TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 873 di Mercoledì 18 ottobre 2017

 
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PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

Alla I Commissione (Affari costituzionali):
D'OTTAVIO ed altri: «Riconoscimento dell'inno di Mameli “Fratelli d'Italia” quale inno ufficiale della Repubblica» (3951).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge NASTRI: «Riconoscimento dell'inno di Mameli “Fratelli d'Italia” quale inno ufficiale della Repubblica» (1793).

Alla XII Commissione (Affari sociali):
PISICCHIO: «Istituzione della “Giornata della lotta contro la povertà”» (197).
MARAZZITI ed altri: «Istituzione della “Giornata nazionale della lotta contro la povertà”» (3397).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER PREVENIRE E CONTRASTARE LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

   La Camera,
   premesso che:
    è un diritto umano fondamentale di ogni persona, e in particolare delle donne, vivere una vita libera dalla violenza, tanto nella sfera pubblica, quanto in quella privata;
    la discriminazione nei confronti delle donne non può che essere vietata in tutte le sue manifestazioni, anche mediante il ricorso a sanzioni, così come devono essere abolite le pratiche discriminatorie nei confronti delle donne;
    necessarie misure speciali per prevenire e proteggere le donne dalla violenza basata sul genere non possono ritenersi discriminatorie;
    le politiche pubbliche dovrebbero contemplare una prospettiva di genere, attuando la parità fra donne e uomini, nonché l'autonomia e l'autodeterminazione (empowerment) delle donne;
    la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e sulla lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (la cosiddetta «Convenzione di Istanbul»), approvata dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa il 7 aprile 2011, introduce un nuovo paradigma nel definire la violenza contro le donne, dando impulso a politiche pubbliche a contrasto della stessa. In particolare, infatti, prevede:
     a) la correlazione tra l'assenza della parità di genere e il fenomeno della violenza;
     b) una nozione ampia di violenza, che comprende anche quella psicologica ed economica, e, soprattutto, l'attenzione verso la forma di violenza più diffusa, quella domestica;
     c) la necessità di politiche antidiscriminatorie e che favoriscano l'effettiva parità fra i sessi al pari di misure atte alla prevenzione e al contrasto alla violenza nei confronti delle donne;
    oltre alla legge 27 giugno 2013, n. 77, concernente la Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, il Parlamento ha anche approvato la legge 15 ottobre 2013, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere; inoltre, in data 7 luglio 2015, è stato anche adottato, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere;
    la definizione «violenza nei confronti delle donne» si riferisce a tutte le forme di violenza nei confronti delle donne ai sensi del capitolo V della Convenzione di Istanbul, ovvero la violenza psicologica, gli atti persecutori, la violenza fisica, la violenza sessuale, compreso lo stupro, il matrimonio forzato, le mutilazioni genitali femminili, l'aborto forzato, la sterilizzazione forzata e le molestie sessuali. Essa si riferisce, inoltre, alla violenza domestica nei confronti delle donne, definita come la violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verifica all'interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l'autore condivida, o abbia condiviso, la stessa residenza con la vittima;
    la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che l'obbligo positivo di proteggere il diritto alla vita richiede che le autorità statali diano prova della dovuta diligenza, prendendo misure di prevenzione operative, a tutela della persona la cui vita sia in pericolo (in attuazione dell'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo);
    nel nostro Paese si registra ormai un livello particolarmente preoccupante di recrudescenza nell'ambito della violenza contro le donne,

impegna il Governo:

1) ad ottimizzare al più presto le modalità di ricognizione e di denuncia del fenomeno della violenza di genere e a promuovere con urgenza misure atte ad evitare l'impunità per i responsabili di reati tanto gravi, quali quelli relativi alla violenza contro le donne;

2) ad assumere iniziative normative per rendere più agevole, snello e protetto l'accesso, da parte delle donne vittime di violenza di genere, agli strumenti inerenti alle misure restrittive nei confronti degli aggressori e, più in generale, in ambito processuale, per garantire la priorità assoluta nella formazione dei ruoli di udienza e nella trattazione dei processi relativi ai reati di violenza di genere;

3) in conformità con l'articolo 31 della Convenzione di Istanbul, a promuovere un intervento normativo affinché, a fronte di separazioni e divorzi, in sede di determinazione dei diritti di custodia e di visita dei figli, si tenga conto delle condanne per maltrattamenti o stalking, ma anche di eventuali processi penali pendenti per maltrattamenti a carico del padre in danno della madre, nonché per escludere l'affidamento condiviso dei figli, ove risultino precedenti di violenze nelle coppie che si separano, in particolare prevedendo che i maltrattamenti costituiscano causa di esclusione dell'affido condiviso;

4) ad assumere iniziative normative per escludere il ricorso ai sistemi alternativi di risoluzione delle controversie, quali la mediazione e la conciliazione, nei casi di violenza di genere contro le donne, sistemi vietati dall'articolo 48 della Convenzione di Istanbul, in quanto presuppongono una situazione di parità delle parti, ontologicamente esclusa nelle situazioni di violenza, anche rispetto ai casi di stalking qualificati come «meno gravi» – che potrebbero invece sfociare e tradursi, di fatto, in forme gravi di violenza contro le donne – nonché per far sì che, rispetto a tali casi, l'istituto introdotto dall'articolo 162-ter del codice penale, relativo all'estinzione del reato per condotte riparatorie, non sia applicabile;

