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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 656 di lunedì 18 luglio 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 14,10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 28 giugno 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Attaguile, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Casero, Castelli, Castiglione, Antimo Cesaro, Cirielli, Costa, Costantino, D'Alia, D'Uva, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Fava, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Formisano, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Madia, Manciulli, Marazziti, Mattiello, Merlo, Migliore, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Rughetti, Sani, Sarti, Scalfarotto, Scotto, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della proposta di legge costituzionale: D'iniziativa del Consiglio Regionale del Friuli-Venezia Giulia: Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato) (A.C. 3224-B) (ore 14,12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge costituzionale, approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato, n. 3224-B: D'iniziativa del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia: Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo Pag. 2alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3224-B)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gian Luigi Gigli.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore. Signor Presidente, nel richiamare la relazione svolta sul provvedimento in prima lettura in questa Assemblea il 27 gennaio 2016, desidero ricordare che la proposta di legge costituzionale in esame modifica lo Statuto della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, adottato con legge costituzionale n. 1 del 1963, in relazione ai seguenti aspetti. Innanzitutto con l'articolo 1 della proposta si sostituisce il primo comma dell'articolo 2 del vigente Statuto, che definisce il territorio regionale, al fine di registrare le modifiche amministrative nel frattempo intervenute, così da inserire correttamente tutte le attuali province della regione. Nel nuovo testo, infatti, la regione comprende i territori delle attuali province di Gorizia, di Udine, di Pordenone e di Trieste, come non era possibile appunto nel precedente Statuto. Gli articoli dal 2 al 4 e dal 7 al 12 stabiliscono la soppressione delle province e conseguenti modifiche dell'assetto istituzionale. Ricordo che la regione ha già disciplinato l'elezione indiretta degli organi delle province con la legge regionale 14 febbraio 2014, n. 2. La proposta, col sopprimere il livello di governo delle province, delinea quindi un assetto istituzionale che contempla solo due livelli di governo: la regione e i comuni, anche nella forma di città metropolitane, il nuovo ente introdotto nello Statuto nel corso della prima lettura al Senato. Più particolarmente, l'articolo 4, che sostituisce l'articolo 11 dello Statuto vigente, concernente l'esercizio delle funzioni amministrative da parte della regione, prevede la soppressione del termine «province» e l'inserimento al richiamo all'ente della città metropolitana, adeguando il testo ai principi dell'articolo 118 della Costituzione in tema di sussidiarietà. Gli articoli 7, 8 e 10 modificano rispettivamente gli articoli 51, 54 e 62 dello Statuto, sostituendo l'insieme degli enti locali, individuato nel testo vigente come province e comuni, con la nuova definizione del complesso degli enti locali della regione, cioè comuni anche nella forma di città metropolitane.
  Ricordo che gli ambiti di intervento dei suddetti articoli concernono rispettivamente le entrate della regione e la possibilità per la regione di istituire tributi propri in armonia col sistema tributario dello Stato e degli enti locali, articolo 51; la possibilità per la regione di assegnare agli enti locali una quota delle entrate regionali al fine di adeguare la loro finanza al raggiungimento delle finalità e l'esercizio delle funzioni stabilite dalle leggi, articolo 54; infine, le funzioni del commissario di Governo nella regione, che ha il compito, tra l'altro, di vigilare sull'esercizio da parte della regione e degli enti locali delle funzioni delegate dallo Stato, articolo 62. L'articolo 9 sostituisce l'articolo 59 del vigente Statuto che attiene agli enti locali, nel senso di stabilire che sono i comuni, anche nella forma di città metropolitane, la base dell'ordinamento degli enti locali della regione e che i medesimi comuni sono enti autonomi obbligatori, con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione e dallo Statuto. L'articolo 5 modifica il secondo comma dell'articolo 15 dello Statuto concernente l'elettorato passivo per l'elezione del consiglio regionale Pag. 3al fine di abbassare l'età per l'esercizio del diritto di elettorato passivo dai 25 anni, come è attualmente, alla maggiore età. Potranno perciò essere eletti alla carica di consigliere regionale i cittadini che abbiano compiuto diciott'anni il giorno delle elezioni. L'articolo 6 modifica l'articolo 27 dello Statuto concernente l'iniziativa legislativa, diminuendo il numero di firme necessarie per la presentazione di un progetto di legge d'iniziativa popolare, portandolo da 15 mila a 5 mila. L'articolo 12 reca «Disposizioni transitorie» e stabilisce al comma 1 la soppressione delle province della regione Friuli Venezia Giulia esistenti alla data di entrata in vigore della legge costituzionale, a decorrere dalla data stabilita con legge regionale e comunque non prima della scadenza naturale del mandato dei rispettivi organi elettivi già in carica. La medesima legge regionale è chiamata, ai sensi del comma 2, a disciplinare il trasferimento delle funzioni delle province ai comuni, anche nella forma di città metropolitane o alla regione. Sempre con legge regionale dovranno essere disciplinati la conseguente attribuzione delle risorse umane e di quelle finanziarie strumentali per l'esercizio delle funzioni trasferite, nonché la successione nei rapporti giuridici. Infine il comma 3 dell'articolo 12 stabilisce che fino alla data di soppressione le province continuano a essere disciplinate dalla normativa previgente. Per quanto riguarda il rispetto delle competenze costituzionalmente definite va detto che l'articolo 116, primo comma, della Costituzione prevede che gli statuti delle cinque regioni ad autonomia speciale siano adottati con legge costituzionale. Tali statuti possono essere modificati secondo la procedura di cui all'articolo 138 della Costituzione per l'approvazione delle leggi di revisione costituzionale e delle altre leggi costituzionali. Ai sensi dell'articolo 63 dello Statuto del Friuli Venezia Giulia, come modificato dall'articolo 5 della legge costituzionale n. 2 del 2001, per la modifica dello Statuto speciale si applica la procedura prevista dalla Costituzione per le leggi costituzionali, cioè l'articolo 138 della Costituzione. L'iniziativa, oltre che al Governo e ai parlamentari, spetta anche al consiglio regionale. Le suddette norme dispongono inoltre che le proposte di modificazione di iniziativa governativa o parlamentare siano trasmesse dal Governo al consiglio regionale, che esprime il suo parere entro due mesi. Le modificazioni allo Statuto approvate dalle Camere non sono comunque sottoposte al referendum nazionale, anche nell'ipotesi in cui non vengano approvate a maggioranza assoluta. La proposta di nuovo Statuto di iniziativa del consiglio regionale è stata approvata all'unanimità dal consiglio nella seduta del 30 gennaio 2014 e nuovamente approvata a larghissima maggioranza con la mozione n. 145, discussa in data 9 settembre 2015, recuperando in tal modo lo spirito del regime pattizio che deve regolare i rapporti tra lo Stato e la regione autonoma a Statuto speciale; spirito che era stato in qualche modo disatteso a seguito della modifica non concordata introdotta dal Senato con la previsione della città metropolitana. Infine, Presidente, concludo, la I Commissione ha esaminato il provvedimento ai fini di questa seconda deliberazione in un'unica seduta, il giorno 14 giugno scorso, conferendomi in qualità di relatore il mandato a riferire in senso favorevole a questa Assemblea sul provvedimento in esame.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Rinvio all'intervento che è stato fatto in sede di prima deliberazione, qui alla Camera.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo qui a discutere in discussione sulle linee generali e quindi capiamo la poca partecipazione dell'Aula, oltretutto su una norma che Pag. 4riguarda specificatamente la regione Friuli-Venezia Giulia, regione nella quale mi onoro di risiedere e di appartenere.
  Bisogna intanto sottolineare una cosa: che la lettura, che ha visto l'unanimità del consenso per quanto riguarda la revisione dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia, ha avuto anche la non partecipazione di consiglieri regionali appartenenti, per esempio, al mio schieramento politico; allo stesso modo, la modifica apportata al Senato, con un emendamento a prima firma Francesco Russo, comporta una spaccatura molto forte nei rapporti tra Parlamento e regione Friuli-Venezia Giulia. Questo è da sottolineare, perché malgrado la mozione approvata successivamente dal Friuli-Venezia Giulia, è chiaro che i consiglieri regionali che hanno votato favorevolmente l'hanno fatto non perché condividessero la modifica apportata dal Senato, bensì perché avevano paura che l'iter della stessa legge costituzionale venisse ad arenarsi. Non a caso, e invito i colleghi e il rappresentante del Governo a leggere le notizie di stampa uscite in quel tempo, emerge chiaramente che la modifica non era e non è condivisa dalla stragrande maggioranza dei consiglieri regionali della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia; più che altro è stata una forzatura che il consiglio regionale ha dovuto accettare su diktat della presidente della regione, Serracchiani, che, per portare a casa lo scalpo del nostro statuto, ha fatto digerire a malavoglia l'emendamento approvato al Senato.
  Con questa premessa tengo anche a sottolineare che nella sostanza questa norma, se viene letta insieme alle modifiche dell'ordinamento delle autonomie locali del Friuli-Venezia Giulia, rappresenta un aggravio di costi per i cittadini friulani e giuliani. Infatti, l'abolizione delle province prevista dallo statuto ha fatto scrivere la norma sulla modifica dell'ordinamento delle autonomie locali del Friuli-Venezia Giulia; essa ha portato da quattro province a diciotto nuovi enti che si chiamano UTI. Questi enti, che oltretutto vanno ad uccidere la democrazia e la possibilità di voto dei cittadini friulani e giuliani in quanto enti di secondo grado non eletti dal popolo, si troveranno trasferite oltre che alcune funzioni che erano state attribuite alle province anche molte funzioni previste e assegnate ai comuni. Quindi, si passa dalla possibilità di scelta dell'elettore dell'organo di governo locale – la possibilità di scelta o anche di non scelta, con la possibilità appunto di bocciare un governo comunale – all'impossibilità per il cittadino di poter scegliere come vengono spese le risorse e come vengono garantiti servizi; ricordo sempre che si tratta di risorse accumulate dalle tasse, dai sacrifici, dal lavoro e dal sudore dei cittadini e, quindi, con le tasse pagate da loro stessi.
  Non solo. Ricordo che questa – e sto parlando ovviamente della legge regionale sulla riforma delle autonomie locali – ha portato a una serie di ricorsi da parte di più di ottanta comuni, che hanno fatto ricorso contro questa ingerenza rispetto all'autonomia dei comuni da parte del governo regionale targato Serracchiani. Ventisette ricorsi, per esempio, sono stati vinti, perché la regione prevedeva che i consigli comunali che non approvavano gli statuti di queste nuove UTI venissero commissariati per fare approvare lo statuto stesso. Voglio precisare che venivano commissariati non se il consiglio non esprimeva un voto, quindi se era inadempiente, ma se votava contro rispetto all'indicazione data dalla regione. Siamo, credo, rispetto a queste scelte della regione, alla totale assenza di democrazia ed illegittimità costituzionale. C’è un consiglio eletto dal popolo: se esprimeva un voto non gradito dalla governatrice Serracchiani veniva commissariato. Ventisette commissariamenti comunque sono stati annullati da una sentenza del TAR.
  Ma perché sto parlando di questo ? Perché, all'interno di questa riforma dello statuto del Friuli-Venezia Giulia, con l'articolo 4 si entra, a piè pari, rispetto a sentenze dei giudici del TAR.
  Infatti, al comma 2 – e lo leggo testualmente – l'articolo 4 prevede: «in attuazione dei principi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, la legge Pag. 5regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali». Ovvero si entra con questo statuto all'interno di sentenze, all'interno di libere scelte dei comuni, all'interno della democrazia rappresentativa che scelgono i cittadini durante le elezioni degli enti locali, e si va, con un colpo di spugna, con uno statuto, con una legge di rango costituzionale, ad annullare la democrazia (e si parla di democrazia all'interno della regione Friuli-Venezia Giulia).
  Quindi, per questo c’è la nostra forte contrarietà all'approvazione, pur senza entrare nel merito politico perché ovviamente c’è l'abolizione delle province e se ne creano 18 – quello che si diceva –, oltre al fatto che è una norma manifesto scritta male e con poca sostanza, voluta dalla governatrice Serracchiani per dire che è più brava di Renzi, per dire che abolisce le province prima di Renzi. Ma non entrando in questo merito politico, penso ci sia un problema sostanziale e il problema sostanziale è che non si può utilizzare uno statuto, una legge costituzionale, per entrare all'interno di sentenze della magistratura, per entrare dentro le autonomie dei comuni, per lavorare contro le possibilità democratiche che vengono ancora, malgrado la maggioranza del Partito Democratico, lasciate ai cittadini, ovvero la possibilità di voto.
  Allora, per questo io chiedo e chiederei ai colleghi – e so che molti sono comunque riflessivi – di essere perlomeno riflessivi su questo statuto e perlomeno di prendere il tempo necessario per non fare un danno enorme che rappresenterebbe oltre tutto un precedente, un precedente che non riguarderà quindi soltanto il Friuli-Venezia Giulia ma che potrà riguardare anche altre comunità del nostro territorio nazionale, che non possono essere bistrattate rispetto ai capricci di una presidente di regione assolutamente in difficoltà – basta vedere come sono andate le ultime elezioni amministrative – e che deve andare avanti come un treno contro tutti e tutto, e dico contro tutti e tutto perché moltissimi sindaci, anche appartenenti allo schieramento del Partito Democratico, si sono visti molto contrariati rispetto all'impostazione data dalla giunta Serracchiani.
  Quindi, chiedo in questa Assemblea un momento di riflessione. Non penso che se lo statuto del Friuli-Venezia Giulia sarà approvato a settembre – dunque, successivamente alla chiusura di ferragosto – la Serracchiani non farà vacanze tranquille. Rassicuriamo che la Serracchiani farà vacanze tranquille, però vediamo di far fare una vita tranquilla ai cittadini del Friuli-Venezia Giulia, in modo che abbiano ancora la possibilità di scegliere chi li governa. Sembra di dire una banalità, ma di questi tempi ho paura che di banalità non si tratti.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente. Sottosegretario Bressa, siamo giunti alla seconda e definitiva lettura della proposta di legge costituzionale di iniziativa del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia che modifica lo statuto speciale della regione autonoma, lo statuto che era stato adottato con la legge costituzionale n. 1 del 1963. Abbiamo già avuto modo di esprimere tutte le nostre perplessità durante la precedente lettura qui alla Camera in merito a tali proposte di modifica dello statuto del Friuli-Venezia Giulia, sostenendo anche le pregiudiziali di costituzionalità. Sempre in prima lettura abbiamo proposto delle modifiche migliorative che ci siamo visti respingere con arroganza da questa maggioranza, senza discussione di merito, mentre al Senato in prima lettura sono state approvate, da parte del Partito Democratico, discutibili modifiche allo statuto, come l'istituzione della città metropolitana per annettere il comprensorio costituito da piccole realtà attorno alla città di Trieste. Con un'evidente forzatura, la città di Trieste, con l'approvazione di questa legge, diventerà città metropolitana sulla carta, ma di fatto senza averne le caratteristiche urbanistiche.
  Con questa riforma si evidenzia un percorso molto differente rispetto a Pag. 6quanto abbiamo perseguito con il nostro programma. Noi riteniamo che il riordino degli enti locali debba prevedere che la distribuzione delle funzioni e delle risorse sia prevalentemente in capo ai comuni e agli enti locali più vicini e civilmente controllati dai cittadini. Con questa riforma invece si è scelto un ulteriore accentramento nelle mani dell'ente regione. Sottosegretario, con questa modifica allo statuto della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia di fatto ci troviamo di fronte a una mera cancellazione delle province senza un effettivo ridisegno delle funzioni e del ruolo degli enti locali, ma per contro, con la modifica all'articolo 11, si evidenzia un forte accentramento decisionale nell'amministrazione regionale. Le decisioni relative al trasferimento della maggior parte delle funzioni delle province sarà, quindi, in capo alla regione. Una volta che questa riforma sarà vigente, chi governerà la regione, chiunque governerà la regione, avrà pieni poteri sulle definizioni degli ambiti territoriali, sulle sue aggregazioni e funzioni, poiché introducendo il concetto di obbligatorietà chiuderà qualsiasi contenzioso tra i cittadini con un atto sovrano. Non aver accettato la nostra proposta in prima lettura di inserire all'interno della norma il passaggio referendario denota tutta la debolezza di questa riforma. Non solo non si è voluto concedere l'ultima parola ai cittadini attraverso la consultazione democratica del referendum in merito alle forme di associazione tra comuni, ma come si evince dalla norma queste verranno imposte obbligatoriamente dall'amministrazione regionale in carica. Non mi stancherò di ripeterlo, sottosegretario. In sintesi, consentirà a chi governa la regione di legiferare senza avere il benestare dei cittadini. Noi di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà abbiamo sempre condiviso la necessità di superare l'attuale funzionamento delle province in un'ottica di riordino delle funzioni degli enti locali, ma la riforma degli enti locali messa in opera in Friuli-Venezia Giulia appare del tutto disorganica e mal ponderata. È importante sapere che contemporaneamente a questa riforma la regione Friuli-Venezia Giulia ha legiferato in merito al riordino degli enti locali. Una riforma che non mi permetto di discutere in questo contesto perché non è pertinente nel merito, ma che nel metodo fa comprendere tutte le criticità della riforma che stiamo ora discutendo. Mi spiego meglio, Presidente e sottosegretario: la riforma varata dal consiglio regionale in tema di riordino degli enti locali che è stata oggetto di innumerevoli contenziosi tra comuni e governo regionale – ricordo che è una riforma che prevede l'istituzione di unioni territoriali intercomunali, le cosiddette UTI – ha visto la mancata approvazione di numerosi statuti e il contestuale ricorso al tribunale amministrativo regionale da parte di più di un quarto dei comuni della regione. Non entro nel merito, l'ho già detto, ma possiamo dire senza ombra di dubbio che una riforma di enti locali che non passa attraverso la consultazione referendaria mette in crisi qualsiasi rapporto istituzionale. Varare in fretta prima del referendum confermativo nazionale questa riforma dello statuto del Friuli-Venezia Giulia sembra essere pertanto la giustificazione alla legge regionale che ha varato il riordino delle autonomie locali e introdotto il sistema delle UTI, contestate da molta parte delle comunità e oggetto, appunto, dei ricorsi amministrativi.
  A questo si aggiunge, a nostro avviso, un'aggravante: portare a termine in gran velocità questa riforma metterà la regione Friuli-Venezia Giulia nelle condizioni di non avere più nel suo statuto l'ente provincia, mentre nella Costituzione italiana risulta ancora presente, sicuramente fino al prossimo referendum confermativo. Quindi, come verrà risolta da qui al referendum la questione costituzionale ? Inoltre, qualora dovesse vincere il no, come noi auspichiamo, lei lo sa bene, la regione Friuli-Venezia Giulia sarà l'unica ad avere un ordinamento senza le province che invece saranno ancora riconosciute per tutte le altre regioni. Ma, Presidente, quello che risulta ancora più grottesco è che nella riforma del Titolo V, per quel che riguarda la soppressione delle Pag. 7province, è evidenziato che sono fatte salve tutte le regioni a statuto speciale, Friuli-Venezia Giulia compreso. Fermo restando che per noi le province così come le conosciamo oggi e snaturate nelle loro funzioni devono essere superate, troviamo assolutamente fuori luogo precipitare una riforma nel bel mezzo di un più ampio dibattito nazionale. E lo ripetiamo di nuovo: questa riforma dello statuto regionale del Friuli-Venezia Giulia non può precedere la più ampia modifica del Titolo V della Costituzione che andrà all'esame del referendum confermativo di novembre.
  È possibile, come Sinistra italiana-Sinistra Ecologia Libertà auspica e come è già accaduto nel 2006, che, attraverso il prossimo referendum confermativo, i cittadini respingano le modifiche della Costituzione predisposte dal Governo Renzi. Vede, Presidente, noi auspichiamo che accada nuovamente così e le probabilità non sono così lontane. E a quel punto in regione Friuli-Venezia Giulia ci troveremmo di nuovo nel caos e nell'incertezza su funzioni, servizi e personale. Non parliamo, poi, delle conseguenze economiche di tutto questo processo che porterà sicuramente ad aumenti della spesa e al rischio di disservizi per la collettività. Conosciamo già le incongruenze e il rischio caos per i servizi determinati da riforme disorganiche, per nulla ponderate, che interessavano gli enti locali in generale e le province in particolare. Riforme avulse da un disegno organico, ignare del riassetto delle funzioni e finalizzate a dare risposte improvvisate a una dissennata campagna politica e di stampa ad ogni costo demolitoria, più che ad esigenze reali di razionalizzazione e contenimento della spesa, solo a dimostrazione della volontà della classe politica di saper finalmente riformare. Presidente, a noi non interessa la corsa a chi è più realista del re; non ci diletta sapere chi arriverà prima ad abolire le province tra la presidente Serracchiani e l'onorevole Boschi. Il prezzo di una coccarda da appuntare sul bavero per essere riconosciuti nel club dei renziani non vale il prezzo di un testo disorganico e talora vuoto di effettivi contenuti normativi. Una disorganicità amplificata anche dal fatto che durante la prima lettura al Senato, con un emendamento di stampo localistico ed elettoralistico, è stato introdotto il nuovo ente della città metropolitana. Ma come si può pensare alla città metropolitana in una regione in cui il sistema insediativo urbano è caratterizzato da una rete diffusa e policentrica e le conurbazioni più importanti non superano i 200 mila abitanti ? In merito alla modalità di aggregazione dei comuni che ha di fatto sostituito le province, la regione Friuli-Venezia Giulia ha legiferato modifiche all'assetto istituzionale che porteranno a questa suddivisione: la regione, diciotto unità territoriali intercomunali, una città metropolitana, che di fatto coinciderà con l'attuale provincia di Trieste, e unioni di comuni istituite senza un vero e proprio dibattito con i cittadini. È questo il modello che avete in mente per tutto il territorio italiano ? I servizi e le funzioni di area vasta infraregionale, pianificazione urbanistica sovracomunale, gestione dei rifiuti e dell'ambiente, viabilità, trasporti automobilistici locali, assistenza tecnica ai comuni e potrei continuare: non possono, né essere frammentati a livello comunale, né accentrati a livello regionale. La creazione di indeterminati enti di area vasta rischia di tradursi in una molteplicità scoordinata di enti funzionali.
  Che dire, poi, di quanto previsto all'articolo 2 che modifica l'articolo 7 dello statuto vigente in materia di potestà legislativa della regione ? La regione potrà, con legge, istituire nuovi comuni e modificarne circoscrizione e denominazione, «intese» le popolazioni interessate. Utilizzare per una disposizione di legge parole generiche e per loro natura aperte a forzature interpretative è sbagliato ed è ancor più sbagliato quando ci si trova a modificare una legge costituzionale. Al legislatore, alle cui imprecisioni linguistiche va addebitata l'esistenza di disposizioni di legge di dubbia portata normativa o di difficile applicazione, è richiesta assoluta precisione e pertinenza di linguaggio. In questo caso, la parola e il concetto «intese», riferito alle popolazioni interessate, Pag. 8è generico, descrittivo del contesto e delle finalità, ma privo di contenuti immediatamente precettivi. Lascia spazio all'individuazione di metodologie inadeguate e, quale presupposto di queste, a manovre di scambio e accordi taciti. Questa norma, Presidente e sottosegretario, così scritta ha un sapore dirigista e apre al rischio di unioni di comuni imposte dall'alto. Inoltre, il concetto di intesa, che pare si profili quale unico meccanismo consultivo, proviene da un altro ambito normativo, quello dei rapporti tra Stato e regioni, codificati in una specifica disciplina attraverso lo strumento delle conferenze. È necessaria semmai maggiore precisione per l'individuazione immediata del precetto normativo. Così scritta questa norma, nei fatti, apre al rischio di unioni di comuni imposte dall'alto – non mi stancherò di ripeterlo –, mentre noi riteniamo necessario che per l'istituzione di nuovi comuni e per modificare la loro circoscrizione serva l'approvazione della maggioranza delle popolazioni dei comuni interessati e, soprattutto, che questa volontà sia espressa con il referendum. Dalla formulazione proposta non si evince con chiarezza se la regione continua ad esercitare le funzioni di amministrazione che le competono, se ne disponga la delega e a quale ente. Richiamare i principi di differenziazione e adeguatezza ha senso qualora esista l'ente intermedio di area vasta e se sia stato chiarito quali siano le competenze degli ambiti territoriali.
  Vorrei di nuovo sottolineare che, con quel nostro emendamento, avevamo chiesto che venisse esplicitamente stabilito che, all'istituzione dei comuni, per le modifiche della loro circoscrizione, servisse l'approvazione della maggioranza delle popolazioni dei comuni interessati e che questa volontà venisse espressa con referendum, senza l'interposizione di rappresentanti. Ma, Presidente, sottosegretario, l'emendamento non è stato accolto. Però, oggi lo capisco maggiormente, nonostante nella norma si passi da 15 mila a 5 mila firme per la richiesta del referendum. Ma poco interessa a questa regione, soprattutto alla luce di quanto accaduto il 5 luglio in consiglio regionale.
  Deve sapere, Presidente, che, contestualmente al ricorso al TAR dei comuni, i cittadini del Friuli-Venezia Giulia hanno raccolto le firme necessarie perché fosse indetto un referendum abrogativo proprio sulla legge di riforma degli enti locali. Ebbene, il consiglio regionale, che ha la potestà di decidere sulla ammissibilità dei referendum regionali, ha respinto la richiesta dei cittadini. Questo gesto dimostra tutta la forza che ha la regione Friuli-Venezia Giulia: in forza delle sue norme, potrà decidere l'associazione tra comuni e, se lo ritiene, respingere le richieste dei cittadini. Mi dica lei se questo è lo specchio della democrazia così come pensata dei nostri padri costituenti.
  Questa riforma dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia costituisce nei suoi contenuti un'occasione persa, nell'ottica di un'effettiva valorizzazione la specialità della regione. Questa riforma non appare fondata su un'effettiva analisi del permanere e del modificarsi delle condizioni socioeconomiche che giustificano la sua specialità. Si è persa davvero una grande occasione. Ad esempio, sulle macromaterie non sono state sviluppate e precisate specifiche competenze esclusive, come ha fatto, invece, il Trentino-Alto Adige. Si tratta di un'occasione persa anche nell'ottica della valutazione delle nuove condizioni geopolitiche ed economiche conseguenti allo smembramento dell'ex Jugoslavia e all'ingresso nell'Unione europea della stessa Slovenia. Si tratta di fatti estremamente rilevanti per riconsiderare una serie di problematiche transfrontaliere, quali, ad esempio, quelle in materia di gestione dei bacini idrografici, del commercio, dell'energia, della portualità.
  L'esercizio della funzione legislativa si fonda non solo sulla responsabilità di realizzare strumenti legislativi corretti e applicabili in sé e per sé, ma anche di interferire con un sistema complesso, rispetto al quale la produzione normativa deve cogliere l'interdipendenza, tendere all'armonizzazione ed evitare situazioni Pag. 9che determinino incertezze, contenziosi e conflittualità future nell'applicazione dell'intero sistema normativo. Noi vogliamo riforme fatte bene. Il cantiere per riscrivere lo Statuto del Friuli-Venezia Giulia deve rimanere ancora aperto. Evitiamo, quindi, sottosegretario, le forzature. Chiuderlo in fretta, prima dell'esito del referendum confermativo, impedirebbe di ottenere i risultati che vogliamo, stabili, corretti e armonici, nel quadro complessivo delle fonti, efficaci e incontestabilmente democratici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 3224-B)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, collega Gigli.

  GIAN LUIGI GIGLI, Relatore. Rinviamo un ulteriore intervento al momento dell'esame da parte dell'Assemblea e del voto.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Intervengo solo perché resti agli atti una questione che credo debba essere chiarita in maniera molto semplice. La potestà di riforma dello Statuto del Friuli-Venezia Giulia sta all'assemblea regionale del Friuli-Venezia Giulia. Pertanto, senza entrare nel merito delle considerazioni fatte dai colleghi, in modo particolare dalla collega Pellegrino, sono tutte osservazioni pertinenti, ma nel momento in cui questa discussione viene fatta nella sede legislativa che ha la facoltà e la titolarità di intervenire con il potere di revisione.
  L'ultima cosa che volevo dire è che non c’è nessun nesso di causalità tra il referendum di modifica della Costituzione e l'intervento specifico che viene fatto, in quanto lo Statuto del Friuli-Venezia Giulia prevede già la competenza primaria in materia di autonomie locali in capo al Friuli-Venezia Giulia e alla propria assemblea legislativa.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16, con lo svolgimento della discussione sulle linee generali congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 e del progetto di bilancio della Camera deputati per l'anno finanziario 2016.

  La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Doc. VIII, n. 7); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 8).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 (Doc. VIII, n. 7); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 (Doc. VIII, n. 8).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione congiunta – Doc. VIII, nn. 7 e 8 )

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.Pag. 10
  Ha facoltà di intervenire il questore, deputato Stefano Dambruoso.

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Signora Presidente, onorevoli colleghi, a nome dell'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei questori sottopone all'Assemblea il conto consuntivo 2015 e il bilancio di previsione per il 2016, con l'unito bilancio triennale 2016-2018. Rinvio, per ragioni evidentemente di brevità, ai documenti in distribuzione, che danno ampiamente conto dei risultati dell'intensa attività svolta dagli organi di direzione politica nell'esercizio delle rispettive funzioni di guida e di gestione della Camera dei deputati sul piano amministrativo. In questa sede, perciò, mi limiterò a ripercorrere in sintesi i dati più significativi che da quei documenti emergono. Nel 2016 la Camera restituirà al bilancio dello Stato 47 milioni di euro: si tratta della restituzione più consistente mai operata dalla nostra istituzione. Nel corso della XVII legislatura, cioè dal 2013 al 2016, la Camera consentirà in questo modo, con questo tipo di attività, di riacquisire al bilancio dello Stato e quindi di realizzare un risparmio complessivo di 270 milioni di euro, un flusso assai significativo di risorse finanziarie che, anziché essere impiegate per il funzionamento della Camera dei deputati, sono state liberate per il perseguimento delle necessità dei cittadini e di chi paga le tasse. Al netto delle istituzioni richiamate, sempre nel 2016, la spesa per il funzionamento della Camera (965,8 milioni di euro) scende per il quinto esercizio consecutivo rispetto al picco massimo, segnato nel 2011. Anche questo è un risultato che per larga parte si è realizzato nel corso della presente legislatura. Merita quindi di segnalarsi, in particolare, come si tratti di un dato in positiva controtendenza rispetto a quanto accaduto negli anni precedenti e a quanto accade letteralmente in tutte le altre pubbliche amministrazioni, nelle quali, rispetto al governo della spesa dell'istituzione parlamentare, invece, vi è stato certamente un raffreddamento della dinamica della relativa crescita, ma non anche ad una sua costante riduzione. Ove poi si consideri la spesa di funzionamento della Camera al netto della spesa previdenziale, che sono 562,5 milioni di euro, inferiore di circa 9 milioni di euro rispetto al 2015, è possibile ricondurre ad una proporzione corretta anche i tanto ricorrenti quanto superficiali confronti fra la spesa dalla Camera dei deputati italiana e quella dei principali Parlamenti europei, che vedono la prima sistematicamente perdente. Se si eliminano le poste previdenziali, che non tutti i Parlamenti stranieri recano a carico del proprio bilancio, e si svolge il difficile ma necessario esercizio di porre a confronto le grandezze tendenzialmente omogenee, ne esce fuori una realtà ben diversa, quella secondo cui la nostra istituzione spende meno, ma molto meno, delle Camere basse di Germania e Regno Unito, collocandosi comunque nell'ambito di una fascia che, come dimostrano i dati, accomuna le esigenze di funzionamento delle rappresentanze nazionali di grandi Paesi di più solida e risalente democrazia. Rinvio quindi alla relazione scritta per le considerazioni relative ai singoli comparti in cui si sono registrati i risultati più consistenti della politica di contenimento e di razionalizzazione della spesa: dai deputati al personale dipendente, passando per l'acquisizione di beni e servizi, ebbene, tutte queste voci hanno subito davvero una sostanziale razionalizzazione. Ugualmente, rimando alla lettura dei documenti in distribuzione per sottolineare l'ulteriore risultato conseguito, sul piano sia della trasparenza che della legittimità dei documenti di bilancio, attraverso la redazione del bilancio di previsione secondo la nuova e più fruibile struttura, approvata dall'Ufficio di Presidenza nel giugno 2015 e utilizzata per la prima volta a partire dall'esercizio in corso.
  A conclusione, quindi, del mio intervento tengo peraltro a ribadire espressamente come l'impegno che il Collegio dei questori ha sinora profuso negli ambiti di sua competenza resterà altrettanto vivo e determinato nel tempo restante della legislatura in corso, con l'obiettivo di concludere quest'ultima dopo aver impresso Pag. 11sulla nostra istituzione un segno tangibile e riconoscibile in termini di sobrietà, rigore e trasparente impiego delle risorse pubbliche. Dovrei dare ora conto, Presidente e onorevoli colleghi, dell'attività svolta dal Collegio dei questori per l'attuazione degli ordini del giorno accolti o approvati nel corso dell'esame in Assemblea del bilancio di previsione per il 2015, tuttavia, per ragioni di sintesi, chiedo, signora Presidente, l'autorizzazione a pubblicare questa parte del nostro intervento in calce al resoconto stenografico nella seduta odierna.

  PRESIDENTE. Sì (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti). Grazie, questore Dambruoso.
  È iscritto a parlare il deputato Daniele Marantelli. Ne ha facoltà.

  DANIELE MARANTELLI. Signora Presidente, colleghe e colleghi, il bilancio interno della Camera dei deputati non è uno strumento neutro di gestione di una macchina complessa. Il bilancio della Camera è diventato da tanti anni, per l'opinione pubblica, uno dei campi di prova per misurare se esiste e continua uno sforzo per introdurre progressivamente nelle principali istituzioni del Paese sobrietà e rigore. Attraverso il bilancio della Camera, infatti, si danno segnali sostanziali, non solo simbolici e di immagine, tanto più in un momento di difficoltà economica come ancora il Paese sta attraversando. Sappiamo quanto la capacità di affrontare la riduzione dei costi, la sobrietà e l'eliminazione di privilegi ingiustificati possa essere di aiuto ad una ripresa del valore, del prestigio e dell'autorevolezza delle istituzioni democratiche, in particolare, per quanto ci riguarda, della democrazia parlamentare, della democrazia della rappresentanza, oggi sottoposta – per la verità non solo in Italia – a rilevanti difficoltà e travagli. Naturalmente non sono solo i costi che interessano i nostri cittadini, ma interessa anche l'efficienza della vita delle istituzioni, lo snellimento delle procedure, un nuovo ridisegno delle reciproche funzioni tra potere esecutivo e potere legislativo che ci consegni più efficienza e tempestività nel governare, ma anche più forza di indirizzo e più capacità di controllo nelle Assemblee parlamentari. Ogni riduzione e abolizione di spesa deve conseguire due obiettivi: da un lato non deve indebolire la qualità dei servizi che supportano il funzionamento della democrazia parlamentare, dall'altro, se possibile, deve riuscire ad accrescere il rispetto e la salvaguardia delle funzioni del Parlamento e dei parlamentari, senza indulgere in una facile ma pericolosa deriva antiparlamentare che talvolta vedo affacciarsi nell'opinione pubblica e nei nostri dibattiti. Chiunque di noi indulgesse a comportamenti antiparlamentari verrebbe meno al dovere di portare rispetto prima di tutto a se stesso e alla funzione che è stato chiamato a ricoprire. Siamo consapevoli che la globalizzazione ha permesso ad oltre un miliardo di persone dei Paesi emergenti di sconfiggere la fame, ma ha anche determinato trasformazioni nel mondo quali non si vedevano dai tempi delle scoperte geografiche; trasformazioni che hanno affermato nuovi poteri in grado di scavalcare Stati e continenti spesso al di fuori di ogni controllo democratico: la finanza, le reti informatiche, il terrorismo internazionale. Siamo seduti su un vulcano in piena attività, può accadere che persino in un Paese della NATO, la Turchia, si possa organizzare un golpe contro il Governo: una vicenda dai contorni torbidi, ma che su un punto pare, almeno a me, istruttiva per la nostra discussione di oggi. Mi riferisco al valore simbolico per i cittadini quando vedono l'Esercito bombardare il Parlamento. Non solo per questo, ma anche per questo, invece di chiudersi in casa, assaltano a mani nude i carri armati. I due documenti in esame rappresentano uno snodo cruciale di una progressiva politica di rigore e di riorganizzazione dell'attività e della vita di questa istituzione iniziata più di dieci anni fa. Con questo mio intervento non vorrei troppo appesantire l'analisi particolare di ogni singola decisione innovativa contenuta nel bilancio di quest'anno e nelle proposte del triennio, né richiamare ogni singolo passaggio importante, che pure è Pag. 12stato richiamato in maniera essenziale da Dambruoso nella sua relazione. La relazione dei questori ha posto in evidenza i tratti salienti che caratterizzano l'ultimo bilancio della Camera dei deputati di questa XVII legislatura.
  I dati che il questore Dambruoso, dicevo, ha richiamato alla nostra attenzione dimostrano che siamo in presenza di un'opera di attento monitoraggio dei flussi di spesa: in particolare la riduzione dei costi ed il tendenziale equilibrio tra dotazione e spesa, e la corrispondente riduzione dell'impiego dell'avanzo di amministrazione, ci fanno capire che siamo in presenza di un'attenta opera da parte degli organismi competenti nella gestione delle risorse. Tuttavia, voglio ricordare anch'io alcuni aspetti. Nell'anno 2016 la Camera restituirà al bilancio dello Stato 47 milioni di euro; complessivamente, nel corso della XVII legislatura per il funzionamento della Camera il bilancio dello Stato ha risparmiato 270 milioni di euro. La spesa della Camera dei deputati diminuisce per il quinto anno consecutivo, proprio mentre nello stesso periodo – va detto – la spesa per le amministrazioni centrali dello Stato è aumentata dell'11 per cento circa. Al netto della spesa previdenziale e della restituzione al bilancio dello Stato, nel 2016 la spesa per il funzionamento della Camera dei deputati sarà pari a 562,5 milioni di euro, inferiore di circa 9 milioni di euro rispetto al 2015.
  Il confronto di questo dato con quello relativo ai Parlamenti dei principali Paesi europei al netto della spesa previdenziale, ove presente, e ponendo a raffronto aggregati di spesa omogenei, evidenzia come la spesa per il funzionamento della Camera sia inferiore alla spesa del Bundestag tedesco o della House of Commons inglese. La spesa per le indennità parlamentari ed i rimborsi è stata sostanzialmente tagliata, e l'effetto netto è stato quantificato in circa 50 milioni di euro annui. La spesa per le retribuzioni del personale dipendente si riduce dai 196,3 milioni di euro del 2015 ai 175,6 milioni di euro del 2016, meno 10,5 per cento; per scendere ulteriormente nel 2017 a 161,9 milioni di euro, meno 7,8 per cento: una riduzione complessiva rispetto alla legislatura precedente che equivale a circa il 30 per cento, mantenendo sostanzialmente intatta la qualità dei servizi. La spesa per beni e servizi ha subito una riduzione di oltre 64 milioni di euro. Insomma, l'azione di contenimento e di revisione della spesa continua ad impegnare il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza, con il prezioso supporto dell'amministrazione, in modo straordinariamente intenso, attraverso operazioni di riorganizzazione molto complesse sul piano tecnico, giuridico ed operativo, riferite sostanzialmente a tutti i settori di spesa.
  Un'ulteriore testimonianza è data dall'attuazione dei numerosi ordini del giorno approvati o accolti in occasione dell'esame in Assemblea del bilancio di previsione 2015. Un'osservazione a tal riguardo mi sia però consentita: dispiace constatare che di questo lavoro si trovi sempre meno traccia nei principali organi di informazione, e dispiace constatare che alcuni temi, nonostante il progressivo lavoro di riduzione dei costi, vengano ogni anno riproposti come se niente fosse stato fatto. Un esempio per tutti: la comparazione tra i costi del Parlamento italiano e quelli dei principali Paesi europei. Come è stato ampiamente dimostrato negli anni precedenti, grazie anche a dei dossier curati dalla Camera dei deputati, il costo mensile complessivo per ciascun deputato italiano è inferiore al costo di ciascun parlamentare francese, tedesco e inglese; come sono inferiori i costi del nostro Parlamento relativi ai servizi legati all'attività legislativa, all'esercizio delle funzioni e delle prerogative parlamentari rispetto ai costi dei principali Paesi europei. Eppure, ogni anno non mancano interventi – sono certo che accadrà anche quest'anno in quest'Aula – che parlano e che raccontano un'altra storia.
  Aggiungo una riflessione sui vitalizi: anche quest'anno ho visto, sono stati presentati degli ordini del giorno che ne propongono l'abolizione. Ricordo che il vitalizio è stato riformato in più riprese: dal 2001 agendo la riforma Violante, che Pag. 13venne effettuata nella XIII legislatura, è stato portato a 65 anni, con un minimo di cinque anni, e con una successiva riforma è stato impedito il riscatto dei contributi degli anni mancanti.
  Presso la Commissione affari costituzionali sono in discussione diverse proposte di legge riguardanti il tema dei vitalizi e del trattamento pensionistico dei parlamentari e dei consiglieri regionali.
  Personalmente ho fatto per dieci anni il consigliere comunale, per dieci il consigliere regionale e per dieci il deputato. Una riflessione su che cosa siano diventate le assemblee elettive, a partire dei consigli comunali ad oltre vent'anni dall'elezione diretta dei sindaci, forse sarebbe necessaria. Ho svolto queste funzioni senza mai essere stato, nemmeno per un giorno, dipendente di partito, e senza per fortuna incorrere in disavventure giudiziarie; nel frattempo il grado di sfiducia dei cittadini nei confronti di istituzioni e partiti è però pericolosamente cresciuto. Nelle ultime elezioni amministrative, al Nord come al Sud, un cittadino su due non ha votato per scegliere il proprio sindaco: privilegi, scandali e corruzione hanno sicuramente contribuito ad accrescere tale sfiducia. Per quanto ci compete, bene facciamo a promuovere una linea di sobrietà e trasparenza: da questa legislatura, e per la prima volta, i gruppi sono soggetti al controllo di una società di revisione esterna, un elemento di garanzia e di tutela per il lavoro di tutti, di cui bisogna ringraziare in maniera particolare proprio la Presidente della Camera Laura Boldrini. Come tesoriere del gruppo, mi sento di richiamare con particolare forza l'importanza di questa decisione: esiste una differenza di fondo tra efficienza ed efficacia, perdita di tempo, regolamenti; indiscutibilmente su questo si può fare ancora molto. Resto insomma persuaso che, al di là dei costi della politica, la stessa per acquisire autorevolezza deve saper rispondere alle domande che assillano gli italiani, a partire da quella più importante, il lavoro. Per questo – è però un'opinione strettamente personale, questa – dovremmo affrontare la madre di tutte le battaglie che da vent'anni non riusciamo a vincere: la crescita e la modernizzazione del Paese. La paura di non farcela, che assilla milioni di italiani giovani e pensionati, famiglie ed imprese, deve indurci a declinare questo timore in una lotta aperta alle disuguaglianze presenti nella nostra società.
  Orgogliosi di quanto la Camera ha fatto in questo campo, sappiamo bene che c’è ancora molto da fare. Siamo consapevoli che il Parlamento opera ancora in un assetto bicamerale: la riforma della Costituzione, che sarà sottoposta a referendum nel prossimo autunno, se confermata, come mi auguro, dal voto popolare, porrà fine innanzi tutto alla lunga transizione italiana, e avrà ricadute importanti anche sui costi della politica. Nel frattempo sono necessarie ed importanti tutte le modalità di confronto, di costruzione di sinergie con il Senato, che sono state intraprese in questo ultimo anno: collaborazione e cooperazione tra Camera e Senato che possono far compiere grandi passi avanti a tutto il Parlamento sulla strada dell'efficienza, della qualità della democrazia e della riduzione effettiva e non simbolica dei costi alla politica.
  Signora Presidente, abbiamo il dovere di continuare nell'opera di riforma e di rinnovamento, anche di quello che è il nostro bilancio interno e dell'utilizzo adeguato delle risorse di cui dispone questa alta istituzione. Dobbiamo svolgere un lavoro serio e capillare per ricondurre la politica e le istituzioni su un terreno di prossimità con i cittadini, con i loro problemi e con le loro istanze. Senza voler fare un bilancio puntiglioso dell'attività legislativa dell'ultimo anno, trovo doveroso segnalare l'imponente lavoro svolto ed i risultati ottenuti: sono da dieci anni alla Camera, e mai vi è stato un lavoro così intenso come in questi ultimi due anni. Alcune riforme – scuola, Jobs Act, pubblica amministrazione, legge elettorale, riforma della Costituzione – non sono state condivise dall'opposizione: spesso hanno dato luogo ad aspri conflitti, che sono sfociati anche in comportamenti non proprio esemplari in Aula. Lo scontro ed il conflitto sono il sale della democrazia; la Pag. 14violenza, la delegittimazione dell'avversario invece indeboliscono il prestigio delle istituzioni.
  Al netto di questo, sono stati approvati provvedimenti spesso largamente condivisi, che invece hanno segnato un passo avanti importante nel campo dei diritti civili, sociali, nella stessa politica estera e di difesa. Unioni civili, legge sul «dopo di noi», contrasto alla povertà, la legge quadro sulle missioni internazionali approvata appena la settimana scorsa: di questi risultati tutto il Parlamento dovrebbe andare orgoglioso. Io concludo, facendo risparmiare 20 minuti al dibattito, e quindi occupando un quarto d'ora, invece dei 35 consentiti al gruppo del PD, ringraziando a nome del mio gruppo, la Presidente della Camera, in modo davvero non formale, i colleghi dell'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei Questori, la Segretaria generale e tutti coloro che svolgono un ruolo fondamentale per fare funzionare questa istituzione, per adeguarla con dignità, efficacia ed efficienza, a livello della sua prerogativa, quella dell'attività legislativa di controllo e di indirizzo alla quale è chiamata dalla Costituzione repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Marantelli, anche per aver riconosciuto all'Ufficio di Presidenza e al Collegio dei Questori lo sforzo, che stiamo tutti facendo, di sobrietà e di contenimento dei costi.
  È iscritto a parlare il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, signora Presidente. Io non impiegherò il mio tempo, da utilizzare nell'occasione della discussione sul bilancio, per fare l'apologia dell'attività parlamentare o comunque dell'attività che la maggioranza ha svolto nella Camera. Lo utilizzerò invece per dare atto all'Ufficio di Presidenza e ai Questori dell'ottimo lavoro che hanno svolto in questi anni e lo farò ripetendo i dati che già il Questore Dambruoso, ma anche chi mi ha preceduto dopo di lui, hanno evidenziato come più rappresentativi dell'imponenza di questo lavoro: la riduzione di 47 milioni di euro, che sommati ai risparmi realizzati nel corso di questa legislatura, portano a 270 milioni di euro di riduzione dei costi di funzionamento della Camera dall'inizio della legislatura ad oggi. Ripeterò soprattutto il dato relativo al funzionamento della Camera dei deputati, diceva Dambruoso, e anche chi mi ha preceduto: la spesa prevista per il 2016 è di 965,8 milioni di euro, ma se scorporiamo da questo importo la spesa previdenziale che non grava sui bilanci di molti Parlamenti stranieri, la spesa per il funzionamento della Camera sarà pari a 562 milioni di euro. Se confrontiamo questo dato con quello relativo ai Parlamenti dei Paesi europei, ci rendiamo conto che la spesa per il funzionamento della Camera è inferiore a quella delle Assemblee parlamentari, per esempio, di Germania o Inghilterra.
  Dico questo perché sarebbe auspicabile che, una volta tanto, si avesse il coraggio di discutere sui costi di funzionamento delle istituzioni legislative e politiche senza demagogia, senza luoghi comuni, con il coraggio e l'onestà intellettuale che è dovuta a chi vuole rivestire con onore il compito che i cittadini gli hanno attribuito facendolo diventare rappresentante dei cittadini stessi in quest'Aula. Intendiamoci, io ritengo che sia sacrosanto ridurre la spesa pubblica e sono convinto che nel complesso di quella parte di spesa pubblica che riguarda il funzionamento delle istituzioni ci sia una spesa pubblica buona, che assicura l'esercizio indipendente della rappresentanza, la qualità degli atti propedeutici a rendere più efficaci le politiche e gli interventi legislativi, e poi ci sia una parte di spesa pubblica cattiva, che nulla ha a che fare con la qualità dell'esercizio della rappresentanza e con il corretto funzionamento delle istituzioni. È doveroso tagliare senza indugio e con grande determinazione la spesa improduttiva, specie in anni di crisi e di sofferenza per il Paese reale come quelli che stiamo vivendo, ma non sarebbe altrettanto virtuoso concentrarsi su questa attività con la scure dell'antipolitica, assecondando pulsioni Pag. 15e istinti più che atteggiamenti di responsabilità e di rispetto per istituzioni che, finché esistono, sono costituite per garantire la migliore rappresentanza dei cittadini.
  Per esempio, è virtuoso che in questi anni siano state prese misure drastiche, quali il blocco degli emolumenti corrisposti ai deputati, oppure le altre misure per la riduzione della spesa corrente, meno onesto è invece e far ritenere inutili o cancellabili tutte le spese che riguardano il funzionamento di questa Assemblea, scegliendo di volta in volta un obiettivo da esporre a pubblica esecrazione per il solo gusto di lisciare il pelo all'attività dell'antipolitica.
  È successo col personale della Camera che a mio avviso rappresenta, per competenze e capacità, un'autentica eccellenza della pubblica amministrazione italiana, e per verificarlo basta guardare con quale tempestività e quale competenza siano prodotti i documenti degli uffici studi della Camera.
  È successo, in parte, anche per gli uffici in locazione. Di particolare significato negli ultimi anni, infatti, è il risparmio ottenuto con l'abbattimento delle spese di locazione, soprattutto a seguito del recesso del contratto di locazione con la società Milano 90. La chiusura di Palazzo Marini non ha, infatti, eliminato la questione dei servizi necessari a rendere migliore lo svolgimento dell'attività parlamentare legislativa; un tema molto importante che non si è affatto esaurito. D'altra parte, rispetto ad altri Parlamenti d'Europa, da questo punto di vista, siamo fortemente deficitari. È necessario su questo fronte affiancare ai tagli la ricerca di soluzioni alternative, rese disponibili dallo sviluppo tecnologico, in modo da garantire a ciascun deputato il necessario spazio di lavoro, come ad esempio la previsione di uffici open space.
   Investire sulla tecnologia è fondamentale anche con riguardo al tema della dematerializzazione dei documenti. Si tratta, infatti, di un obiettivo certamente positivo che determina un notevole risparmio, ma che deve essere sicuramente affiancato da un investimento adeguato in termini di sviluppo tecnologico, per facilitare l'accesso alla documentazione. Non è possibile che non ci sia ancora un elemento di razionalizzazione, un'applicazione unica, in grado di offrire sistematicità e accesso alla documentazione della Camera nel suo complesso. Insomma «sì» ai tagli e alla razionalizzazione, «no» all'antipolitica. I tagli e la razionalizzazione vanno fatti senza farsi condizionare della demagogia, lo sforzo ulteriore va quindi compiuto soprattutto puntando sulla spesa improduttiva per l'attività parlamentare ovvero su tutte quelle spese che non sono direttamente riconducibili all'attività istituzionale della Camera.
   Un ultimo dato da porre in rilievo: abbiamo visto che la spesa della Camera dei deputati diminuisce per il quinto anno consecutivo. Rispetto alla spesa prevista nel 2011, anno in cui si è dato avvio ai tagli, la spesa della Camera è diminuita del 12,8 per cento. Nello stesso periodo la spesa per le amministrazioni centrali dello Stato è, invece, aumentata dell'11 per cento circa.
  È necessario, quindi, che si operi una riflessione su questa tendenza inversa tra l'amministrazione della Camera dei deputati e le amministrazioni centrali dello Stato. Perché la Camera, signora Presidente, è riuscita a risparmiare mentre le amministrazioni centrali «no» ? Perché la spending review ha funzionato alla Camera e non, per esempio, nei Ministeri ? Forse perché questo Governo continua ad alimentare spesa improduttiva e a licenziare i commissari straordinari per la spending review ? Perché il Governo stesso è incapace di attuare nella propria amministrazione ciò che viene suggerito dai commissari ?
  Con le proprie e autonome capacità, invece, la Camera ha tagliato 47 milioni di euro in un solo anno, cifra più o meno pari a quella che, conti alla mano – Questore Dambruoso, un suo collega, un vostro collega, il Questore Malan, ce lo ha ricordato al Senato –, si avrebbe con i soli risparmi certi prodotti dalla riforma del Senato. Cioè, voi siete riusciti, l'Ufficio di Pag. 16Presidenza, a tagliare alla Camera quanto si risparmierebbe se fosse approvata la riforma del Senato. È un esempio alquanto significativo che offre a tutti l'idea della portata di questi tagli oppure della portata assai limitata della riforma costituzionale del Governo Renzi.
  Infine, signora Presidente, anche io vorrei esprimere un sincero apprezzamento per il lavoro dell'Ufficio di Presidenza della Camera – l'ho fatto all'inizio ma vorrei ripeterlo anche in conclusione di questo mio breve intervento – che da qualche anno sta dimostrando determinazione nell'opera di riduzione della spesa, senza tuttavia timidezze verso l'antipolitica o, peggio, senza difese corporative dei componenti di questa Assemblea. È bello che ci siano un Collegio dei questori e un Ufficio di Presidenza che, da un lato, non cede alle pulsioni dell'antipolitica, dall'altro, non si limita a stantie difese corporative dei rappresentanti in quest'Aula.
  È giusto però che si riconosca che l'attività di riduzione dei costi di funzionamento della Camera, che nel corso di questa legislatura è stata costante, era iniziata già qualche anno prima perché, a fronte di una spesa che è stata sempre crescente negli anni passati, dal 2011 e non da oggi quindi, la Camera dei deputati sta facendo registrare sensibili riduzioni di spesa nei propri bilanci. Ai Questori e alla Presidenza della Camera va ascritto il merito di aver continuato in quest'opera, facendo diventare la riduzione della spesa quasi strutturale perché interviene ormai ogni anno e dimostrando che proprio l'Assemblea dei deputati rappresenta un esempio di spending review riuscita, nell'auspicio che su questo esempio – concludo, signora Presidente – anche le amministrazioni centrali dello Stato possano riuscire ad operare tagli della spesa improduttiva e la riorganizzazione di quella necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ringrazio lei, deputato Occhiuto, per aver evidenziato l'equilibrio e per aver dato merito dello sforzo che stanno facendo l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori di equilibrare la necessità di rigore ma anche quella di funzionamento dell'istituzione e di decoro istituzionale. La ringrazio.
  È iscritta a parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, Collegio dei Questori, colleghi, la relazione del Collegio dei Questori sull'esercizio 2015, sulla Nota di variazione del bilancio di previsione per l'anno 2016 e sull'unito bilancio triennale 2016-2018 illustra con la necessaria chiarezza i documenti di bilancio da approvare.
  Devo dire che il fatto che i documenti siano così analitici, precisi e puntuali potrà permettere a tutti noi di formulare il nostro voto con il livello di conoscenza e di consapevolezza che dovrebbe darci quel sano, positivo senso della dignità del lavoro svolto che è emerso finora negli interventi di tutti i colleghi.
  La Camera dei deputati sa risparmiare, la Camera dei deputati, opportunamente guidata dall'Ufficio di Presidenza e dal Collegio dei Questori, sa ridurre i propri costi. L'autonomia e il senso di responsabilità che la caratterizzano ne fanno, tra le tante istituzioni, un'istituzione virtuosa da questo punto di vista.
  Nel mio intervento vorrei limitarmi a sottolineare alcuni elementi di carattere generale che ritengo particolarmente significativi e indicare brevemente alcune linee prospettiche che, secondo il gruppo di cui faccio parte, meriterebbero di essere approfondite anche in vista di una loro coerente operatività.
  Prima di entrare nel merito vorrei esprimere, come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto, il ringraziamento di tutti noi al Collegio dei Questori e ai Servizi della Camera per il prezioso lavoro svolto in questo ambito concreto. Credo che tutti quanti noi abbiamo la piena, totale, assoluta consapevolezza che, senza la collaborazione con gli uffici, ognuno nella propria Commissione, ognuno anche nelle strutture per così dire trasversali che caratterizzano il lavoro della Camera, ben Pag. 17poco riusciremmo a fare. Credo che la competenza e la disponibilità dei Servizi della Camera rappresenti davvero una sorta di modello per l'intero Paese di quella che dovrebbe essere la pubblica amministrazione. C’è un senso di sicurezza che prende ognuno di noi quando ha bisogno di qualcosa: sa che ci sarà qualcuno che saprà dare una risposta qualificata, competente, disponibile e perfino di buon umore.
  Quest'anno la Camera restituisce al bilancio dello Stato circa 60 milioni di euro: si tratta della restituzione più consistente mai operata dalla Camera dei deputati. Sono risorse che saranno disponibili per politiche a beneficio dell'intera collettività nazionale.
  A volte alcuni dei nostri colleghi riescono a sottolineare l'aspetto virtuoso della rinuncia di parte delle risorse che in qualche modo a loro spetterebbero perché vengono messe a disposizione di questa o quell'iniziativa. Diciamo che il risparmio effettuato dalla Camera è un risparmio che, come compete a un'istituzione che ha a cuore il bene dell'intero Paese, si riverbererà su molte iniziative che sono iniziative di carattere generale, anche se probabilmente noi non sapremmo nemmeno dove e come saranno spesi questi 60 milioni. C’è soltanto la speranza ovvia che, così come sono stati risparmiati con tanta pazienza e con tanta prudenza, davvero poi vengano investiti in obiettivi che ne meritano fino in fondo l'investimento.
  C’è poi da aggiungere a questo che, se le restituzioni effettuate nel periodo 2013-2016 si considerano insieme alla minore dotazione richiesta – sono 150 milioni nel triennio 2013-2015 soprattutto rispetto al 2012 – il risparmio complessivo del bilancio dello Stato raggiunge una cifra realmente significativa: 270 milioni di euro dal 2013 al 2016. Come dire: si può fare, risparmiare si può.
  Vediamo, poi, nel concreto, anche alcuni aspetti che possono rappresentare non solo una dimensione virtuosa di questo risparmio: vale la pena di accendere le luci anche forse su alcune criticità che mi permettono di coglierne fino in fondo il significato. Da tempo è in corso alla Camera una politica di risparmio che, anche per il 2016, segna una netta riduzione di spesa di funzionamento rispetto all'anno precedente. Ciò viene perseguito attraverso una progressiva riduzione dell'impiego dell'avanzo di amministrazione che viene restituito al bilancio dello Stato, proprio come hanno sottolineato i Questori. Su questo aspetto vorrei fare una sottolineatura: entrando nel merito delle macrovoci di spesa, vorrei sottolineare innanzitutto il dato che riguarda la spesa per i deputati. Apparentemente sembra una spesa congelata ma in realtà si registra una riduzione piuttosto consistente: il netto effettivo, infatti, è stato quantificato in circa 50 milioni di euro. Prima il collega Occhiuto faceva riferimento alla minore disponibilità di spazi per i colleghi: l'aver chiuso Palazzo Marini 1, Palazzo Marini 2 ha creato sicuramente condizioni – diciamo pure tranquillamente – di maggiore scomodità per tutti noi: la condivisione degli studi, la difficoltà a ricevere le persone in un contesto di relazione personale, la necessità di dover usufruire molto di più degli spazi comuni, degli open space, delle sale computer che ci sono in giro. Tutto questo, in ogni caso, ha rappresentato, anche da parte di tutti noi deputati, lo sforzo concreto di fare non solo nostra la riduzione delle condizioni di accoglienza che ci potevano essere ma anche di saperlo spiegare e illustrare alle persone che in qualche modo si trovano, a volte, a dover raccontare i loro problemi in un corridoio in cui condividiamo il divano nelle ore di punta, gli uni e gli altri, e quindi dove anche le condizioni che potrebbero essere di discrezione, che potrebbero anche essere di maggiore tutela di una certa intimità, vengono meno. Emerge il problema comune, emerge un problema di povertà, emerge un problema di condivisione, emerge un problema comunque di solidarietà. Però emerge anche una sostanziale buona volontà di tutti i deputati a rinunciare alle condizioni che una volta potevano essere state considerate anche come cifre precise e concrete del loro ruolo.Pag. 18
  Anche la voce relativa al personale dipendente evidenzia una riduzione rilevante che, nel 2018, determinerà un risparmio di 70 milioni di euro rispetto al 2012, ultimo anno della precedente legislatura. Dei dettagli hanno già dato conto con precisione i Questori. Anche la spesa per l'acquisto di beni e servizi segna, nel 2016, una riduzione del 3 per cento rispetto all'anno precedente: si tratta di una spesa che nell'immediato futuro potrà ridursi ulteriormente anche grazie alle nuove gare in corso, tra cui quella per l'affidamento del servizio di elaborazione stampa degli atti parlamentari che ha un elevato costo economico (su questo ritornerò alla fine del mio intervento). Penso che si tratti di risultati molto positivi anche perché costituiscono un primato nel confronto con i risparmi conseguiti dalle altre amministrazioni pubbliche in Italia, come è stato fatto notare dai colleghi.
  Crediamo sia utile nell'ambito di questa discussione generale delineare però alcune linee fondamentali per proseguire, da un lato, nel contenimento dei costi comprimibili, ma anche per garantire la qualità del lavoro parlamentare. Tale costo non è un costo della politica, ma piuttosto il costo della democrazia che è tutt'altra questione. Siamo convinti, infatti, che i costi della politica in Parlamento siano già stati tagliati a sufficienza; proseguire in ulteriori tagli significherebbe compromettere un accesso effettivamente democratico al ruolo parlamentare. Occorre prestare molta attenzione a questo aspetto, che non sfuggiva certamente ai costituenti ed evitare atteggiamenti demagogici e populisti. La demagogia – come già avvertiva Aristotele – è una perversione della democrazia e se ciò avviene non è utile a nessuno.
   Si possono, invece, ridurre i costi di funzionamento seguendo criteri di efficacia e di efficienza, attraverso una revisione del calendario dei lavori parlamentari. Su questo aspetto si potrebbero seguire con i dovuti aggiustamenti le migliori prassi utilizzate da altri Parlamenti e dallo stesso Parlamento dell'Unione europea a partire dai lavori d'Aula. Faccio alcuni esempi molto concreti che tutti quanti noi tocchiamo con mano, settimana per settimana. Al netto di emergenze non programmabili, avere orari definiti sul lavoro d'Aula con una programmazione annuale consentirebbe di effettuare notevoli risparmi, basta pensare quanto si risparmierebbe per le spese di viaggio dei parlamentari se vi fosse un calendario con orari predeterminati sul modello di quello del Parlamento europeo. Oggi queste spese, effettuate necessariamente all'ultimo momento con cambi repentini, comportano costi esorbitanti e inutili, per non parlare dei costi aggiuntivi di sedute notturne o di orari non programmati, anche in termini di costi del personale e di spese generali (riscaldamento, condizionamento, spese elettriche, servizi generali, eccetera), ossia non si può immaginare un'economia di scala all'interno del Parlamento, se non si immagina contestualmente un diverso modello di funzionamento nel Parlamento. Ci sono dei risparmi strutturali che potranno essere facilmente realizzati se il modello di funzionalità dei lavori parlamentari avrà semplicemente maggiore ordine, maggiore prevedibilità, maggiore programmazione.
  Le modifiche del Regolamento che si dovranno effettuare se il referendum costituzionale avrà esito positivo – ma io credo che, a prescindere dall'esito che avrà il referendum, ci saranno delle misure che noi dovremo comunque effettuare attraverso le modifiche del Regolamento – dovranno prevedere una serie di interventi concreti anche su questo fronte. Ovviamente la scelta dei contenuti da trattare resterà di competenza della Conferenza dei presidenti di gruppo, ma si potrebbe definire un diverso format di lavori con un po’ di orario definito a priori.
  Un secondo aspetto da considerare, che mi sembra molto importante riguarda il personale. Siamo passati in pochissimo tempo da circa 1.900 dipendenti a poco più di 1.200 persone: non sono poche; 700 persone su 1.900 sono circa un terzo delle persone, cioè noi abbiamo ridotto del 33 per cento il personale presente. È chiaro che questo si è potuto fare entro certe Pag. 19misure perché probabilmente ci poteva essere qualche unità in eccesso, ma credo che il 33 per cento sia veramente tanto. A loro va tutto il nostro riconoscimento per l'impegno che pongono nel mantenere alto il livello dei servizi, attraverso un non indifferente sovraccarico di lavoro; ma tale situazione non può reggere nel medio periodo e occorre dare una nuova prospettiva alla struttura della Camera per non pregiudicare il servizio che svolge, ma anche per assicurare quel ritmo naturale di rinnovamento del personale che non richiederà immissioni in blocco di persone che probabilmente potrebbero trovarsi senza aver ricevuto la necessaria esperienza e la necessaria formazione. Viceversa, quando il ricambio delle persone ha una maggiore gradualità, quell'apprendimento che viene da pari a pari riesce ad ammortizzare l'inserimento delle persone nuove, rendendo più facilmente condivisibile l'esperienza e probabilmente anche acquisendo, dalle persone che vengono con esperienze anche diverse, quel tanto di progresso e di relazione positiva al cambiamento di cui potremmo avere bisogno. Faccio un altro esempio molto tipico: se qui noi avessimo, invece di avere soltanto i tasti con i quali votare, semplicemente dei piccoli schermi sui quali potessero essere proiettati gli emendamenti e sui quali potessero essere proiettati alcuni interventi, ci risparmieremmo tutti i giorni la produzione dei fascicoli.
  Questa è una cosa che avviene in altri luoghi, in altre aziende e in altre imprese: non c’è bisogno di ristampare tutto il cartaceo, peraltro con un lavoro notturno estenuante, ma devo dire anche con un'ammirazione straordinaria, perché uscire dall'Aula alle 10 di sera o alle 11 di sera e ritornare in Aula alle 9 di mattina e trovare tutto il nuovo già stampato e già riprodotto è straordinario, bisogna proprio dire che qui c’è qualcuno che fa dei miracoli. Però probabilmente, se utilizzassimo semplicemente tecniche telematiche, se utilizzassimo semplicemente nuove metodologie informatiche, potremmo riuscire a fare quello che si fa: non stampare carta; ogni stampante ti rimanda un messaggio di questo tipo su ogni file, non stampare questo file perché probabilmente è inutile; stampalo soltanto se è necessario. Ora, non c’è che venire in via della missione la mattina alle 8,30 e vedere i carrelli pieni di materiale che non è stato utilizzato. Eppure è chiaro e logico che chi predispone i lavori debba rendere disponibile a chiunque lo desideri tutto il materiale di cui c’è bisogno; cartaceo ? Non so se sia indispensabile; probabilmente, se potessimo averlo a video, potrebbe essere una grossa, grossa, grossa economia di scala, ottenuta non risparmiando sulla pelle delle persone, ma invece utilizzando e mettendo a fuoco quelle che sono le innovazioni didattiche e metodologiche più comuni nel sistema.
   Nel prossimo autunno quindi bisognerà fare una riflessione generale sui servizi e sulle diverse funzioni che si svolgono alla Camera. Ci saranno, a seguito delle modifiche costituzionali del bicameralismo perfetto; sulla base di questa riflessione, sul nuovo contesto che si creerà, occorrerà procedere a un piano di assunzioni per concorso, ci auguriamo trasparente e ispirato ai profili di elevata competenza professionale, oltre che ad un nuovo piano di formazione del personale attualmente impegnato. In questo senso, tenendo conto dei contenimenti di spesa finora ottenuti, riteniamo necessario mantenere un certo differenziale tra dotazione e spesa, senza tendere alla coincidenza tra questi due valori, perché il nuovo modello di funzionamento della Camera potrebbe aver bisogno di risorse che, insieme alla progressiva riduzione dell'avanzo di amministrazione, potrebbero facilitare i processi di rinnovamento della funzionalità della Camera. Io credo che anche in questo la Camera possa e debba diventare modello di pubblica amministrazione, non solo perché taglia e risparmia, ma anche perché investe intelligentemente anche perché sperimenta nuovi modelli di funzionamento e si pone come un demo point, per cui alla gente si possa dire: «vieni a vedere come si fa alla Camera, vieni a Pag. 20vedere come si lavora, vieni a vedere, non solo come si risparmia, ma vieni anche a vedere come si investe».

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianni Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente, la spesa totale della Camera diminuisce per il quinto anno consecutivo. I risparmi realizzati, dal 2013 al 2016, sono stati di ben 270 milioni, di cui 150 milioni di minore dotazione rispetto al 2012 e 120 milioni di restituzione allo Stato, in un crescendo virtuoso, dai 10 milioni del 2013 ai 28,3 del 2014, ai 34,7 milioni del 2015 e agli attuali 47 milioni di euro. Questi risultati non sono casuali, sono frutto di una quotidiana e sistematica azione di contenimento e razionalizzazione della spesa della Camera, di cui dobbiamo dare atto al lavoro lungimirante della Presidente Laura Boldrini e dei questori Dambruoso, Fontana e Fontanelli e della Segretaria generale. La dotazione del bilancio interno della Camera è di 943 milioni; nel 2012 eravamo a un miliardo e 108 milioni di euro, il massimo storico della spesa della Camera, da allora siamo in costante discesa. I 47 milioni di euro che restituiamo quest'anno sono derivanti per 33,3 milioni dalla destinazione all'erario di una quota dell'avanzo di amministrazione accertata al termine dell'esercizio 2015, per 6 milioni di euro dalle economie derivanti dall'applicazione delle misure di riduzione delle retribuzioni del personale dipendente accertate alla chiusura dell'esercizio relativo al medesimo anno, per 10,7 milioni di euro, dalle trattenute operate sui trattamenti previdenziali, ai sensi delle deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza del 2014 n. 87 e 88, che hanno disposto l'applicazione ai vitalizi ed alle pensioni del contributo di solidarietà sui trattamenti pensionistici, introdotto come è noto con la legge di stabilità 2014.
  La spesa prevista per il 2016 è di 996,1 milioni di euro. Lo scostamento con la dotazione trasferita dal bilancio dello Stato sarà dunque inferiore a 20 milioni di euro. Ciò testimonia il processo virtuoso tendente alla riduzione del differenziale tra la spesa complessiva della Camera e la dotazione trasferita dallo Stato, con il necessario utilizzo dell'avanzo di amministrazione quale strumento ordinario di copertura della spesa.
  Va rilevato che nell'avanzo di amministrazione sono state accantonate risorse finanziarie in grado di fronteggiare ogni esito dei contenziosi giudiziari in corso, in particolare quello derivante dal recesso anticipato dalle locazioni, estremamente onerose e non più sostenibili, dei vari palazzi Marini.
  I risparmi che la Camera ha realizzato riguardano tutti i settori ed anche questa è una circostanza importante da valutare. La spesa per i deputati è stata ridotta in modo significativo nell'ultimo anno del triennio, rispetto all'andamento tendenziale, di 46 milioni di euro. La spesa per il personale segna un forte ridimensionamento a seguito del complesso delle deliberazioni assunte dall'Ufficio di Presidenza in questa legislatura, da ultimo nel dicembre 2015. La spesa per il personale passa nel 2016 a 175 milioni di euro, rispetto ai 196 del 2015, una diminuzione del 10,5 per cento.
  Questi tagli coincidono anche con una drastica riduzione degli organici effettivi della Camera: dal 2006 non è stata bandita alcuna procedura concorsuale e le uniche limitate assunzioni sono state conseguenti all'esaurimento delle graduatorie ancora aperte. Basti pensare che il primo gennaio 2008 alla Camera lavoravano 1.779 persone; per effetto del blocco del turnover per tutte le categorie dei dipendenti, l'anno scorso siamo scesi a 1.281 persone, con un decremento di 490 unità, quasi il 30 per cento.
  È inevitabile, colleghi, una ricaduta sui carichi di lavoro e sulle condizioni di lavoro dei dipendenti della Camera. Una riflessione generale sulla funzionalità dei servizi della Camera e sull'organizzazione del lavoro è dunque necessaria ed essa dovrà avvenire nel quadro della unificazione del ruolo dei dipendenti della Camera e del Senato, attualmente in fase di Pag. 21realizzazione, con il pieno coinvolgimento dei rappresentanti sindacali dei lavoratori della Camera.
  La consapevolezza di aver chiesto tanti – e io dico giusti – sacrifici al personale della Camera, si accompagna al riconoscimento della grande professionalità e del senso del dovere dei lavoratori della Camera, dalla Segretaria generale ai funzionari, agli assistenti, al personale tecnico ed operaio: a loro, soprattutto in questi anni così difficili che ha vissuto il nostro Paese, in cui abbiamo preso decisioni di ridimensionamento delle retribuzioni e delle pensioni e dei livelli occupazionali, con il blocco del turnover, per assicurare gli equilibri di bilancio, va la nostra gratitudine e l'impegno a valorizzarne la professionalità ed io dico anche la considerazione istituzionale per il loro lavoro.
  Risparmi sono stati conseguiti nella spesa per l'acquisto di beni e servizi: nel 2016 abbiamo avuto una riduzione di 2,4 milioni di euro, pari al 2,9, ma molto più rilevante è il risparmio conseguito nel corso degli ultimi 4 anni, tenuto conto che nel 2012 si spendevano 163,6 milioni di euro e oggi se ne spendono 83,2.
  Dunque possiamo essere soddisfatti del bilancio consuntivo 2015 e del bilancio preventivo per il 2016.
  Naturalmente siamo consapevoli di essere solo in cammino, ma ogni viaggio inizia dai primi passi e noi di passi possiamo dire di averne fatti in questi ultimi anni molti, soprattutto ne vogliamo fare tanti altri, perché vogliamo bene al nostro Paese, che ha bisogno di un Parlamento forte, autorevole, considerato dai cittadini come un luogo in cui si lavora per il loro benessere e chi li rappresenta, noi deputati, ha certamente diritto a trattamenti dignitosi, non certamente a privilegi che offendano il grande disagio sociale che vive una parte importante della popolazione italiana.
  Ci conforta che i 270 milioni di euro che in 3 anni abbiamo restituiti al bilancio dello Stato possono essere presi ad esempio da tutte le istituzioni pubbliche italiane, a partire dalle regioni e dai Ministeri e quindi dal Governo, per diminuire la spesa pubblica senza colpire il sistema della sicurezza sociale, dalla sanità alla scuola, ai trasporti, alla tutela dell'ambiente.
  La Camera sta dunque assolvendo con determinazione e lungimiranza a quanto ci dice l'articolo 97 della Costituzione, in tema di equilibrio dei bilanci e sostenibilità del debito pubblico, per assicurare il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione.
  I risparmi conseguiti in questa legislatura sono imponenti ed invertono una tendenza che nel tempo aveva visto lievitare, per una colpevole inerzia, i costi della Camera ed anche del Senato.
  Ciò ha determinato purtroppo un'opinione negativa sulla responsabilità dell'istituzione parlamentare a partecipare alla necessaria politica dei sacrifici e dei tagli alla spesa pubblica, che interessa tutto il popolo italiano.
  Si è obiettato per anni che i sacrifici per i tagli allo Stato sociale, alle pensioni, alla sanità, alle dinamiche retributive conseguenti al blocco della contrattazione collettiva non coinvolgessero pienamente anche le istituzioni, i parlamentari, i partiti. L'intervento è stato tardivo, riconosciamolo, e si è così alimentata una deriva demagogica e qualunquistica, che ha finito con l'ignorare alla radice il problema dei costi della democrazia, ingiustamente confusi con privilegi che dovevano essere tolti per tempo.
  Per essere convincenti nella difesa dei costi della democrazia, occorre essere rigorosi nella rimozione dei privilegi e nell'affermazione di una cultura della sobrietà e della responsabilità nella spesa per il funzionamento del Parlamento.
  Questa mi sembra sia la chiave vincente di questa amministrazione della Camera, del Collegio dei questori: rigore nei confronti di tutto ciò che può essere tagliato e nello stesso tempo, però, affermazione di una grande cultura della responsabilità istituzionale.
  Ora non è semplice recuperare una lettura obiettiva di quanto si sta facendo e Pag. 22si è fatto per ridare autorevolezza e consenso sociale alla vita politica ed istituzionale.
  La stampa e le televisioni hanno lisciato il pelo, in questi anni, alla vulgata dell'antipolitica, che – non dimentichiamolo mai – è una costante nella storia italiana: dall'avvento del fascismo all'Uomo Qualunque nel dopoguerra, ricorrono sempre i soliti argomenti contro la politica, il parlamentarismo, i partiti.
  Ci si sofferma strumentalmente su casi singoli ed eccezionali, per generalizzare su tutto il sistema politico ed istituzionale, stimolando così sentimenti di odio, di rancore, di invidia, di frustrazione nell'opinione pubblica, soprattutto tra i cittadini più poveri ed emarginati dalle politiche ingiuste ed anche inefficaci dell'austerità europea.
  Le cose invece sono cambiate o meglio vanno cambiando, con risultati importanti, a cui devono seguirne altri, in un circuito virtuoso, fatto di tanti passi, anche piccoli, ma nella giusta direzione della sobrietà istituzionale e politica.
  Sbaglia chi non valorizza questi cambiamenti e si attarda in vecchie e qualunquistiche analisi, come se niente fosse successo per impedire il ripetersi di anomalie e scandali. Il MoVimento 5 Stelle ha svolto su questi temi un'indubbia azione di stimolo, e sarebbe sbagliato non rilevarlo, anche per aiutare questo partito-movimento, che ha tanto consenso nel nostro Paese, ad uscire dalla logica dello scontro pregiudiziale contro tutti gli altri, per assumere invece una più corretta cultura del cambiamento, anche graduale ma costante e concreto.
  Naturalmente il processo virtuoso che stiamo vivendo è solo in corso: va favorito, sostenuto con intelligenza e determinazione, come mi sembra stiamo facendo anche oggi, nell'approvazione del bilancio consuntivo dell'anno scorso e del bilancio preventivo per il 2016 (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, non c’è dubbio che dall'inizio della legislatura i dati e i numeri parlano molto di più delle parole e di tante altre riflessioni: 270 milioni di risparmio sono una cifra abbastanza considerevole; sono una cifra che deriva da un impegno estremo ed assiduo da parte dell'Ufficio di Presidenza, della Presidenza e un po’ da parte degli stimoli che sono venuti nelle discussioni in questi anni, dagli ordini del giorno proposti, dal clima del Paese in riferimento ai costi della politica e non solo. Nonostante tutto ciò, nonostante tutti questi sforzi, signora Presidente, ritengo che l'attività e la qualità del Parlamento, della Camera in particolare – perché stiamo esaminando gli strumenti contabili della Camera – non abbiano avuto nessun tipo di problema, nessun tipo di flessione; questo nonostante le carenze che sono state poco fa indicate dal collega Melilla, signora Presidente e grazie a un alto profilo di responsabilità e di professionalità del personale. Ritengo una ricchezza inestimabile avere a disposizione le professionalità, gli strumenti e il personale che lavora in questa Camera, non solo in quest'Aula, ma nell'interezza delle Commissioni e quant'altro. Non sarebbe giusto non rilevare questo aspetto e questo tipo di situazione.
  È fin troppo evidente che altre cose potrebbero essere migliorate. È cambiato il mondo e penso che uno degli aspetti essenziali che vada assolutamente evitato è che poi, questi sforzi che sono stati fatti dalla Presidenza, dal Collegio dei questori e un po’ da tutti vengano vanificati ancora da qualche piccolo segmento che, signora Presidente, non va. Il segmento è la spesa dei gruppi, è inutile che giriamo intorno al problema. La spessa per i gruppi qui alla Camera ammonta a 31 milioni 700 mila euro: può essere e deve essere rivista.
  Comprendo che nel corso di questa legislatura sarà difficile questa quantizzazione, perché ci sono dei contratti in essere, soprattutto per il personale, che sono stati instaurati dai gruppi fino alla fine della legislatura; ci sono delle convenzioni e delle consulenze e quant'altro, però è un faro che bisogna accendere. Il Pag. 23Collegio dei questori e la Presidenza, secondo me, debbono necessariamente iniziare e lavorare soprattutto per la prossima legislatura, perché dall'inizio della prossima legislatura possano esserci le condizioni, attraverso regolamenti da approvare, linee guida da individuare eccetera, per consentire, per forza di cose dall'inizio della legislatura, un abbattimento considerevole rispetto a questo. Perché le dico questo ? Ho presentato un ordine del giorno con cui si potrebbe iniziare già con il 10 per cento, che sono 3.170.000 euro; secondo me gli spazi ci sono.
  E ci sono pure gli spazi, nella convinzione mia personale, che tutto ciò si possa pure realizzare, per un motivo molto semplice: io ho la responsabilità di una componente e dalla nascita di questa componente c’è stata la necessità di utilizzare neanche il 10 per cento delle risorse, eppure mi sembra che non ci siano tali riscontri rispetto alla situazione dell'attività comparata dei gruppi e le altre componenti. Questo è possibile, ed è una cosa che va fatta.
  Non ritengo che bisogna sparare nel mucchio e fare comparazioni con le regioni, perché qui il regime è completamente diverso. Con un poco di buona volontà, penso che questo sia un risultato che possa essere raggiunto, anche per evitare, signora Presidente, che anche questi movimenti, che sono di natura politica, all'interno vengano vissuti come se fossero funzionali a che ci possa essere un maggiore incasso dei gruppi e quant'altro. Va evitato, va tirato fuori un meccanismo virtuoso con cui tutto ciò deve essere assolutamente evitato, perché non si possono poi avere titoli di giornale sugli sforzi che sono stati fatti sui 270 milioni e altre situazioni, altre cose sulle quali è stato così bene operato in termini di riduzione della spesa, comparata anche alle altre pubbliche amministrazioni. Infatti, signora Presidente, le altre pubbliche amministrazioni, a iniziare anche dall'attività del Governo, tirano fuori solamente degli slogan sulla spending review, sulla revisione della spesa e quant'altro, ma poi alla fine non c’è nessun controllo per vedere se effettivamente questa riduzione viene fatta o meno, per quanto poi questa riduzione possa anche essere disposta da provvedimenti legislativi specifici.
  Per questo motivo, ritengo positivo il risultato e l'azione della Presidenza, del personale, di tutta l'attività della Camera, perché dà dignità forte alla politica. Dobbiamo solamente porre riparo, e iniziamo già da subito, dalla discussione e dall'approvazione che seguirà, a dare qualche piccolo segnale. Ma soprattutto, in riferimento alla costruzione delle regole per la prossima legislatura, il Collegio dei questori non mancherà, così come ha fatto, di dare delle linee guida estremamente pertinenti, anche aggiornate più volte, per le rendicontazioni e il controllo, da parte del Collegio dei questori, dell'utilizzazione dei fondi e l'osservanza di queste linee guida da parte dei gruppi nella spesa che viene assegnata, ma anche e soprattutto della società di revisione che, puntuale, analizza tutti questi aspetti.
  Quindi, non c’è un problema del come, c’è un problema di quantità: la quantità deve essere assolutamente rivista, e penso che questo sia uno dei compiti principali che va demandato alla proposta del Collegio dei questori.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signora, Presidente, prima di tutto voglio far notare una cosa all'Aula: totale costo della Camera dell'anno scorso, 2015, conto previsionale e consuntivo, 986.671.819 euro; totale costo 2016, 996.149.342 euro, quindi i costi sono aumentati rispetto all'anno scorso, e di quasi l'1 per cento. Questo è il quarto anno che ci troviamo in quest'Aula a votare il bilancio della Camera dei deputati, e anche quest'anno avete deciso di non tagliare gli stipendi dei parlamentari, di non tagliare i vitalizi, di non tagliare le auto blu, di non tagliare i doppi stipendi, di non tagliare le spese inutili. Siete stati eletti quasi quattro anni fa, il Partito Democratico da quasi quattro anni ha la Pag. 24maggioranza assoluta di quest'Aula, e la Camera ci costa ancora 996 milioni di euro.
  In questi anni avete avuto un potere enorme: quando volevate, le leggi passavano in sei giorni, ma solo quelle che servivano ad aiutare banche, partiti, lobby ed amici degli amici. Per tagliare gli sprechi di questo palazzo non serviva neanche una legge: molte spese inutili potevamo eliminarle facendo votare solo 20 persone in Ufficio di Presidenza in una sola ora. Ma non avete voluto, perché chi prende i vitalizi – voi –, non taglierà mai vitalizi. Chi prende il doppio stipendio, non taglierà mai le indennità aggiuntive. Chi si fa finanziare la campagna elettorale dalle aziende che prendono appalti inutili, non taglierà mai gli appalti inutili.
  Avete deciso di stracciare il biglietto della lotteria che vi siete ritrovati tra le mani: avevate il 40 per cento alle elezioni europee, potevate usarlo per aiutare gli italiani, lo avete usato per sfamare i vostri finanziatori sulla pelle dei cittadini. E infatti adesso quel consenso non c’è più. Non ripongo speranza nel fatto che voi possiate tagliare qualcosa di significativo in questo bilancio: per me questo intervento sarà solo l'occasione per lasciare agli atti le folli spese di questo ramo del Parlamento, così che quando tra qualche anno gli analisti si chiederanno come mai il PD sia scomparso dalla scena politica, potranno trovare qualche risposta nei numeri che sto per citare e che non ha mai deciso di tagliare.
  Mentre lì fuori abbiamo 10 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà dell'Eurostat e chiudono 380 imprese al giorno, in questo palazzo si spendono 81.285.000 euro per gli stipendi dei parlamentari: spesa invariata sull'anno scorso. In Italia un pensionato su tre guadagna meno di mille euro al mese, qui dentro si spendono 135 milioni di euro in vitalizi ad ex parlamentari. Spendete 1.200.000 euro di affitto all'anno per un deposito in cui mettere mobili, faldoni e materiale inutilizzato, 2.700.000 euro in software, 6.930.000 euro in assistenza informatica, mentre nel mondo reale il 50 per cento degli studenti italiani non ha mai visto un'aula computer; 1.660.00 euro per traslochi e facchinaggio, 5.350.000 euro per la stampa degli atti parlamentari, che aumenta come spesa rispetto all'anno scorso: nell'era digitale spendiamo ancora 5.350.000 euro in scartoffie ! E, giusto per elencare un'altra assurdità, in questo palazzo le spese medico-sanitarie aumentano di 100 mila euro rispetto all'anno scorso, passando da 705 mila euro a 805 mila euro, che è quasi il 14 per cento in più: proprio quest'anno aumentano, l'anno in cui il rapporto Censis ci dice che 11 milioni di italiani non riescono a curarsi più per difficoltà economiche, e voi vi regalate 100 mila euro in più di spese sanitarie.
  Ora qualcuno dirà: ma qualcosa è stato tagliato. Certo, ci sono stati dei tagli; però nessuno dice che i tagli sostanziali al bilancio alla Camera vengono da due proposte del MoVimento 5 Stelle: uno, eliminazione degli affitti d'oro; due, cosa più importante, l'eliminazione dei rimborsi spese di viaggio agli ex parlamentari. Due indecenze che rappresentavano il minimo sindacale da tagliare ! Ma nessuno sta dicendo agli italiani che fine facciano i soldi che risparmiamo in sprechi dalla Camera dei deputati, quei pochi che vi abbiamo fatto tagliare. Che fine fanno ? Li restituiamo al Ministero dell'economia e delle finanze, che finanzia la Presidenza del Consiglio dei ministri e i Ministeri, che hanno aumentato la loro spesa solo, l'anno scorso, del 12,6 per cento in più: significa, in soldoni, che qua tagliamo i soldi, e con quei soldi il Presidente del Consiglio si compra il nuovo aereo di Stato, Alfano si paga la scorta e Renzi si paga il suo imponente apparato di comunicazione in stipendi. Ed è per questo che all'inizio della legislatura il MoVimento 5 Stelle, con un atto protocollato nel 2013, vi aveva chiesto di trasferire tutti i soldi che avremmo tagliato dagli stipendi dei parlamentari, e non li avete tagliati, ad un Pag. 25fondo interno della Camera per il microcredito alle imprese. Perché il principio era chiaro: non possiamo tagliare sprechi qui per finanziare gli sprechi al Ministero, mettiamo a profitto i tagli che facciamo in modo tale da offrire anche un atto simbolico ai cittadini, che possa in qualche modo essere tangibile. Ma questo non lo avete fatto, ci avete detto che la Camera non era un'agenzia di servizio al cittadino. Al cittadino no, ma è un diventata un'agenzia di servizio ai Ministeri e alla Presidenza del Consiglio, che con quei soldi, oggi, mette la benzina nell'aeroplano del Presidente del Consiglio, che magari va ad incontrare un Capo di Stato in Arabia Saudita che finanzia l'ISIS !
  Allora noi questo scenario abbiamo davanti, e rispetto a quello che non avete fatto noi non abbiamo aspettato voi, non abbiamo aspettato una legge per tagliarci gli stipendi, non abbiamo aspettato una legge per non utilizzare le auto blu. Nel MoVimento 5 Stelle i parlamentari dal primo giorno di legislatura dimezzano l'indennità, rinunciano ai doppi stipendi, non usano le auto blu, non accedono alle spese di rappresentanza e non hanno avuto accesso ai rimborsi elettorali che vengono erogati da questo palazzo. Abbiamo fatto risparmiare 17 milioni di euro in tre anni dal taglio delle indennità, 42 milioni di euro di rimborsi elettorali mai presi in 130 parlamentari.
  Ora, la domanda che si fanno tutti i cittadini lì fuori è: quanto avrebbe risparmiato la Camera se tutti i parlamentari avessero fatto come il MoVimento 5 Stelle ? Quanto avrebbero risparmiato Camera e Senato se tutti i parlamentari, deputati e senatori, avessero fatto come il MoVimento 5 Stelle ? Ve lo dico io: 300 milioni di euro in tre anni; altro che i numeri ridicoli della riforma del Ministro Boschi !
  Ed inoltre noi quei soldi che abbiamo risparmiato li abbiamo erogati a cittadini, giovani o meno giovani, che volevano aprire una piccola impresa in Italia, che volevano darsi una nuova chance nella vita, e oggi esistono 2 mila nuove imprese in Italia nate con i soldi tagliati agli stipendi dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle. Semplice, senza una legge e senza aspettare quattro bilanci della Camera, in cui non vi siete degnati di toccare le indennità dei parlamentari, i vitalizi e tutti gli altri sprechi e privilegi che rappresentano prima di tutto un segnale di diversità, di allontanamento dalla cittadinanza comune che è lì fuori.
  Io spero davvero che l'anno prossimo non ci sia un quinto bilancio della Camera: spero che questa legislatura finisca prima, spero che tra un anno ci siano state già le elezioni politiche e i cittadini italiani abbiano mandato a casa il partito di Governo di questo Paese. Presentiamo le stesse proposte di taglio da quattro anni, e voi ce le bocciate sistematicamente ogni anno. Il tempo è scaduto: andate a casa, per favore !

  PRESIDENTE. Bene, la ringrazio. Debbo però fare una precisazione: la spesa della Camera dei deputati del 2016 è inferiore allo stesso dato del 2015 al netto della restituzione al bilancio dello Stato, come è già stato esposto con chiarezza dai deputati questori nella loro relazione svolta in apertura dei nostri lavori, e documentato nella relazione stampata a corredo del bilancio di previsione del 2016. Quindi ci tenevo, perché ci sono altrimenti delle interpretazioni che partono da un dato che non è quello corretto (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  È iscritto a parlare il deputato Rondini. È assente: si intende che vi abbia rinunziato.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Noi adesso sospendiamo per cinque minuti, e riprendiamo alle 17,30.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 17,25 è ripresa alle 17,30.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Discussione della proposta di legge: Vacca ed altri: Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari (A.C. 1159-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1159-A: Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 15 luglio 2016.
  Ricordo che la Commissione propone la reiezione della proposta di legge.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1159-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto che la VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, la deputata Anna Ascani.

  ANNA ASCANI, Relatrice per la maggioranza. Grazie Presidente. Colleghi, la Commissione Cultura riferisce oggi sulla proposta di legge n. 1159, Vacca ed altri. Prima di entrare nei dettagli tecnici della relazione sul testo della proposta, anticipo subito che la Commissione riferisce in senso contrario ad essa, non perché la sua maggioranza sia contraria ad una revisione delle norme vigenti sulla contribuzione studentesca al fine di operarne una rimodulazione a favore degli studenti attivi e meno abbienti, ma perché, ancora una volta, i posizionamenti di parte hanno avuto la meglio sul merito dei problemi, portando ad una prematura interruzione del lavoro positivo che pure si stava svolgendo in modo proficuo nel Comitato ristretto.
  Come previsto dal Regolamento della Camera, i gruppi di opposizione hanno diritto a una propria quota dei tempi e degli argomenti del lavoro parlamentare. Questo strumento è una importante garanzia per le minoranze parlamentari e può essere usato in vario modo, purtroppo però anche in maniera strumentale. Il Partito Democratico, gli altri gruppi di maggioranza e, mi sia consentito, anche altri gruppi di opposizione, erano e sono ben consapevoli di quanto sia importante per i giovani e per il futuro del nostro Paese il tema dell'accesso agli studi universitari e di come sia necessario e urgente dare piena attuazione dell'articolo 34 della Costituzione che, con la lingua solitamente luminosa ed efficace del suo testo, stabilisce che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i più alti gradi degli studi. Questo obiettivo sociale e culturale è ancora molto lontano, nonostante tanto spesso si parli, un po’ a sproposito, di università di massa. Vorrei ricordare, infatti, che l'Italia soffre di un cronico ritardo nel numero dei laureati sulla popolazione totale e anche su quella giovanile, situandosi purtroppo agli ultimi posti tra i Paesi OCSE. Ad esempio, secondo l'ultimo rapporto OCSE, Education at a Glance del 2015, tra gli italiani di 25-34 anni, i laureati costituiscono solo il 24 per cento, a fronte di una media europea del 39 per cento e una OCSE del 41 per cento.
  Una delle ragioni di questa cospicua differenza può essere fatta risalire alle pesanti spese che le famiglie devono sostenere per mandare i figli all'università, spesso lontano dai luoghi di residenza. Spese che diventano insostenibili per i ceti meno abbienti e tra questi oneri ci sono certamente i contributi da pagare agli atenei, le cosiddette tasse universitarie che, sempre secondo il rapporto OCSE già citato, si situano per importo medio ai Pag. 27primi posti in Europa. Negli ultimi otto anni il tema delle tasse universitarie è diventato molto caldo, soprattutto da quando per iniziativa del Governo Berlusconi fu apportato un taglio molto consistente al Fondo di finanziamento ordinario delle università statali. Questo taglio ha costretto le università ad accrescere la pressione fiscale sugli studenti, mentre d'altra parte la crisi economica globale che si abbatteva su tutti i Paesi, e in particolare sul nostro, restringeva le risorse a disposizione delle famiglie, soprattutto quelle del ceto medio impoverito. Il Governo Renzi ha saputo trovare risorse significative nel bilancio dello Stato per sostenere e incrementare gli interventi per il diritto allo studio universitario, ma anche queste non sono ancora sufficienti ad assicurare una borsa di studio a tutti gli studenti che la meritano, a causa del cronico ritardo che, anche sotto questo aspetto, l'Italia ha accumulato rispetto alle medie europee. Risulta, dunque, evidente la necessità di intervenire sul fronte della contribuzione studentesca, in modo da incentivare l'iscrizione all'università dei diplomati provenienti dalle fasce deboli della popolazione e lasciando alle università l'autonomia di stabilire contribuzioni realmente eque e progressive rispetto ai redditi delle famiglie degli studenti. Questo è, a grandi linee, il contesto della vicenda.
  Esaminiamo ora brevemente i principali contenuti della proposta Vacca che abbiamo oggi in esame. La proposta di legge intende modificare la disciplina dei contributi pagati dagli studenti universitari contenuta nel decreto del Presidente della Repubblica n. 306 del 1997, come di recente modificato dal DL n. 95 del 2012, ma non interviene invece in materia degli esoneri che rimangono regolati dal decreto legislativo n. 68 del 2012. L'articolo 1 propone, innanzitutto, proprio l'abrogazione delle novità normative introdotte dal DL n. 95 del 2012, ripristinando sostanzialmente la disciplina previgente. Ricordo che la normativa del 1997 fissava per ogni ateneo un limite massimo complessivo del gettito della contribuzione; questa non può superare ogni anno il 20 per cento dell'importo ricevuto dall'Ateneo come fondo di finanziamento ordinario.
  Con la modifica introdotta nel 2012, questo limite percentuale rimane lo stesso, ma non si applica più alla contribuzione complessiva, ma soltanto a quella versata dagli studenti in corso. Mi permetto di ricordare che il limite del 20 per cento stabilito dalla legge fu nel passato superato da molti atenei, dando origine anche ad un contenzioso giurisdizionale nel quale alcuni atenei sono risultati soccombenti. In generale, posso dire che questa forma di contenimento della contribuzione non si è rivelata veramente efficace, così che un suo ripristino sic et simpliciter andrebbe valutato con cautela.
  In effetti, l'articolo 2, comma 3, lettera b), della proposta di legge Vacca stabilisce delle penalizzazioni per le università che non rispettassero il limite del 20 per cento, ma penalizzazioni erano previste anche prima e non hanno dato grande prova di sé. La novità forse maggiore è contenuta nell'articolo 2, comma 3, lettera c), che dispone l'esonero dalla contribuzione universitaria per tutti gli studenti il cui ISEE familiare sia inferiore a 11 mila euro, cioè quella che in gergo è denominata una no tax area. Questo esonero si aggiunge a quello già previsto per gli studenti beneficiari di una borsa di studio del diritto allo studio universitario, come pure per gli studenti idonei, ma non beneficiari. Come è stato osservato dal Servizio studi, vi è peraltro una certa mancanza di coordinamento tra le due norme che ho citato.
  Il 15 maggio 2014, la collega Ghizzoni ed altri deputati del Partito Democratico hanno presentato un'altra proposta di legge sullo stesso tema, a dimostrazione di quanto anche la maggioranza abbia avuto e abbia a cuore il problema. A differenza della proposta Vacca, quella Ghizzoni prevede però una riforma organica e completa della normativa sulla contribuzione universitaria. Le due proposte convergono almeno sull'introduzione di una no tax area, con ciò intendendosi un valore di ISEE familiare diverso tra le due proposte, al di sotto del quale uno studente è Pag. 28esonerato da ogni contribuzione all'università. La proposta Ghizzoni chiede, però, che per ottenere l'esonero lo studente sia effettivamente attivo, cioè abbia superato un certo numero di esami. Le due proposte di legge hanno sofferto di una lunga attesa, con il lavoro parlamentare sul tema sospeso dal novembre 2014 all'aprile 2016. Tuttavia, era di recente ripreso di buona lena nel Comitato ristretto un lavoro istruttorio molto proficuo, a cui non era mancato il contributo del Governo, con l'intervento del sottosegretario Faraone, che ha garantito il suo impegno a reperire risorse per l'introduzione della cosiddetta no tax area. Un lavoro istruttorio non facile, perché non erano inizialmente disponibili i dati disaggregati sulla contribuzione media pagati dagli studenti in base all'ISEE familiare. Ricordo infatti che gli atenei sono autonomi nello stabilire le regole di contribuzione dei loro studenti, ma la grande maggioranza degli atenei prevede riduzioni di contribuzione proprio in base all'ISEE, cioè al reddito e al patrimonio della famiglia. Sono stati così ottenuti dall'INPS e dal MIUR, solo qualche settimana fa, dati sulla platea degli eventuali beneficiari di un intervento di riduzione delle tasse, dati mai disponibili prima d'ora per il Parlamento. Una no tax area corrisponderebbe, ovviamente, ad un calo di gettito per le università, che dovrebbero quindi poter ricevere un finanziamento statale che compensi i mancati introiti, non potendosi accettare che si intervenga sulla ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario, già pesantemente ridotto, come ricordavo poc'anzi. Nel contempo, occorrerebbe anche evitare che le università spostino il carico contributivo sugli studenti delle fasce ISEE immediatamente superiori a quelle della no tax area.
  Credo di aver dato con questi cenni uno spaccato della complessità dei problemi che sono emersi nella discussione del Comitato ristretto e che avrebbero richiesto una maturazione, anche solo di qualche settimana in più, per giungere ad una proposta condivisa da sottoporre all'attenzione dell'Aula. Invece, la decisione tanto legittima, quanto, forse, di sapore strumentale del MoVimento 5 Stelle, di insistere per la calendarizzazione di questo provvedimento oggi in Assemblea, ha interrotto questo percorso e ha provocato il disabbinamento delle due proposte di legge. Rinvio i colleghi alla resocontazione parlamentare in Commissione per ogni approfondimento.
  Una volta disabbinato il progetto di legge a prima firma Ghizzoni, la proposta Vacca giunge quindi oggi in Aula con il mandato della Commissione alla relatrice a riferire negativamente in Assemblea. Tuttavia, il tema resta, come ho cercato di dire all'inizio, strategico, e merita dunque un'attenzione e un impegno particolare, cui non si può certo rinunciare a causa di una brusca e unilaterale volontà di interrompere il lavoro. Mi auguro che si possa trovare il modo di riprendere questi temi al di fuori dei pur legittimi interessi di parte, rimettendo al centro l'interesse dei ragazzi e delle loro famiglie, che coincide in questo caso, più che in altri, con l'interesse del Paese e del suo futuro molto prossimo. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Oggi, per la prima volta in Italia, approda in Aula una proposta di legge che vuole introdurre nell'ordinamento di questo Paese una no tax area per gli studenti universitari che appartengono a famiglie con un reddito medio-basso. Per il MoVimento 5 Stelle il motivo è molto semplice ed è ancora più semplice se utilizziamo le parole di Nelson Mandela: «L'istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l'istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare Presidente di una grande nazione». Quando siamo entrati in Parlamento, Pag. 29il MoVimento 5 Stelle in Commissione Cultura è partito da questa priorità e oggi in Aula dobbiamo spegnere le candeline per i tre anni di discussione su questa proposta iniziata esattamente il 18 luglio 2013. Non le spegniamo con la gioia di un bambino di tre anni, ma con la tristezza di trovarci una maggioranza che governa in questo Paese e che comanda in questo Parlamento e che ha avuto ben altre priorità e ben altri punti di riferimento. Uno di questi è stato Giancarlo Galan, scelto come presidente della Commissione che si occupa di scuola, università e ricerca; Giancarlo Galan, deputato di Forza Italia e votato dal PD, a cui i cittadini hanno pagato lo stipendio fino a qualche mese fa, nonostante fosse in carcere o agli arresti domiciliari da quasi due anni. Se il PD ha clamorosamente fallito per i suoi punti di riferimento politici, non ha fatto di meglio per le sue proposte di legge in Commissione referente: tra le tante emergenze del Paese in campo culturale, nel campo della ricerca e delle università, per il PD le priorità sono state una proposta di legge per il centenario di Alberto Burri, un assegno da staccare alla Fondazione Di Vagno, presieduta da un politico pugliese e socialista che ha subito un processo all'epoca di Tangentopoli, la promozione a monumento nazionale della Basilica Palladiana. Insomma, tutte proposte che non hanno affrontato neanche uno dei problemi endemici e strutturali creati da tutti i Governi in carica fino ad ora al mondo della cultura, dell'università e della ricerca. Il MoVimento Cinque Stelle si appresta quindi a colmare il vuoto delle proposte legislative della maggioranza in campo di università e ricerca con questo testo di legge e speriamo che i cittadini incalzino sempre più i governanti e la maggioranza su questi temi, che sono strategici per il Paese. In realtà, i cittadini lo stanno già facendo, gli studenti in tutt'Italia lo stanno già facendo, e in questi mesi hanno raccolto le firme in molte università italiane per una petizione che chiede di rendere più equo e accessibile un sistema universitario che oggi presenta aspetti fortemente discriminatori non solo tra fasce sociali, escludendo dall'istruzione post-diploma le famiglie impoverite, ma anche tra territori svantaggiati e no, tra sud e nord. Ho incontrato questi ragazzi e sapete cosa dicevano ? Che stavano firmando la petizione, ma non avevano alcuna speranza e fiducia nei partiti che governavano da anni, perché non rispettano mai i cittadini. Intere generazioni che ormai hanno perso la fiducia nelle istituzioni. Non intendiamo deluderli: noi spingeremo fino all'ultimo giorno di questa legislatura per una no tax area universitaria che cancelli le tasse agli studenti che oggi rinunciano all'università perché la famiglia non può permettersene il costo. Quando la nostra proposta per gli studenti arriva per far crescere l'istruzione in questo Paese, incontra tre anni di sabbie mobili. Abbiamo fatto di tutto: indagini, audito studenti, università, CRUI, confronti con tutte le forze politiche, relazioni tecniche. Arriva la proposta del PD a prima firma Ghizzoni, che abbiamo sempre sostenuto senza difficoltà perché si poneva lo stesso obiettivo, una più equa tassazione e una no tax area. Poi incontriamo il Ministro Giannini, che afferma chiaramente che la proposta non è una priorità per il Governo, e tutto si arena nuovamente, finché non parte una nuova mobilitazione fuori da questo Palazzo e dentro con la spinta del MoVimento 5 Stelle. Dopo la richiesta di portare il nostro testo di legge a maggio in Aula, l'atteggiamento del Governo cambia anche attraverso le parole del Presidente del Consiglio, che si pronuncia a favore della no tax area, e così accettiamo il rinvio di qualche mese della legge. Poi, finite le elezioni, cambia tutto e si inizia a lavorare sempre più al ribasso. Le risorse promesse sembrano essere scomparse e si ritorna al buio di questo Governo e di questa maggioranza. Nonostante tutti i numerosi tentativi di dialogo che arrivano a realizzare le circa quindici proposte che presentiamo sotto forma di emendamenti alla proposta di legge e nonostante presentiamo la stessa proposta Ghizzoni sotto forma di emendamento, tutte le proposte sono state già bocciate in Commissione Cultura. Addirittura, Pag. 30la proposta Ghizzoni chiedeva 300 milioni di euro per una misura di compensazione all'università.
  Noi con le nostre proposte emendative abbiamo chiesto semplicemente 100 milioni di compensazione ma sul Fondo FISPE che esiste e che quindi è già previsto dal 2017: una disponibilità di queste risorse per i prossimi tre anni e, ciò nonostante, la maggioranza ha bocciato tutto. Quindi ritorniamo a una sceneggiata già vista tra poliziotto buono e poliziotto cattivo. Entriamo nel dettaglio e vediamo cosa prevede la proposta di legge. Il primo scopo che ci siamo dati è bloccare l'aumento della tassazione universitaria: una tendenza alla crescita che ormai va avanti da molti anni e che viene accentuata dall'entrata a regime delle misure apportate dal Ministro Profumo durante il Governo Monti che consentono alle università di alzare le tasse senza un tetto massimo per gli studenti fuori corso, che rappresento il 40 per cento degli studenti iscritti, e in più di aumentare al contempo anche la tassazione nei confronti degli studenti in corso. Insieme a questa misura, come già annunciato, abbiamo previsto l'esonero dal pagamento della contribuzione studentesca per gli studenti meno abbienti mediante l'introduzione di una no tax area. Si tratta di una proposta di legge che fa chiarezza anche sulla definizione stessa dei contributi versati dagli studenti in favore dell'università e riduce al minimo il numero dei conflitti di fronte alla giustizia amministrativa, considerato che alcuni atenei hanno iniziato ad introdurre i contributi per i laboratori, i contributi per le biblioteche oltre alla normale tassazione con atteggiamenti arbitrari che danneggiano gli studenti più deboli. Per questo imponiamo maggiore chiarezza sui conti delle università e le sanzioni per le università che non rispettano la legge. In aggiunta a quanto già descritto altra conseguenza distorsiva è che lo studente fuori corso, che concretamente usufruisce in maniera occasionale dei servizi e delle strutture universitarie, ha una tassazione più alta dello studente in corso che, invece, si avvale a tempo pieno di tutti i servizi e delle strutture dell'università. C’è da aggiungere che negli ultimi anni il Fondo per il finanziamento ordinario è fortemente diminuito (meno 21,5 per cento dal 2008 al 2013) ed è evidente che la classe politica che ha governato in questi anni ha scelto di scaricare sull'utenza studentesca i tagli apportati al Fondo per il finanziamento ordinario delle università del nostro Paese. Ciò che abbiamo relazionato fino ad ora non risulta l'unica conseguenza delle novelle normative apportate con consenso bipartisan dal Governo Monti: ricordiamo che il PdL era alleato con il Partito Democratico. Infatti gli atenei che fino all'effettiva entrata in vigore nel 2013 non hanno rispettato il tetto massimo degli introiti derivanti da tasse e contribuzione studentesca sono stati avvantaggiati sia ai fini del calcolo dei numero di posti disponibili per il reclutamento sia nell'attribuzione delle quote premiali di FFO assegnate all'università, nonostante fossero in difetto fino all'entrata in vigore della disposizioni normative introdotte dal decreto-legge n. 95 del 2012. Non è accettabile, quindi, che gli atenei in regola rispetto alla norma vigente fino all'estate del 2012 siano attualmente fortemente svantaggiati dalle novelle normative della spending review. Pertanto le conseguenze attribuibili a tutte le forze politiche che hanno approvato la spending review sono disastrose sia per gli studenti svantaggiati economicamente che per le università soprattutto del sud che statisticamente risultano essere quelle che non raggiungono quote importanti di gettito dalla contribuzione studentesca per via del minor reddito pro capite delle famiglie del meridione. È necessario in conclusione ricordare che l'Italia è tra i Paesi europei con la tassazione universitaria più alta e con il numero di laureati più basso: solo il 23,7 per cento degli italiani tra i trenta e quarant'anni ha una laurea contro la media europea del 37,9 per cento. La differenza con gli altri Paesi è così abissale che per l'Italia sarà impossibile raggiungere l'obiettivo del 40 per cento nel 2020 come richiesto dall'Europa. È innegabile che esiste una relazione stretta tra le due voci – alte tasse e Pag. 31carenza di sostegno allo studio – non rendendo possibile il proseguimento degli studi. C’è un legame fortissimo tra il livello di studi della popolazione e lo sviluppo di un Paese: ogni investimento sulla formazione si traduce in una crescita non solo culturale e sociale del Paese ma anche economica. Il MoVimento 5 Stelle ritiene non più rinviabile una norma che vada ad incidere fortemente sulla possibilità dei nostri giovani meno abbienti di iscriversi all'università perché siamo una forza politica all'interno di questo Parlamento e conosciamo un'unica strada legittimata: legiferare per cambiare le norme in corso e oggi a questa strada il Partito Democratico sta dicendo «no», sta bocciando tutte le proposte alternative che il MoVimento 5 Stelle ha fornito.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire in un'altra fase. È iscritta a parlare la deputata Ghizzoni. Ne ha facoltà.

  MANUELA GHIZZONI. Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi. Il 29 giugno abbiamo approvato in questa stessa Aula una mozione sull'accesso all'università, un obiettivo che purtroppo per decine di migliaia di giovani all'università appunto è fuori dalla propria portata. Il Governo su questo aspetto ha preso degli impegni molto importanti approvando e accogliendo questa mozione, ma ne riparliamo, diciamo prematuramente, e torniamo quindi sul tema, avendo oggi al nostro esame una proposta di legge che chiamerò per comodità «proposta di legge Vacca». Non ho tempo per ripetere dati che abbiamo discusso in seno alla mozione; il punto fondamentale però, che è stato citato anche dalla relatrice è che l'Italia è l'ultima di tutti i Paesi OCSE, non soltanto dell'Europa, per numero di laureati rispetto alla popolazione anche nelle fasce più giovani. Quindi, senza incentivare con opportune misure il conseguimento della laurea, soprattutto per i ceti meno abbienti che ne sono ovviamente più lontani, ma anche per il ceto medio impoverito dalla lunga crisi economica, che quindi fa sempre più fatica a mandare i figli all'università, lasceremo ovviamente bloccato l'ascensore sociale e rimarremo sempre più fanalino di coda a livello internazionale. Una prima misura sarebbe l'esonero dal pagamento delle tasse universitarie al di sotto di un certo livello di reddito e patrimonio familiare, non a caso, uno degli impegni presi dal Governo – in questo caso il collega Gallo ha dimenticato evidentemente di ricordarlo – nell'accogliere la mozione è quello di modificare la disciplina vigente sulla contribuzione studentesca alle università statali, stabilendo che tutti gli studenti con ISEE al di sotto di una determinata soglia abbiano l'esenzione dal pagamento della contribuzione, in altre parole la no tax area. Ebbene, la proposta di legge al nostro esame dispone, anche se in modo però residuale su quest'ultimo aspetto, rispetto in realtà al tema centrale della legge una soglia di esenzione per gli studenti universitari che abbiano un ISEE al di sotto degli 11.000 euro. Si registrerebbe quindi una unità di intenti tra l'impegno governativo che abbiamo preso qui il 29 giugno e la proposta Vacca e quindi una sorta di contraddizione con il mandato alla relatrice a riferire in senso contrario in Aula. Ma come ha anche già spiegato la collega Ascani, non vi è alcuna contraddizione, quanto piuttosto la volontà precisa e forte della Commissione di rispettare un impegno che è stato qui assunto con una norma che sia organica, che sia completa e che sia equa sulla base di un'analisi consapevole di tutte le questioni in gioco. Per spiegare questo punto di vista che ovviamente in alcuni aspetti è molto divergente dal relatore di minoranza, voglio illustrare il mio punto di vista, avendo io seguito queste vicende fin dall'inizio, cercando soprattutto di colmare le omissioni del collega Gallo. La proposta Vacca, come dicevamo, è vero, è stata incardinata nell'estate del 2013; ha però come oggetto principale il ripristino della formulazione originaria di una norma – una vecchia norma del 1997 – che regolamenta gli importi delle contribuzioni universitarie, fissandole complessivamente Pag. 32per ogni singolo ateneo al massimo, al 20 per cento dei finanziamenti statali ricevuti (comma 1, articolo 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 306). Il Governo Monti – come è stato ricordato da chi mi ha preceduto – intervenne su questa norma, escludendo dal calcolo delle tasse pagate gli studenti fuori corso. In questo modo il rapporto da rispettare (questo 20 per cento) diventa più facilmente raggiungibile, in particolare da quegli atenei che lo sforavano stabilmente – ne avevamo alcuni – e non solo e non tanto per mala gestione o per una insensibilità sociale verso gli studenti, ma soprattutto, dal 2008 in poi, per la costante insufficienza dei finanziamenti statali.
  Da parlamentare, io allora mi opposi a questa modifica del Governo Monti perché la giudicavo un éscamotage tecnico a favore dei bilanci degli atenei, che però di fatto – e questa è la cosa più importante – alleggeriva le responsabilità del Governo rispetto al finanziamento del sistema universitario e rischiava di scaricarsi, di far ribaltare tutto sugli studenti, soprattutto i fuori corso.
  Se questo non è avvenuto e cioè se gli studenti non hanno pagato questo carico contributivo maggiore, lo si deve solo ad una sorta di moratoria che introducemmo noi con il lavoro parlamentare e poi con un impegno assunto direttamente dalla Conferenza dei rettori, un impegno che devo dire è stato onorato, ma che si è concluso con questo anno accademico in corso. In più – lo voglio ricordare – una recente sentenza che riguarda l'Università di Pavia ha messo in dubbio addirittura la stessa legittimità di questo provvedimento. Se ne potrebbe dedurre allora che dovrei essere favorevole al ripristino della norma originaria, cosa che dissi all'inizio della discussione nel settembre 2013, ma c’è un però che vorrei spiegare. La prima preoccupazione del legislatore dovrebbe essere quella di garantire il principio di una contribuzione equa e progressiva. Il decreto del Presidente della Repubblica che ho richiamato, il n. 306, per la verità dispone questa norma, però assolutamente inapplicata. E che cosa dice ? Che le università devono graduare l'importo dei contributi universitari secondo criteri di equità e solidarietà in relazione alle condizioni economiche dell'iscritto, utilizzando metodologie adeguate a garantire un'effettiva progressività. Ma la norma del 20 per cento, tanto nella sua variante originaria, cui vuole ritornare il MoVimento 5 Stelle, quanto in quella attuale non ha mai garantito e non può garantire equità e solidarietà. Proverò a spiegare perché – e mi dispiace che ancora i colleghi 5 Stelle, dopo mesi di discussione non l'abbiano ancora assunto come principio –: non può perché questa norma, non solo non è mai stata rigidamente applicata e peraltro – lo sappiamo – è difficilmente verificabile a posteriori, ma il problema è che per un ateneo dover rispettare un rapporto numerico budgettario, sull'intero budget – traduco – è una cosa diversa che non andare invece a predisporre a priori una regola di contribuzione che adegui la contribuzione richiesta ad ogni singolo studente in modo progressivo rispetto alla ricchezza reale della sua famiglia e quindi alla sua reale capacità di contribuire alla copertura del costo dei servizi offerti dall'università. Questo è il punto dirimente. Il nostro sistema contributivo quindi nei fatti non è né equo, né solidaristico e il nostro Paese infatti è il terzo Paese in Europa per carico fiscale sugli studenti e per giunta il carico si addensa spesso in modo piatto sulle fasce più numerose di studenti, che sono quelle provenienti da famiglie a reddito medio. Come Partito Democratico, quindi, abbiamo cercato una soluzione che ottemperasse realmente ai principi di equità e di solidarietà e garantisse quindi un vantaggio reale agli studenti in maggiore difficoltà economica. È un cambio reale di prospettiva; non riportare indietro le lancette dell'orologio sul rapporto del 20 per cento, ma concentrarsi semmai sulla progressività della contribuzione, annullandola per le fasce a basso reddito. Quest'ultimo punto – come dicevo – è presente anche nella proposta Vacca ma in posizione residuale rispetto all'impianto Pag. 33generale, che resta invece pienamente confermato nonostante i difetti del sistema del cosiddetto 20 per cento, e abbiamo prove ormai da vent'anni in questo senso.
  Per noi invece è diventato il vero bandolo della matassa, memori peraltro delle analisi accurate e propositive condotte da molte associazioni studentesche, con le quali anche noi parliamo, dall'Udu, nella sua mozione congressuale, dall'Arum durante l'audizione in Commissione 2013, dalla Link in una recente campagna pubblica. Così, grazie all'ascolto di queste voci a partire dalle audizioni svolte nell'autunno e nell'inverno del 2013-2014, grazie a un lavoro certosino – mi permetto di dirlo – di analisi sulle contribuzioni universitarie deliberate da molti atenei italiani alla loro comparazione anche con quanto avviene negli altri Paesi europei, come Partito Democratico, abbiamo elaborato una proposta di legge a mia prima firma che, nel luglio del 1014, abbiamo chiesto venisse abbinata a quella del collega Vacca. È stato anticipato – ma lo faccia fare anche a me, signor Presidente – vorrei riprendere brevemente i capisaldi di questa nostra proposta: una no tax area sotto i 21.000 euro di ISEE, garantire gradualità e progressività della contribuzione nella fascia tra 21.000 e 30.000 euro di ISEE – di questo non vi è traccia nella legge Vacca – porre un limite massimo di 900 euro al valore medio della contribuzione, rapportandola al reddito medio della regione e rimborsare le università del mancato introito dovuto all'introduzione della no tax area che avevamo fissato a 300 milioni.
  Io la ritengo una proposta ancora oggi innovativa, quasi rivoluzionaria, certamente molto ambiziosa, in grado di avvicinarci all'Europa. Essa fu accolta con favore o comunque con benevolenza dagli studenti, sebbene non tutti (segnalarono criticità sulla regionalizzazione della contribuzione); di converso, non lo nego, suscitò perplessità tra chi ha la responsabilità di gestire gli atenei ed ancora di più tra chi ritiene che la contribuzione universitaria abbia un valore «educativo», cioè uno strumento per sollecitare gli studenti a non accumulare ritardi nel proprio percorso di studi.
  In realtà, io ritengo che siano molti altri i fattori che incidono sulla regolarità degli studi, ma su questo tema tornerò in chiusura del mio intervento.
  Devo dire che anche l'atteggiamento del Governo non fu incoraggiante, è stato ricordato: infatti, la ministra Giannini venne e fu ospite del Comitato ristretto nel novembre del 2014 e le sue valutazioni determinarono una lunga sospensione dei lavori, lavori che sono ripresi solo nel maggio di quest'anno, grazie allo stimolo esercitato dal gruppo del MoVimento 5 Stelle, che, utilizzando le prerogative regolamentari a garanzia delle minoranze, ha chiesto ed ottenuto di inserire la cosiddetta PdL Vacca nel calendario dei lavori d'Aula.
  Io non ho nessuna difficoltà, perché l'ho ribadito in Commissione, a riconoscere che è stata questa scelta del MoVimento 5 Stelle ad avere consentito di riprendere finalmente l'esame dei testi abbinati per tentare di individuare una proposta condivisa, sostenibile finanziariamente, in grado di operare una sintesi dei progetti sul tavolo, tenendo anche conto però, nel frattempo, di quanto è accaduto negli atenei, perché a questo proposito le novità non sono certamente poche: nel giro di 2 anni, anzi un anno e mezzo, dopo l'esperienza pionieristica della no tax area dell'università di Firenze, introdotta nell'anno accademico 2014-2015, ne sono seguite tante altre a Pisa, a Palermo a Bari e a Torino, ciascuna esperienza con una propria specificità, ognuna da studiare attentamente per gli esiti sui bilanci e per gli esiti sulle immatricolazioni.
  Si tratta evidentemente di esperienze recenti, in alcuni casi recentissime, comunque significative e tra l'altro voglio aggiungere che questi atenei hanno assunto queste decisioni in modo assolutamente autonomo, quasi sempre sotto la forte spinta positiva degli studenti presenti negli organi di governo e soprattutto lo hanno fatto con le loro risorse, con la disparità dei propri bilanci.Pag. 34
  Quindi è vero, mentre il Parlamento taceva o rifletteva, diciamo così, il sistema universitario andava avanti: la no tax area non è più un tabù; due settimane fa anche la CRUI, in occasione dei magnifici incontri che si sono tenuti a Udine, ha inserito la no tax area tra le proprie ipotesi di lavoro come misura di diritto allo studio, chiedendo però ovviamente il supporto di nuovi finanziamenti statali.
  Potrei dire banalmente che è cambiata l'aria oppure, in modo più forbito, potrei dire che progressivamente il tema si è imposto per la sua ragionevolezza ed intrinseca bontà ed anche il Governo ha cambiato atteggiamento: si è fatto più interlocutorio; il 18 maggio il sottosegretario Faraone ha espresso chiaro interesse per la proposta, mettendo a disposizione il proprio impegno, come ricordava la relatrice Ascani, per reperire le risorse necessarie a partire dalla prossima legge di stabilità. Questo e quanto è venuto a dirci il sottosegretario Faraone e del resto è un impegno coerente con quello che è stato assunto nella mozione che abbiamo approvato il 29 giugno e con cui ho aperto il mio intervento.
  Però, la notizia della immediata calendarizzazione in Aula, chiesta dal MoVimento 5 Stelle, ha avuto sui nostri lavori ovviamente l'effetto di una doccia gelata e guardate che è un peccato, perché questa incomprensibile accelerazione ha impedito al Comitato ristretto di giungere ad un testo condiviso e mi rammarico, per onestà intellettuale, che il relatore di minoranza faccia invece intendere che si fosse giunti ad un testo condiviso, anzi, quasi come se fossimo stati al rammendo parla di tagli-cuci (questo non onora il nostro lavoro) e poi fa riferimento anche a cambi di idea continui del Partito Democratico. Ecco, io credo che si debba dire, qua dentro, che noi siamo partiti da un'idea condivisa, sì, arrivare alla no tax area, ma non avevamo ancora condiviso come arrivarci alla no tax area.
  Aggiungo qualche elemento: la materia che stiamo affrontando, checché se ne dica, è una materia non solo delicata, ma anche molto tecnica, come tutte quelle che hanno natura fiscale ed ha anche proprio un profilo specifico, perché occorre incrociare le riflessioni sulla diversa capacità contributiva degli studenti con le esigenze di bilancio degli atenei, che sono 60 situazioni diverse. Pertanto occorre procedere ovviamente con ponderazione, che è il contrario di dover venire in Aula in tempi ristrettissimi.
  Faccio un esempio, perché non è stato richiamato dall'ex relatore: solo il 7 e l'8 giugno scorso noi abbiamo ricevuto dal Ministero del lavoro e dal Ministero dell'istruzione alcuni dati, necessari per dare gambe solide e coerenti ad un provvedimento davvero efficace; ma i dettagli tecnici sono un pochino più complessi di come si possa immaginare. Faccio un altro esempio: ad oggi noi non disponiamo con certezza di un dato fondamentale, e cioè quanto paga di media uno studente universitario che appartiene ad una famiglia con un determinato valore ISEE; questo non ce l'abbiamo, è un dato che non esiste, non abbiamo, o meglio, non è nella disponibilità del MIUR. Questa si chiama curva di contribuzione. Il MIUR ha un ufficio statistico che non ha raccolto i dati adeguati per realizzare questa curva di contribuzione, ed è quello che ci hanno risposto l'8 di giugno, eppure sarebbe molto importante per il tipo di elaborazione che dovremo fare noi.
  Noi, come gruppo parlamentare, con l'aiuto di uno statistico, abbiamo incominciato a realizzarla noi questa curva di contribuzione, e lo abbiamo fatto sulla scorta degli altri dati che ci sono arrivati il 7 e l'8 di giugno; certo, però, noi avremmo bisogno quindi di ponderarli ancora meglio questi dati, avremmo certamente bisogno non di stime – perché a stime noi siamo arrivati – ma avremmo bisogno di dati certi, che bisognerebbe andare a chiedere ad ogni singolo ateneo, e comporli, il che non sarebbe certamente facile e non certamente da fare in quattro e quattr'otto.
  Ora mi soffermo anche sul tema della compensazione che noi vogliamo dare agli atenei, ed è per quello che noi dobbiamo fare calcoli con ponderazione, perché altrimenti Pag. 35non riusciremmo ad arrivare al quantum ci occorre per coprire questa misura.
  Ora io qui ho una posizione diversa rispetto all'ex relatore Gallo, il quale ha affermato, nel corso della discussione in Commissione, che la compensazione può essere anche parziale, e quindi non serve una valutazione precisa.
  Per me invece questo tema è cruciale e provo a spiegare perché: la no tax area diventa effettivamente una misura a vantaggio degli studenti, ma di tutti gli studenti, di tutta la comunità studentesca, solo se non va a gravare sulle risorse proprie dell'università. In caso contrario, dovendosi trovare un bilanciamento nel finanziamento ordinario, al netto delle spese fisse incomprimibili, l'agibilità di manovra diventa talmente residuale che inevitabilmente si vanno ad intaccare le risorse che servono ai servizi per gli studenti, e io personalmente non sono assolutamente disposta ad avallare un'operazione di questo tipo.
  Dopo la ricezione dei dati – siamo al 7 ed 8 di giugno – il Comitato ristretto è stato convocato due volte, due sole volte: il 15 ed il 29 di giugno.
  Oltre a quanto già detto sulla curva di contribuzione, credo sia facile capire che molti altri elementi non banali devono essere esaminati, e quindi ben maggiore dovrebbe essere il tempo a nostra disposizione per elaborare una proposta credibile ed attuabile; elementi banali come per esempio: come definisco la platea dei beneficiari rispetto al reddito familiare, rispetto all'anno di corso, al tipo di corso ? E ancora di più – ed è ancora più complesso – quali meccanismi introduco, affinché sia realmente progressiva ed equa la contribuzione per gli studenti che hanno un ISEE immediatamente superiore alla fascia dell'esonero ?
  Ecco, sono questioni che meritano profondità di analisi e per le quali l'ingiustificata urgenza di approdare alla discussione in Aula sarebbe di certo cattiva consigliera, tenuto peraltro conto che nessuna misura di legge potrà essere applicata prima dell'anno accademico 2017-2018.
  Ripeto: un'urgenza ingiustificata e dettata solo da un'agenda di natura strumentale e propagandistica.
  Mi avvio a concludere, signor Presidente, con alcune considerazioni di carattere più generale, che nascono anche dall'esperienza di avere lavorato a lungo su questo progetto di legge: la discussione che si è sviluppata all'interno del PD ed anche nel confronto con le altre forze parlamentari ha mostrato con evidenza che il problema del basso accesso all'università delle fasce deboli della popolazione non può e non deve essere affrontato solo con provvedimenti di settore, ma con uno spettro organico di interventi e di impegni finanziari, che mettano su nuove e più solide basi sia la normativa che gli investimenti a disposizione.
  Non vi è dubbio, intanto, che i provvedimenti di decontribuzione per le fasce meno abbienti devono essere accompagnati con il consolidamento del sistema del diritto allo studio universitario, provvedendo a stabilizzare il finanziamento disposto dall'ultima legge di stabilità, cioè 55 milioni in più, e a completare l'attuazione del decreto legislativo n. 68 del 2012, che regolamenta l'intera materia, correggendolo nei punti che si sono rilevati più problematici, come, ad esempio, i criteri di riparto delle risorse statali tra le regioni.
  Si dovrebbe altresì intervenire sul tema, molto trascurato, purtroppo, dell'accompagnamento degli studenti più in difficoltà, in particolare quelli che accumulano ritardo nel superamento degli esami, così da ridurre l'enorme – enorme ! – tasso di abbandono o di cambio dei corsi di laurea prescelti, fenomeni entrambi che colpiscono in misura più pronunciata – come dimostrano i dati statistici che abbiamo richiamato in occasione della discussione della nostra mozione – proprio gli studenti che hanno un ISEE familiare più basso e che provengono dagli istituti tecnici e dagli istituti professionali. Sarebbe, insomma, inutile un esonero delle tasse senza unirlo ad opportune forme di accompagnamento Pag. 36culturale e sostegno didattico. Si dovrebbe ancora intervenire sull'importo della borsa di studio per gli studenti meritevoli a bassissimo reddito (adesso il massimo sono 5 mila euro per i fuori sede, voglio ricordarlo), in quanto l'importo attuale è del tutto insufficiente per un loro vero mantenimento agli studi universitari, soprattutto quando devono spostarsi di sede per andare appunto a frequentarli in un'altra città universitaria.
  Insomma, sarebbe parziale intervenire solo sul tema della contribuzione universitaria, i tempi sono maturi per un dibattito che potrebbe portare ad una legge con consenso parlamentare – io credo – vasto ed esteso, ben oltre i confini della maggioranza. I tempi ci sono, perché, come dicevo, qualsiasi normativa potrà essere applicata solo dall'anno accademico 2017-2018. Gli strumenti conoscitivi, i dati cioè effettivi del sistema, si possono perfezionare in tempi assolutamente ragionevoli, e sulle idee di fondo credo che ci sia un sostanziale largo accordo. Quindi, mi chiedo: perché dobbiamo sprecare quest'occasione di intervenire organicamente a largo spettro sul tema dell'accesso all'università ? Perché non dare senso all'espressione «università di massa» – che è stata citata anche dalla relatrice Ascani –, spesso abusata, ma anche irrealizzata ? E perché non ripensare la normativa per intero, senza apportare ennesime toppe ad una normativa che è ormai antiquata e anche largamente rappezzata, ove non applicata ? Colleghi, signor Presidente, ritengo che sarebbe quindi opportuno riprendere il cammino vero, quello degli ultimi tempi, il cammino che abbiamo incominciato a percorrere in Commissione, là dove lo abbiamo interrotto qualche giorno fa, per poter dare davvero le risposte piene e complete che il Paese, i giovani e le università si attendono, e non invece l'ennesima aggiunta ad una normativa che è già congestionata, fragile e confusa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Presidente, al di là delle parole che abbiamo sentito, occorre un attimo stabilire un po’ di fatti, perché le parole sono indubbiamente tutte belle, però i fatti sono questi: oggi sono esattamente tre anni, come è stato detto – tre anni esatti, dal 18 luglio 2013 al 18 luglio 2016 –, che il MoVimento 5 Stelle ha posto come priorità politica la discussione dell'introduzione di una no tax area all'interno degli atenei italiani. Questi sono fatti ! Se non fosse stato per il MoVimento 5 Stelle, oggi non staremmo parlando di introdurre una no tax area all'interno delle università italiane. Questo è il primo fatto. Il secondo: sono appunto tre anni che noi aspettiamo di portare in Aula questa proposta di legge. Tre anni ! Questo è il secondo fatto.
  Terzo: il Governo con cui stiamo interloquendo adesso, il Governo che promette di approvare una no tax area, il Governo che ci chiede di aspettare altri due mesi dicendo che sicuramente lo faranno, perché sicuramente a settembre o a ottobre introdurranno una no tax area, quindi lo stesso Governo che ci chiede di non andare in Aula oggi ma di aspettare, è lo stesso Governo che due anni fa ci presentava questa ridicola – ridicola ! – quantificazione economica, questo documento ridicolo dove sbagliava anche i dati, perché introduceva un dato sbagliato piuttosto che un altro che noi abbiamo prontamente contestato.
  Questo a dimostrazione di quanto teneva e tenga tutt'oggi il Governo al tema e della serietà con la quale il Governo ha affrontato questo argomento, lo stesso Governo che per un anno e mezzo ha affossato la nostra proposta di legge in Commissione non fornendoci i dati e dicendo semplicemente che, come Ministero, non aveva i dati a disposizione su una questione di propria competenza. Questo è un altro fatto: un Governo, lo stesso Governo che oggi ci chiede di ritardare e di rimandare di due mesi il provvedimento, perché sicuramente lo approveremo e lo porteremo a casa, è lo stesso Governo che, invece, un anno fa, sei mesi fa, affossava il provvedimento in Commissione e non ci Pag. 37permetteva di continuare con il dibattito. Se dobbiamo credere a questo Governo, francamente è qualcosa di inconcepibile.
  Sono state dette tante parole, è stato giustamente riconosciuto precedentemente dalla collega che il merito è del MoVimento 5 Stelle, questo ne va dato atto al Partito Democratico, che ha riconosciuto che il merito è nostro se appunto si discute di no tax area, se finalmente in Aula stiamo parlando di questa proposta di legge. Ma non ci accontentiamo di parlarne, noi vogliamo vedere i fatti ! È arrivato il momento, a tre anni esatti, di vedere i fatti. Noi vogliamo portare a casa questa no tax area e vogliamo che dall'anno accademico prossimo, o dal successivo ancora, gli universitari italiani possano finalmente avere quello che c’è in quasi tutti i Paesi europei simili all'Italia, ovvero una fascia di esenzione alta – quantomeno per le fasce medio-basse – dalla tassazione universitaria.
  Questo è quello che vuole il MoVimento 5 Stelle, che, mediamente la tassazione per gli studenti universitari, soprattutto appunto per le fasce medio-basse, diminuisca. Ricordiamolo: perché il MoVimento 5 Stelle, a luglio 2013, ha chiesto la calendarizzazione di questa proposta di legge ? Per un semplice motivo: in Italia c’è un'urgenza nel nostro sistema formativo. L'ha certificato anche il Ministero del lavoro, fornendoci i dati qualche mese fa, ma era ovviamente una conoscenza che noi già avevamo e della quale eravamo appunto consapevoli. C’è una fascia della popolazione italiana completamente esclusa dall'accesso agli studi universitari. Contrariamente a quello che avviene nel resto dei Paesi d'Europa, gli studi universitari sono un qualcosa riservato a una fascia determinata di popolazione, la cosiddetta fascia media, mentre la fascia bassa di popolazione è completamente esclusa dall'accesso agli studi universitari.
  Quindi, gli studi non sono un fattore di emancipazione sociale, come dovrebbe avvenire, come è scritto nella nostra Costituzione e come avviene in tutti i Paesi del mondo. No ! Gli studi universitari in realtà sclerotizzano quello che di fatto è una condizione sociale dalla quale gli studenti vengono. E c’è un altro dato: gli studenti universitari sono gli studenti più tartassati, sono quelli che pagano le tasse più alte di tutti i colleghi europei. È un dato di fatto, questo. E che cosa era successo precedentemente all'arrivo del MoVimento 5 Stelle in Parlamento ? Un Governo a maggioranza PD, ovvero il Governo Monti, Governo sostenuto dal Partito Democratico, aveva approvato una legge che di fatto sanava gli abusi che gli atenei universitari perpetravano da anni – ai danni ovviamente degli universitari italiani – sforando un tetto massimo che era stato messo dal legislatore e che appunto avrebbe dovuto impedire agli atenei di chiedere troppe tasse agli studenti universitari.
  Ebbene, quel tetto massimo del 20 per cento è stato sforato varie volte. Non c'erano sistemi sanzionatori efficaci – cosa che noi invece abbiamo previsto nella proposta di legge –, tanto che gli studenti, per far valere il loro diritto, quello che era previsto dalla legge, erano costretti a fare ricorso. Ovviamente vincevano i ricorsi e poi le università erano costrette a rimborsare gli studenti universitari. Che cosa aveva fatto il Governo Monti ? Aveva deciso di sanare questa situazione, ma non a vantaggio degli studenti, ma a vantaggio degli atenei meno virtuosi, quelli che avevano sforato quel tetto e che avevano alzato le tasse universitarie agli studenti.
  Quindi, ha approvato il famoso «decreto Profumo», che di fatto diceva: il tetto esiste, va bene, ma da quel tetto del 20 per cento scorporiamo gli studenti fuori sede. Quindi di fatto, dopo tre anni accademici, era stato previsto una sorta di tempo cuscinetto, prima che entrasse in vigore del tutto la legge; dopo tre anni accademici le università – ovvero dal prossimo anno accademico, perché il prossimo anno accademico scadono i tre anni accademici – potranno di fatto aumentare le tasse a dismisura agli studenti fuori corso, e aumentare le tasse anche agli studenti in corso: cioè aggravare ancora di più una situazione che è già tragica per i nostri studenti e per il nostro sistema.Pag. 38
  Quindi il MoVimento 5 Stelle a luglio 2013 ha chiesto la calendarizzazione immediatamente di quel provvedimento, perché c'era un'urgenza: ovvero bloccare questa deriva, fare in modo che un ulteriore aumento della tassazione universitaria non si scaricasse sulle spalle degli studenti italiani. Questo era il motivo ! E contestualmente volevamo introdurre una no tax area, quindi introdurre un'innovazione normativa, una novità per quanto riguarda l'ordinamento italiano, e fare in modo che per la prima volta in Italia ci fosse una fascia di esenzione diretta per i nostri studenti universitari. Questo era l'obiettivo !
  Cosa è accaduto dopo ? È accaduto – tutti lo possono vedere nei resoconti parlamentari – che noi abbiamo dimostrato la massima apertura nei confronti di tutte le proposte che venivano da parte delle altre forze politiche, e che andavano in quella direzione: perseguire gli interessi dei cittadini, in particolare degli studenti universitari. Ma non solo degli studenti, del sistema Paese, perché ricordiamolo, se l'Europa ci chiede di portare percentuale di laureati al 40 per cento, è perché un maggior numero di laureati – ormai tutti quanti gli studi lo dimostrano – corrisponde ad un maggiore livello di benessere non solo economico, ma benessere sociale di una popolazione; e per una volta tanto che l'Europa ci chiede qualcosa di buono, noi che cosa facciamo ? Disattendiamo le indicazioni dell'Europa, ovviamente: prendiamo tutto quello di negativo che l'Europa ci dice, e tralasciamo tutto quello che invece di positivo l'Europa ci indica. Noi siamo, ricordiamolo, al 23,7 per cento di laureati tra i 30 e i 40 anni: 23,7 contro un obiettivo europeo del 40 per cento, siamo quasi alla metà; questo era il motivo.
  Ci sono stati tre anni di dibattiti, tre anni di insabbiamenti da parte della maggioranza e soprattutto del Governo, quello stesso Governo che, dicevo prima, adesso ci chiede di avere fiducia. Tre anni in cui non abbiamo continuato a fare pressione, siamo stati costretti a rivolgerci fuori dall'Aula, fuori dei palazzi, andando tra gli universitari, chiedendo agli universitari di sostenere con una petizione lo sblocco della discussione in Parlamento. Abbiamo chiesto la calendarizzazione in Aula, costringendo di fatto poi tutti quanti a riprendere in mano la discussione; abbiamo ottenuto già dei risultati importanti, perché oggi siamo in Aula e parliamo di no tax area. Gli atenei vanno in quella direzione, il Governo dice di essere favorevole, a parole ovviamente; tutti quanti dicono di volere la no tax area, grazie all'iniziativa del MoVimento 5 Stelle. Ma adesso le parole non bastano: adesso vogliamo i fatti, è arrivato il momento di vedere i fatti che cosa ci dicono.
  Noi oggi siamo qui in Aula, e avremo modo di entrare nel merito, speriamo, degli emendamenti, perché avremo modo poi di parlare della proposta sulla quale si stava lavorando: perché checché ne dica la collega Ghizzoni, in realtà c'era in sede di Comitato ristretto una proposta sulla quale si era trovata una convergenza. Non era ancora definita nel dettaglio e nelle virgole, ma i punti cardine di quella proposta, che noi abbiamo riproposto sotto forma di emendamenti, erano stati trovati: c'era sostanzialmente una unità di intenti tra la principale forza di opposizione, ovvero noi, e la principale forza di maggioranza, ovvero il Partito Democratico. E quali erano questi punti, su cui si stava costruendo, e di fatto era già costruito un testo di massima ? Innalzare la no tax area a 15 mila euro di ISEE; introdurre una fascia intermedia, per evitare che la no tax area comportasse un aumento la tassazione per le fasce escluse da essa, quindi dai 15 mila ai 21-23 mila euro di ISEE; introdurre un tetto massimo alle tasse universitarie che si possono chiedere agli studenti, che avevamo individuato nel 2 per cento in rapporto all'ISEE. Insomma, una serie di misure che rappresentassero veramente una novità per il nostro ordinamento, e che superassero anche quello che noi abbiamo proposto in questo disegno di legge, ovvero ripristinare il 20 per cento: perché con quelle misure sarebbe diventato superfluo ripristinare il 20 per cento, come nella normativa pre-Monti.Pag. 39
  Questo è quello che è accaduto. C'era una convergenza in Comitato ristretto, si era trovato un punto d'incontro, vari punti d'incontro; ora quindi è arrivato il momento di vedere i fatti, che cosa diranno. Noi ci auguriamo, e continueremo sempre a batterci per la no tax area e per portare a casa questo risultato, per gli italiani ovviamente, per gli studenti universitari, non per il MoVimento 5 Stelle; ma ci auguriamo che sia adesso il momento buono, perché ricordiamoci che questo sarebbe soltanto il primo passo di un traguardo che ancora sarebbe lontano, perché l'approvazione alla Camera vorrebbe dire poi andare al Senato e discutere al Senato: quindi se la maggioranza, se il Governo non sono neanche disposti ad approvare in prima lettura alla Camera, in attesa che poi il provvedimento passi al Senato, l'introduzione di una no tax area, francamente nutriamo poche speranze per il futuro ed abbiamo paura che le parole si rivelino soltanto tali, e che non seguano poi i fatti.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, non c’è bisogno di avere una laurea per sapere che due più due fa quattro. Vediamo cos’è che abbiamo proposto come MoVimento 5 Stelle oggi, e quale proposta di legge oggi vogliamo discutere: una proposta che porta la prima firma di Gianluca Vacca, collega del MoVimento 5 Stelle, che reca modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari. Tradotto in parole semplici, è una proposta per diminuire le tasse ed istituire una fascia di zero tassazione, no tax area: un termine che è diventato ormai di utilizzo collettivo, anche membri del Governo la utilizzano; quindi noi siamo ormai diventati quelli che dettano l'agenda del Governo. Vogliamo fare questo per una fascia di popolazione, quelle famiglie di studenti che non arrivano oltre 15 mila euro di reddito; e poi chiaramente armonizzare il restante della tassazione.
  Il Partito Democratico ci dice: no, non ci sono i soldi. Non è vero, perché il MoVimento 5 Stelle ha trovato un fondo di 100 milioni di euro – più o meno questa è la quantizzazione della proposta a livello economico –, e lo pone in disponibilità della maggioranza, dicendo: «Questa è la nostra copertura». Dall'altro lato ci ribatte il Partito Democratico: no, perché è stata poco discussa. Bene, Presidente, si dà il caso che questa proposta di legge, che nasce il 18 luglio 2013 (oggi cade il terzo anniversario), sia stata discussa in 35 sedute di Commissione, di cui 24 in Comitato ristretto, 4 sedute di indagine conoscitiva e 6 dibattiti connessi, e circa venti deputati intervenuti sull'argomento. In questa legislatura, sfido chiunque a trovarmi un altro provvedimento così discusso quanto questo, perché vi aspettavate che noi dopo tre anni di discussione non arrivassimo ad una proposta definitiva: è chiaro che ad un certo punto potrebbe anche cadere ad ottobre, a novembre, questa legislatura, e forse è il caso di concretizzare qualcosa per gli studenti universitari, dal momento che questa discussione è in corso, è lunga, ed ha trovato tantissimi consensi.
  Del resto noi partiamo dalle parole del Ministro Giannini, che addirittura dice: «Mantenere i figli all'università costa quanto una piccola utilitaria, eppure sono certa che oggi molte famiglie comprerebbero una macchina nuova invece di assicurare un futuro ai propri figli attraverso l'istruzione». Queste parole ci hanno spinto ai fatti: i fatti sono stati appunto quelli di aver proposto e discusso questa legge; dopodiché, dopo l'approvazione della mozione, quindi un impegno al Governo a ridurre le tasse per gli studenti universitari, addirittura abbiamo le parole del sottosegretario Faraone, che dice: «Nei punti della mozione approvata recentemente alla Camera parliamo chiaramente di una no tax area commisurata al reddito: questo sarà il nostro obiettivo». L'obiettivo del Governo coincide con quello del MoVimento 5 Stelle ! Quindi vogliamo tutti la stessa cosa.
  Addirittura Renzi, il Presidente del Consiglio, si espone dicendo: «Spero che nelle prossime settimane», quindi parlando Pag. 40nel giugno 2016, «ci possano essere novità su questo fronte». Eccole qui le novità: la proposta è questa ! Noi attendiamo che cosa ? Non tanto che ci diate la palma di quelli che hanno messo in essere questa proposta, e che la faranno approvare: noi vorremmo una semplice discussione parlamentare. Non vi vanno bene le coperture ? Dove sono i vostri emendamenti ? Avete fatto delle proposte alternative, voi del Partito Democratico ? Non ci risulta. In Commissione gli emendamenti sfogliati erano oltre 15, nessuno di questi era proposto dalla vostra forza parlamentare È gravissimo che diciamo le stesse cose, ma voi non le traducete in attività legislativa. Con quale strumento dobbiamo parlare con voi ? Qual è il modo per affrontare tutti lo stesso iter ? Uno degli emendamenti che avevamo proposto era la vostra proposta di legge, la proposta Ghizzoni, la n. 2386, la proposta che avete fatto voi. L'avete fatta perché era consistente o solo perché dovevate dire «l'abbiamo pure noi, come il MoVimento 5 Stelle, la proposta» ? Se era una proposta consistente, noi abbiamo chiesto, perché eravamo in accordo con la vostra proposta, perché non ce la votate ? Avete votato contro voi stessi ! Questa è schizofrenia politica. Io non voglio allargare troppo questo dibattito, però voglio dirvi di non continuare con questa cecità. Lo dimostrano i risultati delle urne: dicendo sempre «no» a delle proposte di buonsenso dell'opposizione chiaramente si finisce per diventare opposizione. Questo è il vero problema.
  Vi voglio semplicemente dire come funziona negli altri Paesi, velocemente, facendo una carrellata che parte dallo studio dell'Unione europea sul sistema di supporto alle tasse universitarie in Europa: la Spagna ha il 70 per cento degli studenti che pagano le tasse universitarie e il 27 per cento che viene sostentato attraverso delle borse di studio; la Francia ha il 65 per cento che pagano le tasse universitarie e il 35 per cento viene aiutato con delle borse di studio; l'Irlanda ha il 60 per cento che pagano le tasse universitarie e il 47 per cento che riceve degli aiuti, come le borse di studio. Andando avanti, vi sono degli esempi troppo virtuosi, come quello della Germania, dove non si pagano le tasse universitarie e addirittura il 25 per cento degli studenti riceve anche un aiuto nello studio. Ovviamente, cari studenti italiani, il messaggio al Governo è chiaro «noi nemmeno la no tax area vi facciamo». Figuriamoci a pensare mai di avere un'università, uno studio finanziato dallo Stato come in Germania, forse è troppo, non sognate, cari studenti. Poi non ci meravigliamo di come mai gli altri Paesi sono più avanzati, hanno un'economia migliore. Forse sono anche questi i problemi strutturali da affrontare. La Danimarca, uguale, non ha nessuna tassa e tutti gli studenti ricevono delle borse di studio. Ovviamente, non avrebbero senso questi dati se non li rapportassi all'Italia. L'Italia ha l'88,5 per cento di studenti che pagano le tasse, numero tra i più alti in Europa, e solo il 7,95 per cento che riceve una borsa di studio.
  Allora cos'altro deve accadere per far sì che si approvi una proposta che riduca le tasse universitarie ? Ho sentito dei discorsi del Partito Democratico che sembravano quasi del MoVimento 5 Stelle: addirittura mettevano al bando il fatto che Monti avesse utilizzato quella norma che era una sanatoria, diciamocelo chiaro, per qualche amico suo, barone universitario che aveva gestito qualche università e che aveva sforato con le tasse, con cui aveva chiesto più tasse del 20 per cento, che era il limite massimo stabilito dalla legge del 1997. Quella legge l'avete votata voi, caro Partito Democratico. Chi ha parlato un attimo fa nella discussione generale, la deputata Ghizzoni, l'ha votata ! La deputata Coscia, l'ha votata ! Tutte persone che oggi si dicono contrarie a quella norma; l'avete votata ! Allora non diciamo che avete il peccato originale, ma vogliamo insieme valutare una possibilità per cambiare questa norma ? Questa è la possibilità, questa legge che abbiamo proposto. Potete tranquillamente Pag. 41fare degli emendamenti, li farete, ne discuteremo e va bene, ma mettersi in via pregiudiziale a dire sempre «no», sempre «no» alle proposte che vi fa l'opposizione, vi fa diventare opposizione.
  Quindi, io mi auguro che dove già siete opposizione facciate un'opposizione responsabile e che finalmente si possa arrivare domani in Aula, a discutere di un testo che possa dare quello che è l'obiettivo primario che dovrebbero avere tutti i Governi, ovvero quello di eliminare gli ostacoli a chi è meritevole e vuole studiare, ma non ne ha la possibilità.
  Quindi, abbassare le tasse, realizzare una no tax area per le famiglie degli studenti che guadagnano meno di 15 mila euro e realizzare così la possibilità di studiare per tutte quelle persone, gli studenti italiani, che oggi non possono farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 1159-A)

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, Luigi Gallo, non ha tempo aggiuntivo per replicare.
  Prendo atto che la relatrice per la maggioranza, Ascani, e il rappresentante del Governo, rinunziano ad intervenire in sede di replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Non vedo in Aula il collega Marcon, che aveva chiesto di parlare per un intervento di fine seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 19 luglio 2016, alle 10,30:

  1. – Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

  (ore 15)

  2. – Discussione dei disegni di legge:
   Norme per il contrasto al terrorismo, nonché ratifica ed esecuzione: a) della Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; b) della Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York il 14 settembre 2005; c) del Protocollo di Emendamento alla Convenzione europea per la repressione del terrorismo, fatto a Strasburgo il 15 maggio 2003; d) della Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; e) del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatto a Riga il 22 ottobre 2015 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 3303-B).
  — Relatori: Dambruoso, per la II Commissione; Manciulli, per la III Commissione.
  S. 2185 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione di polizia e doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero, fatto a Roma il 14 ottobre 2013 (Approvato dal Senato) (C. 3767).
  — Relatore: Tacconi.

  3. – Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:
   D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA: Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa Pag. 42legislativa popolare (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato) (C. 3224-B).
  — Relatore: Gigli.

  4. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   VACCA ed altri: Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari (C. 1159-A).
  — Relatori: Ascani, per la maggioranza; Luigi Gallo, di minoranza.

  5. – Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Chaouki (Doc. IV, n. 17-A).
  — Relatore: Marchi.

  6. – Discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (C. 3926).

  7. – Discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2016, n. 117, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative in materia di processo amministrativo telematico (C. 3954).

  La seduta termina alle 18,40.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL QUESTORE STEFANO DAMBRUOSO IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA (DOC. VIII, n. 7 e n. 8)

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Si dà conto dell'attività svolta dal Collegio dei Questori per l'attuazione degli ordini del giorno accolti o approvati nel corso dell'esame in Assemblea del bilancio interno per il 2015. Si ricorda preliminarmente che, sulla base del consolidato indirizzo interpretativo della Presidenza della Camera, il dispositivo degli ordini del giorno al bilancio interno è formulato nei termini di un invito all'Ufficio di Presidenza e al Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di assumere le misure ivi prospettate. È questo il presupposto da cui il Collegio dei Questori è nel dare attuazione agli ordini del giorno.
  Un primo gruppo di ordini del giorno riguarda lo status economico e le prerogative dei deputati.
  L'ordine del giorno n. 1 Boccadutri, che invita a valutare l'opportunità di considerare giustificati ai fini della presenza i deputati che devono rendere testimonianza all'interno di un processo, è in corso di attuazione. Il Collegio dei Questori, nella riunione del 22 giugno 2016, ha deciso di sottoporre all'Ufficio di Presidenza la modifica della disciplina delle ritenute sulla diaria per le assenze dalle sedute dell'Assemblea, delle Giunte e delle Commissioni, nel senso di includere deputati chiamati a comparire in tribunale nell'elenco di quelli la cui assenza si considera giustificata, dietro presentazione della documentazione.
  L'ordine del giorno n. 45 Spadoni – che invita a valutare l'opportunità di prevedere l'obbligo per i deputati dell'utilizzo di voli in economy class, salvo determinati voli che comportino un numero di ore superiore alle quattro – è stato attuato. Infatti, la circolare dei Questori del 3 ottobre 2007 già prevede che per i voli relativi alle missioni in ambito europeo e nel bacino del Mediterraneo deve essere utilizzata solo la classe economica alla tariffa più conveniente. Il Collegio dei Questori, nella riunione del 6 luglio 2016, ha concordato sull'applicazione di tale disciplina anche ai voli di durata inferiore alle quattro ore non ricompresi in ambito europeo o nel bacino del Mediterraneo.
  L'ordine del giorno n. 50 Manlio Di Stefano invita a valutare l'opportunità di rivedere in senso restrittivo i criteri di rimborso delle spese di missione, allo scopo di conseguire ulteriori risparmi in tale ambito. Gli attuali criteri di rimborso Pag. 43delle spese di missione prevedono già significative limitazioni. Come chiarito con riferimento all'ordine del giorno n. 45 Spadoni, per i voli relativi alle missioni di durata inferiore a quattro ore deve essere utilizzata solo la classe economica alla tariffa più conveniente, mentre per quanto riguarda gli alberghi sono ammesse a rimborso solo sistemazioni in strutture non di lusso. Entro il mese di luglio 2016 gli uffici completeranno una comparazione sui criteri di rimborso utilizzati dal Senato e dal Ministero degli Affari esteri, al fine di consentire al Collegio dei Questori di valutare l'introduzione di eventuali modifiche alla disciplina vigente.
  L'ordine del giorno n. 115 Caparini invita, fra l'altro, a valutare l'opportunità, nell'ambito dell'autonomia costituzionale riservata alla Camera dei deputati, di uniformare il trattamento economico complessivo dei deputati agli standard dei deputati di altri Parlamenti europei, tenendo conto del fatto che, nelle esperienze dei Paesi comparabili al nostro, si registra la prevalente attribuzione di servizi finalizzati all'espletamento del mandato. Un raffronto con la situazione degli altri principali Parlamenti europei evidenzia come la più significativa differenza consista nel fatto che le retribuzioni dei collaboratori non vengono erogate direttamente dalla Camera dei deputati ma dai deputati, avvalendosi di risorse finanziarie ad essi trasferite dalla Camera medesima. Il Collegio dei Questori ha già compiuto le sue valutazioni in ordine alla questione, concordando sui fatto che una modifica dell'attuale assetto, sul modello di quanto previsto da altri Parlamenti europei, non sarebbe compatibile con le esigenze di contenimento della spesa dell'Istituzione parlamentare.
  Per quanto concerne le spese di viaggio dei deputati, l'ordine del giorno n. 32 Spessotto affronta il tema dell'attribuzione ai singoli deputati – anziché alla Camera – dei punti Mille Miglia relativi ai biglietti pagati a carico del bilancio della Camera. L'attribuzione alla Camera dei punti Mille Miglia relativi a tali biglietti è stata già oggetto di specifiche richieste ad Alitalia, la quale la ritiene impraticabile trattandosi di un programma di fidelizzazione indirizzato al cliente singolo, non all'azienda o all'ente che provvede ai pagamento dei biglietti. Il Collegio dei Questori continuerà a rivolgere sollecitazioni ad Alitalia ai fini di una modifica della regolamentazione del programma Mille Miglia che tenga conto delle esigenze di realtà istituzionali quali la Camera.
  L'ordine del giorno n. 38 Carinelli riguarda la possibilità di rivedere in modo più conveniente la convenzione in essere con Trenitalia, seguendo l'esempio del Senato, sottoscrivendo carnet per le tratte maggiormente percorse dai singoli deputati. Il Collegio dei Questori, nella riunione del 6 luglio 2016, ha convenuto di richiamare l'attenzione dei deputati sulla possibilità di utilizzare i carnet di biglietti ferroviari.
  Quanto all'ordine del giorno n. 78 Melilla, volto a rivedere le modalità di rimborso delle spese sostenute dai deputati eletti nelle circoscrizioni estere per viaggi effettuati nell'ambito delle medesime circoscrizioni, valutando la possibilità di una riduzione significativa dell'attuale tetto massimo annuale di spesa dei viaggi aerei nelle circoscrizioni estere, va ricordato che l'Ufficio di Presidenza ha approvato, con decorrenza 1o gennaio 2015, la proposta del Collegio dei Questori di una riduzione del 50 per cento dell'ammontare del plafond per le spese di viaggio sostenute nell'ambito della ripartizione di appartenenza. Il Collegio sta ancora valutando gli effetti di questa riduzione; alla fine del 2016, ossia al termine del secondo anno di applicazione della nuova disciplina, il Collegio potrà valutare l'opportunità di eventuali ulteriori interventi in materia.
  L'ordine del giorno n. 11 Di Maio, che chiede di sopprimere il rimborso delle spese di viaggio in favore degli ex deputati, nonché di procedere a una ricognizione dei servizi loro erogati, valutando l'opportunità di sopprimere l'attribuzione di tutti i servizi prestati in favore degli ex deputati (esclusi quelli fa cui fruizione è subordinata al pagamento di un corrispettivo o la cui erogazione non comporti oneri a carico Pag. 44della Camera), è attuato, La deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 160 del 2 dicembre 2015 ha infatti abolito il rimborso delle spese di viaggio dei deputati cessati dal mandato.
  In materia di collaboratori dei deputati è stato attuato l'ordine del giorno n. 2 Boccadutri, che invita a prevedere una procedura semplificata per il rilascio dell'accredito valido per l'accesso alla Galleria dei Presidenti ai collaboratori dei deputati. Nella riunione del Collegio dei Questori del 22 giugno 2016 è stata comunicata l'entrata a regime della procedura di accreditamento dei collaboratori e degli ospiti dei deputati per l'accesso temporaneo alla Galleria dei Presidenti mediante e-mail inviata dalla casella di posta elettronica istituzionale del deputato richiedente. Oltre a costituire un intervento di maggiore semplificazione procedurale e a dare attuazione all'indirizzo generale volto alla dematerializzazione delle comunicazioni e degli atti amministrativi, tale modalità – attivabile anche utilizzando dispositivi mobili – potrà consentire al deputato di inoltrare la richiesta con breve anticipo rispetto all'accesso del collaboratore.
  Con riferimento all'ordine del giorno n. 22 Paolo Niccolò Romano, che invitava a valutare modalità di interlocuzione con i rappresentanti della categoria dei collaboratori parlamentari, ai fini di un confronto sulle problematiche connesse alla loro professione e per un migliore funzionamento delle attività e dei servizi da essi offerti, si fa presente nel corso dell'anno passato si sono realizzate forme di interlocuzione fra i deputati Questori e rappresentanti dei collaboratori parlamentari che ne hanno fatto richiesta.
  Gli identici ordini del giorno n. 87 Di Salvo e Bechis n. 99 affrontano una serie di questioni che attengono ai collaboratori dei deputati e alla disciplina del relativo rapporto di lavoro.
  In particolare essi invitano ad approfondire i termini giuridici, economici, organizzativi e contabili della disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, ad assumere opportune iniziative affinché sia dato sapere il numero complessivo dei contratti di collaborazione parlamentare depositati presso i competenti uffici della Camera, la percentuale diversificata delle relative tipologie contrattuali e la media degli emolumenti corrisposti, nonché a riattivare un servizio di ristorazione al quale possano accedere anche i collaboratori parlamentari. Si tratta di impegni contenuti, limitatamente a taluni di essi, anche negli ordini del giorno n. 100 Prodani, n. 101 Baldassarre, n. 102 Barbanti e n. 104 Caparini.
  In merito alla disciplina del rapporto di lavoro tra deputato e collaboratore, tenuto conto delle esigenze di bilancio della Camera e delle soluzioni individuate dai principali Paesi europei, i deputati Questori hanno già rappresentato all'Ufficio di Presidenza che l'attuale situazione di bilancio non consente di destinare al pagamento diretto delle retribuzioni dei collaboratori da parte dell'Amministrazione risorse finanziarie equivalenti a quelle impiegate negli altri Parlamenti. Non appare in particolare praticabile l'ipotesi di istituire un'apposita voce di bilancio cui imputare gli oneri per la retribuzione dei collaboratori dei deputati né si ritiene opportuno destinare alla copertura di tale onere una quota del rimborso delle spese per l'esercizio del mandato (euro 3.690 mensili), riducendone corrispondentemente l'ammontare.
  Per quanto riguarda l'analisi dei contratti di collaborazione in essere, sono stati predisposti i dati relativi al numero di contratti depositati divisi per tipologia del rapporto di lavoro e si sta provvedendo ad analizzare i singoli contratti al fine di ricavare gli emolumenti medi corrisposti per ciascuna tipologia di rapporto di lavoro.
  Entro la sospensione estiva dei lavori parlamentari i Questori potranno esaminare tale analisi, ai fini delle eventuali, conseguenti determinazioni.
  Quanto al tema della ristorazione, sono state adottate una serie di misure per consentire ai collaboratori dei deputati di fruire del relativo servizio. A decorrere dal 3 settembre 2015 è stato riaperto il bar Pag. 45interno al complesso di Vicolo Valdina, presso il quale sono collocati molti uffici dei deputati e le postazioni di lavoro dei loro collaboratori. Presso tale struttura, a decorrere dal 7 marzo 2016, è stato introdotto un servizio di gastronomia calda che prevede l'offerta di pasti preconfezionati. Il servizio è principalmente destinata ai collaboratori dei deputati ed ai dipendenti dei gruppi parlamentari.
  Con riferimento all'ordine del giorno n. 27 Di Maio, finalizzato a prevedere la devoluzione al bilancio dello Stato delle eventuali quote del contributo unico e onnicomprensivo, erogato in favore dei Gruppi a carico del bilancio della Camera, che dovessero residuare dalla liquidazione dei gruppi medesimi al termine della legislatura, il Collegio dei Questori sta valutando una proposta di deliberazione nel senso prefigurato dall'ordine del giorno, sulla base dell'istruttoria svolta dagli uffici.
  L'ordine del giorno n. 88 Mazziotti Di Celso, invita a valutare l'opportunità di sottoporre all'Ufficio di Presidenza una proposta di modifica della normativa vigente volta a ridurre la consistenza dell'allegato B alla delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 227/2012 in modo da tenere conto, in particolare, dell'attività lavorativa effettivamente prestata presso i Gruppi parlamentari o presso le segreterie dei deputati titolari di carica istituzionale interna nella presente e nella precedente legislatura, nonché, ferma restando la prospettiva del superamento dell'allegato B, a rimodulare gli obblighi di assunzione attualmente previsti nel passaggio tra legislature in modo da assicurare una maggiore gradualità nella progressiva attenuazione degli obblighi medesimi. Al riguardo, nella riunione del 20 aprile 2016 il Collegio dei Questori ha sottoposto all'Ufficio di Presidenza una proposta di modificazione della normativa vigente nel senso indicato dal dispositivo richiamato. In esito alla discussione svolta in Ufficio di Presidenza, il Collegio dei Questori si è riservato di formulare un'ulteriore proposta di disciplina che tenga conto degli orientamenti emersi dal dibattito.
  Venendo alle questioni relative al personale, una serie di ordini del giorno ha invitato a valutare l'opportunità di assumere le iniziative necessarie per avviare procedure per il reclutamento del personale dipendente necessario per garantire all'Istituzione parlamentare piena funzionalità nell'esercizio delle sue attività istituzionali, a partire dal reclutamento di un adeguato contingente di consiglieri parlamentari. Si tratta, in particolare, degli ordini del giorno n. 5 Boccadutri, n. 86 Baldelli, n. 93 Palese e n. 96 Cinzia Fontana; inoltre, l'ordine del giorno n. 129 Caparini invita a valutare l'opportunità di procedere alla verifica dell'adeguatezza degli organici.
  Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, l'Amministrazione ha avviato, con il coinvolgimento dei Consiglieri responsabili di tutte le strutture, l'attività istruttoria volta ad individuare i fabbisogni di personale, anche alla luce di possibili interventi di riorganizzazione delle strutture stesse, tenuto altresì conto delle integrazioni funzionali da realizzare tra le Amministrazioni di Camera e Senato.
  Nel corso dello svolgimento di tale attività, sono state avviate – sulla base degli indirizzi espressi dall'Ufficio di Presidenza della Camera e del Consiglio di Presidenza del Senato – le trattative con le organizzazioni sindacali di Camera e Senato in vista dell'istituzione del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, conclusesi con la sottoscrizione di un accordo che sarà sottoposto all'esame dell'Ufficio di Presidenza per la sua approvazione. Nell'ambito dell'accordo sindacale istitutivo del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento, è prevista la possibilità di attivare procedure concorsuali congiunte fra Camera e Senato, anche in relazione ad esigenze di una sola Amministrazione. Tali procedure potranno essere avviate all'esito delle integrazioni funzionali fra le due Amministrazioni e degli eventuali trasferimenti ed assegnazioni funzionali previsti dalle disposizioni istitutive del ruolo unico, alla luce dei fabbisogni di personale che saranno conseguentemente rilevati.Pag. 46
  Alcuni ordini del giorno – il n. 7 Bernardo, il n. 81 Abrignani, il n. 82 Pisicchio, il n. 107 Caparini e il n. 108 Caparini – hanno invitato a valutare l'opportunità di recepire nell'ordinamento interno l'articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in materia di mobilità pubblico-privato dei dirigenti pubblici. La questione è stata sottoposta alla valutazione del Comitato per gli affari del personale, congiuntamente con il corrispondente organo del Senato, nell'ambito delle trattative per l'istituzione del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento. In quella sede è emerso l'orientamento di affrontare la questione medesima in una fase contrattuale successiva all'istituzione del ruolo unico e all'approvazione dello statuto unico dei dipendenti medesimi.
  Gli ordini del giorno n. 109 e n. 114, entrambi presentati dal deputato Caparini, affrontano il tema del collegamento fra le progressioni di carriera dei dipendenti e l'introduzione di un sistema di valutazione delle loro prestazioni professionali. In allegato al già richiamato Statuto unico dei dipendenti del Parlamento, oggetto dell'accordo sindacale che sarà sottoposto all'esame dell'Ufficio di Presidenza per la sua approvazione, è stato definito un sistema di valutazione comune per i dipendenti di Camera e Senato. Tale sistema prevede, tra l'altro, che le progressioni retributive dei dipendenti siano subordinate al conseguimento di una valutazione positiva in ordine alle relative prestazioni professionali.
  Quanto all'ordine del giorno n. 92 Milanato, che invitava a valutare l'opportunità di apportare le opportune modifiche al regolamento della Fondazione Carlo Finzi nel senso di rimodulare i requisiti per l'attribuzione delle borse di studio destinate agli studenti dei corsi universitari e della scuola media superiore secondo criteri di maggior rigore, l'obiettivo da esso perseguito era già stato realizzato al momento del suo esame. Con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 149 del 30 luglio 2015 sono stati infatti resi più rigorosi i requisiti di merito per l'attribuzione delle borse di studio, i cui importi sono stati nel contempo ridotti.
  L'ordine del giorno n. 120 Caparini invita a valutare l'opportunità di introdurre meccanismi che evitino l'accumularsi di ore in eccedenza e di giorni di ferie non godute, compatibilmente con le esigenze di servizio. Per la parte relativa alle ferie non godute, nell'ambito dello Statuto unico dei dipendenti del Parlamento, oggetto dell'accordo sindacale che sarà sottoposto all'esame dell'Ufficio di Presidenza per la sua approvazione, sono state previste misure idonee a limitare il predetto fenomeno. È stato anzitutto previsto il prolungamento al 31 dicembre dell'anno successivo a quello di maturazione del termine per la fruizione delle ferie. Inoltre, è stato previsto un limite massimo di giorni di ferie accantonabili a fine carriera, con la conseguenza che i responsabili delle diverse strutture amministrative della Camera dovranno adottare misure organizzative idonee a garantire la maggiore fruizione possibile dei giorni di ferie spettanti. Per quanto riguarda la questione dell'accumulo delle eccedenze orarie, il sistema vigente – basato sulla flessibilità dell'orario di servizio in relazione agli effettivi carichi di lavoro – già consente di mantenere entro limiti contenuti il fenomeno in questione. La disciplina degli istituti incidenti sulle eccedenze orarie, che presenta rilevanti differenze rispetto a quella vigente presso il Senato, potrà essere esaminata – sulla base degli indirizzi che saranno eventualmente definiti in proposito dagli organi di direzione politica – nel prosieguo dell'attività di armonizzazione dello stato giuridico ed economico del personale dei due rami del Parlamento.
  L'ordine del giorno n. 70 Fraccaro riguarda l'opportunità di procedere alla pubblicazione sul sito internet della Camera dei dati statistici di sintesi relativi ai titoli di studio effettivamente posseduti da tutti i dipendenti, suddivisi per livelli e per qualifiche, nonché l'utilizzo in tutte le comunicazioni amministrative e circolari interne del titolo accademico posseduto Pag. 47dai dipendenti appartenente ai diversi. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, a seguito di un'apposita attività ricognitiva svolta dall'Amministrazione in ordine ai titoli accademici posseduti dai dipendenti appartenenti alle diverse qualifiche professionali, tali titoli sono già utilizzati negli atti e nelle comunicazioni interne. Per quanto riguarda, invece, la pubblicazione sul sito Internet di dati statistici sui «titoli di studio effettivamente posseduti» dai dipendenti, alla luce dell'estrema ampiezza di tale ambito, che non include il solo titolo accademico, è stata avviata un'attività istruttoria volta a definire i criteri per delimitare la base informativa su cui effettuare le necessarie aggregazioni.
  Gli ordini del giorno n. 37 Cariello e n. 132 Caparini affrontano il tema delle integrazioni funzionali delle Amministrazioni parlamentari. Si tratta di un processo in atto da tempo, cui gli organi di direzione politica della attuale legislatura hanno dato nuovo e deciso impulso. Al riguardo, il 28 gennaio 2016 l'Ufficio di Presidenza della Camera e il Consiglio di Presidenza del Senato hanno adottato due identiche deliberazioni, con le quali sono stati approvati sia il documento recante indirizzi in tema di istituzione del ruolo unico e dello statuto unico dei dipendenti del Parlamento e di armonizzazione dei vigenti istituti giuridici ed economici, predisposto congiuntamente dal Comitato per gli affari del personale della Camera e dalla Rappresentanza permanente per i problemi del personale del Senato, sia il documento predisposto dai Collegi dei Questori dei due rami del Parlamento, d'intesa tra loro, recante proposte in merito alle integrazioni funzionali tra le Amministrazioni del Senato e della Camera. Il predetto documento ha individuato taluni specifici settori da prendere in considerazione ai fini dell'ulteriore sviluppo del processo di integrazione e di unificazione di funzioni e attività, prevedendo, quanto alle modalità con le quali dare luogo ai processi di collaborazione, di procedere per passaggi successivi, adottando inizialmente il modello del «Polo», caratterizzato da una sempre più completa integrazione delle attività e delle risorse. Il documento prevede che all'istituzione dei Poli e all'attuazione delle altre forme di collaborazione previste si provveda attraverso la definizione di protocolli per il funzionamento integrato delle relative strutture di Camera e Senato, da sottoporre agli Uffici di Presidenza dai vertici delle due Amministrazioni. Queste ultime hanno svolto l'attività istruttoria necessaria ai fini dell'adozione dei protocolli di intesa nei settori individuati sulla base degli indirizzi espressi dai competenti organi di direzione politica. Tali protocolli, una volta ultimata la loro definizione, potranno essere portati all'attenzione degli Uffici di Presidenza dei due rami del Parlamento, unitamente all'accordo sindacale istitutivo del Ruolo unico del personale del Parlamento e del relativo Statuto unico, secondo gli indirizzi che saranno espressi dagli organi di direzione politica.
  Passando al tema della ristorazione, gli ordini del giorno n. 34 Spessotto, n. 76 Zaccagnini e n. 95 Vargiu hanno invitato a valutare l'opportunità di promuovere le opportune iniziative contro lo spreco alimentare nei settori della distribuzione e della ristorazione interna della Camera dei Deputati, destinando a titolo gratuito ad associazioni di volontariato gli alimenti rimasti invenduti o non utilizzati.
  In conformità a quanto previsto dal capitolato di gara per i servizi di ristorazione la società appaltatrice del lotto primo (Montecitorio) ha sottoscritto una Convenzione per il recupero delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale con la Rettoria di Sant'Eustachio. La convenzione, stipulata il 4 agosto 2015 e operativa dal dicembre 2015, prevede che il pomeriggio tra le ore 15,30 e le 16,30, previa comunicazione da parte della società appaltatrice, siano consegnate al personale incaricato dal parroco le eccedenze alimentari riscontrate nella gestione dei servizi di ristorazione presso la Camera: la Rettoria di Sant'Eustachio provvede all'utilizzo di tali eccedenze per fornire pasti caldi alle famiglie bisognose. Dalla data di attivazione della citata convenzione e fino al 31 maggio 2016 risultano recuperate Pag. 483.920 porzioni. Anche il capitolato per la gara riguardante i servizi di ristorazione a palazzo San Macuto e al complesso di Vicolo Valdina prevede l'obbligo per l'appaltatore di predisporre, ove ne ricorrano i presupposti, un progetto per il recupero delle eccedenze alimentari, sulla base della legge n. 155 del 2003.
  L'ordine del giorno Zaccagnini n. 76 ha inoltre invitato a valutare l'opportunità di privilegiare, nell'ambito degli acquisti relativi alla ristorazione, la fornitura di prodotti agroalimentari provenienti da operatori dell'agricoltura sociale e prevedere che almeno la metà dei prodotti agroalimentari provenga da filiera corta. Al riguardo si fa presente che dal 31 agosto 2015 la Camera non procede più ad alcun acquisto di prodotti alimentari. In sede di predisposizione del nuovo capitolato di gara per il servizio di bar e di gastronomia rafforzata presso l'edificio del Palazzo del Seminario e di gestione del bar del complesso di Vicolo Valdina è stato introdotto l'obbligo per l'appaltatore di fornire acque minerali imbottigliate esclusivamente di provenienza nell'ambito regionale, nel rispetto del principio «chilometri zero»; è stato altresì inserito nel progetto tecnico, quale elemento premiante, l'utilizzo di prodotti aggiuntivi prevenienti da sistemi di filiera corta. Un altro elemento premiante sarà considerato l'utilizzo di prodotti provenienti da operatori dell'agricoltura sociale.
  Quanto all'ordine del giorno n. 55 Mannino, che invita a valutare l'opportunità di inserire nel prossimo capitolato di gara per i servizi di ristorazione la fornitura del solo materiale compostabile e sollecitare la ditta appaltatrice ad assumere iniziative affinché tale misura sia osservata sin da ora, si fa presente che il materiale compostabile è utilizzato in tutte le strutture di ristorazione, ad eccezione del self service e del bar di Montecitorio, in quanto il relativo capitolato di gara non considerava obbligatoria la fornitura di tale tipologia di materiale. La ditta appaltatrice è stata invitata all'utilizzo di materiale compostabile: in assenza di un obbligo contrattuale, peraltro, non è possibile applicare misure sanzionatorie per il mancato impiego di tali materiali. Con l'affidamento dell'appalto per la gestione della buvette, dal 31 agosto 2015, è stato inserito nel contratto l'obbligo dell'utilizzo del materiale compostabile. Tale obbligo è stato altresì previsto nel capitolato di gara per il servizio di gastronomia rafforzata presso l'edificio del Palazzo del Seminario e di gestione del bar del complesso di Vicolo Valdina (gara prevista per il 2016). Analogamente si procederà per la gara relativa alle strutture di Montecitorio, prevista nel 2017.
  Vi è poi una serie di ordini del giorno che concernono profili e problematiche di natura informatica.
  L'ordine del giorno n. 4 Boccadutri invita a valutare l'opportunità di disporre tutte le misure utili a potenziare la connettività ad internet tramite Wi-Fi in Aula e in Transatlantico. I locali in questione – nonché i corridoi verdi adiacenti, il cortile interno, la Sala lettura e la Sala per le conferenze stampa – sono tutti coperti dal segnale Wi-Fi. In particolare, in Aula sono installati nove access point (idonei a supportare fino a 200 utenti per ciascun apparato), sette dei quali attivi e due attivabili per potenziare il segnale o in caso di malfunzionamento. La potenza del segnale è gestita, in modo flessibile, in relazione alle esigenze di utilizzo. L'efficienza dell'infrastruttura e la qualità del segnale sono costantemente monitorati. Inoltre, a partire dallo scorso mese di dicembre, al fine di migliorare la navigazione Internet a tutti gli utenti Wi-Fi, si è proceduto ad un incremento della banda disponibile, attraverso un ulteriore approvvigionamento. Il Collegio dei Questori ha altresì espresso l'indirizzo, nel rispetto delle compatibilità finanziarie, di ampliare la copertura della rete Wi-Fi, in considerazione dell'esigenza di potenziare la connettività nelle diverse sedi. In attuazione di tale indirizzo, a partire dal 3 febbraio 2016, oltre agli spazi di uso comune anche gli uffici ad uso individuale dei deputati, su richiesta, possono essere raggiunti dalla rete Wi-Fi, Tra gli spazi comuni stabilmente Pag. 49coperti dalla rete Wi-Fi si segnala l'estensione operata, nel corrente mese, nella sala Galileo della Biblioteca.
  L'ordine del giorno n. 42 Alberti, che invita a valutare l'opportunità di prevedere tra i servizi di messaggistica elettronica e digitale la possibilità di inviare all'utenza parlamentare i calendari delle Commissioni in formati digitale (.ics ecc.), è in corso di attuazione. Al fine di conseguire l'obiettivo in esso indicato – ovverosia la generazione automatica di appuntamenti all'interno delle agende digitali dei deputati sulla base delle convocazioni ricevute – è necessario che tutte le utenze di posta elettronica, sia quelle personali dei deputati sia quelle dedicate alle convocazioni, passino al sistema open source Zimbra, che consente di inviare inviti a partecipare a incontri o riunioni con il formato .ics. Per quanto attiene alle utenze dei deputati, il passaggio a tale sistema è su base volontaria. In questo quadro, entro la fine del mese di luglio è previsto che il passaggio sarà completato per il 40 per cento della platea dei soggetti interessati.
  L'ordine del giorno n. 80 Melilla è volto a promuovere la dematerializzazione degli atti di iniziativa parlamentare, valutando l'opportunità di prevedere che le procedure relative agli atti di sindacato ispettivo, nonché alle proposte di legge, abbiano inizio dal file formato Word che li contiene e che deve essere trasmesso agli uffici a cura del deputato primo firmatario. Al riguardo si rammenta che già allo stato le proposte di legge, gli emendamenti e gli atti di sindacato ispettivo possono essere presentati in formato digitale accedendo al Portale e utilizzando l'applicazione Camera Doc. È inoltre in fase realizzativa una app che, integrando le funzionalità dell’app Geocomm, consentirà la presentazione in formato digitale degli atti di sindacato ispettivo secondo modalità ancora più semplificate. Il rilascio è previsto nel corso dell'autunno 2016. È in corso la definizione di ulteriori funzioni applicative per agevolare la presentazione degli altri atti di iniziativa, in particolare emendamenti e proposte di legge.
  Quanto agli ordini del giorno n. 116 e n. 119 Caparini, che riguardano la dematerializzazione delle comunicazioni interne – invitando a valutare, in particolare, l'implementazione di un sistema di comunicazione esclusivamente informatica tra l'Amministrazione della Camera e i parlamentari, i Gruppi e loro collaboratori, e la trasformazione di tutte le rimanenti procedure che vincolano alla utilizzazione di modelli prestampati e cartacei in procedure che utilizzino modelli in formato elettronico – si evidenzia che la generalità delle richieste di beni e servizi può essere presentata in forma dematerializzata. Si ricorda inoltre che per le dotazioni di cancelleria dei singoli deputati è operativo, tramite portale, dall'inizio della XVII legislatura, un sistema interattivo di richiesta e gestione esclusivamente elettronico, e che per le dotazioni di cancelleria dei gruppi parlamentari il nuovo sistema interattivo, analogo a quello previsto per i deputati, è operativo dal 1o luglio 2016. Numerose, inoltre, sono le applicazioni informatiche già rilasciate o in fase di rilascio in questo ambito.
  L'ordine del giorno n. 6 Baldelli, che invita a valutare l'opportunità di disporre la modifica del software del sistema di voto dell'Assemblea per consentire alle postazioni attivate da tessere contenenti minuzie di poter conservare, dopo che sia stato premuto uno dei tre tasti di votazione, la memoria del voto espresso sino alla chiusura della votazione stessa, è in corso di attuazione. Sono in corso, infatti, le prove del nuovo software che dovrebbe entrare in funzione nel corrente mese di luglio.
  Quanto all'ordine del giorno n. 74 Mannino, che invita a valutare l'opportunità di adottare soluzioni informatiche in grado – a Regolamento invariato – di imprimere ai procedimenti di voto per appello nominale e per schede una maggiore efficienza, la prevista istruttoria tecnica di fattibilità nonché l'analisi economica potranno essere avviate non appena si sarà completato l'aggiornamento tecnologico dell'attuale sistema di voto.Pag. 50
  L'ordine del giorno n. 133 Caparini, volto a prevedere l'utilizzo di un software libero da diritti proprietari, è attuato, dal momento che presso la Camera dei deputati costituisce indirizzo risalente e consolidato quello di prediligere sempre il software open source, fatti salvi i soli casi nei quali se ne rilevi l'indisponibilità, l'inadeguatezza o la palese mancanza di convenienza economica.
  Alcuni ordini del giorno riguardano l'adozione di misure ecocompatibili e di tutela dell'ambiente.
  L'ordine del giorno n. 47 Carinelli invita a valutare l'opportunità, nell'ambito del processo di riduzione delle automobili a disposizione della Camera, di prediligere l'utilizzo di veicoli elettrici. Il Collegio dei Questori, nella riunione del 18 maggio 2016, in attuazione dell'indirizzo volto all'acquisizione di autovetture a basso impatto ambientale, ha ritenuto fin d'ora di prevedere che, alla scadenza dei contratti di noleggio di cinque delle nove vetture attualmente presenti nel parco auto di rappresentanza (31 dicembre 2017), si procederà all'acquisizione anche di autovetture ad alimentazione elettrica.
  L'ordine del giorno n. 48 Crippa ha invitato a valutare l'opportunità di continuare nell'istruttoria avviata dall'apposito Gruppo di lavoro tecnico volta a conseguire significativi risparmi nell'ambito dei consumi energetici. Il gruppo di lavoro tecnico interservizi – istituito in attuazione di un ordine del giorno accolto in sede di discussione del bilancio interno per il 2014, e avente il compito di formulare al Collegio dei Questori specifiche proposte finalizzate alla riduzione e razionalizzazione dei consumi energetici – ha acquisito la disponibilità dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), dell'Università La Sapienza di Roma e dell'Università di Trento, a svolgere, a titolo gratuito e sulla base di un protocollo d'intesa, l'analisi energetica degli edifici in uso alla Camera dei deputati, al fine di disporre dei dati per l'individuazione di possibili interventi di efficientamento energetico. L'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 30 luglio 2015, ha quindi concordato sulla proposta formulata dal Collegio dei Questori di stipulare apposite convenzioni con i predetti soggetti e ha autorizzato l'Amministrazione a procedere in tal senso.
  Sono pervenute finora le analisi di tre edifici (Montecitorio, Valdina, Theodoli-Bianchelli), mentre quelle dei restanti tre edifici (Gruppi parlamentari, Seminario, ex Banco di Napoli) sono in via di completamento e saranno consegnate entro il mese di luglio. Le relative risultanze saranno valutate, oltre che dal menzionato gruppo tecnico, da un gruppo di coordinamento, di cui fanno parte i Questori e altri tre componenti dell'Ufficio di Presidenza individuati in modo da assicurare un'equilibrata rappresentanza dei Gruppi di maggioranza e di opposizione.
  L'ordine del giorno n. 3 Boccadutri, che sollecitava a mantenere un accesso a titolo gratuito alle agenzie di stampa OmniRoma, OmniMilano e OmniNapoli, nelle more della complessiva ridefinizione delle condizioni di abbonamento alle fonti di informazione, è attuato, in quanto le predette agenzie sono distribuite anche nell'ambito della nuova App per la consultazione delle agenzie di stampa.
  Con riferimento all'ordine del giorno n. 113 Caparini, che sollecita a valutare l'opportunità di utilizzare i parametri prezzo-qualità individuati da CONSIP, si evidenzia che presso la Camera costituisce indirizzo risalente nel tempo, in attuazione della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 208 del 2012, e del tutto consolidato l'adesione diretta alle convenzioni CONSIP, laddove esistenti e adeguate alle esigenze della Camera; negli altri casi, la Camera ha utilizzato i parametri prezzo-qualità della CONSIP per quanto applicabili nella definizione delle proprie autonome gare d'appalto.
  Due identici ordini del giorno, il n. 94 Palese e il n. 97 Cinzia Fontana, riguardavano la possibilità di deliberare in via definitiva l'autorizzazione di spesa, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, lettera b), del Regolamento di Amministrazione e contabilità, per la stipula di un contratto Pag. 51di locazione e servizi relativo ai palazzi Marini 3 e 4. L'indirizzo è stato attuato con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 150 del 5 agosto 2015. Peraltro, le trattative per la stipula di un contratto di locazione e servizi relativo ai c.d. Palazzi Marini 3 e 4 non hanno avuto esito per esclusiva responsabilità della Milano 90 s.r.l., proprietaria degli immobili.
  L'ordine del giorno n. 44 Cozzolino invita a valutare l'opportunità di limitare le ristampe quotidiane dei fascicoli contenenti le proposte emendative presentate ai provvedimenti oggetto di esame legislativo ai soli casi in cui sia effettivamente necessario a consentire ai deputati di seguire correttamente e adeguatamente l'esame legislativo in corso di svolgimento, mentre l'ordine del giorno n. 52 Mannino invita a valutare l'opportunità di rivedere l'impostazione dell'appalto tipografico di prossimo rinnovo al fine di razionalizzare l'organizzazione dei processi di lavoro ed il conseguente consumo di carta. Al riguardo, si segnala preliminarmente che è stata disposta una riduzione da 600 a 400 delle copie di tutti i fascicoli di seduta (emendamenti, ordini del giorno, pregiudiziali e sospensive). Più in generale, gli ordini del giorno troveranno ulteriore attuazione nella procedura di selezione del contraente per il nuovo affidamento dell'appalto di elaborazione e stampa degli atti parlamentari, la cui determinazione a contrarre è stata approvata il 6 luglio 2016 dal Collegio dei Questori. Con il nuovo appalto le funzioni di prestampa del Resoconto stenografico delle sedute dell'Assemblea saranno ricondotte alle strutture amministrative interne, determinando una significativa riduzione dell'onere dell'appalto medesimo, ed è inoltre previsto un ulteriore taglio delle tirature dei fascicoli a stampa del complesso degli atti parlamentari.
  L'ordine del giorno n. 67 Fraccaro così come l'ordine del giorno n. 118 Caparini concerne l'organizzazione amministrativa. Esso invita a valutare l'opportunità di adottare le iniziative necessarie per portare a compimento un'istruttoria sull'attuale situazione dell'Amministrazione, di integrare la relazione sullo stato dell'Amministrazione con l'indicazione degli apporti offerti ai fini dell'erogazione dei servizi dal personale appartenente a società esterne, di verificare con adeguati strumenti di rilevazione la concreta distribuzione dei carichi di lavoro per ciascuna struttura amministrativa e, all'interno di essa, del personale appartenente a ciascun livello professionale, valutando altresì la rispondenza fra attività svolta e profilo professionale di appartenenza, nonché l'opportunità di adottare, sulla base delle risultanze della predetta analisi, le iniziative per avviare il piano di riorganizzazione amministrativa interna sulla base di criteri di essenzialità delle strutture, eliminando duplicazioni e sovrapposizioni delle aree di intervento, di semplificazione delle linee amministrative, di garanzia dello svolgimento delle funzioni di coordinamento per la realizzazione dei progetti che richiedono l'attivazione di competenze orizzontali e trasversali rispetto alla struttura articolata sui Servizi.
  Al riguardo, si fa in primo luogo presente che la relazione sullo Stato dell'Amministrazione per l'anno 2015, pubblicata sul sito Internet della Camera, è stata integrata con l'indicazione, per ciascuna struttura amministrativa, degli apporti offerti ai fini dell'erogazione dei servizi dal personale appartenente a società esterne.
  Per quanto riguarda gli ulteriori profili richiamati nell'ordine del giorno, si evidenzia che ormai da tempo l'Amministrazione si è strutturata secondo un modello che, al fine di garantire risposte tempestive ed efficaci, minimizzando nel contempo i rischi di possibili sovrapposizioni e duplicazioni di attività, prevede una forte integrazione funzionale tra le strutture. In questo ambito, assume particolare rilevanza il ruolo di coordinamento dei Vicesegretari generali, che operano sulla base delle deleghe loro attribuite dalla Segretaria generale, Questo modello, dotato di un alto grado di flessibilità e di capacità di adattamento, è uno dei fattori che ha consentito all'Amministrazione di far fronte alla riduzione degli organici, che prosegue ininterrottamente dal 2007, Pag. 52quando fu deciso il blocco del turn over. A tale riduzione l'Amministrazione ha sin qui risposto attraverso un processo di continuo adeguamento dei propri assetti operativi, finalizzati ad aggiornare e riformare le procedure di lavoro e le forme di organizzazione delle attività di istituto, puntando essenzialmente su tutti i margini di flessibilità organizzativa disponibili e sulla ridefinizione dei compiti assegnati ai dipendenti, al fine di valorizzarne il contenuto professionale e i profili di responsabilità e di concentrarne l'impiego nelle attività di istituto, riducendo i compiti di autoamministrazione. Tale processo è stato supportato dalla sempre più intensa diffusione di strumenti di lavoro digitali, nel quadro del più ampio processo di dematerializzazione dei supporti al lavoro parlamentare e delle comunicazioni interne (si pensi, a titolo esemplificativo, che la generalità delle richieste di beni e servizi può essere presentata in forme dematerializzate).
  Nella Relazione sullo stato dell'Amministrazione 2015 è stata data specifica evidenza anche alle problematiche connesse alla distribuzione dei carichi di lavoro tra i dipendenti. I carichi di lavoro sono strettamente dipendenti dai tempi dell'attività parlamentare. Diversamente da quanto accade per altri apparati amministrativi, non è possibile presso l'Amministrazione della Camera predeterminare in misura statica i carichi di lavoro delle singole strutture – e, quindi, dei dipendenti ad esse assegnati – posto che i predetti carichi sono in larga parte funzione di fattori variabili e non prevedibili e che all'interno della legislatura conoscono picchi e flessioni.
  Come detto, la scelta operata da tempo dall'Amministrazione è stata quella della più ampia integrazione funzionale tra le strutture e del ricorso a forme di collaborazione, che possono coinvolgere anche un numero assai consistente di personale dei diversi livelli professionali, per singoli progetti o procedimenti. Con riferimento alla situazione presente, va rilevato che – se si utilizzano quali misuratori dei carichi di lavoro il totale delle ore effettivamente lavorate su base annua e il numero di giorni di riposo goduti dal dipendente – i carichi di lavoro, nel loro complesso, appaiono distribuiti tra le diverse categorie professionali e presso le diverse strutture in modo tendenzialmente uniforme, salvo talune eccezioni, che riguardano alcune specifiche posizioni di responsabilità (prevalentemente di V livello, e talvolta anche di IV) e talune strutture.
  È peraltro evidente come tali misuratori non siano pienamente idonei a rappresentare l'effettiva distribuzione dei carichi di lavoro ove agli stessi si guardi non in termini meramente quantitativi, ma tenendo conto della diversa gravosità delle modalità in cui le diverse strutture sono chiamate ad operare.
  A tal fine, l'Amministrazione ha avviato un'attività istruttoria, con il coinvolgimento dei Consiglieri responsabili di tutte le strutture, volta ad individuare sia i fabbisogni di personale, sia i possibili interventi di razionalizzazione delle strutture stesse. Questa attività istruttoria ha altresì tenuto conto delle possibili integrazioni da realizzare tra le Amministrazioni di Camera e Senato.
  Una volta che gli Uffici di Presidenza dei due rami del Parlamento avranno assunto le deliberazioni di competenza in ordine al processo di integrazione funzionale tra le Amministrazioni della Camera e del Senato, e tenuto conto delle concrete modalità di attuazione del processo medesimo, potranno essere sottoposti all'attenzione degli Organi di direzione politica gli ulteriori interventi di riorganizzazione delle strutture amministrative, che appaiano eventualmente opportuni.
  L'ordine del giorno n. 71 Fraccaro concerne la cessione a titolo gratuito dei beni dismessi, invitando a valutare l'opportunità di disciplinare il procedimento di cessione attraverso la previsione di idonee forme di pubblicità che assicurino il rispetto del principio di trasparenza, presupposti e criteri oggettivi di assegnazione dei beni dismessi e modalità di assegnazione che garantiscano il principio della parità di trattamento tra soggetti richiedenti. Si fa presente che criteri e modalità Pag. 53di cessione a titolo gratuito dei beni dismessi sono stati definiti dal Collegio dei Questori nelle riunioni del 19 maggio 2004 e 18 settembre 2014. In particolare si prevede che l'assegnazione avvenga in base all'ordine cronologico delle richieste, previ controlli sui richiedenti che non siano soggetti pubblici e distribuendo i beni dismessi – ove la quantità degli stessi lo consenta – in modo da soddisfare un più ampio numero di richieste; l'onere per il ritiro dei beni assegnati è a carico dei beneficiari. La pubblicità delle deliberazioni in materia di cessione a titolo gratuito di beni dismessi è la medesima delle altre deliberazioni del Collegio.
  Con riferimento all'ordine del giorno n. 111 Caparini, che invita a valutare l'opportunità di prevedere la chiusura dei palazzi della Camera nelle giornate prefestive e festive, ad eccezione della Biblioteca e della Sala Stampa, si ricorda che già con la deliberazione del 14 novembre 2013 il Collegio dei Questori ha disposto la chiusura di tutti i palazzi della Camera nella giornata di sabato, al fine di conseguire un ulteriore contenimento dei costi di funzionamento dell'Istituzione parlamentare. Per quanto attiene alle giornate prefestive diverse dal sabato, per prassi l'Amministrazione sottopone, caso per caso, alla valutazione del Collegio dei Questori l'opportunità di stabilire chiusure analoghe a quella prevista per il sabato.
  L'ordine del giorno n. 117 Caparini invita l'Ufficio di Presidenza a dare mandato al Collegio dei Questori di elaborare un progetto volto all'ulteriore rafforzamento della funzione di controllo amministrativo interno. Al riguardo si segnala che gli uffici presenteranno entro la fine dell'anno i risultati di uno studio finalizzato a rafforzare ulteriormente i controlli interni di competenza del Servizio medesimo. In particolare lo studio in corso è volto a verificare, anche con l'ausilio delle tecnologie informatiche, la possibilità di implementare le informazioni rese nelle relazioni periodiche, di cui all'articolo 74, comma 1, lettera c) del RAC, con specifico riferimento, da un lato, al controllo di legittimità, di cui all'articolo 71, comma 4 del RAC, al fine di disporre di ulteriori dati con riguardo ai tempi complessivi dell'intero iter amministrativo, a partire dall'autorizzazione di spesa al pagamento e ai tempi di predisposizione dei singoli sub-procedimenti, in modo tale da rendere maggiormente significativi i dati risultanti dalle relazioni periodiche; dall'altro lato, al controllo di risultato, di cui all'articolo 72 del RAC, al fine di pervenire ad una revisione qualitativa degli obiettivi finora inseriti nel Programma dell'attività amministrativa, unitamente ai relativi indicatori di risultato, al fine di renderli maggiormente significativi a livello gestionale.
  L'ordine del giorno n. 115 Caparini affronta, fra gli altri, anche il tema delle consulenze, invitando a valutare l'opportunità di proseguire nell'attuazione dell'indirizzo di massimo contenimento delle spese per consulenze. In proposito si fa presente che la voce «Consulenze tecnico-professionali» esposta nell'ambito del capitolo 1145 (ex 130) recava uno stanziamento di euro 490 mila nell'anno 2013. Lo stanziamento è stato ridotto a 290 mila euro nel 2014, a 270 mila nel 2015 e a 210 mila nel 2016. Per quest'ultimo esercizio, gli importi contrattualizzati corrispondono a circa 170 mila euro. La residua somma registrata nello stanziamento costituisce un margine prudenziale relativo a possibili ulteriori spese per consulenze non prevedibili all'inizio dell'esercizio.
  Con riferimento all'ordine del giorno n. 137 Caparini, che invita a valutare l'opportunità di individuare un advisor, subordinatamente al completamento del processo di riforma costituzionale, nella parte relativa al Parlamento, e alla valutazione della compatibilità finanziaria, si osserva che l'attuazione dell'ordine del giorno presuppone l'avvenuta entrata in vigore della riforma costituzionale.
  Alcuni ordini del giorno – il n. 59 Mannino, il n. 135 Caparini e il n. 136 Caparini concernono il tema della disciplina dell'utilizzo delle sale nelle sedi diverse da Palazzo Montecitorio. Nell'ambito di una complessiva revisione della normativa sull'utilizzo delle Sale di rappresentanza della Camera dei deputati approvata Pag. 54dal Collegio dei Questori – volta in particolare ad evitare il contemporaneo svolgimento di più eventi presso le sale di Palazzo Montecitorio – anche per quanto riguarda le sale nei palazzi diversi da Montecitorio sono stati rivisti e fissati i limiti massimi di capienza di ciascuna sala e sono state definite le modalità operative finalizzate al rispetto di tali limiti. Per quanto riguarda il profilo degli oneri è in corso di valutazione una nuova organizzazione del servizio di guardaroba, al fine di ridurne i costi.
  L'ordine del giorno n. 8 Boccadutri invita a valutare l'opportunità, ai fini della diffusione dei contenuti in rete e della tutela degli originali, di assumere ogni idonea iniziativa al fine di avviare progetti di sponsorizzazione della digitalizzazione di specifiche collezioni della Biblioteca della Camera, senza oneri per l'Amministrazione. Al riguardo si fa presente che è stata completata la digitalizzazione degli atti parlamentari della Repubblica, mentre prosegue, secondo un programma pluriennale già definito, la digitalizzazione degli atti parlamentari del Regno. A margine di tale processo di digitalizzazione, potranno essere valutati ulteriori progetti di digitalizzazione riguardanti il vasto patrimonio della Biblioteca. Allo stato, non risultano comunque pervenute proposte di sponsorizzazione.
  L'ordine del giorno n. 30 Spessotto invita a valutare l'opportunità di individuare eventuali soluzioni tecniche che consentano di segregare le aree fumatori con pareti e continuare nell'opera di sensibilizzazione circa il rispetto del divieto di fumo. Si precisa preliminarmente che le attuali aree attrezzate per fumatori sono idonee a garantire la tutela della salute, come dimostrato dal costante monitoraggio effettuato dall'Istituto superiore di sanità, e attualmente nessuna di esse costituisce passaggio obbligato. Inoltre, come comunicato con lettera del 29 gennaio 2016 indirizzata a tutti i deputati, il Collegio dei Questori ha disposto la disattivazione dell'area per fumatori situata nel corridoio semicircolare lato destro, al fine di utilizzare tale locale per rispondere all'esigenza di un incremento delle postazioni di lavoro nelle immediate vicinanze dell'Aula, nonché per fornire in via sperimentale una postazione per l'assistenza informatica ai deputati da parte dell'help desk della Camera. Ai fini di un'ulteriore sensibilizzazione al rispetto del divieto di fumo e del corretto utilizzo delle aree per fumatori, con nota in data 11 febbraio 2016 è stata richiesta la collaborazione di tutti i Presidenti di Gruppo nell'assicurare l'osservanza delle regole, poste a garanzia della salute di tutti, ponendo in essere, con riferimento ai deputati ed ai dipendenti dei rispettivi Gruppi, le azioni rientranti nelle loro competenze e responsabilità.
  L'ordine del giorno n. 57 Mannino invita a valutare l'opportunità di predisporre e verificare interventi di manutenzione, di adeguamento impiantistico e di miglioramento della qualità ambientale ed energetica dell'edificio, nonché di porre in essere tutte le misure di sicurezza degli impianti elettrici e degli impianti di condizionamento, operando in stretta collaborazione con le istituzioni competenti al fine di rimuovere situazioni di incompatibilità con il pregio degli immobili in uso alla Camera. Al riguardo si fa presente che gli interventi manutentivi nel settore impiantistico sono effettuati nel rispetto delle norme tecniche e nel rispetto della normativa sulla sicurezza del lavoro e sono volti ad assicurare il costante adeguamento degli impianti alle prescrizioni normative e la continuità di esercizio, nonché a soddisfare le esigenze degli organi istituzionali. Come peraltro esplicitato negli obiettivi indicati nel Programma dell'attività amministrativa per il triennio 2015-2017, essi sono sempre realizzati «tenendo conto delle peculiarità storico-artistiche dei Palazzi in uso alla Camera». In relazione agli ulteriori profili evidenziati nell'ordine del giorno, si ricorda anche l'attività del gruppo di lavoro tecnico interservizi sul risparmio energetico – già citato in relazione all'ordine del giorno n. 48 Crippa – chiamato ad esaminare le caratteristiche impiantistiche degli edifici in uso alla Camera e i possibili interventi di efficientamento energetico sulla base Pag. 55delle analisi elaborate da alcuni soggetti istituzionali a seguito di apposite convenzioni.
  Alcuni ordini del giorno concernono il tema della gestione degli spazi a disposizione della Camera.
  L'ordine del giorno n. 68 Fraccaro invita a valutare l'opportunità di procedere in tempi brevi alla derattizzazione e disinfestazione dei locali occupati dalla Camera presso il Centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, a verificare quali siano le effettive esigenze di immagazzinamento e deposito della Camera, individuando i materiali da digitalizzare o dismettere, nonché a individuare un immobile diverso per le esigenze dell'Amministrazione ricorrendo a tal fine alla procedura prevista nell'ordinamento esterno mediante l'utilizzazione di beni demaniali disponibili.
  In proposito si evidenzia in primo luogo che si è provveduto all'esecuzione di operazioni di derattizzazione sulla base delle necessità rilevate nel corso dei sopralluoghi eseguiti. Con l'affidamento, a seguito di gara, del nuovo appalto per i servizi di pulizia, dal 1o maggio 2016 tali interventi vengono eseguiti secondo il programma stabilito in contratto, con frequenza bimestrale, salvo interventi straordinari eseguiti in caso di necessità.
  Per quanto concerne una razionalizzazione della gestione degli spazi, è stata condotta una ricognizione sistematica nelle aree dei magazzini di Castelnuovo di Porto, verificando lo stato di conservazione dei beni in essi conservati. All'esito di tale attività sono stati avviati a dismissione circa 500 beni inventariati, risultati non più utilizzabili. Sono stati, altresì, restituiti 56 beni artistici appartenenti al Museo di Capodimonte che erano depositati a Castelnuovo di Porto e non risultavano suscettibili di idonea collocazione nelle sedi della Camera. Inoltre, per assicurare un maggiore controllo sulle modalità di sistemazione dei beni trasferiti presso i magazzini, è stato soppresso il presidio fisso di facchinaggio. In tal modo, ogni singola attività di collocazione deve essere direttamente seguita dal Servizio interessato, ferme restando le competenze del Servizio per la Sicurezza.
  È stato deciso, altresì, che, ogniqualvolta sia possibile, i beni dismessi siano avviati a recupero e/o smaltimento direttamente da Palazzo Montecitorio (o dagli altri palazzi di provenienza), senza più transitare per i magazzini di Castelnuovo di Porto.
  Quanto alla sostituzione con immobili demaniali dell'immobile di Castelnuovo di Porto (locato dall'INAIL), si fa presente che, dopo la conclusione non fruttuosa dei contatti intrattenuti con l'Agenzia del Demanio sin dal settembre 2012 in vista del possibile utilizzo di una caserma dismessa e a seguito dei ripetuti solleciti comunque rivolti dal Collegio all'Agenzia medesima ai fini dell'individuazione di altro immobile demaniale, nei maggio 2016 quest'ultima ha rappresentato che un compendio immobiliare demaniale lungo la via Prenestina è coinvolto in un piano di razionalizzazione che prevede la assegnazione di lotti di terreno alle amministrazioni statali interessate, sui quali le stesse dovranno provvedere a realizzare gli edifici necessari. L'Agenzia del Demanio ha confermato la disponibilità di una porzione all'interno del compendio immobiliare sulla quale potrebbe essere edificato un fabbricato adeguato alle esigenze logistiche della Camera. Dovranno essere effettuati i necessari approfondimenti istruttori al fine di valutare i diversi aspetti della fattibilità tecnica dell'operazione, a partire dal riscontro dell'indice di edificabilità. Ciò fermo restando che l'eventuale realizzazione delle opere dovrebbe essere svolta dal Provveditorato alle Opere Pubbliche e che l'onere per la realizzazione delle strutture non potrà essere a carico del bilancio della Camera.
  L'ordine del giorno n. 75 Bindi invita a valutare l'opportunità di individuare, nel complesso di San Macuto, almeno un altro ambiente idoneo ad ospitare sedute di organi bicamerali, e in particolare a prevedere, nell'ambito degli interventi impiantistici di prossima realizzazione, l'installazione di un sistema audio-video idoneo Pag. 56alla trasmissione su web-tv in almeno un'altra delle attuali aule. Rinviando per questo secondo profilo a quanto viene esposto con riferimento all'ordine del giorno n. 54 Mannino, si fa presente che il complesso del Seminario è stato oggetto di vari interventi connessi al processo di ottimizzazione e recupero degli spazi – che hanno comportato il trasferimento in quell'immobile di alcune strutture amministrative provenienti dal complesso di Vicolo Valdina (ora interamente riservato ai Gruppi parlamentari) – e al soddisfacimento delle esigenze logistiche dell'Ufficio parlamentare di bilancio e della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. L'individuazione di un'ulteriore aula per le esigenze degli organismi bicamerali appare, allo stato, non agevole e va considerata nell'ambito della prosecuzione del processo di ottimizzazione degli spazi.
  L'ordine del giorno n. 77 Melilla invita a valutare l'opportunità di individuare nuovi spazi da assegnare alla Biblioteca della Camera dei deputati, in grado di garantire un'adeguata conservazione di tutto il materiale esistente. Nei depositi del centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto è stato possibile, grazie a un processo di razionalizzazione consentito dallo scarto di materiali di vari uffici, realizzare un ampliamento degli spazi destinati alla Biblioteca. In particolare, sono stati di recente realizzati interventi di ampliamento delle scaffalature per complessivi 4.500 metri lineari, da destinare alle esigenze della Biblioteca.
  L'ordine del giorno n. 40 Alberti invita a proseguire nella revisione e razionalizzazione della spesa della Camera anche nel 2016 e nel 2017 e nel perseguimento dell'obiettivo di ridurre l'avanzo di amministrazione, con restituzione al bilancio dello Stato delle quote del medesimo che, al termine di ciascun esercizio, non risultino funzionali a garantire l'equilibrio del bilancio dell'Istituzione. Rispetto al totale della spesa previsto per gli anni 2016 e 2017 dal bilancio pluriennale 2015- 2017, il bilancio pluriennale riferito al triennio 2016-2018 evidenzia una diminuzione. In particolare, la spesa prevista per il 2016 passa da 997,2 milioni di euro a 965,8 milioni di euro, al netto della restituzione al bilancio dello Stato, mentre la spesa prevista per 11 2017 passa da 991,6 milioni di euro a 961,4 milioni di euro. Quanto alla restituzione dell'avanzo di amministrazione accertato al termine dell'esercizio 2015, il progetto di bilancio per l'anno 2016 reca la previsione di una restituzione al bilancio dello Stato pari a 47 milioni di euro.
  Con riferimento agli ordini del giorno n. 79 Marcon e n. 121 Caparini, che invitavano a valutare l'opportunità di concludere l'esame del conto consuntivo e della nota di variazione al bilancio di previsione entro il termine dei 31 marzo previsto dall'articolo 2, comma 5, del Regolamento di amministrazione e contabilità, in modo da consentirne la sollecita discussione in Assemblea sulla base delle decisioni di competenza della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, si fa presente che il conto consuntivo 2015 e la nota di variazione al bilancio 2016-2018 sono stati approvati dal Collegio dei Questori nella riunione del 31 marzo 2016 e dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 12 luglio 2016.
  In relazione all'ordine del giorno n. 24 Di Maio, che invita a valutare l'opportunità di procedere quanto prima nell'approvazione della nuova disciplina in materia di spese di rappresentanza della Camera, al fine di prevedere nuovi e più incisivi risparmi, il Collegio dei Questori sta valutando una proposta di deliberazione nel senso prefigurato dall'ordine del giorno, predisposta sulla base dell'istruttoria svolta dagli uffici.
  Alcuni ordini del giorno concernono, sotto diversi punti di vista, il tema della trasparenza dell'attività amministrativa.
  In relazione agli ordini del giorno n. 25 Di Maio e n. 51 Mannino, che affrontano il tema delle forme di pubblicità, rispettivamente, degli incassi e pagamenti della Camera e delle spese per lavori, beni e servizi, il Collegio dei Questori ha approvato in data 22 aprile 2016 una proposta Pag. 57– che potrà essere sottoposta all'Ufficio di Presidenza in una prossima riunione – volta a dare attuazione contestualmente agli stessi ordini del giorno mediante talune modifiche al RAC.
  L'ordine del giorno n. 26 Di Maio, volto a prevedere, per gli incarichi di prossima attribuzione o in occasione del rinnovo di incarichi in essere, l'obbligo per i consulenti di fornire il loro curriculum vitae da pubblicare sul sito in un'apposita sezione «spese e trasparenza» unitamente all'indicazione della remunerazione, è stato attuato; nella riunione del 6 luglio 2016 il Collegio dei Questori ha predisposto un elenco delle consulenze contenente le informazioni richieste dall'ordine del giorno, che sono state pubblicate sul sito web della Camera.
  L'ordine del giorno n. 43 Cozzolino invita a valutare l'opportunità di adeguate forme di pubblicità delle retribuzioni relative al personale non dipendente che presta servizio presso le segreterie dei deputati membri dell'Ufficio di Presidenza e dei deputati presidenti di Giunte e Commissioni parlamentari, secondo modalità analoghe a quelle previste per i dipendenti della Camera. Al riguardo, il Collegio dei Questori ha definito una proposta volta a pubblicare sul sito Internet della Camera una sintesi della normativa interna, nonché i dati relativi al numero complessivo degli addetti in servizio al 31 dicembre di ogni anno, il costo complessivo come risultante dal conto consuntivo di ciascun anno finanziario, la retribuzione lorda annua di ciascun livello retributivo di riferimento e le indennità di funzione degli addetti alle segreteria dei membri dell'UP. L'Ufficio di Presidenza potrà valutare tale proposta nel corso di una delle prossime riunioni.
  L'ordine del giorno n. 49 Crippa invita a valutare l'opportunità di produrre gli attestati di prestazione energetica relativi agli edifici in cui si svolgono le attività rappresentative e amministrative della Camera, nonostante essi non siano propriamente aperti al pubblico, e di pubblicare gli attestati sopracitati in una sezione visibile e facilmente consultabile del sito Internet della Camera. Nell'ambito dell'analisi energetica degli edifici in uso alla Camera dei deputati, svolta dall'apposito gruppo di lavoro tecnico interservizi, già richiamato con riferimento all'ordine del giorno n. 48 Crippa, saranno predisposti anche gli attestati di prestazione energetica, per i quali potrà essere prevista la modalità di pubblicazione indicata dai presentatori.
  L'ordine del giorno n. 91 Boccadutri invita il Collegio dei Questori a valutare l'opportunità di pubblicare sul sito della Camera dei Deputati, nella parte relativa al trattamento economico, quale sarebbe stata negli anni la progressione dell'indennità parlamentare e quale invece è risultata essere realmente a seguito degli interventi attuati sulla stessa nel corso degli ultimi anni. Il Collegio dei Questori sta valutando un modello di prospetto contenente i dati che potrebbero essere oggetto di pubblicazione, predisposto sulla base dell'istruttoria svolta dagli uffici.
  Con riferimento all'ordine del giorno n. 98 Segoni, che invita a valutare l'opportunità di proseguire nella scrupolosa osservanza delle forme di pubblicità delle procedure di selezione del contraente stabilite dalla normativa vigente, si fa presente che l'Amministrazione cura scrupolosamente la pubblicazione degli avvisi di preinformazione e dei bandi di gara, a seconda del tipo di procedura adottato, sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, sul sito web della Camera e, per estratto, su cinque quotidiani. L'avviso sugli appalti aggiudicati, conformemente all'articolo 43 del Regolamento di amministrazione e contabilità, è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea e sul sito web della Camera.
  Una serie di ordini del giorno – il n. 103 Artini, il n. 128 Caparini e il n. 131 Caparini – riguardano le forme di pubblicità dei lavori del Collegio dei Questori, al fine di aumentare la trasparenza in merito alle delibere adottate. Il Collegio dei Questori esaminerà a breve un nuovo e più dettagliato schema di pubblicazione delle decisioni del Collegio dei Questori sul Pag. 58Bollettino degli organi collegiali, predisposto sulla base di un'istruttoria degli uffici, che stanno completando la sperimentazione volta a verificarne l'utilizzabilità per tutte le tipologie di decisioni.
  L'ordine del giorno n. 54 Mannino, con riferimento alla trasmissione via web e via canale satellitare delle riunioni delle Commissioni, invita a valutare l'opportunità di proseguire nelle attività di realizzazione di nuovi impianti e prevedere un aumento dei canali a disposizione delle Commissioni. Al riguardo, si fa presente che il programma di interventi per l'adeguamento degli impianti audio-video delle aule delle Commissioni permanenti al fine di consentire la trasmissione dei lavori parlamentari in diretta web tv-canale satellitare sarà completato nel 2016. Nel 2015 sono state attrezzate le aule delle Commissioni V e II; nel corso del 2016 è già stato realizzato l'impianto nelle Aule delle Commissioni VIII e X e nel corso della sospensione estiva dei lavori parlamentari sarà installato l'impianto nell'aula della XII Commissione. Portato a termine il programma relativo alle aule delle Commissioni permanenti, si procederà ad analoghi interventi nel Palazzo del Seminario, ove attualmente una sola aula è dotata di un sistema idoneo alla trasmissione su web tv e sul canale satellitare.
  Il numero di canali della web tv a disposizione delle Commissioni parlamentari, a partire dal mese di giugno 2016, è stato in via sperimentale incrementato di due con conseguente riduzione dei canali riservati al circuito chiuso. Per quanto riguarda l'incremento del numero di canali della web tv a disposizione delle Commissioni parlamentari, sono allo studio diverse soluzioni, volte a contemperare l'obiettivo dell'ampliamento dei canali della web tv con le esigenze dell'equilibrio di bilancio.
  Gli ordini del giorno n. 83 Pisicchio e n. 85 Baldelli invitano a valutare l'opportunità di ripristinare, nell'ambito del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016 un adeguato livello di contributi agli istituti di studi e ricerche parlamentari. Al riguardo, il Collegio dei Questori ha valutato l'opportunità di non prevedere, nel bilancio di previsione 2016-2018, contributi in favore di enti o istituti di studi o ricerche parlamentari. Potranno essere eventualmente oggetto di valutazione proposte di convenzione, anche a titolo oneroso, finalizzate allo svolgimento di corsi di formazione in materia di diritto costituzionale e parlamentare e di tecnica della legislazione rivolti a soggetti indicati dalla Camera dei deputati.
  L'ordine del giorno n. 84 Baldelli affronta il tema delle iniziative di comunicazione istituzionale rivolte ai giovani, invitando a valutare l'opportunità di ampliare e incentivare il maggior numero possibile di iniziative rivolte agli studenti di scuole e università, ove possibile in partecipazione con altre istituzioni nazionali o locali, di implementare i progetti di comunicazione istituzionale e di formazione diretti ai giovani, al fine di far conoscere il funzionamento dell'istituzione parlamentare ed avvicinare i giovani stessi alle tematiche costituzionali e politiche, anche attraverso la partecipazione a manifestazioni culturali organizzate dalle istituzioni stesse sul territorio nazionale, e di aumentare la produzione di materiale divulgativo, anche informatico, sul ruolo e sul funzionamento del Parlamento e sull'importanza del confronto parlamentare nella vita democratica del Paese, incentivandone la diffusione anche nell'ambito delle predette manifestazioni.
  Al riguardo si segnala come le attività di formazione abbiano registrato, in riferimento all'anno scolastico 2015-2016, un notevole incremento sotto il profilo della partecipazione. In linea con l'indirizzo proposto dall'ordine del giorno si registra, pertanto, un trend in crescita che, da ultimo, ha portato ad oltre 1550 tra studenti e docenti le presenze legati ai progetti di Giornate di formazione a Montecitorio e Visite di studio. Ciò è, altresì, avvenuto compatibilmente con il percorso di contenimento dei costi. Lo sviluppo dell'aspetto divulgativo e comunicativo ha, inoltre, incentivato la partecipazione ad altri progetti, come il Concorso «Parlawiki» Pag. 59che ha visto la presentazione di 170 progetti. Al momento, unitamente ai competenti uffici del MIUR, sono allo studio nuove modalità di partecipazione dei giovani alle attività di formazione curate dalla Camera dei deputati, nonché nuove forme di collaborazione, ad esempio sotto forma di protocolli di intesa, per favorire la diffusione presso le scuole e i giovani di una corretta e approfondita comunicazione in ordine al ruolo dell'istituzione parlamentare e sulle relative funzioni e attività.
  L'ordine del giorno n. 89 Valeria Valente invita in particolare a valutare l'opportunità di procedere tempestivamente all'adozione di un piano di azioni positive. Al riguardo il Comitato per le pari opportunità ha predisposto il testo di un piano di azioni positive che, una volta trasmesso formalmente, potrà essere valutato dall'Ufficio di Presidenza.
  L'ordine del giorno n. 90 Valeria Valente invita l'Ufficio di Presidenza a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa di sua competenza volta a favorire il recepimento nell'ordinamento della Camera delle misure contenute nel decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80, recante misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro. Al riguardo, si fa presente che nell'accordo sindacale istitutivo del Ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e del relativo Statuto unico, che sarà sottoposto all'esame dell'Ufficio di Presidenza per la sua approvazione definitiva, si prevede che l'Amministrazione verificherà la possibilità di introdurre, nel rispetto del Protocollo comune delle relazioni sindacali, forme di «lavoro agile» compatibili con le esigenze di servizio. In una successiva fase contrattuale, diretta a completare il processo di armonizzazione dello stato giuridico ed economico del personale di Camera e Senato, sarà possibile valutare il recepimento delle disposizioni previste dal decreto legislativo n. 80 del 2015, in tema di tutela della maternità delle lavoratrici e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per la generalità dei lavoratori.