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Documento

Doc. XVI, n. 3

RELAZIONE DELLE COMMISSIONI III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA)

(Relatore per la III Commissione: MANCIULLI)
(Relatore per la IV Commissione: CAUSIN)

sulla

DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN MERITO ALLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALLE MISSIONI INTERNAZIONALI ADOTTATA IL 14 GENNAIO 2017 (DOC. CCL, N. 1)

Presentata alla Presidenza il 20 febbraio 2017

Approvata dalle Commissioni il 16 febbraio 2017, a conclusione dell'esame di deliberazioni del Governo ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145

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RELAZIONE DELLE COMMISSIONI III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA) ALL'ASSEMBLEA

sulla

deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali adottata il 14 gennaio 2017
(Doc. CCL, n. 1)

 Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
  discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, adottata il 14 gennaio 2017 (Doc. CCL, n. 1);
  richiamate le comunicazioni del Governo sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, di cui alla citata Deliberazione, svolte il 7 febbraio 2017 davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
 premesso che:
  con l'entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, l'Italia si è dotata di uno strumento normativo, coerente, trasparente ed efficace, idoneo a disciplinare, sia nella fase decisionale, sia in quella attuativa, uno strumento di politica estera e di difesa che ha assunto carattere strutturale ed ordinario e, come tale, bisognoso di una disciplina adeguata alla rilevanza e alla velocità della decisione sull'impegno all'estero;
  la legge 21 luglio 2016, n. 145, configura la decisione parlamentare in materia di partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali come una «autorizzazione», attribuendo quindi al Parlamento il ruolo di co-decisore in questa materia;
  la Deliberazione del 14 gennaio 2017, che rappresenta il primo tassello attuativo della legge n. 145 del 2016, espone per l'anno 2017 l'intero impegno programmatico dell'Italia nelle missioni internazionali, già in essere o di nuovo avvio, fondato sulla componente militare e civile e in linea con il dettato dell'articolo 11 della Costituzione. Essa è specchio dell'impostazione strategica del nostro Paese, che è fondata su quattro pilastri: atlantismo, europeismo, multilateralismo efficace e attenzione ai diritti umani;
  in un anno di celebrazioni per la storia del continente europeo – segnato dall'avvio dei negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea; dal perseverare di gravi crisi internazionali lungo i confini esterni dell'Unione e da connessi fenomeni epocali, con particolare riferimento ai grandi fenomeni migratori in atto; dall'acuirsi di tensioni alimentate anche dalle politiche di vecchie e nuove leadership globali – l'Italia è fermamente impegnata a rafforzare il suo approccio integrato nella gestione delle crisi internazionali, in linea con i principi della Strategia globale dell'Unione europea, elaborata dall'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, e chiede ai partner europei rigore e una solida collaborazione basata sulla fiducia reciproca, anche nella gestione delle politiche migratorie, impegnandosi a promuovere Pag. 3nei Paesi vicini, anche con lo strumento delle missioni internazionali, la capacità di gestire fenomeni ad alto impatto sulla sicurezza dell'Europa. In tal senso, rappresentano un orizzonte da approfondire le cooperazioni permanenti strutturate previste dal Trattato di Lisbona e, in generale, tutto il versante della difesa europea, in un'ottica integrata e non competitiva rispetto alla NATO, e in un contesto di necessario incremento dell'investimento in sicurezza e stabilità;
  in generale, in un anno straordinario per le responsabilità internazionali dell'Italia – con riferimento alla titolarità del seggio non permanente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; alla presidenza di turno del G7; alla partecipazione alla troika dell'OSCE in vista della presidenza italiana prevista per il 2018; nonché alla presidenza del Processo di Berlino per l'integrazione europea dei Balcani Occidentali – l'Italia proietta il suo impegno estero su un arco di crisi assai ampio, che si estende dall'Africa Occidentale all'Afghanistan, attraverso l'intero Medio Oriente;
