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Temi dell'attività parlamentare

Agricoltura, caccia e pesca
Commissione: XIII Agricoltura
Agricoltura e biodiversità
Politica agricola comune

In data 20 dicembre 2013 sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea i regolamenti base di riforma della politica agricola comune (PAC), i quali dettano la cornice normativa del nuovo orizzonte di programmazione 2014-2020. Il nuovo corpus normativo è stato adottato al termine di un lungo e faticoso negoziato svolto per la prima volta secondo la procedura legislativa ordinaria introdotta con il Trattato di Lisbona (art. 294 del TFUE), che ha coinvolto Parlamento europeo, Consiglio e Commissione.

Al termine di un altrettanto lungo e complicato iter, il  29 dicembre 2017 è stato pubblicato, nella medesima Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, il  regolamento (UE) 2017/2393, c.d. Regolamento Omnibus, che ha modificato, per alcuni aspetti rilevanti, la riforma approvata nel 2013.

 
Le principali novità della riforma della PAC 2014-2020 e le scelte nazionali applicative
  • 1 dossier
05/03/2018

Il quadro normativo introdotto con la riforma della Politica agricola comune 2014-2020 è composto dai seguenti Regolamenti base:

I ritardi nel negoziato hanno comportato il rinvio al 2015 (anziché a partire dal 2014) dell'entrata in vigore del regolamento sui pagamenti diretti agli agricoltori e di talune misure previste dal regolamento OCM Unica e, contestualmente, la necessità di prevedere un regolamento transitorio per garantire la prosecuzione degli aiuti anche per il 2014. Si tratta del Regolamento (UE) n. 1310/2013 (regolamento transitorio).

    Nella Politica agricola comune si suole distinguere un primo pilastro che fa riferimento al sistema dei pagamenti diretti e all'organizzazione comune di mercato. All'Italia sono destinati in tal ambito circa 29 mliardi di fondi europei, mentre pe le misure di mercato, legati all'OCM del vino e dell'ortofrutta, sono previste risorse pari a circa 4 miliardi did fondi europei.

    Nel 2008 è stata introdotta l'OCM unica (fino al 2017 la politica dei mercati era costituita da 21 OCM, istituite tra il 1962 e il 1970, ciascuna facente capo ad un regolamento di base). L'organizzazione di mercato unico racchiude tutti gli strumenti classici della politica di mercato: intervento, ammasso privato, contingenti tariffari di mportazione, restituzioni all'esportazione, misure di salvaguardia, normativa sugli aiuti di Stato e sulla concorrenza. L'OCM unica ha registrato i cambiamenti adottati nel 2003 con la riforma Fischler dove i sostegni specifici di ogni settore sono confluiti nel pagamento unico aziendale; nel 2008 con l'Health Check  è proseguito lo smantellamento della politica dei mercati con l'abrogazione di tutti gli strumenti di regolazione dell'offerta. In questo periodo è iniziato a manifestarsi il fenomeno, che ormai è divenuto una costante, della volatilità dei prezzi agricoli, problema che si è aggiunto a quello storico dello scarso potere negoziale degli agricoltori nella filiera agricola. In questo scenario, l'Unione europea non può reagire alle crisi se non con qualche intervento di stoccaggio.

    La politica di sviluppo rurale viene, invece, a configurare il secondo pilastro della politica agricola comune  vede assegnati 10,5 milardi di fondi europei e altri 10,5 miliardi di finanziamento nazionale.

    In totale, quindi, per l'Italia, le risorse finanziarie disponibili (calcolate a prezzi correnti) ammontano dal 2014 al 2020 a circa 52 miliardi di euro.

    I testi dei regolamenti legislativi demandano agli Stati membri numerose scelte che dovranno essere effettuate per l'applicazione della riforma.

    Le principali novità introdotte con la riforma consistono:

    • possibilità di trasferire risorse dal primo pilastro al secondo pilastro e viceversa. L'Italia ha deciso di non avvalersi di tale facoltà.
    • in una nuova articolazione dei pagamenti diretti, divisi oggi in sette componenti:

    - pagamento di base (obbligatorio. L'Italia ha scelto di applicarlo in una percentuale pari al 58%, con un massimo consentito fino al 70%della riserva nazionale).

    Per il pagamento base è previsto un processo di convergenza degli aiuti. L'Italia ha scelto di seguire una convergenza parziale muovendosi verso i pagamenti per ettaro più omogenei, senza giungere al pagamento uniforme, opzione lascita agli Stati membri che hanno applicato il regime del pagamento unico secondo il modello storico. .  Il meccanismo di convergenza vien applicato gradualmente, secondo tappe predefinite ed ha iniziato ad operare dal 2015. Al più tardi nel 2019, nessun diritto all'aiuto di base dovrà avere un valore inferiore al 60% del valore medio unitario nazionale o regionale. L'aumento del valore dei titoli di quelli che stanno sotto la media sarà finanziato dalla riduzione del valore dei titoli di quelli che stanno sopra la media. Gli Stati membri hanno la possibilità di fissare una perdita massima per beneficiario pari al 30% del valore unitario iniziale dei titoli.Il livellamento degli aiuti avverrà considerando l'Italia come una regione unica. Nel tempo si arriverà quindi ad un aiuto ad ettaro formfettario prevalentnemente omogeneo.

    - pagamento ridistributivo (facoltativo con un massimo consentito fino al 30%; l'Italia ha deciso di non applicarlo);

    - pagamento ecologico - c.d. greening (obbligatorio, con un massimo consentito fino al 30%, limite utilizzato interamente dall'Italia);

    - pagamento per le zone con vincoli naturali (facoltativo con un massimo del 5%; l'Italia ha deciso di non applicarlo);

    - pagamento per i giovani agricoltori (obbligatorio, con un massimo del 2%, l'Italia ha scelto l'1%, eventualmente integrabile di un ulteriore 1% con la riserva nazionale);

    - pagamento accoppiato alla produzione per specifiche produzioni escluse il tabacco e le patate (facoltativo con un massimo del 15%, l'Italia ha fissato all'11% la soglia massima utilizzabile). Le risorse sono state indirizzate prvalentemente a tre settori: la zootecnia, da carne e da latte, con una percentuale del 49% i seminativi, per il 34% e l'olivicoltura per il restante 16%.Nell'ambito del settore dei seminativi ricadono anche i Premi per il Piano proteico nazionale

    - pagamento a favore dei piccoli agricoltori (facoltativo, con un massimo dl 10%, limite utilizzato interamente dall'Italia);

    • nello stabilire una convergenza per garantire una distribuzione più uniforme degli aiuti diretti, riducendo il legame con i riferimenti storici. A tal fine è previsto che  i pagamenti diretti per ettaro subiscano un progressivo adeguamento verso un valore più omogeneo. Gli Stati membri che hanno un livello di pagamenti diretti inferiore al 90% della media dell'Unione colmano un terzo della differenza fra il loro livello attuale e il livello medio comunitario in 6 anni, così che entro il 2020 tutti gli Stati membri raggiungano un livello minimo, pari a 196 euro/ha. Tale convergenza viene finanziata proporzionalmente da tutti gli Stati membri che beneficiano di livelli di pagamenti diretti superiori al livello della media comunitaria (tra cui l'Italia). L'Italia ha applicato la ridzione dei pagamenti e il capping con due soglie di riferimento:oltre 150.000 euro, è previsto il taglio del 50% degli importi; oltre 500.000 euro, successivamente alla prima riduzione del 50%, taglio del 100% degli importi.
    • nel definire cosa debba intendersi per agricoltore attivo. Non potranno più definirsi tali soggetti che gestiscono aeroporti, servizi ferroviari, impianti idrici, servizi immobiliari, terreni sportivi e aree ricreative permaneti. L'Italia ha esteso questa che è definita la black list comunitaria anche alle attività di intermediazione creativa, finanziaria e commerciale nonché alle pubbliche amministrazioni, ad eccezione di quelle che svolgono sperimentazione in campo agrario.  In Italia per essere definiti agricoltori attivi occorre essere iscritti all'INPS come coltivatore diretto, colono o mezzadro o come imprenditorie agricolo a titolo professionale (IAP) e una partita IVA attiva in campo agricolo. A partire dal 2016, il possesso della partita IVA deve essere accompagnato dalla dichiarazione annuale IVA. Per coloro che hanno più del 50% della superficie agricola ubicata in zona montana e/o svantaggiata è sufficiente la partita IVA. Chi ha ricevuto l'anno precedente l'entrata in vigore della normativa in esame meno di 1.250 euro di pagamenti (5.000 euro per le aree montane e/o svantaggiate) è considerato attivo per definizione.

    Si ricorda, al riguardo, che la Commissione Agricoltura della Camera dei deputati ha contribuito alla definizione delle scelte nazionali approvando in data 16 maggio 2014 la risoluzione n. 7-00373.

    Nell'atto di indirizzo in esame si chiedeva, infatti, al Governo, di seguire i seguenti orientamenti:

    -  definire un accordo sul sistema di regionalizzazione e di convergenza interna che non penalizzasse i settori particolarmente esposti, a causa delle nuove regole in materia di PAC. ad una riduzione del reddito, privilegiando il modello di convergenza c.d. irlandese, e considerando, quindi, l'Italia come regione unica e;

    -   introdurre una definizione di agricoltore attivo che:

    1. premiasse chi è realmente impegnato in un'attività imprenditoriale agricola;
    2. introducesse requisiti che comportassero una semplificazione dei pagamenti, prevedendo l'attribuzione del pagamento solo a coloro che percepiscono nel primo anno un minimo di 250 euro di contributi e, a partire dal 2017, un minimo di 300 euro;
    3. tenesse in considerazione le differenti realtà territoriali in cui è chiamata a svolgersi l'attività agricola, prevedendo requisiti diversificati per le aree svantaggiate o montuose (in tal caso considerado agricoltore attivo colui che percepisce contributi fino a 5.000 euro, soglia che negli altri casi veniva fissata a 1.250 euro);
    4. integrasse la lista dei soggetti per i quali è escluso il contributo (c.d. black list), includendovi i soggetti operanti nei settori dell'intermediazione creditizia, finanziaria e commerciale e delle assicurazioni nonché gli enti ed i soggetti appartenenti alla pubblica amministrazione, fatta eccezione per quelli che svolgono sperimentazione nel campo agrario;

    definisse un accordo sulle risorse disponibili per il sostegno accoppiato chefosse efficace al fine di valorizzare e sostenere i comparti ai quali è indirizzato, prestando particolare attenzione ai seguenti settori:

    • zootecnia bovina da carne, con particolare riferimento a quella estensiva e delle zone di montagna, mediante un sostegno connesso alla nascita di vitelli (vitello nato) e non alla sola presenza di vacche nutrici o vacche da latte, evitando, comunque, la possibilità di fruire del sostegno accoppiato per quei vitelli che già ricevono un contributo in altre nazioni europee o nella stessa Italia nel medesimo anno;
    • settore ovicaprino, prevedendo un premio minimo di base per tutti ed uno più elevato per le produzioni di qualità IGP e DOP;
    • settore olivicolo, prevedendo un sostegno riferito alla superficie coltivata ad uliveto.

    La risoluzione chiedeva, inoltre, di valutare la possibilità di sostenere lo sviluppo delle colutre proteiche e proteaginose con l'obiettivo di diminuire l'importazione di tali materie prime dall'esteor a favore di un piano proteico nazionale OGM freee, di definire un accordo per la parte di pagamenti riguardanti i giovani agricoltori che sia finalizzato ad utilizzare l'intero plafond disponibile del 2%, utilizzando, se necessario, la riserva nazionale, ed integrando il sostegno con le misure previste nell'ambito dello sviluppo rurale, di riservare la massima attenzione alle zone soggette a vincoli naturali e valutare le opportunità derivanti dalle scelte legate all'adozione del pagamento redistributivo e all'adozione del regime per i piccoli agricoltori e intraprendere, non appena vi sarà la disponibilità dei dati effettivi relativi alle superfici agricole interessate e al numero dei beneficiari dei pagamenti, un confronto con le Commissioni parlamentari di merito per la valutazione dell'impatto territoriale della riforma e per l'impostazione di eventuali interventi di modifica degli stessi.

    Per approfondimenti sui contenuti della nuova disciplina, si rinvia alla sezione del sito del Mipaaf dedicata alla riforma della PAC.

    Dossier
     
    Politica di sviluppo rurale
    05/03/2018

    L'accordo di partenariato sulla programmazione dei Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE) 2014-2020 - vale a dire il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) - definisce la strategia italiana di impiego dei Fondi (Fondi SIE) per il periodo di programmazione 2014-2020 indicando le priorita' di investimento declinate in undici obiettivi tematici (OT) previsti dal regolamento n. 1303/2013/UE.

    Il documento in questione individua quindi un approccio integrato allo sviluppo territoriale, da sostenere attraverso l'impiego di tutte le risorse provenienti dai Fondi strutturali e di investimento europei, per concorrere agli obiettivi della Strategia Europa 2020, secondo gli indirizzi definiti nel Programma nazionale di riforma 2013 tenendo conto delle relative raccomandazioni specifiche per paese formulate dal Consiglio europeo.

    Le risorse assegnate all'Italia a titolo di FEASR (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) per il periodo 2014-2020 sono circa 10,4 miliardi di euro, ai quali si aggiunge la quota di cofinanziamento nazionale, pari anch'essa a circa 10,4 miliardi.


    Nella tabella che segue è riportata l'allocazione finanziaria delle risorse del FEASR per gli 11 obiettivi tematici, contenuta nell'Accordo.


    Allocazione delle risorse FEASR per Obiettivi tematici  

    (importi in milioni di euro, comprensivi di indicizzazione)

    OBIETTIVO TEMATICO

    FEASR

    1. Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione

    441,9

    2. Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime

    257,9

    3. Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell'acquacoltura

    4.103,9

    4. Sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori

    797,9

    5. Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, la preven­zione e la gestione dei rischi

    1546,7

    6. Tutelare l'ambiente e promuo­vere l'uso efficiente delle risorse

    1894,6

    7. Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzatu­re nelle principali infrastrutture di rete

    0

    8. Promuovere l'occupazione e sostenere la mobilità dei lavoratori

    224,1

    9. Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà

    789,2

    10. Investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimen­to permanente

    79,4

    11. Rafforzare la capacità istitu­zionale e promuovere un'ammin­istrazione pubblica efficiente

    0

    Assistenza tecnica

    294,4

    TOTALE

    10.429,7

     

    Obiettivo tematico 1
    Ricerca, sviluppo tecnologico ed innovazione

    Su questo obiettivo è stato allocato il 4,2% delle risorse del FEASR.

    Le azioni  sono relative a:

    1. il miglioramento della sostenibilità ambientale dei processi produttivi (tecniche di produzione a basso impatto ed uso più efficiente di input - acqua, nutrienti, antiparassitari);
    2. l'adattamento dei processi produttivi ai cambiamenti climatici, alla protezione del suolo e alla prevenzione dei rischi naturali;
    3. la produzione di soluzioni tecnologiche ed organizzative che contribuiscano a migliorare la redditività dei processi produttivi;
    4. la produzione e l'adattamento delle varietà in funzione di una maggiore qualità e salubrità del consumatore, anche attraverso una valorizzazione del patrimonio genetico locale;
    5. il miglioramento del rendimento energetico delle produzioni, sia riducendo il consumo di energia che migliorando tecniche e metodi di produzione di bioenergie.

    In questi settori la strategia di messa a punto e trasferimento delle innovazioni sarà attuata dai Gruppi Operativi del PEI (partenariato per l'innovazione).

    Il documento sottolinea la necessità di definire una governance basata sulla concertazione tra Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e regioni nella fase di programmazione degli interventi.

    Con riferimento al settore della pesca, la politica di ricerca sarà rivolta ad implementare sistemi di raccolta dati idonei a sostenere efficienti politiche di gestione delle risorse naturali.

    L'ammontare delle risorse del FEASR destinate a tale obiettivo è di 441,9 milioni di euro.

    Obiettivo tematico 2
    Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime

    Il FEASR è chiamato a concorrere per garantire i seguenti target:

    1. infrastrutture che garantiscano una connettività superiore a 30Mbps per la banda larga;
    2. infrastrutture che garantiscano una connettività superiore a 100 MBps per la banda ultra-larga.

    L'ammontare delle risorse del FEASR destinate a tale obiettivo è di 257,9 milioni euro.

    Obiettivo tematico 3
    Competitività delle piccole e medie imprese del settore agricolo e del settore della pesca e dell'acquacoltura

    Su questo obiettivo sono state allocate il 39,3 % delle risorse complessive del FEASR.

    La finalità di questo obiettivo è il miglioramento della competitività del sistema imprenditoriale.

    Si prevede che le azioni di sostegno trovino attuazione nel primo periodo di programmazione, per poi essere gradualmente sostituite dalle misure maggiormente indirizzate a promuovere trasformazioni strutturali.

    Per il settore agroalimentare, l'azione si articolerà su due modalità:

    1. il sostegno all'evoluzione strutturale delle singole imprese, in direzione della sostenibilità ambientale, della qualità e salubrità della produzione, dell'innovazione e della sicurezza del lavoro.

    Esso prevederà:

    • il rafforzamento strutturale delle aziende agricole, attraverso la promozione dell'innovazione, dell'accesso al mercato e al credito;
    • l'internazionalizzazione del settore agricolo;
    • il ricambio generazionale e le politiche a favore dei giovani;
    • la salvaguardia del reddito aziendale attraverso un programma nazionale di gestione del rischio.

    b. il potenziamento degli investimenti nelle filiere agricole, agroalimentari e forestali.

    L'intervento sulle filiere sarà indirizzato verso tre categorie:

    • le filiere corte;
    • le filiere agricole con un forte radicamento territoriale;
    • le filiere no-food.

    Per il settore della pesca, occorre creare le condizioni ottimali per lo sfruttamento sostenibile degli oceani, riconoscendo il valore dei beni e dei servizi dell'ecosistema marino.

    L'ammontare delle risorse del FEASR destinate a tale obiettivo è di circa 4 miliardi e 104 milioni di euro.

    L'Accordo di partenariato afferma che nella strategia generale il FEASR opera in particolare a rafforzamento del sistema produttivo (OT3), costituendo un perno rilevante per la tenuta e il rilancio delle produzioni agricole e dei sistemi agroalimentari che, soprattutto nel Mezzogiorno, costituiscono una riserva di capacità e di sviluppo per l'area da portare con più forza all'attenzione generale.

    Obiettivo tematico 4
    Transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio

    Particolare attenzione sarà rivolta ad una gestione attiva delle foreste, in modo da garantire l'avvio di filiere corte, realizzando, anche con il contributo del FESR, impianti, sistemi di stoccaggio, piattaforme logistiche e reti per la raccolta, per la riutilizzazione dei residui dei processi produttivi agricoli e agro-alimentari. Particolari politiche saranno dedicate alla riutilizzazione dei residui dei processi produttivi.

    Sarà incentivata la valorizzazione energetica dei reflui zootecnici e delle altre deiezioni solide e liquide.

    Sarà, inoltre, valorizzato l'utilizzo delle biomasse forestali per l'approvvigionamento di piccoli e medi impianti.

    L'ammontare delle risorse del FEASR destinate a tale obiettivo è di 797,7 milioni di euro.

    Obiettivo tematico 5
    Adattamento climatico, prevenzione e gestione dei rischi

    Gli interventi, per quanto riguarda l'ambito agricolo, saranno rivolti a potenziare la corretta gestione delle superfici pascolive, soprattutto quelle adiacenti alle aree boscate.

    La prevenzione ed il ripristino delle foreste danneggiate da incendi rappresentano una priorità,con metodi che coinvolgano attivamente le comunità locali, sensibilizzando e formando le risorse umane in un'ottica di prevenzione e di difesa attiva.

    L'ammontare delle risorse del FEASR destinate a tale obiettivo è di circa1 miliardo e 547 milioni di euro

    Obiettivo tematico 6
    Tutela dell'ambiente ed uso efficiente delle risorse

    Le azioni saranno rivolte ad investimenti diretti a razionalizzare e ridurre i consumi idrici. Sugli asset naturali, verranno attivate azioni a difesa della biodiversità, in coerenza con le Linee guida per la biodiversità agraria. Saranno attivate misure compensative di sostegno al reddito delle aziende che si trovano in aree rurali svantaggiate.

    L'ammontare delle risorse del FEASR destinate a tale obiettivo è di circa 1 miliardo e 895 milioni di euro.

    Obiettivo tematico 7
    Mobilità sostenibile di persone e merci

    Qui il FEASR non interviene. Viene, solo, previsto che la politica di coesione dovrà contribuire al potenziamento dei collegamenti tra gli interventi infrastrutturali stradali su piccola scala finanziati dal FEASR nelle aree rurali e le principali infrastrutture viarie e ferroviarie esistenti.

    Obiettivo tematico 8
    Occupazione

    Il FEASR parteciperà per facilitare la diversificazione e la creazione di nuove piccole imprese che diano opportunità di occupazione extra-agricola nelle aree rurali. L'ammontare delle risorse del FEASR destinate a tale obiettivo è di circa 224,1 milioni di euro

    Obiettivo tematico 9
    Inclusione sociale e povertà

    Per le aziende agricole si prevedono forme di intervento per incentivare le diverse forme di agricoltura sociale, coinvolgendo in primo luogo quelle realtà aziendali produttive per il mercato, che operano in collaborazione con le istituzioni socio-sanitarie competenti per territorio. Verranno anche interessate le strutture terapeutiche riabilitative, socio-sanitarie e socio-assistenziali.

    L'intervento del FEASR si concentrerà nelle aziende agricole.

    L'ammontare delle risorse del FEASR destinate a tale obiettivo è di 789 milioni di euro.

    Obiettivo tematico 10
    Istruzione, competenze e apprendimento permanente.

     L'ammontare delle risorse del FEASR destinate a tale obiettivo è di 79,4 milioni di euro.

    Obiettivo tematico 11
    Capacità istituzionale e amministrazione pubblica efficiente

    La capacità istituzionale e amministrativa, secondo le definizioni ricorrenti in letteratura, è data dalle caratteristiche che le amministrazioni pubbliche devono detenere, o che è necessario rafforzare, per conseguire risultati nelle loro politiche, ovvero per definire e attuare politiche efficaci. Gli aspetti che determinano la capacità istituzionale e amministrativa, ai quali si fa più comunemente riferimento, sono: qualità delle risorse umane, caratteristiche dell'organizzazione, solidità dei sistemi di performance management, livello di digitalizzazione, ma anche gestione delle relazioni interistituzionali e delle relazioni con gli stakeholder.

    Per tale specifico obiettivo non vengono destinate risorse per l'Italia.

    In data 16 gennaio 2014 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome ha approvato la proposta di riparto dei Fondi del FEASR.

    La proposta su cui è stata raggiunta un'intesa si articola in una prima parte, dove di riepiloga la dotazione finanziaria del FEASR e le condizioni di utilizzo.

    A tal fine viene specificato che le risorse assegnate per il FEASR, pari, per il periodo 2014-2020, a circa 10 miliardi e 430 milioni di euro, saranno utilizzate prevedendo un cofinanziamento nazionale medio complessivo pari al 50% dell'importo complessivo (per i programmi regionali la quota statale del cofinanziamento sarà del 70% e quella regionale del 30% mentre per le misure nazionali sarà del 100%).

    Nelle premesse le Regioni sottolineano la necessità di risolvere alcune questioni relative alla necessità:

    • di escludere la quota di cofinanziamento regionale dal computo delle spese che concorrono ai vincoli del patto interno di stabilità;
    • che venga confermato nei regolamenti di attuazione il riconoscimento dell'ammissibilità dell'IVA non recuperabile per i soggetti pubblici (nel caso in cui questo non risultasse confermato, le regioni chiedono l'istituzione di un fondo nazionale alimentato da risorse statale per assicurare la copertura dell'IVA);
    • di riconoscere il contributo dell'agricoltura al mantenimento dei beni ambientali del Paese attraverso la predisposizione di adeguate risorse finanziarie nell'ambito dei Fondo di sviluppo e coesione.

    Per quanto riguarda la ripartizione dei Fondi FEASR, la proposta approvata parte dalla constatazione della differente capacità di utilizzazione delle risorse comunitarie tra le diverse regioni italiane; a tal fine si è ritenuto opportuno differenziare le percentuali di cofinanziamento comunitario e nazionale, abbassando il primo per i programmi che hanno dimostrato più efficienza nella spesa ed alzandolo nel caso opposto, mantenendo, quindi, invariato il rapporto "uno a uno" tra quote.

    Pertanto, il valore complessivo delle risorse per lo sviluppo rurale (risorse FEASR + cofinanziamento nazionale) è di circa 20 miliardi e 860 milioni di euro in sette anni, di cui 18 miliardi e 620 milioni destinati all'attuazione dei programmi regionali e 2 miliardi e 240 milioni di euro destinati a misure nazionali, nel settore della gestione delle crisi, delle infrastrutture irrigue, della biodiversità animale e al finanziamento della nuova rete rurale, come di seguito specificato:

    • rete rurale (circa 100 milioni di euro);
    • gestione del rischio (1 miliardo e 640 milioni di euro): essa prevederà l'attivazione del "Fondo mutualistico" e delle misure di sostegno del reddito in caso di crisi;
    • biodiversità animale (200 milioni di euro), finalizzata al miglioramento della biodiversità animale, ad una riorganizzazione del sistema dei controlli, da concordare con le regioni, al fine di ottimizzare i costi, alla riorganizzazione del sistema allevatoriale, con la rivisitazione della legge n.30/1991 
    • Piano irriguo (300 milioni di euro). A tal fine, saranno previsti interventi connessi alle strutture irrigue e non alla bonifica ambientale. Il piano dovrebbe realizzarsi con fonte di finanziamento differenziata tra Sud, nel quale dovrebbe intervenire il fondo per la coesione, ed il Centro Nord dove si dovrebbe intervenire con le risorse del FEASR.

    Le risorse destinate all'attuazione dei programmi regionali - pari come detto a circa 18 miliardi e 620 milioni di euro - sono assegnate alle regioni e province autonome secondo il metodo storico, operando la seguente diversificazione dei tassi di cofinanziamento comunitario:

    - cofinanziamento FEASR regioni Competitività: 43,12%;

    - cofinanziamento FEASR regioni Transizione: 48%

    - cofinanziamento FEASR regioni Convergenza: 60,50%

    La provincia autonoma di Trento e Bolzano ricevono un'assegnazione aggiuntiva specifica in termini di quota FEASR rispettivamente di 14,5 e di 13,4 milioni di euro, in ragione del basso tasso di cofinanziamento comunitario assicurato nella precedente programmazione 2007-2013.

    L'Italia ha concluso il processo di approvazione dei 23 programmi di sviluppo regionali, previsti per il periodo 2014-2020, il 24 novembre 2015.

    tra le misure che hanno assunto particolare rilievo si ricorda il bando per l'insediamento di giovani agricoltori, con più di 25 mila domande presentate a due anni dall'approvazione di tutti i Psr. e l'intervento del Pei (partenariato europeo per l'innovazione in materia di produttività e sostenibilità in agricoltura) , lo strumento ha l'obiettivo di incentivaew l'innovazione attraverso un apporto che parte dal basso, ovvero dalle singole aziende agricole e si configura attraverso la costituzione di gruppi operativi (GO) formati su specifiche tematiche.

     
    Il c.d. Regolamento Omnibus (Reg.(UE) 2017/2393)
    05/03/2018

    Al termine di un lungo e complicato iter, il  29 dicembre 2017, è stato pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, il  regolamento (UE) 2017/2393 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2017, c.d "regolamento Omnibus" che modifica, su singoli aspetti, i regolamenti di riforma della PAC a partire dal 1° gennaio 2018.

    Le principali novità introdotte riguardano:
    • la semplificazione, nell'ambito dei pagamenti diretti, di alcuni adempimenti legati al greening (le aziende con più del 75% della superficie a seminativo occupata da riso avranno la possibilità di lasciare invariata tale superficie, purché sui seminativi restanti la coltura principale non occupi piu del 75% degli stessi seminativi;inserimento delle leguminose tra le colture che consentono la deroga per le aree di interesse ecologico (EFA); eliminazione del limite di 30 ettari per l'applicazione delle derighe all'obbligo Efa, riduzione a sei mesi del periodo in cui il terreno deve essere lasciato a riposo, possibilità di considerare come prato permanente le superfici che a determinate condizioni non sono state arate per 5 anni );
    • la possibilità rilasciata agli Stati membri di rivedere annualmente le decisioni relative alla riduzione dei pagamenti e alla flessibilità tra pilastri purché le decisioni non comportino una riduzione degli importi disponibili per lo sviluppo rurale;
    • per i giovani agricoltori sarà possibile richiedere il pagamento supplementare fino a 5 anni dalla data di insediamento e riceverlo per un periodo totale di 5 anni ( senza alcuna riduzione dovuta al numero di anni trascorsi dalla data di insediamento);
    • semplificazione dei requisiti riguardanti la definizione di agricoltore attivo applicando sue soltanto dei tre criteri elencati per la suddetta identificazione (l'importo annuo è pari ad almeno il 5% dei proventi totali ottenuti da attività non agricole,le sue attività agricole non sono insignificanti, la sua attività principale o il suo oggetto sociale è l'esercizio di un'attività agricola;
    • la revisione, nell'ambito della politica di sviluppo rurale, di alcuni meccanismi legati alla gestione dei rischi in modo da rendere più attrattive le misure previste; le nuove misure consentiranno agli agricoltori di beneficiare degli indennizzi (in caso di sottoscrizione di polizze agevolate) o delle compensazioni previste (in caso di Ist settoriali(Income Stabilitation Tool volto a tutelare significativi cali del reddito aziendale) qualora la perdita (di prodotto o di reddito) sia superiore al 20% della media di riferimento (e non al 0 % come era precedentemente). In tutti i casi, il massimale del contributo pubblico sale dal precedente 65% all'attuale 70%;
    • l'introduzione nell'organizzazione comune dei mercati di alcune misure volte a rafforzare il potere contrattuale della parte agricola nell'ambito della filiera agroalimentare: in tal senso alcune prerogative delle organizzazioni di produttori, quali la pianificazione della produzione, l'ottimizzazione dei costi di produzione, l'immissione sul mercato e la negoziazione, per conto dei propri aderenti, di contratti per la fornitura di prodotti agricoli, saranno estese a tutti i settori al fine di migliorare la posizione degli agricoltori nella catena di approvvigionamento. Queste prerogative esistono già in settori come quelli dell'olio d'oliva, delle carni bovine e dei seminativi. L'opzione di negoziare collettivamente le condizioni di ripartizione del valore nei contratti sarà estesa a settori diversi da quello dello zucchero e sarà facoltativa;
    • modifiche alla parte concernente lo sviluppo rurale relativamente:

    - alla consulenza aziendale: viene previsto, per superare problemi applicativi della misura che il beneficiario possa essere il fornitore di consulenza o formazione o l'Autorità di gestione; in tale ultimo caso questa può decidere se prestare i servizi autonomanente o se affidarli ad esterni attivando le dovute procedure di selezione;

    - sviluppo di nuove aziende da parte dei giovani agricoltori: si prevede che l'insediamento può avvenire congiuntamente con altri imprenditori indipendentemente dalla forma giuridica prescelta. La data del primo insediamento conciderà con l'avvio dell'attività di impresa, come definito dai singoli Stati membri. La domanda di sostegno dovrà essere presentata non oltre 24 mesi dal primo insedimento, periodo più ampio rispetto a quanto previsto dagli attuali piai di sviluppo rurale. La duratas del Piano aziendale non potrà eccedere i 5 anni.

    - regimi di qualità: la misura viene estesa anche agli agricoltori e alle associazioni di agricoltori che già partecipano a regimi di qualità da più di 5 anni.:

    - strumenti finanziari:è stata previsto che nella misura per l'insediamento dei giovani in agricotura il sostegno possa essere dato sotto forma di strumenti finanziari o come combinazione di sovvenzionie strumenti finanziari.

    Al fine di fornire un contributo alla definizione del c.d. regolamento Omnibus ed, in generale, per indicare quali esigenze sono considerate prioritarie in vista di una prossima riforma della politica agricola comune sono state presentate, presso la XIII Commissione della Camera, le risoluzioni Gallinella 7-00944 e 7-01165, Oliverio 7-01169, Zaccagnini 7-01216 e Catanoso 7-01224, la cui discussione è terminata il 23 marzo 2017, con l'approvazione delle risoluzioni conclusive n. 8-00224, 8-00225, 8-00226 e 8-00227.

    Il 13 giugno 2017, l'Assemblea del Senato ha approvato le seguenti mozioni sulla riforma di medio termine della PAC 2014-2020 (riportate nell'allegato A della seduta): 1/00744 (testo 2), 1/00760 (testo 2); 1/00761 (testo 2); 1/00763; 1/00765 (testo 2); 1/00767 (testo 2) e 1/00770 (testo 2).

     
    Comunicazione sul futuro della PAC
    05/03/2018

    Il 29 novembre 2017, la Commissione europea ha adottato la Comunicazione sul "Futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura" (Com (2017) 713 final).

    Tra le indicazioni più rilevanti emerge la necessità di andare verso un modello basato sui risultati e che garantisca un ambito di autonomia maggiore agli Stati membri. Si prevede di lasciare agli Stati membri l'elaborazione di un Piano strategico dove indicare specifici obiettivi differenziati territorialmente, consentendo, in tal modo, agli agricoltori di adeguare i metodi di produzione sulla base di specifiche realtà territoriali. Più voce in capitolo sarà data anche nella progettazione del quadro di verifica di conformità applicabile ai beneficiari (controlli e sanzioni compresi).

    La PAC del prossimo futuro dovrà perseguire prevalentemente tre obiettivi:

    - promuovere un settore agricolo intelligente e resilente;

    - rafforzare la tutela dell'ambiente, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici;

    - sostenere il tessuto socio economico delle aree rurali.

    La ricerca e l'innovazione saranno i mezzi utilizzati per conseguire tali risultati. La Commissione europea attribuisce un ruolo rilevante al "sistema della conoscenza e dell'innovazione agricola", il complesso sistema di fornitori di servizi di conoscenze e conoscenze gestito attraverso i gruppi operativi e le organizzazioni dei produttori.

    Quanto ai pagamenti diretti, vi è la consapevolezza di mirare a un sostegno equo e più mirato al reddito degli agricoltori. Tale risultato potrà essere raggiunto attraverso quattro possibili opzioni:

    - un livellamento obbligatorio dei pagamenti diretti che tenga conto del lavoro ipiegato per evitare effetti negativi sull'occupazione;

    - l'introduzione di pagamenti decrescenti, in modo da ridurre il sostegno alle aziende di grandi dimensioni;

    - il rafforzamento del pagamento ridistributivo per fornire un sostegno mirato alle piccole e medie imprese;

    - assicurarsi che il sostegno sia mirato agli agricoltri veri e propri.

    La Commissione sottolinea come l'attuazione delle misure dirette a una maggiore protezione dell'ambiente non hanno dato i risultati sperati sia in termini di efficacia delle misure sia in termini di semplificazione delle procedure; nella consultazione pubblica riguardante il futuro della PAC, l'elemento più gravoso e complesso è risultato proprio quello relativo all'applicazione delle misure di "inverdimento".

    Si prevede, quindi, di sostituire le misure attualmente in vigore con un modelli maggiormente flessibile che permetterà agli Stati membri di mettere a punto una combinazione di misure obbligatorie e volontarie contenute nel primo e nel secondo pilastro capaci di garantire il raggiungimento degli obiettivi previsti.

    Nelle zone rurali si ritiene necessario sviluppare le nuove catene di valore come l'energia pulita, la bioeconomia emergente, l'economia circolare e l'ecoturismo. occorre creare "piccoli comuni intelligenti". L'impostazione dal basso verso l'alto a guida locale LEADER si è dimostrata in tal senso uno strumento efficace.

    Occorre agevolare il ricambio generazionale in agricoltura; l'obiettivo dovrebbe essere meglio raggiunto dando agli Stati membri la flessibilità necessaria per ideare regimi su misura che rispecchino i bisogni specifici dei giovani agricoltori di ciascun Paese.

    La Comunicazione si sofferma, inoltre, sulla necessità che la politica agricola comune aiuti gli agricoltori ad anticipare l'evoluzione dei comportamenti alimentari e adeguare la loro prouzione in funzione dei segnali di mercato e delle richieste dei consumatori.

    Quanto al commercio, si ricorda che l'UE è il maggiore esportatore agroalimentare del mondo. Pur mantenedo fermo l'orientamento al mercato del settore agroalimentare, si riconosce che determinati settori agricoli non possono reggere ad una completa liberalizzazione degli scambi e alla concorrenza incondizionata delle importazioni.

    Infine, si sottolinea come la futura PAC dovrà svolgere un ruolo maggiore nell'attuazion dell'esito del vertice di La Valletta, creano opportunità di occupazione e attività generatrici di reddito nelle regioni di origine e di transito dei migranti, anche attraverso la predisposizione di progetti pilota del piano di investimenti esterni dell'UE per la formazione di giovani agricoltori.