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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 23 luglio 2014
277.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

7-00375 Lenzi: Iniziative volte a fronteggiare la peste suina africana e la malattia vescicolare suina.

PROPOSTA DI NUOVO TESTO DELLA RISOLUZIONE

  La XII Commissione (Affari sociali),
   premesso che:
    gli allevamenti di suini italiani sono attualmente colpiti da due emergenze sanitarie, la peste suina africana e la malattia vescicolare suina, che provocano danno a tutto il settore suinicolo e di trasformazione e ne limitano le esportazioni e la commercializzazione dei prodotti;
    la malattia vescicolare suina (MVS) ha colpito negli anni scorsi gli allevamenti della nostra nazione. Il Ministero della salute ha emanato le ordinanze ministeriali 12 aprile 2008 su «Identificazione dei suini e allevamenti di suini» e «Misure sanitarie di eradicazione della malattia vescicolare del suino e di sorveglianza della peste suina classica» che riprendono il documento SANCO/10543/2007 rev.1 che modifica la decisione 2005/782/CE e modificato ancora in data 4 marzo 2008 con documento SANCO/10543/2007 rev.2 e la decisione 2007/782/CE;
    l'accreditamento aziendale e regionale di indennità da malattia vescicolare suina consente la possibilità di movimentazione degli animali e delle carni, ma attualmente in Italia non si ha l'accreditamento di tutte le regioni per l'indennità da MVS. Infatti ad oggi le regioni Campania e Calabria presentano ancora dei focolai;
    questa presenza di MVS impedisce la commercializzazione di carne suina e sottoprodotti di carne suina verso alcuni Paesi esteri procurando grave danno alle nostre aziende suinicole e alle aziende agroalimentari di trasformazione;
    riconoscendo l'autonomia regionale di intervento anche su questo piano di eradicazione della MVS, la mancata risoluzione dell'infezione causa un danno anche agli altri allevamenti nazionali;
    come previsto nella ordinanza ministeriale 12 aprile 2008, interventi di abbattimento dei capi infetti e precise e severe norme di biosicurezza consentono l'eradicazione del virus infettivo e dei capi infetti. Inoltre la corretta identificazione dei capi suini e la loro movimentazione elimina la possibile diffusione del contagio;
    per quanto attiene alla malattia vescicolare (MVS) la Direzione generale della sanità animale e del farmaco veterinario del Ministero della salute-Unità di crisi nazionale audita dalla Commissione il 9 luglio 2014 ha attestato un netto miglioramento della situazione epidemiologica soprattutto in Campania dove l'ultimo focolaio risale al 2012;
    la peste suina africana (PSA) è una malattia altamente contagiosa dei suini domestici e selvatici, non trasmissibile all'uomo, causata da un virus a DNA, genere Asfavirus, appartenente alla famiglia degli Asfaviridae. In Italia è attualmente presente solo in Sardegna ben dal 1978;
    la presenza del virus della PSA in Europa costituisce un freno al consolidamento di flussi commerciali europei di esportazione di carne suina e trasformati Pag. 168verso Paesi come Giappone, Brasile e India, pertanto l'eradicazione della PSA diventa una priorità. In questi ultimi mesi sono stati segnalati casi di focolai di PSA anche nell'est Europa (Lituania e Polonia) con il timore della diffusione della malattia e la riduzione delle esportazioni internazionali verso Paesi indenni dalla malattia;
    il decreto legislativo n. 54 del 20 febbraio 2004 recepisce le misure comunitarie per la lotta contro la PSA e il Centro di referenza nazionale per le pesti suine ha elaborato il «Piano di Emergenza per la Peste Suina Classica e la Peste Suina Africana»;
    la presenza di allevamenti di piccole dimensioni e familiari, accompagnata dalla presenza di cinghiali selvatici, ha reso difficile l'eradicazione della malattia in Sardegna,
    al fine di approfondire la conoscenza delle tematiche oggetto della presente risoluzione, ha svolto audizioni informali dei rappresentanti dei sindacati dei veterinari, dell'Ordine dei veterinari delle province della Sardegna, del Centro di referenza nazionale per lo studio delle malattie da pesti suine presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche, dei rappresentanti dell'unità di crisi nazionale e regionale della Sardegna, nonché del delegato del direttore generale della sanità animale del Ministero della salute e di rappresentanti delle regioni Campania e Sardegna;
    per quanto attiene in particolare alla peste suina africana, nel corso delle suddette audizioni ha inoltre appreso che:
    come evidenziato nella relazione del dirigente del Ministero della salute, risulta «una brusca involuzione della situazione epidemiologica» che ha visto 91 focolai nel 2012, 177 nel 2013 e già 64 nel 2014». Ciononostante già da tempo, a fronte di tale situazione, la Commissione europea è intervenuta con la propria decisione di esecuzione 2011/852/UE definendo tutta l'isola come territorio «ad alto rischio», precludendo gli scambi commerciali e imponendo più volte l'adozione di un piano di eradicazione che, evidentemente, non ha dato i risultati attesi;
    criticità gravi sono emerse nel corso dell'ispezione effettuata dal Ministero della salute congiuntamente ai NAS e di quella effettuata dagli ispettori della Commissione europea nel marzo 2013. Tali criticità in sintesi riguardano:
     la mancata applicazione del decreto legislativo n. 200 del 2010 sulla registrazione delle aziende suine che comporta il tatuaggio sull'auricolare dell'animale del codice aziendale, l'implementazione della banca dati nazionale, il controllo delle movimentazioni;
     la carente vigilanza sugli agriturismi, aziende di ristorazione e strutture di mercato del suino sardo;
     il mancato coordinamento con il Corpo forestale e gli Enti parco;
     l'insufficiente attività di controllo in porti e aeroporti;
     l'inefficace azione di contrasto dell'allevamento brado;
     la mancata regolazione delle macellazioni ad uso familiare;
     la disapplicazione delle misure di bio sicurezza minime;
    largamente condivisa è risultata l'opinione che, alla radice delle difficoltà riscontrate, vi sia il peculiare sistema tradizionale sardo di allevamento dei suini, la promiscuità nei pascoli bradi tra suini e cinghiali, la permanenza di allevamenti illegali;
    in conseguenza di ciò il Commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori Tonio Borg, nel ribadire la richiesta di una gestione centralizzata delle attività di eradicazione, ha evidenziato il rischio che la malattia si diffonda al di fuori dell'isola e possa arrecare così gravissimi danni alla suinicultura europea. Il commissario ha quindi minacciato misure drastiche con ricadute nei confronti di tutto il territorio nazionale;Pag. 169
    alcuni degli auditi hanno segnalato episodi di minacce e attentati all'incolumità personale;
    ricordato che la Commissione Europea ha stanziato per i piani di eradicazione 850.000 euro per il 2012 e 1.400.000 per il 2013;
    osservato che se la PSA non è contagiosa per l'uomo così non è per altre malattie, quali ad esempio la trichinosi, che in un contesto quale quello delineato (pascolo brado e mancanza di controllo) possono facilmente diffondersi con gravi rischi per la salute dell'uomo;
    appreso che il nuovo Governo della regione Sardegna, appena insediato, ha approvato con deliberazione n. 25/18 del 2.7.2014 2/6 la redazione e l'attuazione di un Piano d'azione straordinario per il contrasto e l'eradicazione della PSA in Sardegna, nonché l'istituzione di un Comitato ristretto d'indirizzo per l'eradicazione della PSA in Sardegna, coordinato dal Presidente della Regione o da un suo delegato e al quale partecipano l'Assessore dell'Igiene Sanità e dell'Assistenza Sociale, l'Assessore dell'Agricoltura e Riforma Agro – Pastorale e l'Assessore della Difesa dell'Ambiente, con il compito di indirizzare, verificare e monitorare l'attuazione del Piano d'azione straordinario per l'eradicazione della PSA e l'istituzione di una Unità di Missione per l'eradicazione della PSA in Sardegna;
    condiviso il convincimento che il problema dell'eradicazione della peste suina africana in Sardegna presenta aspetti sanitari, culturali, economici, ambientali, sociali e di ordine pubblico e che, di conseguenza, è necessario, per ottenere risultati efficaci, coinvolgere più competenze e a livello nazionale più ministeri,

impegna il Governo:

   1) per quanto attiene alla peste suina:
    a) a conferire unicamente al Presidente della Regione Sardegna o suo delegato il potere di emettere ordinanza di abbattimento dei capi suini infetti da PSA e allevati allo stato brado;
    b) a impedire gli usi civici di territorio per il pascolo brado da parte di aziende zootecniche anche di piccole dimensioni che non siano regolarmente registrate e i relativi capi iscritti all'anagrafe aziendale e in Banca Dati Nazionale;
    c) a sostenere la regione Sardegna nel piano di eradicazione anche attraverso la convocazione da parte dei prefetti in accordo con il presidente della regione dei comitati per l'ordine pubblico onde garantire il coinvolgimento e il coordinamento delle forze dell'ordine e in particolare Corpo forestale, Nas e Noe e dei sindaci delle zone coinvolte;
    d) a verificare che l'azione congiunta e collaborativa tra tutti i soggetti pubblici assicuri inoltre la vigilanza su ristoranti, trattorie, negozi alimentari agriturismi ed altre entità ricettive dove va garantita la somministrazione di alimenti di provenienza suina lecita, certificata e sicura;
    e) a sostenere la adozioni di azioni premiali, ove non si configurino come aiuti di stato non autorizzati, per allevamenti in regola e di un marchio di garanzia per chi vende prodotti certificati;
    f) a coinvolgere i veterinari aziendali liberi professionisti che operano negli allevamenti di suini, sia di grande che piccola dimensione, per affrontare i punti critici e giungere alla risoluzione dell'infezione in Sardegna;
    g) ad attuare negli allevamenti di suini della Sardegna tutte le misure di biosicurezza essenziali ad evitare il contagio come l'applicazione di una quarantena degli animali, l'uso di calzari e indumenti monouso negli allevamenti, la costruzione di doppi recinti negli allevamenti per evitare contagio con cinghiali allo stato selvatico, il divieto di usare scarti e avanzi alimentari nell'alimentazione dei suini;Pag. 170
    h) ad assumere iniziative attraverso il coinvolgimento delle autorità preposte ai controlli ambientali e sui rifiuti per una gestione corretta dei rifiuti di alimenti sul territorio al fine di impedire potenziali contagi, in particolare nei confronti dei cinghiali;
    i) a verificare il regolare smaltimento delle carcasse e dei residui di origine animale suina attraverso l'incenerimento all'interno del territorio regionale;
    l) a rafforzare i controlli su porti e aeroporti;
    m) a monitorare trimestralmente l'attuazione del piano di eradicazione e darne semestralmente informazione a codesta Commissione;
   2) per quanto attiene alla malattia vescicolare suina:
    a) a verificare la piena attuazione delle ordinanze ministeriali 12 aprile 2008 «Misure sanitarie di eradicazione della malattia vescicolare del suino e di sorveglianza della peste suina classica» nelle regioni che hanno ancora focolai aperti di Malattia vescicolare suina;
    b) ad attuare un controllo sierologico e clinico per la MVS sui suini di importazione, in particolare per prevenire l'immissione di animali con forme sub-cliniche difficilmente identificabili;
    c) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per verificare la corretta applicazione del decreto legislativo n. 200 del 26 ottobre 2010 «Attuazione della Direttiva 2008/71/CE relativa all'identificazione e registrazione dei suini» nelle regioni senza accreditamento per la malattia vescicolare suina; a disporre per quanto di competenza interventi immediati per l'identificazione delle aziende infette per MVS, con l'abbattimento dei capi infetti nonché a disporre tutte le norme di biosicurezza previste dall'allegato II e X dell'ordinanza ministeriale 12 aprile 2008.
Lenzi, Cova, Luciano Agostini, Amato, Paola Bragantini, Carnevali, Carra, Casati, D'Incecco, Fossati, Grassi, Miotto, Oliverio, Scuvera, Venittelli, Zanin».

Pag. 171

ALLEGATO 2

7-00375 Lenzi: Iniziative volte a fronteggiare la peste suina africana e la malattia vescicolare suina.

NUOVO TESTO DELLA RISOLUZIONE APPROVATO DALLA COMMISSIONE (N. 8-00068)

  La XII Commissione (Affari sociali),
   premesso che:
    gli allevamenti di suini italiani sono attualmente colpiti da due emergenze sanitarie, la peste suina africana e la malattia vescicolare suina, che provocano danno a tutto il settore suinicolo e di trasformazione e ne limitano le esportazioni e la commercializzazione dei prodotti;
    la malattia vescicolare suina (MVS) ha colpito negli anni scorsi gli allevamenti della nostra nazione. Il Ministero della salute ha emanato le ordinanze ministeriali 12 aprile 2008 su «Identificazione dei suini e allevamenti di suini» e «Misure sanitarie di eradicazione della malattia vescicolare del suino e di sorveglianza della peste suina classica» che riprendono il documento SANCO/10543/2007 rev.1 che modifica la decisione 2005/782/CE e modificato ancora in data 4 marzo 2008 con documento SANCO/10543/2007 rev.2 e la decisione 2007/782/CE;
    l'accreditamento aziendale e regionale di indennità da malattia vescicolare suina consente la possibilità di movimentazione degli animali e delle carni, ma attualmente in Italia non si ha l'accreditamento di tutte le regioni per l'indennità da MVS. Infatti ad oggi le regioni Campania e Calabria presentano ancora dei focolai;
    questa presenza di MVS impedisce la commercializzazione di carne suina e sottoprodotti di carne suina verso alcuni Paesi esteri procurando grave danno alle nostre aziende suinicole e alle aziende agroalimentari di trasformazione;
    riconoscendo l'autonomia regionale di intervento anche su questo piano di eradicazione della MVS, la mancata risoluzione dell'infezione causa un danno anche agli altri allevamenti nazionali;
    come previsto nella ordinanza ministeriale 12 aprile 2008, interventi di abbattimento dei capi infetti e precise e severe norme di biosicurezza consentono l'eradicazione del virus infettivo e dei capi infetti. Inoltre la corretta identificazione dei capi suini e la loro movimentazione elimina la possibile diffusione del contagio;
    per quanto attiene alla malattia vescicolare (MVS) la Direzione generale della sanità animale e del farmaco veterinario del Ministero della salute-Unità di crisi nazionale audita dalla Commissione il 9 luglio 2014 ha attestato un netto miglioramento della situazione epidemiologica soprattutto in Campania dove l'ultimo focolaio risale al 2012;
    la peste suina africana (PSA) è una malattia altamente contagiosa dei suini domestici e selvatici, non trasmissibile all'uomo, causata da un virus a DNA, genere Asfavirus, appartenente alla famiglia degli Asfaviridae. In Italia è attualmente presente solo in Sardegna ben dal 1978;
    la presenza del virus della PSA in Europa costituisce un freno al consolidamento di flussi commerciali europei di Pag. 172esportazione di carne suina e trasformati verso Paesi come Giappone, Brasile e India, pertanto l'eradicazione della PSA diventa una priorità. In questi ultimi mesi sono stati segnalati casi di focolai di PSA anche nell'est Europa (Lituania e Polonia) con il timore della diffusione della malattia e la riduzione delle esportazioni internazionali verso Paesi indenni dalla malattia;
    il decreto legislativo n. 54 del 20 febbraio 2004 recepisce le misure comunitarie per la lotta contro la PSA e il Centro di referenza nazionale per le pesti suine ha elaborato il «Piano di Emergenza per la Peste Suina Classica e la Peste Suina Africana»;
    la presenza di allevamenti di piccole dimensioni e familiari, accompagnata dalla presenza di cinghiali selvatici, ha reso difficile l'eradicazione della malattia in Sardegna,
    al fine di approfondire la conoscenza delle tematiche oggetto della presente risoluzione, ha svolto audizioni informali dei rappresentanti dei sindacati dei veterinari, dell'Ordine dei veterinari delle province della Sardegna, del Centro di referenza nazionale per lo studio delle malattie da pesti suine presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche, dei rappresentanti dell'unità di crisi nazionale e regionale della Sardegna, nonché del delegato del direttore generale della sanità animale del Ministero della salute e di rappresentanti delle regioni Campania e Sardegna;
    per quanto attiene in particolare alla peste suina africana, nel corso delle suddette audizioni ha inoltre appreso che:
    come evidenziato nella relazione del dirigente del Ministero della salute, risulta «una brusca involuzione della situazione epidemiologica» che ha visto 91 focolai nel 2012, 177 nel 2013 e già 64 nel 2014». Ciononostante già da tempo, a fronte di tale situazione, la Commissione europea è intervenuta con la propria decisione di esecuzione 2011/852/UE definendo tutta l'isola come territorio «ad alto rischio», precludendo gli scambi commerciali e imponendo più volte l'adozione di un piano di eradicazione che, evidentemente, non ha dato i risultati attesi;
    criticità gravi sono emerse nel corso dell'ispezione effettuata dal Ministero della salute congiuntamente ai NAS e di quella effettuata dagli ispettori della Commissione europea nel marzo 2013. Tali criticità in sintesi riguardano:
     la mancata applicazione del decreto legislativo n. 200 del 2010 sulla registrazione delle aziende suine che comporta il tatuaggio sull'auricolare dell'animale del codice aziendale, l'implementazione della banca dati nazionale, il controllo delle movimentazioni;
     la carente vigilanza sugli agriturismi, aziende di ristorazione e strutture di mercato del suino sardo;
     il mancato coordinamento con il Corpo forestale e gli Enti parco;
     l'insufficiente attività di controllo in porti e aeroporti;
     l'inefficace azione di contrasto dell'allevamento brado;
     la mancata regolazione delle macellazioni ad uso familiare;
     la disapplicazione delle misure di bio sicurezza minime;
    largamente condivisa è risultata l'opinione che, alla radice delle difficoltà riscontrate, vi sia il peculiare sistema tradizionale sardo di allevamento dei suini, la promiscuità nei pascoli bradi tra suini e cinghiali, la permanenza di allevamenti illegali;
    in conseguenza di ciò il Commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori Tonio Borg, nel ribadire la richiesta di una gestione centralizzata delle attività di eradicazione, ha evidenziato il rischio che la malattia si diffonda al di fuori dell'isola e possa arrecare così gravissimi danni alla suinicultura europea. Il commissario ha quindi minacciato misure drastiche con ricadute nei confronti di tutto il territorio nazionale;Pag. 173
    alcuni degli auditi hanno segnalato episodi di minacce e attentati all'incolumità personale;
    ricordato che la Commissione Europea ha stanziato per i piani di eradicazione 850.000 euro per il 2012 e 1.400.000 per il 2013;
    osservato che se la PSA non è contagiosa per l'uomo così non è per altre malattie, quali ad esempio la trichinosi, che in un contesto quale quello delineato (pascolo brado e mancanza di controllo) possono facilmente diffondersi con gravi rischi per la salute dell'uomo;
    appreso che il nuovo Governo della regione Sardegna, appena insediato, ha approvato con deliberazione n. 25/18 del 2.7.2014 2/6 la redazione e l'attuazione di un Piano d'azione straordinario per il contrasto e l'eradicazione della PSA in Sardegna, nonché l'istituzione di un Comitato ristretto d'indirizzo per l'eradicazione della PSA in Sardegna, coordinato dal Presidente della Regione o da un suo delegato e al quale partecipano l'Assessore dell'Igiene Sanità e dell'Assistenza Sociale, l'Assessore dell'Agricoltura e Riforma Agro – Pastorale e l'Assessore della Difesa dell'Ambiente, con il compito di indirizzare, verificare e monitorare l'attuazione del Piano d'azione straordinario per l'eradicazione della PSA e l'istituzione di una Unità di Missione per l'eradicazione della PSA in Sardegna;
    condiviso il convincimento che il problema dell'eradicazione della peste suina africana in Sardegna presenta aspetti sanitari, culturali, economici, ambientali, sociali e di ordine pubblico e che, di conseguenza, è necessario, per ottenere risultati efficaci, coinvolgere più competenze e a livello nazionale più ministeri,

impegna il Governo:

   1) per quanto attiene alla peste suina:
    a) a conferire unicamente al Presidente della Regione Sardegna o suo delegato il potere di emettere ordinanza di abbattimento dei capi suini infetti da PSA e allevati allo stato brado;
    b) a impedire gli usi civici di territorio per il pascolo brado da parte di aziende zootecniche anche di piccole dimensioni che non siano regolarmente registrate e i relativi capi iscritti all'anagrafe aziendale e in Banca Dati Nazionale;
    c) a sostenere la regione Sardegna nel piano di eradicazione anche attraverso la convocazione da parte dei prefetti in accordo con il presidente della regione dei comitati per l'ordine pubblico onde garantire il coinvolgimento e il coordinamento delle forze dell'ordine e in particolare Corpo forestale, Nas e Noe e dei sindaci delle zone coinvolte;
    d) a verificare che l'azione congiunta e collaborativa tra tutti i soggetti pubblici assicuri inoltre la vigilanza su ristoranti, trattorie, negozi alimentari agriturismi ed altre entità ricettive dove va garantita la somministrazione di alimenti di provenienza suina lecita, certificata e sicura;
    e) a sostenere la adozioni di azioni premiali, ove non si configurino come aiuti di stato non autorizzati, per allevamenti in regola e di un marchio di garanzia per chi vende prodotti certificati;
    f) a coinvolgere i veterinari aziendali liberi professionisti che operano negli allevamenti di suini, sia di grande che piccola dimensione, per affrontare i punti critici e giungere alla risoluzione dell'infezione in Sardegna;
    g) ad attuare negli allevamenti di suini della Sardegna tutte le misure di biosicurezza essenziali ad evitare il contagio come l'applicazione di una quarantena degli animali, l'uso di calzari e indumenti monouso negli allevamenti, la costruzione di doppi recinti negli allevamenti per evitare contagio con cinghiali allo stato selvatico, il divieto di usare scarti e avanzi alimentari nell'alimentazione dei suini;Pag. 174
    h) ad assumere iniziative attraverso il coinvolgimento delle autorità preposte ai controlli ambientali e sui rifiuti per una gestione corretta dei rifiuti di alimenti sul territorio al fine di impedire potenziali contagi, in particolare nei confronti dei cinghiali;
    i) a verificare il regolare smaltimento delle carcasse e dei residui di origine animale suina attraverso l'incenerimento all'interno del territorio regionale;
    l) a rafforzare i controlli su porti e aeroporti, anche favorendo l'istituzione in Sardegna di un punto di ispezione frontaliera;
    m) a monitorare trimestralmente l'attuazione del piano di eradicazione e darne semestralmente informazione a codesta Commissione;
   2) per quanto attiene alla malattia vescicolare suina:
    a) a verificare la piena attuazione delle ordinanze ministeriali 12 aprile 2008 «Misure sanitarie di eradicazione della malattia vescicolare del suino e di sorveglianza della peste suina classica» nelle regioni che hanno ancora focolai aperti di Malattia vescicolare suina;
    b) ad attuare un controllo sierologico e clinico per la MVS sui suini di importazione, in particolare per prevenire l'immissione di animali con forme sub-cliniche difficilmente identificabili;
    c) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per verificare la corretta applicazione del decreto legislativo n. 200 del 26 ottobre 2010 «Attuazione della Direttiva 2008/71/CE relativa all'identificazione e registrazione dei suini» nelle regioni senza accreditamento per la malattia vescicolare suina; a disporre per quanto di competenza interventi immediati per l'identificazione delle aziende infette per MVS, con l'abbattimento dei capi infetti nonché a disporre tutte le norme di biosicurezza previste dall'allegato II e X dell'ordinanza ministeriale 12 aprile 2008.
(8-00068) «Lenzi, Cova, Luciano Agostini, Amato, Paola Bragantini, Carnevali, Carra, Casati, D'Incecco, Fossati, Grassi, Miotto, Oliverio, Scuvera, Venittelli, Zanin, Capelli, Binetti, Sbrollini, Vargiu, Fucci, Monchiero, Rondini».

Pag. 175

ALLEGATO 3

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

SULLA MISSIONE DI STUDIO A CAGLIARI E OLBIA SUL PROGETTO RELATIVO AL COMPLETAMENTO E AL RILANCIO DELL'EX OSPEDALE SAN RAFFAELE DI OLBIA

  Una delegazione della Commissione Affari sociali, da me guidata e composta dai deputati Paola Binetti, Roberto Capelli, Massimo Enrico Baroni, Donata Lenzi, Settimo Nizzi, si è recata in missione di studio a Cagliari e ad Olbia nelle giornate del 3 e 4 luglio scorsi. Erano presenti anche i deputati del territorio Marco Meloni, Siro Marrocu e Manuela Serra a Cagliari e Giovanni Sanna, Giampiero Scanu e Nicola Bianchi ad Olbia.
  La missione, autorizzata dal Presidente della Camera, ha avuto lo scopo di acquisire – attraverso il coinvolgimento sul territorio di tutte le istituzioni a vario titolo interessate – elementi informativi sullo stato di avanzamento del progetto di cui al Protocollo d'intesa sottoscritto il 21 maggio scorso presso la Presidenza del Consiglio tra Governo Italiano, Regione autonoma della Sardegna e Qatar Foundation Endowment, avente ad oggetto il completamento e il rilancio dell'ex ospedale San Raffaele di Olbia, che in base al citato accordo dovrebbe diventare un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico gestito dall'Ospedale Bambin Gesù.
  La delegazione della Commissione ha incontrato il 3 luglio a Cagliari, presso la sede del Consiglio regionale, il Presidente della Regione Sardegna, prof. Francesco Pigliaru, l'assessore all'igiene e sanità e all'assistenza sociale della regione Sardegna, dott. Luigi Arru, il Presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e il presidente della Commissione salute e politiche sociali del Consiglio regionale, Raimondo Perra. La delegazione ha inoltre incontrato il Magnifico Rettore dell'Università di Cagliari, prof. Giovanni Melis.
  Nel corso degli incontri svolti a Cagliari, introdotti dal sottoscritto con l'intento di chiarire le ragioni della missione, connesse appunto all'esigenza di acquisire dagli interlocutori istituzionali locali le rispettive valutazioni sulla straordinarietà dell'evento rappresentato dall'intervento della Presidenza del Consiglio in una materia – quella della programmazione e della organizzazione sanitaria – di competenza regionale, è emersa in generale una posizione largamente favorevole al progetto, in modo bipartisan. L'ampia condivisione è stata motivata dalla considerazione secondo cui tale progetto determinerà nella regione una riorganizzazione del sistema sanitario rispettosa della sanità pubblica regionale, ma integrata da elementi di eccellenza, sia dal punto di vista delle prestazioni sanitarie proprie, sia dal punto di vista della ricerca che si prevede di sviluppare in collaborazione con le Università regionali e con i centri di ricerca regionali già esistenti. Molti dei presenti hanno inoltre sottolineato la strategicità delle ipotesi di collaborazione futura tra regione Sardegna e Qatar Foundation, di cui la Presidenza del Consiglio si fa garante attraverso il proprio deciso patrocinio all'iniziativa.
  In particolare, il Presidente PIGLIARU, ricostruendo storicamente l'evoluzione dell'accordo, ha innanzitutto precisato che l'intervento del Governo non ha inteso avocare parzialmente a sé la programmazione sanitaria di una regione e che quindi questo non sarebbe l'indizio di una sorta Pag. 176di accentramento, nell'ambito delle prospettive di riforma del Titolo V della Costituzione. Ciò premesso, ha chiarito che il Governo è intervenuto su richiesta della regione Sardegna, la quale, nella consapevolezza che l'Italia è tra i Paesi occidentali quello che ha il più basso livello di investimenti esteri a causa dell'incertezza del diritto, della lentezza del sistema giudiziario, ma anche dell'incertezza nella risposta che normalmente viene data a una proposta di investimento, ha deciso di seguire un percorso con il preciso obiettivo di poter garantire ad un investitore estero serio una risposta in tempi rapidi e certi, firmando il protocollo il 16 maggio, cioè solo due settimane dopo la richiesta della Qatar Foundation, che aveva la possibilità di optare tra alternative diverse di investimento in Europa.
  Ha poi chiarito che il protocollo definisce un percorso con vari step e una tempistica piuttosto certa, una road map all'interno della quale di primaria importanza è stata la richiesta avanzata da parte della regione Sardegna al Governo nazionale in merito alla programmazione dei posti letto e all'incremento della spesa ospedaliera, richiesta resasi necessaria in considerazione della tendenza – in tempi di spending review – a ridurre il numero dei posti letto e a ridimensionare le spese delle sanità regionali. Fino al momento della firma dell'accordo il Governo nazionale non ha svolto alcun ruolo né nella definizione dei tempi, né nella definizione dei passaggi, né nella definizione del testo sottoscritto. Il comunicato di Palazzo Chigi del 21 maggio sostanzialmente apprezza la richiesta della regione, riconoscendo il valore nazionale del progetto legato all'importanza dell'investimento estero, e si è impegnato ad offrire il pieno sostegno per favorire l'iniziativa della regione per la realizzarlo in collaborazione con l'Ospedale Bambino Gesù. Il Governo ha cioè assunto un ruolo di accompagnamento ad un investimento di interesse nazionale, che potrebbe replicarsi anche nel caso in cui altre regioni riusciranno ad attivarsi e ad attrarre, attraverso la propria qualità istituzionale, ulteriori investimenti.
  Il Presidente Pigliaru ha poi ribadito che l'obiettivo alla base del progetto è quello di creare una proposta di un ospedale di alta qualità capace di migliorare l'offerta sanitaria regionale, completandola e integrandola, ma anche di parlare e attrarre pazienti dal resto d'Italia, cioè all'esterno del sistema regionale e dal resto dell'Europa. Nell'ambito dei posti letto riservati ai «solventi» è invece facilmente ipotizzabile un polo di attrazione dell'emigrazione sanitaria qatarina.
  Le caratteristiche principali del progetto sono: Integrazione e ricerca. Per integrazione si intende un ospedale che sia complemento e non sostituzione di ciò che esiste nella regione e che si prefigga l'obiettivo di ridurre la migrazione passiva, molto elevata in Sardegna specialmente per quanto attiene alla migrazione pediatrica. Inoltre, il progetto si propone di incrementare la migrazione attiva, che invece è molto scarsa, attraendo pazienti dal resto d'Italia, d'Europa, in particolare con un importante offerta di medicina sportiva.
  Per quanto riguarda la seconda caratteristica fondamentale del progetto, ovvero la ricerca, il Presidente Pigliaru ha sottolineato come si sia voluto disegnare questo ospedale come una grande opportunità per la ricerca sanitaria per vari motivi. Innanzitutto perché si cercherà di ottenere la certificazione e la successiva qualificazione IRCCS e la certificazione della Joint Commission JCI, cardini fondamentali di una proposta di alta qualità scientifica, rivolta anche all'esterno del sistema regionale. La ricerca verrà svolta in sinergia tra i centri di ricerca regionali, l'università, il CRS4, e altri soggetti del sistema regionale della ricerca. Alla ricerca saranno poi destinati parte dei fondi gestiti a tale scopo dalla Qatar Foundation, pari a 6 miliardi di dollari all'anno, avendo la regione Sardegna ottenuto una riserva di almeno 10 milioni di euro l'anno a favore di progetti di ricerca che coinvolgono il nuovo ospedale.
  Da ultimo, il Presidente Pigliaru ha auspicato che il nuovo ospedale possa rappresentare un volano per altri investimenti Pag. 177esteri di qualità, alcuni dei quali immediatamente legati alla Qatar Foundation, azionista importante di due multinazionali ben conosciute nell'ambito anche della ricerca sanitaria, come la Siemens e la General Eletric.
  L’Assessore per l'igiene e sanità e l'assistenza sociale della regione Sardegna, Luigi ARRU, ha definito più nel dettaglio l'offerta ospedaliera degli investitori, che hanno scelto come partner scientifico il Bambin Gesù, chiarendo che sono state identificate le specialità ritenute più utili per la zona della Gallura, ma che avessero comunque anche l'obiettivo di sviluppare un'opportunità scientifica assistenziale e di ricerca che andasse al di là dell'ambito puramente provinciale, estendendosi a tutto il bacino mediterraneo. In quest'ottica, in attesa anche delle dovute deroghe normative e al fine di evitare che l'introduzione del nuovo soggetto ospedaliero potesse determinare una distorsione della rete ospedaliera, la regione Sardegna ha chiesto una fase di avvio che partirà a marzo 2015 e che prevede 178 posti letto di cui 108 per acuti e 70 per post acuti accreditati. A regime in fase di consolidamento dell'offerta ospedaliera, si programma che la struttura disponga di 242 posti letto, di cui 142 per acuti e 100 per post acuti e ulteriori 50 posti letto per «solventi».
  Dopo aver evidenziato, quale aspetto qualificante, il necessario rapporto della Qatar Foundation Endowment con le Università sarde e con i centri di ricerca e sviluppo, CRS4 e CNR, già destinatari di finanziamenti stranieri legati ad alcune peculiarità, tra cui merita menzione il NHI che ha finanziato l'Ogliastra, area della Sardegna caratterizzata dalla presenza di una quarta fascia di popolazione ultracentenaria, della quale si stanno studiando la genetica, le abitudini comportamentali, lo stile di vita, l'Assessore Arru ha precisato che la ricerca avrà ad oggetto soprattutto lo studio delle principali malattie presenti in Sardegna, come le malattie autoimmuni, la sclerosi multipla e la sclerosi laterale amiotrofica, nonché il diabete mellito di tipo 1.
  In considerazione di ciò, la regione (RAS) ha chiesto che un fondo di 10 milioni di euro possa essere utilizzato in partnership con le università sarde, per poter realizzare insieme progetti di ricerca di qualità. Per quanto attiene all'assistenza, tra le principali offerte della nuova struttura è stata identificata l'area della pediatria e della chirurgia pediatrica, coerente con l'esperienza del soggetto tecnico partner del progetto (Ospedale Bambino Gesù) e con gli stessi dati regionali sulla mobilità passiva specifica. Inoltre, per quanto riguarda la chirurgia si è tentato di privilegiare quelle specialità storicamente carenti nella Gallura e negli altri territori della Sardegna, quali l'oculistica, l'ortopedia, l'urologia e la chirurgia oncologica associata alla terapia intensiva, sia generale che terapia intensiva chirurgica e il day-surgery.
  Un importante ruolo avrà anche l'attività ortopedica rivolta soprattutto alla medicina dello sport, alla riabilitazione e all'assistenza, la medicina internistica, con un'area cardiologica e una neurologica. Per quanto riguarda la Neurologia, è stata richiesta in via sperimentale da parte della Qatar Foundation e Bambin Gesù un'area chirurgica avanzata, con cardiochirurgia, neurochirurgia e chirurgia vascolare. È prevista inoltre una parte importante di recupero funzionale di neuro riabilitazione.
  La regione auspica fortemente modelli gestionali innovativi per questo ospedale, che possano integrarsi con la realtà della restante offerta sanitaria presente in Sardegna, prefigurando nuove modalità di integrazione pubblico-privato mirate ad offrire una migliore assistenza e continuità al cittadino, con un sensibile sviluppo della ICT, Information Communication Technology, ovvero la telemedicina.
  In conclusione, l'Assessore ha fornito dati sul volume massimo di risorse che la Sardegna può destinare alla medicina privata, pari a circa 90/100 milioni di euro – volume che risulta il più basso in tutto il territorio nazionale. Per questi motivi, la regione ha chiesto una deroga al tetto del budget finanziario destinato all'assistenza Pag. 178privata accreditata che consenta di prevedere per la nuova struttura un tetto di spesa annua che si attesterebbe, a regime, sui 56 milioni di euro, da rimborsare in base a DRG debitamente fatturati e strettamente controllati dall'Assessorato regionale. Il dato è stato ribadito anche dal Presidente Pigliaru, il quale, oltre ad evidenziare come possa essere parzialmente compensato dalla riduzione della migrazione passiva e da altri fattori, ha anche segnalato che la stima del costo industriale dell'ospedale, fatta dalla Qatar Foundation, è di 70 milioni di euro/anno. Il delta tra costo di produzione e contributo massimo del sistema regionale è pertanto di circa 15 milioni e verrà coperto essenzialmente con i solventi.
  È quindi intervenuto il Presidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Raimondo PERRA, che in aggiunta a quanto espresso dal presidente Pigliaru e dall'assessore Arru, si è limitato sostanzialmente ad illustrare i lavori della Commissione in merito alla questione in oggetto, lavori che si sono conclusi in solo sette ore contrariamente alle previsioni iniziali, con una rapidità che denota una ampia assunzione di responsabilità da parte di tutti i componenti della Commissione, sia di maggioranza che di opposizione. La decisione di dare il via libera al progetto è stata assunta con grande lealtà e serietà, sia nella consapevolezza dell'importanza per la regione dell'impegno finanziario della Qatar Foundation Endowment anche per il futuro, sia in considerazione dell'impegno del Governo, in particolare del Ministro della salute, a derogare alla normativa vigente sul numero dei posti letto e sui tetti di spesa stabiliti per la Sardegna, consentendo così alle istituzioni regionali di poter assicurare che le altre strutture pubbliche e private non subiscano ripercussioni.
  Successivamente, hanno preso la parola i componenti la delegazione parlamentare per rivolgere interrogativi e per svolgere considerazioni sulla questione in oggetto.
  Personalmente, considerato che il Governo ha preso l'impegno a fare modifiche legislative alla legge n. 135 del 2012, ho chiesto se la mancata approvazione di tali modifiche in tempi brevi possa rischiare di mettere in discussione l'intero protocollo di intesa raggiunto con la fondazione del Qatar.
  La seconda domanda ha riguardato i costi dell'operazione, stimati intorno al miliardo di euro. Poiché «a spanne,» l'acquisto, il completamento e la dotazione tecnologica dell'ospedale dovrebbe costare tra 150 e i 200 milioni di euro, ho chiesto chiarimenti su come l'investitore pensi di recuperare gli altri 800 milioni di euro, auspicando che non si tratti dei 70 milioni di euro di costo di gestione per dieci anni che il Qatar recupererebbe attraverso l'accreditamento con la Regione Sardegna e la solvenza. Ho inoltre domandato se vi siano altre prospettive di partnership strategiche che riguardano settori di economia dematerializzata, che renderebbero ancora più strategica la valenza dell'investimento e quindi ancora più giustificato l'intervento da parte del Governo.
  La deputata BINETTI si è soffermata prevalentemente sul progetto scientifico e disegno strategico ipotizzato e sulle discipline specialistiche mediche e chirurgiche presenti in tale disegno. Scorrendo la lista delle specialità rispetto al numero dei posti letto, ha evidenziato una netta sproporzione, non potendo raggiungere tutte le specialità un elevato livello di eccellenza: andranno pertanto effettuate delle scelte.
  In merito alla selezione del personale sanitario, l'onorevole Binetti ha fatto presente che un elevato livello di specialità di eccellenza richiede attenti e importanti meccanismi di selezione, mentre in riferimento ai modelli organizzativi, ha osservato che l'aver puntato solo su modelli «di tipo tecnologico», non può però far dimenticare che la vera forza innovativa è l'assetto assistenziale attento ai profili umani, correttamente orientati a far funzionare bene un ospedale.
  Infine, dal punto di vista dei progetti di ricerca, ha ritenuto che la sinergia con il Bambin Gesù sia una garanzia altamente qualificante, osservando in proposito che se si sta immaginando di richiamare nella regione i molti ricercatori brillanti che Pag. 179operano fuori del territorio regionale o nazionale, è opportuno pensarci tempestivamente.
  Nel suo intervento, il deputato CAPELLI ha sottolineato l'importanza del monitoraggio che l'amministrazione pubblica regionale dovrà svolgere fin dalla fase iniziale, possibilmente a cadenza massima semestrale, anche per valutare le scelte di indirizzo effettuate dalla struttura ospedaliera a gestione privata. Ha ritenuto necessaria altresì – in considerazione delle tante aspettative che si stanno creando intorno al progetto – un'analisi sulle professionalità che verranno chiamate ad operare ma anche sulla struttura che, dal punto di vista alberghiero, dovrà comunque essere di buon livello. Ha quindi espresso perplessità sui numeri relativi ai tetti di spesa, ai valori della produzione, non essendo ancora noto il piano industriale presentato dagli investitori. Al riguardo ha osservato che l'investimento della Qatar Foundation appare sostanzialmente in pareggio per quanto riguarda la struttura del cosiddetto San Raffaele di Olbia, mentre per i costi di produzione ha evidenziato che le valutazioni giornalistiche non corrispondono ai valori normali e fisiologici della gestione di una struttura sanitaria. Apprezzando quindi il modello e i tempi seguiti per l'approvazione del progetto, ha sottolineato che tale modello sarebbe da replicare anche con gli investitori nazionali (non solo con quelli stranieri), e magari anche per gli investitori locali che meriterebbero almeno pari dignità ed attenzione. Il deputato Capelli ha poi chiesto chiarimenti sugli impegni assunti dal Governo a presentare una proposta di modifica alla normativa vigente, nel caso specifico al DL 95/2012, convertito dalla legge n. 135 del 2012, sui posti letto sia sul tetto di spesa, non essendo ancora note né presentate al Parlamento proposte in tale direzione. Il Parlamento pertanto avrà il compito di valutare la proposta normativa di modifica, eventualmente sollecitandone la presentazione alle Camere, essendo questo un tassello fondamentale ancora mancante. Infine, certo che si tratti di un investimento per la sanità sarda, ha auspicato che con pari impegno sia garantita, migliorata e sostenuta la sanità pubblica della regione. Ha da ultimo chiesto come mai i rappresentanti della Qatar Foundation abbiano scelto la Sardegna, posto che purtroppo di ospedali pronti e non utilizzati in Italia ce ne sono diversi e facilmente recuperabili.
  È quindi intervenuto il deputato BARONI, il quale, dopo aver condiviso le perplessità espresse dal collega Capelli, ha illustrato una interrogazione presentata dal suo gruppo alla Camera e rivolta alla Presidenza del Consiglio per chiedere tra l'altro quali procedure siano state seguite per derogare al taglio dei posti letto nel territorio dell'isola e se si sia tenuto conto della sovrapposizione delle specialità con altri ospedali sardi, che altrimenti sarebbero costretti alla chiusura come per esempio lo storico ospedale Microcitemico di Cagliari, ma anche se il Governo intenda assumere per quanto di competenza iniziative a tutela dei livelli occupazionali in ambito sanitario, anche facendo sì che l'eventuale attivazione di queste strutture si traduca in opportunità occupazionali, in primo luogo per il personale sanitario della Sardegna. Ha infine evidenziato il rischio che questo ambizioso progetto possa non essere coerente con l'attuale tendenza della sanità italiana ad andare verso un futuro legato alla discontinuità rispetto a politiche ospedalocentriche, puntando invece alla valorizzazione della gestione ambulatoriale e territoriale.
  La deputata LENZI, dopo aver premesso che la nascita di un nuovo buon ospedale può convivere con l'esigenza di un potenziamento della medicina nel territorio e delle case della salute purché la nuova struttura venga inserita adeguatamente nella realtà sanitaria della regione, ha innanzitutto chiesto un chiarimento su come sia nata l'idea di costruire il nuovo ospedale San Raffaele. Nonostante la vivacità del conflitto tra il livello nazionale e il livello regionale, ha fatto presente che in questo caso sembra essersi raggiunto un buon equilibrio tra l'intervento nazionale e la programmazione regionale. Condividendo inoltre quanto sostenuto dai deputati Pag. 180Binetti e Baroni a proposito dell'auspicio che questo progetto possa rappresentare una opportunità di impiego di personale sanitario sardo e garantire l'assorbimento di una certa quota di lavoratori della regione, ha richiamato l'attenzione sulla necessità che il tema dell'occupazione vada tenuto ben presente nell'andamento delle trattative e dell'attuazione operativa del progetto.
  Il deputato NIZZI ha quindi espresso grande apprezzamento per il fatto che finalmente in Sardegna si sia riusciti ad andare incontro alle richieste della popolazione e di questo ringrazia il presidente Pigliaru, l'assessore regionale, il Presidente del Consiglio e il Presidente della Commissione, che hanno lavorato per giungere in tempi brevi all'approvazione unanime della delibera. Il miliardo e duecento milioni in dieci anni di investimenti del privato rappresentano a suo giudizio risorse davvero necessarie in questo momento di grande crisi economica. Per quanto riguarda il tema della ricerca scientifica, il rapporto con il comitato tecnico scientifico del Bambin Gesù non va messo in discussione. Inoltre, poiché l'ospedale e il servizio è totalmente a carico della Qatar Foundation, sottolinea come tale opportunità di confronto rappresenti un'occasione storica non solo per la Gallura ma per la Sardegna tutta. Ricorda, infine, di aver personalmente collaborato con il San Raffaele negli studi epidemiologici effettuati per sapere quali fossero le necessità del territorio e per questo le specialità selezionate soddisfano pienamente le esigenze della popolazione.
  Alle considerazioni avanzate dalla delegazione parlamentare ha replicato il Presidente della Regione Sardegna, prof. PIGLIARU, evidenziando innanzitutto il lavoro comune condotto da maggioranza e opposizione, che viene considerato un importante risultato politico. In secondo luogo, sulla richiesta di dati finanziari, ha precisato che la Qatar Foundation ha sottoscritto un impegno di circa 1 miliardo di euro in dieci anni, suddiviso tra costi fissi e costi operativi. I primi si attestano sui 163 milioni di euro, destinati a crescere perché l'immobile non è stato ancora acquisito, mentre i costi variabili o operativi sono costi sull'impegno finanziario sottoscritto in un documento di pre-intesa pari a 70 milioni l'anno, di cui 10 milioni di euro all'anno riservati ai progetti di ricerca. Quindi nella stima dei costi pari a un miliardo, figurano anche i costi operativi per dieci anni. Quanto ai ricavi derivanti dalla produzione dei servizi – stimati in 55 milioni di euro – essi vanno considerati come ricavi attesi massimi. Da questi numeri emerge, ad avviso del Presidente Pigliaru, un rischio di impresa su 10 anni pari ad almeno 150 milioni di euro per i costi operativi, più naturalmente i circa 170 milioni di euro di costi fissi.
  Alla domanda sulle conseguenze di una mancata approvazione di una modifica normativa in deroga alla legislazione vigente in materia di posti letto e tetto di spesa, il Presidente Pigliaru ha evidenziato che non dovrebbe sussistere alcun problema considerato il preciso impegno assunto in tal senso dal Ministro della salute e dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il quale avrebbe fatto riferimento ad un provvedimento d'urgenza in materia di infrastrutture, in preparazione per il mese di luglio.
  Sulla questione di eventuali altri investimenti immateriali, il presidente Pigliaru si è dichiarato certo che altre aziende presenti in Sardegna, come per esempio Amazon o altre multinazionali, potrebbero essere interessate ad un percorso di questo tipo. Poiché si sta sperimentando un nuovo metodo, qualunque imprenditore serio, da qualunque paese provenga, sarà il benvenuto.
  Sulla questione della esigenza prospettata da più parti di mantenere comunque alto il livello della sanità pubblica, il Presidente ha ricordato la firma dell'Accordo di programma quadro (APQ) sanità, che prevede 300 milioni di euro per la sanità pubblica, e ha altresì preannunciato la presentazione da parte dell'assessore di una proposta sulla rete ospedaliera basata su ospedali di eccellenza. Ciò a dimostrazione della indiscussa complementarietà Pag. 181del nuovo ospedale rispetto alla sanità pubblica della regione, che semmai è a rischio per il deficit in continua crescita.
  In relazione all'impatto sull'occupazione in Sardegna di questo ospedale, il Presidente ha assicurato che a livello di negoziato con la Qatar Foundation, la stessa ha manifestato l'intenzione di lavorare in quella direzione. Da parte della regione si farà ricorso ad una politica simile a «Garanzia giovani», non solo orientando la formazione professionale principalmente nei livelli meno qualificati ma anche attraverso forme di tipo «Master and back», finalizzate a creare i percorsi per far tornare in Sardegna i migliori giovani che hanno fatto esperienze di lavoro all'estero di altissimo livello.
  Ha quindi replicato brevemente l'Assessore Luigi ARRU, chiarendo le ragioni alla base delle scelte operate riguardo alle aree specialistiche individuate dal progetto. In particolare, ha tenuto a precisare che l'elenco riguarda i settori in cui le eccellenze sarde già stanno effettuando attività di ricerca, come nel caso dell'invecchiamento della popolazione o delle malattie pediatriche, della talassemia e delle altre malattie genetiche, su cui è stato particolarmente attivo l'ospedale Microcitemico, da valorizzare per la storia prestigiosa che ha avuto negli anni e che non dovrà subire ripercussioni negative per l'ingresso di questa nuova realtà ospedaliera.
  Gli appuntamenti fissati per la giornata di venerdì si sono conclusi con l'incontro della delegazione parlamentare con due rappresentanti dell’Università degli studi di Cagliari, il Magnifico Rettore, il professor MELIS, e il Prorettore, il professor Uccheddu, ai quali è stato chiesto non solo di effettuare una valutazione sulla straordinarietà del progetto in particolare per quanto concerne gli sviluppi sul settore della ricerca, rappresentato in Sardegna dalle due Università di Cagliari e di Sassari, ma anche di informare la delegazione medesima sulle relazioni intrattenute con il Governo regionale nella conduzione delle trattative e sulle aspettative dell'investimento in oggetto.
  Il Rettore dell'Università di Cagliari, prof. MELIS, ha innanzitutto espresso l'apprezzamento dell'Ateneo per tale intervento straordinario, di natura privata ma con sostegno pubblico, che propone di fornire servizi sanitari di eccellenza, e soprattutto per il fatto che sul progetto di ricerca l'Ateneo sia stato chiamato a collaborare, con un suo rappresentante nel comitato scientifico, al fine di individuare i settori di ricerca finalizzati.
  Più nello specifico, sulla questione sanitaria, l'Ateneo, pur apprezzando l'immediatezza della risposta data dall'amministrazione regionale – cosa non usuale per la Sardegna –, ha sottolineato che, come amministrazione universitaria, avrebbe gradito che lo stesse velocità e attenzione fossero state rivolte alle aziende ospedaliere universitarie sia di Cagliari che di Sassari, prive dal 2007 dell'atto aziendale, ad oggi non ancora approvato dalla Giunta regionale. Tale assenza crea grandi difficoltà, soprattutto a Cagliari, nella realizzazione del processo di riorganizzazione complessiva del sistema sanitario universitario, finanziato tra l'altro con 40 milioni di euro di fondi FAS-CIPE, con il quale si intende riconvertire le cliniche del centro storico e di spostarle tutte nel nuovo ospedale nella cittadella universitaria, che diventerebbe un ospedale universitario completo. Purtroppo questo processo va molto a rilento e lo stesso progetto edilizio rimarrà fermo fino a che la Regione non decide sull'atto aziendale.
  Il Rettore, in rappresentanza di una università che non ha difficoltà a competere con i centri d'eccellenza, essendo l'unica struttura pubblica in Italia che finanzia pressoché interamente la ricerca e la didattica, ha quindi espresso l'auspicio di poter usufruire di opportunità pari a quelle offerte alla nuova struttura, ovvero di poter contare su un finanziamento basato sui DRG, che tenga però in considerazione la specificità delle contemporanee incombenze di istituto relative alla didattica, alla ricerca e alla formazione.
  Infine, il Magnifico Rettore, dopo aver evidenziato che il tasso dei laureati in Sardegna è molto basso e che la capacità Pag. 182di assorbirli nel mondo del lavoro è ancora più bassa tanto che la Sardegna non riesce neanche a collocare gli studenti più meritevoli costretti a migrare all'estero, ha auspicato che questo intervento consenta di accogliere tanti giovani bravi soprattutto nell'area della biomedicina.
  Sono quindi intervenuti, ponendo diversi interrogativi, i deputati Paola BINETTI, che ha centrato il suo intervento sulla necessità che il progetto, grazie al ruolo di interlocutore delle università, debba puntare molto sui diversi profili professionali che escono dalla facoltà di medicina, dai ruoli apicali ai giovani medici, ai giovani specializzandi, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, e Roberto CAPELLI, il quale ha chiesto se ci siano state interlocuzioni tra i rappresentanti delle università sarde e la Qatar Foundation, atteso che una parte della delibera riguarda l'attivazione di accordi di collaborazione con le università sarde e con i centri di ricerca del sistema regionale, anche per sapere se vi sia stato, anche solo a livello informale, un rapporto diretto con le università medesime o anche un loro coinvolgimento da parte della Regione nella valutazione del protocollo d'intesa e degli atti che hanno poi costituito parte fondante per la delibera.
  Anche la senatrice Manuela SERRA ha domandato, analogamente a molti cittadini della sua regione, come mai questo investimento non sia stato fatto a favore di quelle strutture che già svolgono attività di ricerca ad alto livello in Sardegna, come il Microcitemico o l'ospedale oncologico o le aziende delle Università di Sassari e Cagliari, che attendono dal 2007 la definizione dell'atto aziendale.
  Infine, ho personalmente chiesto ai rappresentanti dell'Università di Cagliari chiarimenti sul fatto che la questione sia stata rappresentata – anche grazie al coinvolgimento diretto del presidente Renzi – come opportunità straordinaria di cambiamento della cultura sanitaria, ma anche come una sfida sulla ICT, una sfida sulla ricerca e sull'innovazione, una competizione culturale con una valenza che deve andare per forza al di là dei 290 posti letto a regime nell'ospedale. Sul tema della ricerca, ho fatto presente che la ricerca sulle malattie degenerative, la genetica applicata alla medicina predittiva e all'invecchiamento della popolazione, gli studi sul diabete, non può certo essere isolata dal contesto del mondo scientifico e della ricerca sarda, perché tale separazione contrasterebbe con la straordinarietà dell'azione messa in campo dalla Presidenza del Consiglio. Pertanto, ho domandato al Rettore quali siano le aspettative dell'Ateneo in termini di rapporti con l'ex San Raffaele e con la Giunta regionale, affinché il Parlamento sia messo nelle condizioni di assumere iniziative che aiutino questo progetto a rappresentare una vera spinta per tutta la comunità sarda, con in testa il mondo dell'Università di Cagliari e di Sassari.
  Il Magnifico Rettore dell'Università di Cagliari, prof. MELIS, ha innanzitutto precisato che il quadro conoscitivo di questa operazione è limitato a quanto scritto nella delibera della Giunta regionale. Al di là di ciò, rispondendo all'onorevole Capelli, ha evidenziato che l'Ateneo di Cagliari è stato coinvolto quando gli è stata chiesta la disponibilità a partecipare, con la nomina di un docente, alla commissione scientifica che doveva individuare la prima programmazione dei settori di ricerca, richiesta che è stata molto apprezzata.
  Tuttavia, l'Ateneo non ha ritenuto tale richiesta un fatto straordinario, anche perché l'Università, dotata di un proprio centro di ricerca, entra sovente in grossi progetti internazionali di ricerca, mentre quello che può essere considerato straordinario è il fatto che un grosso gruppo faccia un investimento di tali dimensioni nel territorio sardo, dove non è facile trovare aziende disponibili ad investire se non con logiche palesemente speculative. A prescindere da questo, c’è comunque un ritorno di tipo scientifico, innovativo, culturale, di tipo anche assistenziale, servizi migliori e così via. Inoltre, l'impulso alla concorrenzialità nel settore della sanità e dell'innovazione è sicuramente positivo. Precisa quindi che l'Ateneo non ha avuto nessuno scambio col Qatar né col Bambin Pag. 183Gesù. Alla domanda della senatrice Serra sulle ragioni per cui il Qatar abbia scelto proprio la Sardegna, il Prof. Melis ha osservato che a suo avviso è questo un modo per accreditarsi nel territorio, per fare un investimento a minor rischio di altri, proprio per la presenza dell'intervento pubblico, ma soprattutto un progetto che prelude ad interventi più generali da effettuare in Sardegna.
  Per quanto riguarda i quesiti sulla ricerca scientifica, ha osservato che l'Ateneo opera già in sinergia con altre realtà sarde come il Microcitemico e pertanto su determinate malattie non si potrà prescindere dalle Università di Cagliari e di Sassari. Peraltro, ove si riuscisse a fare dell'ospedale di Olbia un IRCCS, sul piano della formazione specialistica l'Università di Cagliari è pronta a fornire la sua collaborazione.
  Sulle mie considerazioni relative alla straordinarietà dell'intervento, ha rilevato come sarebbe tanto più straordinario, in termini negativi, il fatto che la Regione e le Università sarde non volessero contribuire al successo dell'iniziativa. Ciò non significa che non sia necessario conoscere il piano industriale e vigilare bene sull'andamento dell'intervento, augurandosi, infine, che l'Amministrazione regionale svolga un efficace ruolo di coordinamento, anche al fine di consentire alle Università sarde di collaborare alla realizzazione del progetto.
  Gli incontri sono terminati con una mia breve considerazione conclusiva, relativa al quadro rassicurante emerso dal dibattito che ha fugato le preoccupazioni avanzate da qualche parte, anche considerato che la Giunta regionale appare orientata a usare metodi simili anche per altre attività di impresa e a creare tutte le sinergie indispensabili tra i nuovi investitori e chi, come le due Università, ha in Sardegna responsabilità non transitorie, né passeggere.
  La delegazione, nella giornata successiva di venerdì 4 luglio, si è recata ad Olbia, dove in primo luogo ha visitato il cantiere della struttura dell'ex Ospedale San Raffaele, accompagnati da un membro del collegio dei liquidatori giudiziali della Fondazione Centro san Raffaele del Monte Tabor, il quale nel mostrare alla delegazione la parte della struttura quasi completata ha illustrato il ruolo del collegio dei liquidatori nella vicenda in oggetto e lo stato delle trattative, non ancora concluse, con la Qatar Foundation Endowment.
  Successivamente, la delegazione si è recata presso la Sala Convegni del Museo Archeologico di Olbia dove ha incontrato il Dottor Lucio Rispo, investment project manager, responsabile per l'Italia della Qatar Foundation Endowment e i responsabili del progetto per l'Ospedale Bambin Gesù, dott.ssa Maria Osti, dott. Alessandro Salvatore Cristaldi e dott. Fabrizio Mastrilli.
  Il dottor Rispo ha illustrato alla delegazione le funzioni e le attività svolte in generale dalla Qatar Foundation Endowment (una organizzazione privata non-profit che opera in diverse aree di core mission, ovvero l'istruzione, la ricerca scientifica, la salute, l'energia, l'ambiente e le telecomunicazioni), i rapporti di collaborazione che intrattiene con le maggiori Università americane. Si è quindi soffermato più in particolare sul progetto relativo all'acquisizione e al rilancio dell'Ospedale San Raffaele di Olbia e sulle ragioni della scelta di consulenza strategica del Bambin Gesù, che rappresenta una eccellenza in Europa, quale partner scientifico del progetto, nonché su come si è sviluppato a partire dal 2012 il rapporto con il Governo italiano, rappresentato allora dal sottosegretario agli Affari esteri, on. Mario Giro, che ha seguito il progetto fin dall'inizio.
  Dopo l'intervento del dottor Lucio Rispo, i tre responsabili del progetto per l'Ospedale Bambin Gesù, dott.ssa Maria Osti, dott. Alessandro Salvatore Cristaldi e dott. Fabrizio Mastrilli, hanno fornito elementi di dettaglio sul ruolo svolto dal Bambin Gesù sino ad oggi e sulle prospettive di futura partnership scientifica.
  Infine, la delegazione ha avuto uno scambio di idee con il Sindaco di Olbia, dott. Gianni Giovannelli, con i sindaci Pag. 184presidenti dei comitati di distretto della Asl di Olbia, Romeo Frediani e Antonio Satta, con il direttore generale ASL di Olbia, dott. Giovanni Antonio Fadda, e con il Rettore dell'Università di Sassari prof. Attilio Mastino, accompagnato da rappresentanti del mondo scientifico e della ricerca dell'Università di Sassari, che hanno fornito ciascuno per quanto di competenza elementi conoscitivi utili alla delegazione parlamentare.
  In conclusione, possiamo affermare che la missione della XII Commissione ha permesso di accertare che il Governo ha trattato questo investimento in modo straordinario, prendendo addirittura l'impegno di modificare la normativa vigente in materia di posti letto e di tetti di spesa sanitaria pur di renderlo possibile. La delegazione ha dunque compreso che la straordinarietà dell'investimento non risiede tanto nell'entità dell'investimento medesimo, quanto nella sfida culturale del cambiamento dello sviluppo economico della regione Sardegna e, in prospettiva, nella capacità di attrarre nuovi investimenti e di creare nuove opportunità in molteplici filiere dell'economia regionale.