Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti delle Giunte e Commissioni

Vai all'elenco delle sedute >>

CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 18 maggio 2016
644.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Risoluzioni 7-00485 Gallinella, 7-00531 Oliverio e 7-00989 Zaccagnini: Sul programma operativo nazionale di sviluppo rurale.

RISOLUZIONE 8-00181 APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    il regolamento (UE) 1305/2013 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) prevede la possibilità per uno Stato membro di definire, oltre ai programmi regionali, anche misure a carattere nazionale;
    in attuazione del suddetto regolamento il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali al fine di fronteggiare una serie di problematiche di portata nazionale, ha predisposto un programma operativo nazionale di sviluppo rurale per il periodo 2014-2020 in tema di strumenti di gestione del rischio, investimenti irrigui, miglioramento genetico del patrimonio zootecnico e biodiversità animale;
    l'inserimento di questi strumenti nel secondo pilastro della PAC per il periodo 2014-2020 consente maggior flessibilità nella scelta delle misure, nell'allocazione finanziaria e nella possibilità di accordare un sostegno più mirato e selettivo a seconda dei rischi e delle situazioni specifiche;
    come noto, tra le misure di gestione del rischio, le assicurazioni agevolate sono gli strumenti più diffusi ai quali fanno ricorso prevalentemente gli operatori del nord Italia e per colture specializzate quali mele, pere ed uva e che tuttavia, considerata la sempre più elevata esposizione degli agricoltori ai rischi economici ed ambientali, sarebbe opportuno che quante più aziende provvedano ad assicurare il raccolto, gli animali e le piante anche al fine di diluire sull'intero territorio nazionale il ricorso allo strumento posto che nell'Italia settentrionale è in aumento la PLV protetta ma non i soggetti assicurati;
    i fondi di mutualizzazione e i nuovi strumenti di stabilizzazione del reddito costituiscono una importante innovazione a disposizione degli agricoltori per ottenere risarcimenti per perdite causate da avversità atmosferiche, epizoozie e fitopatie, infestazioni parassitarie e emergenze ambientali e che tuttavia la condizione di un calo di reddito superiore al 30 per cento del reddito medio annuo o triennale, come disposto dall'articolo 39 del regolamento succitato, configura una soglia di perdita complessiva del reddito troppo elevata e tale da scoraggiare l'accesso delle imprese a questi nuovi strumenti di gestione delle crisi;
    il finanziamento di investimenti irrigui, ad integrazione di quelli aziendali finanziabili con i programmi di sviluppo rurale regionale, si inserisce nel contesto dell'applicazione della direttiva quadro sulle acque e nel settore agricolo si realizza essenzialmente in interventi di ammodernamento delle reti di adduzione e distribuzione, nel completamento degli schemi irrigui e delle opere di interconnessione, nel miglioramento strutturale delle reti deteriorate e nelle opere di interconnessione dei bacini di accumulo ai fini del perseguimento di una maggior efficienza a livello aziendale tramite l'adozione di tecniche e metodi di irrigazione a maggior risparmio idrico; tali interventi Pag. 131tuttavia, a norma della vigente normativa comunitaria, possono essere finanziati solo se i competenti organi regionali provvedono alla raccolta e alla messa a disposizione di tutti i dati e le informazioni richieste;
    la selezione e la conservazione in ambito zootecnico rappresentano un prezioso investimento a lungo termine con effetti a carattere permanente di prioritario interesse pubblico poiché finalizzate all'aumento del patrimonio nazionale nonché al miglioramento genetico e alla salvaguardia della biodiversità; la selezione genetica rappresenta inoltre un importante fattore di competitività dei sistemi zootecnici in grado di generare aumento della produttività e miglioramenti di processo e di prodotto;
    come noto, le diverse fonti disponibili riportano informazioni discordanti relativamente al nome e al numero delle razze italiane nazionali e che queste differenze impediscono l'avvio di programmi di conservazione efficienti sia dal punto di vista della allocazione ottimale delle risorse che degli interventi da programmare al fine di contrastare l'erosione genetica ed è pertanto indispensabile giungere ad un elenco univoco e condiviso delle razze presenti nel nostro Paese;
    la rete rurale nazionale costituisce un valido strumento di raccordo tra le organizzazioni e le amministrazioni impegnate nello sviluppo rurale ed è volta a migliorare la qualità dell'attuazione dei programmi, informare il pubblico e i potenziali beneficiari su eventuali possibilità di finanziamento, promuovere l'innovazione del settore agricolo e stimolare la partecipazione dei portatori di interesse all'attuazione delle politiche di sviluppo rurale,

impegna il Governo:

   ad intervenire nelle competenti sedi internazionali affinché i parametri presi a riferimento per il calcolo delle perdite di reddito possano essere rivisti in modo da agevolare l'accesso delle imprese ai nuovi strumenti di gestione delle crisi previsti dalla riforma della Pac in quanto l'attuale norma che condiziona il beneficio a variazioni negative del reddito superiori al 30 per cento della media dei tre anni precedenti è eccessivamente elevata e tale da scoraggiare l'attivazione dello strumento di stabilizzazione di cui all'articolo 39 del regolamento 1305 del 2013;
   ad adottare ogni iniziativa possibile, compreso lo strumento della riassicurazione, volta a favorire una diversificazione del mercato assicurativo agevolato, sia a livello territoriale, sia settoriale;
    a favorire l'attivazione da parte dei soggetti interessati dei fondi di mutualità che beneficeranno del contributo previsto dalla relativa misura del programma nazionale di sviluppo rurale e a favorirne l'accesso dei vari produttori agricoli;
    a promuovere l'attivazione dalle parti interessate di un fondo di mutualità, compatibilmente con la relativa dotazione finanziaria, anche per compensare gli agricoltori che subiscono danni causati da fauna selvatica;
    a sollecitare i competenti organi affinché raccolgano e mettano a disposizione i dati e le informazioni richieste dalla normativa europea e nazionale al fine di non pregiudicare la possibilità di programmare gli investimenti necessari ad implementare il piano irriguo nazionale, posto che in mancanza delle necessarie informazioni non potranno essere finanziati gli interventi a sostegno delle opere irrigue con gravissime conseguenze per i territori interessati;
    ad ottimizzare il processo di raccolta delle informazioni di monitoraggio propedeutiche all'attività di miglioramento genetico del bestiame, assicurando l'interscambio in tempo reale delle informazioni tra i vari data base esistenti e la fruibilità di dette informazione da parte di tutti i soggetti abilitati all'erogazione del servizio di consulenza alle imprese agricole; Pag. 132
    a prevedere risorse per la selezione e la conservazione delle razze autoctone poiché rappresentano un prezioso investimento a lungo termine al fine del miglioramento genetico e per la salvaguardia della biodiversità;
    a promuovere la costituzione, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di un gruppo di lavoro costituito da soggetti operanti presso il CREA e l'ISMEA al fine di rafforzare la rete rurale nazionale e di garantire il necessario coordinamento delle politiche di sviluppo rurale nonché l'eventuale assistenza tecnica alle autorità di gestione dei programmi regionali.
(8-00181) «Gallinella, Benedetti, Massimiliano Bernini, Gagnarli, L'Abbate, Lupo, Parentela».

Pag. 133

ALLEGATO 2

Risoluzioni 7-00485 Gallinella, 7-00531 Oliverio e 7-00989 Zaccagnini: Sul programma operativo nazionale di sviluppo rurale.

RISOLUZIONE 8-00182 APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    nell'ambito delle politiche dell'Unione europea dirette a sostenere e a promuovere il settore agricolo e lo sviluppo rurale, particolare importanza riveste il regolamento (UE) n.1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013, relativo al sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), che abroga il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio;
    la politica europea in favore dello sviluppo rurale integra i pagamenti diretti e le misure di mercato della politica agricola comune, contribuendo, così, al conseguimento degli obiettivi di politica agricola enunciati dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE);
    la politica di sviluppo rurale dell'Unione europea, fa, inoltre, propri i principali obiettivi strategici enunciati nella comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010, intitolata «Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (Strategia Europa 2020);
    secondo le premesse recate dal regolamento in questione, lo sviluppo rurale rientra tra quegli obiettivi che meglio possono essere perseguiti, a livello di Unione europea, in considerazione dei legami tra lo sviluppo rurale e gli altri strumenti della politica agricola comune, delle ampie disparità esistenti tra le varie zone rurali e delle limitate risorse finanziarie di cui dispongono gli stessi Stati membri;
    per garantire lo sviluppo sostenibile delle zone rurali, il regolamento in esame ha fatto perno su un numero limitato di obiettivi essenziali, quali quelli concernenti: il trasferimento di conoscenze e l'innovazione nel settore agricolo, forestale e nelle zone rurali; il potenziamento in tutte le regioni della redditività e della competitività delle aziende agricole; la promozione di tecnologie innovative per le aziende agricole; la gestione sostenibile delle foreste; l'organizzazione della filiera agroalimentare, compresa la trasformazione e la commercializzazione di prodotti agricoli; il benessere degli animali; la gestione dei rischi inerenti all'agricoltura; la salvaguardia, il ripristino e la valorizzazione degli ecosistemi connessi all'agricoltura e alle foreste, ivi inclusa la biodiversità; la promozione dell'uso efficiente delle risorse e il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio nel settore agroalimentare e forestale; l'inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali;
    ai fini dell'intervento dell'Unione europea nei programmi di sviluppo rurale, finanziati per il tramite del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), gli Stati membri possono presentare un unico programma nazionale per l'insieme del suo territorio o una serie di programmi regionali. In alternativa, è possibile presentare, in casi debitamente motivati, un programma nazionale e una serie di programmi regionali; in tal caso, le Pag. 134misure e le tipologie di intervento devono essere programmate a livello nazionale o regionale, garantendo la coerenza tra le strategie;
    nel quadro così definito lo Stato italiano ha proposto un proprio programma nazionale di sviluppo rurale, che è stato approvato dalla Commissione europea con decisione (C2015)8312 del 20 novembre 2015, per un importo complessivo di 2 miliardi e 100 milioni di euro, dedicati alle misure della gestione del rischio in agricoltura (circa 1 miliardo e 600 milioni di euro), delle infrastrutture irrigue (circa 300 milioni) e della biodiversità animale (circa 200 milioni) che ha per obiettivo la salvaguardia e miglioramento delle popolazioni e razze animali di interesse zootecnico;
    in particolare, la misura relativa alla prevenzione e gestione dei rischi aziendali integra quanto previsto in ambito di politica agricola comune. Dal 2010, infatti, gli strumenti di gestione del rischio, in particolare le assicurazioni agevolate, sono entrati a far parte integrante della politica agricola comune, nell'ambito dell'articolo 68 e dell'Organizzazione comune di mercato vino;
    strumenti quali i fondi di mutualizzazione e per la stabilizzazione dei redditi, destano un vivissimo interesse ma le loro reali potenzialità sono circoscritte dagli impegni assunti nell'ambito della Organizzazione mondiale del commercio dove la rappresentanza degli interessi nazionali è affidata all'Unione europea; in particolare il problema delle perdite di reddito non inferiori al 30 per cento della media dei tre anni precedenti costituisce un freno allo sviluppo di tali strumenti. Occorre, quindi, creare una rete di comunicazione e informazione tra i diversi Stati membri, per diffondere la conoscenza su tali strumenti, e sensibilizzare l'opinione con la finalità di costruire una posizione comune da fare valere presso l'Unione europea che siede al tavolo delle trattative dove la modifica del limite del 30 per cento può essere posta all'ordine del giorno;
    l'incremento delle coperture assicurative è considerato nelle priorità della PAC per lo sviluppo rurale come un elemento fondamentale per contribuire alla tutela del reddito degli agricoltori, attraverso la copertura di un numero più ampio di eventi (avversità atmosferiche; fitopatie o infestazioni parassitarie, epizoozie; emergenze ambientali; perdite di reddito), e la configurazione di nuovi strumenti per far fronte alla particolare volatilità dei prezzi ed alle frequenti avversità climatiche, quali i fondi di mutualizzazione;
    l'avvio della prima campagna di assicurazione del raccolto a carico dei fondi di sviluppo rurale si sta caratterizzando per complessità e problemi di ordine burocratico che scoraggiano gli agricoltori dal rivolgersi a tale fondamentale strumento;
    gli effetti negativi si stanno evidenziando nella preoccupante diminuzione dei valori assicurati, che ha registrato nel primo anno di applicazione della nuova PAC un decremento del 16 per cento e che fa registrare nel 2016 il consolidamento della tendenza, che si avvia verso un'ulteriore diminuzione nell'ordine del 30 – 40 per cento;
    la preoccupante situazione è dovuta sia alla incertezza nell'applicazione delle procedure sia alla impossibilità o penalizzazione per assicurare le effettive produzioni storiche degli agricoltori;
    il fenomeno è generalizzato, riguardando sia le produzioni che si sono sempre assicurate per il loro alto valore aggiunto, quali uva da vino e frutta, che rappresentano un importante fattore di competitività del Made in Italy e dell’export, sia i cereali, indispensabili per la zootecnia, che stanno già scontando gli effetti pesanti del crollo dei prezzi alla produzione;
    alcune scelte applicative rischiano di penalizzare i giovani agricoltori e le imprese che hanno effettuato importanti investimenti e rinnovamenti produttivi Pag. 135aziendali, per i quali le regole amministrative finora applicate non consentono di assicurare in modo adeguato la produzione aziendale;
    alcuni ostacoli di natura burocratica stanno rallentando l'efficienza di un sistema che è stato di modello per le scelte realizzate dall'Unione europea, con il rischio di non spendere tutte le risorse messe a disposizione dalla PAC, mentre in passato l'intervento non ha mai dato luogo a residui passivi, anzi sono sempre state necessarie integrazioni degli stanziamenti;
    l'ultimo Piano irriguo nazionale che ha investito in opere infrastrutturali irrigue circa 800 milioni di euro, tra capitale e interessi, su tutto il territorio nazionale, risale ormai al 2010. Da allora, non sono stati reperiti fondi per un settore fondamentale per il comparto agricolo e per l'indotto sviluppato; i 300 milioni destinati dalla misura del PSRN sugli investimenti irrigui, appaiono sensibilmente inferiori rispetto al fabbisogno attuale e reale. È, quindi, opportuno reperire ulteriori risorse, da destinare in particolare in quelle aree dell'Italia più in crisi di sviluppo e dove la risorsa idrica deve essere utilizzata in modo efficiente e razionale;
    l'8 marzo 2016 si è riunito il Comitato di Sorveglianza per l'attuazione del PSRN ma non risulta ancora adottato il relativo bando, indispensabile per dare l'avvio effettivo alla realizzazione dei progetti già presentati e cantierabili e per attivare le risorse finalizzate agli impianti irrigui nei diversi PSR, che sono condizionate all'esaurimento dei fondi previsti dal PSRN;
    il PSRN per il settore irriguo prevede la realizzazione del monitoraggio sui consumi irrigui, direttamente funzionale al riconoscimento alle imprese agricole dei requisiti previsti dalla condizionalità ex ante della «direttiva quadro acque»;
    il costo dell'acqua rappresenta un elemento indispensabile di competitività per le produzioni italiane di qualità, irrigate per l'80 per cento, e il monitoraggio sui consumi risulta necessario per l'applicazione delle linee guida sul costo dell'acqua, che deve essere contenuto entro limiti di sopportabilità per le imprese agricole e che deve tenere conto anche dei positivi effetti sull'incremento della falda sotterranea che l'irrigazione comporta;
    le azioni che potranno essere attivate con la misura biodiversità del Programma nazionale di sviluppo rurale permetteranno di mettere a disposizione del settore zootecnico nuove informazioni relative alle razze presenti nel territorio nazionale, di incrementare il livello quanti-qualitativo delle produzioni zootecniche nazionali, di creare nuovi modelli di organizzazione dei dati, di migliorare le condizioni di benessere degli animali, di salvaguardare la biodiversità animale, nonché di incrementare il controllo delle emissioni in atmosfera degli allevamenti e la salubrità delle produzioni;
    tutto questo può rappresentare un volano nel processo di riorganizzazione del sistema allevatoriale, secondo un disegno di maggiore efficienza ed efficacia già delineato dal «Collegato agricolo»,

impegna il Governo:

   a sostenere a livello europeo le scelte operate e l'attuazione di strumenti di gestione del rischio realmente adeguati alla tutela dei redditi delle imprese agricole italiane, alla specificità delle produzioni di qualità e alle condizioni geomorfologiche del nostro Paese;
   ad adottare interventi di semplificazione perché la «Misura 17.1 – Premio assicurativo per il raccolto, gli animali e le piante» cui lo Stato ha attribuito una dotazione finanziaria molto importante, compiendo una reale e lungimirante scelta politica, possa ottenere un'adesione massiccia da parte degli agricoltori, anche attraverso la previsione di specifiche agevolazione per gli imprenditori agricoli nella redazione dei piani assicurativi individuali;Pag. 136
   a consentire di assicurare la reale produzione storica degli agricoltori, implementando i dati statistici, con quelli aziendali, costituiti dalle perizie assicurative in caso di danni, e con altri documenti comprovanti gli andamenti produttivi in caso di nuovi impianti;
   a realizzare una efficace azione di coordinamento con i diversi Stati membri per tutte le misure di gestione del rischio, compresi i fondi di mutualizzazione e gli strumenti di stabilizzazione del reddito, con l'intento di costruire una posizione comune di cui l'Unione europea si faccia portavoce nel contesto di revisione degli accordi del WTO;
   a reperire risorse aggiuntive da destinare alle opere infrastrutturali irrigue in particolare nelle regioni con maggiore ritardo di sviluppo, interessando a tal fine la Presidenza del Consiglio dei Ministri perché nel riparto dei fondi per lo sviluppo e la coesione si tengano in debito conto le istanze dell'agricoltura, settore sempre trainante dell'economia Italia anche nei momenti di crisi più recessiva;
   ad emanare immediatamente il bando per la misura investimenti irrigui ed approvare la relativa convenzione per l'assistenza tecnica, dando corso alla realizzazione delle opere già previste, dato che i ritardi non appaiono giustificati sotto nessun profilo;
   ad agire con celerità e determinazione ai fini del coordinamento delle istituzioni coinvolte, affinché il costo dell'acqua non si traduca in costi che compromettano la competitività del settore agricolo ed il reddito delle imprese assicurando, in generale, che il corretto e coordinato uso dell'acqua consenta di adempiere ai requisiti della condizionalità previsti dalle norme europee;
   a coinvolgere le aziende agricole, ai sensi degli articoli 14 e 15 del decreto legislativo n.228 del 2001, nelle opere di sistemazione idraulica affidate agli Enti irrigui;
   a semplificare ed ottimizzare i modelli organizzativi e gestionali anche attraverso l'accorpamento delle associazioni per specie e/o attitudine produttiva, assicurando la tenuta dei registri anagrafici nazionali secondo specie e/o razza, consentendo la partecipazione al sistema selettivo da parte delle aziende in modo dinamico, nonché a separare le attività di miglioramento genetico e di miglioramento della biodiversità, da quelle di raccolta dei dati e delle informazioni di interesse zootecnico;
   a valorizzare i dati raccolti (multifunzionalità dei dati) anche con la creazione di procedure informatiche di tipo open data, consentendo un efficace ed integrato collegamento interattivo con le banche dati esistenti.
(8-00182) «Oliverio, Fiorio, Mongiello, Luciano Agostini, Antezza, Anzaldi, Carra, Cenni, Cova, Dal Moro, Covello, Marrocu, Palma, Prina, Romanini, Taricco, Tentori, Terrosi, Venittelli, Zanin, Capozzolo, Lavagno, Faenzi».

Pag. 137

ALLEGATO 3

Risoluzioni 7-00533 Massimiliano Bernini e 7-00996 Zanin: Iniziative in materia di coordinamento forestale.

RISOLUZIONE 8-00183 APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    il patrimonio forestale nazionale rappresenta un bene economico-sociale di elevato interesse pubblico ed è parte costituente delle risorse ambientali e naturali del Paese ma anche del suo patrimonio storico-culturale, identitario ed economico;
    la materia forestale è un tema d'interesse strategico per l'Italia e trasversale a diverse politiche (economica, ambientale, sociale, culturale), in considerazione anche degli impegni internazionali sottoscritti dal Governo italiano e gli obblighi e le indicazioni comunitarie in materia ambientale e di sviluppo sostenibile che hanno influenzato e che influenzeranno le scelte politiche del nostro Paese;
    come noto, grazie all'inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio (INFC 2005), il patrimonio forestale nazionale copre oggi il 34 per cento della superficie nazionale, per un totale di oltre 10,5 milioni di ettari. Rispetto al secondo dopoguerra la superficie si è triplicata a discapito di aree agricole e pascolive abbandonate e si continua a registrare un trend positivo con un incremento di oltre 60 mila ettari annui nei soli ultimi 20 anni;
    di questa superficie, il 63 per cento è di proprietà privata e il 32 per cento di proprietà pubblica e in particolare, di questa quota il 66 per cento è in carico ai comuni, mentre il 24 per cento è la proprietà delle regioni e dello Stato;
    l'80 per cento della risorsa bosco è ubicata nelle aree rurali e interne del paese, con problemi complessivi di sviluppo;
    l'86,6 per cento della superficie forestale nazionale è sottoposta a forme di regolamentazione vincolistica (vincolo idrogeologico, paesaggistico) e più del 25 per cento in aree sottoposte a tutela ambientale (parchi, riserve e Rete natura 2000);
    appena il 15,7 per cento dei boschi italiani è regolamentato da strumenti di pianificazione della gestione e si registra un abbandono colturale per oltre il 60 per cento dei boschi nazionali;
    a causa dei frequenti quanto repentini cambiamenti delle condizioni climatiche si assiste a un progressivo intensificarsi dei fenomeni di dissesto e instabilità dei versanti (su 712.000 frane censite in Europa nel 2012, 486.000 ricadono nel territorio italiano e di cui oltre l'80 per cento è localizzato nei territori montani), con gravi problemi di sicurezza, incolumità pubblica e di tutela e mantenimento degli equilibri ecologici;
    secondo i dati forniti dall'Osservatorio foreste INEA la strategia forestale nazionale definita dal Programma Quadro per il settore forestale (approvato in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano il 18 dicembre 2008), rimane ancora inattuata, in particolare a causa della sovrapposizione di competenze e ruoli istituzionali a livello nazionale, regionale e locale che oltre a generare Pag. 138incertezze, contenziosi e appesantimento negli iter burocratici costituiscono un limite, con conseguente immobilismo nella gestione selvicolturale, per la tutela e valorizzazione del patrimonio forestale nazionale a svantaggio delle politiche di sviluppo, di gestione e tutela e conservazione del territorio;
    l'attuale legislazione in materia forestale risulta strettamente legata alle normative vincolistiche di tutela e salvaguardia di altri interessi strettamente pubblici (ambiente, cultura e paesaggio, difesa del suolo, e altro) tendendo, a differenza del resto d'Europa, a limitare le attività di gestione del patrimonio forestale, pubblico e privato;
    gli interventi normativi internazionali, paneuropei e comunitari ribadiscono che la tutela e valorizzazione della risorsa forestale, in particolare in un contesto storicamente antropizzato come quello italiano, sia strettamente collegata a una attiva e sostenibile gestione (in contrapposizione all'abbandono delle attività colturali), strumento fondamentale a garantire nel medio lungo periodo, l'interesse dell'individuo e della collettività, la sicurezza e il presidio del territorio, la salvaguardia del paesaggio e della biodiversità, il contrasto dei fenomeni di abbandono e di declino demografico, il sostegno e il rilancio dei processi di sviluppo socioeconomico locale e del sistema Paese;
    i «Servigi senza prezzo o esternalità positive», che definiscono la multifunzionalità del patrimonio forestale (servizi ricreativi, sociali, culturali e ambientali), sono sempre più riconosciuti e richiesti dalla società moderna ma strettamente collegati alle attività di gestione; inoltre i prodotti forestali e le attività connesse alla gestione e utilizzazione agiscono positivamente sullo sviluppo d'importanti settori economici (costruzioni, pannelli, industria cartaria, riciclo, energia, commercio, agricoltura);
    attualmente sono disponibili annualmente 32,5 milioni di metri cubi di biomasse forestali ma solamente 6,3 (dato Eurostat 2012) vengono effettivamente utilizzati dall'industria del legno e dell'energia. L'utilizzazione delle risorse forestali in Italia si assesta, ufficialmente su una media del 30-35 per cento dell'incremento annuo, valore che rimane molto inferiore alla media europea del 65 per cento;
    l'industria italiana di lavorazione del legno, primo esportatore in Europa e secondo nel mondo in termini di fatturato, importa oltre 80 per cento delle materie prime dall'estero ed in particolare da Paesi in cui i criteri della gestione forestale sostenibile non vengono attuati (in Italia sono stati recepiti dalla normativa nazionale con il decreto legislativo n. 227 del 2001). Inoltre l'Italia è il primo importatore al mondo di biomasse legnose ad uso energetico;
    la filiera foresta-legno si articola in Italia con oltre 125.000 imprese per un totale di circa 620 mila occupati e trova nella gestione forestale la sua base produttiva;
    il patrimonio forestale italiano rappresenta un'economia non delocalizzabile e i settori economici a esso collegato presentano importanti potenzialità, anche nell'ambito della green economy, produttive, occupazionali e di sviluppo in particolare per le aree montane e rurali, senza trascurare i benefici ambientali che una gestione attiva garantisce a tutta la società. Concetto ribadito anche dalla Strategia forestale europea del 2013 (COM(2013)659 final del 20 settembre 2013);
    è di tutta evidenza che il settore forestale e quello del legno italiano non esprimono pienamente le rispettive potenzialità, con gravi conseguenze anche per la salvaguardia dell'ambiente e il presidio del territorio;
    il 2011 è stato l'Anno internazionale delle foreste e l'obiettivo fissato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite che lo ha istituito è quello di sostenere l'impegno verso la gestione sostenibile del patrimonio boschivo a beneficio delle generazioni attuali e future partendo dalla Pag. 139promozione della comunicazione e dell'informazione rispetto agli importanti ruoli che proprio le foreste svolgono;
    nella gestione attiva del territorio l'agricoltura nei campi e la selvicoltura nelle foreste rivestono un ruolo fondamentale per il mantenimento della stabilità ambientale in ambito di biodiversità, ciclo dell'acqua, assetto idrogeologico, fissazione dell'anidride carbonica e prevenzione dei fenomeni di riscaldamento globale, bisogna considerare l'aspetto legato all'economia e al ruolo chiave che la loro gestione potrebbe avere per lo sviluppo di molte aree rurali, intendendo con la parola «gestione forestale» non solo l'utilizzazione della risorsa legno ma anche e soprattutto la valorizzazione dei prodotti non legnosi, produzione di servizi e sviluppo di attività turistiche, ricreative e culturali;
    le foreste accolgono una platea di fruitori in costante aumento e con esigenze diversificate e spesso poco conciliabili, circostanza che richiede l'attivazione urgente di politiche concrete in grado di mediare tra gli interessi produttivi, le necessità ambientali e le esigenze sociali legate al patrimonio forestale; è indispensabile trovare la sintesi tra offerta di prodotti e servizi in grado, da una parte di soddisfare le richieste di approvvigionamento di materia prima e prodotti forestali per le filiere industriali, e dall'altra di garantire la conservazione degli ecosistemi e la loro fruibilità turistica;
    le esigenze ambientali e le necessità produttive stanno alla base della «Gestione Forestale Sostenibile» (GSF), un concetto che ha ricevuto l'ufficialità nel 1992 in occasione della conferenza di Rio de Janeiro e che è stato poi sviluppato nelle Conferenze ministeriale sulla protezione delle foreste in Europa e pienamente recepito e integrato nella normativa nazionale e regionale con il decreto legislativo 227 del 2001;
    nel 2007 con la quinta Conferenza tenutasi a Vienna è stata ribadita la necessità di intraprendere politiche in grado di far conciliare le funzioni economiche e sociali delle foreste con l'esigenza di salvaguardarne le valenze ecologiche, ponendo particolare attenzione sul fondamentale ruolo svolto nella lotta al cambiamento climatico;
    nel 2011 si è svolta a Oslo l'ultima Conferenza internazionale con la quale si è dato mandato a un Comitato intergovernativo di negoziato (INC) di disciplinare la protezione e la gestione sostenibile delle foreste europee attraverso una convenzione giuridicamente vincolante;
    il 20 settembre 2013 la Commissione europea ha presentato la nuova strategia dell'UE per le foreste. Il documento rappresenta la concretizzazione del percorso sopra descritto riconoscendo l'importanza delle foreste e della loro gestione non solo per lo sviluppo rurale ma anche per l'ambiente e la biodiversità, per le industrie forestali, la bioenergia e la lotta contro i cambiamenti climatici. La strategia allarga lo sguardo al di fuori delle foreste prendendo in esame gli effetti positivi che una corretta gestione forestale può far ricadere sul tessuto sociale locale. Punto di partenza della strategia è l'istituzione di un sistema di informazione forestale e la raccolta di dati armonizzati a livello europeo sulle foreste. Per questo motivo all'interno del documento vengono elencati una serie di impegni di cui ogni Stato membro deve farsi carico;
    nel nostro Paese l'attuazione di un indirizzo politico unitario e integrato della gestione delle proprietà forestali (pubbliche, private e collettive) risulta particolarmente difficile, posto che la complessa struttura della nozione ambientale e paesaggistica hanno comportato, nell'evoluzione della disciplina giuridica nazionale, una controversa articolazione della normativa per la sua stessa tutela, conservazione e valorizzazione;
    l'attuale base normativa risulta oggi inadeguata rispetto alle nuove normative comunitarie e alle sempre più crescenti necessità economiche ed esigenze sociali, oltre che insufficiente a garantire un'efficace e diffusa attuazione sul territorio Pag. 140nazionale delle azioni necessarie all'adempimento degli indirizzi e delle linee d'intervento europee e degli impegni internazionali in materia ambientale, energetica e climatica assunti dal nostro Paese;
    le politiche forestali sono demandate alle regioni le quali hanno legiferato esclusivamente in base alle caratteristiche peculiari dei diversi territori e delle diverse realtà che compongono il quadro del mondo forestale italiano;
    occorre rafforzare la politica nazionale al fine di armonizzare le attività di gestione sul territorio, valorizzare l'economia forestale italiana e presentare a livello comunitario una posizione unica che rappresenti l'intero Paese;
    il ruolo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (in coordinamento con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare), rimane quello di elaborare linee di programmazione e di indirizzo politico in materia forestale per questioni di valenza nazionale e sovranazionale, nonché quello di rappresentare l'Italia nelle preposte sedi comunitarie e internazionali e curare il raccordo delle misure stabilite in tali consessi a scala nazionale; il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rappresenta infatti l'Italia in ambito europeo (nel Gruppo di lavoro Foreste del Consiglio, nel Comitato permanente forestale della commissione, nel comitato FLEGT/timber regulation e nei vari altri gruppi di lavoro tematici afferenti alle DDGG Agricoltura, Ambiente e Eurostat) e internazionale (iniziative promosse dall'UNECE nei Gruppi di esperti sugli incendi, sul monitoraggio forestale, sul legno, e altro, dalla FAO nel COFO, Sylva mediterranea, ecc., e nel MCPFE-Forest Europe); a livello operativo, per svolgere questi ruoli, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si avvale oggi di valide competenze interne, seppur frammentate in diverse direzioni ministeriali, e del supporto scientifico e tecnico degli enti vigilati (in particolare dell'Osservatorio foreste dell'INEA e del CRA), di consulenti esterni e del Corpo forestale dello Stato;
    considerando gli impegni in essere e prossimi in cui la materia forestale ha già e acquisterà sempre più rilevanza e trasversalità, l'opportunità di valorizzare le competenze e le funzioni oggi disarticolate e non riconosciute, costituisce un investimento operativo che ha la potenzialità di migliorare l'efficienza, la competitività, la sicurezza e la rappresentatività del Paese,

impegna il Governo

ad adottare le necessarie iniziative, in coerenza con il processo governativo di attuazione della delega di cui all'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n.124, al fine di istituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali una struttura permanente di livello adeguata, dotata di autonomo contingente, per la rappresentanza e la tutela degli interessi forestali nazionali in sede europea e internazionale, nonché per il raccordo con le politiche forestali regionali.
(8-00183) «Massimiliano Bernini, Terzoni, Benedetti, Gagnarli, Gallinella, L'Abbate, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Segoni, Zolezzi, Lupo, Parentela».

Pag. 141

ALLEGATO 4

Risoluzioni 7-00533 Massimiliano Bernini e 7-00996 Zanin: Iniziative in materia di coordinamento forestale.

RISOLUZIONE 8-00184 APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    il valore del bosco risiede nelle sue molteplici funzioni che si traducono in servizi ecosistemici di cui l'intera collettività beneficia. Le funzioni del bosco sono: produttiva: da qui infatti è possibile ottenere legname da opera e da energia, prodotti non legnosi quali funghi, frutti e erbe officinali; protettivo-ambientale di protezione idrogeologica: svolgendo la funzione di regimazione delle acque, di contenimento di eventi franosi e di protezione dal rischio di valanghe; non vanno dimenticate inoltre le funzioni boschive; ecologica: l'assorbimento e lo stoccaggio di carbonio atmosferico e la conservazione della biodiversità su larga scala; paesaggistica e turistico ricreativa, rispetto alla quale viene riposta sempre maggiore attenzione da parte dell'opinione pubblica; sociale e culturale;
    il terzo inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (Infc 2015) evidenzia come il patrimonio forestale italiano si sia esteso di circa 1,7 milioni di ettari negli ultimi venti anni, raggiungendo quasi 11 milioni di ettari di superficie, con 12 miliardi di alberi che ricoprono il 34,6 per cento dell'intero territorio’ nazionale con un incremento, rispetto al 2005, di circa 600.000 ettari. Il patrimonio rappresenta il 5 per cento della superficie forestale totale europea e colloca in questo modo l'Italia al sesto posto nella classifica dei Paesi europei per estensione forestale (escludendo la Russia), dopo la Svezia, la Finlandia, la Spagna, la Francia e la Germania;
    a questi dati positivi si affiancano oggi i risultati dell'indagine sulla quantità di carbonio immagazzinato nei suoli forestali italiani. L'indagine, unica in Europa su così vasta scala, mette in evidenza come il suolo forestale svolga un ruolo fondamentale nello «stoccaggio» di carbonio organico, addirittura superiore a quello della parte epigea del bosco. La quantità di carbonio trattenuta nei tessuti, nei residui vegetali e nei suoli delle foreste, infatti, è pari a 1,24 miliardi di tonnellate di carbonio, corrispondenti a 4 miliardi di tonnellate di CO2, ovvero circa la metà delle emissioni del comparto dei trasporti. Il 58 per cento di tutto il carbonio forestale è contenuto nel suolo, mentre quello accumulato nella vegetazione arborea e arbustiva è il 38 per cento. In particolare, il carbonio contenuto nel suolo ammonta a oltre 700 milioni di tonnellate. Tali dati sottolineano l'enorme importanza dei suoli forestali per la mitigazione dei cambiamenti climatici in atto;
    l'Europa ha affrontato in modo ampio e circostanziato la materia, dando precise indicazioni:
     a) nel settembre 2013 la Commissione europea ha adottato «Una nuova strategia forestale dell'Unione europea: per le foreste e il settore forestale» (COM(2013)0659); le foreste occupano il 40 per cento della superficie dell'Unione europea e rappresentano una risorsa essenziale per una migliore qualità di vita e per la crescita dell'occupazione. La strategia evidenzia l'importanza delle foreste per l'ambiente, la biodiversità, per le industrie forestali, la bioenergia e la lotta Pag. 142contro i cambiamenti climatici. La gestione sostenibile delle foreste rappresenta uno dei principali pilastri dello sviluppo rurale 2014-2020 nonché uno dei principi fondatori della nuova strategia forestale europea. La strategia «esce dalla foresta» per affrontare gli aspetti della «catena di valore» (ossia l'utilizzo delle risorse forestali ai fini della produzione di beni e servizi), che incidono in misura determinante sulla gestione delle foreste. La strategia individua i seguenti punti principali:
    adottare un approccio olistico; tener conto dell'impatto di altre politiche sulle foreste e degli sviluppi che si verificano al di fuori dell'area forestale propriamente detta;
    integrare pienamente le pertinenti politiche europee nelle strategie forestali nazionali dei singoli Stati membri;
    istituire un sistema di informazione forestale su scala nazionale, laddove manca una base dati affidabile ed aggiornata, favorendo la raccolta di dati armonizzati a livello europeo sulle foreste. Questo per consentire una pianificazione delle strategie politiche da adottare nel lungo periodo;
     b) nell'aprile 2015 il Parlamento europeo ha approvato una dettagliata risoluzione, sottolineando che la strategia forestale dell'Unione europea deve concentrarsi sulla gestione attiva e sostenibile delle foreste e sul loro ruolo multifunzionale sotto il profilo economico, sociale e ambientale, nonché garantire un migliore coordinamento delle politiche comunitarie direttamente o indirettamente collegate alla selvicoltura secondo i seguenti indirizzi: invita l'Unione europea a sostenere le politiche nazionali volte a conseguire una gestione delle foreste attiva, multifunzionale e sostenibile; esorta gli Stati membri a definire la loro politica forestale in termini di protezione della biodiversità, di prevenzione dell'erosione del suolo, garanzia di cattura del carbonio, purificazione dell'aria e mantenimento del ciclo dell'acqua; mette in evidenza come l'uso del legno come materia prima rinnovabile, unita ad una gestione sostenibile delle foreste, svolga un ruolo importante per il conseguimento degli obiettivi sociopolitici dell'Unione europea (transizione energetica, mitigazione e adeguamento al cambiamento climatico, raggiungimento degli obiettivi previsti dalla strategia Europa 2020 e di quelli relativi alla biodiversità); sottolinea il ruolo importante svolto dalla produzione e dall'utilizzo sostenibili di legname, di biocombustibili legnosi e altri materiali provenienti dalle foreste per lo sviluppo di modelli economici sostenibili e la creazione di posti di lavoro verdi; osserva che il comparto forestale impiega oltre 3 milioni di cittadini europei e che la sua competitività a lungo termine si può ottenere solo con operatori qualificati e professionali; ricorda che le foreste sottoposte a gestione presentano una capacità di assorbimento di CO2 superiore a quella delle foreste non gestite ed evidenzia quindi l'importanza della gestione sostenibile delle foreste (GFS); sostiene l'intenzione della Commissione di elaborare un insieme di criteri e indicatori ambiziosi, oggettivi e dimostrabili per la GFS, conformi ai requisiti elaborati nell'ambito di Forest Europe (conferenza ministeriale per la protezione delle foreste in Europa); invita la Commissione e gli Stati membri a creare incentivi e a promuovere nuovi modelli di business e di consapevolezza dei servizi ecosistemici del bosco, affinché i piccoli proprietari forestali privati siano incoraggiati o indotti a gestire in modo attivo e sostenibile i propri appezzamenti forestali; invita gli Stati membri a stimolare una produzione locale sostenibile onde ridurre al minimo l'impronta del carbonio creata dal trasporto;
    il quadro normativo e politico-culturale delineato dalle iniziative comunitarie sopra descritte impone un rapido ed efficace adeguamento del nostro Paese alle indicazioni della nuova strategia forestale dell'Unione europea sia dal punto di vista giuridico che da quello dell'approccio teorico al sistema-foresta;
    anche in Italia il patrimonio forestale costituisce la base di tutta la complessa Pag. 143filiera foresta-legno in cui si distinguono due entità separate: le utilizzazioni forestali e le industrie di lavorazione del prodotto legno. Tra le componenti industriali della filiera foresta-legno si individuano alcune importanti sottofiliere, principalmente tre: la prima include l'utilizzo del legno nella produzione industriale di mobili, negli impieghi strutturali e nelle costruzioni, la seconda riguarda la produzione di carta e cartone, mentre la terza riguarda l'uso del legno per fini energetici;
    il «Programma quadro per il settore forestale» (PQSF) (approvato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano il 18 dicembre 2008) definisce «i principi di indirizzo internazionale e nazionale in materia forestale, in modo complementare e coordinato alle politiche forestali già definite e attuate dalle amministrazioni regionali». Esso intende, in forma coordinata, attuare gli impegni internazionali sottoscritti dal Governo italiano in materia di foreste e, al tempo stesso, costituire un quadro di riferimento strategico, di indirizzo e coordinamento per il settore forestale nazionale. Il Programma sottolinea il ruolo delle foreste quale fattore di sviluppo ed elemento di tutela del territorio, individuando nella gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale lo strumento principale per valorizzare le potenzialità del bosco come «risorsa» economica, socio-culturale e ambientale di tutela del territorio e di sviluppo locale. Gli obiettivi prioritari definiti dal Programma sono: sviluppare una economia forestale efficiente e innovativa; tutelare il territorio e l'ambiente; garantire le prestazioni di interesse pubblico e sociale; favorire il coordinamento e la comunicazione;
    gli ambiziosi obiettivi del PQSF si scontrano però con una realtà spesso disomogenea e disorganizzata, appesantita da ostacoli burocratici generati dalla sovrapposizione e dall'intreccio di competenze a livello nazionale, regionale e locale, soprattutto di carattere normativo, che causano incertezze e difficoltà nell'attuazione di una gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale;
    le motivazioni che limitano le normali pratiche di gestione del patrimonio forestale nazionale e inibiscono le iniziative imprenditoriali sono molteplici: difficili condizioni orografiche unite ad una inadeguata rete di viabilità di servizio; alto costo della manodopera; complessità del panorama normativo e vincolistico nazionale e regionale; scarsa organizzazione della filiera; inadeguata remunerazione del prodotto da parte dei mercati; polverizzazione della proprietà terriera; mancato riconoscimento e valorizzazione della gestione degli assetti fondiari collettivi garantiti dalle comunità titolari (beni civici e comunioni familiari);
    nonostante ciò, la filiera produttiva italiana legata alla risorsa legno – connessa sia alle foreste di origine naturale e semi-naturale che alle produzioni legnose fuori foresta (le cosiddette piantagioni) – rappresenta un'importante realtà produttiva e occupazionale per il Paese e presenta ampie possibilità di crescita e sviluppo, generando ad esempio ricadute economiche locali grazie alla sostituzione con il legno di prodotti maggiormente energivori. Infatti l'industria italiana di lavorazione del legno, per fatturato, è il primo esportatore in Europa e il secondo nel mondo: attualmente si stima che nelle attività connesse alla filiera del legno siano coinvolte circa 126.000 imprese, per oltre 600.000 unità lavorative. La filiera produttiva nazionale risulta però dipendente dall'estero per l'approvvigionamento della materia prima per più di 2/3 del proprio fabbisogno;
    il prelievo legnoso nazionale nell'ultimo decennio, di poco superiore agli 8 milioni di metri cubi annui (dati ISTAT), è equivalente a poco meno del 25 per cento dell'incremento annuo, a fronte di un 65 per cento della media europea. Inoltre, il prelievo legnoso rimane disomogeneo, episodico e in alcuni casi distante dai centri di trasformazione industriale. La mancanza di omogeneità quantitativa e Pag. 144qualitativa, poi, non riesce a soddisfare le richieste del mercato che, nel corso degli ultimi 50 anni, è profondamente cambiato, orientandosi sempre più verso una domanda costante di assortimenti pregiati. La contraddizione interna della filiera forestale è caratterizzata da un'alta richiesta di materiale di pregio e da una sempre maggiore incapacità dell'offerta di soddisfare questa domanda, anche a causa della diminuzione di tutti quegli assortimenti forestali di qualità, andati persi con l'abbandono della gestione forestale attiva;
    parallelamente si continua poi a registrare una costante e crescente richiesta di legna da ardere, il cui consumo peraltro è in realtà notevolmente maggiore rispetto a quanto risulta dall'analisi dei dati ufficialmente disponibili. A fronte di un consumo stimato – su base campionaria ed a livello domestico – pari a circa 18 milioni di tonnellate l'anno, il consumo apparente, basato sulle statistiche ufficiali di produzione, importazione ed esportazione, è pari a circa un quarto rispetto al precedente dato, cioè circa 5 milioni di tonnellate. C’è la presenza di un evidente fenomeno di mercato sommerso che va affrontato con adeguati strumenti di controllo e di prevenzione del fenomeno. Non a caso l'Italia infatti è il primo importatore al mondo di biomasse legnose ad uso energetico. Questo malgrado la maggior parte dei boschi italiani abbia un urgente bisogno di interventi colturali che potrebbero, oltre che fornire quantitativi importanti di materiale legnoso (oggi più del 6o per cento di esso è già destinato all'uso energetico), garantire stabilità idrogeologica e tutela della biodiversità;
    attualmente la filiera foresta-legno-energia sembra dunque quella che possiede le maggiori opportunità di sviluppo. Lo sfruttamento razionale e sostenibile delle risorse forestali destinate al mercato della bioenergia è possibile strutturando dapprima il tessuto industriale in grado di rispondere alla domanda del mercato e alla particolare offerta dei singoli territori, poi garantendo un'efficace recupero sistematico dei residui delle operazioni colturali in bosco e di lavorazione del legno, applicando il sempre più diffuso e condiviso concetto «dell'utilizzo a cascata del legno». La filiera bio-energetica infatti è fortemente interconnessa alle altre filiere di utilizzazione del legno, in particolare per quanto riguarda il riutilizzo degli scarti di lavorazione e la valorizzazione dei materiali lignei. Pertanto l'attuazione di strategie volte al miglioramento dell'efficienza delle filiere foresta-legno e della qualità delle produzioni forestali nazionali, diventa sempre più necessaria e opportuna;
    per le caratteristiche del patrimonio forestale del nostro Paese e dei settori ad esso collegati sarebbe poi necessario promuovere lo sviluppo e supportare l'industria locale di prima lavorazione del legno. Lavorare il legno quanto più vicino possibile al luogo di origine della materia prima assume particolare importanza per rafforzare o realizzare economie di scala ridotta (filiere corte) dal punto di vista della sostenibilità sia economica che ambientale grazie ad una riduzione dei costi di trasporto (economici, energetici e ambientali), alla creazione di reddito e occupazione per la popolazione locale (rurale e montana), ed alla valorizzazione del ruolo protettivo/ambientale delle foreste (attraverso una gestione sostenibile e pianificata);
    un problema rilevante che ostacola la gestione forestale è poi rappresentato dall'estrema polverizzazione della proprietà fondiaria che impone di affrontare i temi del riordino fondiario e del limite posto all'utilizzazione sostenibile delle aree forestali produttive dal concetto di «terreno/bosco abbandonato/incolto». Se per i terreni agricoli è stato relativamente facile, nel passato, definire lo stato di abbandono (cfr. articolo 2 della legge n. 440 del 1978) per il bosco analoga definizione appare giuridicamente difficile: da un lato è complicato affermare che un bosco viene coltivato (il termine «coltivazione» si applica piuttosto a qualcosa fatto dall'uomo) e si deve piuttosto dire che è «governato» o «gestito» attivamente, dall'altro Pag. 145è difficile sostenere che non viene gestito nel caso in cui, di fatto, non vi si fanno interventi da molti decenni, per il semplice motivo che il turno di utilizzazione di un bosco può essere, secondo le regole selvicolturali, di molto superiore al secolo;
    il tema del «riordino fondiario» va dunque affrontato individuando sistemi e/o procedure che consentano «l'accesso ai fondi» non utilizzati e/o abbandonati da un certo tempo (per esempio 3o anni) da parte di un comune, che poi li assegna in gestione, per conto della proprietà, ad un soggetto privato o pubblico (cfr. il caso interessante della Toscana che con la legge regionale 80 del 2014 ha istituito un ente Terre regionali toscane), proprio perché nella legislazione italiana la proprietà privata è fortemente tutelata a livello costituzionale e risulta difficile accedervi senza il permesso formale del proprietario;
    risulta perciò necessario individuare uno specifico indicatore o criterio che esprima lo stato di abbandono delle aree forestali interessate e/o sviluppare e supportare forme snelle di consorziamento/associazionismo tra proprietari assenteisti (o loro eredi in giro per il inondo) e imprese boschive, anche obbligatorie. Queste azioni consentirebbero di garantire una sufficiente estensione di terreni boscati tale da rendere tecnicamente ed economicamente conveniente la loro utilizzazione da parte di un'impresa boschiva o di una cooperativa o di chiunque in grado di farlo. Al proprietario potrebbero essere versati, in apposito conto infruttifero, gli introiti, al netto di tutti i costi sostenuti e dell'utile di impresa derivante dall'opera di gestione forestale, che resteranno in tale fondo per un certo numero di anni. In caso di mancato reclamo da parte dell'avente diritto potrebbero essere introitati dal comune;
    nell'ambito delle attività previste dal tavolo di filiera legno (decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali n. 18352 del 14 dicembre 2012) si è dato avvio a un processo di aggiornamento e semplificazione, della normativa nazionale di settore (decreto legislativo 28 agosto 2001, 11. 227), proponendo approcci concettuali e strumenti operativi innovativi, capaci di poter rispondere efficacemente sia alle attuali necessità di tutela idrogeologica e ambientale, sia alle moderne esigenze economiche, produttive e occupazionali del territorio, nonché ai precisi obblighi e impegni internazionali e comunitari assunti dal Governo italiano in materia di lotta al cambiamento climatico, conservazione della biodiversità, tutela del paesaggio, sviluppo sostenibile, commercializzazione e trasformazione dei prodotti forestali. Nello specifico, la proposta di profonda revisione normativa elaborata dal tavolo, intende portare il patrimonio forestale sinergicamente al centro delle attività di tutela del territorio e delle strategie di sviluppo della green economy, per garantire una produzione sostenibile di beni materiali e servizi ecosistemici. Questa proposta normativa, già ampiamente condivisa e concertata con le istituzioni nazionali e regionali competenti, i principali stakeholder di settore, le parti sociali e produttive, e oggi all'attenzione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dovrà valutare le più idonee procedure necessarie a consolidare l'attuale testo e a procedere verso una rapida approvazione, anche eventualmente assumendo iniziative per una delega al Governo per l'emanazione di norme generali e di indirizzo per il riordino della disciplina nel settore forestale e delle sue filiere;
    tutto ciò premesso, talune proposte non prevedono alcun nuovo o maggiore onere a carico della finanza pubblica, ma piuttosto risparmi connessi allo snellimento delle procedure amministrative necessarie a garantire e promuovere una gestione attiva del bosco, nonché ricadute positive sulle economie locali e, nel lungo periodo, anche sulle finanze dello Stato, sotto forma di risparmi sulla spesa per interventi straordinari e urgenti per la Pag. 146tutela dell'assetto idrogeologico del territorio e per la salute e incolumità pubblica,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per istituire un sistema di statistica forestale nazionale informatizzato che assicuri la raccolta di dati armonizzati e confrontabili sia a livello nazionale che a livello europeo;
   a rinforzare, nel rispetto delle competenze istituzionali, il ruolo di rappresentanza, coordinamento e indirizzo strategico nazionale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nei confronti delle regioni e dei Ministeri competenti in materia di ambiente e paesaggio, attraverso la costituzione di un apposito ufficio forestale dedicato;
   a promuovere l'adozione e l'applicazione degli strumenti di pianificazione forestale già previsti e a semplificare le procedure autorizzative per la gestione forestale attiva, al fine di migliorare l'accesso ai fondi comunitari e l'efficienza di spesa per gli interventi di interesse forestale cofinanziati nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale regionale dal fondo FEASR in questo modo creando opportunità di lavoro legate alla gestione, tutela e valorizzazione patrimonio forestale, per il rilancio delle aziende forestali e delle filiere produttive legate alle risorse legnose e non legnose;
   ad assumere, per quanto di competenza, iniziative volte a fornire alle regioni e alle province autonome, per l'efficace esercizio della potestà legislativa loro riservata, strumenti amministrativi e operativi snelli ed innovativi per promuovere sul territorio la gestione forestale attiva, sostenibile e la reale valorizzazione della cosiddetta multifunzionalità del bosco, valorizzando i prodotti legnosi e non legnosi nazionali da esso ottenibili, prevedendo:
    a) lo sviluppo di una più efficiente viabilità forestale al servizio delle attività agrosilvopastorali;
    b) l'incentivazione della pianificazione forestale per le proprietà pubbliche e private;
    c) la riconsiderazione dei parametri selvicolturali al fine di garantire una gestione attiva e sostenibile;
    d) la semplificazione delle procedure vincolistiche al fine di poter avere interventi e tempi operativi certi, nel rispetto dell'ambiente e a garanzia dell'incolumità pubblica;
    e) la promozione della rinnovazione artificiale delle specie autoctone, anche in relazione ai danni causati dalla fauna selvatica e dai fenomeni di cambiamento climatico in atto;
    f) la riconversione dei cedui invecchiati e la valorizzazione delle vocazioni forestali locali;
   a favorire i proprietari pubblici e privati di boschi nella stipula di contratti di gestione attraverso l'attuazione, di piani pluriennali di gestione con imprese boschive altamente specializzate;
   a promuovere, con opportune iniziative normative, procedure e supporti, la ricomposizione fondiaria dei piccoli e piccolissimi appezzamenti di proprietà forestali private;
   a garantire la sostenibilità ambientale e la legalità dell'uso della risorsa legnosa, stimolando l'adozione di forme di certificazione di gestione forestale sostenibile (GFS) e certificazioni di prodotto e di processo tali da garantire l'immissione sul mercato di prodotti a basse emissioni di CO2, tenendo conto che la certificazione, oltre a qualificare i proprietari e gli utilizzatori, farebbe emergere il lavoro è il mercato nero, agevolando la trasparenza per gli organi di controllo;
   a considerare l'introduzione di strumenti per stimolare l'emersione del mercato sommerso che caratterizza la compravendita di legna da ardere, strumenti che dovrebbero, ad esempio, prevedere forme di detrazione fiscale per i cittadini che comprovano l'acquisto della legna da ardere con regolare emissione di scontrino fiscale da parte del venditore, prevedendo inoltre una maggiore di premialità per Pag. 147l'acquisto di legna da ardere certificata secondo uno schema di certificazione di prodotto e di processo, come sopra riportato;
   ad avviare un processo di riesame del vincolo paesaggistico introdotto per la materia agroforestale dal decreto legislativo n. 42 (codice dei beni culturali – codice «Urbani»), al fine di assicurare le normali e necessarie attività di gestione forestale che, in tale vincolo, trovano oggi in qualche caso un ostacolo;
   ad assumere iniziative per valorizzare tutte le forme di proprietà collettiva e aggiornare la situazione degli usi civici, anche in considerazione del fatto che le esperienze migliori dimostrano che le forme associate di gestione delle foreste e delle risorse legnose da esse derivanti assicurano una risposta più efficace alle esigenze innovative di un settore debole e parcellizzato come quello forestale, e perciò anche facilitare la costituzione di strumenti di gestione associata dei patrimoni forestali, con agevolazioni fiscali sugli atti costitutivi e con innalzamento dei limiti economici per l'assunzione di lavori.
(8-00184) «Zanin, Oliverio, Luciano Agostini, Antezza, Capozzolo, Carra, Cova, Dal Moro, Falcone, Fiorio, Lavagno, Marrocu, Mongiello, Palma, Prina, Romanini, Sani, Taricco, Terrosi, Venittelli».