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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 marzo 2017
793.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-10966 Plangger, Cera ed altri: Sulle iniziative per il contrasto della criminalità organizzata nella provincia di Foggia.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Signor/Signora Presidente, onorevoli colleghi, la provincia di Foggia presenta, sotto il profilo della sicurezza pubblica, peculiari e variegati aspetti di criticità, determinati non solo dalla presenza radicata di una criminalità organizzata efferata e agguerrita e di una criminalità diffusa parimenti violenta, ma anche da generalizzati comportamenti di illegalità che coinvolgono, prevalentemente in aree urbane a elevata marginalità sociale del capoluogo e dei centri più popolosi, estese fasce giovanili che costituiscono il serbatoio della manovalanza criminale.
  In tale contesto, in una fase storica iniziale caratterizzata da reati legati prevalentemente a contesti rurali, si è verificato il passaggio a fattispecie delittuose di maggiore spessore criminale.
  Attualmente la criminalità organizzata foggiana si connota per le sue capacità di diversificazione e rinnovamento, in uno scenario nel quale i gruppi tendono ad agire secondo modalità molto aggressive, con sodalizi che si aggregano e disgregano in relazione alle variazioni degli equilibri di potere e ai periodi di detenzione degli affiliati.
  Le attività criminose poste in essere ruotano principalmente intorno al traffico e lo spaccio degli stupefacenti, le estorsioni ed il riciclaggio di denaro di provenienza illecita reimpiegato in attività commerciali, l'usura, il gioco d'azzardo, nonché il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e le rapine. Anche le condotte estorsive, realizzate nei contesti rurali in danno sia di aziende agricole che nei confronti di grandi e medie realtà imprenditoriali, continuano a rappresentare una fonte di guadagno per i vari clan.
  Nel capoluogo dauno, la situazione di pacifica convivenza tra i diversi sodalizi è frutto di una meditata strategia di non belligeranza, mirata ad indurre un abbassamento del livello di attenzione della polizia sui lucrosi interessi, criminali e non, dell'organizzazione denominata «società foggiana» e a consentire, quindi, alla stessa la progressiva infiltrazione nelle attività economiche e politico-amministrative del territorio.
  In effetti, le indagini condotte dalle Forze dell'ordine in direzione della predetta «società» ne hanno evidenziato la consolidata propensione all'infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale, nonché il coinvolgimento nelle più tradizionali attività di usura, narcotraffico ed estorsioni.
  A tale situazione di criticità va aggiunta quella determinata dalle nuove spinte criminali di giovani leve, particolarmente spregiudicate, interessate ad emergere nel panorama criminale del capoluogo e, pertanto, pronte, a tal fine, a commettere efferati delitti.
  Nel quadro generale sin qui delineato occorre inserire, per una corretta visione d'insieme della situazione nel foggiano, anche l'elemento statistico riguardante gli indici di delittuosità.
  Dalle rilevazioni relative al 2016 emerge infatti che il totale dei delitti segnalati nella provincia di Foggia fa registrare una flessione pari all'11,2 per cento rispetto all'anno precedente. In calo sono anche le rapine (-13 per cento) e i Pag. 39furti (-11,3 per cento). Vanno tuttavia segnalati, in controtendenza, i dati in crescita relativi alle estorsioni, agli omicidi e ai reati connessi agli stupefacenti.
  Questi dati incoraggianti sono anche il frutto delle mirate strategie di prevenzione e contrasto messe a punto in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con i sindaci delle realtà di maggiore dimensione, tra cui quelle indicate nell'atto di sindacato ispettivo. In particolare, è stato ridefinito il modello complessivo di controllo coordinato del territorio, caratterizzandolo con una forte integrazione interforze anche della polizia locale, con l'ottimizzazione delle risorse e con una maggiore aderenza alle peculiarità del contesto territoriale.
  Segnalo, altresì, a riprova dell'efficacia dell'azione delle Forze di Polizia, l'elevata percentuale dei delitti scoperti, spesso in flagranza di reato, che si attesta mediamente tra il 28 e il 30 per cento. Ragguardevole, poi, è il numero delle operazioni di polizia giudiziaria che hanno consentito di sgominare associazioni dedite al traffico di sostanze stupefacenti, alle estorsioni aggravate dal metodo mafioso, alle rapine e ai furti negli istituti di credito e ai caveau di istituti di vigilanza, nonché agli assalti ai furgoni portavalori.
  Fondamentale si è rivelato anche il potenziamento degli impianti tecnologici di video sorveglianza, realizzati con risorse del PON Sicurezza, che forniscono un supporto rilevante alla prevenzione tout court e costituiscono strumenti indispensabili in numerose attività di indagine per la scoperta degli autori. In relazione a tale tecnologia, sarà compiuto uno sforzo ulteriore per la sua implementazione a valere sui fondi europei.
  Per quanto riguarda la presenza delle Forze di Polizia sul territorio, si rappresenta che il dispositivo attualmente operante in provincia può contare su una forza di 2.075 unità, di cui 668 della Polizia di Stato, 934 dell'Anna dei carabinieri e 473 della Guardia di finanza, a fronte di una previsione organica di 2.256 unità, con carenze più favorevoli rispetto ad altre realtà nazionali.
  Il contingente territoriale è rinforzato quotidianamente con aliquote dei Reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato e della Compagnia di intervento operativo dell'Arma dei carabinieri, impiegati nei servizi straordinari di controllo del territorio disposti dalle Autorità provinciali di pubblica sicurezza.
  Desidero ricordare anche che dal 24 febbraio al 5 marzo scorsi sono state assegnate alla Questura di Foggia, per le complessive esigenze di ordine e sicurezza pubblica, 560 unità dei reparti inquadrati delle Forze di Polizia (in particolare 360 operatori della Polizia di Stato, 160 dell'Arma dei carabinieri e 40 della Guardia di finanza).
  Soggiungo che il Prefetto di Foggia dispone di un'aliquota di 100 militari delle Forze armate, appartenenti al contingente di 7.050 militari dell’Operazione Strade Sicure.
  D'altra parte, a seguito del parere favorevole espresso in sede di Riunione tecnica di coordinamento interforze, è stato istituito di recente a Foggia il Nucleo Anticrimine dell'Arma dei carabinieri.
  Concludendo, assicuro che, nel capoluogo e nella provincia di Foggia, la situazione della sicurezza pubblica è alla costante attenzione del Ministero dell'interno e che le Forze di polizia continueranno a seguire le questioni segnalate nell'interrogazione per garantire, con professionalità e senso di responsabilità, il costante monitoraggio del territorio e la predisposizione di adeguate misure di vigilanza e controllo.

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ALLEGATO 2

5-10967 Fiano e Marantelli: Sulle minacce ricevute da un giornalista da parte di gruppi neo-nazisti presenti in Lombardia.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Signor/Signora Presidente, onorevoli colleghi, gli onorevoli Fiano e Marantelli segnalano la particolare esposizione a rischio del giornalista Paolo Berizzi, vittima di ripetute minacce e intimidazioni per le sue inchieste su alcuni gruppi neonazisti attivi in Lombardia. Prendendo spunto da tale caso, essi chiedono quali iniziative il Ministero dell'interno intenda adottare a tutela dell'incolumità dei giornalisti impegnati nella denuncia delle attività dei gruppi di estrema destra.
  Voglio subito informare che, a tutela del giornalista, in sede di «Riunione Tecnica di Coordinamento delle Forze di Polizia» presso la Prefettura di Bergamo, era stata già disposta dallo scorso mese di febbraio un'idonea misura di protezione, che poi è stata intensificata a seguito dell'episodio di danneggiamento dell'autovettura riportato nell'interrogazione. La situazione di esposizione al rischio del sig. Berizzi sarà nuovamente oggetto di esame in una Riunione tecnica di coordinamento fissata per domani.
  Su un piano più generale, assicuro che le Autorità provinciali di pubblica sicurezza e le Forze di polizia seguono con la massima attenzione tutti gli episodi di intimidazione che possano incidere sulla libera determinazione dei giornalisti nell'espletamento dell'attività professionale.
  La loro protezione, al pari di quella di tutte le altre categorie di persone esposte a rischio a causa delle funzioni esercitate, costituisce una priorità nella pianificazione dei servizi di polizia nell'ambito dei piani coordinati di controllo del territorio.
  Oltre che per l'applicazione delle vigilanze generiche radio collegate nell'ambito dei citati piani di prevenzione generale, la valutazione dell'esposizione a rischio costituisce oggetto di un'approfondita e periodica rivisitazione, ai fini dell'equilibrata applicazione dei dispositivi di protezione previsti dalla legge.
  Nei confronti dei giornalisti sono attivi, ad oggi, 31 dispositivi tutori adottati su determinazione dell'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, nonché 159 servizi di vigilanza generica radiocollegata adottati su disposizione delle Autorità provinciali di pubblica sicurezza.
  Ciò costituisce la tangibile conferma dell'attenzione che il Ministero dell'interno dedica alla sicurezza della categoria in questione contro ogni forma di minaccia, condizionamento o intimidazione.
  Gli onorevoli interroganti chiedono anche la valutazione del Ministro dell'interno sull'adeguatezza dei vigenti strumenti normativi diretti al contrasto dell'attività delle organizzazioni di ispirazione neofascista o neonazista.
  Rilevo, in proposito, che l'ordinamento giuridico già prevede alcuni fondamentali presìdi di legalità.
  Faccio riferimento, innanzitutto, alla legge n. 645 del 1952, emanata in attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione relativa al divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
  E, inoltre, al decreto-legge n. 122 del 1993 (cosiddetta legge Mancino), che offre specifici strumenti per la prevenzione e il contrasto dell'antisemitismo, del razzismo e della xenofobia, con l'introduzione della Pag. 41fondamentale condanna di gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista.
  Si tratta comunque di un tema di particolare delicatezza, riguardo al quale, peraltro, sono state presentate in Parlamento alcune proposte di legge, una delle quali a prima firma proprio dell'onorevole Fiano.
  Ritengo di poter dire che sull'argomento il Governo è aperto al confronto politico e parlamentare nell'ambito di un ragionamento che sappia tenere insieme i diritti di riunione, associazione e manifestazione del pensiero con le esigenze altrettanto rilevanti di tutela della sicurezza pubblica.
  Concludo assicurando che il Ministero dell'interno continuerà a dedicare la massima attenzione all'attività dei movimenti politici estremistici, qualunque ne sia l'orientamento, per prevenire e reprimere le iniziative che possano sfociare in atti illeciti.

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ALLEGATO 3

5-10968 Dieni ed altri: Sull'attivazione del distaccamento dei vigili del fuoco nel comune di Monasterace (RC).

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Signor/Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'onorevole Dieni, unitamente ad altri deputati, prendendo spunto dalla situazione di carenza di organico in cui verserebbero le sedi dei vigili del fuoco nella regione Calabria e, in particolare, nella provincia di Reggio Calabria, chiede se, a seguito del recente potenziamento delle dotazioni organiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per un ammontare complessivo di 400 unità, sia possibile attivare il distaccamento di Monasterace.
  Al riguardo, si rappresenta preliminarmente che, in Calabria, la carenza di organico del personale operativo del Corpo risulta inferiore rispetto alla media nazionale con riguardo alla qualifica di vigile del fuoco (la carenza è dello 0,9 per cento rispetto a una media nazionale dell'1,05 per cento), ed è del tutto insussistente rispetto ai capi squadra (risultano in servizio, infatti, 346 unità su 346). Pressoché analoga alla media nazionale è, invece, la carenza dei capi reparto (-43 per cento rispetto a -40 per cento), qualifica per la quale si evidenzia che sono in corso di espletamento le relative procedure di promozione.
  Rispetto a tale situazione, si aggiunge che presso il Comando di Reggio Calabria sono stati trasferiti temporaneamente 16 unità di vigili del fuoco e altre 11 unità sono previste in trasferimento definitivo con l'imminente apertura di una mobilità ordinaria a livello nazionale, di cui si prevede la conclusione entro il presente semestre.
  Analoghi trasferimenti sono stati disposti anche per le restanti province della regione.
  In considerazione dell'incremento di 400 unità della dotazione organica del ruolo dei vigili del fuoco, disposto con il decreto-legge n. 113 del 2016, è stata elaborata una proposta di ripartizione territoriale che privilegia le sedi operative secondo le seguenti priorità:
   potenziamento dei distaccamenti esistenti, al fine di garantirne l'autonomia funzionale anche in assenza della componente volontaria, nonché di ridurre le sostituzioni con personale proveniente da altre sedi della provincia in caso di assenze impreviste;
   potenziamento di un numero limitato di Comandi provinciali anche per assicurare l'operatività dei distaccamenti cittadini;
   assegnazione della dotazione organica ad un numero limitato di distaccamenti, attualmente classificati come distaccamenti privi di una specifica dotazione organica, tenendo conto delle esigenze operative connesse al grave sisma che ha colpito l'Italia centrale, oppure di particolari situazioni territoriali.

  In tale ambito, specifica attenzione è stata riservata ad aree territoriali ritenute meritevoli di un ulteriore incremento della presenza del Corpo nazionale, tra le quali proprio la Regione Calabria.
  Il piano di distribuzione delle 400 unità di vigili del fuoco prevede, infatti, l'attivazione del distaccamento permanente di San Pag. 43Giovanni in Fiore (in provincia di Cosenza), l'istituzione del distaccamento cittadino di Vibo Marina e il potenziamento dell'organico del Comando provinciale di Reggio Calabria con 8 vigili del fuoco.
  L'incremento complessivo in Calabria sarà di 44 unità nella qualifica di vigile del fuoco sulle 400 complessivamente disponibili, pari ad una percentuale dell'11 per cento su base nazionale, ossia oltre il doppio rispetto alle 18 unità che sarebbero toccate alla Calabria sulla base dell'aliquota del 4,5 per cento derivante da una mera distribuzione matematica delle 400 unità medesime.
  Futuri potenziamenti del servizio di soccorso pubblico nell'ambito della regione Calabria potranno essere valutati in coincidenza di ulteriori, auspicabili incrementi della dotazione organica del Corpo nazionale.
  In tale occasione, potrà essere presa in considerazione anche l'attivazione del distaccamento di Monasterace.

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ALLEGATO 4

Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo (C. 4096, approvata dalla 6a Commissione permanente del Senato).

PARERE APPROVATO

  Il Comitato permanente per i pareri della I Commissione,
  esaminato il testo della proposta di legge C. 4096, approvata dalla 6a Commissione permanente del Senato, recante «Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo»;
  considerato che il provvedimento è riconducibile alla materia «moneta, tutela del risparmio e mercati finanziaria», di competenza esclusiva dello Stato ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

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ALLEGATO 5

Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico (Testo unificato C. 302 Fiorio e abb.).

PARERE APPROVATO

  Il Comitato permanente per i pareri della I Commissione,
  esaminato il nuovo testo unificato della proposta di legge C. 302 Fiori ed abb., recante «Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico»;
  osservato, preliminarmente, che la produzione agricola biologica è regolata dalla normativa comunitaria e più specificamente dal regolamento (CE) n. 834/07 e dal suo regolamento di applicazione (CE) 889/08, mentre la normativa nazionale, intervenuta con il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 220, definisce gli ambiti operativi nazionali;
  preso atto che l'articolo 1, comma 2, del testo definisce la produzione biologica attività di interesse nazionale con funzione sociale, quale settore economico basato prioritariamente sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere degli animali, sullo sviluppo rurale e sulla tutela dell'ambiente e della biodiversità, anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti per la riduzione delle emissioni inquinanti stabilita a livello europeo;
  rilevato, dunque, sotto il profilo del riparto delle competenze legislative costituzionalmente definite, che tale disciplina è riconducibile ad una pluralità di materie, a partire dalla materia «agricoltura», riconducibile alla competenza residuale delle Regioni ai sensi dell'articolo 117, quarto comma, della Costituzione e che in tale ambito rilevano altresì le materie «rapporti dello Stato con l'Unione europea» – tenuto conto che la normativa sulla produzione biologica è regolata a livello europeo, prevalentemente con il Regolamento n. 834 del 2007 – «tutela della concorrenza», «ordinamento civile» e «tutela dell'ambiente e dell'ecosistema», di competenza esclusiva dello Stato, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettere a), e), l) ed s) della Costituzione;
  osservato che vengono altresì in rilievo le materie «tutela della salute» e «alimentazione», di competenza concorrente tra Stato e Regioni, ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione e la materia «formazione professionale», di competenza residuale regionale ai sensi del citato articolo 117, quarto comma, della Costituzione;
  ricordato che nei casi di concorrenza e intreccio di competenze, secondo la consolidata giurisprudenza costituzionale, è necessaria «una disciplina che prefiguri un iter in cui assumano il dovuto risalto le attività concertative e di coordinamento orizzontale, ovverosia le intese, che devono essere condotte in base al principio di lealtà» (ex plurimis, sentenze n. 7 del 2016, n. 6 del 2004 e n. 303 del 2003);
  preso atto che il testo del provvedimento, all'articolo 2, prevede che l'Autorità nazionale, indicata nel Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, è chiamata a svolgere attività di indirizzo e coordinamento a livello nazionale dell'attuazione della normativa comunitaria;
  rilevato poi che l'articolo 3 individua nelle regioni e province autonome le autorità Pag. 46locali competenti, disponendo che le attività tecnico-scientifiche e amministrative relative alla produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura effettuata con il metodo biologico siano svolte dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano» nel rispetto delle competenze primarie e concorrenti loro spettanti;
  valutate con favore le disposizioni che prevedono espressamente il coinvolgimento delle regioni, tra cui: l'articolo 4, comma 3, laddove è prescritto che tre rappresentanti delle regioni siano indicati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome perché partecipino al Tavolo tecnico per l'agricoltura biologica; gli articoli 6 (comma 3), 8 (comma 1), 9 (comma 1-ter), 11 (comma 1) e 12 (comma 5), dove si prevede l'intesa della Conferenza Stato-regioni nell'emanazione di diversi decreti del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali;
  osservato che l'articolo 5 prevede che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali adotti il Piano d'azione nazionale per l'agricoltura biologica contenente interventi per: agevolare la conversione al biologico, con particolare riferimento alle piccole imprese agricole; sostenere la costituzione di forme associative per rafforzare la filiera del biologico; incentivare il biologico attraverso iniziative di informazione ed educazione al consumo; monitorare l'andamento del settore; migliorare il sistema di controllo e di certificazione; incentivare enti pubblici ad utilizzare il biologico nella gestione del verde; incentivare la ricerca;
  valutata l'opportunità, al riguardo, di prevedere forme di coinvolgimento delle regioni nella definizione del richiamato Piano d'azione nazionale, alla luce della coesistenza di competenze legislative statali e regionali nelle materie dell'agricoltura e della tutela dell'ecosistema;
  tenuto conto, peraltro, che, in base al successivo articolo 6, comma 3, resta fermo che la determinazione della quota del Fondo da destinare al finanziamento dei programmi indicati nel piano d'azione avviene previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni;
  osservato che l'articolo 7 prevede che lo Stato sostiene la ricerca tecnologica e applicata nel settore della produzione agricola effettuata con metodo biologico e che, in tale ambito, è altresì richiamato il decreto di riparto delle risorse adottato ai sensi dell'articolo 6, comma 3, di intesa con la Conferenza Stato-regioni;
  ricordato che nel quadro delineato dall'articolo 117 della Costituzione, che ha affidato la ricerca scientifica e tecnologica alla competenza legislativa concorrente, la Corte costituzionale ha evidenziato che «la ricerca scientifica deve essere considerata non solo una “materia”, ma anche un “valore” costituzionalmente protetto, ai sensi degli articoli 9 e 33 della Costituzione, in quanto tale in grado di rilevare a prescindere da ambiti di competenze rigorosamente delimitati» (sentenze nn. 423 del 2004 e 31 del 2005), rilevando altresì che la ricerca scientifica, qualora si delimiti l'area su cui verte e si individuino le finalità perseguite, riceve da queste la propria connotazione (sentenza n. 133 del 2006);
  osservato poi che l'articolo 8 – in base al quale lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano promuovono la formazione teorica-pratica di tecnici ed operatori relativa alla produzione con metodo biologico e dei soggetti pubblici incaricati di svolgere i controlli ispettivi – attribuisce ad un decreto ministeriale, da adottare di intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, la definizione dei principi in base ai quali le regioni organizzano la formazione professionale, materia che, come specificato anche nell'evoluzione della giurisprudenza costituzionale, rientra tra gli ambiti di competenza esclusiva regionale;
  ricordato che, in tema di istruzione e formazione professionale, nella sentenza n. 50 del 2005 la Corte costituzionale ha evidenziato, sotto un profilo generale, Pag. 47come la competenza esclusiva delle Regioni in materia di istruzione e formazione professionale riguardi l'istruzione e la formazione professionale pubbliche che possono essere impartite sia negli istituti scolastici a ciò destinati, sia mediante strutture proprie che le singole Regioni possano approntare in relazione alle peculiarità delle realtà locali, sia in organismi privati con i quali vengano stipulati accordi;
  rilevato che, secondo la medesima sentenza n. 50 del 2005, non è compresa, invece, nell'ambito della suindicata competenza né in altre competenze regionali la disciplina della istruzione e della formazione aziendale che i privati datori di lavoro somministrano in ambito aziendale ai loro dipendenti, rientrando, invece, nel sinallagma contrattuale e quindi nelle competenze dello Stato in materia di ordinamento civile;
  osservato, infine, che l'articolo 10 prevede l'istituzione di un Tavolo di filiera dei prodotti biologici, che ha il compito di proporre al Ministero – che svolge compiti di verifica della compatibilità comunitaria – le intese di filiera sottoscritte dagli organismi maggiormente rappresentativi a livello nazionale nei settori della produzione, della trasformazione, del commercio e della distribuzione dei prodotti agricoli e agroalimentari, presenti nel tavolo oppure stipulate e proposte nell'ambito delle organizzazioni interprofessionali;
  richiamata l'esigenza di prevedere un coinvolgimento delle regioni nell'ambito del medesimo articolo 10,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE
  con la seguente osservazione:
   agli articoli 5 e 10, si valuti l'opportunità di prevedere forme di coinvolgimento delle regioni alla luce delle considerazioni svolte in premessa.