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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 14 ottobre 2015
521.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo di ricollocazione di crisi e modifica il regolamento (UE) n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (COM(2015) 450 final).

Proposta di decisione del Consiglio che istituisce misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia, della Grecia e dell'Ungheria (COM(2015) 451 final).

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un elenco comune dell'UE di paesi di origine sicuri ai fini della direttiva 2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca della protezione internazionale, e che modifica la direttiva 2013/32/UE (COM(2015) 452 final).

DOCUMENTO FINALE APPROVATO

  La I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni),
   esaminate congiuntamente, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, la proposta di regolamento (COM(2015)450 che istituisce un meccanismo di ricollocazione di crisi e modifica il regolamento (UE) n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide; la proposta di decisione del Consiglio (COM(2015) 451 che istituisce misure temporanee nel settore della protezione internazionale a beneficio dell'Italia, della Grecia e dell'Ungheria e la proposta di regolamento (COM(2015)452 che istituisce un elenco comune dell'UE di paesi di origine sicuri ai fini della direttiva 2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca della protezione internazionale, e che modifica la direttiva 2013/32/UE;
   valutate le osservazioni contenute nel parere espresso dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), nella seduta del 13 ottobre 2015;
   rilevato che:
    negli scorsi mesi si è registrata una costante intensificazione dei flussi migratori verso l'Unione europea al punto che, per le dimensioni assunte e le modalità estremamente rischiose attraverso le quali tanti uomini, donne e bambini cercano di raggiungere il nostro Continente, si può sicuramente affermare che siamo in presenza di una vera e propria tragedia umanitaria. Una tragedia che non può Pag. 22essere trattata come una emergenza transitoria, avendo acquisito ormai un carattere strutturale in considerazione dell'aggravamento delle condizioni in cui si trovano i Paesi di provenienza, investiti da conflitti e guerre civili o soggetti a violente dittature;
    la crescita dei flussi comporta un impegno crescente per il salvataggio, soprattutto in mare, per il controllo delle frontiere, la lotta ai trafficanti, la prima accoglienza dei rifugiati e per la gestione delle domande di asilo nei paesi (tra i quali l'Italia) che per la loro collocazione geografica sono più esposti alle rotte dei migranti;
    a fronte di questa situazione, costituisce una svolta importante, suscettibile di segnare un netto progresso, l'approccio adottato dalla Commissione europea la quale, con l'Agenda europea sulla migrazione, ha inteso affrontare il fenomeno in termini organici e coerenti, traducendo concretamente il principio di solidarietà tra gli Stati membri per quanto concerne la politica comune in materia di asilo e di immigrazione, ai sensi dell'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. L'impegno manifestato dalla Commissione europea risulta tanto più apprezzabile in considerazione del fatto che, nonostante le resistenze e le opposizioni di alcuni Stati membri, la Commissione ha proceduto con tenacia e rapidità nell'adozione dei provvedimenti attuativi dell'Agenda, tra cui quelli in esame;
    le riserve e le contrarietà manifestate, in particolare, in occasione del Consiglio straordinario giustizia e affari interni del 22 settembre scorso da alcuni Paesi sul programma di ricollocazione non debbono pregiudicare la realizzazione del programma stesso che non può avere carattere facoltativo né essere subordinato alla disponibilità dei singoli Stati membri. La natura obbligatoria del programma risponde all'esigenza di garantire, sul piano concreto, il criterio dell'equa ripartizione delle responsabilità, anche finanziarie, all'interno dell'Unione. Ne consegue la necessità di corredare il programma di misure efficaci per evitare che singoli Paesi possano sottrarvisi;

  esprime

UNA VALUTAZIONE POSITIVA

con le seguenti osservazioni:
   a) con riferimento alla proposta di regolamento (COM(2015)450 e alla proposta di decisione COM(2015)451:
    1. si segnala che al meccanismo delineato per la ricollocazione di quota parte del numero eccessivo di rifugiati che si trovano o si dovessero trovare in alcuni Stati membri particolarmente esposti ai flussi migratori, a partire dall'Italia, dovrà comunque far seguito un riordino complessivo e sistematico del cd regolamento Dublino, come peraltro annunciato dalla Commissione europea, in modo da evitare che alcuni Paesi siano chiamati a gestire un numero di richieste di asilo oggettivamente esorbitante. In tale contesto occorrerà valutare tutte le soluzioni idonee a velocizzare la gestione delle domande, tra cui il più intenso coinvolgimento dei Paesi di transito e la realizzazione di un vero regime comune in materia di asilo che preveda l'introduzione dello status di avente diritto all'asilo UE universalmente riconosciuto da tutti gli Stati membri;
    2. allo stesso tempo, appare necessario assicurare la piena applicazione delle misure previste ai fini di una gestione più ordinata delle procedure per la prima accoglienza, l'identificazione, la valutazione delle domande di asilo e per gli eventuali rimpatri, avvalendosi dell'opportunità costituita dalla previsione dell'assistenza alle amministrazioni degli Stati membri più esposti delle agenzie europee, e in particolare dell'EASO – Ufficio europeo per l'asilo, di Frontex e di Europol, nella corretta gestione dei cosiddetti hotspot, centri di smistamento dei richiedenti asilo. Occorre, in particolare, attivare tutti gli strumenti necessari, apportando tutti i necessari correttivi dal punto di vista organizzativo e funzionale, per svolgere in Pag. 23termini corrispondenti agli standard più avanzati le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte;
    3. occorre valutare se le chiavi di distribuzione adottate dalla Commissione europea quali parametri di riferimento per assegnare le quote di richiedenti asilo da ricollocare siano pienamente coerenti con il principio di equa ripartizione dei carichi e delle responsabilità, anche finanziarie, tra gli Stati membri, posto che l'attribuzione del solo 10 per cento dell'incidenza del parametro della tasso di disoccupazione e l'adozione, quale ulteriore parametro, del PIL complessivo a prescindere dal PIL procapite potrebbero fornire un quadro non veritiero della capacità di assorbimento, dal punto di vista economico, dei diversi Stati membri;
    4. occorre altresì valutare l'opportunità di ridurre la soglia, attualmente stabilita nel 75 per cento delle domande di protezione internazionale accolte in primo grado, assunta a riferimento per individuare la platea dei potenziali beneficiari dei programmi di ricollocamento in considerazione della provenienza effettiva dei profughi in modo da non limitarne l'applicazione a cittadini siriani ed eritrei;
    5. con riferimento alla proposta di regolamento COM(2015)450, occorre rideterminare in aumento l'entità del contributo gravante sugli Stati membri che non intendano accettare le quote di ricollocazione ad essi assegnate; la misura dello 0,002 del PIL risulta, infatti, troppo contenuta per svolgere una efficace funzione di deterrenza; in alternativa pare opportuno prevedere altri meccanismi sanzionatori;
    6. sempre con riferimento alla proposta di regolamento COM(2015)450, occorre assumere a riferimento un arco temporale più ampio di quello previsto per individuare i casi di aumento straordinario dei flussi migratori in modo da non creare discriminazioni che danneggerebbero gli Stati membri, tra cui l'Italia, che si misurano con tale fenomeno da molti anni e non soltanto negli ultimi mesi, come avviene per altri Paesi;
    7. con riferimento alla proposta di decisione COM(2015)451 è opportuno rideterminare in aumento l'importo di 500 euro destinato agli Stati membri beneficiari della ricollocazione per ogni richiedente asilo ricollocato, in considerazione degli oneri di trasferimento e tenuto conto che ai paesi destinatari verrebbe corrisposto per ciascun soggetto la somma, largamente superiore, di 6.000 euro.
   b) con riferimento alla proposta di regolamento (COM(2015)452:
    1. pur apprezzabile, la proposta di adottare una lista di paesi sicuri, nei termini previsti dalla Commissione europea, non appare sufficiente ad evitare gravosi adempimenti a carico dei paesi di arrivo dei profughi. La provenienza dai paesi indicati, infatti, non comporta l'automaticità del respingimento né l'obbligo per le autorità dei paesi di arrivo di istruire la relativa pratica; occorre quindi rafforzare l'efficacia della lista prevedendo una presunzione assoluta che eviti gravosi adempimenti.

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ALLEGATO 2

5-03810 Bruno Bossio: Sulle procedure di fotosegnalamento dei profughi sbarcati a Crotone il 10 ottobre 2014.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Con l'interrogazione all'ordine del giorno gli onorevoli Bruno Bossio e Chaouki richiamano l'attenzione del Governo sulla vicenda dello sbarco di 127 migranti avvenuto il 10 ottobre dello scorso anno in località Marinella di Isola Capo Rizzuto.
  Preciso che in quella occasione il natante su cui i migranti erano imbarcati si stava arenando, tanto da indurre alcuni di loro a raggiungere la spiaggia a nuoto. I predetti sono stati immediatamente soccorsi, ricevendo la prima assistenza anche di carattere sanitario da parte dei medici del 118. Per cinque di loro si è reso necessario il ricovero, mentre gli altri, tutti in buono stato di salute, sono stati trasferiti al centro di Isola Capo Rizzuto, per le successive operazioni di accoglienza che prevedono, tra l'altro, una più approfondita visita medica, un'intervista e l'identificazione.
  A tutti è stato consegnato un volantino multilingue (in italiano, inglese, francese, arabo, farsi e tigrino) finalizzato a portare a loro conoscenza gli obblighi di legge relativi alla identificazione, mediante l'acquisizione delle generalità e il fotosegnalamento.
  Subito dopo aver letto il volantino, gli stranieri, avendo evidentemente l'intenzione di lasciare immediatamente il territorio italiano per recarsi nel Nord Europa, hanno iniziato uno sciopero della fame, nella convinzione che il fotosegnalamento avrebbe comportato una restrizione della propria libertà personale.
  Successivamente i medesimi, rassicurati sulle modalità e sulle reali finalità del fotosegnalamento, si sono sottoposti volontariamente alle relative procedure, che sono state espletate, senza ricorrere ad alcuna forma di violenza, presso il Gabinetto di Polizia Scientifica della Questura di Crotone l'11 e il 12 ottobre.
  Aggiungo, inoltre che, l'atteggiamento collaborativo dei migranti ha agevolato una rilevante operazione di polizia giudiziaria, condotta dalla Squadra mobile, in collaborazione con la Guardia di finanza, conclusa con l'arresto di un cittadino turco, ritenuto responsabile del reato di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina.
  Questi i fatti, a completamento dei quali, riferisco che l'autorità giudiziaria, attivata da un esposto dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Calabria, non ha ravvisato estremi di reato nelle procedure di fotosegnalamento svolte presso la questura di Crotone.
  Per quanto riguarda la circolare del 25 settembre dello scorso anno, informo che con essa il Dipartimento della pubblica sicurezza ha fornito indicazioni operative ai Prefetti e ai Questori su alcune questioni inerenti alla gestione degli eccezionali flussi migratori in atto, tra le quali proprio l'identificazione e il fotosegnalamento dei migranti.
  Come evidenziato nell'atto di indirizzo, in base alla normativa italiana vigente e in conformità all'articolo 8 del regolamento comunitario n. 2725 del 2000, lo straniero deve essere sempre sottoposto a rilievi fotodattiloscopici e segnaletici, nel caso in cui:
   sia stato soccorso in alto mare e condotto sul territorio nazionale;Pag. 25
   sia stato fermato dalle competenti autorità di controllo in relazione all'attraversamento irregolare – via terra, mare o aria – della propria frontiera in provenienza da un Paese terzo;
   oppure abbia richiesto asilo.

  L'identificazione è propedeutica al rimpatrio, nel caso in cui lo straniero non abbia titolo a soggiornare in Italia. Qualora, invece, egli abbia richiesto asilo, l'identificazione serve a verificare se egli in precedenza abbia presentato domanda di protezione internazionale in un altro Stato membro.
  Per il perseguimento delle suddette finalità, il cartellino fotosegnaletico del migrante viene inserito non solo nella banca dati nazionale AFIS, ma anche nella banca dati Eurodac, in conformità alle disposizioni contenute nel citato regolamento comunitario n. 2725.
  Per completezza, informo che la circolare del Dipartimento della pubblica sicurezza contiene anche una serie di indicazioni relative alle attività di controllo sanitario dei migranti, alla necessità di procedere ad un'attenta valutazione della loro situazione personale attraverso l'intervista, nonché alla distribuzione ad ognuno di essi del volantino informativo a cui ho fatto cenno prima.
  Concludo, assicurando che le Forze di polizia prestano la massima attenzione a che l'identificazione nell'immediatezza degli sbarchi avvenga in modo da garantire il pieno rispetto dei diritti e della dignità dello straniero che entra nel nostro Paese. Peraltro, tale attività è svolta con l'ausilio di interpreti e di mediatori culturali qualificati, che comunicano prontamente al personale della Questura la presenza di minori non accompagnati o eventuali condizioni di vulnerabilità o ancora esigenze di protezione rappresentate dagli immigrati stessi.

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ALLEGATO 3

5-04892 Fiorio: Sul giuramento di una donna di origine indiana ai fini della concessione del diritto di cittadinanza.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Fiorio chiede chiarimenti in merito alla vicenda della concessione della cittadinanza alla signora Pushpa Rani, cittadina indiana, a cui il sindaco di Cairate avrebbe impedito di prestare il giuramento in ragione della sua insufficiente conoscenza della lingua italiana.
  La signora Rani ha avanzato istanza di acquisto della cittadinanza italiana iure matrimonii, in quanto coniugata con cittadino a sua volta naturalizzato italiano.
  La Prefettura di Varese ha curato la istruttoria procedimentale acquisendo i previsti rapporti informativi da alcuni enti del comparto sicurezza e dalla Questura di Varese. Rapporti che non hanno evidenziato l'insussistenza in capo all'interessata di condanne penali e di comprovati motivi ostativi inerenti alla sicurezza della Repubblica italiana.
  Conclusa l'istruttoria, il Prefetto di Varese ha adottato in favore della signora Rani il decreto di conferimento della cittadinanza italiana.
  Successivamente, il provvedimento è stato trasmesso al Comune di Cairate per gli adempimenti di propria competenza, tra i quali l'acquisizione del giuramento.
  Il 28 febbraio scorso il sindaco di Cairate ha comunicato alla prefettura di non aver provveduto al ricevimento del giuramento per manifesta incapacità dell'interessata a leggere la formula di rito in lingua italiana, rimanendo pertanto in attesa di disposizioni in merito.
  In risposta, il prefetto, nell'evidenziare che la normativa vigente configura l'acquisto della cittadinanza da parte dello straniero coniugato con cittadino italiano come un vero e proprio diritto soggettivo, ha chiarito che la conoscenza della lingua italiana non è contemplata tra i requisiti prescritti per il conferimento della cittadinanza.
  Ha pertanto rappresentato che, al fine di concludere la procedura, sarebbe stato sufficiente far enunciare oralmente alla cittadina straniera i termini essenziali della formula del giuramento, nel rispetto della tempistica dettata dalla legge.
  Informo, infine, che il 9 marzo scorso la signora Rani ha giurato davanti ad un consigliere comunale delegato dal sindaco e, quindi, dal giorno dopo è diventata cittadina italiana.

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ALLEGATO 4

5-05816 Martella: Sul ripristino del funzionamento dei condizionatori della sede della Questura di Venezia.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Con l'interrogazione all'ordine del giorno, presentata nell'imminenza della scorsa stagione estiva, l'onorevole Martella chiede l'adozione di interventi urgenti volti a ripristinare il funzionamento dei condizionatori d'aria dei locali della Squadra mobile di Venezia, al fine di consentire agli operatori di quell'ufficio di lavorare in condizioni meno disagiate.
  Premetto che gli uffici della citata Squadra mobile sono ubicati presso l'immobile demaniale della Caserma «Albanese», dove già nel giugno 2014 era stato riscontrato un guasto al sistema di climatizzazione che serve parte dello stabile.
  L'assistenza tecnica, intervenuta nei giorni seguenti, ritenne indispensabile la sostituzione di un componente del gruppo refrigerante, ciò che avrebbe determinato l'esborso di una somma significativa, senza alcuna garanzia di funzionamento duraturo del sistema di climatizzazione.
  Pertanto, l'Amministrazione preferì avviare la procedura per la sostituzione dell'impianto. Nel frattempo, per mitigare il disagio del personale in servizio, dotò alcuni locali di climatizzatori portatili.
  Alla fine di luglio dello scorso anno, completata una prima ricerca di mercato per stabilire l'entità della spesa, la Questura inviò la richiesta di fondi, corredata da tre preventivi, alla Prefettura di Venezia.
  Fruendo di una modalità semplificatoria introdotta con la legge di stabilità 2015, la richiesta di fondi fu reiterata nel mese di maggio di quest’ anno direttamente al Dipartimento della pubblica sicurezza.
  Purtroppo, nei primi giorni dello scorso mese di giugno, la medesima tipologia di guasto ha interessato un secondo gruppo refrigerante in funzione presso altri locali della Squadra mobile.
  Anche in questo caso sono state ritenute valide le considerazioni relative al precedente impianto, ossia la convenienza della sua sostituzione rispetto alla mera riparazione.
  Si è proceduto pertanto ad una nuova ricerca di mercato, coinvolgendo cinque diverse ditte che hanno prodotto dei preventivi.
  Intervenuti il visto di congruità dei preventivi da parte del Provveditorato alle opere pubbliche per il Veneto e l'autorizzazione all'esecuzione dei lavori da parte del Dipartimento della pubblica sicurezza, la Questura ha conferito il relativo incarico alla ditta che aveva presentato il preventivo più favorevole.
  Infine il 27 luglio scorso, a seguito del regolare svolgimento dei lavori, entrambi i sistemi di climatizzazione sono stati consegnati nella loro piena funzionalità.

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ALLEGATO 5

5-05932 Pili: Sull'organizzazione dell'accoglienza dei profughi in Sardegna.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Pili richiama l'attenzione del Governo sull'approdo a Cagliari, avvenuto lo scorso 30 giugno, di una nave spagnola con a bordo poco meno di 500 migranti poi smistati nei centri di accoglienza sardi.
  Prendendo spunto da tale episodio, egli pone una serie di domande e cioè: se la nave spagnola non avrebbe dovuto attraccare, più correttamente, in un porto del proprio Paese; se il Governo italiano non intenda interrompere la distribuzione dei migranti in Sardegna e se, intanto, non intenda fornire informazioni sull'organizzazione del sistema di accoglienza sull'isola.
  Voglio subito precisare che lo sbarco del 30 giugno è avvenuto nel quadro delle operazioni dell'Agenzia Frontex inerenti alla sorveglianza delle frontiere marittime esterne dell'Unione europea.
  Quindi, l'interrogativo relativo all'operato della nave spagnola non può che trovare risposta nella normativa europea alla quale soggiacciono tale tipo di missioni.
  Faccio riferimento al regolamento comunitario n. 656 del 2014 che è informato al principio fondamentale del non respingimento delle persone verso Paesi terzi in cui esista un rischio grave per la loro sopravvivenza o incolumità.
  E siccome questa situazione di pericolo riguarda, in pratica, tutti i Paesi rivieraschi – la Libia in primis – da cui provengono le imbarcazioni che trasportano i migranti in Europa attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, ne scaturisce, ai sensi dell'articolo 10 del citato regolamento, la necessaria riconduzione del natante verso lo Stato membro che ospita l'operazione e quindi verso l'Italia.
  Preciso anche che, laddove lo sbarco del 30 giugno fosse avvenuto al di fuori dell'ambito di operazioni Frontex, la posizione dell'Italia non sarebbe cambiata.
  In questo caso, le attività di soccorso e sbarco si sarebbero inquadrate nel contesto generale delle norme sulla salvaguardia della vita in mare, regolato da diverse Convenzioni internazionali, tra le quali la Convenzione Search and Rescue, in base alla quale lo Stato coordinatore delle operazioni di salvataggio – l'Italia appunto – ha comunque la responsabilità primaria dell'individuazione del luogo sicuro di sbarco.
  Venendo ora alle questioni dell'accoglienza, rappresento preliminarmente che il relativo sistema nazionale si fonda da tempo su una partnership tra lo Stato e il mondo delle autonomie regionali e locali. Ne è prova il fatto che il Piano nazionale per la gestione degli eccezionali flussi migratori è stato approvato nella seduta della Conferenza unificata del 10 luglio 2014, con la piena partecipazione decisionale dei livelli di Governo territoriale che hanno espresso la loro intesa.
  Più in particolare, in base al Piano, la ripartizione dei migranti sul territorio nazionale avviene per quote proporzionali, prima definite a livello regionale e poi provinciale. Esse sono individuate rispettivamente dal Tavolo di coordinamento nazionale presso il Ministero dell'interno e dai Tavoli di coordinamento regionali presieduti dai prefetti del capoluogo di regione, cui partecipano i rappresentanti del territorio e di tutte le altre istituzioni coinvolte.Pag. 29
  Si tratta dunque, e vorrei sottolinearlo, di un meccanismo di definizione delle quote ispirato con tutta evidenza agli stessi principi di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità sui quali il nostro Paese sta facendo leva per un più diretto ed efficace coinvolgimento delle istituzioni europee nella gestione dei flussi migratori.
  Ciò premesso in linea generale e venendo al sistema di accoglienza in Sardegna, riferisco subito che il quadro generale della ricettività vede attive alla data del 12 ottobre scorso 67 strutture, di cui 40 a Cagliari, 11 a Sassari e 8 ad Oristano e Nuoro, che ospitano attualmente poco meno di 2 mila 600 migranti. Tale cifra corrisponde al 2,7 per cento del totale dei migranti distribuiti sul territorio nazionale, percentuale leggermente più bassa di quella del 2,96 per cento assegnata all'isola.
  La governance dell'accoglienza è assicurata dal Tavolo regionale di coordinamento da tempo attivato dalla Prefettura di Cagliari, ove i rappresentanti delle diverse istituzioni pubbliche coinvolte, unitamente agli operatori del privato sociale, discutono i temi di maggiore rilevanza e impatto.
  Le attività di reperimento e gestione delle strutture destinate ad ospitare i migranti hanno visto l'attiva partecipazione di tutte le Prefetture dell'isola che, allo scopo, hanno emanato specifici avvisi di manifestazione di interesse.
  In proposito, informo che queste ultime, nel rispetto delle norme sulla trasparenza amministrativa, hanno fornito tempestive notizie sui rispettivi siti istituzionali circa le procedure avviate, i relativi affidamenti e le graduatorie delle gare di appalto espletate.
  Va poi rilevato che ogni Prefettura effettua propri controlli sulla regolarità complessiva della gestione dei centri sia sotto il profilo dell'adempimento degli obblighi contrattuali che per quanto concerne il rispetto dei diritti spettanti ai richiedenti asilo.
  Comunque, ad oggi la gestione delle strutture di accoglienza non ha fatto registrare particolari criticità, se non quelle verificatesi nella fase iniziale a causa del concomitante intensificarsi nei mesi estivi del flusso turistico e degli sbarchi dei migranti.
  Tale risultato è da ascrivere anche all'ampia sinergia che si è creata tra le componenti pubbliche del sistema di accoglienza, compresi gli enti locali e la regione, e le componenti riconducibili al privato sociale.
  Torno ora al Tavolo di coordinamento regionale a cui è rimessa – come ho accennato prima – la governance del sistema.
  Le problematiche più rilevanti affrontate nelle riunioni di tale organismo hanno riguardato la fase successiva alla prima accoglienza. In particolare si è focalizzata l'attenzione sulla necessità di prevedere percorsi di inclusione ed integrazione territoriale per i migranti che, non inseriti nella rete SPRAR, manifestano la volontà di rimanere nell'isola o non hanno i mezzi per allontanarsi da essa.
  Ai fini dell'attivazione in concreto tali progetti, è fondamentale il ruolo della regione Sardegna e degli enti locali, con i quali sta proseguendo il rapporto di collaborazione e condivisione già avviato.
  Il Tavolo di coordinamento ha esaminato di recente anche alcuni aspetti sanitari connessi all'arrivo dei migranti.
  È emersa, in particolare, l'urgente esigenza di condividere con la regione e le ASL un protocollo operativo volto, in primo luogo, ad effettuare le visite sanitarie di secondo livello all'arrivo dei profughi presso le strutture di accoglienza e, successivamente, a garantire a regime la sorveglianza sindromica. La stipula di tale protocollo si rende utile soprattutto in relazione a quelle strutture che, non dotate di un proprio ambulatorio medico, debbono fare riferimento, secondo la legislazione nazionale, al servizio sanitario regionale.
  Sulla base di quanto ho appena illustrato, è appropriato concludere che il «sistema Sardegna» sta contribuendo fattivamente all'attuazione del piano nazionale di accoglienza, grazie alla responsabile collaborazione tra tutti i diversi livelli di governo presenti nell'isola.

Pag. 30

ALLEGATO 6

5-06421 Simone Valente: Sull'organizzazione dei nuclei cinofili dei Vigili del fuoco.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Prima di rispondere alle specifiche domande poste dall'onorevole Valente e dagli altri interroganti, desidero assicurare che il Ministero dell'interno tiene in grande considerazione il contributo offerto dai cinofili permanenti e volontari dei vigili del fuoco al dispositivo nazionale del soccorso; contributo che si rivela particolarmente valido in taluni peculiari scenari di intervento.
  In questi anni, l'Amministrazione ha portato avanti, nel quadro delle compatibilità ordinamentali e dei vincoli di natura finanziaria, un graduale processo di valorizzazione di questa risorsa specializzata e ad alta qualificazione. L'impegno in tal senso non verrà certamente meno in futuro.
  La componente cinofila è attualmente costituita da 127 unità, ciascuna con un operatore ed un cane, di cui 86 rappresentate da personale permanente e 41 da personale volontario. Esse dipendono dai Nuclei cinofili regionali presso le Direzioni regionali dei vigili del fuoco.
  E fornendo una prima risposta ai quesiti dell'onorevole Valente, informo che ad oggi tutti i 18 Nuclei cinofili regionali risultano istituiti. I loro compiti sono esattamente quelli di coordinamento degli interventi operativi e di programmazione delle attività addestrative indicati nell'interrogazione. Ad essi vanno aggiunti una serie di compiti individuati in maniera dettagliata in un atto di indirizzo diramato dal Capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nel novembre 2014.
  Per quanto riguarda la richiesta di prevedere un'organizzazione a livello centrale preposta alla componente cinofila, evidenzio che presso il Viminale già esiste una struttura deputata al coordinamento e indirizzo della componente medesima, sia con riferimento agli aspetti del soccorso tecnico urgente che a quelli formativi.
  In particolare, nel Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile è incardinato un ufficio di livello dirigenziale competente, tra l'altro, a pianificare l'organizzazione e lo sviluppo dei servizi specializzati del Corpo nazionale, nell'ambito dei quali rientra anche la componente cinofila.
  A testimonianza del ruolo di indirizzo strategico svolto dal citato Dipartimento si ricordano le numerose direttive impartite per lo sviluppo dell'attività formativa e addestrativa, la stesura di manuali e regolamenti, l'individuazione delle piante organiche ottimali e la sperimentazione ed assegnazione di materiali e mezzi.
  Tengo inoltre a precisare che non tutte le attività di coordinamento e indirizzo sono concentrate nel citato ufficio dipartimentale. Le Direzioni regionali godono, infatti, di una autonomia organizzativa che consente di strutturare il proprio nucleo cinofilo in funzione delle specificità del territorio e delle relative esigenze.
  Relativamente alla richiesta di indire una procedura di stabilizzazione dedicata ai cinofili volontari, premetto che il Ministero dell'interno avverte da sempre l'esigenza di non disperdere le professionalità acquisite dal personale volontario negli anni di servizio. Ciò è testimoniato, da un lato, dalla previsione a regime, in favore dei vigili volontari, di una riserva del 25 per cento dei posti nei concorsi pubblici per l'accesso alla qualifica di Pag. 31vigile del fuoco; dall'altro, dall'indizione in via eccezionale, nell'agosto del 2007, di una procedura di stabilizzazione riservata ai vigili volontari in possesso di determinati requisiti; procedura che finora ha consentito di immettere nei ruoli dei vigili del fuoco permanenti circa 3mila 400 volontari e rimarrà ancora aperta fino al 31 dicembre 2016.
  Ciò detto e passando a rispondere allo specifico quesito posto nell'interrogazione, resta evidente come la procedura di stabilizzazione dei cinofili volontari richieda un intervento legislativo di carattere eccezionale, derogatorio del canone costituzionale dell'accesso ai pubblici impieghi con concorso. L'intervento dovrà farsi carico, oltreché di reperire la necessaria copertura finanziaria, di realizzare un equilibrato bilanciamento delle varie aspirazioni e interessi coinvolti, compresi quelli degli altri vigili del fuoco volontari.

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ALLEGATO 7

5-06479 Toninelli e 5-06610 Pili: Sulla riorganizzazione delle prefetture prevista da un recente schema di decreto del Presidente della Repubblica.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Con le due interrogazioni all'ordine del giorno, a cui rispondo congiuntamente, gli onorevoli Toninelli e Pili, con diverse sfumature e con l'attenzione rivolta a differenti zone del territorio nazionale, chiedono di rivedere l'annunciato decreto del Presidente della Repubblica recante la riorganizzazione del Ministero dell'interno, nella parte in cui prevede il taglio di 23 Prefetture e delle corrispondenti Questure e Comandi dei vigili del fuoco.
  Il tema evidenziato è particolarmente sentito nella società civile e anche in Parlamento, tant’è che nelle scorse settimane il Governo è stato chiamato a più riprese a discuterne in Aula Camera, sia in sede di question time che di interpellanze urgenti.
  Preliminarmente, faccio presente che il regolamento in questione, che riveste ancora la forma di schema, costituisce attuazione della più ampia manovra di ridefinizione degli assetti organizzativi, a livello centrale e periferico, di tutte le Amministrazioni dello Stato voluta dal Governo Monti e suggellata nel decreto legge n. 95 del 2012, meglio conosciuto come spending review.
  E fa seguito al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 maggio scorso, anch'esso attuativo della spending review, con cui sono state rideterminate al ribasso le dotazioni organiche del personale dirigenziale e non dirigenziale dell'Amministrazione civile dell'interno.
  Quanto alle ricadute negative paventate dagli interroganti sulla risposta dello Stato nelle aree oggetto di accorpamento – a tal proposito essi citano i casi di Cremona, Lodi e Oristano –, vorrei fosse chiaro che, nella visione dell'Amministrazione dell'interno, l'applicazione dei principi della spending review non potrà mai andare a scapito della sicurezza reale dei territori.
  Non un'unità di personale sarà sottratta ai compiti di istituto e a quelli operativi, con la conseguenza che le comunità manterranno intatti gli attuali standard dei servizi.
  In sostanza, il regolamento non prefigura alcun arretramento dello Stato sui temi della sicurezza e del soccorso. E non potrebbe essere altrimenti, trattandosi delle mission fondanti del Ministero dell'interno.
  D'altra parte, voglio ribadire quanto lo stesso Ministro dell'interno ha avuto modo di sottolineare la scorsa settimana in Aula Camera e cioè che l’iter di approvazione del regolamento è solo agli inizi.
  Nessuna proposta di riorganizzazione dell'Amministrazione periferica dell'interno è stata ancora formalizzata e, quindi, nessuna decisione definitiva è stata assunta sugli accorpamenti da effettuare.
  Ricordo, poi, che la procedura di approvazione del regolamento prevede l'acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari competenti in materia – quindi anche di questa Commissione –, che potranno, in tale sede, fornire il loro prezioso contributo di analisi e di proposta.
  Occorre, infine, tener presente che su questo disegno di riforma attuativo della spending review si è venuta ora a innestare la legge Madia, che contiene, come è ben Pag. 33noto, disposizioni volte a riorganizzare l'intera presenza dello Stato sul territorio.
  Questo articolato, pur annoverando tra i criteri di delega la riduzione del numero delle prefetture, ne rafforza la funzione strategica, come è attestato dal fatto che esse andranno ad assorbire tutti gli uffici periferici dello Stato e si configureranno, quindi, quali «punti di contatto unico» tra lo Stato e i cittadini. Le prefetture, inoltre, continueranno ad essere il cardine del sistema territoriale della sicurezza.
  Ritengo che alla luce di quanto si è venuto precisando si possono considerare fugate le perplessità manifestate dagli interroganti.