5) a promuovere al più presto politiche pubbliche per contrastare l'impatto cumulativo e la intersezione tra atti razzisti, xenofobici e sessisti contro le donne;

6) ad istituire una commissione di studio sulle cause strutturali della violenza di genere contro le donne;

7) ad incrementare, utilizzando i più rapidi strumenti normativi a disposizione, le politiche pubbliche volte all’empowerment femminile;

8) ad assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, per sanare le disparità regionali e locali inerenti alla disponibilità e alla qualità dei servizi di protezione, compresi i rifugi per le donne vittime di violenza, nonché rispetto alle forme di discriminazione contro le donne vittime di violenza che appartengono a minoranze.
(1-01716)
«Martelli, Roberta Agostini, Bossa, Simoni, Albini, Duranti, Murer, Nicchi, Ricciatti, Rostan, Cimbro, Scotto, Laforgia, Speranza, Piras, Ferrara, Zaratti, Quaranta, Franco Bordo, Giorgio Piccolo, Folino, Mognato, Zappulla, Formisano, Zoggia, Matarrelli, Lacquaniti, Ragosta, Kronbichler, Leva, Fontanelli».
(28 settembre 2017)

   La Camera,
   premesso che:
    la violenza contro le donne rappresenta una delle più estese violazioni dei diritti umani e costituisce il principale ostacolo al raggiungimento della parità dei sessi, del godimento dei diritti fondamentali, nonché dell'integrità fisica e psichica;
    come stabilito dall'articolo 1 della Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne delle Nazioni Unite del 1993 l'espressione «violenza contro le donne significa ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia, o possa avere, come risultato un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione e la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata»;
    la violenza di genere è un fenomeno globale, che riguarda tutte le etnie e tutte le classi sociali e che, come ribadito da Kofi Annan, già Segretario generale delle Nazioni Unite, «non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza»;
    le notizie di cronaca riportano, in modo sistematico, episodi commessi nei confronti di donne che vengono molestate, minacciate, violentate, stuprate e uccise e che si trovano a vivere nella paura e nel disagio per le strade, nei mezzi pubblici e, specialmente, nelle proprie case;
    la violenza di genere rappresenta un freno all’empowerment femminile che è in grado di generare barriere che ostacolano la piena partecipazione delle donne alla vita sociale, economica e politica del proprio Paese;
    se si esamina il fenomeno il quadro è allarmante, tanto che i numeri parlano di un vero e proprio eccidio, una carneficina, che fa più vittime della mafia: la violenza è la prima causa di morte per le donne di età compresa tra i 16 ed i 44 anni;
    se nel mondo una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale, in Italia il numero delle donne che hanno subìto una forma di abuso o di violenza supera i 7 milioni: ogni anno più di 100 donne vengono uccise per mano di chi decide di amarle con una media di una donna uccisa ogni 3 giorni;
    durante il IV Governo Berlusconi, per la prima volta, è stato adottato un piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking, finanziato con più di 18 milioni di euro con una strategia di contrasto delineata su base nazionale, con l'obiettivo di mettere in rete l'esperienza dei centri antiviolenza nelle regioni italiane e del numero verde 1522 e le professionalità delle forze dell'ordine;
    nel 2009, con l'introduzione nell'ordinamento giuridico italiano del reato di stalking il Governo e il Parlamento hanno dimostrato la grande attenzione rivolta all'individuazione di strategie di contrasto e di prevenzione della violenza, compiendo un passo in avanti fondamentale nell'ordinamento italiano;
    il decreto-legge n. 11 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 38 del 2009, oltre a prevedere il reato di stalking nell'ordinamento italiano, ha introdotto ulteriori interventi in materia di violenza sessuale; il provvedimento, in particolare, ha introdotto l'arresto obbligatorio in flagranza per la violenza sessuale e la violenza sessuale di gruppo, nonché disposizioni volte a rendere più difficile ai condannati per taluni delitti a sfondo sessuale l'accesso ai benefici penitenziari, tra cui le misure alternative alla detenzione. La medesima legge ha, inoltre, consentito l'accesso al gratuito patrocinio, anche in deroga ai limiti di reddito ordinariamente previsti, a favore della persona offesa da taluni reati a sfondo sessuale. Il decreto-legge n. 11 del 2009 ha poi previsto, quale aggravante speciale dell'omicidio, il fatto che esso sia commesso in occasione della commissione del delitto di violenza sessuale, di atti sessuali con minorenne e violenza sessuale di gruppo, nonché da parte dell'autore del delitto di atti persecutori nei confronti della stessa persona offesa;
    nell'ambito delle numerose attività portate avanti durante i Governi Berlusconi per contrastare la violenza nei confronti delle donne, a partire dal 2009, ogni anno (dal 12 al 18 ottobre) nelle scuole di ogni ordine e grado sono state organizzate iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione sulla prevenzione della violenza fisica e psicologica, compresa quella fondata sull'intolleranza razziale, religiosa e di genere, al fine di creare un momento di riflessione sui temi del rispetto, della diversità e della legalità al fine di coinvolgere studenti, genitori e docenti;
    con protocollo d'intesa siglato il 15 gennaio 2009 tra il Ministro per le pari opportunità e il Ministero della difesa è stata istituita presso il Dipartimento per le pari opportunità la sezione atti persecutori dei carabinieri: una task force composta da 13 carabinieri (uomini e donne) impegnati nelle strategie di prevenzione e di contrasto dei reati di stalking e di violenza contro le donne;
    con protocollo d'intesa siglato il 3 luglio 2009 tra il Ministro per le pari opportunità e il Ministero dell'interno sono state adottate misure per consentire una specifica preparazione delle forze di polizia nel contrasto dei reati di violenza contro le donne;
    l'impegno di quel Governo non si è fermato ai confini nazionali: il 9 e 10 settembre 2009 si è tenuta a Roma la prima conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, su iniziativa della Presidenza italiana del G8 a cui hanno preso parte ai lavori oltre 20 Stati. Dalle conclusioni della Presidenza è emerso un impegno al rafforzamento della cooperazione internazionale nel contrasto alla violenza sulle donne ed alla violazione dei loro diritti umani;
    nel settembre 2012, l'Italia ha sottoscritto la «Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica» dell'11 maggio 2011 (Convenzione di Istanbul), la cui legge di autorizzazione alla ratifica è stata approvata dalla Camera dei deputati il 28 maggio 2013;
    la Convenzione di Istanbul è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che si prefigge l'obiettivo di creare un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza, grazie a misure di prevenzione, di tutela in sede giudiziaria e di sostegno alle vittime;
    ad oggi, da parte dell'Esecutivo non vi è una chiara strategia volta a contrastare il fenomeno della violenza sulle donne, tanto che, per circa tre anni, è mancato un interlocutore istituzionale unico con delega relativa alle politiche delle pari opportunità, dedicato ad una concreta e seria azione di Governo volta a promuovere e coordinare le azioni in materia di violenza contro le donne e da quando la delega è stata assegnata non si sono registrati progressi;
    in merito agli interventi economici, la prima tranche dello stanziamento del fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità del 2013-2014 è stata trasferita alle regioni solo nell'autunno del 2014 e, una volta che la somma è arrivata nelle casse regionali, nella maggior parte dei casi se n’è persa traccia. Come documentato da Actionaid Italia, di trasparenza nella distribuzione ce n’è stata ben poca, tanto che a novembre 2015 solo per dieci amministrazioni era possibile consultare la lista delle strutture beneficiarie dei fondi, di cui solo cinque – Veneto, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Puglia – hanno pubblicato on line i nomi di ciascuna struttura e i fondi ricevuti;
    la Corte dei conti, con deliberazione 5 settembre 2016, n. 9/2016/G, critica severamente la gestione ordinamentale amministrativa e finanziaria delle politiche pubbliche contro la violenza; nello specifico «passando al finanziamento specificamente destinato al potenziamento delle strutture destinate all'assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro figli, deve farsi presente che del tutto insoddisfacente è risultata la gestione delle risorse assegnate per gli anni 2013-2014, le uniche ripartite nel periodo all'esame. Le comunicazioni degli enti territoriali all'autorità centrale si sono rilevate carenti e inadeguate rispetto alle finalità conoscitive circa l'effettivo impiego delle risorse e all'esigenza della valutazione dei risultati»;
    per quanto riguarda più propriamente gli interventi di natura legislativa, nel 2014, grazie ad una puntuale proposta emendativa di Forza Italia è stata scongiurata l'abolizione della carcerazione preventiva per il reato di stalking prevista, inizialmente, nel disegno di legge in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria;
    l'ultimo piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere è stato adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 luglio 2015 con durata biennale; riguardo al nuovo piano nazionale antiviolenza, vi è stata soltanto la presentazione di una bozza delle linee strategiche quando, invece, l'importanza del fenomeno impone, come assoluta priorità di ogni livello di governo, di dover mettere in campo ogni possibile misura normativa, nonché lo studio e l'attuazione di interventi volti a prevenire episodi di violenza, abuso e vessazione di cui le donne sono vittime;
    con decreto del 25 luglio 2016 del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento con delega alle pari opportunità, è stata istituita la cabina di regia interistituzionale e un osservatorio; tuttavia, ad oggi non si è a conoscenza né del numero delle riunioni, né delle politiche attuate;
    tutta questa superficialità nell'affrontare un tema che dovrebbe essere priorità delle istituzioni, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, è dovuta senz'altro alla scarsa attenzione nei confronti di questa tematica, dimostrata da ultimo con la riforma del codice penale, approvata con la legge 23 giugno 2017, n. 103, che, tra le varie misure, reca disposizioni in materia di estinzione del reato per condotte riparatorie e introduce, attraverso l'articolo 162-ter del codice penale, la possibilità per uno stalker di estinguere il suo reato pagando una somma decisa dal giudice anche se la vittima è contraria e rifiuta il denaro;
    una delle principali ragioni che ha spinto il legislatore a introdurre la specifica incriminazione di «atti persecutori» (articolo 612-bis del codice penale) è stata proprio la necessità di assicurare una risposta sanzionatoria adeguata di fronte a condotte persecutorie spesso devastanti per la personalità dei soggetti passivi;
    la fattispecie criminosa di cui all'articolo 612-bis del codice penale prevede un limite edittale massimo di cinque anni di reclusione; la suddetta soglia è necessaria per consentire l'applicazione delle misure cautelari coercitive a carico degli stalker, al fine di evitare la protrazione dei comportamenti persecutori che, il più delle volte, possono sfociare in atti di violenza nei confronti delle donne;
    partendo dal presupposto che solo con un profondo mutamento culturale si potrebbe combattere in modo efficace il fenomeno della violenza di genere, è necessario mettere in campo iniziative, anche in sede legislativa, volte a porre un freno all'incontenibile fenomeno di violenze che, purtroppo, ancora oggi molte donne sono costrette a subire,

impegna il Governo:

1) a dare contezza delle tempistiche di attuazione del nuovo piano nazionale contro la violenza sessuale e di genere e ad illustrarlo quanto prima alle Camere;

2) ad informare il Parlamento sui costi della violenza, sia in termini economici sia in termini sociali, al fine di avere un quadro che sia il più chiaro possibile su cui poter intervenire attraverso gli opportuni strumenti legislativi;

3) ad assumere iniziative per prevedere un intervento nelle scuole con programmi mirati di formazione agli studenti per prevenire la violenza nei confronti delle donne in riferimento all'utilizzo dei social media e di internet;

4) ad assumere iniziative volte a garantire ulteriori stanziamenti da erogare ai centri antiviolenza e alle case rifugio per evitare la loro chiusura e ad eliminare le disparità regionali e locali concernenti la disponibilità e la qualità dei servizi di protezione per tutte le donne vittime di violenza;

5) ad assumere le opportune iniziative al fine di garantire le misure volte a prevenire e proteggere le donne dalla violenza, in particolar modo in riferimento agli strumenti inerenti alle misure cautelari, le quali rappresentano un forte elemento dissuasivo per tutti quegli uomini che intendono porre in essere atti spregevoli nei confronti delle donne;

6) ad effettuare una ricognizione sul numero degli ordini di allontanamento e degli ordini di protezione applicati annualmente dai tribunali in Italia e, in particolar modo, sui tempi di attuazione;

7) ad adottare ogni opportuna iniziativa legislativa volta ad escludere che nella fattispecie di cui all'articolo 612-bis del codice penale, in materia di atti persecutori, sia applicabile l'istituto previsto all'articolo 162-ter del codice penale, relativo all'estinzione del reato per condotte riparatorie;

8) a rendere note le attività svolte, gli obiettivi raggiunti e le volte in cui si siano riuniti la cabina di regia interistituzionale e l'osservatorio e a divulgare le politiche nazionali proposte, nonché le buone pratiche che sono state condivise tra i territori mediante l'operato della cabina di regia.
(1-01727)
«Carfagna, Brunetta, Gelmini, Bergamini, Biancofiore, Calabria, Centemero, De Girolamo, Giammanco, Ravetto, Prestigiacomo, Occhiuto, Archi, Crimi, Gullo, Labriola, Laffranco, Longo, Milanato, Minardo, Palmizio, Polidori, Elvira Savino, Sisto, Vella».
(16 ottobre 2017)

