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Resoconti delle Giunte e Commissioni

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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 aprile 2014
214.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
Pag. 72

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 9 aprile 2014.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.50 alle 14.10.

RISOLUZIONI

  Mercoledì 9 aprile 2014. — Presidenza del vicepresidente Tino IANNUZZI. Intervengono il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso de Caro e il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo.

  La seduta comincia alle 14.10.

7-00285 Mariani: Iniziative urgenti, di tipo amministrativo e normativo, per assicurare la piena operatività della Banca dati nazionale dei contratti pubblici.
(Seguito discussione e conclusione – Approvazione).

  La Commissione prosegue la discussione della risoluzione rinviata nella seduta del 3 aprile scorso.

Pag. 73

  Tino IANNUZZI, presidente, ricorda che nella seduta del 27 marzo scorso il rappresentante del Governo aveva espresso parere favorevole sulla risoluzione in discussione.

  Raffaella MARIANI (PD), nel ribadire la propria soddisfazione per la posizione del Governo, modificando l'orientamento precedentemente espresso, ritiene opportuno che la Commissione proceda oggi alla votazione del proprio atto di indirizzo, differendo ad un momento successivo, se possibile in occasione dell'esame dell'annunciato provvedimento del Governo per il riordino della normativa in materia di appalti, lo svolgimento da parte della Commissione anche delle audizioni sulle problematiche emerse per l'entrata in funzione della banca dati dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva all'unanimità la risoluzione Mariani n. 7-00285.

7-00317 Realacci: Sugli interventi prioritari da realizzare nell'ambito del «Programma 6000 Campanili».
(Discussione e rinvio).

  La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.

  Enrico BORGHI (PD) ringrazia anzitutto i colleghi rappresentanti di gruppo che hanno voluto sottoscrivere la risoluzione in titolo, dandole in questo modo un particolare significato e una particolare forza. Ripercorre, quindi, brevemente, la vicenda relativa all'approvazione e all'attuazione del Programma 6.000 campanili, evidenziando le lacune emerse sia in fase di impostazione che di applicazione del Programma da parte del Ministero delle infrastrutture. In particolare, si sofferma sull'erronea previsione iniziale del criterio temporale come unico criterio di selezione dei progetti e di assegnazione delle risorse, che ha portato ad inaccettabili squilibri sia sul piano della ripartizione territoriale dei fondi stanziati sia, ancor più, su quello dei contenuti dei progetti finanziati.
  Precisa, inoltre, che la risoluzione in titolo si muove in coerenza con l'impegno assunto dal Ministro Lupi di fronte alla Commissione di voler procedere nella direzione del reperimento dei fondi necessari per finanziare progressivamente anche i progetti rimasti finora esclusi dalla graduatoria, contestualmente procedendo alla individuazione di più incisivi ed equilibrati criteri di assegnazione delle future risorse.
  In tal senso, sottolinea che la risoluzione intende proprio consentire la enucleazione di precise priorità di destinazione dei fondi, a partire dal giusto riconoscimento per i comuni che rispettano condizioni di virtuosità in materia di finanza pubblica e dalla prioritaria assegnazione dei fondi, fra gli altri, agli interventi di riqualificazione e manutenzione del territorio, di efficientamento energetico del patrimonio edilizio e di messa in sicurezza antisismica degli edifici pubblici.

  Tino IANNUZZI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

7-00185 Daga e 7-00195 Mariastella Bianchi: Sull'uso dei fondi strutturali per il rafforzamento di politiche ambientali.
(Seguito discussione e conclusione – Approvazione in un testo unificato n. 8-00049).

  La Commissione prosegue la discussione delle risoluzioni rinviata nella seduta del 1o aprile scorso.

  Mariastella BIANCHI (PD) anche a nome della collega Daga, presenta un testo unificato delle risoluzioni in titolo (vedi allegato 1).

  Il sottosegretario Silvia VELO esprime parere favorevole sul testo unificato delle risoluzioni in titolo presentato dalla deputata Mariastella Bianchi.

Pag. 74

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva all'unanimità il testo unificato delle risoluzioni in titolo, che assume il numero 8-00049.

7-00150 De Rosa: Sulle iniziative per limitare l'impatto ambientale dei diversi fattori antropici.
(Seguito discussione e rinvio).

  La Commissione prosegue la discussione della risoluzione, rinviata nella seduta del 1o aprile scorso.

  Tino IANNUZZI, presidente, ricorda che nella seduta del 1o aprile il rappresentante del Governo aveva espresso il parere sulla risoluzione in titolo – pronunciandosi, fra l'altro, in senso contrario sul terzo impegno e proponendo la riformulazione del primo impegno – e il deputato De Rosa, presentatore dell'atto di indirizzo, aveva chiesto un breve rinvio della discussione, al fine di poter approfondire compiutamente i contenuti del parere espresso dal Governo.

  Massimo Felice DE ROSA (M5S) manifesta la propria disponibilità a riformulare il primo e il terzo impegno della propria risoluzione nel senso di limitare la portata dell'obiettivo fissato nel primo impegno alle sole aree del Paese dove sussista una accertata sovracapacità degli impianti di termovalorizzazione, e di sostituire gli obiettivi fissati dal terzo impegno della risoluzione di un progressivo azzeramento delle discariche e della eliminazione di tutti gli inceneritori entro il 2020, con un più chiaro e semplice riferimento alla necessità di assicurare il conseguimento degli obiettivi fissati in materia di discariche e di inceneritori dalla normativa europea e dalla Relazione – approvata dal Parlamento europeo – sulla revisione del sesto programma d'azione in materia di ambiente e per la definizione delle priorità per il settimo programma. Su tale ipotesi di riformulazione del proprio atto d'indirizzo ritiene importante acquisire fin d'ora il parere del Governo e la posizione dei deputati degli altri gruppi parlamentari.

  Tino IANNUZZI, presidente, fa presente al deputato De Rosa che per facilitare un ordinato svolgimento dei lavori della Commissione è preferibile che egli proceda alla riformulazione della propria risoluzione presentando un nuovo testo e sottoponendolo alla discussione e al giudizio del Governo e di tutti i deputati della Commissione.

  Il sottosegretario di Stato Silvia VELO si dichiara pienamente d'accordo con quanto appena detto dal presidente della Commissione, riservandosi di esprimersi sull'ipotesi di riformulazione della risoluzione in titolo prospettata dal deputato De Rosa al momento della sottoposizione del nuovo testo all'attenzione della Commissione.

  Alessandro BRATTI (PD) riservandosi di esprimersi compiutamente sui contenuti della risoluzione in discussione al momento della sua eventuale riformulazione da parte del collega De Rosa, sottolinea in ogni caso che essa coglie solo una parte delle problematiche che sarebbe opportuno affrontare. In tal senso, a puro titolo esemplificativo, segnala che, quand'anche in astratto si convenisse sull'opportunità di limitare al massimo il funzionamento degli impianti di termovalorizzazione, nessuno potrebbe impedire ai gestori di tali impianti di procurarsi sul mercato e di utilizzare come combustibile quei rifiuti che all'epoca dell'ultima emergenza rifiuti in Campania vennero classificati come speciali e che, in quanto tali non sono sottoposti, a differenza dei rifiuti solidi urbani, al vincolo territoriale di smaltimento.

  Alessandro ZAN (SEL) dichiara di condividere pienamente le considerazioni svolte dal collega Bratti. Ritiene, infatti, inaccettabile che per effetto della richiamata possibilità legale di classificare come «rifiuti speciali» materiali che sostanzialmente sono «rifiuti solidi urbani» (oggetto di semplici attività di pre-trattamento industriale), Pag. 75di fatto, si vanifichino le politiche dirette a promuovere lo sviluppo della raccolta differenziata e l'industria del riciclo e del riuso dei materiali.

  Piergiorgio CARRESCIA (PD) nell'associarsi a quanto detto dal collega Bratti, invita il collega De Rosa a tenere conto, in sede di riformulazione del proprio atto d'indirizzo, delle questioni fin qui emerse dal dibattito.

  Massimo Felice DE ROSA (M5S) nel dare atto ai colleghi intervenuti della rilevanza di alcune delle problematiche sollevate, fa in ogni caso presente che la questione centrale resta quella di esprimersi chiaramente sull'opportunità o meno di formulare un indirizzo al Governo che indichi con chiarezza l'esigenza di andare verso una progressiva dismissione degli impianti di termovalorizzazione, a partire dalle regioni nelle quali si registra una sovracapacità produttiva di tali impianti.

  Filiberto ZARATTI (SEL) ritiene che le questioni poste dai colleghi Zan e Bratti siano di sicuro rilievo. Al tempo stesso, sottolinea l'esigenza che tali questioni siano affrontate nell'ambito della discussione della risoluzione in titolo, tenendo ferma la necessità di addivenire alla formulazione di un chiaro indirizzo a sostegno delle politiche per la raccolta differenziata dei rifiuti e per il riciclo degli stessi.

  Enrico BORGHI (PD), intervenendo per una precisazione, chiede al collega De Rosa se è sua intenzione o meno procedere alla riformulazione del proprio atto d'indirizzo, tenendo presente anche le questioni emerse dal dibattito.

  Massimo Felice DE ROSA (M5S) assicura che riformulerà il proprio atto di indirizzo.

  Tino IANNUZZI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.50.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 9 aprile 2014. — Presidenza del vicepresidente Tino IANNUZZI.

  La seduta comincia alle 14.50.

Decreto-legge 34/2014: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese.
C. 2208 Governo.

(Parere alla XI Commissione).
(Seguito esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato nella seduta del 1o aprile scorso.

  Raffaella MARIANI (PD), relatore, presenta una proposta di parere favorevole con osservazioni sul provvedimento (vedi allegato 2), che illustra sinteticamente.

  Massimo Felice DE ROSA (M5S) presenta una proposta di parere alternativa (vedi allegato 3).

  Tino IANNUZZI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che porrà prima in votazione la proposta di parere del relatore e che, in caso di sua approvazione, la proposta di parere alternativa dei deputati del gruppo M5S si intenderà preclusa e non sarà, pertanto, posta in votazione.

  La Commissione approva, quindi, la proposta di parere favorevole con osservazioni formulata dal relatore, risultando conseguentemente preclusa la proposta di parere alternativa presentata dai deputati del gruppo M5S.

  La seduta termina alle 14.55.

Pag. 76

DELIBERAZIONE DI RILIEVI

  Mercoledì 9 aprile 2014. — Presidenza del vicepresidente Tino IANNUZZI.

  La seduta comincia alle 14.55.

Schema di accordo di partenariato per l'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei nel periodo di programmazione 2014-2020.
Atto n. 86.

(Rilievi alla V Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di atto in titolo.

  Mariastella BIANCHI (PD), relatore, informa che la Commissione oggi avvia l'esame dello schema di accordo di partenariato per l'impiego – nel periodo di programmazione 2014-2020 – dei fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE), vale a dire i fondi della politica di coesione (Fondo europeo di sviluppo regionale, FESR; Fondo sociale europeo, FSE), nonché il Fondo europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Si tratta di un documento molto importante in quanto definisce la strategia, generale e settoriale, di impiego dei fondi destinati all'Italia nel prossimo ciclo di programmazione dei fondi europei. Lo schema di Accordo, predisposto dal Governo italiano in collaborazione con le competenti autorità regionali e locali – con le quali è organizzato un apposito partenariato – e in dialogo con la Commissione, è stato presentato alla Commissione europea il 9 dicembre 2013, per l'acquisizione di osservazioni e suggerimenti in merito alla strategia individuata e alla sua coerenza con le raccomandazioni espresse nei documenti elaborati dall'UE. La Commissione ha trasmesso le proprie osservazioni il 10 marzo 2014. Ricorda che il documento, sulla base di una disposizione inserita nella legge di stabilità 2014 (articolo 1, comma 246), prevede l'espressione delle competenti commissioni parlamentari.
  L'importanza del prossimo ciclo di programmazione e della necessità di un utilizzo efficace ed efficiente delle risorse emerge in primo luogo dal quadro delle risorse comunitarie assegnate all'Italia per i Fondi strutturali, in base a quanto comunicato dalla Commissione UE al Governo italiano con la lettera del 20 dicembre 2013: tali risorse, infatti, ammontano a 32,2 miliardi di euro (con un incremento rispetto ai 28,8 miliardi per la programmazione 2007-2013). Circa il 96,5 per cento delle risorse è destinato all'obiettivo «Investimenti in favore della crescita e dell'occupazione», ed in particolare, nell'ambito di tale obiettivo, alle regioni meno sviluppate, che restano la priorità fondamentale per la politica di coesione in Italia, per un importo pari a 22,3 miliardi di euro (corrispondente a circa il 72 per cento delle risorse complessive). Ai fini della politica di coesione, per l'Italia, oltre alle risorse comunitarie, vanno considerate, inoltre, le quote di cofinanziamento nazionale e regionale, nonché le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, il che porta a raggiungere un volume complessivo di risorse pari a 130 miliardi di euro.
  Prima di passare all'enucleazione dei contenuti del documento di interesse per la Commissione, rileva che l'Accordo di partenariato costituisce una proposta strategica nuova rispetto agli strumenti con cui si è proceduto all'utilizzo dei fondi europei per i precedenti cicli di programmazione. Il Documento, infatti, pur mantenendo una logica complessivamente unitaria nell'impostare le politiche territoriali, nazionali e comunitarie, si fonda su un impianto programmatorio che privilegia l'utilizzo delle risorse nazionali del Fondo sviluppo e coesione (FSC) per quei fabbisogni che implicano un impegno finanziario su grandi infrastrutture complesse e interventi ambientali di larga portata il cui percorso temporale può anche superare il ciclo di programmazione, concentrando invece i Fondi strutturali (che incorporano Pag. 77regole volte ad accelerarne l'utilizzo) sul rafforzamento e sviluppo del sistema delle imprese, e sull'attenzione alle persone: lavoro, capitale umano e inclusione sociale.
  Rinviando alla documentazione predisposta dagli uffici, passa di seguito a evidenziare gli obiettivi di rilevanza negli ambiti di competenza della Commissione e le altre questioni che possono rivestire un certo interesse.
  L'impostazione strategica definita per i Fondi strutturali e per il FEASR, è articolata su 11 obiettivi tematici, corrispondenti a quelli individuati dall'articolo 9 del Regolamento UE n. 1303/2013.
  Peraltro, prima di passare ad una seppur breve ricognizione del contenuto degli Obiettivi Tematici che più direttamente si riferiscono alle materie di competenza della Commissione, ritiene doveroso ricordare due fatti politicamente fondamentali.
  Il primo è che i fondi strutturali e di investimento europei rappresentano, mai come in questo momento, un'essenziale fonte d'investimento pubblico e una leva fondamentale per promuovere la ripresa del nostro sistema produttivo e per orientare lo sviluppo economico e sociale del Paese.
  Il secondo è che oggi più che mai è chiaro che non esistono credibili politiche di rilancio e di sostegno all'economia che non mettano al centro il paradigma fondamentale della sostenibilità ambientale.
  Come ha detto il Ministro Galletti la settimana scorsa presentando alla Commissione le linee programmatiche del nuovo Governo in materia di ambiente, «l'unico sviluppo possibile è quello che passa attraverso la declinazione in ogni settore produttivo della green economy, il ricorso sempre maggiore alle fonti rinnovabili, una nuova fiscalità ambientale che sposti il carico fiscale dal lavoro all'uso delle risorse, incentivando così le scelte sostenibili» Inoltre, «il ripristino e la valorizzazione degli ecosistemi, sia naturali che urbani, diventa sempre più il fondamento di un diverso modello economico e sociale, che viene declinato in profonde trasformazioni delle produzioni e dei consumi, basate su un più avanzato equilibrio tra pubblico e privato, tra beni disponibili e indisponibili, tra sfruttamento intensivo e salvaguardia delle risorse comuni.
  Sotto questo profilo, una programmazione e un uso chiaro e lungimirante dei fondi europei stanziati anche per gli altri Obiettivi Tematici, primi fra tutti quelli destinati alla ricerca e l'innovazione, una loro prioritaria destinazione agli interventi per riorientare in senso sostenibile i grandi settori dei trasporti, delle attività produttive, della ricerca e dell'innovazione, della stessa istruzione e formazione, sono passaggi fondamentali prima ancora che per il rafforzamento delle politiche ambientali per costruire un futuro di un futuro di sviluppo e di benessere per il nostro Paese.
  In tal senso, prima di passare al contenuto degli Obiettivi Tematici 5 (Clima e rischi ambientali) e 6 (Tutela dell'ambiente e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali), ritiene doveroso accennare almeno al contenuto dell’ Obiettivo tematico 4 (Energia sostenibile e qualità della vita) che è oggetto di specifica discussione presso la X Commissione.
  Nell'obiettivo tematico 4 sono allocati 4.323 milioni di euro, finalizzati alla costruzione della cosiddetta «comunità intelligente» (smart cities and communities) in ambito urbano e rurale.
  Il Documento governativo sottolinea dunque che la politica di coesione e la politica di sviluppo rurale dovranno concentrare le risorse sull'efficienza energetica, iniziando dalla riduzione dei consumi negli edifici e nelle strutture pubbliche o a uso pubblico. L'efficientamento energetico, da conseguire anche con l'integrazione di fonti rinnovabili di energia elettrica e termica, riguarderà anche le reti di illuminazione pubblica.
  Al contempo, per massimizzare le ricadute economiche a livello territoriale, la politica di coesione e quella dello sviluppo rurale incentiveranno il risparmio energetico nelle strutture e nei cicli produttivi anche tramite l'introduzione di innovazioni di processo e di prodotto e agevolando Pag. 78la sperimentazione e la diffusione di fonti energetiche rinnovabili per l'autoconsumo. Il sostegno alla produzione di energia nell'ambito delle politiche di coesione sarà principalmente orientata all'autoconsumo, ovvero la dimensione degli impianti dovrà essere commisurata ai fabbisogni energetici, e l'immissione in rete sarà incentivata solo nelle aree dove saranno installati sistemi di distribuzione intelligente dell'energia (smart grids).
  Nell'ambito dello sviluppo rurale, in aggiunta all'autoconsumo, la produzione di energia potrà costituire anche una forma di diversificazione del reddito, in particolare nel settore agricolo, agro-alimentare e forestale, attraverso lo sfruttamento sostenibile delle bioenergie (gestione attiva delle foreste, riutilizzazione dei residui dei processi produttivi agricoli e agro-alimentari). Ulteriore priorità è da attribuire agli impianti di energia solare, termica e fotovoltaica, ma a condizione che si tratti di interventi di piccola e media dimensione, che non consumino suolo.
  Sarà incentivata, inoltre, la valorizzazione energetica dei reflui zootecnici e delle altre deiezioni solide e liquide e dei residui delle filiere agricole e dell'agroalimentare, nonché di origine marina, in collegamento con i progressi ottenuti dalla ricerca. Sarà incentivata inoltre la valorizzazione delle biomasse forestali per l'approvvigionamento di piccoli e medi impianti per produzione combinata di calore ed energia.
  In relazione alla produzione di energia ottenuta, dovrà essere progettata la realizzazione e l'estensione di smart grids nelle aree rurali.
  Rientrano infine negli obiettivi di efficientamento energetico gli interventi di cogenerazione e trigenerazione, anche da fonte fossile, i cui benefici, insieme agli impatto derivanti dal risparmio energetico e alla costruzione di reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, miglioreranno la qualità dell'aria soprattutto dei centri urbani.
  All'obiettivo di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni inquinanti per il miglioramento della qualità dell'aria rispondono anche gli interventi sul potenziamento dei servizi di mobilità collettiva sostenibile e di infomobilità, sia all'interno delle aree urbane che tra aree urbane e aree rurali, da inserire in strumenti di pianificazione finalizzati a disincentivare l'utilizzo del mezzo individuale.
  Con la politica di coesione occorre potenziare, secondo il Governo, la competitività del sistema produttivo attraverso il sostegno alla green economy, secondo le priorità definite negli obiettivi tematici 1 e 3.
  Viene inoltre sottolineato che l'obiettivo tematico 4 contribuirà in misura significativa, ancorché non esclusiva, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti ed inquinanti, e che in tale ambito rileveranno tutti gli interventi di carattere silvicolo o agronomico, sostenuti con le apposite misure agricole e forestali (inclusa la gestione attiva delle foreste) tese a ridurre le emissioni di carbonio, ma anche a salvaguardare i depositi di carbonio e ad incrementare il suo sequestro.
  Fa, quindi, presente che, in relazione all'obiettivo tematico 4, la Commissione europea ha rilevato la mancanza di un'analisi approfondita della situazione attuale e delle sfide da affrontare per allinearsi alla strategia UE 2020 sulla crescita sostenibile, tenendo conto in generale della produzione e del consumo di energia, e non solo dell'elettricità. Analogamente, la Commissione critica la mancanza di un'analisi circa la distanza dell'Italia rispetto agli obiettivi di Europa 2020 in materia di emissioni di CO2, né un'analisi circa le esigenze e le potenzialità. Viene inoltre auspicato che tale analisi copra le sfide e il potenziale di riduzione delle emissioni per settore da varie fonti (ad es. le emissioni di metano), nonché questioni di cattura del carbonio, tenendo conto delle specificità territoriali. Ulteriore mancanza sottolineata riguarda l'analisi dell'esperienza maturata durante l'attuale periodo di programmazione.
  La Commissione obietta l'enfasi posta sui sistemi di illuminazione pubblica, che hanno un basso potenziale di risparmio energetico rispetto ad altri interventi. Tali Pag. 79interventi dovrebbero essere sostenuti solo all'interno di un progetto di riqualificazione urbana sostenibile.
  Occorre inoltre secondo la Commissione sviluppare la sezione relativa al rinnovo di edifici pubblici, e inserire gli interventi di riqualificazione energetica di scuole all'interno dell'OT 4 anziché nell'OT 10 (Istruzione).
  La Commissione richiede inoltre maggiori approfondimenti riguardo:
   al sostegno agli interventi di efficienza energetica nelle imprese;
   ai meccanismi di finanziamento adattati al settore dell'energia (ad esempio i servizi energetici e gli strumenti finanziari);
   alle priorità nella promozione delle fondi di energia rinnovabile;
   al sostegno delle bioenergie e ai potenziali impatti ambientali;
   al sostegno alla cogenerazione (i fondi non devono sostenere la realizzazione di nuovi impianti basati su combustibili fossili);
   allo sviluppo di reti intelligenti (i fondi non dovrebbero intervenire su infrastrutture di trasmissione ad alta tensione).

  Venendo, quindi, all'Obiettivo Tematico 5 (Clima e rischi ambientali), osserva anzitutto che in tale Obiettivo sono presentate da parte del Governo le linee di indirizzo strategico sul clima e sui rischi ambientali, finalizzate alla promozione di interventi e azioni per favorire l'adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi.
  La consapevolezza della condizione di fragilità del territorio in merito alle conseguenze degli eventi meteo-climatici o di origine sismica è alla base degli indirizzi contenuti nella Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che è stata sottoposta alla consultazione pubblica. Conseguentemente, il documento presenta i seguenti interventi raggruppati a seconda delle diverse finalità:
   1) riduzione del rischio idrogeologico e di erosione costiera:
    1.1) integrazione degli strumenti di mappatura dei rischi all'interno del piano di gestione previsto dalla direttiva 2007/60/CE, relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni, recepita dal D.Lgs. n. 49 del 2010;
   2) misure di adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione dei processi di desertificazione:
    2.1) gestione attiva del territorio, in cui il documento ricomprende interventi di forestazione, nonché «forme di agricoltura sostenibile», attraverso investimenti nelle imprese con finalità non produttive, nonché di manutenzione straordinaria delle reti di bonifica interaziendale;
    2.2) azioni agro-climatiche-ambientali e silvo-ambientali, finalizzate ad incentivare colture e pratiche agricole e zootecniche per la razionalizzazione di prelievi e consumi e per l'aumento di sostanza organica nel suolo, nonché azioni volte a contrastare gli effetti degli squilibri climatici. Tali azioni dovranno essere sostenute presso le imprese agricole e forestali con programmi di assistenza tecnico-economica, divulgazione delle informazioni, adeguamento della rete irrigua alle esigenze derivanti dai cambiamenti climatici. Il documento, inoltre, fa riferimento a ulteriori interventi volti a ridurre il rischio di desertificazione attraverso la necessità di garantire una disponibilità più diffusa di acqua a scopi irrigui. Ciò potrà dipendere, tra l'altro, dalla creazione di nuovi bacini di accumulo di piccola e media dimensione, dall'adozione, a livello aziendale, di varietà più resistenti agli stress idrici, da tecniche agricole mirate al risparmio dell'acqua e alla preservazione di una efficiente struttura del suolo, nonché da investimenti contro il rischio di salinizzazione delle falde, per evitare l'eccessivo sfruttamento delle stesse e favorire la diversificazione dell'approvvigionamento irriguo;Pag. 80
   3) riduzione del rischio incendi:
    3.1) gestione attiva delle superfici agricole e forestali (prevenzione e riduzione della propagazione del fuoco, corretta gestione delle superfici pascolive, soprattutto quelle adiacenti alle aree boscate, prevenzione e ripristino delle foreste danneggiate dagli incendi);
   4) riduzione del rischio sismico:
    4.1) definizione delle priorità di intervento per la messa in sicurezza degli edifici strategici, funzionali anche alla riduzione del rischio vulcanico, e la realizzazione di sistemi di prevenzione, attraverso l'individuazione delle zone più a rischio (studi di microzonazione sismica).
  In questo quadro il documento prospetta tre risultati attesi:
   la riduzione del rischio idrogeologico e di erosione costiera, finanziato con il FESR e il FEASR; come indicatori di risultato viene prospettata la popolazione esposta a rischio frane e a rischio alluvione per comune;
   la prevenzione e la mitigazione dei cambiamenti climatici, nonché la riduzione del rischio di desertificazione, finanziati con il FEASR; come indicatori di risultato vengono prospettate la superficie forestale e la superficie agricola sotto contratto agro-climatico-ambientale finalizzata a ridurre il rischio di desertificazione, alla riduzione di gas climalteranti ed inquinanti e al sequestro di carbonio (sul punto il documento precisa che l'indicatore non è attualmente disponibile con la necessaria disaggregazione territoriale). In proposito, la Commissione europea, nelle sue osservazioni informali di cui si parlerà nel prosieguo rileva, tra l'altro, che trattare il tema della mitigazione dei cambiamenti climatici nell'obiettivo tematico è inappropriato, in quanto tale obiettivo si riferisce all'adattamento, e che indicatori più pertinenti potrebbero essere «la percentuale di zone sotto stress idrico secondo l'indice di sfruttamento dell'acqua (Water Exploitation Index – Wei+) sviluppato assieme agli Stati membri nell'ambito della Strategia comune di attuazione della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE, recepita con il d.lgs. 152/2006), così come «la quantità di acqua utilizzata per l'irrigazione» (osservazione n. 144);
   la riduzione del rischio incendi e del rischio sismico finanziato con il FESR e il FEASR; come indicatori di risultato vengono prospettati la percentuale di superficie forestale percorsa dal fuoco e l'indice di rischio sismico per la vita umana.

  Merita segnalare quanto il documento del Governo afferma con riguardo all'esperienza dei due precedenti cicli di programmazione dei fondi europei laddove sottolinea che l'efficacia degli interventi, in generale, ma segnatamente nella prevenzione dei rischi ambientali, in assenza di una strategia generale è destinata a colmare i vuoti della politica ordinaria, soprattutto nel Mezzogiorno, con risultati modesti rispetto all'obiettivo finale.
  Per quanto concerne le risorse, nell'OT 5 vengono allocati complessivamente circa 2,7 miliardi (0,8 dal FESR e circa 1,9 miliardi dal FEASR).
  Dà quindi conto, di seguito, delle principali criticità rilevate da parte della Commissione europea a proposito dell'obiettivo tematico in questione.
  In primo luogo, la Commissione evidenzia che l'analisi delle disparità, delle esigenze di sviluppo e del potenziale di crescita sembra essere insufficiente a coprire interamente le esigenze di sviluppo e il potenziale di crescita dell'obiettivo tematico (osservazione 9) e che non tutti i principali rischi sono presi in considerazione (rischi industriali o incendi boschivi). Eventuali variazioni del fabbisogno idrico o dei rischi naturali non sono, inoltre, affrontati (osservazione n. 40). La Commissione raccomanda che l'accordo di partenariato si occupi di questioni di particolare gravità, quali l'erosione costiera, l'innalzamento del livello del mare e la prevenzione dei rischi naturali connessi (osservazione n. 42). La Commissione rileva che i dati non si estendono ai bisogni del settore agricolo, relativamente a fenomeni Pag. 81quali la desertificazione, gli eventi climatici estremi, gli incendi boschivi, l'erosione del suolo, le inondazioni (osservazione n. 41), e che risulterebbe, altresì, pertinente un riferimento all'utilizzo di razze e varietà agricole tradizionali (osservazione n. 43).
  Quanto agli obiettivi tematici e ai risultati attesi, la Commissione rileva che la scelta di allocare nell'obiettivo tematico un importo marginale di risorse dei Fondi ESI, ad eccezione di quelle rese disponibili dal FEASR, dovrebbe essere riesaminata, alla luce anche delle specificità dell'Italia come paese mediterraneo (osservazione n. 139). La Commissione fa presente, inoltre, che nell'obiettivo tematico potrebbero essere previste le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) concernenti la mitigazione e l'adattamento climatico, ad esempio i sistemi di allarme volti a prevenire inondazioni o ondate di calore (osservazione n. 143).
  Da ultimo, ai fini della valutazione dell'adempimento delle condizionalità ex ante, la Commissione precisa che una strategia nazionale sui mutamenti climatici è tuttora mancante e che le sue valutazioni saranno effettuate solo dopo che la valutazione nazionale dei rischi sarà stata completata e adottata, valutazione che dovrebbe essere correlata alla strategia di adattamento ai cambiamenti climatici (osservazione 286).
  Con riferimento all'Obiettivo Tematico in questione, fa presente che nel corso della XVII legislatura, i principali interventi per la difesa del suolo e la messa in sicurezza del territorio sono stati quelli contenuti nella legge di stabilità per il 2014. In particolare, per consentire il rapido avvio nel 2014 di interventi di messa in sicurezza del territorio, il comma 111 dell'articolo unico della legge n. 147 del 2013 destina ai progetti immediatamente cantierabili le risorse già esistenti (nel limite massimo di 1,4 miliardi di euro) e autorizza un finanziamento aggiuntivo di 180 milioni di euro per il triennio 2014-2016, così ripartito: 30 milioni per il 2014, 50 milioni per il 2015 e 100 milioni per il 2016.
  Il comma 7 del citato articolo unico destina quota parte (senza specificarne l'ammontare) delle risorse del FSC (Fondo Sviluppo e Coesione) al finanziamento degli interventi di messa in sicurezza del territorio, di bonifica di siti d'interesse nazionale e di altri interventi in materia di politiche ambientali. Si prevede, inoltre, che le risorse del Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio, con una dotazione finanziaria di 30 milioni di euro per il 2014, siano prioritariamente destinate ad interventi di messa in sicurezza del territorio (comma 379).
  Per quanto riguarda, infine, l'attività parlamentare in corso, segnala che le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XIII (Agricoltura) stanno esaminando alcuni progetti di legge volti alla valorizzazione delle aree agricole e al contenimento del consumo di suolo (A.A.C. 902, 948, 1176, 1909 e 2039). Ulteriori proposte di legge sulla tematica del consumo di suolo e la rigenerazione urbana sono, altresì, all'esame della Commissione ambiente (A.A.C. 70, 150, 392, 1050, 1128, 1322).
  Segnala, inoltre, che la V Commissione (Bilancio) ha avviato l'esame della proposta di legge n. 1233, volta ad escludere dai vincoli del patto di stabilità interno le spese sostenute dagli enti territoriali per interventi di messa in sicurezza, manutenzione e consolidamento di territori esposti a eventi calamitosi, nonché per interventi strutturali finalizzati ad agevolare la riduzione del rischio sismico, idraulico e idrogeologico, per minimizzare gli impatti sulla popolazione di eventi calamitosi.
  Sottolinea, infine, che la VIII Commissione ha recentemente avviato l'esame del disegno di legge recante disposizioni per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (collegato alla legge di stabilità 2014 – A.C. 2039), che reca una serie di misure in materia ambientale, tra le quali specifiche disposizioni in materia di difesa del suolo.
  Venendo, poi, all'Obiettivo Tematico 6 (Tutela dell'ambiente e valorizzazione delle risorse culturali e ambientali), fa Pag. 82presente anzitutto che il documento del Governo divide l'obiettivo in due filoni principali di interventi finalizzati:
   a garantire servizi essenziali per i cittadini, in particolare quelli di gestione dei rifiuti e delle risorse idriche;
   a tutelare e promuovere il patrimonio naturale e culturale e a rafforzare il sistema turistico.

  Con riferimento al primo filone di intervento, osserva che, secondo il documento, il miglioramento della quantità e qualità dei servizi ambientali, segnatamente gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, rappresenta una politica da perseguire su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto nel Mezzogiorno dove le distanze dagli standard minimi di servizio sono più elevati e dove gli sforzi della programmazione 2007-2013 non hanno portato ai risultati attesi.
  Gli interventi ritenuti prioritari in questi settori sono sostanzialmente due: da un lato la definizione di nuovi assetti di governance, dall'altro l'introduzione di sistemi tariffari stabili e certi e capaci di razionalizzare gli usi.
  Con riferimento alla gestione dei rifiuti, l'obiettivo è quello di ridurne quantità e pericolosità, seguendo le priorità indicate dalla gerarchia europea di gestione dei rifiuti che privilegia la prevenzione e considera come opzione residuale lo smaltimento in discarica. In quest'ottica, secondo il documento del Governo, occorre:
   per i rifiuti urbani, favorire l'innovazione dei processi produttivi per generare meno rifiuti durante tutta la vita del prodotto, nonché promuovere modalità di consumo che minimizzino l'utilizzo degli imballaggi;
   per i rifiuti speciali, favorire il recupero dei materiali e la diminuzione dello sfruttamento di materie prime mediante la creazione di reti di riutilizzo e di riparazione e di impianti a servizio di sistemi e imprese.

  Riguardo ai siti contaminati, viene auspicato un intervento della politica di coesione per la loro bonifica ed il recupero a fini produttivi, favorendo così occupazione e riduzione del consumo di suolo.
  Con riferimento alle risorse idriche viene ritenuto prioritario un potenziamento delle infrastrutture per conseguire maggiore efficienza del servizio idrico integrato, un più razionale utilizzo delle risorse e il riutilizzo delle acque trattate nei settori agricolo e industriale. In particolare, occorre ammodernare le reti di adduzione e distribuzione soprattutto per ridurre le perdite, nonché approntare un efficace monitoraggio della gestione.
  Quanto alle osservazioni della Commissione europea, fa presente che, riguardo alla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, la Commissione UE critica (osservazioni nn. 44, 49 e 52) la mancanza di un'analisi del deficit da colmare e sui risultati della programmazione in corso.
  Osservazioni specifiche (nn. 46-48) vengono poi avanzate riguardo l'assenza di analisi circa la situazione dell'ambiente marino e costiero, sulle politiche della pesca e, relativamente all'irrigazione, la mancanza di indicazioni sulle necessità di intervento differenziate per zone geografiche (anche alla luce di un eventuale programma nazionale).
  Infine, per quanto riguarda le politiche nazionali messe in campo in questo settore, ricorda che, relativamente all'obiettivo di migliorare la governance dei settori idrico e dei rifiuti, la normativa emanata nel corso della presente legislatura non ha adottato alcuna innovazione. Le proroghe disposte dall'articolo 13 del decreto-legge n. 150/2013 hanno anzi allungato i tempi entro i quali il comparto si sarebbe dovuto adeguare alla disciplina dei servizi pubblici locali introdotta dal decreto-legge n. 179/2012. In particolare l'articolo 13 consente fino al 31 dicembre 2014, a specifiche condizioni, la prosecuzione di gestioni di servizi non conformi agli orientamenti dell'Unione europea, che dovevano invece cessare entro il 31 dicembre 2013; inoltre sposta nel tempo, fino al 31 dicembre 2014, gli effetti della mancata Pag. 83istituzione o designazione di enti di governo di ambiti o bacini ottimali per lo svolgimento di servizi a rete, che doveva essere effettuata entro il 30 giugno 2012.
  Quanto al servizio di gestione dei rifiuti, segnala, invece, l'emanazione dei criteri ambientali minimi per il suo affidamento, dettati dal recente decreto ministeriale Ambiente 13 febbraio 2014.
  Con riferimento all'esigenza di introdurre sistemi tariffari stabili e certi e capaci di razionalizzare gli usi, ricorda che nel corso della legislatura è stata riformata nuovamente la disciplina relativa alla tassazione del servizio rifiuti, mediante la sostituzione della TARES con la TARI (operata dalla legge di stabilità 2014).
  Dal 1o gennaio 2014 è inoltre entrato in vigore il nuovo metodo tariffario idrico approvato dall'Autorità per l'energia elettrica il gas ed il sistema idrico (AEEGSI), che i vari Enti d'ambito o gli altri soggetti competenti dovranno utilizzare per la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato per gli anni 2014 e 2015. Le regole sono contenute nella delibera 27 dicembre 2013, n. 643/2013/R/IDR che sostituisce il «metodo transitorio» definito dall'Autorità per il 2012 e 2013 (delibera 28 dicembre 2012 585/2012/R/IDR), dopo che il referendum di giugno 2011 abrogando in parte l'articolo 154, comma 1, del D.Lgs. 152/2006, aveva eliminato dai principi per la determinazione della tariffa quello dell’«adeguatezza della remunerazione del capitale investito» dal gestore. con deliberazione 27 dicembre 2013, n. 643/2013/R/IDR.
  In materia di risorse idriche, sottolinea che l'articolo 1, comma 112, della legge di stabilità 2014 ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente, un Fondo per il finanziamento di un piano straordinario di tutela e gestione della risorsa idrica, con una dotazione di complessivi 90 milioni di euro per il triennio 2014-2016.
  Segnala, infine, il comma 7 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2014 che destina quota parte delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) al finanziamento degli interventi di messa in sicurezza del territorio, di bonifica di siti di interesse nazionale (SIN), e di altri interventi in materia di politiche ambientali, nonché la nuova disciplina per la bonifica dei SIN dettata dall'articolo 4 del decreto-legge n. 145/2013 (c.d. destinazione Italia).
  Tornando alle osservazioni della Commissione europea, fa presente che la Commissione UE sottolinea (osservazioni nn. 152 e 247) che le allocazioni del FESR all'interno dell'OT6 sembrano eccessivamente sbilanciate verso il patrimonio culturale/naturale, mentre la copertura degli interventi ambientali necessari, cui secondo la Commissione occorre dare priorità, potrebbe essere insufficiente.
  Viene poi osservato (nn. 153-154) che l'Accordo dovrebbe esplicitare che gli investimenti per la realizzazione di infrastrutture di base per la gestione delle acque e dei rifiuti da parte del FESR saranno limitati alle regioni meno sviluppate.
  Quanto agli investimenti per la gestione dei rifiuti e delle acque, la Commissione richiede (osservazioni nn. 159 e 163) che siano forniti criteri chiari di demarcazione tra il FESR, il FEASR e il FEAMP. Viene altresì ricordato, in materia di risorse idriche (osservazione n. 160), che il FESR non deve finanziare le operazioni di monitoraggio, ma piuttosto l'infrastrutturazione.
  In materia tariffaria la Commissione richiede l'adozione di strumenti adeguati a garantire il principio «chi inquina paga», il recupero dei costi per tutti gli impieghi dell'acqua, nonché l'incentivazione all'uso efficiente delle risorse idriche (osservazioni nn. 263 e 287).
  La Commissione inoltre segnala criticità (osservazioni nn. 287-288) relative alle carenza della pianificazione nei bacini idrici e all'inadeguatezza di alcuni piani regionali di gestione dei rifiuti.
  La Commissione auspica (osservazioni n. 161 e 166) un maggiore dettaglio di analisi per questioni come la qualità del suolo, dell'aria, della gestione foreste e lo sfruttamento sostenibile delle acque marine e delle zone costiere.Pag. 84
  Sul tema delle bonifiche la Commissione (osservazione n. 162) richiede l'indicazione delle condizioni che saranno applicate per il finanziamento degli investimenti.
  Quanto alle politiche nazionali, aggiunge che, relativamente alla pianificazione nei settori delle acque, appaiono particolarmente importanti le disposizioni contenute nel cosiddetto «Collegato ambientale» (articolo 22 dell'A.C. 2093). In materia di rifiuti, segnala invece che, in attuazione dell'articolo 29 della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE), il Ministero dell'ambiente ha emanato il decreto direttoriale 7 ottobre 2013 di adozione e approvazione del Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (PNPR) che individua specifici obiettivi di prevenzione al 2020.
  Ricorda, altresì, che sono in corso di esame presso la VIII Commissione le risoluzioni 7/00185 e 7/00195, volte a impegnare il Governo a destinare le risorse disponibili nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali ad alcuni interventi in materia ambientale, tra i quali la messa in sicurezza del territorio e la bonifica dei siti inquinati.
  Quanto, infine, all'Obiettivo Tematico 7 (Mobilità sostenibile di persone e merci), all'attenzione della IX Commissione, si limita a segnalare che a tale Obiettivo Tematico sono destinati 1.696.000.000 euro ricavati dal FESR, interamente destinati alle regioni meno sviluppate. Segnalo, inoltre, che l'Accordo di partenariato si concentra, con riferimento alla descrizione della situazione attuale per quel che concerne mobilità sostenibile di persone e di merci, sulla situazione del trasporto pubblico locale (TPL). Al riguardo viene evidenziato che la domanda effettiva di TPL mostra una dinamica complessiva positiva tra il 2005 e il 2011, con incrementi notevoli al Centro-nord (Piemonte, Lombardia, Trento e Bolzano, Lazio), cui fa però fronte una riduzione in alcune regioni del Mezzogiorno (Campania, Calabria e soprattutto Sicilia).
  L'utilizzo del TPL rimane comunque inferiore rispetto alla media europea.
  L'offerta potenziale (misurata come migliaia di posti-km disponibili per l'insieme dei mezzi di superficie e delle linee metropolitane per abitante) è nelle regioni del Mezzogiorno in media inferiore a quella del Centro-Nord. Anche le aree a maggior densità urbana raggiungono livelli di copertura dell'utenza molto distanti rispetto a Lombardia, Lazio, Piemonte e Veneto.
  In generale le debolezze del sistema trasportistico italiano sono indicate nello sbilanciamento modale, nei livelli di sicurezza e nelle esternalità ambientali negative.
  In questo quadro il documento prospetta cinque risultati attesi:
   il potenziamento dell'offerta ferroviaria e la qualificazione del servizio (completamento infrastrutture ferroviarie e miglioramento interoperabilità), da finanziare attraverso il FESR; come indicatori di risultato sono previsti l'incremento della capacità potenziale treni/giorno e la riduzione dei tempi di percorrenza;
   l'aumento della competitività del sistema portuale e interportuale (anche con riferimento all'ottimizzazione della filiera procedurale anche doganale e il miglioramento dell'interoperabilità dei supporti tecnologici), da finanziare attraverso il FESR e il FEAMP; come indicatori di risultato sono previste le tonnellate di merci sbarcate e imbarcate per tipologia di traffico e l'efficienza dei processi autorizzativi;
   l'integrazione modale e il miglioramento dei collegamenti multimodali, da finanziare attraverso il FESR; come indicatori di risultato sono previsti il traffico ferroviario generato da porti, interporti e aeroporti;
   il rafforzamento delle connessioni con la rete globale delle aree rurali, delle aree interne ed insulari (con riferimento anche alla continuità territoriale), da finanziare attraverso il FESR; come indicatori di risultato è previsto l'indice di accessibilità (il tempo di percorrenza verso i nodi urbani per tipologia di area);Pag. 85
   l'ottimizzazione del sistema aeroportuale, con il contributo alla realizzazione del cielo unico europeo, da finanziare attraverso il FESR; come indicatori di risultato sono previsti il numero di passeggeri e le tonnellate cargo.

  Quanto alle osservazioni della Commissione UE, si limita a riferire che sull'Obiettivo Tematico in questione la Commissione europea ha rilevato tra le altre le seguenti criticità:
   l'analisi della situazione attuale è definita «sostanzialmente inesistente»;
   si ritiene necessaria l'adozione di un piano generale per i trasporti che consenta la verifica del rispetto delle condizionalità ex ante in materia stabilite dal regolamento (UE) n. 1303/2013; le condizionalità ex ante connesse con l'obiettivo tematico in commento sono: 1) esistenza di uno o più piani o quadri generali per gli investimenti in materia di trasporti conformemente all'assetto istituzionale degli Stati membri (compreso il trasporto pubblico a livello regionale e locale); 2) l'esistenza nell'ambito di tali piani di una sezione specifica dedicata allo sviluppo delle ferrovie, 3) l'esistenza nell'ambito di tali piani di una sezione specifica sulla navigazione interna e sul trasporto marittimo, sui porti, i collegamenti multimodali e le infrastrutture aeroportuali.
   non viene ritenuto chiaro in che modo l'Italia intenda combinare l'utilizzo delle risorse FESR con quelle del Connecting Europe Facility;
   si ritiene che l'obiettivo specifico del rafforzamento delle connessioni tra rete globale e aree rurali dovrebbe essere meglio specificato, e affidato al cofinanziamento del FEASR e non del FESR;
   si ritiene che gli aeroporti non dovrebbero essere finanziati, pur prendendo in considerazione il finanziamento di interventi per il miglioramento dei collegamenti delle infrastrutture di trasporto sostenibile tra aeroporti e centri urbani di riferimento;
   si invita a menzionare l'estensione del sistema ERTMS alla rete ferroviaria nazionale del Sud Italia;
   si invita ad indicare iniziative precise in merito allo sportello unico doganale.

  Infine, fa presente che l'impostazione strategica dello schema di Accordo contiene una espressa strategia territoriale in due ambiti specifici (quello delle «aree interne» e quello delle «città»), di grande interesse per l'VIII Commissione, che non si limita solo a definire tipologie di territorio di intervento, ma che identifica anche i contenuti principali dei risultati da perseguire.
  Per le aree interne, in particolare, definite come quelle aree più lontane dai servizi di base, la strategia generale va interpretata come un disegno per la competitività sostenibile al fine di contrastare nel medio periodo il declino demografico che le caratterizza. La strategia prevede interventi integrati/progetti d'area da definire considerando sia gli aspetti di promozione di sviluppo locale, sia quelli relativi al riequilibrio dei servizi di base per le collettività.
  Per le città (agenda urbana), che acquisiscono una nuova centralità nel ciclo di programmazione 2014-2020, la strategia generale ha un'impostazione di competitività, sostenibilità e di inclusione sociale. Essa prevede tre ambiti operativi elettivi dedicati alla promozione di servizi per i cittadini e per gli utilizzatori delle città (nell'ambito degli obiettivi 2, 4 e 6), di inclusione sociale per gruppi e sub-territori a particolare fragilità socio economica (obiettivo 9) e di rilancio della funzione di motore di sviluppo delle città, in particolare per i servizi avanzati, per il collegamento urbano-rurale e per le filiere innovative di produzione che possono trovare collocazione in area urbana (obiettivo 3). Particolare importanza, ai fini dell'attuazione dell'Agenda urbana, rivestono le azioni integrate in considerazione di quanto disposto dall'articolo 7.1 del regolamento relativo al FESR, che stabilisce il sostegno allo sviluppo urbano sostenibile Pag. 86attraverso «strategie che prevedono azioni integrate per far fronte alle sfide economiche, ambientali, climatiche, demografiche e sociali che si pongono nelle aree urbane». Di questa tematica la Commissione ha avuto modo di discutere in occasione della presentazione dell'8o Rapporto sull'attuazione della «legge obiettivo», predisposto dal Servizio Studi della Camera in collaborazione con l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (AVCP) su mandato dell'VIII Commissione, in quanto uno degli approfondimenti del rapporto è proprio dedicato ai finanziamenti destinati ai sistemi urbani dalla «legge obiettivo» ai fondi europei, considerato che proprio a questi sistemi sono state negli anni destinate molteplici risorse. L'Agenda urbana dovrà integrare in maniera sostanziale le politiche ordinarie, anche nell'ambito di strumenti di pianificazione e/o programmazione vigenti, rafforzandole per assicurare il conseguimento dei risultati attesi nel periodo di programmazione. La nuova programmazione dei fondi strutturali europei offre, pertanto, un'importante occasione per mettere a sistema una serie di interventi e definire una politica integrata per le aree urbane.
  In conclusione, si riserva di presentare una proposta di parere alla luce del dibattito che si svolgerà in Commissione.

  Tino IANNUZZI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia ad altra seduta il seguito dell'esame.

  La seduta termina alle 15.05.

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