  a ben guardare le aree di intervento delle missioni internazionali italiane spaziano dall'Africa all'Asia, dal Medio Oriente ai confini dell'Alleanza atlantica – si pensi alle missioni di contrasto alla pirateria al largo del Corno d'Africa e nell'Oceano indiano, di difesa integrata lungo i confini dell'Alleanza Atlantica, di assistenza militare e civile in Mali – andando ad affrontare le principali aree di instabilità del pianeta, anche se non vanno dimenticate missioni più prettamente scientifiche come quella in Antartide e di salvaguardia del patrimonio culturale, condotte da apposite Task Force dei cosiddetti «Caschi blu della Cultura» nel contesto della coalizione globale Unesco Unite4Heritage;
  complessivamente il Governo propone di svolgere nel 2017 circa quaranta missioni, in parte nuove, in parte riattivazioni di missioni sospese o riviste nelle sedi internazionali, con un impiego massimo di 7.459 unità di personale delle Forze armate e di 167 unità di personale delle Forze di polizia. Il fabbisogno finanziario totale è pari a circa 1.427 milioni di euro, in lieve incremento rispetto al 2016, comprensivo delle risorse da destinare agli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, pari a 295 milioni di euro;
  in questo impegno il punto di riferimento dell'Italia è certamente rappresentato dal Mediterraneo, unitamente all'azione contro il terrorismo e ad una condivisione più equa e responsabile, innanzitutto tra Paesi europei, delle conseguenze del fenomeno migratorio. Le stragi terroristiche degli ultimi anni, avvenute su suolo europeo, hanno infatti evidenziato che la sicurezza del Mediterraneo è premessa per la sicurezza di tutta l'Europa, dal punto più a nord della penisola scandinava fino a Lampedusa;
  la risposta italiana consiste da sempre innanzitutto nelle azioni delle donne e degli uomini sul campo, che si distinguono per capacità di intervento, prevenzione di attacchi terroristici, salvataggio di vite umane nelle acque del Mediterraneo, identificazione ed espulsione dal nostro territorio degli estremisti violenti, azioni diplomatiche nei contesti multilaterali. L'Italia continuerà a contribuire alle iniziative europee ed internazionali in tema di migrazioni e sviluppo, a partire dal fondo europeo istituito dal vertice de La Valletta nel novembre 2015 e confermato nel vertice informale sull'immigrazione svoltosi nella capitale maltese, che ha valutato positivamente il Memorandum d'intesa italo-libico per la gestione dei flussi migratori provenienti dall'Africa sub-sahariana;
  quanto alla Libia, il Memorandum siglato dal Governo italiano con il Governo libico costituisce un cruciale passo in avanti verso un rafforzamento del controllo delle frontiere esterne del Paese e la lotta ai trafficanti di esseri umani. Su questo versante, con riferimento alla missione in corso EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, appaiono maturi i tempi Pag. 4per attivare ogni iniziativa diplomatica nelle competenti sedi internazionali per consentire in un lasso di tempo ragionevole la piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 e, in generale, affinché vengano rafforzate le attività tese a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane. Quanto alla missione Operazione IPPOCRATE, sono da valutare, in concerto con le autorità libiche, le prospettive future per un eventuale rischieramento del contingente italiano. Rispetto alla partecipazione dell'Italia alla missione UNSMIL, è da valutare la possibilità di esplorare percorsi per assumere un ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze sotto il controllo del governo libico di accordo nazionale (GNA), anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale. È, altresì, da valutare la possibilità di attuare un coordinamento tra l'attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica, in esecuzione degli accordi di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico, per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, con analoghi compiti riguardanti lo sviluppo di capacità e di attività di formazione previste dalla missione EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, nonché di prevedere, nell'ottica di una possibile predisposizione di un protocollo attuativo del Memorandum siglato dal Governo italiano con il Governo libico, ulteriori forme di cooperazione alla formazione e all'addestramento delle forze militari libiche per un rafforzamento del controllo delle frontiere esterne della Libia, strumento indispensabile per una concreta lotta al traffico di esseri umani. In generale, la concreta attuazione del Memorandum da parte di entrambi gli Stati può contribuire concretamente anche all'obiettivo più generale della stabilizzazione della Libia e del mantenimento della sua integrità territoriale, possibile solo mediante un approccio inclusivo delle diverse anime del Paese e la promozione del dialogo tra le istituzioni libiche. Il nostro impegno per rafforzare le capacità libiche di contrasto all'immigrazione clandestina s'inserisce nel più ampio spettro di interventi a sostegno del rafforzamento istituzionale e delle tutele di carattere umanitario. La cifra dell'impegno italiano nelle missioni internazionali sta infatti, in questo come in tutti gli altri casi, nel binomio tra sicurezza e cooperazione e nel pieno rispetto dei diritti umani;
  quanto al Corno d'Africa, l'Italia è chiamata a svolgere un ruolo preminente nella ricostruzione delle forze armate della Somalia e di Gibuti, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale, con particolare riferimento al settore addestramento;
  in Siria, dove negli ultimi anni e soprattutto nei mesi più recenti, la comunità internazionale ha assistito impotente ad una delle peggiori tragedie umanitarie derivante da conflitti, occorre operare sul piano politico contro l'ulteriore destabilizzazione regionale e per il ripristino di pace e sicurezza, presupposto per il ritorno nella regione dei profughi e delle minoranze etniche e religiose autoctone, comprese le comunità cristiane e yazida, fuggite dal Daesh. La priorità è ora l'attuazione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2254 adottata nel dicembre 2015 che ha sancito il cessate il fuoco e la ripresa dei negoziati;
  quanto all'impegno italiano nelle regioni mediorientali segnate dalla perdurante crisi israelo-palestinese, è da auspicare che le missioni a carattere bilaterale, in sede di revisione degli accordi, possano essere integrate da una base partecipativa più ampia, conservando al nostro Paese in ogni caso il ruolo attualmente svolto in tali missioni e fermo restando che l'ingresso di nuovi membri deve essere approvato dalle due Parti, con cui è da valutare la possibilità di prevedere la stipula di nuovi memorandum d'intesa (MoU) mirati alla definizione di programmi di formazione;
  nel contesto dell'identità euro-atlantica dell'Italia, occorre il rilancio della Pag. 5difesa, europea e atlantica, anche in chiave mediterranea. Come l'Unione europea, anche la NATO, caposaldo del nostro sistema di sicurezza, deve adeguare la propria azione alle nuove sfide di sicurezza internazionali, alle minacce asimmetriche e al terrorismo internazionale, in un'ottica di complementarità tra le due Organizzazioni, riaffermando la centralità del Mediterraneo;
  l'Alleanza Atlantica ha deciso al Vertice di Varsavia il completamento delle misure di rassicurazione degli Alleati orientali attraverso il dispiegamento di una presenza militare nei tre Paesi Baltici e in Polonia con funzioni esclusivamente di difesa e deterrenza, attività cui l'Italia partecipa in un'ottica di solidarietà alleata tramite un contributo in Lettonia. È, inoltre, previsto un contributo alle attività NATO di polizia aerea in Bulgaria e Islanda con funzioni di sorveglianza dei relativi spazi aerei. Tali operazioni vanno condotte mantenendo attivo al contempo il dialogo con la Russia;
  l'ulteriore punto di riferimento è l'impegno contro il terrorismo di Daesh che si esplica innanzitutto nella Coalizione di cui l'Italia è parte insieme a 65 Paesi e a 3 Organizzazioni internazionali. Tra i compiti del contingente italiano, il secondo per consistenza numerica dopo quello statunitense, si annoverano quelli umanitari, di fornitura di equipaggiamento, di ricognizione e sorveglianza aeree, di recupero del personale civile e militare e di addestramento delle Forze di Sicurezza irachene e curde: il ruolo svolto dall'Italia è riconosciuto essenziale e straordinariamente apprezzato. Il nostro dispositivo di sicurezza presso la diga di Mosul, per citarne uno su tutti, garantisce lo svolgimento delle opere di riparazione nel delicato momento della campagna per la liberazione della città. Si tratta di impegni il cui successo è condizione per vincere le sfide di lungo termine legate alla stabilizzazione e alla prevenzione delle recrudescenze nella regione colpita da Daesh. Su questo terreno è essenziale continuare a dare priorità alle eventuali conseguenze di carattere umanitario derivanti dalla imminente liberazione dal Daesh della città di Mosul, nell'ambito del dispositivo internazionale umanitario coordinato dall'ONU e dal Governo iracheno, insieme al gruppo di stabilizzazione della Coalizione e prevedere adeguati riconoscimenti al personale impiegato nel servizio di soccorso alle migliaia di profughi e migranti dalla regione. L'Italia vuole, infatti, rappresentare un modello di cooperazione per un Iraq solido, inclusivo e pluralistico nella fase post-Daesh, promuovendo i processi di pace e di riconciliazione attraverso interventi di assistenza e di sostegno alle minoranze vittime delle offensive e attivando una risposta sanitaria interforze per i più bisognosi di cure, che includa anche l'evacuazione in Italia dei feriti e degli infortunati più gravi;
  nel resto della regione si richiede che il nostro Paese mantenga la propria presenza a partire dalla missione UNIFIL in Libano, che rappresenta, anche in ragione dell'efficace meccanismo di dialogo tripartito con israeliani e libanesi, un importantissimo se non il principale esempio del modello civile-militare di peacekeeping, nonché il primo esempio di missione navale ONU. La sua efficacia è testimoniata dal successo nel mantenere la stabilità in un'area delicata, esposta alle conseguenze politiche, sociali ed umanitarie della crisi siriana ed è per questa ragione specifica che occorre che si rafforzi l'impegno dell'Italia per svolgere un ruolo preminente nella ricostruzione delle forze armate libanesi;
  sul suolo europeo, la sicurezza del nostro Paese e dell'Europa non può prescindere da quella dei Paesi dei Balcani Occidentali dove, anche alla luce degli sviluppi della situazione nella regione, appare opportuno un rafforzamento della partecipazione italiana alle missioni, sostenendo un incremento di attenzione anche in tale ambito sui temi del contrasto al fenomeno dei foreign fighters e della criminalità organizzata, che potrebbero costituire nuovi obiettivi per specifiche missioni, nonché un maggiore impegno nel contrasto alla criminalità finanziaria. Pag. 6Quanto al Kosovo, il nostro ruolo, che si impernia sulla guida della missione NATO KFOR e nella partecipazione alla missione UNMIK, è ampiamente apprezzato dalle autorità kosovare e della popolazione locale ed è essenziale come contributo per l'auspicabile definitivo superamento delle crisi del passato e la promozione di un percorso di integrazione europea della regione;
  un altro prioritario versante di impegno è rappresentato dalla missione in Afghanistan, dove l'Italia contribuisce all'addestramento, alla formazione e all'assistenza delle locali Forze di sicurezza e difesa. Dopo la caduta dei talebani, malgrado i progressi registrati, la situazione rimane fragile e il sostegno internazionale è ancora necessario per la stabilizzazione del Paese e per combattere il terrorismo e l'azione dei gruppi estremisti violenti;
  è opportunamente confermato l'impegno a coniugare la dimensione militare con quella civile, che è una delle caratteristiche più apprezzate del nostro impegno all'estero, con l'obiettivo di una stabilizzazione che sia più duratura. Ciò si traduce in una maggiore disponibilità di risorse per iniziative in ambito umanitario, di rafforzamento dello Stato di diritto, di sostegno alle amministrazioni locali, di consolidamento delle strutture di governo e di miglioramento economico e sociale anche prevedendo il coinvolgimento e la partecipazione delle donne, l'adozione dell'approccio di genere nelle diverse iniziative e lo stanziamento di risorse destinate a ottemperare a quanto prevedono la risoluzione n. 1325 del 2000 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e successive, ed i Piani nazionali previsti dalle stesse;
  nel condurre i propri sforzi a sostegno della pace e della sicurezza internazionali, l'Italia assicura l'attuazione dei principi dell'Agenda «Donne, Pace e Sicurezza» istituita con la citata risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 1325 del 2000 e con le successive, in particolare, in linea con l'approccio onusiano alla «pace sostenibile», che prevede l'attiva partecipazione delle donne a tutte le attività a sostegno della pace, dalla prevenzione, al peacekeeping alla stabilizzazione post-conflitto;
  questo approccio spiega la centralità degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il nesso tra pace, sicurezza, sviluppo e diritti umani, per i quali l'impegno finanziario è cresciuto rispetto al 2016 e il cui esercizio si effettuerà coerentemente con le direttive OCSE-DAC in materia di aiuto pubblico allo sviluppo e con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. Il fabbisogno finanziario complessivo per il 2017 per i diversi interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione è stimato in 295 milioni di euro. La cooperazione è uno strumento strategico per la prevenzione dei conflitti, il consolidamento delle istituzioni democratiche e il rafforzamento dei processi di stabilizzazione. I nostri interventi vanno dall'Afghanistan all'Etiopia, dalla Repubblica Centrafricana alla Libia, alla Siria e all'Iraq, fino ai Paesi maggiormente interessati all'assistenza dei rifugiati nell'area mediterranea, come il Libano e la Giordania; si sostanziano in settori di importanza prioritaria quali l'aiuto umanitario ai rifugiati, la ricostruzione in situazioni di post-conflitto o di calamità, la stabilizzazione di «Stati fragili» e la sicurezza alimentare, senza dimenticare lo sviluppo economico e rurale, la sanità e la tutela del patrimonio culturale. Gli interventi di sostegno dei processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza sono indirizzati principalmente a favorire la riconciliazione nazionale e la transizione in Libia, a stabilizzare il processo democratico in atto in Tunisia, a sostenere la ricostruzione in Afghanistan, Iraq e Libia, a presidiare la fascia di instabilità cruciale per i flussi di migranti, che corre dalla Mauritania al Corno d'Africa, nonché a sostenere quei Paesi del Medio Oriente maggiormente esposti a rischi di destabilizzazione come Libano e Giordania;
  la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali viene organizzata in ottemperanza alla Risoluzione n. 1325 del Pag. 7Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (2000) e successive Risoluzioni UNSCR 1820 (2008), UNSCR 1888 (2009), UNSCR 1889 (2009), e UNSCR 1960 (2010), UNSCR 2106 (2013) e UNSCR 2122 (2013), e al terzo Piano nazionale su Donne, pace e sicurezza, e successivi, per la promozione delle donne nelle aree di conflitto;
  le missioni militari internazionali oggetto della Deliberazione contribuiranno a rafforzare il ruolo internazionale dell'Italia, consolidando le relazioni nell'ambito delle alleanze, in piena armonia con l'azione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e del Ministero della difesa e, a vantaggio del sistema Paese, come peraltro delineato dal Libro Bianco della Difesa;
  saranno inoltre assicurati strumenti di monitoraggio, da affidare all'Istituto superiore di sanità, della salute del personale inviato all'estero nelle missioni internazionali, anche facendo seguito a quanto emerso nel corso dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito, nell'auspicio che la prossima Deliberazione possa meglio specificare i profili connessi ai temi assicurativi, di trasporto, di infrastrutture e degli interventi disposti dai comandanti dei contingenti militari delle missioni internazionali, per i quali occorrono risorse più adeguate;
  alla luce di tali premesse, l'esame da parte di queste Commissioni della Deliberazione in titolo rappresenta un passaggio di speciale valenza politica, quale presupposto per la piena attuazione della legge n. 145 del 2016. Grazie a tale strumento normativo, il Parlamento italiano vede rafforzato il proprio ruolo di protagonista nel processo di decisione sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, attraverso l'esercizio delle prerogative costituzionali di controllo, nell'interesse del Paese e a tutela degli uomini e delle donne che, quotidianamente e anche a rischio della propria vita, operano nelle missioni all'estero costruendo ponti di dialogo nel faticoso percorso a sostegno della pace e della sicurezza a livello globale. Proprio a loro vogliamo esprimere la nostra profonda gratitudine per quello che fanno per il nostro Paese,
propongono all'Assemblea di autorizzare tutte le missioni e le attività di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017,
nonché di definire per il Governo i seguenti impegni:

  con riferimento alla missione Joint Enterprise (missione NATO – scheda 1), sostenere un incremento nelle opportune sedi NATO e nei limiti del mandato della missione della raccolta delle informazioni finalizzata al contrasto al fenomeno dei foreign fighters e della criminalità organizzata;
  con riferimento alla missione EULEX Kosovo (personale militare) (missione UE – scheda 2), proporre, nelle opportune sedi europee, l'inserimento, tra gli obiettivi della missione, della lotta al terrorismo e del contrasto del fenomeno dei foreign fighters, nonché sostenere un maggiore impegno della missione nel contrasto della criminalità finanziaria;
  con riferimento alla missione EULEX Kosovo (magistrati) (missione UE – scheda 4), proporre, nelle opportune sedi europee, l'inserimento, tra gli obiettivi della missione, della lotta al terrorismo e del contrasto del fenomeno dei foreign fighters, nonché sostenere un maggiore impegno della missione nel contrasto della criminalità finanziaria;
  con riferimento alla missione EUFOR ALTHEA (missione UE – scheda 6), proporre, nelle opportune sedi europee, l'inserimento tra gli obiettivi della missione della lotta al terrorismo e del contrasto del fenomeno dei foreign fighters, nonché sostenere un incremento dell'attività relativa alla raccolta di informazioni finalizzata al contrasto di questo fenomeno e della criminalità organizzata;
  con riferimento alla missione EUNAVFORMED operazione SOPHIA (missione Pag. 8UE – scheda 10), attivare ogni iniziativa diplomatica per consentire in un lasso di tempo ragionevole la piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3, nonché agire nelle competenti sedi internazionali affinché vengano rafforzate le attività tese a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
  con riferimento alla missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda 13), adoperarsi per svolgere un ruolo preminente nella ricostruzione delle forze armate libanesi, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale, con particolare riferimento al settore addestramento;
  con riferimento alla missione Temporary International Presence in Hebron TIPH2 (missione multilaterale – scheda 14), valutare, in sede di accordi multilaterali in merito alla missione TIPH2, la possibilità di integrare la partecipazione di nuovi paesi richiedenti, mantenendo o aumentando i compiti della missione di osservazione TIPH, nonché mantenendo in ogni caso il ruolo di seconda nazione contributrice alla missione, fermo restando che l'ingresso di nuovi membri deve essere approvato da Israele e Palestina;
  con riferimento alla missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda 15), valutare la possibilità di prevedere la stipula di nuovi memorandum d'intesa (MoU) mirati alla definizione di programmi di formazione di massimo livello, da destinare ai più meritevoli soggetti delle forze di sicurezza palestinesi e da organizzare rispettando il principio di omogeneità per corpo di provenienza;
  con riferimento alla missione di partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda 19): a) continuare a dare priorità al possibile problema umanitario derivante dalla imminente liberazione dal Daesh della città di Mosul, nell'ambito del dispositivo internazionale umanitario coordinato dall'ONU e dal Governo iracheno, insieme al gruppo di stabilizzazione della Coalizione; b) valutare la possibilità di conferire, al personale impiegato nel servizio di soccorso di migliaia di migranti, un'onorificenza di soccorso nell'ambito dell'operazione Prima Parthica dopo almeno 60 giorni cumulativi di servizio prestato in missione operativa;
  con riferimento alla missione bilaterale di supporto sanitario in Libia Operazione Ippocrate (scheda 22), valutare la possibilità di approfondire la riflessione, in concerto con le eventuali autorità libiche, circa le prospettive per un eventuale rischieramento;
  con riferimento alla missione United Nations Support Mission in Lybia UNSMIL (missione ONU – scheda 23), valutare la possibilità di esplorare percorsi per assumere un ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze sotto il controllo del Governo di accordo nazionale (GNA), anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale;
  con riferimento alla missione su base bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica (scheda 24): a) valutare la possibilità di attuare un coordinamento tra l'attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica, in esecuzione degli accordi di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, con analoghi compiti riguardanti lo sviluppo di capacità e di attività di formazione previste dalla missione UE denominata EUNAVFOR MED operazione SOPHIA; b) valutare la possibilità di prevedere, nell'ottica di una possibile predisposizione di un Protocollo attuativo del Memorandum siglato dal Governo italiano con il Governo libico, ulteriori forme di cooperazione alla formazione e all'addestramento delle forze militari libiche per un rafforzamento del Pag. 9controllo delle frontiere esterne della Libia, strumento indispensabile per una concreta lotta al traffico di esseri umani;
  con riferimento alla missione UE denominata EUTM Somalia (missione UE – scheda 26), adoperarsi per svolgere un ruolo preminente nella ricostruzione delle forze armate somale, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale, con particolare riferimento al settore addestramento;
  con riferimento alla missione UE denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) (missione UE – scheda 27), adoperarsi per svolgere un ruolo preminente nella ricostruzione delle forze armate somale, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale, con particolare riferimento al settore addestramento;
  con riferimento alla missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda 28), adoperarsi per svolgere un ruolo preminente nella ricostruzione delle forze armate somale e gibutiane, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale, con particolare riferimento al settore addestramento;
  con riferimento alle esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2017 (scheda 43): a) affidare all'Istituto superiore di sanità l'estensione del follow-up dello studio di mortalità (finalizzato a disporre di osservazioni in corrispondenza di tempi di latenza più lunghi e più significativi sul piano eziopatogenetico) e l'effettuazione di uno studio sulla morbosità basato sulle Schede di dimissione ospedaliera (finalizzato a valutare nelle coorte eventuali eccessi anche di patologie a bassa letalità); b) riservare per questa finalità, nell'ambito delle risorse previste per le esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate, 240.000 euro per spese di copertura del contratto del personale da dedicare alle attività e per altre spese vive di raccolta e analisi dei dati; c) separare, per il futuro, la parte Assicurazione, Trasporto, Infrastrutture da quella degli Interventi disposti dai comandanti dei contingenti militari delle missioni internazionali in due schede distinte, raccomandando al Governo di stanziare per questi ultimi risorse più adeguate;
  con riferimento alle iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda 45): a) valutare l'opportunità, compatibilmente con la programmazione degli interventi di carattere umanitario e nell'ambito delle risorse disponibili, di garantire che le risorse di cui alla legge 7 marzo 2001, n. 58 (Istituzione del Fondo per lo sminamento umanitario e la bonifica di aree con residuati bellici esplosivi), risultino per l'anno 2017 pari a 2 milioni e 700 mila euro; b) per il futuro, separare in due differenti schede le iniziative afferenti alla cooperazione in senso stretto e le altre iniziative, soprattutto quelle relative allo sminamento umanitario;
  con riferimento agli interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza (scheda 46), valutare l'opportunità – viste le prioritarie esigenze di sicurezza e stabilità dell'area mediterranea – di dare priorità, nell'ambito della ripartizione tra gli obiettivi della quota-parte delle risorse stanziate, ai primi tre punti di cui al Punto 2 (Obiettivi);
  con riferimento all'attività di cui al n. 49 della proposta dei relatori (scheda 49): a) inserire al punto 1 della scheda tra i Paesi inclusi nell'Area Geografica d'intervento, lo Yemen e la Turchia; b) valutare l'opportunità di incrementare le risorse disponibili di ulteriori 5 milioni di euro finalizzandole allo scopo di rafforzare l'attuazione degli interventi dell'Unità di crisi del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale a tutela dei cittadini e degli interessi degli italiani all'estero; c) nonché rafforzare, anche nell'ambito cibernetico sia in forma attiva che passiva, i sistemi di protezione delle sedi diplomatico-consolari, anche di nuova istituzione, e del relativo personale.