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CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 26 febbraio 2018
960.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (dal n. 667/3287 al n. 673/3392)

  GASPARRI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   negli ultimi anni alcuni direttori di strutture sono stati rimossi dai loro incarichi, anche senza motivazioni evidenti, senza poi essere stati ricollocati come previsto dalle norme vigenti;
   tale comportamento da parte dei vertici della Rai espone l'azienda a danni economici rilevanti;
   tale prassi è stata confermata anche nel 2016 e ha riguardato anche alcuni direttori di testate, quali ad esempio gli ex direttori dei Servizi parlamentari Rai e del Giornale radio;

  si chiede di sapere:
   per quale ragione non sia stato affidato un nuovo e adeguato incarico ai citati direttori;
   quali misure l'azienda intenda adottare al fine di individuare soluzioni per i direttori rimossi e non ancora reimpiegati.
(667/3287)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  A partire da giugno 2017, l'attuale vertice aziendale ha proceduto ad avvicendare circa 15 Direttori in una logica di fisiologica rotazione dei titolari di posizioni di responsabilità, provvedendo in tutti i casi ad individuare per i Direttori «uscenti» una adeguata ricollocazione ovvero concordando con gli stessi la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro. Inoltre, l'attuale vertice ha operato, fin dal suo insediamento, per la ricollocazione dei dirigenti precedentemente rimossi dall'incarico.
  In merito ai due specifici casi citati, relativi alla precedente gestione, si precisa che per uno è in stato avanzato un'ipotesi concordata di ricollocazione presso una delle Società del Gruppo, mentre per l'altro è in corso la disamina di alcune possibili ipotesi di ricollocazione, al fine di individuare una soluzione condivisa e coerente con la professionalità dell'interessato.
  Da ultimo si evidenzia come il tema non possa essere disgiunto, tra l'altro, dalla definizione puntuale del perimetro della missione di servizio pubblico che potrà trovare una organica strutturazione in funzione dell'applicazione delle disposizioni del Contratto di servizio 2018-2022.
  A titolo esemplificativo, si ricorda che la Rai nei prossimi mesi dovrà approntare specifici progetti di sviluppo di nuove attività (tra cui un canale in lingua inglese, un canale istituzionale ecc.).

  CROSIO. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   il giorno 23 novembre c.a. è andato in onda un servizio su Rai 2, nel corso della trasmissione «Nemo – Nessuno escluso», sul viaggio dei migranti dalla Tunisia verso l'Italia, nel quale venivano presentati al pubblico intermediari e harraga tunisini;
   a distanza di pochi giorni è stata inviata una lettera aperta alla redazione del programma (pubblicata anche su Tunisia in Red) da parte di "un gruppo di persone che a vario titolo si occupano o si sono occupate della Tunisia", fra cui anche alcuni giornalisti e attivisti tunisini, in cui vengono chieste spiegazioni alla produzione Pag. 5e ai giornalisti Rai accusando la trasmissione di aver realizzato un servizio finto, avvalendosi di figuranti;
   a quanto si apprende dalla lettera di denuncia, la troupe di Nemo aveva parlato con persone tunisine informate sui fatti per avere informazioni e chiarimenti in vista del servizio, ma poi i colloqui non hanno avuto seguito, e, al complesso punto di vista che veniva proposto, è stata preferita una rappresentazione artefatta;
   qualche giorno dopo, si legge nella lettera, Souhail Bayoudh, che abbiamo scoperto essere stato il fixer della troupe, ha convocato una conferenza stampa per denunciare il giornalismo low-cost di certi media stranieri. Abbiamo assistito alla conferenza stampa e abbiamo incontrato l’«intermediario» e anche il ragazzo «partito per l'Italia» che ha ancora con sé l'attrezzatura fornitagli da Nemo per filmare il suo viaggio. L'intermediario è un disoccupato di un quartiere popolare di Tunisi, membro dell'associazione «Forza Tounes» di cui è presidente Bayoudh;
   il ragazzo «candidato all'emigrazione» non è altri che il fotografo della stessa associazione e il suo vero nome è Salem El Abed nome, che la stessa Valentina Petrini conosceva prima durante e dopo le riprese come dichiarato a sua stessa firma in un articolo pubblicato su «Il Fatto Quotidiano in data 25 novembre 2017 dal titolo «La Mafia dietro il traffico di migranti dalla Tunisia ? Il Racconto dello scafista»;
   sarebbe bastato andare sul suo profilo facebook aperto a tutti per vedere che non è un disperato pronto a rischiare la vita ma un semplice attore fotografo;
   Bayoudh sostiene che i giornalisti di Nemo gli abbiano detto di avere poco tempo e che di conseguenza egli avrebbe montato la sceneggiata. Non è certo dato sapere se i giornalisti abbiano avuto sentore che qualcosa non andava e abbiano preferito continuare a filmare piuttosto che approfondire;
   sicuramente però la conduttrice del programma, nonché autrice del servizio in discussione, Valentina Petrini, ha un'esperienza pluriennale in campo giornalistico e si è occupata più volte, nel corso della sua carriera, di inchieste sui viaggi dei migranti. Appare quanto meno sospetto che una professionista non si sia resa conto dell'inganno e addirittura si potrebbe arrivare ad ipotizzare che il servizio sia stato costruito sulla base di un assunto da dimostrare, ovvero la nuova tratta dei migranti dalla Tunisia;
   i diversi giornalisti e persone che lavorano in (o per) la Tunisia, autori della lettera, hanno chiesto al signor Bayoudh come mai avesse prima collaborato e poi accusato di fake news la redazione di Nemo. In molti accusano il fixer di complicità non vedendo chiare le tempistiche. Souhail ha spiegato ai giornalisti che ha atteso che venisse messo in onda il servizio, non conoscendolo, visto che non ha in alcun modo partecipato al montaggio. Inoltre «è stata necessaria una settimana per organizzare la conferenza stampa»;
   se le informazioni fin qui riportate rispondono al vero, è stato compiuto un fatto di inaudita gravità, in cui la concessionaria del servizio pubblico si è resa complice di un'informazione falsa e fuorviante, costruita per dimostrare una tesi precostituita, che sminuisce l'impegno dei tanti giornalisti che svolgono professionalmente il proprio lavoro e che, contemporaneamente, non tiene conto delle testimonianze di persone che vivono e lavorano in Tunisia da anni;

  si chiede di sapere:
   per quale ragione la signora Petrini non ha fatto una semplice verifica dell'identità del presunto migrante che avrebbe fatto anche un giornalista sprovveduto alle prime armi;
   quali siano i controlli sull'attendibilità delle fonti che vengono effettuati prima di mandare in onda i servizi all'interno della trasmissione Nemo;Pag. 6
   chi in questo momento possieda il girato integrale del servizio in questione;
   come si stia procedendo per accertare se le informazioni riportate in premessa rispondano al vero e, in caso affermativo, come si intenda procedere nei confronti dei responsabili del servizio;
   se, accertate le responsabilità, la Direzione non ritenga opportuno avviare dei procedimenti sanzionatori, per scarsa professionalità, nei confronti della giornalista Valentina Petrini anche prevedendo una sua sospensione da incarichi lavorativi con la Rai. (668/3288)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Lo stile di Nemo è quello di integrare il racconto dell'inviato con l'autoracconto di alcuni personaggi che vivono realmente le situazioni che vengono narrate, ovviamente con il loro pieno consenso. È stato fatto in tante situazioni, sia in Italia che all'estero, ricevendo anche la gratificazione di importanti premi giornalistici e televisivi per il valore sociale di questo approccio.
  In tale contesto rientra anche il servizio oggetto dell'interrogazione di cui sopra; nel servizio, infatti, si seguiva la storia di un ragazzo che voleva raggiungere la Francia passando per l'Italia, e attraverso la sua storia si raccontava quali fossero i passaggi e le intermediazioni per trovare una barca che lo portasse; a questo ragazzo è stata data una piccola telecamera, al fine di vedere la realtà anche direttamente con i suoi occhi. Non gli è stato mai chiesto di mettersi in pericolo, anzi la redazione si è raccomandata che non lo facesse. Uno di questi intermediari spiegava che il passaggio di persone, droga e merci di contrabbando non avviene solo con lo sbarco dei disperati sulle coste siciliane, ma anche con la collaborazione di trafficanti italiani che si prendono carico di persone e cose nelle acque internazionali. Infine si raccontava la disperazione dei parenti dei ragazzi morti in mare dopo un ultimo naufragio.
  Per realizzare questo servizio è stato intrapreso un rapporto di collaborazione con un documentarista e giornalista tunisino (Souheil Bayoudh) accreditato con giornalisti italiani anche di altre trasmissioni e di altre emittenti, nel ruolo di fixer (che, in gergo televisivo, è il contatto locale che collabora con le troupe straniere nella realizzazione dei reportage). La collaborazione con il fixer ha avuto inizio il 12 ottobre, pochi giorni dopo il naufragio dell'8 ottobre. Inizialmente il fixer ha proposto la storia di un giovane ingegnere di 28 anni. Sono state chieste le autorizzazioni governative e nel frattempo il fixer ha comunicato alla redazione che il giovane ingegnere era partito, ma che aveva trovato un'altra persona. Il ragazzo protagonista della storia ha accettato di parlare a volto scoperto, di farsi seguire nella parte iniziale del suo viaggio, e di autoriprendersi per integrare il suo sguardo con quello degli autori del servizio.
  Sei giorni dopo la messa in onda del servizio il fixer ha convocato una conferenza stampa in Tunisia autoaccusandosi di aver truffato la redazione di Nemo, di aver fornito una storia falsa proprio per smascherare la malizia dei giornalisti stranieri nei confronti del suo paese, appellandosi al governo tunisino per organizzare d'ora in poi filtri e controlli nei confronti delle troupe straniere in Tunisia. Tali dichiarazioni sono state riprese da alcuni giornali on line prima ancora di interpellare la redazione del programma.
  Dopo aver preparato il servizio per un mese, gli autori hanno viaggiato in lungo e largo con il ragazzo per tre giorni, con l'obiettivo di verificare la storia raccontata direttamente con il protagonista.
  Dopo aver controllato l'intero girato, la redazione ritiene che in nessuna conversazione – comprese quelle in arabo – vi siano elementi che facciano pensare ad una recita. In ogni caso nel percorso svolto sono state intervistate altre persone, tutte pronte a partire, a Tunisi e a Sousse, superstiti del naufragio dell'8 ottobre oltre che con altri testimoni (più in particolare dei pescatori) che hanno confermato tale situazione.
  Ciò premesso, in ogni caso, in un'ottica di trasparenza anche nei confronti dei telespettatori, nel corso della trasmissione andata in onda il 30 novembre i conduttori Pag. 7hanno dato conto delle accuse che erano state rivolte, con il testo di seguito riportato: «Qui a Nemo raccontiamo la realtà attraverso le storie delle persone, lo facciamo cercando di stabilire un rapporto con loro, lo facciamo in giro per l'Italia e per il mondo. Il mese scorso siamo stati in Tunisia dove abbiamo, tra l'altro, raccontato la storia di un ragazzo che stava per venire in Italia. Il nostro contatto in Tunisia, un documentarista che ha lavorato con tanti colleghi italiani, ieri ha rilasciato un'intervista nella quale ha ritrattato alcune cose che ci aveva raccontato, in particolare la storia del ragazzo. C’è qualcosa che non torna in questa storia però. Perché il nostro fixer si autoaccusa di imbrogliare i giornalisti se il suo lavoro è proprio quello di accompagnarli ? Cosa è successo dopo la messa in onda ? C'era qualcosa che abbiamo detto che ha dato fastidio ? Cercheremo di capirlo. Intanto vogliamo rassicurarvi, sulla nostra onestà».
  Da ultimo si precisa che il girato integrale – come da accordi contrattuali – è in possesso della società Fremantle.

  NESCI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   Michele Diomà è un produttore cinematografico indipendente, che nel 2015 ha coprodotto e diretto un film-lungometraggio con il premio Nobel italiano Dario Fo;
   l'opera in questione, dal titolo «Sweet Democracy», è dedicata al tema della libertà d'espressione;
   il 19 ottobre 2017, Diomà presentava alla New York University il film su Dario Fo, in un evento di rilevanza internazionale per tutta la cultura italiana;
   tale film lungometraggio sembrerebbe essere stato a più riprese offerto alla Rai che avrebbe però ritenuto di non doverlo acquistare, ancorché, secondo quanto risulta alla scrivente, gli fosse stato offerto anche al prezzo simbolico di un euro;

  si chiede di sapere:
   se corrisponda al vero quanto riportato in premessa;
   in caso affermativo, quali siano precisamente le ragioni per le quali la Rai non ha ritenuto di dover acquistare il suddetto film. (669/3296)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La proposta su cui è incentrata l'interrogazione di cui sopra non risulta essere pervenuta a Rai Cinema, società cui è stato affidato il ruolo di unica centrale di acquisto per tutto il Gruppo Rai con l'obiettivo di soddisfare i fabbisogni di programmazione di tutti i canali/piattaforme su cui è presente la capogruppo.

  FEDRIGA, CROSIO. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   l'articolo 45 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 3l luglio 2005, n. 177, così come modificato dalla legge 28 dicembre 2015, n. 220, prevede che la Rai assicuri le trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua tedesca e ladina per la provincia autonoma di Bolzano, in lingua ladina per la provincia autonoma di Trento, in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta e in lingua slovena per la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia;
   in virtù dello specifico ruolo di tutela delle culture e delle lingue minoritarie locali, le sedi della concessionaria pubblica radiotelevisiva delle città di Trieste, Bolzano, Trento e Aosta, sono state indicate quali «Centri di produzione decentrati», distinguendole così dalle sedi regionali dotate soltanto di nuclei redazionali e relativi notiziari;
   di fatto, la sede RAI per il Friuli Venezia Giulia continua ad essere equiparata alle altre sedi regionali senza considerare l'importante finanziamento che la Pag. 8Rai riceve annualmente dal Dipartimento per l'Editoria in virtù della specifica Convenzione che assegna alla programmazione radiofonica quotidiana in lingua slovena (4.517 ore annuali, cioè 12.5 ore giornaliere) e televisiva (208 ore annuali), alle fasce quotidiane su Radio 1 FVG e quella per la minoranza di lingua italiana in Slovenia e Croazia (1.667 ore, circa 5 al giorno), nonché le due strisce quotidiane in lingua friulana (90 ore/anno);
   per la programmazione in lingua tedesca, regolata dalla specifica Convenzione con la sede Rai di Bolzano che prevede anche il corrispettivo finanziamento affidato alla Provincia Autonoma, la situazione è diversa e modalità operative, mezzi tecnici, quantità e qualifiche del personale sono decisamente più consoni alle necessità;

  si chiede di sapere:
   se i vertici dell'azienda non ritengano opportuno impegnarsi a presentare annualmente, presso questa commissione, un rendiconto dettagliato sull'utilizzo del finanziamento previsto per i centri di produzione decentrati, in particolare per la sede del Friuli Venezia Giulia;
   se non ritengano importante, per una gestione efficiente del finanziamento pubblico, che la Convenzione specifichi l'autonomia finanziaria e contabile dei centri di produzione decentrati e la previsione di un «Centro di costo» dedicato a un obbligo di aggiornamento tecnologico.
(670/3298)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La sede Rai per il Friuli-Venezia Giulia è trattata con diverse e superiori prerogative rispetto alle altre sedi regionali (in cui sono realizzate solo produzioni inerenti alla Testata Giornalistica Regionale). L'articolo 45 del TUSMAR, infatti, prevede che la Rai assicuri le trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua tedesca e ladina per la provincia autonoma di Bolzano, in lingua ladina per la provincia autonoma di Trento, in lingua slovena per la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia ed in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta: la sede (analogamente a quelle di Bolzano, Trento ed Aosta, in considerazione della tutela delle relative minoranze linguistiche) è pertanto dotata di due strutture di programmazione dedicate, una di lingua italiana e l'altra di lingua slovena.
  La presenza di tali strutture di programmazione prevede professionalità specifiche (ad esempio per il personale di produzione vi sono profili professionali ulteriori rispetto ai tecnici di produzione, quali gli operatori di ripresa, come accade nei Centri di Produzione TV di Roma, Torino, Milano e Napoli) oltre ad un numero di programmisti-registi tale da soddisfare le esigenze della programmazione. Anche per quanto riguarda l'informazione sono presenti due redazioni, anziché una.
  In coerenza con le disposizioni normative afferenti a Rai sulla selezione e reclutamento del personale, per le specifiche esigenze della programmazione in lingua slovena per la sede nel corso dell'anno 2016 è stata bandita una selezione per giornalisti professionisti e pubblicisti di lingua slovena (di cui 4 assunti fino al 2017 e 1 di prossima assunzione), mentre nel corso dell'anno 2017 sono state bandite due selezioni sempre dedicate alla minoranza di lingua slovena, una per impiegati (di cui 2 già assunti) e l'altra per programmisti registi (di cui 2 già assunti). Anche l'organico dei giornalisti della redazione italiana è stato integrato nel 2017 attingendo alla selezione nazionale per giornalisti e il personale della struttura di programmazione italiana è stato ampliato con trasferimenti da altre sedi. Per il personale tecnico, invece, è stato pubblicato in data 11 gennaio 2018 un bando di selezione nazionale per le diverse esigenze aziendali.
  Per quanto riguarda il tema dell'aggiornamento tecnologico, nel corso del 2017 la sede è stata, in particolare, dotata di un drone per le riprese, sono state effettuate innovazioni scenografiche per lo studio dell'area programmi, mentre sono in corso interventi sul complesso Regia/Studio n. 5 Pag. 9(RS 5) e la programmazione è fruibile su podcast in italiano, sloveno e friulano.
  Ancora, si evidenzia che sono in essere: un tavolo Rai-Regione atto da un lato a sostenere le specifiche attività che la sede svolge al servizio del territorio e delle sue comunità linguistiche e, dall'altro, a fronteggiare singole criticità oggettive (si è riunito a volte per dirimere questioni legate al trasporto del segnale in arie montane); una commissione gestita dalla Prefettura di Trieste, con l'obiettivo di assicurare un adeguato livello qualitativo, soprattutto dal punto di vista culturale, delle trasmissioni realizzate in Convenzione.
  Da ultimo, per quanto attiene invece ai temi connessi all'applicazione operativa delle convenzioni in essere con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Rai si attiene scrupolosamente ai singoli specifici contenuti delle disposizioni contenute nelle convenzioni stesse. Con riferimento al Friuli-Venezia Giulia, la convenzione in essere prevede 4.517 ore di informazione e programmazione radiofonica in lingua slovena, 1.667 ore di informazione e programmazione radiofonica di attualità e approfondimento in lingua italiana sulle frequenza di Radio 1 in distacco regionale e su onda media per la parte rivolta agli italiani di Slovenia e Croazia, 208 ore di informazione e programmazione televisiva in lingua slovena, 90 ore di programmi radiofonici in friulano, in prevalenza di attualità. Il Contratto di servizio 2018-2022 prevede che la Rai – in coerenza con la Convenzione – è tenuta a garantire «la produzione e distribuzione di trasmissioni radiofoniche e televisive, nonché di contenuti audiovisivi, ..... in lingua friulana e slovena per la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia».

  BRUNETTA – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
   la Rai – Radiotelevisione Italiana S.p.A, come da richiesta del Ministero dello Sviluppo economico, ha recentemente provveduto a cambiare la frequenza di trasmissione relativa ad alcuni impianti di diffusione del digitale terrestre in tutta la Campania;
   risulta che, a seguito di questa operazione, i cittadini dei paesi della costiera amalfitana non riescano a sintonizzarsi sui canali Rai, nonostante abbiano effettuato le operazioni di rimodulazione degli apparati;
   sembrerebbe che la causa sia da imputare alla debolezza del nuovo segnale rispetto al vecchio, regolarmente fruibile;
   il servizio andrebbe immediatamente ripristinato, a tutela dei cittadini che già da diversi giorni non possono usufruire del servizio pubblico televisivo;

  si chiede di sapere:
   quali urgenti iniziative la Rai intenda intraprendere al fine di ripristinare nel più breve tempo possibile le condizioni per una corretta fruizione del servizio pubblico televisivo nella costiera amalfitana.
(671/3302)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Il problema evidenziato è conseguenza di un'operazione di ricanalizzazione richiesta dal Ministero dello Sviluppo Economico, con la traslazione della frequenza di trasmissione di alcuni impianti del Mux 1 dal canale 6 al canale 23; tale operazione ha comportato una perdita di copertura in alcuni punti del territorio campano, causata principalmente dalla presenza di segnali di maggiore intensità provenienti dal Golfo di Salerno e dalla penisola sorrentina (Monte Faito).
  A seguito degli interventi tecnico-operativi immediatamente effettuati nell'area, si è ritenuto che la soluzione più efficace – anche sotto il profilo della tempistica – fosse quella di procedere attraverso un incremento della potenza del trasmettitore Rai dedicato alla zona. Tale attività è in fase di esecuzione operativa, con l'allestimento di un apparato di maggior potenza che nei prossimi giorni sarà installato presso il sito di Golfo di Salerno.
  In ogni caso, la situazione della ricezione nell'area sarà tenuta costantemente in osservazione per eventuali successivi interventi migliorativi.

Pag. 10

  ANZALDI – Al direttore generale della Rai – Premesso che:
   secondo quanto dichiarato dalla direzione del Festival di Sanremo il giornalista Andrea Scanzi farà parte della giuria di qualità, come unico giornalista;
   lo stesso Andrea Scanzi è un volto fisso de La7, dove compare spesso come ospite di trasmissioni di carattere quasi esclusivamente politico;
   il pubblico televisivo conosce Scanzi prevalentemente per il suo ruolo da opinionista politico e non da esperto musicale;
   in questi giorni Andrea Scanzi è il protagonista di un tour teatrale con uno spettacolo di carattere esclusivamente politico;
   Scanzi, come ha confermato lui stesso, è stato sul punto di candidarsi nel Movimento 5 stelle;

  si chiede di sapere:
   in base a quali criteri sia stato deciso di inserire nella giuria di qualità un giornalista esterno, invece di un giornalista Rai, e perché come esterno sia stato scelto proprio Scanzi, che in tv si occupa principalmente di politica, invece di altri giornalisti più prettamente di ambito musicale;
   per quali ragioni l'azienda reputi che tra i circa 1700 giornalisti dipendenti della Rai non ve ne sia nessuno idoneo a rappresentare la categoria nel più importante appuntamento della stagione televisiva della Rai;
   se sia opportuno, nonché conforme alle norme sulla par condicio, dare visibilità ad un giornalista esterno che proprio in questi giorni porta avanti il suo personale tour teatrale politico e a pagamento;
   se al giornalista Scanzi sia corrisposto un emolumento per la sua partecipazione e in caso affermativo a quanto corrisponda. (672/3366)

  RISPOSTA – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La scelta dei componenti della giuria di qualità del Festival di Sanremo è stata effettuata direttamente dal direttore artistico della kermesse musicale Claudio Baglioni.
  Baglioni ha ritenuto opportuno inserire Andrea Scanzi nella giuria di qualità – composta da otto membri – alla luce del suo curriculum: il giornalista ha iniziato il suo percorso professione laureandosi in lettere con una tesi sui cantautori italiani, ha portato in giro per l'Italia spettacoli teatrali, prima su Giorgio Gaber, poi su Fabrizio De André e infine su Ivan Graziani e, ancora, è un critico musicale da vent'anni e fa parte della giuria del Premio Tenco e Premio Bertoli, oltre ad essere il direttore artistico del Premio Pigro dedicato a Ivan Graziani.
  Da ultimo si evidenzia che per il ruolo svolto Scanzi – analogamente agli altri componenti della giuria – ha percepito un rimborso forfettario per le spese sostenute (viaggi, vitto e alloggio).

  ANZALDI – Al direttore generale della Rai – Premesso che:
   lo scorso mercoledì 14 febbraio su Rai 1 è stata trasmessa la seconda e ultima puntata della fiction Fabrizio De André, principe libero»;
   nel film il regista Luca Facchini ha voluto concludere la storia del cantautore riunendo in una platea immaginaria tutti gli interpreti mentre assistono a un concerto del vero De André, e sullo schermo partano le immagini di «Bocca di rosa» da lui eseguita nel corso del suo ultimo tour;
   questa esecuzione così suggestiva è stata troncata a metà per lasciare spazio prima alla pubblicità e poi a «Porta a porta» con ospite Silvio Berlusconi;
   questa scelta dell'azienda ha suscitato grande indignazione tra i telespettatori, molti dei quali hanno espresso sui social il proprio disappunto;

Pag. 11

  si chiede di sapere:
   quali siano state le ragioni di questa scelta editoriale;
   se corrisponda al vero quanto riportato da alcuni organi di stampa, secondo i quali la decisione di sfumare il finale della fiction sarebbe stata dovuta all'esigenza di garantire un inizio puntuale di «Porta a porta» con ospite Silvio Berlusconi;
   in caso affermativo chi siano i dirigenti della Rai responsabili di questa scelta aziendale. (673-3392)

  RISPOSTA – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  È prassi consolidata della Rai – analogamente a tutti gli altri operatori televisivi – sfumare i titoli di coda dei programmi (con eccezione dei casi in cui vi sono specifici obblighi di legge, quali – ad esempio – quelli in cui sono presenti product placement). Le interruzioni rientrano dunque nella norma dei palinsesti televisivi e vengono effettuate a prescindere dal programma successivo, mediamente dopo 10-15 secondi dalla comparsa dei titoli stessi, a seconda di quando il sottofondo musicale ne consenta il taglio.
  È questo il caso verificatosi anche con la fiction «Fabrizio de André – Principe Libero», che ha visto il taglio dei titoli di coda dopo 12 secondi nella prima puntata e dopo 14 nella seconda.
  Per quanto riguarda più in particolare la seconda puntata (che vedeva l'esecuzione della canzone «Bocca di Rosa»), il taglio è avvenuto in linea con gli standard sopra sintetizzati senza tener adeguatamente conto dell'eccezionalità editoriale del brano; per questa ragione la Rai, attraverso i propri canali social, si è subito scusata con i telespettatori, proponendo dal giorno successivo su vari programmi l'intera canzone di De André.