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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 5 dicembre 2013
135.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014). (C. 1865 Governo, approvato dal Senato).

EMENDAMENTI DEL RELATORE

ART. 1.

  Al comma 259, dopo le parole: sono rideterminati inserire le seguenti: ai sensi dell'articolo 536, comma 3, lettera b), del Codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 e sostituire la parola: pari con le seguenti: in misura non inferiore.
1865/IV/1. 17. Il Relatore.
(Approvato)

  Dopo il comma 290, aggiungere il seguente:
  290-bis. All'articolo 34, comma 46, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, dopo il primo periodo è aggiunto il seguente: «Per i medesimi fini le disposizioni di cui al primo periodo si applicano anche alle Forze armate e alle Forze di polizia, con integrale riassegnazione degli introiti ad appositi fondi di parte corrente da istituire, per memoria, negli stati di previsione dei rispettivi Ministeri per le esigenze di funzionamento delle Forze medesime».
1865/IV/1. 18. Il Relatore.
(Approvato)

  Al comma 302 aggiungere, infine, il seguente periodo: A tal fine, attesa la stretta connessione con i diversi profili operativi quando si tratta di materie che riguardano le sole Forze armate o i Corpi armati, il Consiglio centrale di rappresentanza può articolarsi e deliberare nei comparti di cui all'articolo 7, comma 9, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195.
1865/IV/1. 19. Il Relatore.

  Al comma 310, sostituire le parole: possono essere riservate al personale volontario in ferma prefissata di un anno delle Forze armate e con le seguenti: comprese quelle nelle carriere iniziali che devono rispettare le riserve di posti previste dall'articolo 2199 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66,.
1865/IV/1. 20. Il Relatore.
(Approvato)

  Dopo il comma 310-bis aggiungere il seguente:
  310-ter. Gli ufficiali ausiliari reclutati per concorso pubblico secondo l'articolo 23 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, in servizio al 1o gennaio 2007 con anzianità al giorno precedente di almeno 36 mesi comunque conseguiti, sia come rafferma annuale nascente dal decreto interdirigenziale del 20 gennaio 2006, sia cumulando servizio anche non continuativo proveniente dalla tipologia di cui alla lettera a) del medesimo decreto legislativo n. 215 del 2001 nella stessa Forza armata, purché conteggiato nei 60 mesi precedenti al 1o gennaio 2007, possono presentare domanda, purché all'epoca abbiano già presentato istanza di stabilizzazione ai Pag. 89sensi del comma 519, dell'articolo unico della legge 27 dicembre 2006, n. 296, entro due mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della presente legge. Gli stessi sono richiamati in servizio, nel rispetto delle consistenze dei singoli ruoli, per essere stabilizzati, ad invarianza di spesa prevista, e ad essi si applica la normativa che sovraintende ai vincitori dei concorsi per i ruoli speciali.
1865/IV/1. 21. Il Relatore.
(Approvato)

Pag. 90

ALLEGATO 2

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014) (C. 1865 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016 (C. 1866 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 1866-bis Governo, approvato dal Senato).

Tabella n. 11: Stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016.

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La IV Commissione,
   esaminata la Tabella n. 11, stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2014, del disegno di legge C. 1866, recante «Bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016» e relativa nota di variazioni, e le connesse parti del disegno di legge C. 1865, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014)»;
   richiamato il quadro programmatico in cui si inseriscono i provvedimenti in esame, caratterizzato dalla revisione dello strumento militare delineata nella legge n. 244 del 2012 e dai conseguenti decreti delegati, che mirano a soddisfare l'esigenza di recuperare adeguate risorse per l'operatività, l'addestramento del personale e la manutenzione dei mezzi e dei materiali;
   rilevato che, per quanto riguarda il disegno di legge di bilancio:
    le previsioni di spesa per la competenza ammontano, per il 2014, a circa 20 miliardi e 226 milioni, con un decremento di poco meno di un miliardo e mezzo rispetto alle previsioni assestate per il 2013, mentre, nel 2015 e nel 2016, la spesa totale è poi destinata, anche se lievemente, ad ulteriori contrazioni, e viene prevista, rispettivamente, in 20 miliardi e 223 milioni e 20 miliardi e 178 milioni;
    in termini di cassa le previsioni per il 2014 registrano un decremento di circa un miliardo e mezzo rispetto alle previsioni assestate per il 2013 ed ammontano a 20 miliardi e 584 milioni circa, con la previsione di ulteriori riduzioni a 20 miliardi e 223 milioni per il 2015 e 20 miliardi e 178 milioni per il 2016;
    in particolare, per il 2014 si registrano, sempre rispetto alle previsioni assestate per il 2013, diminuzioni alle spese per il funzionamento, da 16 miliardi e 672 milioni per la competenza e 16 miliardi e 911 milioni per la cassa a, rispettivamente, 15 miliardi e 923 milioni e 16 miliardi e 130 milioni. Tuttavia, per il 2015 ed il 2016, sono previsti dei leggeri aumenti;
   per quanto attiene agli investimenti, vi sono, analogamente, delle riduzioni e, per il 2015 e il 2016, le previsioni le collocano al di sotto della soglia dei 3 miliardi (attualmente superata sia dalle previsioni assestate per il 2013, sia dal bilancio previsionale per il 2014);
   segnalato come le spese di esercizio appaiano insufficienti a garantire la piena funzionalità dello strumento militare, in Pag. 91termini di formazione e addestramento del personale, nonché manutenzione ed efficienza dei mezzi e degli equipaggiamenti di sicurezza;
   rilevati, altresì, quanto al disegno di stabilità per il 2014, gli straordinari impegni finanziari assunti a sostegno del settore navale, da inquadrare nell'ambito di una valutazione strategica sul quadro geopolitico in cui si colloca il nostro Paese, con riferimento alle maggiori emergenze in termini di difesa e di sicurezza, ma anche in chiave umanitaria, cui il nostro Paese è chiamato a fare fronte, in ottemperanza con gli impegni assunti in sede euro-atlantica e multilaterale;
   richiamati i vincoli che il Ministero della difesa è chiamato ad onorare ai fini dell'attuazione del processo di spending review in atto e dunque l'esigenza di conseguire i risparmi di spesa che il provvedimento disciplina, ricorrendo a strumenti quali l'adozione di un programma straordinario di cessioni di immobili pubblici, compresi quelli detenuti dal Ministero della difesa e non utilizzati per finalità istituzionali;
   espressa, infine, soddisfazione per la previsione della norma che prevede un'esclusione in materia di IMU sulla prima casa a favore del personale in servizio permanente appartenente alle Forze armate e alle Forze di polizia ad ordinamento militare e da quello dipendente delle Forze di polizia ad ordinamento civile, nonché dal personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in linea con il parere già espresso dalla Commissione in occasione dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE.

Pag. 92

ALLEGATO 3

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014) (C. 1865 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016 (C. 1866 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 1866-bis Governo, approvato dal Senato).

Tabella n. 11: Stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE PRESENTATA DAL GRUPPO DI SINISTRA, ECOLOGIA E LIBERTÀ

  La IV Commissione,
   esaminata la Tabella n. 11, stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2014, del disegno di legge C. 1866, recante «Bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016» e relativa nota di variazioni, e le connesse parti del disegno di legge C. 1865, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014)»;
   premesso che:
    dopo tanti sacrifici i cittadini italiani attendevano che la manovra economica del governo Letta ridesse fiato all'economia italiana, la quale dal 2007 ad oggi ha perso addirittura il 9 per cento della produzione di beni e servizi e ha visto raddoppiare la disoccupazione, da un milione e mezzo a tre milioni di unità. Si possono avere molti dubbi sul fatto che la manovra riuscirà a portare il Pil a crescere almeno di un punto percentuale nel 2014 come il governo prevede;
    come più volte sottolineato, anche di recente da Confindustria, Rete Imprese Italia e dalla principali Associazioni Sindacali di categoria, sei anni di crisi finanziaria, prima globale e poi dei debiti sovrani nell'Eurozona, e due recessioni hanno colpito duramente l'economia europea e quella italiana, dove le conseguenze sono state più gravi che nella maggior parte degli altri paesi;
    rispetto al picco toccato sei anni fa, il prodotto interno lordo italiano si è ridotto del 9 per cento, il PIL procapite è diminuito del 10,4 per cento, ossia circa 2.700 euro correnti in meno per abitante, ed è così tornato ai livelli del 1997, caso unico tra i Paesi dell'euro (in Spagna e Francia, il PIL procapite, nonostante la crisi, è comunque più alto di oltre il 15 per cento rispetto al 1997);
    la riduzione della domanda interna è stata di un'intensità che dall'Unità d'Italia non ha precedenti in periodo di pace ed è stata la determinante del calo dell'attività economica, dato che le esportazioni sono tornate sopra i livelli del 2007. In seguito alla caduta del reddito disponibile, che in termini reali è sceso dell'11,1 per cento, la contrazione dei consumi delle famiglie è risultata del 7,8 per cento;
    l'occupazione è caduta del 7,2 per cento, pari a 1,8 milioni di unità di lavoro in meno. Molte delle persone che hanno perduto l'impiego non riusciranno a ricollocarsi nel sistema produttivo;Pag. 93
    la produzione industriale è a un livello inferiore del 24,2 per cento rispetto al picco pre-crisi del terzo trimestre del 2007; in alcuni settori la diminuzione supera il 40 per cento;
    il credit crunch ha trasmesso la crisi dalla finanza all'economia reale. È stato particolarmente severo in Italia, soprattutto dall'estate 2011. Nell'agosto scorso il credito erogato alle imprese italiane è risultato dell'8,0 per cento più basso che nel settembre 2011, con una contrazione media mensile dello 0,4 per cento. In valore si tratta di una riduzione di 74 miliardi di euro;
    la restrizione creditizia sta proseguendo. Tante imprese faticano a ottenere prestiti bancari: l'indagine ISTAT indica che a settembre l'11,4 per cento di quelle che ne hanno fatto richiesta non li hanno ricevuti, molto più del 6,9 per cento registrato nella prima metà del 2011. Altre imprese hanno rinunciato a domandare credito a fronte di costi troppo alti;
    la carenza di credito ostacola l'operatività di molte imprese, anche finanziariamente solide;
    nel manifatturiero la disponibilità di liquidità resta molto ridotta rispetto alle esigenze e le aziende continuano a prevederla in calo, anche se c’è stato un miglioramento negli ultimi mesi, verosimilmente a seguito dell'immissione di liquidità derivante dal pagamento di oltre 11 miliardi di debiti commerciali della pubblica amministrazione;
    le iniziative che il Governo avrebbe dovuto perseguire al fine di risollevare la condizione economica delle imprese appaiono del tutto deludenti, anche a seguito delle modifiche introdotte dal Senato, a partire di quanto previsto in materia di riduzione del cuneo fiscale e contributivo per aumentare il reddito disponibile delle persone, restituire competitività alle imprese e mantenere la coesione sociale, sostegno agli investimenti privati in ricerca e innovazione, con interventi semplici da gestire, rilancio della domanda pubblica e privata di beni di investimento, allentamento del patto di stabilità interno, rinnovo degli incentivi all'edilizia, sostegno alla liquidità del sistema e allentamento della morsa del credit crunch;
    il cuore economico e politico della Legge di Stabilità consiste nella riduzione del cuneo fiscale, cioè della differenza tra il costo che mediamente le imprese sostengono per ogni lavoratore e il salario netto che entra nelle tasche del lavoratore stesso. Una differenza dovuta, naturalmente, al peso di tasse e contributi che gravano sulle tasche degli imprenditori e dei lavoratori, e che in Italia è piuttosto elevato (secondo l'OCSE il cuneo assorbe il 47,6 per cento del costo del lavoro, contro una media del 35,6 per cento dell'insieme dei Paesi OCSE). La riduzione del cuneo fiscale nella misura in cui riduce il costo del lavoro per le imprese, determina una contrazione dei costi di produzione e quindi dei prezzi di vendita delle merci e dei servizi, facendo aumentare la competitività dell'industria nazionale. In questo modo, si rilanciano le esportazioni e si invogliano i consumatori a un maggiore acquisto di merci nazionali, e ciò porta a una riduzione delle importazioni. Dall'altro lato, nella misura in cui aumenta il reddito disponibile dei lavoratori, il taglio del cuneo fiscale determina una crescita della domanda di beni di consumo e ciò spinge le imprese ad aumentare la produzione e l'occupazione. Insomma, l'abbattimento del cuneo fiscale fa crescere la competitività e alimenta la domanda interna, tutte cose di cui abbiamo assoluto bisogno per riprendere la via dello sviluppo;
    il beneficio in busta paga per un lavoratore dipendente è inferiore a 200 euro in un anno. Non si può certo definire utile una simile misura per far ripartire i consumi nel nostro paese. Non dobbiamo dimenticare che la stessa arriva dopo un biennio in cui le politiche di rigore hanno letteralmente stremato il sistema produttivo, fatto lievitare a dismisura il carico fiscale e calare vistosamente il livello della domanda interna;Pag. 94
    l'intervento dunque è solo teoricamente buono. Va chiarito, infatti, che l'intervento del Governo, tra sgravi Irpef, Irap e decontribuzioni Inail, taglia il cuneo di 10,6 miliardi nel triennio, appena 2,5 miliardi nel 2014. A ben vedere, si tratta di un intervento estremamente contenuto, che nel 2014 metterà nelle tasche di un lavoratore medio solo una manciata di euro al mese e ben poco respiro darà alle imprese che non vedranno variare significativamente il costo del lavoro per unità di prodotto. Considerata la sua entità, si tratta dunque di un intervento che avrà effetti limitatissimi e che avrebbe potuto cominciare ad avere un qualche rilievo solo se l'intero importo previsto nel triennio avesse riguardato il solo 2014;
    la manovra per il 2014, nel suo complesso, vale circa 15 miliardi. Le risorse provengono soprattutto da tagli di spesa pubblica, da dismissioni, da qualche maggiore entrata e dal solito blocco della contrattazione e del turnover nel pubblico impiego;
    i tagli della spesa pubblica, gli aumenti delle tasse e la mannaia sui lavoratori pubblici portano con loro una minore domanda di merci e servizi proveniente direttamente o indirettamente dal settore pubblico e da quello privato, azzerando i già risicati effetti positivi dell'aumento del reddito disponibile delle famiglie assicurato dal taglio del cuneo. Se, infatti, il taglio del cuneo alimentava la domanda, tagli e tasse la riducono in misura maggiore. E se la domanda complessiva non torna a crescere non possiamo sperare che l'economia riparta. A riguardo è bene ricordare che dal 2002 al 2012 l'Italia ha registrato una dinamica della domanda interna complessivamente negativa (-1,6 per cento), contro valori significativamente in crescita nell'area euro (+9 per cento) e soprattutto negli USA (+15 per cento);
    in questo quadro risulta altrettanto risibile la previsione di una riduzione della pressione fiscale di un punto percentuale in tre anni, come è stato fatto osservare, giustamente, dalle stesse associazioni degli imprenditori, a maggior ragione se si considera che l'Iva è appena passata dal 21 al 22 per cento;
    manca una politica concentrata sulla domanda di lavoro mentre si continua ad operare, e con misure minime, sull'offerta di lavoro. Invece che sul Piano del lavoro incentrato sul dissesto idrogeologico (per il quale si destinano 30 milioni !), sulla messa in sicurezza delle scuole, sull'innovazione tecnologica, cui si destinano 10-20 miliardi, si insiste sullo spot puramente pubblicitario della riduzione delle tasse sul lavoro;
    lo scopo principale della manovra è restare dentro i tanto discussi vincoli europei, e in particolare tenere il deficit pubblico (la differenza annua tra uscite ed entrate pubbliche) entro il limite del 3 per cento del Pil. In Europa sono in atto processi cumulativi di divergenza territoriale alimentati dalle politiche di austerità. Questi processi portano a una divaricazione drammatica tra aree centrali in crescita (in primis, la Germania) e aree periferiche in declino (l'Italia e gli altri PIIGS);
    qualunque manovra si muova dentro la cornice attuale dei vincoli non può riuscire a invertire i processi di divergenza in atto, e quindi a metterci al passo delle aree centrali d'Europa. Con la certezza che presto o tardi, in assenza di un cambiamento delle politiche europee, il gioco dell'euro salterà;
    dobbiamo registrare, inoltre, la falsa disubbidienza di Letta e Saccomanni rispetto a Bruxelles;
    dopo che la Commissione europea ha espresso la sua preoccupazione sul progetto di bilancio invitando le autorità italiane «a prendere le misure necessarie» per assicurare che la Finanziaria per il 2014 rispetti le norme del Patto di stabilità e crescita relative alla diminuzione del debito pubblico, Letta rispose affermando che «di troppa austerità si muore». Ma neanche una settimana dopo ha presentato Pag. 95un nuovo Programma per la revisione della spesa. Infatti, la legge di stabilità, sanciva che «nessun risparmio» è previsto per il 2014 mentre negli anni successivi i risparmi sono pari a 3,6 miliardi nel 2015, 8,3 miliardi nel 2016 e 11,3 miliardi a decorrere dal 2017;
    adesso il Programma della spending review arriva a quota 32 miliardi nel solo triennio 2014-2016 (prima erano previsti 11,9 miliardi); ed inoltre si prevede un piano di privatizzazioni di 12 miliardi;
    è importante ricordare che per la prima volta, dalla nascita dell'Europa di Maastricht, il progetto di legge di stabilità sarà prima vagliato dalla Commissione europea, che potrà imporre correttivi e comminare sanzioni in caso di inadempienza, e poi discusso ed approvato dal Parlamento;
    con l'entrata in vigore del cosiddetto «two-pack», il pacchetto di due regolamenti approvato dal parlamento di Strasburgo nel maggio scorso, si è infatti chiuso il cerchio in tema di «sorveglianza» europea sui bilanci dei Paesi dell'Eurozona, con tutto quello che ciò comporta per la «sovranità» e l'autonomia politica degli stessi;
    dentro un meccanismo così congegnato la funzione dei parlamenti nazionali è quasi del tutto esautorata: le forze politiche parlamentari non avranno grandi margini di manovra per modificare l'impianto e la filosofia del documento di bilancio se alla Commissione europea è stato riconosciuto un sostanziale diritto di veto sui bilanci nazionali;
    la legge di stabilità ed i provvedimenti collegati a differenza che nel passato, sono in primo luogo manovre contabili atte a correggere l'andamento dei conti pubblici, e solo secondariamente strumenti attraverso cui incidere sui processi economici e sociali;
    in Europa c’è un problema di risorse insufficienti, e c’è un problema di democrazia. La linea dell'austerità, combinata con l'esautoramento della democrazia, sta arrecando danni gravissimi alle nostre società, dove crescono disagio sociale e sfiducia nelle istituzioni. Gli unici che finora sembrano guadagnarci da questa situazione sono, su un versante, banche speculatori, sull'altro versante populisti e demagoghi;
   considerato che, per quanto riguarda le parti di competenza della IV Commissione:
    i commi da 21 a 24 dell'articolo 1 del disegno di Legge di Stabilità, a seguito delle modifiche intervenute al Senato, recano disposizioni in materia di programmi industriali di interesse delle Difesa. In particolare si dispone che, al fine di assicurare il mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale e nel quadro di una politica comune europea, consolidando strategicamente l'industria navalmeccanica ad alta tecnologia, sono autorizzati contributi ventennali, di 40 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014, di 110 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015 e di 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016, da iscrivere nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico;
    è previsto che parte dei contributi già assegnati per il consolidamento della flotta navale siano destinati al finanziamento:
     1) di programmi di ricerca e sviluppo di cui all'articolo 3 della legge 808/1985 prevedendo due contributi ventennali rispettivamente di importo di 30 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014 e di 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015;
     2) della prosecuzione degli interventi in favore degli investimenti delle imprese marittime, già approvati dalla Commissione europea con decisione notificata con nota SG (2001) D/285716 del 1o febbraio 2001, è autorizzato un contributo ventennale di 5 milioni di euro a decorrere dall'esercizio 2014;Pag. 96
     3) di progetti innovativi di prodotti e di processi nel campo navale avviati negli anni 2012 e 2013 ai sensi della disciplina europea degli aiuti di Stato alla costruzione navale n. 2011/C364/06, in vigore dal 1 gennaio 2012, con un contributo ventennale di 5 milioni di euro a decorrere dall'esercizio 2014;
    detti finanziamenti, in buona sostanza, sembrano confermare la prova provata della volontà di costruire nuove navi, non uscire dal costoso Programma FREMM, il che appare del tutto inaccettabile, se solo si considera l'aumento considerevole della tassazione previsto a copertura del provvedimento in esame, anche a seguito delle modifiche approvate in sede di esame del provvedimento presso il Senato della Repubblica;
    il comma 162 dell'articolo 1 provvede al rifinanziamento di 614 milioni per il 2014 del fondo per missioni internazionali di pace senza alcuna specificazione in merito alle missioni internazionali a cui il nostro Paese intenda partecipare;
    tale rifinanziamento, in mancanza di norme quadro sulle partecipazioni alle missioni internazionali appare ancora una volta vago e indeterminato anche alla luce della previsione nello stato dell'economia e delle finanze al capitolo 3004, nel fondo di riserva per le spese derivanti dalla proroga delle missioni internazionali di pace l'importo di 1.318,7 milioni di euro;
    la prospettiva dovrebbe essere quella del ritiro da tutte quelle missioni a chiara valenza aggressiva e di guerra e che non si iscrivono in una condizione, coordinata dalla comunità internazionale, di reale appoggio a situazioni in via di soluzione politica;
   considerato il programma di spending review attuato anche al Ministero della Difesa, nella prospettiva di contenere le spese, tali ulteriori investimenti sopra richiamati e gli ulteriori tagli all'esercizio previsti nella legge di Stabilità evidenziano una visione strategica della difesa totalmente sbagliata e non in linea con le esigenze di un paese moderno e civile orientato al perseguimento della pace come anche sancito dal dettato costituzionale;
   andrebbero cancellati i programmi d'armamento iscritti a bilancio nel Ministero della difesa, come la partecipazione italiana al programma del cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter, inutile considerato il programma già avviato per acquisire i caccia Eurofighter; come andrebbe cancellato l'acquisto della seconda serie di sommergibili U-212;
   le somme liberate da tali inutili investimenti potrebbero essere impegnati per la riconversione dell'industria a produzione militare, sfruttando il già eccellente know-how accumulato in questi anni; per aumentare le risorse destinate al servizio civile, nonché quelle da destinare alla cooperazione allo sviluppo;
   tutte le misure intraprese non sembrano andare nella prospettiva della riduzione delle spese militari, portandola auspicalmente sotto i 20 miliardi annui, che potrebbe essere già realizzata a partire dal 2014 con gli interventi già citati;
  per le ragioni illustrate in premessa,

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO.

Duranti e Piras.

Pag. 97

ALLEGATO 4

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014) (C. 1865 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016 (C. 1866 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazioni (C. 1866-bis Governo, approvato dal Senato).

Tabella n. 11: Stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE PRESENTATA DAL GRUPPO DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE

  La IV Commissione,
   esaminata la Tabella n. 11, stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2014, del disegno di legge C. 1866, recante «Bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2014 e per il triennio 2014-2016» e relativa nota di variazioni, e le connesse parti del disegno di legge C. 1865, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014)»;
   considerato che:
    per il 2014 il Ministero della Difesa avrà a disposizione 20 miliardi e 226,6 milioni di euro, una lievissima flessione rispetto al 2009. Facendo riferimento al PIL previsionale si arriva a un rapporto dell'1,262 per cento (in calo rispetto allo scorso anno quando il rapporto era poco sopra l'1,329 per cento). Questa flessione deriva da un calo nella disponibilità complessiva di 475,7 milioni di euro, praticamente già definita in sede di Bilancio 2013 alla fine dello scorso anno. Non si tratta quindi di un «sacrificio» imprevisto ma il solo mantenimento di una precedente indicazione, e dopo che la Difesa era riuscita ad assorbire gli effetti combinati delle spending review di Tremonti e di Monti con un balzo miliardario proprio tra il 2012 e il 2013 (da 19.962,1 del 2012 a 20.702,3, insomma un +2 per cento);
    tra le tendenze per il futuro va notato che si ipotizza una stabilizzazione dei fondi nel 2015 a fronte di una precedente previsione di crescita;
    la suddivisione interna del bilancio, vista nella ripartizione classica, vede una Funzione Difesa (le tre Forze armate) in calo di circa 370,9 milioni ma comunque sopra i 14 miliardi, ed una Funzione Sicurezza Territorio (in pratica, i Carabinieri) in minima flessione a 5,6 miliardi complessivi. Le funzioni esterne si prendono le briciole (meno di 100 milioni, 98 esattamente) mentre continuano a galoppare gli effetti dell'impatto di quella anomalia che porta il nome di ausiliaria, cioè l'indennità pagata a ufficiali «a riposo» come premio per il loro rimanere «a disposizione» del Governo. Si tratta di 449,1 milioni di euro;
    nonostante i numerosi proclami e le velleità (ribadite in questi come nei precedenti documenti) di riequilibrio, anche per il 2014 la parte del leone della spesa è assegnata al personale. Se ci concentriamo sugli ambiti operativi riscontriamo una percentuale legata agli Pag. 98stipendi e al mantenimento degli effettivi del 75 per cento (il 67 per cento limitatamente alla Funzione Difesa) ben lontana dal 50 per cento che da diversi anni viene visto come l'obiettivo strutturale e virtuoso;
    per completezza di trattazione e per riportare le considerazioni sulla ripartizione delle spese di bilancio alle loro corrette proporzioni, le stesse andrebbero considerate includendovi anche le somme stanziate sul bilancio del MISE (vedi più avanti) stimate per il 2014 a 2,61 miliardi di euro. Considerando questi importi il bilancio della difesa complessivamente sale a 22,84 miliardi (se vi includiamo la funzione sicurezza del territorio) o a 16,7 se ci limitiamo a considerare le somme effettivamente destinate alla Difesa nazionale. Al contempo, le spese di investimento passerebbero a circa 5,83 miliardi dai 3,22 nominali. Ciò si traduce, in termini di incidenza percentuale delle tre componenti personale, esercizio e investimento, a una situazione completamente ribaltata, come si può vedere dallo schema sottostante:
Ammontare totale stanzia menti funzione Difesa
16,7  miliardi
Spese personale
9,47 miliardi
Spese investimento
5,83 miliardi
Spese esercizio
1,34 miliardi
    che, in termini percentuali, si traduce rispettivamente in 56 per cento per il personale, 35 per cento per l'investimento e solo l'8 per cento esercizio, Cifre che segnalano non tanto uno squilibrio derivante da insufficienza di stanziamenti, quanto piuttosto quale conseguenza di scelte strategiche che hanno privilegiato l'accumulo di mezzi, materiali e armamenti senza che poi ci fosse la concreta possibilità di utilizzarli per le loro potenzialità. Il che spiega perché oltre la metà, ad esempio, dei carri Ariete entrati in servizio relativamente pochi anni fa siano fermi, per quale motivo almeno il 30 per cento della flotta non sia operativa e oltre il 50 per cento dei velivoli non siano operativi. Una politica puramente esibizionistica a scapito della funzionalità e dell'efficienza. Basterebbe sacrificare 0,8 miliardi dei 5,83 che saranno spesi per l'acquisto di nuovi armamenti e materiali trasferendoli ai capitoli dell'esercizio per far aumentare di quasi il 60 per cento tale voce;
    le spese per il cosiddetto «Esercizio» cioè alla gestione operativa e all'addestramento dei soldati, sono ben lontane dal 25 per cento preconizzato dal Governo con i decreti delegati della legge 244: un aumento del solo 0,6 per cento in più rispetto al 2013. Permane quindi il rischio di blocco funzionale che, negli ultimi anni, è stato sempre superato usando come stampella i fondi per le missioni all'estero divenuti una componente standard e non episodica della spesa militare. La soluzione ancora una volta è individuata nella Nota aggiuntiva del 2014 nella diminuzione strutturale del numero degli effettivi previsto dalla riforma dello strumento militare. Non può sfuggire il fatto che la riforma, così come congeniata, si basa sullo spostamento di costi ad altri comparti di spesa pubblica. In questa manovra di bilancio viene mancato ancora una volta anche il passaggio intermedio a 170000 unità attestandosi nelle previsioni del 2014 a 204.892 unità di cui 175.900 militari e 28.992 civili. Si osserva inoltre che la diminuzione del personale per il 2014 è in maggioranza allocata tra i lavoratori civili (-1.567 unità) che tra i militari (-1.400) accentuando ancora di più il rapporto percentuale di squilibrio –senza eguali in Europa – tra dipendenti civili e militari (con quest'ultimi che costano almeno 2,7 volte in più dei loro colleghi civili);
    gli Investimenti (ovvero l'acquisizione e lo sviluppo di nuovi sistemi d'arma) subiscono una diminuzione di 370,9 milioni di euro, per un totale comunque di 3,222 miliardi, che viene ampiamente compensato dall'aumento dei fondi provenienti dal Ministero per lo sviluppo economico. Il meccanismo dei contributi pluriennali continua poi a dispiegarsi in tutta la propria valenza (anche Pag. 99di opacità) pur con la Legge di Stabilità in esame. I commi da 21 a 24 dell'articolo 1 del disegno di Legge di Stabilità infatti, pur con una insufficiente riduzione intervenuta al Senato, recano disposizioni in materia di programmi industriali di interesse delle Difesa. Al fine di assicurare il mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale e nel quadro di una politica comune europea, si punta al consolidamento strategico dell'industria navalmeccanica ad alta tecnologia. Consolidamento che tuttavia appare in contraddizione con l'intenzione, dichiarata dal Governo, di privatizzate Fincantieri. Si tratta, se non fermata, della classica privatizzazione all'italiana, con un cospicuo budget di commesse pubbliche per 20 anni che supereranno o si avvicineranno, probabilmente, al guadagno che lo Stato avrà dalla vendita di Fincantieri. Si tratta di finanziamenti ventennali, una pioggia di soldi in questo spazio temporale intorno a 6 miliardi di euro, fatti di 40 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014, di 110 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015 e di 140 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016, da iscrivere nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico. Questa operazione, che è stata chiamata a gran voce nei mesi e settimane scorse dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio De Giorgi, prevede un totale di esborso da qui al 2036 di 5,8 miliardi. Non finisce qui. Occorre sommare i due contributi ventennali, rispettivamente di importo di 30 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014 e di 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015, per i programmi di ricerca e sviluppo di cui all'articolo 3 della legge n. 808 del 1985; un contributo ventennale di 5 milioni di euro a decorrere dall'esercizio 2014 per la prosecuzione degli interventi in favore degli investimenti delle imprese marittime, già approvati dalla Commissione europea con decisione notificata con nota SG (2001) D/285716 del 1o febbraio 2001; un contributo ventennale di 5 milioni di euro a decorrere dall'esercizio 2014 per i progetti innovativi di prodotti e di processi nel campo navale avviati negli anni 2012 e 2013 ai sensi della disciplina europea degli aiuti di Stato alla costruzione navale n. 2011/C364/06, in vigore dal 1o gennaio 2012;
    i fondi del Ministero per lo sviluppo economico messi a disposizione della Difesa si devono considerare a tutti gli effetti parte della spesa militare perché è il Ministero di via XX Settembre a deciderne la destinazione, a condizioni peraltro sfavorevoli per lo Stato e molto vantaggiose per l'industria che li riceve. L'ammontare previsto è di poco superiore ai 2,6 miliardi con una crescita di circa 330 milioni (+14 per cento) rispetto allo scorso anno. Da qui vengono recuperati abbondantemente i tagli nella quota di Investimento prevista nel Bilancio proprio della Difesa: nel 2014 sono perciò 5865 i milioni impiegati dall'Italia per «acquisti armati»;
    della destinazione precisa dei soldi provenienti dal MISE, in quanto derivanti da contributi di spesa pluriennale che si sono agglomerati e sommati nel tempo, abbiamo qualche indicazione maggiore. I fondi, come già in passato, serviranno alla realizzazione del programma pluriennale del caccia Eurofighter (la cui ipotesi di spesa complessiva è stata aumentata di 3 miliardi proprio nel 2013), alla costruzione di concerto con la Francia delle fregate multi-missione FREMM ed infine alla realizzazione di un Veicolo Blindato Medio 8x8 «Freccia» per l'Esercito. Tutti programmi considerati «di particolare valenza industriale per l'impegno e l'innovazione tecnologica (...) e il consolidamento della competitività dell'industria aerospaziale ed elettronica». Scuse di natura economica ed industriale per mettere una foglia di fico sulla realtà: si tratta nella sostanza di progetti «di elevata priorità ed urgenza per la Difesa». Dalle tabelle di dettaglio sui provvedimenti legati ai contributi pluriennali deriviamo anche il costo totale delle FREMM per il 2014 (785 milioni tondi) mentre per quanto riguarda l’Eurofighter non è possibile chiarire la cifra totale (da sempre comunque stimata Pag. 100sul miliardo di euro) che deriva da numerosi provvedimenti;
    si arriva infine alla valutazione dei fondi che, annualmente e con decreti convertiti, vengono messi a disposizione della Difesa per l'espletamento delle missioni all'estero. In linea di principio è ovvio che si debba trattare di fondi «extra bilancio» e legati a particolari attività o compiti derivanti dall'indirizzo politico e dalle scelte di intesa internazionale. I dati sull'uso squilibrato dei fondi base di bilancio che abbiamo visto in precedenza dimostrano, tuttavia, come le Forze armate ormai non possano più fare a meno di questa entrata per coprire rilevanti attività di addestramento ed esercizio. La parte militare dei fondi delle missioni all'estero (cui si accompagna una più ridotta quota in cooperazione) deve essere per tali motivi pienamente considerata all'interno della spesa militare italiana ed è su tale numero che vanno fatti i confronti con il PIL, il che conduce ad un rapporto dell'1,47 per cento. La valutazione sul 2014 però è del tutto presunta poiché si tratta di provvedimenti autorizzati nel corso dell'anno e per i quali in questo caso, e diversamente dallo scorso anno, il Ministero dell'Economia non ha nemmeno previsto una posta ipotetica (l'anno scorso valutata in poco più di un miliardo come effettivamente accaduto). Considerando quindi che il 2014 dovrebbe vedere il ritiro dall'Afghanistan delle nostre truppe, o quantomeno l'inizio del processo, e che proprio questa è la missione di maggiore impatto monetario si può stimare che la spesa per il prossimo anno sarà in qualche modo inferiore. L'ipotesi che avanziamo oggi è quella di un costo complessivo annuale di 800 milioni di euro, ma se alla fine il livello dovesse essere comunque quello del 2013 (1 miliardo, come detto) ciò servirebbe solo a rendere ancora minore la già esigua flessione della spesa militare italiana portandola sotto l'1 per cento su base annua.

Quadro delle spese militari italiane e confronto con gli anni precedenti
(in miliardi)

  2012 2013 2014
Bilancio Difesa 19,89  20,7  20,23  
Fondi Sviluppo Economico  1,67  2,28   2,61  
Fondi MEF per Missioni militari  1,4   1,08*  0,80**
  TOTALE 22,96 24,06  23,64  

 (*) fondi certi da decreti
(**) fondi stimati con provvedimenti di fine anno.

  Disattese pertanto, le richieste del contenimento e riduzione della spesa militare, l'abbandono o la riduzione di costosi sistemi d'arma che per loro natura non sono considerabili «difensivi», l'indeterminazione nella conclusione di alcune missioni militari in primis l'Afghanistan,

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO.

Corda, Frusone, Basilio, Paolo Bernini, Artini, Rizzo e Tofalo.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-00954 Mazzoli: Sul concorso per volontari in ferma prefissata di cui al decreto ministeriale n. 380 del 6 dicembre 2011.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In via preliminare, faccio notare che, a carattere generale, la questione relativa all'intervento in chiave riduttiva delle unità da reclutare nell'ambito del richiamato concorso è stata già affrontata sia nella precedente legislatura in risposta a due interrogazioni di analogo contenuto rispettivamente dell'onorevole Bellanova n. 5-07185 e dei senatori Chiurazzo e Scanu n. 3-02960 sia nella presente legislatura in risposta all'atto dell'onorevole Rosato n. 4-00095.
  Pertanto, anche in tale sede non posso che richiamare coerentemente quanto già rappresentato nelle predette circostanze.
  In primo luogo, confermo, quindi, che la questione in esame deve porsi in relazione alla stringente necessità di pervenire a risparmi per effetto della cosiddetta «spending review», prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 aprile 2012, che ha imposto a tutte le amministrazioni di concorrere concretamente alla riduzione della spesa pubblica.
  Infatti, per effetto della spending review è stata prevista, tra l'altro, la riduzione delle dotazioni organiche del personale militare di Esercito, Marina ed Aeronautica da 190.000 a 170.000 da conseguire entro il 1o gennaio 2016.
  Pertanto, nonostante il richiamato incremento dei posti previsto con decreto dirigenziale 380 del 6 dicembre 2011 e adottato nel rispetto della prevista copertura finanziaria assegnata al settore del personale e riferita, comunque, ad una dimensione organica complessiva di 190.000 unità, è stato inevitabile per l'amministrazione operare un ridimensionamento delle spese relative a tale settore, con conseguenti ripercussioni anche sull'entità complessiva dei reclutamenti previsti nel 2012, per l'Esercito, la Marina e l'Aeronautica.
  Tale intervento in chiave riduttiva evidentemente ha interessato, in varia misura, il reclutamento del personale dei diversi ruoli, tra cui anche i volontari in ferma prefissata quadriennale (VFP4) non soltanto dell'Esercito, ma anche di Marina e Aeronautica Militare.
  Nel merito, si ribadisce che con tale intervento – peraltro rientrante nella facoltà dell'amministrazione, così come previsto nel bando concorsuale – si è inteso, tra l'altro, guardare anche in prospettiva, nel senso di salvaguardare, il più possibile, il personale coinvolto, immettendo in ferma quadriennale un numero di unità tali da consentire alle stesse adeguate possibilità di transito nei ruoli del servizio permanente.
  Infatti, a fronte della nuova dimensione organica fissata a 150.000 unità dalla legge 31 dicembre 2012, n. 244, prevedere immissioni aggiuntive nei VFP4, così come invocato dall'onorevole interrogante, determinerebbe purtroppo una situazione di inevitabile disagio, in relazione all'impossibilità di garantire continuità occupazionale ai volontari al termine della ferma quadriennale, a causa della mancanza di posti nei ruoli del Servizio permanente.
  Infine, non appare praticabile un'eventuale scorrimento della graduatoria, in quanto in tal modo verrebbe assorbita la quasi totalità dei posti a concorso previsti per l'anno 2013 (compreso il concorso VFP4 del 2013) creando una disparità di trattamento per i VFP1 che hanno svolto la ferma nel 2012 (circa 8.500 giovani) che ingiustamente non avrebbero l'opportunità di accesso ai concorsi VFP4 nel corrente anno.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-00706 Burtone: Sulla situazione relativa alla Stazione dell'Arma dei Carabinieri nel comune di Picerno.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il recente avvicendamento tra l'attuale Comandante della Stazione Carabinieri di Picerno – che ha assunto l'incarico lo scorso 15 luglio – e il suo predecessore che ha ceduto in data 20 giugno 2013, è stato adottato, su domanda degli stessi interessati, nell'ambito dell'ordinaria pianificazione annuale prevista per l'anno 2013.
  Tale presidio, peraltro, competente soltanto sul comune di Picerno e dotato di una forza organica di 6 unità e di un'autovettura, viene mantenuto su livelli di forza superiori a quelli organicamente previsti e non risulta, ad oggi, inserito in alcuno dei provvedimenti di razionalizzazione in corso.
  Nell'ambito del progetto di potenziamento delle Stazioni cosiddette «a forza minima, si è già proceduto, comunque, per quanto riguarda la provincia di Potenza, ad incrementare l'organico di 12 Stazioni con 24 unità complessive.
  In considerazione di ciò, non si ritiene opportuno, al momento, procedere ad incrementi organici del reparto in questione, anche in ragione della:
   sostanziale equivalenza della dotazione organica del presidio con quella degli omologhi reparti, contraddistinti da corrispondenti valori demografici e di superficie;
   generalizzata carenza di risorse, conseguente all'adozione dei noti provvedimenti normativi in materia di blocco parziale del turn-over.

  Tanto premesso, in merito alle preoccupazioni evidenziate nell'atto sulla situazione d'insicurezza dovuta alla serie di furti registrata nel comune di Picerno, voglio assicurare l'onorevole interrogante del fatto che, a seguito di contatti intercorsi con il Comando Generale dell'Arma, ho avuto ampia rassicurazione sullo stato dell'ordine e sicurezza pubblica della zona, nonché sull'attuale efficacia dei dispositivi di controllo e di presidio del territorio che consentono, pur in una situazione di criticità dovuta alla dimensione dell'area interessata, di garantire la costante presenza di militari dell'Arma a tutela della comunità locale e della popolazione.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-01531 Artini: Sul contratto tra la Società Alenia-Aermacchi e l'Aeronautica Militare italiana per lo sviluppo del velivolo MC-27J Praetorian.
Interrogazione n. 5-01544 Duranti: Sul contratto tra la Società Alenia-Aermacchi e l'Aeronautica Militare italiana per lo sviluppo del velivolo MC-27J Praetorian.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Si risponde contestualmente ai due atti in discussione, in quanto concernenti la medesima tematica.
  In primo luogo, è opportuno puntualizzare che, al momento, non è stato firmato alcun contratto nel senso ipotizzato dagli onorevoli interroganti, ovvero non è stata avviata alcuna attività tecnico amministrativa concernente il programma MJ-27J-Praetorian, né è stata, conseguentemente, effettuata una stima dei relativi oneri previsionali.
  Si rammenta, infatti, che all'interno del «Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa (D.P.P.) – Triennio 2013-2015», presentato al Parlamento dal Ministro pro tempore Di Paola nell'aprile di questo anno, è stato inserito tra le esigenze pianificate della componente aerea il programma «velivolo C-27J SPARTAN: programma di acquisizione della capacità in-house di supporto logistico della linea velivoli nonché sviluppo e serializzazione di sistemi di bordo per equipaggiare i velivoli MC-27J da destinare al supporto delle Forze speciali».
  Nel suddetto Documento Programmatico Pluriennale, come noto, vengono infatti evidenziati, nel quadro strategico di riferimento, le implicazioni militari della situazione delle alleanze, l'evoluzione degli impegni operativi interforze e il quadro generale delle esigenze operative delle Forze armate, nonché la ripartizione delle risorse finanziarie in relazione alle varie tipologie di impegni ed ai settori di spesa, avendo cura di sottolineare sia i riflessi che le scelte operate hanno sulla preparazione delle Forze armate, sia il prevedibile stato di attuazione dei programmi di investimento, inclusi nel piano di impiego pluriennale, con il relativo piano di programmazione.
  Si tratta, più in particolare, di un programma che trae origine dalla necessità di acquisire «un velivolo ad ala fissa per il supporto alle Operazioni Speciali» con capacità idonee a:
   operare in aree lontane nelle molteplici situazioni di instabilità e di crisi regionale;
   consentire la direzione, pianificazione e condotta di eventuali azioni supporto all'ingaggio per fronteggiare minacce impreviste.

  Pertanto, in relazione a tale esigenza, ora è in atto una fase, avviata dal competente Segretariato Generale della difesa, coadiuvato dallo Stato Maggiore dell'Aeronautica, di verifica delle diverse soluzioni percorribili, a partire dalle disponibilità o nelle capacità tecniche delle Industrie nazionali.
  In tale ottica, sono in corso di valutazione alcune opzioni.
  L'Azienda OTOMELARA ha avuto l'incarico di svolgere un'attività di «Ricerche su fattibilità di sistemi d'arma pallettizzati Pag. 104per installazione su aeromobili militari da trasporto», finanziata con limitati e specifici fondi nel Piano Nazionale della Ricerca Militare.
  L'Azienda Alenia, invece, sta svolgendo, con fondi propri, uno studio di fattibilità per lo sviluppo di una configurazione «roll on/roil off» da imbarcare su velivolo C27J di un complesso sistema di comando, controllo e comunicazione.
  Nella fase di valutazione delle suddette opzioni, svolgerà evidentemente un ruolo utile e prezioso il Centro sperimentale volo dell'Aeronautica, in ragione delle professionalità e competenze messe a disposizione nel processo di test e valutazione e che, alla conclusione della fase di sperimentazione, consentirà di poter finalizzare il requisito operativo, comparare i due prodotti e valutare l'eventuale prosieguo del programma.
  Le valutazioni delle capacità dell'assetto saranno condotte a livello nazionale in contesti addestrativi il più vicino possibile a quelli reali.
  Si rassicurano, pertanto, gli onorevoli interroganti, evidenziando che solo al termine della fase di studio e progettazione si valuterà, ai sensi di quanto previsto dalle norme del codice dell'ordinamento militare che disciplinano la materia, la possibilità di inoltrare il progetto e il relativo decreto di approvazione alle Camere, ai fini del parere delle competenti Commissioni parlamentari.