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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 30 novembre 2017
920.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-12830 Pannarale: Sulla chiusura della sala cinematografica Galaxy.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'onorevole Pannarale, unitamente ad altri onorevoli colleghi chiede notizie in merito alla perdita di sale destinate al circuito cinematografico.
  La questione sollevata interessa due compiti istituzionali che questo Ministero persegue. La promozione del cinema e la tutela del patrimonio storico artistico.
  Sotto il primo profilo sottolineo che la legge n. 220 del 2016 ha stanziato, come ricordato dagli onorevoli interroganti, risorse per l'esercizio cinematografico, risorse relative sia alle spese di investimento sostenute che a spese di funzionamento.
  I relativi decreti attuativi, recanti le relative misure operative, sono ormai prossimi alla definizione, dopo approfondito riscontro con le parti interessate.
  Pertanto a brevissimo sarà possibile per il cinema Galaxy, come per tutti gli altri cinema italiani, accedere alle predette risorse, così come comunicato recentemente alle categorie professionali negli incontri dedicati.
  Per quanto, invece, riguarda il profilo della tutela del patrimonio storico artistico, i competenti uffici della Soprintendenza Speciale di Roma hanno evidenziato quanto segue.
  È di tutta evidenza che la scomparsa di attività culturali e punti aggregazione sociale, quali sono i cinema di quartiere costituisca un elemento incentivante lo spopolamento e le trasformazioni incongrue di destinazioni d'uso e la perdita di valori immateriali sia del centro storico della Città che delle periferie
  Con obiettivi di salvaguardia del tessuto sociale e culturale della città storica sono state emanate dal MIBACT le Direttive concernenti le sale cinematografiche di interesse storico e le Librerie Storiche.
  In merito ai vincoli di destinazione d'uso con specifico riferimento alle sale cinematografiche la Soprintendenza nel 2014 aveva vincolato la ex sala Cinema America, immobile ai sensi dell'articolo 10 comma 3 lettera d) e apparato decorativo articolo 10 comma 3) lettera a) e d), sottolineando come il «valore d'uso» del Cinema America risultasse strettamente correlato alla sua conformazione architettonica e decorativa e come la originaria attività culturale rappresentasse un valore identitario sia per la popolazione residente che per l'intera città, ancora recuperabile.
  Come noto, tuttavia, il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 2920/2017 ha accolto l'appello della proprietà riformando la sentenza del TAR Lazio n.11477 del 5 ottobre 2015, ed annullando i decreti di vincolo rispettivamente DDR 139/2014 ai sensi dell'articolo 10 comma 3 lettera d) del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni sull'immobile.
  Alla luce anche di tale ultima sentenza, i competenti uffici della Soprintendenza hanno rappresentato di non ravvisare i requisiti necessari al vincolo della struttura e hanno auspicato l'attivazione di una tutela di tipo urbanistico, che garantisca il contesto relazionale con il quartiere e la città a salvaguardia dei valori culturali identitari anche in considerazione del fatto che le Norme Tecniche di Attuazione del Piano regolatore del Comune di Roma contengono una disposizione relativa alle Pag. 38«destinazioni d'uso» e specificatamente per le sale cinematografiche, l'articolo 25 comma 16) NTA, che recita «...le sale cinematografiche possono subire cambi di destinazione d'uso, tra quelli consentiti dalle norme di componente, a condizione che almeno il 50 per cento della SUL preesistente venga destinato ad attività culturali (cinema, teatri, sale concerti, musei, gallerie d'arte, sale espositive, librerie anche multimediali, sale congressi, scuole di danza e musica)...».
  Assicuro, On. Pannarale, che le strutture del Ministero continueranno a seguire la vicenda con la dovuta attenzione, nella consapevolezza della forte valenza socio-culturale della sala cinematografica in questione per i quartieri interessati.

Pag. 39

ALLEGATO 2

5-12827 Piccoli Nardelli: Sulla promozione della lettura.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'onorevole Piccoli Nardelli, unitamente ad altri onorevoli colleghi chiede notizie in merito alle linee di intervento che il Ministero ha in programma per sostenere la diffusione del libro e la promozione della lettura.
  Purtroppo devo concordare sul fatto che in Italia esiste una «emergenza lettura», aspetto principale di una più generale situazione di emergenza che tocca i temi degli scarsi livelli di partecipazione culturale, dei ritardi e soprattutto dei divari nei livelli di istruzione, fattori questi che non ci consentono di affrontare, se non in tempi ragionevoli e con modalità razionali, le sfide di una società knowledge based.
  Dalle ultime rilevazioni risulta che i lettori in Italia sono il 40,5 per cento della popolazione rispetto a percentuali che vanno dal 60 per cento al 90 per cento nella maggior parte dei paesi europei. Il fenomeno della non lettura o della lettura debole nella popolazione adulta, particolarmente accentuato al Sud e nelle aree socialmente più deboli (periferie e piccoli comuni), va analizzato anche alla luce di altri dati. In particolare, desta preoccupazione un forte tasso di analfabetismo funzionale, che affligge circa il 70 per cento degli italiani adulti, e che ci colloca all'ultimo posto tra i paesi OCSE per le competenze alfabetiche e al penultimo posto per le competenze matematiche.
  Si rende necessario un intervento forte, portato avanti con sistematicità e continuità, che fronteggi i differenti aspetti del problema e che mobiliti le energie di tutta la filiera del libro; un intervento indispensabile se si vuole intraprendere una nuova fase di crescita economica e civile. È necessario inoltre un raccordo tra i diversi livelli istituzionali e le diverse amministrazioni, centrali e locali, titolari di competenze nel settore, arricchito dal coinvolgimento di altri partner, come ad esempio le associazioni di categoria, il servizio pubblico radiotelevisivo, il mondo dell'associazionismo e del volontariato. In questa direzione ci stiamo muovendo.
  Il Centro per il libro e la lettura della Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali ha elaborato con un gruppo di esperti un «Piano nazionale per la promozione della lettura» che definisce un'azione di sistema per affrontare le priorità operative emerse sulla base dell'analisi della specifica situazione nazionale proponendo una serie di obiettivi, attività e interventi da considerare fondamentali e cantierabili.
  Il Piano individua alcuni ambiti essenziali per la promozione della lettura e sottolinea il ruolo fondamentale di alcune infrastrutture della lettura quali le librerie e le biblioteche, soprattutto le biblioteche scolastiche.
   Le priorità su cui concentrare l'attenzione sono quelle che hanno ispirato e ispirano le linee guida dell'azione del Ministero:
   sviluppare un ecosistema favorevole alla lettura, in quanto contesto indispensabile per la crescita culturale ed economica del paese, garantendo a ogni cittadino un accesso il più ampio possibile al libro. In questo settore molto potrà fare il Patto con le televisioni integrato da specifiche azioni e interventi mirati;
   avviare, in collaborazione con le istituzioni scolastiche, una politica organica Pag. 40di sostegno all'educazione alla lettura rivolta alle fasce più giovani della popolazione, a cominciare dalle fasce di età 6 mesi-6 anni e 6-11 anni, per poi proseguire nei successivi percorsi di istruzione e formazione. In questa prospettiva si inquadrano il Programma 0-6 di promozione delle lettura a livello prescolare (protocollo d'intesa MiBACT-MIUR-SALUTE e conferenza Regioni) che prosegue il progetto In vitro e promuove l'importanza della lettura ad alta voce sin dai primissimi mesi di vita coinvolgendo famiglie, strutture sanitarie, biblioteche – la campagna nazionale Libriamoci e le iniziative di lettura ad alta voce nelle scuole;
   sviluppare la creazione di reti in grado di mettere in rapporto fra loro tutte le componenti sociali presenti sul territorio al fine di promuovere e diffondere l'abitudine alla lettura. Si segnala in quest'ambito la forte novità rappresentata dai Patti locali per la lettura che vengono individuati come strumento di coinvolgimento attivo dei territori e l'attenzione specifica riservata ai sistemi bibliotecari. In questa prospettiva si colloca la creazione della rete nazionale delle «città che leggono» (promozione della lettura nei territori attraverso la promozione di patti della lettura che favoriscano la rete fra biblioteche, scuole, librerie ma anche altri soggetti sociali);
   valorizzare e promuovere il valore sociale della lettura e le buone pratiche di promozione della lettura. In quest'ambito si inserisce la campagna nazionale del Maggio dei libri;
   sostenere e favorire iniziative di formazione, sia per creare specialisti in grado di promuovere il piacere della lettura tra i professionisti del settore (insegnanti, librai, bibliotecari), sia per valorizzare le pratiche formative esistenti In questa prospettiva è stato avviato il programma «educare alla lettura».

  L'azione svolta finora dal Centro per il Libro e la Lettura potrà essere potenziata e meglio strutturata in virtù delle risorse aggiuntive assegnate nell'ambito del provvedimento di bilancio per l'esercizio finanziario 2018, recante, nello stato di previsione di spesa del Ministero, la istituzione di un fondo all'uopo dedicato, pari a tre milioni di euro, che integrano le disponibilità del Centro per il Libro e la Lettura proprio al fine di dare respiro agli importanti progetti in cantiere.
  Altri provvedimenti di carattere normativo potrebbero ampliare l'orizzonte degli interventi introducendo, ad esempio, misure fiscali che consentano di incentivare attività produttive e commerciali come l'editoria e la libreria e più in generale tutte le attività dirette o indirette legate alla promozione della lettura. In questa direzione si colloca la recente normativa sulle librerie.
  Il tax credit per le librerie, introdotto da un emendamento in Commissione al Senato al Disegno di Legge di Bilancio, costituirà un aiuto fiscale per sostenere questi autentici centri di aggregazione culturale e evitarne la chiusura, soprattutto delle librerie più piccole e indipendenti.
  Ora l'auspicio per la prossima legislatura è arrivare a una legge per il libro e la lettura che, come i provvedimenti già approvati per il cinema e lo spettacolo, introduca un sistema organico di sostegno all'intera filiera dell'editoria libraria.
  Saranno, inoltre avviate iniziative per la prevenzione e contrasto dei fenomeni di esclusione sociale dalla fruizione del libro; saranno fornite indicazioni per favorire la lettura nella prima infanzia; per la promozione della lettura nei luoghi di detenzione, in particolare negli istituti penali minorili, e negli ospedali; per la promozione della parità d'accesso alla lettura per le persone affette da disabilità fisiche o sensoriali.

Pag. 41

ALLEGATO 3

5-12828 Nicchi: Sull'elenco di professionisti dei beni culturali ai sensi della legge n. 110 del 2014.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'onorevole Nicchi, unitamente ad altri onorevoli colleghi chiede notizie in merito ai tempi di approvazione e di pubblicazione dei decreti attuativi della legge 22 luglio 2014, n. 110.
  Permettetemi, preliminarmente di riferire che la procedura non si è affatto arrestata.
  La stesura del regolamento previsto dall'articolo 2 della legge n. 110 del 2014 ha comportato, come correttamente rammentato dagli onorevoli interroganti, un lungo iter di concertazione con i rappresentanti delle categorie interessate nonché una interlocuzione con il Dipartimento delle politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri ed in particolare con il Coordinatore nazionale per il riconoscimento delle qualifiche professionali, al fine di valutare la compatibilità del regolamento con quanto previsto dalla Direttiva 2013/55/UE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, recepita in Italia con decreto legislativo 28 gennaio 2016, n. 15.
  Occorre sottolineare che la creazione degli elenchi in parola, i cui requisiti di accesso sono definiti da un'autorità pubblica, è questione complessa e rappresenta una situazione senza precedenti nell'ordinamento, per due motivi:
   1. Da un lato perché l'istituzione degli elenchi in questione non limita l'esercizio delle professioni di archeologo, archivista, bibliotecario, demoetnoantropologo, antropologo fisico, esperto di diagnostica e di scienza e tecnologia applicate ai beni culturali e storico dell'arte, che possono essere esercitate anche da coloro che non sono iscritti negli elenchi, sempre che costoro documentino il possesso di quei titoli, indicati nel decreto, che integrano e costituiscono l’«adeguata formazione ed esperienza professionale» stabilita dall'articolo 9-bis del Codice di settore. Contrariamente, ad esempio, a quanto avviene per i restauratori, per i quali, l'iscrizione all'elenco è requisito indispensabile per l'esercizio della professione e per l'esecuzione in via esclusiva di interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici;
   2. Dall'altro, perché il quadro generale di riferimento comprende professioni non regolamentate, professioni regolamentate e professioni ordinistiche con diverse conseguenze giuridiche a seconda della relativa normativa individuata per ciascuna di esse.

  Va, inoltre, evidenziato che sul regolamento in itinere è necessaria una approfondita interlocuzione anche con il Ministero dell'istruzione per la problematica concernente il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all'estero, attesa la previsione, contenuta nello stesso, che l'iscrizione negli elenchi possa essere conseguita anche da professionisti stranieri.
  Nelle difficoltà del complesso quadro giuridico sopra brevemente accennato, assicuro, on. Nicchi, il forte impegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali per una celere conclusione dell’iter di approvazione del Regolamento.

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ALLEGATO 4

5-12829 Luigi Gallo: Sullo squilibrio territoriale nelle donazioni art-bonus.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'onorevole Gallo, unitamente ad altri onorevoli colleghi, chiede notizie in merito all'attuazione dell’Art Bonus introdotto, come correttamente rammentato, dal decreto-legge n. 83 del 2014, ed in particolare se sono previsti meccanismi compensativi per assicurare una maggiore equità nella distribuzione delle risorse, considerato che i finanziatori del nord risultano più numerosi di quelli del sud.
  Permettetemi di precisare che, sotto il profilo normativo è stato corretto strutturare un meccanismo di incentivi fiscali identici su tutto il territorio nazionale.
  Devo dire che quello che funziona dell’Art Bonus è che il donatore conosce esattamente la destinazione dei fondi che egli decide di erogare, egli sa che il suo contributo arriverà al progetto/beneficiario che ritiene degno del suo interesse e della sua fiducia.
  La presenza di incentivi a favore del sud, oppure la previsione di una percentuale di fondi da ridistribuire al sud, avrebbe richiamato una cultura assistenzialistica, una non chiara allocazione dei fondi donati dai mecenati, in contrasto con l'intento dell’Art Bonus che coinvolge il cittadino proprio nel completamento di progetti che, secondo il suo giudizio, meritano di essere finanziati.
  Per le Regioni del sud esistono, tra l'altro, già altre forme di finanziamenti dedicati. Possiamo ricordare il PON Cultura e Sviluppo FESR.
  Occorre poi sottolineare che lì dove ci sono già competenze sviluppate nei campi della comunicazione e del fundraising e c’è fiducia nel gestore del bene, le raccolte Art Bonus hanno raggiunto i loro obiettivi anche al sud.
  Ad oggi le azioni di comunicazione sono state effettuate su tutto il territorio nazionale, con ANCI, Associazioni di categorie etc., anche se il nord è stato più proattivo nell'organizzare momenti di incontro/confronto tra potenziali mecenati e gestori del patrimonio.
  Al fine comunque di promuovere una migliore conoscenza dello strumento normativo sono stati negli ultimi mesi ulteriormente sensibilizzati i principali soggetti rappresentativi: in primo luogo ANCI, Confindustria, Cavalieri del Lavoro, ACRI, Ordine dei Commercialisti, Camere di Commercio.
  Sono, in particolare, in corso iniziative di sensibilizzazione per incontri mirati sulle specifiche realtà del Sud.
  Nell'ambito del Ministero partiranno, inoltre, a breve degli affiancamenti per far crescere, prevalentemente nelle strutture del sud, le competenze di fundraising necessarie a strutturare una campagna di raccolta fondi con buone possibilità di successo.
   Un ausilio agli enti territoriali in termini di formazione e facilitazione per l'incontro tra domanda/offerta di erogazioni liberali potrà essere facilitata con un ruolo attivo delle Regioni.
  Il Ministero, onorevole Gallo, ha intrapreso e continuerà a farlo tutte le iniziative di sensibilizzazione e promozione utili al pieno utilizzo dell’Art Bonus, con particolare riferimento, come detto, ai territori Pag. 43dell'Italia meridionale, particolarmente ricchi di beni culturali.
  L'auspicio è che mondo produttivo ed imprenditoriale colga pienamente anche al Sud le opportunità offerte da tale strumento, che rappresenta uno degli incentivi fiscali più forti d'Europa e che ha permesso di ottenere risultati importanti, con quasi 200 milioni di euro in donazioni da 6.345 mecenati per 1.323 interventi a favore del patrimonio culturale italiano.
  Come di recente dichiarato dal Ministro Franceschini, si tratta di numeri significativi, ma non c’è dubbio che occorra superare il divario troppo alto tra nord e sud. A tal fine il Ministro ha invitato le grandi imprese a fare scelte di Art bonus anche nel Mezzogiorno.