   La Camera,
   premesso che:
    il 4 giugno 2013, dopo appena pochi mesi dall'inizio di questa legislatura, il Parlamento approvò, pressoché all'unanimità, una mozione sottoscritta anche dalla prima firmataria del presente atto di indirizzo per la lotta e il contrasto alla violenza sulle donne. Il 28 maggio 2013 è stata approvata la legge di autorizzazione alla ratifica della Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, dell'11 maggio 2011. Più tardi sono state approvate dal Parlamento la legge contro il femminicidio e molte altre iniziative legislative, tutte centrate sulla lotta alla violenza, nelle sue molteplici forme, compresa la violenza che si manifesta sui social media, che con tanta volgarità aggrediscono senza motivo donne, fortemente impegnate nel loro ruolo pubblico;
    l'articolo 1 della Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne delle Nazioni Unite del 1993 afferma: «violenza contro le donne significa ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia, o possa avere, come risultato un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione e la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata»;
    si è eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù. Ciò le ha reso più difficile essere fino in fondo se stessa, e ha impoverito tutta la società di autentiche ricchezze spirituali. Non sarebbe certamente facile additare precise responsabilità, considerando la forza delle sedimentazioni culturali che, lungo i secoli, hanno plasmato mentalità e istituzioni. È giunto il momento di guardare con il coraggio della memoria e il riconoscimento delle rispettive responsabilità alla lunga storia in cui le donne hanno dato un contributo non inferiore a quello degli uomini e il più delle volte in condizioni ben più disagiate, esposte alla sottovalutazione, al misconoscimento ed anche all'espropriazione del loro apporto intellettuale. Della molteplice opera delle donne nella storia, purtroppo, molto poco è rimasto di rilevabile con gli strumenti della storiografia scientifica;
    ancora oggi sono molti gli ostacoli che, in tante parti del mondo, impediscono alle donne il pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica. Basti pensare a come viene spesso penalizzato, più che gratificato, il dono della maternità, a tal punto che in Italia si soffre una crisi demografica senza precedenti. È urgente ottenere dappertutto l'effettiva uguaglianza dei diritti della persona e dunque parità di salario rispetto a parità di lavoro, tutela della lavoratrice-madre, giuste progressioni nella carriera, riconoscimento di tutto quanto è legato ai diritti e ai doveri di chi vive in una democrazia come la nostra, pur con le sue luci e le sue ombre. Si tratta di un atto di giustizia, ma anche di una necessità. I gravi problemi sul tappeto vedono nella nostra politica sempre più coinvolte le donne: tempo libero, qualità della vita, migrazioni, servizi sociali, eutanasia, droga, sanità e assistenza, ecologia e altro. In tutti questi campi, una maggiore presenza sociale della donna appare preziosa, necessaria per far esplodere le contraddizioni di una società organizzata su puri criteri di efficienza e produttività. Eppure la violenza si scatena sulla donna anche in abito domestico, laddove il suo contributo è più concreto, continuativo e competente;
    uno degli aspetti più delicati della situazione femminile nel mondo è la lunga e umiliante storia di soprusi perpetrati nei confronti delle donne nel campo della sessualità. Non basta condannare con vigore, dando vita ad appropriati strumenti legislativi di difesa, le forme di violenza sessuale che hanno per oggetto le donne. In nome del rispetto della persona non si può non denunciare una sempre più diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità, inducendo anche ragazze in giovanissima età a cadere nei circuiti della corruzione e a prestarsi alla mercificazione del loro corpo. Una pubblicità volgare e sessista, legata ad oggetti che nulla hanno a che vedere con la stessa sessualità, appare spesso in televisione e nei grandi cartelloni che si trovano in città dal centro alle periferie;
    in Italia ogni due giorni una donna viene uccisa. Solo lo scorso anno sono state 120 le vittime ammazzate da un marito, fidanzato o convivente. Per capire il fenomeno basta dare uno sguardo ai dati aggiornati, presentati nell'indagine condotta dall'Istat in collaborazione con il Ministero della giustizia. Il fenomeno ha enormi proporzioni e i numeri parlano chiaro: quasi sette milioni di donne hanno subito qualche forma di abuso nel corso della loro vita. Dalle violenze domestiche allo stalking, dallo stupro all'insulto verbale, la vita femminile è costellata di violazioni della propria sfera intima e personale. Spesso un tentativo di cancellarne l'identità, di minarne profondamente l'indipendenza e la libertà di scelta. Il tragico estremo di tutto questo è rappresentato dal femminicidio, che, anche se in leggero calo rispetto agli anni precedenti, dimostra di essere ancora un reato diffuso ed un problema che necessita di una risposta non solo giudiziaria, ma culturale e educativa;
    e proprio il femminicidio, l'uccisione di una donna con la quale si hanno legami sentimentali o sessuali, rappresenta la parte preponderante degli omicidi contro il genere femminile. Più dell'82 per cento dei delitti commessi a scapito di una donna, nel nostro Paese, sono classificati come femminicidi. Un numero gigantesco: oltre quattro su cinque. Negli ultimi 5 anni si registrano 774 casi di omicidio di donne, una media di circa 150 all'anno. Significa che in Italia ogni due giorni (circa) viene uccisa una donna. Il 16,1 per cento delle donne italiane, secondo lo stesso rapporto, è stato invece vittima di stalking nella maggioranza dei casi da parte di un ex partner. Le conseguenze di queste violenze a breve e lungo termine non si limitano alle lesioni patite, ma anche a stati di depressione cronica, dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol e suicidi;
    cinque anni fa c’è stato il richiamo dell'Onu al Governo: «In Italia resta un problema grave, risolverlo è un obbligo internazionale». Rashida Manjoo, Special Rapporteur delle Nazioni Unite per il contrasto della violenza sulle donne, rivolgeva al nostro Paese critiche pesanti: «Femmicidio e femminicidio sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita. In Italia, sono stati fatti sforzi da parte del Governo, attraverso l'adozione di leggi e politiche, incluso il Piano di Azione Nazionale contro la violenza, ma questi risultati non hanno però portato a una diminuzione di femminicidi e non si sono tradotti in un miglioramento della condizione di vita delle donne e delle bambine»;
    la violenza sulle donne, pur essendo un fenomeno molto diffuso, vede ben poche denunce, anche perché spesso le stesse denunce sottopongono le donne ad una diversa e più sottile forma di violenza: la violenza di non essere credute o di essere indotte a minimizzare l'offesa subita. Esse sono soggette a percosse, spintoni e abusi sessuali, ma anche vessazioni psicologiche, minacce e stalking. Oltre a riempire periodicamente le pagine di cronaca nera, la violenza sulle donne è un fenomeno vasto e dalle sfumature complesse, drammaticamente diffuso ancora a ogni latitudine. Lo dicono i numeri raccolti che tracciano una tendenza chiara, in Italia come all'estero;
    ai nostri tempi la questione dei «diritti della donna» ha acquistato un nuovo significato nel vasto contesto dei diritti della persona umana. La stessa violenza dell'uomo non si sconfigge con la violenza sull'uomo, ma sembra che in tanti anni alcuni uomini non abbiano ancora finito di scoprire questa verità elementare e trasparente: l'unità che si genera dalla differenza è la principale ricchezza dell'intero genere umano;
    diventa necessario a questo punto agire su di un doppio fronte: promuovere in tutti i modi opportuni le donne, valorizzando il femminile che c’è in loro, con un preciso processo di empowerment e contrastare ogni forma di violenza, che scaturisce spesso da uomini immaturi, prepotenti, incapaci di una apertura affettiva che li ponga su di un effettivo piano di integrazione delle differenze,

impegna il Governo:

1) ad accelerare l'adozione e l'effettiva attuazione di una rinnovata politica nazionale anti-violenza e anti-discriminazione, che tenga conto della specificità femminile anche in relazione alla maternità, agli impegni familiari, e alla tutela professionale, soprattutto in quegli ambiti in cui finora la discriminazione è stata maggiore;

2) a promuovere campagne di sensibilizzazione per politici, giornalisti, insegnanti e altre figure professionali al fine di accrescere la comprensione che la violenza femminile è una ferita profonda a tutto il sistema sociale e che la partecipazione piena, uguale, libera e democratica delle donne, nella vita politica e pubblica, è requisito indispensabile per la piena attuazione dei diritti umani delle donne;

3) ad assumere iniziative per rivedere la normativa sullo stalking e sulle molestie sessuali, che attualmente non risulta del tutto efficace per il raggiungimento degli obiettivi specifici;

4) ad assumere iniziative affinché già dal disegno di legge di bilancio 2018 si possa prevedere attraverso politiche sociali adeguate la possibilità di sostenere le donne che hanno subito violenza facilitando l'allontanamento da casa, con i figli e favorendo nuove e diverse forme di inserimento professionale, nonché agevolare la possibilità per le ragazze che desiderano lasciare la prostituzione di sottrarsi a vere e proprie forme di schiavitù e di trovare attività lavorative alternative, assicurando risorse umane, tecniche e finanziarie per la realizzazione sistematica ed efficace delle misure di contrasto della violenza contro le donne;

5) a sostenere, nell'ambito della politica internazionale e nel rapporto con i diversi Stati, i diritti delle donne attraverso misure di contrasto positive alla violenza e alla discriminazione della donna.
(1-01732)
«Binetti, Buttiglione, Cera, De Mita, Pisicchio».
(17 ottobre 2017)

   La Camera,
   premesso che:
    con la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza contro le donne e la violenza domestica, fatta ad Istanbul l'11 maggio 2011, la cui ratifica è avvenuta con la legge 27 giugno 2013, n. 77, l'Italia ha assunto l'impegno ad introdurre, nel proprio ordinamento, specifiche misure di prevenzione e di tutela giudiziaria a sostegno delle donne oggetto di atti di violenza;
    occorre proseguire nell'impegno di garantire alle donne, nel nostro Paese, pari diritti, ma, soprattutto, maggiore tutela alla luce dei troppi fatti di cronaca che nell'ultimo periodo hanno evidenziato, in maniera preoccupante, un aumento di casi di violenza contro le donne;
    le cronache, ormai quotidianamente, riportano episodi nei confronti delle donne: minacce, molestie, violenze sessuali, stupri, omicidi. Fatti che si traducono in paura e disagio per le strade, sui mezzi pubblici, nei luoghi di lavoro e nelle proprie case;
    da un attento esame del fenomeno emerge un quadro allarmante, con numeri che registrano una vera e propria carneficina;
    i reati contro le donne di violenza sessuale, domestica e i reati di atti persecutori (stalking) sono in costante aumento. Come risulta da un'indagine Istat del 2015 la violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso: 6 milioni 788 mila donne hanno subito, nel corso della propria vita, una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5 per cento delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2 per cento ha subito violenza fisica, il 21 per cento violenza sessuale, il 5,4 per cento forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subito stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri. Il 10,6 per cento delle donne ha subito violenze sessuali prima dei 16 anni. Considerando il totale delle violenze subite da donne con figli, aumenta la percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di violenza sulla propria madre (dal 60,3 per cento del dato del 2006 al 65,2 per cento rilevato nel 2014);
    le violenze contro le donne sono anche – come previsto dalla Convenzione di Istanbul – matrimonio forzato, aborto forzato e mutilazioni genitali femminili – MGF – (in Italia sono 57.000 le donne che hanno subito queste ultime (fonte lastampa.it), tutte forme di violenza ignobile di cui sono vittime sempre più ragazze minorenni;
    l'Italia è uno dei Paesi sostenitori della risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni unite di messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (2012);
    l'obiettivo è quello di introdurre nell'ordinamento italiano una tutela che, come viene sancito dalla Convenzione di Istanbul, garantisca la ferma condanna ad «ogni forma di violenza sulle donne e la violenza domestica». Riconoscendo «la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere», la Convenzione di Istanbul riconosce inoltre che «la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini»;
    con la legge n. 103 del 2017, è stata introdotto l'articolo 162-ter del codice penale che consente l'estinzione del reato per condotte riparatorie ed è possibile applicarlo anche al delitto di atti persecutori di cui all'articolo 612-bis codice penale, e tale scelta appare incomprensibile in un momento in cui si registrano, in maniera preoccupante, un aumento di casi di violenza contro le donne;
    l'Assemblea dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha designato il 25 novembre come «Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne» in cui si organizzano in tutto il mondo attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul triste fenomeno, in ricordo del caso delle tre sorelle Mirabal, violentate e uccise da uomini dell'esercito dominicano nel 1960, per ricordarle e ricordare tutte le altre milioni di vittime di violenza, che ogni anno perdono la vita;
    durante i Governi di centrodestra numerose sono state le iniziative legislative e di natura culturale volte ad affrontare la questione della lotta contro la violenza sulle donne. Dall'introduzione del reato di stalking con un Piano nazionale contro la violenza finanziato con 18 milioni di euro; al decreto-legge n. 11 del 2009 convertito dalla legge n. 38 del 2009 con cui si è introdotto l'arresto obbligatorio in flagranza di reato di violenza sessuale singola e di gruppo, nonché alla promozione di misure per rendere più difficile per i condannati per delitti a sfondo sessuale l'accesso ai benefici penitenziari, tra cui le misure alternative alla detenzione. La stessa legge ha inoltre previsto l'accesso al gratuito patrocinio, anche in deroga ai limiti di reddito ordinariamente previsti; si è inoltre previsto quale aggravante speciale dell'omicidio il fatto che esso sia stato commesso in occasione della commissione del delitto di violenza sessuale, di atti sessuali con minore e violenza sessuale di gruppo;
    dopo la prolungata assenza di un rappresentante del Governo con apposita delega sulla materia da parte del Governo in carica, non è stata avviata, a giudizio dei presentatori del presente atto di indirizzo, alcuna strategia mirata a contrastare il fenomeno della violenza sulle donne;
    i fondi stanziati nei capitoli di bilancio relativi ai diritti e alla pari opportunità sono stati trasferiti con notevole ritardo alle regioni e, nella maggior parte dei casi, se ne è persa traccia rendendo difficile per le istituzioni locali poter approntare misure ed iniziative volte al contrasto della violenza sulle donne;
    l'ultimo piano nazionale contro la violenza sulle donne è del luglio 2015 e, oltre ad una bozza delle linee strategiche, nessuna azione ha preso il via dalla sua approvazione tanto che l'Osservatorio istituito nel 2016, ad oggi, non ha prodotto alcuna relazione e nulla si sa dell'attività svolta;
    per combattere e contrastare la violenza sulle donne occorre intervenire sul piano culturale, sul piano della prevenzione e delle politiche per la sicurezza e su quello normativo per assicurare certezza della pena per i colpevoli e un sistema giudiziario veloce che incentivi le donne a denunciare e a non doversi trovare, come purtroppo accaduto ad una ragazza di Torino, doppiamente «violentate» perché i propri carnefici a causa di una giustizia lentissima sono stati lasciati liberi poiché il reato è caduto in prescrizione,

impegna il Governo:

1) a dare contezza, anche attraverso illustrazione alle Camere del nuovo Piano nazionale contro la violenza sulle donne;

2) ad assumere ogni iniziativa normativa che consenta di introdurre nell'ordinamento italiano il reato di femminicidio, affinché per reati gravi commessi a danno delle donne vi sia l'applicazione di una circostanza aggravante ad effetto speciale che aumenti la pena dalla metà fino a due terzi;

3) ad assumere ogni iniziativa normativa che consenta di escludere l'applicazione dell'istituto introdotto dall'articolo 162-ter del codice penale, relativo all'estinzione del reato per condotte riparatorie, al delitto di atti persecutori previsto e punito dall'articolo 612-bis del codice penale;

4) ad assumere ogni iniziativa normativa che comporti un deciso aumento della pena massima del delitto di atti persecutori di cui all'articolo 612-bis codice penale, oggi punito, nel massimo, con la pena della reclusione fino a cinque anni;

5) ad assumere ogni iniziativa normativa che consenta la non applicazione dei riti speciali, rito abbreviato e applicazione della pena su richiesta delle parti, nei confronti di coloro che abbiano commesso reati gravi nei confronti delle donne;

6) ad assumere iniziative normative per escludere il ricorso ai sistemi alternativi di risoluzione delle controversie, quali mediazione e conciliazione, nei casi di violenza commessa a danno delle donne, in quanto presuppongono una situazione di parità delle parti, ontologicamente esclusa nelle situazioni di violenza;

7) a riferire semestralmente al Parlamento con quali modalità, frequenza e consistenza vengano spesi i fondi per i diversi interventi, tra cui il suddetto piano di azione nazionale, in ordine al fenomeno delle violenze contro le donne, compresi quelli destinati ai centri antiviolenza;

8) ad assumere iniziative normative per modificare il codice di procedura penale in modo tale da consentire, nella maggior parte dei reati commessi contro le donne, l'applicazione automatica della misura della custodia cautelare in carcere, nonché garantire la priorità assoluta nella formazione dei ruoli di udienza e nella trattazione dei relativi processi, affinché non accada che reati similari, come avvenuto, vadano in prescrizione;

9) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per eliminare disparità locali e regionali in ordine alla qualità, quantità e numero di servizi di protezione nei confronti delle donne vittime di violenza;

10) a prevedere un piano di formazione nelle scuole per prevenire la violenza sulle donne;

