamente, non riesco a comprendere a chi possa giovare. Tra l'altro, è Pag. 41evidente che la sostituzione con altri soggetti merita e determina un avviamento di professionalità che certamente non sarà possibile in tempi brevissimi. Quindi io mi ritengo insoddisfatto rispetto alla questione posta, perché si va contro il buonsenso.
  Mi auguro che i contenziosi costringano il Governo ad intervenire, tenendo conto che anche il pronunciamento del Consiglio Superiore della Magistratura è un pronunciamento bizzarro, perché per i giudici togati si dà la possibilità di andare ai 75 anni, quindi per quelli che appartengono al CSM, per coloro i quali invece svolgono una funzione di servizio questa opportunità viene negata, nonostante la norma di legge potrebbe determinare il contrario. Anche il richiamo al decreto n. 83 con la sua tacita applicazione è un richiamo ardito, perché le tacite applicazioni possono sicuramente essere colpite da ricorsi e da sentenze. Mi auguro che il Governo possa cambiare il suo punto di vista.

(Chiarimenti in ordine all'esercizio delle funzioni del sindaco, quale ufficiale di Governo, nell'ambito del procedimento per la concessione della cittadinanza – n. 3-02003)

  PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02003, concernente chiarimenti in ordine all'esercizio delle funzioni del sindaco, quale ufficiale di Governo, nell'ambito del procedimento per la concessione della cittadinanza (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Ministro, le abbiamo posto questa interrogazione perché credo che il caso accaduto nel comune di Brugnera possa essere utile anche per chiarire la situazione a livello nazionale. A Brugnera, le racconto i fatti, come avrà potuto leggere dall'interrogazione scritta, il sindaco nega di firmare la cittadinanza a un cittadino di nazionalità nigeriana, signor Intagada, in quanto di fronte al sindaco stesso e ai funzionari del comune, il signore non era in grado di leggere in lingua italiana il giuramento e di comprendere le parole stesse. A questo punto, il prefetto, dopo la comunicazione ricevuta dal sindaco, scrive allo stesso sindaco dicendo che il primo cittadino di Brugnera è nella sostanza solo un mero esecutore delle decisioni prese dagli organi facenti riferimento al Ministero dell'interno e, quindi, deve immediatamente riproporre il giuramento e firmare per la stessa cittadinanza.
  In questa interrogazione quindi le chiediamo se il sindaco, essendo l'ufficiale pubblico che testimonia, insieme ovviamente a quello delegato per il comune, davanti al giuramento, possa perlomeno rimandare agli organi preposti, per una valutazione più approfondita, un fatto che oggettivamente risulta sotto gli occhi di tutti inadeguato per la concessione della cittadinanza stessa.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. È evidente che l'interrogazione pone il tema della legge, della bontà della legge esistente e della sua applicazione. In questo momento, dovendo rispondere all'interrogante, devo rispondere sulla legge esistente, non sull'eventuale debolezza di essa ma su come si applica la legge esistente. Dunque la prima cosa che devo fare è premettere che la prestazione del giuramento da parte dello straniero che acquisisce la cittadinanza italiana non è una pura formalità, bensì esprime la conferma in modo solenne della volontà dello straniero di entrare a far parte della comunità nazionale, dunque il giuramento sugella il procedimento, rappresentando una condizione di efficacia dell'atto concessorio, che è adottato sempre all'esito di una complessa attività istruttoria. Il procedimento acquisitivo della cittadinanza richiede infatti circa due anni per il suo perfezionamento e comprende, tra l'altro, la verifica dei requisiti reddituali e morali e della permanenza decennale dello straniero sul territorio nazionale. In questa Pag. 42fase, sebbene non sia espressamente previsto dalle norme vigenti gli uffici competenti verificano anche il livello di integrazione dello straniero e il suo grado di conoscenza linguistica. Questa trafila è stata naturalmente osservata anche nel caso a cui fanno riferimento gli interroganti, riguardante un cittadino nigeriano che risulta peraltro inserito nel contesto territoriale, avendo anche per un lungo periodo lavorato alle dipendenze di una multinazionale che ha sede nella provincia di Pordenone. Una volta concluso l'iter e adottato il decreto di concessione della cittadinanza da parte del Presidente della Repubblica, un'ulteriore verifica, volta ad asseverare quanto già accertato in sede istruttoria, non è tecnicamente, alla luce della norma, ammissibile, e sarebbe comunque estranea ai profili e ai princìpi procedimentali.
  È questo il motivo per cui l'ordinamento non attribuisce, allo stato dell'arte, all'ufficiale di stato civile e a nessun altro alcun potere di intervento per controllare all'atto del giuramento l'effettivo stato di conoscenza della lingua italiana ed esercitare al riguardo una qualsiasi forma di opposizione. Dunque la decisione presa dal sindaco di Brugnera, che contesta la competenza linguistica dello straniero, intendendo invalidare l'intero procedimento non appare confortata da disposizioni normative che ne suffraghino in alcun modo la legittimità e potrebbe dare luogo, se reiterata, all'esercizio dei poteri sostitutivi.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Ministro, la ringrazio della risposta tuttavia devo dirle chiaramente che non siamo soddisfatti perché lei stesso, nella sua risposta, ha dichiarato che il giuramento non è un atto puramente formale. E come non può essere un atto puramente formale quando lo straniero che va a fare il giuramento non è in grado di comprendere ciò che sta giurando, non è in grado di capire nemmeno, dopo dieci minuti di spiegazione testimoniata non dal sindaco ma dai funzionari del comune, che il sindaco stesso non avrebbe firmato la cittadinanza ? Allora il problema – lo dico a lei come Ministro dell'interno – non è costringere il sindaco o mandare un commissario ad acta per firmare quella pratica ma è andare a vedere come vengono fatte le procedure sulla cittadinanza. Altro che due anni di approfondita analisi per concederla ! Evidentemente non hanno mai parlato con la persona. Il Sindaco non stava chiedendo di scrivere un tema in italiano magari ispirandosi alle poesie di Leopardi. Stava semplicemente cercando di far capire e di capire se lo straniero comprendeva perlomeno il giuramento che questo straniero non aveva avuto nemmeno la grazia di imparare a memoria se era in difficoltà a parlare la lingua italiana. Allora sicuramente e probabilmente la legge è da rivedere. Però non si può far finta che, nella parte antecedente ovvero nell'istruttoria, la legge non sia stata rispettata perché evidentemente non sono state fatte le dovute e approfondite analisi. E allora questa è una responsabilità del Ministero dell'Interno e di chi lo rappresenta e quindi è lei che deve prendersi l'incarico di richiamare chi non ha fatto queste dovute analisi. E concludo solo dicendo: mi auguro che ci siano tanti sindaci in questo Paese come il sindaco di Brugnera che hanno il coraggio prima di tutto di difendere proprio quel giuramento che lei ha citato e di tutelare tutti i cittadini di questo Paese affinché sappiano che la cittadinanza non diventa semplicemente una mera forma di firma su un finto giuramento. Infatti capisco che ormai l'intenzione è dare la cittadinanza facile a tutti in modo magari da guadagnare qualche pacchetto di voti, però in questo caso stiamo parlando non di un diritto ma di una certificazione di un'integrazione che evidentemente non è avvenuta.

  PRESIDENTE. Grazie. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 16,15 per lo svolgimento della commemorazione di Giulio Regeni. Successivamente Pag. 43riprenderà l'esame del decreto-legge recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bratti, Brunetta, Bueno, Capelli, Casero, Cicchitto, Costa, Crippa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Ferranti, Ferrara, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Giacomelli, Ginefra, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Greco, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Nicoletti, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rossomando, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scotto, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Velo, Vignali, Villecco Calipari e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

In ricordo di Giulio Regeni (ore 16,23).

  PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, vorrei un attimo di attenzione da parte di quest'Aula (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Invito i colleghi e le colleghe ad accomodarsi, prego. Care colleghe e cari colleghi, come sapete, lo scorso 4 febbraio abbiamo appreso la notizia della morte di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano che si trovava al Cairo per motivi di studio e di cui si erano perse le tracce dal 25 gennaio.
  Le circostanze della morte di Giulio Regeni non sono ancora state chiarite. Auspico che, attraverso la piena collaborazione delle autorità egiziane, sia fatta rapidamente piena luce su quanto avvenuto, consentendo di assicurare alla giustizia i responsabili di un crimine così efferato, che non può rimanere impunito.
  Giulio Regeni, come la ricercatrice Valeria Solesin rimasta tragicamente uccisa nell'attentato al teatro Bataclan di Parigi lo scorso 13 novembre, incarna una generazione intera di giovani uomini e donne che, animati da una genuina curiosità intellettuale, mossi da passione civile e rispettosi di ogni cultura e diversità, si sono spinti oltre i confini nazionali per approfondire le loro attività di ricerca. Una generazione della quale dobbiamo essere fieri.
  Alla famiglia Di Giulio Regeni e agli amici, che hanno vissuto giorni di angoscia senza poi veder realizzata la speranza di poterlo riabbracciare, esprimo i sentimenti della mia più profonda vicinanza e di quella dell'intera Camera dei deputati. Invito ora l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). Vi ringrazio (Applausi). Adesso darò la parola ai rappresentanti dei gruppi per ricordare il ricercatore Giulio Regeni. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, Giulio Regeni era un italiano dell'Italia migliore, un giovane italiano che amava la conoscenza, la ricerca, il lavoro duro e faticoso. Era un ragazzo che aveva superato molte frontiere non solo per amore dello studio, lo studio disinteressato e coraggioso, come l'ha definito il Presidente Napolitano, ma Pag. 44anche perché credeva nello Stato di diritto e nella possibilità che le libertà del nostro mondo (le libertà di parola, di stampa, di associazione, di militanza) potessero essere fatte proprie anche dal mondo arabo, per via civile e pacifica. Giulio Regeni, in sostanza, credeva nella conoscenza e nello Stato di diritto e proprio per questo è stato rapito, massacrato e ucciso. I responsabili di questo crimine non hanno voluto colpire solo la vita di un ragazzo – e vigliaccamente –, ma anche il difficile e contraddittorio percorso dell'Egitto verso la stabilità e verso la democrazia e hanno voluto colpire lo stesso impegno dell'Italia sui valori fondamentali dello Stato di diritto.
  Per questo il nostro Paese ha preteso subito, per voce del Presidente del Consiglio, che sia fatta chiarezza rapidamente e completamente sulle circostanze e sulle responsabilità di questo atto criminale. Per questo abbiamo preteso e ottenuto che forze investigative italiane partecipassero alle indagini. Per questo vigileremo sull'accertamento della verità, con ogni strumento diplomatico e anche forti del nostro impegno economico in Egitto. Infatti, le ragioni della nostra presenza economica in Egitto, insieme alle ragioni della nostra alleanza con quel Paese, nascono dalla convinzione che l'Italia possa e debba contribuire alla stabilità e alla democratizzazione di nazioni importanti, con gli strumenti del dialogo civile e dello scambio commerciale. E con la stessa intensità con cui combattiamo il terrorismo, insieme ad una parte crescente della comunità internazionale, ci batteremo perché si arrivi alla verità sull'assassinio di Giulio Regeni. Lo faremo – concludo – in nome di quei valori alla base dello Stato di diritto in cui credeva quel nostro giovane e coraggioso connazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Per prima cosa voglio esprimere il cordoglio del MoVimento 5 Stelle alla famiglia e a tutti i cari di Giulio Regeni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e faccio pervenire a loro notizia che il MoVimento 5 Stelle chiaramente è in fase collaborativa per cercare di trovare e di scovare gli assassini. Per questo abbiamo avviato subito, ieri, una richiesta al presidente Cicchitto per un question time in Commissione esteri, che abbiamo affrontato ieri pomeriggio stesso. Non abbiamo avuto, purtroppo, novità importanti da comunicare, ma staremo sul caso.
  Si tratta di un caso che appare essere probabilmente politico, perché ci sono ipotesi di un coinvolgimento, da una parte, dei servizi segreti egiziani e, dall'altra parte, invece, dell'opposizione al generale al-Sisi. In entrambi i casi noi crediamo che l'Italia debba avere un ruolo centrale nel fare luce e nel fare chiarezza nel caso di Giulio Regeni: un ragazzo che faceva quello che tanti italiani fanno all'estero, ovvero portava le sue capacità, la sua conoscenza e l'orgoglio italiano e li metteva al servizio di chi gli dava questa opportunità all'estero. Probabilmente ha toccato qualche tasto che non doveva toccare e per questo è stato fatto fuori. Non vogliamo dire da chi, perché ancora non è chiaro praticamente nulla, ma abbiamo fatto una richiesta chiara al Governo ieri durante l'interrogazione, ovvero che si possa far sì che la magistratura italiana verifichi e collabori intensamente con la magistratura egiziana per far luce su questo caso in modo indipendente.
  Infatti, oggi c’è troppo buio, troppa foschia per pensare che questo caso trovi la luce senza un impegno concreto della giustizia italiana e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. La notizia della morte di Giulio Regeni ci ha lasciato assolutamente sgomenti e fortemente preoccupati. Pertanto, esprimo tutto il cordoglio e la vicinanza Pag. 45alla famiglia che ha perso questo meraviglioso ragazzo. Giulio è uno dei tanti ragazzi che ho avuto l'opportunità di incontrare in questi anni. Durante il mio mandato di parlamentare eletto all'estero ho incontrato tantissimi ragazzi come Giulio, che sono andati all'estero certamente spinti da una volontà di conoscenza, di ricerca, di portare le proprie competenze all'estero. Ma, anche in questo caso, dovremmo tutti interrogarci su questa cosa, per il fatto che il nostro Paese non è in grado di offrire a tutti questi ragazzi un'opportunità seria e di lavoro qui nel nostro Paese.
  L'altra cosa che ci terrei a dire e che è emersa ieri della Commissione esteri è che non abbiamo risposte da parte del Governo italiano su quello che, in realtà, avvenuto a Giulio. Capiamo che sia prematuro – siamo nelle prime fasi –, ma ci sono troppe cose che non tornano. Credo che da parte del Governo italiano debba essere chiarito anche in quale meccanismo, forse più grande di lui, fosse rimasto coinvolto Giulio.
  Dall'altro lato, è evidente che la collaborazione promessa e sbandierata da parte egiziana ad oggi non ci sia e questo ci lascia estremamente preoccupati sul fatto che questa vicenda sia chiarita in modo serio e definitivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Giulio Regeni era un ragazzo come tanti, come Valeria Solesin, come Giovanni Lo Porto, come Vittorio Arrigoni. Era un ragazzo che, mosso da passione civile e sete di conoscenza, si trovava in un Paese lontano per provare a raccontare e studiare un'esperienza di libertà, quella dei sindacati indipendenti egiziani. Giulio raccontava di un Egitto risvegliatosi dalla primavera del 2011 nell'inverno di una dittatura militare, che nulla ha da invidiare alle sorelle latino americane degli anni Ottanta.
  Ricordare e onorare oggi la memoria di Giulio significa ricordare che la sua storia è la storia di migliaia di giovani egiziani spariti nelle mani dei servizi di sicurezza, torturati e uccisi per le loro idee o per il loro lavoro, come Giulio. Eppure noi non ci siamo mai accorti di niente. Ricordare e onorare oggi la memoria di Giulio significa non sacrificare i diritti umani e i nostri valori di libertà e di giustizia sull'altare degli affari, non chiudere gli occhi davanti a quello che succede attorno a noi nelle relazioni che abbiamo con Governi che consideriamo amici o strategicamente importanti nelle relazioni geopolitiche. Giulio è vittima del mondo che noi abbiamo oggi costruito ed è provando a migliorare quel mondo che noi ricorderemo e onoreremo la sua vita e anche la sua memoria. Noi abbiamo bisogno oggi di ottenere verità e giustizia, perché è bene che tutta la verità si sappia su che cosa è successo, ma noi abbiamo bisogno di far diventare la vita e la morte di Giulio Regeni un monumento per la libertà e per i diritti civili e abbiamo bisogno che il nostro Paese, da domani, sia impegnato nei confronti dell'Egitto, dell'Arabia Saudita, della Turchia, dell'Iran, dei tanti Paesi dove oggi quella libertà e quei diritti vengono negati per esportare diritti civili, per garantire la libertà a tutti, perché così il sacrificio di Giulio non sarà stato invano (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signora Presidente, come è stato già rilevato dai colleghi che sono intervenuti, i tratti caratteristici di questa drammatica vicenda sono due: Giulio era una personalità curiosa intellettualmente e politicamente, che aveva applicato sulla società egiziana questo interesse e questa volontà di ricerca. Il fatto che un ricercatore sia stato colpito in questo modo così drammatico ci colpisce ancora di più. Dopo di che, per prendere di petto le cose, noi siamo di fronte a tre ipotesi, sapendo una sola cosa certa, cioè che lui è stato rapito, catturato e torturato da un nucleo che lo ha trattenuto per Pag. 46alcuni giorni. Quindi, le ipotesi sono tre e soltanto tre: che sia stato preso da un settore della polizia egiziana, che invece sia stato rapito – era il riferimento che faceva Di Stefano al fatto che siamo di fronte ad alternative di segno opposto, per cui non siamo in grado di esprimere un giudizio – da un gruppo nemico del Governo che, proprio nel momento in cui c'era un incontro con una delegazione italiana, ha voluto mettere questa uccisione sul tavolo per far saltar tutto. La terza ipotesi è che ci sia un nucleo repressivo, nell'ambito dell'area dello Stato egiziano, che è sfuggito anche al controllo e a un rapporto con il Governo.
  Ecco, il Governo egiziano deve risponderci in modo chiaro ed evidente su quale di queste tre ipotesi ci siano delle prove certe rispetto alle quali noi possiamo almeno dire che la verità è stata fatta. Il Governo italiano ha fatto tutto quello che era possibile fare, intervenendo in modo assai tempestivo e assai incisivo e probabilmente, se la questione è aperta, è dovuto anche alla forza con cui noi abbiamo posto questo problema.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mariano Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Oggi, quest'Aula è in lutto ed è in lutto per un giovane di solo ventotto anni, giovane come tanti, ma capace e sensibile come pochi, Giulio Regeni, barbaramente assassinato in un Paese non suo, dove si recava spesso, come tanti giovani appassionati e famelici di studio e ricerca. Giovane carico di quella passione verso la conoscenza e la cultura, tipica delle anime sensibili, barbaramente trucidato per questa sua fame di sapere. Non si dovrebbe morire mai a questa età e morire, tanto meno, per seguire un sogno che è quello della conoscenza e dell'apprendimento. Rimaniamo in silenzio davanti al dolore della famiglia, ma allo stesso tempo urliamo con tutta la forza che abbiamo in corpo perché è stato ucciso un ragazzo italiano come tanti, ma brillante come raramente accade di vedere, che parlava diverse lingue, tra cui l'arabo, ed era stato premiato a livello europeo ed internazionale per le sue ricerche sul Medio Oriente. Non ci interessano le ipotesi fatte, i dubbi emersi, le titubanze e le scuse; vogliamo la verità dal momento che si è trattato, come è stato evidenziato anche in Commissione esteri, di un'operazione criminale posta in essere da più persone. Vogliamo che vengano individuate le responsabilità di questa tragedia che ha colpito non solo la famiglia di Giulio, ma l'intero Paese, attraverso una cooperazione costruttiva tra le autorità italiane e quelle egiziane, dal momento che è stata messa a repentaglio la presenza dei nostri giovani, dei nostri connazionali all'estero.
  Giulio è stato torturato e assassinato ed è pertanto indispensabile che venga fatta presto luce piena e chiarezza piena su questa vicenda. Lo dobbiamo alla memoria di Giulio, lo dobbiamo al rispetto che nutriamo verso la sua famiglia, verso quella verità che ogni giorno proclamiamo e che insegniamo ai nostri figli, all'interno dei nostri nuclei familiari (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Giulio Regeni è un bel prodotto del Friuli, abitante a Fiumicello, un piccolo centro, protagonista fin da giovane della vita della comunità – è stato sindaco dei ragazzi – e insieme cittadino del mondo: anni di liceo negli Stati Uniti, università a Oxford, dottorato a Cambridge, appassionato di Medio Oriente, esperto anche di lingua araba.
  Che dire quando un ragazzo così, un ragazzo che ogni famiglia vorrebbe avere, testimonianza della gioventù migliore, quando un ragazzo così sparisce al Cairo in circostanze oscure per essere trovato dopo nove giorni seviziato, torturato a morte, gettato come un sacco di immondizia ? Comprendiamo il ruolo dell'Egitto nella lotta al terrorismo di matrice islamica, ruolo che l'Egitto stesso sta pagando pesantemente, anche in termini economici – vedi le ricadute sul turismo –, comprendiamo Pag. 47anche gli interessi economici dell'Italia, resi ancora maggiori dalla recente scoperta di un mega giacimento al largo della costa italiana, eppure tutto questo non può far dimenticare la tutela dei diritti umani e dei diritti sindacali. In ogni caso, la verità sulla fine di un nostro giovane concittadino non può essere in alcun modo merce di scambio per la conservazione di buoni rapporti con l'Egitto, né possiamo pensare che alla lunga il regime egiziano stesso possa tenere, senza che al suo popolo siano garantiti i fondamentali diritti umani sindacali e politici. Per cominciare, dunque, l'Italia deve esercitare ogni pressione perché i responsabili siano trovati e adeguatamente puniti. Infine, sono certo di interpretare i sentimenti di tutto questo Parlamento quando venerdì, in occasione dei funerali a Fiumicello, insieme alla preghiera, esprimerò anche la vostra partecipazione al loro dolore e l'impegno di questo Parlamento a favorire nel mondo il rispetto dei valori per i quali il loro ragazzo è morto. Riposa in pace, Giulio, spero che molti giovani possano seguire il tuo esempio (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, non ripeterò quello che è doveroso e cioè, per un verso, le condoglianze ai suoi familiari, ai suoi cari e a quanti lo hanno conosciuto e amato e, per l'altro verso, l'obbligo di fare piena luce su questo orribile assassinio, percorrendo senza pregiudizi tutte le ipotesi, quelle che investono forze dell'ordine e servizi del Governo egiziano, quelle che investono uno scontro tra gli apparati dentro il Governo egiziano, quelle che investono le forze di opposizione islamiste, che potrebbero essere, loro stesse, responsabili, in odio magari ad Al Sisi e ai rapporti tra Egitto e Italia. Ma io in questo minuto, signora Presidente, vorrei parlare di lui, di Giulio, perché nelle commemorazioni ci si ricorda di molte cose, ma non sempre di chi dovrebbe essere commemorato. Ho sentito dire che era un giovane come tanti. No: era lui stesso, con le sue idee e le sue opinioni. Invito tutti a vedere un video che circola su internet ed è un piccolo video, in cui Regeni illustra un suo saggio e una sua tesina sull'Europa, sul Medio Oriente e sulla politica estera. Dice – lo ammetto – cose che sono lontanissime dalle mie, vorrei dire opposte alla mia visione su tutto, dall'economia, alla politica estera, all'Europa, ma – e qui sta il punto – come le dice ? Le dice in un inglese spettacolare, con una ricchezza di lessico e di pensiero che farebbe invidia a ciascuno di noi in quest'Aula, le dice con passione e con raziocinio, le dice facendo onore alle proprie idee, alle proprie idee, ripeto, in questo caso, opposte alle mie. Regeni non aveva dietro di sé caste, non aveva dietro di sé lobby, non aveva dietro di sé neanche un giornale con cui avrebbe voluto collaborare, ma non poté collaborare, come la madre ha spiegato. Ovunque il suo spirito sia, la terra gli sia lieve e, signora Presidente, io mi permetto di augurare a ciascuno di noi in quest'Aula, di avere idee e passioni, come lui, magari opposte alle sue, ma di averle (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Il brutale assassinio di Giulio Regeni, morto per essere stato torturato, seviziato e massacrato, è una gravissima violazione dei diritti umani, sulla quale il Governo egiziano ha il dovere di fare piena chiarezza, senza lentezze, omertà e tentennamenti. Le circostanze dell'omicidio di questo giovane ricercatore, le modalità, i tempi del suo ritrovamento, in coincidenza della visita della Ministra Guidi e di una delegazione di imprenditori italiani, suscitano, oltre che profonda indignazione, grandi interrogativi ed inducono all'estrema prudenza nei riguardi di ricostruzioni semplificate, come ha evidenziato il collega Cicchitto.Pag. 48
  In queste ore stanno giungendo da Il Cairo dichiarazioni del Governo che smentiscono ogni implicazione in una morte che ricorda i metodi della polizia segreta delle dittature americane degli anni Settanta. Ci auguriamo, ci auguriamo davvero che sia così ma... e, comunque, il pool investigativo dei ROS e della polizia che abbiamo mandato a Il Cairo aiuteranno ad arrivare alla verità.
  Giulio Regeni era uno studente, un ricercatore, un giornalista e, come tale, curioso della vita e delle vicende del Paese in cui si trovava. Possedeva quella curiosità indispensabile per la conoscenza e la ricerca. Era una nostra eccellenza, uno dei giovani brillanti e preparati che spesso devono andare all'estero per vedere riconosciute le loro qualità. Esprimiamo il cordoglio e la solidarietà dei Socialisti alla famiglia del giovane studente italiano; a lui e ai suoi genitori abbiamo il dovere di assicurare la verità su quanto è accaduto e lo faremo senza indietreggiare di un millimetro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Commemoriamo oggi la scomparsa di Giulio Regeni, un ragazzo brillante ucciso mentre a Il Cairo svolgeva un'attività di ricerca per conto dell'Università di Cambridge, attività finalizzata alla redazione di una tesi di dottorato che forse lo aveva portato ad incontrare incautamente molte persone e gruppi che probabilmente rappresentavano una sfida al regime militare del generale al-Sisi. Ci uniamo al cordoglio della famiglia, naturalmente, ed appoggiamo la richiesta di verità che questa morte solleva. A questo aggiungiamo una specifica richiesta: vogliamo sapere se poteva essere fatto qualcosa che potesse aiutare Regeni ad evitare il destino a cui è andato incontro e, soprattutto, capire se da quanto è accaduto possiamo trarre insegnamenti utili ad evitare che simili tragedie si ripetano in futuro.
  È importante, secondo noi, chiarire se il nostro connazionale abbia svolto, per conto di organi del nostro Paese o di Paesi alleati, attività che potessero porne a rischio la vita ed è necessario accertare se l'omicidio abbia avuto o meno una matrice politica. Quando diciamo «matrice politica» intendiamo una matrice politica internazionale rilevante ai fini della relazione che ci lega all'Egitto in questo delicato momento storico, che ci vede impegnati in uno scacchiere che è importante.
  L'esigenza di ricordare un giovane ricercatore italiano, la cui vita è stata prematuramente e brutalmente stroncata a Il Cairo nei giorni scorsi, non deve infatti impedirci di interrogarci sul senso profondo di quanto accaduto. Se l'assassinio fosse stato disposto per intimidire l'azione diplomatica del nostro Paese in Libia, la nostra politica estera non potrà far finta di nulla, anche se all'Egitto ci legano importanti prospettive economiche.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Ferri. Ne ha facoltà.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Intanto grazie per questo momento di ricordo e di raccoglimento anche da parte del Governo. Ringrazio tutti i parlamentari che sono intervenuti perché, certamente con parole migliori delle mie, hanno ricordato Giulio Regeni e la gravità dell'episodio, la gravità consistita nell'attaccare e nell'uccidere non solo una persona innocente ma una persona che era lì per difendere i suoi valori, per crederci, perché credeva nei valori della ricerca, della curiosità, come è stato detto, dell'approfondimento, della serietà e, quindi, era lì perché non solo capace ed esperto del suo settore, come ricercatore, ma anche perché voleva coltivare il proprio amore e la propria passione per lo studio, per la ricerca, per l'approfondimento e per completare tutto quello su cui da anni studiava con grande professionalità.
  Si tratta di un fatto grave perché non solo colpisce una persona, un ragazzo che aveva voglia di approfondire questi temi, ma anche perché tocca tutto ciò che vuol dire libertà.Pag. 49
  Si tratta di una limitazione così forte, così prepotente e così violenta, come quella che è stata, che ha voluto colpire non solo l'uomo, il ragazzo, ma ha voluto colpire anche la sua libertà, la sua passione e la sua volontà di approfondimento.
  Anche da parte mia, del Governo e delle colleghe oggi presenti, invio un messaggio di vicinanza e di affetto ai familiari. È difficile per un familiare darsi una giustificazione e spiegare come sia stato possibile ciò; purtroppo, bisogna guardare avanti. Quello che però possiamo fare tutti insieme e che il Governo sta facendo è cercare la verità. Noi vogliamo la verità perché vogliamo capire fino in fondo come ciò sia stato possibile, perché solo in questo modo renderemo giustizia a Giulio Regeni, ai suoi familiari e a tutti coloro, come noi, che credono in questi valori, nel valore della vita e in tutto quello che ruota intorno alla vita.
  Quindi, anche da parte nostra esprimiamo non solo cordoglio, non solo affetto per i familiari, ma grande attenzione per risolvere e per capire cosa sia veramente successo. Sia la magistratura, quella italiana, sia quella straniera sono al lavoro. Nel rispetto dell'autonomia della magistratura, però, e anche con tutte le forze di polizia, vogliamo capire e vogliamo arrivare fino in fondo.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario.
  Dunque, concludiamo ora la commemorazione di Giulio Regeni e continuiamo con il nostro ordine del giorno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 16,50)

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3513-A.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 3513-A)

  PRESIDENTE. Avverto che consistendo il disegno di legge in un solo articolo non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3513-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3513-A).
  Avverto che gli ordini del giorno Pes n. 9/3513-A/6, Carra n. 9/3513-A/78, Taricco n. 9/3513-A/92 e Stella Bianchi n. 9/3513-A/110 sono stati ritirati dai presentatori.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Guidesi n. 9/3513-A/104, concernente la validità delle deliberazioni in materia di IMU, TASI, TARI e addizionale comunale all'IRPEF adottate dai comuni, in quanto relativo a materia analoga a quella trattata in una proposta emendativa già dichiarata inammissibile.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Ascani n. 9/3513-A/1, Vargiu n. 9/3513-A/2 e Miotto n. 9/3513-A/3.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Tullo n. 9/3513-A/4, a condizione che sia soppresso l'ultimo capoverso del dispositivo, dalle parole: «a prevedere l'allocazione (...)» fino alle parole finali: «della nuova disciplina».
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Pastorelli n. 9/3513-A/5.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Pes n. 9/3513-A/6 è ritirato.

Pag. 50

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Rostan n. 9/3513-A/7, Terzoni n. 9/3513-A/8 e Mannino n. 9/3513-A/9.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Zolezzi n. 9/3513-A/10 e Liuzzi n. 9/3513-A/11.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Carinelli n. 9/3513-A/12, a condizione che la presentatrice accetti di espungere il primo impegno del dispositivo.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Spessotto n. 9/3513-A/13 e Vacca n. 9/3513-A/14, a condizione che siano inserite nel dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Luigi Gallo n. 9/3513-A/15 e Toninelli n. 9/3513-A/16.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/3513-A/17.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/3513-A/18.
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Dieni n. 9/3513-A/19 e Cecconi n. 9/3513-A/20, a condizione che siano inserite le parole: «a valutare l'opportunità».
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Crippa n. 9/3513-A/21, Da Villa n. 9/3513-A/22, Agostinelli n. 9/3513-A/23 e Colletti n. 9/3513-A/24.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/3513-A/25, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3513-A/26. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cancelleri n. 9/3513-A/27, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Pesco n. 9/3513-A/28. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Castelli n. 9/3513-A/29, mentre esprime parere contrario sugli ordini del giorno Pisano n. 9/3513-A/30 e Alberti n. 9/3513-A/31. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ruocco n. 9/3513-A/32, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Sibilia n. 9/3513-A/33, con la seguente riformulazione «a valutare l'opportunità». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Sorial n. 9/3513-A/34, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Frusone n. 9/3513-A/35. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Santelli n. 9/3513-A/36 e Corda n. 9/3513-A/37, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Basilio n. 9/3513-A/38, con la seguente riformulazione «a valutare la possibilità». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/3513-A/39, mentre esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Lorefice n. 9/3513-A/40 e Grillo n. 9/3513-A/41, con la seguente riformulazione «a valutare l'opportunità». Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Tripiedi n. 9/3513-A/42 e Lombardi n. 9/3513-A/43, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/3513-A/44, purché riformulato aggiungendo alla fine le parole «compatibilmente con le risorse di finanza pubblica». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/3513-A/45, mentre esprime parere contrario sugli ordini del giorno Cominardi 9/3513-A/46, Ciprini n. 9/3513-A/47 e Villarosa n. 9/3513-A/48. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/3513-A/49, mentre esprime parere contrario sugli ordini del giorno Caso n. 9/3513-A/50, Cariello n. 9/3513-A/51 e Brugnerotto n. 9/3513-A/52. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nuti n. 9/3513-A/53, con la seguente riformulazione «a valutare l'opportunità», mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/3513-A/54.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,55).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di Pag. 51preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 3513-A).

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/3513-A/55, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/3513-A/56. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rampelli n. 9/3513-A/57, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/3513-A/58, con la seguente riformulazione «a valutare l'opportunità». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Bosco n. 9/3513-A/59, mentre esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Pizzolante n. 9/3513-A/60 e Tancredin. 9/3513-A/61 con la seguente riformulazione «a valutare l'opportunità». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Baruffi n. 9/3513-A/62, purché riformulato togliendo il primo impegno. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Matarrese n. 9/3513-A/63, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Catalano n. 9/3513-A/64. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Marcon n. 9/3513-A/65, purché riformulato sostituendo al secondo capoverso le parole «nonché di assumere ogni iniziativa, anche normativa», con le seguenti «proseguire nel percorso finalizzato a recepire pienamente», quindi «nonché di proseguire nel percorso finalizzato». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Pannarale n. 9/3513-A/66, riformulando il primo impegno nel seguente modo: «ad esaminare le problematiche occupazionali e di reddito dei cosiddetti ex lavoratori socialmente utili della scuola, nonché le problematiche relative ai servizi di pulizia», mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/3513-A/67. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Melilla n. 9/3513-A/68, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/3513-A/69, purché riformulato espungendo il primo impegno. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Scotto n. 9/3513-A/70 e Franco Bordo n. 9/3513-A/71, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3513-A/72. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paglia n. 9/3513-A/73, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Piras n. 9/3513-A/74.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Duranti n. 9/3513-A/75, purché riformulato sopprimendo l'ultimo impegno, mentre esprime parere contrario sugli ordini del giorno Pili n. 9/3513-A/76 e Matarrelli n. 9/3513-A/77.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Carra n. 9/3513-A/78 è stato ritirato.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Zappulla n. 9/3513-A/79, Capelli n. 9/3513-A/80 e Porta n. 9/3513-A/81, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Di Lello n. 9/3513-A/82, purché riformulato inserendo le parole «a valutare l'opportunità». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Albanella n. 9/3513-A/83, purché riformulato premettendo all'impegno le parole «compatibilmente con le risorse di finanza pubblica». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Piccione n. 9/3513-A/84, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Centemero n. 9/3513-A/85, purché riformulato sopprimendo le parole «sino all'emanazione del decreto». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3513-A/86, purché riformulato espungendo dopo le parole «a valutare l'opportunità di prevedere» le parole «nelle more della emanazione del Pag. 52decreto legislativo su citato». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Sarro n. 9/3513-A/87, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Russo n. 9/3513-A/88. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Binetti n. 9/3513-A/89, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mariani n. 9/3513-A/90. Il Governo espri- me parere favorevole sull'ordine del giorno Plangger n. 9/3513-A/91, purché riformulato inserendo le parole «a valutare la possibilità».

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Taricco n. 9/3513-A/92 è stato ritirato.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/3513-A/93, purché riformulato espungendo dal secondo impegno tutto quello che viene dopo le parole «30 aprile 2016». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno D'Ottavio n. 9/3513-A/94, purché riformulato inserendo le parole «a valutare l'opportunità», mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3513-A/95. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/3513-A/96, mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Busin n. 9/3513-A/97. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Allasia n. 9/3513-A/98 e Caparini n. 9/3513-A/99, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3513-A/100, purché riformulato terminando l'impegno con le parole «31 dicembre 2016» ed espungendo tutto il resto. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Borghesi n. 9/3513-A/101, Giancarlo Giorgetti n. 9/3513-A/102 e Gianluca Pini n. 9/3513-A/103.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Guidesi n. 9/3513-A/104 risulta inammissibile.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Molteni n. 9/3513-A/105, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Labriola n. 9/3513-A/106, purché riformulato inserendo le parole «a valutare l'opportunità». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Marchi n. 9/3513-A/107, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Basso n. 9/3513-A/108, purché riformulato inserendo le parole «a valutare l'opportunità». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/3513-A/109.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Stella Bianchi n. 9/3513-A/110 è stato ritirato.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ribaudo n. 9/3513-A/111, purché riformulato inserendo le parole «a valutare l'opportunità». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Maestri n. 9/3513-A/112, purché riformulato inserendo le parole «compatibilmente con le risorse di finanza pubblica».

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ascani n. 9/3513-A/1, Vargiu n. 9/3513-A/2 e Miotto n. 9/3513-A/3, accettati dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tullo n. 9/3513-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato. Accantoniamo l'ordine del giorno Pastorelli n. 9/3513-A/5, sul quale è stato espresso parere contrario dal Governo, perché non è ancora decorso il termine di preavviso di 20 minuti. Intanto esaminiamo gli ordini del giorno sui quali non è stato espresso parere contrario. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Rostan n. 9/3513-A/7, Terzoni n. 9/3513-A/8, Mannino n. 9/3513-A/9, accettati dal Governo. Prendo atto che i Pag. 53presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Carinelli n. 9/3513-A/12, Spessotto 9/3513-A/13 e Vacca n. 9/3513-A/14. Prendo atto che il presentatore/la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/3513-A/17, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Dieni n. 9/3513-A/19 e Cecconi n. 9/3513-A/20.
  Il parere sugli ordini del giorno Crippa n. 9/3513-A/21, Da Villa n. 9/3513-A/22, Agostinelli n. 9/3513-A/23 e Colletti n. 9/3513-A/24 è contrario, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/3513-A/25. Sull'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3513-A/26 il parere è contrario, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Cancelleri n. 9/3513-A/27. Contrario sull'ordine del giorno Pesco n. 9/3513-A/28, favorevole sull'ordine del giorno Castelli n. 9/3513-A/29, contrario sugli ordini del giorno Pisano n. 9/3513-A/30 e Alberti n. 9/3513-A/31, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Rocco n. 9/3513-A/32.
  Il parere è contrario sull'ordine del giorno Sorial n. 9/3513-A/34, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Frusone n. 9/3513-A/35 e contrario sugli ordini del giorno Santelli n. 9/3513-A/36 e Corda n. 9/3513-A/37.
  Prendo atto che l'onorevole Basilio accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/38 proposta dal Governo. Prendo atto che l'onorevole Lorefice accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/40 proposta dal Governo. Prendo atto che l'onorevole Grillo n. 9/3513-A/41 accetta la riformulazione del suo ordine del giorno proposta dal Governo.
  Parere contrario sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/3513-A/42 e contrario anche sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/3513-A/43.
  Prendo atto che l'onorevole Dall'Osso accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/44 proposta dal Governo. Il parere sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/3513-A/45 è favorevole, mentre sugli ordini del giorno Cominardi n. 9/3513-A/46, Ciprini n. 9/3513-A/47 e Villarosa n. 9/3513-A/4 è contrario. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/3513-A/49 e contrario sugli ordini del giorno Caso n. 9/3513-A/50, Cariello n. 9/3513-A/51 e Brugnerotto n. 9/3513-A/52.
  Chiedo all'onorevole Nuti se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/53.
  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ascani n. 9/3513-A/1, Vargiu n. 9/3513-A/2 e Miotto n. 9/3513-A/3, accettati dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tullo n. 9/3513-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato. Accantoniamo l'ordine del giorno Pastorelli n. 9/3513-A/5, sul quale è stato espresso parere contrario dal Governo, perché non è ancora decorso il termine di preavviso di 20 minuti. Intanto esaminiamo gli ordini del giorno sui quali non è stato espresso parere contrario. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Rostan n. 9/3513-A/7, Terzoni n. 9/3513-A/8, Mannino n. 9/3513-A/9, accettati dal Governo. Prendo atto che i Pag. 53presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Carinelli n. 9/3513-A/12, Spessotto 9/3513-A/13 e Vacca n. 9/3513-A/14. Prendo atto che il presentatore/la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Ambrosio n. 9/3513-A/17, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Dieni n. 9/3513-A/19 e Cecconi n. 9/3513-A/20.
  Il parere sugli ordini del giorno Crippa n. 9/3513-A/21, Da Villa n. 9/3513-A/22, Agostinelli n. 9/3513-A/23 e Colletti n. 9/3513-A/24 è contrario, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Businarolo n. 9/3513-A/25. Sull'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3513-A/26 il parere è contrario, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Cancelleri n. 9/3513-A/27. Contrario sull'ordine del giorno Pesco n. 9/3513-A/28, favorevole sull'ordine del giorno Castelli n. 9/3513-A/29, contrario sugli ordini del giorno Pisano n. 9/3513-A/30 e Alberti n. 9/3513-A/31, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Rocco n. 9/3513-A/32.
  Il parere è contrario sull'ordine del giorno Sorial n. 9/3513-A/34, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Frusone n. 9/3513-A/35 e contrario sugli ordini del giorno Santelli n. 9/3513-A/36 e Corda n. 9/3513-A/37.
  Prendo atto che l'onorevole Basilio accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/38 proposta dal Governo. Prendo atto che l'onorevole Lorefice accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/40 proposta dal Governo. Prendo atto che l'onorevole Grillo n. 9/3513-A/41 accetta la riformulazione del suo ordine del giorno proposta dal Governo.
  Parere contrario sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/3513-A/42 e contrario anche sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/3513-A/43.
  Prendo atto che l'onorevole Dall'Osso accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/44 proposta dal Governo. Il parere sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/3513-A/45 è favorevole, mentre sugli ordini del giorno Cominardi n. 9/3513-A/46, Ciprini n. 9/3513-A/47 e Villarosa n. 9/3513-A/48 è contrario. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno D'Incà n. 9/3513-A/49 e contrario sugli ordini del giorno Caso n. 9/3513-A/50, Cariello n. 9/3513-A/51 e Brugnerotto n. 9/3513-A/52.
  Chiedo all'onorevole Nuti se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/53.

  RICCARDO NUTI. Presidente, se possibile vorrei risentire la riformulazione.

  PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo se può ripetere la riformulazione.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La riformulazione era «impegna il Governo a valutare l'opportunità di verificare gli effetti applicativi».

  PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Nuti non accetta la riformulazione, quindi sarà poi posto in votazione col parere contrario. Sull'ordine del giorno Bianchi n. 9/3513-A/56 il parere è favorevole. Prendo atto che l'onorevole Rampelli accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/57 come raccomandazione.
  Chiedo all'onorevole Rizzetto se accetti la riformulazione del Governo sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/3513-A/58.

  WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente. In modo veramente telegrafico chiedo al sottosegretario se fosse possibile – è una contro-richiesta, me ne rendo conto Presidente – lasciare le l'ordine del giorno così come è, poiché come già espresso dallo stesso Ministro Madia di fronte alla stessa Commissione lavoro, ha dichiarato che si poteva lavorare tranquillissimamente in quel senso. Quindi io penso, sottosegretario, che se togliamo questo «a valutare l'opportunità di» ,già questo lei mi insegna essere un ordine del Pag. 54giorno, se si riuscisse a toglierlo daremmo quantomeno un minimo di speranza in più sul tema di cui lei sa perfettamente.

  PRESIDENTE. Bene, mi pare di capire che il Governo sia d'accordo, quindi prendo atto che l'ordine del giorno Rizzetto n. 9/3513-A/58 è accolto dal Governo.
  L'ordine del giorno Bosco n. 9/3513-A/59 è anch'esso accolto. Prendo atto che l'onorevole Pizzolante accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/60. Prendo atto che anche gli onorevoli Tancredi e Baruffi accolgono la riformulazione dei loro rispettivi ordini del giorno n. 9/3513-A/61 e n. 9/3513-A/62.
  Il parere è invece favorevole sull'ordine del giorno Matarrese n. 9/3513-A/63, mentre l'ordine del giorno Catalano n. 9/3513-A/64 si voterà con il parere contrario del Governo. Prendo atto che l'onorevole Marcon accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/65, così come la accoglie l'onorevole Pannarale per il suo ordine del giorno n. 9/3513-A/66.
  Parere contrario sugli ordini del giorno Nicchi n. 9/3513-A/67 e Melilla n. 9/3513-A/68. Prendo atto che l'onorevole Zaratti accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/69. Il parere del Governo è favorevole sugli ordini del giorno Scotto n. 9/3513-A/70, Bordo n. 9/3513-A/71, mentre è contrario sull'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3513-A/72.
  Prendo atto che l'onorevole Paglia accetta la riformulazione come raccomandazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/73. Il parere sull'ordine del giorno Piras n. 9/3513-A/74 è contrario.
  Chiedo all'onorevole Duranti se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3513-A/75.

  DONATELLA DURANTI. Grazie Signor Presidente. Mi rivolgo alla sottosegretaria, accolgo la riformulazione però volevo in qualche maniera esplicitare una preoccupazione. Il secondo impegno che noi abbiamo posto al Governo è proprio perché abbiamo la preoccupazione che la statizzazione tardi ad arrivare e quindi temiamo che per quest'anno in corso ci potrebbero essere problemi per i docenti e per gli studenti.
  Quindi se la sottosegretaria in qualche maniera mi rassicura che entro l'anno, così come da impegno dell'ordine del giorno dell'anno scorso, si arriverà alla statizzazione io sono disponibile ad accettare la riformulazione con l'auspicio che non servano risorse aggiuntive nel frattempo e che l'Istituto Paisiello di Taranto possa continuare a svolgere la sua attività.

  PRESIDENTE. Bene, prendo atto a questo punto che la riformulazione è accolta. Il parere è contrario sugli ordini del giorno Pili n. 9/3513-A/76, Matarrelli n. 9/3513-A/77, Zappulla n. 9/3513-A/79, Capelli n. 9/3513-A/80 e Porta n. 9/3513-A/81.
  Prendo atto che la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3513-A/82 viene accolta dall'onorevole Di Lello. Prendo atto che anche l'onorevole Albanella accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/83.
  Il parere sull'ordine del giorno Piccione n. 9/3513-A/84 è contrario. Prendo atto che l'onorevole Centemero accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/85. Prendo atto che anche l'onorevole Occhiuto accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/86. Il parere è invece contrario sull'ordine del giorno Sarro n. 9/3513-A/87. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Russo n. 9/3513-A/88, mentre è contrario sull'ordine del giorno Binetti n. 9/3513-A/89.
  Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Mariani n. 9/3513-A/90. Prendo atto che l'onorevole Plangger accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/91. Prendo atto che l'onorevole Carrescia accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/93, prendo atto che anche l'onorevole D'Ottavio accoglie la riformulazione al suo ordine del giorno n. 9/3513-A/94. Il parere sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3513-A/95 è contrario, mentre è favorevole Pag. 55sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/3513-A/96. Il parere sull'ordine del giorno Busin n. 9/3513-A/97 è contrario, mentre è favorevole sull'ordine del giorno Allasia n. 9/3513-A/98, così come è favorevole anche sull'ordine del giorno Caparini n. 9/3513-A/99.
  Prendo atto che l'onorevole Invernizzi accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/100. Il parere del Governo è contrario invece sugli ordini del giorno Borghesi n. 9/3513-A/101, Giancarlo Giorgetti n. 9/3513-A/102, Pini n. 9/3513-A/103 e Molteni n. 9/3513-A/105.
  Prendo atto che l'onorevole Labriola accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/106.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo scusa Presidente, ma il parere sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3513-A/102 è un parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. L'onorevole Giorgetti mostra la sua approvazione e quindi deduco che vada bene anche la riformulazione. A questo punto prendo atto che l'onorevole Basso accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/108, mentre il parere sull'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/3513-A/109 è favorevole.
  Prendo atto che l'onorevole Ribaudo accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/111, così come l'onorevole Maestri accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/112.
  Poiché i primi quattro sono tutti stati accolti dal Governo, passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Pastorelli n. 9/3513-A/5. Poiché non sono ancora decorsi i 20 minuti del preavviso sospendo la seduta che riprenderà alle ore 17,15.

  La seduta, sospesa alle 17,13, è ripresa alle 17,15.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pastorelli n. 9/3513-A/5, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, prendiamo posto velocemente che abbiamo poco meno di cinquanta voti da dover fare sugli ordini del giorno, salvo che il Governo non decida di cambiare ulteriormente il parere. Latronico... Sorial... Ciracì... Alli... e poi chiudiamo onorevole Schullian, vada piano... onorevole Piepoli... Rotta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  466   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 171    
    Hanno votato
no  295).    

  Siamo all'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3513-A/10 con il parere contrario del Governo. Onorevole Zolezzi, prego.

  ALBERTO ZOLEZZI. Era scritto in maniera davvero morbida: «a valutare l'opportunità di». Stiamo parlando dei famosi decreti sull'estensione delle deroghe ai grandi impianti che inquinano, visto che abbiamo parlato di tavoli per ridurre le polveri sottili, di 84 mila morti per polveri sottili, di 48 miliardi di esternalità sanitarie. Era già scritto in maniera forse troppo democristiana ma se non l'accettate neppure così (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zolezzi n. 9/3513-A/10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 56

  Colletti... Nel frattempo salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo statale di San Cipriano d'Aversa in provincia di Caserta che assistono ai nostri lavori dalla tribuna.
  Furnari... Di Lello... Falcone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  460   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 164    
    Hanno votato
no  296).    

  Siamo all'ordine del giorno Liuzzi n. 9/3513-A/11. Onorevole Liuzzi, prego.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie, Presidente. Sono davvero sorpresa del parere contrario a questo ordine del giorno. Dicevo che sono veramente sorpresa del parere contrario a questo ordine del giorno semplicemente perché si chiede al Governo di fare una norma stabile per il divieto di partecipazioni incrociate tra le imprese che si occupano di attività televisiva e le case editoriali. Tale divieto tutela il pluralismo informativo. Quindi, considerato che stiamo prorogando questa norma ed è il sesto anno che proroghiamo tale divieto nato durante il Governo Berlusconi proprio su spinta dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e della Corte costituzionale, è incredibile come al sesto anno continuiamo sempre a prorogarlo ma non si approva una volta per tutte una norma stabile ed è incredibile che ci sia il parere contrario del Governo a questo ordine del giorno: ritengo che questo parere contrario vada anche in senso opposto a ciò che, in fondo, prevede il decreto-legge. Infatti, se continuiamo sempre a prorogare questo divieto, ritengo che anche secondo il Governo, anche nelle more del Governo, sia fondamentale porre un divieto stabile e continuativo. Infatti parliamo di informazione, parliamo di pluralismo informativo e sappiamo che questo Paese e questo Governo nelle passate legislature ci hanno abituato ad abomini di ogni tipo.
  Pertanto chiedo la motivazione, che per davvero non riesco a capire, di questo parere contrario perché altrimenti significherebbe che il Governo prevede che questa sia l'ultima proroga, l'anno prossimo non si prorogherà più e dall'anno prossimo finalmente chi ha una televisione potrà acquistarsi un giornale editoriale. Ritengo che sia un impegno fondamentale e importantissimo, che non va preso alla leggera e credo che sia un argomento non da ordine del giorno ovviamente ma credo che abbia una rilevanza particolare e il Governo debba rispondere assolutamente sul punto, altrimenti qui iniziamo davvero a porci problemi per il futuro e a porci problemi anche su quello che accadrà nel pluralismo dell'informazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Liuzzi n. 9/3513-A/11, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico... Piepoli... Patriarca... Santanchè...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  468   
   Votanti  464   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 109    
    Hanno votato
no  355).    

  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3513-A/15 con il parere contrario del Governo. Prego, onorevole Luigi Gallo.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Pensavamo di dare un'altra opportunità a quest'Aula in Parlamento per eliminare una schifezza che è contenuta nella «buona scuola»: la chiamata diretta dei docenti attraverso il dirigente. Io sono un docente che è stato in diverse scuole. Ho Pag. 57conosciuto il dirigente che non voleva la mia presenza perché doveva assumere il docente del proprio territorio. Ho conosciuto il dirigente a cui non piacevo perché avevo la camicia fuori dai pantaloni oppure perché non gli piaceva come mi vestivo all'interno della scuola. Ho avuto dei bravi dirigenti che naturalmente si occupavano della comunità scolastica. Possiamo mettere nelle mani dei dirigenti senza un criterio la possibilità di scegliere i docenti in base a quello che loro credono sia meglio, senza la trasparenza che dovrebbe essere quella della pubblica amministrazione ? Come al solito il Presidente del Consiglio e segretario del PD, affittuario a sua insaputa, deve costruire il suo modello che sta costruendo per la Costituzione di questo Paese anche all'interno della scuola dove c’è un uomo solo a decidere e ci dobbiamo affidare alla buona sorte: se quell'uomo è capace, avremo una scuola di qualità in un determinato territorio; se quell'uomo è incapace avremo mancanza di diritti per gli studenti, per i genitori che stanno all'interno di quella platea scolastica e non garantiamo il servizio pubblico in maniera uniforme su tutto il territorio. Avete una possibilità, fermiamo questo scempio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/3513-A/15.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Calabrò... Murer... Palese... Carloni... Fucci... Furnari... Marti... Costantino... Fucci... Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  469   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  365).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Toninelli n. 9/3513-A/16, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Lorenzis... Vico... Librandi... De Maria... De Lorenzis... Carrozza... Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  469   
   Votanti  433   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  347).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/3513-A/18, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pannarale, Fiano, Marti, Casellato, Luigi Gallo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  468   
   Votanti  464   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 155    
    Hanno votato
no  309).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crippa n. 9/3513-A/21, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 58

  Vico, Sannicandro, Kronbichler.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  467   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 171    
    Hanno votato
no  296).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Da Villa n. 9/3513-A/22, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Ruocco, Rondini, Fabbri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  468   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
 173    
    Hanno votato
no  295).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/3513-A/23, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Luigi Gallo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  466   
   Votanti  456   
   Astenuti    10   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato
 168    
    Hanno votato
no  288).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/3513-A/24, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  451   
   Votanti  430   
   Astenuti    21   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 153    
    Hanno votato
no  277).    

  (Il deputato Di Lello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Colletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3513-A/26.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno, come MoVimento 5 Stelle, chiediamo la proroga ulteriore per la restituzione del mutuo contratto dalle imprese terremotate – parliamo del terremoto del maggio 2012 –, in modo che abbiano ancora un po’ di tempo per restituire il prestito che è stato richiesto per pagare le tasse. Non stiamo parlando di aiuto di Stato. È stata data una collocazione a questa misura come se si trattasse di aiuti, quindi come se l'Europa ce lo impedisse. In realtà abbiamo già altri esempi di aiuti che sono stati dati in questo senso, anche con la zona franca urbana, che forse veramente si avvicina di più. Sono provvedimenti che sono stati fatti e sono provvedimenti che reggono. Crediamo che allungare la possibilità di restituzione delle tasse per le imprese che in questo momento vivono una doppia difficoltà, ovvero quella di trovarsi in un Pag. 59territorio terremotato e quella di subire la crisi, sia una cosa sacrosanta, anche perché questi soldi ritorneranno allo Stato. Se, invece, queste imprese chiudono, Presidente, questi soldi non ritorneranno più allo Stato, perché ovviamente rischiano di morire.
  Allora, in questo, senso io credo che sia una misura di buon senso, richiesta dalla rete delle imprese nazionale e locale, che va verso l'idea di favorire le economie di mercato, di favorire il lavoro e di far rientrare queste tasse allo Stato quando la ricostruzione sarà quasi completata. Al momento è abbastanza ancora in alto mare. Siamo circa a un terzo di completamento. Quindi, le imprese lo chiedono a voce grossa. Questo diniego da parte del Governo è ingiustificabile e sarà di pregiudizio alla stessa entrata di nuovi tributi all'interno delle casse pubbliche. Quindi, chiediamo che sia dato respiro alle imprese. Lo chiediamo prima di tutto per gli imprenditori e per i cittadini terremotati, ma anche per lo Stato, visto che con questa misura trarrebbe giovamento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Tripiedi sottoscrive l'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3513-A/26.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferraresi n. 9/3513-A/26, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Palma, Ravetto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  463   
   Astenuti     4   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 178    
    Hanno votato
no  285).    

  (La deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/3513-A/28, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Lorenzis.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  468   
   Astenuti       2   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
 171    
    Hanno votato
no  297).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisano n. 9/3513-A/30, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  464   
   Votanti  435   
   Astenuti    29   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 147    
    Hanno votato
no  288).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberti n. 9/3513-A/31, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pannarale...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 60

   (Presenti  471   
   Votanti  440   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
 148    
    Hanno votato
no  292).    

  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sibilia n. 9/3513-A/33, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Sorial n. 9/3513-A/34.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sorial n. 9/3513-A/34, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Tancredi, Binetti, Kronbichler.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  472   
   Astenuti     4   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 179    
    Hanno votato
no  293).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santelli n. 9/3513-A/36, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Archi, Donati, Epifani, Lattuca.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  478   
   Votanti  381   
   Astenuti    97   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  295).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Corda n. 9/3513-A/37, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Agostino, Fabbri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  445   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 154    
    Hanno votato
no  291).    

  (Il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno L'Abbate n. 9/3513-A/39, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  433   
   Astenuti   39   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato
 143    
    Hanno votato
no  290).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tripiedi n. 9/3513-A/42, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 61

  Palese, Giammanco, Simoni, Gandolfi, Grassi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  473   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  360).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/3513-A/43, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Russo, Cani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  480   
   Votanti  477   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  365).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cominardi n. 9/3513-A/46, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  471   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 134    
    Hanno votato
no  337).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/3513-A/47, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella, Zoggia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  471   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  330).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/3513-A/48, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colaninno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  469   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
 166    
    Hanno votato
no  303).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caso n. 9/3513-A/50, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Prestigiacomo, Prina, Matarrelli, Gelmini, Tidei, L'Abbate, Sgambato, Senaldi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 62

   (Presenti  479   
   Votanti  476   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 177    
    Hanno votato
no  299).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cariello n. 9/3513-A/51, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Stefano, Di Battista, Magorno, Bruno Bossio, Porta.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  476   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 176    
    Hanno votato
no  300).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/3513-A/52, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Borghi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  462   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 173    
    Hanno votato
no  289).    

  Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/3513-A/53, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nuti n. 9/3513-A/53, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  478   
   Votanti  460   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 144    
    Hanno votato
no  316).    

  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/3513-A/54.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

  SIMONETTA RUBINATO. Molto rapidamente. Avrei chiesto al sottosegretario come mai un parere contrario su un ordine del giorno che sostanzialmente chiede di emanare finalmente un decreto previsto dal 2012, dal decreto fiscale. Siccome il sottosegretario gentilmente mi ha dato una relazione tecnica in merito, ho appreso da questa relazione che il parere contrario è dovuto al fatto che si ravvisa l'opportunità di una revisione complessiva dell'intero articolo 3-bis del decreto-legge n.16 del 2012, di cui io chiedevo l'attuazione, al comma 1. È una notizia sapere che è proposta la revisione complessiva di quell'articolo 3-bis, che è un articolo importante perché riguarda le agevolazioni sulle accise sul carburante utilizzato nella produzione di energia elettrica e di calore. Quindi, capisco il parere contrario e ritiro l'ordine del giorno. Sarà interessante entrare nel merito di questa modifica che si propone il Governo.

  PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 63
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/3513-A/55, non accettato dal Governo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/3513-A/55, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  463   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 142    
    Hanno votato
no  321).    

  (La deputata Bueno ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Catalano n. 9/3513-A/64.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, c’è stato un errore nella lettura: il parere su questo ordine del giorno è favorevole.

  PRESIDENTE. Va bene.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicchi n. 9/3513-A/67, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/3513-A/67, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colletti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  480   
   Votanti  477   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 180    
    Hanno votato
no  297).    

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Melilla n. 9/3513-A/68, non accettato dal Governo.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, chiederei al Governo di rivedere il suo parere negativo. Stiamo parlando di una situazione, quella che riguarda i servizi di prevenzione in materia di antincendio nelle scuole italiane, su cui vi sono degli studi veramente preoccupanti. L'associazione Save the Children dice che il 54 per cento delle scuole italiane sono fuori norma e per Legambiente addirittura il 60 per cento.
  Io chiedo al Governo ovviamente non un impegno, ma almeno di valutare l'opportunità di un'azione più coerente circa la proroga che si vuole dare per l'adeguamento alla prevenzione antincendi. Quindi, chiedo alla sottosegretaria di rivedere il parere.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, chiediamo ai presentatori di accettare una riformulazione. Quindi, il Governo sarebbe disponibile a cambiare il parere «valutando la possibilità di», considerato che comunque in questo decreto-Pag. 64legge c’è quella proroga e, quindi, ci dobbiamo tenere un minimo di margine.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa. Ci sono già le parole: «a valutare l'opportunità». Io non so se poi non sia un pleonasma. Oppure vogliamo cambiare la parola: «opportunità» con la parola: «possibilità» ? Va bene, onorevole Melilla ? Perfetto !

  PRESIDENTE. A questo punto il primo ordine del giorno su cui c’è parere contrario da parte del Governo è l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3513-A/72.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3513-A/72, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3513-A/72, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marco Di Stefano. Altri che non riescono a votare ? Sempre Marco Di Stefano. È riuscito ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  471   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 166    
    Hanno votato
no  305).    

  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piras n. 9/3513-A/74, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piras n. 9/3513-A/74, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Intanto saluto studenti e insegnanti dell'istituto superiore di istruzione «Luigi Einaudi» di Canosa di Puglia, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
  Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  459   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
 167    
    Hanno votato
no  292).    

  (Il deputato Censore ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Onorevole Pili, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3513-A/76, non accettato dal Governo ?

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Colgo l'occasione anche della presenza del sottosegretario De Micheli, che nemmeno dieci giorni fa su questo ordine del giorno ha espresso parere favorevole. Mi pare davvero sorprendente che il Governo possa cambiare, nel giro di dieci giorni, il parere espresso in Aula, quindi pubblicamente, su un tema così delicato come quello dell'Alcoa, dove si è detto sostanzialmente che il provvedimento sull'Ilva poteva essere esteso anche per la riapertura degli impianti di Alcoa.
  Quindi, se non si vuole accogliere tutto, suggerisco la votazione in due parti: il dispositivo elettrico energetico, il primo, e quello che riguarda la parte, invece, della riapertura rispetto alle procedure seguite per l'Ilva con un secondo voto. Ma credo che sia contraddittorio che il Governo abbia espresso un parere contrario.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 65

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la parte – diciamo così – in coerenza con il passato è soltanto l'ultima parte. Sulla prima parte il parere del Governo rimane assolutamente contrario.

  PRESIDENTE. Lei chiede l'espunzione del primo punto del dispositivo, mi pare di capire.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, era il decreto-legge n. 185 del 2015 e soltanto l'ultima parte, che inizia con le parole: «ad attivare procedure analoghe», è coerente con quell'ordine del giorno, che venne approvato in occasione dell'esame del decreto-legge n. 185. Su tutti gli altri impegni il parere del Governo continua a rimanere contrario.

  PRESIDENTE. Quindi, si chiede una riformulazione con l'espunzione di tutti i punti salvo l'ultimo. Se all'onorevole Pili va bene, lo si considera accettato...

  MAURO PILI. Presidente, io chiedo il doppio voto. Accolgo la parte del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere favorevole e chiedo che sia posta in votazione l'altra parte.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse e sul quinto capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Pili n. 9/3513-A/76 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ricordo che c’è il parere favorevole del Governo. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  471   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 361    
    Hanno votato
no  110).    

  (Le deputate Locatelli e Tartaglione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui primi quattro capoversi del dispositivo dell'ordine del giorno Pili n. 9/3513-A/76, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, avevo chiesto di parlare...

  PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, visto che noi comunque abbiamo precedentemente votato e sulla prima parte il voto è contrario perché ricordo a tutti che l'essenzialità delle centrali elettriche sarde viene meno quando queste sono collegate ormai da un elettrodotto alla terraferma. Pertanto, quella condizione di essenzialità non esiste più e, quindi, non è che possiamo andare avanti a mantenere questo operativamente a carico di una collettività per un disagio che prima esisteva e che oggi essendoci un cavidotto, un elettrodotto sottomarino che è costato anche alla collettività, continuiamo... e anche il Governo, che ha espresso parere favorevole, rimane alquanto imbarazzante, perché a livello di strategia energetica noi prevediamo di fare delle interconnessioni per andare incontro a un miglioramento della rete a livello nazionale e, quindi, togliere quei sussidi impropri che erano stati dati. Ma oggi, in realtà, scopriamo che il Governo li vuole comunque mantenere e, Pag. 66quindi, in realtà anche i principi di ammodernamento delle infrastrutture energetiche. Però, quando poi si parla di lobby territoriali da mantenere operative si fa sempre un piacere ai soliti amici.
  Invece voteremo ancora una volta in modo contrario anche sulla parte che riguarda il riconoscimento, anche per l'Alcoa, di una procedura analoga a quella adottata per l'Ilva di Taranto, perché, di fatto, votammo in modo contrario su quella procedura relativa all'Ilva di Taranto e ci sembra ancora più aberrante parlare di quella soluzione come una soluzione in grado di risolvere un problema di natura tecnica, economica e finanziaria che è irrisolvibile, se non con un cambio di passo radicale verso produzioni industriali di altra natura.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui primi quattro capoversi del dispositivo dell'ordine del giorno Pili n. 9/3513-A/76, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Marzana
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  469   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  377).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/3513-A/77, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  468   
   Votanti  466   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  363).    

  Ordine del giorno Zappulla n. 9/3513-A/79, parere contrario. L'onorevole Zappulla chiede di intervenire. Prego.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Presidente, intervengo per chiedere al Governo di rivedere la posizione e il parere negativo ed accogliere l'ordine del giorno perché in buona sostanza con questo ordine del giorno chiediamo solo l'impegno a rivedere l'intera materia, approfondendola, per individuare le soluzioni tecniche necessarie a superare gli ostacoli. Infatti, è bene ricordare – e ovviamente non parlo al sottosegretario che conosce benissimo la materia perché l'abbiamo affrontata in altra occasione – che parliamo di una legge del 2003 e poi successive modifiche e integrazioni, fino alla legge di stabilità del 2015, che allo stato di fatto non viene applicata. Parliamo del cosiddetto terremoto di Santa Lucia del 1990 che coinvolge le province di Siracusa, Ragusa e Catania. I tributi furono versati in misura superiore a quanto prevede la legge. Quando dico che la legge rimane sostanzialmente inapplicata è perché, vedete, il rimborso viene bloccato totalmente per le imprese a causa del permanere del parere negativo della competente Commissione europea e per i lavoratori dipendenti in ragione di un'interpretazione che noi definiamo restrittiva (ed è un eufemismo) del mese di settembre 2015 da parte dell'Agenzia delle entrate che, riferendosi alla norma iniziale, insiste nel sostenere che il rimborso spetta solo ai sostituti d'imposta che, come è conosciuto e risaputo, sono soltanto le imprese e non i lavoratori dipendenti. Ecco perché chiedo al Governo di rivedere la posizione e accogliere l'ordine del giorno perché sono consapevole che la materia è così complessa che certamente non si può affrontare né risolvere con un ordine del giorno. Ma addirittura Pag. 67ci si rifiuta di approfondire e di rivalutare la materia sapendo che ci sono i contribuenti fedeli di tre province che in tal modo rischiano davvero di essere trattati come figli di un Dio minore. Mi aspetto una disponibilità da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Il Governo ha chiesto di intervenire. Prego.

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Mi dispiace, e lo dico sinceramente, dover deludere le aspettative dell'onorevole Zappulla. Il Governo si è fatto carico con la norma citata, la legge di stabilità dell'anno scorso, di stanziare 90 milioni di euro in tre anni per rimborsare una vicenda fiscale che comincia nel 1990 con la vicenda del terremoto. Il Governo sono circa sette mesi che sta facendo uno studio molto approfondito su questa materia per provare a dare una risposta favorevole a quelle che sono le ribadite qui richieste di alcuni cittadini e lavoratori delle province di Siracusa, di Ragusa e di Catania. Ma, come abbiamo più volte confermato in varie riunioni che abbiamo tenuto con i rappresentanti e i colleghi parlamentari di quei territori, non c’è nessuna possibilità in termini di interpretazione delle norme che si sono succedute che, peraltro, non dipendono dall'attuale Governo, ma dai precedenti. Non c’è nessuna possibilità di rivedere questa materia. L'unica risposta positiva che, però, in questa sede posso confermare è quella relativa al fatto che intanto gli aventi diritto hanno incominciato ad essere liquidati. Mi auguro a breve di potervi fornire anche qualche numero in più, ma l'Agenzia delle entrate non più tardi di un mese fa ci ha confermato che per gli aventi diritto, sulla base delle norme che sono state votate nelle legislature precedenti, i primi rimborsi sono arrivati.
  Detto questo, riaprire questioni normative e decisioni che il Parlamento ha preso in passato e approvare un ordine del giorno che in qualche modo faccia sperare dopo venticinque anni dall'evento che ci possano essere dei rimborsi che invece non stanno nell'ambito dell'approfondimento che ha fatto il Governo, io credo che potrebbe essere nocivo, anche per i nostri concittadini contribuenti. Per questa ragione, confermo il parere contrario.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Se l'onorevole Zappulla conferma di continuare a voler comunque mettere in votazione l'ordine del giorno, io adesso do la parola all'onorevole Berretta che mi ha chiesto di intervenire. Prego.

  GIUSEPPE BERRETTA. Presidente, io reitero la richiesta al Governo per la semplice ragione che il Governo giustamente ricorda la norma che questo Parlamento ha approvato in legge di stabilità lo scorso anno e che a tutt'oggi rimane inattuata. Sull'ambito di applicazione sceglierà il Governo, farà delle scelte, ma la cosa che ci sembra davvero fuorviante e sbagliata è che ancora non si dia applicazione alla norma di legge. Allora, ci sembrava una cosa di buonsenso chiedere al Governo in questa sede di assumere un ulteriore impegno e di accelerare; però, anche assecondando una richiesta che proviene dal nostro gruppo, prendiamo atto della volontà del gruppo del Partito Democratico di farsi carico in via ultimativa di questa vicenda e chiuderla. Speriamo altresì, però, nella collaborazione effettiva del Governo, che ad oggi non abbiamo riscontrato. Quindi, concordemente con l'onorevole Zappulla, ritiriamo l'ordine del giorno; però chiediamo davvero un impegno specifico su questo tema.

  PRESIDENTE. Allora a questo punto l'ordine del giorno si intende ritirato.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Confermo ovviamente quanto dice...

  PRESIDENTE. Si alzi, per piacere.

Pag. 68

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Sì, sì, ha ragione. No, era solo per una battuta. Confermo ovviamente questa valutazione e prendo atto positivamente anche dell'impegno da parte del mio gruppo. Dunque, ritiriamo l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Capelli n. 9/3513-A/80, parere contrario. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capelli n. 9/3513-A/80, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  389   
   Astenuti   81   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 106    
    Hanno votato
no  283).    

  L'ordine del giorno Porta n. 9/3513-A/81 è ritirato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Lello n. 9/3513-A/82 e Albanella n. 9/3513-A/83, sui quali vi è il parere favorevole del Governo. L'ordine del giorno Piccione n. 9/3513-A/84 è ritirato. Per cortesia, liberiamo la Presidenza, grazie. Ordine del giorno Sarro n. 9/3513-A/87, con il parere contrario. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sarro n. 9/3513-A/87, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Romele, Pastorino, Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  356   
   Astenuti  119   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
  65    
    Hanno votato
no  291).    

  Ordine del giorno Binetti n. 9/3513-A/89, con il parere contrario. Onorevole Binetti, prego.

  PAOLA BINETTI. L'ordine del giorno in realtà era precedentemente pensato come un emendamento, salvo poi la fiducia che non ha permesso di presentarlo in Aula. Ripercorreva le tappe di un altro emendamento che in realtà era stato approvato dalla Commissione e che riguardava la condizione di ricercatori universitari che, nelle more del fatto che l'abilitazione scientifica nazionale non è ancora stata ribandita nei tempi annunciati precedentemente, chiedevano un prolungamento della validità dell'abilitazione ricevuta. Detto questo, trattandosi in questo caso specifico non di ricercatori ma di tecnici laureati ed essendo la condizione dei tecnici laureati molte volte considerata in analogia a quella dei ricercatori per ragioni storiche che si sono verificate nel tempo, si riteneva che proprio l'approvazione che era stata data all'emendamento potesse in qualche modo riverberarsi anche sull'ordine del giorno.
  Il punto vero è la tutela della condizione di queste persone che lavorano, in questo caso specifico, in università da anni, svolgono un lavoro di ricerca, svolgono un lavoro di assistenza, svolgono un lavoro di didattica ma di tutto questo non riescono ad avere neanche un riconoscimento esplicito della qualità del lavoro fatto. Quindi se il Governo volesse ripensarci.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PAOLA DE MICHELI, Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, sì mi scusi, cambiamo il parere in parere favorevole perché c’è stato un problema di incomprensione.

Pag. 69

  PRESIDENTE. Bene, grazie. All'onorevole Binetti immagino vada bene. Passiamo all'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3513-A/95.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3513-A/95, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso, Pastorino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  373   
   Astenuti  100   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  290).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin. 9/3513-A/97, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  468   
   Votanti  463   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  391).    

  (Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/3513-A/101, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Ambrosio, Occhiuto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  477   
   Votanti  390   
   Astenuti   87   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  296).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/3513-A/103, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  368   
   Astenuti  106   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
  77    
    Hanno votato
no  291).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/3513-A/105, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  471   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 179    
    Hanno votato
no  292).    

  (La deputata Mannino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Pag. 70

  PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Ricordo a tutti che da accordi presi in sede di Capigruppo alle ore 19 doveva terminare la seduta. Mi sembra ovvio che, avendo anche inserito all'ordine del giorno oggi ben due commemorazioni, di cui una fatta in precedenza e una che si terrà verso la fine della giornata odierna, credo ci sia stato un sovraccarico della seduta. Le chiedo a questo punto di farci capire che cosa abbiamo davanti, perché noi abbiamo un impegno alle 19 preannunciato da circa 15 giorni alla Capigruppo, per il quale vorremmo mantenere gli impegni che abbiamo preso e per il quale tutto il Parlamento ha dato l'assenso.
  Volevo capire cosa ci aspetta nei 50 minuti che abbiamo davanti, perché di fatto o non iniziamo le dichiarazioni di voto finale, rinviando a domani mattina, e facciamo la commemorazione o altrimenti c’è qualche problema che forse dobbiamo risolvere.

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, lei ha ragione, c'era un accordo per terminare i nostri lavori alle ore 19, nello stesso accordo c'era anche l'idea che entro le ore 19 si terminasse l'esame del decreto-legge, con la votazione finale inclusa. A questo punto ci sono anche due commemorazioni che si sono aggiunte, e su questo non c’è dubbio. Pur tuttavia io a questo punto ho il dovere di verificare se ci siano le condizioni da parte dei gruppi, visto che mancano soltanto le fasi delle dichiarazioni di voto e il voto finale, e la volontà da parte degli stessi di mantenere quest'accordo e, quindi, di contenere gli interventi di tutti i gruppi (e io credo che vi sia). Se così è noi procediamo.
  Se non vi sono obiezioni al contenimento dei tempi, passando da dieci minuti a cinque minuti per gli interventi dei gruppi più grandi, io procedo direttamente con le dichiarazioni di voto. Prendo atto che non vi sono obiezioni.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3513-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie Presidente. Il decreto-legge che oggi siamo chiamati a convertire in legge, contiene misure tra loro diverse ma tutte unite da un unico filo conduttore: agevolare in un contesto di legalità l'azione di governo intrapresa dall'Esecutivo.
  Accanto alle necessarie proroghe di alcuni termini e scadenze emergono, infatti, disposizioni importanti, come quelle volte a sbloccare risorse pubbliche strategiche, ovvero a concedere ad alcune amministrazioni ulteriore tempo per potere intervenire in modo compiuto su determinati settori. Tutte le misure messe in campo appaiono necessarie per il corretto esercizio da parte del Governo delle proprie prerogative e senza di esse quest'ultimo non potrebbe proseguire efficacemente il proprio indirizzo politico.
  Tutto ciò però non basta. Tengo a rilevare come la proroga di un anno concessa ai grandi impianti di combustione di adeguarsi ai nuovi limiti di emissione sia da rivedere. Va ridotta, infatti, la durata della proroga al fine di applicare a tutti i grandi impianti di combustione i limiti di emissione previste dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea in materia di tutela dell'ambiente. Con l'auspicio, quindi, che quest'ultima premessa venga attuata, esprimo il voto favorevole della componente socialista al presente disegno di legge di conversione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)). Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione Pag. 71in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Faenzi. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Grazie Presidente. Con la questione di fiducia il Governo è intervenuto non per affrontare un'emergenza o per approvare un coraggioso disegno riformatore, oppure per sciogliere un grande nodo politico, ma per riuscire a far passare il più modesto degli atti parlamentari: quello che, prevedendo decine e decine di proroghe, certifica che o era troppo ambiziosa la volontà del legislatore o è stata troppo debole l'azione del Governo. Crediamo che non si possa difendere il Parlamento a fasi alterne, non si può, cioè, difenderlo quando ciò serve per attaccare il Governo ed attaccarlo quando ciò serve per attaccare la maggioranza. Pensiamo che il lavoro parlamentare vada difeso sempre, soprattutto quando è finalizzato all'approvazione di norme che servono ai cittadini. Tutto questo avviene per un problema di difficoltà oggettiva nei rapporti tra le nostre istituzioni. Un problema che riguarda temi che abbiamo trattato in questa Aula e che dovremo sapere affrontare se non vogliamo che la centralità del Parlamento venga meno.
  Nella sua cultura di riferimento, se di cultura si tratta, ma comunque nella sua prassi operativa nel senso che ispira la sua azione, questo Governo molto spesso non considera il Parlamento l'interlocutore naturale e privilegiato per la definizione dei provvedimenti legislativi. Dentro questo modo di agire c’è poi una prassi operativa: decreti-legge più fiducia, provvedimenti, come il milleproroghe, che partono per perseguire una finalità ma divengono il contenitore omnibus di ogni risposta ai tanti vuoti lasciati dal legislatore. Non vi pare che questo coincida in qualche modo con uno sganciamento delle regole dai comportamenti ? Non è come dire di voler aiutare gli ultimi a chiudere gli occhi sui primi, intesi come i più furbi di turno ? Ci pare francamente che ci sia buon motivo per dire che questo non è un buon provvedimento. Per questo motivo noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie dichiariamo il nostro voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Le motivazioni del nostro voto contrario sono state abbondantemente espresse nella discussione sulle linee generali che l'Aula ha affrontato ieri pomeriggio. Si ribadiscono tutte per intero e confermiamo il nostro voto contrario. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. La ringrazio, ovviamente la Presidenza autorizza la consegna del testo anche in relazione all'intervento dell'onorevole Pastorelli sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Totaro. Ne ha facoltà.

  ACHILLE TOTARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, preannunzio il voto contrario del gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e chiedo di consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto. Signor Presidente, se è d'accordo... dicevo che preannunzio il voto contrario del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e chiedo di essere autorizzato a consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ovviamente lei è autorizzato alla consegna del testo sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 72
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Gigli se possono metterlo in condizione di intervenire con tranquillità.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente, ma non c’è problema perché sarò estremamente breve. Anch'io chiedo di essere autorizzato a consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto che avrei voluto presentare e che il contingentamento dei tempi non consente di esporre a pieno. Vorrei solo aggiungere a mo’ di nota l'auspicio che questo modo di legiferare possa davvero avviarsi verso la fine. Per un Governo ed un Parlamento che vogliono essere innovatori credo che questo tipo di decreti non possano essere inviati con l’hashtag #la svolta buona. Comunque annunzio a nome del gruppo, pur con le riserve di metodo e di merito, il voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Confermando il voto contrario, faccio riferimento, per le tesi che ci hanno portato a votare in questa maniera, a quanto espresso in discussione sulle linee generale nelle giornate di lunedì.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, Presidente. Esprimo parere favorevole di Scelta Civica sul decreto milleproroghe. Presidente, chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. La Presidenza la concede gioiosamente sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Anch'io la agevolerò nel risparmio dei tempi di questa fase di dichiarazioni di voto sul decreto-legge milleproroghe. D'altronde non posso che rimettermi anche alle considerazioni svolte questa mattina dal collega Buttiglione nella dichiarazione di voto sulla fiducia al Governo collegata al decreto milleproroghe e al testo uscito dalla Commissione, in cui si è fatto un bel lavoro. Ritengo che il milleproroghe di quest'anno sia, nei limiti del possibile, più asciutto, meno confuso, diviso per argomenti, dove ci sono proroghe più puntuali, non ci sono norme strutturali. Effettivamente è anche difficile svolgere una dichiarazione di voto su un testo del genere, ma crediamo che questa debba essere la vera funzione del milleproroghe. Per questi motivi annuncio il voto favorevole di Area Popolare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Anch'io chiedo di essere autorizzato a consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto, ma per una forza di opposizione è doveroso fare qualche considerazione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti). Questo decreto-legge più che milleproroghe dovrebbe semplicemente chiamarsi omnibus essendo un coacervo di norme che investono numerose materie in modo disomogeneo e disorganico e, inoltre, le norme che si introducono non hanno neanche i requisiti di necessità e urgenza così come previsti dall'articolo 77 della Costituzione. Il Governo Renzi in due anni ha presentato ben 45 decreti-legge e siamo ormai intorno ai 50 voti di fiducia. L'iniziativa delle leggi è governativa per l'83 per cento. Solo il 17 per cento è di iniziativa parlamentare. L'articolo 97 dalla Costituzione parla di buon andamento Pag. 73della pubblica amministrazione, invece ogni anno rispunta con puntualità svizzera il cosiddetto milleproroghe che equivale a una resa dello Stato alla sciatteria e alla inconcludenza del mancato rispetto delle leggi su questioni essenziali per la vita dei cittadini, per la loro salute e la loro sicurezza. L'attuazione delle leggi e dei regolamenti incontrano crescenti difficoltà anche a seguito dei continui tagli operati a danno della pubblica amministrazione. Con l'ultima legge di stabilità 2016 si è arrivati al record di un articolo costituito da ben 999 commi cui corrispondono 155 provvedimenti attuativi e successivi tra decreti ministeriali, interministeriali, DPCM, protocolli di intesa, provvedimenti fiscali, comunicazioni, cioè una giungla in cui è impossibile districarsi rispettando i tempi previsti troppo allegramente. Vorremmo che non ci fossero più milleproroghe che equivalgono a saldi legislativi di fine anno. Vorremmo una produzione legislativa più ordinata e autoapplicativa. Vorremmo che il Governo rispettasse la volontà del Parlamento adeguando la macchina amministrativa agli inderogabili impegni previsti dalle leggi senza l'umiliazione costante delle proroghe. Ma è chiedere troppo ad un Governo che umilia da tempo la volontà del Parlamento e delle leggi che approva, violando sistematicamente la loro attuazione. Per questo i deputati di Sinistra Italiana voteranno contro la conversione in legge di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Anche Forza Italia ovviamente si atterrà al minutaggio concordato. Provo a lasciare agli atti di questo dibattito una posizione del nostro gruppo che è una posizione contraria ovviamente a questo decreto-legge. Dico contraria non tanto per partito preso, oltre che per le motivazioni che sono state ben ricordate dal collega Russo questa mattina, ma proprio nel merito. Nella dichiarazione di voto sulla fiducia il Partito Democratico ha in qualche modo richiamato ad una discussione sul merito di questo provvedimento. Bene, noi vorremmo proprio restare sui temi e sulle caratteristiche con cui è stato costruito questo provvedimento per ribadire un voto contrario. Lo facciamo cercando di dimostrare le incongruenze che sono state portate alla nostra attenzione da parte della maggioranza laddove predica in un modo e poi si comporta in un altro attraverso l'emanazione di questi decreti-legge che vengono via via modificati e raddoppiati in corso di dibattito. Proprio nel Piano nazionale delle riforme c’è un impegno da parte del Governo, nell'aprile 2015, in cui si dice che molte iniziative saranno messe in campo per sciogliere criticità e problematiche interministeriali sull'adozione dei decreti complessi proprio per cercare di facilitare la legislazione e semplificare un quadro normativo che altrimenti resta confuso.
  Bene, questa ne è la riprova: un provvedimento che è assolutamente eterogeneo, che va contro quelle che sono le disposizioni e gli accordi che si vanno a portare in sede europea da parte del Governo, laddove c’è un richiamo puntuale da parte delle Presidenze olandesi, slovacche e maltesi, che governano i processi dell'Europa fino al 2017 e che chiedono interventi specifici, a cui anche il Governo italiano, solo a parole, ma non nei fatti, cerca di attenersi e che riguarda la regolamentazione della normativa, i processi normativi per cercare di avere un percorso rispettoso ovviamente dei territori, ma allo stesso tempo molto semplificato.
  All'interno degli impegni assunti di ciò che dovrebbe essere una buona produzione normativa, anche nel caso di una normazione eterogenea, ci dovrebbero essere le riduzioni degli oneri normativi. Bene, in questo provvedimento noi abbiamo spesa aggiuntiva, abbiamo materie nuove che si inseriscono con testi che partono da quelle che sono proroghe, ma di fatto fanno interventi di modifica normativa, di riallocazione di risorse, di cambio Pag. 74di coperture, anche se su quantità non particolarmente ingenti, interventi che vanno a modificare anche gli impegni assunti nei vari passaggi delle leggi di bilancio.
  Ovviamente all'interno di questo provvedimento c’è anche, a nostro modo di vedere, un'incoerenza forte rispetto ai temi fondamentali di quello di cui oggi il Governo dovrebbe occuparsi: dare certezza delle regole, facilità di accesso e mobilità al lavoro, far crescere gli investimenti, agganciare una ripresa che ancora oggi l'Italia fatica e stenta evidentemente a cogliere, lavorare per tutelare correntisti, depositanti, tutto quello che è un mondo del credito, che oggi vede un respiro affannoso rispetto a temi di carattere nazionale e internazionale, rispetto ai quali l'Italia sembra pagare un prezzo molto alto.
  Allora, all'interno di questo provvedimento ci sono interventi per le modifiche del Patto di stabilità specifiche per alcuni enti locali, interventi che riguardano il meccanismo di accesso al mondo del lavoro, interventi sulle graduatorie, mancanza di certezza per quello che riguarda gli investimenti in tema di ricerca, università, formazione delle persone. Tutto ciò è in apparente e evidente contrasto sostanziale rispetto a quello che Renzi e questo Governo vanno a dire in Europa, ingaggiando in questo momento un confronto con la Commissione europea, laddove dimostrano concretamente nel proprio Paese di non avere idee chiare e di predicare ovviamente in un modo diverso e di razzolare molto male, come hanno fatto con questo provvedimento raffazzonato, ormai vecchio, mi permetto di dire antistorico rispetto alle necessità del Paese, a cui noi voteremo convintamente contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Governo, colleghi, prima di qualsiasi altra considerazione, consentitemi di dare qualche numero e mi limito a un terno secco ma significativo: 139, 12, 59. Più precisamente, 139 sono le disposizioni di proroga o differimento dei termini che questo decreto contiene; 12 sono gli articoli aggiuntivi inseriti nel testo del decreto in corso dell'esame in Commissione; 59 sono i commi aggiunti sempre in Commissione, al netto dei commi inseriti negli articoli aggiuntivi. Perché nel dover svolgere l'intervento conclusivo su questo decreto a nome del mio gruppo ho sentito la necessità di andare a guardare qualche numero ? Certamente c’è il fatto che nella vita sono ingegnere e una formazione fortemente basata sui numeri e su fatti concreti può aver avuto un'influenza, magari inconscia, ma vi assicuro che non è stato l'elemento determinante. Nonostante io abbia seguito l'esame del provvedimento in Commissione, mi sono sentito in dovere di andarmi a sfogliare pagina per pagina il testo licenziato per l'Aula, di leggere con attenzione tutte le singole disposizioni di cui si compone e fare anche qualche conto. Infatti, dopo avere ascoltato il dibattito svolto in discussione generale e dopo aver verificato sui resoconti i passaggi di alcuni interventi, mi ero quasi convinto che Renzi fosse un mago o più probabilmente un re taumaturgo. Solo un re taumaturgo, infatti, avrebbe avuto il potere di trasformare un provvedimento come il decreto milleproroghe in una cosa bella, buona e giusta. Ciò, infatti, era emerso dagli interventi svolti dai relatori e dalla collega Fontana, a nome del PD, in discussione generale. Si è messa in discussione l'accezione corrente con cui solitamente viene finito questo decreto, ovvero milleproroghe, perché, ci hanno detto, le proroghe non sono mille ma solo 106, conteggio che si riferiva al testo varato dal Governo.
  Si è arrivati a definire questo provvedimento come una virtuosa opera di manutenzione legislativa, con la quale ci si limita a mettere un po’ di olio in quell'ingranaggio o a soffiare via un po’ di polvere da un altro. Avendo appurato che così non è anche quest'anno, ho provato un certo sollievo: era un sogno.Pag. 75
  Colleghi, nell'esaminare il «milleproroghe» è necessario svolgere due categorie di valutazioni. La prima è quella che riguarda la natura del provvedimento in sé, ovvero una legge che serve a differire o prorogare l'applicazione di altre disposizioni normative.
  In linea di principio si tratta di un'aberrazione giuridica, di una negazione della certezza del diritto, poiché vi sono norme vigenti a tutti gli effetti che, però, nei fatti non vengono applicate e non vengono applicate in forza di un altro provvedimento di legge.
  In concreto, però, non si può non convenire che, in alcuni casi, è oggettivamente indispensabile disporre di una serie di proroghe, a patto che, però, le proroghe in questione siano numericamente limitate e, soprattutto, che le norme che vengono prorogate lo siano solo per uno o, al massimo, due anni e non dieci anni come accade in molti casi.
  Se andiamo a guardare il decreto, attualmente vediamo che ormai la maggior parte delle proroghe sono effettuate con novelle ai precedenti decreti «proroga termini», al punto che per ritrovare la disposizione madre che viene prorogata serve il cane da caccia. Un «milleproroghe» di questo tipo è il decreto che stiamo per votare. Non fa differenza rispetto ai precedenti, costituisce una sorta di gigantesco tappeto che ogni anno si alza e sotto al quale si nasconde la polvere che non si è potuta o voluta spazzare via.
  Anche il Governo Renzi, come tutti quelli che lo hanno preceduto, ha alzato il tappeto e vi ha nascosto un bel po’ di polverone. Per non farsi mancare nulla ha ritenuto anche di ricorrere all'immancabile questione di fiducia, della quale questa volta si poteva fare davvero a meno, basta guardare il sottile fascicolo degli emendamenti presentati per l'Aula.
  Quando si esamina un «milleproroghe», come qualsiasi altro decreto, è necessario anche esprime una valutazione politica sul suo contenuto e sulle proroghe, ma anche sulle disposizioni che con le proroghe non hanno nulla a che fare e che sono state inserite nel decreto.
  In questo senso, non si può non citare l'articolo 7, comma 6, che, se non sbaglio, riguarda il salvamento acquatico. Cito questa disposizione non tanto per il suo contenuto ma per la sua natura e per le conseguenze che ha prodotto. Il comma 6 dell'articolo 7 va a prorogare un termine che era già scaduto da tempo. Normalmente alla Camera una proposta emendativa che reca proroghe di un termine già scaduto è dichiarata inammissibile e, infatti, in prima istanza, proprio seguendo questo criterio ormai invalso in Commissione, erano stati dichiarati inammissibili circa 140 emendamenti. Ovviamente, in sede di ricorso è stata fatta notare la presenza del comma 6 dell'articolo 7 e questo ha comportato l'inevitabile riammissione degli emendamenti, pure approvati. Non sono stati svolti i controlli che dovevano essere fatti.
  Rispetto alle proroghe di cui all'articolo 1, commi da 5-quinquies a 7-bis, mi domando dove vi sia stata la virtuosa manutenzione normativa, quando si va a disporre la proroga di un termine scaduto nientemeno che nel 1945.
  Insomma, è un «milleproroghe» pieno di proroghe anche di termini scaduti, di regi decreti. Ogni anno veniamo a dire che sarà l'ultimo «milleproroghe». Renzi novità non ne ha fatte e continua: questo è il suo secondo «milleproroghe». Per questo motivo il MoVimento 5 Stelle voterà in modo contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. In questa discussione sul «milleproroghe» si è davvero sentito un po’ di tutto, contese inverosimili. In primo luogo, mi rivolgo ai colleghi di opposizione del centrodestra. Vedete, se fossero vere le tesi da voi qui sostenute, esse rappresenterebbero la miglior dimostrazione della differenza in positivo tra l'azione di questo Governo e quella dei Governi Berlusconi. Se il «milleproroghe» fosse il termometro dell'alta Pag. 76temperatura di un'azione di Governo e di una condizione pessima della pubblica amministrazione, potremmo tranquillamente dire che con il Governo Berlusconi era oltre 40 gradi e con il Governo Renzi siamo al massimo a 37, in via di rapida guarigione.
  Detto questo, credo che sia, invece, sbagliata la teoria di fondo che si è sentita in quest'Aula. Le leggi determinano sempre più misure e provvedimenti che hanno una loro temporalità, delle scadenze. Esaminare il punto della situazione e verificare cosa va fatto al sopraggiungere di queste scadenze non è di per sé l'evidenziazione di carenze nell'azione di Governo o della pubblica amministrazione, ma è, invece, governare con realismo e senza pregiudizi ideologici. Penso, ad esempio, alla principale questione risolta nell'esame parlamentare. Con la riforma Fornero si è previsto che dal 2016 si dovesse pagare il cosiddetto contributo di licenziamento, anche quando un'impresa subentra ad un'altra, in un appalto di servizi, garantendo la continuità di lavoro dei dipendenti o, in determinate situazioni, per quanto riguarda i cantieri edili. Da tutte le parti sociali ci viene sottolineato che questo è in contrasto con clausole sociali che abbiamo voluto introdurre per gli appalti. Prorogare la norma per cui tale contributo non è dovuto è segno di cattiva amministrazione, di un'Italia che si sta sfaldando, o invece di puro buonsenso e di buon Governo ? Io propendo per la seconda.
  Lascio volentieri la propaganda della prima alle opposizioni, che si destreggiano nell'arte di arrampicarsi sugli specchi. E la stessa cosa vale per tante altre misure, da quelle sui contratti di solidarietà difensivi, a quella che rende applicabile la proroga del personale a tempo determinato delle province, alle proroghe delle graduatorie ad esaurimento nelle scuole, a quelle sui ricercatori a tempo determinato nell'università, al finanziamento delle TV e radio locali, al museo tattile Omero, perché di questo ci siamo occupati, non di bazzecole o presunte marchette, oppure delle tante misure che riguardano gli enti locali, che non richiamo, o quelle sulle forze dell'ordine e i vigili del fuoco, sui vari terremoti di questi anni, sull'esclusione automatica delle offerte anomale, su alcuni commissariamenti mirati nel campo ferroviario e in campo ambientale, sul dimezzamento delle sanzioni Sistri, sulla detraibilità dell'IVA per gli organismi di formazione professionale. E anche su Bagnoli ho sentito critiche per l'eccesso di interventi normativi.
  Quando si affrontano questioni complesse, non si deve avere timore di adeguare in progress anche gli strumenti normativi. Non è un errore; è un errore non farlo.
  Di questo lavoro parlamentare il gruppo del Partito Democratico è orgoglioso, perché siamo convinti che sia utile per il Paese, anche perché siamo tutti consapevoli dei problemi di funzionamento della pubblica amministrazione. Proprio per questo si è fatta la riforma «Madìa» e il Governo sta procedendo con i decreti legislativi di attuazione, ne ha presentati molti in questi giorni.
  Da ultimo, la questione rendiconti dei partiti: se n’è fatto un gran parlare, ma non si è fatto nulla di rivoluzionario; semplicemente si è prorogato al 15 giugno 2016, per il 2013 e il 2014, il termine che era fissato al 15 giugno di ogni anno per la presentazione dei rendiconti, a cui erano già tenuti per legge, a prescindere dalla richiesta di contributi pubblici o dalla fruizione dei benefici del 2 per mille, tutti i partiti e movimenti politici che abbiano ottenuto il 2 per cento alle elezioni. Chi non ottempera a tale obbligo avrà una sanzione di 200 mila euro; è questa la novità di cui si lamenta il MoVimento 5 Stelle; questa non è una norma contro qualcuno, ma una norma a favore della trasparenza.
  Allora, devo dire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che non è possibile chiedere la trasparenza solo agli altri e non mostrare mai la propria per più di mezza legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per tutti viene l'ora di passare dalle parole ai fatti. Pag. 77La proroga della vostra esenzione dalla trasparenza non può entrare nemmeno nel «milleproroghe».
  Per queste ragioni, il gruppo del Partito Democratico, di questa Camera, di un Parlamento pienamente legittimato, fino alla fine naturale della legislatura – perché, fino a prova contraria, questa legittimità costituzionale la determina non il MoVimento 5 Stelle, ma la Corte costituzionale che l'ha stabilita espressamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) – voterà con piena convinzione a favore della conversione in legge del decreto-legge di proroga di termini, con tutte le positive modificazioni introdotte dalle Commissioni I e V (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3513-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3513-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Ringrazio i gruppi per aver trovato un punto di sintesi e essersi dati autodisciplina su questo, avendo rispettato l'impegno e credo che questa sia una cosa che fa sempre onore a questa Assemblea.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3513-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Alberti. Ne approfitto per ricordare, nel frattempo che i colleghi finiscono di prendere posto e magari alcuni di sbloccare la postazione, che, al termine di questa votazione, la Presidenza celebrerà un ricordo. Quindi, prego i colleghi che desiderassero o dovessero in qualche modo uscire dall'Aula, di farlo in silenzio e magari evitando di transitare nell'emiciclo.
  Onorevoli Lauricella, Carella, Pilozzi, Parisi, Iacono.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative» (A.C. 3513-A):

   Presenti  440   
   Votanti  432   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no   149.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Nel Giorno del ricordo delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata (ore 18,40).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, come sapete, oggi si celebra il giorno del ricordo delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Nel 2004, il Parlamento, con l'approvazione a larghissima maggioranza della legge n. 92 ha riconosciuto il 10 febbraio quale giorno del ricordo, al fine – cito testualmente l'articolo 1 di tale provvedimento – «di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». Dopo anni di colpevole silenzio è stato così compiuto un importante passo verso il ristabilimento della verità storica su una delle più Pag. 78gravi barbarie di tutto il Novecento ed è stato reso finalmente omaggio alla memoria delle migliaia di italiani, uomini, donne e bambini, vittime di inaudite e brutali violenze, imprigionati, fucilati e gettati nelle foibe, ai cui familiari, oggi, esprimo, anche a nome di tutta l'Assemblea, i più sinceri ed affettuosi sentimenti di vicinanza e solidarietà.
  La giornata che oggi celebriamo, tuttavia, non è solo l'occasione per rinnovare il ricordo delle sofferenze patite dagli italiani nella provincia di Trieste, in Istria, a Fiume e nelle coste dalmate, ma è anche il modo per promuovere, nei tempi difficili e complessi che ci troviamo a vivere, soprattutto presso le generazioni più giovani, i valori di libertà, di tolleranza, di pace e di rifiuto di ogni forma di dittatura, di totalitarismo e di oppressione, valori su cui si fondano la nostra democrazia e la nostra civiltà.
  Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Vorrei raccontarvi la storia di Livio, italiano di Pirano, di seconda generazione, di come Livio, figlio di umili pescatori, riuscì con il suo lavoro ad avere, un giorno, un peschereccio suo e, dopo essersi sposato, abbia dato vita ad una terza generazione di italiani di Pirano. O, meglio, vorrei potervelo raccontare, perché Livio, dopo aver varato il suo peschereccio, ha dovuto lasciare la sua Pirano ed i suoi figli sono nati in un'Italia dai confini diversi. Vorrei potervi dire che, nonostante tutto, Livio e i suoi figli hanno avuto ugualmente una vita lunga e serena ma, purtroppo, non posso farlo, perché il viaggio di Livio, da quella che era abituato a chiamare casa a quella che avrebbe continuato a chiamare patria, si è interrotto sul Carso goriziano, che ne custodisce ancora le spoglie, ed i suoi figli sono nati in una patria straniera.
  Vorrei potervi raccontare che i 300 mila italiani provenienti dalle terre di Istria e Dalmazia sono stati accolti dalle popolazioni del Friuli e si sono integrati ma non posso fare nemmeno questo, perché la miseria del dopoguerra non l'ha consentito. Parte di questi italiani e parte degli italiani del Friuli-Venezia Giulia sono dovuti emigrare in Australia o in Argentina, perché nella loro patria non c'era cibo, non c'era lavoro, non c'era futuro.
  Vorrei, infine, potervi dire che sono orgoglioso di vivere in un Paese che ricorda i suoi martiri e che lo fa a prescindere dal colore dei loro aguzzini ma non posso fare neanche questo, perché sui libri di storia la tragedia di questi nostri connazionali, di quegli italiani d'Istria e Dalmazia, viene taciuta, come viene taciuta in modo assordante dalle nostre istituzioni. Quindi, il mio pensiero va a tutti gli italiani che riposano nel Carso triestino e goriziano, a tutti i loro figli e a tutti gli italiani che hanno dovuto abbandonare la loro patria e la loro casa e voglio ricordarmi ogni giorno di loro, in modo da non dover rivivere la stessa tragedia nel futuro a venire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serena Pellegrino. Ne ha facoltà. Prego i colleghi che desiderano lasciare l'Aula di farlo in silenzio. Prego.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Ci uniamo a lei nel rievocare quei momenti e quegli accadimenti perché è giusto e necessario in quel luogo il rispetto, la ricerca onesta della conoscenza della verità dei fatti e non certamente l'urlata pretesa di codificare e stabilire, con scorciatoie sempre sbagliate e devastanti, una propria verità, politica e di parte, che scavalchi e superi quella storica. È doveroso rispettare, con la continua ricerca della verità, quelle persone che trovarono la morte in quei tempi e le migliaia di persone che subirono conseguenze atroci alla fine della guerra, trovandosi su territori contesi e poi sradicate da terre e nuclei familiari consolidati.Pag. 79
  Proprio per onorare e alleviare quelle sofferenze bisogna ricercare l'onestà storica e rifuggire da strumentalizzazioni di parte, che dimostrano solo la protervia nell'imporre disvalori abbietti e nel diffondere l'odio tra popoli, popoli che ormai hanno invece trovato motivi reali di pacifica convivenza e di proficua collaborazione. Per questo voglio stigmatizzare quanto è accaduto a Gorizia, dove il presidente della provincia ha revocato l'uso, già concesso, di una sala per un convegno storico da tenersi oggi, in occasione del ricordo, e che avrebbe visto la presenza di storici qualificati sull'argomento, ciò in palese violazione della stessa legge che istituiva il Giorno del ricordo che prevede, tra le altre cose, l'approfondimento delle più complesse vicende del confine orientale – cito – «approfondimento che costituiva il senso del convegno».
  Rispettiamo e ricordiamo anche tutte quelle persone, italiani e non, che la guerra di aggressione nazifascista gettò nella disperazione, nella morte, nella distruzione materiale e psicologica, che vennero depredate di ogni cosa e a cui fu negato ogni diritto. Ripariamo i nostri errori con verità e giustizia alla luce delle conoscenze della storia, con atteggiamento sommesso ma deciso che riconosca i crimini di tutte le parti e le sofferenze di tutte le parti, così come smascheri e condanni le loro strumentalizzazioni. Se non saremo capaci, Presidente, di ammettere ed emendare, come italiani, tutte le nostre colpe e i nostri crimini nella storia di quello sciagurato ventennio, non potremo mai dimostrare di possedere quell'onestà e quella dignità che sono la base fondante di un popolo civile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brandolin. Ne ha facoltà.

  GIORGIO BRANDOLIN. Grazie, Presidente. Sessantanove anni fa, con la conferenza e il relativo trattato di pace, si concludeva una delle tante tragedie vissute sul confine orientale d'Italia. Le conseguenze furono tragiche per gli italiani abitanti le terre dell'Istria, Fiume, Dalmazia e Venezia-Giulia. La data del 10 febbraio, 13 anni fa, fu volutamente scelta, a grande maggioranza, dal Parlamento italiano per «conservare e rimuovere – cito testualmente – la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
  Vicenda, questa, dimenticata e oscurata per molti lustri per ragioni geopolitiche complesse e complicate che hanno, per l'appunto, rimosso la memoria della tragedia degli esuli e degli infoibati. Tragedie che hanno colpito migliaia di italiani, uccisi barbaramente nelle foibe, e circa 250 mila connazionali che hanno dovuto lasciare le loro case con grande difficoltà, trovando accoglienza in Italia, in Friuli-Venezia Giulia e nel mondo.
  Ma la storia e le sofferenze di tanti italiani, che oggi onoriamo e ricordiamo, si interseca con quella più complessa delle popolazioni che vivevano e vivono nel territorio oggi tra il Friuli-Venezia Giulia, parte della Slovenia e della Croazia. Sono popoli di origine latina, slava e tedesca, che hanno vissuto nel reciproco rispetto e che hanno visto cambiare il confine negli ultimi 200 anni per più di dieci volte. Sono popolazioni che hanno vissuto sulla loro pelle, nella prima metà del secolo breve, due guerre mondiali e il regime totalitario fascista prima, con la deslavizzazione e le relative tragedie delle popolazioni slovene, croate e degli antifascisti, e il regime nazista del Terzo Reich dal 1943 al 1945, con l'unico campo di concentramento e sterminio in Italia, la Risiera di San Sabba, e, appunto, i 45 giorni di terrore e morte di occupazione titina a Trieste e Gorizia.
  Alcuni grandi uomini, a cominciare dal Presidente Giorgio Napolitano, hanno aiutato a superare, almeno in parte, le reciproche diffidenze, ogni reticenza ideologica e ogni rimozione della complessa storia del confine orientale, con un discorso Pag. 80di verità sulla sofferenza degli italiani e sulle brutalità delle forze titine, raggiungendo il traguardo della riconciliazione, che vuol dire reciproco riconoscimento tra le autorità e le opinioni pubbliche di Italia, Slovenia e Croazia, col comune impegno per un Mare adriatico di pace in un'Europa di pace.
  Ai ragazzi di Favara e Agrigento, ai quali ho rivolto venerdì scorso alcune considerazione durante la ricorrenza del Giorno del ricordo, mi sono permesso di ricordare come queste tragedie siano nate proprio dalla presenza di quel confine mutato tante volte, creando così le motivazioni e le cause che hanno generato i reciproci torti, odi, sofferenze e brutalità inumane. Anche per questo penso che onorare e ricordare oggi i martiri della tragedia delle foibe e dell'esodo significhi aiutare i nostri popoli, in particolare i nostri giovani nelle scuole, a eliminare qualsiasi motivo e ipotesi per ricostruire quel confine orientale, così come qualsiasi altro muro. Ma, anzi, dobbiamo impegnarci ogni giorno, non soltanto il 10 febbraio, per collaborare e vivere pacificamente in un'Europa democratica e, finalmente, sinceramente solidale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Colleghi, Governo, ritengo che nell'esperienza di un parlamentare vi siano dei momenti in cui l'opportunità di intervenire in Aula rappresenti l'occasione di condividere, con gli altri deputati e con gli autorevoli membri del Governo, una parte importante della propria terra, una storia fino a pochi anni fa nascosta, relegata ad una sorta di trasmissione verbale dai padri ai figli, dai nonni ai nipoti. È una storia ignorata dai libri di scuola e dall'agenda politica dei Governi che si sono succeduti dal dopoguerra fino al 2003: sto parlando della storia di 400 mila italiani che hanno lasciato le loro case e, in molti casi ,tutti i loro averi per poter essere liberi e non dover vivere sotto il regime autoritario della Jugoslavia di Tito.
  Molti scapparono anche per salvare la loro vita, per non essere vittime della pulizia etnica e finire nelle foibe, che fino all'inizio di questo secolo, per lo Stato italiano, erano solo delle cavità carsiche mentre oggi, per l'opinione pubblica nazionale, sono il simbolo di una stagione storica in cui i carnefici e la loro ideologia possono venire citati senza timori o timidezze. Provate a immaginare cosa significa farsi cacciare da casa propria, sapere che tanto è inutile chiudere la porta perché tutto verrà portato via e nella stanza dove giocavano i tuoi figli ci giocheranno i figli di qualcun altro e lasciare quella che era la tua vita per essere poi trasferito in un campo profughi, sapendo che poi bisogna ripartire da zero in una città sconosciuta.
  Ancora oggi il tema foibe è pressoché sconosciuto nelle scuole italiane, viene raccontato in modo superficiale, quasi si voglia continuare a nascondere quella che è stata la realtà. Il 10 febbraio deve essere una giornata importante perché serve per ricordare un'ingiustizia storica, una follia criminale compiuta dall'esercito di Tito quando la guerra era già conclusa. Nel Paese si festeggiava la liberazione e a Trieste venivano fatti i rastrellamenti. Nelle piazze dello «stivale» sventolavano i nostri tricolori e invece in Istria bisognava nasconderli mentre i nostri compatrioti venivano caricati sulle navi e allontanati dalle loro case. Oggi non è una giornata come tante, oggi ricordiamo un dramma, un dramma italiano che riguarda tutti noi e che per tanto tempo è stato nascosto, quasi fosse polvere sotto il tappeto. Mi dispiace qui intervenire dicendo che mi rammarico anche molto che questa richiesta di commemorazione venga fatta esclusivamente dal mio gruppo, da Forza Italia; mi sarei auspicata che la Presidente della Camera, l'onorevole Boldrini, fosse stata lei a stabilire e far presente la necessità di ricordare questa giornata. Ci sono state manifestazioni importanti tanto quanto questa, dove lei si è prestata e ha organizzato la ricorrenza come doveva essere organizzata questa. Comunque voglio ultimare Pag. 81dicendo che l'Italia deve essere unita e deve ricordare un martirio che non ha precedenti in quella che oggi viene definita l'Unione europea. La storia dev'essere un monito costante. Colleghi, mi rivolgo a voi che vivete in regioni lontane da Trieste ma dove in tanti scesero in piazza per chiedere la liberazione del capoluogo giuliano: abbiate il coraggio di evitare il negazionismo, abbiate il coraggio di condannare i vandali che ancora oggi imbrattano i monumenti dedicati all'esodo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, il ventesimo secolo è stato il secolo delle guerre ed è stato anche, come ha detto un famoso scrittore, il secolo delle ideologie assassine, quella fascista, quella nazista e quella comunista. È stato anche il secolo nel quale le ideologie assassine hanno espresso in lunghi dopoguerra il peggio di sé, non soltanto in Istria ma anche nel triangolo emiliano, sul quale tanto ha scritto Pansa, ed in Istria appunto. In Emilia sono stati uccisi cattolici, liberaldemocratici, socialisti perché qualcuno pensava che con la guerra partigiana si potesse affermare il comunismo e non la democrazia. In Istria sempre gli stessi hanno ammazzato, oltre che i fascisti, cattolici, liberaldemocratici e socialisti perché volevano impedire che in uno Stato, in un regime comunista potessero sopravvivere germogli di idee democratiche. Venivano ammazzati gli italiani ma anche i non italiani che volevano aiutare i perseguitati. Ma se gli eccidi sono stati una tragedia, tragico è stato anche il silenzio, nei decenni successivi, del Partito Comunista Italiano ma anche dei partiti democratici che hanno subito l'egemonia culturale del PC. Lo stesso bisogna dire dei cosiddetti intellettuali, degli storici, in gran parte comunisti e di sinistra, delle scuole, dell'università e della libera stampa. È la prova che le ideologie possono uccidere persone, comunità, popoli ma anche la verità. Senza verità storica le democrazie non sono piene, non sono libere, ma sono inquinate e deboli. Quest'opera di verità che noi stiamo facendo dagli ultimi anni forse ci aiuterà a rendere la nostra democrazia più forte (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Una precisazione su quanto detto dall'onorevole Sandra Savino, volevo precisare che la Presidente della Camera ha partecipato stamani, in rappresentanza della Camera dei deputati, alla commemorazione solenne che ha avuto luogo in Senato, quindi comunque la Presidenza ha preso parte a una comune... (Commenti del deputato Fabrizio Di Stefano) Onorevole Di Stefano, per favore ! Ha chiesto di parlare l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, confermo, ero presente questa mattina in Senato, la Presidente...

  PRESIDENTE. Onorevole Gigli, la sento poco, grazie.

  GIAN LUIGI GIGLI. Confermo, ero presente questa mattina in Senato e la Presidente Boldrini ha partecipato.

  PRESIDENTE. Sì, ma... vale, la Presidenza... insomma anche senza conferma, comunque grazie.

  GIAN LUIGI GIGLI. Ed è stata una cerimonia davvero toccante per tutti i partecipanti. La Giornata del ricordo però, come lei ha giustamente richiamato, è nata da un'esigenza di verità. Superata la stagione dei rancori e senza spirito alcuno di rivalsa, solo una verità condivisa potrà consolidare la nuova era di convivenza pacifica che per fortuna viviamo sulla sponda orientale dell'Adriatico, nella patria europea comune. La ricerca della verità, voglio dire a qualcuno che mi ha preceduto, non è ignara dei propri torti, ma sa che questi torti non sono attribuibili agli innocenti che furono massacrati: insegnanti, Pag. 82farmacisti, preti, la classe dirigente della comunità, e non sono attribuibili agli esuli. In ogni caso non sono commensurabili alla portata della prima pulizia etnica dei Balcani che del resto, per motivi ideologici, non esitò ad accanirsi anche sui compatrioti sloveni e croati non disponibili ad accettare il regime comunista. Il revisionismo, il negazionismo portato avanti da alcuni anni in Friuli-Venezia Giulia da esponenti di SEL è però inaccettabile; semmai, a quasi settant'anni dal Trattato di pace che siglò la fine della storia millenaria della Venezia Giulia italiana e diede l'impulso decisivo al tragico esodo, il ricordo richiederebbe che fosse fatta luce su alcuni aspetti della vicenda ancora oscuri. È necessaria per questo un'analisi autocritica da parte di quanti ne rivendicano l'eredità sul ruolo del PCI di allora il quale, mentre operava nella guerra di liberazione dal nazismo, lavorava anche per portare nel paradiso comunista ampie porzioni del territorio italiano, collaborando al progetto di espansione della Jugoslavia che, nelle intenzioni di Tito, sarebbe dovuto arrivare fino al Tagliamento. Questa operazione verità, che chiama in causa anche una figura come Palmiro Togliatti e l'accoglienza che i militanti comunisti riservarono agli esuli che arrivavano in Italia, tarda purtroppo a realizzarsi. È significativo tuttavia ed è di buon auspicio che proprio oggi abbiamo appena approvato con il decreto milleproroghe la possibilità per gli infoibati e per coloro che furono massacrati comunque in quelle tragiche giornate di ottenere, con una proroga di dieci anni, le onorificenze che erano state loro attribuite nel 2004; si arriverà quindi fino al 2024, è stato approvato un emendamento dell'onorevole Malpezzi in questo senso, ce n'era uno mio assolutamente sovrapponibile e sono contento in ogni caso che il milleproroghe abbia riconosciuto questo agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, cinquant'anni di silenzio, di omissioni, di storia ignorata, tanto c’è voluto prima che si squarciasse il velo di omertà che per anni ha coperto quello che noi definiamo genocidio degli italiani nelle terre istriane. Ricordiamo le vittime delle foibe e l'esodo dalle loro terre di istriani, fiumani, dalmati nel secondo dopoguerra. Si parla di 10 mila morti e di 350 mila persone trasformate in esuli, persone che scappavano dal terrore, non avevano nulla; bocche da sfamare che non trovarono in Italia una grande accoglienza, proprio come quelle migliaia di profughi che si riversano oggi su quelle stesse terre, dove si alzano muri fisici e psicologici. La Giornata del ricordo, istituita nel 2004, è volta a mantenere viva una memoria che è stata per troppo tempo negata ma anche e soprattutto per far sì che la storia non si ripeta. Fatti vicini nel tempo ci mostrano che la storia può ancora ripetersi e mi riferisco a quella pulizia etnica di quasi settant'anni fa che vedemmo ripetersi nella prima metà degli anni Novanta, proprio nella stessa regione. Bene fa dunque il Parlamento a celebrare questa giornata e a ridare voce a quelle vittime che per decenni non hanno avuto voce, ignorate e negate del PCI che, per la vicinanza ideologica con Tito, non volle affrontare il dramma degli infoibati.
  Ma non furono solo i comunisti e lasciar cadere l'argomento nel disinteresse, ci fu complicità diffusa nel considerare i profughi dalmati cittadini di serie B e ci fu complicità nel silenzio sulla tragedia delle foibe e, in generale, su ciò che avvenne alla fine della Seconda Guerra Mondiale nei territori istriani, e questo accadde in nome degli equilibri geopolitici della guerra fredda.
  Oggi, a ricordare quella tragedia è tutto il Parlamento unito, da destra a sinistra, quei morti sono finalmente di tutti gli italiani e le italiane (Applausi dei deputati del Gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

Pag. 83

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Presidente, onorevoli colleghi, secondo il dizionario della lingua italiana si definisce «memorabile» ciò che si deve ricordare, che è degno di memoria per l'eccezionalità, la straordinarietà. E non è memorabile l'esodo di circa 250.000 persone e l'atroce uccisione di oltre 15.000 nostri connazionali ? Data la natura eccezionale straordinaria di tali eventi, non dovrebbero esserci dubbi in proposito, eppure così in Italia non è stato. Non per coloro che furono costretti ad abbandonare le loro case in Venezia-Giulia, Istria e Dalmazia; non per coloro che vennero gettati, molti ancora in vita, nelle foibe. Una pagina di storia per decenni rimasta non scritta. Nei manuali di storia neanche una riga sino agli anni Novanta, poi qualche timido e stringato paragrafo, quindi una lievemente più ampia ma ancora insufficiente ricostruzione di un dramma che coinvolse così tanti italiani.
  Varrà forse la pena di ricordare che Achille Occhetto ammise, non si sa quanto candidamente, che venne a conoscenza delle foibe solo dopo la caduta del Muro di Berlino e che prima di allora non ne aveva mai sentito parlare. Fu per rimediare a questa colpevole lacuna che nel 2004 il Governo Berlusconi istituì il Giorno del Ricordo, un doveroso tributo alla memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo che si celebra ogni 10 febbraio, giorno della firma dei Trattati di Parigi, che imposero la cessione di ampi territori italiani alla Jugoslavia e assunta a data simbolo dell'inizio dell'esodo; ma il germe dell'intolleranza e del negazionismo purtroppo non accenna a scomparire e negli anni si sono ripetute contestazioni violente contro le manifestazioni organizzate in occasione del Giorno del Ricordo, vandalismi contro lapidi, cippi e monumenti, distinguo, argomenti in punta, a dire il vero piuttosto grossolana, di storiografia.
  Vi è pure chi, ancora oggi, contesta, secondo logiche da Guerra Fredda, l'opportunità di commemorare ciò che per decenni è stato taciuto, perché ciò avrebbe rappresentato per certi versi una sorta di revisionismo storico. È il portato di un'equiparazione semplificatrice, ma soprattutto scorretta, tra esuli e fascisti, peraltro diffusa nell'immediato dopoguerra, e che ancora oggi attecchisce tra qualche nostalgico della Cortina di ferro. Ciò significa che, se molto è stato fatto, la strada verso la costruzione di una memoria condivisa è ancora tutta da percorrere, tanto più se si tratta della memoria di un dramma che coinvolse centinaia di migliaia di persone che avevano una sola colpa: essere italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE – Movimento Associativo Italiani all'Estero) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente. Questo Giorno del Ricordo dovrebbe favorire una memoria condivisa; debbo dire, purtroppo, che da una parte si è tentato in questi anni non solo di riconoscere il dramma giuliano-dalmata, ma anche quasi di controbilanciare una sorta di inciviltà totale di chi ha fatto quelle cose, quasi a bilanciare altre inciviltà di chi ne aveva commesse altre: una sorta di pareggio di conteggi.
  In realtà, il Giorno del Ricordo dovrebbe valere per ricordare un popolo sventurato, i 350.000 italiani che vennero in Italia e, quasi piombati nei treni, vennero depositati nei campi profughi senza che da nessuna parte gli venisse dato ristoro perché erano i fascisti che tornavano in Italia. Io ho memoria diretta di questo, perché nel paese natio del nostro Ministro delle riforme un ex campo di prigionia venne trasformato in campo profughi. Lì c'erano i profughi istriani, e siccome io vengo da una famiglia che non è di sinistra, preparavamo noi i camion con i cappotti e il cibo da portare nottetempo a questa gente, che non poteva neppure uscire dal campo profughi perché fascista in patria.
  Hanno patito le pene dell'inferno, li ho visti ! Poi vi è stata la grande sventura dovuta al fatto che con la Guerra Fredda Pag. 84Tito diventò quasi amico dell'Occidente, così che gli altri partiti – è stato detto – non testimoniarono il dramma dei Giuliano-Dalmati, che rimasero senza babbo e senza mamma. Vi è poi un'altra tragedia, quella degli italiani comunisti rimasti in Jugoslavia. Tragedia che non ricorda nessuno perché erano comunisti, ma erano comunisti di Mosca e quasi tutti furono inviati nell'Isola Calva, un'isola tremenda, un campo di concentramento, e lì uccisi !
  Quindi il popolo è stato sventurato da ogni parte si guardi questa tragedia, e sarebbe l'ora per celebrare veramente il Giorno del Ricordo, di ricordarla così a tutto tondo, senza ancora divisioni ideologiche (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti, Forza Italia-Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Ringrazio il fatto che sia lei oggi a presiedere questo momento importante per la Camera dei deputati – rammento che lo scorso anno è stata la Lega a mandare una lettera alla Presidenza, chiedendo di ricordare anche in quest'Aula, le drammatiche vicende vissute da nostri concittadini sul confine orientale – però le dico altrettanto che se ringrazio lei non ringrazio la Presidenza della Camera ! Mi secca fare polemiche in questo momento, veramente, perché io vengo da Trieste. Tuttavia penso che questa sia la giornata del Ricordo, non la giornata dell'ipocrisia, e quindi quando qui non è presente la Presidente della Camera che, giustamente, presenzia ad ogni commemorazione su quello scranno per queste occasioni così importanti, penso che sia poco rispettoso verso il momento che andiamo a ricordare. Penso sia poco rispettoso fare al Senato la commemorazione ufficiale alle 11, quando è convocata la Camera dei deputati, penso che sia irrispettoso verso una memoria che dovrebbe certo essere condivisa, ma non possono esserci memorie condivise di serie A e memorie condivise di serie B.
  Allora oggi noi siamo qui anche per rimarcare queste incongruenze e queste ingiustizie. Siamo qui per ricordare quelle persone – ricordo per esempio la testimonianza di Graziano Udovisi nel 2006, rilasciata a Famiglia Cristiana, uno dei pochi sopravvissuti alle foibe – legate con il filo di ferro fra di loro, buttate nelle foibe carsiche e lasciate morire, se non erano più fortunate di morire prima con qualche proiettile dei comunisti titini.
  Noi siamo qui per ricordare ai nostri giovani, ai nostri figli, alle persone che purtroppo non hanno potuto studiare a scuola per una scellerata omertà di questo Paese, di chi dirigeva al tempo questo Paese, i drammi che hanno vissuto le nostre famiglie: persone scomparse, uccise e torturate. E non esistono giustificazioni ! A me dà fastidio sentire «sì, ma anche..», mi dà fastidio sentire dire «sì, ma era una reazione..», su queste cose non esistono giustificazioni ! Non esistono quei «se, ma anche..», non esiste la giustificazione della reazione, esistono soltanto degli assassini ! E io, oggi, sono ancora qui a fare un appello alla Presidenza della Repubblica affinché venga tolta quella vergognosa onorificenza al generale Tito, perché un assassino non può essere Cavaliere della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !
  Presidente, la ringrazio nuovamente per la sua presenza, e le chiedo di farsi portavoce dal nostro gruppo. Capisco, malgrado la lettera che abbiamo mandato lo scorso anno alla Presidenza della Repubblica, i problemi che sussistono per ritirarla, ma io dico: non possono esserci impedimenti, è una questione di dignità, e quando parlo parliamo di ricordo, penso che il primo ricordo dignitoso sia quello di togliere una onorificenza della Repubblica Italiana a degli assassini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

Pag. 85

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Fedriga, come ho ricordato già all'onorevole Savino, ricordo anche a lei che, stamani, la Presidente della Camera, ufficialmente in rappresentanza della Camera, ha partecipato già ad un evento, quello ufficiale di commemorazione, che si è tenuto al Senato, e in questo momento è impegnata in un viaggio ufficiale in rappresentanza della Camera, quindi è fuori sede. Ad ogni buon conto la ringrazio anche per il ringraziamento che mi ha fatto. È mio dovere presiedere la Camera e anche fare queste commemorazioni, ruolo del quale ovviamente sono anche orgoglioso.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, colleghi, credo che in via di principio istituire una giornata in ricordo comporti il rischio di trasformare in rito quello che dovrebbe essere percepito come un dovere morale e che si tratti comunque di un rito poco interessante: lo dimostra l'ora in cui è stata organizzata questa commemorazione e la presenza in questo momento che non fa onore a quest'Aula, di cui spesso rivendichiamo rumorosamente la dignità che poi non sappiamo interpretare bene. E tuttavia, pur con questa riserva nei confronti dei riti, credo che si tratti di un rito necessario perché l'istituzione di questa giornata della memoria è stata un atto doveroso ed opportuno. Doveroso nei confronti dei 10 mila-15 mila morti, dei 300 mila esuli forzati: doverosa nei loro confronti e mi riferisco in particolare agli esuli forzati. Prima il collega Bianconi, cui mi accomuna l'età, ricordava la sua esperienza personale di come nella sua cittadina venissero accolti i profughi istriani. Posso sovrapporgli la mia esperienza. È una regione ancora più lontana e più scomoda: ne arrivavano pochi ma effettivamente vennero percepiti come italiani un po’ diversi dagli altri, con una solidarietà che in quel momento aveva delle difficoltà ideologiche. La Giornata della memoria serve anche a ricordare, oltre alle vittime, cinquant'anni di viltà, cinquant'anni nei quali deliberatamente per le convenienze politiche del momento si è voluto occultare questo ricordo, si è voluto dimenticare le vittime, si è voluto dimenticare tutti i nostri torti nel non aver saputo accogliere correttamente i fratelli istriani. È in questo spirito, signor Presidente, che unisco le mie parole alle sue perché commemorare le vittime ed esprimere solidarietà ai loro parenti è giusto e doveroso ma vorrei aggiungere che oggi è giusto e doveroso anche guardare dentro noi stessi e arrossire un po’ (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia e Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Non voglio ripetere le parole che ho già sentito pronunciare in quest'Aula. Una giornata dedicata al ricordo di quello che è stato un vero e proprio genocidio nei confronti di italiani colpevoli solo di essere italiani, al di là delle appartenenze politiche o degli schieramenti ideologici, è un atto doveroso. Non è un atto di giustizia, è una cosa giusta. E io penso che ci si debba interrogare sul motivo che ha determinato, rispetto a questo atto giusto, un ritardo di quasi cinquant'anni. Si è ricordato che solo negli anni 2000 il Parlamento ha iniziato a ragionare sulla necessità di avere una giornata da dedicare al ricordo delle foibe e dei profughi dalmati e istriani. C’è da ricordare che per quasi cinquant'anni i libri di scuola, quelli scritti dagli italiani, avevano volutamente dimenticato quella che è stata una tragedia, un genocidio del quale evidentemente qualcuno aveva vergogna di parlare. Sono ovviamente contento che questo velo di silenzio sia stato squarciato, sono ancora e sarei ancora più contento se ci si domandasse il motivo per il quale ciò è accaduto con cinquant'anni di ritardo. Questo probabilmente renderebbe realmente per tutti quanti noi questa giornata una giornata di comune ricordo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale-Fratelli d'Italia).

Pag. 86

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (ore 19,19).

  PRESIDENTE. La Presidenza della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo il deputato Oreste Pastorelli in sostituzione del deputato Mario Borghese dimissionario.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,20).

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Mi voglio togliere, Presidente, una soddisfazione qui all'interno dell'aula della Camera dei deputati (quando mai mi ricapita), poiché circa un anno fa, in una trasmissione televisiva, verso le dieci, dieci e mezza di sera, il sottoscritto era stato tacciato da una collega del mio ex-gruppo parlamentare di andare a fare una compravendita di deputati dal sottosegretario Luca Lotti. È un fatto mai smentito dalla deputata. Chiaramente io ho denunciato il fatto ma è stata chiesta l'archiviazione perché sembra che in Italia purtroppo anche e soprattutto i politici possano dire, affermare e infangare quanto e come vogliono. Presidente, la vittoria più bella non è in questo caso una vittoria in un'aula di tribunale, la vittoria più bella – la trasmissione era Servizio Pubblico – è che la deputata ed ex-collega Paola Pinna è passata poche ore fa al Partito Democratico. Quindi il sottoscritto, che avrebbe dovuto andare a vendersi dieci o quindici deputati per le poltrone, si ritrova convintamente sempre di più all'opposizione di questo Governo, anche grazie alla creazione di un comitato che si chiama Terra Nostra e che appoggia Fratelli d'Italia in questo percorso. La deputata che aveva accusato in modo falso e mendace il sottoscritto ed anche dei colleghi è passata di fatto prima in filomaggioranza ed attualmente in maggioranza. Presidente, come diceva e recitava una vecchia pubblicità, ci sono delle cose che non hanno prezzo e dirlo qui alla Camera dei deputati in termini di vittoria per quanto riguarda il sottoscritto, ebbene, Presidente, non ha prezzo.

  MONICA FAENZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Presidente, intervengo in quest'Aula per denunciare un fatto gravissimo che è accaduto nella mia provincia, la provincia di Grosseto. Credo sia noto a tutti dalle cronache che un signore, un privato cittadino, un cittadino italiano pacifico, la scorsa notte, nel tentativo di difendersi dal furto della propria auto, impaurito, probabilmente terrorizzato, ha sparato a un gruppo, ad una banda di quattro rumeni colpendo e ferendone uno. Al di là del gesto che certo non possiamo condividere, reagire alla violenza con altrettanta violenza, devo esprimere ed ho espresso la mia solidarietà a questo signore che adesso si trova nei guai perché deve fare i conti lui stesso con la giustizia. Questi si trova infatti agli arresti domiciliari. Ma soprattutto intervengo per ricordare, Presidente, che più volte con interrogazioni, con emendamenti, con una proposta di legge ho chiesto che fosse cambiato l'ordinamento giuridico italiano affinché questi casi di violenza non si perpetrassero, non dilagassero come sta accadendo. Purtroppo noi abbiamo più volte chiesto il potenziamento delle forze dell'ordine e l'aiuto e l'ausilio dell'esercito e soprattutto chiediamo anche che sia modificato l'articolo 52 del codice penale ma siamo rimasti totalmente inascoltati da parte del Governo. Credo che una riforma dell'ordinamento giuridico potrebbe privare i cittadini italiani purtroppo dell'unica ormai soluzione che Pag. 87hanno: farci giustizia da soli. D'altra parte voglio dire solo una cosa: come si fa a giudicare un uomo che, nel cuore della notte, si vede entrare qualcuno in casa ? Credo che il turbamento psicologico e lo stress che ciò procura non possa consentire a questo uomo di valutare se la sua reazione è adeguata all'offesa come, invece, chiede il codice penale italiano. Credo che almeno questo principio debba essere rivisto affinché il signor Bruno Poeti possa riconquistare la propria libertà da uomo pacifico dal momento che si è sempre comportato bene in Italia.

  LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Ricordo come ieri la Guardia forestale e la Polizia abbiano scortato i camion dell'immondizia nel Parco Nazionale del Vesuvio. I cittadini finalmente sono insorti contro un Governo Berlusconi che aveva deciso di trasformare le discariche per rifiuti urbani in siti militari dove buttare di tutto, rifiuti speciali e scarti degli inceneritori. Ero in piazza con i cittadini con un megafono. Le voci di protesta si alzavano alte. In quel momento tanti hanno avuto il cuore infranto dal tradimento di pezzi dello Stato, ma in realtà era il solito tradimento di un Governo, che aveva in sé pezzi criminali. Oggi governa il centrosinistra e nulla è cambiato. Il PD fa il palo a Berlusconi. Ho depositato due interrogazioni dall'inizio della legislatura, la 5-06628 e la 5-05359, che sollecito, richiedendo un'ispezione del nucleo operativo ecologico (NOE) in un territorio dove le famiglie non hanno i soldi per pagare le cure di cancri e tumori dei propri figli piccoli, ma anche chiedendo l'utilizzo dei 6 milioni di euro per le bonifiche. Ci sono già studi universitari che hanno fatto la caratterizzazione. Il PD ha respinto nel decreto «Terra dei fuochi» la mia proposta di bonifica e monitoraggio delle discariche in Campania, nei parchi nazionali e nelle oasi verdi. Non potete resistere a lungo con questo muro di gomma. È inutile che il Governo confidi nella nostra desistenza, noi cittadini non molleremo mai.

  PRESIDENTE. Se lei sollecita un'interrogazione, la Presidenza si fa parte diligente nella sollecitarla al Governo. Però, la invito a non utilizzare espressioni ingiuriose rispetto a partiti o movimenti.

  COSIMO PETRAROLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  COSIMO PETRAROLI. Grazie, Presidente. Intervengo per evidenziare un problema riguardante l'università degli studi di Bari. Infatti, diversi ricercatori pugliesi sono tutt'oggi vittime di un pasticcio causato dalla ex giunta regionale. Cos’è accaduto ? Nel dicembre 2013 la regione Puglia pubblicava un bando rivolto ai ricercatori precari pugliesi intitolato Future and research, appunto per stimolare la ricerca scientifica pugliese. Gli aspiranti a questo bando dovevano presentare un progetto e contestualmente indicare un dipartimento universitario in cui le attività di ricerca dovevano essere di fatto realizzate. Bene, i progetti vincitori hanno garantito ai dipartimenti risorse per 26 milioni di euro per bandire dei concorsi per assumere 170 ricercatori precari. Ma la cosa sconvolgente è che, a causa di un sistema farraginoso, non è scontato che l'ideatore del progetto vincente diventi poi il ricercatore che di fatto lo svilupperà. Infatti, sta accadendo esattamente questo: i ricercatori pugliesi precari, che hanno ideato i progetti, quindi garantito risorse per milioni di euro alle università, rischiano di rimanere fuori dai giochi, vedendo conquistare il posto da altri ricercatori provenienti da altre regioni italiane. La domanda che faccio è se il Ministero sia al corrente di questa assurda situazione e se ritenga opportuno intervenire per correggerla. Per questa ragione proprio oggi ho depositato una interrogazione parlamentare.

Pag. 88

  ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Ho chiesto la parola a fine seduta per ricordare un giovane che ha perso la vita 33 anni fa, Paolo Di Nella, nel giorno del suo ventesimo compleanno. Paolo Di Nella era un giovane militante del Fronte della Gioventù, movimento giovanile del Movimento Sociale Italiano. Paolo Di Nella, il 2 febbraio 1983, è stato colpito alla testa mentre esercitava quelle che erano le sue volontà, il suo impegno politico ed è stato colpito perché credeva profondamente nella possibilità di svolgere un'azione a servizio della comunità, restituendo, attraverso l'affissione di manifesti, un'area pubblica i cittadini, l'area del parco di Villa Chigi, ritenendo che questo fosse un fatto importante per la sua comunità. Per sette giorni Paolo ebbe una vera e propria veglia da parte della sua comunità, degli amici, ovviamente di tanti che erano stati colpiti da quell'evento così grave e così pesante, che, però, in qualche modo, dal punto di vista temporale, era anche slegato... Era la fase finale, Presidente, di quelli che erano anni di piombo, che hanno colpito pesantemente il mondo dei giovani – in particolar modo di Roma, ma non solo di Roma – della destra politica italiana, ma anche della sinistra. A distanza di 33 anni, questa sera ovviamente il senso di questo ricordo è innanzitutto di non dimenticare, di non dimenticare l'impegno politico di Paolo, che, grazie al fatto che credeva nelle proprie idee e decideva di sostenerle con forza, ha perso la vita. Ha perso la vita, purtroppo, ad opera di due assassini che ancora oggi non sono stati trovati, non sono stati identificati. Paolo Di Nella non ha avuto giustizia, non hanno avuto giustizia né lui né la sua famiglia. E l'elemento fondamentale per cui noi chiediamo ancora oggi non solo di ricordarlo, ma di avere giustizia è quello di considerare in lui la libertà di ogni giovane, di ognuno di noi, di poter esprimere le proprie idee in democrazia, pretendendo ed avendo rispetto e non certamente rischiando la propria vita. Noi chiediamo ancora, Presidente, che ci sia un'iniziativa per poter riaprire le indagini su quella vicenda, alla luce di elementi che erano stati portati anche nei mesi scorsi, per riuscire a fare chiarezza su questo gravissimo assassinio e per portare finalmente giustizia e pace a Paolo e alla sua famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, ovviamente la Presidenza non ha facoltà su questo, ma certamente è possibile presentare atti di sindacato ispettivo ai Ministeri competenti.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 11 febbraio 2016, alle 9:

  1. – Seguito della discussione delle mozioni Nicoletti, Bergamini, Alli, Locatelli, Monchiero ed altri n. 1-00966, Baldassarre ed altri n. 1-01143, Parisi ed altri n. 1-01144, Rampelli ed altri n. 1-01149 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01150 concernenti iniziative in merito al rispetto dei diritti umani in Corea del Nord, nonché in relazione alla politica degli armamenti di tale Paese.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00950, Borghi, Alli, Plangger ed altri n. 1-00952, Cominardi ed altri n. 1-01137, Polverini ed altri n. 1-01138 e Paglia ed altri n. 1-01145 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri, in particolare alla luce del recente accordo sottoscritto con la Confederazione Elvetica.

  3. – Discussione delle Relazioni della Giunta per le autorizzazioni:
   Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni Pag. 89nei confronti di Filippo Ascierto (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 11-A).
  – Relatore: Chiarelli.
   Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Giacomo Chiappori (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 13-A).
  – Relatrice: Rossomando.
   Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Silvio Berlusconi (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 14-A).
  – Relatore: La Russa.
   Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Marco Pugliese (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 15-A).
  – Relatrice: Carinelli.

  La seduta termina alle 19,30.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3513-A

  ORESTE PASTORELLI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il decreto che oggi siamo chiamati a convertire in legge contiene misure tra loro diverse ma tutte unite da un unico filo conduttore: agevolare, in un contesto di legalità, l'azione di governo intrapresa dall'Esecutivo.
  Accanto alle necessarie proroghe di alcuni termini e scadenze emergono, infatti, disposizioni importanti, come quelle volte a sbloccare risorse pubbliche strategiche, ovvero a concedere ad alcune amministrazioni ulteriore tempo per poter intervenire in modo compiuto su determinati settori.
  Tutte le misure messe in campo appaiono necessarie per il corretto esercizio da parte del Governo delle proprie prerogative: senza di esse quest'ultimo non potrebbe perseguire efficacemente il proprio indirizzo politico.
  Non solo. Quanto prescritto in materia di Pubblica Amministrazione, di energia, di ambiente, di sanità e di bilancio degli enti locali appare quanto mai condivisibile e opportuno, dato l'approssimarsi di scadenze e termini decisivi in questi settori.
  Così come condivisibile sono le disposizioni per i lavoratori delle province. La norma, che prevede la possibilità per province e città metropolitane di prorogare di un anno i contratti di lavoro a tempo determinato e quelli di collaborazione coordinata e continuativa, è infatti apprezzabile e va nella giusta direzione.
  Mi preme inoltre sottolineare colleghi quanto fondamentale sia la proroga di due anni del termine dello stato di emergenza relativo agli eventi sismici del maggio 2012 che colpirono alcune province dell'Emilia Romagna, della Lombardia e del Veneto. Quei territori hanno ancora bisogno del sostegno dello Stato.
  Altro tema essenziale toccato dal provvedimento riguarda la Terra dei Fuochi. Le disposizioni che prorogano gli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree campane inquinate rappresentano un atto dovuto nei confronti dei cittadini di quei territori martoriati dalle azioni sconsiderate delle ecomafie.
  È da evidenziare, quindi, l'estrema necessità delle norme contenute nel decreto-legge, nonché la loro stretta connessione con il corretto svolgimento da parte di molte amministrazioni delle loro funzioni. Di qui l'esigenza di approvare disegno di legge di conversione del provvedimento che tali proroghe contiene.
  Tutto ciò, però, non basta. Tengo a rilevare come la proroga di un anno concessa ai grandi impianti di combustione di adeguarsi ai nuovi limiti di emissione sia da rivedere. Va ridotta, infatti, la durata della proroga al fine di applicare a tutti i grandi impianti di combustioni i limiti di emissione previsti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea in materia di tutela dell'ambiente.
  Con l'auspicio, quindi, che quest'ultima premessa venga attuata esprimo il voto Pag. 90favorevole della componente socialista al presente disegno di legge di conversione.

  ACHILLE TOTARO. Onorevoli colleghi e colleghe, signor rappresentante del Governo, stamattina non abbiamo votato la fiducia. Non la abbiamo votata non solo per il valore politico dell'atto ma anche, come abbiamo sostenuto durante il nostro intervento, per la manifesta incapacità dei Governo che traspare da questo provvedimento e per la cattiva prassi amministrativa che lo ha prodotto.
  Questo provvedimento contiene di tutto. Si va dal personale delle pubbliche amministrazioni, alle televisioni, al sistema giudiziario, alle scuole, alla formazione musicale, al turismo, all'edilizia scolastica, alla rete ferroviaria, e potrei continuare ancora molto a lungo. E quello che è anche peggio, è che all'interno degli ambiti che ho appena citato si trovano davvero le norme più disparate; di fatto possiamo dire che questo decreto-legge è ormai oltre l’«omnibus», è un perfetto esempio di tuttologia.
  Evidentemente tutto quello che poteva trovare una soluzione in questo momento temporale è stato riciclato dentro la «proroga di termini previsti da disposizioni legislative», e così ci siamo allontanati ancora dalla già deplorevole mission di questa legge.
  Perché il decreto, nel testo che oggi approverete qui alla Camera, e che certo non sarà modificato al Senato, non contiene più solo proroghe ma anche le cosiddette norme ordinamentali: possiamo citare la rideterminazione delle tariffe elettriche in Sicilia e in Sardegna, la destinazione delle risorse ai Fondi di previdenza complementare dei dipendenti delle P.A, le facoltà assunzionali attribuite ai Comuni umbri colpiti dal terremoto, i poteri ai prefetti sui bilanci degli enti locali, e, voi lo sapete meglio di me, molti altri ancora.
  Ma torniamo alle proroghe; perché è qui che appare più evidente l'incapacità di questo Governo di rispettare le scadenze che esso stesso si è dato. Ci sono decine e decine di argomenti che vengono sistematicamente prorogati di anno in anno, di semestre in semestre. È il caso del SISTRI, è il caso della riscossione per gli enti locali ancora in capo a Equitalia, della riqualificazione dell'ex area industriale di Bagnoli, dismessa – è giusto ricordarlo – negli anni Ottanta. E già che siamo in tema di bonifiche, manco a dirlo si prorogano i termini anche per quella della Terra dei fuochi, e immancabilmente si proroga l'emergenza rifiuti in Campania, si proroga il termine per adottare un atto di legge che possa finalmente contrastare gli abusi nel settore dei taxi e delle licenze di noleggio con conducente.
  Onorevoli Colleghi, qui il problema è manifesto, ed è che nulla viene mai risolto, tutto sempre solo rimandato. Non esiste un approccio strutturale, non esiste una soluzione di lungo periodo, solo interventi tampone, di volta in volta portati avanti ancora qualche mese o qualche anno. Quello che duole constatare è che tutto questo va a svantaggio dei cittadini e a detrimento del sistema produttivo. L'incertezza del quadro legislativo, infatti, è uno dei più importanti motivi per cui le aziende straniere non investono in Italia. E i cittadini non riescono ad orientarsi in questa giungla di rinvii, per non parlare di tutti quelli che si trovano coinvolti in prima persona dalle vostre fallite ambizioni di cambiamento.
  In conclusione, nonostante questo provvedimento nella sua grande varietà di argomenti tocchi certamente molte materie che meritano attenzione, il Gruppo di Fratelli d'Italia – Alleanza nazionale voterà comunque contro l'approvazione di questo decreto-legge, per il nostro sconcerto davanti alla mancanza di strategia, alla incapacità di realizzare e di risolvere anche solo le piccole questioni, figuriamoci le grandi, per la paura che ci fa la vostra assenza di visione del futuro.

  GIAN LUIGI GIGLI. Il decreto che convertiamo oggi in legge è il più classico di quei decreti detti «omnibus», che contengono tutto ed il contrario di tutto. Si comprende bene quel che ha affermato in discussione generale la relatrice, on. Gasparini, Pag. 91che ha ricordato come molte proroghe contenute nel decreto sono dovute ad un ritardo nell'attuazione di provvedimenti legislativi, ma che molte altre sono state rese necessarie dalla mancanza di una «manutenzione delle leggi» e del procedimento legislativo. Sta, però, di fatto che su provvedimenti del genere si sono da tempo appuntate le critiche e i moniti di istituzioni fondamentali. Non si può non ricordare la lettera dell'allora Presidente della Repubblica Napolitano che interveniva, in maniera certo poco rituale ma molto efficace, per avvisare come fosse da considerare non firmabile un decreto come il Milleproroghe già fin troppo «variegato», e modificato pesantemente in fase emendativa. Eravamo ad inizio 2011 ed un anno dopo la Corte Costituzionale ribadiva i limiti alla emendabilità dei decreti, in particolare al mille proroghe che nel corso del tempo era diventato lo strumento per inserirvi di tutto e di più.
  L'odierno decreto è forse più contenuto di quelli che lo hanno preceduto, ma non possiamo non auspicare che in futuro l'uso dei mille proroghe vada a scemare e che si riesca presto a provvedere con leggi ordinarie, ed ordinate, alle esigenze che oggi costringono ai mille proroghe. Per ora dobbiamo rilevare che Governo e Parlamento fanno fatica ad abbandonare i vecchi costumi.
  Con giustificazioni ancora minori rispetto alla legge di stabilità, il Milleproroghe è visto da troppi come l'occasione per strappare concessioni a favore di questo o quel territorio, di questa o quella corporazione.
  Piccole prebende per rafforzare il credito personale di qualche deputato, come evidenzia talora il livello di dettaglio della norma introdotta o modificata nella fase emendativa.
  Sarebbe impossibile entrare nel merito dei singoli provvedimenti. Preferiamo piuttosto insistere nell'esaminare i limiti di un simile modo di legiferare che opera attraverso il differimento dei termini previsti da disposizioni legislative vigenti, ovvero l'introduzione di regimi transitori.
  Anzitutto, dobbiamo evidenziare il parere del comitato per la legislazione, secondo il quale «nel procedere a numerose modifiche della disciplina vigente, il provvedimento non sempre effettua gli opportuni coordinamenti con le preesistenti fonti normative».
  A ciò si aggiunge che il decreto-legge reca disposizioni di carattere temporaneo che in alcuni casi, a seguito di successive proroghe, si applicano ininterrottamente da anni. Il caso più clamoroso è la proroga del decreto luogotenenziale 518/1945 riguardante il riconoscimento delle qualifiche di partigiano. Il comitato suggerisce che in alcuni casi andrebbe più correttamente valutata la trasformazione a regime, a meno che nel caso specifico non si voglia, di proroga in proroga, che sia la biologia a mettere la parola fine.
  Il decreto-legge inoltre proroga in più punti il termine iniziale di entrata in vigore di discipline che avrebbero dovuto trovare applicazione già da alcuni anni. È questo il caso, p.es., all'articolo 7 della proroga fino al 31 luglio 2016 del termine per l'applicazione della disciplina sul possesso dei requisiti di idoneità tecnica ed organizzativa del contraente generale delle grandi opere, previsto dal decreto legislativo n. 163 del 2006 sui contratti pubblici.
  Altre disposizioni intervengono invece a prorogare il termine per l'adozione di provvedimenti applicativi di norme preesistenti che, se ne deduce pur vigendo da tempo, non hanno mai trovato attuazione. Se per l'obbligatorietà della firma digitale negli atti giudiziari disposta dalla legge n. 90 del 2014 è passato – si fa per dire – solo un anno e mezzo, le «urgenti disposizioni attuative, tese ad impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio di taxi e del servizio di noleggio con conducente» avrebbero dovuto trovare applicazione già dal lontano maggio 2010.
  Vi sono poi le proroghe di disposizioni aventi carattere derogatorio (per es. quelle riguardanti il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco collocato in posizione di comando o fuori ruolo presso altri organi, oppure il regime di opponibilità della garanzia al debitore e al terzo Pag. 92riguardante i contratti di garanzia finanziaria relativi a finanziamenti forniti dalla Banca d'Italia alle banche; o ancora il blocco dell'adeguamento automatico dei canoni di locazione passiva per gli immobili condotti dalle amministrazioni pubbliche e utilizzati a fini istituzionali).
  Infine, il decreto-legge incide in via non testuale su discipline oggetto di fonte normativa di rango subordinato; tale circostanza non appare coerente con le esigenze di semplificazione dell'ordinamento vigente.
  Entrando nel merito, poiché sarebbe impossibile, oltre che inutile passare in esame tutte le norme contenute nel decreto, mi limiterò a due ambiti che toccano da vicino le mie corde di docente universitario e di abitante della regione più orientale del nord-Italia.
  Per quanto riguarda l'università, grazie anche alle modifiche introdotte dalle Commissioni, sono stati prorogati i contratti di ricercatore universitario di tipo «b».
  Le disposizioni pongono rimedio alla mancata indizione delle tornate 2014 e 2015 delle procedure di abilitazione scientifica nazionale, il cui conseguimento era precondizione per l'eventuale chiamata nel ruolo di professore associato. Con altro comma, la possibilità di stipulare contratti di ricercatore di «tipo b» è stata estesa ai titolari di assegni di ricerca conseguiti ai sensi dell'articolo 22 della legge 240/2010, ponendo rimedio ad una evidente incongruenza presente nel testo vigente della legge 240/2010.
  Si tratta di decisioni di buon senso che affrontano, anche se soltanto in modo molto parziale, il tema dei ricercatori universitari a tempo determinato che da tempo chiedono una soluzione alla loro situazione di precariato intellettuale, inaccettabile non solo per chi, spesso, rappresenta una eccellenza preziosa per il Paese, ma anche per il Paese stesso che corre il rischio di sprecare risorse ed energie che sarebbero utilissime per la crescita del Paese stesso.
  Infine il comma 10-sexies differisce al 31 dicembre 2016 il termine per l'emanazione del regolamento sulle modalità di espletamento delle procedure per l'abilitazione scientifica nazionale. La prossima tornata avrà dunque avvio nel 2017 e si concluderà forse a fine anno, a ben 4 anni di intervallo dalla precedente del 2013.
  Tutto bene, ma non vorremmo che, di proroga in proroga, negli Atenei italiani si aprisse nuovamente la stagione del precariato, con ricercatori in perenne proroga. Ne avremmo solo un'università invecchiata, una fascia intermedia di frustrati per la impossibilità di entrare in ruolo e di progredire nella carriera, e la fuga all'estero delle nuove leve che non riescono nemmeno ad accedere al contratto di ricercatore a tempo determinato.
  Per quanto riguarda il confine orientale, è apprezzabile che le Commissioni abbiano riaperto i termini di presentazione delle domande da parte dei congiunti delle vittime delle foibe per la concessione di un riconoscimento a titolo onorifico da consegnare ogni anno nel giorno del ricordo. Fa piacere, ed è un segnale di attenzione verso persone che furono vittime di tante atrocità, per troppo tempo dimenticate, che proprio oggi, 10 febbraio, il decreto che contiene anche questa decisione ottenga il primo voto favorevole del Parlamento. Si tratta di un aspetto che può apparire minore ma che tale non è. Ricordare coloro che morirono solo perché italiani, in modo orribile, quasi che fosse una colpa essere italiani in certe zone, non è mai una cosa da poco. La memoria è importante perché la tragedia dell'odio etnico non torni ad accadere. Siamo dunque lieti che i termini per la presentazione della documentazione siano stati prorogati di altri dieci anni con l'emendamento Malpezzi. Saremmo stati più contenti se invece di quello del PD fosse passato l'emendamento di identico significato presentato dal nostro Gruppo. In ogni caso quanto inserito nel Milleproroghe costituisce per gli esuli un segno importante di attenzione da parte del Parlamento nazionale.
  Il Gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico, come ho cercato di dire, non nasconde dubbi sul metodo, ed anche sul merito. Ma esprime voto favorevole Pag. 93alla conversione in legge del decreto, augurandosi che questo strumento possa andare in soffitta quanto prima e che si arrivi a un procedimento legislativo più snello e al tempo stesso più razionale.
  In un paese che avrebbe bisogno di un riordino delle leggi con semplificazioni e testi unici, con il Milleproroghe, invece di semplificare, si finisce per confondere ulteriormente testi già ingarbugliati, producendo solo materia per ingrassare gli studi legali. Un governo che vuole qualificarsi per l'innovazione deve riuscire a evitare questo metodo obsoleto di legiferare che puntualmente ricorre. Da parte sua il Parlamento dovrebbe sentire il dovere di non peggiorare l'impianto del provvedimento con disposizioni molto settoriali e quasi personalizzate.
  Lo strumento del Milleproroghe, oltre a rendere difficile al cittadino la panoramica degli interventi, complica il monitoraggio delle leggi e svilisce la certezza del diritto.
  Concludo: il Comitato per la legislazione ha invitato il legislatore a «introdurre interventi stabili e a regime, evitando il ricorso sistematico a una legislazione provvisoria, temporanea, sperimentale o fatta di mere proroghe, che, nell'incorporare già all'origine la previsione di successivi interventi integrativi, correttivi, o, comunque, a regime, confligge con le esigenze di stabilità, certezza e semplificazione della legislazione».
  Facciamo nostro questo invito, nel mentre votiamo ancora una volta «montanellianamente», turandoci il naso, certi che per il milleproroghe nessuno manderà un tweet con l'hashtag #lasvoltabuona.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Sig. Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, Scelta Civica si appresta ad esprimere un voto favorevole sul decreto Milleproroghe.
  Un decreto che noi vogliamo leggere in un'accezione positiva, considerandolo come la conferma della prosecuzione di alcune azioni opportune ed adeguate intraprese dal Governo.
  Uno strumento che serve per fare «manutenzione» alle normative, che in fase di attuazione richiedono necessariamente aggiustamenti per ottimizzare il raggiungimento dei risultati e degli obiettivi previsti.
  Un lavoro certamente impegnativo e molto articolato per la molteplicità degli argomenti affrontati.
  Un lavoro che testimonia un forte impegno nell'azione di governo, una forte attenzione per fare in modo che gli effetti positivi delle previsioni normative possano essere massimizzati ed adeguati in corso d'opera al variare delle condizioni.
  Certo, nessuno nasconde che qualche proroga sia legata al ritardo nell'attuazione di taluni provvedimenti legislativi, ma la delicatezza e la complessità operativa di alcuni temi giustificano la situazione.
  Si pensi per esempio alla proroga concessa ai Comuni di avvalersi ancora di Equitalia per l'accertamento, la liquidazione o la riscossione dei Tributi locali, che già il decreto sviluppo del maggio 2011 aveva eliminato a seguito di proposte attivate anche da parlamentari che ora sono in Scelta Civica.
  Oppure alla proroga del termine per l'emanazione del decreto ministeriale finalizzato a regolamentare il servizio taxi ed il servizio di noleggio con conducente.
  O alla definizione dei distretti turistici o alla gestione obbligatoria in forma associata delle funzioni fondamentali dei piccoli Comuni.
  Si tratta di temi complessi tecnicamente e finanziariamente, di forte impatto su alcune tipologie di imprese, sugli Enti locali ed in definitiva sui cittadini, che vanno affrontati tenendo anche conto delle continue evoluzioni del mercato e delle esigenze primarie della collettività.
  Non riteniamo perciò negative le proroghe che entro certi limiti vengono concesse su tematiche tanto delicate, sottolineando comunque che questi provvedimenti non devono diventare il paravento dietro cui nascondere inerzia e volontà di conservare lo status quo.
  In questo decreto risultano di grande rilevanza le disposizioni in materia di pubbliche amministrazioni.Pag. 94
  Vengono innanzitutto prorogate al 31 dicembre 2016 una serie di disposizioni riguardanti assunzioni a tempo indeterminato in alcune pubbliche amministrazioni, tra cui i comparti sicurezza e difesa e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche in relazione alle cessazioni verificatisi in diversi anni.
  Risulta così possibile poter utilizzare anche nel 2016 le disponibilità finanziare legate ad assunzioni riferite a periodi precedenti ma che non sono state fruite nei tempi previsti.
  In un periodo in cui pochi e disonesti «furbetti» rischiano di compromettere l'immagine dell'intera categoria dei dipendenti pubblici, vogliamo riconfermare la nostra fiducia ed il nostro sostegno ai tanti che lavorano con impegno e serietà a favore dell'intera collettività.
  Sul fronte del lavoro e dell'occupazione, sottolineiamo l'aumento della copertura economica dei contratti di solidarietà difensivi di un ulteriore 10 per cento, un provvedimento a favore dei lavoratori dell'Ilva di Taranto colpiti da una crisi gravissima.
  Condividiamo le proroghe che sono state concesse in relazione ad interventi emergenziali nelle zone colpite da recenti calamità naturali.
  Il prolungamento dell'incarico del Commissario delegato per il ripristino della viabilità in Sardegna, la proroga del termine per l'ottenimento di incentivi per la produzione di energia, la sospensione del pagamento delle rate di mutuo ed il prolungamento dello stato di emergenza in alcune province dell'Emilia Romagna, del Veneto e della Lombardia sono disposizioni che contribuiscono a sostenere la ripresa di questi territori duramente colpiti e a far sentire loro la vicinanza dello Stato.
  Nel settore delle emergenze ambientali, sottolineo anche le proroghe relative agli interventi finalizzati alla bonifica dei siti inquinati della Terra dei Fuochi, alla rigenerazione urbani, del comprensorio di Bagnoli-Coroglio ed alla gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.
  Registriamo poi una serie di proroghe finalizzate a ridurre i costi sostenuti dalla pubblica amministrazione in diversi settori, perché, come Scelta Civica da sempre sostiene, risulta indifferibile ed indispensabile nel nostro Paese procedere ad una seria e proficua opera di spending review, a partire anche dai più modesti centri di spesa.
  Bene allora lo spostamento al 31 dicembre 2016 del limite massimo delle indennità, compensi e retribuzioni erogati dalla pubblica amministrazione ai componenti di organi di indirizzo e controllo, consigli di amministrazione ed organi collegiali, oltre che ai titolari di incarichi di qualsiasi tipo.
  Fermo resta che ovviamente per raggiungere i necessari obiettivi di contenimento della spesa pubblica non bastano certamente queste misure, che per quanto apprezzabili potrebbero – se portate all'eccesso – svalutare e demotivare gli organi direzionali di molte realtà economiche.
  Serve invece una forte azione di riorganizzazione strutturale nel settore delle partecipate pubbliche, così come previsto nella legge di Stabilità del 2015, che grazie anche all'azione di Scelta Civica, prevedeva un'incisiva opera di razionalizzazione delle società partecipate dagli enti pubblici.
  Ci auguriamo che queste norme, che sono già in vigore, vengano applicate con urgenza, senza deroghe e senza condoni.
  Nel filone di provvedimenti finalizzati al contenimento della spesa pubblica si inseriscono anche altre due proroghe per l'anno 2016: il blocco dell'adeguamento automatico dei canoni di locazione passiva per gli immobili locali all'amministrazione pubblica ed il divieto di acquisto di mobili ed arredi – ad esclusione di quelli destinati ad uso scolastico e per i servizi per l'infanzia.
  Molti altri sono i provvedimenti che consideriamo positivi: una revisione degli oneri generali di sistema applicati nelle bollette elettriche, riferiti ai clienti elettrici non domestici, che favorirà utenze elettriche a media tensione, la proroga dell'anticipazione Pag. 95del prezzo in favore dell'appaltatore al 20 per cento, anche se avremmo preferito un ampliamento della casistica ai contratti di servizi e forniture, l'esclusione automatica delle offerte anomale nelle gare di appalto, la possibilità ai fini della qualificazione degli esecutori di lavori pubblici di utilizzare i migliori 5 anni dell'ultimo decennio per la dimostrazione della cifra d'affari realizzata e molti altri provvedimenti.
  Da ultimo, voglio sottolineare un provvedimento di alto valore morale: vengono riaperti i termini per la presentazione da parte dei parenti della domanda di concessione di un titolo onorifico alle vittime delle foibe. Davvero un bel gesto per ricordare e celebrare il Giorno della Memoria, che ricorre oggi.
  Scelta Civica esprimerà parere favorevole alla conversione del decreto legge in esame.

  GIANNI MELILLA. Questo decreto legge 210/2015 più che mille proroghe dovrebbe più semplicemente chiamarsi omnibus, essendo un coacervo di norme che investono numerose materie in modo disomogeneo e disorganico.
  E inoltre le norme che si introducono non hanno neanche i requisiti di necessità e urgenza così come previsti dall'articolo 77 della Costituzione e richiamati dalle sentenze della Corte Costituzionale al riguardo come, in particolare, la sentenza n.22 del 2012 laddove la Suprema Corte ritiene illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità. Il Governo Renzi ha presentato ben 45 decreti-legge.
  L'iniziativa della legge è governativa per l'83 per cento e solo il 17 è di iniziativa parlamentare.
  Le disposizioni che si introducono incidono su vari settori sia pubblici che privati, dall'ambiente per l'adeguamento al SISTRI (Sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti), ai requisiti dei grandi impianti di combustione, al conferimento in discarica dei rifiuti speciali, alla proroga dei termini in materia di appalti, di prevenzione degli incendi nelle scuole italiane, oramai in emergenza di sicurezza con un grave pericolo incombente sui nostri studenti.
  Al proposito voglio ricordare l'ultimo rapporto dell'Associazione Save the Children che rileva che il 54 per cento degli istituti scolastici di ogni ordine e grado non rispetta la normativa vigente, mentre secondo Legambiente la percentuale di strutture prive di certificato di prevenzione antincendi salirebbe addirittura al 60.
  Il coacervo di proroghe dei termini dimostra l'assoluta incapacità del Governo di dirigere in materia ordinata, rispettando le scadenze di legge, la macchina amministrativa dello Stato.
  L'articolo 97 della Costituzione parla di «buon andamento della P.A.».
  E invece, ogni anno, rispunta con puntualità svizzera il c.d. «Milleproroghe», che equivale ad una resa dello Stato alla sciatteria e alla inconcludenza del non rispetto delle leggi su questioni essenziali per la vita dei cittadini, della loro salute e della loro sicurezza.
  Le attuazioni delle leggi e dei regolamenti incontrano crescenti difficoltà anche a seguito dei continui tagli operati a danno della P.A., dell'occupazione e degli investimenti in innovazione e nuove tecnologie.
  Le leggi rimandano gli impegni a futuri provvedimenti che fiaccano ulteriormente una P.A. in stato di perenne emergenza oramai da anni.
  Con l'ultima legge di stabilità 2016 si è arrivati ad approvare un testo abnorme di un solo articolo costituito però da ben 999 commi cui corrispondono circa 155 provvedimenti attuativi e successivi tra decreti ministeriali, interministeriali, decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, protocolli d'intesa, provvedimenti fiscali, comunicazioni. Una giungla in cui è impossibile districarsi rispettando i tempi previsti troppo allegramente.
  Sono quasi 40 provvedimenti in più rispetto alla legge di stabilità del 2015, il doppio rispetto alla legge di stabilità del 2014.
  Ogni due giorni del 2016, in sfregio alla opportunità di approvare leggi il più possibile Pag. 96auto applicative, occorre un provvedimento da assumere per ottemperare alla legge di stabilità, con l'inevitabile conseguenza che la macchina dello Stato non ce la fa a rincorrere un Governo-legislatore irresponsabile.
  E dunque, ogni anno, il «Milleproroghe» si arricchisce di nuove proroghe, cioè di fallimenti amministrativi con il risultato di seminare incertezze nel quadro normativo e danni per le imprese, le istituzioni locali, le famiglie, i cittadini.
  Inoltre il richiamo da parte del Governo alle deroghe, rispetto alle leggi, è un'altra prova dello sbilanciamento dei poteri previsti dalla Costituzione, con il Governo che considera un optional l'attuazione della legge, cioè della volontà del Parlamento.
  Le Commissioni I e V hanno cambiato questo decreto-legge 210/15 con molti emendamenti che hanno ulteriormente appesantito il testo.
  In alcuni casi si è trattato di modifiche anche giuste come nel caso della proroga dei termini a favore dei lavoratori cassaintegrati, dei contratti di solidarietà con un aumento del 10 per cento del trattamento di integrazione salariale.
  Al proposito siamo contenti che questo nostro emendamento sia stato approvato. L'opposizione deve sempre tendere a migliorare le leggi anche le più cattive.
  Altri emendamenti, come ha detto Giulio Marcon, che abbiamo presentato non sono stati accolti in materia di sicurezza degli incendi nelle scuole, di blocco degli sfratti, di agevolazioni per gli abbonamenti del TPL, di risorse per il Fondo affitti, di Opzione Donna, di Cedolare Secca, di emissioni nei vecchi grandi impianti di combustione e infine quello riguardante 6700 lavoratori precari che si occupano della pulizia delle nostre scuole che si ritrovano in mezzo ad una strada.
  Il voto di fiducia non consentirà la loro discussione in Aula e questa legge sarà un prodotto sciatto e disordinato.
  Sono 50 i voti di fiducia che il Governo Renzi ha chiesto in Parlamento. Ha doppiato il Governo Letta e ampiamente superato il Governo Berlusconi e il Governo Prodi.
  Il Governo D'Alema, in 2 anni, chiese solo 5 volte la fiducia. Il Governo Amato non la chiese mai.
  Vorremmo che non ci fossero più leggi Milleproroghe come saldi legislativi di fine anno.
  Vorremmo una produzione legislativa più ordinata e auto applicativa.
  Vorremmo che il Governo rispettasse la volontà del Parlamento adeguando la macchina amministrativa agli inderogabili impegni previsti dalle leggi, senza l'umiliazione costante delle proroghe.
  Ma è chiedere troppo ad un Governo che umilia da troppo tempo la volontà del Parlamento e delle leggi che approva violando la loro attuazione.
  Per questo voteremo contro la conversione in legge di questo decreto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3513-A - odg 9/5 467 466 1 234 171 295 85 Resp.
2 Nom. odg 9/3513-A/10 467 460 7 231 164 296 85 Resp.
3 Nom. odg 9/3513-A/11 468 464 4 233 109 355 86 Resp.
4 Nom. odg 9/3513-A/15 472 469 3 235 104 365 84 Resp.
5 Nom. odg 9/3513-A/16 469 433 36 217 86 347 84 Resp.
6 Nom. odg 9/3513-A/18 468 464 4 233 155 309 84 Resp.
7 Nom. odg 9/3513-A/21 474 467 7 234 171 296 84 Resp.
8 Nom. odg 9/3513-A/22 471 468 3 235 173 295 84 Resp.
9 Nom. odg 9/3513-A/23 466 456 10 229 168 288 84 Resp.
10 Nom. odg 9/3513-A/24 451 430 21 216 153 277 84 Resp.
11 Nom. odg 9/3513-A/26 467 463 4 232 178 285 84 Resp.
12 Nom. odg 9/3513-A/28 470 468 2 235 171 297 84 Resp.
13 Nom. odg 9/3513-A/30 464 435 29 218 147 288 84 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3513-A/31 471 440 31 221 148 292 84 Resp.
15 Nom. odg 9/3513-A/34 476 472 4 237 179 293 84 Resp.
16 Nom. odg 9/3513-A/36 478 381 97 191 86 295 84 Resp.
17 Nom. odg 9/3513-A/37 476 445 31 223 154 291 84 Resp.
18 Nom. odg 9/3513-A/39 472 433 39 217 143 290 84 Resp.
19 Nom. odg 9/3513-A/42 476 473 3 237 113 360 84 Resp.
20 Nom. odg 9/3513-A/43 480 477 3 239 112 365 84 Resp.
21 Nom. odg 9/3513-A/46 476 471 5 236 134 337 84 Resp.
22 Nom. odg 9/3513-A/47 475 471 4 236 141 330 84 Resp.
23 Nom. odg 9/3513-A/48 471 469 2 235 166 303 84 Resp.
24 Nom. odg 9/3513-A/50 479 476 3 239 177 299 84 Resp.
25 Nom. odg 9/3513-A/51 479 476 3 239 176 300 84 Resp.
26 Nom. odg 9/3513-A/52 471 462 9 232 173 289 84 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/3513-A/53 478 460 18 231 144 316 84 Resp.
28 Nom. odg 9/3513-A/55 479 463 16 232 142 321 84 Resp.
29 Nom. odg 9/3513-A/67 480 477 3 239 180 297 84 Resp.
30 Nom. odg 9/3513-A/72 473 471 2 236 166 305 85 Resp.
31 Nom. odg 9/3513-A/74 461 459 2 230 167 292 85 Resp.
32 Nom. odg 9/3513-A/76 I p. 474 471 3 236 361 110 85 Appr.
33 Nom. odg 9/3513-A/76 II p. 474 469 5 235 92 377 85 Resp.
34 Nom. odg 9/3513-A/77 468 466 2 234 103 363 85 Resp.
35 Nom. odg 9/3513-A/80 470 389 81 195 106 283 84 Resp.
36 Nom. odg 9/3513-A/87 475 356 119 179 65 291 84 Resp.
37 Nom. odg 9/3513-A/95 473 373 100 187 83 290 83 Resp.
38 Nom. odg 9/3513-A/97 468 463 5 232 72 391 83 Resp.
39 Nom. odg 9/3513-A/101 477 390 87 196 94 296 83 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 42)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/3513-A/103 474 368 106 185 77 291 83 Resp.
41 Nom. odg 9/3513-A/105 476 471 5 236 179 292 83 Resp.
42 Nom. Ddl 3513-A - voto finale 440 432 8 217 283 149 77 Appr.