TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 804 di Venerdì 26 maggio 2017

 
.

INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la Commissione europea antitrust con comunicato stampa del 4 dicembre 2013 ha informato di aver sanzionato con una multa 8 istituzioni finanziarie internazionali per un totale di euro 1.712.468.000 per la partecipazione a cartelli illegali nei mercati dei derivati finanziari che coprono l'area economica sia europea, sia giapponese, in violazione dell'articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Dal comunicato si apprende: «Il cartello EIRD operò tra settembre 2005 e maggio 2008. Le parti interessate sono Barclays, Deutsche Bank, RBS e Société Générale. Il cartello mirava a distorcere il normale corso dei componenti del prezzo per questi derivati, gli operatori finanziari di differenti banche discutevano le proposte della loro banca per il calcolo dell'Euribor nonché le loro strategie di prezzo e di trading»;
   alla fine del mese di ottobre 2016, la Commissione europea antitrust ha reso finalmente disponibile on-line una versione non-confidenziale della decisione AT 39914, con la quale sono state sanzionate le istituzioni creditizie menzionate;
   all'interrogazione a risposta immediata in Commissione finanze n.  5-09942 del 2 novembre 2016 il Governo ha risposto: «(...) al 31 dicembre 2004 il valore nozionale dei contratti derivati in essere con le controparti indicate nell'interrogazione, comprensivo dei cross currency swap (CCS), degli interest rate swap (IRS) e delle swaption, era di 15,7 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2008 l'analogo valore nozionale dei contratti derivati era di 18,7 miliardi di euro» riferendosi ai contratti sottoscritti con Barclays, Deutsche Bank, RBS e Société Générale, senza indicazioni in merito a quante eventuali estinzioni, novazioni o altre opzioni siano avvenute nel medesimo periodo;
   il 7 dicembre 2016, la Commissione europea antitrust ha informato con un comunicato stampa (IP/16/4304) dell'avvenuta condanna anche di Crédit Agricole, HSBC e JP Morgan Chase, a pagare una multa pari a 485 milioni di euro per la loro partecipazione al medesimo cartello. Il comunicato, in merito alle «azioni per danni» specificava altresì che «Qualsiasi persona o impresa vittima di un comportamento anticoncorrenziale come descritto nel presente caso possono adire i tribunali degli Stati membri e richiedere i danni. La giurisprudenza della Corte e il Regolamento 1/2003 del Consiglio ribadiscono che, nei casi dinanzi ai giudici nazionali, una decisione della Commissione costituisce una prova acquisita che il comportamento fu posto in essere ed era illegale. Anche se la Commissione ha inflitto ammende alle società interessate, i danni possono essere riconosciuti senza che questi siano ridotti a causa della multa della Commissione»;
   nel testo del Documento di economia e finanza (Def) del 2017 a pagina 7 della II sezione si legge: «Nel 2016 si è assistito ad un'ulteriore contrazione della spesa per interessi passivi delle Amministrazioni Centrali rispetto al 2015 (-2,9 miliardi di euro, -4,1 per cento), malgrado l'aumento della componente correlata agli strumenti finanziari derivati, passata da poco più 3,8 miliardi di euro nel 2015 a 5,2 miliardi di euro. I due fattori che hanno influenzano l'andamento di questa specifica componente sono stati la chiusura anticipata di un contratto di interest rate swap (IRS) e l'andamento dei tassi di mercato nel campano a breve termine. L'incremento dovuto alla chiusura anticipata di un contratto rispetto alla scadenza naturale, chiusura d terminata dal verificarsi di un evento di credito, è stato di circa 1 miliardo di euro. L'andamento della curva euro swap nel tratto a breve termine ha prodotto effetti di aggravio di spesa interessi su swap esistenti per circa, 410 milioni di euro.». In seguito, a pagina 66, si legge: «Rispetto al dato di consuntivo 2016, per il 2017 si stima una riduzione di oltre 600 milioni di euro della spesa per interessi prodotta dagli strumenti finanziari derivati, tenendo anche conto dell'eventuale esercizio di swaption nel corso dell'anno. Tale variazione è attribuibile esclusivamente all'assenza di clausole di chiusura anticipata nel 2017 (per memoria, nel 2016 si è avuto un esborso di oltre 1 miliardo di euro afferente a questa voce). Al netto di tale componente, infatti, il sentiero presenterebbe un andamento opposto, con un incremento di spesa tra 2016 e 2017 d circa 400 milioni di euro, dovuto sia alla scadenza di swap valutari (cross currency swap) che tuttavia contribuivano alla sua riduzione, sia alla presenza di nuovi swap generati da opzioni, che invece agiscono in senso contrario. Peraltro, la componente derivati include anche altre part e finanziarie che nel 2017 producono un ulteriore esborso di 1.162 milioni. Nel 2018 il contributo della spesa per interessi da swap cresce a circa 5.140 milioni di euro, importo che include circa 1,6 miliardi dovuti alla probabile chiusura anticipata di alcuni derivati» –:
   per quanto concerne i contratti finanziari derivati definiti interest rate swap (IRS) e relative swaption (diritti a subentra in IRS a determinate condizioni) riferibili direttamente o indirettamente al tasso euribor stipulati dal Ministero dell'economia e delle finanze con le 7 banche condannate, quali siano:
   a) il valore nozionale dei contratti e il valore complessivo delle relative upfront fees incassate o pagate, distinti tra aperti, ristrutturati o estinti anticipatamente tra settembre 2005 e maggio 2008;
   b) il valore nazionale dei contratti aperti (ex novo o per esercizio di swaption) o ristrutturati tra settembre 2005 e maggio 2008, oggi abilità relativi saldi di chiusura comprensivi di ogni flusso di incasso e pagamento, con evidenza del valore delle upfront fees;
   c) il valore nozionale dei contratti (aperti tra settembre 2005 e maggio 2008) ristrutturati entro maggio 2008 e il relativo saldo di ristrutturazione;
   d) il valore nozionale dei contratti (aperti/ristrutturati tra settembre 2005 o maggio 2008) ristrutturati dopo maggio 2005 e i relativi saldi di (ri)ristrutturazione;
   e) il valore nozionale dei contratti (aperti/ristrutturati tra settembre 2005 e maggio 2008) tuttora aperti e relativo fair value (mark to market) ad oggi.
(2-01803)
«Alberti, Pesco, Sibilia, Villarosa, Ruocco, Pisano, Cozzolino, Crippa, Da Villa, Dadone, Dall'Osso, D'Ambrosio, De Lorenzis, Del Grosso, Della Valle, Dell'Orco, Di Battista, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Dieni, D'Incà, D'Uva, Fantinati, Fico, Fraccaro, Frusone, Gagnarli, Gallinella, Luigi Gallo, Silvia Giordano, Grande, L'Abbate».
(16 maggio 2017)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   la Fluorsid è una azienda che opera in Sardegna dal 1969 per la produzione di fluoroderivati con l'impiego di materie prime locali;
   a quanto si apprende da diversi organi di stampa, il 16 maggio 2017 sono stati arrestati i vertici della suddetta azienda. Nello specifico, sono stati tradotti in carcere M.L., direttore dello stabilimento, S.C., direttore del settore sicurezza ambiente della società, l'ingegnere A.F. e due dipendenti di una ditta appaltatrice, insieme al proprietario della stessa, ai domiciliari per ragioni di età. È indagato anche il direttore tecnico della società;
   fra le accuse mosse verso i vertici della Fluorsid vi è l'associazione a delinquere in disastro ambientale per grave inquinamento del suolo, dell'aria e degli allevamenti;
   come si legge fra le contestazioni mosse dalla procura ed accolte dal giudice per le indagini preliminari, vi sarebbe stata «una grave contaminazione dell'aria, per effetto della dispersione delle polveri nocive, altamente concentrate, provenienti dallo stabilimento Fluorsid dal cantiere di Terrasili. Una grave contaminazione del suolo ascrivibile anzitutto alla diffusione delle polveri, e dimostrata dalle analisi dei campioni di suolo e di vegetali (di specie pabulari), prelevati da aree prossime allo stabilimento; contaminazione delle falde acquifere di metalli pesanti e composti inorganici» (con valori superiori a 3.000 volte il consentito). «In particolare» si legge ancora – «è acclarato che alcuni capi ovini allevati a Macchiareddu, in zone raggiunte dalle polveri emesse da Fluorsid e interessata da illeciti sversamenti di rifiuti analoghi a quelli di cui si è fin qui parlato, avevano contratto la Fluorosi, una grave malattia»;
   gli abitanti di Assemini (dove fra le altre cose è stata sequestrata una intera area), inoltre, «Lamentavano che, specie quando spirava il vento, le polveri si infilavano in casa anche attraverso gli infissi, creando dappertutto una densa patina biancastra. Tutti avevano lamentato bruciori agli occhi ed alle vie respiratorie, e riferito dell'odore acre e acido delle polveri. Alcuni avevano notato effetti nocivi sui figli minori, e altri li avevano paventati». È stato contestato anche «l'interramento e sversamento di rifiuti pericolosi quali: fluorsilicati, fanghi acidi, amianto, oli, rifiuti di varia natura, nonché la lavorazione all'aperto di sostanze velenose, come la criolite, lo sversamento di cloruro. Hanno certamente determinato una contaminazione delle matrici ambientali in misura che va ancora esattamente quantificata, ma che è in atto ed è grave come è dimostrato dalle patologie e dalla pressoché totale scomparsa della vegetazione nelle aree adibite a discarica – ribadisce il giudice –. Da ultimo va ricordato che lo sversamento di fanghi acidi nella laguna di Santa Gilla è un fatto che si è accertato reiterato e non occasionale»;
   l'area interessata dal disastro ambientale di cui sopra è già oggetto di diversi e pesanti fattori inquinanti derivanti da una storica presenza industriale, in particolare del petrolchimico. A giudizio degli interpellanti, quindi, quanto compiuto dalla Fluorsid rischierebbe seriamente di compromettere definitivamente il territorio tutto –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda attivarsi immediatamente – per quanto di competenza – al fine di avviare un completo monitoraggio ai fini della valutazione del danno ambientale subito dal territorio;
   se non intenda assumere iniziative per prevedere, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto del codice ambientale, lo stanziamento di adeguate risorse affinché vengano messe in atto tutte le procedure volte alla messa in sicurezza e al ripristino di tutti i luoghi interessati;
   se non ritenga necessario promuovere, per quanto di competenza, un tavolo di confronto con le parti interessate al fine di farsi garante della soluzione più idonea a ripristinare la salubrità del territorio contaminato e continuare a monitorare la situazione, mantenendo alto il livello di attenzione sulla questione.
(2-01808)
«Piras, Roberta Agostini, Albini, Bersani, Franco Bordo, Bossa, Capodicasa, Cimbro, D'Attorre, Duranti, Epifani, Fava, Ferrara, Folino, Fontanelli, Formisano, Fossati, Carlo Galli, Kronbichler, Laforgia, Leva, Martelli, Murer, Nicchi, Giorgio Piccolo, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Sannicandro, Scotto, Speranza, Stumpo, Zaccagnini, Zappulla, Zaratti, Zoggia».
(23 maggio 2017)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   a Reggio Emilia le quattro cooperative sono affossate dai debiti, con un crollo da 1,5 miliardi di euro. Un crac di 1,5 miliardi di euro e prestito sociale per almeno 70 milioni di euro «targato» Unieco, Coopsette, Cmr, Orion, colossi di un modello che non ha retto la complessità contemporanea, mostrando, nell'attuale dissesto, la propria inadeguatezza. Con la liquidazione dei due colossi Coopsette e Unieco, e i concordati di Cmr e Orion, sono stati sbriciolati 600 milioni di euro nel giro di un triennio. L'ultimo tracollo è quello di Unieco, che segue di quattro mesi la liquidazione coatta di Coopsette;
   da cassaforte queste cooperative sono diventate un buco nero: Unieco ha avuto perdite di 225 milioni di euro tra il 2012 e il 2014, Coopsette di 184 milioni. Un «gorgo» che ha inghiottito 1.500 posti di lavoro;
   queste quattro cooperative, che sono state la fucina della classe dirigente locale, hanno visto al comando uomini di partito passati dagli enti locali alla attività all'interno delle cooperative;
   il 18 aprile 2017 400 persone – soprattutto soci prestatori e pensionati che avevano lasciato i loro risparmi in cooperativa – hanno partecipato alla manifestazione promossa da Federconsumatori davanti alla prefettura di Reggio Emilia. Sono cittadini che a seguito dei fallimenti hanno perso tutto. I soci chiedono garanzie, trasparenza, vigilanza ma soprattutto chiedono un fondo che li risarcisca, un fondo risarcitorio analogo a quello previsto con il decreto cosiddetto «salvabanche» –:
   quali iniziative intenda assumere il Governo per porre rimedio alla suddetta situazione e quali soluzioni possibili intenda promuovere per risarcire i risparmiatori e al fine di evitare che siano i cittadini a doverci rimettere a causa di un crac che ha creato un danno economico enorme;
   se si intendano assumere iniziative per istituire, proprio come chiedono i soci, un fondo che li risarcisca.
(2-01810)
«Spadoni, Chimienti, Ciprini, Cominardi, Dall'Osso, Lombardi, Tripiedi, Paolo Bernini, Dell'Orco, Ferraresi, Cecconi».
(23 maggio 2017)

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser