TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 708 di Mercoledì 23 novembre 2016

 
.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   SCOTTO, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO e ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   il 15 novembre 2016 De Luca ha riunito trecento amministratori locali della Campania con il fine di organizzare la campagna per il «sì» al referendum. Dell'incontro pur essendo riservato – «non ci sono giornalisti e possiamo parlare tra di noi» come affermato dallo stesso De Luca – è stata resa pubblica una registrazione dell'intervento di questo ultimo;
   l'intervento, oltre a contenere frasi a giudizio degli interroganti volgari, offensive e minacciose a cui purtroppo De Luca ricorre abitualmente tanto da poterle oramai considerare parte integrante del suo agire politico e amministrativo, contiene affermazioni gravissime nelle quali gli amministratori presenti vengono invitati, sollecitati e, secondo gli interroganti, quasi intimati ad utilizzare, quale argomenti per il «sì» al referendum, vari provvedimenti di spesa approvati in favore di interventi nel territorio della Campania e i fondi europei stanziati, inneggiando tra il divertito e il compiaciuto, come sottolineato da alcuni organi di stampa, al ricorso al più bieco e cinico clientelismo;
   di fronte ad una platea di sindaci, assessori e consiglieri viene ricordato che: «In questo momento abbiamo un'interlocuzione privilegiata con il Governo. (...) Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700 milioni di euro per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli. (...) Ancora 600 milioni per Napoli. Che dobbiamo chiedere di più ? »;
   con riferimento alla sanità afferma: «Abbiamo provato a spiegare a due teste di sedano che in questo momento hanno funzioni di commissari, che non siamo la Toscana. Qui la sanità privata è il 25 per cento, sono migliaia di persone. Io credo sinceramente che per come ci siamo mossi in questi mesi ci sia rispetto da parte dei titolari di strutture private e possiamo permetterci di chiedere a ognuno di loro di fare una riunione con i propri dipendenti (...). Fare l'elenco dei dieci-venti imprenditori che uno chiama sul piano dell'amicizia, sul piano del rapporto personale, dell'amministrazione, al di là di tutte le questioni: per cortesia, fai questo lavoro, dimmi (...) quanti voti porti. Se non vuoi dare una mano, massima libertà, però massima chiarezza tra di noi»;
   ci si è limitati a riportare solo alcune delle gravissime affermazioni di De Luca –:
   se il Governo, a fronte delle gravi affermazioni del presidente De Luca, non intenda intraprendere iniziative, nell'ambito della propria competenza, volte a contrastare ogni possibile forma di istigazione al voto di scambio, garantendo altresì la massima trasparenza sulla destinazione e sull'utilizzo di risorse finanziarie, anche europee, in favore della regione Campania e di enti territoriali compresi nel suo territorio. (3-02637)
(22 novembre 2016)

   RUSSO, CARFAGNA, DE GIROLAMO e BRUNETTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in un recente incontro alla presenza di centinaia di amministratori locali, il presidente della regione Campania ha chiaramente incitato gli astanti a quella che appare agli interroganti una sistematica ed industriale operazione clientelare, utile a portare consenso alla tesi del «sì» in occasione del prossimo appuntamento referendario, in una sorta di scambio tra risorse pubbliche (europee, nazionali e regionali) già concesse o da concedersi e la Costituzione;
   l'intervento del presidente De Luca riporta espressioni a giudizio degli interroganti offensive del comune senso civico, evidentemente incompatibili con un decoro istituzionale;
   poco importerebbe – ha argomentato De Luca – circa il merito del quesito referendario, poiché tutto si tradurrebbe in un fiume di risorse pubbliche da dispensare; pertanto, il presidente collegava le «ingenti» risorse che il Governo nazionale aveva stanziato come frutto di un impegno al quale bisognava rispondere in chiave referendaria;
   incitava, quindi, gli amministratori ad una sistematica azione di convincimento nei confronti di categorie professionali e imprese, garantendo per ognuna di queste benefit ed adeguate risorse;
   più precisamente, anticipava la decisione di consentire anche agli studi professionali l'accesso ai fondi europei: per questo, andavano contattati i titolari, chiedendo ad ognuno il numero di dipendenti da portare al voto. Bisognava quindi procedere in modo analogo nei confronti delle strutture sanitarie accreditate;
   il presidente precisava, poi, che da dicembre 2016 avrebbe esaminato territorio per territorio l'elenco delle opere da finanziare, in una sorta di riffa istituzionale;
   De Luca concludeva poi con un apprezzamento dell'opera clientelare gestita dal sindaco di Agropoli, peraltro escluso dalle liste elettorali proprio dal Pd e pur tuttavia nominato suo consigliere, indicandolo come prototipo positivo dell'amministratore clientelare, sollecitando gli altri a seguire il suo esempio, portando al voto i cittadini (almeno 4.000 elettori per ciascun comune);
   avrebbe inoltre istituito un apposito servizio presso la sua segreteria per ricevere i numeri «di obbiettivi garantiti» di elettori che ogni singolo amministratore «porterebbe» a votare, invitando ogni amministratore a soprassedere rispetto alle attività ordinarie dell'ente per dedicarsi unicamente a questa sorta di riffa –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare che il voto sia personale, libero e segreto come costituzionalmente previsto, evitando che il prossimo appuntamento referendario possa costituire occasione per comportamenti, come quelli riportati in premessa, che di certo non onorano le pubbliche istituzioni repubblicane. (3-02638)
(22 novembre 2016)

   PARISI, FRANCESCO SAVERIO ROMANO, VEZZALI, FAENZI e SOTTANELLI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:
   il comune di Norcia e tutta l'area circostante sono stati duramente colpiti dallo sciame sismico che ha coinvolto il Centro Italia a partire dal 24 agosto 2016;
   in particolare, Norcia è stato l'epicentro del sisma del 30 ottobre 2016, il terremoto più potente degli ultimi 36 anni con una magnitudo momento pari a 6,5;
   le scosse di terremoto hanno messo a rischio l'intera filiera agroalimentare, un sistema che offre lavoro solo nella fase di produzione ad almeno diecimila persone;
   in pericolo ci sono anche specialità conservate da secoli, dalla lenticchia di Castelluccio al pecorino dei Sibillini, dal vitellone bianco Igp alla patata rossa di Colfiorito, dallo zafferano al tartufo, fino al prosciutto di Norcia Igp, che rappresentano un patrimonio culturale del Paese, oltre che economico ed occupazionale;
   secondo notizie di stampa, nella zona di Norcia ammonta a un miliardo di euro il fatturato annuo complessivo dell'agroalimentare e sono 800 mila i prosciutti prodotti. In questa stessa zona sono 200 le stalle, duemila le mucche e diecimila le pecore allevate;
   nelle zone colpite dal sisma la percentuale maggiore di superficie agricola utilizzata è destinata a prati permanenti e pascoli, a conferma del deciso orientamento verso le attività di allevamento e il prevalere quasi ovunque delle pecore. I bovini sono presenti a Norcia e a Cascia, dove oltre il 90 per cento delle aziende agricole sono di tipo familiare, condotte direttamente dal coltivatore con una forte presenza dell'agriturismo, che è particolarmente presente nei comuni dell'Umbria dove tocca la percentuale del 33 per cento, soprattutto a Norcia (50 per cento) e a Preci (75 per cento);
   le continue scosse, oltre ad alimentare paura nei residenti delle zone interessate e negli allevatori, stressano anche gli animali costretti a vivere all'aperto, con le mucche che hanno ridotto di almeno il 30 per cento la produzione di latte –:
   quali siano le misure che il Governo ha già adottato a sostegno dell'intero comparto agroalimentare della zona di Norcia colpito dagli eventi sismici di questi mesi e quali altre misure saranno adottate nelle prossime settimane. (3-02639)
(22 novembre 2016)

   OLIVERIO, SANI, FIORIO, LUCIANO AGOSTINI, ANTEZZA, CAPOZZOLO, CARRA, COVA, CUOMO, DAL MORO, FALCONE, LAVAGNO, MARROCU, MONGIELLO, PALMA, PRINA, ROMANINI, TARICCO, TERROSI, VENITTELLI, ZANIN, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   nel 2015 il valore aggiunto della produzione agricola italiana ha fatto registrare una crescita dell'3,8 per cento come rilevato dall'Istat;
   nel secondo semestre 2016 sempre l'Istat ha misurato un aumento di 54 mila unità dei lavoratori dipendenti nel settore primario;
   negli ultimi 3 anni sono aumentati gli studenti iscritti a percorsi formativi collegati al mondo agroalimentare, con un +44 per cento dei ragazzi che frequentano gli istituti agrari e le facoltà di agraria;
   dai dati in possesso delle associazioni di categoria risulta che quasi un'impresa condotta da under 35 su dieci in Italia opera in agricoltura (8,4 per cento), dove sono presenti ben 50.543 aziende per effetto del crescente interesse dei giovani per il lavoro in campagna, che si è esteso fino alla trasformazione e al commercio, con la forte crescita delle vendite dirette di prodotti a chilometri zero;
   negli ultimi 1.000 giorni le esportazioni agroalimentari made in Italy hanno raggiunto la cifra record di 100 miliardi di euro, quota mai toccata negli anni precedenti;
   da metà settembre 2016 a tutela della dignità dei lavoratori e contro lo sfruttamento è operativa la legge contro il caporalato in agricoltura;
   sono aumentati del 60 per cento i controlli sul lavoro agricolo, anche grazie alla creazione di task force con ispettori del lavoro, carabinieri e forestali –:
   quali politiche il Governo e il Ministro interrogato abbiano attuato e stiano attuando per favorire la crescita dell'occupazione nel settore agricolo, con particolare attenzione al ricambio generazionale e alle opportunità per i giovani.
(3-02640)
(22 novembre 2016)

   GALGANO e MONCHIERO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge di stabilità per il 2016 ha istituito il «fondo per le cattedre universitarie del merito Giulio Natta» attraverso uno stanziamento di 38 milioni di euro per il 2016 e di 75 milioni di euro dal 2017;
   i criteri di assunzione, le modalità, nonché i procedimenti di nomina e di funzionamento delle commissioni di valutazione avvengono con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministero dell'economia e delle finanze, previo parere delle commissioni competenti;
   in tal modo il Presidente del Consiglio dei ministri, ad avviso degli interroganti, deciderà da solo gli esperti che dovranno individuare 500 professori da mettere in cattedra, saltando concorsi e graduatorie e delegittimando l'abilitazione scientifica nazionale con cui il sistema universitario valuta gli idonei;
   l'assegnazione del numero delle cattedre ad ogni settore Erc (European research council) non si basa su criteri oggettivi, quale, per esempio, la «numerosità» dell'attuale organico corrispondente ai settori concorsuali associati ad ogni settore;
   ad oggi sono oltre 2.500 i firmatari di un appello a Renzi per chiedergli di ripensare alle cattedre Natta, cioè a quei 500 nuovi posti per «super-prof» da scegliere con un percorso parallelo all'abilitazione scientifica nazionale, prevista dalla legge n. 240 del 2010, e con uno stipendio maggiorato;
   il Ministro interrogato, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea del 19 ottobre 2016 proprio sul meccanismo di selezione e di assegnazione dei presidenti di commissioni, ha parlato di «principio trasparente» e di «massima chiarezza e condivisione internazionale», mentre a proposito del metodo attraverso il quale le commissioni verranno costituite, «tutto quello che è oggetto del provvedimento ad oggi è in esame presso il Consiglio di Stato e che quindi per rispetto istituzionale, il Ministero, e neanche il Governo, possono e debbono commentare, sarà oggetto di dibattito parlamentare dal momento in cui il Consiglio di Stato darà il suo parere»;
   il Consiglio di Stato nel suo parere del 4 novembre 2016 chiede, in particolare, di salvaguardare l'autonomia universitaria e di rendere il regolamento pienamente coerente con i principi costituzionali –:
   alla luce del parere del Consiglio di Stato, se non si ritenga opportuno ripensare i criteri di assegnazione e di nomina previsti dallo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri al fine di salvaguardare la terzietà nella scelta dei candidati e assicurare allo stesso tempo maggiore autonomia del sistema universitario. (3-02641)
(22 novembre 2016)

   GIGLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il decreto ministeriale del 27 aprile 2016 ha stanziato ingenti risorse per la realizzazione di interventi finalizzati al contrasto della dispersione scolastica e all'inclusione sociale nelle zone periferiche delle città metropolitane, con particolare attenzione alla realizzazione di progetti diretti all'attuazione di attività extrascolastiche pomeridiane all'interno dell'edificio scolastico;
   dopo l'avvio di una prima fase del progetto denominato «Scuola al centro», che ha visto la partenza estiva di oltre 400 progetti nelle scuole di Milano, Roma, Napoli e Palermo, l'iniziativa è stata estesa a tutto il territorio nazionale;
   purtroppo, tanto il primo quanto il secondo bando del progetto citato hanno fatto registrare la paradossale esclusione dalla partecipazione all'iniziativa delle scuole paritarie;
   dopo essere state dimenticate nel bando originario, infatti, le scuole paritarie sono state ammesse a partecipare al secondo a condizione che le scuole statali avessero attivato con esse collaborazioni di rete, una condizione che – secondo quanto denunciato dal Forum delle associazioni familiari – non si è attivata per nessun istituto paritario, in quanto nessuna scuola statale ha proposto o accettato collaborazioni in questo senso;
   sembrerebbe, altresì, che le scuole paritarie siano state impossibilitate a partecipare all'iniziativa anche per la difficoltà di accedere con il proprio codice meccanografico alla piattaforma del Ministero;
   quella che poteva essere un'importante tappa sul cammino di un'effettiva parità di trattamento tra scuole facenti parte del medesimo sistema nazionale di istruzione, così come previsto dalla Costituzione e riconosciuto nella legge n. 62 del 2000, sta assumendo la forma dell'ennesima beffa non tanto nei confronti degli istituti scolastici paritari, quanto delle famiglie dei 900 mila bambini ad essi iscritti;
   ben due risoluzioni del Parlamento europeo (del 1984 e del 2012) hanno richiesto all'Italia di sostenere la scelta educativa delle famiglie, mentre secondo una recente ricerca l'Italia è al 47o posto per libertà educativa –:
   quali tempestive iniziative intenda intraprendere al fine di garantire in modo concreto la possibilità alle scuole paritarie di partecipare all'iniziativa citata in premessa, anche attraverso il riconoscimento ad esse della possibilità di figurare quali capofila di reti e dunque di presentare progetti in maniera autonoma. (3-02642)
(22 novembre 2016)

   BINETTI e BOSCO. — Al Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il mondo del lavoro richiede personale sempre più qualificato, ma nello stesso tempo i giovani chiedono di essere messi in condizione, una volta terminato l’iter scolastico, di conoscere con maggiore precisione i percorsi da intraprendere per partecipare all'assunzione da parte delle aziende;
   attualmente la disoccupazione giovanile nel nostro Paese è a livelli elevati (37,1 per cento): soltanto Spagna e Grecia sono in condizioni peggiori;
   le aziende italiane fanno fatica a trovare personale in grado di rispondere alle esigenze di circa sessantamila profili professionali;
   la continua evoluzione informatica in atto richiede, peraltro, una formazione di qualità per rispondere alle nuove esigenze del mercato: formazione che, dunque, si basa su un'istruzione tecnica di alto livello che solo la scuola può assicurare;
   in Italia esistono molti istituiti tecnici, anche di sicura eccellenza, spesso sconosciuti agli studenti interessati;
   in tale contesto risulta pertanto indispensabile supportare l'orientamento degli studenti non solo attraverso percorsi scolastici specifici, ma anche fornendo precise indicazioni circa le necessità delle imprese del territorio e la conoscenza della vocazione imprenditoriale in una determinata area;
   in questo quadro va segnalato che nel nostro Paese operano gli istituti tecnici superiori: fondazioni autonome formate da scuole, aziende, associazioni di imprese, università e mondo della ricerca, nonché agenzie formative;
   gli istituti tecnici superiori, che rientrano nella programmazione regionale, hanno le caratteristiche idonee a rispondere alle esigenze sopra indicate;
   urge attivare un nuovo tipo di orientamento alla scelta della scuola media superiore, riconoscendo il valore degli istituti tecnici, sia in chiave di qualità della formazione che forniscono che di successiva possibilità di occupazione;
   è quanto mai necessario rivedere i piani di studi degli istituti tecnici perché forniscano competenze di alto profilo non solo sul piano delle nuove tecnologie dell'informazione (nti) quanto della formazione culturale globale (istituti tecnici ma non solo);
   nell'ambito della sempre più significativa alternanza scuola-lavoro, un sicuro orientamento nella scelta del percorso scolastico ed il supporto specifico e qualitativamente alto degli istituti tecnici superiori potrebbero costituire elementi essenziali in tema di occupazione –:
   quali siano le iniziative del Ministro interrogato per ri-orientare gli studenti dopo la terza media verso gli istituti tecnici, aumentando contestualmente il livello di formazione tecnico-scientifica, senza perdere la radice umanistica.
(3-02643)
(22 novembre 2016)

   GIANLUCA PINI, FEDRIGA, GIANCARLO GIORGETTI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   stando a quanto riportato dalla stampa, nei giorni scorsi un cittadino italiano residente nella Repubblica Ceca, tal Edoardo Livolsi, avrebbe ricevuto nel giro di due giorni dalla locale ambasciata d'Italia altrettanti plichi contenenti tutto il necessario per esprimere il proprio voto in occasione del referendum confermativo della recente riforma costituzionale, indetto per il 4 dicembre 2016;
   l'errore compiuto dall'amministrazione appare ingiustificato anche alla luce della mancanza di omonimi di Edoardo Livolsi, unico cittadino italiano registrato all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero avente questo nome;
   stando a quanto riporta Il Fatto Quotidiano, la stampa del materiale indispensabile all'esercizio del diritto di voto da parte degli italiani residenti all'estero è operata a cura dell'ambasciata italiana territorialmente competente, nel caso specifico quella di Praga, e non è sotto il controllo del Ministero dell'interno;
   variano da Paese a Paese anche le modalità di consegna del materiale elettorale ai singoli cittadini italiani;
   nella Repubblica Ceca, dove sono stati circa 1.000 coloro che hanno preso parte alle elezioni politiche del 2013 su oltre 2 mila aventi diritto, mentre Livolsi ha avuto due schede da votare, altri italiani sarebbero ancora in attesa di ricevere la propria;
   quanto occorso nella Repubblica Ceca si aggiunge ad altre lamentele, alcune delle quali postate sui social media, concernenti l'utilizzo degli indirizzari dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero da parte dei comitati del sì e dello stesso Governo, che avrebbe in qualche caso inviato insieme alle schede anche del materiale a favore della conferma della riforma costituzionale;
   in Costa Rica schede sarebbero, inoltre, state recapitate a persone da tempo decedute, mentre in Argentina, Brasile e Svizzera risulterebbe praticata la compravendita di schede non votate ad un prezzo compreso tra i 30 e i 50 dollari;
   sussistono, quindi, dubbi significativi sulla regolarità del voto all'estero, apparentemente più che sufficienti ad indurre una riflessione sull'opportunità di una sospensione cautelativa del voto all'estero –:
   a fronte della gravità delle denunce apparse sulla stampa, quali misure il Governo intenda adottare per garantire la regolarità del voto del 4 dicembre 2016 espresso all'estero. (3-02644)
(22 novembre 2016)

   DEL GROSSO, SPADONI, MANLIO DI STEFANO, DI BATTISTA, SIBILIA, GRANDE e SCAGLIUSI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   a parere degli interroganti, l'esito finale del referendum del 4 dicembre 2016 potrebbe essere decretato all'estero e più precisamente dai 4 milioni e 23 mila italiani iscritti all'apposita anagrafe, ai quali è stata recapitata una lettera, per di più in contemporanea con la scheda elettorale, da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri ritenuta dai sottoscritti un fatto di gravità inaudita e fuori da qualsiasi responsabilità morale e istituzionale; peraltro, senza che siano ancora chiari né il costo sostenuto e da chi, né le procedure adottate per poter ottenere, senza violare la privacy, gli indirizzi dei connazionali residenti all'estero;
   anche il Governo evidentemente lo ha compreso, poiché, a partire dalla visita in Sudamerica della Ministra Maria Elena Boschi, si riscontra da qualche tempo e da più parti una particolare «attenzione» ai connazionali e ai loro bisogni, compreso il puntuale finanziamento nel disegno di legge di bilancio per il 2017;
   da un articolo apparso su Il Fatto Quotidiano l'11 novembre 2016 si apprende, dopo averlo visionato, dell'esistenza di un documento riservato del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dal quale si evince come il verdetto referendario sia «appeso a un sistema «totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero», come ha denunciato appena dopo le politiche 2013 l'ambasciatrice Cristina Ravaglia»; e ancora: «Quello per corrispondenza è soggetto, come evidente, a una serie di variabili e incertezze (quali l'affidamento ai sistemi postali locali, il pericolo di furti, incette, pressioni, compravendite, sostituzione del votante, ma non solo)»;
   si tratta di denunce anche gravi alle quali non è stato dato alcun riscontro;
   nelle sedi estere, dove tutte le operazioni avvengono nei consolati, non esiste una regolamentazione e non è chiaro da chi e in presenza di chi vengono aperte, scrutinate e imbustate nella valigia diplomatica le schede votate;
   è oltremodo necessario, invece, conoscere esattamente come si svolgono le operazioni di trasporto e di consegna del plico agli elettori; come vengono rintracciate le schede per sapere se effettivamente quelle che arrivano al consolato siano state effettivamente compilate dall'elettore e non da altri –:
   come mai le suddette denunce siano state gravemente ignorate e, in occasione del referendum del 4 dicembre 2016, quali siano le modalità, le garanzie e gli strumenti di trasparenza messi a disposizione delle sedi estere per far sì che i voti siano effettivamente liberi, segreti e personali e, dunque, non viziati. (3-02645)
(22 novembre 2016)

   LOCATELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   vige in Turchia dopo il fallito colpo di Stato del 15 luglio 2016 lo stato di emergenza imposto fino al gennaio 2017 e che ha consentito, sulla base di accuse di complicità con Gülen, incursioni in case private, uffici, sedi di partito, divieti di viaggiare, arresti di giornalisti, la chiusura di stazioni radio, reti televisive, quotidiani, case editrici, il licenziamento di decine di migliaia di dipendenti statali, della scuola e dell'università, la rimozione di magistrati, vertici e quadri intermedi delle forze armate e della polizia, l'intimidazione di numerosi esponenti del mondo della cultura e del lavoro;
   il 20 maggio 2016 il Parlamento della Turchia ha approvato un emendamento costituzionale proposto dal partito di Governo Akp, guidato dal Presidente Recep Tayyip Erdogan, grazie al sostegno dell'opposizione nazionalista dell'Mhp, che prevede la revoca dell'immunità per i deputati sottoposti a indagine giudiziaria;
   ciò ha consentito di arrestare 12 dei 59 parlamentari dell'Hdp, il partito filocurdo, con accuse di terrorismo e sostegno al Pkk, il Partito comunista del Kurdistan, mentre lo stesso Erdogan ha più volte auspicato la rimozione dell'immunità per i deputati curdi, accusandoli di essere il braccio politico del Pkk;
   Selahattin Demirtas, parlamentare, avvocato, impegnato nella difesa dei diritti civili, Figen Yuksekdag, co-leader del Partito democratico dei popoli (Hdp), e altri dieci deputati sono detenuti nel carcere di Edirne, nel nord-est del Paese, carcere di massima sicurezza, che ospita terroristi, condannati per banda armata e crimini organizzati, ergastolani, con l'evidente obiettivo di isolarli completamente e trattarli alla stregua di terroristi;
   questo processo di involuzione antidemocratico e oscurantista avviene pochi mesi dalla conclusione dell'accordo con l'Unione europea per la gestione dei flussi migratori, soprattutto dalla Siria, che si basa sul riconoscimento della Turchia come «Paese terzo sicuro» o come «Paese di primo asilo» –:
   come il Ministro interrogato intenda agire, in sede internazionale ed europea, per sostenere attivamente ogni iniziativa politica finalizzata a far cessare i comportamenti liberticidi, favorire un completo riconoscimento dei diritti delle minoranze, a iniziare da quella curda, della libertà di parola e della manifestazione del pensiero in ogni sua forma e garantire un sistema giudiziario indipendente e un Parlamento forte e libero, ma facendo in modo da non accentuare l'isolamento della Turchia e non interrompere il percorso di integrazione europea, rischiando di allontanarla ulteriormente da una piena condivisione dei valori fondanti dell'Unione europea. (3-02646)
(22 novembre 2016)

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser