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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 25 marzo 2015
412.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Modifiche dello statuto della Rai.

PARERE ESPRESSO DALLA COMMISSIONE

  La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,
   premesso che:
    l'articolo 5 del decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 3 aprile 1947, n. 428, stabilisce che le variazioni dello statuto sociale della Rai devono essere approvate dal Ministero dello sviluppo economico, sentito il parere della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi;
    in data 19 febbraio 2015 l'assemblea straordinaria di Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A. ha modificato il titolo VII e il quinto comma dell'articolo 31 dello statuto sociale della Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A.;
    il Ministro dello sviluppo economico ha trasmesso alla Presidente della Camera la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale, recante approvazione di modifiche al titolo VII e al quinto comma dell'articolo 31 dello statuto della Rai-Radiotelevisione italiana S.p.A. (Atto del Governo 151);
    la Presidente della Camera, d'intesa con il Presidente del Senato, ha assegnato il suddetto schema di regolamento ministeriale, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento della Camera, alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, perché esprima il prescritto parere;
    nel titolo VII è stato inserito un nuovo articolo 30 (con conseguente rinumerazione degli articoli successivi), con il quale è stata disciplinata la figura del dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari;
    l'istituzione di questa figura dirigenziale è stata prevista per le società quotate dall'articolo 154-bis del decreto legislativo n. 58 del 1998, al fine di rafforzare il sistema dei controlli sull'informativa economico-finanziaria;
    l'introduzione della figura del dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari nello statuto sociale della Rai, che in base alla citata normativa non vi era tenuta, è stata indicata al consiglio di amministrazione dell'azienda dal Ministero dell'economia e delle finanze, detentore della maggioranza delle azioni della Rai;
    con una modifica di mero coordinamento, al comma 5 dell'articolo 31 è stato sostituito il riferimento contenuto all'articolo 30 con quello all'articolo 31 ivi citato, al fine di tenere conto dell'inserimento del nuovo articolo 30,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

Pag. 141

ALLEGATO 2

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (dal n. 1 al n. 100)

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   l'articolo 3, comma 44, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) prevede che: «Nessun atto comportante spesa (...) può ricevere attuazione, se non sia stato preventivamente noto, con l'indicazione nominativa dei destinatari e dell'ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione o del soggetto interessato, nonché comunicato al Governo e al Parlamento». Sulla base di tali disposizioni e della circolare DPCM 16/03/2007 l'Azienda del Servizio pubblico radiotelevisivo ha creato un portale ad hoc (www.contrattidiconsulenza.RAI.it) predisposto per conoscere i nomi e gli importi percepiti dai consulenti, ma il sito non è mai stato reso operativo come dimostra la scritta oggi, dopo cinque anni e mezzo, «lavori in corso»;
   la legge 18 giugno 2009 n. 69 recante «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione e la competitività nonché in materia di processo civile», impone, all'articolo 21, comma 1, che tutte le pubbliche amministrazioni debbano rendere note, attraverso i propri siti internet, alcune informazioni relative ai dirigenti (curriculum vitae, retribuzione, recapiti istituzionali) e i tassi di assenza e di presenza del personale, aggregati per ciascun ufficio dirigenziale, ai fini di garantire la trasparenza dell'ente;
   successivamente, il decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, è intervenuto sul medesimo tema confermando la linea della massima trasparenza all'interno delle amministrazioni pubbliche; l'articolo 15 del citato decreto legislativo prevede infatti che le pubbliche amministrazioni pubblichino e aggiornino le informazioni relative ai titolari di incarichi amministrativi di vertice e di incarichi dirigenziali, a qualsiasi titolo conferiti, nonché di collaborazione o consulenza (gli estremi dell'atto di conferimento dell'incarico; il curriculum vitae; i dati relativi allo svolgimento di incarichi o la titolarità di cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dalla pubblica amministrazione o lo svolgimento di attività professionali; i compensi, comunque denominati, relativi al rapporto di lavoro, di consulenza o di collaborazione, con specifica evidenza delle eventuali componenti variabili o legate alla valutazione del risultato);
   il 9 giugno 2010 la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha approvato all'unanimità un emendamento del Gruppo PDL (prima firma del Capogruppo in Commissione, Sen. Butti) al contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai Radiotelevisione italiana S.p.a. per il triennio 2010-2012, per chiedere l'applicazione della norma sulla trasparenza a tutti i programmi del servizio pubblico;
   sulla base della citata proposta emendativa, il contratto di servizio della Rai, approvato in data 6 aprile 2011, all'articolo 27, comma 7, stabilisce che: «la Rai pubblica sul proprio sito web gli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e collaboratori nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo, eventualmente con un rinvio allo stesso sito web nei titoli di coda, e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico. La fattibilità e Pag. 142le modalità di applicazione delle disposizioni previste dal comma precedente saranno stabilite nell'ambito della Commissione paritetica di cui all'articolo 29 entro 90 giorni dall'entrata in vigore del presente contratto»;
   nella proposta della Commissione di vigilanza, la pubblicazione sul sito web della Rai avrebbe dovuto riguardare gli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e dai collaboratori, mentre nei titoli di coda dei programmi si sarebbero dovuti indicare i compensi dei conduttori, degli ospiti, degli opinionisti, nonché i costi di produzione di format definiti di servizio pubblico;
   il Garante per la protezione dei dati, in un parere del 4 agosto 2010 reso proprio sulla divulgazione dei dati relativi ai compensi erogati da Rai, ha rammentato che «la normativa di protezione dei dati personali non può ritenersi ostativa alla pubblicazione, da parte di Rai, dei compensi erogati, sempre che risultino osservati i principi stabiliti dall'articolo 11 del Codice e purché venga osservata la specifica modalità di divulgazione attraverso il sito web»;
   sullo stesso tema si è pronunciata per competenza anche l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nella segnalazione AS719 del 7 luglio 2010, sottolineando le «implicazioni di carattere concorrenziale», ma tuttavia riconoscendo l'esigenza di accountability del servizio pubblico radiotelevisivo;
   l'interrogante ha già provveduto a presentare un atto di sindacato ispettivo sul medesimo tema presso la Commissione di Vigilanza nello scorso novembre, a cui non è stata data una risposta soddisfacente, in quanto la Commissione paritetica non ha ancora definito formalmente una propria posizione;
   tra l'altro nelle considerazioni della Commissione paritetica allegate alla risposta si citano le ordinanze n. 28329 e 28330 del 22.12.2011 delle Sezioni unite della Cassazione, che avrebbero confermato che Rai «non è in alcun modo annoverabile tra le pubbliche amministrazioni indicate nell'articolo 1 comma 2» del D.lgs. 30/3/2001 n. 165 e resta assoggetta, da una parte alla disciplina della società per azioni di diritto comune anche per quanto riguarda l'organizzazione e l'amministrazione (governance e rapporto di lavoro) e, dall'altra, alla disciplina pubblicistica per i soli specifici aspetti legati alla presenza di un interesse pubblico (evidenza pubblica, giurisdizione e controllo della Corte dei Conti); in realtà le ordinanze si riferivano ad una questione relativa all'applicazione della riserva della giurisdizione del Giudice amministrativo in materia di procedure concorsuali per l'assunzione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni;
   il 26 settembre 2012 durante un'audizione in Commissione di Vigilanza il Direttore generale Gubitosi ha affermato che la pubblicazione dei compensi darebbe indicazioni vantaggiose ai competitors penalizzando la Rai;
   le considerazioni della Commissione paritetica e le affermazioni del D.G. Gubitosi non tengono conto del fatto che la Rai è una società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia, finanziata dai cittadini attraverso il canone;
   la pubblicazione dei compensi è un atto dovuto ai contribuenti e servirebbe a fare maggiore chiarezza a fronte delle indiscrezioni che appaiono frequentemente sulla stampa e sul web svelando i cachet percepiti dalle star televisive;
   il miglioramento della qualità di un servizio pubblico pagato dai cittadini attraverso il canone passa necessariamente attraverso la responsabilizzazione dei gestori del medesimo servizio; e garantire trasparenza è un aspetto fondamentale per responsabilizzare a pieno i vertici Rai;
   la pubblicazione dei dati dovuta all'esigenza di accountability del Servizio pubblico radiotelevisivo integra dunque a pieno una finalità di rilevante interesse pubblico nel pieno rispetto della disciplina Pag. 143in materia di protezione dei dati personali; l'interesse pubblico in questo caso è da considerarsi prevalente rispetto ad interessi di tipo aziendale e alle eventuali implicazioni di carattere concorrenziale;
   quali siano le intenzioni dei vertici Rai in relazione alle questioni esposte in premessa e se non ritengano opportuno intervenire immediatamente per affermare i principi di trasparenza e della tracciabilità dei costi dando attuazione alle misure previste dal contratto di servizio, che uniformano la Rai alle altre amministrazioni pubbliche. (1/85)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione in oggetto, anche ad integrazione di quanto già comunicato a dicembre 2012, si precisa quanto segue.
  L'articolo 27, comma 7, del Contratto di servizio 2010-2012 prevede che: «La Rai pubblica sul proprio sito
web gli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e collaboratori (...)».
  Lo stesso articolo 27, al successivo comma 8, stabilisce che: «La fattibilità e le modalità di applicazione delle disposizioni previste dal comma precedente saranno stabilite nell'ambito della Commissione paritetica di cui all'articolo 29 (...).»
  Il rinvio alla Commissione paritetica (composta da 8 rappresentanti, di cui 4 designati dal Ministero dello Sviluppo Economico e 4 dalla Rai) trova la propria ratio in considerazione del fatto che, ai sensi dell'articolo 29, la Commissione ha «l'obiettivo di definire – in coerenza con l'evoluzione dello scenario di riferimento – le più efficaci modalità operative di applicazione e di sviluppo delle attività e degli obblighi previsti nel Contratto». La stessa Commissione, ancora, ha il compito di «definire gli opportuni interventi volti a superare le difficoltà di applicazione e di interpretazione eventualmente emergenti».
  Nel quadro sopra descritto la componente Rai della Commissione, in conformità alla normativa vigente ed ai pareri acquisiti, ha portato all'attenzione della stessa alcuni elementi di valutazione formulando – nel contempo – una possibile proposta operativa che prevedrebbe «la pubblicazione sul sito istituzionale della società di dati relativi a dipendenti e collaboratori, con modalità idonee a tutelare i dati personali degli interessati, ovvero secondo valori aggregati».
  La Commissione, anche alla luce degli avvicendamenti intervenuti in ambito ministeriale, non ha ancora provveduto a definire una propria posizione relativamente alle «modalità di applicazione delle disposizioni previste dal comma 7».

   MIGLIORE. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il Corriere della Sera del 5 maggio 2013 ha riportato la notizia che la Rai ha assunto un nuovo direttore delle Relazioni istituzionali e internazionali e ha stipulato un contratto di consulenza di tre anni con il precedente direttore. Si è venuto a conoscenza che di recente sono stati assunti per chiamata diretta anche tre nuovi dirigenti presso la Direzione Affari legali e societari il cui organico non era sicuramente sottodimensionato avvalendosi peraltro la Rai prevalentemente di professionisti esterni;
   le assunzioni sarebbero state decise dalla Direzione generale bypassando e non informando il Consiglio di Amministrazione della società;
   la Rai è una società per azioni di proprietà pubblica finanziata da un canone pagato dai cittadini. La gestione deve rispettare pertanto rigorosi criteri di trasparenza e di economicità;
   quanti dirigenti sono stati assunti dal nuovo vertice Rai insediatosi nel luglio dello scorso anno;
   quante di queste assunzioni siano state decise dal Direttore generale e quante sono state, invece, sottoposte al voto del Consiglio d'Amministrazione come è previsto dal Testo Unico della Radiotelevisione pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 7 settembre 2005;Pag. 144
   quali criteri sono stati seguiti per la scelta dei dirigenti assunti o se sono state fatte selezioni;
   se, in relazione ai profili professionali richiesti e alle posizioni da ricoprire, non sarebbe stato più opportune avvalersi di dirigenti interni molto spesso sottoutilizzati e demansionati come risulta dai numerosi contenziosi giuslavoristi in atto.
(2/87)

  RISPOSTA. –- Il quadro normativo di riferimento per la nomina dei dirigenti, può essere schematizzato come segue:
  il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (D.Lgs. 31-7-2005 n. 177), articolo 49, comma 12, lett. d) ed c) ed anche il coordinato Statuto sociale della Rai, stabiliscono che Il Consiglio di Amministrazione della società «su proposta del Direttore Generale.........nomina i vice direttori generali e i dirigenti di primo e di secondo livello e ne delibera la collocazione aziendale», mentre il Direttore Generale «assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione degli altri dirigenti, nonché, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico, degli altri giornalisti e ne informa puntualmente il Consiglio di Amministrazione».
  Sull'impianto normativo sopra sintetizzato si innesta la delibera del C.d.A. del 19 luglio 2012 recante «Deleghe al Presidente
ex articolo 26 dello Statuto sociale» che ha previsto l'attribuzione al Presidente della «nomina, su proposta del Direttore Generale, e la determinazione della relativa collocazione aziendale, dei dirigenti di primo e di secondo livello delle direzioni non editoriali, intendendosi per editoriali le Direzioni di Canale, Genere e Testata, sia radiofoniche che televisive, nonché le relative Direzioni di supporto (Palinsesto TV, Marketing, Teche e Radio) e la Direzione Nuovi Media, la nomina dei cui dirigenti di primo e secondo livello e la relativa collocazione restano pertanto di competenza del Consiglio di Amministrazione».
  Tutto ciò premesso, le nomine cui si fa riferimento nell'interrogazione in oggetto sono state effettuate in linea e nel rispetto delle regole sopra richiamate.
  Sotto il profilo qualitativo, è stato perseguito l'obiettivo di ricercare la migliore e più efficiente organizzazione aziendale, perseguendo innanzitutto la competenza e la professionalità dei singoli candidati. In tale quadro, solo dopo un attento esame di tali elementi a partire dai curricula delle risorse aziendali e nella ipotesi in cui non siano individuate all'interno le professionalità di cui l'Azienda ha bisogno, la ricerca si è rivolta all'esterno; questa è stata la linea di condotta sin qui seguita.
  Sotto il profilo qualitativo sono state effettuate 53 nomine di dirigenti apicali (direttori e vicedirettori) di cui 46 hanno interessato personale interno e 7 personale esterno alla Rai (Cariola, Esclapon, Orfeo, Pellegrino, Picardi, Piscopo e Rossotto). Inoltre, nei consigli di amministrazione delle società consociate i consiglieri esterni sono stati tutti sostituiti con personale interno, non solo ai fini del risparmio economico ma anche per garantire una maggiore integrazione ed efficienza operativa.

   MIGLIORE, PILOZZI, CERVELLINI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   da giugno scorso la testata giornalistica regionale della Rai Lazio risulta sprovvista di un corrispondente dalla Provincia di Viterbo;
   che, da allora, nel Tg del Lazio, mentre viene fornita una adeguata copertura informativa da Roma e dalle altre province, la Tuscia risulta letteralmente priva di copertura giornalistica;
   per ampie fasce sociali e anagrafiche della popolazione la televisione rimane la principale se non unica fonte di informazione, elemento che concorre a definire una moderna democrazia;
   il silenzio del più importante e diffuso organo di informazione regionale su un pezzo di territorio, appare come vera e propria carenza del servizio pubblico di cui la Rai è concessionaria;Pag. 145
   se il Presidente è a conoscenza della situazione sopra descritta;
   se il Presidente non intenda necessario approfondire le cause della vicenda descritta e porre in essere iniziative per richiamare la Rai ad un corretto esercizio della funzione di servizio pubblico di cui è concessionaria, favorendo da subito una costante attenzione informativa verso il territorio della Tuscia e, in prospettiva, favorendo la presenza stabile di un corrispondente della Testata Giornalistica Regionale sul territorio della provincia di Viterbo. (3/88)

   RISPOSTA. – La Rai con i notiziari a cura della TGR (Buongiorno Regione, TG, GR) a diffusione regionale è quotidianamente impegnata nell'obiettivo di assicurare – in coerenza con la propria mission di servizio pubblico – un'adeguata informazione territoriale attraverso una comunicazione capillare e di prossimità. Peraltro in parallelo con altre istituzioni dello Stato la Rai sta riorganizzando la propria presenza a livello provinciale, con l'obiettivo di ricercare una maggiore economicità ed efficienza complessiva attraverso la progressiva concentrazione delle risorse a livello regionale.
  La Rai è impegnata a far sì che le sedi regionali possano continuare a svolgere nel modo più efficiente possibile il proprio ruolo fondamentale di presenza sul territorio; a tal fine è stato avviato – e sarà completato nel prossimo triennio – un rilevante processo di digitalizzazione degli apparati tecnico-produttivi.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   indipendenza, obiettività e completezza sono principi fondamentali ai quali deve ispirarsi l'informazione, in particolare quella diffusa attraverso i canali del servizio pubblico radiotelevisivo;
   essi sono richiamati in ogni legge che si è incaricata di disciplinare in maniera organica la materia. La normativa vigente di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il testo unico della radiotelevisione – il quale ha raccolto le previgenti disposizioni contenute nella legge 14 aprile 1975 n. 103 nella legge 6 agosto 1990 n. 223 («Legge Mammì») e nella legge 3 maggio 2004 n. 112 («Legge Gasparri») – sulla base dei citati principi individua il servizio pubblico radiotelevisivo quale «servizio di preminente interesse generale...in quanto volto ad ampliare la partecipazione dei cittadini e a concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese»;
   
in questo contesto normativo si inserisce il concetto di par condicio, il quale ai sensi della legge 22 febbraio 2000, n. 28, e successive modificazioni, come è noto, riguarda l'accesso di tutti i soggetti politici al mezzo radiotelevisivo in condizioni di parità, in modo da garantire a ciascuna forza rappresentata in Parlamento la medesima possibilità di comunicare con il pubblico;
   tecnicamente, il concetto di par condicio è nato in osservanza del pluralismo, per garantire a tutte le forze politiche eguali possibilità di comunicare con gli elettori: ne consegue l'utilità e l'opportunità della par condicio nella comunicazione politica;
   con l'informazione, che è generata dal giornalista, si porta a conoscenza della collettività un fatto. Con la comunicazione politica, che è generata dal soggetto politico, si cerca di convincere l'elettore della bontà del proprio modo di governare il paese, comunicandogli una valutazione, di parte, che come tale divergerà da quella del politico appartenente a diversa area. Ciò in quanto lo scopo della comunicazione politica non è di informare il telespettatore, ma di orientare la scelta dell'elettore;
   la richiamata differenza tra informazione e comunicazione politica si scorge anche in vari passaggi della citata legge n. 28 del 2000, che impone la par condicio nei programmi di comunicazione politica, a prescindere dal periodo in cui vengono trasmessi, e detta regole per l'informazione Pag. 146nel periodo elettorale. L'articolo 2, comma 3 della legge n. 28, prevede – infatti – : «parità di condizioni nell'esposizione di opinioni e posizioni politiche, nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nella presentazione in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politiche»;
   sebbene per i programmi di informazione l'articolo 5, della citata legge n. 28 del 2000, detta regole solo per il periodo di campagna elettorale, va rilevato, tuttavia, che nella pratica normativa si è imposta una evoluzione del concetto di informazione, che ha portato ad una sua assimilazione alla comunicazione politica, con la conseguenza di estendere all'informazione le regole della par condicio addirittura per il periodo non elettorale;
   i principali artefici di ciò sono – a giudizio dell'interrogante – proprio i due Organi incaricati di vigilare sulla correttezza dell'informazione e sul rispetto della par condicio, ovvero la Commissione Parlamentare per l'Indirizzo Generale e la Vigilanza dei Servizi Radiotelevisivi, con riguardo al servizio pubblico radiotelevisivo, affidato alla Rai, e l'Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni, con riferimento all'attività delle televisioni e delle radio private;
   con Delibera del 18 dicembre 2002, la Commissione di Vigilanza, oltre a dettare specifiche regole per la comunicazione politica, ha stabilito all'articolo 11 che «ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo». Il senso è chiaro. Il conduttore di un programma di approfondimento giornalistico è sostanzialmente costretto, qualora vengano trattati fatti politicamente rilevanti, ad invitare politici di ogni schieramento, delegando così il compito di informare la collettività sulla gestione della cosa pubblica a persone tutt'altro che imparziali;
   sul tema del pluralismo nell'informazione e sulle garanzie da approntare per la sua tutela nell'ambito del servizio pubblico radiotelevisivo, la Commissione di Vigilanza con Atto di indirizzo approvato nella seduta dell'11 marzo 2003, premettendo che: « il pluralismo [...] deve essere rispettato dalla azienda concessionaria nel suo insieme e in ogni suo atto, nonché dalle sue articolazioni interne (divisioni, reti e testate), e deve avere evidente riscontro nei singoli programmi», ha formulato alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, la seguente raccomandazione al punto 1: «Tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio»;
   la vigente normativa in materia di servizi di media audiovisivi e di radiofonia, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il testo unico della radiotelevisione, ha ribadito l'importanza del pluralismo nell'informazione e all'articolo 7, comma 2, lettera c), dispone – come già l'articolo 6, comma 1, lettera c), della legge 3 maggio 2004, n. 112 (cosiddetto«legge Gasparri»): «La disciplina dell'informazione radiotelevisiva, comunque, garantisce [...] l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità»;
   mentre la citata legge n. 28 del 2000 pone sì vincoli ai programmi di informazione, ma soltanto in campagna elettorale e comunque mai consistenti in una applicazione della par condicio, in vigenza di tale legge la Commissione di Vigilanza e l'Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni, operando un evidente ampliamento del testo normativo, hanno esteso le regole della par condicio all'informazione al periodo non elettorale. Obiettività, completezza, Pag. 147imparzialità non bastano più nei programmi di informazione. Occorre sempre per dirla con la Commissione di Vigilanza il «rigoroso rispetto» della «pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio» persino nei telegiornali, nonostante l'articolo 2, comma 2, della legge citata legge n. 28 vieti espressamente l'applicazione delle disposizioni sui programmi di comunicazione politica «alla diffusione di notizie nei programmi di informazione»;
   si rileva, altresì, che l'applicazione del par condicio è diventata una regola che ha finito per sovrascriversi letteralmente anche alle norme più elementari che dovrebbero essere l'anima stessa della professione giornalistica. Ovvero, lì dove il giornalista necessita di uno strumento «tecnico» perché il suo lavoro possa risultare «equilibrato» al di là di ogni ragionevole dubbio, trova nell'applicazione dei principi della par condicio il modo più semplice per evitare incidenti;
   nel contesto normativo delineato risulta ancora più evidente quanto oggettivamente fotografato dai dati relativi alla presenza dei soggetti politici nella trasmissione televisiva «In mezz'ora», condotta dalla giornalista Lucia Annunziata su Rai 3;
   nel periodo compreso tra il 7 ottobre 2012 e il 9 giugno 2013, infatti su ventinove puntate trasmesse, ben quattordici hanno ospitato interlocutori appartenenti al Partito democratico o comunque riconducibili all'area del centrosinistra (Rosy Bindi, il 7 ottobre 2012, Pierluigi Bersani, il 14 ottobre 2012, Matteo Renzi, il 21 ottobre 2012 e il 19 maggio 2013, Nichi Vendola, il 18 novembre 2012 e il 14 aprile 2013, Susanna Camusso, il 25 novembre 2012 e il 10 marzo 2013, Laura Puppato, il 24 marzo 2013, Dario Franceschini, 31 marzo 2013, Fabrizio Barca, il 7 aprile 2013, Franco Marini, il 21 aprile 2013, Cecile Kyenge, 5 maggio 2013, Guglielmo Epifani, il 26 maggio 2013), mentre in sole due puntate è stato ospitato il segretario del Pdl Angelino Alfano (11 novembre 2012 e 17 marzo 2013) e nessun altro esponente politico del Popolo della libertà – Berlusconi Presidente né della coalizione di centrodestra;
   nel corso delle altre puntate lo schieramento montiano è stato ospitato in ben tre puntate (l'allora Ministro dell'integrazione e della cooperazione internazionale nel Governo Monti Andrea Riccardi e Gabriele Albertini, candidato alla presidenza della regione Lombardia per Scelta Civica ed attualmente senatore per il medesimo partito, 16 dicembre 2012, l'allora premier Mario Monti, il 23 dicembre 2012, Pier Ferdinando Casini, il 13 gennaio 2013), altrettante hanno visto la presenza di ospiti del Movimento Cinque Stelle di Grillo (Federico Pizzarotti, il 3 marzo 2013, Vito Crimi, il 12 maggio 2013, Roberto Fico, il 2 giugno 2013) una puntata per Emma Bonino, Ministro degli esteri del governo Letta (9 giugno 2013). Nelle restanti date l'Annunziata ha ospitato: il finanziere David Serra (28 ottobre 2012), un focus sulle presidenziali USA, del 6 novembre 2012 (4 novembre 2012), l'imprenditore edile Alfio Marchini, candidato sindaco alle elezioni comunali a Roma e promotore delle liste civiche indipendenti «Alfio Marchini Sindaco» e «Cambiamo per Roma» (2 dicembre 2012), il banchiere Cesare Geronzi (9 dicembre 2012), il giornalista David Rossi (6 gennaio 2013), e Occupy del Partito democratico (28 aprile 2013);
   in questo contesto non solo si può tranquillamente opinare sull'applicazione delle regole minime di equilibrio rispetto alla deontologia professionale, su cui peraltro la stessa Annunziata avrebbe poco da obiettare considerato che la già Presidente Rai non ha mai fatto mistero della propria appartenenza ad uno preciso schieramento politico, ma si deve certamente osservare che la già bistrattata deontologia della professione giornalistica, da parte della Annunziata, si evidenzia e materializza plasticamente proprio quando si va ad applicare concretamente la par condicio;Pag. 148
   la Rai deve sempre garantire il rispetto da parte dei suoi giornalisti delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione dei cittadini, o quantomeno deve pretendere che i propri dipendenti sappiano almeno tener conto del numero di presenze di esponenti e relative formazioni politiche, se non altro per il rispetto che si deve alla pluralità del pubblico televisivo e, nel caso specifico, dei telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone;
   quali iniziative tempestive intendano prendere per garantire il rispetto del pluralismo nell'informazione all'interno dei programmi di approfondimento politico del servizio pubblico radiotelevisivo.
(4/97)

   RISPOSTA. – In linea generale i monitoraggi dell'Osservatorio di Pavia evidenziano il rispetto complessivo del pluralismo informativo da parte della Rai; per il periodo settembre 2012/giugno 2013, infatti, l'Osservatorio esplicita che «nelle trasmissioni di informazione il pluralismo è sostanzialmente rispettato.» Sotto il profilo quantitativo, i dati mettono in evidenza come sul totale delle tre reti generaliste Rai il PD registri il 33 per cento dello spazio in voce totale, il PDL il 27 per cento, Scelta civica il 6 per cento, la Lega nord il 4 per cento, SEL, M5S e Unione di Centro il 3 per cento; alle forze politiche non presenti in Parlamento è stata garantita una presenza in voce con un dato pari al 9 per cento.
    Per quanto concerne più specificamente il programma «In mezz'ora», fermo restando quanto già rappresentato nell'ambito del procedimento pendente presso l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, è anzitutto da evidenziare come i dati dell'Osservatorio di Pavia evidenzino alcune divergenze rispetto a quelli riportati nell'interrogazione: ciò, presumibilmente, è da attribuire al fatto che l'Osservatorio non attribuisce a specifiche parti politiche quei soggetti ospitati in virtù della loro professionalità (in particolare per il programma in questione gli esponenti sindacali).
  In ogni caso la Rai ritiene che il pluralismo costituisca un aspetto fondamentale della propria missione di servizio pubblico; sotto tale profilo l'impegno dell'azienda è quello di garantire un'informazione obiettiva, completa ed imparziale «nel riflettere il dibattito tra i diversi orientamenti politici che si confrontano nel paese» (come previsto dalla Corte Costituzionale). In tale contesto è stato richiesto al Direttore di Rai3 di effettuare una dettagliata relazione sulle motivazioni che hanno caratterizzato le scelte editoriali del programma citato, con l'obiettivo di poter disporre di un quadro di riferimento puntuale e dettagliato e definire – nel caso emergessero situazioni di squilibrio – gli opportuni interventi correttivi.

   BITONCI, ATTAGUILE. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   «Miss Italia» è una manifestazione popolare che per 74 anni ha raccontato la storia del costume del nostro Paese accompagnando la vicenda italiana dagli anni dell'immediato dopoguerra ad oggi; il concorso ha attraversato infatti gran parte del XX secolo, dai primi tempi delle Miss Sorriso al dopoguerra – quando contribuì ad allontanare il pensiero dalle difficoltà quotidiane fino a diventare un fenomeno televisivo ed un evento al passo con internet e i social network;
   la grande popolarità raggiunta negli anni da tale trasmissione ha fatto sì che diventasse uno strumento a supporto di importanti campagne di comunicazione sociale come quella contro l'anoressia, quella a sostegno delle donne invalide del lavoro e quella contro l'abbandono e il randagismo;
   dunque anche per i temi affrontati all'interno della trasmissione, sin dal 1988, si è ritenuto di trasmettere le serate finali in diretta da Rai 1, ovvero sulla maggiore delle reti del servizio pubblico;Pag. 149
   si apprende che quest'anno, per la prima volta, il concorso di «Miss Italia» non è stato inserito nel palinsesto Rai;
   tra i motivi di tale esclusione, come espressi dal direttore Leone in una lettera indirizzata al Presidente del CODACONS vi sarebbero:
    1) eccessivi costi del programma;
    2) sensibile diminuzione di share negli ultimi anni;
    3) mutamento editoriale;
   nei giorni scorsi la Sig.ra Eugenia Patrizia Mirigliani, legale rappresentante della MIREN S.r.l., ha inviato una lettera racc. a/r alla Rai, rappresentando non solo la sua volontà di rinunciare ai compensi della società ma anche quanti e quali sponsor sarebbero stati disposti ad investire centinaia di migliaia di euro per avere degli spazi pubblicitari nel programma «Miss Italia»;
   inoltre, le località ospitanti le finali del concorso hanno sempre contribuito, non solo economicamente tramite la fornitura di ospitalità, sia per le miss, sia per gli addetti ai lavori tutti, che per gli ospiti e conduttori, ma anche con l'acquisto di pacchetti promozionali dell'importo, inizialmente di  euro 300.000,00, fino ad arrivare ad  euro 700.000,00;
   allo stesso modo e per le stesse ragioni di cui sopra è necessario comprendere anche quanti e quali ricavi/guadagni la Rai, attraverso anche la SIPRA S.p.a., ha ottenuto per il tramite del programma «Miss Italia»;
   l'eliminazione di «Miss Italia»dalla Rai produrrà un danno di occupazione nell'indotto enorme. E un danno erariale per la Rai enorme, danno denunciato anche dalla associazione CODACONS e ASS. UTENTI RADIOTELEVISIVI, maggiormente rappresentative degli utenti del servizio pubblico;
   l'edizione 2013 è stata prevista su temi sociali e primo tra tutti quello del terribile fenomeno della violenza delle donne;
   appare abnorme ritenere non coerente con i progetti della rete «Miss Italia» e ammettere coerenti invece con la rete il matrimonio della Marini o i pacchi di affari tuoi;
  si chiede di sapere:
   quali siano le ragioni che hanno spinto la Direzione Generale della Rai ad assumere tale decisione;
   se non ritenta opportuno fornire ogni chiarimento in ordine ai costi e ai guadagni derivati dalle ultime trasmissioni del concorso Miss Italia anche al fine di rendere più trasparente e comprensibile l'intera vicenda ed in particolare quali e quante entrate:
    1) ha avuto la società SIPRA S.p.A. attraverso la conclusione dei contratti con gli sponsor;
    2) la SIPRA S.p.A. ha ottenuto per le telepromozioni andate in onda durante il programma «Miss Italia» negli anni 2010, 2011, 2012;
    3) la SIPRA S.p.A. ha ottenuto per gli inviti all'ascolto, arrivati fino al numero di 5;
    4) la Rai ha ottenuto con il «televoto» negli anni 2010, 2011 e 2012;
    5) la Rai ha ottenuto dai Comuni che hanno ospitato le selezioni le finali del Concorso «Miss Italia»;
   quale quantificazione è stata fatta del mancato introito che la cancellazione della manifestazione determinerà nelle casse dell'azienda sul fronte della pubblicità, delle sponsorizzazioni e del televoto;
   se, nell'assumere tale decisione, la Rai ha tenuto conto anche delle significative ricadute in termini economici che tale manifestazione assicura da anni ai territori ospitanti e delle diverse opportunità di lavoro che tale manifestazione ha garantito alle tante e qualificate figure tecniche necessarie per la sua realizzazione;
   quali iniziative intenda assumere per assicurare che una trasmissione molto popolare Pag. 150continui ad essere accessibile alle famiglie italiane e, soprattutto, quali iniziative atte ad assicurare al servizio pubblico i diritti di trasmissione, evitando che questa scelta comporti un vantaggio e un guadagno per la concorrenza. (5/98)

  RISPOSTA. – In riferimento all'interrogazione parlamentare in oggetto, per la parte di competenza, si precisa quanto segue.
  L'articolo 2 del Contratto di Servizio vigente prevede alcuni importanti riferimenti in relazione alla rappresentazione della figura femminile in televisione. Tra questi «La concessionaria è tenuta a realizzare un'offerta complessiva di qualità, rispettosa dell'identità nazionale e dei valori e degli ideali diffusi nel Paese e nell'Unione Europea, che non siano in alcun modo contrari ai principi costituzionali, della sensibilità dei telespettatori e della tutela dei minori, rispettosa della figura femminile e della dignità umana, culturale e professionale della donna»; inoltre Rai deve «valorizzare la rappresentazione reale e non stereotipata della molteplicità di ruoli del mondo femminile, anche nelle fasce di maggior ascolto, promuovendo – tra l'altro – seminari interni al fine di evitare una distorta rappresentazione della figura femminile, con risorse interne ed esterne, anche in base a indicazioni provenienti dalle categorie professionali interessate».
  Tutto ciò premesso si precisa che Rai – nel caso specifico Raiuno – nella sua piena autonomia e senza alcun vincolo contrattuale pendente, ha ritenuto superata e stereotipata la rappresentazione della donna così come emerge da Miss Italia, non riuscendo un concorso di bellezza – per quante modifiche siano intervenute in questi anni nella struttura della trasmissione – a valorizzarne il ruolo ed il contesto nell'ambito anche delle tematiche relative alle pari opportunità.
  Si ritiene, quindi, che «Miss Italia» possa rappresentare – dal punto di vista del Servizio Pubblico – un arretramento del modello di rappresentazione femminile e non un elemento di evoluzione così come meriterebbe.
  Inoltre, la Rai, al suo interno, sta valutando lo studio di un nuovo format per parlare di donne con una scelta moderna e civile.
  Per quel che concerne l'aspetto economico, il costo medio delle ultime tre edizioni di Miss Italia è stato di circa 4 milioni di euro, coperto per poco più di 1/3 da ricavi commerciali; all'interno di questi, si segnala che per sponsorizzazioni, telepromozioni e inviti all'ascolto il volume di fatturato ammonta a circa 700-800 mila euro, mentre per convenzioni e televoto ed altro il valore ammonta a circa 500-600 mila euro; sotto il profilo economico, pertanto, la decisione di non trasmettere l'edizione 2013 della manifestazione non ha riflessi negativi.
  I valori sopra riportati, come detto, si riferiscono alla media delle ultime tre edizioni, con oscillazioni limitate all'interno dei singoli anni.

   GRASSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   lo scrivente on. Gero Grassi, componente della Commissione Parlamentare di Vigilanza Servizi Radiotelevisivi, ha appreso dalla stampa e da una comunicazione pervenutagli in data 12 giugno ed inviata a tutti i componenti la Commissione, la vicenda del dottor Pietro Di Lorenzo, già Presidente della LDM Comunicazione SpA, società fornitrice di contenuti editoriali alla Rai che in sintesi riproduce:
    a) il dottor Di Lorenzo non è un imprenditore in difficoltà economica, né versa in vicende giudiziarie. Da quanto appare il dottor Di Lorenzo è un professionista credibile ed economicamente solido che, con grande senso civico, ha autonomamente scelto di rifiutare il pagamento di tangenti o comunque danaro improprio a funzionari della Rai;
    b) il dottor Di Lorenzo, anni fa, ha mostrato la sua correttezza denunziando alla Magistratura un Capodipartimento del Ministero delle Politiche agricole per irregolarità Pag. 151connesse alla gestione di un appalto. Il dirigente denunciato fu poi arrestato e la Magistratura riconobbe alla società del dottor Di Lorenzo un risarcimento pari a circa 350.000,00;
    c) il dottor Di Lorenzo ha denunciato i fatti di cui sostiene pubblicamente di essere stato vittima alla Magistratura che sta procedendo nell'inchiesta;
    d) i fatti descritti sulla stampa sono raccontati con particolari che devono indurre chi ha responsabilità aziendali ad intervenire immediatamente anche alla luce della considerazione che a tutt'oggi il dottor Di Lorenzo pare non essere stato querelato per diffamazione da nessun personaggio citato sui giornali;
    e) il Direttore Generale della Rai è stato dettagliatamente informato nel settembre 2012 circa i fatti citati;
    f) il Direttore Generale della Rai non ha ritenuto, stando alle notizie in possesso dello scrivente, di ascoltare personalmente il dottor Di Lorenzo nella sua veste di importante fornitore della Rai nonostante la pesantezza delle dichiarazioni rese;
    g) stando a quanto denunciato ancora pubblicamente il dottor Di Lorenzo ha affermato che il Condirettore di Raiuno Agnese avrebbe chiesto per il figlio il pagamento di seimila euro a settimana per un incarico che la Rai valutava e rimborsava millecinquecento. Sostiene il dottor Di Lorenzo che, interpellato dalla Rai, il signor Agnese avrebbe prodotto una mail con la quale afferma che prendeva atto che il pagamento settimanale era di euro millecinquecento. Questa mail avrebbe indotto la Rai, tramite l'Auditing, di ritenere che la denuncia del Di Lorenzo era priva di fondamento. La mail del signor Agnese è stata inviata dopo che il Di Lorenzo ha risposto negativamente all'agente del giovane Agnese che chiedeva seimila euro a settimana. A tal proposito il Di Lorenzo afferma che tale richiesta sarebbe stata fatta al Produttore Esecutivo e all'Ispettore della LDM, disponibili a testimoniare in tal senso nonostante non lavorino più per la società LDM. In ogni caso il giovane Agnese ha poi rifiutato la prestazione lavorativa con il corrispettivo di millecinquecento euro settimanali;
    h) allo scrivente non risultano azioni energiche del Direttore Rai a difesa di un produttore che denuncia pubblicamente le pressioni e le richieste illecite finalizzate a vera e propria estorsione, anche al fine di agevolare ulteriori denunce di altri fornitori che subiscono identico trattamento;
    i) l'atteggiamento del Direttore Generale nei confronti del produttore che ha denunciato il sistema corruttivo, può esporre la Rai al rischio di un megarisarcimento danni in caso di condanna penale;
    j) il quadro generale della vicenda allo scrivente che paga regolarmente il canone e che vive, seppur in Parlamento, il dramma della disoccupazione e della carenza economica, appare ancor più grave quando apprende che ci sarebbero state pressioni improprie da parte dell'ex sindaco di Roma on. Gianni Alemanno finalizzate ad imporre come presentatrice di programmi la soubrette Eleonora Daniele.
   Analogamente lo scrivente fa presente che, stando alle dichiarazioni di stampa, la Società LDM dopo la denuncia del dottor Di Lorenzo ha visto azzerare il proprio rapporto di lavoro con la Rai, precedentemente consistente in un pacchetto di produzioni del valore di diciotto milioni di euro, pagando ulteriormente il coraggio di evidenziare comportamenti illeciti.
   Quanto sinora esposto lascia intravedere un fosco quadro fatto di illegalità ed irregolarità che inducono lo scrivente a chiedere a lei on. Presidente, la convocazione immediata della Commissione per ascoltare pubblicamente sia l'attuale Direttore Generale della Rai, sia il produttore che ha denunciato l'intero accaduto.
(6/101)

Pag. 152

  RISPOSTA. – In data 10 settembre 2012 perveniva alla Direzione Generale una missiva a firma del signor Pietro Di Lorenzo, ex Presidente della Società LDM;
  a tale documento era allegata copia di due atti di denuncia-querela presentati dal predetto in data 6 maggio 2008 e 6 febbraio 2012 nei confronti, rispettivamente, di Giampiero Raveggi (Capo Struttura di RaiUno e dirigente Rai fino al 30 maggio 2009) e Chiara Galvagni (Capo Struttura di Risorse Artistiche e Lavoro Autonomo – Direzione Risorse Televisive), relativi a fatti risalenti al periodo 2006-2011;
  la Direzione Generale dava incarico alla Direzione Internal Auditing di avviare un intervento in merito ad asseriti comportamenti illeciti e vessatori posti in essere da dirigenti Rai in danno della Società LDM;
  la Direzione Internal Auditing trasmetteva un primo rapporto in data 28 novembre 2012, successivamente integrato, a conclusione del lavoro di verifica, con rapporto definitivo in data 19 dicembre 2012;
  entrambi i rapporti concludevano nel senso che «i contenuti critici della lettera di Pietro Di Lorenzo, allo stato, non hanno trovato oggettivo riscontro» e suggerendo di «valutare l'opportunità di trasmettere il presente rapporto alla competente Procura di Roma»;
  il legale incaricato dagli interessati di richiedere alla Procura di Roma certificazione delle pendenza di procedimenti penali a loro carico ai sensi dell'articolo 335 c.p.p. – onde eventualmente depositare copia dei predetti rapporti di audit – comunicava di aver svolto tali verifiche presso i competenti uffici nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2013, senza esito, nonché di aver appreso che anche altro difensore di un ex dirigente Rai aveva altrettanto infruttuosamente svolto le medesime attività;
  solo di recente la dott.ssa Galvagni comunicava di aver ricevuto (così come Agnese e Raveggi) in data 27 maggio 2013, notifica della richiesta di proroga del termine delle indagini preliminari, depositata dal PM nell'ambito del procedimento penale n. 12/56243 R.G.N.R. – 13/9605 R.G. GIP, pendente per il reato di cui agli artt. 56, 81, 110, 317 c.p.;
  venivano, pertanto, informati il Vertice Aziendale (in data 28 maggio 2013) e l'Organismo di Vigilanza (in data 30 maggio 2013), stante la rilevanza della fattispecie contestata ex d.lgs. n. 231/2001.
  Alla luce di tutto quanto sopra rilevato emerge, pertanto, la tempestiva attivazione delle competenti strutture aziendali, nel pieno rispetto delle procedure interne.

   MINZOLINI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Per sapere – premesso che:
   nell'ultimo anno, il CODACONS si è trovato costretto, con costanza quasi settimanale, a sottoporre alla Rai molteplici episodi di discriminazione che il palinsesto Rai ha operato nei riguardi della scrivente nella «scelta» delle Associazioni e degli esperti da invitare in trasmissioni pubbliche finalizzate a garantire l'informazione agli utenti;
   non si può non considerare che episodi di discriminazione nei riguardi del CODACONS non solo sono stati già denunciati, ma continuano a manifestarsi in violazione sia del proselitismo associativo che della correttezza e completezza dell'informazione;
   è chiaro l'interesse diretto concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata, dei consumatori/contribuenti anche per la corretta destinazione dei fondi pubblici e l'utilizzazione da parte della Tv di Stato secondo i principi di buon andamento, imparzialità e correttezza (e ricomprendenti proprio l'uniformità di trattamento a tutte le Associazioni inserite nello speciale elenco di cui al C.N.C.O. cui garantire, a turnazione, una presenza minima sulle reti, anche creando un canale ad hoc, della concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico) affinché vengano approntate le misure (correttive) idonee ad assicurare nel rispetto dei principi di pluralità informativa e democrazia finalizzata a rendere consumatori e utenti edotti dei propri diritti e di come, per altro verso, tutelare Pag. 153i propri interessi. Non solo, almeno da aprile 2012, il CODACONS si è visto costretto a denunciare ripetuti casi di cattiva informazione oltre che di gravissime violazioni del pluralismo informativo e della correttezza del servizio pubblico;
   la Rai deve assolvere allo scopo di far prevalere l'interesse dei radio e tele ascoltatori i quali, il più delle volte, a causa di siffatte discriminazioni, ricevono una informazione carente e parziale su tematiche delicate come quelle della salute dei cittadini e della tutela dei diritti;
  si chiede di sapere:
   se tale discriminazione sia la conseguenza del fatto che il CODACONS ha osato presentare ricorso al TAR contro la nomina del dott. Gubitosi e della dott.ssa Anna Maria Tarantola. Se così fosse, una ritorsione da parte dei vertici Rai nei confronti del CODACONS, che ha assunto una iniziativa legittima, sarebbe un comportamento inaccettabile e inqualificabile.
(7/111)

  RISPOSTA – Il tema dei rapporti con le associazioni dei consumatori costituisce un punto di costante attenzione dell'offerta del Servizio Pubblico. In tale contesto l'attuale vertice aziendale si è mosso con l'obiettivo di superare le problematiche che si sono verificate in passato e a tal fine ha ritenuto opportuno procedere all'istituzione di una funzione ad hoc: «Rapporti con le Associazioni» nata per accrescere ulteriormente il livello di trasparenza dell'Azienda. L'obiettivo è di utilizzare un vero e proprio presidio dei rapporti con le associazioni, con particolare riguardo alle associazioni degli utenti e dei consumatori, con il fine di raccogliere e recepire le istanze e le richieste di chiarimenti.
  La funzione metterà in opera uno scambio di informazioni, diretto e continuo, nel quale potranno essere trattate tutte le tematiche, ad esclusione di quelle a carattere sociale, per le quali già è attiva la struttura Sostenibilità e Segretariato Sociale.
  Per quanto attiene specificamente al tema del Codacons, si precisa altresì, che tale associazione, negli anni 2009/2013, ha promosso nei confronti di Rai ben 34 giudizi innanzi all'Autorità Giudiziaria amministrativa, contabile e ordinaria, ma finora in nessuno di questi giudizi Rai è risultata soccombente.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   l'articolo 21 della Costituzione, comma 1, non sancisce solo un diritto all'informazione come libertà di manifestazione del pensiero, ma anche un diritto di tendenziale completezza ed obiettività di quest'ultima, in modo tale da garantire una comunicazione completa e pluralista. Tale copertura non garantirebbe esclusivamente il profilo attivo della libertà di informazione, ma anche il profilo passivo, inteso come esigenza del pubblico di ricevere un'informazione corretta;
   il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, come modificato dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44, recante «Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici», all'articolo 3, indica quali principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia delle libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione;
   il Testo Unico, inoltre, ferma restando la superiorità gerarchica delle norme costituzionali, in particolare all'articolo 7, comma 2, ribadisce la «presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo da favorire la libera formazione delle opinioni» e la garanzia dell'accesso «di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e propaganda elettorale in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità»;
   è stato approvato, dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, nella seduta dell'11 marzo 2003, un atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo per cui Pag. 154«tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio»;
   
i partiti, come evidenzia il dettato costituzionale, restano il cardine del sistema democratico e, come tali non possono essere oggetto di ostentato ostracismo da parte del servizio d'informazione pubblico. Tutti i partiti presenti in Parlamento devono trovare, in proporzione al loro consenso, e in riferimento al ruolo e all'iniziativa esercitati rispetto ai temi in discussione, opportuni spazi nelle trasmissioni di apprendimento giornalistico e il rispetto di tale disposizione viene affidato al buon senso dei conduttori o dei direttori di Rete o Testata;
   la citata Commissione, con deliberazione approvata nella seduta del 18 dicembre 2002, e integrata nella seduta del 29 ottobre 2003, ha previsto, con specifico riferimento all'informazione, che «... 2. Nel rispetto della libertà d'informazione, ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione politico-parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo»;
   
dai dati del monitoraggio forniti dall'Osservatorio di Pavia emerge che nel periodo compreso tra il 30 settembre 2012 e il 26 maggio 2013, su 60 puntate andate in onda su Rai Tre, la trasmissione «Che tempo che fa» ha ospitato ben venti esponenti appartenenti al Partito Democratico o comunque riconducibili alla coalizione di centrosinistra (Pierluigi Bersani, il 7 ottobre 2012, Matteo Renzi, l'8 ottobre 2012, Walter Veltroni, il 14 ottobre 2012, Giusi Nicolini, il 15 ottobre 2012, Nichi Vendola, il 29 ottobre 2012, Susanna Camusso, il 5 novembre 2012, Matteo Renzi, il 26 novembre 2012, Pierluigi Bersani il 26 novembre 2012, Massimo D'Alema, il 23 dicembre 2012, Pierluigi Bersani, il 3 marzo 2013, Matteo Renzi, il 9 marzo 2013, Nichi Vendola, il 18 marzo 2013, Laura Boldrini, il 24 marzo 2013, Rosario Crocetta, il 25 marzo 2013, Matteo Renzi, il 27 aprile 2013, Maurizio Landini, il 4 maggio 2013, Enrico Letta, il 5 maggio 2013, Josefa Idem, l'11 maggio 2013, Giuliano Amato, il 12 maggio 2013, Walter Veltroni, il 19 maggio 2013), mentre soltanto quattro sono stati gli ospiti presenti in trasmissione appartenenti alla coalizione di centrodestra (Sandro Bondi, il 12 novembre 2012, Roberto Maroni, il 18 novembre 2012 e il 2 marzo 2013, Angelino Alfano il 26 maggio 2013);
   con la sentenza del 24 aprile 2002, n. 155, la Corte Costituzionale ha posto in rilievo che « il diritto all'informazione, garantito dal richiamato articolo 21 della Costituzione, è qualificato e caratterizzato sia dal pluralismo delle fonti da cui attingere notizie e conoscenze – così da porre il cittadino in condizione compiere le proprie valutazioni avendo presenti punti di vista politici differenti – sia dall'obiettività e dall'imparzialità dei dati forniti, sia infine dalla completezza e dalla correttezza dell'attività di informazione erogata» e che «il diritto alla completa e obiettiva informazione del cittadino appare dunque tutelato in via prioritaria soprattutto in riferimento a valori costituzionali primari, che non sono tanto quelli della pari visibilità dei partiti, quanto piuttosto quelli connessi al corretto svolgimento del confronto politico su cui in permanenza si fonda il sistema democratico»;
   il trattato di Lisbona pone il pluralismo dell'informazione alla base dei principi fondanti dell'Unione europea;
   la tutela del principio del pluralismo« non significa lottizzazione numerica degli spazi e degli operatori tra i partiti, ma corretta rappresentazione della pluralità delle posizioni in cui si articola il dibattito politico-istituzionale e delle diverse ispirazioni culturali. Tutte le diverse matrici culturali del Paese hanno dignità e Pag. 155diritto ad esprimere la propria visione progettuale e la propria interpretazione della realtà;
   la rappresentazione delle diverse posizioni politiche nei programmi appartenenti all'area dell'informazione sebbene non sia regolata, a differenza della comunicazione politica, dal criterio della ripartizione matematicamente paritaria degli spazi attribuiti, deve necessariamente uniformarsi al criterio della parità di trattamento, il quale va inteso propriamente, secondo il consolidato orientamento dell'Autorità, nel senso che situazioni analoghe debbano essere trattate in maniera analoga, al fine di assicurare in tali programmi l'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche ed il corretto svolgimento del confronto politico;
   dall'esame dei dati del monitoraggio del pluralismo relativi della trasmissione, su Rai Tre, «Che tempo che fa», condotta da Fabio Fazio, riferita alla stagione televisiva da settembre 2012 a maggio 2013, nell'arco di 60 puntate, si rileva, in un quadro di valutazione complessiva dei tempi fruiti dai soggetti politici e istituzionali, un fortissimo squilibrio a vantaggio della presenza di soggetti politici afferenti al PD e alla coalizione di centro sinistra nel suo complesso;
   la Rai deve sempre garantire il rigore, la considerazione e il rispetto da parte dei suoi giornalisti delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione dei cittadini;
   la citata Rai deve pretendere che i propri dipendenti sappiano tener conto del numero di presenze di esponenti e relative formazioni politiche, se non altro per il rispetto che si deve alla pluralità del pubblico televisivo e, nel caso specifico, dei telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone;
   si ravvisano gli estremi per chiedere alla concessionaria del servizio pubblico radio televisivo di giustificare formalmente al Parlamento le motivazioni del mancato controllo sulla trasmissione citata tale da violare apertamente l'equilibrio dell'informazione politica, nel rispetto dei principi di tutela del pluralismo, dell'imparzialità, della completezza, dell'obiettività e della parità di trattamento;
   quali iniziative tempestive intendano prendere per garantire il diritto alla completa e obiettiva informazione del cittadino e rispetto del pluralismo nell'informazione all'interno dei programmi di approfondimento politico del servizio pubblico radiotelevisivo. (8/116)

  RISPOSTA. – Per quanto concerne più specificamente il programma «Che tempo che fa», è anzitutto da rilevare come lo stesso sia attribuibile al genere intrattenimento culturale piuttosto che a quello di informazione; in tale contesto, pertanto, appare imprecisa e fuorviante l'attribuzione ad una parte politica di soggetti ospitati in virtù della loro professionalità (giornalisti, economisti, politologi, professori ed esperti, magistrati e giuristi, a altro).
  In linea generale, comunque, i monitoraggi dell'Osservatorio di Pavia evidenziano che «nelle trasmissioni appartenenti al sottogenere Infotainement, che rappresentano 1'82 per cento del totale del tempo in voce dei programmi di genere Altro (principalmente, Domenica in, Uno mattina, Che tempo che fa, Cominciamo bene, La vita in diretta e Sottovoce)» si riscontra un equilibrio complessivo: «il Governo ha avuto il 16 per cento di tempo in voce, gli Istituzionali il 4 per cento, il PD il 32 per cento, il PDL il 22 per cento, la Lega il 4 per cento, SEL il 3 per cento.
  In ogni caso la Rai ritiene che il pluralismo costituisca un aspetto fondamentale della propria missione di servizio pubblico. Sotto tale profilo l'impegno dell'azienda è quello di garantire un'informazione obiettiva, completa ed imparziale «nel riflettere il dibattito tra i diversi orientamenti politici che si confrontano nel paese» (come previsto dalla Corte Costituzionale) e di intervenire – nel caso emergessero situazioni di squilibrio – con le opportune misure correttive.

Pag. 156

   MINZOLINI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con ordinanza in data 22 dicembre 2009 n. 27092, ha dichiarato, con riguardo alla qualificazione giuridica della RAI-Radiotelevisione Italiana S.p.A.:
    «La natura sostanziale di ente assimilabile ad una amministrazione pubblica, che le va riconosciuta nonostante l'abito formale che riveste di società per azioni»;
    «L'inclusione della Rai nel novero degli enti pubblici», essendo la Rai «direttamente designata dalla legge quale concessionaria dell'essenziale servizio pubblico radiotelevisivo, svolto nell'interesse generale della collettività nazionale per assicurare il pluralismo, la democraticità e l'imparzialità dell'informazione»;
    in ogni caso la sua natura di organismo di diritto pubblico in coerenza con la natura giuridica di tutti i servizi pubblici europei;
    la Corte Suprema di Cassazione ha inoltre dichiarato che, quand'anche rimanesse affermata «la giurisdizione del giudice ordinario, per ragioni riguardanti la generalità di tali società» (ndr. società per azioni) ne va espressamente fatta «salva la specificità di singole società a partecipazione pubblica il cui statuto sia soggetto a regole legali sui generis, come nel caso della Rai»;
    in virtù della natura di società a totale partecipazione pubblica, in sostanza assimilabile ad una amministrazione pubblica, annoverabile tra gli enti pubblici, organismo di diritto pubblico, la Rai è certamente soggetta alle disposizioni di cui all'articolo 18, comma 2, decreto legge n. 112/08 convertito nella legge n. 133 del 2008, il quale, indipendentemente dalla giurisdizione che dovrà applicarlo (se amministrativa o ordinaria), dispone per il reclutamento del personale la regola imprescindibile della pubblicità, della trasparenza, della imparzialità.
  Considerato che:
   nell'arco di brevissimo tempo su proposta del Direttore Generale Luigi Gubitosi sono stati assunti, con determina del Presidente Tarantola, senza alcuna pubblicità, trasparenza e soprattutto imparzialità numerosi dirigenti apicali, peraltro molti provenienti da Wind. Tale ultima circostanza suscita peraltro perplessità poiché Wind è, come noto, precedente esperienza di lavoro dello stesso Direttore Generale, circostanza che induce a ritenere come gli ex Wind siano persone di fiducia personale di Gubitosi e non anche di Tarantola, che sottoscrive «in nome e per conto» del Direttore Generale. Il direttore della finanza ha anche esperienze di lavoro comuni a quelle di Gubitosi che come noto ha militato (come il Direttore Finanza) in FIAT, rievocando la circostanza che di personale fiducia si tratti e non della «fiducia» richiesta dalla legge (articolo 18 citato) di pubblicità, trasparenza e imparzialità.
   in particolare, le regole per il reclutamento del personale ispirate a pubblicità, trasparenza e imparzialità sono state disattese per l'assunzione di due avvocati nell'ambito della Direzione Affari legali e societari;
   l'ufficio legale della Rai è composto da ben 25 elementi, tutti avvocati iscritti all'elenco speciale annesso all'Albo professionale, con grande esperienza lavorativa nell'ambito specifico degli ordinamenti pubblici e del servizio pubblico radiotelevisivo;
   risulta all'interrogante che recentemente, essendo stato rimosso il responsabile del contenzioso, con qualifica di Vice Direttore Vicario, trasferito ad altra società del Gruppo, Gubitosi abbia proceduto ad assumere il sostituto dall'esterno, con esperienza lavorativa peraltro con il mondo bancario (Banca Intesa) ed a condizioni più onerose rispetto al contratto dirigenti Rai, senza prima sondare all'interno dell'ufficio legale stesso se esistessero professionalità in grado, per capacità ed esperienza, di assumere il ruolo vacante Pag. 157o se esistessero elementi in favore dei quali fosse stata già formulata proposta alla carica di Vice Direttore, in modo da darvi corso per colmare la lacuna conseguente alla rimozione;
   risulta all'interrogante che sul diverso versante della responsabilità della Consulenza e Contratti dell'Ufficio legale della Rai tale responsabilità fosse già ricoperta da avvocato con anni di esperienza tutti nel servizio pubblico e con incarico formale conferito dal Direttore Generale Masi non revocato e che ciò nonostante Gubitosi abbia proceduto all'onerosa (sopra gli standard) assunzione diretta di un elemento da Telecom Italia Media/La7, società che esulano dall'ambito pubblicistico, che non sono organismo di diritto pubblico, che non sono assimilabili alla pubblica amministrazione, rimuovendo per facta concludentia dal suo posto, ricoperto ormai da tre anni, il precedente responsabile interno, senza alcuna motivazione, ancora in aperta violazione dei criteri di pubblicità, trasparenza ed imparzialità, in spregio in particolare a quest'ultimo principio;
   anche il posto di responsabile della Consulenza e Contratti poteva essere ricoperto, oltre che dal responsabile interno che lo espletava da tre anni, anche da altri avvocati interni sicuramente con maggiore esperienza e conoscenza, rispetto alla neo assunta da La7, della missione del servizio pubblico e dei correlativi interessi da tutelare;
   alcuni avvocati interni per la mancanza di riconoscimento del proprio ruolo professionale sono stati per contro costretti a, ed altri sono in procinto di, rivolgersi alla magistratura, avviando un contenzioso che se vittorioso procurerà alla Rai notevole danno erariale;
   alcuni avvocati interni espletavano già, nel ruolo di dirigente, la funzione di responsabile del contenzioso del lavoro, e che quindi ben avrebbero potuto ambire a ricoprire il ruolo di responsabile del contenzioso generale senza che la Rai facesse ricorso ad onerose assunzioni dall'esterno;
   comparativamente la BBC, cui si è soliti far riferimento, istituisce per l'assunzione dei dirigenti apicali una commissione che esamina titoli e precedente esperienza lavorativa in un contesto pubblico trasparente e competitivo (gli stessi criteri di cui all'articolo 18 della legge n. 133/08);
  si chiede di conoscere:
   quale sia la valutazione che attraverso l'azionista di riferimento indica il Direttore Generale per gli aspetti di propria competenza e quali iniziative correttive si intendano promuovere anche a tutela delle casse dell'erario;
   chiarimenti formali e compiuti circa il rispetto dell'articolo 18 della legge n. 133 del 2008 in termini di pubblicità, trasparenza ed imparzialità nel reclutamento del personale;
   se nel vasto panorama industriale italiano solo la società Wind, impresa a quanto si sa telefonica, possa fornire il necessario know-how fiduciario professionale di sostegno al Direttore Generale per poter operare in tranquillità;
   se si ritenga di approfondire l'esame sulle assunzioni alla Direzione Affari Legali della Rai, sulla maturata esperienza dei nuovi assunti in raffronto con gli avvocati interni presenti, sulla comparazione dei costi che la Rai avrebbe affrontato, da un lato rivolgendosi all'ufficio interno, con anni di esperienza e professionalità specifica, dall'altro, attingendo all'esterno a elementi con esperienza in altri settori (ad esempio bancario) o con esperienza bensì nel settore televisivo, ma di altro ordinamento, quello privatistico del tutto diverso dall'ambito di applicazione della normativa pubblicistica attinente all'organismo di diritto pubblico, al servizio pubblico, alla amministrazione pubblica;
   se non si ritenga che gli oneri sostenuti dalla Rai, con il canone pagato da tutti i cittadini, per l'assunzione di ulteriori nuovi elementi dall'esterno non producano danno erariale laddove risulti tale assunzione pletorica, ridondante, personalistica, Pag. 158privata, non orientata alla professionalità in aperta violazione dei canoni di legge e dell'articolo 18 della legge n. 133 del 2008 e nello stesso tempo in sovrapposizione ad esistenti professionalità che vengono per contro accantonate, non sfruttate, messe da parte;
   se è vero che, malgrado gli uffici legali della Rai possano contare su più di 25 avvocati interni, l'azienda si avvalga del lavoro e della consulenza di circa altri 150 avvocati esterni;
   l'ammontare del costo per l'azienda di questo singolo capitolo di ammontare di spesa, tenendo conto che con sentenza delle Sezioni Unite Civili n. 4283 del 21 febbraio 2013, la Suprema Corte ha deciso che gli amministratori di un ente pubblico che affidano in assenza di motivazioni adeguate la redazione di un parere ad un legale esterno, pagando il relativo compenso, possono essere condannati al risarcimento del danno erariale secondo le valutazioni della Corte dei Conti. (9/122)

  RISPOSTA. – Considerato che l'oggetto dell'interrogazione riguarda specificamente la Direzione Affari Legali e Societari di Rai, cui è affidata la gestione del contenzioso aziendale, si deve necessariamente premettere che allo stato risultano pendenti tra l'interrogante e Rai, oltre a due procedimenti penali, i sotto indicati procedimenti:
   proc. n. 72935 avviato dalla Procura Regionale della Corte dei Conti per il Lazio al fine di sentirlo condannare al pagamento in favore di Rai della somma di euro 258.230,00 oltre interessi e rivalutazione in relazione alla sanzione Agcom di pari importo irrogata a Rai per mancato equilibrio nell'informazione del Tg 1 all'epoca diretto da Augusto Minzolini;
   proc. n. 72936 avviato dalla Procura Regionale della Corte dei Conti per il Lazio al fine di sentirlo condannare al pagamento in favore di Rai della somma di euro 100.000,00 oltre interessi e rivalutazione in relazione alla sanzione Agcom di pari importo irrogata a Rai per disequilibrio degli spazi concessi a maggioranza e opposizione dal Tg1 all'epoca diretto da Augusto Minzolini;
   controversia di lavoro n. 12080/2013 R.G. promossa dal dotto Minzolini nei confronti di Rai per ottenere la reintegra nella posizione di Direttore del TG1, oltre ad un risarcimento danni all'immagine per 2 milioni di euro e la restituzione di 38 mila euro annui di indennità di funzione illegittimamente revocata e di 65,5 mila euro rimborsati alla Rai.

Assunzione del Responsabile Contenzioso.
  Con riferimento all'assunzione del Responsabile del Contenzioso della unità organizzativa contenzioso civile, amministrativo e del lavoro, si precisa anzitutto che al dirigente che in precedenza ricopriva tale funzione è stato affidato il diverso incarico, da tempo vacante, di Responsabile Affari Legali della controllata Rai Way – anche su sollecitazione della stessa controllata – alle dirette dipendenze dell'A.D.
  Per l'individuazione del nuovo Responsabile, sono stati previamente valutati i profili di potenziali candidati interni, ivi compresi i legali in organico presso la stessa Direzione Affari Legali e Societari, ritenuti tuttavia inidonei in quanto privi di specifica esperienza maturata (in Rai o in altre realtà aziendali/professionali) nei settori di competenza della struttura aziendale. È stata pertanto avviata una procedura selettiva attraverso primaria società di
recruiting (durata peraltro alcuni mesi) all'esito della quale – nell'ambito del tema di professionisti proposta – è stata individuata una figura di comprovata esperienza, maturata, in particolare, in un prestigioso studio professionale di estrazione universitaria, tra i cui clienti possono certamente annoverarsi anche primari istituti bancari. Le condizioni normative ed economiche riconosciute sono conformi al contratto collettivo e in linea con analoghe posizioni aziendali.
Assunzione del Responsabile Consulenza e Contratti.
  Quanto all'assunzione del Responsabile dell'unità organizzativa Consulenza legale e Pag. 159Contrattuale, si premette che detto incarico era stato a suo tempo affidato ad interim. Si è proceduto, sempre previa valutazione di inidoneità di potenziali candidati interni, all'individuazione di un profilo con specifica esperienza nel settore televisivo. La candidata prescelta, avendo ricoperto l'incarico di responsabile degli Affari Legali dell'emittente televisiva La7, senza dubbio è in possesso dei requisiti richiesti. Anche con riguardo a questa posizione, le condizioni normative ed economiche sono conformi al contratto collettivo e in linea con analoghe posizioni aziendali, certamente, non superiori agli standard interni.
Potenziale contenzioso.
  Non si ritiene di poter entrare nel merito della fondatezza o meno delle rivendicazioni inerenti ai contenziosi pendenti o addirittura potenziali relativi all'asserita «mancanza di riconoscimento del (...) ruolo professionale» di legali interni. Peraltro, sia al fine di evitare incarichi plurimi sia proprio al fine di prevenire il rischio di alimentare aspettative verso diversi e non spettanti riconoscimenti per attività disimpegnate – peraltro, in alcuni casi, solo affidate occasionalmente e non stabilmente per arginare criticità organizzative – e di ingenerare, comunque, indebiti affidamenti, si è provveduto ad individuare nuove risorse per ricoprire posizioni, prima vacanti o temporaneamente affidate ad interim per ragioni contingenti. Ciò, anche in un'ottica di adeguamento della struttura e di riallineamento delle professionalità ritenute alla stessa coerenti.
Contenzioso Lavoro.
  Si precisa anzitutto che nell'ambito della Direzione Affari Legali e Societari non è prevista la figura del responsabile del contenzioso del lavoro quale posizione organizzativa autonoma, né è tantomeno contemplata un'unità organizzativa esclusivamente dedicata al contenzioso del lavoro. Peraltro, la dirigente che si occupava delle controversie in materia di diritto del lavoro alle dirette dipendenze del responsabile dell'unità organizzativa Contenzioso civile, amministrativo e del lavoro, è stata, anche in un'ottica di valorizzazione del profilo professionale ed in ragione della ritenuta idoneità alla funzione, recentemente assegnata al superiore incarico di responsabile di altra unità organizzativa della stessa Direzione Affari Legali e Societari, anch'essa in precedenza solo temporaneamente presidiata da altra risorsa con affidamento di incarico ad interim.
Incarichi ai legali esterni.
  Alla Direzione Affari Legali e Societari sono attualmente in carico n. 24 avvocati iscritti all'albo speciale Rai, dei quali 8 assegnati alla unità organizzativa Contenzioso civile, amministrativo e del lavoro, cui compete, tra l'altro, in particolare, la responsabilità della gestione del contenzioso curando i rapporti con le strutture aziendali o le società di gruppo interessate e con gli studi legali esterni, per la raccolta ed elaborazione degli elementi istruttori, l'esame della controversia, la predisposizione delle difese ed il supporto alla migliore rappresentazione della posizione aziendale in sede processuale, nelle diverse ed articolate sedi territoriali degli Uffici Giudiziari coinvolti. Giova precisare che allo stato risultano pendenti oltre 2000 cause.

BITONCI, CAPARINI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nell'edizione delle 13.30 del Tg1 del giorno 25 giugno 2013, è andato in onda un servizio realizzato da Reggio Calabria sui presunti legami tra l’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, e la ’ndrangheta, nel quale sono state riportate informazioni inesatte e infamanti nei confronti di soggetti non coinvolti nelle indagini in corso se non come parte lesa;
   le perquisizioni avvenute in mattinata da parte della Dda di Reggio Calabria in diverse città fra cui Genova, Milano e Reggio Calabria, riguardano esclusivamente condotte e ipotesi di reato per le quali la Lega Nord è parte offesa dalle condotte di ex dirigenti;Pag. 160
   l'estraneità del partito è stata confermata più volte dalla magistratura, ma nonostante questo, il servizio del Tg1 titolava: LEGA: NUOVE PERQUISIZIONI, parlando di operazioni di riciclaggio contestate alla Lega Nord e di un progetto, in comune con Belsito, per favorire la cosca De Stefano;
   se la disinformazione fuorviante e infamante è sempre e comunque condannabile, quella resa da un telegiornale della principale rete del servizio radiotelevisivo pubblico, alla quale è affidato il compito di garantire una corretta informazione a tutta la cittadinanza, è a dir poco oltraggiosa;
   non può essere tollerato un atteggiamento di superficialità e di approssimazione in un telegiornale che raggiunge più di 4 milioni di cittadini ogni giorno, e che viene trasmesso su una rete alla quale è riconosciuto, per legge, un «preminente interesse generale»;
   il servizio pubblico radiotelevisivo, per la missione collegata alla sua stessa esistenza, deve rispondere prioritariamente ai requisiti di pluralismo, completezza e imparzialità, e questi sono stati completamente disattesi;
  si chiede di sapere:
   quali azioni intenda intraprendere la Direzione Generale della Rai per porre rimedio alle informazioni false e infamanti a danno della Lega Nord riportate nel servizio del Tg1 di cui in premessa;
   se non ritenga opportuno chiarire, anche attraverso il medesimo canale di informazione e la medesima fascia oraria e per la stessa durata di tempo, l'estraneità della Lega Nord alle vicende giudiziarie che vedono coinvolto Francesco Belsito;
   come intenda intervenire per far sì che episodi di disinformazione come quello accaduto non possano più avvenire.
(10/123)

  RISPOSTA. – Sul servizio realizzato dalla giornalista Mara Martelli (Tgr Calabria) inerente il riciclaggio di denaro sporco del clan De Stefano, andato in onda il 25 giugno scorso nell'edizione delle 13.30 del Tg1, si fa presente che, come riportato dal comunicato stampa congiunto dell'USIGRAI e dei cdr di Tg1 e Tgr Calabria, «è un servizio puntuale, ben documentato e corretto, com’è nello stile della Rai e del servizio pubblico».
  Il servizio – alla luce degli elementi emersi dalle indagini investigative – si limita a narrare i possibili collegamenti tra la ’ndrangheta e l'ex tesoriere della Lega Nord Belsito.
  Si precisa altresì che l'informazione Rai, in qualità di Servizio Pubblico, fa della verifica delle fonti e di un attento rispetto delle regole deontologiche, due capisaldi della sua linea di condotta.
  Non a caso la carta dei doveri e degli obblighi del giornalista indica che «Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l'attendibilità e per controllare l'origine di quanto viene diffuso all'opinione pubblica, salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti (...)».
  Ancora si evidenzia come la «Carta dei doveri e degli obblighi degli operatori del Servizio Pubblico Radiotelevisivo» richieda agli operatori della Rai: «uno specifico e più accentuato dovere alla completezza, al pluralismo e all'imparzialità e, ove necessario, al contraddittorio e al confronto fra idee contrapposte».

   SCALIA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   l'edizione odierna dell'Espresso, in un articolo Intitolato «Così Eduardo truffò camorra e Viminale», dà conto delle attività di Eduardo Tartaglia e del Prefetto Francesco la Motta, arrestati nell'ambito di un'indagine relativa alla sottrazione di fondi del Ministero dell'Interno, destinati al Fondo edifici di culto (Fec), ed al riciclaggio di proventi illeciti di Imprenditori legati alla camorra;Pag. 161
   l'articolo riferisce anche che Eduardo Tartaglia è socio, al 50 per cento con il figlio, della Mitar Group, società che si occupa di produzione cinematografica e teatrale e che avrebbe prodotto film trasmessi da Rai 2 e finanziati da Rai Cinema;
   l'Espresso cita una relazione del carabinieri, dalla quale risulterebbe che il Prefetto la Motta avrebbe profuso «ogni suo sforzo nella spasmodica scalata alla RAI intrapresa da Tartaglia, assecondando appieno l'ossessione del cugino di conquistare un posto nel dorato empireo dello spettacolo»;
   
il giornale dà anche conto di conversazioni telefoniche intercettate tra Tartaglia e la Motta, nel corso delle quali si parlerebbe di regali da fare a politici e uomini della Rai;
  si chiede di sapere:
   gli spettacoli e/o i film prodotti per Rai dalla Mitar Group e/o dalla Rai acquistati;
   le procedure seguite da Rai ed i criteri applicati per l'affidamento della produzione di propri spettacoli e/o film alla Mitar Group e/o per l'acquisto degli stessi;
   quali film prodotti dalla Mitar Group sono stati finanziati da Rai Cinema e le procedure ed i criteri per la concessioni di detti finanziamenti;
    se intendano avviare un'indagine ispettiva in relazione al fatti riportati in premessa. (11/128)

  RISPOSTA. – Per quanto di competenza di Rai Cinema. Informazioni relative ai contratti di Rai Cinema S.p.A con Mitar Group.
  Premesso che non sono in corso rapporti o contratti di collaborazione tra Rai Cinema e la società Mitar Group;
  RAI Cinema ha perfezionato con la società Mitar Group i due seguenti contratti:
   Contratto di acquisto del 9 luglio 2007, avente ad oggetto il film «Ci sta un francese, un inglese e un napoletano»;
   Contratto di preacquisto del 2 agosto 2012, avente ad oggetto il film «Sono un pirata, sono un signore»;
  Per quanto concerne il contratto di acquisto del film «Ci sta un francese, un inglese e un napoletano», Rai Cinema ha acquistato dalla Mitar Group i diritti free e pay tv Italia per 5 anni, 5 passaggi per le generaliste e passaggi illimitati per canali tematici e pay tv, a fronte del corrispettivo di euro 100.000,00, oltre IVA.
  Il contratto è stato registrato all'Agenzia delle Entrate provinciali di Napoli il 13 ottobre 2007 e regolarmente notificato al Pubblico Registro Cinematografico SIAE.
  Il film è stato dichiarato di interesse culturale nazionale dal MIBAC.
  L'appunto di richiesta contrattuale è stato regolarmente formalizzato il 21 marzo 2007 e sottoscritto dalla struttura editoriale competente e la scheda contratto è stata regolarmente compilata e sottoscritta da tutte le strutture aziendali competenti prima della firma del contratto.
  Il film è stato utilizzato dalle reti Rai, con una trasmissione del 2 agosto 2012 su Rai 3 in fascia pomeridiana e 5 trasmissioni su Rai Movie (24 settembre 2012 pomeridiana, 26 settembre 2012 mattutina, 3 ottobre 2012 mattutina, 18 ottobre 2012 pomeridiana, 2 novembre 2012 preserale).
  L'opera è una commedia.
  Per quanto concerne il contratto di preacquisto del film «Sono un pirata, sono un signore», Rai Cinema ha preacquisto una quota di proprietà del 25 per cento e la residua quota dei diritti free tv Italia per 5 anni e passaggi illimitati conformemente ai modelli contrattuali usualmente utilizzati da Rai Cinema per le operazioni produttive cinematografiche italiane.
  L'investimento complessivo di Rai Cinema è stato di euro 642.250,00, oltre IVA, di cui 316.000,00 euro, oltre IVA, per il preacquisto della quota di proprietà e 326.250,00 euro, oltre IVA, per il preacquisto della residua quota dei diritti free tv per l'Italia.Pag. 162
  Di tale investimento, devono ancora essere corrisposti alla Mitar euro 143.000,00, non essendo ancora maturate le condizioni previste nel contratto per il relativo pagamento.
  Il film ha ottenuto la dichiarazione di interesse culturale nazionale e il contributo del MIBAC alla produzione, per un importo di euro 400.000,00.
  Il periodo di licenza di 5 anni è conforme ai limiti massimi di durata previsti dalla legge e dai regolamenti applicabili in materia di opere cinematografiche finanziate dal MIBAC.
  Tale contratto è stato registrato all'Agenzia delle Entrate provinciali di Napoli 1'11 settembre 2012 e regolarmente notificato al Pubblico Registro Cinematografico SIAE e ad Artigiancassa.
  Il budget del film ammontava ad euro 1.248.671,15 (così come ritenuto congruo da un revisore specializzato incaricato di Rai Cinema).
  La documentazione antimafia è stata richiesta come da prassi, fidejussione a garanzia degli anticipi e regolarmente rilasciata da INA ASSITALIA.
  La valutazione di congruità del preventivo di costo è stata regolarmente effettuata da BAKER TILLY CONSULAUDIT.
  Il contratto di distribuzione theatrical e home video Italia è stato perfezionato con la Iervolino Entertainment Spa, con costi ad integrale rischio e carico del distributore.
  L'operazione è stata condotta nel rigoroso rispetto delle procedure aziendali.
  L'appunto di richiesta contrattuale è stato regolarmente formalizzato 1'11 luglio 2012, sottoscritto dalla struttura editoriale competente (area Produzioni e Coproduzioni) e la rispettiva scheda contratto è stata regolarmente compilata e sottoscritta da tutte le strutture aziendali competenti, prima della firma del contratto.
  La società Mitar è iscritta all'albo fornitori della Rai dal 15 aprile 2011.
  Il progetto «Sono un pirata, sono un signore» è una classica commedia degli scambi e degli equivoci basata sulla comicità dei contrasti tra dialetti e caratteri, mettendo a confronto le mentalità del nord con quelle del sud;
  La sceneggiatura raccontava di un sequestro in chiave burlesca, della inadeguatezza dei personaggi di fronte alle difficoltà e delle loro tenere e disarmate reazioni, creando momenti di genuina comicità. La sceneggiatura, a seguito di attente valutazione interne a Rai Cinema si è ritenuto presentasse efficaci battute comiche e criteri di efficacia produttiva.
  Il film, infatti è stato valutato positivamente in quanto si trattava di una sceneggiatura potenzialmente in grado di realizzare una commedia popolare a basso costo. Un prodotto leggero e divertente che avrebbe potuto aspirare a buoni risultati commerciali, anche in tv. Un film corale, tipico del suo genere, sostenuto da un cast fresco e al tempo stesso rassicurante per il suo pubblico di riferimento, composto da attori come Veronica Mazza, Francesco Pannofino e Maurizio Mattioli, perfettamente in grado di ambire a un discreto potenziale televisivo.
  Questa operazione produttiva si colloca nel quadro delle linee generali di attività di Rai Cinema, le quali prevedono oltre ad investimenti nella realizzazione di grandi produzioni e coproduzioni di opere cinematografiche di grandi autori e maestri del cinema italiano, di opere prime e seconde, di commedie popolari ad alto potenziale commerciale, anche investimenti in opere cinematografiche a
budget più contenuto, ma con un buon potenziale televisivo come nel caso di specie.
  L'obbiettivo è quello di raggiungere un mix di prodotto in grado di coprire il più ampio spettro di generi e i pubblici più diversi attraverso un giusto equilibrio tra qualità e target commerciale.
  Il progetto cinematografico è stato presentato dal produttore a Rai Cinema alla fine del 2010. Le strutture editoriali di Rai Cinema hanno lavorato per oltre un anno e mezzo con il produttore e con l'autore, realizzando tre diverse stesure della sceneggiatura, prima di arrivare a quella definitiva.Pag. 163
  Il progetto è stato valutato positivamente anche tenendo conto del fatto che il film aveva ottenuto la dichiarazione di interesse culturale nazionale e il contributo alla produzione del MIBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali).
  Per quanto riguarda il rapporto con il produttore Mitar Group sono stati positivamente valutati i seguenti elementi:
   
a) l'esistenza di un pregresso rapporto contrattuale con Rai Cinema andato a buon fine;
   
b) la circostanza che il produttore aveva già realizzato tre film anche in collaborazione con altri gruppi editoriali televisivi nazionali; Il curriculum della Mitar Group, infatti presentava diverse opere filmiche già realizzate: Il mare non c’è paragone (2002), Ci sta un francese, un inglese e un napoletano (2008) e La valigia sul letto (2010).
   
c) il fatto che il produttore avesse i requisiti previsti dal reference system del MIBAC (avendo il film ottenuto il contributo statale alla produzione);
   
d) l'iscrizione del produttore all'albo fornitori Rai;
   
e) la presenza della necessaria documentazione antimafia;
   
f) il positivo rilascio di garanzie fideiussorie;
   
g) la positiva valutazione di congruità effettuata da una società esterna specializzata in revisioni;
   
h) l'effettiva e stabile presenza della compagine societaria sul mercato italiano della produzione cinematografica indipendente.
  Per quanto di competenza di Rai Fiction.
  Premesso che non sono in corso rapporti o contratti di collaborazione tra Rai Fiction e la società Mitar Group;
  RAI Fiction non ha mai concluso accordi di produzione di fiction con la società Mitar Group. Non è previsto al momento l'avvio di produzioni con detta società.
  È stato firmato nel luglio 2011 un contratto di attivazione con la Mitar Group per l'avvio di una fase preparatoria per la coproduzione di un tv-movie dal titolo «Questa azienda non è una famiglia», con un costo per la Rai di 85.500 euro.
  Il contratto prevedeva esclusivamente l'acquisizione di un soggetto originale e la stesura di una sceneggiatura dell'eventuale tv-movie.
  La prestazione è stata resa. La sceneggiatura è stata scritta, consegnata alla Rai ed approvata. Il pagamento è stato effettuato e il contratto si intende completato.
  Il progetto del tv-movie non è rientrato a far parte di quelli compresi nel Piano di Produzione 2013 della Fiction Rai, approvato nel mese di dicembre dello scorso anno.
  La Rai rimane comunque titolare in quota del 90 per cento dei diritti di utilizzazione della sceneggiatura ai fini di una eventuale produzione del film-tv, ove se ne ravvisasse la opportunità.
  Per quanto riguarda i fatti riportati dall'Espresso e riportati in premessa dall'interrogante, Presidente e Direttore Generale Rai hanno disposto l'avvio di un Audit interno.

   PISICCHIO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   da quattordici anni è presente nei palinsesti della Rai il programma «Blu notte», di Carlo Lucarelli, confezionato con apprezzabile qualità professionale, che ha avuto il merito di offrire all'attenzione di un pubblico desideroso di approfondimenti, contenuti informativi legati ad episodi di cronaca densi di risvolti politici, sociali, economici, promuovendo spunti di riflessione assai importanti;
   in particolare il programma ha svolto utili approfondimenti sulla «P2», sulla stagione delle «stragi», sui temi delle mafie, del terrorismo, delle carceri, del «G8» di Genova, dei morti sul lavoro, tematiche di indubbio impatto civile;
   si è diffusa la notizia di una inopinata decisione della uscita del programma Pag. 164di Lucarelli dai palinsesti di Rai 3 del programma in ragione di una politica di restrizione della spesa, che, in realtà, sarebbe assai meno impegnativa di altri prodotti televisivi non di informazione;
   a sostegno del mantenimento di «Blu notte» nella programmazione autunnale della Rai è sorta anche una iniziativa popolare di raccolta firme che sta realizzando grandi adesioni da parte dei cittadini-utenti del servizio pubblico televisivo;
  Si chiede di sapere:
   le ragioni di una scelta che non sembra promuovere particolari virtuosità sul piano del risparmio e che, soprattutto, sottrae alla platea degli utenti televisivi un prodotto informativo di qualità, capace di raccontare l'Italia d'oggi attraverso la narrazione di storie sensibili, in grado di suscitare dibattiti civili impegnati; se gli organi dirigenti della Rai non ritengano utile promuovere il ripristino della programmazione di Blu notte. (12/129)

  RISPOSTA. – Il 20 giugno 2014 il consiglio di amministrazione Rai ha varato i palinsesti autunnali 2013 dopo un ampio e approfondito dibattito, con l'obiettivo di realizzare un rinnovamento dell'offerta sempre più orientato verso lo spirito di Servizio Pubblico.
  I palinsesti in questione sono stati presentati ai principali inserzionisti pubblicitari il 24 e il 25 giugno 2014.
  In tale contesto, sul tema oggetto dell'interrogazione, si precisa che la Direzione di Rai 3 ha informato che da tempo ha avviato con Carlo Lucarelli lo studio di un nuovo progetto di programma diverso rispetto a «Blu Notte» che – per motivi organizzativi, economici e di tempistica – non è stato possibile inserirlo nel palinsesto autunnale 2013.

    SCAVONE. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nell'ultimo anno, il CODACONS è stato costretto a sottoporre alla Rai molteplici episodi di discriminazione che il Palinsesto Rai ha operato nei propri riguardi nella «scelta» delle Associazioni e degli esperti da invitare in trasmissioni pubbliche finalizzate a garantire l'informazione agli utenti;
   non si può non considerare che episodi di discriminazione nei riguardi del CODACONS non solo sono stati già denunciati, ma continuano a manifestarsi;
   è chiaro l'interesse diretto concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata, dei consumatori/contribuenti anche per la corretta destinazione dei fondi pubblici e l'utilizzazione da parte della Tv di Stato secondo i principi di buon andamento imparzialità e correttezza (e ricomprendenti proprio l'uniformità di trattamento a tutte le Associazioni inserite nello speciale elenco di cui al C.N.C.U. cui garantire, a turnazione, una presenza minima sulle reti, anche creando un canale ad hoc, della concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico) affinché vengano approntate le misure (correttive) idonee ad assicurare nel rispetto dei principi di pluralità informativo e democrazia finalizzata a rendere consumatori e utenti edotti dei propri diritti e di come, per altro verso, tutelare i propri interessi;
   non solo, almeno da aprile 2012, il CODACONS si è visto costretto a denunciare ripetuti casi di cattiva informazione oltre che di gravissime violazioni del pluralismo informativo e della correttezza del servizio pubblico;
   la Rai deve assolvere allo scopo di far prevalere l'interesse dei radio e tele ascoltatori i quali, il più delle volte, a causa di siffatte discriminazioni, ricevono una informazione carente e parziale su tematiche delicate come quelle della salute dei cittadini e della tutela dei diritti;
   è stato presentato un esposto sia alla Corte dei Conti che alla procura della Repubblica per richiedere accertamenti su possibili sprechi posti in essere dalla Rai, spesso con scelte che vedono direttamente pregiudicate associazioni dei consumatori;Pag. 165
   le perplessità, sfociate in denunce ed esposti hanno riguardato, anche i cd. compensi esagerati e le «trasmissioni flop»;
   quel che sta ponendo in essere la Rai, con scelte che evidentemente nulla hanno a che vedere con scelte editoriali, trattandosi esclusivamente di emarginazioni nei riguardi di alcune associazioni a favore di altre legate al mondo dei sindacati, è una vera e propria discriminazione che si manifesta con l'esclusione dai programmi informativi Rai del CODACONS, anche in tematiche in cui, costituisce fatto notorio la competenza dell'associazione stessa;
   quel che però, ad oggi, si è determinato dopo tali interventi del CODACONS è che, al di là di sporadiche e brevissime presenze in Rai, a «Codice a barre» e un paio di chiamate dal GR di Radio Rai, il CODACONS è rimasto estraneo dal circuito informativo reso dal Servizio Pubblico gestito dalla Rai;
   ad essere più volte lamentata è l'esigenza del rispetto del pluralismo informativo;
   nello specifico, la condotta della Rai, con la rubrica consumi&consumi, è stato denunciato essere circostanza attestante la grave e palese violazione dell'articolo 18 del Codice del Consumo che prevede il diritto di proselitismo delle associazioni;
   il CODACONS si è, infatti, dovuto rivolgere alla Procura, al fine di stimolare accertamenti sulla concessione di spazi televisivi e radiofonici ad altre associazioni che non potrebbero averli;
  si chiede di sapere:
   se non si voglia contrastare l'affievolimento del ruolo di concessionario di Pubblico Servizio laddove a fronte delle denunciate discriminazioni e delle presunte scelte editoriali legate a presunti legami personali tra Direttori e conduttori, la Rai sta persistendo nel proprio operato in violazione del proselitismo associativo e del dovere di assicurare un servizio pubblico informativo, trasparente e non assoggettato alla politica o a logiche sindacali;
   se non si intenda adottare le misure opportune per scongiurare il rischio che la funzione di concessionaria di pubblico servizio, con precipuo riferimento all'informazione radio televisiva, che è propria della Rai, possa subire una perdita di rilevanza e concretezza;
   se e quali misure si intenda porre in essere affinché venga assicurato il rispetto del proselitismo associativo, e risolta la problematica dell'influenza del mondo sindacale nel contesto del servizio informativo reso dalla Rai mediante le associazioni dei consumatori;
   se e quali misure si intenda porre in essere affinché vengano eliminate situazioni di discriminazione e di indebita attribuzione di fondi pubblici a favore di solo alcune associazioni, senza alcuna turnazione;
   con quali misure si intenda gestire il servizio pubblico radio televisivo nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza, buon andamento e fruizione pubblica. (13/133)

  RISPOSTA. – Il tema dei rapporti con le associazioni dei consumatori costituisce un punto nevralgico dell'offerta del Servizio Pubblico; in tale contesto l'attuale vertice aziendale si è mosso con l'obiettivo di superare le problematiche che si sono verificate in passato.
  A tal fine la Rai ha ritenuto opportuno procedere all'istituzione di una funzione
ad hoc: «Rapporti con le Associazioni» nata per accrescere ulteriormente il livello di trasparenza dell'Azienda. L'obiettivo è di utilizzare un vero e proprio presidio dei rapporti con le associazioni, con particolare riguardo alle associazioni degli utenti e dei consumatori, con il fine di raccogliere e recepire le istanze e le richieste di chiarimenti. La funzione metterà in opera uno scambio di informazioni, diretto e continuo, nel quale potranno essere trattate tutte le tematiche, ad esclusione di quelle a carattere Pag. 166sociale, per le quali già è attiva la struttura Sostenibilità e Segretariato Sociale.
  Per quanto attiene il tema del Codacons, si precisa altresì, che tale associazione, negli anni 2009/2013, ha promosso nei confronti di Rai ben 34 giudizi innanzi all'Autorità Giudiziaria amministrativa, contabile e ordinaria, ma finora in nessuno di questi giudizi Rai è risultata soccombente.

   SCALIA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nell'articolo a firma di Fabrizio D'Esposito dal titolo «Comprati (e non per fiction) così Barbareschi tradì Fini», pubblicato nell'edizione del 30 giugno scorso de «Il Fatto Quotidiano», si dà conto delle dichiarazioni che l’ex senatore PDL Sergio De Gregorio avrebbe reso all'autorità giudiziaria nell'ambito delle indagini sulla «compravendita» di senatori ad opera dell'on. Silvio Berlusconi;
   De Gregorio avrebbe riferito, tra l'altro, di aver avuto dall'on. Denis Verdini il racconto circa le modalità usate dall'on. Berlusconi per far rientrare nel PDL l'allora deputato Luca Barbareschi, in particolare, l'on. Berlusconi avrebbe ottenuto il passaggio dell'onorevole Barbareschi dal gruppo di FLI al gruppo del PDL facendo assegnare dalla Rai nel febbraio 2011 alla «Casanova», casa produttrice dello stesso Barbareschi, la produzione di due fiction, Nero Wolf ed un film sulle Olimpiadi, per il compenso di 15 milioni di euro;
  si chiede di sapere:
   il compenso effettivo per le due produzioni assegnate alla Casanova nel febbraio 2011 e se tale compenso fosse in linea con i valori del mercato;
   le procedure seguite e i criteri applicati da Rai per l'affidamento di dette produzioni e i soggetti coinvolti nella relativa decisione;
   se intendano avviare un'indagine ispettiva in relazione ai fatti riportati in premessa. (14/135)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione del sen. Francesco Scalia in merito alla produzione di due fiction per la Rai da parte della società Casanova di Luca Barbareschi, segnaliamo che:
   1. Il corrispettivo versato dalla Rai alla Casanova Multimedia per la produzione della serie «Ben tornato Nero Wolfe», composta da 8 episodi da 100’ ciascuno, è stato complessivamente pari a 11.250.000 euro. Il corrispettivo versato dalla Rai alla Casanova per la coproduzione della miniserie «L'olimpiade nascosta», composta da 2 episodi da 100’ ciascuno e da una versione ridotta in formato tv-movie da 100’; è stato pari a 3.450.000 euro. Si tratta di importi che sono stati definiti seguendo le consuete procedure aziendali, che prevedono anche un esame di congruità del costo di produzione ad opera di società esterna, e che sono in linea con i valori di mercato per produzioni di analoga tipologia.
   2. I contratti di cui sopra sono stati approvati seguendo le consuete procedure aziendali, che coinvolgono l'approvazione della Direzione Rai Fiction, della Rete di trasmissione (Rai Uno), delle Direzioni Pianificazione e Controllo, Marketing e Palinsesto, Affari Legali e Societari, della Vicedirezione Generale per l'Offerta Tv, del Direttore Generale e del Consiglio di Amministrazione.
  Nessuno dei due contratti è stato approvato nel mese di febbraio 2011.
  Il contratto relativo a «Bentornato Nero Wolfe» è stato firmato dalle parti nel mese di giugno 2011, mentre la firma del contratto per la miniserie «L'Olimpiade Nascosta» risale al mese di novembre 2011. Entrambi i progetti erano stati attivati sin dall'anno precedente: nel giugno 2010 era stato concluso un accordo per lo sviluppo della fase preparatoria di Nero Wolfe, mentre nel mese di ottobre 2010 era stato firmato l'accordo per l'attivazione della fase preparatoria di «L'Olimpiade nascosta».
  Va rilevato che la collaborazione tra Rai e Casanova nel campo della fiction procede da circa dieci anni.
  Alla luce di quanto riportato e considerato il rapporto storico antecedente di collaborazione Pag. 167già esistente tra Rai Fiction e Casanova, al momento non è stato avviato un Audit interno in quanto i fatti riportati dall'articolo che sarebbero oggetto di indagine giudiziaria presentano ancora un profilo prevalentemente extra-aziendale.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   non c’è una democrazia sana se non c’è pluralismo dell'informazione, sia nella carta stampata sia nel sistema radiotelevisivo;
   indipendenza, obiettività e completezza sono principi fondamentali ai quali deve ispirarsi l'informazione, in particolare quella diffusa attraverso i canali del servizio pubblico radiotelevisivo;
   tali principi sono puntualmente richiamati nelle leggi che si sono incaricate nel tempo di disciplinare in maniera organica la materia;
   la normativa vigente di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il testo unico della radiotelevisione – il quale ha raccolto le previgenti disposizioni contenute nella legge 14 aprile 1975 n. 103 nella legge 6 agosto 1990, n. 223 e nella legge 3 maggio 2004, n. 112 – sulla base dei citati principi, individua il servizio pubblico radiotelevisivo quale «servizio di preminente interesse generale...in quanto volto ad ampliare la partecipazione dei cittadini e a concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese»;
   il Protocollo del trattato di Amsterdam, ricorda che il sistema di radiodiffusione pubblica negli Stati membri è direttamente collegato alle esigenze democratiche, sociali e culturali di ogni società, nonché alla esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi d'informazione;
   il citato Protocollo è stato adottato per sancire la competenza degli Stati membri ad organizzare il servizio pubblico nazionale in funzione delle esigenze democratiche e culturali delle rispettive società, in modo da soddisfare al meglio l'obiettivo della salvaguardia del pluralismo dei media;
   la raccomandazione del Consiglio d'Europa – Rec (2007)3 – sottolinea il ruolo specifico svolto dal servizio pubblico di radiodiffusione quale fonte di informazioni e commenti imparziali e indipendenti e di contenuti innovativi e diversificati conformi a standard etici e qualitativi elevati, nonché quale forum di discussione pubblica e strumento per promuovere una più ampia partecipazione democratica dei cittadini;
   anche il Parlamento europeo, attraverso la sua Risoluzione del 25 settembre 2008 sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d'informazione nell'Unione europea (2007/2253(INI), ha confermato il suo impegno a difendere e promuovere il pluralismo dei mezzi d'informazione, quale caposaldo essenziale del diritto d'informazione e del diritto alla libertà di espressione sanciti dall'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che continuano ad essere principi fondamentali per la salvaguardia della democrazia, del pluralismo civico e della diversità culturale;
   il modello audiovisivo europeo deve continuare a basarsi sull'equilibrio tra un servizio pubblico forte, indipendente e pluralista e un settore commerciale dinamico, considerando altresì che la stabilità di tale modello è indispensabile per la vitalità e la qualità della creazione e per il pluralismo dei servizi d'informazione;
   l'importante ruolo svolto dai media pubblici nel garantire il pluralismo viene riconosciuto anche dalla Convenzione Unesco ove si afferma che il sistema di radiodiffusione pubblica degli Stati membri è direttamente collegato alle esigenze democratiche, sociali e culturali di ogni società, nonché all'esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi di informazione;
   le emittenti pubbliche hanno un ruolo importante da svolgere nella promozione della diversità culturale in ogni Pag. 168paese, nell'offerta di programmi educativi, nell'informazione obiettiva della pubblica opinione, nel garantire il pluralismo e nell'offerta democratica e liberamente accessibile di intrattenimento di qualità;
   in questo contesto normativo si inserisce il concetto di par condicio, il quale ai sensi della legge 22 febbraio 2000, n. 28, e successive modificazioni, come è noto, riguarda l'accesso di tutti i soggetti politici al mezzo radiotelevisivo in condizioni di parità, in modo da garantire a ciascuna forza rappresentata in Parlamento la medesima possibilità di comunicare con il pubblico;
   il pluralismo dei mezzi d'informazione può essere garantito soltanto attraverso l'adeguato equilibrio politico dei contenuti delle emittenti televisive del servizio pubblico;
   con l'informazione, che è generata dal giornalista, si porta a conoscenza della collettività un fatto. Con la comunicazione politica, che è generata dal soggetto politico, si cerca di convincere l'elettore della bontà del proprio modo di governare il paese, comunicandogli una valutazione, di parte;
   sul tema del pluralismo nell'informazione e sulle garanzie da approntare per la sua tutela nell'ambito del servizio pubblico radiotelevisivo anche la Commissione di vigilanza con Atto di indirizzo ha approvato, nella seduta dell'11 marzo 2003, che: « il pluralismo [...] deve essere rispettato dalla azienda concessionaria nel suo insieme e in ogni suo atto, nonché dalle sue articolazioni interne (divisioni, reti e testate), e deve avere evidente riscontro nei singoli programmi», e ha formulato alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, la seguente raccomandazione al punto 1: «Tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio»;
   la vigente normativa in materia di servizi di media audiovisivi e di radiofonia, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il testo unico della radiotelevisione, ha dunque ribadito l'importanza del pluralismo nell'informazione e all'articolo 7, comma 2, lettera c), dispone – come già l'articolo 6, comma 1, lettera c), della legge 3 maggio 2004, n. 112 «La disciplina dell'informazione radiotelevisiva, comunque, garantisce [...] l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità»;
   mentre la citata legge n. 28 del 2000 pone sì vincoli ai programmi di informazione, ma soltanto in campagna elettorale e comunque mai consistenti in una applicazione della par condicio, in vigenza di tale legge la Commissione di vigilanza e l'Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni, operando un evidente ampliamento del testo normativo, hanno esteso le regole della par condicio all'informazione al periodo non elettorale. Obiettività, completezza, imparzialità non bastano più nei programmi di informazione. Occorre sempre, per dirla con la Commissione di vigilanza, il «rigoroso rispetto» della «pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio» persino nei telegiornali, nonostante l'articolo 2, comma 2, della citata legge n. 28, vieti espressamente l'applicazione delle disposizioni sui programmi di comunicazione politica «alla diffusione di notizie nei programmi di informazione»;
   l'applicazione della par condicio è una regola che ha letteralmente sovrascritto le norme più elementari che dovrebbero essere l'anima stessa della professione giornalistica. Ovvero, lì dove il giornalista necessita di uno strumento «tecnico» perché il suo lavoro possa risultare «equilibrato» al di là di ogni ragionevole dubbio, trova nell'applicazione dei principi della par condicio e nell'applicazione dei criteri del pluralismo dell'informazione il modo più semplice per evitare incidenti;Pag. 169
   nel contesto normativo in esame risulta ancora più evidente ed eclatante quanto rappresentato dai dati relativi alla presenza di soggetti politici, giornalisti e ospiti a vario titolo nella trasmissione televisiva «Ballarò», condotta dal giornalista Giovanni Floris, su Rai 3;
   durante l'ultima stagione televisiva il programma «Ballarò», in onda il martedì in prima serata, ha collezionato, dall'11 settembre 2012 al 25 giugno 2013, 40 puntate con un avvicendamento di 307 ospiti, così suddivisi: 146 politici, 77 giornalisti, 37 economisti, politologi, studiosi e 47 altri ospiti;
   la trasmissione in parola, nelle 40 puntate, evidenzia, nei dati, un netto sbilanciamento degli ospiti politici a favore della coalizione di centrosinistra. Centro-sinistra e sinistra: Pd 45, ministri governo Letta/Pd 4, Sel 4, Idv 3, Movimento Arancione 2, Rivoluzione Civile 2, Api/centro democratico 4, Cgil 5, Fiom 6. Totale 75. Centro-destra: Pdl 38, ministri governo Letta/Pdl 1, Lega Nord 4, Fratelli d'Italia 2, Lavoro e Libertà 1. Totale 46. Centro: Lista Civica 2, Futuro e Libertà 3, Udc2, Governo Monti 13. Totale: 20;
   si annoverano anche molte presenze di giornalisti tra gli ospiti più ricorrenti della trasmissione condotta da Floris, spiccano: Massimo Giannini, vicedirettore di «Repubblica» con 8 presenze, Paolo Mieli, presidente di Rizzoli Libri, con 7 presenze, Concita De Gregorio, inviata di «Repubblica» già direttrice dell'Unità, oggi candidata da Gubitosi a un programma sulla Rai, con 4 presenze, Antonio Polito, già direttore del dalemiano «Riformista» e quindi senatore del Partito democratico, oggi al «Corriere», con 3 presenze a pari merito di Alessandro Sallusti, direttore del «Giornale»,
   numerose sono state le presenze di magistrati e giuristi, chiamati come esperti di rapporto tra politica e magistratura, oltre che di riforme nel campo della giustizia: Pietro Grasso, procuratore antimafia, poi candidato nel Partito democratico come capolista al Senato, dov’è presidente eletto da sinistra e M5S, Piercamillo Davigo, giudice di Cassazione, già componente del pool di «mani pulite» e avverso alle proposte in tema di giustizia del centrodestra, Antonio Ingroia, al tempo magistrato in trasferta in Guatemala, pm dei processi contro Dell'Utri, poi leader di Rivoluzione civile, Pietro Onida, ex presidente Corte costituzionale, nel 2010 candidato alle primarie del centrosinistra per le elezioni del sindaco di Milano;
   più in generale, considerando il numero totale di giornalisti ospitati a Ballarò (77) nel corso di tutta la stagione televisiva si può certamente affermare che 54 di loro sono riconducibili all'area del centrosinistra e soltanto 18 all'area del centrodestra. Stessa sorte per gli ospiti, assimilabili alla categoria degli intellettuali, che sono stati nel complesso 37, con una netta prevalenza nell'affermazione di tesi dichiaratamente di sinistra;
   è bene evidenziare che buona parte delle trasmissioni si è sviluppata sotto il vincolo delle regole televisive della campagna elettorale ed è eclatante la sproporzione e la palese violazione della par condicio che determina un evidente privilegio dato alla sinistra da Floris con un apprezzabile 62 per cento a favore della sinistra contro il 38 per cento lasciato al centro-destra;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative tempestive intendano prendere per garantire il rispetto del pluralismo nell'informazione all'interno dei programmi di approfondimento politico del servizio pubblico radiotelevisivo.
(15/139)

  RISPOSTA. – In linea generale i monitoraggi dell'Osservatorio di Pavia evidenziano il rispetto complessivo del pluralismo informativo da parte della Rai; per il periodo settembre 2012/giugno 2013, infatti, l'Osservatorio esplicita che «nelle trasmissioni di informazione il pluralismo è sostanzialmente rispettato.» Sotto il profilo Pag. 170quantitativo, i dati mettono in evidenza come sul totale delle tre reti generaliste Rai il PD registri il 33 per cento dello spazio in voce totale, il PDL il 27 per cento, Scelta civica il 6 per cento, la Lega nord il 4 per cento, SEL, M5S e Unione di Centro il 3 per cento; alle forze politiche non presenti in Parlamento è stata garantita una presenza in voce con un dato pari al 9 per cento.
  Il rispetto del pluralismo ha trovato una puntuale attuazione nel periodo di vigenza della par condicio, in cui la Rai ha dato puntuale applicazione allo specifico Regolamento applicativo approvato dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza.
  Per quanto concerne più specificamente il programma «Ballarò», è anzitutto da evidenziare come i dati dell'Osservatorio di Pavia divergano – anche sensibilmente – da quelli riportati nell'interrogazione: per quanto concerne le presenze, ad esempio, l'Osservatorio ne attribuisce 42 ai partiti appartenenti all'area del centro-sinistra (a fronte del dato di 75 riportato nell'interrogazione), 38 a quelli dell'area politica del centro-destra (rispetto a 46). Ciò, presumibilmente, è da attribuire al fatto che l'Osservatorio non considera come soggetti politici coloro i quali vengono ospitati in virtù della loro professionalità (giornalisti, economisti, politologi, professori ed esperti, magistrati e giuristi, a altro).
  In conclusione è da considerare che un programma come Ballarò per natura comporta inevitabilmente la dialettica tra opinioni e, pertanto, non può essere etichettato come programma «a senso unico».
  In ogni caso la Rai ritiene che il pluralismo costituisca un aspetto fondamentale della propria missione di servizio pubblico. Sotto tale profilo l'impegno dell'azienda è quello di garantire un'informazione obiettiva, completa ed imparziale «nel riflettere il dibattito tra i diversi orientamenti politici che si confrontano nel paese» (come previsto dalla Corte Costituzionale) e di intervenire – nel caso emergessero situazioni di squilibrio – con le opportune misure correttive.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la correttezza dell'informazione, l'educazione, il pubblico decoro e la dignità personale sono tra i beni comuni più preziosi e, ad un tempo, diritti fondamentali di ogni cittadino di un Paese democratico;
   l'accesso a tali beni e l'effettiva disponibilità di questi diritti, dipendono anche in larga misura dal buon funzionamento del servizio pubblico radiotelevisivo;
   la Rai, in quanto concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, è tenuta al rispetto delle norme e dei principi contenuti nel Contratto di servizio 2010-2012, tutt'ora in vigore in regime di prorogatio;
   in base all'articolo 2, comma 7, del Contratto di servizio, la Rai è tenuta, attraverso un opportuno monitoraggio, a «verificare il rispetto circa le pari opportunità nonché la corretta rappresentazione della dignità della persona nella programmazione complessiva, con particolare riferimento alla distorta rappresentazione della figura femminile e di promuovere un'immagine reale e non stereotipata»;
   secondo quanto stabilito dall'articolo 4, comma 4, «la Rai è tenuta ad improntare la propria programmazione di informazione e approfondimento generale ai principi di imparzialità, completezza e correttezza, nel rispetto della dignità e della privacy delle persone e ad assicurare comunque un contraddittorio adeguato, effettivo e leale»;
   recenti fatti legati allo svolgimento di un talk show di intrattenimento hanno, tuttavia, sfortunatamente evidenziato come un servizio pubblico, affidato alla Rai, Radiotelevisione italiana, non sia stato all'altezza degli obiettivi ai quali è deputato e che sono principi ispiratori del citato Contratto di servizio; Pag. 171
   tale circostanza ha trovato conferma, e il suo epilogo, il giorno 28 giugno scorso, nella trasmissione «La guerra dei mondi», su Rai tre, condotta da David Parenzo, in onda in prima serata, sul tema del «successo»;
   l'onorevole Laura Ravetto, invitata personalmente dal citato Parenzo, in qualità di ospite, ha garantito la sua presenza per trattare della tematica in parola;
   alla trasmissione erano altresì presenti: lo scrittore Aldo Busi, il conduttore Pippo Baudo, una attrice e un rapper;
   da subito, la trasmissione volgeva a contenuti diversi da quelli programmati, e convenuti, e da quelli propri di un talk show di intrattenimento;
   la trasmissione in questione, infatti, si rivelava una sorta di «gogna politica» verso un leader politico e la sua area di riferimento. Il tema trattato, piuttosto che essere incentrato sulla tematica del successo – oggetto della trasmissione – si rivelava volto a veicolare un messaggio altamente omologante del ruolo della donna nella società civile;
   lo scrittore Aldo Busi prendeva la parola e indirizzava gratuitamente all'onorevole Ravetto gravissime volgarità e illazioni lesive della sua dignità personale, di genere e istituzionale (vedasi registrazione);
   l'onorevole Ravetto, al termine delle infelici illazioni e volgarità del Busi, solito a comportamenti caratterizzati da turpiloquio e volgarità gratuite, abbandonava la trasmissione; il conduttore, David Parenzo, non si premurava di allontanare lo stesso Busi dalla trasmissione a seguito delle volgarità pronunciate e per le illazioni di genere descritte;
   in data 18 marzo 2010 nel corso della trasmissione di Rai due «L'isola dei famosi», il concorrente Aldo Busi veniva allontanato dal programma in quanto i vertici Rai ravvisavano nel suo comportamento palesi e gravi violazioni delle regole e delle disposizioni contrattuali;
   non si comprende come il conduttore David Parenzo ha ritenuto di invitare a un talk show in prima serata, sul tema del successo, il Busi che già in passato ha palesato comportamenti inadatti a un «prima serata»;
   lo stesso Parenzo, nel caso di specie, avrebbe dovuto tutelare, soprattutto nei confronti dei telespettatori di Rai tre, in prima serata, non solo la dignità di genere ma in particolar modo il servizio pubblico in linea con l'articolo 3, comma 1, lettera d) del Contratto di servizio, in cui «la Rai è tenuta a improntare, nel rispetto della dignità della persona, i contenuti della propria programmazione a criteri di decoro, buon gusto, assenza di volgarità, anche di natura espressiva, assicurando, tra l'altro, una più moderna rappresentazione della donna nella società, valorizzandone il ruolo, e rispettando le limitazioni di orario previste a tutela dei minori dalla legislazione vigente. A tal fine la Rai è tenuta al rigoroso rispetto dei Codici di cui al comma 5 dell'articolo 2 nonché di altri analoghi Codici che dovessero essere emanati nel triennio di vigenza del presente contratto»;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative, tempestive e urgenti, intendano prendere i vertici della Rai al fine di:
   garantire che programmi di prima serata, indicati come talk show di intrattenimento, non siano utilizzati per veicolare messaggi politici non equilibrati;
   far rispettare, da parte dei conduttori e dagli autori, le disposizioni del Contratto di servizio e, in particolar modo, le norme in esso indicate circa il rispetto della dignità della persona, dei contenuti della propria programmazione a criteri di decoro, al buon gusto, all'assenza di volgarità, anche di natura espressiva, assicurando, tra l'altro, una più moderna rappresentazione della donna nella società, valorizzandone il ruolo, e rispettando le limitazioni di orario previste a tutela dei minori;Pag. 172
   verificare l'opportuno e attento monitoraggio sancito dall'articolo 2, comma 7, del Contratto di servizio. (16/141)

  RISPOSTA. – «La Guerra dei Mondi» è un programma sullo scontro tra generazioni. Attraverso storie di vita, filmati, immagini di repertorio e ospiti in studio, mette a confronto due generazioni – gli under 40 e gli over 60 – cercando di trovare le ragioni di questo scontro, dando conto con leggerezza e profondità del dibattito contemporaneo su vecchio e nuovo, degli scenari di frattura e divisione che i travolgenti mutamenti della società stanno determinando.
  Due squadre rappresentative dei due mondi animano il confronto in studio su temi caldi di costume e attualità, analizzando la distanza e quando possibile i punti di contatto, le opportunità di un patto o l'inevitabilità di una guerra generazionale.
  Il programma usa il linguaggio del talk show di intrattenimento ma offre anche spunti di approfondimento, cercando, in linea con la missione di Rai Tre, di essere in sintonia con l'evolversi del reale, del costume e della società, per restituire ai telespettatori qualcosa di utile ed interessante.
  Nella prima puntata è stato affrontato il tema del lavoro. Partendo dagli ultimi dati Istat sulla disoccupazione giovanile secondo cui è stata raggiunta la cifra record del 41 per cento, ci si è chiesti quali sono le responsabilità dei giovani e quali quelle degli adulti, in particolare se i giovani non hanno più lo stesso spirito di sacrificio e la stessa determinazione che avevano le vecchie generazioni. Su questi temi si sono confrontati in studio Carla Cantone, segretario del sindacato dei pensionati della Cgil, Giampiero Mughini, scrittore e protagonista del ’68, Paolo Cirino Pomicino, ex-politico democristiano e simbolo della Prima Repubblica, Guido Martinetti, fondatore della catena di gelaterie Grom, Emanuele Ferragina, docente di politiche sociali ad Oxford e Sofia Sabatino, rappresentante degli studenti universitari.
  Nella seconda puntata si è parlato di potere, e ci si è domandati se sarà mai possibile immaginare, in Italia, un potere non più nelle mani esclusive di persone anziane. Si è parlato del rapporto delle vecchie generazioni con l'autorità e il potere arrivando sino al ’68 e dell'atteggiamento rinunciatario e tendente alla rassegnazione dei giovani contemporanei. In studio ad animare il dibattito erano presenti l'europarlamentare ed ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, l'editorialista del Corriere della Sera Pierluigi Battista, il critico d'arte e conduttore televisivo Philippe Daverio, per rappresentare gli anziani; per i giovani discutevano la studiosa di diritto ed economia Lidia Undiemi, l'ex sottosegretario al Lavoro Michel Martone e la conduttrice televisiva Camila Raznovich.
  La terza puntata è stata dedicata al tema del successo e si volevano analizzare le mutazioni antropologiche che questo concetto ha subito con il passare del tempo. Si voleva analizzare in particolare come nella società contemporanea fosse possibile, nel campo dello spettacolo, della politica e anche dell'impresa, ottenerlo in modi facili e poco impegnativi, con percorsi volatili e troppo estemporanei. In studio Pippo Baudo, lo scrittore Aldo Busi e Sabina Ciuffini, storica valletta e oggi fondatrice del sito «
unaqualunque.it» a rappresentare gli anziani; la deputata del Popolo della Libertà Laura Ravetto, l'attrice di cinema e teatro Veronica Gentili e il rapper Rocco Hunt a rappresentare i giovani.
  Gli ospiti sono stati invitati a discutere sul tema del successo per le loro esperienze di vita, poiché in grado di fornire un contributo costruttivo e brillante al dibattito. L'on. Ravetto è stata invitata in quanto giovane donna di successo e anche come rappresentante di quella parte politica in diritto di intervenire sul processo a Silvio Berlusconi sul caso Ruby, in quei giorni fatto di forte attualità e che sarebbe stato difficile non affrontare o perlomeno lambire. La signora Ravetto era stata peraltro avvertita con precisione dei temi di cui si sarebbe dibattuto durante la trasmissione.
  Aldo Busi è stato invitato per la sua esperienza di scrittore e anche come libero pensatore, sicuramente capace di mettere in Pag. 173discussione gli atteggiamenti di molti giovani di oggi senza sconti né paternalismi.
  Come si evince da quanto descritto sul programma e dall'effettivo svolgersi delle puntate precedenti, nonché da quella realizzata successivamente sulla famiglia, il registro e il tono del dibattito è sempre stato leggero e brillante ma estremamente controllato nei temi e nei modi. Anche nel caso della puntata sul successo la prima parte si è svolta nella assoluta regolarità e nulla lasciava prevedere il determinarsi di una situazione tesa e sgradevole nel dibattito tra l'on. Ravetto e lo scrittore Aldo Busi.
  Il conduttore David Parenzo è intervenuto con decisione, con le difficoltà di una diretta, cercando di ripristinare ordine e modalità consone alla situazione. Con il sostegno degli autori e i responsabili del programma ha cercato di far ritornare la signora Ravetto in studio, invitando Aldo Busi a partecipare allo stesso obiettivo con manifestazione di scuse.
  In conclusione, alla luce di quanto fin qui descritto, a differenza di quanto sostenuto dall'on. Brunetta nell'interrogazione in merito alla «Guerra dei Mondi», il programma ha svolto un ruolo tipicamente di servizio pubblico, se si hanno presenti gli obbiettivi generali, i temi trattati e le modalità complessive del programma.
  Anche la considerazione dell'on. Brunetta, presente nell'interrogazione: la trasmissione si rivelava una seria di «gogna politica» verso un leader politico e la sua area di riferimento e il tema trattato ... si rivelava volto a veicolare un messaggio altamente omologante del ruolo della donna, non sembrerebbe cogliere che l'obbiettivo era completamente opposto, poiché si tentava di fare un'analisi socio-antropologica, dove i singoli fenomeni descritti, come quello del rapporto giovani donne/politici potenti, erano aspetti di uno scenario sociale più complesso tutto da analizzare. Così come è difficile individuare un messaggio omologante del ruolo della donna quando sono state rappresentate, nell'arco della puntata, diverse storie di vita nobili, o meno nobili, di donne ma anche di uomini indistintamente.
  Ciò che è avvenuto tra i due ospiti Busi e Ravetto è da considerare uno spiacevole episodio provocato da una serie di contingenze non prevedibili e non facilmente controllabili in quanto accaduto durante un programma in diretta.

   GRASSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   ad oltre un anno dalla data dello switch off – maggio 2012 – che ha segnato il passaggio al digitale terrestre anche nella città di Minervino Murge (provincia BAT), permangono tutt'oggi notevoli problematiche irrisolte;
   la ricezione dei canali, reti Rai su tutti, è frammentaria e molto spesso assente. Infatti oltre ad una cattiva ricezione durante l'intero arco della giornata, che provoca disturbi nella ricezione dei canali, si assiste, in particolare nelle ore serali di maggior afflusso televisivo, ad un totale black out dei canali evidenziati, con conseguente impossibilità di seguire qualsivoglia programma televisivo;
   diverse sono le iniziative che la civica amministrazione ha messo in atto: incontrando i vertici della Rai in quel di Cerignola nell'ormai lontano novembre 2012; interessando il Comitato Regionale per le Comunicazioni; realizzando petizioni con oltre 1000 firme che sono state inviate a tutti i soggetti interessati compresi la Rai e Ministero dello Sviluppo Economico;
   ad oggi nessun risultato si è avuto se non la sola risposta da parte del direttore degli affari legali della Rai, nota in cui si afferma che «i limiti di copertura territoriale e di popolazione servita sono rispettati». Peccato solo che la televisione a Minervino Murge non si veda;
   atteso questo, visto anche le numerose problematiche di carattere sociali che tale situazione comporta, essendo il comune di Minervino Murge composto prevalentemente da persone anziane che spesso hanno la televisione come unico Pag. 174«compagno» per molte serate, si chiede di mettere in atto ogni utile azione per la risoluzione della problematica;
   si chiede di sapere quando tale carenza sarà colmata completamente.
(17/146)

  GRASSI. – Ai margini del Tavoliere delle Puglie sorge la collina di Minervino Murge (ca. 500 m s.l.m.), il cui abitato è per la maggior parte costruito su un costone in vista di M. Sambuco, solo una piccola parte di esso (circa il 20 per cento) è in vista di M. Caccia.
  La problematica di ricezione del Mux 1 in Minervino, è legata esclusivamente ad una peculiare ed atipica situazione orografica e territoriale che ostacola, soprattutto in particolari periodi dell'anno ed in orari serali, la ricezione delle trasmissioni regolarmente effettuate dai siti pianificati ed autorizzati dalla P.A..
  La situazione riscontrata a Minervino riveste caratteri di eccezionalità e costituisce una di quelle ipotesi, fortunatamente limitate nel territorio nazionale, per risolvere le quali l'articolo 22, 2 comma, del contratto di servizio ha previsto diffusione dei programmi di servizio pubblico attraverso satellite.
  Al riguardo, la programmazione di Tivusat consente in forma gratuita la ricezione non soltanto dei palinsesti diffusi in digitale terrestre con il citato Mux 1 bensì anche l'intera offerta radiotelevisiva con marchio Rai e di altre emittenti aderenti.
  La soluzione di cui all'articolo 22, comma 2, del contratto di servizio, pertanto, è senz'altro la più rapida.
  Riguardo al digitale terrestre, la problematica di irradiazione, determinata soprattutto in periodo estivo, stante la vicinanza con il mare, dall'inevitabile fenomeno del «fading», sconta altresì specifiche criticità orografiche che inficiano la propagazione dei segnali in isofrequenza (can. 32) di M.Conero (AN), che, soprattutto durante il periodo estivo, vengono a sovrapporsi (con fluttuazioni anche di 20 dB) ai segnali locali di M.Sambuco.
  Tale sovrapposizione incide sulla capacità di decifrazione del segnale utile da parte dei «
decoder», non specificamente filtrati e tarati, che sono inseriti negli apparecchi televisivi, pregiudicando esclusivamente la ricezione da parte delle antenne che puntano M. Sambuco essendo questo, per le antenne medesime, nella stessa direzione di M. Conero.
  Viceversa gli utenti che ricevono da M.Caccia hanno le antenne in direzione opposta al sito marchigiano e, pertanto, non scontano l'inevitabile sovrapposizione e ricevono con buona qualità il segnale Rai.
  Un eventuale intervento sul sito marchigiano di M. Conero è, allo stato difficilmente ipotizzabile, in quanto ne risulterebbe limitata l'attuale area di servizio, con pregiudizio per la ricezione per i cittadini residenti nella Marche.
  A conferma dell'assoluto rispetto da parte della Rai della normativa in vigore, un sopralluogo fatto dall'Ispettorato Puglia (28/11/2012) ha rilevato, proprio a Minervino, una «ottima» qualità del MUX1.
  Fermo restando quanto sopra, la problematica è all'attenzione della Rai e della consociata Rai Way, che stanno valutando le iniziative più opportune, che tuttavia non possono non tener conto delle scarsità delle risorse frequenziali assegnate dal Ministero dello sviluppo economico a Rai e che, di converso, ove disponibili, consentirebbero interventi efficaci attuabili in tempi ragionevolmente rapidi.
  In tale contesto si inserisce il progetto, attualmente allo studio, di realizzare un nuovo impianto da ubicare in prossimità della località di Minervino per l'irradiazione del Mux 1 in banda III (can. 5). Si evidenzia che l'attivazione di tale nuovo impianto è condizionata all'ottenimento dei permessi/autorizzazioni da parte delle Autorità amministrative competenti ed alla disponibilità delle risorse economiche necessarie. L'attivazione in parola, ove attuata, porrà comunque la necessità di una idonea campagna di comunicazione per sensibilizzare l'utenza a verificare l'adeguatezza del sistema d'antenna ricevente.

Pag. 175

   BITONCI, ATTAGUILE. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il contratto di servizio Rai prevede, all'articolo 9, comma 2, lettera b) che le trasmissioni riservino adeguati spazi alle associazioni e ai movimenti della società civile e che l'offerta televisiva preveda specifiche trasmissioni per l'informazione dei consumatori;
   per la completezza e la correttezza dell'informazione, la scelta delle associazioni e degli esperti da invitare nelle trasmissioni televisive e radiofoniche dovrebbe essere basata sulle competenze specifiche delle tematiche affrontate e certamente non su criteri soggettivi che potrebbero causare discriminazioni e parzialità;
   la concessione da parte della Rai di spazi televisivi e radiofonici ad Associazioni di consumatori, così come denunciato in più occasioni anche da Codacons, non sembra essere sempre rispettosa del principio del pluralismo informativo, che invece dovrebbe essere garantito dalla concessionaria del servizio pubblico;
  per sapere:
   se la Direzione generale, nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza e fruizione pubblica non ritenga opportuno rendere noti i dati relativi alla partecipazione nelle trasmissioni televisive e radiofoniche delle associazioni dei consumatori;
   secondo quali criteri viene privilegiata la presenza nelle trasmissioni televisive e radiofoniche di alcune associazioni dei consumatori rispetto ad altre e se tali criteri rispondono al principio del pluralismo informativo e al diritto di tutti i cittadini ad una corretta informazione.
(18/147)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  L'attenzione per il mondo dell'associazionismo e, in questo ambito, per le tematiche d'interesse dei consumatori, costituisce un punto importante dell'offerta del Servizio Pubblico. Nel palinsesto Rai, infatti, sia televisivo sia radiofonico, sono previsti numerosi programmi con momenti dedicati alle tematiche che stanno maggiormente a cuore al mondo delle associazioni dei consumatori, cui bisogna aggiungere l'attenzione crescente dei TG per le notizie d'interesse dei cittadini anche in quanto consumatori e utenti.
  A titolo di esempio, per quanto concerne l'offerta televisiva, si segnalano i seguenti programmi: – RaiUno: «Uno mattina», «La vita in diretta», «Porta a porta»;
   RaiDue: «Detto fatto», «Divieto di sosta»;
   RaiTre: «Report», «Presa diretta», e, a partire da settembre si riproporrà il programma «Mi manda RaiTre» in una collocazione significativamente ampliata rispetto al passato, passando da appuntamento settimanale (come era negli scorsi anni) ad appuntamento quotidiano (dal lunedì al venerdì nella fascia mattutina).
  Sempre a titolo d'esempio, per quanto riguarda invece l'offerta radiofonica, ci si limita di seguito a riportare i titoli delle rubriche di approfondimento di Radio Uno, il canale dedicato principalmente all'informazione, all'attualità e al sociale: «Prima di tutto», «Radio anch'io», «La radio ne parla», «Baobab», «Area di servizio», «Pronto salute», «Questione di borsa».
  Per quanto concerne la richiesta di dati relativi alla partecipazione nelle trasmissioni televisive e radiofoniche di associazioni dei consumatori, si fa presente che in questo ambito non vengono effettuate rilevazioni ad hoc, di carattere quantitativo, dall'Osservatorio di Pavia.
  Tutto ciò premesso, l'attuale vertice aziendale si è attivato con l'obiettivo di aumentare l'impegno già dedicato alle istanze che provengono dall'associazionismo dei consumatori e, nel caso, superare problematiche evidenziate in passato. A tal fine la Rai ha ritenuto opportuno procedere all'istituzione di una funzione ad hoc: «Rapporti con le Associazioni» nata per accrescere ulteriormente il livello di trasparenza Pag. 176dell'Azienda. L'obiettivo è di utilizzare un vero e proprio presidio dei rapporti con le associazioni, con particolare riguardo alle associazioni degli utenti e dei consumatori, con il fine di raccogliere e recepire le istanze e le richieste di chiarimenti. La funzione metterà in opera uno scambio di informazioni, diretto e continuo, nel quale potranno essere trattate tutte le tematiche, ad esclusione di quelle a carattere sociale, per le quali già è attiva la struttura Sostenibilità e Segretariato Sociale.

   MARAZZITI. – Al Presidente della Rai. – Premesso che:
   le Linee guida del Contratto di Servizio, pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 29 novembre 2012, all'articolo 9 stabiliscono che la qualità del servizio pubblico rappresenta «Il controvalore al pagamento del canone e con ciò definiscono la diversa natura del canone rispetto al possesso del televisore;
   a partire da dicembre 2012 la Rai ha attribuito – anche attraverso la campagna di riscossione del canone – l'obbligatorietà del pagamento del Canone in quanto imposta di legge sul possesso del televisore;
   il Sottosegretario Catricalà, con propria dichiarazione rilasciata il 2 luglio 2013 in Commissione cultura della Camera e ripresa dagli organi di stampa, ha affermato che «la vera grande ragione per giustificare la lotta all'evasione del canone Rai, ma addirittura la motivazione del suo pagamento, non può prescindere da un recupero di credibilità della Rai e della sua missione di servizio pubblico»;
   il Trattato europeo di Lisbona, citato nelle linee guida del Contratto di servizio, vincola i Paesi membri al rispetto di una interpretazione del servizio radiotelevisivo pubblico che deve essere «di agevole comprensione per il cittadino/utente, il quale in ragione del pagamento del canone di abbonamento, ha diritto di poter verificare quale sia stato l'impiego degli introiti del canone stesso. Ciò detto, la Rai deve comunque improntare tutta la gestione ai principi di servizio pubblico. In tale ambito la Rai deve pertanto, perseguire le seguenti azioni: rendere riconoscibili e valorizzare i programmi di servizio pubblico. Nell'ottica della trasparenza e della vigilanza sull'impiego delle risorse pubbliche i programmi dei generi finanziati dal canone e di quelli finanziati con risorse commerciali devono essere immediatamente riconoscibili, valorizzati e segnalati come tali sia nel corso della programmazione sia nel sito Rai»;
  si chiede di sapere:
   se non ritenga di fornire i necessari chiarimenti circa la difformità interpretativa sostenuta dalla Rai medesima ed i dati relativi al pagamento del canone per il 2013. (19/159)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione in oggetto si precisa quanto segue.
  Il presupposto tributario dell'obbligo di pagamento del canone di abbonamento alla televisione è a tutt'oggi quello sancito dall'articolo del RDL 246/1938, secondo cui «chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento».
  Ciò premesso, per quanto concerne le Linee guida per la definizione del Contratto di servizio relativo al triennio 2013-2015 – emanate dall'AGCOM d'intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi dell'articolo 45, comma 4, del Testo Unico – si precisa che il tema della qualità della programmazione del Servizio pubblico radiotelevisivo è uno dei tre assi portanti del documento AGCOM cui si dovrà ispirare il nuovo Contratto dì servizio, insieme a:
   innovazione tecnologica;
   trasparenza nell'erogazione del servizio pubblico e nell'utilizzo del canone.
  In particolare, sul tema della qualità della programmazione, le Linee guida sollecitano il Servizio pubblico a tornare ad investire nella programmazione, recuperando la capacità progettuale che in passato ha connotato il brand Rai agli occhi degli Pag. 177utenti. La programmazione di Servizio pubblico deve, quindi, promuovere la fruizione di una offerta di qualità che sia percepita come tale dal pubblico. In tale contesto, piú in particolare, il documento AGCOM considera «necessario comunicare al pubblico cosa comprende e su quali piattaforme viene erogata l'offerta di servizio pubblico.».

   GRASSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   lo scrivente onorevole Gero Grassi, componente della Commissione parlamentare vigilanza servizi radiotelevisivi, a seguito della risposta alla interrogazione sulla vicenda del dr. Pietro Di Lorenzo, già Presidente della LDM Comunicazione SpA, società fornitrice di contenuti editoriali alla Rai fa notare che: la lettera della Rai è una sterile enunciazione di atti burocratici che non risponde minimamente alle domande e alle questioni poste dall'interpellanza, né tantomeno rassicura lo scrivente sui temi di fondo dell'intera vicenda che sono legalità, trasparenza, buon andamento delle procedure e diritti di quanti offrono servizi e prodotti alla Rai. Lo scrivente non aveva bisogno di ottenere una risposta che è un semplice elenco di atti e che non risponde al cuore della interpellanza.
   In particolare, la domanda rivolta riguardava:
    essendo il dottor Pietro Di Lorenzo persona credibile che ha denunciato atti di corruzione, non perché costretto da problemi giudiziari o economici, ma per un evidente senso civico;
    essendo evidente il timore dei dirigenti denunciati che in tanti anni non hanno mai avuto il coraggio di querelare il dottor Di Lorenzo per calunnia sperando, al contrario, solo che la vicenda si esaurisse velocemente;
    che la struttura Rai ed in particolare i Direttori di Rete e di Raifiction dopo la denuncia hanno ingiustamente e colpevolmente escluso la Società LDM da ogni appalto Rai anziché premiare l'imprenditore onesto che si è ribellato alle richieste di tangenti;
    che il Direttore generale della Rai, non si capisce il perché, non ha ritenuto di ascoltare un importante fornitore dell'azienda che amministra per informarsi sul contesto nel quale è maturata la richiesta estorsiva dei suoi dirigenti corrotti;
    che il Direttore generale non ha ancora preso alcuna iniziativa per tutelare gli interessi della Società ingiustamente penalizzata dai suoi collaboratori Direttori di rete e di Raifiction ed in tal modo lancia un messaggio altamente negativo che scoraggia ogni eventuale ulteriore fornitore oggetto di richieste estorsive all'interno dell'azienda e quindi si assume una responsabilità gravissima di tutela del malcostume eventuale sia pure per mancanza di comportamenti proattivi.
   Tutto ciò crea ulteriori e più gravi motivi di preoccupazione nello scrivente per il quadro di opacità, reticenza ed irregolarità che caratterizza non solo la Rai nelle diverse articolazioni e strutture, ma la stessa Direzione generale che evidentemente non spicca per coraggio e senso etico.
   Pertanto, lo scrivente chiede in maniera ancora più convinta e determinata di convocare il Direttore generale della Rai dr Luigi Gubitosi ed il dr. Pietro Di Lorenzo per chiarire nel modo più completo ed approfondito possibile il quadro dei fatti e l'humus nel quale sono maturati e dare la possibilità alla Commissione di ascoltare direttamente dai protagonisti la versione dei fatti che, ove confermati, sarebbero di inaudita gravità. (20/160)

   RISPOSTA. – Preso atto del contenuto della «interpellanza urgente “bis” e richiesta di audizione» a firma dell'onorevole Grassi del 9 luglio 2013 e, rilevato il contenuto gravemente diffamatorio delle affermazioni ivi contenute sia nei confronti dell'Azienda sia dei Dirigenti, si osserva.Pag. 178
  La risposta fornita da Rai alle «domande e alle questioni» poste nella precedente interpellanza a firma del Parlamentare fornisce ogni elemento utile e necessario ad acclarare il reale svolgimento dei fatti.
  In particolare, attraverso l'indicazione delle iniziative assunte in merito al contenuto della lettera a firma del dott. Di Lorenzo del 10.9.2012, si è dimostrato che Rai è intervenuta ben prima che le notizie apparissero sulla stampa, a tutela degli interessi dell'Azienda. Infatti, a seguito della ricezione di detta missiva, il Presidente e il D.G. hanno dato incarico alla Direzione Internal Auditing di effettuare tutte le verifiche del caso. Con due distinti rapporti, in data 28 novembre 2012 e 18 dicembre 2012, la Direzione Internal Auditing ha ribadito che quanto affermato dal dott. Di Lorenzo non ha trovato «oggettivo riscontro»;
  in pendenza di un procedimento penale, volto appunto ad accertare i fatti oggetto delle denunce del dottor Di Lorenzo, il giudizio sulla credibilità del denunciante e ex lege demandato all'Autorità procedente. Tale giudizio esula dunque tanto dalle prerogative della Direzione Generale di Rai, quanto da quelle della Commissione Parlamentare di Vigilanza sui Servizi Radiotelevisivi;
  risulta peraltro che nell'ambito di detto procedimento penale, gli interessati abbiano richiesto di perseguire il denunciante per il delitto di calunnia;
  come già rilevato nella precedente risposta, le procedure aziendali stabiliscono – per processi decisionali importanti, quali quelli che riguardano le produzioni di programmi di prima serata di RaiUno o della fiction – il passaggio obbligato attraverso le Strutture aziendali competenti con specifici poteri decisionali. Il rispetto di tali procedure è evidentemente garanzia di linearità e trasparenza nell'agire dell'Azienda.
  Certamente non rientra nel corretto esercizio dei poteri demandati al Direttore Generale dalla legge e dallo Statuto, nonché – più in generale – da quelli dei Dirigenti Rai quello di adoperarsi per «premiare» produttori esterni o comunque soggetti terzi rispetto all'Azienda, violando i principi di trasparenza e correttezza che presiedono all'attività della Concessionaria del servizio pubblico, così come non appare rituale il sollecito di un membro del Parlamento in tal senso,
  altrettanto esula dalle funzioni del Direttore Generale quella di convocare per un incontro, peraltro non richiesto, un produttore, per quanto importante, che abbia denunciato all'Autorità Giudiziaria fatti costituenti reato al fine di condurre un'indagine «parallela» a quella della magistratura competente;
  nel caso di specie, si ribadisce, sono stati tempestivamente azionati gli strumenti aziendali per verificare il contenuto delle affermazioni del produttore che, secondo la competente Direzione Internal Auditing, non hanno trovato «oggettivo riscontro».

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   indipendenza, obiettività e completezza sono principi generali ai quali deve ispirarsi l'informazione, in particolare quella diffusa attraverso i telegiornali del servizio pubblico radiotelevisivo;
   l'articolo 21, primo comma, della Costituzione non sancisce solo un diritto all'informazione come libertà di manifestazione del pensiero, ma anche un diritto di tendenziale completezza ed obiettività di quest'ultima, in modo tale da garantire una comunicazione completa e pluralista. Tale copertura non garantirebbe esclusivamente il profilo attivo della libertà di informazione, ma anche il profilo passivo, inteso come esigenza del pubblico di ricevere un'informazione corretta;
   le disposizioni di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, il quale ha raccolto le previgenti disposizioni contenute nella legge 14 aprile 1975, n. 103, nella legge 6 agosto 1990, n. 223 e nella legge 3 maggio 2004, n. 112, individuano il servizio pubblico radiotelevisivo quale «servizio di preminente interesse generale. .. in quanto volto ad ampliare la partecipazione dei cittadini e a concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese»;Pag. 179
   ai sensi degli articoli 3 e 7 del citato Testo unico 177 del 2005, costituiscono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo il pluralismo, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, nonché l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche. L'attività di informazione radiotelevisiva, da qualunque emittente o fornitore di contenuti esercitata, costituisce un servizio di interesse generale che deve garantire la libera formazione delle opinioni e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e imparzialità;
   le disposizioni della legge devono essere lette alla luce delle indicazioni date dalla giurisprudenza costituzionale e, in particolare, nella sentenza n. 155 del 24 aprile/7 maggio 2002. Con tale sentenza la Corte, richiamando la propria precedente sentenza n. 112 del 1993, ha posto in rilievo come «il diritto all'informazione, garantito dall'articolo 21 della Costituzione, venga qualificato e caratterizzato, tra l'altro, sia dal pluralismo delle fonti cui attingere conoscenze e notizie – così da porre il cittadino in condizione di compiere le proprie valutazioni avendo presenti punti di vista e orientamenti culturali e politici differenti – sia dall'obiettività e dall'imparzialità dei dati forniti, sia infine dalla completezza, dalla correttezza e dalla continuità dell'attività di informazione erogata». «Il diritto alla completa ed obiettiva informazione del cittadino appare dunque» – prosegue la Corte – «tutelato in via prioritaria soprattutto in riferimento a valori costituzionali primari, che ... sono quelli connessi al corretto svolgimento del confronto politico su cui in permanenza si fonda, indipendentemente dai periodi di competizione elettorale, il sistema democratico;
   la delibera dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – AGCOM n. 22/06/CSP, recante «Disposizioni applicative delle norme e dei principi vigenti in materia di comunicazione politica e parità di accesso ai mezzi di informazione nei periodi non elettorali», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 29 del 4 febbraio 2006 e, in particolare, l'articolo 2, comma 1, ai sensi del quale «Tutte le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, le rubriche e le trasmissioni di approfondimento devono rispettare i principi di completezza e correttezza dell'informazione, obiettività, equità, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento»;
   con la delibera n. 243/10/CSP, l'AGCOM ha definito i criteri per la vigilanza e la valutazione del rispetto del pluralismo politico e istituzionale nei telegiornali, disponendo in particolare che, avuto riguardo ai parametri sui quali si fonda la rilevazione, costituiti dal tempo di notizia, dal tempo di parola e dal tempo di antenna, così come definiti nella metodologia di rilevazione pubblicata nel sito internet dell'AGCOM, nella valutazione del rispetto del pluralismo politico e istituzionale riveste peso prevalente il tempo di parola attribuito a ciascun soggetto politico o istituzionale;
   la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi con l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato nella seduta dell'11 marzo 2003, nel formulare ulteriori raccomandazioni alla concessionaria pubblica a garanzia del pluralismo informativo, ha previsto che tutte le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, debbano rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio, facendo comunque salva l'autonomia editoriale della concessionaria pubblica;
   i partiti, come evidenzia il dettato costituzionale, restano il cardine del sistema democratico e, come tali, non possono essere oggetto di ostentato ostracismo da parte del servizio d'informazione pubblico. Tutti i partiti presenti in Parlamento devono trovare, in proporzione al loro consenso, e in riferimento al ruolo e Pag. 180all'iniziativa esercitati rispetto ai temi in discussione, opportuni spazi nelle trasmissioni di approfondimento giornalistico e, più in particolare, nei telegiornali;
   la tutela del principio del pluralismo non significa lottizzazione numerica degli spazi e degli operatori tra i partiti, ma corretta rappresentazione della pluralità delle posizioni in cui si articola il dibattito politico-istituzionale e delle diverse ispirazioni culturali in cui tutte le diverse matrici culturali del Paese hanno dignità e diritto ad esprimere la propria visione progettuale e la propria interpretazione della realtà;
   mentre la legge 22 febbraio 2000, n. 28 recante «Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica» pone sì vincoli ai programmi di informazione, ma soltanto in campagna elettorale e comunque mai consistenti in una applicazione della par condicio, in vigenza di tale legge la Commissione di vigilanza Rai e l'AGCOM, operando un evidente ampliamento del testo normativo, hanno esteso le regole della par condicio all'informazione al periodo non elettorale. Obiettività, completezza, imparzialità non bastano più nei programmi di informazione. Occorre sempre, per dirla con la Commissione di vigilanza Rai, il «rigoroso rispetto» della «pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio» persino nei telegiornali, nonostante l'articolo 2, comma 2, della citata legge n. 28, vieti espressamente l'applicazione delle disposizioni sui programmi di comunicazione politica «alla diffusione di notizie nei programmi di informazione»;
   analizzando tutte le edizioni del TG1 nel periodo dal 7 al 13 marzo 2010 sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici pari a trenta minuti e quattro secondi, il Popolo della Libertà ha impegnato il 50 per cento, la Lega Nord il 5,60 per cento, il Partito Democratico il 21,78 per cento, Di Pietro-Italia dei Valori il 7,54 per cento, la Lista Marco Pannella-Emma Bonino il 2,72 per cento, l'Unione di Centro il 7,98 per cento, la Federazione dei Verdi lo 0,28 per cento, il Partito Socialista italiano l'1,11 per cento, mentre alle liste Federazione della Sinistra, La Destra, Alleanza di centro, Sinistra ecologia libertà, Alleanza per l'Italia, Democrazia Cristiana, Udeur-Popolari, Partito Pensionati, Forza Nuova e il Movimento Beppe Grillo.it/5 stelle non è stato attribuito alcun tempo;
   in data 11 marzo 2010, l'AGCOM ha emanato un atto di richiamo (delibera n. 30/10 CSP) rivolto a tutte le emittenti radiotelevisive pubbliche e private, per il riequilibrio nell'applicazione dei principi sul pluralismo dell'informazione durante la campagna per le elezioni regionali, provinciali e comunali fissate per i giorni 28 e 29 marzo 2010;
   analizzando tutte le edizioni del TG1 nel periodo dal 14 al 20 marzo 2010, sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici pari a trentotto minuti e ventiquattro secondi, il Popolo della Libertà ha impegnato il 51,91 per cento, la Lega Nord l'8,72 per cento, il Partito Democratico il 16,88 per cento, Di Pietro-Italia dei Valori l'8,03 per cento, l'Unione di Centro l'11,02 per cento, la Federazione dei Verdi l'1,22 per cento, l'Udeur-Popolari lo 0,69 per cento, Sinistra ecologia libertà lo 0,48 per cento, l'Alleanza per l'Italia lo 0,74 per cento, mentre alle liste Forza Nuova, la Destra, Democrazia Cristiana, Lista Marco Pannella – Emma Bonino, Federazione della Sinistra, Alleanza di centro, Partito Socialista italiano, Partito Pensionati e il Movimento Beppe Grillo.it/5 stelle non è stato attribuito alcun tempo;
   in data 25 marzo 2010, l'AGCOM comminava una sanzione pari a  euro 100 mila nei confronti del Tg1, rilevando un forte squilibrio informativo tra PdL e Pd a vantaggio del primo come conseguenza della violazione dell'articolo 5 della citata legge 28/00 e dell'articolo 6 del Regolamento della Commissione di vigilanza Rai approvato in data 9 febbraio 2010 e per Pag. 181inottemperanza alla delibera n. 30/10/CSP sopra richiamata;
   in data 10 maggio 2011 la Commissione Servizi e Prodotti dell'AGCOM emanava nei confronti della Rai un ordine all'immediato riequilibrio dell'informazione (delibera 113/11/CSP) durante la campagna elettorale per le elezioni provinciali e comunali fissate per i giorni 15 e 16 maggio 2011;
   in data 23 maggio 2011 l'AGCOM comminava una sanzione superiore a  euro 250 mila nei confronti del Tg1 per la violazione dei principi in materia di par condicio e delle disposizioni di attuazione relative alla campagna elettorale per le elezioni provinciali e comunali dei giorni 15 e 16 maggio 2011 (delibera n. 132/11/CSP); il Tg1 infatti aveva realizzato una sovraesposizione dell'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, mandando in onda una sua intervista che costituiva un video messaggio non consentito in campagna elettorale;
   esaminate tutte le edizioni del TG3 (ore 12.00, ore 14.20 e ore 19.00) nei primi 5 mesi del 2013 sulla base dei dati sul pluralismo politico in televisione elaborati dalla società GECA Italia s.r.l. e pubblicati sul sito dell'AGCOM, emergono palesi squilibri nella distribuzione dei tempi di parola e dei tempi di notizia sia con riferimento allo spazio complessivamente attribuito ai soggetti politici, sia con riferimento alla distribuzione degli spazi tra i diversi soggetti politici della medesima coalizione, con il conseguente venir meno del principio di parità di trattamento disposto dalle richiamate previsioni normative e regolamentari;
   nel mese di gennaio 2013, esattamente nel periodo dal 7 al 31 gennaio, sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici pari a 2 ore, 40 minuti e 16 secondi, il centrosinistra (Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Rivoluzione Civile, Partito Socialista Italiano, Italia dei Valori, Centro Democratico) ha totalizzato un tempo di parola pari al 35,6 per cento, rispetto al centrodestra (Popolo della Libertà, Lega Nord, Fratelli d'Italia, Coesione Nazionale, la Destra) con un tempo di parola pari al 37,9 per cento; la coalizione di centro composta da (Scelta Civica, Fli e Unione di centro) totalizza il 13,7 per cento ed il Movimento 5 stelle il 6,1 per cento;
   l'AGCOM con delibera n. 70/13/CONS, in data 31 gennaio 2013, in considerazione degli squilibri registrati nella presenza delle forze politiche nei telegiornali diffusi dalle emittenti nazionali nella settimana dal 21-27 gennaio 2013, ha rivolto un richiamo conformativo a tutte le emittenti televisive oggetto del monitoraggio, tra cui la società Rai ad assicurare l'immediato riequilibrio dell'informazione politica tra tutti i soggetti politici, assicurando la parità di trattamento tra forze politiche analoghe, l'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche nella fase successiva alla presentazione delle liste e delle coalizioni, secondo i criteri ivi rappresentati;
   l'AGCOM, alla luce del precedente capoverso e nell'esercizio della propria funzione di vigilanza, si è riservata di verificare l'osservanza alle norme e ai principi richiamati con riferimento ai giorni della settimana successivi alla notifica del provvedimento fino al 10 febbraio;
   nel mese di febbraio, esaminando il periodo dal 1 al 21 febbraio, sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici pari a 2 ore, 12 minuti e 35 secondi, il centrosinistra (Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Rivoluzione Civile, Partito Socialista Italiano, Italia dei Valori, Centro Democratico) ha totalizzato un tempo di parola pari al 34,4 per cento rispetto invece al centrodestra (Popolo della Libertà, Lega Nord, Fratelli d'Italia, Coesione Nazionale, la Destra) con un tempo di parola pari al 27,2 per cento; la coalizione di centro composta da (Scelta Civica, Fli e Unione di centro) totalizza il 22,8 per cento ed il Movimento 5 stelle il 4,2 per cento;
   si sottolinea che, in riferimento al periodo che va dall'11 al 17 febbraio, il Pag. 182Tg3 è stato già sanzionato dall'AGCOM: infatti, la lista PDL ha fruito di un tempo di parola inferiore (tempo di parola pari al 18,32 per cento del totale in tutte le edizioni e del 15,66 per cento del totale nelle edizioni principali) rispetto al precedente periodo oggetto di valutazione (settimane 21-27 gennaio, tempo di parola del PdL 29,91 per cento; 28 gennaio-3 febbraio, tempo di parola del PdL 25,08 per cento; 4-10 febbraio, tempo di parola del PdL 18,56 per cento);
   l'AGCOM, ravvisata l'inottemperanza da parte della Rai all'ordine impartito, in data 13 febbraio 2015, con delibera 112/13/CONS recante «Ordine alla società Rai-Radiotelevisione Italiana S.p.A. all'immediato riequilibrio dell'informazione durante la campagna elettorale per le elezioni della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica fissate per i giorni 24 e 25 febbraio 2013, ha corrisposto al Tg3 una sanzione pari a  euro 40 mila;
   nel mese di marzo (periodo 1 – 31 marzo), sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici pari a 2 ore, 7 minuti e 11 secondi, il centrosinistra (Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Socialista Italiano, Italia dei Valori, Centro Democratico) ha totalizzato un tempo di parola pari al 39 per cento del totale dei soggetti politici rispetto invece al centrodestra (Popolo della Libertà, Lega Nord, Fratelli d'Italia, Grandi Autonomie e Libertà, La Destra) con un tempo di parola pari al 25 per cento; entrando nel dettaglio il Partito Democratico, da solo, ha avuto un tempo di parola pari al 35,1 per cento, rispetto al Popolo della Libertà che ha avuto il 22,6 per cento, con un più che evidente squilibrio a vantaggio del centrosinistra; la coalizione di centro composta da (Scelta Civica, Fli e Unione di centro) totalizza il 3,5 per cento ed il Movimento 5 stelle il 30,3 per cento;
   nel mese di aprile (periodo 1 – 30 aprile) sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici pari a 3 ore, 49 minuti e 47 secondi, il centrosinistra (Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Socialista Italiano, Centro Democratico) ha totalizzato un tempo di parola pari al 57,7 per cento del totale dei soggetti politici, rispetto invece al centrodestra (Popolo della Libertà, Lega Nord, Fratelli d'Italia, Grandi Autonomie e Libertà, La Destra) con un tempo di parola pari al 23 per cento; analizzando il dettaglio vediamo che il solo Partito Democratico realizza un tempo di parola pari al 49,7 per cento rispetto al PdL che totalizza il 15,6 per cento del tempo di parola totale, con un perdurante squilibrio a vantaggio del centrosinistra; la coalizione di centro composta da (Scelta Civica, Fli e Unione di centro) totalizza l'1,6 per cento ed il Movimento 5 stelle il 16,6 per cento;
   nel mese di maggio (periodo 1-31 maggio) sul totale del tempo di parola complessivamente fruito dai soggetti politici pari a 1 ora, 55 minuti, e 37 secondi, il centrosinistra (Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Socialista Italiano, Italia dei Valori, Centro Democratico) ha fruito del 54,1 per cento del totale del tempo di parola, mentre il centrodestra (Popolo della Libertà, Lega Nord, Fratelli d'Italia, Grandi Autonomie e Libertà, La Destra) ha complessivamente totalizzato soltanto il 22 per cento del tempo di parola totale dei soggetti politici; la coalizione di centro composta da (Scelta Civica, Fli e Unione di centro) totalizza l'1,6 per cento ed il Movimento 5 Stelle il 17 per cento;
   la Rai deve sempre garantire il rigore, la considerazione ed il rispetto da parte dei suoi giornalisti delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione dei cittadini attraverso i telegiornali;
   la citata Rai deve pretendere che i propri dipendenti sappiano tener conto del numero di presenze di esponenti e relative formazioni politiche, se non altro per il rispetto che si deve alla pluralità del pubblico televisivo e, nel caso specifico, dei Pag. 183telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone;
   i telegiornali diffusi dalla testata TG3 non hanno solo violato ogni norma deontologica propria del giornalismo, ma non hanno rispettato i principi di completezza dell'informazione, obiettività, equità, imparzialità, pluralità dei punti di vista, parità di trattamento ed equilibrio delle presenze nel corso delle edizioni del TG3 elencate in premessa, in palese violazione delle delibere dell'Autorità descritte in premessa;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative tempestive intendano prendere i vertici della Rai per garantire l'immediato riequilibrio dell'informazione nei telegiornali diffusi dalla testata TG3 nei sensi di cui in premessa. (22/167)

  RISPOSTA. – In primo luogo si evidenzia che con riferimento ai Tg Rai nel complesso «i dati sul pluralismo mostrano un sostanziale equilibrio...», come rilevato dall'Osservatorio di Pavia nel rapporto sul monitoraggio del pluralismo politico relativo al periodo settembre 2012 – giugno 2013.
  La disciplina relativa alla comunicazione politica prevede che i programmi di informazione e di approfondimento informativo seguano i principi generali di obiettività, completezza, pluralismo e imparzialità, che nel periodo elettorale devono essere osservati con particolare rigore, e si traduce, sotto il profilo operativo, nella parità di trattamento (da intendersi non come pari presenza di tutti i soggetti politici ma come trattamenti uguali a situazioni uguali).
  In altri termini fuori dal contesto della campagna elettorale, i telegiornali e i programmi di informazione, a differenza della «comunicazione politica», non sono regolati dal criterio matematico di ripartizione dei tempi, ma dalla necessità di garantire la completezza e l'imparzialità dell'informazione, in connessione con l'esigenza della cronaca e l'esistenza di effettive notizie. Di conseguenza, l'eventuale andamento altalenante degli spazi concessi alle diverse forze politiche (parametro comunque non decisivo), è dovuto alla maggiore o minore rilevanza delle notizie che la cronaca e l'attualità propongono di giorno in giorno; quindi il mero confronto numerico sui dati di presenza dei vari soggetti politici sembrerebbe essere solo uno degli elementi di valutazione del rispetto del pluralismo.
  Ancora appare opportuno ricordare che l'autonomia e la libertà delle scelte editoriali in capo ai direttori di testata, sancite nel contratto nazionale dei giornalisti, nonché nel codice deontologico dell'ordine dei giornalisti, che si possono ricondurre all'art 21 della Costituzione, costituiscono dei capisaldi imprescindibili per garantire la funzionalità della testata.
  Tutto ciò premesso, per quanto riguarda più specificamente la tematica dell'osservanza delle norme sul pluralismo da parte del TG3, si segnala come nel periodo di «Par Condicio» previsto per la campagna elettorale delle elezioni politiche 2013, tra i capi coalizione Silvio Berlusconi è quello che detiene la quota più elevata di «tempo di parola» con il 31,4 per cento contro il 27,4 assegnato a Pierluigi Bersani.
  Per quanto attiene più specificamente alla sanzione comminata dall'AGCOM, si segnala in primo luogo che la stessa si riferisce esclusivamente alla settimana 14-20 gennaio 2013; sulla delibera sanzionatoria, Rai ha presentato un'istanza di annullamento mettendo in evidenza come l'equilibrio sia stato subito ristabilito nella settimana successiva. Nelle settimane seguenti, peraltro, il PDL risulta essere stata la forza politica alla quale il TG3 ha concesso maggiore spazio. L'AGCOM non ha accolto l'istanza di annullamento della delibera, e pertanto la Rai ha presentato ricorso sul quale si è ancora in attesa di una decisione in merito.
  Sotto il profilo quantitativo, infatti, si riportano di seguito i dati relativi ai tempi concessi al PDL e al PD per le settimane successive come sopra accennato:

settimana 21-27 gennaio 2013:
     PDL, tempo complessivo: 38,3 per cento – tempo di parola: 29,8 per cento PD, Pag. 184tempo complessivo 15,8 per cento; – tempo di parola: 15,7 per cento;

settimana 28 gennaio-3 febbraio 2013:
     PDL, tempo complessivo: 30,2 per cento – tempo di parola: 26,2 per cento PD, tempo complessivo: 23,9 per cento – tempo di parola: 31,0 per cento;

settimana 4-10 febbraio 2013:
     PDL, tempo complessivo: 27,6 per cento – tempo di parola: 17,6 per cento PD, tempo complessivo: 17,1 per cento – tempo di parola: 14,3 per cento;

settimana 11-17 febbraio 2013:
     PDL, tempo complessivo: 31,9 per cento – tempo di parola: 17,5 per cento PD, tempo complessivo: 19,4 per cento – tempo di parola 19,6 per cento.
   Infine, se si considera l'intero arco temporale cui fa riferimento l'interrogante, cioè gennaio ’13 – giugno `13, si sottolinea come 1'AGCOM, chiamata a pronunciarsi dall'On. Brunetta su un esposto sempre attinente al pluralismo nel TG3 per il periodo gennaio ’13 – giugno ’13, non abbia ritenuto di dover aprire alcun procedimento.

    SCALIA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il CODACONS ha recentemente inviato al Direttore Generale, al Presidente, ai componenti del C.d.A. Rai ed ai membri della Commissione Vigilanza un articolato esposto nel quale si evidenziano, episodi e situazioni che, se rispondenti al vero, potrebbero configurare ipotesi di cattiva gestione, di danno erariale e, almeno in un caso, addirittura di reato;
   in particolare, nell'esposto a firma dell'avv. Giuseppe Ursini e datato 12.6.2013, cui si rinvia per il dettaglio dei fatti denunciati, si evidenziano le seguenti circostanze o situazioni:
    la richiesta da parte di un direttore Rai, tuttora in servizio, ad un produttore di una percentuale del compenso che lo stesso avrebbe ricevuto in caso di acquisto di una sua produzione;
    la chiusura immotivata nel 2011 del programma di Radio Rai1 «Italia: Istruzioni per l'uso» di Emanuela Falcetti e la sostituzione dello stesso con il programma «Prima di tutto», con conseguente crollo di ascolti;
    programmi la cui messa in onda è stata interrotta anticipatamente, nonostante fossero state già acquistate e pagate le ulteriori puntate;
    affidamento a società esterne della realizzazione di trasmissioni o format che la Rai avrebbe potuto realizzare con risorse interne;
    compensi immotivatamente alti ad attori e conduttori e «stipendi gonfiati» per alcuni giornalisti del TG1;
    discriminazione del CODACONS rispetto ad altre associazioni di consumatori nella partecipazione a programmi Rai;
  si chiede di sapere:
   se in ordine alle denunce del CODACONS formulate con il citato esposto, abbiano o intendano avviare un'indagine interna. (23/176)

  RISPOSTA. – Sui temi sollevati dal Codacons nell'esposto datato 12 giugno 2013 – che riguardano numerosi aspetti, alcuni dei quali specifici, altri invece più attinenti a politiche complessive relativamente alla gestione dei palinsesti e delle risorse – si segnala che la Rai ha già provveduto ad avviare un audit interno.

   MINZOLINI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   dopo l’exploit dei primissimi giorni di Carosello Reloaded (partito su Rai 1 il 6 maggio 2013 per rilanciare la pubblicità come forma di arte e di intrattenimento), Pag. 185le audience sono crollate; sembra che gli inserzionisti stiano contestando alla Sipra gli scarsi risultati.
  Si chiede di sapere:
   se è vero quanto affermato e riportato dalla stampa dal DG della Sipra, Piscopo, che la concessionaria pubblica ha contribuito ai costi della realizzazione degli spot regalando a ciascun inserzionista 70.000 Euro di spazi pubblicitari Rai al netto degli sconti ? (e per citare testualmente le parole del DG Piscopo :- Riconosciamo ai nostri clienti una sorta di «concorso spese» fino a 70.000 Euro in spazi);
   perché, se così fosse, si creerebbe una situazione singolare al limite della legalità: come può infatti una concessionaria pubblica contribuire con spazi «pubblici» al pagamento di una creatività realizzata da agenzie pubblicitarie «private». Questa bizzarra fattispecie, che vede la Rai contribuire con un proprio bene (che poi pubblico) al pagamento di un so tetto privato (agenzia creativa) per conto di un altro soggetto privato (cliente inserzionista), non richiederebbe forse una gara pubblica, magari europea ? (24/177)

  RISPOSTA. – Carosello reloaded, grazie agli ottimi risultati raggiunti, rimarrà uno dei punti di forza di Rai Pubblicità. Infatti, i numeri di Carosello parlano chiaro con un'audience media di 4.165mila telespettatori ed uno share sulle responsabili di acquisto pari al 19,2 per cento che hanno fruttato 10 milioni di euro in due mesi di programmazione.
  I risultati dell'iniziativa appaiono positivi anche sotto un profilo più specificamente qualitativo: da alcune ricerche effettuate, infatti, emerge che oltre i 2/3 degli intervistati dichiara di trovare bello il contenitore e oltre la metà ritiene gli spot in Carosello più gradevoli. Tutto ciò aiuta la marca in comunicazione: l'incremento della conoscenza del marchio è oltre il doppio e il ricordo spontaneo dello spot è quattro volte le normali campagne tv.
  Per quanto concerne il quesito se «la concessionaria pubblica ha contribuito ai costi della realizzazione degli spot regalando a ciascun inserzionista 70.000 Euro di spazi pubblicitari Rai al netto degli sconti ?»; si precisa che si tratta di una leva commerciale, che rientra nella discrezionalità della direzione commerciale della concessionaria di pubblicità, che prevede la negoziazione di sconti in percentuale anche elevata, da definire in funzione di determinati criteri prestabiliti.
  Nel caso di specie si tratta della tipologia «sconti per progetti speciali», tra cui Carosello Reloaded.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   non c’è una democrazia sana se non c’è pluralismo dell'informazione;
   indipendenza, obiettività e completezza sono principi fondamentali ai quali deve ispirarsi l'informazione, in particolare quella diffusa attraverso i canali del servizio pubblico radiotelevisivo;
   tali principi sono puntualmente richiamati nelle leggi che si sono incaricate nel tempo di disciplinare in maniera organica la materia;
   la normativa vigente, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il testo unico della radiotelevisione, individua il servizio pubblico radiotelevisivo quale servizio di preminente interesse generale, in quanto volto ad ampliare la partecipazione dei cittadini e a concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese;
   la regolamentazione in materia di servizi di media audiovisivi e di radiofonia, di cui al richiamato testo unico, ha dunque ribadito l'importanza del pluralismo nell'informazione e, all'articolo 7, comma 2, lettera c), ha disposto che «La disciplina dell'informazione radiotelevisiva, comunque, garantisce [...] l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità»;Pag. 186
   in questo contesto normativo si inserisce il concetto di par condicio il quale, ai sensi della legge 22 febbraio 2000, n. 28 e successive modificazioni, riguarda l'accesso di tutti i soggetti politici al mezzo radiotelevisivo in condizioni tali da garantire, a ciascuna forza rappresentata in Parlamento, la medesima possibilità di comunicare con il pubblico;
   in vigenza della citata legge 28 del 2000, la Commissione di vigilanza Rai e l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, operando un evidente ampliamento del testo normativo, hanno esteso le regole della par condicio al periodo non elettorale. Obiettività, completezza, imparzialità non bastano più nei programmi di informazione. Occorre sempre, come ha avuto modo di sottolineare la Commissione di vigilanza, il «rigoroso rispetto» della «pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio»;
   l'applicazione della par condicio è una regola semplice e fondamentale che dovrebbe indirizzare e guidare sempre l'operato del giornalista, in quanto è lo strumento tecnico in grado di rendere il suo lavoro «equilibrato» al di là di ogni ragionevole dubbio, nonché il modo più semplice per evitare «incidenti»;
   il pluralismo dei mezzi d'informazione può essere garantito soltanto attraverso l'adeguato equilibrio dell'informazione e della comunicazione politica delle emittenti televisive del servizio pubblico;
   sul tema del pluralismo nell'informazione, e sulle garanzie da approntare per la sua tutela nell'ambito del servizio pubblico radiotelevisivo, anche la Commissione di vigilanza con Atto di indirizzo ha approvato, nella seduta dell'11 marzo 2003, che: « il pluralismo [...] deve essere rispettato dalla azienda concessionaria nel suo insieme e in ogni suo atto, nonché dalle sue articolazioni interne (divisioni, reti e testate), e deve avere evidente riscontro nei singoli programmi». Ha inoltre formulato, alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, la seguente raccomandazione: «Tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio»;
   nel contesto normativo in esame, risulta ancora più evidente ed eclatante quanto emerge dall'analisi della trasmissione televisiva «Agorà», condotta su Rai 3 dal giornalista Andrea Vianello fino al marzo scorso e, quindi, affidata successivamente al giornalista Gerardo Greco;
   sono state esaminate le 186 puntate della citata trasmissione, nella stagione televisiva 2012-2013, dal 24 settembre 2012 al 28 giugno 2013;
   secondo i dati forniti dall'Osservatorio di Pavia, i soggetti politici appartenenti all'area del centrosinistra hanno totalizzato 291 presenze, pari al 45,9 per cento delle presenze totali, e quelli dell'area del centrodestra 222 presenze, pari al 34,3 per cento; i soggetti politici dell'area di centro hanno realizzato 89 presenze, pari al 12,2 per cento, e il Movimento 5 Stelle 2 presenze;
   dall'analisi condotta risulta evidente che, nel programma in questione, sia in termini di presenze assolute, sia di dati percentuali, si registra una considerevole sovraesposizione e uno sbilanciamento a favore dei partiti riconducibili all'area del centrosinistra;
   giova evidenziare, a titolo di confronto e come esempio di sano pluralismo dell'informazione, come la trasmissione «Brontolo», nell'ambito della medesima terza rete della Rai, condotta dal giornalista Oliviero Beha, nel periodo dal 24 settembre 2012 al 24 giugno 2013, su 38 puntate, ha ospitato 84 politici: 31 di area centrodestra, pari al 37 per cento delle presenze totali, 35 riferiti all'area del centro sinistra, pari al 41 per cento delle presenze totali, e 18 riconducibili alla coalizione di centro, pari al 22 per cento del totale. In tal modo, il programma «Brontolo» ha saputo sostanzialmente rispettare, Pag. 187da un lato l'equilibrio delle presenze delle forze rappresentate in Parlamento, dall'altro la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e il contraddittorio;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative tempestive intendano prendere i vertici Rai per garantire il rispetto del pluralismo dell'informazione all'interno dei programmi di approfondimento politico del servizio pubblico radiotelevisivo anche alla luce del rappresentato confronto che evidenzia che è possibile rispettare sia l'equilibrio delle presenze politiche che la completezza dell'informazione. (25/194)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata, avvalendosi delle considerazioni contenute nella relazione dell'Osservatorio di Pavia specificamente predisposta per il programma Agorà, si precisa quanto segue.
  Va innanzitutto ricordata la natura particolare del programma in oggetto; Agorà, infatti, è un rotocalco giornaliero focalizzato esclusivamente sull'approfondimento dell'attualità politica più stretta, e invita a commentarla, di volta in volta, i protagonisti della stessa, privilegiando la coerenza degli ospiti con il tema affrontato a una stretta osservanza del pluralismo verticale (quello relativo a un'unica puntata), anche se, quando si tratta di tematiche di governo, il pluralismo verticale, almeno tre le principali forze politiche, viene sempre rispettato.
  Per Agorà in particolare, dunque, la valutazione dei dati del pluralismo (soprattutto nei periodi di non vigenza della par condicio, per i quali il criterio cui deve informarsi l'attività giornalistica, oltre quello della deontologia professionale, è la completezza e l'imparzialità dell'informazione) non può essere in alcun modo disgiunta dall'agenda tematica: al di fuori del periodo di par condicio, infatti, il diritto-dovere di cronaca può portare a una sovra-rappresentazione quantitativa di uno o più partiti rispetto ad altri ma tale dinamica, peraltro altalenante, trova quasi sempre un riequilibrio se si valutano i dati sulle presenze dei soggetti politici nei programmi nell'arco di un periodo medio come dimostrano i dati, elaborati dall'Osservatorio di Pavia, di seguito allegati, sia relativamente al periodo sottoposto al regime di par condicio relativo alle elezioni politiche ’13 sia se si considera l'intera stagione televisiva di Agorà.
  Dalla relazione dell'Osservatorio di Pavia si riportano di seguito i dati di monitoraggio.
  Periodo sottoposto al regime di par condicio.

Pag. 188

   ROSSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   in data 13 luglio 2013 si è svolta una manifestazione promossa dal movimento politico Scelta Civica;
   in data 20 luglio si è tenuta una iniziativa organizzata dal partito politico denominato Unione Di Centro;
  si chiede di sapere:
   il minutaggio preciso, diviso per canale, che le reti RAI, con particolare riguardo a Rai News24, hanno dedicato alla copertura mediatica degli eventi in premessa e, nel caso venisse riscontrato alla luce di tali dati, le ragioni dell'eventuale disparità di trattamento rispetto ad altre analoghe iniziative di altri partiti e movimenti politici. (26/204)

  RISPOSTA. – In data 13 luglio 2013, in occasione della Convention nazionale di Scelta Civica la Rai, attraverso le tre reti generaliste, ha dedicato alla manifestazione un totale di 573 secondi di tempo complessivo e 211 secondi di tempo di parola (dati Osservatorio di Pavia) suddiviso come di seguito:
   Rai 1 (TG1 edizioni 13, 17, 20 e 00.30) tempo complessivo: 200 secondi; tempo di parola: 65 secondi;
   Rai 2 (TG2 edizioni 13, 20.30, 23) tempo complessivo: 176 secondi; tempo di parola: 52 secondi;
   Rai 3 (TG3 edizioni 14.20 e 19) tempo complessivo: 197 secondi; tempo di parola: 94 secondi.
  In data 20 luglio 2013, in occasione della Convention dell'Unione di Centro la Rai, attraverso le tre reti generaliste, ha dedicato alla manifestazione un totale di 493 secondi di tempo complessivo e 196 secondi di tempo di parola (dati Osservatorio di Pavia) suddiviso come di seguito:
   Rai 1 (TG1 edizioni 8, 13.30, 20) tempo complessivo: 154 secondi; tempo di parola: 31 secondi;
   Rai 2 (TG2 edizioni 13 e 23) tempo complessivo: 124 secondi; tempo di parola: 52 secondi;
   Rai 3 (TG3 edizioni 19 e 23) tempo complessivo: 215 secondi; tempo di parola: 113 secondi.
  Per quel che concerne più direttamente la copertura informativa data da RaiNews24 alle manifestazioni sopra indicate, si ritiene in primo luogo opportuno evidenziare come per un canale all news le modalità di analisi dei dati quantitativi debbano essere significativamente diverse rispetto a quelle utilizzate per una rete generalista, tenuto conto del fatto che la valutazione non può che essere effettuate sul complesso dell'offerta sulle 24 ore piuttosto che sulle singole edizioni dei telegiornali.
  Tutto ciò premesso si precisa che RaiNews24 ha seguito sabato 13 luglio la prima Convention nazionale di Scelta Civica con ampi affacci in diretta dal Teatro Eliseo a partire dalle ore 11 e fino alla conclusione della manifestazione, con particolare riferimento all'intervento del coordinatore Andrea Olivero e all'intervento conclusivo del presidente di Scelta Civica, Mario Monti. A seguire, l'evento è stato costantemente ripreso nelle edizioni del telegiornale con servizi dedicati. Si segnala inoltre che il giorno precedente, venerdì 12 luglio, il coordinatore di Scelta Civica Andrea Olivero è stato ospite del programma di approfondimento politico «Il Transatlantico», in onda a partire dalle 18.30, nel corso del quale ha avuto modo di illustrare temi e contenuti della Convention.
  RAINews24 ha seguito sabato 20 luglio l'Assemblea nazionale dell'UDC con ampi affacci in diretta dall'Auditorium Antonianum a partire dalle ore 10, con il primo collegamento dell'inviato Senio Bonini, e fino alla conclusione della manifestazione, con particolare riferimento all'intervento del Presidente dell'UDC Pier Ferdinando Casini. Inoltre il senatore Casini è stato intervistato in diretta dall'inviato di RaiNews24, che ha realizzato anche altre interviste ai protagonisti dell'Assemblea. A seguire, l'evento è stato costantemente ripreso Pag. 189nelle edizioni del telegiornale con servizi dedicati.

   ROSSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nelle scorse settimane da una analisi condotta dall'Osservatorio di Pavia emerge con tutta evidenza una sproporzione di trattamento relativa alla presenza televisiva della componente politica Scelta Civica sulle reti Rai rispetto ad altri partiti e movimenti politici
  si chiede di sapere
   se, alla luce dei dati in possesso dell'azienda, sussista questa disparità di trattamento e, nel caso, quali siano le ragioni e se non si intenda procedere quindi, con tempestività, ovvero entro il corrente mese, ad un riequilibrio e evitare che in seguito si riproponga tale sproporzione. (27/205)

  RISPOSTA. – In linea generale, tenuto conto del fatto che l'informazione sui temi politici riflette le dinamiche collegate all'attualità, si ritiene utile segnalare che per effettuare una valutazione ponderata dei dati quantitativi di monitoraggio appare opportuno prendere in considerazione periodi di tempo congrui.
  Tutto ciò premesso, si segnala che Scelta Civica risulta presente, dall'inizio della XVII legislatura (15 marzo 2013) al 26 luglio 2013 – ultimo giorno ad oggi disponibile, in tutti i generi dell'offerta televisiva delle tre reti generaliste Rai, con dati particolarmente significativi nei programmi d'informazione di rete.
  Si trasmette in allegato il file con i dati forniti dall'Osservatorio di Pavia contenente le informazioni del monitoraggio con i tempi aggregati per generi di trasmissione.

   ROSSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   «Buongiorno Regione» è un programma prodotto autonomamente dalle sedi regionali della Rai e viene trasmesso in un'edizione diversa da regione a regione. La scaletta segue comunque un'impostazione comune: in apertura viene letto il bollettino meteorologico regionale del giorno, per poi passare agli approfondimenti legati all'attualità del territorio: rassegna stampa dei quotidiani locali e nazionali, approfondimento delle principali notizie con servizi ed ospiti in studio o collegati in videoconferenza, uno spazio dedicato alle lettere dei telespettatori. A seguire vi è in genere una pagina culturale, all'interno della quale vengono presentati gli avvenimenti più rilevanti in materia e i fatti storici accaduti nel giorno, e sportiva. In conclusione viene riletto il bollettino meteorologico (spesso anche con collegamenti via webcam da alcune località del territorio regionale) e vi sono rubriche che variano da regione a regione;
  si chiede di sapere
    quanto personale, regione per regione, sia stato assunto per produrre la trasmissione di cui in premessa, oltre al personale dipendente già presente nelle sedi regionali;
   la tipologia e la durata dei contratti di assunzione e se siano stati reiterati nel corso degli anni, nonché il costo totale degli assunti su base regionale per soddisfare le esigenze della suddetta trasmissione;
   se non si ritenga che gli uffici del personale della Rai abbiano esposto l'azienda a possibili cause di lavoro da parte dei dipendenti assunti con contratto a termine;
   quali sono gli ulteriori costi, oltre quelli di personale, quali ad esempio troupe esterne, regie sat per collegamenti, e, più in generale, quante sono le spese complessive che l'azienda deve affrontare per garantire la messa in onda della citata trasmissione. (28/206)

  RISPOSTA. – L'iniziativa editoriale denominata Buongiorno Regione, firmata dalla Testata Giornalistica Regionale, ha avviato le trasmissioni in via sperimentale Pag. 190nell'ottobre del 2008 su esplicita indicazione della Direzione Generale.
  Il nuovo appuntamento è nato nell'ambito di una rimodulazione dell'offerta informativa avvenuta anche a seguito degli espliciti richiami presenti nei diversi contratti di servizio.
  In particolare l'articolo 12 comma 3 del contratto di servizio 2003-2005 prevedeva una nuova programmazione quotidiana regionale. La Rai, a seguito di uno studio di fattibilità che teneva bene in considerazione le inevitabili ricadute sul piano economico e organizzativo, diede inizio ad una sperimentazione avvenuta solo nei centri di produzione di Milano, Napoli, Torino e Roma tra l'ottobre 2008 e il gennaio 2009. La fase sperimentale fece emergere i benefici non solo sotto il profilo del ruolo di servizio pubblico, ma anche dal punto di vista commerciale.
  Gli ottimi risultati di ascolto (sostanziale raddoppio di audience rispetto alla precedente programmazione), l'apprezzamento dei telespettatori, un impatto economico contenuto hanno consentito a Rai di ampliare l'offerta di Buongiorno Regione in tutto il territorio nazionale a partire dal 19 gennaio 2009. Una vera rivoluzione nell'informazione regionale televisiva. Un restyling di tutta la testata ha portato innovazione e freschezza anche nei consueti appuntamenti delle 14.00 e delle 19.30. Il posizionamento della TGR in termini di percezione qualitativa del pubblico è così migliorato sensibilmente.
  L'offerta complessiva di informazione regionale è passata da 6.500 ore annue a 8.500 ore. Un incremento significativo avvenuto nell'ambito di un perimetro economico che oggi è inferiore a quello precedente all'avvio di Buongiorno Regione. Le sinergie interne, le ottimizzazioni nella gestione del personale e dei mezzi, hanno consentito alla TGR di realizzare dal 2009 un prodotto migliore sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, con risorse economiche inferiori a quelle disponibili nel 2007.
  Con Buongiorno Regione è stato possibile rivisitare i modelli produttivi delle sedi, introdurre nuove tecnologie, sperimentare collegamenti innovativi a basso costo.
  Il budget globale assegnato attualmente alla TGR per la realizzazione di Buongiorno Regione è pari a 648.000 euro, fermo restando che in ragione delle citate sinergie, il costo effettivo è da considerarsi sensibilmente inferiore.
  Ammontano a circa 670.000 euro gli oneri relativi al supporto tecnico produttivo.
  La valorizzazione economica effettuata in fase di progetto si è rivelata fortemente sovrastimata. Di fatto l'introduzione di Buongiorno regione, dopo la fase di start-up non ha apportato costi aggiuntivi rilevanti alle spese dirette già sostenute dalla testata.
  L'innesto di giovani giornalisti opportunamente selezionati attraverso un bando pubblico ha permesso l'ingresso nelle sedi regionali di personale altamente qualificato orientato alle nuove tecnologie (ogni stagione mediamente due redattori a tempo determinato per ciascuna sede).
  Nella stagione 2012-2013 sono stati assunti sulla produzione di Buongiorno Regione 37 giornalisti con contratto a tempo determinato. I contratti adottati – fin dal 2008 – non risulta abbiano esposto l'azienda a contenziosi. La durata dei contratti, fatte salve le interruzioni, è mediamente di nove mesi. Il costo medio complessivo di ciascun contratto è stimabile in circa 45.000 euro. Tale costo non è riconducibile esclusivamente a Buongiorno Regione, poiché i giornalisti assunti a tempo determinato vengono impiegati su tutta la produzione di notiziari e rubriche regionali.
  Dal punto di vista editoriale Buongiorno Regione ha avvicinato ancor più la Rai ai cittadini con un'informazione di prossimità ed una forte attenzione al territorio. Con BGR la Rai ha aperto le proprie sedi regionali all'ascolto del pubblico e delle comunità.
  Nel maggio 2010, con Buongiorno Italia, è stata avviata un'ulteriore fase di ammortamento degli investimenti effettuati, introducendo un nuovo spazio informativo che Pag. 191ha arricchito la fascia mattutina di Rai Tre. In questo modo Rai si è mostrata fortemente competitiva nei confronti dei concorrenti nazionali e locali, consapevole dell'importanza e della crescita della domanda di informazione televisiva anche nelle prime ore del giorno.

   MINZOLINI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite Civili, con ordinanza in data 22 dicembre 2009 n. 27092, ha dichiarato, con riguardo alla qualificazione giuridica della Rai-Radiotelevisione Italiana S.p.A., «la natura sostanziale di ente assimilabile ad una amministrazione pubblica, che le va riconosciuta nonostante l'abito formale che riveste di società per azioni»; – «l'inclusione della RAI nel novero degli enti pubblici essendo la Rai «direttamente designata dalla legge quale concessionaria dell'essenziale servizio pubblico radiotelevisivo, svolto nell'interesse generale della collettività nazionale per assicurare il pluralismo, la democraticità e l'imparzialità dell'informazione»;
   in ogni caso la sua natura di organismo di diritto pubblico in coerenza con la natura giuridica di tutti i servizi pubblici europei;
   il Codacons al fine di garantire il rispetto del pluralismo informativo del diritto di critica e al fine di punire ogni forma di illegittima discriminazione ha inviato dapprima al Direttore Generale, al Presidente, ai componenti del C.d.A. Rai ed ai membri della Commissione Vigilanza un articolato esposto nel quale si evidenziano episodi e situazioni che, se rispondenti al vero, potrebbero configurare ipotesi di cattiva gestione, di danno erariale e, almeno in un caso, addirittura di reato;
   in particolare, nell'esposto a firma dell'avv. Giuseppe Ursini e datato 12.6.2013, cui si rinvia per il dettaglio dei fatti denunciati, si evidenziavano le seguenti circostanze o situazioni:
    la richiesta da parte di un direttore Rai, tuttora in servizio, ad un produttore di una percentuale del compenso che lo stesso avrebbe ricevuto in caso di acquisto di una sua produzione;
    la chiusura immotivata nel 2011 del programma di Radio Rai 1 «Italia: Istruzioni per l'uso» di Emanuela Falcetti e la sostituzione dello stesso con il programma «Prima di tutto», con conseguente crollo di ascolti;
    programmi la cui messa in onda è stata interrotta anticipatamente, nonostante fossero state già acquistate e pagate le ulteriori puntate;
    affidamento a società esterne della realizzazione di trasmissioni o format che la Rai avrebbe potuto realizzare con risorse interne;
    compensi immotivatamente alti ad attori e conduttori;
    discriminazione del CODACONS rispetto ad altre associazioni di consumatori nella partecipazione a programmi Rai;
    in pari data la Codacons ha inoltrato a tutti i responsabili, direttori di rete o direttori responsabili, alla Commissione di Vigilanza, alla Procura della Repubblica, alla Procura Generale della Corte dei Conti e alla Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni una istanza diffida EX ART. 140, DLGS N. 206/2005, cui si rinvia per il dettaglio dei fatti denunciati, proprio per sottolineare come ciò che risulta ad oggi, denunciato dalla Codacons, è una sorta di ritorsione in termini di mancata partecipazione della stessa ai programmi Rai, specie dopo le palesi accuse da noi mosse al dott. Preziosi circa le modalità di chiusura del programma della Falcetti e la scelta di sostituirla con una persona con cui, la cronaca giornalistica, mai smentita, tra l'altro, lo rapporta in termini di conoscenza personale;
    quel che starebbe ponendo in essere la Rai, con scelte che evidentemente nulla hanno a che vedere con scelte editoriali, trattandosi esclusivamente di volute Pag. 192e consapevoli emarginazioni nei riguardi del CODACONS, è una vera e propria discriminazione dolosa che si manifesta con l'esclusione dolosa dai programmi informativi Rai del CODACONS, anche in tematiche in cui, costituisce fatto notorio la competenza dell'associazione stessa;
    la scelta volta palesemente all'emarginazione della predetta associazione si rispecchia anche nella perdurante presenza invece in Rai dell'associazione ALTROCONSUMO;
    all'interno di Rainews24 (www.RAInews24.it) il canale all news della Rai vi sono diverse rubriche tra cui «Consumi & Consumi, a cura di Vera Paggi;
   http://consumi.blog.RAInews24.it/ all'interno del Blog in diverse voci: Categorie – tagsblogroll – appare il nome dell'associazione dei consumatori Altroconsumo;
    nella voce categoria vi è il link: I Test di Altroconsumo;
    nella voce Tags (una parola chiave o un termine associato a un'informazione che descrive l'oggetto rendendo possibile la classificazione e la ricerca di informazioni basata su parole chiave) compare nuovamente Altroconsumo;
    nella voce Blogroll (una raccolta di link ad altri blog) compare nuovamente Altroconsumo e cliccando vi è il collegamento diretto al sito dell'Associazione;
    la cosa che desta perplessità e la notizia, tra l'altro accessibile proprio cliccando sul Blogroll della rubrica stessa che riporta direttamente al sito dell'Associazione Altroconsumo, che proprio Altroconsumo abbia promosso un'azione collettiva risarcitoria contro la tv di Stato;
    oltremodo paradossale il fatto che mentre Altroconsumo ha proposto azione collettiva risarcitoria contro la Rai ne curi una rubrica, il Codacons, che ha presentato alle 104 procure d'Italia contro il mancato pagamento del Canone Rai, con altrettante opposizioni alle richieste di archiviazione, a vantaggio del bilancio della Tv di Stato, sia invece emarginata e discriminata.
   Ad oggi le risposte della Rai sono state:
    quelle pervenute dalla Commissione Vigilanza Rai prot. 16 luglio 2013 – Prot. 179 in cui laconicamente si legge l'attuale vertice aziendale si è mosso con l'obiettivo di superare le problematiche che si sono verificate in passato e a tal fine ha ritenuto opportuno procedere all'istituzione di una funzione ad hoc: «Rapporti con le Associazioni» nata per accrescere ulteriormente il livello di trasparenza dell'Azienda Rai Radiotelevisione».
   Quella pervenuta a firma dell'Avv. Prof. Giulio Ponzanelli BONELLI EREDE PAPPALARDO del 12 luglio 2013 in cui si legge: «il contenuto dei palinsesti Rai, quando si tratta di questioni rilevanti per utenti e consumatori è strutturato nella piena parità d trattamento tra tutte le associazioni rappresentative a livello nazionale;
  si chiede di sapere:
   se quanto rappresentato in premessa corrisponda al vero;
   di avere immediata contezza circa la data di operatività della funzione ad hoc «Rapporti con le Associazioni», da chi è presieduta, come è possibile interagire con la stessa, al fine di concordare un incontro urgente per definire le modalità con cui l'azienda Rai intende garantire il rispetto del pluralismo informativo del diritto di critica e le sanzioni contro i responsabili di forme di illegittima discriminazione;
   la tempistica entro cui sarà avviato il procedimento istruttorio in merito alle denunce del Codacons al fine di garantire il rispetto del pluralismo informativo del diritto di critica e a punire ogni forma di illegittima discriminazione. (29/207)

  RISPOSTA. – Per quanto concerne la data di operatività della struttura dedicata alle associazioni dei consumatori, si precisa Pag. 193che la struttura è già stata formalmente istituita con la denominazione di «Rapporti con le Associazioni», inserita all'interno della Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne, diretta da Costanza Esclapon, e sono attualmente in fase di sviluppo le attività operative.
  Questa nuova funzione è nata per accrescere ulteriormente il livello di trasparenza dell'Azienda. L'obiettivo è di utilizzare un vero e proprio presidio dei rapporti con le associazioni, con particolare riguardo alle associazioni degli utenti e dei consumatori, con il fine di raccogliere e recepire le istanze e le richieste di chiarimenti. La funzione metterà in opera uno scambio di informazioni, diretto e continuo, nel quale potranno essere trattate tutte le tematiche, ad esclusione di quelle a carattere sociale, per le quali già è attiva la struttura Sostenibilità e Segretariato Sociale.
  Per quanto riguarda invece la tempistica relativa al procedimento istruttorio in merito alla denunce del Codacons, si segnala che, sui temi sollevati nell'esposto datato 12 giugno 2013 – che riguardano numerosi aspetti, alcuni dei quali specifici, altri invece più attinenti a politiche complessive relativamente alla gestione dei palinsesti e delle risorse – la Rai ha già provveduto ad avviare un audit interno.

   RANUCCI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   RAI International è nata nel 1995 con lo scopo di trasmettere in tutto il mondo una selezione di programmi della Rai Radiotelevisione Italiana, unitamente a programmi originali prodotti per gli italiani che vivono all'estero e per tutti coloro che hanno con il nostro paese un legame d'origine o un interesse alla conoscenza;
   RAI International diffonde via satellite canali televisivi differenziati in base ai diversi target geografici, opera in convenzione con la Presidenza del Consiglio per potenziare la presenza del Servizio Pubblico nella distribuzione radiotelevisiva internazionale e per rispondere alle esigenze di informazione e servizi formulate dalle collettività italiane all'estero;
  considerato che:
   RAI International, ristrutturata e ben gestita, sarebbe uno strumento fondamentale per la promozione del sistema Paese;
   RAI International dovrebbe diventare un veicolo per incentivare il made in Italy nel mondo, anche attraverso una politica di sponsorizzazioni e alleanze con enti e istituzioni proiettati all'estero;
   RAI International ha il dovere di perseguire due obiettivi, quello istituzionale di diffondere e promuovere nel modo più efficace e capillare la conoscenza della lingua e della cultura italiana, e quello commerciale di rappresentare al meglio il marchio Rai difendendo la competitività del prodotto italiano nell'eterogeneo mercato radiotelevisivo internazionale;
   l'azienda Rai dovrebbe ripensare e ridefinire il ruolo e la mission di Rai International, in un'ottica di revisione del suo sistema di distribuzione nel mondo e del suo palinsesto, avviando riforme strutturali indispensabili al fine di permettere, in modo ottimale, l'utilizzo delle risorse disponibili, smarcandosi dall'eccessivo provincialismo oggi presente;
   la mission principale sarebbe «vendere» il paese nel mondo, non solo agli italiani; non si può, quindi, pensare che Rai International sia solo una televisione per gli italiani all'estero, non può essere questo l'unico target, e a tal fine andrebbe rivisto il modo in cui il segnale viene proiettato nel mondo e naturalmente il rapporto con il web: nel mondo globalizzato di oggi, non si può non tenerne conto;
   a giudizio dell'interrogante, i predetti obiettivi vengono raggiunti solo in minima parte in quanto non viene offerta una programmazione ricca ed articolata e manca quella forte identità che dovrebbe caratterizzare un canale di pubblico servizio rendendolo facilmente identificabile tra gli innumerevoli canali disponibili, Pag. 194creando una confusione strategica che impedisce di qualificare l'offerta sui diversi scacchieri internazionali;
   un'attenta programmazione dovrebbe servire per diffondere nel mondo, anche attraverso un canale in inglese, una vera e propria cartolina dell'Italia, contribuendo a rilanciare a livello internazionale la crescita e la competitività del turismo italiano con le sue bellezze naturali e paesaggistiche, le sue città, i paesi e i borghi antichi; l'arte e la cultura con il ricco patrimonio di opere d'arte e monumenti; l'ospitalità, le tradizioni locali, culturali ed artigianali, linguistiche e folkloristiche; l'alta moda, i grandi eventi culturali legati ai territori, i percorsi congressuali, le terme, il mare, la montagna;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative la Rai intenda adottare per rilanciare Rai International al fine di realizzare un progetto editoriale attraente e capace di fornire, attraverso strumenti adeguati ed una attenta strategia, una programmazione competitiva ed all'altezza dell'immagine che il nostro paese dovrebbe offrire a livello internazionale, grazie anche ad una revisione del suo sistema di distribuzione nel mondo nonché del suo palinsesto;
   quali iniziative intenda adottare per ridefinire la missione di Rai International al fine di consentire una più attenta, efficace e capillare diffusione e promozione a livello internazionale della lingua e della cultura italiana, delle bellezze naturali e paesaggistiche, dei monumenti, dell'alta moda, dell'artigianato, nonché permettere la crescita e la competitività del turismo italiano. (30/208)

  RISPOSTA. – Il tema dell'interrogazione rientra nel più ampio contesto della presenza dell'offerta della Rai nello scenario internazionale.
  Sotto il profilo organizzativo si segnala che alla consociata Rai World è stato assegnato il ruolo di factory ideativa e produttiva dei programmi dedicati alle comunità italiane nel mondo, da trasmettere sul canale Rai Italia.
  La programmazione di Rai Italia è rivolta specialmente ai connazionali che risiedono all'estero da più generazioni, di livello culturale mediamente elevato e fortemente interessato all'Italia; di conseguenza, la programmazione tiene conto di tali esigenze, non solo sotto il profilo editoriale, ma anche con riguardo alla composizione della platea nelle varie fasce orarie.
  In tale prospettiva, le linee guida per la realizzazione di una produzione dedicata devono tener conto principalmente delle esigenze del pubblico di riferimento e, segnatamente, il racconto degli italiani all'estero, una programmazione di servizio al pubblico, ed infine iniziative incentrate sul turismo, le regioni, la promozione del Made in Italy, e tematiche inerenti cultura, arte, storia e gli Eventi.
  Con riguardo alle iniziative di servizio al pubblico, l'obiettivo è quello di definire una offerta indirizzata alle nuove generazioni anche attraverso un potenziamento dei servizi on demand via internet. In tale quadro, si stanno valutando proposte quali, a titolo di esempio, un magazine rivolto ai giovani, sottotitolabile in inglese/spagnolo e una rubrica avente quale pubblico di riferimento il target generalista. L'Azienda sta verificando anche l'opportunità di prevedere la sottotitolazione dei programmi, che potrebbe configurarsi quale opzione a richiesta.
  Più in particolare sono state individuate le seguenti linee direttrici di sviluppo:

News.
  Nell'ambito dello sviluppo editoriale del Canale Raitalia è all'esame, attraverso l'apporto di Rai News, l'ipotesi di realizzazione di edizioni dedicate per la copertura degli eventi e delle breaking news al fine di superare l'attuale configurazione dell'informazione trasmessa da Raitalia, tarata sul fuso orario di New York, articolata in cinque edizioni del TG1, due del TG2, tre del TG3 al giorno.Pag. 195
  Si ipotizza inoltre una sola edizione giornaliera per ciascun Telegiornale nazionale, la messa in onda dei notiziari in diretta ad un orario precisamente individuabile, così da avvicinarsi alle abitudini di ascolto del pubblico straniero, e la realizzazione di un contenitore pomeridiano, curato da Rai News 24. Tale contenitore a New York andrebbe in onda al mattino, così da consentire una rimodulazione del palinsesto in base alla quale programmi quali «La prova del cuoco» possano essere trasmessi in orari più consoni.

Turismo e regioni.
  L'offerta dedicata a turismo e regioni si pone quale finalità la valorizzazione del territorio, e la promozione di itinerari ed il racconto dell'Italia nascosta. Nell'ambito di tale settore, sono allo studio programmi quali documentari, rivolti ad un pubblico generalista, e con sottotitolazione in inglese/spagnolo ed un format generalista di argomento di viaggio.
Arte, Storia e Cultura.
  Il naturale obiettivo dell'offerta dedicata ad Arte, Storia e Cultura, è promuovere la conoscenza del più grande patrimonio artistico del mondo, accogliendo le esigenze di un pubblico di alto livello particolarmente esigente. Nell'ambito di tale tipologia di programmazione, da destinare principalmente alle fasce serali, sono allo studio una serie di proposte che tengono conto del forte interesse riscontrato all'estero per le tematiche di argomento storico, anche a causa dell'indebolimento del rapporto con la madre-patria da parte degli espatriati da più generazioni.
Eventi.
  Per quanto riguarda la programmazione dedicata agli eventi, volta alla promozione culturale e al racconto in diretta, sono in fase di definizione alcune proposte quali, a titolo di esempio, il Festival Pucciniano di Torre del Lago, di cui sono stati comprati i diritti TV, e nell'ambito del quale saranno eseguite Tosca, Turandot, Rigoletto, il Tabarro – Cavalleria rusticana, con aperture a Verdi e Mascagni; fra le altre iniziative di programmazione ipotizzabili nell'ambito della offerta dedicata agli eventi, i Concerti in occasione della Festa della Repubblica Italiana e quelli di artisti italiani al Radio City Music Hall; inoltre, le manifestazioni per la ricorrenza del Columbus Day, la Mostra del Cinema di Venezia, le celebrazioni per il Centenario della I Guerra mondiale.
Archivi.
  I programmi sopra sintetizzati saranno realizzati anche attraverso una più ampia utilizzazione dei materiali già presenti nelle Teche e per i quali si dispongano dei diritti per l'estero.
  Da ultimo, si precisa altresì che la Rai punta al rafforzamento dell'identità del canale, da perseguirsi per il futuro attraverso un significativo restyling che interessi la linea grafica, gli identificativi di canale, nonché i filler e tramite una maggiore cross-promotion su altri canali. Sarà rinnovato – tra l'altro – il sito web dedicato agli abbonati di Raitalia, con informazioni di servizio, la funzione di guida ed orari dei programmi sui rispettivi fusi, l'approfondimento e lo streaming, i link istituzionali, regionali e locali.

   RANUCCI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   Radio Rai è l'organismo che si occupa della realizzazione dei programmi radiofonici della Rai, nonché della pianificazione generale della divisione radiofonica;
   la struttura abbraccia i tre canali generalisti: Rai Radio 1 si occupa soprattutto di informazione, attualità, economia, sport e costume; Rai Radio 2, grazie ad un approccio giovanile, si occupa soprattutto di musica, intrattenimento e comicità ed è, per target, il canale che più si avvicina al livello delle radio commerciali; Rai Radio 3, molto attenta agli aspetti culturali, si occupa soprattutto di musica classica, letteratura e trasmissioni giornalistiche di profilo elevato;Pag. 196
   oltre ai canali generalisti, fanno parte di Radio Rai anche i canali di pubblica utilità che si occupano di offrire servizi agli ascoltatori attraverso alcuni canali radiofonici dedicati, come Rai Filodiffusione, che trasmette principalmente musica classica, sinfonica, lirica e da camera; Rai Isoradio, servizio di isofrequenza della Rai che trasmette lungo buona parte della rete autostradale italiana ed informa i radioascoltatori su viabilità e meteo, con spazi riservati alle forze dell'ordine e alle notizie del Giornale Radio Rai;
   dagli ultimi dati del Bilancio Rai risulterebbe che nel 2012 la radio nel suo complesso ha avuto ricavi per circa 36 milioni di euro, di cui 5 derivanti da convenzioni (canone) e 31 dalla raccolta pubblicitaria, 11 milioni in meno rispetto al 2011, mentre i costi ammonterebbero invece a 117 milioni, con una perdita secca di circa 80 milioni di euro;
  considerato che:
   la missione specifica dei canali Radio Rai e la loro vocazione di servizio pubblico dovrebbe rappresentare l'elemento qualificante rispetto alla radiofonia privata;
   un rapporto chiaro, trasparente e soprattutto efficace fra l'emittente e il proprio destinatario consentirebbe ai canali di rispondere in maniera coerente e riconoscibile alle aspettative del fruitore divenendo produttiva per entrambi;
   la vera sfida del futuro per la radio sarà la capacità di sfruttare al massimo la collaborazione degli altri media, in un'ottica di sinergia, dove sarà sempre più veloce la comunicazione attraverso l'uso integrato di radio, televisione, internet, telefonini e satelliti;
   se la Radio pubblica, da leader indiscussa passa al quinto o sesto posto in termini di ascolto nel settore radiofonico è, a parere dell'interrogante, il risultato di scelte sbagliate o quantomeno discutibili, e di una programmazione poco accattivante;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative la Rai intenda promuovere per ridare slancio all'azione di ripresa del settore radiofonico pubblico al fine di renderlo di nuovo competitivo;
   quali misure intenda adottare per la realizzazione di un piano industriale straordinario che possa ridare una nuova identità ai canali Radio Rai sia sotto il profilo strutturale che della programmazione. (31/209)

   RISPOSTA. – Anche il settore radiofonico è al centro del piano industriale con un «cantiere» specificamente dedicato al suo rilancio.
  Tra i principali obiettivi del cantiere si possono innanzitutto individuare: il recupero degli ascolti, con particolare attenzione al target 25-54 anni; la razionalizzazione dei costi esterni ed il potenziamento della tecnologia e della copertura di rete.
  Per raggiungere questi obiettivi la strategia di rilancio prevede le seguenti linee-guida:
   omogeneizzazione e aumento della coerenza dei palinsesti dei singoli canali;
   razionalizzazione dei Giornali radio, differenziando formati e contenuti per canale;
   focus su offerta anche multipiattaforma per audience più giovane;
   integrazione con i social network;
   incremento delle collaborazioni multi-canale e sfruttamento di sinergie con le strutture editoriali televisive Rai;
   rilancio tecnologico, a partire dal DAB+.

  GASPARRI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nel corso dell'audizione svoltasi il 15 luglio u.s. nella Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, la Presidente della Rai, dott.ssa Anna Maria Tarantola, rispondendo ad una domanda dell'interrogante, ha affermato che non le risultava un'eventuale collaborazione del dottor Pag. 197Carlo Freccero (prima dirigente, poi pensionato Rai) con la stessa azienda per attività riguardanti l'Expo;
   la Rai ha deciso di applicare in maniera severa la regola di non impiegare per alcuna attività di consulenza o di collaborazione dipendenti collocati in pensione;
   nonostante l'evasiva risposta della presidente Tarantola, lo scrivente ha assoluta certezza che il Direttore generale della Rai, dott. Luigi Gubitosi, intenderebbe violare il principio sopra citato, che lui stesso ha sancito, facendo sì che il dottor Freccero possa svolgere un'attività riconducibile alla Rai, ovviamente dietro compenso;
  si chiede di sapere:
   se quanto esposto in premessa risponda al vero e, in caso affermativo, quale iniziative intenda adottare al fine di far emergere ogni responsabilità;
   se non ritenga di assumere iniziative volte a chiarire in base a quali principi e criteri il Direttore Generale della Rai valuti, di volta in volta, la prestazione di consulenza o l'attività di collaborazione di dipendenti collocati in pensione. (32/213)

  RISPOSTA. – Expo 2015 sarà un grande evento che costituirà una straordinaria vetrina per l'Italia e potrebbe divenire un volano per la ripresa economica. Per il Servizio pubblico radiotelevisivo collaborare al successo di Expo 2015 moltiplicandone l'impatto presso una varietà di pubblici rappresenta non solo un dovere di servizio al sistema Paese ma anche una opportunità editoriale. In coerenza con quanto effettuato per altri grandi eventi (Giubileo, 150 anni d'Italia, a altro) anche per la collaborazione con Expo 2015 si rende necessaria la creazione di una struttura ad hoc (10/12 persone, in parte provenienti dalla Struttura Rai per i 150 Anni) denominata Rai EXPO. Tale struttura avrà principalmente il compito di interpretare e spiegare il tema dell'Expo tramite specifiche iniziative di comunicazione e programmazione, assicurando altresì adeguata copertura informativa dell'evento.
  Nell'ambito della struttura Rai EXPO, allo stato attuale, non è stata stabilita alcuna collaborazione con il Dott. Carlo Freccero.
  In linea generale, per quanto concerne la possibilità di continuare ad avvalersi dell'esperienza e della professionalità di ex dipendenti Rai tramite nuovi rapporti di collaborazione, si ribadisce quanto stabilito dalla normativa aziendale, e cioè che la collaborazione con dipendenti cessati dal servizio per raggiunti limiti di età è consentita esclusivamente nel caso di specifiche ed infungibili professionalità in campo autorale non altrimenti reperibili all'interno dell'azienda.

   NESCI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il contratto nazionale di servizio stipulato tra Rai Radiotelevisione Italiana e Ministero dello Sviluppo Economico, che assolve il compito di servizio al pubblico nel territorio nazionale, individua la portata, gli obiettivi e i parametri di qualità del servizio pubblico;
   in esso vengono tassativamente elencate le tipologie di programmi televisivi che rientrano nel concetto di servizio pubblico radiotelevisivo;
   all'art 1, comma 2, del contratto, è stabilito il seguente principio generale: «La missione di servizio pubblico [...], consiste nel garantire all'universalità dell'utenza un'ampia gamma di programmazione e un'offerta di trasmissioni equilibrate e varie, di tutti i generi, al fine di soddisfare [...], le esigenze democratiche, culturali e sociali della collettività, di assicurare qualità dell'informazione, pluralismo, inclusa la diversità culturale e linguistica intesa nel quadro della più ampia identità nazionale italiana e comunque ribadendo il valore indiscutibile della coesione nazionale. Parte integrante della missione del servizio pubblico è quella di valorizzare le esperienze provenienti dalla Pag. 198società civile in un'ottica di applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale [...];
   l'oggetto del contratto del servizio nazionale televisivo è composto da una serie di obiettivi enumerati all'art 2; tra essi in particolare, la Rai è tenuta a garantire e promuovere:
    «il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione, di apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali e religiose, di salvaguardia della identità nazionale e della memoria storica del Paese e del patrimonio culturale europeo, di quelle locali e delle minoranze linguistiche, nonché delle diversità etno-culturali (comma 3, lett. a);
    «il rispetto della dignità umana, la deontologia professionale e la garanzia di un contraddittorio adeguato, effettivo e leale, così da garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati (comma 3, lett. d);
    «[...] i temi dei diritti civili, della solidarietà, della sussidiarietà, in particolar modo per la sua accezione orizzontale, ovvero di valorizzazione del ruolo della società e delle associazioni di categoria, dell'integrazione; la sicurezza dei cittadini; l'attenzione alla famiglia; la tutela dei minori e delle fasce deboli; (comma 3, lett. l);
    «[...] la comunicazione sociale attraverso trasmissioni dedicate [...], alla salute, alla qualità della vita, ai diritti e ai doveri civili, [...], alla disabilità e ai diritti, [...], assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore.
  Considerato che:
   dal giorno 23 luglio 2013, già oltre una settimana, è in corso un sit-in permanente di protesta davanti Palazzo Montecitorio di cittadini italiani, provenienti da diverse località del Paese, affetti da gravi patologie, quali la SLA, per la libertà di cura;
   alcuni di loro, messi a dura prova dalle proprie condizioni fisiche nonché dall'intollerabile caldo di questi giorni hanno accusato ulteriori malori;
   Sandro Biviano, 37enne di Lipari è stato perfino ricoverato urgentemente all'ospedale Santo Spirito di Roma, perché aveva perso conoscenza;
   lo stesso ministro Lorenzin si è recata presso la struttura ospedaliera a fare visita a Sandro Biviano;
   ciò nonostante continuano a manifestare imperterriti la loro libertà di opinione, malgrado il totale silenzio informativo e la totale noncuranza da parte del servizio televisivo di Stato;
   la vicenda è stata portata all'attenzione dell'opinione pubblica solo grazie ai web-media che hanno evitato che rimanesse nell'ombra;
   gli stessi manifestanti denunciano la totale e costante indifferenza nei loro riguardi da parte della tv di Stato nonostante la presenza degli operatori Rai a pochi metri di distanza dal sit-in;
   
come sia potuto accadere che da oltre una settimana nessun tg Rai abbia dato notizia del sit-in in corso;
  si chiede di sapere:
   quali siano le motivazioni che spingono la Rai a venire meno, in questo caso, alla garanzia del rispetto delle esigenze di completezza dell'informazione, pluralismo, libertà d'opinione e coesione sociale attraverso un adeguato spazio alle istanze delle fasce deboli indicate espressamente all'articolo 2 del contratto di servizio stipulato;
   quali siano le responsabilità in merito in capo ai vertici della Rai;
   se non si ritenga di offrire adeguato spazio informativo alla civile e dignitosa Pag. 199protesta dei suddetti malati che reclamano la libertà di cura, nel rispetto dell'articolo 21 Cost.;
   se vi è quindi l'intenzione di rimediare al più presto a tale grave mancanza sia nei confronti dei cittadini in protesta che di tutti gli italiani a cui è stata negata adeguata informazione a riguardo.
(34/227)

  RISPOSTA. – In merito al sit-in permanente di protesta davanti Palazzo Montecitorio di diversi cittadini italiani affetti da gravi patologie, quali la Sla, iniziato il 23 luglio, si evidenzia in primo luogo come la Rai abbia riservato diversi spazi nell'ambito della propria offerta editoriale.
  Più precisamente il 23 luglio RaiNews24 ha trasmesso un collegamento in diretta che è avvenuto anche nei giorni 24 e 25 luglio. Inoltre, sempre il 23 luglio, il Tg3, nella edizione principale delle 19, ha trasmesso un ampio servizio sul presidio in questione.
  Il 31 luglio anche il Tg2 ha realizzato all'interno dell'edizione delle ore 13.00 un servizio (durata 1'15«) con intervista a Sandro Biviano affetto da distrofia muscolare.
  Inoltre nelle due principali edizioni del Tg1 del 1 agosto sono andati in onda due ampi servizi. Più in particolare, nell'edizione delle 13.30 è stato trasmesso un servizio «Stamina al via la sperimentazione» con interviste ai manifestanti e a Desiree Sampognaro (avvocato dell'Associazione «Vite Sospese»). In quella delle 20 è stato trasmesso un servizio «Stamina, protocollo al via» nel corso del quale sono state riportate le voci di Pietro Crisafulli (Vice Presidente del Movimento «Vite Sospese) e di Davide Vannoni (Presidente Stamina Fondation).
  Più in generale, si segnala altresì che al tema della Sla la Rai ha riservato ampio spazio nel corso della propria offerta editoriale in occasione della morte del calciatore della Fiorentina Stefano Borgonovo affetto da tempo di questa terribile patologia.
  In ogni caso il tema è stato portato all'attenzione delle strutture editoriali affinché queste ne tengano debitamente conto ai fini della definizione della relativa copertura informativa.

   FRAVEZZI e NENCINI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   l'Autorità Garante per le Comunicazioni di recente ha giudicato Fabio Fazio e Lucia Annunziata colpevoli di aver condotto in modo squilibrato i loro programmi televisivi violando la par-condicio nel periodo 2012/13, la ragione per la quale AGCOM ha ordinato un riequilibrio a favore del centro-destra. I Gruppi Parlamentari minori, tra i quali sono presenti le componenti delle Autonomie e del PSI, con proprie delegazioni alla Camera ed al Senato, oltre che in decine di Comuni, Province e Regioni d'Italia, non hanno mai goduto, negli ultimi cinque anni, di alcuna presenza in nei programmi della televisione pubblica, fatta eccezione per il PSI nella campagna elettorale 2013, di una presenza ad Agorà ed una nello studio di Bruno Vespa;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative intenda adottare la Rai al fine di garantire una presenza di esponenti politici dei gruppi parlamentari minori quale quello delle Autonomie – Psi – Maie, più equilibrata, equa e congrua nel rispetto del pluralismo così come previsto dalla legge e dal contratto nazionale di servizio della Radiotelevisione Italiana ed il Ministero dello Sviluppo Economico.
(35/230)

  RISPOSTA. – Sotto il profilo meramente quantitativo si segnala che la forza politica PSI, nel mese di luglio, ha ricevuto all'interno dell'offerta Rai uno spazio complessivo superiore a 11 minuti, di cui 10 di tempo di parola.
  In ogni caso il tema è stato portato all'attenzione delle strutture editoriali affinché queste ne tengano debitamente conto ai fini della definizione della relativa copertura informativa.

Pag. 200

   LIUZZI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il giorno 10 luglio 2013, a partire dalle ore 21.10, è andata in onda su Rai 2 la trasmissione «Virus» condotta da Nicola Porro;
   la trasmissione presentava in apertura la registrazione di dichiarazioni rese da Vittorio Sgarbi sulla questione inerente la fissazione dell'udienza della Suprema Corte di Cassazione in merito al cosiddetto «processo Mediaset» che vede imputato il sen. Silvio Berlusconi;
   in riferimento a tale evento giudiziario, Sgarbi dichiarava che «Berlusconi degenera il berlusconismo. Niente è più grande di lui nel male e nel bene. Il problema fondamentale di Berlusconi è la totale assenza di visione politica. La sua è una azione di resistenza. Egli ha fatto la resistenza [...] Di fatto quello che Berlusconi ha rappresentato è la difesa da una prepotenza istituzionale di un antistato che si fa chiamare Magistratura [...] lui è un partigiano da trincea [...] stanno in trincea contro il fascismo che si chiama fascismo giudiziario. Contro Di Pietro fascista, Di Pietro era fascista e Berlusconi ha rappresentato l'antifascismo. Questa è la sua storia, finito»;
   al termine dell'intervento, il conduttore Porro che chiedeva all'on. Mariastella Gelmini se le parole di Sgarbi fossero veritiere. L'onorevole Gelmini affermava in risposta che: «abbiamo dovuto combattere contro una parte della Magistratura che è intervenuta sistematicamente a gamba tesa nella vita democratica del nostro Paese»;
   successivamente il conduttore lanciava un contributo RVM che prima mostrava l'onorevole Daniela Santanché parlare di «attacco alla democrazia» in relazione alle menzionate vicende giudiziarie del sen. Berlusconi, poi presentava una dichiarazione dell'onorevole Gelmini relativa a un presunto «uso politico della giustizia che è questo il vulnus della democrazia»;
   il giornalista Luca Telese, ospite della trasmissione, affermava in seguito che soltanto l'1 per cento delle cause penali pendenti davanti alla Suprema Corte di Cassazione si concluderebbero con la prescrizione dei reati, e che quindi il presunto «anticipo» dell'udienza del processo Mediaset sarebbe risultata essere normale;
   Porro, a questo punto, riferendosi a un articolo del «Corriere della Sera» firmato dall'avvocato cassazionista Madia, riportava un'affermazione attribuita a quest'ultimo, anch'essa con riferimento alla vicenda giudiziaria de sen. Berlusconi: «a me non è mai capitata una cosa del genere, tanta fretta nel fissare un processo»;
   l'onorevole Gelmini, sintetizzando, parlava infine di un tentativo di balcanizzare il Paese al fine di renderlo ingovernabile e in un secondo momento aggiungeva che non si è mai visto nel nostro Paese che un leader politico fosse spazzato via da problemi giudiziari e non da libere elezioni;
   l'onorevole Alessandra Moretti, ospite della trasmissione, alla domanda del conduttore se la linea politica di Matteo Renzi si sposasse con quella enunciata dall'onorevole Gelmini, rispondeva che i nemici politici si combattono con i voti e non con i Giudici;
  considerando che:
   l'articolo 1 del «Codice di autoregolamentazione in materia di Rappresentazione vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive» (il «Codice Processi in TV»), sottoscritto il 21 maggio 2009 anche dalla Rai, impone, nelle trasmissioni televisive che abbiano ad oggetto la rappresentazione di vicende giudiziarie in corso, l'implementazione di misure atte ad assicurare l'osservanza dei principi di obiettività, completezza, e imparzialità;
   la lettera d) dell'articolo 2 del Codice Processi in TV impone di rispettare complessivamente il principio del contraddittorio delle tesi, assicurando la presenza e la pari opportunità nel confronto dialettico Pag. 201tra i soggetti che le sostengono e rispettando il principio di buona fede e continenza nella corretta ricostruzione degli avvenimenti;
   con apposita raccomandazione del 28 aprile 2011, il Comitato per l'applicazione del codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive (il «Comitato») ha già ricordato alle emittenti TV – con riferimento a un altro procedimento penale che vede coinvolto lo stesso sen. Berlusconi – l'obbligo di evitare la unilateralità dei punti di vista e il mancato equilibrio nel riferimento delle tesi della o dell'accusa, come pure le carenze nella esposizione o nella rappresentazione dei fatti;
   l'articolo 18 del Contratto di Servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico, attualmente in vigore, impegna la Rai a «diffondere, promuovere e sviluppare l'informazione sulle istituzioni nazionali» e assicurare «la formazione, la divulgazione e l'informazione sui temi del funzionamento delle istituzioni», incluse naturalmente la Suprema Corte di Cassazione e la Magistratura italiana nel suo complesso:
  si chiede di sapere:
   se la Rai ritenga che l'immagine della Magistratura italiana, come rappresentata nella trasmissione «Virus» del 10 luglio 2013 quale «prepotente istituzione dell'antistato», ispirata a un «fascismo giudiziario» finalizzato a rovesciare la democrazia, possa considerarsi un'immagine corretta e l'espressione di quell'obbligo di informazione sulle istituzioni nazionali che grava sulla Rai;
   se la rappresentazione del processo Mediaset offerta durante la medesima trasmissione sia stata ispirata a principi di obiettività, completezza, imparzialità e rispetto del contraddittorio delle tesi, come richiesto dal Codice Processi in TV;
   se gli organi amministrativi della Rai intendano viceversa segnalare la puntata del 10 luglio 2013 di «Virus» al Comitato Processi in TV per gli eventuali opportuni provvedimenti;
   se i suddetti organi amministrativi intendano prendere in prima persona dei provvedimenti interni contro la trasmissione «Virus» al fine di garantire il riequilibrio e l'imparzialità dell'informazione. (36/238)

  RISPOSTA. – Pur tenendo conto del fatto che Virus è un programma di approfondimento informativo settimanale, la puntata andata in onda il 10 luglio 2013 non poteva non essere imperniata sulla notizia del giorno cioè la fissazione della data della sentenza della Corte di Cassazione sul processo Mediaset. La puntata infatti si apriva con un filmato – nella pagina di anteprima – registrato il giorno stesso che riportava la posizione di molti leader politici sulla decisione della Corte di Cassazione. Molti gli esponenti politici interpellati per lo più appartenenti al PDL per ovvi motivi strettamente legati all'attualità.
  Di seguito si riportano i principali passaggi ed interventi della puntata oggetto dell'interrogazione la cui ricostruzione – effettuata della redazione del programma – dimostrerebbe che non si è venuti meno all'osservanza dei principi di obiettività, completezza e imparzialità come previsto, in particolare, dal Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive.
  All'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
  Le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi sono state registrate con largo anticipo (24 giugno in un Hotel di Milano) da una troupe di Virus e non riguardavano specificamente ne il Processo Mediaset nel suo complesso né tantomeno la data fissata dalla Cassazione che, in fase di registrazione, non era neanche ipotizzabile. Le posizioni dallo stesso espresse sono certamente personali e non necessariamente condivisibili ma sono una chiave di lettura provocatoria che fa parte della linea editoriale scelta dal programma Pag. 202proprio in relazione al sottotitolo della trasmissione ovvero «il contagio delle idee».
  La scelta stilistica utilizzata dalla redazione per far esprimere a Sgarbi le sue idee sottolinea proprio il carattere di eccezionalità polemica di quel segmento della trasmissione (doppia telecamera, rallenty, utilizzo delle opere d'arte a altro). In ogni caso il conduttore di Virus in uscita dal filmato di Sgarbi ha chiaramente usato la parola «provocazione» a proposito delle tesi sostenute dall'intervistato. Anche Maria Stella Gelmini – effettivamente interpellata per prima dal conduttore – ha parlato a proposito delle tesi di Sgarbi come di una provocazione.
  Immediatamente dopo il conduttore non ha lanciato un filmato ma ha dato la parola ad Alessandra Moretti, parlamentare PD, in un evidente tentativo di far emergere le due diverse pozioni politiche.
  Il filmato successivamente messo in onda cercava di raccontare il caso politico del giorno legato alle richieste del PDL di sospendere i lavori parlamentari. I politici del PDL sono stati messi a confronto con i manifestanti in piazza contro le richieste del Centro-Destra.
  Subito a seguire il conduttore ha dato la parola a Maria Stella Gelmini che ha effettivamente parlato di un «vulnus della democrazia» ma subito dopo ha chiesto il parere di Luca Telese, giornalista unanimemente considerato appartenente alla cultura di Centro-Sinistra.
  Porro ha ripreso poco dopo la dichiarazione rilasciata dall'avvocato Madia al Corriere della Sera che ha commentato con l'Onorevole Alessandra Moretti.
  Di seguito poi il conduttore ha messo in onda una dichiarazione di Beppe Grillo rilasciata di fronte alla telecamere di Virus.
  La trasmissione ha poi continuato secondo le stesse modalità di discussione sopra esposte.

   PELUFFO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   secondo quanto riportato da un articolo pubblicato sul «Fatto Quotidiano» del 1o agosto 2013 a firma Patrizia Simonetti e da un comunicato del Gruppo Umana Solidarietà riportato dalla stampa nazionale e dal sito dell'associazione:
     La Rai starebbe progettando per la stagione televisiva autunnale un nuovo reality show, dal titolo «The Mission», il quale dovrebbe essere ambientato nei campi profughi;
    «The Mission», definito «docureality a sfondo sociale», è programmato per la messa in onda dal 27 novembre e ha già inviato otto persone famose in vari campi profughi a fianco di operatori umanitari dell'UNHCR, nel tentativo di spettacolarizzare le operazioni quotidiane svolte in tali campi;
  si chiede di sapere:
   se quanto descritto in premessa risponda alle effettive intenzioni dell'Azienda;
   se non si ritenga che questa spettacolarizzazione del dolore e sfruttamento della sofferenza siano contrari ai principi di etica dell'informazione prima ancora che della missione de servizio pubblico radiotelevisivo. (37/239)

  RISPOSTA. – Il programma «Mission» è un progetto attualmente in fase di studio che vede la collaborazione della Rai con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e INTERSOS.
  Si tratta di un programma che punta l'attenzione sulle realtà di assistenza nelle missioni umanitarie con l'obiettivo di contribuire ad una straordinaria campagna di sensibilizzazione su temi internazionali troppo poco considerati.
  «Mission» non rientra in alcun modo nella fattispecie di un «reality», ma è da considerare un progetto di social TV nel quale alcuni volti noti, che non saranno remunerati salvo un rimborso spese, per un periodo di tempo limitato ma significativo affiancheranno gli operatori umanitari di UNHCR e INTERSOS nel loro lavoro quotidiano di protezione e assistenza ai rifugiati.Pag. 203
  Il grande pubblico avrà la possibilità di vedere – senza finzioni sceniche – come realmente si svolge la giornata tipo in un campo rifugiati e di conoscere da vicino i problemi di chi vive e lavora nel campo, ovvero i rifugiati e gli operatori umanitari.
  Le attività di cooperazione portate avanti in crisi umanitarie dimenticate come nella Repubblica Democratica del Congo sono estremamente complesse e abbracciano una moltitudine di aspetti umanitari, tecnici, logistici, economici, culturali, sociali, politici, a altro.
  L'obiettivo di «Mission» è di provare a raccontare tutto questo con un linguaggio non tecnico, semplice e accessibile a tutti attraverso la partecipazione di personaggi popolari familiari al pubblico di Rai 1. La collaborazione al programma dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e di INTERSOS, coerentemente con il mandato e l'esperienza delle due organizzazioni, rappresenta una garanzia per la tutela della dignità dei rifugiati ed il rispetto dei loro diritti.
  In piena sintonia con la Rai, le organizzazioni si sono impegnate a tutelare chi non ha voluto essere ripreso dalle telecamere, per proteggere l'identità delle persone a rischio e per dare una possibilità a tutti coloro i quali hanno espresso invece il desiderio di poter raccontare la loro storia e di essere finalmente ascoltati, mettendo fine al silenzio e all'indifferenza.
  «Mission» rappresenta quindi un'importante novità che non solo darà voce a chi ha deciso di raccontare la propria storia ma anche la possibilità a molte persone di ascoltare e di sapere, contribuendo a ridurre la marginalità mediatica dell'umanitario.

   AIROLA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   è noto l'utilizzo della pratica dell’infungibilità per corrispondere lavoro a professionisti e aziende esterne al posto di ruoli professionali che si ritiene si possano trovare all'interno dell'azienda, creando così un danno economico ed etico;
   è del 31 luglio un comunicato della RSU Editoriale Rai che denuncia la siffatta pratica osservando che: «Abbiamo già rilevato che l'infungibilità copre ormai da tempo lavoro di profilo ordinario e non richiede specificità tali da dover ricorrere alla collaborazione esterna» e chiedendo: « al direttore delle risorse umane di dare conto, non nei numeri generici, ma programma per programma, rete per rete, rispetto alla stagione passata, delle variazioni verso il rientro del lavoro dipendente e verso la piena occupazione interna».
   Considerato che sia dalla denuncia del RSU Editoriale che da numerose altre fonti ci risulta che la Rai abbia avviato un censimento dei lavoratori e dei ruoli professionali interni all'azienda con modalità poco efficaci come la diffusione di moduli cartacei non idonei al completo censimento dei ruoli tecnici, giornalistici e produttivi e colloqui personali che dilaterebbero di anni il completamento dell'indagine conoscitiva, considerato che risultano essere stati con questo metodo esaminati dal 2012 circa 1000 dipendenti e auditi in 200 su circa 16000 dipendenti;
  si chiede di sapere:
   se l'azienda non convenga che sia inutile raccogliere con queste modalità i dati relativi alla mappatura completa del personale interno soprattutto senza la collaborazione attiva degli uffici del personale di tutti i settori aziendali, senza dei modelli che permettano di definire esattamente le competenze interne Rai e senza una diretta informatizzazione dei dati che permetta a tutti i settori di ottimizzare la produttività.
   come intenda l'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo effettuare le necessarie correzioni suggerite all'indagine conoscitiva suddetta e in quanto tempo intenda efficacemente terminarne la compilazione in modo da fornire alla Commissione di vigilanza un quadro occupazionale aziendale completo ed esauriente settore per settore. (38/242)

  RISPOSTA. – I dipendenti in organico del Gruppo Rai, al 31 luglio 2013, sono Pag. 20411.316, cui si aggiungono circa 1.000 risorse impegnate con contratto a termine.
  Il «censimento» a cui fa riferimento l'interrogante, presumibilmente, è la cosiddetta «mappatura» delle competenze del personale dell'area editoriale (essenzialmente programmisti-registi), considerato che i processi di «stabilizzazione» del personale precario – avviati a seguito dell'emanazione della L. 247 del dicembre 2007 – hanno interessato soprattutto queste professionalità. Si considera che questa «mappatura» non riguarda i ruoli giornalistici, tecnici ed amministrativi.
  Diverse, invece, sono le iniziative di job posting che sono state avviate recentemente. Queste hanno riguardato personale giornalistico, per la copertura parziale delle posizioni resesi vacanti a seguito del Piano Esodi; è in corso un'iniziativa specifica che riguarda i giornalisti interessati ad operare per il nuovo portale informativo, sono state effettuate iniziative per la ricerca di professional da destinare alla Direzione Internal Auditing ed è in corso un'iniziativa tesa ad individuare registi interni da destinare a varie produzioni previste nei nuovi palinsesti autunnali.
  In linea generale la politica della Rai – anche attraverso iniziative sopra citate – è finalizzata a evitare, o quanto meno ridurre, il ricorso all'esterno per attività che ben potrebbero essere svolte da dipendenti Rai.
  Da ultimo, si ritiene opportuno segnalare due aspetti:
   in passato, rilevazioni come quella in oggetto venivano ordinariamente affidate a società di consulenza esterna, mentre nel caso in questione il processo viene interamente condotto in Azienda;
   tutti i dati raccolti nei questionari e nei curriculum aggiornati vengono inseriti nei data base informatici del personale.
  Per quanto concerne la richiesta di conoscere il quadro occupazionale aziendale completo settore per settore, si precisa che il tema è oggetto di analisi nell'ambito di altre richieste di informazione formulate alla Rai.

   AIROLA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   in data 1o agosto 2013, il Senatore della Repubblica Silvio Berlusconi dopo l'annuncio della conferma della sua condanna a quattro anni di reclusione per il reato di frode fiscale da parte della Corte di Cassazione, provvedeva a diffondere un video di 9,15 minuti (il «Video»);
   il «Video» veniva immediatamente ritrasmesso in forma integrale dalle reti Rai, in prima serata, in particolare all'interno della trasmissione «Porta a Porta» condotta da Bruno Vespa;
   il «Video» recava pesanti contestazioni nei confronti della sentenza passata in giudicato, dell'operato dei magistrati coinvolti nella vicenda giudiziaria in questione (PM, GIP, GUP, Tribunale penale di primo grado, Corte d'Appello, Suprema Corte di Cassazione), dell'indipendenza e dell'imparzialità della magistratura italiana e proclamava l'innocenza del Senatore Berlusconi, in totale contrasto con il giudicato della Cassazione;
   dopo la prima volta, il «Video» è stato poi ritrasmesso, ripetutamente e integralmente, nei palinsesti del servizio pubblico televisivo;
  considerando che:
   l'articolo 3 del D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, definisce «la lealtà e l'imparzialità dell'informazione» un principio fondamentale del sistema dei servizi di media;
   l'articolo 7, comma 2, del citato Testo unico impone agli operatori del settore, nell'esercizio della funzione informativa, «la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti»;
   il medesimo articolo impone inoltre «l'assoluto divieto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni»;Pag. 205
   l'articolo 2, comma 3, lett. a), del Contratto di Servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico, attualmente in vigore, impegna la Rai a rispettare «i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione»;
   l'articolo 18 del medesimo Contratto di Servizio impegna la Rai a «diffondere, promuovere e sviluppare l'informazione sulle istituzioni nazionali» e assicurare «la formazione, la divulgazione e l'informazione sui temi del funzionamento delle istituzioni», incluse naturalmente la Suprema Corte di Cassazione e la magistratura italiana nel suo complesso;
  si chiede di sapere:
   quali e quanti spazi, nei palinsesti della concessionaria, siano stati utilizzati per informare i telespettatori della verità giudiziaria accertata in sede di merito e di giudizio di Cassazione con riferimento alla condanna a quattro anni di reclusione del Senatore Berlusconi;
   quali informazioni siano state fornite ai telespettatori in merito alla fondatezza in punto di fatto della sentenza passata in giudicato, con particolare riferimento alle prove giudiziarie che hanno condotto alla condanna definitiva e che il Senatore Berlusconi nel «Video» ha definito – senza contraddittorio alcuno – come inesistenti;
   quali misure siano state adottate dalla Rai al fine di tutelare, a livello informativo, la dignità e la legittimazione della magistratura italiana, e di rappresentare imparzialmente ai telespettatori la fondatezza giuridica e la legittimità istituzionale che l'ordinamento costituzionale italiano esige siano riconosciute alle sentenze definitive della Suprema Corte di Cassazione. (39/243)

  RISPOSTA. – In linea generale, l'informazione della Rai si attiene, tra l'altro, ai principi della «Carta dei doveri e degli obblighi degli operatori del Servizio Pubblico Radiotelevisivo» che richiede agli operatori della Rai: «uno specifico e più accentuato dovere alla completezza, al pluralismo e all'imparzialità e, ove necessario, al contraddittorio e al confronto fra idee contrapposte».
  La Rai, ancora, è impegnata anche al rispetto dei principi fissati dal Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive, sulla cui applicazione vigila un Comitato ad hoc costituito presso l'AGCOM.
  Per quanto concerne invece la richiesta sugli spazi dedicati dalla Rai alla notizia della condanna del sen. Berlusconi si riportano, nella tabella di seguito riportata, i dati relativi alle diverse Strutture Editoriali (Reti/Testate).

Pag. 206

Spazio dedicato alla notizia e ai commenti politici sulla sentenza della Cassazione sul caso Mediaset.

Periodo 1-9 agosto Tempi in secondi

Fonte: Osservatorio di Pavia.

Pag. 207

   FICO. – Al Presidente della Rai, al Direttore generale della Rai e al Direttore di Raiuno. – Premesso che:
   si apprende, grazie alle segnalazioni di decine di associazioni no profit e di volontariato, che la Rai intende trasmettere il 27 novembre e il 4 dicembre 2013 «The Mission», un reality «umanitario» prodotto in collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l'organizzazione non governativa italiana Intersos;
   «The Mission» sarebbe stato ideato per descrivere la realtà dei campi profughi in Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Mali e per raccontare le condizioni di dei rifugiati;
   parteciperebbero al suddetto reality alcuni personaggi famosi, esponenti della tv, del cinema, della musica, del giornalismo, come Emanuele Filiberto, Paola Barale, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi, Al Bano;
  considerato che:
   il Contratto Nazionale di Servizio tra il Ministero dello Sviluppo Economico e la Rai – Radiotelevisione Italiana S.P.A. prevede all'articolo 2 comma 2 che la concessionaria è tenuta a realizzare un'offerta complessiva di qualità, rispettosa dell'identità nazionale e dei valori e degli ideali diffusi nel Paese e nell'Unione Europea, che non siano in alcun modo contrari ai principi costituzionali, della sensibilità dei telespettatori e della tutela dei minori, rispettosa della figura femminile e della dignità umana, culturale e professionale della donna, caratterizzata da un'ampia gamma di contenuti e da un'efficienza produttiva, in grado di originare presso i cittadini una percezione positiva del servizio pubblico in relazione al costo sostenuto attraverso il canone di abbonamento nonché sotto il profilo dell'adeguatezza dei contenuti della programmazione rispetto alla specificità della missione che è chiamata a svolgere;
   all'articolo 2 comma 3 lett. i) si sottolinea la necessità di valorizzare le missioni e le azioni di pace italiane all'estero nonché le iniziative di cooperazione internazionale e, all'articolo 2 comma 3 lett. R, di garantire la comunicazione sociale;
   all'articolo 2 comma 3 lett. j) si evidenzia il rispetto della dignità e della privacy della persona nei palinsesti;
   nel descrivere la qualità dell'offerta, il Contratto specifica, secondo l'articolo 3 comma 1 lett.d, la necessità di improntare, nel rispetto della dignità della persona, i contenuti della propria programmazione a criteri di decoro, buon gusto, assenza di volgarità;
   all'articolo 3 comma 1 lett. f), il Contratto prevede che la Rai assicuri altresì la realizzazione di trasmissioni dedicate ai temi dei bisogni della collettività, alle condizioni sanitarie e socio-assistenziali, alle iniziative delle associazioni della società civile, all'integrazione e al multiculturalismo;
   la Rai, in quanto principale azienda culturale italiana e vista la diffusione nel Paese dei contenuti veicolati dalle sue trasmissioni, ha l'onore e l'onere di incidere profondamente nei processi di informazione dei cittadini e nella formazione dell'opinione pubblica;
   sono auspicabili programmi che sensibilizzino il pubblico riguardo problematiche importanti come quelle delle condizioni di vita e delle prospettive dei rifugiati, tematiche che andrebbero trattate con serietà e sobrietà, evitando qualsiasi rischio di spettacolarizzazione del dolore di chi si ritrova costretto a fuggire dal proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni;
  si chiede di sapere:
   in che modo sarà strutturata la trasmissione «The Mission» e quali saranno le modalità e i linguaggi scelti per raccontare la realtà dei campi profughi e l'esperienza delle celebrities coinvolte;Pag. 208
   se la Rai accorderà, e in che misura, retribuzioni e cachet alle celebrities che parteciperanno al reality;
   la stima dei ricavi che la Rai prevede di incassare dalla vendita degli spazi pubblicitari durante le due puntate di «The Mission»;
   quali sono state le modalità di produzione del programma, come sono state richieste e acquisite le liberatorie per l'utilizzo delle immagini delle donne, degli uomini e dei minori accolti nei campi profughi visitati; quali garanzie la Rai ha inteso mettere in atto per salvaguardare il rispetto della dignità delle persone coinvolte.
   Si richiede altresì di visionare la puntata numero zero della trasmissione «The Mission» registrata in Sud Sudan.
(40/245)

  RISPOSTA – Il progetto di programma «Mission», è attualmente in corso con la collaborazione della Rai con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e INTERSOS.
  Per quanto riguarda la produzione, non esiste al momento alcun numero zero. Il cast è ancora work in progress. La rete e la produzione stanno lavorando, ma di definito ancora non c’è nulla.
  Si tratta di un programma che punta l'attenzione sulle realtà di assistenza nelle missioni umanitarie con l'obiettivo di contribuire ad una straordinaria campagna di sensibilizzazione su temi internazionali troppo poco considerati.
  «Mission» non rientra in alcun modo nella fattispecie di un «reality», ma è da considerare un progetto di social TV nel quale alcuni volti noti, che non saranno remunerati salvo un rimborso spese, per un periodo di tempo limitato ma significativo affiancheranno gli operatori umanitari di UNHCR e INTERSOS nel loro lavoro quotidiano di protezione e assistenza ai rifugiati.
  Il grande pubblico avrà la possibilità di vedere – senza finzioni sceniche – come realmente si svolge la giornata tipo in un campo rifugiati e di conoscere da vicino i problemi di chi vive e lavora nel campo, ovvero i rifugiati e gli operatori umanitari.
    Le attività di cooperazione portate avanti in crisi umanitarie dimenticate come nella Repubblica Democratica del Congo sono estremamente complesse e abbracciano una moltitudine di aspetti umanitari, tecnici, logistici, economici, culturali, sociali, politici, a altro.
  L'obiettivo di Mission è di provare a raccontare tutto questo con un linguaggio non tecnico, semplice e accessibile a tutti attraverso la partecipazione di personaggi popolari familiari al pubblico di Rai 1. La collaborazione al programma dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e di INTERSOS, coerentemente con il mandato e l'esperienza delle due organizzazioni, rappresenta una garanzia per la tutela della dignità dei rifugiati ed il rispetto dei loro diritti.
  In piena sintonia con la Rai, le organizzazioni si sono impegnate a tutelare chi non ha voluto essere ripreso dalle telecamere, per proteggere l'identità delle persone a rischio e per dare una possibilità a tutti coloro i quali hanno espresso invece il desiderio di poter raccontare la loro storia e di essere finalmente ascoltati, mettendo fine al silenzio e all'indifferenza.
  Mission rappresenta quindi un'importante novità che non solo darà voce a chi ha deciso di raccontare la propria storia ma anche la possibilità a molte persone di ascoltare e di sapere, contribuendo a ridurre la marginalità mediatica dell'umanitario.
  Da ultimo, per quanto concerne la valorizzazione dei ricavi pubblicitari afferenti ad un singolo specifico programma si evidenzia come tale operazione non abbia un reale significato sotto il profilo commerciale in considerazione di alcuni elementi quali:
  nella pianificazione pubblicitaria gli inserzionisti acquisiscono grandi volumi di spazi pubblicitari (coerenti con gli obiettivi complessivi di comunicazione delle campagne) e non singoli specifici spazi;
  le condizioni generali di contratto della pubblicità radiotelevisiva Rai prevedono espressamente che «La Rai Pubblicità, Pag. 209prima dell'inizio della diffusione, comunicherà al Committente il calendario contenente la programmazione degli spazi pubblicitari prenotati. Detto calendario avrà valore puramente indicativo e non vincolante per la Rai Pubblicità. In proposito, il Committente prende atto che l'Emittente, per esigenze tecniche e/o di servizio, può modificare in ogni momento il proprio palinsesto, sopprimendo taluni programmi ovvero variandone orari, date e rete di trasmissione, senza per questo che Rai Pubblicità/Emittente possano essere ritenute responsabili per gli ordini non soddisfatti e senza che il Committente possa vantare alcuna pretesa di risarcimento o indennizzo.»
  Sulla base di quanto sopra sintetizzato, si sottolinea dunque che non ha senso commerciale effettuare una valutazione puntuale del «valore pubblicitario» di un singolo specifico programma; tale valore peraltro non potrebbe non tenere conto anche dei programmi che precedono e che seguono quello oggetto di valutazione.

   PELUFFO E COCCIA – Al Presidente e al Direttore Generale della Rai. – Premesso che:
   dal 20 al 29 luglio 2013 si sono svolti a Lione i campionati del mondo di atletica leggera paralimpica (IPC Athletics World Championships);
   tali campionati sono una competizione sportiva internazionale a cadenza biennale organizzata dal Comitato Paralimpico Internazionale;
   è stata un'edizione straordinaria a cui hanno partecipato ben 118 nazioni e che ha visto l'Italia brillare in una disciplina dove, negli ultimi tempi, la nostra Nazionale non ha ottenuto grandi risultati. A Lione il nostro Paese ha conquistato ben 9 medaglie (7 d'oro e 2 di bronzo), 12o posto nel medagliere;
   si tratta del miglior risultato storico della nazionale in competizioni di questo livello. Anche rispetto alle Paralimpiadi dello scorso anno vi è stato un incremento nelle prestazioni, testimoniato da due record mondiali (Oxana Corso nei 100m T35 e Assunta Legnante nel peso Fil, ndr);
   tuttavia, la Rai non ha ritenuto opportuno dare copertura a tale evento;
   queste manifestazioni sportive hanno comunque cominciato a suscitare l'interesse di un vasto pubblico;
   in tal senso, i dati auditel riferiti ai Giochi Paralimpici di Londra provano come l'opinione pubblica abbia dimostrato grande interesse per lo sport praticato dalle persone disabili;
   inoltre, proprio le ultime Paralimpiadi hanno avuto una risonanza mediatica del tutto inedita che ha dato la possibilità al mondo intero di scoprire come persone affette da vari tipi di disabilità, dunque di limiti, siano in grado di compiere imprese fisiche straordinarie, rivoluzionando l'immagine del disabile e aprendo una nuova era;
   tali manifestazioni, dunque, rappresentano un potente strumento di trasmissione culturale e sociale;
   pertanto, la messa in onda di eventi come quelli in oggetto rappresenterebbe un fondamentale veicolo educativo per l'Italia del nuovo millennio, per far cadere definitivamente il muro di ingiustificata diffidenza che circonda il mondo della disabilità;
   nella carta dei Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del Servizio pubblico radiotelevisivo si segnala come «la linea editoriale della Rai deve rispettare e soddisfare un pubblico che ha orientamenti, opinioni e gusti diversi. Nei programmi si deve quindi riflettere la molteplicità delle culture e degli interessi»;
   tra i doveri della Rai vi è la qualità dell'offerta e il valore pubblico;
   la Rai riconosce come tratto distintivo della missione del servizio pubblico la qualità dell'offerta radiotelevisiva e si impegna Pag. 210affinché tale obiettivo sia perseguito anche nei generi a più ampia diffusione;
   inoltre, si propone di garantire un'offerta molto ampia e articolata capace di raccogliere un diffuso apprezzamento presso il pubblico.
   in Inghilterra Channel 4, emittente pubblica britannica, ha concluso due settimane fa un accordo con il Comitato Paralimpico Internazionale (CPI). Dopo il grande successo ottenuto con la messa in onda dei Giochi Paralimpici di Londra 2012, l'emittente pubblica britannica si è aggiudicata i diritti per le Paralimpiadi di Sochi 2014 e Rio 2016. E la prima volta che il CPI stipula un contratto con una televisione per ben due edizioni dei Giochi. Un risultato che sottolinea la crescita esponenziale del movimento Paralimpico;
   da notizie di stampa si apprende che la Rai ha ratificato un accordo con la piattaforma Sky sui diritti tv delle prossime Olimpiadi invernali ed estive che sembra escludere la possibilità di trasmettere i prossimi giochi Paralimpici;
  si chiede di sapere:
   le ragioni per cui non è stato ritenuto opportuno trasmettere i mondiali IPC di Lione;
   quali iniziative la Rai intenda adottare per garantire la copertura dei Giochi Paralimpici invernali che si svolgeranno a Soci nel 2014 e quelli che si terranno a Rio nel 2016. (41/246)

  RISPOSTA – In linea generale la rilevanza dello sport paralimpico, sia per la diversa percezione che offre della disabilità, sia per i contenuti propriamente agonistici, ha sempre avuto un'elevata considerazione da parte della Rai. Per questo, storicamente, tutto lo sport paralimpico è seguito con grande attenzione nella gran parte delle sue competizioni, nazionali ed internazionali. Da dieci anni Rai trasmette «Sportabilia», rubrica settimanale che rappresenta una finestra unica nel suo genere, con resoconti tecnici, profili e storie dei protagonisti.
  Le Paralimpiadi estive sono sempre state coperte dalla Rai con ampi spazi: da «Sydney 2000» a «Pechino 2008», con programmi e telecronache che hanno confezionato un ampio racconto delle gare; in occasione delle Paralimpiadi di Londra 2012, per la prima volta in Europa, la Rai ha realizzato una «rete paralimpica» su Rai Sport 1.
  Lo stesso è accaduto con le Paralimpiadi invernali 2010 a Vancouver: per la prima volta è stata realizzata una programmazione «dedicata», con interviste «live» dai parterre di Sci alpino e nordico e sono state trasmesse, sempre in diretta, le gare dello sledge hockey e del curling in cui l'Italia era rappresentata.
  Inoltre, in linea con quanto fatto negli ultimi anni, a ottobre 2013 Rai coprirà il torneo di qualificazione paralimpica dello sledge hockey di Torino.
  Tutto ciò premesso si precisa quanto segue.
  Riguardo ai Campionati del mondo di Atletica leggera paralimpica (IPC Athletics World Championships) svoltisi a Lione dal 20 al 29 luglio 2013, si segnala che Rai – per il tramite della UER che ha condotto la trattativa con IPC per conto di tutti i Broadcaster consorziati – ha concluso in data 4 luglio 2013 il relativo accordo di licenza per la trasmissione dell'evento.
  La mancata copertura dell'evento in diretta è stata determinata soprattutto da due fattori: i tempi non ampi tra la definizione dell'offerta del segnale internazionale del Mondiale e l'inizio del Mondiale stesso, e la coincidenza con i Mondiali di nuoto di Barcellona. Elementi che hanno creato una eccezione rispetto alle consuetudini che sono ben testimoniate da quanto normalmente fatto dalla Rai con e per lo sport paralimpico. In ogni caso, al fine di dare visibilità all'evento, Rai ha previsto di programmarne su Rai Sport 1 una sintesi di 4 ore, articolata in 3 appuntamenti pianificati il 29 agosto 2013 (in fascia pomeridiana) e il 3 settembre 2013 (in fascia preserale e in seconda serata).
  Relativamente, invece, alle Paralimpiadi invernali di Sochi 2014 e estive di Rio 2016, la Rai – sempre per il tramite dell'UER – Pag. 211aveva presentato la relativa manifestazione di interesse corredata da un'offerta economica sin dal mese di settembre 2012; successivamente, a febbraio 2013 ha ricevuto la conferma dall'UER circa l'avvenuta conclusione dell'accordo di licenza con IPC per conto dei Membri Eurovisione. In virtù di tale accordo, la Rai ha acquisito i relativi diritti di trasmissione multipiattaforma, che le consentiranno di trasmettere le due manifestazioni in chiaro e in esclusiva per l'Italia.
  L'acquisizione congiunta delle Paralimpiadi 2014 e 2016 – peraltro di tradizionale appannaggio delle reti televisive Rai – è, dunque, antecedente all'accordo di sub licenza concluso tra Rai e SKY relativamente alle Olimpiadi del medesimo ciclo biennale.
  In linea con quanto fatto a Vancouver 2010 e Londra 2012, la Rai ha già previsto la copertura delle Paralimpiadi di Sochi e sta già pianificando quelle di Rio.
  Da ultimo, in linea prospettica, la Rai cercherà di rendersi addirittura parte agente con l'IPC perché venga garantita ed offerta con più ampi margini temporali la copertura televisiva degli eventi più rilevanti a livello europeo e mondiale.

   MIGLIORE E FRATOIANNI. – Al Presidente e al Direttore Generale della Rai. – Premesso che:
   nelle ultime ore è stata diffusa a mezzo stampa la notizia che la Rai abbia prodotto un reality show, in collaborazione con l'Organizzazione non governativa INTERSOS dal titolo «The Mission»;
   il programma televisivo in questione, secondo le indicazioni fornite, andrà in onda a dicembre sulla TV di Stato ed è ambientato in alcuni campi profughi di paesi africani (Sud Sudan, Mali, Repubblica Democratica del Congo), in cui personaggi dello mondo dello spettacolo italiani saranno a contatto con gli ospiti dei centri;
   i centri per rifugiati nei paesi africani sono persone con un vissuto terribile: donne, bambini e uomini in fuga da guerre, violenze, persecuzioni, torture, carestie, che sono fuggiti dai loro paesi di origine per cercare riparo e accoglienza e per salvare le proprie vite;
   il tema dei migranti e dei richiedenti asilo nel nostro paese è da anni sotto i riflettori dell'Unione Europea: il Governo italiano, negli ultimi anni, è stato oggetto di moniti da parte di rappresentanti dell'Unione Europea rispetto alla mancata osservanza dei diritti dei migranti sul suolo italiano e alle condizioni disumane all'interno dei Centri di Accoglienza. I Centri per i Richiedenti Asilo italiani, come più volte denunciato dagli interroganti, sono affollati ben oltre i limiti delle capienze e sono teatro di soprusi, inefficienza e disumanità che molto spesso sfociano in tensioni e disordini, a danno degli ospiti e delle organizzazioni che vi prestano servizio;
   sul tema dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati politici, negli ultimi anni si è scatenato un dibattito poco edificante, caratterizzato da luoghi comuni, scarsa conoscenza del tema, stereotipi che sono sfociati molto spesso in fenomeni e dichiarazioni apertamente razziste; ne sono riprova le pesanti dichiarazioni di esponenti politici, deputati della Repubblica italiana e figure istituzionali nei confronti del Ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge;
   la spettacolarizzazione dei drammi umani dei rifugiati politici pare poco utile al dibattito pur necessario ed è lesiva della dignità delle persone e delle loro vite, perché utilizzate a fini commerciali;
  si chiede di sapere:
   quali siano le valutazioni della Rai rispetto al valore sociale, etico e politico della produzione di un reality show che spettacolarizza i drammi dei migranti;
   se la concessionaria del servizio radio televisivo pubblico intenda intervenire per bloccare la produzione di un reality show lesivo della dignità delle persone. (42/249)

Pag. 212

  RISPOSTA – Il programma «Mission» è un progetto attualmente in fase di studio che vede la collaborazione della Rai con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e INTERSOS.
  Si tratta di un programma che punta l'attenzione sulle realtà di assistenza nelle missioni umanitarie con l'obiettivo di contribuire ad una straordinaria campagna di sensibilizzazione su temi internazionali troppo poco considerati.
  Mission non rientra in alcun modo nella fattispecie di un «reality», ma è da considerare un progetto di social TV nel quale alcuni volti noti, che non saranno remunerati salvo un rimborso spese, per un periodo di tempo limitato ma significativo affiancheranno gli operatori umanitari di UNHCR e INTERSOS nel loro lavoro quotidiano di protezione e assistenza ai rifugiati.
  Il grande pubblico avrà la possibilità di vedere – senza finzioni sceniche – come realmente si svolge la giornata tipo in un campo rifugiati e di conoscere da vicino i problemi di chi vive e lavora nel campo, ovvero i rifugiati e gli operatori umanitari.
  Le attività di cooperazione portate avanti in crisi umanitarie dimenticate come nella Repubblica Democratica del Congo sono estremamente complesse e abbracciano una moltitudine di aspetti umanitari, tecnici, logistici, economici, culturali, sociali, politici, a altro.
  L'obiettivo di Mission è di provare a raccontare tutto questo con un linguaggio non tecnico, semplice e accessibile a tutti attraverso la partecipazione di personaggi popolari familiari al pubblico di Rai 1. La collaborazione al programma dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e di INTERSOS, coerentemente con il mandato e l'esperienza delle due organizzazioni, rappresenta una garanzia per la tutela della dignità dei rifugiati ed il rispetto dei loro diritti.
  In piena sintonia con la Rai, le organizzazioni si sono impegnate a tutelare chi non ha voluto essere ripreso dalle telecamere, per proteggere l'identità delle persone a rischio e per dare una possibilità a tutti coloro i quali hanno espresso invece il desiderio di poter raccontare la loro storia e di essere finalmente ascoltati, mettendo fine al silenzio e all'indifferenza.
  Mission rappresenta quindi un'importante novità che non solo darà voce a chi ha deciso di raccontare la propria storia ma anche la possibilità a molte persone di ascoltare e di sapere, contribuendo a ridurre la marginalità mediatica dell'umanitario.

   ROSSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   non risultano concessioni o autorizzazioni regionali ma unicamente una unica, nazionale;
  si chiede di sapere:
   sulla base di quale autorizzazione o concessione la Rai trasmetta programmi diversificati sul territorio regionale.
(43/260)

  RISPOSTA. – Per quanto concerne il Contratto di servizio 2010-2012, si segnala che:
  il comma 4 dell'articolo 1 (recante norme su «Missione e ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo») prevede che «La Rai si impegna nella programmazione nazionale e regionale...»
  il comma 5 dell'articolo 4 (recante norme su «Qualità dell'informazione») stabilisce che «La Rai si impegna a favorire un processo complessivo di qualificazione della propria articolazione regionale...»;
  il comma 2 dell'articolo 9 (recante norme su «L'offerta televisiva») include i «notiziari regionali» nell'ambito dei «programmi predeterminati di servizio pubblico».
  L'articolo 8, comma 1, della convenzione tra il Ministero delle poste e delle telecomunicazioni e la Rai Radiotelevisione italiana S.p.A. – per la concessione in esclusiva del servizio pubblico di diffusione circolare di programmi sonori e televisivi sull'intero territorio nazionale, approvata con decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1994, stabilisce che «Il servizio Pag. 213radiotelevisivo oggetto della presente convenzione è esercitato, con modalità idonee ad assicurare la più ampia diffusione sul territorio nazionale, e ove consentito verso l'estero, mediante: a) tre reti radiofoniche, per la diffusione di altrettanti programmi, con le quali è consentita anche la diffusione di programmi articolati in ambito regionale, subregionale e interregionale per non più di un quinto del tempo di trasmissione giornaliera; b) tre reti televisive per la diffusione di altrettanti programmi; una di tali reti deve essere idonea anche ad una separata e contemporanea utilizzazione per la diffusione di programmi articolati in ambito regionale, subregionale e interregionale. Trasmissioni di programmi in ambito regionale, subregionale ed interregionale possono essere effettuate anche sulle altre due reti senza modificarne la struttura ed utilizzando le frequenze già assegnate e nei limiti previsti dall'articolo 29 del decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992, n. 255; c) idonei mezzi di collegamento per la produzione e la distribuzione».
  Inoltre l'articolo 2-bis della legge n. 66/2001 comma 7 lettera e) stabilisce l'obbligo per i soggetti operanti in ambito nazionale di «diffondere il medesimo programma e i medesimi programmi dati sul territorio nazionale da parte dei soggetti operanti in tale ambito e identificazione dei programmi irradiati, fatta salva l'articolazione anche locale delle trasmissioni radiotelevisive della concessionaria del servizio pubblico».

   ROSSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   a seguito delle domande poste alla Presidente Tarantola nel corso della sua audizione relativamente alla politica della Rai sul web;
  si chiede di sapere:
   l'elenco dei siti internet ad oggi presenti sul web, o comunque nel corso dell'ultimo anno, visto che il numero risulta essere superiore a 600;
   il costo di costruzione dei singoli siti, il numero del personale dedicato interno, l'elenco dei fornitori, con relativi importi, che hanno avuto appalti per la costruzione dei siti, ovvero, se l'importo era inferiore a un determinato limite, quali sia codesto limite e se gli stessi siano stati affidati con trattativa privata;
   quale sia il progetto di ristrutturazione dell'intero sistema web della Rai, l'investimento previsto, l'utilizzo di personale interno o esterno. (44/261)

  RISPOSTA – Sotto il profilo quantitativo, i siti Rai più rilevanti riferiti a reti, testate, canali e programmi sono oltre 600 (per il relativo elenco nominativo si rinvia all'allegato di seguito riportato).
  Per quanto concerne il costo di costruzione dei diversi siti, si evidenzia come questi possano essere classificati in tre categorie:
   1 Base, per costo medio di circa 5 mila euro;
   2 Avanzato, per un costo medio di circa 10 mila euro;
   3 Complesso, con una valorizzazione da definire in funzione del singolo specifico progetto.
  Con riferimento al volume di risorse della società RaiNet Spa, questo è pari a 43 unità (a tempo indeterminato).
  La gestione dei diversi avviene da parte del personale di Rai Net.
  Il fornitore per lo sviluppo dei siti è la società Accenture Spa, risultata vincitrice di gara europea indetta da Rai Spa. Rainet, in qualità di stazione appaltante, applica il codice degli appalti pubblici.
  Da ultimo, si evidenzia come il progetto di ristrutturazione dell'intero sistema web della Rai sia attualmente in fase di sviluppo nell'ambito del Cantiere Web inserito all'interno del piano industriale 2013-2015 in via di definizione e implementazione.

Pag. 214

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   indipendenza, obiettività e completezza sono principi generali ai quali deve ispirarsi l'informazione, in particolare quella diffusa attraverso i telegiornali del servizio pubblico radiotelevisivo;
   l'articolo 21 della Costituzione non sancisce solo un diritto all'informazione come libertà di manifestazione del pensiero, ma anche un diritto di tendenziale completezza e obiettività di quest'ultima, in modo tale da garantire una comunicazione completa e pluralista. Tale copertura non garantirebbe esclusivamente il profilo attivo della libertà di informazione, ma anche il profilo passivo, inteso come esigenza del pubblico di ricevere un'informazione corretta;
   la libertà di informare e di espressione del pensiero è quindi un diritto di rango costituzionale che nei periodi non interessati da campagne elettorali gode del massimo grado di espansione e che non può subire limitazioni; proprio nel rispetto dei principi sanciti dall'articolo 21 della Carta Costituzionale il diritto dovere di cronaca impone, in particolare alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, di garantire la formazione di una opinione pubblica consapevole e adeguatamente informata su fatti ed iniziative di attualità di particolare interesse politico e sociale e di concorrere, secondo la propria ed autonoma linea editoriale, al raggiungimento di tale obiettivo;
   l'articolo 3 del Testo Unico della radiotelevisione inserisce tra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo «la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, la tutela della libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche (...)»;
   ai sensi dell'articolo 7, del citato Testo Unico, l'attività di informazione radiotelevisiva, da qualsiasi emittente esercitata, costituisce un servizio di interesse generale che deve garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni, e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità stabilite dalla legge;
   ai sensi delle disposizioni vigenti, la garanzia della libertà e del pluralismo dell'informazione fa salva l'autonomia ideativa, produttiva ed informativa delle emittenti televisive, purché questa non dia luogo a disparità di trattamento o a violazioni del principio della completezza dell'informazione;
   quanto alla partecipazione dei soggetti politici ai programmi di informazione, va rilevato che essa non è regolata, a differenza della comunicazione politica, dal criterio della ripartizione matematicamente paritaria degli spazi attribuiti, ma dal criterio della parità di trattamento. Secondo quanto esplicitato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nella delibera n. 73/08/CSP, «il criterio della parità di trattamento va contemperato con l'autonomia editoriale di ciascuna testata e non come mero criterio matematico di ripartizione dei tempi (applicabile invece alla comunicazione politica). D'altra parte, secondo consolidati canoni interpretativi, il principio di parità di trattamento va inteso, propriamente, nel senso che situazioni analoghe debbano essere trattate in maniera analoga»;
   le disposizioni della legge e quelle attuative contenute nelle deliberazioni della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi devono essere altresì lette alla luce delle indicazioni date dalla giurisprudenza costituzionale, in particolare nella sentenza n. 155 del 2002, con la quale la Corte ha posto in rilievo come «Il Pag. 215diritto alla completa ed obiettiva informazione del cittadino appare dunque tutelato in via prioritaria soprattutto in riferimento a valori costituzionali primari, che non sono tanto quelli.......della pari visibilità dei partiti, quanto piuttosto quelli connessi al corretto svolgimento del confronto politico su cui in permanenza si fonda....il sistema democratico»;
   i telegiornali, in quanto programmi informativi caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca, identificabili per impostazione e realizzazione, sono suscettibili di autonoma rilevazione sotto il profilo del rispetto delle norme in materia di pluralismo;
   sulla scorta della richiamata giurisprudenza costituzionale e amministrativa, l'Autorità ha interpretato il criterio della la parità di trattamento nei programmi appartenenti all'area dell'informazione, e specificamente nei telegiornali, nel senso che situazioni analoghe devono essere trattate in maniera analoga, al fine di assicurare in tali programmi l'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche ed il corretto svolgimento del confronto politico su cui si fonda il sistema democratico;
   la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi con l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo approvato dalla nella seduta dell'11 marzo 2003, nel formulare ulteriori raccomandazioni alla concessionaria pubblica a garanzia del pluralismo informativo, ha previsto che tutte le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, debbano rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio, facendo comunque salva l'autonomia editoriale della concessionaria pubblica;
   ai sensi della delibera n. 243/10/CSP l'Autorità, nei periodi non interessati da campagne elettorali o referendarie, effettua la vigilanza sul rispetto del pluralismo politico e istituzionale nei telegiornali attraverso il monitoraggio di tutte le edizioni di ciascuna testata in onda nell'intero arco di ciascuna giornata di programmazione ed effettua d'ufficio la valutazione del rispetto degli obblighi di pluralismo di ogni notiziario con riferimento ai dati relativi al trimestre, dando peso prevalente, ma non esclusivo, al criterio del tempo di parola attribuito a ciascun soggetto politico-istituzionale;
   sono già state recentemente esaminate tutte le edizioni del TG3 (ore 12.00, ore 14.20 e ore 19.00) nei primi 5 mesi del 2013 sulla base dei dati sul pluralismo politico in televisione elaborati dalla società GECA Italia s.r.l. e pubblicati sul sito dell'AGCOM; dalle verifiche sono emersi palesi squilibri nella distribuzione dei tempi di parola e dei tempi di notizia sia con riferimento allo spazio complessivamente attribuito ai soggetti politici, sia con riferimento alla distribuzione degli spazi tra i diversi soggetti politici della medesima coalizione, con il conseguente venir meno del principio di parità di trattamento disposto dalle richiamate previsioni normative e regolamentari;
   l'Autorità quindi, con delibera n. 472/13/CONS del 25 luglio scorso, dopo aver rilevato la presenza di squilibri nei tempi fruiti dalle diverse forze politiche nei telegiornali diffusi dalla testate TG3 e Rai News nel trimestre marzo-maggio 2013, ha richiamato la Rai ad assicurare, entro il trimestre successivo alla notifica della delibera stessa, all'interno delle medesime testate, il più rigoroso ed effettivo equilibrio tra i soggetti politici, assumendo tutte le iniziative necessarie per garantire una effettiva parità di trattamento tra forze politiche omologhe, nel rispetto dei principi di obiettività, completezza, imparzialità ed equità;
   alla luce della normativa esposta e dei rilievi già effettuati sulle edizioni del TG3 che hanno portato al suddetto richiamo disposto dall'Autorità, si rende necessario approfondire la verifica per tabulas anche in relazione ai telegiornali regionali;Pag. 216
   sono stati analizzati i dati del monitoraggio svolto dall'Osservatorio di Pavia relativi alle tre edizioni giornaliere dei TG delle venti sedi regionali e riguardanti anche le edizioni di Buon giorno Regione (solo per quanto riguarda il telegiornale all'interno della trasmissione);
   sono stati considerati i dati riguardanti due trimestri: il periodo compreso tra il 1o luglio e il 30 settembre 2012 e quello tra il 1o ottobre e il 31 dicembre 2012; è stato anche considerato il periodo compreso tra il 27 febbraio 2013 e il 31 marzo 2013;
   come evidenziato dallo stesso Osservatorio, le coalizioni centrodestra e centrosinistra rispecchiano la dialettica politica emersa dalle ultime elezioni politiche a livello di Parlamento nazionale e quindi scontano le differenze che si possono riscontrare nelle alleanze a livello locale; la dicitura altre liste rappresenta tutte le forze politiche non riconducibili a una delle due coalizioni. Inoltre, per far emergere i trend strutturali e per attenuare la variabilità della congiuntura, sono stati presi in considerazione periodi sufficientemente estesi, in linea con le considerazioni in premessa dell'Autorità;
   esaminando i periodi in esame, si è tenuto conto della percentuale del tempo gestito direttamente, che è rappresentato dal tempo di presenza diretta in voce, totalizzato da ciascuna coalizione;
   si rende necessaria una accurata disamina per Regione evidenziando, all'occorrenza, anche i dati percentuali delle ultime elezioni amministrative e l'appartenenza politica dei Governatori;
   nel TGR Piemonte, considerando i periodi in esame, il centrodestra ha ottenuto complessivamente il 38 per cento del tempo diretto in voce, rispetto al centrosinistra, che ha totalizzato il 46 per cento del totale; le altre liste hanno complessivamente avuto il 16 per cento. Il dato fortemente squilibrato a favore del centrosinistra risulta maggiormente viziato se si considera che la coalizione di centrodestra, alle ultime elezioni regionali ha conseguito il 47,3 per cento dei voti totali – rispetto al centrosinistra che ha totalizzato il 46,9 per cento – e che il Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota è esponente della coalizione di centrodestra;
   il TGR Valle d'Aosta ha assegnato soltanto il 7 per cento del tempo totale al centrodestra e il 17 per cento del totale al centrosinistra, attribuendo invece il restante 76 per cento alle altre liste, tra cui spicca l'Union Valdotaine. Il presidente della Regione Valle d'Aosta è Augusto Rollandin, esponente dell'Union Valdotaine;
   il TGR Trentino Alto Adige ha assegnato il 18 per cento del tempo totale diretto in voce al centrodestra, mentre la coalizione di centrosinistra ha ottenuto il 63 per cento del tempo totale diretto; le altre liste il 19 per cento. Il presidente della Regione Trentino Alto Adige è Alberto Pacher esponente del centrosinistra. Nelle ultime elezioni regionali la coalizione di centrodestra ha conseguito il 36,5 per cento dei voti, mentre quella di centrosinistra il 57 per cento;
   il TGR Liguria ha dedicato il 24 per cento del tempo alla coalizione del centrodestra, mentre il centrosinistra ha totalizzato il 53 per cento; le altre liste hanno raggiunto il 23 per cento. Si segnala che il presidente della regione Liguria è l'esponente del centrosinistra Claudio Burlando e che la coalizione di centro destra, alle ultime elezioni regionali, ha conseguito il 47,3 per cento dei voti totali, rispetto al centro sinistra che ha totalizzato il 52,7 per cento;
   il TGR Emilia Romagna ha lasciato spazio al centrodestra per il 19 per cento del tempo totale; il centrosinistra ha ottenuto, invece, il 59 per cento; le altre liste il 22 per cento. Si segnala che il presidente della Regione Emilia Romagna è l'esponente del centrosinistra Vasco Errani e che nelle ultime elezioni regionali la coalizione di centrodestra ha totalizzato il 37 per cento dei voti e il centrosinistra il 52 per cento;Pag. 217
   il TGR Toscana, nel periodo considerato ha attribuito l'11 per cento del tempo al centrodestra, il 76 per cento al centrosinistra; il 13 per cento alle altre liste. Il presidente della Regione Toscana è l'esponente del centrosinistra Enrico Rossi. Nelle ultime elezioni regionali il centrodestra ha ottenuto il 34 per cento dei voti e la coalizione di centrosinistra il 61 per cento dei voti;
   il TGR Umbria ha dato spazio al centrodestra per il 22 per cento del tempo e al centrosinistra per il 69 per cento; alle altre liste il 10 per cento. Il presidente della Regione è Catiuscia Marini, esponente del centrosinistra. Nelle ultime elezioni regionali la coalizione di centrodestra ha ottenuto il 36,7 per cento dei voti, mentre la coalizione di centrosinistra ha totalizzato il 59 per cento dei voti;
   nel TGR Marche il centrodestra ha ottenuto il 14 per cento del tempo rispetto al 66 per cento del centrosinistra; le altre liste il 20 per cento. Il presidente della Regione è Gian Mario Spacca, esponente del centrosinistra. Alle ultime elezioni regionali il centrodestra ha ottenuto il 40,1 per cento dei voti mentre il centrosinistra ha conseguito il 53,4 per cento;
   nel TGR Lazio il centrosinistra ha ottenuto il 50 per cento del tempo totale, invece il centrodestra ha avuto spazio diretto in video per il 38 per cento del tempo; le altre liste il 12 per cento. Il presidente della Regione è Nicola Zingaretti, esponente del centrosinistra. Alle ultime elezioni regionali il centrosinistra ha totalizzato il 42 per cento dei voti mentre il centrodestra ha ottenuto il 32,7 per cento dei voti;
   il TGR Basilicata ha dato spazio alla coalizione di centrosinistra per il 65 per cento del tempo, mentre il centrodestra ha avuto il 13 per cento; le altre liste il 22 per cento; Il presidente della Regione è Vito De Filippo, esponente del centrosinistra. I risultati delle ultime elezioni regionali, vedono il centrodestra con il 27,3 per cento dei voti e il centrosinistra il 67,6 per cento;
   nel TGR Puglia il centrosinistra ha totalizzato il 53 per cento e il centrodestra il 29 per cento del tempo totale; le altre liste il 18 per cento. Il presidente della Regione Puglia è Nichi Vendola esponente della sinistra. Alle ultime elezioni regionali il centrodestra ha ottenuto il 44,2 per cento dei voti e il centrosinistra il 46,1 per cento;
   il TGR Sardegna ha attribuito al centrodestra il 27 per cento del tempo diretto totale, mentre il centrosinistra ha ottenuto il 33 per cento del tempo complessivo; le altre liste il 40 per cento. Il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci è esponente della coalizione di centrodestra. Alle ultime elezioni regionali la coalizione di centrodestra ha conseguito il 51,9 per cento dei voti totali rispetto al centro sinistra che ha totalizzato il 42,9 per cento;
   si rende necessario segnalare, per completezza di informazione, alcuni TG regionali come esempi virtuosi di sostanziale equilibrio nella distribuzione delle presenze e degli spazi tra i vari soggetti politici;
   il TGR Friuli Venezia Giulia attribuisce il 41 per cento del tempo totale in voce al centrodestra, mentre il centrosinistra totalizza il 40 per cento; le altre liste il 19 per cento. Il dato risulta sostanzialmente equilibrato poiché alle ultime elezioni regionali la coalizione di centrodestra ha conseguito il 39 per cento dei voti ed il centrosinistra il 39,4 per cento e la presidente della Regione è Debora Serracchiani, esponente del centrosinistra;
   nel TGR Abruzzo il centrodestra totalizza il 39 per cento del tempo totale in voce e il centrosinistra ottiene il 41 per cento; le altre liste il 20 per cento. Alle ultime elezioni regionali la coalizione di centrodestra ha ottenuto il 47,4 per cento e quella di centrosinistra il 44,7 per cento e il presidente della Regione Abruzzo è l'esponente del centrodestra Gianni Chiodi;
   il TGR Campania si contraddistingue per un sostanziale equilibrio tra le coalizioni Pag. 218di centrosinistra e di centrodestra che ottengono il 41 per cento del tempo totale, mentre le altre liste ottengono il 18 per cento. Il presidente della Regione è Stefano Caldoro esponente della coalizione di centrodestra;
   il TGR Calabria ha destinato il 44 per cento del tempo totale diretto alla coalizione del centrodestra, mentre al centrosinistra ha dedicato il 30 per cento. Alle ultime elezioni regionali il centrodestra ha conseguito il 57,6 per cento dei voti ed il centrosinistra il 34,8 per cento, mentre le altre liste il 43,8 per cento; si segnala infine che il presidente della Regione è Giuseppe Scopelliti, esponente del centrodestra;
   il TGR Sicilia ha attribuito il 28 per cento del tempo diretto al centrodestra, mentre il centrosinistra ha ottenuto il 32 per cento; le altre liste il restante 41 per cento. Si segnala che alle ultime elezioni regionali il centrodestra ha conseguito il 25,7 per cento dei voti totali e il centrosinistra il 30,5 per cento. Il presidente della Regione è Rosario Crocetta, esponente della sinistra;
   si rende utile elencare, per completezza del confronto, anche alcuni TG regionali che sebbene abbiano dato rilievo alla coalizione di centrodestra hanno comunque determinato un sostanziale sbilanciamento in termini di equa distribuzione delle presenze e degli spazi tra i vari soggetti politici;
   nel TGR Veneto, nei periodi in esame, la coalizione di centrodestra ha complessivamente ottenuto il 53 per cento del tempo in video, mentre la coalizione di centrosinistra ha totalizzato il 30 per cento del tempo totale, e le altre liste il residuo 17 per cento; si registra una modesta sovra rappresentazione della coalizione di centrodestra, rispetto al centrosinistra, considerando che alle ultime elezioni regionali il centrodestra ha conseguito il 60 per cento dei voti mentre il centrosinistra ha ottenuto il 29,3 per cento; il presidente della Regione Veneto è l'esponente della Lega Nord Luca Zaia;
   il TGR Lombardia ha dato spazio alla coalizione di centrodestra per il 48 per cento del tempo complessivo, mentre la coalizione di centrosinistra ha avuto il 31 per cento; le altre liste il 20 per cento. Nel periodo in esame, pertanto, il TGR risulta sostanzialmente equilibrato, considerando che alle ultime elezioni regionali la coalizione di centrodestra ha totalizzato il 43 per cento dei voti, mentre il centrosinistra ha ottenuto il 37,2 per cento e il presidente della Regione Lombardia è Roberto Maroni, esponente del centrodestra;
   il TGR Molise nel periodo in esame ha dato spazio per il 46 per cento al centrodestra e per il 24 per cento al centrosinistra; il restante 30 per cento alle altre liste. Il presidente della Regione è Paolo Di Laura Frattura, esponente del centrosinistra. Alle ultime elezioni regionali il centrodestra ha ottenuto il 27,5 per cento dei voti mentre il centrosinistra ha conseguito il 50,1 per cento;
   la Rai deve sempre garantire il rigore, la considerazione e il rispetto, da parte dei suoi giornalisti, delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione dei cittadini attraverso i telegiornali regionali;
   la Rai, in quanto concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, deve vigilare attentamente affinché tutte le testate regionali sappiano tener conto del numero di presenze di esponenti e delle relative formazioni politiche per il rispetto che si deve alla pluralità del pubblico televisivo e, nel caso specifico, dei telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone;
   sulla base dei dati esposti, è evidente come i telegiornali diffusi dalle testate dei TG regionali non solo abbiano violato ogni norma deontologica propria del giornalismo, ma soprattutto non abbiano rispettato i principi di completezza dell'informazione, obiettività, equità, imparzialità, pluralità dei punti di vista, parità di trattamento ed equilibrio delle presenze nel Pag. 219corso delle edizioni elencate in premessa, in palese contrasto con le norme e le disposizioni dell'Autorità;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative tempestive intendano assumere i vertici Rai per garantire il rispetto dei principi del pluralismo politico-istituzionale e il ripristino di una situazione di rigoroso ed effettivo equilibrio tra i soggetti politici da parte dei notiziari regionali diffusi dalle testate della Società Rai, oggetto del monitoraggio esposto in premessa. (46/264)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
  Le contestazioni dell'interrogante, presenti anche nell'esposto dell'8 agosto 2013 a diversi Corecom, necessitano di alcune contestualizzazioni preliminari.
  Va innanzitutto posto in evidenza come le contestazioni si riferiscano a periodi non elettorali, cioè ai due trimestri lo luglio-30 settembre 2012 e lo ottobre- 31 dicembre 2012 nonché al periodo che va dal 27 febbraio al 31 marzo 2013.
  Tale evidenza è importante in quanto per il periodo non elettorale, le disposizioni regolamentari sulle testate giornaliste sono regolate dai due provvedimenti seguenti.
  L'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo – approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nella seduta dell'11 marzo 2003 – prevede che «tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio; ai direttori, ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico, si chiede di orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo della chiarezza...»;
  La delibera Agcom n. 22/06/CSP recante «Disposizioni applicative delle norme e dei principi vigenti in materia di comunicazione politica e parità di accesso ai mezzi di informazione nei periodi non elettorali» stabilisce che: «...tutte le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, le rubriche e le trasmissioni di approfondimento devono rispettare i principi di completezza e correttezza dell'informazione, obiettività, equità, lealtà, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento.»
  Nel quadro sopra sintetizzato, pertanto, non si riscontrano disposizioni specifiche su eventuali criteri quantitativi ai fini della ripartizione del tempo gestito direttamente (TGD) dai singoli soggetti politici.
  Per quanto il profilo più prettamente qualitativo, è anzitutto da premettere come la specificità dell'informazione locale renda oltre modo complessa la valutazione del pluralismo basata puramente sui dati percentuali delle varie forze politiche, tenuto conto del fatto che l'informazione locale è incentrata prevalentemente, per la parte politica, sulla dinamica delle relative amministrazioni. Nelle tabelle preparate dall'Osservatorio di Pavia, ormai consolidate nella prassi e fornite alla Commissione di Vigilanza da più di sei anni e corredate da un'apposita nota metodologica (cfr, allegato) dalla quale non si può prescindere ai fini di una loro corretta interpretazione, viene distinto il ruolo del Governo Locale nelle sue articolazioni territoriali (Comune, Provincia e Regione) proprio per evidenziare la peculiarità.
  D'altra parte è prassi consolidata sia in Italia (si confronti anche la metodologia dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) sia all'estero, distinguere i membri dell'Esecutivo dagli altri soggetti politici. Per analogia nei report relativi alle TGR tale criterio viene rispettato, enucleando i dati relativi al Governo locale nella sua articolazione territoriale (Regione, Provincia e Comune).
  Con riferimento ai dati relativi alle diverse Regioni, tenuto conto del fatto che è in corso un procedimento sul tema presso l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Pag. 220(che vede coinvolta anche la Rai) si segnala che ad esito dello stesso sarà cura della scrivente fornire eventuali, ulteriori, informazioni di riscontro.
  Allegato c.s.
  Criteri di analisi dei dati relativi al monitoraggio dei TGR
  Per una corretta valutazione dei dati, in base all'esperienza dei numerosi monitoraggi svolti dall'Osservatorio di Pavia sulla comunicazione politica nei TGR sono da evidenziare le seguenti considerazioni:
  Fuori dalla campagna elettorale – regolata dalla legge 28/2000 – non esistono norme che regolamentano la comunicazione politica dal punto di vista quantitativo e, pertanto, è il criterio della notiziabilità in ambito locale correlato alla attività delle Amministrazioni presenti sul territorio a determinare la scaletta delle notizie dei TG regionali.
  I dati esaminati sono fortemente caratterizzati dalle iniziative dei governi locali, articolati nei vari livelli (regione, province e comuni), che quasi sempre riguardano la vita ordinaria della Regione.
  La breve durata dei TGR, circa 47 minuti al giorno nelle tre edizioni, oltre tutto con frequenti ripetizioni delle notizie più importanti, fa sì che il tempo in valore assoluto dedicato alla politica risulti assai esiguo e quindi estremamente sensibile all'agenda. Bastano pochi eventi con la presenza di un soggetto pertinente (ad esempio un fatto di cronaca che vede protagonista l'amministrazione locale, una decisione importante di politica locale, un'emergenza che merita la registrazione delle posizioni di amministratori e/o politici locali anche di località molto piccole, a altro) a rendere «concentrata» la distribuzione dei tempi tra le forze politiche, senza che da ciò ne derivi necessariamente uno squilibrio dal punto di vista del pluralismo.
  L'articolazione delle istituzioni locali tra Regione, Province e Comuni rende impossibile applicare il criterio utilizzato a livello nazionale circa un'equa ripartizione degli spazi tra Governo, maggioranza e opposizione. È necessario tenere conto della struttura amministrativa di una Regione, per una corretta interpretazione dei dati. Ci sono Regioni in cui le Amministrazioni della Regione, della Provincia e del Comune capoluogo, appartengono tutte alla stessa coalizione: ciò comporta che gli spazi risultino concentrati a favore della medesima coalizione.
  Per far emergere i trend strutturali e per «smussare» la variabilità della congiuntura, occorre prendere in considerazione periodi sufficientemente estesi. A tal fine si ritiene opportuno prendere in esame un periodo non inferiore ad almeno il trimestre, fatta salva la campagna elettorale che ha caratteristiche e norme peculiari.
  Una valutazione dei dati che non tenga conto dei criteri menzionati rischia di condurre a un'interpretazione non corretta dei dati.

   ROSSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   in qualità di membro della presente Commissione ho ricevuto il documento «monitoraggio del pluralismo politico nei telegiornali regionali – 1 aprile – 30 giugno 2013» a cura dell'Osservatorio di Pavia per conto della Rai;
   tale documento riguarda il monitoraggio delle tre edizioni giornaliere dei TGR delle 20 sedi regionali e del TG all'interno della trasmissione Buongiorno Regione, in termini di attenzione complessiva («tempo totale») e di tempo della presenza diretta in voce («TGD, Tempo gestito direttamente») per i soggetti cui sia possibile attribuire un'appartenenza politica pubblica;
   dall'esame dei risultati del monitoraggio, di cui allego una tabella sintetica, emerge una evidente disparità nei confronti di Scelta Civica, partito che rappresento, dai telegiornali della quasi totalità delle regioni italiane per cui è stato effettuato il monitoraggio: la media nelle diverse regioni non raggiunge il 2 per cento (1.93 per cento) del tempo totale, e arriva al 2,59 per cento come TGD;
   in moltissime regioni, come Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Pag. 221Abruzzo, Puglia, la percentuale non arriva a raggiungere l'1 per cento del tempo totale e, nelle medesime regioni, nemmeno l'1 per cento del TGD;
   inoltre, in alcune regioni, e segnatamente Liguria, Basilicata e Puglia, il TGD, ossia il tempo direttamente gestito dai soggetti attraverso la propria presenza diretta in voce, presenta una percentuale pari a zero;
  si chiede di sapere:
   come si ritenga di interpretare questi dati, chiara espressione di una mancanza di pluralismo politico;
   se, e in quale modo, si ritenga di assegnare spazi compensativi a Scelta Civica;
   in quale modo, per il futuro, si ritenga di porre fine a questa discriminazione. (47/265)

  RISPOSTA. – In linea generale, occorre innanzitutto considerare che la specificità dell'informazione regionale rende oltre modo complessa la valutazione del pluralismo basata puramente sui dati percentuali delle varie forze politiche. Nelle tabelle preparate dall'Osservatorio di Pavia, ormai consolidate nella prassi e fornite alla Commissione da più di sei anni e corredate da un'apposita nota metodologica dalla quale non si può prescindere ai fini di una loro corretta interpretazione, viene distinto il ruolo del Governo Locale nelle sue articolazioni territoriali (Comune, Provincia e Regione) proprio per evidenziare la peculiarità dell'informazione regionale, incentrata prevalentemente, per la parte politica, sulla dinamica dell'amministrazione locale.
  Tutto ciò premesso si precisa che Scelta Civica, come noto, è una formazione nata recentemente, di fatto a ridosso delle elezioni politiche tenutesi lo scorso febbraio. Ha poi successivamente partecipato alla tornata elettorale amministrativa della scorsa primavera che ha riguardato un numero limitato di amministrazioni.
  Scelta Civica è stata ampiamente rappresentata nell'ambito dei notiziari regionali in entrambe le campagne elettorali. I suoi risultati ottenuti a livello locale, non le hanno permesso, salvo rari casi di accedere ai governi territoriali e addirittura in alcuni ambiti di sedere nei consigli regionali e comunali.
  Tutto ciò ha con ogni probabilità influito anche sulla spinta propulsiva dell'attività della forza politica in termini territoriali, venendo meno iniziative ed eventi.
  Nel quadro sopra sintetizzato la Rai conferma la massima sensibilità a porre adeguata attenzione a tutte le forze politiche e sociali presenti sul territorio nazionale e regionale che contribuiscono fattivamente al dibattito sulla gestione e sulle scelte della cosa pubblica intesa nel senso più ampio e generale.

   FICO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai, al Presidente, all'Amministratore delegato e al Direttore generale di Rai Way. – Premesso che:
   in località San Silvestro Colle, situata nel territorio del comune di Pescara, a partire dall'anno 1952 sono stati dislocati diversi tralicci per antenne radiotelevisive su cui sono installati, da oltre 50 anni, 60 impianti radio-tv aventi potenze di trasmissione elevatissime per raggiungere tutta la fascia costiera abruzzese;
   nel 1998, con la delibera n. 68, l'AGCOM emana il PIANO NAZIONALE di ASSEGNAZIONE DELLE FREQUENZE, per regolamentare a livello nazionale l'insediamento dei ripetitori radio televisivi in esecuzione a quanto disposto dalla Legge n. 223/1990 e dal Dlgs 249/1997; la delibera precisa che i siti individuati «soddisfano le esigenze sia della radiodiffusione analogica che di quella digitale»;
   il sito di San Silvestro Colle, sino al 1998 sede legittima degli impianti ex art 32 Legge 223/90, viene «cancellato» dall'elenco dei siti idonei ad ospitare tali impianti;
   nelle successive delibere dell'AGCOM, n. 249/02, n. 15/03, n. 399/03, n. 93/12 il sito di San Silvestro Colle non viene mai inserito;Pag. 222
   la citata delibera n. 15/03 introduce il principio di equivalenza dei siti già effettivamente utilizzati con quelli previsti nel piano, a condizione che siano assentiti dalle Regioni competenti; San Silvestro non è mai stato assentito dalla Regione Abruzzo;
   le autorizzazioni temporanee (valenza 2 anni) rilasciate alle emittenti nel 1994 dal Ministero competente includevano legittimamente San Silvestro Colle come sito censito; tuttavia dopo il 1998 il Ministero non solo non poteva rilasciare nuove autorizzazioni alle installazioni di impianti nei siti non inclusi nel PNAF, ma doveva necessariamente modificare le vecchie obbligando i concessionari a trasferire gli impianti nei siti individuati dal Piano;
   nel 2001 la Legge n. 66 introduce l'obbligo di modificare le trasmissioni da analogico in digitale, dando un congruo periodo di tempo per l'adeguamento;
   nello stesso anno l'AGCOM, con delibera n. 435/2001 avente ad oggetto il Regolamento relativo alla TV digitale, all'articolo 13 prevede che «La diffusione per mezzo delle radiofrequenze associate alla licenza è consentita esclusivamente dai siti previsti dal piano di assegnazione delle frequenze ...omissis... rispetta le normative sanitarie, ambientali, ...omissis... nonché le disposizioni relative alla condivisione o alla messa a disposizione degli impianti e dei siti»;
   nel mese di giugno 2008 il Presidente della Regione Abruzzo emana un'ordinanza di delocalizzazione degli impianti concedendo alle emittenti sei mesi di tempo per provvedere;
   il Tar Abruzzo sezione di Pescara, in data 11 febbraio 2009, rigetta il ricorso di Ray Way Spa contro tale provvedimento dichiarando che «Il sito di San Silvestro non è più idoneo a ospitare emittenti, sulla base del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze, indipendentemente dal superamento dei limiti di emissioni; pertanto la delocalizzazione, nel rispetto delle procedure previste, risulta allo stato un atto dovuto»;
   con nota del 28 giugno 2013 l'AGCOM, in risposta ad una richiesta di chiarimento del Sindaco di Pescara e del Presidente della Provincia di Pescara circa la delibera n. 277/13/CONS, afferma ancora una volta che «l'Autorità in tutte le delibere di pianificazione adottate dal 1998 a oggi, ...non ha incluso il sito di Pescara – San Silvestro nell'elenco c.d. «siti candidati», né conseguentemente lo ha utilizzato per la progettazione delle reti di riferimento, non essendo tale sito mai stato assentito dalla Regione Abruzzo»;
  si chiede di conoscere:
   le motivazioni per cui Rai Way Spa non ha ad oggi provveduto alla delocalizzazione degli impianti presenti nel sito di San Silvestro;
   quali sono i tempi previsti e le azioni programmate per riportare gli impianti di trasmissione in siti idonei ad ospitarli, nel rispetto del vigente Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze, allineandosi così alle prescrizioni delle autorità competenti e ponendo fine al disagio arrecato ai residenti del sito di San Silvestro. (48/266)
   RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione a risposta scritta, prot. n. 266, inviata il 9.8.2013 dal Presidente della Commissione Parlamentare per l'Indirizzo generale e la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Roberto Fico, agli Organi societari di Rai e Rai Way, avente ad oggetto l'ipotizzata illegittimità del Centro Tecnico di Pescara S. Silvestro quale sito di allocazione degli impianti necessari alla trasmissione radiotelevisiva, con richiesta di conoscere le ragioni per le quali i medesimi non siano stati delocalizzati nonostante le iniziative assunte a tal fine dalle Autorità locali, osserviamo quanto segue.

  1- In primo luogo, la prospettazione di illegittimità del Centro, contenuta nella citata interrogazione, appare basata su una non esauriente disamina della situazione di Pag. 223fatto concretamente esistente in loco e non risulta, altresì, compiutamente correlata alla normativa in vigore.
  Il Centro Tecnico di Rai Way in S. Silvestro, infatti, è assimilato nell'interrogazione de qua ad un ordinario sito di mera collocazione degli impianti in questione mentre, nella realtà, costituisce un ben più ampio insediamento produttivo, edificato fin dalla metà del secolo scorso in un'area di oltre 110.000 mq catastali, con ampia zona di rispetto ed inedificabilità, che costituisce stabile sede di lavoro di dieci dipendenti della società con ulteriore frequente presenza di altri due su un organico complessivo operante nella Regione Abruzzo pari a sedici unità, ed all'interno del quale, oltre a fabbricati ed apparati radioelettrici, sono presenti due torri a traliccio alte circa 90 mt. ciascuna.
  La progettazione del Centro in questione, infatti, risale agli anni immediatamente successivi al dopoguerra ed i lavori di costruzione di gran parte degli immobili e delle strutture di sostegno delle antenne sono iniziati anteriormente al 01 settembre 1967, mentre successivi lavori di costruzione e/o modifica e/o ristrutturazione sono stati eseguiti in forza di provvedimenti autorizzativi regolarmente rilasciati e legittimamente adottati.
  Con decreto Ministeriale (Poste e Telecomunicazioni) del 31 maggio 1949 recante «Dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità delle opere necessarie all'impianto di una stazione radiofonica in Pescara» in località San Silvestro, la Rai è stata autorizzata ad acquisire attraverso espropriazione i terreni necessari per l'installazione del primo impianto radiofonico.
  In data 4 giugno 1949, il Comune di Pescara — su parere favorevole della Commissione edilizia del 3 giugno 1949 — ha approvato il progetto per la costruzione del centro radiotrasmittente di Pescara in località San Silvestro.
  A seguito della realizzazione del centro trasmittente, l'Istituto Geografico Militare ha comunicato a Rai — in data 7 giugno 1952 — di averlo individuato come punto trigonometrico denominato «Antenna Rai di Pescara».
  Successivamente, con concessione edilizia n. 405 del 14.06.1978, la Rai è stata autorizzata dal Comune di Pescara a costruire una nuova torre a traliccio per il supporto delle antenne TV presso il Centro.
  Con ulteriore concessioni edilizie n. 720/80 del 19 marzo 1980, n. 495/85 del 09 gennaio 1985, n. 253/88 del 25 maggio 1988, n. 134/97 del 16 maggio 1997, n. 366/97 16 ottobre 1997, la Rai è stata autorizzata, sempre dal Comune di Pescara, a realizzare alcuni locali accessori e funzionali agli impianti trasmittenti anche in onda media ed altri interventi comunque accessori al complessivo funzionamento del centro trasmittente di Pescara — San Silvestro.
  Infine, con denuncia di inizio attività presentata al Comune di Pescara in data 06 giugno 1995 e con la concessione edilizia n. 565/99 del 25 ottobre 1999, sono stati autorizzati interventi di rinforzo e di manutenzione e ristrutturazione sia del traliccio che dei locali del centro trasmittente in parola.
  Tutti gli apparati televisivi, che irradiano attualmente il segnale del servizio pubblico in tecnica digitale, sono stati attivati in data 8 maggio 2012 ed autorizzati ai sensi della D.G.R. 2 aprile 2012 n. 216.
  Il Comune di Pescara ha preso atto della conversione del segnale da analogico a digitale senza nulla eccepire, suscitando il legittimo affidamento in capo alla richiedente circa il consolidamento del titolo autorizzatorio, non solo ai sensi del decreto legislativo n. 259/2003, ma anche della L.R. n. 45/2004.
  Ovviamente tutti gli impianti funzionali alla trasmissione del servizio pubblico radiotelevisivo sono stati anche autorizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico Comunicazioni (già Ministero delle Comunicazioni e Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni) e recepiti nelle previsioni del contratto di servizio Rai-Stato.
  Da quanto sin qui esposto si evince che tutti gli impianti oggi in funzione nel centro trasmittente Rai di Pescara San Silvestro sono stati autorizzati, anche dalla stessa Pag. 224Amministrazione comunale di Pescara, e quindi sono tutti legittimamente installati ed eserciti.
  Il Centro Tecnico Rai Way di San Silvestro, pertanto, si differenzia nettamente dagli altri siti radioelettrici presenti sulla collina di San Silvestro ove sono collocati impianti di emittenti private, radiofoniche e televisive, non soltanto per la sua storia e per l'ampiezza e rilevanza urbanistico-produttiva che lo caratterizza bensì anche in ragione dell'assenza di criticità ambientali connesse alla propagazione delle onde elettromagnetiche, non sussistendo alcun rischio per la salute dei residenti tenuto conto — e citi costituisce una fondamentale differenza rispetto alla maggior parte degli apparati dell'emittenza privata collocati su fabbricati condominiali – della non prossimità alle abitazioni.
  Tale peculiare aspetto non è affatto menzionato nell'interrogazione suddetta che appare basata su un carente presupposto fattuale, laddove lo stato dei luoghi è preso in considerazione rispetto al solo Centro Tecnico citato, non tenendo conto del fatto che nella collina di San Silvestro sono invece presenti anche le antenne di 29 emittenti radiofoniche private oltre ad altri impianti televisivi, in alcuni casi installati sui terrazzi delle abitazioni e, quindi, a rischio ambientale sicuramente molto più significativo.
  Al riguardo, è significativo osservare come nel rapporto contrassegnato con codice n. 5833 del 27 ottobre 2007, redatto dall'ARTA-Abruzzo e trasmesso al Comune di Pescara con nota prot. 7875/DIP del 6 dicembre 2007, avente ad oggetto `Inquinamento elettromagnetico in località San Silvestro di Pescara», si afferma espressamente che le misurazioni in loco sono state effettuate «senza tener conto di emittenti che in anni passati abbiano già rispettato ordinanze di riduzione a conformità né di emittenti che, dopo aver risanato inizialmente a seguito di ordinanze, abbiano poi riportato i propri impianti ai valori pre-riduzione a conformità»... «né si è tenuto conto di qualche emittente che, a conoscenza del piano di risanamento in corso, ha spostato i propri impianti all'interno del sito di San Silvestro senza averne le autorizzazioni di legge ma confidando nel completamento del piano».
  Non risulta che le Amministrazioni locali abbiano adottato in tempo utile alcun provvedimento repressivo nei confronti degli impianti abusivi delle emittenti private facendo valere i poteri autoritativi previsti dalla normativa urbanistica.
  L'eventuale delocalizzazione degli impianti di Rai Way, pertanto, non risolverebbe comunque alcuna ipotizzata criticità nella zona, tenuto conto che il Comune di Pescara, richiamando la normativa sull'elettrosmog di cui alla legge regionale 45/2004, non ha finora ottenuto lo spostamento delle antenne delle emittenti private in considerazione delle recenti sentenze del Tar Abruzzo, sezione distaccata di Pescara, che hanno annullato le ordinanze adottate dal Comune, basate sull'ipotizzato superamento dei valori di campo elettromagnetico, per la disattivazione degli apparati delle emittenti in questione.
  Inoltre, nel Centro Tecnico di Rai Way non sono installati solo impianti trasmittenti, televisivi e radiofonici, pur essi stessi rilevanti per assicurare la copertura territoriale di ampia zona sulla costa adriatica e nell'entroterra (essendovi allocate le antenne «RAI DVM 1» MUX 1 — Rai, canale n. 5, polarizzazione H, banda VHF, «RAI DVM2» (MUX2-RAI, canale n. 30, pol. V, banda UHF), «RAI DVM3» MUX3-RAI, canale n. 26, pol. V, banda UHF, «RAI DVM4» MUX4-RAI, canale n. 40, pol. V, banda UHF; MUX5-RAI DVB-H canale n. Il, «Isoradio» canale/frequenza 103.3 MHz, «RAI MF 1» Radio 1 — canale/frequenza 89.2 MHz., «RAI MF2» Radio2 — canale/frequenza 94.3 MHz, «RAI MF3 Radio3» canale/frequenza 96.4 MHz, «RAI-MFPM» Servizi Parlamentari GR Parlamento — frequenza 102.050 Mhz, pol. V), bensì il medesimo costituisce il perno della dorsale adriatica della rete di servizio pubblico, essendo allocati sulla principale delle due torri a traliccio edificate all'interno del Centro anche i ponti radio che permettono lo smistamento di tutte le trasmissioni del segnale radioelettrico del servizio pubblico Pag. 225dal sud e dal nord Italia nella fascia adriatica e verso il controllo centrale di Roma.
  Pertanto, quand'anche fosse possibile — ma allo stato non lo è per difetto di un sito alternativo che assicuri pari copertura — ipotizzare la delocalizzazione delle antenne di trasmissione televisiva e radiofonica in siti equivalenti che fossero individuabili, in ogni caso non soltanto il Centro Tecnico di Rai Way non potrebbe essere chiuso ma anche non potrebbe comunque eliminarsi la torre a traliccio ove sono allocati gli apparati necessari al funzionamento dei ponti radio.
  Ipotizzare la chiusura del Centro, infatti, equivale, allo stato, ad impedire la continuità delle trasmissioni del servizio pubblico nell'Italia orientale e comporterebbe preventivamente la necessità di spostare l'intero complesso che regge la dorsale adriatica della rete in altro luogo o in più località allo stato non identificate né agevolmente identificabili, stante la necessità di preliminari complesse verifiche tecniche in ordire all'effettività dei collegamenti della rete in ponte radio con pari efficacia e, comunque, quand'anche individuabili con scrutinio tecnico e non rapide prove di simulata ricezione, la demolizione dei manufatti esistenti e la ricostruzione di uno o più complessi produttivi per assicurare l'analoga entità ed efficienza, comporterebbe costi molto elevati, stimabili in milioni di euro, come tali insostenibili nell'attuale disponibilità di risorse assegnate a Rai Way.
  Le suddette peculiarità tecniche — urbanistiche – produttive del Centro rendono quest'ultimo, per la sua consistenza ed in ragione del fatto che non si qualifica come sito di mera diffusione, non rapportabile sic et simpliciter ad altre postazioni in applicazione del criterio dell'equivalenza dei siti diffusivi indicato nelle delibere Agcom menzionate nell'interrogazione di cui trattasi che è stato elaborato solo tenendo presente l'aspetto della propagazione radioelettrica diretta all'utenza.
  Tale criterio, infatti, è stato introdotto dall'Autorità di garanzia con riferimento esclusivamente ai siti di trasmissione televisiva e radiofonica digitale, oggetto delle delibere di pianificazione adottate negli anni, ma non può trovare parimenti applicazione ed appare estraneo alla collocazione dei ponti radio che, non soltanto non sono oggetto di pianificazione da parte della citata Autorità bensì da parte del Ministero dello Sviluppo Economico Comunicazioni (i ponti radio presenti nella torre a traliccio di San Silvestro sono autorizzati dal citato Dicastero ad utilizzare il segmento di frequenza 3600-3800 MHz e rientrano tra i ponti radio previsti nei documenti qualificati come «Allegato H» ai contratti di servizio stipulati nel tempo, integrando la rete di servizio ai sensi degli artt. 15, 28 e 42 del T.U. sui media audiovisivi e radiofonici) ma anche, stante la necessità di assicurare la continuità della rete, non possono essere agevolmente spostati in altri luoghi senza dover necessariamente riconfigurare la trama integrale della medesima in vasta area del territorio nazionale consistente nel caso di specie nell'intero versante adriatico.
  Eventuali criticità riguardo all'operatività dei ponti radio, inoltre, contrasterebbero con l'articolo 14 del Codice delle Comunicazioni elettroniche (D.Lgs 259/2003) laddove è imposta all'Agcom ed al citato Ministero la gestione efficiente delle radiofrequenze per i servizi di comunicazione elettronica e, quindi, la salvaguardia delle reti come definite alla lettera dd) dell'articolo 1, comma 1, dello stesso Codice che comprendono non solo gli impianti di diffusione ma anche quelli di collegamento.
  Il criterio di equivalenza dei siti, elaborato dall'Agcom e richiamato nell'interrogazione in questione, non trova allo stato applicazione neppure per gli impianti della radiofonia analogica in FM, ancora non oggetto di alcuna pianificazione da parte dell'Autorità di garanzia, tenuto conto dell'estrema frammentazione e capillarità dei luoghi di collocazione delle radio in modulazione di frequenza, proliferate nel tempo senza preliminari interventi di razionalizzazione territoriale e collocate ubiquitariamente.
  I siti di insediamento dell'emittenza radiofonica analogica in FM, specie quella locale, non sono stati oggetto di alcuna Pag. 226organica pianificazione, né da parte Agcom né, meno che mai, da parte di Comuni e Regioni nell'intero territorio nazionale.
  In particolare, l'Agcom per procedervi, dovrebbe previamente analizzare tutti i luoghi di attuale collocazione degli impianti, frammentati a macchia di leopardo per bacini di utenza spesso a corta estensione, onde verificarne la possibilità di accorpamento ed unificazione a parità di copertura.
  Tale analisi non è certo agevole stante la proliferazione delle infrastrutture locali non unitarie né rapidamente unitarizzabili, non potendosi determinare ex abrupto l'oscuramento di radio locali che determinerebbe la violazione dell'articolo 21 Cost., e tale situazione di disomogeneità appare senz'altro imputabile in primo luogo alle amministrazioni locali, in specie Regioni e Comuni, che hanno permesso nel tempo l'edificazione degli impianti in questione senza procedere a preventive razionalizzazioni territoriali.
  Alla determinazione di siffatta criticità non sono senz'altro estranei gli amministratori che si sono succeduti nel tempo dagli anni ’80 dello scorso secolo in Abruzzo, tenuto conto che la maggior parte degli impianti nella collina di San Silvestro non sono stati affatto costruiti di nascosto bensì risulterebbero in massima parte regolarmente autorizzati dagli Enti territoriali, con la conseguenza che le doglianze degli Enti medesimi appaiono oggi sicuramente tardive e, comunque, non perspicue verso la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, nella considerazione che il Centro Tecnico di San Silvestro nella zona è l'unico insediamento produttivo ab origine razionalmente concepito e realizzato, storicamente progettato e costruito con ampia zona di rispetto a verde inedificabile ed adeguata distanza dalle abitazioni, per di più a seguito di provvedimento di espropriazione e, pertanto, a fronte di una specifica valutazione di pubblico interesse dell'insediamento fatta in via preliminare e non revocabile.
  Al riguardo, è senz'altro possibile affermare che la presenza stessa del Centro in questione non consente speculazioni edilizie sulla collina, essendo invece evidente che la sua eventuale eliminazione, sempreché fosse possibile ma allo stato non lo è, finirebbe per ridurre l'ampia zona naturale che lo circonda aprendola a nuova lottizzazione a vantaggio di interessi non noti.
  Quanto sopra, risulta del resto evidente recandosi sul posto e visionando la complessiva vasta area del Centro Tecnico, non a caso collocata nella collina di San Silvestro da epoca storica, con specifica urbanizzazione tra cui l'ampia fascia verde di rispetto e la specifica toponomastica indicazione della strada di accesso come «via della Rai».
  Deve essere, in particolare, segnalato come la lottizzazione dell'area della collina di San Silvestro, finora varata, è successiva all'installazione del Centro di Rai Way che ha avuto origine da atto di espropriazione antecedente all'edificazione residenziale e, pertanto, gli Enti locali prima di rilasciare le concessioni edilizie ai privati avrebbero ben dovuto ponderare la presenza dell'insediamento di Rai Way che è, comunque, senz'altro compatibile con gli edifici residenziali esistenti laddove, invece, il difetto di ponderazione si prospetta per le autorizzazioni rilasciate riguardo all'edificazione degli impianti dell'eminenza privata.

  2 – Fermo restando quanto sopra, che già di per sé dimostra come la situazione di fatto concretamente esistente renda, allo stato, non attuabile l'eliminazione del Centro Tecnico de quo dalla collina di S. Silvestro, l'interrogazione appare basata anche su non corretti presupposti in diritto.
  In via preliminare, è essenziale chiarire che, non soltanto i citati ponti radio che integrano la rete di servizio pubblico nella dorsale adriatica, bensì anche gli impianti televisivi e radiofonici trasmittenti collocati sulla principale torre a traliccio presente nel Centro, legittimamente edificati fin dalla metà dello scorso secolo, sono stati tutti autorizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico Comunicazioni che è l'unica Autorità competente in materia radioelettrica.
  L'autorizzazione, oltreché storica risalendo all'edificazione del Centro, è stata comunque più volte confermata nel tempo Pag. 227e, da ultimo, ribadita con la recentissima determina direttoriale DGSCER/DIV III/31705 del 8-9 maggio 2013 in attuazione dell'articolo 5, comma 8, dell'atto Ministero dello Sviluppo Economico Comunicazioni del 28 giugno 2012.
  Inoltre – e ciò rende ancor più evidente l'errato presupposto normativo da cui muove l'interrogazione di riferimento – San Silvestro è tuttora espressamente previsto come operativo sito di diffusione nella pianificazione internazionale (Conferenza di Ginevra 16.6.2006 – RCC 06) che contempla appunto Pescara San Silvestro come parte del Piano di assegnazione all'Italia delle frequenze in tecnica digitale.
  Tale circostanza è stata espressamente rilevata nella sentenza del Tar Abruzzo, sede distaccata di Pescara, n. 397 del 4 luglio 2013 che ha annullato le ordinanze di disattivazione emanate dal Comune alla fine dello scorso anno, con la conseguenza che:
  da un lato, la pianificazione Agcom non può porsi in contrasto con la preliminare pianificazione internazionale in quanto proveniente da fonte sovraordinata;
  dall'altro, la Regione Abruzzo non può impedire, in ragione di esigenze solo locali, l'utilizzo per trasmissioni radioelettriche del sito di San Silvestro ad alcun operatore neppure extracomunitario, dovendo lo Stato italiano – e a maggior ragione le Regioni – conformarsi alla normativa internazionale ex articolo 10 Cost.
  In ogni caso, tale legittimità radioelettrica degli impianti televisivi e radiofonici siti nel Centro, come sopra indicato, ha trovato pieno avallo nella recentissima menzionata sentenza del Tar Abruzzo, sezione distaccata di Pescara, n. 397 del 4.7.2013, nella quale è espressamente evidenziata la sussistenza di tutti i validi titoli abilitativi per la trasmissione attraverso gli impianti in questione. Del resto, la citata autorizzazione ministeriale, confermata in sede giurisdizionale, risulta assolutamente conforme alla normativa in vigore.
  L'argomento contrario che viene indicato nell'interrogazione di riferimento, è infatti limitato alla mera circostanza che il sito di San Silvestro sarebbe stato «cancellato» dall'elenco dei siti idonei ad ospitare gli impianti nelle delibere Agcom 68/98, 249/02, 15/03, 399/03 e 93/12.
  Tale argomento è riduttivo e non cogente.
  Ed infatti:
   a) tutte le citate delibere Agcom hanno a riferimento gli impianti televisivi e non invece quelli radiofonici in FM, rispetto a cui non è stata neppure impostata una congrua pianificazione, stante l'estrema difficoltà fattuale sopra evidenziata;
   b) la sola delibera 249/02 riguarda gli impianti radiofonici in tecnica digitale che costituiscono la minima parte dell'intero universo della radiofonia, specie locale, che opera con ingente numero di apparati radioelettrici in tecnica analogica (modulazione di frequenza) e non in digitale;
   c) la stessa delibera 249/02, avendo un ambito limitato alla radiodiffusione digitale, non estesa capillarmente come quella analogica, attiene ad una pianificazione di appena 20 frequenze, con solo 7 reti a copertura nazionale, restando totalmente priva di pianificazione la ben più plurisoggettiva ed ubiquitaria emittenza in FM, rispetto alla quale non vi sono siti radioelettricamente individuati come idonei in una progettazione complessiva, con la conseguenza che, allo stato attuale della (assenza di) pianificazione, gli impianti radiofonici in FM di Rai Way presenti nella torre a traliccio edificata nel Centro sono senz'altro legittimamente collocati e gestiti e non esiste alcuna normativa, nazionale o locale, che possa imporne la delocalizzazione;
   d) meno che mai esiste una pianificazione Agcom dei ponti radio, tenuto conto che questi ultimi devono essere collocati tenendo presente le peculiarità di ogni singola rete, con competenza esclusiva del Ministero dello Sviluppo Economico Comunicazioni. Ne consegue che il riferimento fatto nell'interrogazione in questione alla mancata menzione di San Silvestro nella pianificazione Agcom relativa agli impianti televisivi e radiofonici in tecnica digitale, non inficia minimamente la piena assoluta conformità alla normativa in vigore del Pag. 228Centro Tecnico di Rai Way in San Silvestro quale sito di allocazione della torre a traliccio esistente ove sono collocati i ponti radio della dorsale adriatica e le antenne di trasmissione radiofonica in FM;
   e) il Centro Tecnico di San Silvestro, in ogni caso, legittimamente ospita allo stato anche gli impianti televisivi del servizio pubblico, come è stato espressamente riconosciuto dalla citata sentenza del Tar Abruzzo, sezione distaccata di Pescara, n. 397 del 4.7.2013. In tale decisione è chiaramente affermato che tali impianti televisivi di Rai Way possono essere delocalizzati da San Silvestro solo a seguito dell'individuazione di una valida alternativa, con prioritario reperimento di altro sito idoneo, capace di assicurare la copertura attualmente garantita da San Silvestro, non essendo legittima alcuna unilaterale delocalizzazione forzosa;
   f) la stessa sentenza del Tar Abruzzo, sezione distaccata di Pescara, n. 83/2009 del 11 febbraio 2009, richiamata nell'interrogazione di riferimento, è in questa menzionata solo per uno stralcio parziale, con obliterazione delle altre parti della decisione medesima che evidenziano come la competenza all'eventuale delocalizzazione degli impianti televisivi (e non certo dei ponti radio né di quelli radiofonici in FM difettando la pianificazione dei relativi siti), collocati nel Centro di Rai Way, non spetta agli Enti locali territoriali e neppure all'Agcom bensì al Ministero dello Sviluppo Economico Comunicazioni che potrà procedervi solo se sia in precedenza concretamente individuato un sito alternativo che assicuri copertura radioelettrica analoga. Inoltre, in tale sentenza è affermato expressis verbis che ad oggi non è stato individuato alcun sito ove poter utilmente trasferire gli impianti in questione onde assicurare analoga copertura territoriale. Ne risulta, pertanto, ulteriormente confermata l'attuale legittima allocazione degli impianti medesimi.

  3 – Ma v’è di più.
  L'interrogazione in parola dà per scontata una circostanza che non sussiste senza approfondire se la complessiva fattispecie ne riveli invece altre di diverso tenore che potrebbero indurre ad uno scrutinio dei fatti in modo opposto.
  Nella medesima, infatti, non risulta scrutinata l'effettiva sussistenza delle ragioni poste a base del mancato assenso della Regione Abruzzo all'inserzione di San Silvestro nell'elenco dei siti redatto dall'Agcom laddove, invece, tali ragioni sono smentite per quanto riguarda gli impianti collocati nel Centro Tecnico di Rai Way.
  Tale mancato assenso regionale è sempre stato motivato dall'Ente territoriale con riferimento ad esigenze di risanamento ambientale, nel presupposto che le emissioni radioelettriche provenienti dagli impianti in questione superassero il valore di attenzione di 6Vm, posto dal DPCM 8 luglio 2003 e dalla legge regionale 45 del 2004.
  È noto (e la stampa ne ha dato dimostrazione), in particolare, come la delocalizzazione degli impianti dalla collina di San Silvestro sia stata presentata e sostenuta dalle Autorità locali sulla base di pressioni provenienti da Comitati di residenti (in particolare Onlus «No elettrosmog — San Silvestro»), che prospettavano esigenze di salvaguardia della salute dei cittadini.
  Ebbene, tutte le più recenti misurazioni dei valori di campo elettromagnetico in loco, effettuate non solo da Rai Way bensì anche dall'ARTA quale Agenzia regionale competente (ad es. Relazione Tecnica ARTA del 1 giugno 2012), hanno assolutamente escluso che le emissioni radioelettriche provenienti dagli impianti di Rai Way superassero i citati limiti di salvaguardia e determinassero rischi per la salute dei cittadini, circostanza che, del resto, è resa impossibile dalla stessa consistenza dell'insediamento del Centro per la presenza della zona di rispetto a verde inedificabile.
  Le emissioni provenienti dagli impianti di Rai Way attualmente in esercizio nel Centro non hanno mai superato o contribuito a superare i limiti ed i valori di campo elettromagnetico di cui al DPCM 8 luglio 2003 e l'unico valore di emissione che, in passato, aveva determinato criticità riguardava le trasmissioni in Onda Media Pag. 229provenienti dall'antenna Rai OM1 che è stata, peraltro, tempestivamente resa inoperativa e successivamente disattivata del tutto dal 23 novembre 2012 in conformità al piano di razionalizzazione delle trasmissioni in onda media approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico Comunicazioni nell'agosto del 2012, con la conseguenza che tale Dicastero, dando efficacia al citato piano ed in linea con le statuizioni della sentenza del Tar Abruzzo, sezione distaccata di Pescara n. 83/2009 del 11 febbraio 2009, ha già pienamente attuato la delocalizzazione dell'unico impianto di Rai Way che avrebbe potuto porsi in contrasto con le esigenze di risanamento del Centro Tecnico di San Silvestro prospettate dagli Enti locali interessati, con soddisfazione delle esigenze rappresentate e sostanziale raggiungimento delle finalità che la Regione Abruzzo ed il Comune di Pescara hanno inteso perseguire.
  Rai Way, del resto, è estranea ad eventuali problematiche radioelettriche che potrebbero riguardare diverse emittenti private site in prossimità (se non nelle stesse pertinenze) degli edifici residenziali costruiti nella collina, stante l'assoluta peculiarità dell'insediamento del Centro con la zona di rispetto che lo caratterizza e fermo restando che non risulta che ad oggi, anche computando l'apporto delle emissioni delle citate emittenti, sussistano effettivi rischi ambientali per superamento dei limiti di esposizione in ragione dei valori di campo elettromagnetico rilevati, tant’è vero che finora tutte le iniziative di delocalizzazione poste in essere dal Comune di Pescara verso le emittenti private presenti in loco sono state annullate in sede giurisdizionale anche tenendo presente l'insussistenza dei presupposti di pregiudizio alla salute pubblica eventualmente ipotizzati.

  4 – Inoltre, non è stato ancora individuato un sito validamente alternativo al Centro Tecnico di Rai Way in San Silvestro per allocazione degli impianti televisivi (non dei ponti radio né di quelli radiofonici in FM rispetto ai quali, come detto, il sito di San Silvestro è senz'altro tuttora infungibile, assolutamente utile e conforme ad ogni vigente normativa) idoneo a garantire idonea copertura del bacino di utenza attualmente servito dagli impianti ivi presenti.
  Il tavolo tecnico regionale costituito ad hoc, menzionato nella sentenza del Tar Abruzzo, sezione distaccata di Pescara, n. 397/2013 del 4 luglio 2013, i cui lavori si sono conclusi nel marzo del 2013, non ha affatto individuato un univoco sito alternativo a San Silvestro idoneo ad assicurare l'attuale copertura garantita da questo, la cui necessaria preventiva identificazione è stata invece chiaramente espressa nella citata sentenza del Tar Abruzzo, sezione distaccata di Pescara, n 397/2013 del 4 luglio 2013.
  È sufficiente, infatti, leggere i verbali delle riunioni del citato tavolo tecnico (in particolare i verbali degli incontri del 28.9.2012, 26.10.12, 8.2.2013) e persino la relazione tecnica finale della Regione Abruzzo per pervenire alla conclusione dell'attuale insussistenza di un sito analogo a San Silvestro.
  All'interno del tavolo tecnico, infatti, sono stati volta per volta esaminati i siti di proprietà di privati come Mediaset (postazione Maielletta) e Telecom (torre Francavilla) od altri ipotetici luoghi collinari/montani in zona (Punta Bore Tesino, Colle del Telegrafo, Pietracorniale) ma nessuno di essi assicura la stessa copertura per le trasmissioni del servizio pubblico garantita dal Centro tecnico di San Silvestro.
  Rai Way, al riguardo, ha fatto rilevare come i siti della Maielletta e di Francavilla, indicati nella proposta Mediaset, sono tra loro ridondanti e, quindi, inidonei a garantire la medesima area di copertura dei segnali Rai dall'attuale sito di Pescara San Silvestro: infatti, l'attivazione del sito della Maielletta, non garantirebbe la copertura del servizio per circa 70.000 abitanti, ubicati specialmente sulla costa, mentre l'area di copertura prevista del sito di Francavilla non consentirebbe l'erogazione del servizio a favore di una popolazione stimabile in circa 25.000 abitanti ubicato specialmente nell'entroterra abruzzese.
  Inoltre, data la ridondanza dei due siti, risulta che il contributo della Maielletta alla visibilità dell'area interessata da Pescara Pag. 230San Silvestro, rispetto a Francavilla, è stimabile in poco più di 10.000 abitanti concentrati nelle zone interne della regione.
  Il sito della Maielletta, altresì, è posto ad una notevole quota e risulta notevolmente impattante da un punto di vista radioelettrico. Ciò si traduce nel fatto che risulta particolarmente difficile ipotizzare la possibilità di disporre di un canale UHF presso tale sito, date le problematiche di coordinamento internazionale note. Anche il canale funzionante in banda VHF avrebbe più di qualche problema, oltre all'impatto interferenziale, visto che presso tale sito non sono disponibili, di fatto, irradiazioni in tale banda e quindi non esistono antenne d'utente adatte alla ricezione.
  L'area di copertura della Maielletta è ridondante in alcune zone rispetto alla rete Rai, anche non considerando Pescara San Silvestro, e determina possibili problematiche nell'ambito della disponibilità sia del segnale MUX 1, che del segnale dei MUX 2, 3, 4, a causa della necessità di rivedere la pianificazione relativamente alla distribuzione degli offset che potrebbe determinare una configurazione finale peggiorativa (come emerge dalle analisi preliminari) rispetto alla situazione attuale.
  L'eventuale utilizzo del sito in questione per la trasmissione dei canali in MF, anche se tale problematica non è oggetto di discussione stante la legittimità di San Silvestro come sito per la radiofonia, in ogni caso necessiterebbe di preventive approfondite analisi radioelettriche con prove di simulazione.
  Per quanto concerne la seconda ipotesi proposta da Mediaset, avente ad oggetto i siti di Punta Bore Tesino, Francavilla e Pietracomiale, si rileva che, non considerando Punta Bore Tesino strategico anche perché ubicato nel territorio della Regione Marche (problema extra-regionale per il MUX 1) e tenuto conto della opportunità di adeguare il sistema radiante di Pietracorniale, l'impatto negativo presso la popolazione si attesta in poco più di 20.000 abitanti ubicati specialmente nell'entroterra, per i quali sarebbe necessario prevedere ulteriori integrazioni.
  La configurazione della rete Rai risulterebbe però impattata in porzione decisamente minore rispetto al caso in cui si volesse considerare la Maielletta.
  Nel sottolineare, pertanto, che nessuna delle proposte esaminate nell'ambito del tavolo tecnico rappresenta la soluzione definitiva alla questione, va detto che la seconda permetterebbe, con l'individuazione di un ulteriore sito integrativo, la soluzione meno critica per i soli impianti televisivi.
  In tale ottica, comunque, anche l'eventuale combinazione del sito di Francavilla con il sito di Colle del Telegrafo determinerebbe una perdita di servizio — di certo non irrilevante – per circa 10.000 abitanti rispetto alle trasmissioni da San Silvestro, ferma restando la necessità della verifica dell'effettiva idoneità del predetto sito di Colle del Telegrafo (la zona sarebbe oggetto di attenzione da parte delle istituzioni riguardo la presenza di resti archeologici e per l'eventuale realizzazione di un parco).
  La stessa Agcom, nel proprio intervento al tavolo tecnico del 26 ottobre 2012, ha ammesso che anche la combinazione dei due siti Francavilla e Colle dei Telegrafo diminuirebbe la copertura per ben circa 6.000 utenti, circostanza non negata neppure dalla Regione Abruzzo che, nella relazione finale del marzo 2013, ha persino ammesso che il solo sito di Francavilla non può da solo sostituire San Silvestro.
  I lavori del tavolo tecnico, pertanto, hanno sicuramente evidenziato che, allo stato, non esiste un sito equivalente al Centro Tecnico di Rai Way e, pertanto, quest'ultimo non può essere delocalizzato avuto riguardo alla protezione, in difetto di sito alternativo, di cui alla suddetta sentenza n. 397/2013 del Tar Abruzzo, sezione distaccata di Pescara.
  Inoltre, le suddette opzioni, finora prospettate, comporterebbero:
   a) il trasferimento degli impianti televisivi della concessionaria del servizio pubblico su tralicci di privati come Mediaset o Telecom, con ingiustificato spostamento di risorse dal servizio pubblico all'emittenza Pag. 231privata e, in particolare, a favore di «competitors», aggravando le problematiche di bilancio della Rai;
   b) costi gestionali in incremento in quanto dovrebbero individuarsi non un solo sito bensì più siti per pervenire ad una copertura quasi analoga a quella assicurata dagli impianti del Centro, con raddoppio se non triplicazione delle spese di esercizio e tali maggiori oneri inciderebbero senza poter diminuire quelli connessi all'attività del Centro che non cesserebbe stante l'utilizzo dei ponti radio e degli apparati in FM;
   c) incertezze sull'effettiva copertura delle trasmissioni del Mux 1 del servizio pubblico che, invece, come previsto dalla delibera Agcom 451/13/CONS e dal collegato accordo procedimentale, deve essere il più possibile capillare.

  È evidente, pertanto, come l'attuazione della delocalizzazione ipotizzata non soddisferebbe l'interesse dell'utenza alla corretta e completa ricezione delle trasmissioni del servizio pubblico nazionale che, essendo definito come di preminente interesse generale, non può non prevalere sulle esigenze (a ben vedere non ambientali ma semmai esclusivamente «paesaggistiche» se non «lottizzatorie») solo locali degli Enti territoriali in questione laddove soprattutto, come dimostrato, non sussistono affatto le preoccupazioni di carattere sanitario che i medesimi hanno invece posto a base delle iniziative assunte per la chiusura del Centro.
  Al riguardo — e ciò chiarisce in pieno la reale posizione dell'Agcom nella fattispecie — la valutazione finale della citata Autorità di Garanzia rispetto ai lavori del tavolo tecnico regionale sopra indicato è quella espressa nella nota conclusiva AGCOM. REGISTRO UFFICIALE.0057384. 14.11.2012 secondo cui non può essere affatto affermato che il sito «Pescara-San Silvestro» non può essere usato dagli operatori in quanto non incluso dall'Autorità nell'elenco di siti di cui alla delibera n. 93/12/CONS, dato che la sua esclusione (dalla pianificazione dei siti televisivi) deriva esclusivamente dal mancato assentimento da parte della Regione Abruzzo.
  Ancora più chiara è la posizione del Ministero dello Sviluppo Economico Comunicazioni che, con nota prot. 02736 del gennaio 2009, ha espresso forti perplessità ed un parere sostanzialmente negativo dal punto di vista radioelettrico riguardo alla delocalizzazione degli impianti televisivi collocati in San Silvestro tenuto conto della garanzia da assicurare alla qualità del servizio offerto, delle possibili interferenze che dovessero nascere dallo spostamento degli impianti nonché dei disagi per gli utenti televisivi che dovranno variare l'orientamento delle antenne riceventi.
  Un interesse solo locale, tra l'altro accertato come realmente non esistente o non più esistente, non può pertanto prevalere — in una serena comparazione di esigenze contrastanti – su un altro interesse generale per rilevanza nazionale.

  5- Fermo restando quanto sopra, la finora mancata utile individuazione nei lavori del tavolo tecnico di un sito alternativo, validamente efficace ai fini della copertura territoriale, è in gran parte imputabile alla Regione Abruzzo che, all'interno dei lavori medesimi, ha costantemente insistito per sostenere l'idoneità di una piattaforma marina, denominata «Francavilla», costituita di fronte all'omonima cittadina per attività di pesca e biologia marina, di proprietà di una società privata, la Posidonia srl, avente sede a Pescara, dal capitale sociale di appena euro 30.000, il cui assetto proprietario si riporterebbe anche ad imprenditori del ramo farmaceutico locale, con oggetto della propria attività dichiarata consistente in conservazione di pesce, crostacei, molluschi tramite surgelamento, salatura e lavorazione di prodotti ittici.
  L'insistita individuazione di tale piattaforma marina come idoneo sito, propugnato dalla Regione Abruzzo, viene sostanzialmente a favorire tale società privata proprietaria di essa, priva di esperienza nel campo delle trasmissioni televisive, ben diverso da quello della piscicoltura, e comunque in violazione del principio di scelta tramite procedure di evidenza pubblica di soggetti a cui attribuire il vantaggio di Pag. 232unico titolare di infrastrutture strategiche ai sensi dell'articolo 1, comma e, della legge 21.12.2001 n. 443.
  Deve segnalarsi, al riguardo, che tale piattaforma marina non è l'unica esistente nel tratto di mare in questione (ad esempio sono senz'altro note altre due piattaforme «Simonetta 1» e «S. Stefano Mare») e, pertanto, le citate disposizioni di evidenza pubblica obbligano gli Enti locali come la Regione ed il Comune a garantire la «par condicio» tra i titolari di tali infrastrutture senza attribuire vantaggi anticompetitivi, non sussistendo alcuna dimostrata infungibilità a favore della Posidonia srl o, comunque, a espressamente e dettagliatamente motivare sul punto, indicando valide e controllabili ragioni di deroga.
  Inoltre, né la Regione Abruzzo né il Comune di Pescara hanno minimamente ipotizzato l'attuazione di procedure ablatorie a carico della società «Posidonia srl» per mettere a disposizione delle emittenti il sito piattaforma marina «Francavilla» a costi predefiniti, come invece è previsto dall'articolo 89, comma 2, del D.lgs. 1° agosto 2003 n. 259 tutte le volte che si intenda imporre autoritativamente una condivisione di siti radioelettrici.
  Tali procedure sarebbero state pienamente giustificate, nel caso di specie, stanti gli ingenti costi che ogni emittente dovrebbe sostenere per trasportare in acqua tutti gli impianti radioelettrici necessari, compresi i cavi di adeguato elettrodotto, tenendo conto altresì dei prevedibili costi di manutenzione di apparati collocati in mezzo al mare che, quanto meno, rendono onerosa e non agevole ogni attività di gestione e di manutenzione anche per l'incremento dei costi di sicurezza per le maestranze.
  È evidente che, in condizioni di moto ondoso turbinoso, sarebbe impossibile effettuare gli interventi ripristinatori di urgenza delle trasmissioni televisive in caso (non infrequente) di malfunzionamento delle antenne trasmittenti, come ben sanno coloro che, vivendo nelle vicine isole Tremiti (stesso braccio di mare), molto spesso non riescono a raggiungere la terraferma e devono attendere che le acque si calmino. Nel frattempo, gli utenti non vedrebbero la televisione.
  Imporre non solo alla concessionaria del servizio pubblico bensì anche ad emittenti private locali la smobilitazione di insediamenti industriali legittimamente edificati, con ingenti oneri di trasferimento degli impianti in mezzo al mare, così favorendo uno specifico soggetto privato (Posidonia srl) espressamente individuabile, assumerebbe senz'altro natura espropriativa a danno delle emittenti coinvolte, con obbligo di ristorarne il pregiudizio con adeguato indennizzo ex artt. 42 e 43 Cost..
  Sul punto, nessuna specifica motivazione è stata, invece, addotta dalla Regione e dal Comune interessati.
  È evidente, invece, come sia la Regione Abruzzo sia il Comune di Pescara, entrambi favorevoli alla piattaforma marina della Posidonia srl, avrebbero dovuto quanto meno adeguatamente motivare, declinando nel dettaglio le ragioni che indurrebbero a privilegiare tale scelta e giustificando il «favor» verso questa società privata che, pur non vantando alcuna infungibilità, potrebbe persino continuare ad utilizzare la piattaforma stessa per la pesca e la produzione di prodotti ittici nello stesso luogo ove sarebbe svolta l'attività radioelettrica, senza il benché minimo accenno alla valutazione di compatibilità — anche a fini di sicurezza ed elisione dei rischi interferenziali – tra le attività da rendere, tenendo conto che è finora elusa ogni procedura di evidenza pubblica per assicurare che non venga leso l'imprescindibile valore comunitario della concorrenza e della «par condicio», disattendendo i principi di buon andamento ed imparzialità di cui all'articolo 97 Cost. ed al D.Lgs. 12.4.2006 n. 163 e prospettandosi un ausilio ad una società privata distorsivo della concorrenza e tale da integrare i presupposti dell'aiuto di Stato represso dall'articolo 6 del D.Lgs. 1° agosto 2003 n. 259.
  Sarà, comunque sempre possibile per la Commissione Parlamentare per l'Indirizzo generale e la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi, interrogante, richiamare l'attenzione sulla questione, chiedendo eventualmente Pag. 233alla Regione stessa chiarimenti sulla proprietà della Posidonia srl e sul suo assetto societario, attuale od in pectore, essendo ben possibile ritenere che nuovi soci — attualmente non noti – possano essere interessati ad acquisire una diretta partecipazione ad una società di lavorazione ittica in presenza di un nuovo e ben diverso «business».
  La Regione Abruzzo, infatti, ha ritenuto di motivare l'indicazione della piattaforma marina come sito idoneo all'allocazione di tutti gli impianti attualmente nella collina di San Silvestro, facendo particolare riferimento ad uno studio di fattibilità, del tutto teorico, redatto dall'Università dell'Aquila che non soltanto risulta assolutamente generico e privo di ogni valutazione riguardo agli specifici costi di edificazione inerenti gli impianti riferibili a quelli da sostenersi da ogni singolo operatore che si caratterizzano in modo peculiare per le diversità delle singole trasferende strutture od a quelli necessari all'esercizio di essi, all'evidenza maggiormente onerosi per la necessità del trasporto in mare, bensì anche non presenta alcun effettivo riscontro di reale concretizzabilità, indicando invece come sicuro un costo prodromico tra euro 500.000,00 ed euro 4.0000,00 per la costruzione sulla piattaforma di un indispensabile supporto per le antenne.
  Tale ampia «forchetta» di spesa, stimata «a braccio» perché non riferibile al concreto esame delle effettive strutture da trasferire, oltre a confermare la genericità dello studio, rende assai problematico individuare ad oggi il soggetto che dovrebbe affrontarne il finanziamento, essendo certo che le emittenti locali non dispongono di risorse adeguate e del medesimo non può certo farsi carico la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo che gestisce introiti derivanti dalla generale fiscalità.
  Né è noto se un finanziamento regionale possa, in pectore, accompagnare l'utilizzo di risorse accumulate nel tempo dall'attività farmaceutica o dalla piscicoltura.
  Inoltre, lo studio di fattibilità economica dell'Università dell'Aquila appare limitato alla valutazione della collocazione di impianti televisivi e non di quelli radiofonici e, pertanto, appare carente in punto di valutazione statica della struttura ai fini dell'idoneità (fisico — geologica — antisismica, di sicurezza del lavoro e di prevenzione da fenomeni atmosferici di fulminazione) del manufatto, tenendo concretamente presenti gli operatori radiofonici che sono in numero più ingente di quelli televisivi.

  6 – Le suddette carenze dell'accertamento istruttorio effettuato, determinano sicuri vizi di motivazione della delibera della Giunta Regionale Abruzzo n. 500 del 8.7.2013 con la quale è stata nuovamente indicata la suddetta piattaforma marina per la delocalizzazione degli impianti presenti in San Silvestro facendo appunto espresso riferimento alla relazione conclusiva del tavolo tecnico sopra menzionato, redatta dalla stessa Regione sulla base del citato studio di fattibilità dell'Università dell'Aquila, senza tener conto delle osservazioni tempestivamente formulate da Rai Way dalle quali risulta l'insufficienza dell'una e dell'altro e senza il preventivo coinvolgimento di altri Enti competenti quali la Provincia di Pescara (a cui è attribuito il compito di pianificazione provinciale ai sensi della legge regionale n. 45 del 2004), la Capitaneria di Porto, il Demanio marittimo, il Genio Civile.
  Rai Way, infatti, ha immediatamente e preventivamente osservato — contestando formalmente la citata relazione conclusiva oltreché nell'ambito del tavolo tecnico, come risulta dai verbali delle varie riunioni di questo – come non venga idoneamente chiarita, in primo luogo, la ragione per la quale sino ad oggi la problematica della delocalizzazione del sito di San Silvestro abbia erroneamente preso sempre in considerazione, senza distinzione, gli impianti per la radiodiffusione sonora e televisiva.
  Tale aspetto assume particolare rilievo in quanto, come sopra osservato, non solo per gli impianti di radiofonia in tecnica analogica rispetto a cui non v’è alcuna pianificazione, bensì anche per quelli televisivi non è stato ancora individuato alcun sito validamente alternativo a San Silvestro, in grado di assicurare analoga copertura Pag. 234per le trasmissioni del servizio pubblico radiotelevisivo, così come previsto nella citata sentenza del Tar Abruzzo, sezione distaccata di Pescara, n. 397/2013.
  Allo stato, pertanto, non esiste nessuna cogente determinazione in merito all'impossibilità di utilizzare il sito di San Silvestro per la diffusione radiofonica FM non esiste un luogo validamente alternativo ad esso nella pianificazione Agcom e, meno che mai, ministeriale, per gli impianti televisivi ivi collocati, facendo riferimento la Regione Abruzzo, nella delibera di Giunta n. 500 del 8.7.2013 solo genericamente a 128 siti terrestri sparsi nell'intera Regione e, di per sé, non solo in gran parte valutabili per diversi bacini di utenza ma certamente non comparabili utilmente con quello di San Silvestro riguardo al servizio pubblico radiotelevisivo da rendere nella costa orientale italiana e, comunque, nessuno dei quali effettivamente equivalente al Centro Tecnico di Rai Way per assicurare la copertura territoriale delle trasmissioni da questo irradiate con copertura analoga a quella attuale.
  Tale aspetto è stato chiaramente segnalato nell'ambito dei lavori del tavolo tecnico e, in particolare, è stata evidenziata l'inidoneità della piattaforma marina «Francavilla», di proprietà della società di pesca e lavorazione prodotti ittici Posidonia srl, rilevandosi che, allo stato, nessuna delocalizzazione può essere imposta per gli impianti presenti nel Centro Tecnico di Rai Way, difettando per questi qualsiasi sito alternativo a San Silvestro radioelettricamente valido e amministrativamente individuato.
  Inoltre, nell'ambito degli incontri effettuati, Rai Way ha evidenziato le specifiche ragioni tecniche e giuridiche per le quali la piattaforma «Francavilla» della Posidonia srl non è idonea a costituire sito alternativo a quello attuale di San Silvestro ma di esse non è stata fatta menzione nella citata delibera della Giunta Regionale n. 500 del 8.7.2013 né nella relazione da essa richiamata che, pertanto, risultano affette da carenze di accertamento e motivazione.
  In particolare, nella relazione a cui la delibera citata fa riferimento, non è chiaramente evidenziato che lo studio di fattibilità dell'Università dell'Aquila è stato elaborato solo sulla base di simulazioni teoriche di copertura elettromagnetica, senza effettive prove sul campo tenendo presenti i punti di verifica di cui alla delibera Agcom 451/13/CONS del 18 luglio 2013 e, per di più, simulando trasmissioni solo televisive su una sola frequenza (la 69 UHF, non solo non radiofonica ma attualmente neppure propriamente destinata alla televisione dato che rientra nell'assegnazione effettuata a vantaggio della telefonia mobile per la diffusione LTE) che non presenta affatto problemi di coordinamento internazionale con le trasmissioni provenienti dalla Croazia e dai paesi d'oltremare, situazione invece sicuramente presente — e non risolvibile di certo in mezzo al mare Adriatico — per ulteriori frequenze necessarie per la diffusione televisiva.
  In tal senso, la delocalizzazione degli impianti televisivi sulla piattaforma marina non può ritenersi tecnicamente fattibile, dato che nel concetto di fattibilità tecnica rientrano anche la qualità e la continuità del segnale che, invece, in mezzo all'Adriatico risulterebbero di sicuro notevolmente ridotte per effetto delle inevitabili interferenze causate dai segnali provenienti dalla Croazia, con possibilità di oscuramento del segnale digitale, tecnicamente soggetto a «sparire» in presenza di sovrapposizioni isofrequenziali.
  Lo studio in questione, inoltre, è sicuramente incompleto ed incerto, nella parte in cui presenta all'interno del suo stesso testo errori od omissioni evidenziati criticamente ed in forma perplessa in grassetto ai punti 4, 4.2 e 5 dello studio medesimo e, per di più, al punto 6 di esso, trattando della possibile problematica delle interferenze dalla Croazia, affronta la questione solo dal punto di vista del puntamento delle antenne riceventi dei cittadini, senza interrogarsi sull'incidenza della potenza di trasmissione e trascurando in sostanza il fatto che, qualora le emissioni provenienti dai paesi oltre Adriatico fossero di intensità molto elevata, in caso di isofrequenza, interventi Pag. 235sul puntamento potrebbero non risolvere affatto le problematiche interferenziali.

  7 — Considerato quanto sopra esposto, Rai Way ha già assunto le opportune determinazioni per l'impugnazione in via giurisdizionale della delibera della Giunta Regionale citata, stante il vizio di motivazione rilevato, sintomatico dell'eccesso di potere da cui è affetta, a cui non può prestare acquiescenza.
  Nondimeno, è comunque opportuno segnalare come Rai Way, nel pieno rispetto del ruolo che la caratterizza, non ha mai inteso disinteressarsi delle esigenze manifestate dalle Autorità locali e delle richieste della cittadinanza residente, avendo più volte rappresentato la propria disponibilità per discutere di soluzioni ottimali e non onerose.
  È sufficiente un breve sopralluogo negli insediamenti urbani edificati nella collina di San Silvestro per verificare come, in effetti, la problematica ambientale e paesaggistica prospettata non abbia ad effettivo riferimento gli impianti allocati nel Centro Tecnico di Rai Way che, come sopra detto, fruisce di ampia zona di rispetto a verde inedificabile.
  Le criticità rappresentate nell'interrogazione appaiono, infatti, certamente più agevolmente scrutinabili riguardo alla spesso non confacente allocazione degli impianti di una serie di emittenti radiofoniche private nei pressi delle abitazioni e sulle pertinenze residenziali di esse.
  Al fine di contribuire a razionalizzare tale situazione, Rai Way — attivando un'iniziativa del tutto analoga a quella già felicemente e positivamente sperimentata ed attuata in altre località del territorio nazionale come ad esempio a Roma Monte Mario – è intenzionata a presentare alle Autorità cittadine un progetto di condivisione impiantistica e strutturale, in linea con le previsioni dell'articolo 89 del D.Lgs. 1° agosto 2003 n. 259, che possa consentire — se le 29 emittenti private site in San Silvestro o parte di esse aderiranno all'iniziativa — di delocalizzare gli impianti radiofonici collocati a macchia di leopardo in loco, con spostamento ed accorpamento di tutti all'interno dell'area del Centro Tecnico suddetto e con collocazione di ogni apparato in un'unica torre a traliccio, procedendo all'abbattimento della seconda torre attualmente esistente che, a seguito della razionalizzazione, diverrebbe inutile.
  Dalle risorse che Rai Way potrà ricavare da tale condivisione, attraverso la stipula di contratti di ospitalità che sicuramente saranno economicamente convenienti per le emittenti radiofoniche interessate stante l'applicazione di tariffe non elevate comparate a quelle alle medesime richiedibili dai proprietari degli insediamenti condominiali in loco, sarà possibile non soltanto affrontare il costo dell'abbattimento della seconda torre a traliccio presente nel Centro, così migliorando complessivamente ed anche paesaggisticamente il sito ma anche sostenere le spese per studi e verifiche radioelettrici diretti specificamente ad identificare un diverso sito in altra località abruzzese ove poter eventualmente trasferire gli impianti televisivi oggi allocati nel Centro medesimo, proponendone l'approvazione regionale e l'inclusione nell'elenco dei siti da parte dell'Agcom.
  Si ritiene che tale progetto, se approvato ed attuato, potrà sensibilmente soddisfare ogni interesse paesaggistico ed ambientale dell'Amministrazione locale e della cittadinanza, con sicura positiva ricaduta in termini di immagine anche per coloro che lo sostenessero agevolandone l'espletamento.

   PELUFFO E ARLOTTI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il 31 ottobre 2013 ricorre il ventennale della scomparsa di Federico Fellini, l'artista e intellettuale italiano che più di ogni altro ha segnato il Novecento italiano in ambito internazionale, insignito di cinque premi Oscar e riconoscimenti prestigiosi in ogni parte del mondo;
   l'anno 2013 vede ricorrere inoltre i decennali di quattro capolavori del Maestro del cinema italiano: «I vitelloni» (60 Pag. 236anni), «Otto e mezzo» (50 anni), «Amarcord» (40 anni), «E la nave va» (30 anni);
   sotto la sigla di «Fellinianno 2013», inaugurato simbolicamente nel novembre 2012 con l'apertura di una sala del Museo della Città riservata al Libro dei sogni di Federico Fellini, il Comune di Rimini, città, che diede i natali al Maestro, organizza e promuove una collana di iniziative e di appuntamenti per ricordare il ventennale dalla sua scomparsa;
   così come avviene per i geni di ogni tempo, la ricorrenza rappresenta un'occasione straordinaria per fare il punto sull'eredità poetica e intellettuale di uno dei geni italiani più conosciuti al mondo (14 milioni di pagine online citano a tutt'oggi il nome di Fellini);
  si chiede di sapere:
   se non ritenga opportuno e doveroso che la Rai, radiotelevisione italiana, inserisca la trasmissione delle opere di Federico Fellini nei palinsesti dei propri canali televisivi in occasione del ventennale della scomparsa del Maestro. (49/267)

  RISPOSTA. – In occasione del ventennale della scomparsa di Federico Fellini la Rai ha previsto nell'arco della propria programmazione ampi spazi dedicati al noto artista e intellettuale italiano.
  Nella giornata di giovedì 31 ottobre Rai Movie, canale tematico dedicato interamente al cinema, incentrerà l'intero palinsesto sulle opere di Fellini con la messa in onda dei seguenti film: «L'amore in città»; «Il bidone», «Prova d'orchestra»; «I clowns»; «L'intervista»; «Ginger e Fred» e «La nave va». In più verranno trasmessi due documentari: «Fellini va in città» e «Rendez vous chez Nino Rota».
  Ampio spazio al ventennale di Fellini sarà dedicato anche dalle tre reti generaliste. Rai Uno nella seconda serata del 30 ottobre manderà in onda il film «Ginger e Fred». Inoltre, nella giornata del 31 ottobre, dedicherà ampi spazi al ventennale nei programmi contenitori «Uno Mattina» e la «Vita in Diretta». Rai Due, invece, trasmetterà nella notte tra il 30 e il 31 ottobre il film «La Città delle donne». Giovedì 31 ottobre alle ore 15 su Rai Tre andrà in onda il film «Il bidone».
  Per questo importante evento anche Rai Storia ha previsto uno speciale Tablet da un'ora e, all'interno di RES, ci saranno alcuni speciali dedicati al regista.
  Da ultimo si segnala che al ventennale di Federico Fellini sarà dato ampio risalto nell'ambito di programmi contenitori, nonché nel corso delle varie edizioni dei telegiornali.

   ROSSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il Consiglio di Stato, Sez. III, con sentenza n. 4336 del 30.8.2013, si è espresso contro gli oscuramenti della programmazione Rai sui decoder di Sky perché in contrasto con il Contratto di Servizio per gli anni 2007/2009 (articoli 26 e 31, che sanciscono rispettivamente il cd. «obbligo di must offer» e la garanzia di accesso gratuito alla programmazione Rai trasmessa in simulcast) e con il contratto di servizio per gli anni 2010/2012;
   la sentenza ha inoltre ribadito che l'attribuzione di vantaggi a TivùSat da parte di Rai, ai sensi dell'articolo 22, co.3, del Contratto di Servizio 2010/2012 (che prevede l'obbligo di Rai di promuovere TivùSat) costituisce un aiuto di Stato illegittimo ai sensi degli artt. 107 e 108 TFUE perché suscettibile di distorcere la concorrenza nel settore televisivo a beneficio dei soci di TivùSat (tra cui RTI);
   l'articolo 22, co.3 viola anche l'articolo 47, comma 4, del TUSMAR – che vieta espressamente a Rai di utilizzare, direttamente o indirettamente, i ricavi derivanti dal canone per finanziare attività non inerenti al servizio pubblico generale radiotelevisivo – poiché non si può escludere che la promozione della piattaforma TivùSat venga finanziata dalla Rai anche con risorse pubbliche;
   il Consiglio, che ha integralmente confermato la pronuncia del TAR Lazio del 2012, ha pertanto confermato l'illegittimità Pag. 237degli oscuramenti e stabilito che Rai, in quanto concessionaria del servizio pubblico, è tenuta ad assicurare il rispetto dei principi di neutralità tecnologica ed universalità dell'accesso gratuito alla propria programmazione, principi che Rai, nell'oscurare parte della propria programmazione su Sky, ha di fatto violato;
   il giudice ha altresì previsto che Rai dovrà garantire che l'offerta della propria programmazione alle diverse piattaforme distributive avvenga nel rispetto dei principi di salvaguardia della parità delle condizioni concorrenziali nel mercato televisivo, senza alcuna discriminazione tra piattaforme distributive;
   RAI, quindi, dovrà assicurare a Sky lo stesso trattamento riservato a TivùSat e ai suoi utenti, mettendo a disposizione gratuitamente la propria programmazione anche degli utenti di Sky;
  si chiede di sapere:
   quali provvedimenti si intendano prendere per recepire le indicazioni derivanti dalla sentenza del Consiglio di Stato.
(50/288)
   RISPOSTA – La sentenza del Consiglio di Stato del 30 agosto 2013, n. 4363/2013, Sky Italia, afferisce specificamente al tema della legittimità dell'articolo 22, commi 1, 2 e 4, del Contratto di servizio 2010-2012.
  Come noto, la vicenda di cui trattasi trae origine da un contenzioso promosso da Sky e, per quanto qui rileva, finalizzato fra l'altro ad ottenere una declaratoria circa la presunta illegittimità del Contratto di servizio 2010-2012 nella parte in cui non impone alla Rai un obbligo di must offer a titolo gratuito della programmazione di servizio pubblico (cfr articolo 22, commi 1, 2 e 4): l'azione di Sky era infatti diretta a sancire un obbligo di must offer assoluto a carico della concessionaria, fondato sulle norme primarie dell'ordinamento nazionale ed europeo.
  Sul punto, con sentenza n. 6320/2012, il Tar del Lazio non ha accolto le censure di Sky. Il Tar respinge infatti in modo chiaro l'impostazione dell'allora ricorrente Sky Italia, rilevando fra l'altro che «a differenza dell'articolo 26 del precedente contratto, sopra esaminato, in cui il perseguimento del medesimo obiettivo funzionale era affidato all'introduzione di un obbligo di cessione gratuita, l'articolo 22 non prevede obblighi di cessione gratuita, ma soltanto l'obbligo per il concessionario di rendere fruibili le trasmissioni del servizio pubblico attraverso tutti i tipi di piattaforme tecnologiche e per mezzo di almeno una piattaforma distributiva di ogni piattaforma tecnologica».
  Ne consegue che, «anche la distribuzione attraverso una unica piattaforma satellitare può essere ritenuta compatibile con gli obblighi di servizio pubblico se idonea a garantire la copertura dell'intero territorio nazionale e l'accesso alla programmazione da parte della generalità degli utenti a titolo gratuito».
  Già la sentenza del Tar conteneva dunque una chiara affermazione di principio circa la legittimità delle suddette disposizioni del Contratto di servizio 2010-2012 (1).

   (1) Per completezza, si ricorda che la sentenza reputa viceversa illegittimo il comma 3 dell'articolo 22, nella misura in cui lo stesso prevede che Rai svolga un'attività promozionale in favore di Tivù, in particolare mediante la messa a disposizione di smart card a fronte del pagamento dei soli costi di acquisto.


  Il Consiglio di Stato ha integralmente confermato la sentenza del Tar del Lazio: anche i giudici di Palazzo Spada hanno infatti ritenuto legittima la scelta di non imporre alla Rai un obbligo di must offer a titolo gratuito della programmazione di servizio pubblico.
  Al riguardo si precisa che, in un suo motivo di ricorso in appello, la difesa della Rai aveva nondimeno ipotizzato che la sentenza del Tar potesse contenere un profilo di ambiguità: in particolare, l'affermazione del Tar – secondo cui la programmazione della Rai avrebbe dovuto essere messa a disposizione di terzi a condizioni non discriminatorie – avrebbe potuto essere letta nel senso di imporre un obbligo Pag. 238generalizzato di messa a disposizione della programmazione di servizio in favore dei terzi richiedenti.
  In proposito, al punto 4.13 della sentenza, il Consiglio di Stato ha viceversa chiarito che la sentenza del Tar non presenta alcuna ambiguità, atteso che «il TAR non afferma che la Rai è obbligata a mettere a disposizione la propria programmazione di servizio pubblico a condizioni pari per tutti i cessionari». Sempre sul punto, prosegue il Consiglio di Stato, la legittima diffusione della programmazione della Rai «attraverso una sola piattaforma distribuiva satellitare» deve limitarsi a garantire «l'accesso gratuito alla programmazione da parte della generalità degli utenti», nel rispetto di taluni principi di carattere generale quali non discriminazione e salvaguardia della concorrenza. Accesso gratuito alla generalità degli utenti che, con riferimento al comparto satellitare, è sicuramente assicurato grazie ai servizi tecnici all'uopo forniti da Tivù (quali, segnatamente, la messa a disposizione delle chiavi di criptaggio).
  Alla luce di quanto precede, pertanto, si ritiene che le disposizioni di cui all'articolo 22, commi 1, 2 e 4, del Contratto di servizio 2010-2012 sono pienamente legittime (e peraltro possono essere utilmente replicate nel testo del nuovo contratto di servizio).
  Si ribadisce inoltre che il Tar, prima, e Consiglio di Stato, poi, hanno chiaramente respinto gli argomenti di Sky finalizzati a sancire – con riferimento al Contratto di servizio 2010-2012 – un obbligo di must offer assoluto a carico della Concessionaria, fondato sulle norme primarie dell'ordinamento nazionale ed europeo.

   LIUZZI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la puntata della trasmissione di Raiuno «Linea Blu» andata in onda il 31 agosto 2013 dedicava un ampio spazio alla città di Sciacca e alle sue risorse naturali e turistiche (mare, ceramica, terme, etc.);
   si apprende dalla testata giornalistica online «Corriere di Sciacca» (http://www.corrieredisciacca.it/Default.asp ?id=21997 – Tribunale di Sciacca aut.n. 2/2009 R.O.C.N. 16985) che la puntata in questione sarebbe stata registrata un mese prima della messa in onda, e che l'Ingegnere Mario Di Giovanna, appartenente al comitato «Stoppa La Piattaforma», avrebbe registrato per il suddetto programma un'intervista relativa alle ipotesi di sfruttamento petrolifero del mare saccense;
   l'ingegnere Di Giovanna, che porta avanti ormai da anni una dura battaglia contro le trivellazioni nel Canale di Sicilia, durante l'intervista a «Linea Blu» avrebbe espresso la propria legittima opinione sull'insensatezza dello sfruttamento in chiave industriale del mare di Sciacca. Nell'articolo apparso sul «Corriere di Sciacca», Di Giovanna stesso sintetizza la posizione espressa alle telecamere Rai: «L'idea che si possa dividere in zone, più o meno sensibili ai fini della trivellazione, di fatto ammette che è possibile trivellare in sicurezza, ma è assolutamente priva di ogni fondamento logico. La zonizzazione del nostro mare a fini petroliferi equivale a sostenere che il petrolio, una volta sversato a causa di un incidente, rimane confinato all'interno di invisibili confini che delimitano tali zone»;
   l'intervista succitata non è mai andata in onda, essendo stata sostituita da un'altra intervista a un geologo, Carlo Cassaniti, il quale, in senso diametralmente opposto a quanto espresso dal Di Giovanna, ha dichiarato che «negli ultimi anni il ruolo del geologo, diciamo, va più verso l'analisi del rischio che lo sfruttamento [...] se è vero che, per esempio la nostra categoria ha già scelto quelle che sono le forme rinnovabili e quindi di fatto va verso un'altra direzione, è anche vero che in questo momento il mercato è quello degli idrocarburi, sia liquidi che gassosi, e quindi è anche, come dire, strategico da parte nostra come categoria e come comunità scientifica metterci a disposizione delle compagnie petrolifere. Il tutto ovviamente, come dicevo prima, va strutturato in una normativa che sia seria e chiara, e Pag. 239quindi avere qui a mare le stesse regole che abbiamo a terra e poi soprattutto farle rispettare»;
   l'ingegnere Di Giovanna — sempre sul «Corriere di Sciacca» — ha dichiarato il proprio comprensibile dispiacere per la mancata messa in onda dell'intervista «per tutte le persone che, come me, si sono illuse che le ragioni del territorio potessero trovare spazio su Rai 1»;
   la gestione che la concessionaria del servizio pubblico ha fatto dell'intervista all'ingegner Di Giovanna, voce rappresentativa del Comitato «Stoppa la piattaforma», sembra potersi qualificare come vera e propria censura, dal momento che le opinioni da lui espresse — e registrate — non sono state rappresentate nel corso del programma, al contrario di quelle opposte in difesa delle trivellazioni e delle compagnie petrolifere.
  Considerando che:
   l'articolo 3 del decreto legislativo. 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, definisce «la lealtà e l'imparzialità dell'informazione» un principio fondamentale del sistema dei servizi di media, così come «la salvaguardia [...] del patrimonio culturale, artistico e ambientale, a livello nazionale e locale»;
   l'articolo 2, comma 3, lettera a), del Contratto di Servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico, attualmente in vigore, impegna la Rai a rispettare «i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione»;
   la lettera r) del medesimo articolo impone alla Rai di «garantire la comunicazione sociale attraverso trasmissioni dedicate all'ambiente, alla salute, alla qualità della vita, [...] assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore», quale dovrebbe lato sensu considerarsi il comitato «Stoppa la Piattaforma»;
   lo scopo dei programmi e delle rubriche di promozione culturale come «Linea Blu», ai sensi dell'articolo 9, comma 2, lettera f) del citato Contratto di Servizio, è anche «far partecipare la società italiana alla tutela del patrimonio artistico e ambientale del Paese», cosa che costituisce il fine precipuo delle attività di sensibilizzazione e mobilitazione del comitato «Stoppa la Piattaforma», che infatti era stato correttamente interpellato durante le registrazioni;
  si chiede di sapere:
   per quali ragioni l'intervista all'ingegnere Di Giovanna è stata prima registrata e successivamente censurata;
   perché al posto della suddetta intervista sono andate in onda dichiarazioni del geologo Cassaniti concernenti lo stesso argomento affrontato dal Di Giovanna, ma di contenuto diametralmente opposto;
   per quali ragioni non sono state trasmesse entrambe le interviste e si è invece preferito obliterare del tutto il punto di vista del comitato «Stoppa la Piattaforma» in merito alle trivellazioni nel mare di Sciacca;
   quali interventi intendono porre in essere gli interrogati per consentire l'acquisizione di spazi e dibattiti aperti anche ai comitati che ritengono di individuare nell'estrazione di petrolio una pericolosità per l'ambiente e la salute, al fine di garantire il pluralismo, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione sul tema;
   se la censura in oggetto costituisce parte di una più ampia politica — apparentemente perseguita dalla Rai anche in altre occasioni, come durante il programma «Petrolio» andato in onda nel mese di agosto su Raiuno – volta a sostenere le estrazioni petrolifere sul territorio italiano e creare consenso attorno a tali attività;
   se tale politica comunicativa favorevole alle trivellazioni costituisca una sorta di occulta contropartita nell'ambito di accordi commerciali e pubblicitari tra la Rai e le compagnie petrolifere quali, ad esempio, l'Eni. (51/289)

Pag. 240

  RISPOSTA. – Lineablu è un programma televisivo di divulgazione e non d'inchiesta, che approfondisce le tematiche legate al territorio. Nel caso sollevato dall'interrogante, la puntata intera (andata in onda il 31 agosto 2013) era dedicata a Sciacca e alle sue risorse naturali, storiche, tradizionali e alle sue problematiche.
  In tale quadro, il tema dello sfruttamento del mare di Sciacca veniva affrontato con i due seguenti servizi.
  Nel servizio «Il territorio sommerso» la conduttrice Donatella Bianchi, dopo un'introduzione relativa alla posizione geografica di Sciacca (che si trova in uno dei punti nevralgici del sistema vulcanico del canale di Sicilia e la posizione delle comunità locali a cui — dice la Bianchi – il problema dello sfruttamento di questi mari sta molto a cuore), approfondisce il tema dei rischi e della pericolosità dello sfruttamento del mare con il geologo Carlo Cassaniti, professore di Scienze Geologiche Università degli Studi di Catania. Il geologo insiste sulla necessità di mettere a sistema tutte le forze scientifiche (Istituti di ricerca: ISPRA, Istituto geologico nazionale etc.) per arrivare ad una norma che regoli la questione come succede sulla terraferma.
  Si sottolinea inoltre che il Dott. Cassaniti, anche Vice Presidente dell'Ordine Regionale Geologi della Sicilia, è ritenuto un esperto per approfondire il tema delle trivellazioni dal punto di vista scientifico; tale testimonianza dunque non veniva utilizzata in contrapposizione alle teorie del Comitato «Stoppa le piattaforme» o ad altra qualsivoglia posizione, bensì come parere tecnico. Il Dott. Cassaniti peraltro nell'intervista esprime forti perplessità e sollecita azioni di indagini geomorfologiche accurate prima di avviare eventuali attività di trivellazione in quell'area del canale di Sicilia ad alto rischio geologico.
  Nel servizio «Sbarco del pescato» Donatella Bianchi dopo aver sottolineato che i pescatori locali hanno deciso di prendere posizione e di sostenere il comitato «No alla piattaforma» intervista Pino Gullo, Presidente Lega Pesca Sicilia, che sottolinea come la pesca siciliana chieda con molta forza una regolamentazione al pari di quello che è avvenuto nell'Alto Tirreno e conclude che «per poche manciate di petrolio si va a distruggere l'industria della pesca ... che dà lavoro a moltissime famiglie».
  Nel rispetto dei principi d'imparzialità e completezza dell'informazione, si precisa infine che, non essendo presenti nei servizi sopra riassunti delle dichiarazioni o interviste di rappresentanti di compagnie petrolifere (per es. Eni), gli autori hanno deciso che, nell'economia del programma, le due voci fossero sufficienti ed esaustive a raccontare tale problematica.

   LIUZZI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   per quattro venerdì consecutivi, a partire dal 16 agosto 2013, sono andate in onda su Raiuno le puntate di un programma intitolato «Petrolio». Il programma ha registrato un significativo indice d'ascolto, quantificabile in una media di share del 9,4 per cento, pari a circa 888.000 telespettatori;
   il programma viene così presentato su sito web di Raiuno (http://www.rai.it/dI/RaiUno/programma.html ?Contentltem-9f72136b-2789-4429-ae65-ce98a84e133b): «petrolio; metafora delle nostre ricchezze che per essere utilizzate devono essere identificate, estratte e valorizzate. Quattro appuntamenti per cercare i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati: la leva con cui risollevare il Paese. Ciascuna puntata è un percorso scandito attraverso reportages di giovani videomaker, interviste, personaggi e storie. In studio Duilio Giammaria sviluppa i temi delle puntate, per riscoprire i punti di forza ma anche per evidenziare gli ostacoli che impediscono di dare nuovo impulso al nostro paese;
   si tratta di un programma senza dibattiti, contraddittori e risse verbali, segnato da chiara esposizione di fatti con domande a cui trovare inequivocabili risposte. Grafiche, approfondimenti e servizi Pag. 241per tracciare i percorsi, per cercare le risorse inesplorate del nostro paese, in grado di offrire soluzioni alla crisi»;
   il comitato di cittadini «Mediterraneo No Triv» – impegnato da diversi anni nella lotta contro le perforazioni delle compagnie petrolifere e a favore delle energie rinnovabili, in particolare in Basilicata e in altre zone del sud Italia — ha inviato all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni una segnalazione relativa al programma «Petrolio»;
   le motivazioni della segnalazione fatta dal comitato «Mediterraneo No Triv» sono principalmente due:
   come si legge sul sito di Raiuno, il «tema della prima puntata sarà «Caccia al tesoro’: alla ricerca dei tesori dimenticati, da Pompei ai Bronzi di Riace, dalle risorse inutilizzate ai 105 milioni a disposizione per rilanciare Pompei, uno dei giacimenti di “petrolio” simbolo del nostro paese». A opinione del comitato, l'accostamento dei tesori archeologici, delle natura e del turismo italiani al termine petrolio ha l'effetto di colorare maliziosamente quest'ultimo di suggestioni e significati esclusivamente positivi, e costituisce perciò una manipolazione, non riconoscibile allo spettatore e dunque occulta, del contenuto delle informazioni trasmesse. «Petrolio» infatti non è solo un titolo per un programma televisivo, ma è soprattutto un prodotto, venduto dalle compagnie petrolifere in regime di concorrenza con altri prodotti che soddisfano gli stessi bisogni o si propongono gli stessi obiettivi (metano, diesel, rinnovabili, e altro), dunque tutt'altro che neutro, sia da un punto di vista economico-commerciale che da una prospettiva ecologico-ambientale. Solo a titolo di esempio, i Paesi Europei più virtuosi dimostrano che pur in una congiuntura macroeconomica non certo favorevole, è possibile ritoccare gli obiettivi di energia prodotta da fonti rinnovabili, così come ha stabilito la Danimarca che punta a produrre il 35 per cento del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro il 2020; Tutto ciò, secondo il Comitato «Mediterraneo No Triv», rende del tutto inidoneo il termine a essere utilizzato quale titolo di una trasmissione, poiché potrebbe sussistere il fondato pericolo di veicolare, seppur involontariamente, un messaggio promozionale consentendo un rilancio d'immagine e una sorta di promozione pubblicitaria del termine petrolio — spesso percepito come fonte di inquinamento — mediante l'accostamento dello stesso alla risorsa «positiva» del sito archeologico di Pompei;
   sempre sul sito web di Raiuno si parla di «Petrolio» come di un programma «senza dibattiti, contraddittori e risse verbali, segnato da chiara esposizione di fatti, con domande cui trovare inequivocabili risposte». E bene ricordare che la garanzia di un adeguato contraddittorio è un preciso obbligo della concessionaria del servizio pubblico ai sensi del vigente Contratto di Servizio. Inoltre, l'associazione logica tra il dibattito e il contraddittorio, da una parte, e la rissa verbale dall'altra denuncia tutta la faziosa unilateralità del punto di vista assunto dalla trasmissione, inaccettabile nella logica del pluralismo interno che deve contraddistinguere il servizio pubblico radiotelevisivo;
  considerando che:
   l'articolo 7, comma 2, del D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, sancisce «l'assoluto divieto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni»;
   l'articolo 2, comma 6, del Contratto di Servizio 2010-2012, stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico, attualmente in vigore, stabilisce che «la Rai adotta un adeguato sistema di contrasto delle forme di pubblicità occulta. A tal fine, monitora l'eventuale presenza, all'interno dei programmi televisivi e radiofonici, di riferimenti a specifici marchi o attività commerciali, nonché di beni o servizi ad essi riconducibili, e all'esito del monitoraggio, assume le opportune iniziative Pag. 242aziendali, inclusa, ove del caso, l'irrogazione di sanzioni nei confronti dei responsabili dei programmi. [...]»;
   il combinato disposto degli artt. 20, 22, 23, lettera m), del D.Lgs. 6 settembre 2005, n. 206, recante il Codice del consumo, proibisce ogni forma di pubblicità occulta veicolata mediante qualsiasi mezzo di comunicazione;
   l'articolo 3 del D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, definisce «la lealtà e l'imparzialità dell'informazione» un principio fondamentale del sistema dei servizi di media;
   l'articolo 2, comma 3, lettera d) del Contratto di Servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico, attualmente in vigore, impone alla Rai un obbligo di «garanzia di un contraddittorio adeguato»;
  si chiede di sapere:
   se gli interrogati ritengano o meno che con l'uso tendenzioso, descritto in premessa, del titolo «Petrolio» si sia perpetrata una fattispecie illecita di pubblicità occulta, consistente nella promozione di un bene riconducibile a specifiche aziende (le compagnie petrolifere) che operano in regime di concorrenza rispetto a società che forniscono altri beni alternativi che soddisfano gli stessi bisogni o si propongono gli stessi obiettivi (metano, diesel, rinnovabili, e altro);
   quali misure intenda eventualmente adottare la Rai per sanzionare tali comportamenti pubblicitari illeciti, nella consapevolezza che — come affermato da autorevole giurisprudenza del Consiglio di Stato (sent. 11 marzo 2010, n. 1435) — laddove una trasmissione televisiva produca un «non controvertibile effetto promozionale» tale «effetto» è di per sé «rivelatore di un sotteso «intento» promozionale», ed è dunque sufficiente a sopperire indiziariamente alla carenza della prova storica del rapporto di committenza tra azienda promozionata ed emittente (in questo caso: le compagnie petrolifere e la Rai);
   quali interventi intendono porre in essere gli interrogati per consentire l'acquisizione di spazi e dibattiti aperti anche alle associazioni e Comitati che ritengono di individuare nell'estrazione di petrolio una pericolosità per l'ambiente e la salute e che propongono soluzioni virtuose e alternative secondo una visione futura nella quale siano ridotti o assenti i combustibili fossili;
   se la trasmissione «Petrolio» costituisce parte di una più ampia politica — apparentemente perseguita dalla Rai anche in altre occasioni, come durante la trasmissione «Linea Blu» del 31 agosto 2013 —volta a sostenere le estrazioni petrolifere sul territorio italiano e creare consenso attorno a tali attività. (52/290)

  RISPOSTA. – Il programma di attualità «Petrolio» trasmesso in quattro puntate da Rai 1 (dal 16 agosto al 6 settembre) ha avuto come principale scopo quello di mettere in evidenza i tesori nascosti, dimenticati o semplicemente mal utilizzati del nostro paese.
  Il titolo «Petrolio» è essenzialmente una metafora delle risorse mai legata alla materia prima del petrolio, ma come simbolo delle ricchezze della nostra epoca. Il petrolio è una ricchezza che può essere dissipata, divenire rara e di conseguenza oggetto di conflitti tra nazioni, ma se invece viene gestita con oculatezza e responsabilità può contribuire al benessere di un paese.
  Nelle quattro puntate di Petrolio il tema dei giacimenti è sempre rimasto una metafora tanto è vero che la declinazione dei temi delle puntate era rivolto alle ricchezze della nostra terra.
  La prima puntata, infatti, dal titolo «Caccia al tesoro» era dedicata alla ricerca dei tesori dimenticati, da Pompei ai Bronzi di Riace, che rappresentano un «petrolio» del nostro patrimonio culturale.
  Nella seconda puntata, dal titolo «Aperto per Ferie», si è posta l'attenzione Pag. 243sui nostri patrimoni artistici e culturali che sono il nostro «petrolio» soprattutto nel periodo di vacanze e quindi aperti al flusso dei turisti provenienti da ogni parte del mondo.
  Tema della terza puntata è stato «Italia – Germania». L'eterno derby europeo si è giocato sui campi da calcio e oggi si ripete in economia, negli affari. Un confronto tra paesi e mentalità per cercare di capire come l'Italia può ancora fare «gol» e vincere questo derby su campi importanti per lo sviluppo del nostro paese.
  La quarta e ultima puntata, dal titolo «Effetto F – Fiducia, Felicità, Futuro, Fede», ha visto al centro dell'attenzione la figura di Papa Francesco. L'arrivo del nuovo pontefice porta una carica d'innovazione e produce effetti anche nella società dei laici. Un viaggio nelle parole e nelle immagini di un papato che in pochi mesi sta rivoluzionando la percezione della Chiesa e che rappresenta un «petrolio» per la nostra società.
  Dai contenuti di queste quattro puntate emerge come non è mai esistita alcuna attinenza tra il titolo «Petrolio» e il tema degli idrocarburi, e inoltre si specifica che in tutte le quattro puntate di «Petrolio» non c’è mai stato alcun riferimento alle trivellazioni o alle società di idrocarburi.

   FORNARO, FAVERO e ALTRI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, d'intesa con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), del 10 settembre 2008, recante «Definizione di un calendario per il passaggio definitivo alla trasmissione televisiva digitale terrestre, con l'indicazione delle aree territoriali interessate e delle rispettive scadenze», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 238 del 10 ottobre 2008, ha previsto il calendario per il passaggio di tutto il territorio nazionale, suddiviso in 16 aree tecniche, dalla TV analogica alla trasmissione televisiva digitale terrestre;
   il 4 luglio 2012, è avvenuta la completata transizione dell'Italia al digitale terrestre, con lo switch-off della regione Sicilia;
   fin dall'inizio del passaggio alla televisione digitale terrestre, con la sequenza dei vari switch-off nelle diverse aree tecniche, sono stato segnalate dagli utenti innumerevoli difficoltà di ricezione del segnalo, in particolare, dei canali Rai, che hanno causato un disservizio tra i cittadini, regolarmente paganti del canone;
   nel corso degli anni, numerose sono state le richieste d'intervento da parte delle amministrazioni locali e regionali, cui sono succeduto le rassicurazioni degli organismi competenti, in prima istanza la Rai o lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico, che non hanno però portato ad una definitiva soluzione dei problemi di ricezione, dovuti inizialmente all'iniziale transizione dal segnale analogico ma diventati nel corso del tempo continui ed estenuanti;
   nel corso della XVI legislatura, diverse interrogazioni di parlamentari di differenti gruppi e circoscrizioni elettorali della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica hanno indicato le complicazioni del passaggio del digitale terrestre in varie zone del Paese, evidenziando le ricadute che tale situazione ha sulle popolazioni locali;
   i problemi dei disturbi al segnale sono tuttora persistenti. A titolo d'esempio, giova ricordare il recente caso della zona della Valsesia, nella provincia di Vercelli, dove le continue interferenze alle frequenze Rai (e di altri canali introdotti con il passaggio al digitale terrestre) hanno provocato le proteste di molti cittadini che lamentano il disservizio, nonostante siano regolarmente paganti del canone. Tali dimostrazioni di malessere sono state raccolte e pubblicate dal quotidiano «La Stampa» che, a partire dal 30 agosto 2013, ha lanciato un'iniziativa per dare modo ai cittadini, in particolare vercellesi, di poter segnalare tutti i disservizi e disagi relativi al digitale terrestre;
   il quadro emergente evidenzia come tale increscioso problema è comune anche Pag. 244in altre zone del Piemonte, noi comuni delle province di Alessandria, Cuneo e Novara. Nella provincia di Biella, i disturbi alle frequenze del digitale terrestre stanno creando sconcerto e frustrazione tra i cittadini, come descritto nell'interrogazione 3-00311 presentata il 7 agosto 2013 dalla Sen. Nicoletta Favero;
   in particolare, si segnala, la difficoltà di ricezione dei Telegiornali regionali che, soprattutto nella popolazione over 70, hanno un forte seguito di ascolti. Tale importante veicolo d'informazione rischia di venire meno a causa dei problemi d'interferenza del segnale Rai;
   in molti casi, l'utenza, che ritiene il problema descritto connesso al proprio impianto digitale terrestre, è spinto a rivolgersi ad un tecnico antennista. In questo modo, oltre al costo già sostenuto per l'acquisto del decoder, è gravato di ulteriori spese che, nella maggioranza dei casi, non comporta una soluzione della situazione esposta;
   da ultimo, anche in seguito ad eventi atmosferici di particolare intensità, si registrano disturbi al segnale radiotelevisivo, dovuti al danneggiamento dei diversi ripetitori di molte emittenti, compresa la Rai;
   i problemi di ricezione del digitale terrestre, che creano sconcerto e frustrazione per i cittadini di tutte le zone d'Italia, non sono ancora stati risolti da chi dovrebbe essere deputato a farlo;
  si chiede di sapere:
   se gli interroganti, per quanto di propria competenza, ritengano opportuno adottare iniziative per risolvere in maniera definitiva i problemi di ricezione del segnale del digitale terreste e ripristinare la completa diffusione dei canali Rai, eliminando i disturbi e le interferenze che impediscono ai cittadini utenti di usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo.
(53/291)

  RISPOSTA. – A seguito dei rilevamenti effettuati dal reparto Controllo Qualità di Rai Way è emerso che nell'area corrispondente al Piemonte orientale il segnale del multiplex 1 (che diffonde Rai 1, Rai 2, Rai 3 TGR Piemonte e Rai News) è parzialmente interferito dalle emissioni sullo stesso canale 22 UHF dell'emittente privata Telelibertà dal sito lombardo di Monte Penice, sin dall'atto dello switch-off avvenuto a novembre 2010.
  La problematica interferenziale riguarda circa 500.000 utenti, localizzati principalmente nelle province di Alessandria, Asti, Biella, Torino e Novara. Tali problematiche di ricezione potrebbero inoltre essere aggravate dalla vetustà ed inadeguatezza degli impianti d'antenna domestici, che spesso risultano non adeguati al nuovo contesto digitale.
  In gran parte delle aree interferite, è comunque ricevibile il multiplex 1 con contenuti regionali lombardi diffuso sul canale 23 UHF, seppur parzialmente degradato dalle emissioni delle emittenti private Telegranda e Telecupole sullo stesso canale 23 UHF in alcuni siti piemontesi. Sono stati effettuati diversi tentativi di compatibilizzazione tra Rai e Telelibertà, che non hanno però prodotto esiti soddisfacenti.
  La situazione è stata ripetutamente segnalata al Ministero dello sviluppo economico – Dipartimento Comunicazioni, responsabile delle assegnazioni delle risorse in frequenza destinate alla diffusione dei servizi radiotelevisivi, chiedendo un intervento al riguardo.
  A tal proposito si segnala che il 1 agosto u.s. è stato firmato un accordo fra AGCOM, Ministero dello sviluppo economico e Rai che, modificando alcune assegnazioni delle frequenze, dovrebbe risolvere nei prossimi mesi le problematiche interferenziali a danni del Mux 1, Piemonte incluso.
  Le stesse nuove graduatorie stilate dal MISE per l'assegnazione delle frequenze alle emittenti locali in Piemonte e Lombardia di recente pubblicate, potrebbero modificare a breve il quadro pianificatorio risolvendo parte delle interferenze evidenziate.

Pag. 245

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   in data 10 settembre 2013, nel corso della trasmissione del programma di servizio pubblico «Ballarò» sul canale RaiTRE della Rai, società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, è andata in onda la consueta «copertina» del comico Maurizio Crozza;
   nel corso dell'intervento il comico si è lasciato andare ad affermazioni, opinioni personali e commenti che esulano dal limite del diritto di satira;
   in particolare il detto comico ha incentrato la quasi totalità del suo intervento sul leader del centrodestra, in modo squilibrato e ridondante, intrattenendosi su episodi per nulla inerenti alla tematica della serata;
   ha pronunciato, al di là del normale contesto satirico, già di per sé artatamente orientato ad una smodata ed inconsistente parodia, affermazioni gravissime in ordine all'esercizio del diritto di voto, alla libertà di espressione elettorale, alla colpevolizzazione dei dieci milioni di italiani che hanno scelto di farsi rappresentare dal centrodestra;
   inoltre ha proferito dissertazioni sul potere di grazia diffondendo, pur attraverso la deformazione satirica, false e scorrette informazioni agli utenti del servizio pubblico;
   il comico, attraverso la battuta «la grazia è uguale per tutti», ha inteso porre in relazione il principio «la legge è uguale per tutti» con lo scopo di suscitare nel telespettatore il senso del paradosso, equiparando termini che dal punto di vista giuridico (di qui la falsa informazione) non sono affatto equiparabili, essendo noto che la grazia è per sua natura non «uguale per tutti», proprio perché destinata a singoli individui per casi eccezionali secondo le condizioni e gli oneri determinati dal Presidente della Repubblica, mentre la legge è applicata dai magistrati avendo presente norme generali ed astratte per fattispecie tipiche;
   il goffo tentativo di riequilibrio (essendosi «dimenticato» di parlare del PD) si è risolto in qualche istante, con poche battute del tutto prive di verve satirica;
   il conduttore Floris non è minimamente intervenuto in riequilibrio, né ha successivamente commentato la performance del comico;
   di recente l'AGCOM ha intimato alla Rai il riequilibrio proprio nell'ambito del programma «Ballarò», considerando irrilevanti eventuali riequilibri esterni al programma;
   l'AGCOM ha preavvertito la Rai circa le pesanti sanzioni cui la società sarebbe andata incontro in caso di inottemperanza all'ordine di riequilibrio;
   il Direttore Generale Gubitosi ha affermato, il giorno prima della messa in onda della suddetta puntata, che «Ballarò» è l'emblema dei programmi di servizio pubblico, ed il giorno dopo, in una lunga intervista al Sole24Ore, ha auspicato l'ingresso in Rai di Crozza, esprimendo simpatia evidentemente per le performance satirico-editoriali, senza tener conto che la materia editoriale esula dalla sua competenza attribuita dalla legge;
   il diritto di satira per costante giurisprudenza e consolidata dottrina è una delle forme della libertà del pensiero tutelata dall'articolo 21 della nostra Costituzione;
   il diritto di satira gode delle stesse prerogative ma soffre gli stessi limiti del diritto di cronaca e di critica, salvo le differenze proprie della particolare forma di espressione;
   i noti limiti della verità della notizia, della rilevanza sociale e della continenza sono pertanto applicabili anche al diritto di satira, che proprio perché utilizza e si esprime per paradossi vede ampliarsi il limite della continenza, ma non perde il vincolo rispetto ai canoni della verità e della rilevanza sociale;
   quanto alla satira come diritto di critica deve rilevarsi come la distorsione Pag. 246argomentativa cui si fa ricorso per far emergere contraddizioni e profili abnormi non possa comunque prescindere dalla attinenza alla verità della conclusione cui si vuol giungere ed alla rilevanza sociale;
   la verità è stata distorta da Crozza e la rilevanza sociale forzata (la battuta sul conto Antigua era avulsa dal contesto e ripetuta solo per aggravare la verve critica);
   in ogni caso il diritto di critica, se assunta la satira come tale, esprimendo un giudizio di carattere politico, torna necessariamente all'interno del perimetro del pluralismo come principio inviolabile che consente alla parte soggetta a critica satirica di poter replicare e di poter essere rappresentata anche sul piano della particolare forma di espressione del pensiero;
   l'intervento di Crozza ha inciso unilateralmente sulla percezione e sul giudizio degli utenti di servizio pubblico ponendo in cattiva luce il voto degli italiani che hanno scelto come loro rappresentante politico il centrodestra ed il suo leader;
   il riferimento al reato di favoreggiamento non solletica alcun senso dell'humour ove si lascia intendere che il voto al leader del centrodestra non sia una forma di partecipazione politica volta ad eleggere il rappresentante di gran parte degli italiani, ma un concorso nel reato;
   l'intervento di Crozza, attraverso l'improprio ma suggestivo raffronto tra l'istituto costituzionale della competizione elettorale e i consensi sul social network Facebook, ha indotto negli utenti di servizio pubblico la convinzione che votare il proprio leader sia la stessa cosa che concedere una «amicizia» su Facebook;
   le personali esternazioni del comico sono mirate ad orientare indebitamente il telespettatore nel pensare che le vicende del privato cittadino siano del tutto equiparabili a quelle di chi rappresenta 10 milioni di cittadini votanti senza tener conto che l'elettore nell'urna non vota la veste del proprio candidato, ma la capacità di rappresentarlo in Parlamento e nella competizione politica;
   la Commissione parlamentare di vigilanza ha più volte sollecitato la Rai ed i suoi vertici a garantire il riequilibrio violato, senza successo, tanto che è intervenuta l'AGCOM con la menzionata pronuncia di intimazione;
   la Commissione di vigilanza ha più volte precisato come «il rispetto della completezza e della obiettività deve risultare evidente anche nelle modalità della comunicazione radiotelevisiva del servizio pubblico» e che al pari «i principi sopra elencati vincolano anche le strutture non giornalistiche» (indirizzo approvato in data 19.11.1996);
   la medesima Commissione ha ribadito che «la Rai è tenuta al rigoroso rispetto del principio pluralistico nell'insieme della sua programmazione radiotelevisiva» (a corollario dell'indirizzo sul pluralismo approvato in data 13.2.1997); con riguardo alle disparità di trattamento tra soggetti politici ha riaffermato l'invito «a garantire ai cittadini elettori una informazione corretta ed una effettiva parità di trattamento» (approvato come indirizzo in data 29.3.2000); ha recentemente sottolineato l'esigenza di garantire la pluralità dei punti di vista (non garantire solo ed esclusivamente quello del comico Crozza) e la necessità del contraddittorio (del tutto mancante nel contesto della «copertina» nonostante lo squilibrio sia risultato da subito evidente);
   quali iniziative urgenti intenda assumere il Consiglio di amministrazione della Rai, titolare per legge della funzione di controllo e garanzia del corretto espletamento del servizio pubblico, oltre che organo di amministrazione della società, per garantire il rispetto del pluralismo politico-istituzionale e il ripristino della situazione di equilibrio imposta dalla normativa;Pag. 247
  si chiede di sapere:
   quali iniziative il Consiglio di amministrazione intenda assumere urgentemente per tutelare la società Rai dal rischio di pesantissime sanzioni economiche che l'AGCOM potrebbe irrogare per la violazione delle sue recenti delibere in tema di riequilibrio del pluralismo all'interno del programma «Ballarò». (54/292)
   RISPOSTA. Afferma l'interrogazione che fautore della copertina «si è lasciato andare ad affermazioni, opinioni personali e commenti che esulano dal limite del diritto di satira». In realtà non si comprende quale sarebbe, secondo il sen. Brunetta, detto limite, tenendo presente che successivamente lo stesso interrogante, dopo aver ricordato che il diritto di satira è una delle forme della libertà di pensiero tutelata dall'articolo 21 della Costituzione, afferma che esso «soffre degli stessi limiti del diritto di cronaca e di critica».
  In realtà, la giurisprudenza ha tracciato un percorso differente, affermando che «la peculiarità della satira, che si esprime con il paradosso e la metafora surreale, la sottrae al parametro della verità e la rende eterogenea rispetto alla cronaca; a differenza di questa che, avendo la finalità di fornire informazioni su fatti e persone, è soggetta al vaglio del riscontro storico, la satira assume i connotati dell'inverosimiglianza e dell'iperbole, per destare il riso e sferzare il costume» (Cassazione, 8 novembre 2007, n. 23314). E ancora, «(la satira) esprime un giudizio che necessariamente assume connotazioni soggettive ed opinabili, sottraendosi ad una dimostrazione di veridicità» (ibid.)
  Afferma l'interrogante che Crozza ha incentrato la quasi totalità del suo intervento sul leader del centrodestra Silvio Berlusconi (....) intrattenendosi su episodi per nulla inerenti alla tematica della serata: ma in realtà la copertina del comico non ha mai avuto necessariamente un legame stretto con le tematiche della puntata che precede, mentre ha sempre riferimenti all'attualità politica, della cronaca e del costume. E in quei giorni la vicenda giudiziaria che coinvolge il leader del centrodestra e le sue ripercussioni politiche erano all'attenzione di tutta l'informazione italiana, senza eccezioni. Per altro, nella puntata di cui trattasi, il caso di Silvio Berlusconi è stato invece anche affrontato nel dibattito.
  Afferma ancora l'interrogazione che Crozza ha fatto affermazioni tendenti alla «colpevolizzazione di dieci milioni di italiani che hanno scelto di farsi rappresentare dal centrodestra»: ma in realtà il suo paradosso era inteso a commentare (in modo appunto satirico) la tesi politica secondo la quale nell'applicazione di una sentenza giudiziaria si deve tener conto del fatto che chi ne è oggetto sia anche il soggetto di un grande consenso politico. Lo stesso vale per la battuta «la grazia è uguale per tutti», adoperata nell'ambito di un monologo satirico che si riferiva alla questione dell'applicazione di sanzioni penali (e di eventuali provvedimenti di clemenza) in relazione allo status politico del condannato.
  Osserva l'interrogazione che «il conduttore Floris non è minimamente intervenuto in riequilibrio, né ha successivamente commentato la performance del comico»: questo non è mai accaduto nel programma, essendo la copertina per l'appunto una introduzione satirica che non ha un diretto legame con il confronto che si svolge successivamente in studio.
  Certamente Crozza non ha mai inteso indurre «negli utenti di servizio pubblico la convinzione che votare il proprio leader sia la stessa cosa che concedere amicizia su un social network»: ha invece usato questo accostamento surreale e paradossale, in pieno stile satirico, per commentare sempre il legame istituito fra una presunta immunità dalle leggi e il consenso politico che si ottiene: argomento che è oggetto di discussione in tutto il contesto della politica nazionale in questa settimane.
  Sostiene il sen. Brunetta che «di recente l'Agcom ha intimato alla Rai «il riequilibrio proprio nell'ambito del programma «Ballarò», considerando irrilevanti eventuali riequilibri esterni al programma»: in realtà, il sen. Brunetta ha presentato all'Agcom un esposto verso «Ballarò» per Pag. 248presunta violazione del pluralismo e detto esposto è stato archiviato dall'Autorità Garante.
  Osserva inoltre l'interrogazione che ci sarebbe stato un «goffo tentativo di riequilibrio» di Crozza a proposito del Pd, «risolto in qualche istante, con poche battute del tutto prive di verve satirica»: ovviamente il giudizio sulla verve è opinabile (e infatti non è stato condiviso dal pubblico), ma preme rilevare che non esisteva alcun tentativo di riequilibrio, perché immaginare una satira con tempi contingentati per argomento è artisticamente, editorialmente e realisticamente inimmaginabile.

   ROSSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   dal 27 novembre al 4 dicembre 2013 il reality «The Mission» andrà in onda in prima serata su Rai Uno per descrivere le condizioni dei campi profughi in Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Mali;
   il programma sta scatenando serie polemiche per l'alto rischio di spettacolarizzazione della sofferenza dei profughi;
  si chiede di sapere:
   il costo complessivo della produzione della trasmissione per la Rai, onnicomprensivo, declinato voce per voce (cachet di partecipanti, conduttori e ospiti; spese di viaggio, trasferimenti e soggiorni in albergo; costi tecnici; costi di eventuali collegamenti esterni e i conseguenti costi di service), sia interni, sia esterni e appaltati;
   se la trasmissione sia considerata di servizio pubblico e pertanto interamente finanziata con i fondi del canone, oppure sia considerata un programma di carattere commerciale e i relativi costi siano quindi coperti da pubblicità, o se considerata di tipo misto, e in questo caso, come sia ripartita la copertura dei costi tra quota canone e introiti derivanti da pubblicità.
(55/301)

  RISPOSTA. «Mission» è un progetto di programma che punta l'attenzione sulle realtà di assistenza nelle missioni umanitarie con l'obiettivo di contribuire ad una straordinaria campagna di sensibilizzazione su temi internazionali troppo poco considerati.
  «Mission» non rientra in alcun modo nella fattispecie di un «reality», ma è da considerare un progetto di social TV nel quale alcuni volti noti, che non saranno remunerati salvo un rimborso spese, per un periodo di tempo limitato ma significativo affiancheranno gli operatori umanitari di UNHCR e INTERSOS nel loro lavoro quotidiano di protezione e assistenza ai rifugiati.
  Il grande pubblico avrà la possibilità di vedere – senza finzioni sceniche – come realmente si svolge la giornata tipo in un campo rifugiati e di conoscere da vicino i problemi di chi vive e lavora nel campo, ovvero i rifugiati e gli operatori umanitari.
  L'obiettivo di «Mission» è di provare a raccontare tutto questo con un linguaggio non tecnico, semplice e accessibile a tutti attraverso la partecipazione di personaggi popolari familiari al pubblico di Rai Uno. La collaborazione al programma dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e di INTERSOS, coerentemente con il mandato e l'esperienza delle due organizzazioni, rappresenta una garanzia per la tutela della dignità dei rifugiati ed il rispetto dei loro diritti.
  «Mission» rappresenta quindi un'importante novità che non solo darà voce a chi ha deciso di raccontare la propria storia ma anche la possibilità a molte persone di ascoltare e di sapere, contribuendo a ridurre la marginalità mediatica dell'umanitario.
  Tutto ciò premesso, per quanto concerne la classificazione del programma in base alle disposizioni dell'articolo 9 del Contratto di servizio 2010-2012, in prima analisi si può ritenere come lo stesso possa essere ricompreso nell'ambito dei «generi predeterminati». Ovviamente, una valutazione definitiva sulla classificazione del programma potrà essere effettuata solo una volta terminata la sua realizzazione. Nel Pag. 249quadro descritto, pertanto, il programma sarebbe ricompreso tra quelli finanziabili dal canone ai sensi delle disposizioni del Testo Unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici sulla contabilità separata. Peraltro, si ricorda che la situazione ormai strutturale di squilibrio tra ricavi di natura pubblica e costi per lo svolgimento della missione di servizio pubblico (come rilevati ai sensi del bilancio redatto secondo i principi sulla contabilità separata sopra richiamati) comporta di fatto che una quota dei costi dei programmi predeterminati sia coperta da entrate di natura commerciale; in altri termini, quindi, è la pubblicità che interviene per finanziare una quota del servizio pubblico.
  Da ultimo, per quanto attiene alle richieste sui costi specifici del programma, nel segnalare che la produzione dello stesso è stata affidata ad un produttore esterno, si informa che il costo complessivo per puntata si colloca ampiamente al di sotto del costo medio relativo ai programmi trasmessi in prima serata su RaiUno; non si ritiene invece opportuno, per ragioni attinenti la riservatezza legata alle dinamiche concorrenziali, rendere note le singoli specifiche voci di costo.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il sito internet «Dagospia», in data 16 settembre u.s., riportava la notizia di un accordo concluso tra il comico Maurizio Crozza e la Rai per la messa in onda di un nuovo show;
   negli ultimi giorni, numerosi organi di stampa hanno ripreso e precisato la notizia. Il comico genovese è, ad oggi, legato contrattualmente all'emittente televisiva La7 fino al 31 dicembre 2013: a tal riguardo, infatti, è già previsto che Crozza realizzi e conduca un nuovo programma su La7 nel palinsesto autunnale;
   la trattativa che la Rai avrebbe posto in essere con il comico Crozza riguarderebbe la definizione di un contratto biennale per la realizzazione di un nuovo programma per Rai Uno. Notizie di stampa parlano di un compenso che oscillerebbe tra i 4 e i 5 milioni di euro, per due anni;
   in una recente intervista rilasciata a «Il Sole 24 Ore», il Direttore Generale Luigi Gubitosi affermava: «Maurizio Crozza è un grande professionista, che stimo molto. Farebbe bene da noi, ma al momento è legato a La7»;
   lo scorso 17 settembre, l'agenzia di stampa Adnkronos ha riportato alcune dichiarazioni di Gubitosi, secondo le quali non sarebbe stato firmato alcun accordo con Crozza;
   la medesima agenzia di stampa conferma però «l'interesse della Rai per Crozza, espresso più volte e a più livelli e ribadito da una fonte qualificata di Viale Mazzini»;
  si chiede di sapere:
   se corrispondono a verità le indiscrezioni apparse sugli organi di stampa, secondo le quali la Rai sta conducendo una trattativa con il comico Maurizio Crozza, per la definizione di un contratto;
   quali sono i dettagli dell'eventuale accordo che sarebbe in via di definizione, e se corrispondono al vero le notizie che parlano di un contratto della durata di due anni e di un compenso compreso tra i 4 e i 5 milioni di euro;
   se, alla luce di tutte le notizie di stampa apparse in questi giorni, i vertici Rai non ritengano opportuno fare chiarezza e offrire precisazioni in merito alla questione esposta in premessa. (56/309)

  RISPOSTA. Con riferimento ai quesiti posti dall'interrogante circa le presunte rivelazioni circolate sul sito «Dagospia» e su alcuni organi di stampa a proposito di un accordo di collaborazione artistica tra Maurizio Crozza e la Rai, si informa che la Rai è interessata ad avvalersi della collaborazione artistica di Maurizio Crozza e che al Pag. 250momento è in corso una negoziazione per l'acquisizione di un suo «programma» ma che ad oggi non vi è in essere ancora nessun contratto perfezionato e che in tal caso, successivamente al raggiungimento di un eventuale accordo, lo stesso dovrebbe essere portato all'approvazione dei competenti organi aziendali.
  Per i motivi sopra descritti non è possibile quindi fornire una risposta dettagliata sui contenuti del contratto in quanto ne verrebbero minate le corrette dinamiche di concorrenza, essendo ancora in una fase di trattativa tra le parti. In ogni caso, si precisa che al momento i contenuti risultano ancora approssimativi mentre relativamente al compenso per l'artista si evidenzia come non sia al momento possibile procedere ad una sua quantificazione economica specifica in quanto la negoziazione in corso verte esclusivamente su un'unica voce di costo complessivo del «programma» i cui valori economici si situano sugli stessi livelli di costo dei programmi di prima serata di RaiUno.
   MIGLIORE. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   lo scorso 14 settembre è stata inaugurata la settantasettesima edizione della Fiera del Levante a Bari. Un evento che negli anni ha assunto sempre una maggiore importanza sia per il Sud che per il resto del Paese e che, con le relative relazioni economiche e sociali, coinvolge decine di paesi esteri del mediterraneo;
   come tradizione la Fiera è inaugurata da una manifestazione di apertura, a cui partecipa anche il Presidente del Consiglio dei Ministri;
   fino alla passata edizione della Fiera la Rai ha sempre assicurato la diretta televisiva di tale evento, circostanza che non si è verificata in questa edizione;
   a parere dell'interrogante la non copertura televisiva di tale evento rappresenta una non corretta gestione del servizio pubblico, anche considerando l'importanza degli interventi svolti e l'importanza dell'evento per il mezzogiorno e per tutta l'area mediterranea;
  si chiede di sapere:
   se il Presidente non intenda intervenire per approfondire quanto esposto in premessa e per far note le ragioni della mancata copertura del servizio pubblico di tale evento. (57/311)

  RISPOSTA. La Fiera del Levante è stata da sempre considerata dalla Rai un evento di grande importanza sia dal punto di vista economico e sociale, e pertanto la Concessionaria del Servizio Pubblico ne ha sempre assicurato un'adeguata copertura all'interno della propria programmazione.
  Tutto ciò premesso si precisa che per quanto concerne la giornata inaugurale della Fiera del Levante 2013, avvenuta il 14 settembre u.s, la Rai ha riservato la seguente copertura:
  Rai News ha trasmesso in diretta dalle ore 11:50 circa, il discorso inaugurale del Presidente del Consiglio Letta. È da evidenziare che Rai News sta sempre più diventando un canale di riferimento per importanti eventi live di attualità, grazie anche al definitivo completamento del processo di digitalizzazione nel nostro paese.
  Il Tg1 ha seguito l'inaugurazione della Fiera del Levante con titolo e pezzo di apertura dell'edizione delle 13,30.
  TG2 e TG3 ne hanno dato notizia all'interno dei rispettivi notiziari.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il prossimo autunno andrà in onda su Rai Uno un nuovo programma, intitolato «Mission». Il progetto, nato dalla collaborazione tra la Rai, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l'organizzazione non governativa Intersos, vuole raccontare la drammatica esperienza di vita dei rifugiati, in numerosi Paesi africani;
   il «reality umanitario» prevede la partecipazione di numerosi volti noti del mondo dello spettacolo, nella veste di inviati nei campi profughi situati in Sud Pag. 251Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Mali; tra questi, Emanuele Filiberto di Savoia, Paola Barale, Michele Cucuzza, Al Bano e Barbara De Rossi;
   la Rai, interpellata al riguardo, ha precisato che i citati personaggi non percepiranno alcun compenso, ma solo un rimborso spese;
   risulta quanto mai sconveniente la partecipazione all'interno del docu-reality di personaggi del mondo dello spettacolo, che in tal modo pubblicizzano la propria immagine, affiancandola in maniera stridente e inopportuna alle sofferenze dei rifugiati;
   molti operatori impegnati nella cooperazione internazionale hanno sollevato forti perplessità circa le caratteristiche del programma e l'opportunità di coinvolgere come protagonisti personaggi del mondo dello spettacolo, perché si renderebbe concreto il rischio di spettacolarizzare il dolore e la sofferenza di migliaia di profughi;
   da numerose organizzazioni non governative è giunta la proposta di poter visionare la cosiddetta «puntata zero», che è stata già realizzata, e che dovrebbe andare in onda il prossimo 27 novembre, per raccogliere idee, suggerimenti e fugare le polemiche;
   il sito internet change.org ha lanciato una petizione che chiede di non mandare in onda il programma, raggiungendo in poche settimane quasi le centomila sottoscrizioni;
  si chiede di sapere:
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano che la spettacolarizzazione del dramma umano vissuto da migliaia di rifugiati non esuli completamente dalla missione di servizio pubblico che è propria della Rai;
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano opportuno rendere noti tutti i costi della trasmissione «Mission» e la previsione degli importi dei rimborsi che verranno percepiti dai conduttori e da tutti gli «ospiti vip»;
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non intendano rendere noti i criteri e le motivazioni che hanno determinato la scelta dei personaggi sopra indicati nella veste di inviati del programma. (59/323)

  RISPOSTA. «Mission» è un progetto di programma che punta l'attenzione sulle realtà di assistenza nelle missioni umanitarie con l'obiettivo di contribuire ad una straordinaria campagna di sensibilizzazione su temi internazionali troppo poco considerati.
  «Mission» non rientra in alcun modo nella fattispecie di un «reality», ma è da considerare un «social TV» nel quale alcuni volti noti, che non saranno remunerati salvo un rimborso spese di 700 euro al giorno, per un periodo di tempo limitato ma significativo affiancheranno gli operatori umanitari di UNHCR e INTERSOS nel loro lavoro quotidiano di protezione e assistenza ai rifugiati.
  Il grande pubblico avrà la possibilità di vedere – senza finzioni sceniche – come realmente si svolge la giornata tipo in un campo rifugiati e di conoscere da vicino i problemi di chi vive e lavora nel campo, ovvero i rifugiati e gli operatori umanitari.
  «Mission» rappresenta quindi un'importante novità che non solo darà voce a chi ha deciso di raccontare la propria storia ma anche la possibilità a molte persone di ascoltare e di sapere, contribuendo a ridurre la marginalità mediatica dell'umanitario.
  L'obiettivo di «Mission» e’ di provare a raccontare tutto questo con un linguaggio non tecnico, semplice e accessibile a tutti attraverso la partecipazione di personaggi popolari familiari al pubblico di Rai Uno. La collaborazione al programma dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e di INTERSOS, coerentemente con il mandato e l'esperienza delle due organizzazioni, rappresenta una garanzia per la tutela della dignità dei rifugiati ed il rispetto dei loro diritti.
  Tale collaborazione si basa su di un protocollo sottoscritto da Rai, UNHCR e Pag. 252INTERSOS; tutti e tre i soggetti hanno definito il format nonché la sua classificazione come «social TV». Peraltro, il controllo e la collaborazione con le organizzazioni sopra citate non si limita alla fase di preregistrazione del programma ma proseguirà anche nelle fase di montaggio e post-produzione. Tale stretta collaborazione può dunque essere considerata anche quale sistema di garanzia contro qualsiasi rischio di spettacolarizzazione o banalizzazione del drammatico tema che si andrà a raccontare, nonché quale prezioso ausilio alla Rai per l'esperienza e l'autorevolezza che portano in dote UNHCR e INTERSOS.
  Da ultimo, per quanto attiene alle richieste sui costi specifici del programma, si informa che il costo complessivo per puntata si colloca attorno ai 400 mila euro, valore che si colloca ampiamente al di sotto del costo medio relativo ai programmi trasmessi in prima serata su RaiUno.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nell'arco di brevissimo tempo sono stati già assunti in Rai, su proposta del Direttore Generale Luigi Gubitosi e senza rispettare alcun criterio di pubblicità, trasparenza e soprattutto imparzialità, numerosi dirigenti apicali, molti dei quali provenienti dall'azienda «Wind», in cui lo stesso Direttore generale ha svolto in precedenza la propria attività lavorativa;
   si ritiene opportuno elencarne alcuni: Camillo Rossotto, ex dirigente Fiat, ora direttore Finanza e Pianificazione Rai; Gianfranco Cariola, Direttore Internal Auditing; Alessandro Picardi, ex dirigente in Wind, ex dirigente Alitalia, ora Direttore Relazioni Istituzionali e Internazionali Rai; Costanza Esclapon, ex Alitalia, ex Direttore Relazioni esterne di Wind, è ora Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne in Rai; Adalberto Pellegrino, ex Wind, è ora vice Direttore Generale della Rai;
   si apprende inoltre che, nella riunione del Cda Rai dello scorso lunedì 16 settembre, sarebbe stata presentata – ma non discussa – la proposta di nomina a Presidente della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia (di seguito SGRT) dell'ex consigliere di amministrazione Rai in quota PD, Nino Rizzo Nervo; tale incarico è attualmente ricoperto da Innocenzo Cruciani, in fase di pensionamento;
   sembra sia stata anche presentata la proposta di nomina di Antonio Bagnardi come direttore generale della citata SGRT, in sostituzione di Antonio Socci;
   lo scorso 18 settembre, Alessandro Casarin ha rassegnato le proprie dimissioni dalla direzione della TgR, testata giornalistica regionale Rai; le dimissioni, secondo quanto si è appreso dagli organi di stampa, sarebbero dovute a motivi strettamente personali; sembra però che, nei mesi scorsi, alcune nomine di capiredattori della TgR effettuate dal Direttore Generale Gubitosi, siano state messe in atto senza alcun parere da parte del direttore pro-tempore TgR Casarin;
   in una nota, l'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, dichiara di aver appreso con sorpresa la notizia delle dimissioni di Casarin, che «ringrazia per il rapporto di lealtà e dialogo che ha saputo impostare con il sindacato», sottolineando il fatto che siano arrivate «in un momento estremamente delicato per la Rai e per la Testata giornalistica regionale le cui numerose criticità potrebbero subire un preoccupante stallo»;
   nei giorni scorsi, il Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini ha approvato la proposta di nomina di Pasquale D'Alessandro, formulata da Gubitosi, a direttore di Rai 5. Tale incarico era stato ricoperto fino ad ora da Massimo Ferrario, che lascia la sua posizione per occuparsi della sede ligure;
  si chiede di sapere:
   se quanto descritto in premessa corrisponda a verità e se coincida quindi con le reali intenzioni ed esigenze valutate dalla Presidente Rai Annamaria Tarantola;Pag. 253
   per quali ragioni la proposta del Direttore Generale Gubitosi, relativa alla nomina di Rizzo Nervo a Presidente della scuola di Perugia, non è stata discussa in CdA;
   se i vertici Rai non ritengano opportuno fornire i curricula e i relativi compensi dei dirigenti indicati in premessa, in quanto irreperibili sul sito web della Rai;
   se i vertici Rai non ritengano comunque doveroso fare chiarezza e fornire le opportune precisazioni circa le diverse questioni sollevate in premessa. (60/324)

  RISPOSTA. Il quadro normativo di riferimento per la nomina dei dirigenti può essere schematizzato come segue: il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (D.Lgs. 31-7-2005 n. 177), articolo 49, comma 12, lettera d) ed e) ed anche il coordinato Statuto sociale della Rai, stabiliscono che il Consiglio di Amministrazione della società «su proposta del Direttore Generale... ......nomina i vice direttori generali e i dirigenti di primo e di secondo livello e ne delibera la collocazione aziendale», mentre, il Direttore Generale «assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione degli altri dirigenti, nonché, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico, degli altri giornalisti e ne informa puntualmente il Consiglio di Amministrazione».
  Sull'impianto normativo sopra sintetizzato si innesta la delibera del C.d.A. del 19 luglio 2012 recante «Deleghe al Presidente ex articolo 26 dello Statuto sociale» che ha previsto l'attribuzione al Presidente della «nomina, su proposta del Direttore Generale, e la determinazione della relativa collocazione aziendale, dei dirigenti di primo e di secondo livello delle direzioni non editoriali, intendendosi per editoriali le Direzioni di Canale, Genere e Testata, sia radiofoniche che televisive, nonché le relative Direzioni di supporto (Palinsesto TV e Marketing, Teche e Radio) e la Direzione Nuovi Media, la nomina dei cui dirigenti di primo e secondo livello e la relativa collocazione restano pertanto di competenza del Consiglio di Amministrazione». Sono quindi escluse dalla competenza del Consiglio di Amministrazione tutte le nomine non editoriali.
  Le nomine o le proposte di nomina in oggetto sono state effettuate tutte in linea e nel rispetto delle regole sopra richiamate. Questo vale anche per le proposte di nomina cui l'interrogante fa particolare riferimento effettuate nell'ambito della seduta del Consiglio di Amministrazione dello scorso 18 settembre: le proposte relative alla nomina del Presidente e del direttore generale della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia non sono poi state effettivamente esaminate dal Consiglio per mancanza di tempo, a differenza invece della proposta di nomina relativa alla Direzione di Rai 5 che è stata approvata dall'organo consiliare.
  Con riferimento al tema dell'assunzione di alcuni dirigenti apicali provenienti dall'esterno della Rai, sotto il profilo della pubblicazione dei loro specifici compensi i Vertici Rai ritengono di doversi attenere al quadro giuridico di riferimento evitando tra l'altro discriminazioni ed un serio rischio concorrenziale. Per quanto concerne il profilo qualitativo si persegue l'obiettivo di ricercare la migliore e più efficiente organizzazione aziendale, perseguendo innanzitutto la competenza e la professionalità dei singoli candidati. In tale quadro si è proceduto ad un attento esame di tali caratteristiche a partire dai curricula delle risorse interne all'azienda; non essendo risultate presenti all'interno le professionalità e competenze specifiche di cui si riteneva che l'Azienda necessitava, la ricerca si è rivolta all'esterno. Si rileva, inoltre, che per alcuni di questi casi anche i predecessori erano stati nominati dall'esterno non avendo riscontrato nemmeno la precedente gestione i requisiti adeguati all'interno dell'azienda. Per ulteriori dettagli si rimanda alla risposta già fornita sul tema durante l'audizione del Direttore Generale tenutasi lo scorso 5 luglio presso la Commissione di Vigilanza.
  Sotto il profilo quantitativo, sono state effettuate 59 nomine di dirigenti apicali (direttori e vicedirettori) di cui 52 hanno Pag. 254interessato personale interno e 7 personale esterno alla Rai (Cariola, Esclapon, Orfeo, Pellegrino, Picardi, Piscopo e Rossotto). È evidente che la parte preponderante delle nomine è interna. Inoltre, nei consigli di amministrazione delle società conosciate i consiglieri esterni sono stati tutti sostituiti con personale interno con un conseguente significativo risparmio.
  Si conferma poi che tutte le proposte coincidono e vengono prese in sintonia alle valutazioni della Presidente che le determina in funzione delle relative competenze.
  Per quanto concerne le dimissioni del Direttore del TGR Alessandro Casarin, si ribadisce come le stesse siano avvenute esclusivamente per ragioni strettamente personali e non per i motivi citati dall'interrogante.

   PUPPATO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il programma televisivo «Brontolo» condotto dal giornalista Oliviero Beha, andato in onda a partire dal 4 marzo 2010 su Rai Tre e proseguito senza interruzioni fino al 24 giugno 2013 per un totale di 131 puntate, non è stato rimesso in onda dopo la pausa estiva;
   nel luglio scorso, il Direttore di Rai Tre ha comunicato al giornalista in questione che nel 2014, compiuti i 65 anni, sarebbe dovuto comunque forzatamente andare in pensione;
   l'interessato ha invece comunicato ufficialmente l'intenzione di rinunciare a «scivoli» e a altre forme di incentivazione all'esodo, propendendo per la continuità lavorativa fino ai 70 anni, come previsto dalla legge Fornero.
  Considerato che:
   Oliviero Beha è stato assunto nell'agosto del 2002 con l'incarico di vicedirettore di Rai Sport, dopo una lunga carriera da collaboratore esterno dal 1987 («Va pensiero» con Barbato, «Un terno al lotto» ecc.) e alla radio («Radio Zorro», «Radio a colori» ecc.) con trasmissioni di grande successo. Inoltre, tra il settembre 2008 e il giugno 2010 ogni domenica è stato l'editorialista di sport e costume per il Tg3 delle 19, in diretta;
   la trasmissione «Brontolo» raggiungeva uno share eccellente, superiore di oltre 2 punti alla media di rete generale, e riscuoteva il consenso generale;
  si chiede di sapere:
   per quale ragione un programma di indubbio successo come «Brontolo» sia stato depennato senza preavviso dal palinsesto;
   in base a quali criteri oggettivi e/o organizzativi un giornalista di grande esperienza e provata capacità come Oliviero Beha venga costretto al pensionamento anticipato, quando lo stesso comportamento non viene adottato per altre figure professionali di pari o minore competenza;
   se ed eventualmente come sia motivato che figure professionali così competenti vengano cessate dai loro incarichi anzitempo invece che utilizzarli fino in fondo quali risorse disponibili per il servizio pubblico;
   se sia giustificato, anche e soprattutto economicamente, l'utilizzo di consulenti e professionisti esterni piuttosto che avvalersi di personale preparato professionalmente e già in organico. (61/346)

  RISPOSTA. In linea generale, la Rai, coerentemente con quanto previsto nel Piano Industriale, è impegnata in una politica di attenuazione della dinamica di incremento del costo del lavoro che si rende ancor più necessaria se si considera la volontà di procedere con l'evoluzione dei processi di stabilizzazione del personale impegnato con contratti a termine o cosiddetti atipici.
  In questo quadro, si inserisce l'Accordo con Usigrai ed FNSI del 28 giugno 2013 che prevede l'individuazione degli esuberi nei giornalisti nati fino a tutto il 31.12.1949, con cessazione che potrà avvenire, indipendentemente Pag. 255dal compimento del 65o anno d'età, al termine della chiusura della procedura prevista dalla Legge 223/91 per coloro che abbiano già maturato i requisiti contributivi previsti per il pensionamento anticipato e, comunque, in coincidenza col compimento del 65o anno d'età escludendo, in tal modo, la possibilità di protrazione oltre tale data.
  Nel caso specifico, con il giornalista Beha è in piedi un complesso contenzioso e in questi giorni sono in corso dei contatti per verificare la possibilità di chiudere ogni pendenza. In tale ambito è stata prospettata all'interessato e ai suoi legali la possibilità – a fronte della chiusura completa del contenzioso – di rinunciare ad applicare l'esodo anticipato (ovvero immediato) con la protrazione del programma Brontolo fino a dicembre 2013 e la cessazione dal servizio del Dott. Beha al compimento del 65o anno d'età il prossimo gennaio.
  Allo stato la Rai è in attesa di conoscere la posizione dei legali del giornalista.

   AIROLA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   negli scorsi giorni ha avuto luogo presso l'Aula della Camera dei deputati la discussione nonché la votazione sul testo che istituisce il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorale.
   il provvedimento, trattandosi di una modifica della Costituzione richiedente una procedura aggravata, è nell'imminenza di tornare al Senato per la seconda lettura;
   un ampio dibattito nazionale a livello istituzionale e politico e nella società civile è scaturito sulla opportunità e natura della suddetta riforma;
   tale riforma appare in ogni caso di non immediata comprensione da parte dei più, a guisa della sua inevitabile complessità di natura e di inserimento – e inquadramento – nel più ampio e complesso quadro costituzionale.
  Considerato che:
   lo spazio radiotelevisivo dedicato alla suindicata riforma costituzionale appare ad oggi assolutamente non proporzionato all'importanza della stessa;
   tutta l'attenzione dedicata dall'azienda si è concentrata unicamente su aspetti giornalistici «da rotocalco» – limitandosi cioè alla descrizione superficiale sia dei promotori che oppositori alla riforma senza dare spazio alcuno all'aspetto informativo della questione;
   ad oggi non risulta che la Rai abbia previsto nessuna forma di approfondimento serio della materia in esame, limitandosi ad inserire nel proprio palinsesto piccoli spazi di informazione caratterizzati da linguaggio poco accessibili e comprensibili al grande pubblico in fasce orarie con basso audience;
   non sembra pertanto che l'informazione pubblica conferisca la giusta importanza ad una novazione legislativa tanto importante da potersi definire epocale, non dando spazio nel proprio palinsesto ad approfondimenti sul tema;
   si chiede che l'azienda predisponga e programmi una informazione puntuale, semplice, chiara e comprensibile a tutti con adeguato contraddittorio ed in fascia oraria consona sugli aspetti tecnici e gli effetti della riforma costituzionale nei termini sopra evidenziati; (62/350)

  RISPOSTA. Il tema oggetto dell'interrogazione rientra in un più ampio segmento informativo che rappresenta un punto qualificante dell'offerta del Servizio Pubblico; il Contratto di Servizio, infatti, all'art 18 comma 1 stabilisce che «(...) la Rai assicura la formazione, la divulgazione e l'informazione sui temi del funzionamento delle istituzioni e della partecipazione alla vita politica».
  In tale quadro la Rai è impegnata a tenere conto delle tematiche di cui sopra nella programmazione dell'offerta.
  Si riepilogano di seguito le principali iniziative già definite.

Pag. 256

RAI1

  Uno Mattina: il 14 ottobre dedicherà ampio spazio al tema. «Porta a Porta»: nelle puntate dedicate al dibattito politico ha affrontato spesso temi legati alle riforme costituzionali.

RAI3

  «Agorà», sia nell'edizione estiva che in quella autunnale, ha trattato ampiamente questa tematica.
  In particolare, il 18 settembre u.s., la puntata e’ stata specificamente dedicata agli esiti del lavoro della Commissione dei «saggi», con l'intervento del Prof. Marco Olivetti.
  Anche il programma di Lucia Annunziata, «In mezz'ora», ha prestato attenzione al tema. Sarà cura dei due programmi dare ulteriore spazio a questo argomento creando anche puntate più specifiche dove le riforme costituzionali e la riforma della legge elettorale costituiscano l'asse principale della discussione.

TG1

  Il Tg1, nelle sue varie edizioni e rubriche (Speciale Tg1, Tv 7, Uno Mattina), si è occupato di riforme costituzionali nell'ambito della normale cronaca politica.

TG2

  Il Tg2, a partire dal mese di maggio 2013, ha affrontato più volte il tema delle riforme costituzionali, all'interno delle principali edizioni della testata. Tra questi, citiamo i servizi relativi al dibattito sulle riforme, alla nomina dei 35 consulenti nominati dal Governo per le riforme e la loro prima riunione, alla protesta dei M5S con l'occupazione del tetto di Palazzo Montecitorio.

TG3

  Il Tg3 ha dedicato numerosi servizi nelle varie edizioni alle riforme costituzionali.

RAINews24

  La rubrica «Transatlantico», dedicata al dibattito politico parlamentare, in onda da lunedì a venerdì dalle 18.30 alle 19.30, affronta con cadenza quasi quotidiana il dibattito sulle riforme costituzionali con la messa in onda, al suo interno, di servizi, interviste, dichiarazioni e con la partecipazione di ospiti appartenenti alle Commissioni parlamentari competenti e di esperti della materia. In particolare, nelle ultime settimane, la rubrica ha ospitato alcuni membri della Commissione per le Riforme Costituzionali, il Presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati Francesco Paolo Sisto e un'intervista al Ministro Quagliariello.

CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE «DAI VOCE AL TUO PENSIERO»

  La Rai si è impegnata, su richiesta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a diffondere una mirata campagna di comunicazione di spot sulla «Consultazione pubblica online sulle Riforme Costituzionali». Questa campagna è partita il 2 settembre ed è terminata l'8 ottobre, per un totale di 370 passaggi spalmati nell'arco dell'intera giornata sulle tre Reti generaliste.

RAI Parlamento

  Rai Parlamento ha affrontato, nel mese di settembre scorso, il tema delle riforme costituzionali nei telegiornali. In particolare, sono stati realizzati 10 servizi per riferire sia dell'esame in commissione, sia della discussione in aula e 2 servizi realizzati sul lavoro dei saggi andati in onda il 16 settembre.

   FRAVEZZI, NENCINI, BUEMI E LONGO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   organi di stampa scrivono di una presunta evasione fiscale che avrebbe compiuto Rai Cinema con la compravendita all'estero di diritti televisivi attraverso il cosiddetto «metodo Agrama» (un escamotage Pag. 257per evadere le tasse che prende il nome da Mohamed Farouk Agrama, meglio conosciuto come Frank, un egiziano che vive a Los Angeles e compra per conto di terzi), divenuto noto dopo l'inchiesta Mediatrade; tale metodo sarebbe stato applicato anche in altre gestioni dell'azienda di Stato, a partire da Rai 2;
   l'indagine che la magistratura sta svolgendo riguarda, infatti, le procedure di acquisto all'esterno di una serie di prodotti televisivi, dai reality, alle fiction, e mira a chiarire la modalità di gestione del denaro da parte della tv pubblica. Secondo l'inchiesta svolta dal procuratore Barbara Sargenti, Rai Cinema avrebbe comprato una serie di prodotti cinematografici mai trasmessi dalla tv pubblica. Sarebbero stati fatti investimenti, dal 2004 ad oggi, per circa un miliardo e duecento mila euro. Si legge su «Il Fatto Quotidiano»: «Tutto ciò è avvenuto negli anni in cui era direttore generale di Rai Cinema Carlo Macchitella, in carica fino al 2007 quando si è dimesso perché tirato in ballo proprio nell'inchiesta sui diritti Mediaset, pur non essendo indagato. Da una rogatoria emersero bonifici del 1999 per un totale di 500 mila dollari da parte di Agrama su un conto svizzero denominato «Batigol» aperto da Daniele Lorenzano e intestato a Macchitella, che giustificò i soldi come il corrispettivo per beni ceduti al consulente Mediaset. I dirigenti Rai resteranno impuniti: i presunti reati sono tutti prescritti. E a pagarne il prezzo saranno i contribuenti». Quindi, dalle indagini della procura di Roma si scopre che Rai Cinema avrebbe utilizzato un escamotage fiscale;
   tale, oseremmo definire, «spettro» sui rapporti tra Rai e produttori americani di film filtra qua e là sui quotidiani senza sollevare risposte ufficiali, né viene approfondito con rigore dalla stampa indipendente (un disinteresse assolutamente incredibile). Eppure lo spettro può e deve o materializzarsi o essere cancellato in modo inequivoco se vogliamo che l'Italia non appaia come un tempio dell'ipocrisia. Occorre dare una risposta chiara alla domanda se la Rai abbia comperato o meno i film americani con lo stesso sistema di Berlusconi;
   se la notizia secondo la quale la Rai tv avrebbe sovra fatturato i prodotti acquistati all'estero fosse confermata, la cosa sarebbe davvero clamorosa: avremmo a che fare con un vero e primo sistema condiviso quale Mediaset e Raitv uniti nella sovra fatturazione e nell'evasione fiscale. Che lo faccia un ente privato è grave, che lo faccia un ente pubblico sarebbe ancora più grave;
   il bipolarismo mediatico dovrebbe rispondere alle stessi leggi anche per quel che riguarda il fisco e poiché ci riteniamo garantisti, ci auguriamo ancora che nessuno dei due poli abbia commesso reati, anche se nell'un caso è stato accertato da tre sentenze della magistratura. Ma che venga fatta solo una giustizia parziale questo no, se giustizia deve essere auspichiamo che sia per tutti. Sovraffatturopoli deve guardare in tutte le direzioni
  si chiede di sapere:
   quali iniziative abbiano assunto i vertici della Rai in merito alla questione su riportata al fine di fare luce sui molti interrogativi ai quali non è stata ancora data risposta. (63/353)

  RISPOSTA. Premessa concettuale: cosa si intende per «METODO AGRAMA».
  Stando a quanto pubblicato diffusamente dalla stampa sull'argomento, il cosiddetto «METODO AGRAMA» consisterebbe, sinteticamente, nei seguenti quattro punti:
   Costituzione all'estero di una serie di società «OFF SHORE» infragruppo direttamente e/o indirettamente riferibili alla Capo-Gruppo ed alla sua proprietà (nel caso si volesse traslare questo sistema al Gruppo Rai, si tratterebbe di Rai/Rai Cinema e del Ministero dell'Economia ?);
   Acquisizione dei diritti televisivi tramite intermediari conniventi (soci occulti), con cessione, da parte di tali intermediari, alle varie società OFF SHORE, con passaggi Pag. 258plurimi, per gonfiare con sovrafatturazioni via via i corrispettivi, prima di arrivare al destinatario finale;
   Costituzione di fondi occulti all'estero, originati dalle sopradette sovrafatturazioni, non a beneficio della Capo-Gruppo, ma con lo scopo di alimentare riserve patrimoniali illecite presso conti correnti cifrati intestati a ulteriori e varie società all'estero e/o a fiduciari e/o a banche ubicate in diversi Paesi, ma nella reale e definitiva disponibilità della proprietà;
   Abbattimento delle imposte da pagare (evasione fiscale), come atto finale del percorso, in conseguenza della illecita deduzione dei costi gonfiati nei passaggi tra le diverse società infragruppo;

  Se questo fosse il «METODO AGRAMA», ipotizzare che possa aver trovato spazio in un'impresa pubblica come la Rai è semplicemente risibile.
  In Rai, infatti, non ci sono società OFF SHORE direttamente e/o indirettamente controllate, non ci sono conti cifrati, non ci sono proprietari (persone fisiche) cui potrebbero giovare disponibilità illecite all'estero costituite ideando ed attuando meccanismi così sofisticati, ma che, al contempo, per essere gestiti, comporterebbero la compartecipazione e collusione di svariate persone a diversi livelli.
  La eventuale sussistenza di tali macroscopiche anomalie sarebbe riscontrabile con poche e brevissime indagini.
  Ciò spiega, per rispondere ai dubbi degli interroganti, il motivo per cui insinuazioni e ricostruzioni poco attendibili siano state fatte solo da certa stampa alquanto approssimativa e non siano state, invece, approfondite dalla stampa più autorevole e spiega, altresì, il motivo per cui il Gruppo Rai non ha speso molte parole per smentire simili assurdità. Non ce n'era necessità. Non esiste alcuno «spettro».

I Fatti
L'inchiesta penale
  Nel corso del 2011 la Procura di Roma ha avviato indagini penali per verificare le modalità di acquisizione, da parte della Rai e di Rai Cinema, dei diritti di sfruttamento televisivo di serie TV, TV movie e film.
  Allo scopo ha delegato il Nucleo di Polizia Tributaria di Roma che, a partire dal 2011, in qualità di polizia giudiziaria, ha espletato una serie di accessi per visionare, controllare e reperire documentazione rilevante ai fini dell'indagine.
  Il procedimento risultava essere stato aperto nei confronti di ignoti.
  Alla data odierna, nonostante siano decorsi più di due anni dall'apertura dell'inchiesta e nonostante l'ingente mole di documenti e contratti visionati e controllati dagli organi di P.G., nessuno degli attuali dirigenti e/o dipendenti e/o collaboratori di Rai Cinema è stato convocato e/o ascoltato dai Pubblici Ministeri, nessun avviso di garanzia risulta essere stato notificato a dipendenti di Rai Cinema, non ci sono notizie di sviluppi e/o di ulteriori accertamenti da parte della Procura di Roma.
La Verifica Fiscale
  113 ottobre 2012, il Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, al termine di una verifica fiscale effettuata sulla base delle informazioni e dei controlli effettuati nel corso degli accessi relativi all'indagine penale di cui sopra, ma che con lo stesso procedimento penale (di competenza della Procura di Roma) non si incrocia e non va, quindi, confusa, ha notificato a Rai Cinema un processo verbale di constatazione per i periodi di imposta 2003, 2004, 2005, 2006, 2007 e 2008, contestando l'indeducibilità di costi per ammortamenti (effettuati da Rai Cinema nei sopracitati anni fiscali) pari complessivamente ad euro 8.538.877,00, con la conseguente proposta di riprendere tale importo a tassazione.

  La motivazione addotta dalla Guardia di Finanza per giustificare il rilievo consisteva nella supposta mancanza del requisito dell'INERENZA SOGGETTIVA dei costi ripresi a tassazione.
  Rai e Rai Cinema, che si sono mosse sempre in stretto coordinamento, condividendo consulenti e decisioni, fin da subito, dandone evidenza nelle dichiarazioni di Pag. 259parte inserite nel P.V.C, hanno ritenuto essere totalmente ingiustificati i rilievi e debolissime le motivazioni a sostegno. Allo scopo, sono state puntualmente ed ampiamente respinte, punto per punto, tutte le contestazioni.
  Il sopramenzionato P.V.C. è stato trasmesso dalla Guardia di Finanza alla Direzione Regionale Lazio dell'Agenzia delle Entrate che, nel dicembre del 2012, in aderenza a quanto riportato nel P.V.C, ha notificato a Rai Cinema i primi due avvisi di accertamento relativi agli anni 2003 e 2007, con i quali recuperava a tassazione maggiori imponibili ai firti IRPEG/IRES e IRAP.
  Prima di formalizzare i ricorsi ed in attesa di ricevere gli ulteriori accertamenti per le altre annualità, Rai e Rai Cinema hanno riscontrato la disponibilità dell'Agenzia delle Entrate, che era evidentemente consapevole delle grandi difficoltà cui sarebbe andata incontro in sede contenziosa, a chiudere le pendenze con atti di adesione.
  Alla fine dei colloqui, l'Agenzia delle Entrate ha proposto, abbandonando la quasi totalità dei rilievi formulati e lasciando sussistere solo il rilievo di una dubbia inerenza quantitativa dei costi di acquisto di pochissime opere audiovisive, pur riconoscendo certa la loro inerenza qualitativa all'esercizio dell'attività commerciale:
   di annullare in autotutela l'accertamento relativo all'anno 2007;
   di disporre la diretta archiviazione dell'accertamento relativo al 2008;
   di formalizzare adesione, per gli accertamenti degli anni 2003, 2004, 2005 e 2006 per un importo complessivo, a valere su maggiore IRPEG/IRES/IRAP, più sanzioni e interessi, di euro 255.255,21.

  Considerato che l'importo complessivo sul quale si sarebbe instaurato il contenzioso prodotto dagli avvisi di accertamento ammontava ad oltre 7.103.000,00 euro, Rai, in qualità di società consolidante e Rai Cinema, in qualità di società consolidata, hanno accettato la proposta di adesione che ha comportato la riduzione del carico fiscale teorico del 96 per cento ed il vantaggio di non tenere aperti contenziosi tributari di così vasta portata per anni e anni.
  Per evitare che tale definizione potesse essere interpretata come implicita accettazione dell'unico rilievo rimasto, nei verbali di contraddittorio Rai e Rai Cinema hanno chiarito che, pur continuando a ritenere totalmente illegittimo tale rilievo, aderivano alla proposta al solo scopo di non anticipare somme per cui sarebbe stata ammessa la riscossione provvisoria in pendenza di giudizio e di non sostenere l'ingente costo di difesa e assistenza legale che tale pendenza (in media 8 anni) avrebbe comportato.
  Per concludere.
  Sulla base di queste considerazioni, risulta evidente come in Rai Cinema non esista e non sia mai esistito alcun sistema preordinato alla costituzione di fondi neri ed al perseguimento dell'evasione fiscale.
  Due ulteriori aspetti dell'interrogazione meritano un chiarimento:
  È totalmente infondata la notizia secondo cui alcuni prodotti cinematografici acquisiti con i contratti che hanno formato oggetto di contestazione non sarebbero mai stati trasmessi dalla Rai
  Per ciò che riguarda i riferimenti all'ex direttore generale di Rai Cinema, Carlo Macchitella, si tratta di vicenda ormai datata ed ampiamente dibattuta.
  A tal proposito si rinvia a quanto sull'argomento chiarito ed illustrato dall'ex amministratore delegato di Rai Cinema, Giancarlo Leone, nel corso dell'audizione in sede Commissione Vigilanza Rai, svoltasi il 20 febbraio 2007.
  Le dichiarazioni sono agli atti e facilmente consultabili.

   PELUFFO. – Al Presidente della Commissione; al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   secondo quanto riportato sulla stampa nazionale e da quanto comunicato dalle organizzazioni sindacali dell'azienda a seguito della sottoscrizione di un partenariato tra la Rai e la società di gestione Pag. 260dell’Expo 2015 (Il Giorno ed. Milano dell'8 ottobre 2013, in un articolo a firma Anastasi e Mingoia), vi sarebbe l'intenzione di aprire un canale tematico dedicato all'Esposizione Universale che si terrà a Milano nel corso dell'anno 2015;
   il progetto presentato, presso il Centro di Produzione della Rai di Milano il 27 settembre scorso, il primo progetto Rai/Expo 2015, dovrebbe prevedere:
   un team composto da una decina di professionisti della comunicazione che dovrà occuparsi della promozione dell'evento Expo 2015, attraverso l'ideazione e la produzione di programmi tematici destinati a tutti i canali della televisione pubblica;
   la realizzazione di una piattaforma multimediale di connessione tra tv, radio, web e social media;
   la localizzazione di entrambi i progetti presso la sede Rai di Roma;
   la sede Rai di Milano, sempre secondo quanto riportato dalla stampa, è in attesa di un progetto di rilancio, anche in considerazione del fatto che è in previsione un rientro a Roma delle sedi di Rai sport2 e Rai 5;
  si chiede di sapere:
   se la Rai, in qualità di Host-Broadcaster ossia di TV principale dell’Expo abbia elaborato e presentato a Expo 2015 S.p.A. delle richieste in merito a qualità e quantità di locali da chiedere in uso proprio, e protocolli tecnici sugli allestimenti indispensabili per le proprie future postazioni di montaggio, regia, post produzione, ecc., che basino sul Centro di Produzione della Rai di Milano il principale referente tecnico/produttivo/ideativo della televisione pubblica localizzato sul territorio, nel quale sarà incentrato questo evento internazionale;
   se la Rai abbia avviato gli indispensabili contatti verso le altre emittenti mediali pubbliche e private internazionali, in rappresentanza degli oltre 140 paesi espositori e se, oltre alla campagna promozionale domestica già pianificata, abbia previsto un palinsesto specificamente rivolto alla permanente informazione sullo svolgimento di Expo 2015, almeno nei suoi aspetti più significativi, per contenuto specifico ed impatto internazionale e infine se abbia elaborato un progetto di coordinamento comunicativo/informativo a favore degli espositori e in relazione con i media internazionali che saranno presenti ed operativi durante tutte la fasi di Expo 2015. (64/380)

  RISPOSTA. In primo luogo è necessario anzitutto formulare alcune precisazioni:
  Nell'ambito degli accordi intercorsi tra la Rai e l'Expò non è stata definita l'ipotesi di realizzare un canale tematico dedicato all'Esposizione Universale «Expo Milano 2015».
  Il team di professionisti della comunicazione («una decina di persone») svolge prevalentemente attività di ricerca e cura dei rapporti internazionali e istituzionali, di studio dei temi e dei sottotemi legati a Expo 2015, di progettazione, di scrittura, di attività di supporto ai colleghi delle redazioni e delle produzioni dei programmi Tv. Questo team, dunque, non entra nel merito operativo della produzione e della post produzione che, in questa fase, sono affidati alle singole redazioni dei programmi radio-televisivi.
  Nell'accordo di cui sopra non è attualmente previsto che la Rai sia Host-Broadcaster, ossia Tv principale dell'Expo. Si tratta di ogni caso di un'ipotesi che sarà esaminata puntualmente e definita nei prossimi mesi anche in funzione dell'evoluzione dello scenario di riferimento.
  Ciò premesso con riferimento agli aspetti operativi di carattere tecnico-logistico, si mette in evidenza che la Rai ha provveduto a una prima elaborazione delle soluzioni logistiche, dei protocolli tecnici sugli allestimenti indispensabili per le proprie future postazioni di montaggio, regia, post produzione etc..., ma non ha formalizzato alcuna richiesta. Ogni richiesta della Rai a Expo 2015 sarà formalizzata in sede di ampliamento dell'accordo attuale.Pag. 261
  Per il primo periodo (agosto 2013 – aprile 2015) Expo 2015 S.p.A. si è comunque impegnata a «agevolare la realizzazione delle riprese televisive, fornendo, su richiesta della Rai, assistenza logistica, permessi di accesso, eventuali mezzi tecnici speciali, etc.» In questa prima fase Rai Expo, oltre a utilizzare le infrastrutture del Centro di Produzione della Rai di Milano, sta provvedendo a potenziarla con: sistemi leggeri di riprese in HD, utilizzo di field Editing, utilizzo della nuova piattaforma tecnologica del sistema T-Cube che consentirà la condivisione, interscambio e l'archiviazione del materiale delle sedi di Roma e Milano. Si sta procedendo, inoltre, all'installazione di un montaggio dedicato in HD.
  Per quanto concerne il tema dell'attività di Host-Broadcaster si segnala che è stata effettuata, all'interno di un progetto di grande impatto sul fronte internazionale, la ricognizione e la mappatura dei principali Media internazionali dei Paesi che ad oggi hanno aderito; in tal senso sono stati avviati i contatti per la sensibilizzazione, l'informazione, lo scambio delle conoscenze e l'avvio delle sinergie produttive e comunicazionali.
  Sull'impegno complessivo da parte della Rai nei confronti dell'Expò 2015 si evidenziano i seguenti aspetti:
   È stata pianificata la campagna di informazione domestica di breve, medio e lungo periodo;
   È stata redatta una prima ipotesi di palinsesto rivolto specificatamente all'informazione sistematica e a quella permanente durante lo svolgimento di Expo 2015.
   È stata elaborata una prima ipotesi di progetto di coordinamento comunicativo/informativo a favore degli espositori e in relazione ai Media internazionali che saranno presenti durante tutte le fasi di Expo 2015.

  Sul Job Post della piattaforma aziendale sono già state messe inserzioni per trovare risorse umane adeguate da dedicare a Rai Expo Milano 2015. Forme di collaborazione sono già state avviate con successo.
  Sono già stati pianificati, per il primo trimestre 2014, i corsi d'aggiornamento delle risorse umane dedicate a Rai Expo al fine di poter utilizzare le nuove tecnologie di ripresa, archiviazione, indicizzazione e trasferimento dei materiali.
  Nel Centro di Produzione della Rai di Milano sono già stati individuati locali per il primo periodo. Si tratta di un'area facilmente estendibile se necessario e in parte già disponibile.
  In linea generale si evidenza peraltro che – in coerenza con l'accordo di cui sopra – entro marzo 2014 dovranno essere implementati i piani operativi di dettaglio per lo sviluppo dell'iniziativa.

   NESCI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   tra il 2009 e il 2012 è avvenuta nelle regioni italiane la transizione alla televisione digitale, che ha comportato per gli abbonati alla Rai un esborso una tantum, aggiuntivo al canone annuale;
   il riferito passaggio è stato accompagnato da un mercato corrente delle frequenze concesse, con danno deducibile per il pluralismo, l'informazione e la stessa libera concorrenza;
   il 7 settembre scorso, sul sito Internet della testata giornalistica La Stampa, appariva un elenco di testimonianze sulle difficoltà di ricezione, in provincia di Vercelli, del segnale televisivo del digitale terrestre della Rai;
   nella medesima pagina elettronica un utente segnalava che, perdurando tali difficoltà, informava Rai Way del disservizio, pur senza ottenere risposte fattive;
   a Spilinga (Vibo Valentia) diversi cittadini lamentano la quasi totale assenza del segnale televisivo del digitale terrestre della Rai, all'odierna interrogante risultando l'invio di intimazioni di pagamento del canone, da parte dell'Agenzia delle Entrate, a intestatari di abbonamento che Pag. 262adempiono comunque al predetto obbligo, previsto dall'articolo 1 del RDL n. 246/1938;
   la descritta situazione si verifica in diverse altre zone del territorio nazionale, come si evince da numerose testimonianze reperibili sulla rete Internet, indicative di una falla nel servizio pubblico radiotelevisivo, che peraltro si sostanzia in effettivo inadempimento da parte del Concessionario, al di là della disciplina settoriale stabilita dal Decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177;
  si chiede di sapere:
   quali azioni si intendano avviare nei confronti di Rai Way, perché la stessa provveda tempestivamente alla risoluzione definitiva del grave disservizio rappresentato. (65/381)

  RISPOSTA. Al termine delle operazioni di switch off, sulla base dei rilevamenti sul territorio effettuati dal reparto Controllo Qualità di Rai Way, è emerso che la Concessionaria del Servizio Pubblico rispetta gli obblighi di copertura stabiliti dall'articolo 6 del contratto di servizio fra Rai e Ministero dello Sviluppo economico per il triennio 2010-2012, di seguito riportato:
  Realizzare una rete nazionale per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale anche ad articolazione regionale in modalità MFN (Multi Frequency Network) o k-SFN (Single Frequency Network) con copertura in ciascuna area tecnica al momento dello switch off non inferiore a quella precedentemente assicurata dagli impianti eserciti per la rete analogica di maggior copertura insistenti nell'area tecnica stessa (multiplex 1);
  Realizzare tre ulteriori reti nazionali in modalità SFN con copertura a conclusione del periodo di vigenza del Contratto di servizio non inferiore al 90 per cento della popolazione nazionale per due reti e non inferiore all'80 per cento della popolazione nazionale per una rete (multiplex 2, 3 e 4).
  Si ritiene pertanto che il passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale sia avvenuto con successo pur evidenziandosi alcune problematiche relative al servizio causate principalmente da interferenze da parte di emittenti locali a danno della rete Rai su tutto il territorio nazionale. Le problematiche di ricezione potrebbero inoltre essere aggravate dalla vetustà ed inadeguatezza degli impianti d'antenna domestici, che potrebbero risultare non adeguati al nuovo contesto digitale.
  Si fa presente che ciascuna problematica interferenziale è stata ripetutamente segnalata al Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento Comunicazioni, responsabile delle assegnazioni delle risorse in frequenza destinate alla diffusione dei servizi radiotelevisivi. A tal proposito si ricorda che il 1 agosto u.s. è stato firmato un accordo fra Rai, Ministero dello Sviluppo Economico e AGCOM che dovrebbe risolvere alcune problematiche interferenziali a danni del Mux 1, Piemonte e Calabria inclusi. Inoltre l'emanazione del nuovo Piano nazionale di assegnazione delle frequenze, oggetto della delibera Agcom 451/13/CONS, potrebbe modificare a breve il quadro pianificatorio risolvendo parte delle interferenze evidenziate.

   GASPARRI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la trasmissione «Brontolo», condotta dal giornalista Oliviero Beha, andava in onda su Rai Tre da diversi anni, con oltre 130 puntate in attivo, ogni lunedì mattina realizzando uno share superiore alla media di rete;
   durante il periodo estivo la trasmissione è stata sospesa, nonostante altri programmi d'informazione della stessa rete venissero confermati;
   da notizie giunte allo scrivente, risulta che con l'avvio della programmazione autunnale, la trasmissione è stata definitivamente chiusa;
   risulta altresì che lo stesso conduttore Beha avrebbe rifiutato accordi di Pag. 263pre-pensionamento, preferendo continuare a servire l'azienda, alla luce anche dei buoni risultati in termini di gradimento del suo programma;
  si chiede di sapere:
   quali siano le ragioni che hanno portato i vertici aziendali e di rete a fare questa valutazione, annullando un programma che per le caratteristiche, la conduzione, i temi trattati ha sempre rispettato i canoni del servizio pubblico.
(66/382)
   RISPOSTA. La Rai, in linea con quanto previsto nel Piano Industriale, è impegnata in una politica di attenuazione della dinamica di incremento del costo del lavoro che si rende ancor più necessaria se si vuole ulteriormente procedere nel processo di stabilizzazione del personale impegnato con contratti a termine o cosiddetti atipici.
  In tale contesto, si inserisce l'Accordo con Usigrai ed FNSI del 28 giugno 2013 che prevede l'individuazione degli esuberi nei giornalisti nati fino a tutto il 31 dicembre 1949, con cessazione che potrà avvenire, indipendentemente dal compimento del 65o anno d'età, al termine della chiusura della procedura prevista dalla Legge 223/91 per coloro che abbiano già maturato i requisiti contributivi previsti per il pensionamento anticipato e, comunque, in coincidenza col compimento del 65o anno d'età escludendo, in tal modo, la possibilità di protrazione oltre tale data.
  Nel caso specifico, con il giornalista Beha è in piedi un complesso contenzioso e in questi giorni sono in corso dei contatti per verificare la possibilità di chiudere ogni pendenza. In tale ambito sono state formulate alla controparte delle proposte finalizzate a risolvere la controversia in via transattiva. Allo stato la Rai è in attesa di conoscere la posizione dei legali del giornalista.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   l'attrice comica Luciana Littizzetto partecipa alla trasmissione di Rai Tre «Che tempo che fa», condotta da Fabio Fazio, fin dal 2005. Lo scorso 29 settembre è iniziata la decima edizione del suddetto programma, all'interno del quale la comica torinese gestisce uno spazio a lei dedicato per l'ottavo anno consecutivo;
   per la trasmissione «Che tempo che fa», Luciana Littizzetto percepirebbe un cachet che ammonta a 20 mila euro per ogni puntata, che prevede circa 10 minuti di monologo;
   la comica torinese ha tra l'altro partecipato all'ultima edizione del Festival di Sanremo, condotta sempre da Fabio Fazio, suscitando diverse polemiche per l'ammontare dei compensi percepiti (600 mila euro per Fazio e circa 350 mila euro per la Littizzetto), pubblicati da diversi organi di stampa;
   nelle scorse settimane il direttore di Rai Uno, Giancarlo Leone, ha ufficialmente confermato Fabio Fazio e Luciana Littizzetto per la conduzione dell'edizione 2014 del Festival di Sanremo;
  si chiede di sapere:
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano opportuno rendere nota la tipologia di contratto in esclusiva che lega Luciana Littizzetto alla Rai, nonché l'ammontare del compenso percepito dall'attrice torinese per la presenza all'interno del programma «Che tempo che fa», anche alla luce dell'ulteriore compenso che riceverà per la propria partecipazione al prossimo Festival della canzone italiana. (67/384)

   RISPOSTA. – La Rai – come ribadito, tra l'altro, anche dall'Autorità per la Garanzia della Concorrenza e del Mercato – è una società per azioni che opera sul mercato a differenza delle pubbliche Amministrazioni che non svolgono attività economica, acquisendo risorse produttive in un contesto concorrenziale per garantire Pag. 264l'espletamento del servizio pubblico radiotelevisivo.
  In tale quadro, pertanto, l'imposizione a Rai dell'obbligo di pubblicare i compensi per prestazioni artistiche, nonché i costi di produzione dei propri programmi, «sebbene volta a soddisfare l'esigenza di accountability del servizio pubblico radiotelevisivo, non sarebbe priva di implicazioni di carattere concorrenziale».
  Secondo l'AGCM, «l'imposizione dell'obbligo in parola creerebbe un'evidente asimmetria nel settore televisivo, atteso che Rai sarebbe l'unico operatore soggetto all'obbligo di rendere pubblici i propri costi ad un livello di dettaglio disaggregato. Considerato che si tratta di dati per loro natura estremamente sensibili sotto il profilo commerciale, la loro pubblicazione potrebbe ridurre la capacità competitiva di Rai nell'acquisire e trattenere le risorse, soprattutto umane, che costituiscono input fondamentali per la fornitura di servizi radiotelevisivi.» Né può ritenersi condivisibile, sotto il profilo concorrenziale, un'ipotetica estensione dell'obbligo di trasparenza dei costi a tutti gli operatori televisivi. Una siffatta previsione, infatti, creerebbe un'artificiale e generalizzata trasparenza delle condizioni alle quali le imprese attive nel settore televisivo realizzano i propri prodotti, ponendo le basi per condotte di mercato potenzialmente prive dei necessari requisiti di indipendenza ed autonomia».
  Per ulteriori aspetti normativi si può far riferimento anche ai contenuti della risposta alla interrogazione prot. n. 385/COMRAI).

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la legge 18 giugno 2009, n. 69, recante «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione e la competitività, nonché in materia di processo civile», stabilisce, all'articolo 21, comma 1, che tutte le pubbliche amministrazioni debbano rendere note, attraverso i propri siti internet, alcune informazioni relative ai dirigenti, come il curriculum vitae, la retribuzione, i recapiti istituzionali;
   la Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite Civili, con Ordinanza n. 28329 del 22 dicembre 2011, ha sottolineato non solo il fatto che la Rai sia sottoposta ai poteri di vigilanza e di nomina da parte dello Stato, ma anche l'assoggettabilità a responsabilità per danno erariale dei relativi impiegati – sottoposti al giudice contabile alla stregua di qualsiasi dipendente pubblico – assimilando di fatto la stessa Rai ad un ente pubblico;
   il decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, predisposto in attuazione dei principi e criteri di delega previsti dall'articolo 1, comma 35, della legge 6 novembre 2012, n. 190, recante»Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione», ha ulteriormente disciplinato, attraverso un intervento di semplificazione normativa, gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni degli enti pubblici, prevedendo un sistema sanzionatorio per il mancato, ritardato o inesatto adempimento degli obblighi di pubblicazione;
   inoltre, la pubblicazione degli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e dai collaboratori, dei compensi pagati a imprese e professionisti, dei curricula, nonché delle informazioni sui costi della programmazione del servizio pubblico, è da ritenersi un atto dovuto da parte della Rai nei confronti dei contribuenti, perché, a differenza dei competitor, è la concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo, finanziata proprio dai cittadini attraverso il canone;
   va rilevato altresì che l'articolo 3, comma 50, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, reca l'obbligo di rendere noti alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, tutte le retribuzioni dirigenziali e i compensi per la conduzione di trasmissioni di qualunque genere realizzate dalla Rai;
   il Contratto di Servizio 2010-2012, tuttora in vigore in regime di prorogatio, Pag. 265contiene la disposizione, all'articolo 27, comma 7, secondo la quale «la Rai pubblica sul proprio sito web gli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e collaboratori nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo, eventualmente con un rinvio allo stesso sito web nei titoli di coda, e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico»;
   ad oggi sono state effettuate dal Direttore Generale Gubitosi e dalla Presidente Tarantola 59 nomine di dirigenti apicali, tra direttori e vicedirettori; 7 di queste hanno interessato personale esterno alla Rai, proveniente da altre aziende;
   la ratio delle norme citate costituisce una diretta attuazione dei principi di legalità, buon andamento e imparzialità sanciti dall'articolo 97 della Costituzione e ad essa si devono conformare, in particolare, i concessionari di servizi pubblici;
  si chiede di sapere:
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano opportuno rendere noti, attraverso la pubblicazione sul sito internet della Rai, tutti i curricula del personale di recente nomina e, più in generale, di tutto il personale Rai, con i corrispondenti compensi, anche alla luce delle prossime disposizioni del Contratto di Servizio 2013-2015, in linea con la vigente normativa in materia di trasparenza. (68/385)

   RISPOSTA. – Il comma 1 dell'articolo 21 della legge 18-6-2009 n. 69, recante disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile, è stato abrogato dall'articolo 53, comma 1, lettera h), del d.lgs. 14 marzo 2013, n. 33.
  La norma, che prevedeva a carico delle pubbliche amministrazioni (di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165) oneri di pubblicazione di dati relativi ai dirigenti, non poteva peraltro considerarsi applicabile a Rai, dato che la concessionaria del servizio pubblico, come ribadito dalle Sezioni Unite della Corte di cassazione (ordinanze n. 28329 e 28330 del 22 dicembre 2011) non è «in alcun modo annoverabile tra le pubbliche amministrazioni indicate nell'articolo 1, comma 2» del d.lgs. 30 marzo 2001 n. 165.
  Le citate pronunce hanno precisato infatti che Rai è assoggettata alla disciplina della società per azioni di diritto comune per quanto riguarda l'organizzazione e l'amministrazione (governance e rapporto di lavoro).
  Tale impostazione risulta confermata anche dalla nuova normativa relativa agli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni dettata dal d.lgs. 14 marzo 2013 n. 33 (entrato in vigore in data 20 aprile 2014), che, riferendosi esclusivamente alle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, d.lgs. 30.3.2001, non risulta parimenti applicabile a Rai, se non per quanto concerne le procedure di evidenza pubblica (articolo 1, commi da 15 a 33, della legge 6 novembre 2012, n. 190).
  L'esclusione di Rai dal campo di applicazione della norma è stato confermato espressamente dal Dipartimento Affari giuridici e Legali della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel parere del 2 maggio 2013.
  La disciplina di riferimento per Rai in materia rimane l'articolo 2, comma 20-quater della legge 7 agosto 2012, n. 135 (di modifica dell'articolo 23-bis della legge n. 214/2011). Il citato provvedimento normativo, entrato in vigore il 15 agosto 2012, ha infatti sottoposto ad un «tetto» pari alla retribuzione annuale complessiva spettante per la carica di Primo Presidente della Corte di Cassazione (euro 302.937,12 nel 2012) il trattamento economico annuo omnicomprensivo dei dipendenti delle società non quotate direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni.
  A seguito dell'entrata in vigore della citata normativa, non possono dunque essere corrisposte ai dipendenti retribuzioni oltre i limiti di legge e, pertanto, non è ravvisabile, a carico della Società, alcun Pag. 266onere di pubblicazione relativo ai contratti di lavoro subordinato stipulati dopo tale data.
  Le prestazioni artistiche, invece, non sono soggette al «tetto» (e possono non essere pubblicate) laddove consentano di concorrere sul mercato in condizioni di effettiva concorrenza, in ossequio a quanto disposto dall'articolo 3, comma 44, terzo periodo, legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria 2008). La ratio di tale impostazione è stata confermata anche dal Garante per la protezione dei dati personali e dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, secondo i quali l'esigenza di trasparenza deve essere necessariamente coniugata con la protezione dei dati personali e la tutela della concorrenza.
  La previsione di cui all'articolo 3, comma 50, della legge n. 244/07, che prevede la comunicazione alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi di tutte le retribuzioni dirigenziali e i compensi per la conduzione di trasmissioni di qualunque genere, deve essere invece interpretata alla luce del principio espresso nella disposizione contenuta nella bozza di Contratto di servizio per il triennio 2013-2015, trasmessa alla Commissione di vigilanza, che contempla obblighi di trasmissione di dati aggregati cui la Rai provvederà immediatamente in seguito all'approvazione definitiva del Contratto stesso.
  Da ultimo per quanto concerne il Contratto di servizio 2010-2012, veniva demandato alla Commissione Paritetica Ministero dello Sviluppo Economico-Rai il compito di definire «la fattibilità e le modalità di applicazione delle disposizioni» relative alla pubblicazione dei «compensi di dipendenti e collaboratori»; la Commissione paritetica, anche alla luce degli avvicendamenti intervenuti in ambito governativo, non è riuscita di fatto ad essere pienamente operativa; in tale contesto il nuovo Contratto adotta una impostazione diretta, risolvendo il precedente e prevedendo da subito le modalità cui la Rai dovrà attenersi per la pubblicazione.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   attraverso le informazioni fornite principalmente dagli organi di stampa, e da alcune dichiarazioni dei vertici Rai, sono stati resi noti negli anni i compensi percepiti da Roberto Benigni per le proprie apparizioni in diverse trasmissioni andate in onda nei canali del servizio pubblico radiotelevisivo;
   numerose sono state le polemiche che hanno riguardato in particolare i cachet percepiti dal comico toscano per le presenze in alcune edizioni del Festival di Sanremo; nel 2009, in cambio della sua presenza al Festival, Benigni avrebbe ricevuto non solo un gettone in contanti di 350.000 euro, ma avrebbe anche ottenuto i diritti home video di tutte le sue apparizioni in trasmissioni Rai per 20 anni, pagando la cifra di 340.000 euro a fronte di un valore di mercato pari a quasi 2 milioni di euro; nel 2011, la sua presenza al Festival sarebbe stata ricompensata con un cachet di circa 250.000 euro, che Benigni avrebbe devoluto in beneficenza, suscitando diverse polemiche;
   nel mese di dicembre dello scorso anno il comico toscano è stato protagonista di un «one man show» dedicato alla Costituzione italiana, «La più bella del mondo», andato in onda su RaiUno in prima serata;
   per il suo ritorno in Rai, Benigni avrebbe percepito un compenso pari a 5,8 milioni di euro;
   oltre alla trasmissione dedicata alla Costituzione, l'accordo tra Benigni e la Rai prevedeva un ciclo di dodici puntate di «Tutto Dante», un nuovo show andato in onda nel 2013, rivelatosi un flop con ascolti bassissimi;
   secondo notizie di stampa, nel prossimo mese di dicembre dovrebbe andare in onda su RaiUno uno speciale condotto da Roberto Benigni dedicato ai «Dieci Comandamenti». Inoltre sarebbero previste altre puntate di «Tutto Dante», la cui trattativa sarebbe ancora in corso e il Pag. 267compenso del conduttore ancora da definire: indiscrezioni però parlano di un importo che non sarebbe inferiore ai 4 milioni di euro;
  si chiede di sapere:
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano opportuno rendere noti tutti i costi del prossimo show di Roberto Benigni dedicato ai «Dieci Comandamenti», e in particolare il compenso che verrà percepito dal comico toscano;
   se non ritengano necessario precisare i dettagli della trattativa, e se corrisponde al vero la notizia per cui sembrerebbe prospettarsi per la Rai un obbligo a concludere il contratto non solo per lo speciale di una sola puntata sui dieci comandamenti, ma anche per un nuovo ciclo di puntate di «Tutto Dante», programma che è andato in onda solo pochi mesi fa con un riscontro mediocre in termini di ascolti. (69/386)

   RISPOSTA. La Rai – come ribadito, tra l'altro, anche dall'Autorità per la Garanzia della Concorrenza e del Mercato – è una società per azioni che opera sul mercato a differenza delle pubbliche Amministrazioni che non svolgono attività economica, acquisendo risorse produttive in un contesto concorrenziale per garantire l'espletamento del servizio pubblico radiotelevisivo.
  In tale quadro, pertanto, l'imposizione a Rai dell'obbligo di pubblicare i compensi per prestazioni artistiche, nonché i costi di produzione dei propri programmi, «sebbene volta a soddisfare l'esigenza di accountability del servizio pubblico radiotelevisivo, non sarebbe priva di implicazioni di carattere concorrenziale».
  Secondo l'AGCM, «l'imposizione dell'obbligo in parola creerebbe un'evidente asimmetria nel settore televisivo, atteso che Rai sarebbe l'unico operatore soggetto all'obbligo di rendere pubblici i propri costi ad un livello di dettaglio disaggregato. Considerato che si tratta di dati per loro natura estremamente sensibili sotto il profilo commerciale, la loro pubblicazione potrebbe ridurre la capacità competitiva di Rai nell'acquisire e trattenere le risorse, soprattutto umane, che costituiscono input fondamentali per la fornitura di servizi radiotelevisivi.» Né può ritenersi condivisibile, sotto il profilo concorrenziale, un'ipotetica estensione dell'obbligo di trasparenza dei costi a tutti gli operatori televisivi. Una siffatta previsione, infatti, creerebbe un'artificiale e generalizzata trasparenza delle condizioni alle quali le imprese attive nel settore televisivo realizzano i propri prodotti, ponendo le basi per condotte di mercato potenzialmente prive dei necessari requisiti di indipendenza ed autonomia».
  Per ulteriori aspetti normativi si può far riferimento anche ai contenuti della risposta alla interrogazione prot. n. 385/COMRAI).

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il conduttore genovese Fabio Fazio ha un contratto triennale con la Rai, con scadenza il 31 giugno 2014, che prevede un compenso di 2 milioni di euro annui;
   nelle scorse settimane il Direttore di Rai Uno, Giancarlo Leone, ha ufficialmente confermato Fabio Fazio e Luciana Littizzetto per la conduzione dell'edizione 2014 del Festival di Sanremo che, come consuetudine, andrà in onda nel prossimo mese di febbraio;
   nella seduta del Consiglio di amministrazione della Rai dello scorso 1o agosto, il Direttore Generale Luigi Gubitosi ha presentato un'informativa sul rinnovo triennale del contratto di Fabio Fazio dal 2014 al 2017. Il contratto, che prevede anche la conduzione di «Che Tempo Che Fa», stabilirebbe una decurtazione del compenso del 10 per cento rispetto al precedente accordo: da 2 milioni euro a 1.800.000 euro l'anno;
   tra l'altro, il nuovo contratto triennale che legherebbe Fabio Fazio alla Rai fino al giugno 2017, con un compenso per Pag. 268tre anni pari a 5 milioni e 400 mila euro, sarebbe proprio in questi giorni alla firma della Presidente Anna Maria Tarantola;
   risulta quanto meno anomalo che il Direttore Generale Gubitosi proponga di discutere in Consiglio di amministrazione il rinnovo di un contratto che non è in scadenza, ma che giungerà a termine addirittura a giugno del prossimo anno;
   secondo notizie pubblicate dai principali organi di stampa, lo stesso Fabio Fazio avrebbe imposto un rinnovo anticipato del contratto garantendosi una vera e propria blindatura e subordinando ad esso la conduzione del prossimo Sanremo;
   l'eventuale conferma di questa circostanza, si configurerebbe come una gravissima forzatura del conduttore nei confronti della Rai, poiché Fabio Fazio risulta già legato contrattualmente alla Rai fino al giugno 2014, cioè ben oltre il periodo di messa in onda della prossima edizione del Festival di Sanremo;
  si chiede di sapere:
   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero;
   in particolare, per quale motivo il Direttore Generale della Rai abbia ritenuto di discutere in Consiglio di amministrazione, con largo anticipo, il rinnovo di un contratto così oneroso e soprattutto non in scadenza;
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano opportuno chiarire la tipologia del nuovo contratto in esclusiva che lega Fabio Fazio alla Rai, che sarebbe in questi giorni alla firma della Presidente Tarantola, e rendere noto, ufficialmente, l'ammontare del compenso triennale previsto per il conduttore genovese. (70/404)

  RISPOSTA. La Rai – come ribadito, tra l'altro, anche dall'Autorità per la Garanzia della Concorrenza e del Mercato – è una società per azioni che opera sul mercato a differenza delle pubbliche Amministrazioni che non svolgono attività economica, acquisendo risorse produttive in un contesto concorrenziale per garantire l'espletamento del servizio pubblico radiotelevisivo.
  In tale quadro, pertanto, l'imposizione a Rai dell'obbligo di pubblicare i compensi per prestazioni artistiche, nonché i costi di produzione dei propri programmi, «sebbene volta a soddisfare l'esigenza di accountability del servizio pubblico radiotelevisivo, non sarebbe priva di implicazioni di carattere concorrenziale».
  Secondo l'AGCM, «l'imposizione dell'obbligo in parola creerebbe un'evidente asimmetria nel settore televisivo, atteso che Rai sarebbe l'unico operatore soggetto all'obbligo di rendere pubblici i propri costi ad un livello di dettaglio disaggregato. Considerato che si tratta di dati per loro natura estremamente sensibili sotto il profilo commerciale, la loro pubblicazione potrebbe ridurre la capacità competitiva di Rai nell'acquisire e trattenere le risorse, soprattutto umane, che costituiscono input fondamentali per la fornitura di servizi radiotelevisivi.» Né può ritenersi condivisibile, sotto il profilo concorrenziale, un'ipotetica estensione dell'obbligo di trasparenza dei costi a tutti gli operatori televisivi. Una siffatta previsione, infatti, creerebbe un'artificiale e generalizzata trasparenza delle condizioni alle quali le imprese attive nel settore televisivo realizzano i propri prodotti, ponendo le basi per condotte di mercato potenzialmente prive dei necessari requisiti di indipendenza ed autonomia».
  Per ulteriori aspetti normativi si può far riferimento anche ai contenuti della risposta alla interrogazione prot. n. 385/COMRAI).

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nelle scorse settimane numerosi organi di stampa hanno pubblicato notizie relative alla prossima conclusione di un contratto tra la Rai e il comico Maurizio Crozza, per la messa in onda di un nuovo show;Pag. 269
   il comico genovese è, ad oggi, legato contrattualmente a La7 fino al 31 dicembre 2013; a tal riguardo, infatti, è già previsto che vada in onda, a partire dal prossimo venerdì 18 ottobre, la prima di otto puntate della nuova edizione del programma «Crozza nel Paese delle Meraviglie», che terminerà a dicembre;
   secondo notizie di stampa, giovedì prossimo il Cda della Rai esaminerà il cospicuo contratto che avrebbe ad oggetto la realizzazione di 53 puntate di un nuovo programma di Rai Uno, da realizzarsi a partire dalla primavera 2014 fino al 2016. Si parla di un costo unitario per puntata pari a 475 mila euro, per un costo totale di 25 milioni e 517 mila euro, dei quali 5 milioni verrebbero percepiti direttamente da Maurizio Crozza;
   il costo a puntata appare decisamente esorbitante, a maggior ragione se si confronta la sua durata con quella della maggior parte delle trasmissioni del prime time di Rai Uno. La nuova trasmissione di Crozza dovrebbe infatti durare circa 70 minuti: una tempistica strettamente legata alla sua tipologia di «one man show», con un costo per puntata di 475 mila euro; altri programmi della prima serata di Rai Uno durano mediamente più di due ore e mezza, con costi tra i 500 mila e i 600 mila euro, dovuti al fatto che si tratta di trasmissioni più articolate, che prevedono, ad esempio, la partecipazione di ospiti famosi e costi per riprese esterne;
   l'intera produzione della nuova trasmissione condotta da Crozza è proposta dalla Itc2000, Società che fa capo a Beppe Caschetto, manager del comico genovese, che offrirebbe quindi alla Rai, quella che, in gergo televisivo, si chiama operazione a «cassette chiuse»: un intero pacchetto di servizi, senza alcun intervento delle strutture produttive interne alla Rai, con tutti i conseguenti costi. Tutto ciò in netto contrasto con la politica aziendale perseguita dal Direttore Generale Luigi Gubitosi, volta alla valorizzazione delle risorse interne alla Rai;
   il contratto che Crozza starebbe chiudendo con la Rai risulta enormemente più alto rispetto all'accordo con La7 per un analogo programma; le circa 30 puntate, in gran parte già andate in onda su La 7 di «Crozza nel Paese delle meraviglie» sarebbero costate, infatti, 14,3 milioni di euro;
   il 19 settembre scorso lo scrivente ha presentato una interrogazione sulla medesima questione, ricevendo dalla Rai una risposta vaga, imprecisa e assolutamente non soddisfacente;
   se corrispondono al vero le indiscrezioni apparse sugli organi di stampa, secondo le quali il Cda Rai esaminerà, il prossimo 17 ottobre, il contratto che legherebbe il comico Maurizio Crozza alla Rai fino al 2016;
  si chiede di sapere:
   quali siano i dettagli di questo accordo, che sembrerebbe prevedere per la Rai l'acquisto di un'intera produzione esterna da parte della Itc2000, per 25 milioni e 517 mila euro senza l'impiego di alcuna produzione interna alla Rai, con un indubbio aggravio dei costi;
   quale sia il reale compenso previsto per il comico Crozza;
   se corrisponda al vero che l'offerta della Società itc2000 è in netto contrasto con la politica di contenimento dei costi perseguita dal DG Gubitosi;
   se i vertici Rai non ritengano opportuno offrire chiarimenti in merito a tutte le questioni esposte in premessa, riportate dalle notizie di stampa apparse in questi giorni. (71/406)

  RISPOSTA. Per quanto concerne i contenuti della trattativa tra la Rai e l'artista Maurizio Crozza, intercorsa nei mesi scorsi e finalizzata all'acquisizione di un programma da collocare su Rai Uno in prima serata a partire dal 2014, si rinvia alle informazioni già fornite con il riscontro all'interrogazione con prot. n. 309 del 19 settembre scorso.Pag. 270
  Ciò premesso, si informa che la trattativa non si è conclusa positivamente e, conseguentemente, il tema non è più stato portato all'attenzione del Consiglio di Amministrazione.

   PISICCHIO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   da oltre 10 mesi la testata radiofonica parlamentare della Rai è retta in modo interinale dal Direttore Gianni Scipione Rossi;
   tale situazione causa una condizione di indeterminatezza che non giova certamente alla serenità dei giornalisti assegnati alla testata e alla qualità stessa dell'attività redazionale, sospesa tra un vecchio piano editoriale approvato dal CDA e gli interventi di assestamento operati in questa fase di interinato, in carenza di un nuovo piano;
   si rammenta, peraltro, che in più occasioni si è proceduto da parte dei vertici Rai ad annunci di accorpamenti di GR Parlamento con altre testate, senza però che a tali annunci facesse seguito una determinazione positiva;
   giova ricordare ancora che la specificità della Testata GRP, la cui missione, dal punto di vista dell'informazione istituzionale è intuibile, è legittimata da una legge istitutiva e da un contratto di servizi ed è volta a tutelare la trasparenza dei lavori parlamentari a garanzia del diritto all'informazione di cui gode ogni cittadino;
   la carenza di organico da un lato e la mancanza di piano editoriale dall'altro, insieme con la condizione di estremo disagio in cui versano i giornalisti, impongono l'assunzione di decisioni tempestive e strutturali anche per porre fine alla incertezza dovuta ad una lunga stagione di interinato nella direzione della testata;
  si chiede di sapere:
   quali tempestivi ed efficaci interventi la Direzione della Rai intenda assumere per consentire il rilancio della Testata giornalistica Parlamentare. (72/408)

  RISPOSTA. Il piano industriale 2013-2015 in via di progressiva implementazione si pone l'obiettivo di definire in modo organico e strutturato gli interventi necessari per favorire lo sviluppo della Rai nel nuovo scenario di riferimento; in tale quadro il piano prevede anche azioni finalizzate a rendere più efficiente ed efficace l'organizzazione aziendale.
  L'implementazione del piano industriale prevede specifici e definiti «Cantieri di lavoro». Per quel che riguarda Gr Parlamento, il cantiere in questione è il «Cantiere Radio», nel cui ambito saranno assunte tutte le relative determinazioni. In tale contesto non è possibile ad oggi prevedere la tempistica di sviluppo dei singoli interventi.
  In ogni caso, fermi restando gli interventi anche di carattere organizzativo che saranno definiti all'interno del Piano Industriale, l'informazione sull'attività parlamentare rimarrà un elemento essenziale della missione di Servizio Pubblico.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il sottoscritto è stato ospite della puntata di domenica 13 ottobre della trasmissione di Rai Tre «Che tempo che fa»; durante l'intervista, tra i temi trattati, si è parlato anche del compenso percepito dal conduttore Fabio Fazio;
   in data 15 ottobre 2014, nell'articolo pubblicato dal Corriere della Sera e intitolato «Brunetta insiste su Fazio, Mazzetti: attacco personale», viene riportata la dichiarazione del capostruttura di Rai Tre Loris Mazzetti, secondo la quale lo scrivente avrebbe «un fatto personale» nei confronti del conduttore di «Che tempo che fa» Fabio Fazio;
   si tratta di un'affermazione diffamatoria e completamente destituita di ogni Pag. 271fondamento, che denota un goffo tentativo di prendere le parti, non si sa a che titolo, del conduttore Fazio;
  si chiede di sapere:
   a quale titolo il signor Loris Mazzetti abbia rilasciato tali dichiarazioni diffamatorie nei riguardi dell'interrogante, relative ad un programma in onda sulla terza rete della Rai. (73/417)

  RISPOSTA. Al termine dell'intervista in diretta dell'onorevole Brunetta a «Che tempo che fa» (nella puntata in cui era sta sollevata la polemica sui compensi di Fabio Fazio) Mazzetti è stato raggiunto dalla telefonata di un giornalista del Corriere della Sera e ha commentato a caldo la situazione creatasi senza considerare che potesse essere considerata quale effettiva dichiarazione ufficiale. Il virgolettato riportato nell'articolo recita «Brunetta evidentemente ha un fatto personale contro di lui. A questo punto la Rai intervenga per difendere Fazio, che fa un programma che si ripaga da solo e anzi fa guadagnare l'azienda».
  Peraltro, il giorno successivo il Direttore di Raitre Vianello ha rilasciato una intervista al quotidiano la Repubblica nella quale ha confermato la sostanza della dichiarazione di Mazzetti sopra riportata.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   secondo indiscrezioni, il conduttore Fabio Fazio risulterebbe essere il proprietario del format «Che tempo che fa»; tale format sarebbe stato ceduto, in un secondo momento, in licenza alla società di produzione televisiva Endemol;
   la Endemol, pertanto, verserebbe a Fazio, come corrispettivo per la licenza, circa 4 mila euro a puntata, che si aggiungerebbero al compenso annuo del conduttore pari a 1,8 milioni di euro;
   Fabio Fazio, oltre ad essere conduttore, risulterebbe anche tra gli autori del programma e percepirebbe, a questo titolo, i diritti SIAE;
  si chiede di sapere:
   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e se i vertici Rai siano a conoscenza dei fatti e se non ritengano opportuno fare piena luce al riguardo.
(74/418)

  RISPOSTA. Per la gestione del format relativo al programma «Che tempo che fa» la Rai ha in essere un rapporto contrattuale esclusivamente con la società Endemol.
  Per quanto concerne invece il tema dell'articolazione del compenso di Fazio, si ritiene opportuno rinviare ai più puntuali ed organici elementi riportati nelle risposte alle interrogazioni presentate dall'interrogante con prott. 384-385-386-404/COMRAI); da ultimo, per quanto riguarda le nuove disposizioni introdotte dalla legge n. 125 del 2013, le strutture aziendali competenti stanno valutando i corretti adempimenti e le relative modalità operative per l'applicazione della norma «in conformità alle procedure definite dal Ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con il predetto Dipartimento della funzione pubblica».

   CENTINAIO E VOLPI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   sabato 12 ottobre scorso l'emittente Rai news 24 ha trasmesso integralmente il discorso che il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha tenuto alla Fiera del Levante di Bari per annunciare la propria candidatura alla segreteria del partito democratico;
   lo stesso giorno, a Torino si è svolto un corteo dei militanti della Lega Nord che è terminato con un comizio finale a cui hanno partecipato, fra gli altri, il segretario del partito Roberto Maroni, il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, l'on. Umberto Bossi e il senatore Roberto Calderoli;
   appare quanto meno opinabile la scelta dell'emittente del servizio pubblico Pag. 272di dare così tanto spazio ad un discorso di uno dei quattro candidati alla segreteria del partito democratico, che attualmente è semplicemente il sindaco di una città italiana, piuttosto che dare il giusto risalto ad una manifestazione di carattere nazionale su temi di estrema importanza quali le problematiche legate all'immigrazione clandestina e la sicurezza dei cittadini, organizzata da un movimento politico ampiamente rappresentato nell'arco parlamentare e che ha visto la partecipazione di importanti cariche istituzionali;
   il servizio pubblico è tenuto a rappresentare con equilibrio le posizioni della maggioranza e delle opposizioni, delle coalizioni e delle diverse forze politiche assicurando il pluralismo dell'informazione come principio fondamentale del sistema radiotelevisivo;
   ciò che rappresenta un dovere per l'intero sistema televisivo diventa un obbligo per quello gestito dal servizio pubblico, che motiva la sua esistenza (e il suo finanziamento attraverso il canone) nel proprio dovere di rappresentare le idee di tutti i cittadini ma soprattutto di informarli compiutamente;
   il servizio pubblico radiotelevisivo, per la missione collegata alla sua stessa esistenza, deve rispondere prioritariamente ai requisiti di pluralismo, completezza e imparzialità, e questi sono stati disattesi nella scelta della programmazione del 12 ottobre da parte dell'emittente Rai News 24;
  si chiede di sapere:
   se la Direzione Generale della Rai non ritenga opportuno rendere note le ragioni alle basi della scelta della programmazione di Rai News 24 del giorno 12 ottobre u.s., che ha privilegiato la trasmissione del discorso di un candidato alla segreteria del partito democratico piuttosto che il comizio tenuto dagli esponenti della Lega Nord;
   quali azioni intenda intraprendere per riequilibrare la presenza delle forze politiche nei palinsesti delle reti televisive del servizio pubblico. (75/427)

  RISPOSTA. Nella giornata del 12 ottobre 2013 Rai News 24 ha ritenuto opportuno definire una programmazione con diversi affacci in diretta della manifestazione della Lega, nell'ambito della quale si inserisce l'intervento del Governatore Maroni; tale scelta editoriale è dipesa dal fatto che si trattava di un'iniziativa specifica su una vicenda specifica (quella dell'immigrazione).
  Nella stessa giornata il canale ha ritenuto opportuno riservare ampio spazio all'intervento di Renzi in considerazione del fatto che il discorso affrontava a tutto campo le questioni della corsa alla segreteria del PD (notizia politica di apertura di tutte le testate nella stessa giornata).
  In linea generale, pertanto, le proporzioni del racconto nelle diverse giornate sono definite in funzione della notiziabilità con l'obiettivo – comunque e sempre – di rappresentare adeguatamente le posizioni di tutti i diversi soggetti.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nella puntata di domenica 20 ottobre u.s. della trasmissione «Che tempo che fa» in onda su Rai 3 e condotta da Fabio Fazio, è stato ospite l'ex calciatore Diego Armando Maradona, in Italia per presentare una raccolta di dvd prodotti da Rai – Eri e dalla Gazzetta dello Sport, che celebrano la sua carriera sportiva;
   nel corso dell'intervista, il conduttore Fazio ha posto al calciatore argentino domande circa le sue vicende giudiziarie legate alle pendenze con il fisco italiano;
   appena giunto in Italia, Maradona ha ricevuto da parte di Equitalia la notifica di un avviso di mora, per un importo pari a 39 milioni di euro, di cui 26 milioni corrispondenti ai soli interessi maturati; la Pag. 273notifica è un atto dovuto e necessario per l'attivazione delle azioni esecutive di recupero del debito fiscale;
   si tratta solo dell'ultimo episodio di una lunga vicenda giudiziaria che inizia negli anni ’90, e che vede nel 2005 la condanna presso la Corte di Cassazione per frode fiscale;
   Maradona rispondeva alle domande di Fazio, sostenendo di non essere mai stato un evasore fiscale, senza essere contraddetto. Dopo di che si esibiva nel cosiddetto «gesto dell'ombrello» all'indirizzo proprio di Equitalia, mentre il conduttore rimaneva in assoluto silenzio e il pubblico presente in studio applaudiva a tutto spiano;
   nel 2005, il calciatore argentino era stato ospite della trasmissione di Rai Uno «Ballando con le stelle», per tre puntate, percependo un compenso, mai confermato dalla Rai, che, secondo indiscrezioni, sarebbe stato pari a 4 milioni di euro; proprio a seguito della sentenza di condanna emanata della Corte di Cassazione, l'Agenzia delle entrate ha notificato il pignoramento di questo compenso alla società Ballandi Entertainment di Bologna, a cui la Rai aveva appaltato la realizzazione di «Ballando con le stelle»;
  si chiede di sapere:
   se i vertici Rai non ritengano vergognoso, e assolutamente lesivo del ruolo di servizio pubblico della Rai, l'episodio verificatosi ieri sera nel corso della trasmissione «Che tempo che fa», sottolineato ancor più dal fatto che il conduttore non si è dissociato dalle gravissime affermazioni di Maradona;
   se i vertici della Rai non intendano a tal proposito prendere provvedimenti disciplinari in merito, e se il contratto in essere non preveda alcuna tutela del decoro della Rai da parte del conduttore;
   se il Direttore Generale e la Presidente della Rai non ritengano opportuno fare piena chiarezza circa il compenso che il calciatore argentino avrebbe percepito per la sua «ospitata» di domenica scorsa a «Che tempo che fa»;
   se corrisponde al vero la notizia circolante negli ambienti televisivi secondo la quale il produttore del programma «Che tempo che fa» avrebbe corrisposto il compenso a una società estera che gestisce l'immagine di Maradona, aggirando così la legge;
   se i vertici Rai non ritengano urgente chiarire come si sia giunti alla decisione da parte di Rai – Eri di coprodurre, insieme alla Gazzetta dello sport, i dvd sulla vita di Maradona;
   se non si ritengano opportuno, una volta che l'intera collana di dvd sia stata posta in vendita, pubblicare i relativi incassi. (76/429)

  RISPOSTA. In primo luogo si evidenzia come la Rai non abbia corrisposto alcun compenso a Maradona né direttamente né tramite una società estera.
  In secondo luogo si evidenzia come il vertice della Rete – oltre allo stesso conduttore Fabio Fazio – abbiamo tempestivamente espresso rammarico per l'accaduto, giudicando «offensivo» il gesto di Maradona.
  Per quanto concerne il tema della coproduzione tra Gazzetta dello Sport e Rai Eri di un dvd sulla vita di Maradona si segnala che la scelta è stata compiuta in considerazione del rilevante successo della precedente iniziativa del 2007 (dal titolo «Diego Armando Maradona non sarò mai un uomo comune») che ha registrato il record di vendite in Italia per una serie di dvd; in tale quadro è stato ritenuto opportuno procedere ad una riedizione (con l'aggiunta di un'ulteriore intervista al campione) della collana. Sotto il profilo operativo, il dvd viene distribuito in allegato alla Gazzetta dello Sport che, come per la precedente iniziativa, si è assunta la piena responsabilità editoriale dell'opera e si è occupata di definire direttamente l'accordo per lo sfruttamento dei diritti d'immagine con Maradona.

Pag. 274

   CENTINAIO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nei giorni scorsi, in seguito alla partecipazione dell'onorevole Brunetta alla trasmissione di Rai 3, «Che tempo che fa», si sono sollevate numerose polemiche sui compensi del presentatore Fabio Fazio che, secondo indiscrezioni, risulterebbe essere anche il proprietario del format della trasmissione;
   tale format sarebbe stato ceduto in un secondo momento, in licenza, alla società di produzione televisiva Endemol, che verserebbe a Fazio, come corrispettivo per la licenza, circa 4 mila euro a puntata, che si aggiungerebbero al compenso annuo del conduttore pari a 1,8 milioni di euro, oltre ai diritti di sfruttamento connessi alle repliche in qualità di proprietario;
   il presentatore della trasmissione, nonché proprietario del format, risulterebbe anche fra gli autori del programma e quindi percepirebbe, a questo titolo, i diritti Siae;
   la Rai è una società per azioni interamente partecipata dallo Stato, ed è caratterizzata da un modello di finanziamento cosiddetto «misto» che vede la compresenza di risorse pubbliche, costituite dal canone pagato dai cittadini sul possesso di un apparecchio televisivo, e commerciali, costituite dalla pubblicità;
   la Rai svolge la duplice attività di concessionaria di servizio pubblico e di impresa radiotelevisiva all'interno del mercato, ma seppure opera in concorrenza con l'altra tv generalista per scelte di programmazione, audience e vendita di contenuti, alcuni dati riportati nei bilanci delle due emittenti televisive, risultano particolarmente discordanti soprattutto in relazione ai costi del personale;
   secondo i dati del bilancio consolidato 2011, il costo del lavoro della Rai ammonta a più di 1 miliardo di euro, a fronte del costo del personale di Mediaset che è meno della metà;
   mentre il personale in organico è aumentato di 55 unità rispetto all'anno precedente, arrivando a 11.410 unità, e gli investimenti in immobilizzazioni materiali presentano un incremento di 51,4 milioni di euro, gli investimenti in programmi (e quindi gli investimenti sulla qualità dei beni direttamente fruibili dai cittadini utenti che finanziano regolarmente l'azienda attraverso il pagamento del canone) presentano un decremento di 17,9 milioni di Euro (-3,5 per cento) rispetto al 2010;
   in questo periodo di grave crisi economica che sta vivendo il nostro Paese, sarebbe doveroso intervenire sui trattamenti economici del personale delle società che beneficiano in forma diretta o indiretta di interventi pubblici;
   sembra quanto mai auspicabile intervenire in materia di compensi massimi per il trattamento economico di chiunque abbia rapporti di lavoro dipendente o autonomo con la società concessionaria del servizio pubblico radioteleviso;
  si chiede di sapere:
   se la Direzione Generale della Rai non ritenga opportuno chiarire la situazione contrattuale del conduttore, autore e proprietario del format di «Che tempo che fa», rendendo noto il contratto che Fabio Fazio ha recentemente stipulato con la concessionaria del servizio pubblico, specificando se il canone che gli utenti regolarmente pagano viene utilizzato anche per il trattamento economico dei conduttori;
   se non ritenga doveroso mettere in atto ogni azione necessaria affinché le scelte aziendali della concessionaria del servizio pubblico siano orientate ad un ridimensionamento dei costi, anche prevedendo dei limiti massimi al trattamento economico omnicomprensivo di chiunque riceva emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con la Rai. (77/433)

  RISPOSTA. In linea generale è necessario premettere che il tema del livello e Pag. 275dell'articolazione del compenso di Fazio deve essere considerato alla luce del fatto che la Rai – come ribadito, tra l'altro, anche dall'Autorità per la Garanzia della Concorrenza e del Mercato – è una società per azioni che opera sul mercato a differenza delle pubbliche Amministrazioni che non svolgono attività economica, acquisendo risorse produttive in un contesto concorrenziale per garantire l'espletamento del servizio pubblico radiotelevisivo.
  Nel quadro descritto, peraltro, si segnala come la Rai stia attuando una politica complessiva di contenimento dei costi, con interventi significativi su tutte le aree di attività aziendali; per quanto concerne il tema dei costi per i conduttori, ad esempio, negli ultimi cinque anni si registra una riduzione complessiva dei costi quantificabile nell'ordine di circa il 20 per cento.

   MARGIOTTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Per sapere – premesso che:
   in data 8 ottobre 2013, un articolo a firma di Giacomo Amadori pubblicato sul quotidiano Libero, denuncia una questione grave e imbarazzante che coinvolge la Radio Televisione di Stato, sulla quale si sarebbe aperta un'indagine dell’audit interna, avente per oggetto regali preziosi, pagati con i soldi del canone, non protocollati, di cui non sono noti i destinatari, acquistati da viale Mazzini dal medesimo fornitore nel periodo compreso tra il 2008 e la metà del 2012: vicenda, per i media, diventata Regalopoli;
   la notizia, secondo il quotidiano, sarebbe stata tra l'altro confermata dall'ex direttore centrale Comunicazione e Relazioni esterne Guido Paglia, che in data 27 settembre avrebbe riferito al direttore generale «gli errori di forma e di sostanza che hanno dato origine a questa indagine, visto che non è mai esistita in azienda alcuna procedura che prevedesse l'indicazione dei beneficiari degli omaggi»;
  si chiede di sapere:
   quali iniziative l'azienda abbia intrapreso per verificare se la notizia corrisponda al vero;
   se sia stata effettivamente aperta un'indagine dell’audit interna;
   quali esiti abbia dato l'indagine; quali provvedimenti si ritiene di dovere assumere per impedire che in futuro si verifichino analoghi deprecabili episodi.
(78/439)

  RISPOSTA. A seguito di verifiche interne funzionali al miglioramento del sistema di controllo interno sono emerse criticità relative alla gestione degli omaggi e dei beni promozionali.
  In particolare, sono emerse carenze gestionali in ordine alla movimentazione, alla tracciabilità, ai beneficiari e alla relativa causale di tali beni aziendali.
  Conseguentemente, sono state adottate opportune azioni correttive, la cui attuazione sarà oggetto di costante monitoraggio.
  Inoltre, all'esito di rituale procedimento disciplinare, sono stati disposti adeguati provvedimenti nei confronti del responsabile di processo.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   i dipendenti e collaboratori Rai sono tenuti, in relazione ai contesti in cui si trovano, secondo quanto stabilito dal Codice Etico dell'azienda, ad effettuare le più opportune valutazioni al fine di evitare situazioni di nocumento agli interessi o all'immagine della Rai;
   è ben noto che nella puntata di domenica 20 ottobre u.s., durante la trasmissione «Che tempo che fa» in onda su Rai 3 e condotta da Fabio Fazio, l'ospite Diego Armando Maradona, nel corso dell'intervista, si è esibito nel cosiddetto «gesto dell'ombrello» all'indirizzo di Equitalia;
   il conduttore, a seguito del riprovevole e volgare insulto verso Equitalia, è Pag. 276rimasto in assoluto silenzio, non dissociandosi dal comportamento e dalle parole pronunciate dall'ospite, mentre il pubblico presente in studio applaudiva copiosamente;
   il conduttore Fazio non si è dimostrato all'altezza della gestione, in diretta tv, di una situazione molto disdicevole, mostrandosi addirittura accondiscendente nei confronti dell'ospite e del suo comportamento che sostanzialmente insultava il fisco italiano e i milioni di cittadini onesti contribuenti;
   quanto accaduto ha recato un grave danno all'immagine della Rai, suscitando forti polemiche sugli organi di stampa, presso le associazioni dei consumatori, e anche a livello istituzionale;
   tra l'altro, va rilevato che Equitalia è una società pubblica che si occupa anche della riscossione del canone televisivo con cui è pagata la Rai;
  si chiede di sapere:
   se i vertici della Rai intendano valutare azioni disciplinari nei confronti del conduttore Fabio Fazio, il quale risulta abbia violato palesemente l'articolo 7.5 «Doveri del personale» del Codice Etico della Rai, laddove si dice che «in relazione ai contesti in cui si trovino ad espletare la propria attività, dipendenti e collaboratori sono, inoltre, tenuti ad effettuare le più opportune valutazioni al fine di evitare situazioni e comportamenti che possano esporre a nocumento gli interessi e/o l'immagine di Rai»;
   se il Direttore Generale, che ha il compito di vigilare sull'osservanza del Codice etico dell'azienda, ha fornito al Consiglio di amministrazione Rai l'informativa mensile, prevista dall'articolo 1.5 del medesimo Codice Etico, sull'attuazione e il controllo del rispetto e dell'efficacia del Codice stesso, e se, in particolare, ha espresso proprie valutazioni sull'accaduto esposto in premessa;
   se non sia opportuno, da parte del Direttore Generale, invitare il conduttore Fabio Fazio, nel corso della medesima trasmissione, a leggere un comunicato con il quale la Rai prende le distanze dalle affermazioni e dai comportamenti manifestati nei confronti di Equitalia dal Sig. Maradona, provvedendo anche a stigmatizzare la sua condotta plurioffensiva e lesiva dell'immagine della stessa Società del servizio pubblico radiotelevisivo;
   se i vertici Rai non ritengano opportuno ribadire ai collaboratori e al personale il rispetto dei principi di onestà e osservanza della legge, di pluralismo, professionalità, imparzialità, correttezza, riservatezza, trasparenza, diligenza, lealtà e buona fede, sulla base dei quali, a norma dell'articolo 2 del citato Codice etico, devono essere svolte tutte le attività della Rai. (80/448)

  RISPOSTA. A seguito della puntata di «Che tempo che fa» del 20 ottobre scorso nell'ambito della quale Diego Armando Maradona si è reso protagonista di un gesto inconsulto nei confronti di Equitalia, sia il conduttore sia il direttore di rete hanno inteso formalmente dissociarsi da tale comportamento.
  Infatti, come risulta dalle agenzie di stampa, il conduttore della trasmissione Fabio Fazio ha dichiarato quanto segue: «durante la puntata di domenica ho ritenuto doveroso porre la questione Maradona-Fisco che in questi giorni non era ancora stata affrontata. «Fazio – aggiunge l'Ansa – ha inoltre bocciato il gesto dell'ombrello affermando che «si poteva evitare».
  Contestualmente il Direttore di Rete Andrea Vianello ha affermato: «il gesto dell'ombrello relativo ai possibili sequestri di oggetti da parte degli agenti di Equitalia è legittimamente apparso offensivo nei confronti di chi, a nome dello Stato, applica la legge in un Paese a così alta evasione», precisando poi che «ci rammarichiamo di quanto accaduto».
  Pertanto, alla luce del fatto che le sopra riportate dichiarazioni di formale dissociazione sono state ritenute soddisfacenti, non si è ritenuto di assumere ulteriori iniziative.

Pag. 277

   ROSSI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   in Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi è all'ordine del giorno il contratto di servizio Rai 2013-2015;
   durante l'audizione di giovedì 01 agosto 2013 il viceministro Catricalà ha dichiarato con chiarezza che «non esiste, al di là di qualche isolata interpretazione, la possibilità di un rinnovo automatico, non previsto neppure dall'attuale convenzione», precisando che « proprio per questo occorre avere le idee chiare per tempo sul da farsi perché il Parlamento dovrà decidere, anche con una norma di due righe di semplice proroga o, diversamente, con un'articolata legge di riforma del servizio pubblico, cosa si dovrà fare a partire dal 7 maggio 2016. Altrimenti sarà il caos, con la Corte dei Conti che potrebbe intervenire in caso di attribuzione di soldi pubblici (il canone) a un soggetto privo di titolo
   dalle dichiarazioni rilasciate dal Direttore Generale, Luigi Gubitosi, durante le sue audizioni e leggendo il piano industriale Rai 2013-2015, si evince che l'azienda sta effettuando investimenti tecnologici di medio lungo periodo e assunzioni di dipendenti a tempo indeterminato, oltre a nomine di dirigenti e promozioni interne, che espongono la Rai a costi di gestione, ammortamenti, pagamenti che travalicano la data di fine convenzione;
   Rai non può sapere quali saranno le modalità di riassegnazione del servizio pubblico di informazione, e se sarà una procedura ad evidenza pubblica, nell'interesse dei cittadini che devono ricevere il miglior servizio pubblico al costo inferiore;
   Rai non può sapere se – a partire dal 6 maggio 2016 – otterrà ancora la gestione del servizio pubblico di informazione in modo totale, parziale, e con quale oggetto, con quanti canali a disposizione (uno o gli attuali 14 canali televisivi, 3 canali radiofonici e 3 webradio), se utilizzando una frequenza o le attuali 5;
   Rai non può sapere se avrà ancora il servizio radiofonico che oggi evidenzia una perdita di 80 milioni di euro all'anno, a quanto ammonterà il canone o se potrà continuare anche a vendere pubblicità nei programmi già finanziati con l'aiuto di Stato, e numerose altre incognite;
  si chiede di sapere:
   se il Presidente e il Consiglio di amministrazione della Rai siano a conoscenza di quanto previsto nel Piano Industriale 2013-2015 presentato dal Direttore Generale, che prevede nuovi investimenti che creano ammortamenti che vanno oltre la scadenza della convenzione;
   se non ritengano corretto fermare immediatamente ogni investimento inserito nel piano industriale 2013/2015 che generi forti ammortamenti negli anni successivi alla scadenza della convenzione, in attesa di conoscere l'esito dell'assegnazione del servizio pubblico dopo il 6 maggio 2016, che influenzerà in modo radicale gli investimenti da fare;
   se siano al corrente che sono in atto nuove assunzioni e promozioni di dirigenti, e se non ritengano di bloccare qualsiasi assunzione che graverebbe ulteriormente sui costi di un'azienda con già oltre 13.000 tra dipendenti e giornalisti;
   se non ritengano di invitare il direttore generale a non firmare contratti che vadano oltre la data di fine convenzione evitando di mettere in pericolo il futuro dell'azienda qualora dopo il 6 maggio 2016 si dovesse procedere a un nuovo progetto diverso da quello attuale con conseguente riequilibrio tra costi e ricavi;
   se il Consiglio di amministrazione non ritenga di valutare le eventuali responsabilità cui andrebbe incontro qualora non intervenisse immediatamente per evitare operazioni, contratti, ammortamenti, assunzioni che possano incidere negativamente sui bilanci della Rai dall'esercizio 2016, qualora, come ipotizzabile, la nuova convenzione non dovesse consentire alla Rai di avere gli stessi Pag. 278introiti che può prevedere, ad oggi, solo sino al 6 maggio 2016. (81/449)

  RISPOSTA. Per prassi il Piano industriale della Rai viene elaborato con una tempistica triennale; l'attuale Piano si riferisce al triennio 2013-2015 e copre pertanto uno specifico intervallo temporale precedente alla scadenza della concessione nel 2016.
  In ogni caso un Piano industriale, per definizione, non può che presentare interventi con impatti sul medio-lungo termine; qualora nei prossimi anni, dopo la scadenza della concessione nel 2016, la Rai si trovi a dover operare in uno scenario di riferimento fortemente mutato rispetto a quello attuale, saranno conseguentemente adottati i necessari interventi di carattere sia strategico che operativo.

   MIGLIORE. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   in data 8 luglio 2013 su Rai 3 è andata in onda la trasmissione «Il viaggio» condotta da Pippo Baudo, incentrata sul ricordo dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, dove vennero uccise 335 persone dalle truppe di occupazione nazifascista il 24 marzo del 1944;
   nel corso della trasmissione, con un servizio dalle Fosse Ardeatine, il conduttore, intervistava il maggiore dell'Esercito Francesco Sardone, il quale sosteneva che l'evento scatenante l'eccidio fosse stato «l'attentato» compiuto dai «Gruppi Armati Proletari» in via Rasella, dove avevano perso la vita 32 soldati tedeschi nell'immediatezza ed altri 10 a seguito delle ferite riportate;
   il maggiore dell'Esercito, ripeteva dopo «Gruppi Annati Proletari», i quali, a suo dire, avevano cominciato a fare rappresaglie e attentati contro i tedeschi a partire dall'8 settembre 1943, anche se «i tedeschi si erano impegnati a non bombardare Roma»;
   ulteriormente il maggiore sosteneva che «esisteva la legge di rappresaglia», secondo la quale ad ogni morto tedesco sarebbero stati uccisi dieci italiani per cui «dovettero immediatamente rastrellare 320 persone»;
   il conduttore commentava «purtroppo gli autori non si sono mai presentati», alludendo alle responsabilità dell'eccidio a questa circostanza, facendo trapelare il principio secondo cui non si sarebbe dovuto infastidire l'occupante e attendere la fine della guerra;
   il conduttore aggiungeva che «anzi sono stati insigniti di medaglie d'oro e fatti anche deputati mi pare»;
   è palese la non adeguata informazione sullo svolgimento dei fatti, confondendo addirittura i Gruppi di Azione Patriottica (GAP) con i Gruppi Armati Proletari, organizzazione terroristica, che nulla hanno a che fare con la Resistenza, che si formeranno a fine anni settanta;
   come confermato da numerose sentenze e da ultimo dalla sentenza della Corte di Cassazione del 22 luglio del 2009, l'atto di via Rasella fu «legittimo atto di guerra contro il nemico occupante» e non un semplice «attentato», inserito in una serie di «azioni», come definito dal maggiore;
   la citata sentenza della Cassazione ha confermato che nessuna richiesta di consegna degli autori dell'attacco per evitare la rappresaglia fosse stata affissa dalle autorità di occupazione. Come scrive Corrado Augias su Repubblica del 12 luglio, in risposta ad un lettore in «Via Rasella, la storia umiliata»: «Il segreto sulla strage venne rigorosamente mantenuto per tutte le 28 ore che passano dalle 15.45 del 23, momento dell'attacco, alle 20 del 24 marzo, quando la carneficina ebbe termine con i fucilatori nazisti ubriachi di alcol e di sangue. Le polemiche che negli anni sono state sollevate sul fatto che gli attentatori non s'erano presentati, hanno semplicemente ignorato questa cronologia, non ci furono appelli alla radio né manifesti Pag. 279per le strade, nessuno seppe niente fino al comunicato Stefani (25 luglio) che si chiudeva con le sinistre parole: “l'ordine è stato eseguito”»;
   tale ricostruzione dei fatti è confermata da un manifesto, conservato nel Museo storico della Liberazione di via Tasso a Roma, che dimostra l'avvenuta rappresaglia al momento in cui uscì la stampa che intimava ai responsabili la propria consegna per evitarla.
   Se il presidente non intenda necessario approfondire quanto esposto in premessa e porre in essere iniziative per richiamare la Rai ad un corretto esercizio della funzione di servizio pubblico, messa fortemente in dubbio dalla deformazione dei fatti e dalla formulazione di giudizi oltraggiosi e sommari da parte del conduttore della trasmissione. (82/485)

  RISPOSTA. In merito alla interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  A seguito delle proteste espresse dall'ANPI nazionale circa la ricostruzione dell'attentato di Via Rasella così come emergeva dall'intervista di Baudo al maggiore dell'Esercito Francesco Sardone circa le responsabilità del rastrellamento la Direzione di Raitre ha offerto lo spazio per una rettifica. Essendosi però concluso il ciclo di trasmissioni registrate e quindi nell'impossibilità di darne corso in una successiva puntata, la direzione di Raitre, presa visione di un testo predisposto dall'ANPI nazionale, ha concordato di darne diffusione, in data 30 luglio u.s., all'interno dell'edizione delle 19.00 del TG3 (visibile su: http://www.anpi.it/le-falsita-di baudo-su-via-rasella-la-rettifica-del-tg3/).
  A testimonianza del corretto comportamento di Raitre è anche a disposizione, qualora richiesto, lo scambio di e-mail tra il Dr. Lorenzo Ottolenghi di Raitre e il sig. Andrea Liparoto, ufficio stampa dell'ANPI Nazionale, in riferimento al testo definitivo da diffondere e che per completezza alleghiamo in calce.
  Nella puntata di lunedì 8 luglio de «Il viaggio», su Rai 3, condotto da Pippo Baudo, sono state fatte delle affermazioni imprecise e non corrispondenti a verità. L'eccidio delle Fosse Ardeatine e sui fatti di via Rasella. Non fu offerta, infatti, alcuna possibilità ai partigiani dei Gap (gruppi di azione patriottica e non di azione proletaria come si è detto nella trasmissione) di offrirsi per salvare le vittime destinate alla fucilazione nelle Fosse Ardeatine: il comando tedesco rese pubblica la notizia dell'eccidio solo dopo il suo compimento come riconosciuto dallo stesso maresciallo Kesserling nel corso di un processo. Ben 2 sentenze, poi, della Corte di Cassazione hanno qualificato l'azione di Via Rasella come «egittimo alto di guerra». Il ricordo dei martiri delle Fosse Ardeatine, cui va sempre il nostro commosso pensiero, deve essere sempre improntato alla verità storica e mai strumentalizzato. La Direzione Rai 3 prende doverosamente atto del comunicato dell'ANPI nazionale, rammaricandosi di quanto accaduto.

   LAINATI E PAGANO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   lo scorso lunedì 4 novembre, nella parte finale del programma «La vita in diretta», contenitore pomeridiano di Rai Uno, si è parlato della storia di Max Tresoldi, il ragazzo che nel 2001 si è risvegliato dopo dieci anni di stato vegetativo (la terapia a cui è stato sottoposto è chiamata «effetto mamma» dalla scienza neurologica), e che ha rivelato di esserci sempre stato («Sentivo e vedevo tutto, ma non sapevo come dirvelo»);
   dopo un servizio che racconta il complicato percorso di riabilitazione di Max ed un fugace collegamento in diretta dalla sua casa a Carugate (Milano) si torna in studio per ascoltare il commento dell'ospite Alda D'Eusanio, che dichiara: «Rivolgo un appello pubblico a mia madre, se dovesse accadermi quel che è accaduto a Max, non fare come sua mamma ! Quella non è vita. Tornare in vita senza poter più essere libero, indipendente e soffrire, e avere quello sguardo vuoto... mi dispiace, no !».Pag. 280
   prima della pubblicità, la D'Eusanio insiste dicendo che «quando Dio chiama, l'uomo deve andare !». Al ritorno in studio, Franco Di Mare torna su quanto appena avvenuto e insieme a Paola Perego precisa: «Noi non condividiamo. Alda D'Eusanio è responsabile di quanto ha detto lei. Siamo vicini alla famiglia di Max»;
   la madre di Max Tresoldi giustamente ha commentato: «Voglio dire a quella signora che io non ho riportato in vita mio figlio, mio figlio è sempre stato in vita. E la sua vita è bella così com’è»;
   organi di stampa riportano che dopo la diretta gli autori della trasmissione hanno chiamato casa Tresoldi per chiedere scusa; non vi è stato invece alcun intervento da parte del Direttore di Rai Uno, Giancarlo Leone;
   tra l'altro va rilevato che, alla luce di quanto disposto dall'articolo 32-quinquies del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), la parte lesa può avvalersi dell'esercizio del diritto di rettifica, «in fascia oraria e con il rilievo corrispondenti a quelli della trasmissione che ha dato origine alla lesione degli interessi»;
   il clamoroso intervento di Alda D'Eusanio non dimostra solo la sua completa insensibilità, ma anche il limite dei talk show, nei quali, per discutere di temi delicatissimi vengono spesso chiamati in causa personaggi che non dimostrano avere affatto conoscenza della materia;
   in studio, infatti, in una trasmissione che ha parlato per ben venti minuti di «stati vegetativi» (di cui sedici minuti sono stati dedicati a presunte «visioni del paradiso», addirittura a «porte dell'aldilà» luci «che immettono in un'altra dimensione», con interrogativi «profondissimi» del tipo «forse sono viaggi ai confini della vita che ci attende oltre l'esistenza terrena ?») non erano presenti né un neurologo né un giornalista informato. Confondere due temi seri come stato vegetativo e vita dopo la morte ridicolizza entrambi, oltre a creare un pericoloso fraintendimento coma=morte cerebrale. La «deriva» è ancora più inaccettabile se a rendersi protagonista dell'increscioso episodio è la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo; se il Presidente e il Direttore generale della Rai intendano adottare gli opportuni provvedimenti per stigmatizzare quanto avvenuto nel corso della puntata del programma «La Vita in diretta» riportata in premessa;
  si chiede di sapere:
   se il Presidente e il Direttore generale della Rai non intendano non solo porgere le dovute scuse alla famiglia del Sig. Max Tresoldi a nome dell'intera azienda, ma anche adottare le opportune iniziative per dedicare alla questione e alla replica della famiglia Tresoldi uno spazio televisivo di uguale rilievo;
   quali provvedimenti intendano assumere per evitare che simili episodi possano verificarsi nuovamente, e se si intendano adottare iniziative volte in particolare a prevedere la presenza obbligatoria di esperti qualificati all'interno delle trasmissioni televisive che trattano di tematiche di un certo rilievo come quelle esposte in premessa. (83/490)

  RISPOSTA. Sullo spiacevole episodio delle dichiarazioni della sig.ra Alda D'Eusanio a «La vita in diretta» nella puntata del 4 novembre scorso, la Rai tramite l'Ufficio Stampa ha dichiarato che «si dissocia dalle dichiarazioni e dai commenti della giornalista Alda D'Eusanio» ed ha espresso «solidarietà» e comprensione alla famiglia Tresoldi, apprezzandone i valori e i sacrifici fatti per consentire al giovane Max di continuare a vivere nella convinzione che la vita è bella così come è e che merita di essere vissuta pienamente». Della vicenda, si sono interessati i vertici aziendali: la Presidente e il Direttore Generale «hanno rinnovato l'invito ai direttori di reti e testate a prestare la massima attenzione Pag. 281sui temi che coinvolgono le coscienze e a usare comunque sempre il linguaggio del servizio pubblico». Inoltre, la Presidente ha telefonato alla mamma di Max Tresoldi per ribadire la solidarietà’ di tutta l'azienda e sua personale».
  Si precisa inoltre che subito dopo l'accaduto Rai Uno aveva prontamente chiesto scusa e i conduttori de «La vita in diretta» avevano preso nel corso della trasmissione stessa le distanze da un'opinione discutibile e inappropriata, ma assolutamente personale.
  La signora Tresoldi e il figlio Max sono stati prontamente invitati a tornare in trasmissione e hanno accettato di essere in studio, la sola madre, oggi 7 novembre alle ore 18.00 con ospiti una neurologa e una giornalista, in ottemperanza a un diritto di replica alle parole della D'Eusanio ma soprattutto per fugare ogni dubbio sulla posizione della Rai.
  Per completezza informativa, si tenga conto che la sig.ra Alda D'Eusanio era stata invitata in trasmissione in quanto testimone diretta di un episodio di salute che come lei stessa ha raccontato l'ha vista vittima di un incidente avuto anni fa con un coma conseguente da cui poi ne è uscita senza danni. Al riguardo, si sottolinea infine che «La vita in diretta» essendo un programma in diretta è quindi sottoposto al possibile rischio che degli ospiti possano esprimere pareri non pertinenti e a volte persino offensivi, come nel caso in questione.

   RAMPELLI E AIROLA. – Al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   lo scorso 2 ottobre, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al Governo Letta, trasmesse in diretta dalla Rai, sono stati messi in onda alcuni messaggi pubblicitari proprio durante l'intervento dei Capigruppo alla Camera di Fratelli d'Italia, deputato Giorgia Meloni e del Movimento 5 Stelle, deputato Alessio Villarosa;
   nello stesso giorno, durante la diretta di Rainews dal Senato, si sono rilevate tre interruzioni sulla colonna audio, in corrispondenza di tre interventi consecutivi del Movimento 5 Stelle (Senatori Ciampolillo, Giarrusso e Santangelo) a fronte della trasmissione di due interventi integrali, rispettivamente del Senatore Campagna, appartenente al gruppo GAL, e del Senatore Casini di Scelta civica, seguiti alla trasmissione integrale dell'intervento del Presidente del Consiglio Letta;
   un'altra segnalazione sui telegiornali Rai della giornata non riportava il gruppo del Movimento 5 Stelle tra quelli dell'opposizione che avevano sfiduciato il Governo congiuntamente ai gruppi di SEL e della Lega, e, alla Camera, del gruppo di Fratelli d'Italia;
   anche durante gli interventi di replica dei gruppi parlamentari in occasione dell'informativa urgente del Governo sui fatti di Lampedusa, ancora una volta, è stata trasmessa un'interruzione pubblicitaria mentre parlava l'esponente del gruppo di Fratelli d'Italia;
   tali episodi rappresentano un fatto gravissimo posto che il servizio televisivo pubblico, affidato alla Rai, ha il dovere di garantire un'informazione completa ed imparziale, mentre, nel caso di specie, ha avuto luogo una discriminazione de fado ai danni di una forza politica dell'opposizione legittimamente rappresentata in Parlamento;
  si chiede di sapere:
   quali opportuni iniziative intenda assumere in merito alle vicende di cui in premessa, nonché al fine di garantire, da parte della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, il pieno rispetto del diritto all'informazione dei cittadini. (84/497)

  RISPOSTA. Nel corso dello Speciale Parlamento del 2 ottobre 2013, relativo alla replica del Presidente del Consiglio e alle dichiarazioni di voto finali alla Camera dei Deputati, come da prassi consolidata per qualunque diretta dalle aule parlamentari, Pag. 282alle 18.54, mentre era in corso l'intervento dell'On. Giorgia Meloni, la trasmissione è passata dai Rai3 a Rai2 senza soluzioni di continuità. Il passaggio di rete, motivato dalla necessità di mettere in onda il Tg3, è stato puntualmente segnalato con largo anticipo nella grafica che accompagna la trasmissione televisiva e per circa un minuto è proseguita in contemporanea su entrambe le reti interessate.
  Parimenti, nel corso dello Speciale Parlamento del 4 ottobre, dedicato alle comunicazioni del Ministro Alfano sui fatti di Lampedusa, alle ore 14, mentre interveniva nel dibattito l'On. Fabio Rampelli, la trasmissione è passata da Rai3 a Rai2 per gli stessi motivi, senza soluzione di continuità. Il passaggio di rete è stato puntualmente segnalato con largo anticipo nella grafica che accompagna la trasmissione televisiva e per circa un minuto è proseguita in contemporanea su entrambe le reti interessate.
  Per quanto concerne la presunta mancata inclusione del Movimento 5 Stelle e del Gruppo di Fratelli d'Italia tra le forze politiche dell'opposizione, si segnala quanto indicato in merito dalle Testate.
  Il TG1 ha riportato le posizioni delle diverse forze politiche nell'edizione delle 13,30 in un servizio a firma Ida Peritore e alle 20,00 nei servizi a firma Sonia Sarno e Roberto Chinzari, come facilmente documentabile dal Catalogo Multimediale Teche Rai.
  Il TG2, nell'edizione delle 20,30, ha trasmesso le posizioni di tutti i partiti dedicando diversi servizi alla giornata politica e affermando che il Movimento 5 Stelle, Sel, Lega e alla Camera Fratelli d'Italia avevano sfiduciato il Governo. Per il Movimento 5 Stelle ha parlato la Senatrice Taverna nel servizio di Milena Pagliaro, per Fratelli d'Italia l'On. Giorgia Meloni, per la Lega l'On. Giorgetti e per Sel l'On. Migliore, nel servizio di Giampiero Scarpati.
  Il Tg3 ha trasmesso, il 2 ottobre, un servizio di Antonella Zunica alle ore 14.20 e alle 19.00 sulla posizione delle opposizioni, compreso il Movimento 5 stelle, riguardo la sfiducia al Governo.
  Il Telegiornale di Rai Parlamento del 2 ottobre, edizione della notte, ha correttamente indicato il Movimento 5 Stelle tra i gruppi che non hanno votato la fiducia al Governo. In particolare la notizia è stata evidenziata nel lancio di apertura e, all'interno del servizio sulle opposizioni, è stato inserito un audio dell'On. D'Inca.
  Infine, a questo proposito, si tenga conto che Rainews24 compie uno sforzo quotidiano volto a raccontare e descrivere la complessa attività politico parlamentare mantenendo equilibrio e pluralismo. Come canale «All news» questo racconto è naturalmente inserito nel flusso più ampio di notizie e viene declinato secondo criteri puramente editoriali.
  Nel caso specifico: Il 2 ottobre, giorno del voto di fiducia, le sorti del Governo Letta sembravano appese a uno scarto di pochi voti tra i quali quelli di GAL (solo al termine del dibattito, Silvio Berlusconi annunciò, a sorpresa, il voto favorevole). In questo contesto è maturata la scelta di trasmettere la dichiarazione del Senatore Campagna data l'importanza, come notizia, della decisione dei singoli parlamentari di GAL, Io sud ecc. Il voto del Movimento 5 Stelle era invece scontato e non incideva sulla tenuta o meno del Governo.
  A dimostrazione dell'applicazione imparziale di questo criterio, nelle settimane successive, nel giorno del dibattito sul Ministro Cancellieri, occasione in cui l'interesse per le dichiarazioni del Movimento 5 Stelle era maggiore, è stato trasmesso integralmente l'intervento in aula dell'Sen. Airola (firmatario dell'interrogazione in oggetto) al contrario di altre componenti.

   FORNARO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la trasmissione Tgr Montagne è da molti anni una voce particolarmente importante per le Terre Alte, raccontando ogni settimana storie di uomini, dì luoghi, di imprese, di giovani e adulti che contribuiscono ai costumi e allo sviluppo socio-economico del territorio montano italiano;
   la produzione – realizzata non a caso nella sede Rai di Torino – «città delle Pag. 283Alpi» – e avviata alla vigilia delle Olimpiadi invernali del 2006 – è riuscita in otto anni a conquistare un vasto pubblico sia di telespettatori sia di quanti seguono la trasmissione sul canale internet del servizio pubblico;
   in questi anni TGR Montagne ha contribuito in modo significativo alla valorizzazione dei territori montani, evidenziandone problematiche, sfide, potenzialità;
   attraverso i suoi servizi e gli approfondimenti, TGR Montagne divulga cultura, storia, tradizioni, innovazione; inoltre, promuove località e paesi, tra attività sportive, turismo, economia e imprese, ambiente, corretto utilizzo delle risorse naturali, consentendo anche di poter conoscere e dunque migliorare, laddove necessario, i servizi del Paese a «domanda debole»;
   la trasmissione ha saputo unire le esigenze del territorio alle voci di tanti protagonisti, come gli amministratori, le associazioni, i gruppi, che hanno posto al centro della loro azione lo sviluppo e la promozione delle Terre Alte;
   Tgr Montagne – l'unico settimanale televisivo italiano dedicato alla montagna, premiata dall'Osservatorio sui media del Moige (Movimento genitori) – è sempre stato particolarmente vicino agli enti montani che in Italia sono 4.200 su 8.101 i Comuni montani – il 51,9 per cento – con una popolazione complessiva di 11 milioni di abitanti; il Pil stimato supera il 17 per cento sul totale nazionale;
   l'attenzione che la Rai ha riservato alla montagna rientra, dunque, appieno in una interpretazione del servizio pubblico che interpreta sfide, problematiche e necessità dei diversi territori;
  si chiede di conoscere:
   quali siano gli orientamenti della direzione generale in merito alla futura collocazione della trasmissione TGR MONTAGNE nel palinsesto Rai, auspicando il suo inserimento nella programmazione di una delle tre reti principali, in considerazione della qualità dei servizi realizzati con professionalità e passione dai giornalisti della sede di Torino e dell'importante azione che essa svolge per lo sviluppo e la promozione delle Terre Alte. (85/499)

  RISPOSTA. Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
  Il Consiglio di Amministrazione Rai nella seduta del 31 ottobre scorso ha approvato la proposta di una ridefinizione della mission editoriale di Rai 5 a partire dal 1 dicembre ’13 e conseguentemente ha definito una nuova linea editoriale per il canale culturale delle «performing arts».
  In coerenza con la nuova linea editoriale di Rai 5 sono stati decisi alcuni interventi tra i quali anche la decisione che la rubrica «TGR Montagne» verrà programmata su Rai 5 fino al prossimo 30 novembre in attesa di nuove determinazioni al riguardo.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   l'articolo 14 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, recante «Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni» ha da ultimo confermato l'obbligo, per i titolari di incarichi politici, di carattere elettivo o comunque di esercizio di poteri di indirizzo politico, di pubblicare una serie di dati personali, tra cui quelli relativi ai diritti reali su beni immobili e su beni mobili iscritti in pubblici registri, nonché copia dell'ultima dichiarazione dei redditi soggetti all'imposta sui redditi delle persone fisiche;
   la situazione patrimoniale dei titolari di incarichi politici è comunque da tempo sottoposta a regole di massima trasparenza, che lo scrivente ha sostenuto e rafforzato in particolare nel corso del proprio mandato di governo della scorsa legislatura;Pag. 284
   una recente risoluzione dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (1943/2013) approvata il 26 giugno 2013 in merito a «La corruzione: una minaccia al primato del diritto», impone tra l'altro agli Stati membri di garantire il massimo di trasparenza nella vita politica, amministrativa ed economica» (8.3) adottando e generalizzando la pratica di disposizioni rigorose relative a dichiarazioni di patrimoni, di redditi e d'interessi finanziari o simili da parte dei membri del parlamento e del governo, dei dirigenti di partiti politici e di movimenti politici, oltre che dei funzionari pubblici e dei giudici e dei procuratori» (8.3.4.), con ciò allargando anche ai funzionari pubblici e all'ordine giudiziario il dovere della assoluta trasparenza patrimoniale e finanziaria, e dunque il campo di possibili inchieste giornalistiche che non violino la privacy di detti soggetti;
   indipendenza, obiettività, pluralismo e completezza sono principi fondamentali ai quali deve ispirarsi l'informazione, in particolare quella diffusa attraverso i canali del servizio pubblico radiotelevisivo;
   tali principi sono puntualmente richiamati nelle leggi che si sono incaricate nel tempo di disciplinare in maniera organica la materia; la normativa vigente, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il testo unico della radiotelevisione, individua il servizio pubblico radiotelevisivo quale servizio di preminente interesse generale, in quanto volto ad ampliare la partecipazione dei cittadini e a concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese; i medesimi principi di indipendenza, obiettività, pluralismo e completezza devono quindi guidare tutta la programmazione e l'intera linea editoriale dell'azienda Rai;
   la tutela del diritto di cronaca e della possibilità di svolgere inchieste specifiche va pienamente garantita, purché questa rientri nell'ambito delle regole del codice deontologico e della professionalità dei giornalisti, e non sia contra legem, ovvero discriminatoria, diffamatoria o lesiva dell'onorabilità dei soggetti coinvolti; per garantire piena professionalità e credibilità all'inchiesta, appare quantomeno opportuno e necessario comunque che questa sia svolta sulla base di criteri oggettivi, e che sia il più possibile completa ed esaustiva, in particolare nel caso delle indagini svolte e veicolate dal sistema di informazione pubblica;
   la medesima esigenza è stata tra l'altro richiamata attraverso le parole che ha utilizzato lo stesso Direttore Generale della Rei, Luigi Gubitosi, in occasione della recentissima presentazione della terza edizione del «Premio Roberto Morrione»; Gubitosi ha infatti dichiarato che «è importante fare giornalismo d'inchiesta autorevole», e che «dovremmo far sì che i nostri giornalisti siano quelli che abbiano più autorevolezza e credibilità»; è importante che le scuole di giornalismo insistano molto sull'etica, ad esempio sull'importanza di verificare le notizie»; «Il giornalismo è una professione bellissima, ha aggiunto Gubitosi – che ha una grande responsabilità: quella di potere e dovere informare. Ed è quindi estremamente importante farlo con equilibrio, accuratezza e autorevolezza»;
   se infatti il diritto di cronaca è un diritto fondamentale da tutelarsi al massimo grado, sussiste, qualora si tratti di informazione pubblica, un altrettanto fondamentale diritto dei cittadini di essere informati e di conoscere in modo trasparente ragioni, modalità e logiche in base alle quali si svolge il servizio pubblico informativo, rispetto al quale l'attività di indirizzo e vigilanza costituisce una funzione altrettanto fondamentale in una società democratica;
   da tempo la trasmissione del servizio pubblico radiotelevisivo «Report», in onda su Rai Tre, condotta dalla giornalista Milena Gabanelli, si occupa a più riprese delle abitazioni di proprietà dello scrivente; in particolare la scorsa settimana, dopo la visita (filmata) all'abitazione di vacanza di Ravello, le telecamere di «Report» si sono recate presso la proprietà locata nelle Cinque Terre;Pag. 285
   non risulta chiaro se le informazioni relative alle suddette abitazioni facciano parte di un'inchiesta più generale che sta portando avanti la medesima trasmissione e la sua conduttrice, oppure se si tratta di una ricerca specifica che «Report» riserva al sottoscritto in virtù di una non chiara motivazione;
   sembrerebbe a dir poco opportuno, soprattutto in virtù del fatto che si tratta comunque di un programma del servizio pubblico radiotelevisivo, offrire piena accessibilità al piano editoriale della trasmissione «Report», per poter meglio comprendere le ragioni di una tale attenzione in tema di abitazioni e proprietà immobiliari, e, quindi, conoscere la lista dei soggetti interessati alla suddetta «inchiesta», se di «inchiesta» si può parlare;
   solo attraverso un esplicito piano editoriale si potrà infatti palesare la non arbitrarietà delle scelte dei soggetti interessati e i criteri utilizzati per una ricerca così specifica come quella in tema di abitazioni di proprietà, e così costatare si tratti di un'inchiesta il più possibile completa ed equilibrata, oppure si appunti su singole persone per ragioni di antipatia, di ideologia o altro;
   in tale ultimo caso, infatti, la trasmissione diventerebbe non solo discriminante, ma potrebbe persino apparire quasi come una forma di «intimidazione» e di «condizionamento» nei confronti dei pochi (o del solo) soggetti interessati, in particolare quando tra questi c’è un membro della Commissione di Vigilanza Rai, come il sottoscritto, che ha svolto un'ampia attività di sindacato ispettivo, nella medesima Commissione, nei confronti dell'operato della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
   tra l'altro va rilevato che una simile condotta intimidatoria potrebbe astrattamente ripercorrere i profili penalistici individuati nella fattispecie sanzionata dalla disposizione di cui all'articolo 338 c.p., che prevede, per «chiunque usa violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso o ad una qualsiasi pubblica autorità costituita in collegio, per impedirne, in tutto o in parte, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l'attività», la pena della reclusione da uno a sette anni;
   un'inchiesta basata su un corretto piano editoriale, invece, se correttamente avviata e programmata, dovrebbe riguardare, proprio al fine di non essere oggetto di accuse di parzialità, tutti i vertici politico-istituzionali, e seguire il protocollo della Presidenza della Repubblica, a partire dallo stesso Capo dello Stato, e poi, di seguito, riguardare il Presidente del Senato, il Presidente della Camera, il Presidente del Consiglio, i membri del Governo, il Presidente della Corte Costituzionale, il Presidente della Corte dei Conti, il Presidente della Corte di Cassazione, il Presidente del Consiglio di Stato, i presidenti di tutte le Authority, a partire da quello dell'Agcom, tutti i membri della Commissione di Vigilanza Rai, i vertici dei partiti, delle organizzazioni sindacali, i vertici delle forze armate e di polizia, della magistratura, delle più alte amministrazioni e così via, di istituzione in istituzione, fino ad arrivare agli imprenditori, agli editori, ai direttori delle testate televisive e cartacee (in particolare, per superare il sospetto di compiacenze e discrezionalità arbitraria, Ferruccio De Bortoli, Direttore del «Corriere della Sera» con cui la Gabanelli ha in essere una importante collaborazione), ai componenti del Consiglio di amministrazione e ai vertici della stessa azienda del servizio pubblico radiotelevisivo, nonché agli stessi conduttori televisivi, compresa l'autrice e conduttrice della trasmissione «Report», che tra l'altro va considerata anche tra i nomi di «rilievo» politico-istituzionale in quanto candidata da una delle forze politiche di questo Paese alla Presidenza della Repubblica;
   visto che, per ammissione della stessa conduttrice Gabanelli, un interessamento nei confronti delle abitazioni di proprietà riguarderebbe il sottoscritto in quanto «politico di rilievo», allora è opportuno che si dia alla parola «rilievo» il giusto Pag. 286significato e il giusto peso, chiarendo che sono personaggi di «rilievo» non solo gli esponenti politici, ma anche tutti coloro che fanno parte del mondo istituzionale, imprenditoriale, giornalistico, e, più in generale, tutti i volti noti all'opinione pubblica, comunque detentori di responsabilità, e in particolare coloro che in qualche modo amministrano o comunque gestiscono denaro, beni e servizi legati alla cosa pubblica;
   solo procedendo in tal senso, ovvero prevedendo un piano editoriale obiettivo, pluralistico e completo, con relativo calendario da rendere pubblico, in cui collocare in maniera organica e sistematica informazioni puntuali e trasparenti riguardanti i vertici politici, economici e istituzionali dell'intero sistema Paese, si darebbe vita ad un esemplare approccio di «democratica par condicio», perché in questo modo «Report» riuscirebbe a dare vita ad una sistematica azione d'inchiesta completa e assolutamente gradita (al sottoscritto e) a tutti i telespettatori, che riuscirebbero ad avere un quadro effettivamente compiuto ed esaustivo di tutti i patrimoni immobiliari delle personalità più in vista della Repubblica, e, magari, anche della loro origine;
   in questo modo, inoltre, non si darebbe luogo a nessun sospetto in merito a possibili azioni intimidatorie o di condizionamento da parte dei programmi Rai, né si potrebbe pensare a specifiche antipatie, o motivazioni di contrasto politico come ragioni alla base di scelte editoriali che riguardano solo determinati soggetti;
   una corretta pianificazione editoriale opportunamente pubblicizzata su base annua, riuscirebbe a coprire e a riportare da qui fino alla fine della stagione televisiva sicuramente informazioni che riguardano tutte le istituzioni e le realtà sopra citate; tra l'altro, garantire assoluta par condicio eviterebbe contenziosi e risarcimenti a cui la Rai può essere costretta a dare seguito nei confronti dei soggetti che risultano essere lesi da atteggiamenti discriminatori o lesivi di onorabilità contenuti all'interno delle trasmissioni del servizio pubblico radiotelevisivo, se parziali e selettivi;
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non intendano fare chiarezza sulla questione esposta in premessa, tendendo disponibile e pubblico il piano editoriale della trasmissione «Report», in modo da poter garantire che le inchieste della trasmissione televisiva siano effettivamente conformi all'interesse pubblico e coerenti con le finalità delle inchieste giornalistiche, comunicando nelle forme dovute anche al pubblico il contesto della inchiesta medesima e i soggetti che si intendono individuare e nei confronti dei quali verte l'inchiesta;
   se il Presidente e il Direttore Generale non ritengano altresì che in ossequio ai principi di completezza e imparzialità e parità di trattamento l'impostazione sopra descritta non postuli necessariamente un chiarimento preventivo sulla portata del concetto di «personaggio di rilievo», e se non ritenga opportuno che in un'inchiesta del genere debbano essere coinvolti tutti i vertici politici, economici e istituzionali dell'intero sistema Paese, ponendosi come esempio di assoluta par condicio, in grado di assicurare il pieno gradimento non solo dei telespettatori, ma anche di tutti i soggetti interessati;
   diversamente se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano che una inchiesta priva dei requisiti sopra descritti possa essere qualificabile come parziale e incompleta, e nei casi più gravi, lesiva dell'onore e del decoro dei soggetto coinvolti, in particolare se colpisce, attraverso specifiche «indagini», solo determinati soggetti, e se non ritengano che tale atteggiamento possa apparire in alcuni casi «intimidatorio», in particolare quando riguarda persone che svolgono un ruolo, come quello di membro della Commissione di Vigilanza Rai, di commissario dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, o di membro del Consiglio di amministrazione dell'azienda Rai, che può incidere nelle dinamiche della società del servizio pubblico radiotelevisivo attraverso Pag. 287specifici poteri sanzionatori, nonché di indirizzo, vigilanza e controllo;
   se la società concessionaria del servizio pubblico in ultima istanza sia responsabile dei danni cagionati in virtù di trasmissioni che risultano lesive dei diritti dei soggetti coinvolti (qualora l'azienda) attraverso una manleva, si sia impegnata a sollevare terzi da eventuali danni procurati) e, se sì, in quante cause, con quali esiti e in quale misura la Rai ha dovuto risarcire le vittime di una programmazione televisiva discriminatoria e diffamatoria, ed evidentemente poco rispettosa delle prerogative dei singoli stabilite dalla legge;
   se la giornalista Milena Gabanelli sia titolare di un contratto in esclusiva con l'azienda Rai, e come si configura in merito la sua collaborazione con il «Corriere della Sera»; sempre in riferimento al suddetto contratto, se siano presenti indicazioni relative alle modalità e ai criteri di pianificazione editoriale, nonché eventuali vincoli o limiti posti alla discrezionalità della giornalista sull'organizzazione delle puntate della trasmissione televisiva «Report»;
   più in generale, se il programma «Report» rientri pienamente all'interno della pianificazione editoriale della Rai, orientata ai principi di indipendenza, obiettività, pluralismo e completezza, o invece sia un format acquistato dall'azienda e totalmente affidato alle scelte degli autori e della conduttrice, magari anche con la tutela della manleva in caso di eventuali danni cagionati a seguito di comportamenti illegittimi verificati si all'interno della medesima trasmissione, prefigurandosi così una potenziale e pericolosa contraddizione con le logiche e i principi che per legge devono guidare il servizio pubblico radiotelevisivo.
(87/501)

  RISPOSTA. – Con riguardo alle interrogazioni in epigrafe (87/501 e 95/539) aventi entrambe ad oggetto il programma «Report» si premette che:
  la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo è tenuta – nel rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti – a realizzare un'offerta di qualità, assicurando il pluralismo, la parità di trattamento e rispettando, inter alia, i principi di obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell'informazione, principi, questi, che rappresentano anche valori fondanti del Codice Etico adottato da Rai;
  il diritto di informazione e di critica costituisce estrinsecazione della libertà di manifestazione del pensiero, tutelata dall'articolo 21 della Costituzione e dall'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
  tanto il rispetto dei principi di pluralismo e parità di trattamento quanto il rispetto del diritto di informazione, di stampa e di critica devono improntare e guidare l'attività della concessionaria pubblica;
  a tale riguardo, l'Autorità per le Garanzie e le Comunicazioni (AGCOM) ha, in più occasioni, chiarito che il principio della parità di trattamento deve comunque essere contemperato con l'autonomia editoriale di ogni testata, considerato che, tra l'altro, secondo i consolidati canoni interpretativi, detto principio va inteso propriamente nel senso che «situazioni analoghe devono essere trattate in maniera analoga» (cfr. AGCOM, Delibera 73/08lCSP). In particolare, il concetto di «par condicio», secondo quanto precisato dalla stessa AGCOM in applicazione dei principi codificati dalla giurisprudenza amministrativa (sentenze TAR 11187 e 11188 del 2010 e sentenza del Cons. di Stato 1943/20 Il). «è nato in osservanza dei principi del pluralismo per garantire alle forze politiche eguali possibilità di comunicare con gli elettori nella comunicazione politica»; pertanto «ai programmi di informazione non può estendersi la disciplina dei programmi di comunicazione politica»;
  quanto al concetto di pluralismo dell'informazione, il significato reale dello stesso, peraltro in conformità all'Atto di indirizzo dell'11 marzo 2003 di codesta Onorevole Commissione Parlamentare, è quello di «pluralismo di argomenti e non Pag. 288di soggetti», come confermato anche dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 155/2002;
  il programma «Report» rientra, in tutta evidenza, nel cd. «giornalismo d'inchiesta», il quale rappresenta «l'espressione più alta e nobile dell'attività di informazione» (....) anche esso ovviamente espressione del diritto insopprimibile e fondamentale della libertà di informazione e di critica, corollario dell'articolo 21 Costo (...) nonché dell'articolo 2 della legge professionale n. 69/1963». (cfr. sentenza Corte di Cassazione 16236/2010);
  la Carta dei Doveri del Giornalista, firmata a Roma 1'8 luglio 1993 dalla Fnsi e dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti prevede, tra i princìpi ispiratori, che «il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all'informazione di tutti i cittadini: per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile. Il giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici. La responsabilità del giornalisti verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può ma; subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato»;
  in questo contesto, al giornalismo di inchiesta – quale «species» del più ampio «genus» dell'attività di informazione – anche i limiti individuati dalla giurisprudenza di legittimità richiamata dall'interrogante si applicano in maniera meno rigorosa e comunque diversa. In particolare, detta modalità di fare informazione non comporta violazione dell'onore e del prestigio di soggetti giuridici, con relativo discredito sociale, qualora ricorrano: l'oggettivo interesse a rendere consapevole l'opinione pubblica di fatti e avvenimenti socialmente rilevanti; l'uso di un linguaggio non offensivo e la non violazione della correttezza professionale;
  anche reputazione e privacy sono ricondotti dal legislatore ordinario nell'alveo delle «eccezioni» rispetto al principio generale di tutela dell'informazione: nello stesso Codice Deontologico dei giornalisti, all'articolo 6, si legge testualmente che «la divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della sfera privata quando l'informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell'originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto, nonché della qualificazione dei protagonisti. La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica. Commenti o opinioni del giornalista appartengono alla libertà di informazione,nonché alla libertà di parola e di pensiero costituzionalmente garantita a tutti».
  Ciò premesso, si osserva quanto segue:
   l'attività di programmazione dei palinsesti e dei programmi Rai, i piani annuali di trasmissione e di produzione e le eventuali variazioni degli stessi sono decisi e approvati esclusivamente nell'ambito del Consiglio di Amministrazione della società concessionaria del servizio pubblico. In questo contesto si inserisce anche il programma «Report», realizzato e curato dalla giornalista Milena Gabanelli sulla base di un regolare contratto di collaborazione autonoma professionale, che Rai è tenuta a gestire nel rispetto dei normali principi di riservatezza (al pari delle informazioni concernenti i contenziosi afferenti il programma), salvaguardando altresì le prerogative di indipendenza ed autonomia riconosciute dall'ordinamento all'esercizio della professione giornalistica, in aderenza ad un diritto/dovere, quello di cronaca/informazione, costituzionalmente garantito, al pari dello speculare diritto dei cittadini ad essere informati;
   la Concessionaria effettua un costante controllo e monitoraggio dei propri palinsesti e cicli di trasmissione, anche attraverso l'analisi dei dati forniti dall'Osservatorio di Pavia, trasmessi in piena trasparenza Pag. 289alla Commissione Parlamentare. Le predette attività di controllo e monito raggio (che si estendono, ovviamente, anche al programma «Report») si svolgono nel rispetto dei principi costituzionalmente garantiti (tra cui il diritto di cronaca/informazione) e degli indirizzi interpretati vi c regole codificati sia a livello giurisprudenziale sia dalle Autorità di settore, nella specie AGCOM;
   in questo contesto, considerato quanto esposto in premessa, ogni intervento finalizzato a chiarire preventivamente la «porta/a del concetto di personaggi di rilievo» e/o a pretendere che le inchieste coinvolgano «tutti i vertici politici, economici e istituzionali dell'intero sistema Paese» si risolverebbe in un'indebita ingerenza nell'autonomia facente capo ai direttori di rete e delle testate giornalistiche nonché in una gestione del rapporto con la collaboratrice potenzialmente lesiva delle prerogative di autonomia ed indipendenza riconosciute dall'ordinamento all'esercizio della professione giornalistica, non trovando giustificazione né nel principio della parità dì trattamento né in quello di pluralismo;
   quanto alla preventiva disponibilità e pubblicità del piano editoriale della trasmissione «Report», la stessa potrebbe rendere ancor più difficoltoso il libero esercizio dell'attività giornalistica di inchiesta, agevolando condizionamenti e/o «intimidazioni» meramente strumentali. Detta pubblicità, dunque, anziché favorire la completezza e l'imparzialità dell'informazione, potrebbe tradursi, di fatto, in un pregiudizio, da un lato, del diritto/dovere dì informazione del giornalista e, dall'altro, del diritto del cittadino ad essere informato;
   in merito ai chiarimenti richiesti dall'On. Prof. Renato Brunetta nell'interrogazione del 12 novembre u.s. sul contesto in cui sarebbero state inserite le immagini/informazioni relative agli immobili di sua proprietà, si ritiene che) a messa in onda della puntata di «Report» del 18 novembre u.s. abbia reso del tutto evidenti le motivazioni che hanno indotto i giornalisti di Report ad includere le predette immagini/informazioni nel servizio in questione. Come si è potuto constatare, infatti, le informazioni ed immagini sulle proprietà immobiliari dell'On. Prof. Brunetta sono state inserite in un contesto più ampio, nell'ambito della trattazione di tematiche attinenti alla gestione della «cosa pubblica» e/o ai presunti «sprechi» della politica. Che in merito alle proprietà immobiliari dell'interrogante non siano state riscontrate irregolarità – come dichiarato dalla conduttrice e dal giornalista autore del servizio e riscontrato dallo stesso interrogante – non può essere considerato inequivocabile indice dell'assenza di interesse pubblico sull'argomento, costituendo semmai riprova della continenza e della correttezza con cui la tematica è stata trattata;
   con riferimento ai profili di presunta illegittimità dell'inchiesta in questione, adombrati da ultimo nell'interrogazione del 21 novembre u.s., si evidenzia che ogni valutazione sul corretto esercizio del diritto di cronaca/informazione/inchiesta – ove non rimessa, in ultima istanza, all'Autorità Giudiziaria – rischierebbe di concretizzarsi nella violazione di un principio costituzionalmente garantito, salvo violazioni di legge risultanti «ictu oculi» dalla visione del servizio/inchiesta giornalistica. La Concessionaria non può legittimamente limitare l'attività di inchiesta giornalistica, la quale, peraltro, rispetto al più ampio «genus» dei programmi di informazione, ha una caratteristica peculiare: l'acquisizione della notizia avviene «autonomamente», «direttamente» e «attivamente» da parte del professionista e non mediata da «fonti» esterne, attraverso la ricezione «passiva» di informazioni (cfr. sentenza Corte di Cassazione 16236/2010, citata in premessa). Nel giornalismo di inchiesta viene meno anche l'esigenza di valutare l'attendibilità e la veridicità della provenienza della notizia, dovendosi ispirare il giornalista, «nell'attingere» direttamente l'informazione, principalmente ai criteri etici e deontologici della sua attività professionale (cfr. sentenza Corte di Cassazione 9337/2013), fermi restando i principi di segretezza posti a presidio della sua attività;Pag. 290
  infine, per quanto attiene alla responsabilità civile verso terzi per fatto illecito, si evidenzia che rispondono, in via solidale, il dipendente o il collaboratore e la Società in virtù del rapporto di preposizione, fermo restando il diritto di Rai di esercitare l'azione di regresso.

   MOLEA e BINETTI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   in questi giorni è in onda sul canale Rai 3 una Docu-Fiction dal titolo «Disordini», prodotta da Rai Educational. Come consulente ed attore della Docufiction è stato ingaggiato un medico neuropsichiatra di Roma;
   la fiction Rai in questione si propone di raccontare il disagio mentale che colpisce i più piccoli, dall'anoressia all'Adhd, dalla schizofrenia al disturbo bipolare, riproponendo alcune delle situazioni più significative affrontate nel corso dell'attività del medico – che interpreta se stesso nella Fiction – mentre gli attori, nel ruolo dei pazienti e dei loro parenti, ricostruiscono le vicende dei ragazzi;
   l'iniziativa, pregevole per certi versi, a parere della interpellante – pare tuttavia viziata da una grave inesattezza di fondo, che ne condiziona l'intera sceneggiatura: il medico consulente Rai si riconosce integralmente nella teoria dell'origine organica/genetica dei disturbi di comportamento al punto da suggerire come terapia di prima linea il trattamento farmacologico;
   in definitiva, il programma si traduce – inconsapevolmente o no, resta da stabilirlo – in una promozione indiretta per l'uso di psicofarmaci in età evolutiva, tralasciando purtroppo la prudenza sempre necessaria in un settore fortemente condizionato dagli interessi di marketing delle multinazionali farmaceutiche, che sull'abbassamento al di sotto dei 18 anni del limite di prescrivibilità degli psicofarmaci hanno nell'ultimo decennio creato un business da oltre 20 miliardi di Euro di giro d'affari all'anno, anche nel nostro Paese, che com’è noto è il 5o mercato farmaceutico al mondo;
   eclatante ad esempio la puntata della Fiction dedicata all'iperattività e deficit di attenzione, dove già dai primi incontri con la famiglia il medico prescrive potenti metanfetamine a un ragazzino con problemi di comportamento e di resa scolastica, insistendo con la famiglia affinché somministri il farmaco;
   è utile ricordare che non esiste un'unanime condivisione circa l'approccio farmacologico a questi disturbi, all'intero della comunità scientifica, ed che è oltremodo discutibile che in un programma del Servizio Pubblico Radiotelevisivo esso venga invece presentato sistematicamente come «l'unico punto di vista esistente» senza la possibilità di dar voce a specialisti di diverso orientamento;
   molte delle ricerche che vengono abitualmente citate a conforto della necessità di somministrare psicofarmaci ai minori come prima soluzione al loro disagio sono state contestate per essere «di scarsa qualità e con prove di grave pregiudizio editoriale»;
   diversi medici e specialisti interpellati sulla Docu-Fiction in questione hanno considerato le stesse evidenze scientifiche alla base della sceneggiatura della Fiction Rai e sono giunti a conclusioni esattamente opposte rispetto a quelle del Consulente Rai ingaggiato per l'occasione, in quanto i problemi di temperamento dei minori possono avere una pluralità di cause afferenti l'ambiente e il sistema educativo, e il farmaco psicoattivo non dovrebbe mai essere in prima battuta la soluzione per risolvere un disagio comportamentale;
   la più importante rivista medico-scientifica del mondo, il British Medical Journal, ha pubblicato pochi giorni fa un importante editoriale nel quale denuncia i rischi di ipermedicalizzazione proprio dei problemi di comportamento dei minori, Pag. 291mettendo in guardia dal pericoloso incremento nell'uso di psicofarmaci su bambini e adolescenti;
  si chiede di sapere:
   se siano a conoscenza del costo complessivo della realizzazione del prodotto televisivo in discussione;
   se non ritengano necessario sollecitare il servizio pubblico radiotelevisivo a impegnarsi nel garantire su temi così delicati come la salute dell'infanzia un'informazione realmente obiettiva alla cittadinanza, non affidando consulenze a specialisti con un approccio ideologico e a senso unico al trattamento dei problemi di comportamento dei minori;
   quali iniziative intendano intraprendere nell'immediato futuro per dare voce – garantendo così un'informazione equilibrata ed equidistante, com’è nella mission istituzionale della Rai – a quella significativa parte della comunità scientifica che non si riconosce nell'approccio biochimico al comportamento dell'infanzia e che invoca giustificatamente maggiore prudenza nella veicolazione di messaggi televisivi che possono stimolare la disinvolta somministrazione di psicofarmaci ai minori. (88/502)

  RISPOSTA. – La trasmissione «Disordini», in onda la domenica su Rai Scuola e in replica il giovedì dalle 01:10 alle ore 01:40 di notte su Rai Tre per sei puntate di 30 minuti ciascuna, racconta i casi concreti e le esperienze cliniche realmente affrontate dal Prof. StefanoVicari, primario di neuropsichiatria infantile presso l'Ospedale Bambino Gesù di Roma, nel corso della sua lunga attività professionale.
  I casi trattati sono estremi e conclamati di disagio e malattia, così come si presentano dopo un epifenomeno grave di pronto soccorso e vengono descritti nella loro realtà con una ricostruzione filmica, una docu-fiction, in cui quelle esperienze vengono rivissute, con degli attori nel ruolo dei pazienti.
  Le storie di «Disordini» vogliono contribuire a far conoscere i disturbi che affliggono gli adolescenti e come è possibile identificarli per non sottovalutarne i rischi; un sostegno in particolare, per le famiglie che si trovano a vivere situazioni difficili.
  L'obiettivo della trasmissione è infatti quello di sensibilizzare l'attenzione di tutti sulla necessità di conoscere e riconoscere i disagi e i disturbi adolescenziali, abituando a non sottovalutare le sintomatologie che si presentano spesso evidenti.
  Nei racconti si è fatta grande attenzione a non avere mai alcun approccio precostituito tanto per quanto concerne le cause quanto la cura conseguente, anzi proprio nella consapevolezza della delicatezza degli argomenti si sono seguite sempre le linee guida che la letteratura medico – scientifica riconosce e quanto prescrivono i protocolli sanitari ministeriali per la terapia clinica.
  Così si sottolinea come prima cura la terapia psicologica, nonché l'aiuto e l'importanza della famiglia e dell'ambiente valoriale che circonda il ragazzo.
  Nel caso in questione poi sono del tutto prive di fondamento le affermazioni secondo cui nell'episodio «dedicato all'iperattività e deficit di attenzione, già nei primi incontri il medico prescrive potenti metanfetamine a un ragazzino con problemi di comportamento e di resa scolastica...».
  Infatti, nella puntata si racconta, al contrario, la complessa vicenda di «Fabrizio» che si presenta al medico, dopo aver trascurato l'importanza di gravi comportamenti (fin dalle scuole medie incendiava motorini), con una escalation di condotta violenta, lesioni, abuso di stupefacenti e spaccio, ed un'aggressività che si rivela pericolosa socialmente e verso i genitori, tanto da suscitare in loro paura.
  Il Professore tenta più volte di intervenire proponendo, come da regola, una serie di analisi e test per capire quali le cause e quali le terapie da seguire, con l'intervento anche dei servizi sociali.
  Il Professore poi, proprio all'opposto di quanto si dice nella suddetta interrogazione, consiglia subito l'intervento del trattamento Pag. 292psicologico attraverso una «psicoterapia cognitiva comportamentale come da protocollo».
  Solo dopo «se non sarà sufficiente» si afferma la necessità di «associare» alla cura un farmaco, senza ovviamente alcuna menzione riferita alla tipologia dello stesso.
  Dunque prima l'intervento psicologico poi «l'associazione», se non sufficiente, della cura farmaceutica proprio in linea con quanto «suggerisce» l'interrogazione.
  L'epilogo dell'episodio è che Fabrizio, non avendo osservato nessuna cura, viene arrestato per rapina e viene accertato l'uso di droghe pesanti (eroina). Il ragazzo, però, riconosce il proprio errore ed espone il proposito di reagire anche sottoponendosi alla terapia, ormai per adulti.
  La trasmissione si chiude con un glossario medico nel quale si espongono le caratteristiche della malattia e la sua sintomatologia, così come riconosciute scientificamente.
  La trasmissione ci sembra del tutto priva pertanto di quei profili di parte di cui ci si lamenta, anzi, è sicuramente consapevole della complessità dei problemi trattati e li affronta in modo rispettoso e prudente rispetto ai possibili approcci di intervento.
  Comunque è certa ogni disponibilità della Rai a garantire un'informazione equilibrata su questi temi essendo pienamente cosciente che la sua missione è quella di informare il pubblico e sensibilizzarlo verso problemi che riguardano tutti e che solo una formata cultura sociale può aiutare a riconoscere e risolvere.
  Le puntate di «Disordini»sono solo una piccola parte di un più ampio progetto che la Rai Scuola si propone di realizzare in dialogo aperto con tutti coloro che si occupano in modo scientifico di questi argomenti.
  Dunque la nostra Azienda è pronta ad accettare suggerimenti in questo senso, dando voce a quelle esperienze che sono disponibili ad intervenire su questi temi naturalmente in linea con le indicazioni scientificamente riconosciute.

   AIROLA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   nei giorni 8, 9, 10 novembre 2013 ha avuto luogo l'evento «Trapani tour, obiettivo zero», nei comuni di Trapani, Marsala, Alcamo, Mazara del Vallo e Partanna, durante il quale circa 30 parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno incontrato cittadini e associazioni, in piazza, all'interno di scuole e locali pubblici, per discutere dei problemi territoriali e nazionali;
   la sede Rai regionale era stata preventivamente informata da esponenti del Gruppo parlamentare M5S;
  si chiede di conoscere:
   i motivi per i quali il Tg3 regionale e/o nazionale non abbia ritenuto di realizzare alcun servizio sull'evento, sulle modalità di svolgimento e i contenuti emersi, vista la particolarità della presenza di un numero considerevole di parlamentari a Trapani e provincia, rinunciando a fornire una completa e corretta informazione alla cittadinanza. (89/503)

  RISPOSTA. – In via preliminare va rilevato che l'iniziativa organizzata dai parlamentari del M5S a Trapani non risultava segnalata presso la redazione giornalistica di Palermo.
  Ciò premesso, si precisa in linea generale che la TGR Sicilia si è sempre contraddistinta per equilibrio, correttezza, imparzialità e pluralismo nell'esporre i temi del dibattito politico in sede locale. A conferma di ciò sono disponibili i dati dell'osservatorio di Pavia, che anche nell'ultimo trimestre vedono adeguatamente rappresentati gli esponenti del Movimento 5 Stelle, che al netto del Governo Locale, risultano essere la seconda forza politica rappresentata in termini di tempo voce.
  La TGR Sicilia, nell'esprimere comunque rammarico per la mancata copertura dell'evento, conferma il proprio impegno nel continuare a trattare con equilibrio e nel rispetto del principio delle pari opportunità Pag. 293e delle normative in vigore, le iniziative e gli eventi organizzati sul territorio dalle diverse forze politiche in campo.

   MARGIOTTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   in data 7 novembre 2013, è pervenuta la risposta della Presidenza di Commissione della Vigilanza Rai all'Interrogazione da me presentata in data 23 ottobre 2013, prot. N. 439/COMRAI, sulla vicenda divenuta per i media, «Regalopoli». Poiché le risposte pervenute lasciano ampi margini di incertezza;
  si chiede di sapere:
   quali criticità relative alla gestione degli omaggi e dei beni promozionali, in particolare quali carenze gestionali in ordine alla tracciabilità, ai beneficiari e alla relativa causale, siano emerse a seguito delle verifiche interne predisposte;
   quali azioni correttive siano state adottate dall'Azienda e quali provvedimenti nei confronti dei responsabili del processo;
   se i numeri riferiti alla spesa complessiva per omaggi e beni promozionali, pubblicati in data 8 ottobre 2013 da Libero, sono confermati dall'Azienda;
   se in vista delle prossime festività, la Rai intenda rendere tracciabili le spese di rappresentanza su un apposito registro, pubblico o consultabile da questa Commissione, per impedire che si verifichino ancora deprecabili episodi di sperpero di denaro pubblico;
   se l'Azienda ha fissato un tetto per il budget destinato a simili spese;
   quale destinazione è prevista per preziosi e gadget giacenti in magazzino.
(90/525)

  RISPOSTA. – In primo luogo le verifiche effettuate all'interno dell'Azienda hanno messo in evidenza carenze operative riferite a precedenti gestioni in ordine alla movimentazione, alla tracciabilità, ai beneficiari e alla relativa causale di tali beni aziendali.
  Nel quadro descritto sono state adottate dall'azienda le seguenti azioni correttive:
  con riferimento al processo acquisitivo, la riorganizzazione della Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne attuata lo scorso marzo 2013 ha provveduto a segregare i compiti interni alla Direzione stessa tra richiedenti ed acquisitori;
  l'Unità Pianificazione e Gestione Operativa della Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne è mero settore Richiedente per quanto attiene al processo di acquisto dei beni destinati agli omaggi. In tale caso, infatti, la Direzione Competente all'Acquisto risulta essere la Direzione Acquisti Rai – Beni e Servizi di Funzionamento;
  con riferimento alla movimentazione dei magazzini, la Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne ha richiesto e sta lavorando fin da maggio 2013 al passaggio al sistema gestionale SAP, che sarà operativo a partire da gennaio 2014.
  Per quanto concerne il processo di richiesta degli omaggi, e’ stato inoltre stabilito che:
  ogni richiesta di omaggi sia formulata in forma scritta da dirigente e/o procuratore della Direzione Richiedente, con motivazione e codifiche di addebito espresse;
  venga conservata la richiesta di uscita da magazzino;
  sia conservata la bolla di consegna con firma leggibile del ricevente.
  Per quanto riguarda il livello del budget centralizzato destinato agli omaggi, questo si colloca attualmente su un ordine di grandezza di poche migliaia di euro.
  Per quanto attiene alle prossime festività, si segnala che non sono previsti omaggi aziendali, ma solo un moderato quantitativo di biglietti d'auguri.
  Con riferimento, invece, ai «preziosi e gadget» giacenti in magazzino, nel precisare che il magazzino omaggi non contiene «preziosi», si evidenzia come gli oggetti di maggior valore siano alcune penne; per quanto attiene ai gadget, si sta procedendo a indirizzare beni utilizzabili con vecchio logo aziendale (zainetti, cappellini, T-shirt, Pag. 294...) ad associazioni senza fini di lucro, case famiglia, centri di assistenza con l'ausilio del Segretariato Sociale.

   MARGIOTTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   in data 23 ottobre 2013, un articolo a firma di Antonella Piperno pubblicato sul settimanale Panorama, denuncia presunte irregolarità – segnalate all'Audit interna Rai, che decide di indagare sull'area Produzione e Acquisti – sulla gestione del bando della gara d'appalto, per luci e sistemi audio, del Festival di Sanremo edizione 2012. Un bando di circa 400 mila euro orientato, si apprende da Panorama, per far vincere una determinata società;
  si chiede di sapere:
   se ciò corrisponda al vero;
   se la suddetta società abbia vinto altre gare d'appalto con la Rai ed, in particolare, altri appalti nelle precedenti edizioni del Festival di Sanremo;
   se la cifra del bando (400 mila euro circa) sia in linea con gli attuali costi di mercato;
   se il rapporto degli ispettori della Rai sia stato consegnato ai consiglieri di amministrazione e se verrà consegnato anche alla Commissione di Vigilanza;
   se il responsabile Grandi eventi Rai, Maurizio Ciarnò sia stato effettivamente sospeso dai suoi incarichi in via cautelativa. (91/526)

  RISPOSTA. – In primo luogo si ritiene utile segnalare che la Rai ha ritenuto opportuno effettuare un audit finalizzato ad acquisire una puntuale informativa sugli affidamenti (assegnati mediante procedure selettive ristrette, e non ad un unico bando di gara) che hanno portato alla stipula di due contratti per il service luci e audio per l'edizione 2013 di Sanremo.
  La società a cui si riferisce l'interrogante è la stessa che si è aggiudicata il service luci anche per il 2012 e che negli anni scorsi ha ottenuto altri appalti (anche attraverso gare).
  Per quanto attiene alla cifra del bando, questa risulta in linea con gli attuali costi di mercato.
  Per quanto riguarda il rapporto degli ispettori, in analogia con altre situazioni simili, si è proceduto a fornire una adeguata informativa ai consiglieri di amministrazione.
  Il responsabile della struttura Grandi Eventi è stato posto alle dirette dipendenze del Direttore Generale.

   AIROLA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la Rai in base al contratto nazionale di servizio vigente ha l'impegno di fornire una programmazione culturale adeguata all'informazione e all'ampliamento degli orizzonti conoscitivi e culturali dei cittadini italiani;
   per anni il programma «C'era una volta» ha contribuito egregiamente a questo scopo, vincendo moltissimi premi internazionali, e ha così dato prestigio alla Rai e al Paese in ambito internazionale e nazionale;
   la Rai ha deciso d'interrompere la suddetta produzione, rifiutando la proposta del suo autore Silvestro Montanaro di continuare la programmazione. Si è così chiusa una preziosa finestra sul mondo e si è ridotta la produzione di documentari con il rischio che, contrariamente agli impegni assunti con il contratto di servizio, questo tipo di programmi trovi sempre meno spazio nei palinsesto a fronte della cancellazione di questi spazi, si favoriscono, invece, prodotti come «The Mission», che sono erroneamente presentati come documentari mentre si tratta, come evidenziato anche da alcuni componenti di questa Commissione di vigilanza e da esponenti della società civile, di un reality;Pag. 295
   si chiede di sapere per quali motivi non sia possibile mantenere ancora nel palinsesto uno spazio, come il programma «C'era una volta», dedicato all'approfondimento culturale su temi di grande attualità anche in materia geopolitica ed economica. (92/531)

  RISPOSTA. – Il programma «Cera una volta» realizzato da Silvestro Montanaro e basato su suoi reportage esteri, negli ultimi anni è andato in onda in sole due occasioni nel 2012 e due occasioni nei primi giorni del 2013, quindi non godeva di programmazione continua, a causa dei tempi e delle disponibilità dello stesso Montanaro.
  Si consideri inoltre, che «C'era una volta» non compare nel palinsesto di Raitre prossimo venturo perché Silvestro Montanaro, giornalista interno di Raitre, ha scelto nei mesi scorsi di aderire al piano di incentivazione all'esodo ed il suo rapporto di lavoro con Rai e’ stato risolto consensualmente alla data del 31 ottobre 2013.
  L'atto di indirizzo approvato dal Consiglio di Amministrazione della Rai nella seduta del 27/28 gennaio 2010 impegna il Direttore Generale a «non utilizzare, sotto qualsiasi forma contrattuale, i dipendenti cessati dal servizio con i benefici della c.d. incentivazione all'esodo». Quindi non è più possibile realizzare con l'autore il suddetto programma non per contrarietà della Rete ma per il rispetto delle norme. Il che non esclude certo che i temi affrontati dal programma in questi anni, in particolare il racconto sotto forma di reportage del sud del mondo, possano essere ripresi in futuro con nuovi programmi altrettanto di qualità.

   RAMPELLI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la legge 22 febbraio 2000, n. 28, recante «Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica», disciplina gli spazi che devo essere riservati nella comunicazione televisiva alle diverse forze politiche;
   l'articolo 2, comma 1, della legge, prevede che «Le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i soggetti politici con imparzialità ed equità l'accesso all'informazione e alla comunicazione politica»;
   in attuazione di questo principio è stato previsto che, al di fuori dei periodi di campagna elettorale, gli spazi riservati alla comunicazione politica dovrebbero essere così ripartiti: il trenta per cento al Governo, il trenta per cento alle forze che sostengono il Governo in carica, e il restante quaranta per cento dovrebbe essere dedicato alle forze di opposizione;
   in base ai dati registrati dall'Osservatorio di Pavia, incaricato del monitoraggio permanente del pluralismo politico delle reti radiotelevisive, nel mese di luglio 2013, gli spazi concessi alla comunicazione politica sono stati riservati per l'83 per cento a Governo e forze politiche che lo sostengono;
   appare evidente come la quota rimasta, di appena il diciassette per cento, dedicata alle forze di opposizione, sia ben inferiore a quella prevista, in palese violazione delle norme adottate a difesa dei principi di pluralismo, obiettività, completezza, lealtà e imparzialità che dovrebbero caratterizzare le trasmissioni di informazione;
  si chiede di sapere:
   se non ritengano di intervenire con urgenza, nell'ambito delle proprie competenze, per garantire il rispetto delle disposizioni vigenti in materia di pluralismo nella comunicazione politica radiotelevisiva. (94/538)

  RISPOSTA. – In via preliminare occorre tenere presente che la disciplina relativa alla comunicazione politica prevede che i programmi di informazione e di approfondimento informativo (Legge 28/2000) seguano i principi generali di parità di trattamento, obiettività, completezza e imparzialità, che nel periodo elettorale Pag. 296devono essere osservati con particolare rigore. Si precisa, sotto il profilo operativo, che la parità di trattamento è da intendersi non come pari presenza di tutti i soggetti politici ma come trattamenti uguali a situazioni uguali.
  In altri termini fuori dal contesto della campagna elettorale, i telegiornali e i programmi di informazione, a differenza della «comunicazione politica» (che si applica solo durante la campagna elettorale), non sono regolati dal criterio matematico di ripartizione dei tempi, ma dalla necessità di garantire la completezza e l'imparzialità dell'informazione, in connessione con l'esigenza della cronaca e l'esistenza di effettive notizie. Di conseguenza, l'eventuale andamento altalenante degli spazi concessi alle diverse forze politiche, è dovuto alla maggiore o minore rilevanza delle notizie che la cronaca e l'attualità propongono di giorno in giorno; quindi il mero confronto numerico sui dati di presenza dei vari soggetti politici sembrerebbe essere solo uno degli elementi di valutazione del rispetto del pluralismo, parametro dunque non decisivo.
  Ancora appare opportuno ricordare che l'autonomia e la libertà delle scelte editoriali in capo ai direttori di testata, sancite nel contratto nazionale dei giornalisti, nonché nel codice deontologico dell'ordine dei giornalisti, che si possono ricondurre all'art 21 della Costituzione, costituiscono dei capisaldi imprescindibili per garantire la funzionalità della testata.
  In tale quadro la Rai conferma la massima sensibilità a porre adeguata attenzione a tutte le forze politiche e sociali presenti sul territorio nazionale e regionale che contribuiscono fattivamente al dibattito sulla gestione e sulle scelte della cosa pubblica intesa nel senso più ampio e generale.
  Tutto ciò premesso, per quanto riguarda i profili di carattere meramente quantitativo, tenuto conto del fatto che l'informazione sui temi politici riflette le dinamiche collegate all'attualità, si ritiene utile segnalare che l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, istituzione preposta a vigilare sull'informazione sia dei privati che della Concessionaria pubblica, non ha mosso alcun rilievo ad alcun Tg Rai in tema di pluralismo in esito alle verifiche effettuate nel trimestre agosto-ottobre 2013 e, con specifico riferimento alla forza politica cui appartiene l'interrogante, anche nei mesi precedenti non è stato mosso alcun rilevo.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la tutela del diritto di cronaca e della possibilità di svolgere inchieste specifiche deve essere sempre garantita, purché questa rientri nell'ambito delle regole del codice deontologico e della professionalità dei giornalisti e non sia contra legem, ovvero discriminatoria, diffamatoria o lesiva dell'onorabilità dei soggetti coinvolti;
   per garantire piena professionalità e credibilità all'inchiesta, appare quantomeno opportuno e necessario comunque che questa sia svolta sulla base di criteri oggettivi, e che sia il più possibile completa ed esaustiva, in particolare nel caso delle indagini svolte e veicolate dal sistema di informazione pubblica;
   la sentenza del 18 ottobre 1984 n. 5259 della prima sezione civile della Corte di Cassazione ha messo a punto una sorta di «decalogo del giornalista», stabilendo, tra l'altro, quanto segue: «... ciò posto, va ricordato che – come ormai la giurisprudenza di questa Corte ha più volte avuto occasione di precisare, sia in sede civile che penale – il diritto di stampa (cioè la libertà di diffondere attraverso la stampa notizie e commenti) sancito in linea di principio nell'articolo 21 Cost. e regolato fondamentalmente nella Legge 8 febbraio 1948 n. 47, è legittimo quando concorrano le seguenti tre condizioni: 1) utilità sociale dell'informazione; 2) verità (oggettiva o anche soltanto putativa purché, in quest'ultimo caso, frutto di un serio e diligente lavoro di ricerca) dei fatti esposti; 3) forma «civile» della esposizione dei fatti e della loro valutazione: cioè non eccedente rispetto Pag. 297allo scopo informativo da conseguire, improntata a serena obiettività almeno nel senso di escludere il preconcetto intento denigratorio e, comunque, in ogni caso rispettosa di quel minimo di dignità cui ha sempre diritto anche la più riprovevole delle persone, sì da non essere mai consentita l'offesa triviale o irridente i più umani sentimenti»;
   tra le disposizioni contenute nel Codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica (adottato ai sensi dell'articolo 25 della legge 31 dicembre 1996, n. 675), all'articolo 3 viene richiamata la Tutela del domicilio: «La tutela del domicilio e degli altri luoghi di privata dimora si estende ai luoghi di cura, detenzione o riabilitazione, nel rispetto delle norme di legge e dell'uso corretto di tecniche invasive»;
   tutte le attività dell'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo, secondo quanto stabilito dal Codice Etico Rai, devono essere svolte nel rispetto dei principi di onestà e osservanza della legge, di pluralismo, professionalità, imparzialità, correttezza, riservatezza, trasparenza, diligenza, lealtà e buona fede;
   il Codice Etico della Rai all'articolo 2.2 afferma che il principio del pluralismo, che comprende in sé i principi di obiettività, completezza e imparzialità costituisce un obbligo per la Rai da rispettarsi nel suo insieme e deve avere evidente riscontro in ogni singolo programma; all'articolo 2.2.1 il Codice Etico Rai specifica le varie forme di pluralismo, in relazione allo svolgimento dell'attività di servizio pubblico;
   da tempo la trasmissione del servizio pubblico radiotelevisivo «Report», in onda su Rai Tre e condotta dalla giornalista Milena Gabanelli, si occupa a più riprese delle abitazioni di proprietà dello scrivente;
   nell'ultima puntata del programma, trasmessa lunedì 18 novembre, alle ore 21.05 è stato mandato in onda un servizio intitolato «Casa Brunetta», in merito alle proprietà immobiliari dell'interrogante;
   nel corso della puntata in questione, sia la conduttrice che il giornalista autore del servizio Giuliano Marrucci hanno dichiarato più volte che non sono mai state riscontrate irregolarità di alcun genere, rendendo in tal modo ancor più ingiustificata e immotivata l'attenzione per i beni immobiliari dello scrivente e facendo in tal modo venir meno una possibile ragione di servizio pubblico;
   invece, sono state mandate in onda immagini relative al giardino interno di una delle proprietà in questione, ravvisandosi, tra l'altro, gli estremi per una violazione del domicilio, secondo quanto stabilito dal codice deontologico del giornalista sopra richiamato;
   la Rai acquistando il servizio dovrebbe valutare con attenzione l'interesse pubblico e se i contenuti siano o meno in violazione con quanto richiamato dal suddetto codice –:
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai, non ritengano opportuno fare piena chiarezza sui fatti esposti in premessa, rendendo altresì pubblico quale tipo di accertamento viene fatto sul piano editoriale della trasmissione «Report», in modo da poter garantire che i servizi del programma in questione siano effettivamente conformi all'interesse pubblico e coerenti con le finalità delle inchieste giornalistiche;
   se i vertici Rai non ritengano che il servizio andato in onda nell'ultima puntata di «Report» e intitolato «Casa Brunetta», non violi il cosiddetto «decalogo» sul diritto di cronaca, stabilito dalla Corte di Cassazione, nello specifico per quanto riguarda gli elementi caratterizzanti tale legittimo diritto, e non violi altresì i principi del Codice Etico Rai richiamati in premessa;
  si chiede di sapere:
   se il Presidente e il Direttore generale della Rai non ritengano di dover adottare Pag. 298provvedimenti disciplinari verso coloro che hanno giudicato di «interesse pubblico» un servizio che viola apertamente quanto stabilito dal codice deontologico del giornalista;
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai ritengano che una inchiesta priva dei requisiti elencati in premessa sia degna espressione del servizio pubblico Rai, o non debba piuttosto essere qualificata come parziale e incompleta, e nei casi più gravi, lesiva dell'onore, della dignità e del decoro dei soggetti coinvolti, in particolare se colpisce, attraverso specifiche «indagini», solo determinati soggetti;
   se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano che il servizio intitolato «Casa Brunetta» e andato in onda nella puntata di Report di lunedì 18 novembre possa apparire in qualche modo «intimidatorio», riguardando nello specifico un componente della Commissione di Vigilanza Rai, organismo collegiale che può incidere nelle dinamiche della società del servizio pubblico radiotelevisivo attraverso specifici poteri sanzionatori, nonché di indirizzo, vigilanza e controllo. (95/539)

  RISPOSTA. – Con riguardo alle interrogazioni in epigrafe (87/501 e 95/539) aventi entrambe ad oggetto il programma «Report» si premette che:
  la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo è tenuta – nel rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti – a realizzare un'offerta di qualità, assicurando il pluralismo, la parità di trattamento e rispettando, inter alia, i principi di obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell'informazione, principi, questi, che rappresentano anche valori fondanti del Codice Etico adottato da Rai;
  il diritto di informazione e di critica costituisce estrinsecazione della libertà di manifestazione del pensiero, tutelata dall'articolo 21 della Costituzione e dall'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
  tanto il rispetto dei principi di pluralismo e parità di trattamento quanto il rispetto del diritto di informazione, di stampa e di critica devono improntare e guidare l'attività della concessionaria pubblica;
  a tale riguardo, l'Autorità per le Garanzie e le Comunicazioni (AGCOM) ha, in più occasioni, chiarito che il principio della parità di trattamento deve comunque essere contemperato con l'autonomia editoriale di ogni testata, considerato che, tra l'altro, secondo i consolidati canoni interpretativi, detto principio va inteso propriamente nel senso che «situazioni analoghe devono essere trattate in maniera analoga» (cfr. AGCOM, Delibera 73/08lCSP). In particolare, il concetto di «par condicio», secondo quanto precisato dalla stessa AGCOM in applicazione dei principi codificati dalla giurisprudenza amministrativa (sentenze TAR 11187 e 11188 del 2010 e sentenza del Cons. di Stato 1943/20 Il). «è nato in osservanza dei principi del pluralismo per garantire alle forze politiche eguali possibilità di comunicare con gli elettori nella comunicazione politica»; pertanto «ai programmi di informazione non può estendersi la disciplina dei programmi di comunicazione politica»;
  quanto al concetto di pluralismo dell'informazione, il significato reale dello stesso, peraltro in conformità all'Atto di indirizzo dell'11 marzo 2003 di codesta Onorevole Commissione Parlamentare, è quello di «pluralismo di argomenti e non di soggetti», come confermato anche dalla Corte Costituzionale nella sentenza n.155/2002;
  il programma «Report» rientra, in tutta evidenza, nel cd. «giornalismo d'inchiesta», il quale rappresenta «l'espressione più alta e nobile dell'attività di informazione» (....) anche esso ovviamente espressione del diritto insopprimibile e fondamentale della libertà di informazione e di critica, corollario dell'articolo 21 Costo (...) nonché dell'articolo 2 della legge professionale n.69/1963». (cfr. sentenza Corte di Cassazione 16236/2010);
  la Carta dei Doveri del Giornalista, firmata a Roma 1'8 luglio 1993 dalla Fnsi e dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti prevede, tra i principi ispiratori. che «il giornalista Pag. 299deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all'informazione di tutti i cittadini: per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile. Il giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici. La responsabilità del giornalisti verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può ma; subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato»;
  in questo contesto, al giornalismo di inchiesta – quale «species» del più ampio «genus» dell'attività di informazione – anche i limiti individuati dalla giurisprudenza di legittimità richiamata dall'interrogante si applicano in maniera meno rigorosa e comunque diversa. In particolare, detta modalità di fare informazione non comporta violazione dell'onore e del prestigio di soggetti giuridici, con relativo discredito sociale, qualora ricorrano: l'oggettivo interesse a rendere consapevole l'opinione pubblica di fatti e avvenimenti socialmente rilevanti; l'uso di un linguaggio non offensivo e la non violazione della correttezza professionale;
  anche reputazione e privacy sono ricondotti dal legislatore ordinario nell'alveo delle «eccezioni» rispetto al principio generale di tutela dell'informazione: nello stesso Codice Deontologico dei giornalisti, all'articolo 6, si legge testualmente che «la divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della sfera privata quando l'informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell'originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto, nonché della qualificazione dei protagonisti. La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica. Commenti o opinioni del giornalista appartengono alla libertà di informazione,nonché alla libertà di parola e di pensiero costituzionalmente garantita a tutti».
  Ciò premesso, si osserva quanto segue:
   l'attività di programmazione dei palinsesti e dei programmi Rai, i piani annuali di trasmissione e di produzione e le eventuali variazioni degli stessi sono decisi e approvati esclusivamente nell'ambito del Consiglio di Amministrazione della società concessionaria del servizio pubblico. In questo contesto si inserisce anche il programma «Report», realizzato e curato dalla giornalista Milena Gabanelli sulla base di un regolare contratto di collaborazione autonoma professionale, che Rai è tenuta a gestire nel rispetto dei normali principi di riservatezza (al pari delle informazioni concernenti i contenziosi afferenti il programma), salvaguardando altresì le prerogative di indipendenza ed autonomia riconosciute dall'ordinamento all'esercizio della professione giornalistica, in aderenza ad un diritto/dovere, quello di cronaca/informazione, costituzionalmente garantito, al pari dello speculare diritto dei cittadini ad essere informati;
   la Concessionaria effettua un costante controllo e monitoraggio dei propri palinsesti e cicli di trasmissione, anche attraverso l'analisi dei dati forniti dall'Osservatorio di Pavia, trasmessi in piena trasparenza alla Commissione Parlamentare. Le predette attività di controllo e monito raggio (che si estendono, ovviamente, anche al programma «Report») si svolgono nel rispetto dei principi costituzionalmente garantiti (tra cui il diritto di cronaca/informazione) e degli indirizzi interpretati vi c regole codificati sia a livello giurisprudenziale sia dalle Autorità di settore, nella specie AGCOM;

  in questo contesto, considerato quanto esposto in premessa, ogni intervento finalizzato a chiarire preventivamente la «porta/a del concetto di personaggi di rilievo» e/o a pretendere che le inchieste coinvolgano «tutti i vertici politici, economici e istituzionali dell'intero sistema Paese» si Pag. 300risolverebbe in un'indebita ingerenza nell'autonomia facente capo ai direttori di rete e delle testate giornalistiche nonché in una gestione del rapporto con la collaboratrice potenzialmente lesiva delle prerogative di autonomia ed indipendenza riconosciute dall'ordinamento all'esercizio della professione giornalistica, non trovando giustificazione né nel principio della parità dì trattamento né in quello di pluralismo;
  quanto alla preventiva disponibilità e pubblicità del piano editoriale della trasmissione «Report», la stessa potrebbe rendere ancor più difficoltoso il libero esercizio dell'attività giornalistica di inchiesta, agevolando condizionamenti e/o «intimidazioni» meramente strumentali. Detta pubblicità, dunque, anziché favorire la completezza e l'imparzialità dell'informazione, potrebbe tradursi, di fatto, in un pregiudizio, da un lato, del diritto/dovere dì informazione del giornalista e, dall'altro, del diritto del cittadino ad essere informato;
  in merito ai chiarimenti richiesti dall'On. Prof. Renato Brunetta nell'interrogazione del 12 novembre u.s. sul contesto in cui sarebbero state inserite le immagini/informazioni relative agli immobili di sua proprietà, si ritiene che)a messa in onda della puntata di «Report» del 18 novembre u.s. abbia reso del tutto evidenti le motivazioni che hanno indotto i giornalisti di Report ad includere le predette immagini/informazioni nel servizio in questione. Come si è potuto constatare, infatti, le informazioni ed immagini sulle proprietà immobiliari dell'On. Prof. Brunetta sono state inserite in un contesto più ampio, nell'ambito della trattazione di tematiche attinenti alla gestione della «cosa pubblica» e/o ai presunti «sprechi» della politica. Che in merito alle proprietà immobiliari dell'interrogante non siano state riscontrate irregolarità – come dichiarato dalla conduttrice e dal giornalista autore del servizio e riscontrato dallo stesso interrogante – non può essere considerato inequivocabile indice dell'assenza di interesse pubblico sull'argomento, costituendo semmai riprova della continenza e della correttezza con cui la tematica è stata trattata;
  con riferimento ai profili di presunta illegittimità dell'inchiesta in questione, adombrati da ultimo nell'interrogazione del 21 novembre 2014, si evidenzia che ogni valutazione sul corretto esercizio del diritto di cronaca/informazione/inchiesta – ove non rimessa, in ultima istanza, all'Autorità Giudiziaria – rischierebbe di concretizzarsi nella violazione di un principio costituzionalmente garantito, salvo violazioni di legge risultanti «ictu oculi» dalla visione del servizio/inchiesta giornalistica. La Concessionaria non può legittimamente limitare l'attività di inchiesta giornalistica, la quale, peraltro, rispetto al più ampio «genus» dei programmi di informazione, ha una caratteristica peculiare: l'acquisizione della notizia avviene «autonomamente», «direttamente» e «attivamente» da parte del professionista e non mediata da «fonti» esterne, attraverso la ricezione «passiva» di informazioni (cfr. sentenza Corte di Cassazione 16236/2010, citata in premessa). Nel giornalismo di inchiesta viene meno anche l'esigenza di valutare l'attendibilità e la veridicità della provenienza della notizia, dovendosi ispirare il giornalista, «nell'attingere» direttamente l'informazione, principalmente ai criteri etici e deontologici della sua attività professionale (cfr. sentenza Corte di Cassazione 9337/2013), fermi restando i principi di segretezza posti a presidio della sua attività;
  infine, per quanto attiene alla responsabilità civile verso terzi per fatto illecito, si evidenzia che rispondono, in via solidale, il dipendente o il collaboratore e la Società in virtù del rapporto di preposizione, fermo restando il diritto di Rai di esercitare l'azione di regresso.

   NESCI. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   a partire dalla stagione televisiva 1999-2000, la Rai mandò in onda il programma di documentari ed inchieste dal titolo «C'era una volta» che raccontò, attraverso le vite quotidiane di tanti bambini, i grandi mali del pianeta. Tale programma, in collaborazione con Nazioni Pag. 301Unite, Istituti Missionari e mondo delle Ong, godette del supporto di Nelson Mandela e George Amado, tra gli altri grandi nel mondo che ne vollero segnalare l'importanza. «C'era una volta» venne dichiarato un successo dalla Rai che lo raccontò come programma dell'anno. A «C'era una volta» ed al suo autore, il giornalista Silvestro Montanaro, giunse l'alto riconoscimento della Presidenza della Repubblica e delle Camere riunite, per l'opera svolta a favore dei diritti dei minori;
   negli anni successivi, fino al 2012, a costi contenuti, «C'era una volta» ha prodotto e mandato in onda circa 200 documentari ed inchieste su: violazioni gravi dei diritti umani nel mondo; crisi e conflitti e loro ragioni ignorate da tanta parte dei media; condizione della donna nel mondo; traffici internazionali di esseri umani; abusi e comportamenti antisindacali di grandi compagnie multinazionali e grandi marchi della moda e del settore dell'alimentazione nel mondo; delocalizzazioni selvagge verso i cosiddetti «sud del mondo»; turismo sessuale e reti di pedofila; ragioni dei tanti mali dell'Africa e racconto della sua società civile e culturale; conseguenze drammatiche delle cosiddette «guerre umanitarie»; ragioni ed interessi alla base di colpi di stato e assassini di importanti statisti. Tutti lavori fortemente documentati e senza che mai sia stato possibile, a chi era messo sul banco degli imputati, di poter sporgere denuncia o, nel caso, poter vincere alcuna causa per diffamazione;
   molti dei prodotti di «C'era una volta» sono stati alla base di campagne nazionali ed internazionali sui diritti umani. Tradotti in più lingue, utilizzati come strumenti didattici in scuole ed università, momento di incontro e formazione per centinaia di associazioni culturali e di volontariato. «C'era una volta», in sede di Vigilanza Rai è stata citata, in più occasioni dai vertici Rai, come un esempio positivo del proprio modo di agire, a fronte di critiche sulla scarsa qualità dei servizi informativi resi dall'azienda stessa;
   «C'era una volta» ha vinto ed ottenuto negli anni ogni tipo di premio e riconoscimento, nazionale ed internazionale. Il suo autore Silvestro Montanaro è stato tra i cinque selezionati a livello internazionale per l'Oscar del documentario;
   «C'era una volta» ha sempre ottenuto ascolti nella media di Rai 3, rete che lo ospitava, nonostante una evidente mancanza di politiche di sua promozione. Più volte ha superato quelle medie, segnando uno dei record storici di ascolti di Rai 3;
   negli anni il programma e’ stato via via, «inspiegabilmente», privato di risorse e mezzi, confinato nella terza serata della programmazione;
   parallelamente, agli inizi di dicembre comincerà ad andare in onda un «social reality» dal titolo «Mission», dal costo ufficiale di 600.000 euro, ma da quello reale molto più alto. Questo programma è bollato da più parte dell'opinione pubblica come un'offesa alla dignità dei telespettatori italiani e dei soggetti, per il motivo che vip o sedicenti tali vorrebbero occuparsi del caso specifico di profughi. La spesa ufficiale prevista consentirebbe la realizzazione di circa 16 puntate di «C'era una volta»;
   è in corso una petizione che in poche settimane ha raccolto decine di migliaia di firme perché «C'era una volta» non sparisca dai palinsesti della Rai essendo uno dei rari esempi di autentico servizio pubblico. Tra i primi firmatari: Stefano Rodotà, Maurizio Landini, don Luigi Ciotti, Gino Strada e tanta parte dell'associazionismo laico e cattolico:
  si chiede di conoscere:
   i motivi che hanno portato alla decisione di cancellare un programma evidentemente amato, di comprovata qualità ed economicamente sostenibile;
   se, anche alla luce della mobilitazione popolare, nonché delle considerazioni esposte, non intenda l'azienda riconsiderare le scelte effettuate, verificando la Pag. 302possibilità di reinserire nel palinsesto il programma, vista l'indubbia valenza di servizio pubblico ad esso riconosciuto in virtù dell'importante funzione informativa svolta per anni. (96/540)

  RISPOSTA. – Il programma «Cera una volta» realizzato da Silvestro Montanaro e basato su suoi reportage esteri, negli ultimi anni è andato in onda in sole due occasioni nel 2012 e due occasioni nei primi giorni del 2013, quindi non godeva di programmazione continua, a causa dei tempi e delle disponibilità dello stesso Montanaro.
  Si consideri inoltre, che «C'era una volta» non compare nel palinsesto di Raitre prossimo venturo perché Silvestro Montanaro, giornalista interno di Raitre, ha scelto nei mesi scorsi di aderire al piano di incentivazione all'esodo ed il suo rapporto di lavoro con Rai e’ stato risolto consensualmente alla data del 31 ottobre 2013.
  L'atto di indirizzo approvato dal Consiglio di Amministrazione della Rai nella seduta del 27/28 gennaio 2010 impegna il Direttore Generale a «non utilizzare, sotto qualsiasi forma contrattuale, i dipendenti cessati dal servizio con i benefici della c.d. incentivazione all'esodo». Quindi non è più possibile realizzare con l'autore il suddetto programma non per contrarietà della Rete ma per il rispetto delle norme. Il che non esclude certo che i temi affrontati dal programma in questi anni, in particolare il racconto sotto forma di reportage del sud del mondo, possano essere ripresi in futuro con nuovi programmi altrettanto di qualità.

   FICO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   la prossima settimana dovrebbe essere messo in onda sulla prima rete il programma «Mission»;
  si chiede di conoscere:
   il nome delle località dove sono siti i campi profughi nei quali sono state effettuate le riprese e se la società che ha realizzato il format abbia corrisposto a qualsiasi titolo somme di denaro alle persone accolte nei campi che compaiono in video. (97/558)

  RISPOSTA. – Le riprese di Mission sono state realizzate nei seguenti luoghi:
   Sud Sudan – Yambio (Campo profughi)
   Repubblica Democratica del Congo – Doruma (Campo profughi)
   Mali – Mopti (Campo profughi e rifugiati urbani)
   Bini (Campo profughi e rifugiati urbani)
   Ecuador – Tulcan (Rifugiati urbani)
   Maldonado (Rifugiati urbani)
   Lita (Rifugiati urbani)
   Giordania – Zaatari (Campo profughi)
   Amman (Rifugiati urbani)
   Irbid (Rifugiati urbani)
   Azaraq (Campo profughi)

  Si precisa inoltre che tutte le attività all'interno dei Campo profughi e tra le comunità dei rifugiati sono gestite da UNHCR e INTERSOS.
  Tutte le interviste realizzate sono state rilasciate a titolo gratuito.

   PUPPATO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   il noto programma televisivo C'era una volta, curato dal giornalista Silvestro Montanaro, per più di dieci anni ha trasmesso documentari e reportages per molti versi unici nel panorama televisivo italiano.
  Considerato:
   che grazie ad esso è stata diffusa informazione di qualità sugli aspetti più oscuri ed inquietanti dei processi di globalizzazione, sullo stato dei diritti umani nel mondo, su tante crisi e conflitti volutamente ignorati;Pag. 303
   che le sue inchieste hanno fatto luce su traffici inconfessabili ed efferati crimini internazionali e sono state alla base di importanti campagne nazionali ed internazionali contro il traffico di esseri umani, la pedofilia, il turismo sessuale, i diritti delle donne e dei minori;
  si chiede di sapere:
   per quale ragione un programma, che per anni ha dato voce agli ultimi e che ha raccontato le verità scomode, debba essere cancellato dal palinsesto. (98/559)

  RISPOSTA. – Il programma «Cera una volta» realizzato da Silvestro Montanaro e basato su suoi reportage esteri, negli ultimi anni è andato in onda in sole due occasioni nel 2012 e due occasioni nei primi giorni del 2013, quindi non godeva di programmazione continua, a causa dei tempi e delle disponibilità dello stesso Montanaro.
  Si consideri inoltre, che «C'era una volta» non compare nel palinsesto di Raitre prossimo venturo perché Silvestro Montanaro, giornalista interno di Raitre, ha scelto nei mesi scorsi di aderire al piano di incentivazione all'esodo ed il suo rapporto di lavoro con Rai e’ stato risolto consensualmente alla data del 31 ottobre 2013.
  L'atto di indirizzo approvato dal Consiglio di Amministrazione della Rai nella seduta del 27/28 gennaio 2010 impegna il Direttore Generale a «non utilizzare, sotto qualsiasi forma contrattuale, i dipendenti cessati dal servizio con i benefici della c.d. incentivazione all'esodo». Quindi non è più possibile realizzare con l'autore il suddetto programma non per contrarietà della Rete ma per il rispetto delle norme. Il che non esclude certo che i temi affrontati dal programma in questi anni, in particolare il racconto sotto forma di reportage del sud del mondo, possano essere ripresi in futuro con nuovi programmi altrettanto di qualità.

    PUPPATO. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   da notizie di stampa risulta che la Rai sarebbe sul punto di sottoscrivere un contratto triennale dell'importo complessivo di 700.000 euro con gli organizzatori del Meeting di Rimini allo scopo di acquistare i diritti di trasmissione e di reportage dei convegni di Comunione e Liberazione.
  Considerato che:
   la diffusione di informazioni su fatti di pubblico interesse è libera e garantita dalla Costituzione;
   il canone pagato dai cittadini è destinato esattamente a vedere salvaguardato tale diritto;
   la situazione economica della Rai non pare così florida da giustificare un esborso di questa entità per trasmettere notizie relative a convegni di parte;
  si chiede:
   di verificare l'attendibilità di tale notizia e, in caso affermativo, di valutare l'utilità di un contratto del genere da un punto di vista sia economico, sia di opportunità. (99/560)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata e facendo seguito ai contenuti dei riscontri già forniti alle interrogazioni n. 500 del Presidente Fico e n. 533 del Sen. Minzolini, si segnala che la Rai, dopo aver valutato la proposta degli organizzatori del Meeting di Rimini per l'acquisto di uno spazio a disposizione di tutte le Reti e testate del gruppo, in posizione privilegiata, ha ritenuto non sussistessero le condizioni adeguate a procedere nello sviluppo della trattativa per finalizzare l'accordo, essendo la controparte indisponibile a fornire l'esclusiva giornalistica.

   BRUNETTA. – Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
   l'articolo 3 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici», Pag. 304definisce quali principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l'obiettività, la completezza e l'imparzialità dell'informazione;
   l'articolo 7 del citato Testo Unico stabilisce che l'attività di informazione radiotelevisiva costituisce un servizio di interesse generale che deve garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale, in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge;
   la Commissione di vigilanza Rai, con l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo approvato nella seduta dell'11 marzo 2003 ha previsto che tutte le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio, principi ribaditi nell'Atto di indirizzo approvato nel marzo 2011;
   la delibera Agcom 22/06 CSP «Disposizioni applicative delle norme e dei principi vigenti in materia di comunicazione politica e parità di accesso ai mezzi di informazione nei periodi non elettorali» ha confermato, all'articolo 2 che «Tutte le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, le rubriche e le trasmissioni di approfondimento devono rispettare i principi di completezza e correttezza dell'informazione, obiettività, equità, lealtà, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento»;
   a partire dal 18 novembre scorso, si registra, nelle principali edizioni dei telegiornali Rai e nei programmi di approfondimento, una sovraesposizione mediatica del gruppo «Nuovo Centrodestra» a danno delle altre formazioni politiche d'area, in primis «Forza Italia»;
   numerosi programmi Rai stanno attuando un comportamento scorretto e parziale: si assiste sempre più alla presenza esclusiva di esponenti del «Nuovo Centrodestra», in qualità di rappresentanti unici dell'area politica, mentre è risaputo che, all'interno dello schieramento politico di centrodestra, ci siano ormai realtà politiche profondamente distinte, meritevoli tutte della giusta rappresentazione nei programmi di approfondimento, come nei telegiornali della tv pubblica, ancora più ora che «Forza Italia» costituisce forza politica d'opposizione;
  si chiede di sapere:
   se il Presidente e il Direttore generale della Rai non ritengano opportuno rivolgere un richiamo formale a tutti i direttori delle testate giornalistiche e ai conduttori dei principali programmi di approfondimento politico, affinché procedano ad un riequilibrio in termini di presenze e di tempi di intervento degli ospiti politici, in tutte le trasmissioni di approfondimento e nei telegiornali Rai. (100/570)

  RISPOSTA. – In via preliminare occorre tenere presente che la disciplina relativa alla comunicazione politica prevede che i programmi di informazione e di approfondimento informativo (Legge 28/2000) seguano i principi generali di parità di trattamento, obiettività, completezza e imparzialità, che nel periodo elettorale devono essere osservati con particolare rigore. Si precisa, sotto il profilo operativo, che la parità di trattamento è da intendersi non come pari presenza di tutti i soggetti politici ma come trattamenti uguali a situazioni uguali.
  In altri termini fuori dal contesto della campagna elettorale, i telegiornali e i programmi di informazione, a differenza della «comunicazione politica» (che si applica solo durante la campagna elettorale), non sono regolati dal criterio matematico di ripartizione dei tempi, ma dalla necessità di Pag. 305garantire la completezza e l'imparzialità dell'informazione, in connessione con l'esigenza della cronaca e l'esistenza di effettive notizie. Di conseguenza, l'eventuale andamento altalenante degli spazi concessi alle diverse forze politiche, è dovuto alla maggiore o minore rilevanza delle notizie che la cronaca e l'attualità propongono di giorno in giorno.
  Ancora appare opportuno ricordare che l'autonomia e la libertà delle scelte editoriali in capo ai direttori di testata, sancite nel contratto nazionale dei giornalisti, nonché nel codice deontologico dell'ordine dei giornalisti, che si possono ricondurre all'art 21 della Costituzione, costituiscono dei capisaldi imprescindibili per garantire la funzionalità della testata.
  Tutto ciò premesso, occorre considerare che la nascita di una nuova forza politica, rappresenti un elemento rilevante di attualità politico-istituzionale e, pertanto, una notizia che l'informazione Rai, sia dei Tg, sia degli approfondimenti informativi, nella sua autonomia editoriale ha ritenuto significativa.
  Per quanto riguarda i profili di carattere quantitativo, tenuto conto del fatto che l'informazione sui temi politici riflette le dinamiche collegate all'attualità, nel periodo 19 – 30 novembre in base ad una elaborazione dell'Osservatorio di Pavia, il soggetto politico Forza Italia, risulta essere il primo partito in graduatoria generale per quanto attiene al TGD sia in tutti i Tg Rai che nelle edizioni di Prime Time e collocandosi ad un livello nettamente superiore alla nuova formazione politica di centro destra che nello stesso periodo ha ottenuto uno spazio di gran lunga inferiore rispetto a quello dedicato ai maggiori partiti.
  In tale quadro la Rai conferma, in ogni caso, la massima sensibilità a porre adeguata e giusta attenzione a tutte le forze politiche e sociali che contribuiscono al dibattito parlamentare nel rispetto del pluralismo.