TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 499 di Venerdì 9 ottobre 2015

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   indiscrezioni sul prossimo disegno di legge di stabilità, da quanto risulta all'interpellante, dicono che il Governo ha in mente di utilizzare cinque miliardi di euro di fondi strutturali del bilancio europeo 2014-2020, a cui si aggiungono altri cinque miliardi di euro di cofinanziamento nazionale, per investimenti produttivi;
   ad oggi, però, non si ha contezza dell'esatto ammontare dei residui del bilancio europeo 2007-2013, che vanno spesi entro dicembre 2015: stando a quanto disposto dalla legge di stabilità 2014, dovrebbero essere circa 10 miliardi di euro, che il Governo Letta aveva programmato di spendere nel biennio 2014-2015;
   prima di fare ricorso ai fondi del bilancio europeo 2014-2020, il Governo dovrebbe fare chiarezza non solo sui residui del bilancio europeo 2007-2013, ma anche su come l'Esecutivo abbia effettivamente impiegato i circa dieci miliardi di euro che il Governo Letta aveva programmato di spendere nel biennio 2014-2015 –:
   come siano stati impiegati i dieci miliardi di euro dei fondi strutturali del bilancio europeo 2007-2013, che il Governo Letta aveva programmato di spendere nel biennio 2014-2015;
   se sia presente e a quanto ammonti il residuo dei fondi strutturali del bilancio europeo 2007-2013;
   se il Governo abbia utilizzato le risorse destinate al cofinanziamento dei fondi del bilancio europeo a copertura del bonus Irpef di 80 euro, disposto dal decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89.
(2-01104) «Brunetta».
(6 ottobre 2015)

B)

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione per sapere – premesso che:
   la legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), all'articolo 3, comma 44, stabilisce un limite massimo alle retribuzioni e ai compensi percepibili a carico delle finanze pubbliche, prevedendo espressamente che la disposizione si applica non solo alle pubbliche amministrazioni, ma anche alle «società non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica», tra le quali certamente figura la Rai; la norma impone altresì alle pubbliche amministrazioni e alle società, non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica, di pubblicare sul proprio sito istituzionale il nome dei destinatari degli incarichi e l'importo dei compensi;
   in esecuzione della predetta disposizione, è stato emanato il decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 195, che precisa i contenuti del predetto obbligo di pubblicità, ricomprendendo esplicitamente ogni rapporto di lavoro subordinato o autonomo che implichi la corresponsione di retribuzioni o emolumenti direttamente o indirettamente a carico delle pubbliche finanze, includendo anche i compensi percepiti da società non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica, secondo quanto previsto dall'articolo 2 dei citato decreto del Presidente della Repubblica;
   l'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, recante: «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni» ha integralmente sostituito, a decorrere dal 1o gennaio 2014, l'articolo 60, comma 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 che, nella precedente formulazione, prevedeva che gli enti pubblici economici e le aziende che producono servizi di pubblica utilità, nonché gli enti e le aziende di cui all'articolo 70, comma 4, sono tenuti a comunicare alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica – e al Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, il costo annuo del personale comunque utilizzato, in conformità alle procedure definite dal Ministero dell'economia e delle finanze;
   il decreto-legge n. 101 del 2013 amplia, in primo luogo, l'ambito soggettivo di riferimento del sopradetto articolo 60, estendendo la platea dei soggetti tenuti al rispetto dell'obbligo di comunicazione anche alle società non quotate, partecipate direttamente o indirettamente, a qualunque titolo, dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, diverse da quelle emittenti strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati e dalle società dalle stesse controllate, e dalla società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo;
   detto intervento opera, inoltre, sul contenuto informativo dell'obbligo stesso, in particolare per la Rai, società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, andando a specificare che il costo annuo del personale comunque utilizzato ed oggetto della comunicazione deve ritenersi riferito ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo; in virtù di tale disposizione, pertanto, anche la Rai è tenuta a comunicare alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica – e al Ministero dell'economia e delle finanze il costo annuo del personale comunque utilizzato, con riferimento ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo, in conformità a specifiche procedure definite d'intesa con i predetti dicasteri;
   l'obbligo di pubblicità previsto per la Rai dal richiamato articolo 3, comma 44, della legge finanziaria per il 2008, non risulta messo in discussione dall'articolo 60, comma 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche), così come modificato dal citato decreto-legge n. 101 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 2013, che non solo non esclude l'obbligo di pubblicità, ma ne conferma la vigenza, non regolando diversamente i relativi obblighi di trasparenza;
   l'articolo 17, comma 4, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, stabilisce che: «A decorrere dal 1o gennaio 2015, il Ministero dell'economia e delle finanze acquisisce le informazioni relative alle partecipazioni in società ed enti di diritto pubblico e di diritto privato detenute direttamente o indirettamente dalle amministrazioni pubbliche individuate dall'Istituto nazionale di statistica ai sensi dell'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni, e da quelle di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni. L'acquisizione delle predette informazioni può avvenire attraverso banche dati esistenti ovvero con la richiesta di invio da parte delle citate amministrazioni pubbliche ovvero da parte delle società da esse partecipate. Tali informazioni sono rese disponibili alla banca dati delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 13 della legge 31 dicembre 2009, n. 196». Il decreto del Ministero dell'economia e Finanze del 25 gennaio 2015, all'articolo 3 ha stabilito che «sono altresì comunicate le informazioni sul costo del personale, comunque utilizzato, di cui all'articolo 60, comma 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165»;
   in tema di trasparenza, il contratto di servizio 2010-2013 siglato dalla Rai e il Ministero dello sviluppo economico e ancora in vigore, seppur in regime di prorogatio, dispone, all'articolo 27, comma 7, che «la Rai pubblica sul proprio sito web gli stipendi lordi percepiti dai dipendenti e collaboratori nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo, eventualmente con un rinvio allo stesso sito web nei titoli di coda, e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico»;
   si ritiene utile ricordare che il 7 maggio 2014 la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha approvato il parere di propria competenza previsto in relazione allo schema di contratto di servizio 2013-2015 tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico, ad oggi, ancora in via di definizione. Nel parere approvato dalla Commissione bicamerale, si pone la condizione che il comma 7 dell'articolo 18 dello schema di contratto di servizio preveda che: «La Rai pubblica nel rispetto delle disposizioni dell'articolo 60, comma 3, del decreto legislativo 31 marzo 2001, n. 165, come modificato dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, le informazioni sui curricula e i compensi lordi percepiti dai dirigenti, dai collaboratori e dai consulenti, così come definite e richieste dal Ministero dell'Economia e delle Finanze d'intesa con il Dipartimento della Funzione Pubblica, nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico». Analoga disposizione è contenuta nel vigente contratto di servizio, ma ad oggi risulta completamente disattesa, come si può evincere anche dalla consultazione del sito internet www.rai.it, nella sezione dedicata al «Personale», che risulta da tempo «in via di aggiornamento»;
   nel corso della seduta della Camera dei deputati dell'8 settembre 2014, il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze pro tempore, Giovanni Legnini, in risposta ad un'interpellanza urgente presentata dal firmatario del presente atto, riferendosi agli obblighi introdotti con la norma di cui all'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, ha dichiarato che «la Rai, in adempimento dei citati obblighi di legge, ha provveduto a trasmettere nel termine previsto e secondo i criteri delineati dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, tutti i dati richiesti dal Ministero dell'economia e delle finanze d'intesa con il Dipartimento della funzione pubblica»;
   nella seduta della Camera dei deputati del 31 ottobre 2014, nel rispondere alla precedente interpellanza, la sesta in ordine di tempo, sul tema dell'attuazione della normativa in materia di trasparenza della Rai presentata dal firmatario del presente atto, il Sottosegretario di Stato per il Ministero dello sviluppo economico, con delega per le telecomunicazioni, Antonello Giacomelli, dichiarava quanto segue: «(...) abbiamo nuovamente sollecitato il MEF, il Ministero dell'economia e delle finanze, per avere una informazione esatta circa le modalità e i tempi con cui si intendeva procedere e il MEF, nuovamente sollecitato, ha comunicato che provvederà a pubblicare, a breve, i dati sui compensi del personale della Rai, in conformità al parere dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e nell'ambito delle informazioni relative al costo del lavoro pubblico. Nuovamente sollecitato a dare una definizione temporalmente più precisa del concetto “a breve”, il MEF ha precisato che questa diffusione avverrà, in modo anticipato, rispetto alla presentazione dei dati del conto annuale 2013, che prevista entro la fine di quest'anno»;
   sul sito internet www.contoannuale. tesoro.it, riconducibile al Ministero dell'economia e delle finanze risulta pubblicato il costo annuale del personale Rai per l'anno 2013, limitatamente a dati aggregati e comunque non aggiornati, che ad avviso dell'interpellante non rispettano il dettato normativo –:
   per quale ragione il Governo non abbia sinora provveduto alla pubblicazione dei dati trasmessi dalla Rai e relativi al costo del personale, con riferimento ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo, così come letteralmente previsto dal dettato dell'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni»;
   quali misure intendano adottare, secondo le proprie competenze, per garantire, senza ulteriori ritardi, l'attuazione puntuale della normativa richiamata in premessa e rendere così pubblici i dati relativi al costo del personale, per quanto riguarda, in maniera specifica, i singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo, a norma delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni», in considerazione di quanto previsto dal contratto di servizio vigente, e, anche alla luce di quanto disposto dallo schema di contratto di servizio 2013-2015, che prevede esplicitamente per la Rai l'obbligo di pubblicazione dei curricula e dei compensi lordi dei singoli dirigenti, collaboratori e consulenti.
(2-00820) «Brunetta».
(20 gennaio 2015)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), all'articolo 1, commi 344-349, ha introdotto la possibilità per tutti i contribuenti di procedere ad una detrazione dell'imposta lorda, per una quota pari al 55 per cento degli importi rimasti a carico dello stesso contribuente, per tutte le spese relative ad interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti;
   le agevolazioni per la riqualificazione energetica sono state da ultimo prorogate dalla legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità 2015) nella misura del 65 per cento dell'investimento. Tali agevolazioni termineranno il 31 dicembre 2015, in quanto, la stessa legge di stabilità ha confermato la possibilità di detrarre il 65 per cento per le spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2015, mentre sarà pari al 36 per cento per le spese che saranno effettuate nel 2016;
   le misure di riqualificazione energetica (cosiddetto eco-bonus) rappresentano un significativo impulso per la crescita del prodotto interno lordo del nostro Paese, nonché per il sostegno di importanti settori produttivi, a partire da quello edilizio e per il raggiungimento di più elevati livelli di risparmio energetico;
   il concetto di riqualificazione energetica dell'esistente – correlato a quello di sostenibilità del costruito – è promosso a livello internazionale da politiche che individuano nella necessità di un sostanziale cambiamento nel modo di costruire, di gestire e di manutenere gli edifici esistenti, la chiave di volta, in ambito edilizio, per la salvaguardia dell'ambiente e per la tutela della salute e del benessere dell'uomo;
   in edilizia, il mercato del recupero e del rinnovo ha rappresentato, negli anni della crisi, l'unico sbocco per le imprese del settore: gli incentivi per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica, stimolando gli investimenti, hanno rappresentato una fonte non indifferente di respiro per le imprese del settore e per l'occupazione;
   i più recenti dati di analisi sull'efficienza della riqualificazione energetica elaborati dal Cresme (Centro ricerche economiche, sociali di mercato per l'edilizia e il territorio) mostrano come nel corso degli anni tale agevolazione abbia comportato un impatto positivo sulla crescita economica del Paese nonché della sua efficacia in campo occupazionale, soprattutto nel momento di forte crisi del settore edilizio;
   secondo le stime, il mercato della riqualificazione energetica vale 115,4 miliardi di euro, oltre il 61 per cento dell'intero fatturato di settore, e le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli edifici esistenti, sommati agli incentivi per le ristrutturazioni edilizie, hanno generato nel 2014 una spesa di 27,5 miliardi di euro, pari a quasi 2 punti di prodotto interno lordo;
   gli investimenti attivati da tali agevolazioni, nel 2014, hanno prodotto ben 283.200 posti di lavoro diretti nel settore dell'edilizia e 424.800 occupati totali. Inoltre, negli anni di maggiore crisi del settore edilizio, dal 2012 al 2014, gli investimenti attivati, pari ad oltre 75 miliardi di euro, sono valsi 752.893 occupati diretti e 1.128.889 occupati totali;
   l'importanza di tali agevolazioni è misurata anche dalle stime formulate che evidenziano come in caso di mancata attuazione dell’eco-bonus e delle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, gli investimenti che si sarebbero persi, senza sgravi Irpef, sarebbero stati pari a 15,9 miliardi di euro su un totale di 28,4 miliardi, mentre la perdita in termini occupazionali sarebbe ammontata a 158.591 posti di lavoro;
   le agevolazioni per la riqualificazione energetica e di ristrutturazione edilizia degli edifici, a distanza di anni dalla loro entrata in vigore, e soprattutto dei dati sopra esposti, mostrano con tutta evidenza che non rappresentano alcun costo per le finanze pubbliche. Al contrario, tutte le stime effettuate dal Cresme hanno evidenziato come l'applicazione dell’eco-bonus e delle agevolazioni abbiano generato un gettito positivo per le casse dello Stato;
   alla luce dei dati riportati, le misure di agevolazione per la riqualificazione energetica degli edifici e di ristrutturazione edilizia rappresentano un'operazione «win-win», ossia in grado di generare effetti positivi per tutti i soggetti coinvolti quali Stato, imprese e contribuenti;
   la decisione di prevedere un taglio ad un incentivo di così vitale importanza per un settore che rappresenta il principale driver del ciclo edilizio, nonché motore della ripresa, comporterà inevitabilmente forti ripercussioni su tutte le aziende del nostro Paese;
   solo per fare un esempio, secondo le previsioni Unicmi, nel 2014 il settore del serramento metallico è sceso del 5 per cento rispetto all'anno precedente e per l'anno corrente è realistico ipotizzare che per i costruttori di serramenti il 2015 si chiuderà con una lieve flessione, nell'ordine del 2 per cento – 4 per cento rispetto al 2014;
   i Governi di molti Stati europei hanno introdotto incentivi economici per agevolare interventi di riqualificazione energetica che garantiscano tempi di ritorno degli investimenti compatibili con le possibilità di spesa dei proprietari degli immobili e il ciclo di vita delle tecnologie impiegate;
   Francia e Germania nel rispetto delle normative comunitarie hanno intrapreso misure di protezione delle rispettive produzioni nazionali emanando decreti ad hoc, atti a rallentare l'invasione dei produttori «low cost»;
   in Francia è attualmente in vigore un sistema in grado di proteggere le imprese e gli artigiani francesi dalle incursioni di opere e manodopera di bassa qualità, i consumatori e tutti i contribuenti;
   nello specifico, dal 1o luglio 2015 i privati francesi che vogliono effettuare lavori di risparmio energetico, per i quali richiedono agevolazioni fiscali e finanziarie allo Stato, potranno rivolgersi solo ad aziende certificate RGE, acronimo di Reconnu Garant de lEnvironnement, cioè al Garante riconosciuto dell'ambiente;
   ai sensi della legislazione francese gli aiuti pubblici alle famiglie che intraprendono lavori di risparmio energetico vengono concessi solo rispettando determinate condizioni. Tra queste vi è l'obbligo da parte delle famiglie di fare ricorso solamente a imprese e artigiani certificati RGE, in modo tale che i lavori vengano eseguiti da operatori capaci di agire da consiglieri energetici e di realizzare lavori di rinnovo di qualità che portino a una diminuzione dei consumi di energia. A questo obbligo si somma quello per le imprese e artigiani di sottoporsi a un percorso formativo e burocratico che consiste in un esame dei criteri di qualificazione e in corsi di formazione e controllo in cantiere;
   la normativa francese pretende altresì che le aziende importatrici esibiscano certificazioni di qualità e assicurazioni dedicate, in un percorso stabilito e riconosciuto dallo Stato francese, oltre ad obbligare gli importatori a corrispondere sul suolo francese sia l'iva che i contributi. Il tutto è stato stabilito come condizione necessaria affinché l'utente finale francese ottenga gli sgravi fiscali esistenti per il risparmio energetico;
   la legge finanziaria francese del 2015 prevede, altresì, un credito di imposta per la transizione energetica del 30 per cento per lavori compresi tra il 1o settembre 2014 e il 31 dicembre 2015. Inoltre, il plafond massimo di spesa ammissibile è di 8.000 euro per persona (16 mila per una coppia e 400 euro per ogni persona a carico) con una detrazione fiscale del 30 per cento suddivisa su cinque anni;
   dall'altro lato, la Germania ha defiscalizzato il lavoro dei propri artigiani, in modo che anche il prodotto nazionale abbia un costo competitivo;
   l’eco-bonus si è rivelato un mezzo idoneo a sostenere la riqualificazione energetica degli edifici esistenti e soprattutto per sostenere le attività imprenditoriali dei settori industriali che producono materiali, impianti e prodotti ad alta efficienza energetica, generando in questo modo occupazione;
   tali incentivi si sono mostrati decisivi per lo sviluppo di nuovi modelli operativi di economia globalizzata al fine di definire un ruolo di rilievo del nostro Paese nell'affermazione della filiera edilizia sui mercati esteri –:
   quali siano le intenzioni del Governo in merito alle agevolazioni per la riqualificazione energetica e se intenda assumere iniziative per dare stabilità, a decorrere dall'anno 2016, alla disposizione della detraibilità del 65 per cento richiamata in premessa;
   quali iniziative si intendano intraprendere a tutela delle imprese e degli artigiani dell'edilizia nazionale, e, nello specifico, se i Ministri interpellati intendano valutare la possibilità di adottare un sistema simile a quello previsto attualmente in Francia, in merito alla certificazione delle aziende riconosciute, in grado di rispondere alle predette esigenze di tutela.
(2-01099) «De Girolamo, Brunetta».
(1o ottobre 2015)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   risulta agli interpellanti che il 10 settembre 2015 sia stato presentato il piano di riduzione di 23 prefetture-uffici territoriali del Governo che, entro il 2016, saranno accorpate ad altre sedi di città vicine;
   la soppressione delle prefetture trascinerà con sé anche le questure e le caserme dei vigili del fuoco;
   i tagli, stando ai commenti riportati dagli organi della stampa, in più di un caso sembrerebbero allentare i presidi di sicurezza e legalità nei territori che ne sono maggiormente bisognosi per cui occorrerebbe una presenza costante delle istituzioni e delle forze dell'ordine, affinché sia garantita la sicurezza pubblica;
   esempi clamorosi sono la prefettura in soppressione di Vibo Valentia, città il cui territorio è uno dei più martoriati dal fenomeno ’ndranghetistico, nonché la ventilata ipotesi dell'accorpamento delle prefetture di Rieti e Viterbo, i cui rispettivi territori, con collegamenti inadeguati, sono molto diversi da un punto di vista idrogeologico e demografico;
   Rieti, in particolare, è territorio che già vive un impoverimento della presenza delle istituzioni, a danno dei servizi ai cittadini e ai lavoratori;
   l'eventuale scomparsa dei sopradetti presidi statali comporterebbe rischi per la coesione sociale e un insufficiente controllo del territorio;
   ad avviso degli interpellanti risulta svilito e indebolito un modello di sicurezza inteso quale segno permanente e tangibile della volontà di combattere la criminalità organizzata e le sue ingerenze, anche agli occhi dei cittadini che vivono nei territori che vi sono maggiormente esposti;
   tra l'altro, la corposa riduzione delle articolazioni territoriali non sembra essere accompagnata da una corrispondente riduzione dell'elefantiaca macchina burocratica centrale, delle posizioni dirigenziali o delle sedi;
   la riduzione delle prefetture-uffici territoriali del Governo è prevista dalla legge delega di riforma delle pubbliche amministrazioni – cosiddetta «Madia», dal nome della Ministra proponente – e dispone una serie di criteri da rispettare per la scelta dei «tagli», tra i quali, espressamente, la presenza di criminalità;
   sempre la legge delega ha dettato i criteri per una contestuale riduzione degli uffici, delle posizioni dirigenziali e delle sedi dell'amministrazione centrale;
   i criteri indicati dalla legge delega risulterebbero del tutto disattesi dal sopradetto piano di riduzione –:
   se non intenda rivedere con urgenza il piano di riduzione delle prefetture-uffici territoriali del Governo sulla base delle oggettive condizioni e difficoltà territoriali e dell'incidenza locale della criminalità organizzata, per garantire il controllo necessario e la sicurezza dei territori periferici.
(2-01102)
«Nesci, Nuti, Cecconi, Cozzolino, Dadone, D'Ambrosio, Dieni, Toninelli, Massimiliano Bernini, Agostinelli, Alberti, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Businarolo, Busto, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Chimienti, Ciprini, Colletti».
(6 ottobre 2015)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa e il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   in data 12 agosto 1980, il nucleo di polizia giudiziaria presso la legione carabinieri di Bologna, inviò al comando della stazione dei carabinieri di Aritzo, in provincia di Nuoro, una comunicazione avente ad oggetto l'inchiesta sull'esplosione alla stazione ferroviaria occorsa sabato 2 agosto 1980;
   a mezzo di detta missiva venne comunicato l'avvenuto rinvenimento, tra le macerie della stazione ferroviaria di Bologna, di un passaporto intestato al professor Salvatore Muggironi, un insegnante affetto da cecità residente nella precitata Aritzo;
   il Muggironi non era deceduto né compariva nella lista dei feriti che avevano fatto ricorso a cure mediche presso gli ospedali di Bologna in seguito alla nota esplosione;
   alla data del 12 agosto 1980, inoltre, nonostante fossero passati almeno dieci giorni dalla perdita di possesso del passaporto, il Muggironi non ne aveva ancora denunciato lo smarrimento alle autorità;
   il 19 agosto 1980, il comando della stazione dei carabinieri di Aritzo comunicò al nucleo di polizia giudiziaria di Bologna l'avvenuta restituzione del passaporto, evidenziando contestualmente il sospetto che il Muggironi potesse appartenere all'area della sinistra extraparlamentare;
   il 10 ottobre 1980, la compagnia dei carabinieri di Sorgono (Nuoro) inviò un'informativa sul conto del Muggironi alla procura della Repubblica di Bologna e, per quanto di competenza, alla procura della Repubblica di Oristano. La nota trasse origine da una presunta telefonata anonima, ricevuta dal brigadiere Oreste Celestino il precedente 7 ottobre, con la quale era stato attribuito al Muggironi un non meglio precisato coinvolgimento nell'esplosione alla stazione ferroviaria di Bologna;
   il sopradetto brigadiere Celestino allegò all'informativa una serie di schede personali da cui risultava l'affiliazione del Muggironi a un gruppo extraparlamentare operante in Barbagia dove militavano anche due persone già condannate per gravi reati quali detenzione di armi e ordigni, Giovanni Paba e Franco Secci;
   questi ultimi nel 1976, secondo le schede personali predette, sarebbero stati arrestati in Olanda perché trovati a bordo di un treno diretto alla stazione ferroviaria di Amsterdam in possesso di armi, esplosivi e fogli contenenti nominativi di detenuti delle Brigate Rosse, nonché riferimenti a gruppi del terrorismo palestinese;
   il gruppo extraparlamentare indicato dal brigadiere Celestino, del quale avrebbero fatto parte Muggironi, Paba e Secci, sarebbe gravitato attorno al giornale denominato Barbagia Contro;
   da tale informativa scaturì un'inchiesta con esito negativo della procura della Repubblica i cui atti vennero poi trasmessi in seguito per competenza alla procura della Repubblica di Bologna;
   da tali atti risulta che il Muggironi dichiarò agli inquirenti di essere stato a Bologna nell'estate 1980 per sottoporsi a visite oculistiche e di aver ivi soggiornato nella pensione Fusari e presso l'hotel Apollo. Asserì poi di aver lasciato la valigia contenente il passaporto presso un pizzaiolo di origini sarde chiamato Franco Fulvio Berardis il quale poi, nonostante le promesse, si sarebbe rifiutato di restituirgliela;
   gli accertamenti condotti portarono la magistratura bolognese a ritenere irrilevanti i fatti segnalati dai carabinieri di Aritzo e Sorgono, sulla base del rapporto giudiziario redatto il 13 gennaio 1983 dal capitano Paolo Pandolfi, comandante della prima sezione del nucleo operativo dei carabinieri di Bologna;
   il capitano Pandolfi escluse qualsiasi nesso tra il Muggironi e l'esplosione avvenuta nella stazione ferroviaria di Bologna il 2 agosto 1980, in quanto il sopraddetto si sarebbe recato nel capoluogo emiliano solo per effettuare incontri di natura omosessuale. Il capitolo Pandolfi concluse il rapporto giudiziario sostenendo che il passaporto in realtà non sarebbe stato rinvenuto all'interno della stazione ferroviaria, come creduto inizialmente, in quanto il non meglio specificato sottoufficiale all'epoca incaricato della restituzione al proprietario avrebbe constatato che il documento era integro e privo di polvere –:
   se risulti che i sopradetti Giovanni Paba e Franco Secci siano stati condannati in via definitiva dopo essere stati arrestati nel 1976 a bordo di un treno diretto alla stazione ferroviaria di Amsterdam mentre trasportavano armi, esplosivi, nonché fogli contenenti nominativi di detenuti delle Brigate Rosse, nonché riferimenti a gruppi del terrorismo palestinese;
   se risulti che nel 1980 in Barbagia le formazioni locali dell'estrema sinistra custodivano un arsenale di armi e esplosivi di proprietà del terrorismo palestinese;
   se risulti che nel giornale di lotta Barbagia Contro, diffuso fino alla primavera del 1980, compaiono articoli firmati da Giovanni Paba, Franco Secci e Salvatore Muggironi;
   se risulti al Governo che sia stato appurato che in realtà Salvatore Muggironi nell'estate 1980 non si sottopose ad alcuna visita oculistica a Bologna, non soggiornò né alla pensione Fusari né all'hotel Apollo, e che, in realtà, nessun Flavio o Fulvio Berardi di origine sarda risulta aver abitato a Bologna;
   se risulti che, non solo il passaporto, ma anche la valigia di Muggironi contenente alcuni documenti, sia stata rinvenuta tra le macerie della stazione ferroviaria di Bologna, sequestrata dalla polizia ferroviaria, infine restituita al predetto che la riconosceva a verbale come di sua effettiva proprietà;
   se risulti che il capitano Paolo Pandolfi, autore del rapporto giudiziario del 13 gennaio 1983, con cui si chiudono, a giudizio degli interpellanti, frettolosamente e inspiegabilmente, le indagini sul caso Muggironi, fosse lo stesso che, durante l'inchiesta sull'esplosione alla stazione ferroviaria di Bologna, si recò presso il carcere svizzero di Champ Dollon per ascoltare di persona il noto depistatore Elio Ciolini e per redigere poi un rapporto giudiziario destinato alla magistratura bolognese in cui si asseverarono come attendibili le rivelazioni acquisite dal predetto detenuto;
   quale sia stata la carriera dell'allora capitano Paolo Pandolfi e se tuttora sia in servizio;
   se risulti che il brigadiere dell'Arma dei carabinieri Oreste Celestino che ricevette la telefonata anonima che accusava Muggironi di essere coinvolto nella strage di Bologna e che indagò sui rapporti Muggironi, Paba e Secci, morì poche settimane dopo l'invio alla procura di Bologna di una relazione sulle indagini che aveva effettuato su questa vicenda.
(2-01106) «Gianluca Pini, Fedriga».
(6 ottobre 2015)

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