TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 339 di Mercoledì 26 novembre 2014

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   PALAZZOTTO, SCOTTO, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, DURANTI, FERRARA, FRATOIANNI, GIANCARLO GIORDANO, KRONBICHLER, MARCON, MATARRELLI, MELILLA, NICCHI, DANIELE FARINA, PAGLIA, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO, ZARATTI e ZACCAGNINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   i popoli israeliano e palestinese hanno diritto alla pace e alla sicurezza e ciò può essere garantito solo attraverso una forte azione da parte della comunità internazionale che porti ad una pace giusta e duratura basata sul rispetto del diritto internazionale e la piena applicazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
   il 29 novembre 2012, con la risoluzione numero 67/19, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con una larghissima maggioranza, ha concesso lo status di osservatore permanente allo Stato di Palestina;
   attualmente sono 135 i Paesi che hanno deciso di riconoscere unilateralmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967, tra questi diversi membri dell'Unione europea: Svezia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Ungheria, Malta, Polonia e Romania;
   in particolare, il 30 ottobre 2014, Margot Wallstrom, Ministro degli esteri, ha annunciato che la Svezia ha riconosciuto lo Stato di Palestina attraverso il seguente annuncio: «Il Governo svedese considera che i criteri del diritto internazionale per un riconoscimento dello Stato di Palestina sono rispettati: un territorio, “sebbene senza frontiere fisse”, una popolazione e un Governo (...). Il riconoscimento è un contributo ad un futuro migliore per una regione che per troppo a lungo è stata caratterizzata da negoziati congelati, distruzione e frustrazione»;
   il 3 ottobre 2014 il Primo ministro svedese Stefan Löfven, durante il suo discorso di insediamento in Parlamento, aveva detto che: «Il conflitto tra Israele e Palestina può essere risolto solo con la soluzione a due Stati, negoziata secondo i dettami del diritto internazionale. Una soluzione a due Stati richiede il riconoscimento reciproco e la volontà di una convivenza pacifica. Per questo la Svezia riconosce lo Stato di Palestina»;
   il 13 ottobre 2014 la Camera dei Comuni inglese ha approvato a larghissima maggioranza la seguente mozione per riconoscere lo Stato di Palestina: «Questa Camera crede che il Governo dovrebbe riconoscere lo Stato di Palestina oltre allo Stato di Israele, come contributo ad assicurare una soluzione negoziata dei due Stati»;
   analoghe iniziative a quelle della Camera dei Comuni britannica sono state prese dai Parlamenti di Irlanda, Spagna e Belgio, mentre il Parlamento francese voterà il 28 novembre 2014 una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina;
   il 14 ottobre 2014 il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano pro tempore, Federica Mogherini, oggi Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, ha incontrato il suo omologo israeliano, Avigor Lieberman, ed ha sottolineato che «La comunità internazionale si è impegnata domenica al Cairo per la ricostruzione di Gaza, ma solo il successo dei negoziati potrà far sì che la stabilizzazione sia definitiva e si possa scongiurare il rischio di nuove crisi. È indispensabile far ripartire il processo di pace e arrivare in tempi brevi alla nascita di uno Stato palestinese, con garanzie di sicurezza per Israele. Su questo l'Italia è pronta a dare il proprio contributo»;
   il 20 novembre 2014, a margine dell'incontro con il Ministro degli esteri palestinese Riad Al Malki, il Ministro interrogato dichiarava che: «La questione del riconoscimento della Palestina verrà valutata con la massima attenzione dall'Italia al momento opportuno e più utile per rilanciare il negoziato, per l'Italia la priorità resta la ripresa del negoziato tra le parti»;
   l'Italia ha votato a favore della risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni che riconosce la Palestina come Stato osservatore delle Nazioni Unite e si è espressa da sempre sulla posizione «due Popoli due Stati», che appare essere l'unica soluzione possibile alla cessazione del conflitto arabo-israeliano –:
   se il Ministro interrogato, anche alla luce delle iniziative degli Stati di cui in premessa, non ritenga opportuno rilanciare il negoziato e, quindi, non intenda attivarsi, con iniziative di competenza, al fine di riconoscere lo Stato di Palestina, oltre allo Stato di Israele, come contributo per assicurare una soluzione negoziata relativa ai due Stati. (3-01179)
(25 novembre 2014)

   GIANLUCA PINI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUSIN, CAON, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, PRATAVIERA, RONDINI e SIMONETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 21 novembre 2014, alle ore 15,17 locali, è stata posta in votazione nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite una proposta di risoluzione avente ad oggetto «la lotta alla glorificazione del nazismo, del neonazismo e delle altre tendenze suscettibili di alimentare le forme contemporanee del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della connessa intolleranza»;
   la proposta di risoluzione è stata approvata a larghissima maggioranza, con 115 voti a favore, incluso quello dello Stato d'Israele, a fronte di 55 astensioni e tre no;
   i «no» sono giunti dal Canada, dagli Stati Uniti e dall'Ucraina;
   il nostro Paese ha optato invece per l'astensione, come gli altri Stati membri dell'Unione europea;
   non esistono disposizioni nei trattati dell'Unione europea che impongano agli Stati membri dell'Unione europea di assumere la medesima posizione nell'ambito delle Nazioni Unite, come provano le divergenze esistenti, ad esempio, sul riconoscimento del Kosovo –:
   quali siano le ragioni per le quali il Governo ha deciso nella circostanza di astenersi invece di votare a favore.
(3-01180)
(25 novembre 2014)

   CARUSO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 1o agosto 2014, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o ottobre 2014, n. 141, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 230 del 3 ottobre 2014, contiene disposizioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero;
   erano ben cinque anni che la comunità residente all'estero aspettava che si destinassero i fondi necessari per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero (Comites), ma l'articolo 10 del citato decreto-legge ha introdotto nuove regole in merito alle modalità di voto: i connazionali per esercitare il diritto di voto devono, infatti, mandare la propria richiesta d'iscrizione all'elenco elettorale per l'ammissione al voto per corrispondenza o presentarsi di persona presso l'ufficio consolare di riferimento, entro 30 giorni dal giorno delle elezioni, fissato per il 19 dicembre 2014 e quindi, entro il 19 novembre 2014;
   è stato fatto presente che, stanti queste condizioni, si sarebbero sprecati i circa sette milioni di euro previsti per queste elezioni;
   sarebbe stato opportuno e necessario, in particolare, eliminare l'obbligo dell'iscrizione ai nuovi elenchi elettorali, ammettendo al voto quindi gli elettori che risultassero regolarmente iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, proprio per evitare quelle difficoltà che si sarebbero create con le modalità introdotte e per dare il tempo necessario a tutta la rete estera di aggiornarsi, oppure rinviando all'anno prossimo le consultazioni stesse;
   all'epoca fu espresso parere contrario ad un ordine del giorno che mirava a quella soluzione perché, a detta del Sottosegretario Mario Giro, «il finanziamento per le spese elettorali verrebbe perso se le consultazioni non si svolgessero entro la fine dell'anno e che, comunque, non si potrebbero tenere a legislazione vigente, sempre per i vincoli di bilancio»;
   nonostante queste difficoltà e correndo letteralmente contro il tempo, sono state organizzate e presentate liste di candidati, raccogliendo le firme necessarie e informando la comunità di connazionali dell'introduzione dell'obbligatorietà di iscrizione all'elenco elettorale per l'ammissione al voto per corrispondenza;
   il recente decreto-legge 18 novembre 2014, n. 168, ha rinviato il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero, inizialmente previsto per il 19 dicembre 2014, al 17 aprile 2015, forse proprio a causa della bassissima percentuale di italiani residenti all'estero iscritti a questi elenchi elettorali –:
   sulla base di quali presupposti si sia ritenuto che il finanziamento non è più a rischio, posto che la riapertura dei termini di presentazione non appare rispettosa dell'impegno di coloro che con sacrifici hanno presentato le liste nei tempi previsti dal predetto decreto-legge n. 109 del 2014.
(3-01181)
(25 novembre 2014)

   VIGNALI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 4, comma 24, lettera b), della legge n. 92 del 2012 ha previsto, per il triennio 2013-2015, la possibilità per le madri lavoratrici dipendenti di richiedere, al termine del congedo di maternità e in alternativa al congedo parentale, un contributo di 300 euro mensili per l'acquisto di voucher e per i servizi di baby-sitting e asili nido pubblici o privati;
   la misura risulta ad oggi scarsamente utilizzata, come testimoniano le poche richieste pervenute: a fronte di potenziali 11.111 beneficiari, solo 3.762 lavoratrici, secondo dati Inps, sono state ammesse al beneficio;
   il 29 ottobre 2014 il Ministro interrogato, rispondendo in Aula alla Camera dei deputati ad un'interrogazione a risposta immediata, ha annunciato che sui voucher babysitting è stato predisposto un decreto ministeriale con i nuovi criteri, che prevede, tra l'altro, sia l'aumento dell'importo dei voucher da 300 a 600 euro mensili, sia l'estensione del voucher anche alle lavoratrici del pubblico impiego;
   dalla misura risultano, quindi, escluse le lavoratrici autonome a fronte di esigenze di tutela e sostegno in materia di conciliazione dei tempi di vita, di cura e di lavoro, analoghe a quelle delle lavoratrici dipendenti;
   tale situazione crea una situazione di discriminazione censurabile anche sul piano della legittimità costituzionale, alla quale è necessario porre rimedio estendendo il voucher baby-sitting anche alle lavoratrici autonome, in modo da offrire pari dignità ed opportunità a tutte le lavoratrici, comprese le donne imprenditrici nella loro duplice veste di imprenditrici e di madri –:
   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per porre rimedio a tale ingiustificata discriminazione, consentendo che anche le lavoratrici autonome possano usufruire del voucher baby-sitting. (3-01182)
(25 novembre 2014)

   CAUSIN e MOLEA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il distaccamento dei vigili del fuoco di Marghera-Porto Marghera, chiuso temporaneamente tre anni fa per ristrutturazione, è tuttora non operativo, nonostante le numerose sollecitazioni da parte di comune e municipalità;
   prima della chiusura per ristrutturazione dello stabile il distaccamento dei vigili del fuoco di Marghera, sito in via del Commercio, effettuava circa 1400 interventi all'anno; tale distaccamento garantiva la sicurezza di una zona ad alto rischio quale il polo industriale di Venezia, fornendo rapidità di intervento sia al tessuto urbano di Marghera e Mestre Sud, sia al vicino porto;
   al distaccamento di via del Commercio erano assegnati, prima del trasferimento per la ristrutturazione dell'edificio, 28 unità (7 unità per turno);
   il territorio di Marghera presenta caratteristiche uniche sotto il profilo della sicurezza, essendo in esso insediati il polo chimico, il polo industriale, uno dei porti merci più grandi del Mediterraneo, un'importante stazione ferroviaria e un quartiere urbano di circa 30.000 abitanti;
   dagli articoli pubblicati sulla stampa locale si apprende che la riapertura del distaccamento con le stesse funzioni e con gli stessi uomini precedentemente assegnati non è per nulla scontata;
   non pare scontata nemmeno la destinazione dell'immobile appena ristrutturato di via del Commercio a distaccamento operativo;
   sono emerse ipotesi di destinazione dell'immobile differenti da quella precedente, tra queste si fa riferimento a un centro di formazione o una base per il nucleo sommozzatori;
   a detta del comandante provinciale dei vigili del fuoco, la decisione finale sulla destinazione dell'immobile spetta all'amministrazione del Ministero dell'interno e al dipartimento dei vigili del fuoco;
   il Ministero dovrà prendere perlomeno in considerazione gli indirizzi provenienti dalle strutture periferiche dei vigili del fuoco; tali indirizzi ad oggi non risultano chiari –:
   se non ritenga opportuno fare una verifica puntuale su quali siano gli indirizzi e le richieste del comando provinciale di vigili del fuoco in merito alla destinazione dell'immobile di via del Commercio, al fine di definire la riapertura dell'immobile con destinazione operativa al servizio tecnico urgente della zona industriale, nonché al soccorso di persone e alla salvaguardia di beni del tessuto urbano della città di Marghera e non, come potrebbe accadere, con destinazioni diverse quali, a titolo esemplificativo, quelle di centro di formazione o di base sommozzatori. (3-01183)
(25 novembre 2014)

   BRUNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   fino al 2007 la carenza dell'enzima G6PDH, il cosiddetto «favismo», era causa di esclusione dai concorsi per le amministrazioni delle Forze armate e di polizia;
   la carenza di G6PDH è il più comune deficit enzimatico umano presente in oltre 400 milioni di persone nel mondo, nella maggior parte dei casi è asintomatico;
   l'incidenza della patologia in Italia colpisce il 6 per cento di persone al Sud Italia, l'1 per cento nell'Italia settentrionale, con un picco del 18 per cento in Sardegna;
   tale carenza, pur alterando la struttura dei globuli rossi e causando l'ossidazione dell'emoglobina, non è di per sé sufficiente a determinare una vera e propria crisi emolitica. I casi acuti sono molto rari e, comunque, i primi sintomi si manifestano dopo almeno 12 ore dal contatto con elementi che agiscono da fattori scatenanti: alimenti o farmaci comunque noti;
   a seguito di accertamento da parte di apposita commissione tecnico-scientifica del Ministero della difesa, veniva accertato che la suddetta carenza di G6PDH non poteva essere causa di inidoneità fisica, poiché, di fatto, non implica nessuna limitazione nell'attività lavorativa;
   il Ministero della difesa recepiva con decreto del 30 agosto 2007 tale parere;
   successivamente, la legge n. 109 del 2010 ha disposto in maniera chiara e definitiva la non esclusione, ai fini dell'arruolamento, dei soggetti fabici, nelle Forze armate e nelle forze di polizia;
   a seguito delle nuove disposizioni normative i vari corpi dell'amministrazione dello Stato, nell'espletamento dei concorsi pubblici, hanno adeguato i requisiti fisici richiesti per l'arruolamento;
   la volontà del legislatore alla base dell'emanazione della nuova legge era chiaramente improntata alla necessità di sanare un'inaccettabile forma di discriminazione a danno di molti giovani rimasti esclusi dalle selezioni nei vari corpi dell'amministrazione dello Stato;
   il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che basa i requisiti di ammissione sul decreto del Ministro dell'interno n. 78 del 2008, ancora non ha ottemperato alle disposizioni della legge n. 109 del 2010;
   lo stesso Corpo, anche in occasione degli ultimi concorsi banditi, sembrerebbe abbia escluso per inidoneità fisica dei giovani, altrimenti in possesso di tutti i requisiti richiesti, perché affetti da favismo in contrasto con quanto stabilito dalla legge n. 109 del 2010;
   ciò, ovviamente, ha causato diversi contenziosi in cui l'amministrazione pubblica coinvolta difficilmente potrà far valere le proprie ragioni;
   infatti, ad esempio, il tribunale amministrativo regionale del Lazio, il 26 maggio 2014, parrebbe abbia disposto, su istanza di un interessato e in maniera cautelare, che i soggetti con carenza dell'enzima G6PDH non possano essere esclusi dal reclutamento nel Corpo dei vigili del fuoco;
   a seguito di tale pronunciamento è stato necessario reinserire il ricorrente, ancorché con riserva, al corso allievi dei vigili del fuoco, pur limitandone, curiosamente, la partecipazione al solo corso teorico, probabilmente in attesa di una definizione della vicenda da parte dei competenti organismi ministeriali –:
   se il Ministro interrogato, anche alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga opportuno assumere iniziative idonee per equiparare i requisiti fisici per l'arruolamento al Corpo dei vigili del fuoco a quelli degli altri Corpi di polizia e Forze armate e, pertanto, sanare al più presto questa disparità normativa, fonte di ingiustificate discriminazioni, anche a partire dalle procedure concorsuali non ancora completate. (3-01184)
(25 novembre 2014)

   MORASSUT, ARGENTIN, CARELLA, BOCCADUTRI, BONACCORSI, CAMPANA, COSCIA, CUPERLO, FASSINA, FERRO, GAROFANI, GIACHETTI, GREGORI, MARRONI, PIERDOMENICO MARTINO, MELILLI, MICCOLI, MINNUCCI, PIAZZONI, PILOZZI, TERROSI, TIDEI, MARTELLA, ROSATO e DE MARIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 11 novembre 2014 si sono verificati a Roma nel quartier Tor Sapienza violenti scontri tra forze di polizia e manifestanti contro la presenza di cittadini extracomunitari del centro di accoglienza di Via Giorgio Morandi;
   il quartiere di Tor Sapienza – in particolare il complesso abitativo unitario Ater di Via Giorgio Morandi – vive una situazione di profondo disagio sociale caratterizzata da una caduta del tenore di vita degli abitanti, in buona parte anziani, pensionati e famiglie con situazioni di disoccupazione;
   alto è il numero di pregiudicati e di elementi che vivono di attività illegali, compreso il traffico di stupefacenti da parte di cittadini italiani e di nazionalità bulgara e rumena;
   il suddetto centro di accoglienza esiste da quattro anni e non risultano esservi mai stati problemi di ordine pubblico a carico dei cittadini ospitati all'interno;
   il giorno 11 novembre 2014, a seguito di un episodio di aggressione di tre elementi non identificati a danno di una ragazza del quartiere, si è sviluppata una violenta protesta che ha assunto il centro di accoglienza come obbiettivo ed i cittadini extracomunitari come responsabili dell'accaduto e come causa dei più complessivi problemi di disagio sociale del quartiere;
   i suddetti scontri hanno visto il deleterio protagonismo di alcuni soggetti che, in assetto da guerriglia urbana, hanno assalito le volanti ed i mezzi della Polizia di Stato con petardi, spranghe e fiaccole da stadio, provocando danneggiamenti ai mezzi stessi e rischi di incolumità per gli agenti;
   in particolare, a fomentare gli animi e a guidare le azioni più violente ci sarebbero stati elementi riconducibili a formazioni di estrema destra come Forza Nuova e Casapound e a gruppi di ultras di tifosi di opposte fazioni – romaniste e laziali – ma unite in quel momento da quello che agli interroganti appare lo stesso intento criminoso;
   tali azioni hanno contribuito a surriscaldare il clima di esasperazione della popolazione locale, indirizzando il disagio latente contro le forze dell'ordine e contro cittadini inermi, colpevoli solo di essere alloggiati nel quartiere, per buona parte minori non accompagnati –:
   quale sia stato il reale e accertato andamento dei fatti sulla base dei rapporti delle forze dell'ordine di cui dispone il Ministro interrogato, a tal riguardo specificando il ruolo avuto da elementi non appartenenti al quartiere di Tor Sapienza e, in particolare, al complesso abitativo popolare di Via Giorgio Morandi.
(3-01185)
(25 novembre 2014)

   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nelle ultime settimane nella città di Roma si sono ripetutamente verificati disordini in conseguenza delle decisioni relative all'apertura di nuove strutture di accoglienza per immigrati sul territorio;
   dopo le tensioni registrate nella zona di Corcolle, dove immediatamente dopo le due aggressioni subite dalle due conducenti di autobus nel mese di settembre 2014, era stato aperto tra le proteste degli abitanti l'ennesimo centro di accoglienza per immigrati, gli scontri che hanno avuto luogo a Tor Sapienza tra manifestanti e forze dell'ordine per motivi analoghi, solo pochi giorni fa si è verificata una rissa nel centro immigrati dell'Infernetto dove sono stati trasferiti i giovani immigrati dal centro di Tor Sapienza, cosa che ha dato il via ad una nuova ondata di tensioni;
   nella zona di Corcolle insistono ben 24 dei 48 centri di accoglienza per immigrati attivi nella città di Roma e anche a Tor Sapienza sono già presenti tre strutture di questo tipo, alle quali si aggiungono due campi nomadi, mentre all'Infernetto il repentino cambio di destinazione d'uso della struttura adibita a centro di accoglienza per immigrati ha penalizzato le persone ospitate nei padiglioni perché affette dal morbo di Alzheimer;
   l'apertura e la gestione dei centri di accoglienza, come si è visto, non solo pongono dei seri problemi di ordine sociale, ma determinano un problema di lungo periodo relativo alla sicurezza nei territori, posto che nella maggior parte delle zone interessate sono aumentati i fatti di piccola criminalità e le occupazioni abusive di immobili;
   tutto ciò denota un'evidente difficoltà da parte delle amministrazioni competenti nel controllo del territorio e nel contrasto della criminalità e delle occupazioni abusive –:
   di quali informazioni sia in possesso rispetto ai fatti di cui in premessa, quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire un maggiore controllo del territorio e un più incisivo contrasto all'illegalità e al degrado nelle aree interessate e se non ritenga di favorire un'equilibrata distribuzione nei territori delle strutture destinate all'accoglienza ed alla gestione dei flussi migratori. (3-01186)
(25 novembre 2014)

   GALLINELLA, LUPO, BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, GAGNARLI, L'ABBATE e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   gli agricoltori sono chiamati a fronteggiare un'esposizione ai rischi istituzionali, naturali e di mercato che si va progressivamente ampliando e le cui conseguenze, nel passato attenuate da politiche di sostegno dei mercati e dei prezzi, arrecano enormi difficoltà alle aziende del comparto;
   come noto, non solo le dinamiche di un mercato globalizzato, ma sempre più spesso anche fattori ambientali avversi causano crisi e situazioni impreviste che mettono in pericolo la redditività economica delle aziende, sia a livello locale che per interi settori di produzione;
   le problematiche che attualmente investono il settore dell'olio di oliva, a causa della cosiddetta «mosca olearia», costituiscono solo il più recente esempio di come intere produzioni possano venir compromesse con irrimediabili danni per le coltivazioni ed insostenibili contrazioni di reddito per gli agricoltori;
   i ridotti indennizzi concessi a posteriori dagli enti pubblici non sono più sufficienti a risarcire le aziende delle perdite subite e ancor meno a ristrutturare il loro potenziale produttivo;
   è indispensabile che gli agricoltori, specialmente quelli che operano nelle aree meridionali del Paese, posto che al Nord è in aumento la produzione lorda vendibile protetta ma non i soggetti assicurati, ricorrano quanto più possibile a strumenti di gestione del rischio, in particolare al mercato assicurativo agevolato, al fine di assicurare il raccolto, gli animali e le piante, ovvero aderiscano a fondi di mutualizzazione e di stabilizzazione del reddito per ottenere risarcimenti per perdite causate da avversità atmosferiche, epizoozie e fitopatie, infestazioni parassitarie e emergenze ambientali;
   in attuazione del regolamento (UE) 1305/2013 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale-Feasr, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al fine di fronteggiare una serie di problematiche di portata nazionale, ha predisposto un programma operativo nazionale di sviluppo rurale per il periodo 2014-2020, che contiene, tra le altre cose, specifiche misure di gestione del rischio;
   per quanto concerne lo strumento di stabilizzazione del reddito di cui all'articolo 39 del citato regolamento, la previsione di un calo di reddito superiore al 30 per cento del reddito medio annuo o triennale, come condizione base per poter accedere al risarcimento, così come stabilito in ambito organizzazione comune di mercato, configura una soglia di perdita complessiva troppo elevata e tale da scoraggiare gli imprenditori agricoli a costituire tali fondi;
   alla luce di quanto sopra esposto e in considerazione dello scarso utilizzo degli strumenti di gestione delle crisi da parte degli agricoltori, si rende necessaria ogni possibile azione volta a favorire la loro diffusione, anche intervenendo su alcune criticità, quali, in particolare, il contenimento dell'entità dei premi, tramite lo strumento della riassicurazione per quanto concerne le assicurazioni agevolate e l'abbassamento della soglia di perdita del 30 per cento del reddito per poter accedere al risarcimento –:
   quali iniziative, e in che tempi, intenda adottare al fine di favorire, sia a livello territoriale che settoriale, la diversificazione del mercato assicurativo agevolato e di promuovere l'attivazione, da parte dei soggetti interessati, dei fondi di mutualità e di stabilizzazione del reddito. (3-01187)
(25 novembre 2014)

   RUSSO, FAENZI, CATANOSO, FABRIZIO DI STEFANO, RICCARDO GALLO e PALESE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   nel corso di una tavola rotonda del Wine world economic forum, organizzata all'interno del programma del Merano Wine festival svoltosi la prima settimana di novembre 2014, è emerso che la risposta alle richieste del mercato e ai propositi del Governo di realizzare un marchio unico nazionale che rappresenti l'Italia nel mercato mondiale in realtà è già esistente;
   le sollecitazioni di Oscar Farinetti, patron di Eataly, imprenditore che ha dichiarato apertamente la sua vicinanza politica al Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, unitamente alle riflessioni di docenti universitari italiani e stranieri, presenti all'incontro pubblico, si sono infatti concentrate univocamente proprio sulla rappresentazione del marchio unico nazionale che Conflavoro ha ormai reso operativo e che, a loro dire, costituisce il «terminale» inteso come «certificato di garanzia» della tipicità italiana per il consumatore in grado di rappresentare un veicolo per l'aumento delle esportazioni e un incremento dei posti di lavoro in Italia;
   le predette osservazioni non possono non richiamare l'attenzione degli interroganti sulle dichiarazioni che il Ministro interrogato ha espresso proprio nel corso di un'interrogazione a risposta immediata il 17 settembre 2014, quando, a giudizio degli interroganti in netta controtendenza rispetto alle univoche opinioni emerse nel corso del convegno in precedenza richiamato, ha dichiarato che sarà di prossima attuazione un segno distintivo unico per le operazioni di promozione dei prodotti agroalimentari del made in Italy, che saranno realizzate all'estero; un segno distintivo che sarà utilizzato anche in occasione dell'Esposizione universale di Milano, che partirà nel maggio 2015;
   a tal proposito, è inoltre opportuno rilevare che, poco più di una settimana fa, il presidente dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, Riccardo Maria Monti, ha dichiarato che non si tratta di un marchio ma di cospicui investimenti sui prodotti;
   gli interroganti a tal fine evidenziano come le sopra esposte valutazioni, che appaiono evidentemente incompatibili fra loro, oltre a far emergere uno stato di confusione nell'ambito dell'azione del Governo nel sostenere il sistema agroalimentare italiano e il suo consolidamento nei mercati internazionali, alimentano un senso di smarrimento fra gli operatori del settore per i quali è da ritenere non utile introdurre un ennesimo marchio, peraltro facilmente falsificabile, quanto piuttosto investimenti pubblici destinati ad una strategia più efficace di contrasto all’italian sounding –:
   se il Ministro interrogato intenda confermare quanto sostenuto nel corso del dibattito organizzato all'interno del programma del Merano Wine festival, in merito ai propositi del Governo di promuovere la realizzazione di un marchio unico nazionale, che peraltro ha già fatto i primi passi nel 2009, in grado di valorizzare le capacità tipiche italiane agroalimentari, e come questo sia compatibile con le dichiarazioni dello stesso Ministro in merito alla prossima attivazione di uno strumento che possa valorizzare la distintività dei prodotti agroalimentari italiani all'estero. (3-01188)
(25 novembre 2014)

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