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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 1 giugno 2017
830.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

7-01244 Crippa: Revisione della disciplina per l'erogazione dei bonus energetici ai clienti domestici disagiati.

RISOLUZIONE APPROVATA

  La X Commissione,
   premesso che:
    l'articolo 1, comma 375, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, ha previsto l'applicazione delle tariffe elettriche agevolate (cosiddetto «Bonus elettrico») ai soli clienti economicamente svantaggiati, prevedendo, in particolare, una revisione della fascia di protezione sociale tale da ricomprendere le famiglie economicamente disagiate e attribuendo all'allora Ministero delle attività produttive, d'intesa con i Ministri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali, il compito di definire i criteri per l'applicazione;
    in attuazione della direttiva europea 2003/54/CE, che già prevedeva l'adozione da parte degli Stati membri di misure a tutela e a favore di clienti vulnerabili, il bonus è stato esteso non solo ai clienti domestici in condizioni di disagio economico, ma anche a quelli in gravi condizioni di salute che necessitano dell'utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche necessarie per la loro esistenza in vita e alimentate ad energia elettrica;
    lo stesso bonus previsto per la componente elettrica è riconosciuto agli stessi soggetti per le utenze di gas e settore idrico;
    con il decreto ministeriale del 28 dicembre 2007 n. 29998 sono stati definiti i criteri di accesso e di erogazione dei bonus. In particolare, quanto al parametro di accesso al beneficio e all'individuazione della fascia di clienti finali in disagio economico, il Ministero ha ritenuto opportuno utilizzare l'indicatore di situazione economica equivalente, Isee, di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, quale strumento ampiamente utilizzato sul territorio nazionale per l'accesso a prestazioni sociali e assistenziali. Per gli utenti domestici con grave disagio fisico, invece, il riconoscimento è stato subordinato alla presenza, nel luogo di erogazione della prestazione elettrica, di un soggetto affetto da grave malattia, costretto ad utilizzare apparecchiature elettromedicali necessarie per il mantenimento in vita;
    quanto alle modalità di accesso ai bonus è stato previsto, sia per i soggetti con disagio economico, che per quelli con grave malattia fisica, che il riconoscimento avvenga «su richiesta» dell'utente il quale dovrà presentare un'apposita domanda presso il comune di residenza o presso un altro ente designato dal comune (CAF, ad esempio), utilizzando gli appositi moduli e depositando la necessaria documentazione a dimostrazione della sussistenza delle condizioni previste per il riconoscimento del beneficio (l'attestazione Isee per i casi di disagio economico ovvero, nei casi di persone affette da grave malattia, il certificato Asl che attesti la situazione di grave condizione di salute e la necessità di utilizzare le apparecchiature elettromedicali per supporto vitale);
    il recente decreto ministeriale del Ministero dello sviluppo economico del 29 dicembre 2016 ha ampliato la platea dei possibili beneficiari del bonus, elevando la soglia Isee da 7.500 euro (prevista dal precedente decreto ministeriale del 2007) Pag. 52ad euro 8.107,5; ma ha, altresì, confermato le modalità di accesso al bonus che continuerà ad essere erogato su richiesta dell'utente, seppure agevolato nella presentazione, con l'introduzione della possibilità di inoltrare la richiesta in via telematica;
    i criteri e le modalità di accesso stabilite a livello ministeriale, fanno sì che, allo stato attuale, i bonus siano attribuiti soltanto da una minoranza degli aventi diritto. I dati offerti dalle associazioni dei consumatori rappresentano una situazione sconcertante: secondo uno studio di 15 associazioni dei consumatori, realizzato nell'ambito del progetto «Bonus a sapersi», sarebbero circa due milioni le famiglie che potrebbero beneficiare degli sconti e che non lo hanno richiesto; su base annua, nel 2016, solo il 34 per cento degli aventi diritto al bonus elettrico lo ha di fatto richiesto (il 27 per cento per gli aventi diritto al bonus gas). Di questi, oltre un terzo non avrebbe rinnovato la domanda;
    le ragioni della mancata erogazione del bonus, pur sussistendone i presupposti, vanno ricercati, secondo i dati emersi dallo studio, nella complessità dell’iter di accesso al beneficio;
    in un tale contesto, sarebbe dunque auspicabile un intervento di riforma volto alla semplificazione dei criteri di accesso e delle modalità di erogazione, al fine di garantire l'attribuzione dei bonus alla totalità degli aventi diritto;
    in tal senso, andrebbe rivista la procedura di riconoscimento del bonus, preferendo, all'attuale sistema «a richiesta» dell'utente, l'erogazione automatica del bonus direttamente da parte del fornitore del servizio, proprio in considerazione delle condizioni di disagio e di sofferenza, come peraltro già previsto (a decorrere dal 2010) per i possessori della Social Card (per i quali l'erogazione del bonus avviene automaticamente in bolletta senza alcuna richiesta dell'utente);
    tale finalità potrebbe essere concretamente attuata anche attraverso la revisione dei parametri di accesso al beneficio, con particolare riferimento alle condizioni di disagio economico, che potrebbero individuarsi su base reddituale (e non più in funzione dell'indicatore della situazione economica equivalente), agevolando in tal modo anche lo scambio delle informazioni necessarie all'erogazione dei bonus tra le autorità competenti (contrariamente a quanto accadrebbe per i dati necessari alla compilazione dell'Isee,

impegna il Governo

ad assumere iniziative per prevedere che l'erogazione dei bonus energetici per gli utenti domestici in stato di disagio economico o con grave malattia avvenga in modo automatico senza la necessità della preventiva richiesta dell'utente interessato, al fine di garantire le medesime condizioni di accesso al beneficio da parte della platea degli aventi diritto.
(8-00243) «Crippa, Sibilia, Vallascas, Alberti».

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ALLEGATO 2

5-11081 Ginefra: Criticità conseguenti alla pubblicazione del decreto 7 dicembre 2016 del Ministro dello sviluppo economico.
5-11153 Crivellari: Criticità conseguenti alla pubblicazione del decreto 7 dicembre 2016 del Ministro dello sviluppo economico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo congiuntamente agli atti in parola, avendo gli stessi analogo argomento, rappresentando quanto segue.
  Il decreto ministeriale 25 marzo 2015 recante «Aggiornamento del disciplinare tipo in attuazione dell'articolo 38 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164» è stato modificato in seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 145 che ha dettato nuove norme in materia di sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi ed imposto al Mise di garantire l'effettiva separazione delle funzioni di regolamentazione riguardanti lo sviluppo economico delle risorse naturali in mare, compresi il rilascio delle licenze e la gestione dei ricavi, dalle funzioni di regolamentazione in materia di sicurezza.
  Tale adempimento è stato garantito con due decreti ministeriali Mise del 30 ottobre 2015 con i quali sono state ridefinite le competenze, mantenendo in capo ad una Direzione Generale le attività inerenti la sicurezza e la gestione tecnica dei titoli minerari ed assegnando invece ad un'altra Direzione Generale le funzioni di rilascio delle licenze minerarie e di gestione dei relativi ricavi.
  Lo schema del nuovo decreto ministeriale tiene conto pertanto, della citata suddivisione di funzioni nonché delle modifiche apportate dalla legge di stabilità 2016 all'articolo 38 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164 ed al Testo Unico dell'ambiente, in materia di attività upstream.
  In conclusione, il nuovo disciplinare tipo è stato redatto per rispondere a due esigenze fondamentali:
   la ridefinizione delle funzioni tra le Direzione Generali del Mise, ovvero tra licensing (licenza) e competent authority (autorità competente);
   l'attuazione dell'articolo 1 commi da 239 a 242 della legge di stabilità 2016.

  Evidenzio che non sono contemplate, nell'ambito di titoli già conferiti, nuove attività di ricerca per l'individuazione di giacimenti diversi da quelli in coltivazione indicati, come si evince dall'articolo 15 del citato decreto ministeriale, laddove si specifica che le uniche fattispecie di attività contemplate, anche in caso di modifica di programmi di sviluppo, sono quelle «funzionali a garantire l'esercizio (degli impianti) nonché consentire il recupero delle riserve accertate».
  Nessuna nuova apertura, quindi, ma esclusivamente, la regolamentazione delle procedure da seguire in tutti quei casi in cui l'operatore, per sopraggiunte modifiche di comportamento del giacimento o dei piani, per l'esigenza di adeguare le tecnologie impiantistiche alle best practices europee Pag. 54in continua evoluzione, per modificare o rimuovere parti d'impianti o intere piattaforme, debba necessariamente ottenere dall'Amministrazione le relative autorizzazioni, previa Valutazione d'Impatto Ambientale.
  Va poi rilevato che il citato decreto del 7 dicembre 2016, quale atto regolamentare, e pertanto strumento normativo di rango inferiore, non può in alcun modo modificare il quadro normativo vigente previsto dall'articolo 1, comma 239, della legge 208 del 2015 che ricordo, stabilisce «il divieto di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi all'interno del perimetro delle aree marine e costiere protette e nelle zone di mare poste entro 12 miglia dalle linee di costa. I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. Sono sempre assicurate le attività di manutenzione finalizzate all'adeguamento tecnologico necessario alla sicurezza degli impianti e alla tutela dell'ambiente, nonché le operazioni finali di ripristino ambientale».
  Coerentemente con l'indirizzo espresso nel decreto ministeriale saranno a breve dettagliate le operazioni ed attività di cui si tratta nelle apposite procedure esecutive messe a punto dalle Direzioni competenti del Ministero dello sviluppo economico e in corso di emanazione.
  Conseguentemente, attraverso le nuove descritte procedure, le sole attività finalizzate al completamento della produzione dei giacimenti già in coltivazione potranno essere autorizzate, previo istruttoria ministeriale, VIA ed esame da parte del neocostituito Comitato per la Sicurezza Offshore di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 145/2015 composto da rappresentanti dei Ministeri dell'ambiente, dello sviluppo economico, delle Capitanerie di Porto, dei Vigili del Fuoco e della Marina Militare.

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ALLEGATO 3

5-11161 Tripiedi: Prospettive produttive e occupazionali dell'azienda Alimenti-italiani.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Ministero dello sviluppo economico per il Tramite dell'Unità per la Gestione delle Vertenze delle Imprese in Crisi segue le vicende del Gruppo Novelli dal 2012, quando il Gruppo era sull'orlo del fallimento.
  Tale situazione è stata determinata da un mercato fortemente concorrenziale e anche da un grave indebitamento che aveva portato gli istituti di credito a bloccare le linee di affidamento.
  Il 22 dicembre 2016, la società Alimentitaliani del Gruppo iGreco ha rilevato tutte le attività e passività, nonché tutte le società controllate del Gruppo Novelli ed ha presentato un piano industriale che offre concrete prospettive di valorizzazione e sviluppo di tutti gli asset aziendali – oltre al recupero di alcune attività dismesse – attraverso consistenti investimenti e interventi di recupero della produttività.
  Dopo serrate trattative presso il Ministero dello sviluppo economico, il 13 aprile 2017, i rappresentanti della regione Lazio e della regione Umbria, le segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali, l'azienda e il Ministero dello sviluppo economico, hanno siglato una ipotesi di accordo che successivamente è stata approvata dai lavoratori di Alimentitaliani e Fattorie Novelli.
  L'Accordo richiama il piano industriale che prevede investimenti negli allevamenti avicoli per 17 milioni e 200 mila euro e investimenti nella panificazione per 8 milioni e 230 mila euro nel sito di Amelia, e 5 milioni nel sito di Cisterna di Latina.
  Per quanto riguarda la società Nuova Panem di Muggio (MI), come anche richiamato nell'Accordo suddetto, sono attualmente in corso trattative tra il Curatore Fallimentare di Panem Italia e la Società Alimentitaliani per rilevare l'immobile necessario alla prosecuzione delle attività.
  Sul fronte occupazionale, l'Accordo conferma l'impegno ad agire per la massima salvaguardia dell'occupazione pur riconoscendo la necessità di operare un efficientamento delle produzioni attraverso una riorganizzazione del lavoro stesso.
  Attualmente, come riferisce il Ministero del lavoro, è stata autorizzata la concessione del trattamento di integrazione salariale straordinaria con n. 72 dipendenti impiegati presso le diverse sedi della provincia di Terni, a seguito della sottoscrizione di un contratto di solidarietà. Tale contratto, stipulato in data 21 giugno 2016, prevedeva la riduzione dell'orario dei lavoratori nella misura del 30 per cento, per un periodo di 18 mesi, decorrenti dal primo luglio 2016 al 31 dicembre 2017.
  In data 15 maggio 2017, presso il Ministero del lavoro si è tenuto un incontro alla presenza anche dei rappresentanti del Mise, della Società Alimentitaliani e delle OOSS.
  Nel corso di tale incontro si è sottoscritto un accordo che prevede il ricorso alla Cigs da parte della Società per n. 44 unità lavorative, di cui 39 in forza presso il sito di Terni e 5 presso il sito di Amelia, a far data dall'8 maggio 2017 per la durata di 12 mesi.
  Infine, con riferimento al piano di recupero occupazionale, l'Azienda ha dichiarato che lo stesso è collegato agli appositi percorsi di politiche attive del lavoro concordati con la regione Umbria e dalla medesima previsti per l'area di crisi complessa.

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ALLEGATO 4

5-11472 Ricciatti: Misure urgenti a favore dell'internazionalizzazione delle imprese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo a quanto rappresentato dagli Onorevoli interroganti, in merito alla necessità di una azione promozionale rivolta al sistema di micro e piccola impresa italiana in tema di internazionalizzazione.
  Come noto, il proiettarsi sui mercati internazionali, se da un lato costituisce un'opportunità di sbocco sicuramente significativa per le piccole e addirittura micro imprese, dall'altro presenta non banali difficoltà che, se non gestite ed affrontate, anche con le giuste competenze professionali ed organizzative, rischiano di trasformare quella che si presenta come un'invitante occasione di nuovo fatturato in un rischioso boomerang.
  La crescita costante dell'export italiano, infatti, non può nascondere anche evidenti elementi di difficoltà che imprese di micro dimensioni si trovano a dover gestire nell'affrontare i mercati esteri. In particolare:
   1) i mercati più promettenti (Asia in generale e Cina in particolare; continente Nord e Sud Americano; area medio-orientale) coincidono sempre più spesso con aree non solo distanti geograficamente, ma anche più complesse – in termini di difficoltà culturali, organizzative, normative e tecnico-procedurali – da quelle di tradizionale presidio delle nostre esportazioni (mercati europei e dell'est UE);
   2) gli scambi a livello globale vivono un forte rallentamento, a causa di più fattori: le tensioni per la Brexit, le tensioni geo-politiche, il riemergere di forti nazionalismi, la spinta sempre più forte ai protezionismi.

  Si fa presente che, tra il 2000 ed il 2007, la crescita degli scambi globali era stata del 7 per cento annuo mentre dal 2008 al 2016 la stessa è scesa al 3 per cento, anche per l'introduzione di nuove barriere al libero commercio (dazi, autorizzazioni fito-sanitarie, standard tecnici, ecc.).
  Pertanto, mentre si continua a spingere, attraverso le trattative in sede europea, per la definizione di accordi di libero scambio (il Parlamento UE ha appena ratificato il CETA con il Canada, e il governo italiano ha iniziato l’iter di ratifica il 24 maggio 2017) che possano porre un freno al protezionismo esagerato, bisogna comunque rendere più competitivo il nostro sistema esportativo, chiamato a confrontarsi in una dinamica internazionale sempre più complessa.
  Un mercato globale in cui il possesso di alcune «competenze abilitanti» è, forse, per le piccole e micro imprese ancora più importante è sicuramente pre-condizione necessaria, del possesso del singolo prodotto e/o servizio, per quanto di qualità, da esportare.
  Con il «Piano Straordinario per la promozione del Made in Italy e l'attrazione degli Investimenti», articolato nel triennio 2015-2017, si è voluto proprio «Rendere competente» il sistema di piccola e micro impresa sostenendo il sistema dell'export italiano.
  Il Parlamento ha inteso destinare al Piano straordinario una dotazione finanziaria che moltiplica per 4 quello che era il valore di risorse promozionali destinate negli ultimi anni al sostegno del nostro export: si tratta di circa 170 milioni di euro medi annui – circa 200 solo per il 2017 – a fronte di un finanziamento Pag. 57promozionale ordinario che si aggirava «storicamente» sui 30-40 milioni di euro.
  Tale sforzo è stato indirizzato anche al sostegno alle capacità esportative delle nostre piccole e medie imprese, partendo da una considerazione di natura strategica, condivisa anche all'interno della Cabina di regia per l'internazionalizzazione, appositamente voluta dal Legislatore per coordinare le scelte di utilizzo delle risorse di cui al Piano straordinario per la promozione del Made in Italy.
  Tale considerazione strategica vede le micro e piccole imprese avere essenzialmente bisogno di tre elementi per andare con più convinzione e prospettive di successo verso i mercati esteri:
   1) creazione di una «cultura dell'internazionalizzazione» attraverso adeguati percorsi di formazione;
   2) accesso alle informazioni sui potenziali mercati (la cosiddetta business intelligence) e sul quadro degli strumenti promozionali, finanziari e di assicurazione e riassicurazione dei rischi che possono incontrare all'estero, come messi a disposizione dagli enti e dalle società pubbliche;
   3) accesso, a prezzi «calmierati», a professionalità e competenze manageriali specifiche.

  Il «Piano straordinario per il Made in Italy» ha inteso rispondere a tutte e tre tali esigenze.
  In particolare, per quanto concerne le attività di formazione, attraverso l'azione messa in campo da ICE Agenzia, sono state formate nel biennio 2015-2016 oltre 2.000 imprese (nell'ambito di programmi come «Export Sud», rivolto alle imprese delle aree ob.1; ed «Export now !»); iniziative che si sono affiancate al tradizionale Master «Cor.CE» giunto alla 47a edizione, nonché alla formazione attraverso appositi master di secondo livello di figure sia junior che senior di temporary export manager, estremamente richieste dal mercato.
  Con l'obiettivo di portare le informazioni sugli strumenti e le opportunità assicurate dagli strumenti della promotion nazionale direttamente alle imprese sui territori, è stata finanziata l'iniziativa «Roadshow Italia per le Imprese» che ha visto MiSE e MAECI presentare per la prima volta i prodotti e servizi di ICE Agenzia, Simest e Sace in forma integrata, in collaborazione con Confindustria, Rete Imprese Italia, Unioncamere ed Alleanza delle Cooperative italiane.
  Nel corso delle 45 tappe svoltesi in altrettante province italiane, sono state oltre 7.000 le imprese raggiunte, a cui è stata data altresì la possibilità di ricevere consulenze personalizzate (primo check up aziendale ed indirizzo sui mercati) tramite incontri bilaterali con gli enti istituzionali e partner di progetto (per un totale di oltre 8.000 incontri one to one); a cui è stata collegata la possibilità di ricevere, a titolo gratuito, ed in un momento successivo a quello della partecipazione al roadshow, un'articolata gamma di servizi dell'Agenzia ICE, dalle ricerche di marketing settore/mercato, alla ricerca di partner esteri.
  Si segnala inoltre, come le tappe del roadshow abbiamo raccolto un livello medio di soddisfazione espresso dalle imprese partecipanti che si è attestato ad oltre il 95 per cento.
  Infine, per dotare le micro e piccole imprese di adeguate professionalità, il Ministero dello sviluppo economico ha investito 19 milioni di euro nel corso del 2016 nella misura di incentivo del «Voucher TEM per l'internazionalizzazione», finalizzato a sostenere le PMI e le reti di imprese nella loro strategia di accesso e consolidamento nei mercati internazionali con 10 milioni di risorse stanziate, ai sensi del decreto ministeriale 15 maggio 2015.
  In particolare, circa 1.800 imprese hanno usufruito di un voucher, del valore di 10.000 euro, con cui acquistare i servizi di «temporary export management» forniti da qualificati professionisti dell'internazionalizzazione, per iniziare ad orientarsi sui mercati internazionali senza dover inizialmente sostenere il costo fisso di una risorsa assunta in pianta stabile.Pag. 58
  Si ricorda anche come, su indicazione del Ministro Calenda, il MiSe abbia affidato ad un operatore di mercato l'incarico di realizzare un'analisi di customer satisfaction sulla misura dell'anzidetto Voucher.
  Dall'analisi è emerso che oltre il 75 per cento delle micro e piccole imprese beneficiarie del voucher ha segnalato la soddisfazione; di queste, oltre il 60 per cento ha dichiarato di aver individuato nuovi clienti all'estero; ed oltre il 50 per cento di aver ampliato il proprio grado di internazionalizzazione.
  Anche sulla base di tali risultati, il MiSe ha deciso di dare continuità a tale forma di incentivo, lanciando nel corso del 2017 una seconda edizione del voucher TEM. In particolare, in data 1o giugno 2017, verranno presentate alle principali associazioni di categoria, nell'ambito di un apposito incontro, le scelte effettuate in relazione alla strutturazione del nuovo programma e la relativa tempistica.
  Si evidenzia come, in attuazione del disposto di cui all'articolo 30, comma 1, della legge n. 164/2014 e articolo 1, comma 202, della legge n. 190/2014, ICE Agenzia relazioni annualmente al Parlamento sullo stato di avanzamento degli interventi e delle azioni relative al summenzionato Piano Straordinario per la Promozione del Made in Italy e l'Attrazione degli Investimenti.
  Infine, merita ricordare il finanziamento pubblico accordato alle iniziative promozionali attuati dai Consorzi per l'internazionalizzazione, composti da micro e piccole imprese. In particolare, per l'anno 2015, sono stati ammessi a contributo 52 progetti di internazionalizzazione, articolati in circa 450 iniziative, per una spesa promozionale complessiva pari a circa 11 milioni di euro. Per il 2016, sono stati ammessi a contributo 47 progetti, articolati in oltre 420 iniziative, per una spesa promozionale complessiva pari anche in questo caso a circa 11 milioni di euro.
  Dal punto di vista dei contenuti, la partecipazione a fiere e saloni internazionali risulta la tipologia di iniziativa più realizzata; mentre i settori merceologici maggiormente rappresentati sono l'agroalimentare e il tessile abbigliamento.
  Si fa presente che l'istruttoria dei progetti presentati dai Consorzi a valere sulle risorse – pari a tre milioni di euro – a disposizione per il 2017, è stata appena chiusa e si sta provvedendo a darne evidenza finale ai consorzi interessati.

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ALLEGATO 5

5-11473 Galgano: Convocazione di un tavolo ministeriale sulla situazione Nestlè-Perugina.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo agli Onorevoli Interroganti con informazioni in parte già date in altre sedi sulla situazione dello stabilimento di S. Sisto Perugia della Società Nestlè Italia S.p.A.
  In via preliminare, ricordo che il Gruppo Nestlè è presente in Italia dal 1875 e con i suoi vari settori di attività impiega nel nostro Paese 5.500 dipendenti distribuiti in 13 stabilimenti.
  Il 7 ottobre 2015, il Ministero dello sviluppo economico aveva provveduto a convocare il Gruppo in questione presso il Ministero medesimo, anche alla presenza delle rappresentanze sindacali sia nazionali che territoriali.
  In tale sede, la Nestlè aveva ribadito l'importanza delle produzioni italiane per la multinazionale confermando lo stabilimento di S. Sisto come uno dei poli produttivi di eccellenza del cioccolato all'interno del Gruppo.
  La strategia di sviluppo commerciale avanzata dalla Società, infatti, era indirizzata non soltanto al mercato interno, ma anche alla crescita dei mercati esteri con interessanti opportunità di controstagionalità della produzione.
  Nello specifico dello stabilimento Perugina di S. Sisto, si erano previsti investimenti destinati all'ammodernamento del polo produttivo e all'introduzione di nuove tecnologie, tali da rispondere alle necessità di mercati sempre più sfidanti, come poi confermato nel Piano industriale del 2 marzo 2016.
  In merito alle problematiche occupazionali evidenziate nell'atto, il Ministero del lavoro ha comunicato che, con proprio decreto, ha provveduto ad autorizzare la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale per il periodo dal 16 gennaio 2017 al 15 luglio 2018, in favore di 819 lavoratori impiegati presso lo stabilimento di S. Sisto Perugia.
  Il Ministero dello sviluppo economico si rende disponibile sin d'ora ad aprire un tavolo di confronto al riguardo, ove richiesto dalle parti in relazione a possibili trattative, al fine di verificare ogni soluzione praticabile affinché questa importante realtà produttiva possa continuare ad operare nel territorio umbro, tutelandone così anche l'occupazione.

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ALLEGATO 6

5-11474 Crippa: Questioni relative alla cosiddetta inchiesta «Piramidi».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Rispondo all'interrogazione in argomento rappresentando quanto segue.
  Il rapporto commerciale tra ILVA S.p.A. in A.S. e CISMA Ambiente S.p.A. ha preso avvio contestualmente alla necessità di smaltire i materiali allocati in area MATER GRATIAE (rifiuti classificati non pericolosi), oggetto della prescrizione UP3 del piano di gestione rifiuti Ilva, approvato con decreto-legge 1/2015, convertito con legge 20/2015 n. 20.
  La Società CISMA Ambiente è stata selezionata a seguito di analisi di mercato effettuate dalla Direzione Acquisti e non è stata detentrice esclusiva di ordini di smaltimento legati alla prescrizione UP3 di cui sopra. Infatti, i volumi assegnati alla Società ammontano a circa il 2,06 per cento rispetto al volume complessivo di materiale da smaltire.
  La Società ha ricevuto il primo ordine in data 26 marzo 2015, con inizio attività in data 19 aprile 2015, a seguito delle ulteriori verifiche eseguite dall'Ente Ambiente di ILVA (certificato di iscrizione all'Albo gestori Ambientali; Autorizzazioni Ambientali degli impianti di destino; certificati relativi al pagamento delle garanzie finanziarie e dei diritti di iscrizione relativi alle attività di smaltimento).
  Con l'ammissione di Ilva alla procedura di amministrazione straordinaria, la struttura commissariale ha inteso dare un forte impulso ad alcune attività di compliance, tra cui l'accurata e costante verifica delle controparti contrattuali di Ilva, al fine di tutelare la stessa dal rischio, anche reputazionale e legale, connesso all'assumere impegni con e verso soggetti che potrebbero essere sprovvisti di requisiti idonei.
  In tale ottica la nuova procedura aziendale sulla qualifica dei fornitori (28 agosto 2015) ha comportato che tutte le pregresse valutazioni relative ai fornitori di Ilva dovessero essere sottoposte ad una nuova valutazione sulla base, specie per i fornitori di servizi e smaltimenti ambientali, di ulteriori e strutturate verifiche sulle capacità tecniche, organizzative, autorizzative e gestionali.
  L'esecuzione delle suddette verifiche, secondo la procedura emessa da ILVA, è affidata alle Direzioni aziendali e supervisionata da un apposito Comitato di Monitoraggio e Valutazione dei Fornitori.
  Nell'ambito del processo suddetto, la società Cisma Ambiente è stata sottoposta tre volte all'attenzione del Comitato di Monitoraggio: la prima, a seguito di n. 2 misure interdittive antimafia emesse dalle prefetture di Catania e Siracusa, che hanno condotto alla sospensione delle attività della Società ed alla correlativa sospensione del giudizio da parte di Ilva circa lo status di qualifica; la seconda, a seguito della decisione del Tar Sicilia di annullamento del provvedimento interdittivo della Prefettura di Siracusa e di quello di sospensione del procedimento di iscrizione della Società nella White List, che ha condotto alla ripresa dell'attività della Società e alla contestuale assegnazione dello status di fornitore «Qualificato con deroga» (sino all'accertamento giudiziario definitivo); la terza, a seguito delle pubbliche dichiarazioni del Ministro dell'ambiente, che aveva espresso disagio dopo aver ascoltato le doglianze della comunità della provincia siracusana in merito all'arrivo, nella discarica locale, di polverino Pag. 61prodotto in ILVA, che, in esito alle verifiche svolte dall'organo interno competente, ha dato luogo alla assegnazione dello status di «Qualifica».
  In data odierna gli ordini assegnati alla Società risultano chiusi e sono state saldate le relative percentuali di attività di smaltimento. Ad oggi non sussistono rapporti commerciali in essere con la stessa Società.
  Infine, nel corso dell'ultima seduta del Comitato di Monitoraggio Fornitori del 23 marzo 2017 è stata deliberata la sospensione dello status di fornitore qualificato per la Cisma Ambiente S.p.A. in considerazione dell'applicazione alla Società dell'amministrazione giudiziaria ai sensi del Codice Antimafia, fermo restando che il Comitato potrà valutare la misura definitiva della revoca alla luce di ulteriori sviluppi nelle vicende giudiziarie che riguardano la Società.
  Dalla ricostruzione degli atti in possesso emerge la piena trasparenza della gestione commissariale nella procedura di affidamento e nei successivi atti, il che comprova l'infondatezza di quanto riportato nell'atto in parola dagli interroganti.

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ALLEGATO 7

5-11475 Benamati: Stato di attuazione delle misure connesse ai Competence Center e ai Digital Innovation Hub.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Onorevole Presidente, Onorevoli Deputati, in merito al quesito posto dall'onorevole Benamati e altri innanzitutto vorrei sottolineare che il Piano Industria 4.0 rappresenta una grande occasione per le imprese che intendono investire in innovazione al fine di acquisire un vantaggio competitivo sul mercato globale. È per questo motivo che le misure messe in campo dal Governo sono molteplici ma perseguono tutte un duplice obiettivo: sia creare un ambiente favorevole agli investimenti che diffondere le competenze indispensabili per massimizzare i benefici derivanti dalle nuove tecnologie.
  Per rispondere a quest'ultima direttrice chiave del Piano e alle esigenze manifestate dalle imprese, è stato disegnato – e per alcuni aspetti è già in fase di implementazione – il network nazionale per il trasferimento tecnologico e l'alta formazione articolato in diverse modalità.
  Il network si compone di Compente Center, poli di eccellenza a livello nazionale per l'alta formazione e la realizzazione di progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale e di Digital Innovation Hub, realtà regionali e diffuse sul territorio, la cui missione, in complementarietà con i Competence Center, consiste nella formazione avanzata su tecnologie e soluzioni specifiche per le diverse esigenze del tessuto produttivo nazionale e nel consolidamento e coordinamento delle strutture di trasformazione digitale e centri di trasferimento tecnologico presenti sul territorio.
  In particolare, mi preme ricordare che solamente i Competence Center prevedono l'apertura di un bando e il finanziamento attraverso risorse pubbliche, mentre i Digital Innovation Hub sono realtà coordinate e gestite dalle principali associazioni datoriali che saranno tenute a operare nel rispetto delle Linee Guida condivise con la Cabina di Regia.