TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 683 di Venerdì 30 settembre 2016

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
   l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha indetto nel dicembre del 2011 un concorso pubblico per esami per il reclutamento di 69 dirigenti di seconda fascia. Lo svolgimento delle due prove scritte, una teorica ed una pratica riguardavano l'una la sospensione cautelare dal servizio e la connessa restitutio in integrum e l'altra il «bunkeraggio»;
   tale concorso e le presunte irregolarità erano state già enunciate nell'interrogazione n.  3/00219 presentata il 22 luglio 2013, e tutt'oggi senza risposta;
   anche da fonti stampa si apprende che un membro della commissione esaminatrice Alberto Libeccio, a tutt'oggi dirigente generale a capo di una importante direzione di vertice dell'Agenzia, qualche mese prima dell'espletamento delle predette prove, ha organizzato un corso di formazione al quale era stato invitato a partecipare un gruppo di funzionari già titolari di incarichi dirigenziali presso la stessa Agenzia delle dogane;
   nel predetto corso è stato esaminato l'argomento oggetto della prima prova teorica, mentre nello stesso periodo il medesimo membro della Commissione di esame ha diramato delle dettagliate disposizioni di servizio attinenti alla seconda prova di esame di contenuto pratico;
   tali disposizioni, contenenti istruzioni operative e indirizzate ai dirigenti e agli incaricati di funzioni dirigenziali, hanno avuto verosimilmente una diffusione molto limitata non essendo state pubblicate sul sito dell'Agenzia e restando pressoché sconosciute alla restante parte del personale doganale, tenuto anche in conto della natura particolarmente tecnica delle questioni ivi trattata;
   l'esame scritto tenutosi a Roma nel luglio 2013 è stato preceduto da una nota nella quale la commissione esaminatrice ha ammesso alla consultazione da parte dei candidati, esclusivamente alcuni testi espressamente indicati concernenti per lo più la materia delle dogane e delle accise, escludendo quindi codici e raccolte di norme inclusi «leggi o decreti singoli (legge n.  241 del 1990; decreto legislativo n.  165 del 2001)» ovvero i contratti collettivi, che peraltro sono di consuetudine ammessi in tutti i pubblici concorsi;
   la graduatoria del concorso è stata impugnata davanti al Tar del Lazio per una serie di vizi ed irregolarità tra le quali la violazione del principio di collegialità in relazione al modus procedendi seguito dalla commissione per la valutazione delle prove scritte ovvero la correzione individuale degli elaborati da parte del sopra menzionato membro della commissione. Nel contempo, anche un verbale della commissione esaminatrice è finito sotto esame del tribunale civile di Roma per essere stato impugnato da alcuni concorrenti con querela di falso in un separato giudizio dinanzi alla autorità giudiziaria;
   il Tar del Lazio, Sez II, con la sentenza 6095 del 2015 ha annullato gli atti impugnati disponendo «la rinnovazione integrale – a cura di una nuova commissione esaminatrice – della fase di correzione degli elaborati di tutti i candidati che hanno partecipato alle prove scritte» perché A) i componenti della Commissione non hanno dato prova di affidabilità nell'esecuzione dei compiti ad essi affidati e, comunque per effetto della querela di falso attualmente versano in condizioni di incompatibilità sopravvenuta; B) occorre comunque garantire l'unicità e contestualità delle operazioni di correzione e valutazione delle prove scritte. Tra l'altro, nella anzidetta sentenza si da atto che la stessa difesa erariale con la memoria depositata in data 16 febbraio 2015 ha definito «stravagante e maldestro il riepilogo delle operazioni di correzioni delle prove scritte risultante dal verbale 31», con ciò avvalorando l'idea di una commissione esaminatrice inadeguata che ha penato quantomeno con superficialità e approssimazione;
   l'Agenzia ha appellato la sentenza emessa dall'organo giurisdizionale di primo grado dinanzi alla IV sezione del Consiglio di Stato. Si fa notare che il collegio giudicante, che ha poi deciso la controversia, è stato presieduto dal dottor Filippo Patroni Griffi, tornato a svolgere attività giurisdizionale dopo essere stato prima Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione con il Governo Monti e Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con il Governo Letta, a differenza del collega consigliere dottor Garofali attuale capo di gabinetto del Ministero dell'economia e delle finanze e già titolare, del medesimo incarico istituzionale con lo stesso Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione Patroni Griffi. Del collegio di giudici amministrativi, è stato parte anche il consigliere dottor Nicola Russo, che secondo la notizia data da La Repubblica e riportata Dagospia il 23 luglio 2016, sarebbe indagato per vicende comunque estranee al concorso delle dogane ma legate a storie di sentenze «addomesticate» in connessione a prostituzione anche minorile;
   con decisione del 13 aprile 2016 n.  1446, il Consiglio di Stato nel confermare l'esistenza di anomalie e incongruenze nella fase di valutazione e correzione delle prove scritte, ha tuttavia riformato solo parzialmente la impugnata sentenza del Tar del Lazio, affidando all'originaria commissione la rinnovazione delle correzioni dei soli elaborati già giudicati inidonei da tutti i commissari che però espressero il proprio voto personale non in forma collegiale, ma su indicazione del dottor Libeccio componente dell'organo tecnico «incaricato della prima lettura di ogni elaborato»;
   nel frattempo si è appreso da diverse testate giornalistiche che appena una settimana fa vi è stata una perquisizione da parte dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, su delega della procura della capitale, presso gli uffici centrali dell'Agenzia ed in particolare in nove uffici di funzionari nonché nell'ufficio del capo segreteria del direttore generale. Le indagini in corso tenderebbero a dimostrare che le tracce relative ai temi sorteggiati erano già note ad alcuni candidati, mentre, sempre secondo la procura, alcuni funzionari tra cui il capo segreteria del direttore generale avrebbero introdotto nelle aule dove si è svolto l'esame copie di Gazzette ufficiali debitamente contraffatte contenenti le tracce dei temi svolti, in luogo della normativa ammessa alla consultazione, pagine contenenti anche lo stesso tema svolto;
   con la sentenza n. 9846 del 2016, depositata il 20 settembre 2016, il TAR del Lazio ha accolto il ricorso di Dirpubblica e bloccato la formulazione del bando di selezione a 403 dirigenti dell'Agenzia delle entrate, per tre motivi: 1) è stato «bocciato» il sistema di attribuzione dei punteggi in base alla valutazione dei titoli che avrebbe privilegiato i funzionari che avevano ricoperto incarichi dirigenziali; 2) è stata contestata dai giudici amministrativi anche la riserva del 50 percento dei posti messi a concorso a favore del personale organicamente appartenente al ruolo dell'agenzia delle Entrate inquadrato nella terza area funzionale, più alta rispetto a quella del 30 per cento prevista dall'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 272 del 2004; 3) è stata rilevata la mancata previsione di una quota del 50 per cento dei posti di dirigente disponibili al corso-concorso selettivo di formazione della Scuola nazionale dell'amministrazione;
   va tenuto conto anche del clamore mediatico suscitato da queste vicende con conseguente grave danno all'immagine ed al decoro dell'amministrazione –:
   quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, anche sul piano disciplinare, nei confronti dei componenti della commissione di esame del predetto concorso a 69 posti, ai quali evidentemente non può essere più affidato alcun ruolo di responsabilità nell'interesse del Paese e dell'intera collettività;
   quali urgenti iniziative intenda intraprendere il Governo per risolvere l'ormai annosa controversia sulla regolarità dei concorsi pubblici relativi al Ministero dell'economia e delle finanze, e in particolare modo alle Agenzie delle entrate e delle dogane;
   se non sia il caso di assumere iniziative per annullare tutti i concorsi in atto riferiti alle agenzie fiscali;
   se il Governo intenda assumere iniziative normative per stabilire che i membri del Consiglio di Stato non possano assumere funzioni apicali nei gabinetti dei Ministeri, prassi ormai consolidata e che li vede spesso esercitare funzioni dirigenziali con riferimento ai concorsi ministeriali, considerato che, in caso di contenziosi amministrativi, per altro molto frequenti, si ritrovano «a giudicare» sé stessi o loro colleghi.
(2-01477)
«Pesco, Alberti, Fico, Pisano, Ruocco, Villarosa, Cecconi».
(27 settembre 2016)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   la legge 6 maggio 2015, n.  52, recante il nuovo sistema elettorale per l'elezione della Camera dei deputati, contiene altresì nuove norme concernenti l'esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero non iscritti all'AIRE, in quanto ivi stabiliti per un periodo di tempo inferiore a quello stabilito per la suddetta iscrizione;
   tali nuove norme dispongono che possono votare «per corrispondenza nella circoscrizione Estero, previa opzione valida per un'unica consultazione elettorale, i cittadini italiani che, per motivi di lavoro, studio o cure mediche, si trovano, per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento della medesima consultazione elettorale, in un Paese estero in cui non sono anagraficamente residenti ai sensi della legge 27 ottobre 1988, n.  470»;
   poi la legge prevede: «L'opzione di cui al comma 1, redatta su carta libera, sottoscritta dall'elettore e corredata di copia di valido documento di identità, deve pervenire al comune di iscrizione elettorale entro i dieci giorni successivi alla data di pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi elettorali» con le stesse modalità potranno votare i familiari conviventi con i suddetti cittadini;
   gli interpellanti tralasciano per il momento l'incertezza suscitata dall'accezione «familiari conviventi» e le disposizioni successive in ordine all'attuazione pratica della nuova disciplina adottata, che pare gravosa per il cittadino che ne è oggetto ed oltremodo farraginosa per le pubbliche amministrazioni competenti;
   preme agli interpellanti segnalare l'estrema esiguità del tempo concesso – 10 giorni a decorrere dal giorno di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali – per porre in essere l'opzione del voto all'estero da parte di coloro che vi avrebbero diritto – questione che rischia di vanificare se non annullare la ratio della norma stessa, che deve rendere accessibile ed estendere il più possibile l'esercizio del diritto di voto;
   a fronte della consultazione referendaria cui sono chiamati i cittadini il 4 dicembre 2016, che investe le fondamenta ordinamentali ed istituzionali del nostro Paese, risulta a rischio il voto di migliaia di cittadini, questione che va a tutti i costi scongiurata –:
   se non intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative normative atte a prorogare il termine indicato in premessa, entro il quale i cittadini interessati dalla nuova disciplina devono esercitare l'opzione di voto.
(2-01479)
«Dieni, Cecconi, Cozzolino, Dadone, D'Ambrosio, Nuti, Toninelli, Businarolo, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Chimienti, Ciprini, Colonnese, Cominardi, Corda, Crippa, Da Villa, Dall'Osso, De Lorenzis, Della Valle, Dell'Orco, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Di Vita, D'Incà, Fantinati, Fico, Fraccaro, Frusone».
(27 settembre 2016)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   da anni, ormai, i livelli essenziali di assistenza non sono più effettivamente garantiti in molte regioni del nostro Paese, specie nel Mezzogiorno;
   ciò avviene anche e soprattutto a causa di riforme mal riuscite e tagli indiscriminati;
   tra le regioni maggiormente colpite vi è sicuramente la Campania;
   nell'ultimo lustro si è assistito alla progressiva cessione di sovranità dal settore pubblico a quello privato, alla dismissione di numerosi punti nascita presenti sul territorio regionale ed all'ulteriore indebitamento di una rete ospedaliera già ampiamente al di sotto degli standard numerici nazionali;
   attualmente, come se ciò non bastasse, è emersa una nuova emergenza: il 13 settembre 2016, infatti, sono state attivate le procedure di raffreddamento e di conciliazione ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge n.  146 del 1990 così come modificato dalla legge n.  83 del 2000 per circa duemila lavoratori del comparto della sanità accreditata della Campania;
   le procedure in questione arrivano in seguito ai decreti 85/2016 e 89/2016 emessi dalla regione Campania, e sono figlie del contenzioso ormai da tempo in atto tra regione e datori di lavoro;
   infatti, con i decreti citati la regione ha previsto regole rigidissime per i budget relativi al privato accreditato, tagli particolarmente rilevanti e la cancellazione di vecchi contenziosi tra le strutture e la regione (oltre al vincolo per le stesse di non aprirne altri in futuro);
   i dipendenti coinvolti si sono visti, nella giornata del 26 settembre 2016, recapitare altrettante lettere di preavviso di licenziamento;
   dopo le mortificazioni del dumping contrattuale, del mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro e del mancato pagamento di numerosi arretrati, adesso duemila persone vedono a repentaglio i propri posti di lavoro;
   in questo modo ad essere penalizzati, saranno tra l'altro non solo i lavoratori, ma anche tutti quei cittadini che dai primi di ottobre 2016 rischiano di vedersi privati della giusta assistenza;
   considerato che ad oggi non si è avuta nessuna convocazione da parte della prefettura e che dunque le procedure debbono ritenersi espletate, le segreterie regionali di FP-CGIL, FP-CISL e UIL-FPL hanno proclamato uno sciopero di 24 ore dei lavoratori del settore interessato per il prossimo 17 ottobre;
   sulle criticità della sanità accreditata campana l'interpellante aveva già presentato l'interrogazione a risposta scritta n.  4/10410 al Ministero della salute, presentata il 18 settembre 2015, ed a cui non è mai stata data risposta, nonostante nella stessa data il Ministro fosse stato delegato a rispondere –:
   se il Governo non ritenga urgente e doveroso, anche per il tramite del commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari regionali, convocare immediatamente un tavolo di confronto che coinvolga tutte le parti interessate, al fine di trovare una soluzione in grado di tutelare i diritti dei lavoratori, mantenere i livelli occupazionali e garantire per le cittadine ed i cittadini della Campania il rispetto del diritto alla salute costituzionalmente riconosciuto.
(2-01478)
«Scotto, Airaudo, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Martelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti».
(27 settembre 2016)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   il decreto-legge del 23 dicembre 2013, n.  145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n.  9, prevede all'articolo 13, comma 14, che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti adotti apposite linee guida per disciplinare le modalità di erogazione di contributi, sussidi o ogni altra forma di emolumento da parte dei gestori di aeroporti in beneficio dei vettori aerei in funzione dell'avviamento e sviluppo di rotte destinate a soddisfare e promuovere la domanda nei rispettivi bacini di utenza. Le suddette linee guida devono essere adottate dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sentiti l'Autorità di regolazione dei trasporti e l'Ente nazionale per l'aviazione civile, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione decreto-legge del 23 dicembre 2013, n.  145;
   l'articolo 13, comma 15, del decreto-legge del 23 dicembre 2013, n.  145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n.  9, prevede che i gestori aeroportuali debbano comunicare all'Autorità di regolazione dei trasporti e all'Ente nazionale per l'aviazione civile l'esito delle procedure previste dal comma 14, ai fini della verifica del rispetto delle condizioni di trasparenza e competitività;
   in data 2 ottobre 2014 con decreto ministeriale n.  397, sono state adottate dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti le «Linee guida inerenti le incentivazioni per l'avviamento e lo sviluppo di rotte aeree da parte dei vettori ai sensi dell'articolo 13, commi 14 e 15, decreto-legge del 23 dicembre 2013, n.  145, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2014», sulle quali l'Autorità di regolazione dei trasporti si è espressa con un parere del marzo 2014;
   in data 11 agosto 2016 con decreto ministeriale n.  275, sono state adottate dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti delle modifiche alle linee guida sopracitate, in ragione delle problematiche interpretative verificatesi in sede di applicazione, nonché in considerazione della necessità di incentivare il traffico aereo negli aeroporti regionali. Tuttavia, nell'adozione delle modifiche non risultano agli interpellanti essere stati sentiti preventivamente i pareri dell'Autorità di regolazione dei trasporti e dell'Ente nazionale per l'aviazione civile;
   risulta che solo in data 8 settembre 2016, quindi 28 giorni dopo l'emanazione del decreto ministeriale n.  275, l'Autorità di regolazione dei trasporti ha fornito il parere previsto ai sensi dell'articolo 13, commi 14 e 15, del decreto-legge del 23 dicembre 2013, n.  145. Nel parere fornito, l'Autorità di regolazione dei trasporti riferisce di aver ricevuto le nuove «linee guida» dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 8 agosto 2016, quindi 3 giorni prima dell'emanazione del decreto ministeriale n.  275 del 2016. Nella nota di accompagnamento inviata dal Ministero, si chiedeva di «far conoscere eventuali valutazioni con la massima consentita urgenza»;
   agli interpellanti non risulta sia pervenuto al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il parere previsto, ai sensi dell'articolo 13, commi 14 e 15, decreto-legge del 23 dicembre 2013, n.  145, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2014, dell'Ente nazionale per l'aviazione civile;
   relativamente al consiglio di amministrazione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), si segnala come quest'ultimo sia cessato dalla carica per fine mandato il 23 gennaio 2016;
   in base all'articolo 4, comma 3, del decreto legislativo 25 luglio 1997, n.  250, recante istituzione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile, il «consiglio di amministrazione è composto dal presidente e da quattro membri scelti tra soggetti di comprovata cultura giuridica, tecnica ed economica nel settore aeronautico, nominati, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Il consiglio rimane in carica cinque anni e la nomina dei suoi componenti è rinnovabile per una sola volta. Esercita le competenze stabilite dallo statuto dell'Ente»;
   in occasione della scadenza del mandato del consiglio di amministrazione di Enac il gruppo parlamentare degli interpellanti aveva chiesto al Governo, con un comunicato stampa, di aprire una consultazione pubblica per la selezione dei nuovi consiglieri, affinché, oltre alle soprarichiamate competenze giuridiche, tecniche ed economiche, fossero individuati soggetti di specchiata moralità, indiscussa esperienza, in assenza di conflitti di interessi e in assenza di procedimenti giudiziari per i reati di cui alla legge «Severino»;
   ad otto mesi dalla scadenza del consiglio di amministrazione di Enac, pur a fronte di numerosi solleciti, il Governo non solo non ha risposto all'appello di una consultazione pubblica ma non ha ancora sciolto la riserva sui nomi da insediare ai vertici dell'Ente, con grave disagio per un intero comparto, come quello del trasporto aereo, che presenta delicate e complesse problematiche ancora da risolvere che impongono la piena titolarità, legittimità e operatività di un Ente chiamato per legge a garantire la piena sicurezza della mobilità aerea del nostro Paese. A tale proposito, giova ricordare che, negli ultimi quattro anni, la percentuale dei passeggeri negli aeroporti italiani è aumentata di circa il 7 per cento, toccando il numero di quasi 157 milioni di unità;
   questo mancato rinnovo del consiglio di amministrazione sta, inoltre, aggravando gli annosi problemi di governance di un ente pubblico da oltre 13 anni ininterrottamente in mano alla stessa persona, l'attuale presidente, Vito Riggio, che si è visto confermare in perpetuum da tutti i Governi in carica con norme e commissariamenti ad hoc –:
   se quanto riportato in premessa corrispondesse alla verità, quali siano le motivazioni per le quali il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha adottato il decreto ministeriale n.  275 dell'11 agosto 2016 senza i pareri previsti dell'Autorità di regolazione dei trasporti – giunto solo in data 8 settembre 2016 – e dell'Ente nazionale per l'aviazione civile – che non risulta agli interpellanti ancora pervenuto – ai sensi dell'articolo 13, commi 14 e 15, decreto-legge del 23 dicembre 2013, n.  145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014;
   come si concilino le modifiche apportate alle linee guida di cui in parola con le disposizioni emanate dalla Commissione europea sugli aiuti di Stato;
   quali siano gli intendimenti del Governo in merito al rinnovo del consiglio di amministrazione di Enac.
(2-01476)
«De Lorenzis, Liuzzi, Nicola Bianchi, Carinelli, Dell'Orco, Paolo Nicolò Romano, Spessotto, Cecconi».
(27 settembre 2016)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   il 12 marzo 2016 su Rai3, nella rubrica Tgr Ambiente Italia, è andato in onda un servizio sulla situazione dell'inquinamento e le sue conseguenze, nella città di Augusta, in provincia di Siracusa, vissuta ormai da decenni;
   a risvegliare le coscienze degli italiani, e a riportare alla cronaca la situazione drammatica del territorio è stato Don Palmiro Prisutto, l'arciprete augustano che, insieme ai cittadini e alle tante associazioni no profit attive sul territorio, da circa trent'anni, combatte contro la piaga dell'inquinamento ambientale, l'alta mortalità per tumori e l'alta incidenza di natalità con malformazioni, nel famigerato «triangolo della morte», Augusta-Priolo-Melilli;
   per due anni e fino a febbraio del 2016, ogni 28 del mese, nella Chiesa Madre di Augusta, Don Palmiro Prisutto ha dedicato la messa serale ai concittadini, uccisi dal cancro (principalmente al fegato, al seno e ai polmoni), elencando i loro nomi, l'età e la causa della morte. L'elenco, che finora conta oltre 800 persone, è stato continuamente aggiornato grazie alle segnalazioni dei parenti dei defunti. L'arciprete ha poi deciso di non effettuare più la celebrazione di queste messe e di continuare la lotta all'inquinamento con altre modalità;
   l'area «deturpata» si estende su una superficie di circa trenta chilometri di costa, tra il mare e le colline della Sicilia sud orientale, dove si susseguono ciminiere, tubature arrugginite, cisterne, capannoni in stato di completo abbandono e stabilimenti, o parti di essi, oramai chiusi. Da sessant'anni qui è presente un polo industriale petrolchimico, già tra i più grandi d'Europa. Attualmente, le attività si sono drasticamente ridotte, il lavoro scarseggia, ma resta un'eredità di veleni, inquinamento del suolo, dell'acqua e dell'aria circostanti, risultato di anni di attività di dubbia legittimità esenti da ogni tipo di controllo, che ha portato ad una completa contaminazione della catena alimentare, determinando così la nascita di bambini malformati e un significativo aumento della percentuale di persone che si ammalano di tumore;
   il polo petrolchimico siracusano ha origini nel 1949, quando ad Augusta è stata realizzata la Rasiom, il primo complesso di raffinazione del petrolio e la trasformazione dei suoi derivati. A metà del 1950 la raffineria cominciò a produrre, sfruttando le numerose agevolazioni e gli incentivi economici erogati dalla Cassa per il Mezzogiorno, per attrarre nel Sud investimenti di gruppi, sia privati che pubblici;
   nella suddetta area, dopo la Rasiom, si insediarono: la Liquichimica, ora Sasol, che doveva utilizzare le paraffine lineari per la produzione di bioproteine; la Cogema; l'Eternit; la Sicilfusti; l'Edison, che investì quanto ricavato dalla cessione delle industrie elettriche allo Stato nella Chimica con la S.in.cat. (Società Industriale Catanese), produttrice inizialmente di fertilizzanti; la Celene, una società a capitale misto Edison-Union Carbide, produttrice di polimeri; la Montecatini, per prodotti chimici e petrolchimici; nel 1953 venne costruita la centrale termoelettrica Enel Tifeo, alimentata con olio combustibile fornito dalla Rasiom;
   agli inizi degli anni ’70 la I.c.a.m. (impresa congiunta Anic Montedison) che produce ancora oggi oltre 700.000 tonnellate/anno di etilene; la centrale termoelettrica Enel di Melilli; il depuratore consortile della IAS (Industria acque siracusane); la raffineria Isab, costruita demolendo oltre 200 abitazioni di Marina di Melilli e cancellando letteralmente quest'ultima dalla carta geografica; infine l'impianto di gassificazione e cogenerazione di residui petroliferi della Erg, la cosiddetta Isab-Energy;
   la realizzazione di questa vasta area industrializzata comportò, in quegli anni, un aumento dell'occupazione, un incremento della popolazione per richiesta di manodopera e l'aumento del reddito pro capite. A partire però dalla fine degli anni ’70 è iniziata la chiusura di diversi stabilimenti per il trasferimento dei cicli produttivi, con conseguenti diminuzione dell'occupazione e concrete prospettive di sviluppo. Tra le cause di questa involuzione, si ricordano, la ridotta raffinazione del greggio medio orientale, la nascita di nuove raffinerie in Europa, la delocalizzazione degli impianti di trasformazione, nonché l'entrata di Cina e India tra i Paesi produttori a costi più bassi;
   il progressivo abbandono del polo industriale ha lasciato un territorio devastato da un gravissimo inquinamento ambientale. Nel sottosuolo sono state rilevate diossine e furani fino ad una profondità di 20-30 centimetri. Nell'atmosfera sono state riscontrate elevate concentrazioni di sostanze cancerogene e teratogene quali acrilonitrile, benzolo, cadmio, cromo, nichel, silice, vanadio, diossine e furani. La falda idrica è stata infiltrata e inquinata da idrocarburi. Anche i fondali marini, antistanti gli scarichi industriali, sono risultati contaminati da metalli pesanti, diossine, idrocarburi policiclici aromatici ed eternit. Inoltre, la carenza di normative di sicurezza, e l'impunito mancato rispetto delle poche esistenti, ha causato e soprattutto continua a causare, emissioni di nubi maleodoranti e addirittura incendi ed esplosioni;
   già nel 1990 l'area industriale Priolo-Melilli-Augusta è stata dichiarata «a rischio di crisi ambientale». Ma a quella crisi se ne sono aggiunte altre: la crisi occupazionale e soprattutto, quella sanitaria, con la progressiva dismissione del polo ospedaliero di Augusta, in atto tutt'oggi;
   il sisma del dicembre 1990, con epicentro ad Augusta, ha rimarcato come l'area non sia affatto idonea ad ospitare un polo industriale petrolchimico, per via degli ingenti danni che potrebbero scaturire dalla concomitanza, appunto, dei due fattori di rischio;
   la grande area industrializzata ha creato gravi e numerosi problemi di salute. Uno studio dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ha riportato come ad Augusta, nel periodo che va dal 1951 al 1980, si è avuto un notevole aumento della mortalità, soprattutto per cause tumorali: si è passato dall'8,9 per cento del quinquennio ’51-’55 al 23,7 per cento del quinquennio ’76-’80, con punte del 29,9 per cento nel 1980. Nella provincia di Siracusa, nel triennio 2000-2002, la mortalità per tutti i tipi di tumore è aumentata del 7 per cento. Relativamente alla tipologia della malattia, si è riscontrato un aumento di tumori del fegato e del pancreas in entrambi i generi. In particolare, come sottolineato da uno studio dell'Enea del 2001, i tumori del polmone, della trachea, dei bronchi e del sistema nervoso centrale (+30 per cento) sono risultati in aumento tra i soli uomini, mentre eccessi del tumore del colon-retto, della mammella e dell'utero sono stati riscontrati nelle sole donne. È stato registrato anche un aumento dei ricoveri, di entrambi i generi, per tumori maligni nel loro complesso, malattie del sistema circolatorio e respiratorio e malattie dell'apparato digerente e urinario. Lo studio Sentieri dell'Istituto superiore di sanità conferma, integra e dettaglia i dati di cui sopra e la rilevanza del disagio sanitario dell'area;
   le peggiori conseguenze dell'inquinamento sulla salute sono state riscontrate sui neonati: vittime innocenti con seri problemi di malformazioni. Ad Augusta, nel 1980, su 600 nati, 13 bambini (di cui sette non sopravvissuti) hanno manifestato malformazioni congenite di diverso tipo. Per 10 anni, la percentuale di malformati ad Augusta è stata dell'1,9 per cento (contro una media nazionale dell'1,54 per cento) fino ad un picco del 5,6 per cento nel 2000. Sono stati riscontrati anche casi di malformazioni genitali: negli anni ’80-’89 hanno interessato il 21,4 per cento dei nati (la media nazionale era del 10 per cento). Nel decennio 1990-2000 i casi sono aumentati del 30,3 per cento. In particolare, come sottolineato dalla Rivista della sanità meridionale (Anno III – Numero I – gennaio 2013), solo ad Augusta, nel periodo ’90-98, tra le varie malformazioni dell'apparato genitale, l'ipospadia ha interessato il 13,2 per cento dei nati, contro un 7,9 per cento dell'intera Sicilia orientale;
   nel 2000 l'area tra Siracusa e Augusta è stata dichiarata sito di interesse nazionale per la bonifica (Sin), uno dei 48 siti industriali super-inquinati che si trovano sul territorio italiano. Sono 5.800 ettari su terraferma tra i comuni di Priolo, Melilli, Augusta e Siracusa, con 180 mila abitanti al censimento del 2011, e più di diecimila ettari in mare. Il sito include stabilimenti chimici, petrolchimici, raffinerie, un inceneritore per rifiuti speciali, discariche industriali e un'area portuale. I terreni sono contaminati da metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili e amianto. Ceneri di pirite sono state interrate sulla costa e perfino sotto i campi sportivi costruiti negli anni settanta a Priolo e Augusta che, infatti, attualmente non sono praticabili e già da parecchi anni rientrano tra i siti da bonificare;
   nel 2003 l'università di Catania ha confermato come i fondali antistanti gli scarichi industriali siano stati altamente contaminati da metalli pesanti quali mercurio, con concentrazioni 22 volte superiori al limite consentito, diossine, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili ed eternit;
   come riportato nel dossier redatto per il convegno «Le indagini nell'area a rischio di Augusta e Siracusa», organizzato nel 2009 dall'Organizzazione mondiale della sanità, «il suolo è stato inquinato da polveri tossiche emesse dai camini dei diversi stabilimenti, la falda idrica si trova in uno stato di notevole degrado perché soggetta alle infiltrazioni delle numerose discariche abusive, disseminate nel territorio. La falda idrica ha, inoltre, subito un forte inquinamento da idrocarburi, causato da serbatoi di carburante privi del doppio fondo con effetti macroscopici quale la presenza di carburanti di varia natura nei pozzi comunali di Priolo (acqua per uso domestico) e Melilli (acqua per irrigazione)». La classificazione Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca del cancro) ha confermato nell'atmosfera alte concentrazioni di sostanze cancerogene e teratogene;
   nonostante i gravi impatti sull'ambiente e sulla salute, non è stata trovata nessuna soluzione significativa per l'area. Negli anni sono stati proposti diversi piani di bonifica dell'intera area industriale che non sono però risultati risolutivi. Nel 2005 è stato siglato un accordo di programma quadro per il risanamento delle aree contaminate di Priolo, con lo stanziamento di 64 milioni di euro per i piani di bonifica della Rada di Augusta, dell'ex Eternit, della penisola Magnisi e del porto di Siracusa. Tuttavia, l'area ex Eternit è stata messa in sicurezza senza però una bonifica definitiva e la rimozione delle ceneri di pirite dalla penisola di Magnisi non è stata mai conclusa per sospensione dei lavori da parte della ditta vincitrice dell'appalto. Negli anni successivi sono iniziati altri lavori di bonifica, mai però portati a definitivo compimento. Secondo dati del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, aggiornati a marzo 2013, i progetti di bonifica hanno interessato appena il 20 per cento dell'area contaminata;
   da agenzie di stampa si apprende che il 23 ottobre 2014, a seguito di numerosi esposti, denunce e segnalazioni sulla cattiva qualità dell'aria da parte di diverse associazioni ambientaliste, il procuratore di Siracusa, ha aperto ben 13 fascicoli sull'inquinamento, delegando le indagini alla Polizia di Stato e ai carabinieri di Augusta, per accertare, non solo eventuali responsabilità da parte delle industrie, ma anche per verificare eventuali irregolarità sulle procedure per il rilascio delle autorizzazioni. Da un articolo apparso su il Giornale di Sicilia il 3 gennaio 2016, si apprende che, i consulenti della procura della Repubblica di Siracusa, hanno consegnato una prima relazione dalla quale si evince che per quanto riguarda specificatamente una raffineria: «i dati comunicati dal gestore non garantiscono nessuna certezza relativamente alla quantità delle emissioni prodotte dalla raffineria» e che «le metodologie di monitoraggio utilizzate non consentono nemmeno la verifica da parte di terzi del rispetto dei limiti»;
   come se la situazione ambientale del territorio non fosse sufficientemente critica, e ancora lontana dall'essere sanata, dal 2006 è in atto il tentativo di realizzazione del progetto della piattaforma polifunzionale Oikothen, un impianto per rifiuti pericolosi e non, in contrada Costa Mendola nel comune di Augusta. Nonostante i pareri non favorevoli espressi dal comune di Augusta in tutte le sedi competenti, e della stessa regione Siciliana che ha negato l'autorizzazione integrata ambientale relativa all'impianto, il Tar di Catania ha accolto il ricorso cautelare della Oikothen e provocato la nomina di un commissario regionale ad acta che, inopinatamente, annullando il precedente decreto di diniego dell'autorizzazione integrata ambientale, ha rilasciato l'autorizzazione. L'area individuata per la realizzazione della suddetta piattaforma ricade proprio sopra la falda acquifera della zona di Augusta. Tale falda, misteriosamente, per un periodo di tempo non compariva nelle cartografie della zona. Dopo una richiesta di verifica, da parte dell'attuale amministrazione cittadina, all'ISPRA, la falda è ricomparsa;
   un tempo la costa siracusana era considerata tra i litorali ed i fondali marini più belli d'Italia. Un territorio che avrebbe potuto avere una forte vocazione turistica e puntare su questa la sua economia, ha visto distrutti itinerari naturalistici spettacolari dai veleni delle industrie e dalle malefatte dei loro gestori e di chi avrebbe dovuto vigilare. Importanti siti archeologici, ed insediamenti preistorici, quali Megara, Hyblaea, Thapsos e Stentinello sono stati deturpati irrimediabilmente –:
   se il Governo sia a conoscenza delle gravi conseguenze dovute dall'inquinamento ambientale del territorio siracusano, tra i comuni di Augusta, Priolo e Melilli, e dei ritardi delle bonifiche, a giudizio degli interpellanti, non più ignorabili;
   come il Governo intenda provvedere, urgentemente, a dare attuazione con soluzioni efficaci e definitive, alla bonifica del sito di interesse nazionale tra Siracusa e Augusta, rispondendo così alle richieste della popolazione siciliana del luogo, che, con il suo lavoro, per sessant'anni, ha sacrificato salute, ambiente e futuro, per lo sviluppo industriale dell'intera nazione.
(2-01475)
«Andrea Maestri, Artini, Baldassarre, Bechis, Brignone, Civati, Matarrelli, Pastorino, Segoni, Turco, Pisicchio».
(27 settembre 2016)

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