TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 786 di Venerdì 28 aprile 2017

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, per sapere – premesso che:
   il conservatorio San Pietro a Majella di Napoli è uno dei più antichi e prestigiosi del mondo; è nato nel 1807, ha avuto tra i suoi allievi e direttori figure importantissime della cultura musicale, come Vincenzo Bellini, Francesco Cilea, Gaetano Donizetti;
   da tempo, l'importante istituzione culturale vive uno stato di sofferenza, sia dal punto di vista strutturale che organizzativo e gestionale;
   numerosi sono gli esposti giunti all'attenzione del Ministro sulla situazione del conservatorio di Napoli, al punto che già nel luglio del 2012, dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, fu disposta una visita ispettiva con il successivo insediamento del dottor Achille Mottola come commissario straordinario;
   il commissariamento fu giustificato con la necessità di «ristabilire correttezza dell'azione amministrativa e contabile»;
   come più volte segnalato dalla prima firmataria del presente atto, con altri atti del sindacato ispettivo, molte delle criticità segnalate nella fase commissariale, e nella successiva relazione, sono ancora aperte;
   da alcuni anni, docenti e allievi del conservatorio segnalano disservizi e problemi, come aule fatiscenti e disagi di carattere gestionale, anche nell'organizzazione della didattica, come sottolineato dalla scrivente nelle sue precedenti interrogazioni sul tema;
   nel dicembre 2016, in pieno inverno, gli allievi hanno dovuto fare lezione in aule fredde, con il riscaldamento spento e il ricorso ad alcuni mezzi di fortuna, come stufette elettriche, con rischi anche sul profilo della sicurezza;
   nel novembre 2016, la trasmissione Rai Report ha documentato, con un servizio, la situazione curiosa di un docente del conservatorio di Napoli che insegna anche in Cina;
   in particolare, viene documentata la situazione del professor Alfonso Amato, docente di piano, che fa lezione sia presso la struttura napoletana sia presso il conservatorio musicale di Tianjn, con la conseguente necessità di concentrare il suo monte ore a Napoli in tempi molto stretti, determinando un danno per la qualità della didattica;
   nel servizio giornalistico vengono documentate le lamentele di diversi allievi e altri insegnanti, che considerano dannosa l'impossibilità per l'insegnante di essere presente con assiduità presso la struttura napoletana;
   durante le interviste della trasmissione sono arrivate testimonianze che appaiono evasive, non esaustive, contradditorie dei dirigenti della struttura, a riprova di una situazione non chiara –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga di assicurare, nell'ambito delle sue competenze, un intervento per ripristinare una situazione di agibilità e decoro per uno dei conservatori più prestigiosi e importanti del mondo.
(2-01770)
«Bossa, Roberta Agostini, Albini, Bersani, Franco Bordo, Capodicasa, Cimbro, D'Attorre, Duranti, Epifani, Fava, Ferrara, Folino, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Laforgia, Leva, Martelli, Murer, Nicchi, Giorgio Piccolo, Piras, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Sannicandro, Scotto, Speranza, Stumpo, Zaccagnini, Zappulla, Zaratti, Zoggia».
(26 aprile 2017)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   il giorno 9 aprile 2017, domenica delle palme, particolare solennità religiosa per tutte le comunità cristiane nel mondo, due attentati suicidi in Egitto, nelle chiese copte gremite di fedeli di Tanta ed Alessandria, provocavano 47 morti e più di cento feriti, nel primo caso addirittura in diretta televisiva;
   immediata è stata la rivendicazione dell'attentato da parte della cellula egiziana di Daesh operante ormai da alcuni anni nella penisola del Sinai che ha già preso di mira unità militari e di polizia e l'industria turistica, attribuendosi, tra l'altro la strage del volo Metrojet 9268 con la morte delle 224 persone a bordo;
   non è la prima volta che la comunità copta è fatta oggetto di attentati da parte dei terroristi islamici. Il 12 dicembre 2016, nella cattedrale di Abassia al Cairo, durante una preghiera comune con i mussulmani, ci furono 25 morti;
   questi attentati contro i cristiani d'Egitto, i più gravi dall'apparizione di Daesh, giungono a tre settimane dall'arrivo di Papa Francesco in Egitto il quale ha peraltro confermato il viaggio previsto per il 28 e 29 aprile prossimi;
   non ci si può accontentare di attribuire la causa di queste stragi solo all'intolleranza religiosa e alla volontà di pulizia etnica; questi elementi che pure esistono e sono gravi non possono nascondere il carattere di atto politico rivolto a minare l'integrità e l'unità del Paese e, con esso, a destabilizzare il Medioriente e più in generale la comunità internazionale, azione che peraltro procede da anni, con modalità sconosciute nel passato, esemplari a tale proposito i tanti focolai di guerre civili che si accendono in Africa centrale, nella penisola arabica e in Medioriente;
   l'uso della violenza contro la comunità cristiana mira a rompere un equilibrio religioso antichissimo che ha permesso, nei secoli, l'integrazione, lo sviluppo di cultura e dialogo e che rappresenta una delle maggiori ricchezze dell'Egitto e dell'area mediorientale;
   accanto all'impegno delle religioni rivolto ad intensificare il dialogo e la conoscenza reciproca, accanto ai passi dedicati ad accelerare il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso che non mancano ma vanno intensificati e portati al livello di base, è necessaria un'azione politica;
   il 23 settembre del 2015 la Camera dei deputati ha approvato una mozione che impegna il Governo «a rafforzare (...) l'applicazione della libertà di religione e della protezione delle minoranze religiose nei Paesi a rischio, nel rispetto della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo» nonché a «destinare parte dei fondi per la cooperazione allo sviluppo per il sostegno di progetti di tutela delle minoranze religiose e per la promozione di una cultura di tolleranza religiosa»;
   la situazione determinatasi in Egitto chiama il nostro Paese in primis, ma anche tutti gli altri partner europei e le istituzioni comunitarie, nonché quelle internazionali a un di più di presenza e responsabilità per assicurare alla popolazione egiziana un presente e un futuro di pacifica convivenza e in assoluta sicurezza;
   occorre affrontare la situazione egiziana nel quadro di una politica mediterranea, perché è in tutta questa area, dal Nord Africa alla Turchia, che i radicalismi cercano di cancellare secoli di convivenza e dialogo fra le fedi. L'interesse dell'Italia e dell'Europa è la pacificazione e lo sviluppo e occorre capire che l'impegno per la libertà religiosa è il terreno su cui poggiano le possibilità di stabilizzazione di tutta quest'area di cui siamo parte;
   il tragico e barbaro rapimento di Giulio Regeni, con la sua scomparsa avvenuta in circostanze ancora da chiarire, dal momento che non sono stati trovati i responsabili, dà al nostro Paese titoli ulteriori per guidare iniziative volte ad assicurare un contrasto efficace della minaccia terroristica in un paese chiave come l'Egitto per gli equilibri mediterranei –:
   se e quali iniziative il Governo intenda assumere, in via bilaterale e attraverso e le istituzioni comunitarie, per rivestire quel profilo e quelle responsabilità descritti nelle premesse, ovvero per rendere più incisivo il ruolo dell'Italia in Egitto, con particolare riferimento ai temi dei diritti umani e della libertà religiosa.
(2-01759)
«Preziosi, Arlotti, Bargero, Basso, Bazoli, Bergonzi, Berlinghieri, Borghi, Carrescia, Casati, Colaninno, Cova, Covello, D'Incecco, Donati, Fioroni, Fragomeli, Galperti, Giulietti, Grassi, Gribaudo, Tino Iannuzzi, Iori, Lodolini, Nicoletti, Palma, Patriarca, Piccione, Prina, Quartapelle Procopio, Paolo Rossi, Rubinato, Francesco Sanna, Sbrollini, Scuvera, Senaldi, Taricco, Tartaglione, Zanin, Zardini, Monaco, Miotto».
(18 aprile 2017)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, per sapere – premesso che:
   l'ENIT – Agenzia italiana del Turismo, seppur trasformata in ente pubblico economico, continua ad essere, secondo gli interpellanti, un ente inefficiente, dalla gestione opaca e dispendiosa;
   innanzitutto, si rileva che il modello organizzativo, attualmente applicato in ENIT, non corrisponde a quello assentito dal Ministero vigilante (in base all'apposita delibera commissariale n. 19 del 2015) e prevede posizioni/profili dirigenziali difformi dalla pianta organica originariamente stabilita;
   inoltre, detta pianta organica non risulta pubblicata sul sito istituzionale dell'ENIT; la nomina dei dirigenti - seppure sia avvenuta sulla base di deliberati del consiglio di amministrazione - non ha seguito secondo gli interpellanti procedure corrette in termini di trasparenza, relativamente ai criteri applicati, alle modalità di valutazione ed ai soggetti responsabili. La pubblicità data alle selezioni è stata minima (una piccola news su una pagina di terzo livello del sito, nessun quotidiano, nessun altro canale) e, ad ulteriore dimostrazione della carenza della procedura, emergono seri dubbi sulla imparzialità della stessa, laddove i candidati prescelti sono risultati essere in rapporti consolidati con gli organi dell'ente e/o con il Ministero vigilante;
   inoltre, è stato verificato un grave difetto di trasparenza in quanto i curricula dei nuovi dirigenti non sono caricati nella sezione «amministrazione trasparente» del sito web dell'Enit;
   sul piano generale, poi, risulta disatteso il dettato della legge di riforma dell'ENIT in materia di invarianza della spesa, giacché con la riorganizzazione dell'ente vi è stato un incremento del numero complessivo di dirigenti a carico del bilancio dello Stato, considerando che agli originari 9 (trasferiti ad altri uffici pubblici) si sono aggiunti i 3 neo-assunti e che tutti – indipendentemente dalla loro allocazione – rimarranno in via permanente una voce di costo nei capitoli di spesa del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   nonostante le assunzioni di personale dirigenziale, decise dal consiglio di amministrazione dell'ente nel corso del 2016, emerge a giudizio degli interpellanti una diffusa incapacità operativa e gestionale, che si riflette costantemente sul raggiungimento/perseguimento degli obiettivi. Il profilo giuridico dell'ENIT, quale ente pubblico (ancorché economico) ha importanti implicazioni per ciò che riguarda le politiche del personale, cioè in materia di assunzioni, dotazioni organiche, trattamento economico, contenimento della spesa, procedure di selezione e altro. Inoltre, un'amministrazione pubblica ha l'obbligo di rispettare i principi stabiliti dalla legge in termini di trasparenza, pubblicità ed imparzialità, nonché quelli riferiti all'ordinamento del lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione, la cui infrazione pone a serio rischio la validità dei contratti stipulati;
   l’iter, individuato da ENIT per procedere alle nuove assunzioni, appare piuttosto controverso. Seppure l'ENIT non avesse l'obbligo di applicare la disciplina che regola il reclutamento del personale negli enti pubblici (come invece richiede la stringente interpretazione giurisprudenziale, soprattutto della Corte dei conti) e abbia quindi adottato una procedura di selezione diversa dal «concorso pubblico» usualmente inteso, tuttavia l'articolo 18 del decreto legislativo n. 112 del 2008 prescrive comunque l'inderogabile applicazione dei criteri di trasparenza, pubblicità e imparzialità;
   gli avvisi del bando di assunzione non risultano apparsi su alcun quotidiano, come nessuna iniziativa risulta intrapresa dall'ente per garantire la massima diffusione e partecipazione alla selezione. Secondo una consolidata giurisprudenza e secondo le indicazioni comunitarie, pubblicare l'avviso solo sul sito è ritenuto assolutamente insufficiente;
   riguardo al rispetto dei principi di trasparenza, nel bando è stata citata una delibera dell'ENIT (in merito alla commissione concorsuale) non presente né consultabile sul sito istituzionale dell'ente, al pari di tutti gli altri atti assunti, la cui pubblicazione nell'area trasparenza risulta essere stata completamente omessa;
   quanto al criterio di imparzialità, si rileva come il bando consenta alla commissione concorsuale di utilizzare soggetti «terzi», contravvenendo in primis al regolamento di organizzazione dell'ente (che in tali procedure obbliga ad avvalersi di personale interno in possesso di adeguato livello contrattuale) e facendo emergere forti dubbi circa la genericità di siffatta previsione (che espone al rischio di rilevanti opacità e alterazioni dei risultati);
   le anzidette perplessità sono corroborate da un'altra previsione contenuta nel bando, riguardante l'assegnazione di un punteggio all'esito del colloquio (quantificato entro un limite massimo di 40 punti) senza che sia accompagnato dall'indicazione di alcuna griglia di valutazione o di criteri puntualmente definiti;
   non sono state previste prove scritte, a beneficio di una maggiore trasparenza ed imparzialità delle procedure selettive;
   non viene regolato il caso in cui, all'esito della selezione, possa determinarsi la parità di punteggio tra più candidati, situazione eventuale ma quanto mai possibile, atteso l'elevato numero di domande presentate;
   non è prescritta la pubblicazione dei verbali dei lavori di selezione, neppure quelli in base ai quali si decide l'ammissione al colloquio, prevedendosi altresì un termine ridottissimo (3 giorni) per presentare ricorso avverso gli esiti delle valutazioni, assolutamente incompatibile con una procedura di accesso agli atti, che richiederebbe molto tempo in più;
   si rammentano anche le posizioni critiche espresse dalla Corte dei conti in relazione ai regolamenti sulle assunzioni e sulle missioni nel 2016;
   a quanto pare una gestione così fallimentare dell'Enit non fa altro, a giudizio degli interpellanti, che confermare la dicitura di ente inutile o meglio «carrozzone»; a conferma di ciò si ricorda una lettera spedita da dipendenti e dirigenti dell'ente all'ex Presidente del Consiglio pro tempore Matteo Renzi nella quale chiedevano di essere accorpati all'Ice, l'Istituto per il commercio estero, e di farlo il più rapidamente possibile –:
   di quali informazioni sia in possesso il Governo sui fatti su descritti e quali siano i suoi orientamenti;
   se intenda adottare iniziative al fine di ottimizzare la governance dell'Ente e rendere trasparenti e chiare procedure di assunzione, gare, missioni e retribuzioni;
   come ritenga di garantire che Enit possa continuare a essere l'ente di promozione del turismo italiano in quanto fino ad oggi sta danneggiando l'immagine turistica del Paese nei confronti della stampa estera e degli operatori internazionali, oltre a creare un possibile danno di natura economica.
(2-01771)
«Fantinati, Vallascas, Cancelleri, Da Villa, Della Valle, Crippa, Cecconi».
(26 aprile 2017)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno e il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   si apprende che, con decreto del 14 settembre 2016, il tribunale per i minorenni di Roma ha disposto il collocamento di un minore, J.C., presso la casa famiglia «Betania» in Roma. Tale decisione avrebbe creato disagi gravi al bambino che ha avuto un lungo calvario di afflizioni e dolori fisici culminati con un ricovero in ospedale per un mese dal 20 ottobre 2016;
   il 15 dicembre 2016 il minore sarebbe stato prelevato da un tutore delegato provvisorio, da un assistente sociale e da alcuni agenti di Pubblica sicurezza, facendolo uscire dall'aula dall'insegnante con la motivazione che alcune persone volevano intervistarlo;
   il bambino sarebbe stato sottoposto a ciò che lo stesso avrebbe definito un vero e proprio interrogatorio, durato a lungo, durante il quale, piangendo, avrebbe disperatamente richiesto la presenza della mamma e alla fine sarebbe stato trascinato con forza – preso per le braccia e per le gambe – e spinto dentro la macchina di servizio; peraltro, la madre non sarebbe stata tempestivamente avvertita dell'operazione effettuata;
   il bambino avrebbe riferito alla mamma, innanzi ai gestori della casa famiglia, al tutore delegato per l'operazione e all'assistente sociale, di essere stato in malo modo gettato in macchina, nonostante le sue vigorose proteste e l'esplicita richiesta di non essere condotto in casa famiglia, ma di essere messo in contatto con la madre; le promesse di contattare rapidamente la madre non sarebbero state neppure mantenute;
   anche da quanto appreso recentemente da organi di stampa e trasmissioni televisive, sembrerebbe che il bambino abbia il divieto di incontrare e telefonare a chiunque, tranne che alla mamma, che peraltro potrebbe contattare una sola volta al giorno, alle ore 19. La mamma potrebbe incontrare il figlio due volte alla settimana, in una stanza alla presenza di una persona estranea e, qualora fosse impossibilitata, per motivi di lavoro, eventuali incontri sarebbero decisi senza accordo tra le parti;
   a fronte di un sopralluogo dell'ufficio tecnico del 14o municipio di Roma, risulterebbero gravi inadempienze in merito a questioni igieniche, edilizie e di abitabilità presso la casa famiglia;
   il piccolo J. sarebbe impossibilitato ad usare tabloid, telefoni, play station e addirittura a vedere la TV, e sembra che subisca continue forme di bullismo: aggressioni, insulti e furti di iPod;
   sembrerebbe poi che il padre, obbligato dal 2014 a incontri protetti con il figlio, abbia denunciato la mamma per abbandono di minore all'interno del prestigioso circolo sportivo «2 Ponti», luogo in cui il bambino era solito allenarsi a tennis arrivando ad essere classificato tra i, primi 20 d'Italia nella sua categoria; a tal proposito, ci sarebbero tuttavia dichiarazioni-testimonianza di oltre 250 genitori frequentanti il suddetto centro sportivo a smentire l'accusa denunciata;
   la motivazione con cui il giudice minorile avrebbe deciso di togliere il minore alla mamma sarebbe quella per cui si tratterebbe di madre «simbiotica» (eccesso di affetto) e di sindrome da alienazione parentale;
   una corposa documentazione sul caso in questione risulta essere stata inviata dall'avvocato che assiste la madre del minore al Ministro della giustizia, in data 1o agosto 2016 (con raccomandata n.  13658463487-5), e successive integrazioni del 22 e 30 settembre 2016, nonché, per conoscenza, ai Ministri dell'interno e della salute;
   la vicenda è all'attenzione dei media. D'altra parte, non può non suscitare particolare preoccupazione il fatto che sembrano via via più diffusi i casi di allontanamento di minori dalla famiglia sulla base di motivazioni che appaiono agli interpellanti assai discutibili –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, siano state adottate o si intendano adottare, in particolare di carattere ispettivo, in relazione alla vicenda segnalata in premessa, nonché in relazione alla più ampia problematica della tutela effettiva dei diritti del minore e della sua volontà in casi di allontanamento dalla famiglia;
   quali iniziative si intendano adottare con particolare riguardo alla verifica del comportamento degli operatori della polizia di Stato tenuto nel caso specifico nei confronti del minore, ed eventualmente quali provvedimenti si intendano assumere in proposito.
(2-01769)
«Marco Di Stefano, Brandolin, Capozzolo, Borghi, Bonomo, Cuomo, Aiello, Paola Bragantini, Vico, Capone, Stumpo, Marroni, Iori, Miccoli, Melilli, Ferro, Burtone, Cardinale, Carella, Bazoli, Tullo, Zaratti, Ferrara, Albini, Tidei, Simoni, Giachetti, Minnucci, Morassut, Lenzi».
(26 aprile 2017)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   come appreso da una lettera inviata in data 2 marzo 2017 al Ministro della giustizia dalla Rete professioni tecniche, l'associazione fondata nel 2013 che comprende i presidenti di nove Ordini e Collegi nazionali (architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori; chimici; dottori agronomi e dottori forestali; geologi; geometri e geometri laureati; ingegneri; periti agrari e periti agrari laureati; periti industriali e periti industriali laureati; tecnologi alimentari) ha riproposto la necessità di una revisione della disciplina normativa recante le modalità di elezione e la composizione degli organi territoriali e nazionali di governo delle professioni, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 luglio 2005, n. 169;
   nello specifico, in considerazione dell'imminente avvio delle fasi elettorali di rinnovo dei consigli territoriali (in particolar modo di dottori agronomi e dottori forestali, di ingegneri, di architetti, di chimici e di geologi), la Rete professioni tecniche ha proposto, nell'immediato, di uniformare le date di indizione delle elezioni per tutti gli Ordini e Collegi d'Italia, allo stato diverse e frammentate, allineando temporalmente tutte le elezioni dei consigli territoriali nel 4o trimestre dell'anno di scadenza, entro e non oltre il prossimo 31 dicembre 2017;
   già in data 1o dicembre 2015 gli interpellanti hanno presentato in materia l'interpellanza urgente n.  2-01189, alla quale ha risposto il sottosegretario Ferri, chiedendo un chiarimento della ratio della bozza di riforma allo studio del Ministero della giustizia;
   secondo alcune indicazioni, la bozza, modificando il decreto del Presidente della Repubblica 169 del 2005, permetterebbe a chi, alla data di entrata in vigore del decreto, ha assunto uno o più mandati nel consiglio territoriale o nazionale, di assumerne un altro;
   vale la pena di ricordare che «grazie» al comma 4-septies dell'articolo 2 del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225 convertito dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10 (cosiddetto decreto Milleproroghe del 2010), l'aumento da due a tre mandati del limite di legge ha consentito la ricandidatura a componenti degli organi che altrimenti non avrebbero potuto farlo dopo aver raggiunto tale limite;
   il limite dei due mandati, poi ampliato a tre, rappresentava una garanzia di ricambio della governance degli ordini professionali a fronte di un sistema elettorale assolutamente maggioritario;
   nella risposta all'interpellanza il Governo pro tempore aveva confermato «l'intenzione concreta (...) di aggiornare una normativa che disciplina gli ordini professionali. Si tratta di un aggiornamento che è necessario proprio per cogliere quello spirito (...) di rappresentatività, di maggior democrazia, di confronto, di ricambio anche all'interno» e si era impegnato «anche a tornare in quest'Aula per ragionare sugli sviluppi di un testo che, su molti punti, non è certamente aggiornato»;
   alcune segnalazioni riferiscono di una norma che sarebbe imminente all'indomani del 30 aprile 2017;
   come certificato dai dati sui risultati degli esami di abilitazione per oltre venti categorie professionali, elaborati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e diffusi dal Sole 24 Ore del 6 marzo 2017, si è registrato un consistente calo delle iscrizioni dei più giovani agli ordini delle professioni;
   secondo i dati del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in un decennio i candidati agli esami sono passati dai 79.000 del 2006 ai 55.000 del 2015 (-31 per cento), con punte fino al -50 per cento per la categoria degli ingegneri;
   tale significativa contrazione non riguarda solo le fasce più giovani, ma ha investito tutta la platea degli iscritti, almeno per alcune categorie in particolare. Per esempio, tra gli architetti si è registrato nell'anno 2016 un saldo negativo (4.800 cancellazioni, a fronte di 4.612 neoiscritti);
   appare dunque necessaria una profonda riforma dei sistemi elettorali degli Ordini e Collegi, sia nazionali che territoriali, considerate le notevoli criticità da molto tempo evidenziate da numerosi iscritti agli ordini stessi e anche alla luce di un ruolo sempre crescente delle professioni nel sistema economico, nell'ambito del sistema giustizia, nella gestione dei procedimenti disciplinari;
   preoccupa l'eventuale riduzione dei quorum richiesti per la validità dell'elezione dei consigli territoriali e nazionali. Una decisione che spacciata per presunta semplificazione produrrebbe un deficit di democrazia interna;
   tale riforma, come affermato nell'interpellanza n. 2-01189, deve incoraggiare la partecipazione degli iscritti e la legittimazione e la rappresentatività degli eletti, garantire la rappresentanza e la tutela delle minoranze (ad esempio, limitando il numero di preferenze esprimibili per ciascun votante alla metà oppure ai due terzi dei consiglieri da eleggere) e preferire, in caso di parità, il candidato più giovane anziché quello più anziano;
   il processo di riforma elettorale dovrebbe configurarsi come un ampio provvedimento capace di rappresentare una svolta per gli ordini, non come una semplice misura ad hoc con il solo obiettivo di uniformare le date di indizione delle elezioni per tutti gli Ordini e Collegi d'Italia entro la fine dell'anno –:
   se le informazioni esposte in premessa rispondano al vero;
   se la normativa allo studio dell'ufficio legislativo del Ministero della giustizia contenga disposizioni atte a uniformare le date di indizione delle elezioni;
   se intenda illustrare il contenuto e la natura dell'atto che verrà adottato per modificare il decreto del Presidente della Repubblica n. 169 del 2015, e se non intenda adottare un'iniziativa normativa di rango primario in materia;
   se non intenda, alla luce anche dei dati negativi sulle iscrizioni agli ordini dei giovani professionisti, intraprendere le necessarie iniziative per riformare il sistema elettorale degli Ordini nel senso esposto in premessa.
(2-01772)
«Mazziotti Di Celso, Monchiero».
(26 aprile 2017)

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, per sapere – premesso che:
   la legge quadro sul volontariato n. 266 del 1991 consente agli enti locali di stipulare convenzioni con le organizzazioni di volontariato che dimostrino attitudine e capacità operativa prevedendo forme di verifica delle prestazioni;
   il decreto legislativo n. 46 del 1997 e la legge n. 106 del 2016 definiscono l'impatto sociale delle attività svolte dagli enti del terzo settore, come valutazione qualitativa e quantitativa degli effetti di tali attività sulla comunità di riferimento rispetto all'obiettivo individuato, prevedendo linee guida in materia di bilancio sociale e di sistemi di valutazione dell'impatto sociale;
   Roma capitale è proprietaria di numerosi immobili. Nel tempo, sono stati dati in concessione numerosi beni immobili ascritti al patrimonio indisponibile, per lo svolgimento di attività di interesse pubblico, culturale e sociale, ad enti, associazioni no-profit, associazioni di volontariato, e altro;
   il 30 aprile 2015, con la delibera n. 140 «Linee guida per il riordino del patrimonio disponibile in concessione», la giunta capitolina ha deciso di intervenire per riordinare il settore;
   la delibera n. 40 del 2015 prevede cinque livelli di intervento, distinguendo gli operatori dei beni a prevalente carattere commerciale, professionale e/o imprenditoriale dalle attività a carattere socio-culturale. Ciò non ha, però, trovato applicazione. Sono stati emanati una serie di provvedimenti tesi al rilascio degli immobili e al recupero delle somme dovute per indennità di occupazione per tutte quelle concessioni che si trovavano in condizioni di presunta irregolarità, senza fare nessuna distinzione né di funzione, né di merito sulle attività concretamente svolte e sul loro rilievo sociale e collettivo;
   decine e decine di associazioni culturali e sociali che operano nell'interesse collettivo riconosciuto in città stanno ricevendo avvisi di sfratto e vengono messe nella condizione di non poter più svolgere le proprie attività;
   insieme alla riacquisizione, anche forzosa, degli immobili, l'amministrazione capitolina ha fatto partire la richiesta di ingentissimi arretrati calcolati – a parere degli interpellanti in modo del tutto illegittimo – retroattivamente al 100 per cento del valore del presunto canone di mercato;
   si citano solo alcuni rilevanti esempi critici:
    la scuola di musica popolare di Testaccio ha ricevuto un'ingiunzione di pagamento per 1 milione di euro e, se non salderà le 36 rate, non potrà partecipare al bando per la riassegnazione degli spazi;
    il centro Celio Azzurro, che da anni lavora con successo sui temi dell'intercultura, ha ricevuto una raccomandata per il recupero di 365.000 euro entro 30 giorni;
    «Grande cocomero», l'associazione di Marco Lombardo Radice, neuropsichiatra sperimentatore di terapie innovative nella cura dei disturbi psichici dei minori, è un centro riabilitativo per i ragazzi di neuropsichiatria infantile del Policlinico Umberto I a cui sono stati chiesti 116.438 euro;
   è fondamentale salvaguardare le associazioni che operano in ambito sanitario, culturale, sociale e sportivo, al fine primario di prediligere l'interesse pubblico e di garantire alla collettività servizi indispensabili –:
   se il Governo non ritenga urgente, in virtù dei principi normativi richiamati sopra, avviare fin da subito un tavolo di confronto con il comune di Roma, l'Anci e i soggetti interessati affinché siano salvaguardate le associazioni e gli enti, che, avendo usufruito di una concessione d'uso di un bene ad un canone ridotto in considerazione della natura dell'attività svolta e, comunque, svolgendo attività di rilievo sociale e culturale, hanno diritto per gli interpellanti al rinnovo delle concessioni d'uso ad un canone ridotto e a continuare a svolgere le attività suddette, e, in ogni caso ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte ad individuare modalità e criteri omogenei e condivisi di gestione e procedure trasparenti di assegnazione del patrimonio per onlus, associazioni e realtà che operano in diversi contesti cittadini che svolgono attività di riconosciuto valore sociale, anche al fine di evitare eventuali sgomberi o incrementi, anche in via retroattiva, di canoni insostenibili.
(2-01748)
«Roberta Agostini, Laforgia, Zoggia, Fossati, Zaccagnini, Ricciatti, Duranti».
(4 aprile 2017)

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'interno e il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   nell'inchiesta siciliana denominata «Piramidi» sono emerse speculazioni di «Cosa Nostra» nel campo del trattamento dei rifiuti. Paratore Antonio, classe 1947, e Paratore Carmelo, classe 1981, sono accusati di essere a capo di «un complesso sistema aziendale» tra cui una discarica per rifiuti pericolosi e un impianto per il loro trattamento – Cisma Ambiente spa – dove grazie alla collaborazione di funzionari della Regione Siciliana, fra cui Gianfranco Cannova, avrebbero gestito illecitamente tonnellate di rifiuti (dal Nord Italia e dall'Ilva di Taranto), realizzando ingenti guadagni a scapito dell'ambiente e senza rispettare la legge;
   il funzionario regionale Gianfranco Cannova era stato arrestato nell'ambito di una precedente inchiesta sempre nel campo dei rifiuti: era stato accusato di essere stato il mediatore tra gli uffici regionali e la Oikos di Domenico Proto;
   l'imprenditore Carmelo Paratore, arrestato alcuni giorni fa, ritenuto affiliato al clan Santapaola, ha partecipato nel 2014 ad un viaggio in Cina con Renzi con un gruppo di imprenditori. Sarebbe stato selezionato da Invitalia, una Spa al 100 per cento del Ministero dell'economia, che è anche l'organo vigilante sulla stessa;
   Carmelo Paratore riusciva ad incontrare il vice ministro del Mise e la sua ditta, pochi mesi dopo, è riuscita ad avere un contratto;
   anche la Kinexia di Pietro Colucci, oltre a Paratore, era presente alla visita in Cina al seguito di Renzi;
   Kinexia è oggi confluita in Wasteitalia, che ha subito un recente sequestro da parte della guardia di finanza;
   le indagini in Umbria su Viterbo Ambiente hanno portato gli inquirenti a sostenere che Gesenu, partner di Viterbo Ambiente, avrebbe contatti con esponenti di spicco della malavita campana e siciliana;
   l'interdittiva antimafia per Viterbo Ambiente evidenzia i contatti di Gesenu con il clan Santapaola e di Cosp con Buzzi di mafia capitale;
   nell'interrogazione n. 4-11429 presentata dal primo firmatario del presente atto erano state evidenziate varie criticità ambientali relative alla Daneco Impianti, una parte della galassia ambientale dei Colucci, fra cui:
    a) la gestione dal 1999 della discarica Ca’ Filissine a Pescantina (Verona) e posta sotto sequestro dal 2006; si è rilevato anche che nel 2012, si è giunti alla sentenza di primo grado con la condanna di pubblici amministratori (sentenza tribunale Verona n. 2112 del 22 ottobre 2012) e che il percolato veniva scaricato nel corpo della discarica;
    b) nel gennaio 2014, il provvedimento di custodia cautelare nell'ambito dell'indagine «black smoke» relativa all'aggiudicazione della bonifica del sito di interesse nazionale ex Sisas di Pioltello e Rodano (Milano);
    c) il fatto che si sta verificando che i rifiuti pericolosi dell'ex area Sisas siano finiti anche in Calabria (discarica di Pianopoli);
    d) nell'area di Sant'Arcangelo Trimonte (Benevento) si sono visti imporre (come evidenziato anche nell'interrogazione presentata al Senato da Nugnes, interrogazione n.  4-02053) una discarica, costruita in zona a rischio frana e sismico, che ha determinato disastro ambientale tale da produrre danni alla salute per il prossimo decennio con rinvio a giudizio dei vertici di Daneco Impianti;
    e) l'appalto aggiudicato in data 2 novembre 2015, di 548.766 euro per la stesura, compattazione e copertura dei rifiuti conferiti alla discarica di Mariana Mantovana (Mantova), di cui è titolare TEA s.p.a. di Mantova, per consentire l'arrivo di 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti, potrà causare disastri importanti per il superamento dell'indice di pressione indicato nella legge regionale e i valori record di incidenza di malformazioni congenite;
   si rilevano inoltre ulteriori criticità:
    a) la gestione da parte di Daneco Impianti, dal 1999, della discarica del comune di Ghemme (Novara), dalla quale, almeno dall'agosto 2016, risulta che il percolato stia fuoriuscendo senza sufficiente controllo, finendo nel bosco circostante e con resistenza a versare la fidejussione (comunque insufficiente) da parte di Daneco Impianti;
    b) in Sicilia Daneco Impianti era fra gli aggiudicatari di uno dei 4 lotti del mega-bando «inceneritori» da 5 miliardi di euro del 2003, creando una spa, la Sicil Power Spa;
   secondo la relazione della società di revisione PFK Italia in merito al bilancio di esercizio 2015 di Daneco Impianti, pur in mancanza di risposte delle banche «presenta un peggioramento del quadro finanziario che, tra l'altro, si riscontra nella difficoltà di provvedere al pagamento dei debiti in essere che potrebbe diventare preoccupante se il fatturato continuerà a decrescere...»;
   Daneco Impianti ha posseduto in passato quote in Ancitel energia ambiente, concorrendo a influenzare la politica nazionale della gestione degli imballaggi;
   sono in corso approfondimenti per quanto riguarda i requisiti antimafia di Daneco Impianti;
   secondo notizia di stampa Pietro Colucci ha partecipato alle cene di finanziamento del premier Renzi;
   questi dati suggeriscono che:
    esistano su tutto il territorio nazionale galassie di gestione non virtuosa di appalti e impianti nel mondo dei rifiuti;
    i Colucci e i Paratore sono presenti in quasi tutte le regioni in alternanza territoriale;
    le gestioni sopra richiamate sono collegate entrambe a importanti disastri ambientali;
    i fratelli Paratore sono indagati in quanto ritenuti affiliati al clan mafioso Santapaola;
    entrambi i gruppi sono stati selezionati da Invitalia per rappresentare l'Italia all'estero insieme all'ex premier Matteo Renzi;
   appare che molte realtà nazionali siano pesantemente infiltrate dalla criminalità organizzata nell'ambito dei rifiuti e stiano rischiando di creare un disastro ambientale;
   Daneco Impianti rischia di proseguire un'attività d'impresa peggiorativa di disastri ambientali ingravescenti, in assenza di garanzie finanziarie;
   l'Italia ha già pagato 141 milioni di euro in sanzioni per le procedure d'infrazione europea in merito alle discariche abusive –:
   se il Governo intenda assumere iniziative normative per stabilire la revoca dell'autorizzazione all'attività di impresa e il sequestro di somme finanziarie per equivalente in casi analoghi a quello della Daneco Impianti e di altre società citate anche prima di condanne definitive per prevenire disastri ambientali;
   se intenda adoperarsi per migliorare la normativa prevedendo l'esclusione da gare di appalto verso società senza certificazione antimafia anche in caso di appalti misti pubblico-privati;
   se intenda adoperarsi per eliminare le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore ambientale;
   se intenda verificare la selezione operata da Invitalia in merito alla partecipazione di aziende alle missioni di Stato o ad altre attività.
(2-01749)
«Zolezzi, Fico, Vignaroli, Sarti, D'Uva, Nuti, Tofalo, De Rosa, Micillo, Busto, Daga, Terzoni, Mannino, Crippa, Businarolo, Ferraresi, Colletti, Di Benedetto, Di Vita, Sorial, Alberti, Carinelli, Cozzolino, Cominardi, Basilio, Benedetti, Dieni, Dadone, D'Ambrosio, Toninelli».
(4 aprile 2017)

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, da sempre attento ai movimenti neonazisti operanti in Lombardia, già vittima in passato di diverse minacce tramite il web, ha subito un ulteriore e gravissimo atto intimidatorio: qualche giorno fa la sua auto, che si trovava sotto la sua abitazione nel centro di Bergamo, è stata presa di mira da un gruppo di persone, appartenenti ad un gruppo neonazista sul quale l'inviato di Repubblica sta svolgendo inchieste da anni. Questi vandali hanno inciso diversi simboli sulla carrozzeria: un crocifisso sul cofano, una svastica su una delle portiere e un simbolo delle SS su un'altra. Dopo una serie di esposti alla procura di Varese, il cronista ha scelto questa volta di rivolgersi alla questura bergamasca per denunciare l'accaduto. Il caso è stato analizzato dal comitato di prevenzione e sorveglianza della prefettura di Bergamo che ha deciso per la sorveglianza dinamica nei confronti di Berizzi. Agenti di polizia controlleranno la sua abitazione e i luoghi che frequenterà. Della vicenda si sta occupando la Digos bergamasca, che sta cercando di individuare i colpevoli;
   già nel 2013 Berizzi, aveva ricevuto una serie di minacce da parte degli ultrà varesini «Arditi 2012», dichiaratamente di estrema destra e collegati con i «Blood and Honour» che seguono anch'essi il Varese Calcio. Quest'ultimi gli avevano dedicato un grande striscione, definendo Berizzi «un infame». Lo striscione, esposto in curva, era stato accompagnato da una serie di cori e insulti. La colpa del cronista era quella di aver pubblicato, il giorno precedente, un articolo on line dedicato ad un capo ultrà dei Varese. Si raccontava la storia di Gjoni Landi, 39 anni, albanese di Tale, capo degli «Arditi» e tra i leader dei «Blood and Honour», entrambi gruppi xenofobi e neonazisti. Nel dicembre 2016, inoltre, Berizzi aveva parlato su Repubblica dei Do. Ra., acronimo della comunità militante dei dodici raggi, che si rifà al sole nero, simbolo del castello di Wewelsburg, sede operativa delle SS. I Do.Ra., infatti, sono la più organizzata comunità nazionalsocialista operante al momento in Italia;
   da diversi anni, Paolo Berizzi, attraverso servizi e inchieste, si occupa e racconta l'estremismo politico di destra, con le sue derivazioni xenofobe e violente. Non si è mai fermato di fronte alle minacce, così come siamo certi non si fermerà ora. Non saranno volgari e vigliacche provocazioni ad impedire il suo lavoro giornalistico;
   nell'esprimere la solidarietà degli interpellanti a Paolo Berizzi, che si aggiunge a quella di molti altri colleghi deputati, del Comitato di redazione di Repubblica, e della Federazione nazionale stampa italiana, si intende riportare in questa sede, richiesta del segretario generale e del presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, i quali hanno chiesto provvedimenti immediati dopo che il Ministero dell'Interno ha disposto misure di protezione nei confronti del cronista, nella speranza che quanto accaduto sia sufficiente per intervenire e sciogliere il gruppo neonazista, in accordo coi principi costituzionali, con la legge n.  645 del 1952, la cosiddetta «legge Scelba» e la legge n.  205 del 1993, la cosiddetta «legge Mancino» –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra esposta e quali iniziative abbia in concreto attuato e quali intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di evitare che nel prossimo futuro non si ripetano i gravissimi fatti esposti in premessa;
   quali iniziative di competenza si intendano assumere per assicurare il rispetto della legalità e del valori e dei principi affermati nella Costituzione e impedire che il nostro Paese divenga ancor di più luogo fertile per l'insediamento di realtà di ispirazione fascista, xenofoba e razzista;
   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per prevenire l'esponenziale crescita di realtà di ispirazione neofascista, xenofoba e razzista, nelle provincie lombarde e se non intenda adottare iniziative specifiche per prevenire, per quanto di competenza, che in futuro si organizzino raduni di organizzazioni nazifasciste come avvenuto nel recente passato;
   quali iniziative di competenza si intendano assumere affinché venga applicata rigorosamente la legislazione vigente in materia, in particolare la cosiddetta «legge Scelba» e la cosiddetta legge «Mancino».
(2-01750)
«Cimbro, Carlo Galli, Fitzgerald Nissoli, Marzano, Giuseppe Guerini, Schirò, Fossati, Gandolfi, Pastorino, Rubinato, Zaccagnini, Lacquaniti, Andrea Maestri, La Marca, Capozzolo, Carnevali, Simonetti, Fontanelli, Luciano Agostini, Rabino, Locatelli, Franco Bordo, Piras, Albini, Martelli, Zappulla, Capodicasa, Giorgio Piccolo, Formisano, Mognato, Melilla, D'Attorre, Zoggia».
(4 aprile 2017)

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute e il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
   la legge 7 agosto 2015, n. 124, recante deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, all'articolo 11, comma 1, lettera p), detta princìpi e criteri direttivi riguardo agli incarichi di direttore generale, di direttore amministrativo e di direttore sanitario, nonché, ove previsto dalla legislazione regionale, di direttore dei servizi socio-sanitari, delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale e ai sensi di tale delega è stato emanato il decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, in materia di dirigenza sanitaria;
   la sentenza della Corte costituzionale n.  251 del 2016 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale, della legge n.  124 del 2015 e, tra gli altri, anche dell'articolo 11, comma 1, lettera p), nella parte in cui prevede che il decreto legislativo attuativo, sia adottato previa acquisizione del parere della Conferenza unificata, anziché previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni;
   per recepire la sentenza citata, il Governo ha predisposto un nuovo schema di decreto, integrativo e correttivo, utilizzando la delega di cui all'articolo 11, comma 3, della citata legge n.  124 del 2015, il quale prevede che, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi, il Governo può adottare, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi e della procedura stabiliti dal medesimo articolo, uno o più decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive;
   la relazione tecnica allo schema di decreto legislativo chiarisce di recepire il suggerimento della Corte costituzionale, nel pieno rispetto del princìpio di leale collaborazione, e corregge il testo vigente, oltre che nelle premesse anche all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n.  171 del 2016, eliminando la previsione che la «rosa di candidati» proposta dalla commissione regionale al presidente della regione, sia «non inferiore a tre e non superiore a cinque», essendo l'unico emendamento non interamente accolto a suo tempo in sede di Conferenza unificata sullo schema di decreto legislativo attuativo della delega di cui all'articolo 11, comma 1, lettera p), della legge n.  124 del 2015;
   reca qualche perplessità la soppressione della disposizione sopra riportata che, auspicata anche dal Consiglio di Stato, poneva un primo argine, seppure non esaustivo, alla discrezionalità del presidente della regione e all'inaccettabile meccanismo che lega le nomine della dirigenza sanitaria agli interessi della politica;
   l'Anac, con delibera n. 1388 del 14 dicembre 2016, ha adottato un atto di segnalazione al Governo e Parlamento, quale proposta di modifica dell'articolo 14, comma 1, lettera d), dell'articolo 41, comma 3, e dell'articolo 47, comma 3, del decreto legislativo 25 maggio 2016, n.  97, attuativo anch'esso della medesima delega di cui alla legge 7 agosto 2015, n.  124;
   in particolare, l'Anac ha ritenuto necessario segnalare alcune criticità che la nuova disciplina in tema di trasparenza, introdotta dal decreto legislativo n. 97 del 2016, manifesta in riferimento agli articoli 14, 15 e 47 del decreto legislativo n. 33 del 2013, con particolare riguardo al diverso regime di trasparenza previsto per la dirigenza amministrativa in generale rispetto a quella sanitaria;
   l'articolo 14 del decreto legislativo n. 33 del 2013 disciplina gli obblighi di pubblicazione concernenti anche i titolari di incarichi dirigenziali e, al comma 1, elenca i dati da pubblicare, compresi quelli che si riferiscono alle dichiarazioni patrimoniali; mentre tale disciplina trova applicazione per la generalità degli incarichi dirigenziali, incredibilmente non trova applicazione per la dirigenza sanitaria (e cioè per gli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo, nonché per gli incarichi di responsabile di dipartimento e di strutture semplici e complesse) poiché l'articolo 41 del decreto n. 33 del 2013 (in tema di trasparenza del servizio sanitario nazionale) espressamente richiama, al comma 3, l'articolo 15 (invece riferito ai consulenti e collaboratori), introducendo di fatto un differente regime di trasparenza; l'Anac ritiene quindi necessario apportare le opportune modificazioni;
   nel medesimo atto l'Anac segnala altresì che l'articolo 47 del decreto legislativo n. 33 del 2013, in tema di sanzioni per la violazione degli obblighi di trasparenza, per come modificato dal decreto legislativo n. 97 del 2016, non consente alla medesima Anac di irrogare le diverse sanzioni previste, anche per la mancata indicazione del soggetto competente ad introitare le somme incassate a titolo di sanzioni;
   gli articoli 1, comma 8, e 2, comma 2, del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, in riferimento alla dirigenza sanitaria, richiamano gli obiettivi di trasparenza e, al riguardo, in occasione dell'esame da parte delle competenti Commissioni parlamentari, il gruppo M5S ebbe a rilevare nel proprio parere alternativo proprio la necessità di fare un esplicito riferimento a tutti gli obblighi previsti dalla legge n. 190 del 2012, dal decreto legislativo n. 33 del 2013 e dal decreto legislativo n. 39 del 2013;
   appare inaccettabile quindi che le disposizioni sulla trasparenza previste per la generalità della dirigenza pubblica non trovino invece applicazione esaustiva per la dirigenza sanitaria che, peraltro, si trova a gestire ingenti e importanti risorse economiche del Paese destinate alla salute dei cittadini e che per contiguità alla politica e ad interessi politico-elettorali è, più di ogni altra dirigenza, collocata in un contesto a forte rischio di corruzione;
   il Governo, nel recepire il suggerimento della Corte costituzionale, dichiara di soddisfare il principio di leale collaborazione tra istituzioni, ma dimentica e ignora che lo stesso principio dovrebbe portare a integrare e rettificare il decreto legislativo 4 agosto 2016, n.  171, anche con i rilevi segnalati dall'Anac che hanno fatto luce su una gravissima incoerenza delle norme sulla trasparenza in ambito sanitario e con riferimento alla dirigenza sanitaria –:
   se intenda assumere iniziative per apportare i correttivi necessari e indispensabili a rendere trasparente il sistema della dirigenza sanitaria, come richiesto dall'Anac, con specifico riferimento agli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo, nonché per gli incarichi di responsabile di dipartimento e di strutture semplici e complesse, anche cogliendo la contingenza offerta dalla necessità di adeguare il decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, alla sentenza della Corte costituzionale, nel rispetto del principio di leale collaborazione tra tutte le istituzioni.
(2-01773)
«Lorefice, Nesci, Grillo, Mantero, Silvia Giordano, Colonnese, Baroni, Agostinelli, Battelli, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Cariello, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Corda, Dall'Osso, De Lorenzis, Del Grosso, Dell'Orco, Di Battista, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, D'Incà».
(26 aprile 2017)

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