TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 270 di Mercoledì 23 luglio 2014

 
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MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL PROLUNGAMENTO DEL CORRIDOIO BALTICO-ADRIATICO E PER L'AMMODERNAMENTO DELLA LINEA FERROVIARIA SULLA DORSALE ADRIATICA

   La Camera,
   premesso che:
    nell'ambito della programmazione finanziaria pluriennale per il periodo 2014-2020, la Commissione europea ha annunciato, tra le sue proposte di regolamenti per collegare l'Europa, la creazione di un nuovo strumento a livello europeo per finanziare le infrastrutture prioritarie per l'Unione europea in diversi settori, tra i quali quello dei trasporti;
    in particolare, questo nuovo strumento, denominato «Meccanismo per collegare l'Europa», sosterrà le infrastrutture aventi una dimensione europea e a livello del mercato unico, indirizzando il sostegno dell'Unione europea alle reti prioritarie che devono essere realizzate entro il 2020 e per le quali si giustifica maggiormente un'iniziativa a livello europeo;
    tale strumento disporrà di una dotazione di 50 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, di cui saranno assegnati al settore dei trasporti 31,7 miliardi di euro, 10 miliardi di euro dei quali specificamente destinati ad investimenti in infrastrutture collegati ai trasporti ammissibili nell'ambito del fondo di coesione. Assieme al «Meccanismo per collegare l'Europa», sono stabilite le priorità per il finanziamento europeo delle infrastrutture di trasporto;
    tra i richiamati regolamenti per collegare l'Europa, la «proposta di regolamento del Parlamento europeo e Consiglio sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti», al punto 3.3, precisa che «lo sviluppo coordinato di una rete transeuropea dei trasporti per sostenere i flussi di traffico all'interno del mercato unico europeo e la coesione economica, sociale e territoriale all'interno dell'Europa esige che vengano prese iniziative a livello dell'Unione europea, in quanto esse non possono essere prese individualmente dai singoli Stati membri. Ciò è particolarmente vero per le tratte transfrontaliere»;
    tale proposta è orientata alla realizzazione, entro il 2050, di uno spazio unico europeo dei trasporti, basato su una rete di trasporto completa, interconnessa ed intermodale, che coinvolge le infrastrutture ferroviarie, marittime, aeree e viarie di tutti gli Stati membri, capace di contribuire al miglioramento della libera circolazione di merci, servizi e persone, sia all'interno degli stessi Stati membri, sia tra di loro, sia con i Paesi confinanti, favorendo in tal modo la coesione economica, sociale e territoriale;
    nella proposta è previsto un aumento delle risorse europee per la realizzazione della rete transeuropea dei trasporti Ten-T, nonché un aumento delle quote di cofinanziamento variabile dal 20 al 40 per cento, a seconda che si tratti di progetti di interesse comune, legati alla rete centrale o transfrontalieri della rete prioritaria;
    tra i progetti viene introdotta la tratta Napoli-Bari-Lecce-Taranto nell'ambito del corridoio 5 Helsinki-La Valletta;
    con particolare riferimento al trasporto ferroviario, gli organi europei hanno previsto requisiti specifici. In particolare, è fatto obbligo agli Stati membri di garantire che l'infrastruttura ferroviaria sia conforme alle norme europee in materia di interoperabilità, scartamento, elettrificazione, linee percorse da treni merci convenzionali, prestando particolare attenzione all'impatto del rumore causato dal trasporto ferroviario;
    nella seduta del 18 gennaio 2012 della 8a Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) del Senato della Repubblica è stata approvata la risoluzione, doc. XVIII, n. 125, con la quale si è espresso parere favorevole alla richiamata «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (n. COM(2011)650 definitivo)», osservan- do, tuttavia, tra l'altro, che in previsione «di una rapida approvazione, da parte dell'Unione europea, della macroregione adriatico-ionica, sollecitata dalle mozioni recentemente approvate all'unanimità dal Senato» nella seduta dell'11 gennaio 2012, «si ritiene opportuno un supplemento di istruttoria svolta a livello di Unione europea sulla metodologia applicata per la definizione dei tracciati, affinché, nelle attività di verifica che si andranno a realizzare entro il 2020, la prosecuzione del corridoio Baltico-Adriatico (n. 1) lungo la dorsale adriatica comprenda la direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce, in quanto tale prosecuzione costituisce elemento centrale per il sistema dei collegamenti all'interno della Macroregione e per il successo della stessa. Essa è di fondamentale importanza anche alla luce del fatto che nella nuova rete centrale non è più previsto il vecchio corridoio n. 8 Bari-Varna, che svolgeva un ruolo strategico nel collegamento tra le regioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo e le regioni balcaniche»;
    la realizzazione della linea alta velocità/alta capacità sull'intera dorsale adriatica è indubbiamente riconducibile alla strategia della macroregione adriatico-ionica, la quale rappresenta senz'altro un'opportunità per il nostro Paese di prendere parte a quel grande processo di coesione europeo già avviato con successo in Europa con l'approvazione delle strategie macroregionali del Danubio e del Baltico, quali strumenti innovativi per le politiche di coesione e cooperazione territoriale tra Stati e regioni ai fini del conseguimento di obiettivi comuni di sviluppo;
    il prolungamento del corridoio baltico-adriatico (n. 1) ha un'importanza strategica per l'Italia perché consentirebbe un collegamento, ad elevati standard di qualità, tra il Mare del Nord ed il Mare Adriatico, favorendo, altresì, il collegamento tra i diversi distretti produttivi e le aree portuali dell'Adriatico, in modo da incentivare le attività logistiche a sostegno della produzione e dell’export, intercettando le aree a forte sviluppo dell'Est e del Nord-Est Europa, facendo del Mediterraneo e dell'Italia una grande piattaforma logistica e il baricentro dei traffici commerciali tra l'oriente e l'occidente;
    nelle conclusioni del Consiglio europeo del 13/14 dicembre 2012, il Consiglio ha individuato il 2014 come termine entro il quale dovrà essere presentata, a cura della Commissione europea, la nuova strategia dell'Unione europea per la regione adriatica e ionica, rinviando alle conclusioni dello stesso Consiglio di giugno 2011 ove si invitavano gli Stati membri a proseguire i lavori, in cooperazione con la Commissione europea, sulle future strategie macroregionali, in particolare per la regione adriatica e ionica;
    nella stesse conclusioni, il Consiglio, approvando la strategia macroregionale danubiana, ha invitato la Commissione europea a garantire lo sviluppo di connessioni infrastrutturali tra le macroregioni esistenti e quelle in via di definizione;
    la dorsale adriatica risulta carente di un'adeguata infrastrutturazione che supporti la linea ad alta velocità/alta capacità, diversamente da altre regioni, soprattutto del Nord, servite, invece, da collegamenti ferroviari veloci ed efficienti;
    la mobilità su ferro risulta essenziale non solo per garantire un servizio ai passeggeri e un celere trasporto di merci, ma soprattutto quale strumento di coesione territoriale crescita e competitività;
    l'adeguamento dell'infrastruttura ferroviaria lungo la direttrice Milano-Lecce risulta indispensabile per il rilancio di una zona ad alto potenziale economico, anche in vista della prossima strategia macroregionale, oltre che necessario per colmare il gap tra le regioni del litorale adriatico sprovviste della linea ad alta velocità/alta capacità e quelle che, invece, ne beneficiano, in modo da garantire le stesse opportunità, in termini di crescita e competitività, a tutto il territorio nazionale,

impegna il Governo:

   in prospettiva dell'approvazione della macroregione adriatico-ionica, ad assumere ogni iniziativa in sede europea per promuovere il prolungamento del corridoio baltico-adriatico (n. 1) lungo la direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce, che costituisce un elemento strategico tra i diversi poli produttivi e le aree portuali dell'Adriatico, capace di rendere l'Italia il baricentro dei traffici commerciali tra l'oriente e l'occidente, nonché fra i Paesi del Nord Europa e le nuove economie che si affacciano sul Mediterraneo;
   ad individuare le misure necessarie a garantire un'adeguata programmazione in favore di progetti indirizzati all'ammodernamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica, con particolare riferimento alla direttrice Milano-Lecce, in considerazione della programmazione delle risorse dell'Unione europea per il periodo 2014-2020, nel quadro delle grandi reti transeuropee, nonché in vista della prossima approvazione della strategia macroregionale adriatico-ionica.
(1-00134)
«Ginefra, Palese, Leone, Matarrese, Fratoianni, Cera, Pisicchio, Duranti, Ricciatti, Quaranta, Matarrelli, Sannicandro, Melilla, Pannarale, Cassano, Capone, Amendola, Amato, Sisto, Michele Bordo, Piepoli, Lodolini, Laforgia, Pelillo, Mongiello, Distaso, Fucci, Boccia, Losacco, Luciano Agostini, Grassi, Ventricelli, Carbone, Mariano, Tullo, Castricone, Dorina Bianchi».
(3 luglio 2013)

   La Camera,
   premesso che:
    la macroregione, così come definito dalla Commissione europea, è «un'area che include territori di diversi Paesi o regioni associati da una o più sfide e caratteristiche comuni (...) geografiche, culturali, economiche o altro»; è, dunque, una strategia multilivello e multisettoriale che contribuisce all'europeizzazione del continente e allo sviluppo territoriale, travalicando i limiti dettati dai confini nazionali e coinvolgendo, in più settori, gli attori operanti a tutti i livelli;
    le esperienze realizzate nell'ambito delle strategie macroregionali esistenti, la strategia dell'Unione europea per la regione del Mar Baltico e la strategia europea per la regione del Danubio testimoniano l'importanza delle iniziative di cooperazione regionale per promuovere la stabilità politica e la prosperità economica;
    a partire dal 2015 sarà operativa la macroregione adriatico-ionica, nota anche come iniziativa Eusair (European union strategy for adriatic and ionic region), il cui obiettivo generale è promuovere una prosperità economica e sociale sostenibile mediante la crescita e la creazione di posti di lavoro e il miglioramento dell'attrattività, della competitività e della connettività dei territori;
    l’Eusair, che interessa le regioni di quattro Stati membri (Italia, Slovenia, Croazia e Grecia) e di quattro Paesi vicini dei Balcani occidentali (Albania, Montenegro, Serbia, Bosnia e Erzegovina), è uno spazio funzionale definito dai bacini dei mari Adriatico e Ionico e comprende anche le zone terrestri e costiere considerate come sistemi interconnessi, in cui il movimento di beni, servizi e persone è estremamente elevato, considerato gli oltre 70 milioni di residenti nell'area;
    il piano d'azione che accompagna la strategia adriatico-ionica presenta un elenco di priorità, tra le quali figurano il potenziamento delle reti di trasporto ed energia coerentemente con gli obiettivi della strategia 2020 che si fonda sull'approccio integrato tra potenziamento del mercato e cambiamento climatico;
    la macroregione adriatico-ionica presenta un notevole deficit da un punto di vista infrastrutturale, specialmente tra gli Stati membri dell'Unione europea di antica data, con conseguente scarsa accessibilità. La rete ferroviaria, in particolare, va urgentemente ristrutturata attraverso la rimozione delle strozzature e il ripristino delle connessioni mancanti, al fine di garantire una migliore gestione del traffico e un potenziamento della capacità;
    il collegamento tra il Mediterraneo orientale ed il Baltico, grazie alla realizzazione del corridoio baltico-adriatico, consentirebbe di ridurre di circa quattro giorni i tempi di trasporto delle merci rispetto al tradizionale percorso via Rotterdam e di collegare dunque l'Oceano Indiano, attraverso Suez, con il Golfo di Finlandia;
    la creazione di reti infrastrutturali efficienti per i trasporti, unitamente agli investimenti nel campo delle reti transeuropee, rappresenta uno degli obiettivi principali della programmazione 2014-2020, come dimostra la creazione del meccanismo per collegare l'Europa, di cui al regolamento n. 1316 del 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, che determina una dotazione finanziaria di circa 33 miliardi di euro, dei quali oltre 26 destinati al settore dei trasporti;
    il libro bianco sui trasporti del marzo 2011 individua dieci obiettivi, suddivisi in tre capitoli, per un sistema dei trasporti competitivo ed efficiente sul piano delle risorse. All'interno del capitolo «Ottimizzare l'efficacia delle catene logistiche multimodali, incrementando tra l'altro l'uso di modi di trasporto più efficienti sotto il profilo energetico» sono elencati 4 obiettivi, tra i quali, in particolare, il numero 3 che auspica che entro il 2030, sulle percorrenze superiori a 300 chilometri, il 30 per cento del trasporto di merci su strada venga trasferito verso altri modi, quali la ferrovia o le vie navigabili, e che tale percentuale arrivi al 50 per cento nel 2050;
    il libro bianco di cui sopra indica come obiettivo primario il perseguimento del buon funzionamento del mercato interno e il rafforzamento della coesione sociale, territoriale ed economica, al fine di consentire una mobilità senza ostacoli e sostenibile, soprattutto da un punto di vista ambientale, delle persone e delle merci, permettendo l'accessibilità e la connettività a tutte le regioni dell'Unione europea;
    all'interno del capitolo «Migliorare l'efficienza dei trasporti e dell'uso delle infrastrutture mediante sistemi d'informazione e incentivi di mercato» afferente sempre al libro bianco sui trasporti è contenuto l'obiettivo numero 9, che fissa per il 2020 l'obiettivo di dimezzamento delle vittime nel trasporto su strada;
    è noto che lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti non può prescindere dal ripristino e dall'ammodernamento delle infrastrutture di trasporto esistenti, ove per ripristino è da intendersi quel processo volto al conseguimento dei parametri originali di costruzione delle strutture esistenti dell'infrastruttura ferroviaria associato ad un miglioramento duraturo della loro qualità rispetto allo stato in cui si trovano;
    lo sviluppo delle reti, l'implementazione dei nodi e delle vie di collegamento deve sempre avvenire nel rispetto dei territori, ovvero garantendo la sostenibilità degli interventi da un punto di vista ambientale e paesaggistico;
    il buon funzionamento delle infrastrutture, oltre a garantire competitività all'Europa, è essenziale per il raggiungimento dei cinque obiettivi delineati della strategia «Europa 2020», ovvero: innalzamento al 75 per cento del tasso di occupazione; aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo; riduzione delle emissioni di gas serra del 20 per cento; riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce; lotta alla povertà e all'emarginazione;
    l'ammodernamento e l'adeguamento della dorsale adriatica, con particolare riferimento alla direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce, consentirebbero di agevolare ancor più il processo di collegamento tra il Mediterraneo orientale ed il Baltico e di garantire spostamenti più veloci ed efficienti di persone e merci, sempre in linea con gli obiettivi delineati nella strategia «Europa 2020» e nel libro bianco dei trasporti;
    l'infrastruttura ferroviaria delle regioni meridionali del Paese, in particolare della Puglia, del Molise, dell'Abruzzo e della Basilicata, versa in uno stato di degrado e precarietà che rischia di rallentare, se non impedire, il reale sviluppo di tutte le potenzialità intrinseche nella costituzione della macroregione adriatico-ionica;
    la linea ferroviaria adriatica è tutt'oggi caratterizzata, in due tratti, dal binario unico: uno di 37 chilometri tra Termoli e Lesina ed il secondo di un chilometro a nord della stazione ferroviaria di Ortona;
    il raddoppio della linea Termoli-Lesina risulta coerente con gli obiettivi dei principali strumenti di programmazione, collocandosi tra gli interventi previsti nel progetto «corridoio adriatico» (1999), che, a sua volta, è richiamato a livello comunitario dal programma di sviluppo e di integrazione delle reti di collegamento con i Paesi CEEC e CIS affiancato al programma Ten-T (Trans-European network for trans);
    i trasporti ed i collegamenti sono la base per lo sviluppo di territori a vocazione turistica, come la Puglia e la Basilicata;
    sarebbe opportuno, al fine di favorire lo sviluppo territoriale, procedere all'ammodernamento e all'implementazione della rete ferroviaria in Basilicata, che, nonostante la sua nota vocazione culturale e quindi turistica, risulta ad oggi essere l'unica regione con un capoluogo di provincia non servita dalle Ferrovie dello Stato,

impegna il Governo:

   in considerazione di tutto quanto ciò premesso e alla luce della strategicità infrastrutturale della dorsale ferroviaria adriatica, a promuovere, presso le competenti sedi europee, ogni iniziativa valida volta ad ottenere il prolungamento del corridoio baltico-adriatico lungo la direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce;
   ad individuare ulteriori risorse a valere sui fondi assegnati all'Italia in attuazione della politica di coesione 2014-2020 per finanziare interventi di ripristino, ammodernamento e adeguamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica, di implementazione e potenziamento dei collegamenti su ferro con i principali aeroporti e porti situati sulla medesima dorsale, nonché di implementazione e sviluppo della linea ferroviaria lucana.
(1-00552)
«De Lorenzis, Liuzzi, Spessotto, Nicola Bianchi, Dell'Orco, Colonnese, Nesci, Brescia, L'Abbate, Cariello, De Rosa, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Zolezzi, Daga, Busto, Vacca, Del Grosso, Scagliusi, Terzoni, D'Ambrosio».
(18 luglio 2014)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   TAGLIALATELA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il Comando Nato di Lago Patria, Allied joint force Command Naples (JFCNP), è composto da circa 740 militari provenienti da oltre quindici Paesi Nato, da 80 civili a status internazionale, da 96 civili a statuto locale responsabili per il supporto tecnico-logistico del Comando e da 50 dipendenti civili addetti alle attività di benessere e finanziati attraverso fondi extra-bilancio;
   nel 2010 la Nato ha approvato il concetto «Host Nation support (HNS) policy», in base al quale, entro il 2014, i Paesi che ospitano un comando militare sul proprio territorio avrebbero dovuto assumersi la responsabilità della gestione, della conduzione e della manutenzione delle infrastrutture e degli impianti delle basi Nato, con una suddivisione dei costi pari al 50 per cento per il Paese ospitante e 50 per cento per la NATO;
   per definire l'implementazione della sopra menzionata politica nell'arco degli ultimi due anni si sono svolte alcune riunioni tra il Comando supremo alleato (Shape) situato a Mons, in Belgio, e i rappresentanti dei diversi Paesi che ospitano i comandi militari che impiegano lavoratori locali impegnati nella gestione della manutenzione delle infrastrutture e degli impianti, ovvero Italia, Belgio, Germania, Olanda e Turchia;
   il Comando supremo alleato, su proposta di alcuni Paesi interessati, ha accettato l'ipotesi che le funzioni di conduzione e manutenzione delle infrastrutture, oggetto della HNS policy, possano essere svolte dal personale locale già impiegato dalla Nato, dividendone il costo al 50 per cento, come già previsto dal concetto HNS;
   tale ipotesi permetterebbe di evitare il licenziamento dei lavoratori locali impiegati dalla Nato per le funzioni di supporto;
   nel caso di Napoli, 62 dei 96 lavoratori locali svolgono funzioni legate alla conduzione e manutenzione delle infrastrutture, mentre i rimanenti 34 lavoratori svolgono altre attività non comprese nella HNS (magazzinaggio, auto rimessa, autisti ed altro), e, pertanto, almeno nell'immediato, non a rischio di licenziamento;
   per dare tempo ai singoli Paesi di rispondere alla proposta, la data prevista per l'implementazione della HNS policy è stata spostata dal 1o gennaio al 1o settembre 2014;
   tutti i Paesi, tranne l'Italia, hanno già formulato proposte di accordo che permetteranno ad un totale di 243 lavoratori belgi, tedeschi, olandesi e turchi di proseguire nel 2014 i propri incarichi con la suddivisione dei relativi costi fra il Paese ospitante e la Nato, in base agli accordi specifici;
   anche nel caso dell'Italia, sarebbe auspicabile, sulla scorta di valutazioni di natura economica, operativa e sociale, lasciare in servizio i citati lavoratori locali attualmente addetti alla manutenzione delle infrastrutture, presso JFC Naples, assumendo l'onere del 50 per cento delle relative spese;
   il Comando Nato di Napoli e il Comando supremo alleato hanno elaborato un business case da sottoporre al Ministro interrogato, nel quale si individua quale opzione preferita quella di lasciare in servizio i 62 dipendenti dividendone le spese e si elencano i vantaggi che ne deriverebbero sia alla Nato sia all'Italia;
   il business case, la cui adozione era stata sollecitata a più riprese da parte del Comandante supremo della Nato già dal luglio 2013, dovrebbe diventare un documento congiunto fra l'Italia e il Comando di Napoli e dovrebbe essere presentato al Comitato di bilancio Nato per l'approvazione;
   con l'attuazione della HNS policy, a partire dal 1o settembre 2014 l'Italia dovrà affrontare un costo di circa 30 milioni di euro, pari al 50 per cento del costo totale dei contratti di appalto, più parte del costo dei 62 lavoratori;
   mantenere in servizio tali lavoratori comporta alcuni significativi vantaggi per l'Italia, posto che sarebbe preservata l'esperienza professionale, sarebbe garantita l'operatività della base durante l'intera fase di passaggio, si risparmierebbero le spese per il trasferimento del personale che dovrebbe subentrare, nonché quelle relative agli oneri sociali in favore dei lavoratori che perderebbero il posto;
   il numero dei lavoratori locali della Nato di Napoli è già stato oggetto di drastiche riduzioni nel corso degli ultimi dieci anni, con una diminuzione programmata e concordata con le organizzazioni sindacali, e sempre attraverso accordi sindacali il Comando aveva proceduto alla riqualificazione dei lavoratori al momento del trasferimento nella nuova base di Lago Patria, tecnologicamente più avanzata –:
   quali siano gli orientamenti in merito al trattenimento in servizio del personale di cui in premessa e se non ritenga di agire nel senso di una rapida approvazione e attuazione del citato business case. (3-00962)
(22 luglio 2014)

   MANLIO DI STEFANO, ARTINI, SIBILIA, RIZZO, DI BATTISTA, BASILIO, DEL GROSSO, CORDA, SPADONI, FRUSONE, SCAGLIUSI, PAOLO BERNINI, GRANDE e TOFALO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   si assiste da giorni a una tragica escalation militare dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi che, purtroppo, ha già causato la morte di oltre 500 palestinesi (secondo le stime delle organizzazioni umanitarie oltre un terzo delle vittime sono donne e bambini) e 15 militari israeliani, anche se si tratta di numeri destinati purtroppo a cambiare giorno per giorno;
   nonostante Israele sia un Paese in guerra e sia stato sanzionato più volte dalle Nazioni Unite per la violazione del diritto internazionale e umanitario, l'Italia ha continuato a intensificare la cooperazione militare con Tel Aviv sia attraverso esercitazioni congiunte, sia mettendo a disposizione poligoni e altre strutture addestrative, sia caratterizzandosi per il principale Paese dell'Unione europea nel commercio di armi da e per Israele;
   come è noto, infatti, il nostro Paese è il maggiore esportatore dell'Unione europea di sistemi militari e di armi leggere verso Israele: secondo i dati dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal), si tratta di oltre 470 milioni di euro di autorizzazioni per l'esportazione di sistemi militari rilasciate nel 2012 (dati del rapporto dell'Unione europea) e oltre 21 milioni di dollari di armi leggere vendute dal 2008 al 2012 (dati Comtrade). In percentuale, oltre il 41 per cento degli armamenti regolarmente esportati dall'Europa verso Israele sono italiani, in deroga a quanto prevede la legge n. 185 del 1990 che proibisce di fare accordi militari con un Paese che o è implicato in conflitto o viola i diritti umani;
   a parere degli interroganti, è grave che l'Italia venda sistemi d'arma a una delle due parti in conflitto, situazione che non consentirebbe la necessaria equidistanza e renderebbe la posizione italiana come eventuale mediatore complicata e inattuabile –:
   se non ritenga urgente, con il fine di far recedere Israele dal proseguire la sanguinosa offensiva nella Striscia di Gaza, sospendere la cooperazione militare da e con Israele e proporre tale immediata sospensione anche agli altri Paesi della Nato. (3-00963)
(22 luglio 2014)

   SCANU, VILLECCO CALIPARI, AIELLO, BOLOGNESI, D'ARIENZO, FERRO, FIORONI, FONTANELLI, CARLO GALLI, GAROFANI, GREGORI, MARANTELLI, MASSA, MOSCATT, SALVATORE PICCOLO, GIUDITTA PINI, STUMPO, VALERIA VALENTE, ZANIN, MARTELLA, ROSATO e DE MARIA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nei confronti del personale militare opera fin dal 2006 un blocco contrattuale, adottato nei confronti di tutto il pubblico impiego;
   la situazione si è ulteriormente aggravata con il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, che ha previsto l'esclusione, per l'intero triennio 2011-2013, di tutti i meccanismi di adeguamento stipendiale previsti per legge, sia quelli relativi a scatti e classi di stipendio, collegati all'anzianità di ruolo, nonché, addirittura, dal riconoscimento dei benefici economici correlati alle progressioni di carriera;
   tali disposizioni, come è noto, sono state prorogate fino al 31 dicembre 2014 dal successivo decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122;
   si è di fronte a una serie di norme, imposte da una particolare situazione di difficoltà della finanza pubblica, che hanno creato un disagio generalizzato;
   la particolare condizione dello stato giuridico e del trattamento economico del personale delle Forze armate ha, inoltre, generato situazioni paradossali e non in linea con l'ordinamento gerarchico, i cui effetti sono andati ben al di là del principio, genericamente inteso, di congelare il trattamento economico in essere, evitando che subisse aumenti;
   su un piano più generale, il richiamato blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali, in assenza di procedure di concertazione, ha pertanto pregiudicato la maturazione di alcuni istituti strettamente connessi alla valorizzazione dell'anzianità di servizio e alla correlata acquisizione di crescenti competenze professionali, nonché di più impegnative responsabilità di servizio;
   gran parte degli operatori, uomini e donne, delle Forze armate percepiscono trattamenti economici medio-bassi che dovrebbero essere migliorati e, anche se nei confronti di una piccola parte di tali operatori, quelli il cui trattamento economico non supera i 25 mila euro annui lordi, è intervenuto il decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, con il bonus di 80 euro, la situazione generale rimane assolutamente critica;
   la questione è stata oggetto nella settimana scorsa di un'approfondita discussione svoltasi in Aula sulla base di ben otto mozioni presentate dai vari gruppi parlamentari;
   il Governo ne ha accolte tre – riconoscendo che la misura colpisce il personale del comparto in misura anche più afflittiva rispetto agli altri pubblici dipendenti, pur penalizzati – ivi inclusa quella presentata dal Partito democratico, riformulando il dispositivo nel senso di: «(...) valutare, in vista della predisposizione del disegno di legge di stabilità per il 2015, l'individuazione di misure finalizzate ad assicurare al personale di tutti i comparti il recupero, nella misura compatibile con l'andamento delle finanze pubbliche, dei trattamenti economici connessi con impiego e funzione, con l'effettiva presenza in servizio e con la maturazione dei requisiti di anzianità e di merito, ripristinando meccanismi di concertazione con le organizzazioni di rappresentanza del comparto stesso, al fine di riconoscere la giusta dignità professionale per gli operatori di questo comparto (...)» –:
   se vi siano eventuali azioni aggiuntive rispetto all'impegno già assunto dal Governo in sede di discussione delle mozioni citate, con le quali ci si propone di assicurare al personale del comparto, quanto prima e comunque entro l'autunno 2014, un ritorno alle normali dinamiche retributive. (3-00964)
(22 luglio 2014)

   RAVETTO e PALESE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   pare anomalo che un'operazione tanto delicata come Mare nostrum sia stata avviata il 18 ottobre 2013 con una delibera del Consiglio dei ministri del 14 ottobre 2013 e senza che sia stata emanata alcuna previsione normativa;
   risulta che tale operazione sia finanziata dai bilanci dei Ministeri dell'interno e della difesa, senza che sia stata prevista una disposizione normativa specifica se non in sede di disegno di legge di assestamento, assegnato in sede referente presso la Commissione bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei deputati;
   all'avvio della missione, il Ministro della difesa pro tempore quantificò in un milione di euro al mese il costo della stessa; attualmente, invece, la missione costa circa 300.000 euro al giorno (e, quindi, circa 9 milioni di euro al mese);
   a tali costi vanno sommate le indennità spettanti al personale ed i costi della manutenzione necessaria per l'uso straordinario dei mezzi, con una spesa finale che dovrebbe attestarsi tra i 10 ed i 14 milioni di euro al mese;
   la missione Mare nostrum è da alcuni mesi al centro di un importante e delicato dibattito, non solo sui costi che l'operazione comporta, ma anche sul suo ruolo e sulla sua utilità per il superamento dell'emergenza migranti;
   la Camera dei deputati ha impegnato di recente il Governo ad un rafforzamento degli strumenti per affrontare la grave situazione relativa all'accoglienza dei profughi e dei migranti, in primo luogo ricorrendo alla cooperazione europea attraverso, tra l'altro, la predisposizione di un piano integrato delle misure di accoglienza a livello europeo;
   sono state diffuse le dichiarazioni della vicepresidente della regione Toscana, Stefania Saccardi, la quale afferma che l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati avrebbe dichiarato che dalla Siria sono in attesa di partire 2,7 milioni di persone, prefigurando un fenomeno migratorio verso l'Italia (e l'Europa) di straordinaria complessità;
   risulterebbe agli interroganti che sia imminente la previsione da parte del Governo di un provvedimento che disponga il finanziamento della missione Mare nostrum –:
   se sia vero che il Governo intende prevedere un'apposita iniziativa normativa d'urgenza che disponga il finanziamento della missione Mare nostrum e quali siano le fonti di finanziamento dell'operazione. (3-00965)
(22 luglio 2014)

   PAGANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il carcere non può essere considerato un luogo di cura per tossicodipendenti e alcoldipendenti e nessuna persona può o deve essere incarcerata per il solo fatto di usare sostanze stupefacenti (così come peraltro previsto dalla legge italiana, oltre che come scritto e dichiarato in vari documenti ufficiali sia nazionali che a diffusione internazionale del dipartimento politiche antidroga);
   la tossicodipendenza (stato patologico che può incrementare il rischio di commettere reati) è una malattia prevenibile, curabile e guaribile;
   c’è necessità di trovare soluzioni rapide ed efficaci per poter aumentare la fruizione, da parte dei soggetti tossicodipendenti, dei percorsi alternativi al carcere messi a disposizione dalla legge di settore e ancora troppo poco utilizzati dalle regioni e dalle province autonome tramite i serd (servizi per le dipendenze);
   appare, dunque, necessario pervenire a soluzioni rapide ed efficaci per poter definire, come già detto, percorsi alternativi al carcere per i soggetti tossicodipendenti. Ci si riferisce, ad esempio, all'applicazione degli arresti domiciliari già nel corso del processo per direttissima o alla medesima concessione ai soggetti tossicodipendenti già sottoposti a misura cautelare in carcere o, infine, all'opportunità che, anche dopo la condanna definitiva, il magistrato di sorveglianza faccia ricorso all'affidamento provvisorio –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di dover intervenire quanto prima, attraverso gli strumenti a sua disposizione, al fine di favorire e privilegiare l'utilizzo delle misure alternative al carcere per i soggetti tossicodipendenti. (3-00966)
(22 luglio 2014)

   CAUSIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   a Jesolo una delle più importanti località balneari della provincia di Venezia, seconda spiaggia in Italia per presenze turistiche dopo Rimini, la stagione estiva è entrata nel clou a partire dai primi giorni di luglio 2014;
   già nei primi mesi di «bassa stagione» si sono riscontrate grosse difficoltà di sicurezza ed ordine pubblico, si sono già verificati episodi che hanno visto un vero e proprio assalto notturno al commissariato di polizia e si stanno manifestando gravi episodi di delinquenza, che spaziano dai furti allo spaccio, e altro;
   questi episodi sono aggravati dalla mancanza di risorse umane a supporto del commissariato che costringe il dirigente a sottoporre i propri uomini e donne ad orari massacranti, riposi mancati, con l'inevitabile conseguenza di «saltare» anche qualche turno di servizio notturno;
   ogni anno a Jesolo si assegnano gli agenti «aggregati» che arrivano in forze dal Ministero dell'interno per garantire sicurezza in città (ed in tutto il litorale da Cavallino-Treporti fino a Bibione), ma sono sempre meno gli agenti aggregati destinati al litorale jesolano;
   dal piano degli aggregati per l'estate 2014, come da circolare del Ministero dell'interno, in provincia di Venezia dovrebbero arrivare 22 agenti, numero nettamente inferiore rispetto a province più piccole con flussi turistici inferiori;
   va tenuto conto del territorio molto ampio e dispersivo della provincia di Venezia e del numero di presenze turistiche della provincia di Venezia, 24 milioni per il turismo balneare –:
   quali urgenti iniziative intenda porre in essere al fine di aumentare il numero di agenti da destinare al litorale veneziano e, in particolar modo, a Jesolo, che conta oltre 5 milioni di presenze turistiche nel 2013, in quanto città di riferimento turistico-organizzativo per tutta la costa della provincia di Venezia ed unica città costiera della Venezia orientale ad avere il presidio del commissariato di pubblica sicurezza. (3-00967)
(22 luglio 2014)

   ZAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   due cittadine italiane, regolarmente sposate a Valencia e ivi residenti, hanno richiesto la trascrizione in Italia dell'atto di nascita del figlio (per lo ius sanguinis cittadino italiano), concepito in Spagna con fecondazione assistita e nato a Valencia nel marzo del 2013;
   la direzione anagrafe del comune di Roma – competente per la trascrizione in Italia dell'atto – ha deciso autonomamente di iscrivere quale genitore del piccolo solo una delle due madri;
   si pensi che, una volta rientrato in Italia con il figlio, in caso di controllo da parte di qualunque autorità, il secondo genitore, non iscritto nell'atto di nascita italiano, non può dimostrare di essere tale e per lo stesso motivo non può esercitare la potestà genitoriale in ambiti fondamentali della quotidianità per il benessere e l'adeguato sviluppo del minore, come a scuola o in ospedale;
   in caso di separazione o divorzio tra le due madri, inoltre, non potrebbe essere garantito il diritto del minore agli alimenti nei confronti dell'altro genitore, così come il diritto a «intrattenere regolarmente relazioni personali e contatti diretti con i due genitori» –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per tutelare l'interesse primario del minore in questione, nonché il diritto fondamentale alla potestà genitoriale di entrambe le madri, garantendo, altresì, il rispetto dell'ordinamento comunitario in materia di libera circolazione e permanenza della situazione di stato civile acquisita in altro Stato membro. (3-00968)
(22 luglio 2014)

   SCOTTO, FERRARA, COSTANTINO, GIANCARLO GIORDANO e QUARANTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Castel Volturno è uno dei più grandi comuni della provincia di Caserta e, di conseguenza, dell'intera Campania;
   l'estensione complessiva del territorio comunale è di ben 72 chilometri quadrati, con una costa lunga 27,5 chilometri;
   la popolazione che risiede su quel territorio è complessivamente ammontante a 26.240 persone;
   di questi 4.028 sono cittadini stranieri iscritti all'anagrafe, mentre sono oltre 10.000 i cittadini stranieri non censiti, ma stimati dal comune abitare attualmente il territorio di Castel Volturno;
   anche solo prendendo in considerazione i cittadini stranieri iscritti in anagrafe al giorno 8 luglio 2014, si nota immediatamente l'incredibile varietà di nazionalità che vivono quella terra;
   particolarmente nutrite sono le comunità dell'Africa subsahariana (in particolare ghanesi e nigeriani), ma vi sono cittadini e cittadine provenienti da ogni angolo del mondo, come marocchini, iraniani, indiani, russi, ucraini, ungheresi, polacchi, rumeni e cinesi;
   considerando solo i cittadini stranieri censiti è possibile rintracciare oltre 75 diversi Paesi di provenienza, suddivisi tra Americhe, Asia, Europa, Oceania ed Africa;
   l'incrocio di culture così varie e così diverse tra loro è chiaramente complesso da gestire;
   a Castel Volturno, inoltre, è particolarmente forte la presenza della criminalità organizzata;
   già negli scorsi anni vi sono stati episodi di violenza brutale, come il massacro avvenuto il 18 settembre del 2008 in cui videro la morte sei immigrati ghanesi;
   in quel caso la strage fu ordinata dai vertici della camorra locale e guidata da Setola, leader dell'ala militare del clan dei Casalesi;
   l'obiettivo della camorra era quello di dimostrare alle comunità straniere presenti sul territorio che i Casalesi avevano il controllo totale dell'area;
   in un contesto così complesso lo Stato a parere degli interroganti si è dimostrato del tutto assente ed ha, di fatto, abbandonato a sé stesso quel territorio;
   ciò ha creato una situazione per cui le fasce sociali più deboli hanno visto l'una nell'altra un nemico, con il continuo susseguirsi di tensioni e scontri tra la popolazione italiana e le comunità straniere;
   l'attuale profonda crisi del clan dei Casalesi, dimostrata dal recentissimo pentimento di Antonio Iovine, ha creato un ulteriore vuoto di potere;
   proprio in questo contesto si innestano la sparatoria avvenuta negli scorsi giorni nella frazione di Pescopagano ad opera di due vigilantes (senza alcuna autorizzazione pubblica) verso due cittadini ghanesi e le conseguenti reazioni di piazza;
   il Governo, negli scorsi anni, è intervenuto solo ed esclusivamente in chiave repressiva e senza strutturare forme di prevenzione e politiche d'integrazione e di rilancio sociale;
   l'allora Governo Berlusconi optò per una temporanea militarizzazione del territorio;
   si iniziò a parlare di un «modello Caserta» e l'allora Ministro dell'interno Maroni si recò più volte in quell'area per dimostrare che lo Stato era forte e presente;
   la realtà, a distanza di pochi anni, è ben diversa da quella che si cercò di pubblicizzare all'epoca;
   le forze su cui l'amministrazione può contare sono estremamente ridotte;
   le forze dell'ordine presenti sul territorio sono esigue: oltre alla stazione dei carabinieri, vi sono solo 35 unità di polizia che devono districarsi su un territorio di competenza estremamente ampio, che comprende i comuni di Castel Volturno, Mondragone, Santa Maria la Fossa, Cancello ed Arnone e Grazzanise;
   altrettanto esigue sono le unità di polizia municipale disponibili nell'area (15);
   negli anni ’90 le forze a disposizione erano più del doppio;
   si parla, tra l'altro, di un territorio con un'altissima presenza di domiciliazione di arresti;
   il personale dell'ente comunale è sottodimensionato e la massa passiva del dissesto finanziario, ulteriormente aggravata dal costo dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, estremamente più alto di quanto venga invece incassato dal comune attraverso la tares, è talmente consistente da non permettere al comune di dotarsi di mediatori culturali, figure che nella città più multietnica d'Italia sono più che mai indispensabili;
   la risposta del Governo non può essere ancora impostata in termini meramente repressivi, bensì legata a politiche d'integrazione e ad interventi strutturali capaci di migliorare la vita della cittadinanza, come la bonifica dei Regi Lagni e la riqualificazione della darsena –:
   quali misure immediate e di lungo periodo il Governo abbia intenzione di mettere in campo per rispondere all'emergenza sociale venutasi a creare a Castel Volturno, vista l'inefficacia delle politiche repressive adottate dai precedenti Governi, valutando se non sia urgente l'istituzione di un posto fisso di polizia dedicato esclusivamente a quella zona nella frazione Pescopagano teatro dei più recenti eventi, anche con la garanzia della presenza di mediatori culturali su un territorio così multietnico. (3-00969)
(22 luglio 2014)

   DE MITA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella notte del 28 agosto del 2011 Carmine Maurizio Festa venne ferito alla gola con una bottiglia rotta in Viale Gorizia, nella zona dei Navigli di Milano;
   come risulta da numerosi quotidiani nazionali, l'agguato fu feroce, quasi certamente immotivato e comportò ferite molto gravi, mettendo a serio repentaglio della vita la persona aggredita;
   Festa fu ricoverato d'urgenza in codice rosso presso il pronto soccorso dell’Humanitas di Rozzano, ove fu sottoposto ad una trasfusione di tre litri e mezzo di sangue;
   in data 8 marzo 2014, il quotidiano nazionale la Repubblica pubblicava in prima pagina una lettera scritta da Carmine Maurizio Festa al direttore Ezio Mauro, ove si riporta con dovizia di particolari il terribile evento;
   in questa stessa lettera Festa denuncia prima di tutto l'indifferenza di alcuni testimoni, riportando, peraltro, che un individuo continuava a filmare la scena, cedendo poi le immagini alle televisioni, invece di procedere al soccorso della persona aggredita;
   nella suddetta lettera si può desumere che le indagini abbiano subito evidenti rallentamenti, soprattutto in merito alla definizione di un identikit degli indagati, nonché alla trasmissione delle immagini fotografiche dei sospetti alla compagnia dei carabinieri di Avellino, ove l'aggredito era tornato temporaneamente a risiedere, da parte della compagnia di Milano;
   solo quattro mesi dopo l'accaduto, fu inviato al Ris di Parma il materiale video di telecamere di sorveglianza ove sono ripresi gli aggressori –:
   se sia a conoscenza dei fatti su esposti e quali iniziative intenda assumere per potenziare le misure volte a garantire l'ordine pubblico nella città di Milano e per favorire, per quanto di competenza, lo svolgimento delle indagini sull'aggressione di cui in premessa. (3-00970)
(22 luglio 2014)

   SIMONETTI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUSIN, CAON, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, PRATAVIERA e RONDINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere, premesso che:
   la stampa nazionale ha raccolto e pubblicato indiscrezioni secondo le quali sarebbe stato raggiunto un accordo per confermare almeno fino al 2015 il blocco del turn over al 55 per cento del personale delle forze dell'ordine, allo scopo di garantire alla finanza pubblica un risparmio pari ad 1,5 miliardi di euro;
   le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato parlano, tuttavia, di riduzioni di fatto anche maggiori, posto che al blocco parziale del turn over sopra citato continuerebbe ad associarsi quello dei concorsi per i nuovi reclutamenti, che non hanno più luogo da anni;
   in conseguenza di queste decisioni, è stato stimato che il comparto sicurezza interna perderà di qui al 2020 ben 80 mila effettivi – 35 mila poliziotti, 30 mila carabinieri e 15 mila finanzieri – praticamente tra i 150 ed i 180 uomini in meno al giorno;
   il tutto accade mentre già adesso il dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno è obbligato dalle circostanze a movimentare di continuo e con brevi preavvisi il personale per tappare le falle che si aprono ovunque nel controllo del territorio, determinando situazioni di oggettivo disagio;
   di qui al 2020, inoltre, l'età media del personale del comparto salirà a 53 anni, circostanza che implica evidentemente una sensibile riduzione dell'efficienza operativa di poliziotti, carabinieri e finanzieri;
   sempre per risparmiare, saranno, altresì, chiusi non meno di 300 uffici, razionalizzando la presenza sul territorio delle tre polizie del nostro Paese ad ordinamento civile e militare, ma di fatto diradando sensibilmente il personale effettivamente disponibile per l'azione di presidio e prevenzione del crimine, mentre calano anche le risorse devolute alla manutenzione dei mezzi e all'acquisto di carburanti e munizioni;
   nel frattempo, la pressione del crimine sui patrimoni e sulle persone continua ad aumentare in tutto il territorio nazionale – e specialmente al Centro-Nord, dove nel periodo 2009-2013 le rapine in casa sono aumentate del 90 per cento, quelle per strada del 75 per cento, i furti nelle abitazioni del 69 per cento, i borseggi del 48 per cento – sia per gli effetti della crisi economica che per il crescere del numero degli immigrati irregolari presenti nel nostro Paese, responsabili del 63 per cento dei borseggi, del 54 per cento dei furti in casa e del 47 per cento delle rapine –:
   se quanto affermato dalla stampa nazionale corrisponda al vero ed in questo caso come si conti di sostenere l'azione delle forze dell'ordine, sempre più in difficoltà nel tutelare efficacemente la legalità e proteggere la popolazione dall'azione dei sodalizi criminali. (3-00971)
(22 luglio 2014)

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