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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 novembre 2015
534.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Misure per favorire l'emersione alla legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata (Nuovo testo C. 1138 d'iniziativa popolare e abb.).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea),
   esaminato il nuovo testo C. 1138 d'iniziativa popolare e abb., volto ad accelerare i procedimenti in materia di contrasto ai patrimoni illeciti e a favorire il riutilizzo sociale dei beni e delle aziende confiscati alle mafie e tutelare il lavoro;
   preso atto che il provvedimento apporta numerose modifiche al decreto legislativo n. 159 del 2011 (Codice antimafia), al Codice penale e alle disposizioni di attuazione del Codice di procedura penale, alla disciplina dell'ordinamento giudiziario, nonché ad altre disposizioni di legge;
   richiamate – per quanto concerne i profili di interesse della XIV Commissione – le disposizioni relative alla valorizzazione e al mantenimento in vita delle aziende sequestrate;
   ricordato, in particolare, l'articolo 31 volto a favorire la collaborazione degli operatori economici del territorio con le aziende sequestrate e confiscate per agevolare la continuità produttiva e la conseguente salvaguardia dell'occupazione; in particolare, le disposizioni prevede che l'amministratore giudiziario possa avvalersi del supporto tecnico e gratuito di imprenditori attivi nel settore in cui opera l'azienda o in settori affini, prevedendo che, in cambio, dopo un anno di supporto, tali imprenditori conseguano un diritto di prelazione in caso di vendita o di affitto dell'azienda;
   ritenuto che il processo di selezione degli imprenditori chiamati a supportare l'operato dell'amministratore giudiziario debba necessariamente essere ispirato ai principi di trasparenza e di imparzialità di derivazione europea, e che i criteri adottati per la selezione degli operatori debbano in ogni caso essere in linea con i criteri previsti dalla disciplina europea in materia di appalti e concessioni;
   richiamato, inoltre, l'articolo 35 in materia di destinazione dei beni e delle somme confiscate, che – modificando l'articolo 48 del Codice antimafia – prevede il mantenimento delle aziende al patrimonio dello Stato per finalità istituzionali qualora si ravvisi un prevalente interesse pubblico; ricordato, in proposito, che l'attuale disciplina relativa alla destinazione delle aziende confiscate (articolo 48, comma 8 del Codice antimafia) prevede l'affitto dei beni aziendali quando vi siano fondate prospettive di continuazione o di ripresa dell'attività produttiva, a società e ad imprese pubbliche o private, ovvero a cooperative di lavoratori dipendenti dell'impresa (comma 8, lett. a)), oppure la vendita dei beni aziendali a soggetti che ne abbiano fatto richiesta, qualora vi sia una maggiore utilità per l'interesse pubblico o qualora la vendita medesima sia finalizzata al risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso (comma 8, lett. b));
   sottolineato che la scelta dell'affittuario o dell'acquirente dei beni aziendali da parte dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, deve in ogni caso essere operata in senso conforme ai principi europei di trasparenza e di imparzialità Pag. 202e nel pieno rispetto della disciplina europea in materia di appalti e concessioni, ove applicabile;
   rilevato inoltre che l'articolo 41 modifica alcune disposizioni del Codice antimafia relative all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati; in particolare, si prevede che venga chiamato a far parte del Consiglio direttivo dell'Agenzia un esperto in materia di progetti di finanziamento europei, designato dalla Presidenza del Consiglio e che il personale dell'Agenzia medesima debba essere selezionato valutando la specifica competenza nella gestione delle aziende, nell'accesso al credito bancario e ai finanziamenti europei;
   espresso apprezzamento per le misure introdotte all'articolo 41 che appaiono volte a favorire l'accesso al credito e alle fonti di finanziamento delle aziende sequestrate e confiscate, anche attraverso l'incentivazione alla partecipazione a bandi europei di finanziamento;
   rilevato infine che l'articolo 47 delega il Governo ad emanare un decreto legislativo per sostenere attraverso incentivi, ammortizzatori sociali e misure di emersione del lavoro irregolare, le aziende sequestrate e confiscate, disponendo l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni adottate dall'Unione europea;
   richiamato, in particolare, tra i principi e criteri direttivi di delega, l'articolo 47, comma 3, lettera m), in cui si prevede che nei contratti di appalto, a parità di condizioni dell'offerta, siano preferite le aziende sequestrate o confiscate ovvero le cooperative che le hanno rilevate al fine di creare opportunità per i lavoratori delle aziende sequestrate sottoposte ad amministrazione giudiziaria;
   preso atto che tale criterio di delega conferma una particolare attenzione all'integrazione di criteri sociali negli appalti pubblici, ponendosi in linea con la nuova disciplina europea in materia di appalti e concessioni, in corso di recepimento nell'ordinamento nazionale,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 2

Sulla XI Conferenza delle Commissioni per l'integrazione europea e per gli affari europei dei paesi partecipanti al processo di stabilizzazione e associazione del Sud-Est Europa (COSAP), svolta a Tirana il 23 ottobre 2015.

RELAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA XIV COMMISSIONE ON. MICHELE BORDO

  Lo scorso venerdì 23 ottobre si è svolta a Tirana l'XI Conferenza delle Commissioni parlamentari per l'integrazione europea degli Stati che partecipano al Processo di Stabilizzazione e Associazione dell'Europa (COSAP).
  Alla Conferenza ero stato invitato a intervenire in qualità di relatore.
  La Conferenza si è aperta con il saluto di Majlinda Bregu, Presidente della Commissione della integrazione europea del Parlamento albanese, la quale ha in primo luogo posto l'accento sulla emergenza migrazioni che ha recentemente assunto dimensioni particolarmente significative nella regione dei Balcani. La stessa Albania ha registrato una crescita rilevante delle domande di asilo.
  Venendo, poi, al tema oggetto della Conferenza, la Presidente Bregu ha sottolineato che il processo di adesione dei Balcani occidentali all'Unione europea registra uno status differenziato tra paese e paese; attualmente soltanto la Croazia è paese membro mentre l'Albania è un paese candidato. Nella regione vi è una diffusa apprensione e un forte desiderio di entrare nell'Unione europea; a tal fine, è indispensabile che si dedichi la massima attenzione alle tematiche relative allo Stato di diritto e alla salvaguardia dei diritti fondamentali. In tal senso, i Parlamenti sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale e non devono limitarsi ad assistere all'avanzamento del processo negoziale ma debbono dare un forte impulso.
  È poi intervenuto Ilir Meta, Presidente del Parlamento albanese, il quale ha insistito sul ruolo dei Parlamenti per l'avanzamento del processo di Berlino e per garantire la realizzazione di riforme fondamentali in materia di Stato di diritto e di lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.
  Il Presidente Meta ha rilevato, quindi, che per il buon esito del processo di adesione è necessario accelerare il ritmo delle riforme e garantire rapporti di buon vicinato tra i paesi dell'area. A tal fine, il Presidente Meta ha raccomandato l'inclusione del Kosovo nell'ambito della COSAP auspicando che anche gli altri paesi si pronuncino favorevolmente. Il Presidente ha poi concluso sottolineando l'importanza della collaborazione interparlamentare per il contrasto a tutte le forme di radicalismo e di populismo e per la stabilizzazione dell'area. I Balcani hanno bisogno di politiche condivise a carattere regionale, sia per quanto concerne la realizzazione di investimenti che per quanto riguarda la formazione dei giovani così come per la gestione dei flussi migratori.
  È intervenuto, quindi, l'onorevole Knut Fleckenstein, membro del Parlamento europeo il quale ha richiamato l'attenzione generale sul dramma dei profughi costretti a abbandonare i loro paesi a causa delle guerre e delle persecuzioni subite. Ha quindi ricordato che la Turchia, il Libano e la Giordania fino ad ora si sono fatti carico del maggior onere per quanto riguarda l'accoglienza e che la regione dei Pag. 204Balcani è attualmente attraversata da ingenti flussi di migranti. L'onorevole Fleckenstein ha proseguito rilevando che occorre affrontare le cause all'origine delle migrazioni, con particolare riguardo al conflitto siriano, che tuttavia non può essere risolto senza una strategia condivisa tra l'Europa e gli altri maggiori partner, tra cui la Russia.
  Ha quindi apprezzato l'atteggiamento responsabile assunto in materia di migrazione dalla Serbia, assai più aperto dell'atteggiamento di chiusura adottato da alcuni Stati membri.
  In qualità di relatore presso il Parlamento europeo sull'Albania, ha potuto verificare i progressi compiuti ai fini dell'adesione del paese all'Unione europea. È comunque indispensabile una riforma della magistratura che ne garantisca l'autonomia e la liberi dalla corruzione. Il rafforzamento dello Stato di diritto nei Balcani occidentali è necessario anche per attrarre investimenti. L'onorevole Fleckenstein ha voluto rassicurare sul fatto che il Parlamento europeo non è contrario a ulteriori allargamenti e si registra anzi un largo consenso per quanto concerne l'adesione dei Balcani occidentali.
  Il Ministro degli affari esteri albanese Ditmir Bushati ha sottolineato che, pur avendo il processo di allargamento prevalentemente carattere intergovernativo, sta progressivamente crescendo il ruolo dei Parlamenti per cui il formato della COSAP risulta particolarmente utile. Per quanto concerne l'Albania, il Ministro ha rilevato che nonostante la forte polarizzazione nella scena politica, tutti i partiti sono favorevoli all'integrazione nell'Ue. Per i paesi del Balcani non c’è prospettiva al di fuori dell'Ue ! Il Ministro ha concluso ricordando che prossimamente a Praga verrà firmato l'accordo istitutivo del Fondo per la stabilizzazione dei Balcani occidentali, strumento indispensabile a sostegno dei paesi della regione, ed ha auspicato che l'accordo possa essere rapidamente ratificato dai Paesi membri dell'UE.
  Nel mio intervento ho in primo luogo ricordato le competenze della XIV Commissione della Camera e gli intensi rapporti che la Commissione intrattiene nell'ambito della cooperazione interparlamentare, in primo luogo attraverso la COSAC, con le omologhe Commissioni degli altri Parlamenti dell'UE e con la stessa Commissione europea mediante il dialogo politico.
  Le riunioni e gli incontri interparlamentari aiutano a creare un clima collaborativo, attraverso lo scambio di opinioni e la possibilità di conoscere direttamente i diversi punti di vista, le migliori pratiche e i progressi compiuti, e il confronto su tutte le iniziative che possono rilevarsi utili per intensificare gli scambi e le prospettive comuni di crescita.
  Ho quindi ricordato che l'Italia è sempre stata favorevole a una piena integrazione dei Balcani occidentali nell'Ue, da realizzare nei tempi più rapidi possibili. La posizione dell'Italia si inquadra in una prospettiva più ampia che punta a spostare l'asse delle politiche europee verso il Mediterraneo. È questa un'esigenza che si pone con particolare urgenza alla luce della grave crisi economica esplosa nel 2008, non ancora risolta e della evoluzione degli scenari internazionali. La regione dei Balcani ha carattere strategico prioritario in relazione alle politiche europee in materia energetica, al potenziamento delle reti infrastrutturali e alla loro interconnessione alla gestione dei flussi migratori e al contrasto al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera.
  L'incremento dei movimenti migratori non è carattere transitorio ma strutturale; è quindi necessario affrontare il fenomeno con un approccio organico che non lasci da soli i paesi più esposti.
  Si pone la necessità di rilanciare il processo di integrazione europea; a tal fine ho ricordato la recente iniziativa assunta dalla Presidenza della Camera che si è tradotta nella adozione, insieme con i Presidenti del Bundestag tedesco, dell'Assemblea nazionale francese e del Parlamento del Lussemburgo, di una Dichiarazione per il rilancio dell'integrazione europea aperta alla sottoscrizioni di tutti i Presidenti dei Parlamenti dell'UE.Pag. 205
  Ermira Mehmeti, Presidente della Commissione affari europei del Parlamento dell'ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, ha ricordato i problemi che sta affrontando il suo paese relativamente al processo di integrazione facendo particolare riferimento alle tragiche vicende del 9 maggio scorso che hanno segnato una pagina molto triste. La Macedonia affronta una profonda crisi politica per la forte polarizzazione e la scarsa disponibilità dei partiti a un dialogo positivo. Il dovere delle istituzioni, in primo luogo del Parlamento, è quello di mantenere viva la speranza di un futuro europeo per il paese e, in generale, per i paesi della regione. Il 90 per cento della opinione pubblica macedone è favorevole all'integrazione nell'UE.
  La delegazione serba ha quindi contestato la gestione della Conferenza da parte della Presidenza albanese per la mancata votazione dell'ordine del giorno che all'ultimo punto prevedeva la discussione sulla proposta albanese dell'accesso del Kosovo alla COSAP in qualità di membro.
  Si è quindi aperta una lunga parentesi di polemiche di carattere soltanto apparentemente procedurale che in realtà verteva sui diversi orientamenti dei vari paesi circa l'inclusione del Kosovo tra i partecipanti della COSAP. La presidenza albanese ha rivendicato la correttezza del suo operato e auspicato un approccio cooperativo e non conflittuale, anche tenendo conto delle posizioni assunte relativamente alla questione del Kosovo dalle più alte autorità politiche dei paesi presenti, inclusa la Serbia, che non si sono espresse in senso negativo al riguardo.
  La diatriba ha fatto emergere la persistenza di orientamenti fortemente differenziati all'interno della regione e ha parzialmente pregiudicato il buone esito della Conferenza.
  È poi intervenuta Romana Vlahutin, ambasciatrice della delegazione dell'UE in Albania la quale ha sottolineato il ruolo decisivo che possono svolgere i Parlamenti in vista dell'adesione soprattutto per monitorare e controllare lo stato di attuazione degli impegni assunti dai rispettivi governi. Ha raccomandato, quindi, il superamento della partigianeria e delle contrapposizioni troppo marcate per far prevalere il senso delle istituzioni e le ragioni generali. Il confronto nelle sedi come la COSAP può essere utile per superare gli istinti distruttivi tenendo conto che la regione dei Balcani ha grandi potenzialità di crescita e di consolidamento democratico.
  Il Ministro albanese per l'integrazione europea, Klajda Gjosha, ha sottolineato l'intenzione del Governo albanese di ripetere l'esperienza già praticata proficuamente dal Governo croato con la creazione di organismi specificatamente incaricati di coinvolgere la società civile nel processo di integrazione europea che non riguarda solo l'Esecutivo, ma tutte le parti interessate a cominciare dal mondo economico.
  Tale esigenza è stata confermata nel proseguo della discussione.
  In sostanza, la Conferenza si è rivelata un'occasione estremamente utile di confronto. È emerso un generale interesse di tutti i Paesi partecipanti all'adesione all'Unione europea, ritenuta indispensabile non soltanto per le possibilità di crescita economica ma anche ai fini della stabilizzazione della regione e per il consolidamento dei processi democratici. È evidente che l'UE deve svolgere un ruolo decisivo per l'affermazione dello Stato di diritto e dei diritti e delle libertà fondamentali, trattandosi di paesi in cui le società civili e le istituzioni non dispongono ancora di una forza e di un'autorevolezza sufficienti allo scopo.
  Le polemiche emerse hanno anche evidenziato la necessità di risolvere quanto prima le persistenti controversie bilaterali per chiudere capitoli delicati e controversi su frontiere e trattamento delle minoranze.