11) ad assumere iniziative per promuovere, in vista del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica che consenta di affrontare in modo serio e deciso il fenomeno della violenza sulle donne.
(1-01733)
«Saltamartini, Castiello, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Simonetti».
(17 ottobre 2017)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. – Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione oltre 4.500 docenti sono entrati in classe con un nastrino tricolore sugli abiti;
   850 professori si sono lanciati in uno sciopero della fame e molti di loro hanno realizzato attività con gli alunni per «parlare di migranti, profughi» e del «senso della proposta dello ius soli»;
   secondo quanto riportato da IlGiornale.it, «Nella scuola secondaria di primo grado a Conegliano d'Alba, Antonio Itta, anziché trasmettere nozioni su matematica, geografia o chissà che altro, ha letto ai suoi scolari il libro  «La frontiera»  di Alessandro Leogrande. All'istituto Collodi di Perugia, invece, i docenti hanno affisso uno striscione all'ingresso con la scritta  «maestre per la cittadinanza»  (...) Neppure le scuole dell'infanzia sono state risparmiate dalla propaganda pro immigrazione (...) Per non farsi mancare nulla, ai pargoli sono stati messi dei braccialetti tricolore per dire che in questa scuola siamo tutti italiani. (...) Perché nel mondo che vogliamo nessuno è straniero. (...). Per non farsi mancare nulla, ai pargoli sono stati messi dei braccialetti tricolore per dire che in questa scuola siamo tutti italiani. (...) Perché nel mondo che vogliamo nessuno è straniero. Nessuno. All'ingresso dell'istituto (Don Milani-Colombo di Genova) gli studenti hanno trovato uno striscione con alcune parole del parroco contro chi divide  «il mondo in italiani e stranieri»;
   è grave, a giudizio degli interroganti, che tali argomenti vengono trattati nelle scuole elementari, dove i ragazzi sono particolarmente recettivi ai messaggi dei maestri, invece che, ad esempio, nelle scuole superiori, con studenti che hanno un relativo senso critico su certi argomenti, sanno discernere ed eventualmente dibattere e replicare; la propaganda deve restare fuori dalle aule;
   anche molti genitori ritengono tali iniziative manifestamente di carattere politico un fatto inaccettabile, specie per l'adesione tutt'altro che volontaria e consapevole dei propri figli –:
   se e quali iniziative di competenza, anche di natura disciplinare, il Ministro interrogato intenda adottare nei confronti degli insegnanti che utilizzano il proprio ruolo – che ad avviso degli interroganti dovrebbe essere super partes – per propagandare una legge oggettivamente controversa ed influenzare piccole menti in crescita. (3-03304)
(17 ottobre 2017)

  RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO e TOTARO. – Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:
   negli ultimi mesi nella scuola italiana si stanno introducendo importanti cambiamenti;
   in primo luogo, nelle scuole elementari è stata disposta l'abolizione del voto in condotta, che dovrà essere sostituito da un più astratto «giudizio»;
   i docenti, inoltre, dovranno essere affiancati da tutor per la progettazione dei percorsi di alternanza scuola lavoro, rispetto ai quali, peraltro, gli studenti stanno manifestando proprio in questi giorni la loro insoddisfazione;
   il percorso di istruzione secondaria superiore, poi, sarà ridotto a quattro anni in luogo degli attuali cinque;
   nessuna nuova efficace iniziativa si registra, invece, sul fronte dell'edilizia scolastica; è di questi giorni la notizia di nuovi crolli in alcuni edifici scolastici e gli investimenti per le ristrutturazioni e la messa in sicurezza delle scuole, già insufficienti, marciano a rilento;
   in questo contesto si segnala che è stato insediato un gruppo di lavoro dal Ministro interrogato per rivedere le indicazioni relative all'utilizzo o meno di telefoni cellulari e tablet durante le lezioni, proibito da una circolare del 2007; una revisione di tale disciplina potrebbe produrre un risultato dirompente rispetto alla didattica seguita sinora negli istituti scolastici –:
   se non ritenga che l'utilizzo dei citati dispositivi elettronici durante le lezioni da parte degli studenti possa disturbare il regolare svolgimento del percorso didattico. (3-03305)
(17 ottobre 2017)

  SCAGLIUSI, SIMONE VALENTE, PESCO, LUIGI DI MAIO, TONINELLI, DI BATTISTA, MANLIO DI STEFANO, SPADONI, GRANDE e DEL GROSSO. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   le elezioni regionali siciliane del 5 novembre 2017 sono un momento di vitale importanza per la comunità territoriale interessata e per l'intera nazione;
   in presenza di diversi candidati «impresentabili» – ricompresi nelle liste che sostengono gli aspiranti presidenti della giunta regionale sia della coalizione di centrodestra che di centrosinistra – desta particolare preoccupazione ai fini della regolarità del voto;
   vi sono personaggi colpiti da accuse gravissime. Solo per citare le più eclatanti: un notaio sotto processo con l'accusa di aver rogato atti pubblici falsi per favorire un'organizzazione criminale; si registrano, altresì, utilizzo improprio di fondi per la formazione professionale, adulterazione delle acque, frode nell'esercizio del commercio, falsa testimonianza, estorsione. Nei giorni scorsi un candidato è stato addirittura arrestato;
   l'aspetto più preoccupante è che vi sono anche numerosi casi di candidati sotto inchiesta per reati legati specificamente al procedimento elettorale: molti sono colpiti da accuse come truffa aggravata, corruzione elettorale e voto di scambio. Si tratta di situazioni che tipicamente conducono ad un'atmosfera di intimidazione nei confronti della cittadinanza che turba il regolare svolgimento della competizione elettorale;
   casi preoccupanti di inquinamento del procedimento elettorale si verificano da tempo in Italia e nulla lascia presagire che le imminenti elezioni siciliane, data la loro primaria rilevanza anche dal punto di vista nazionale, saranno libere da inquinamenti estranei alle logiche proprie di una competizione in un Paese democratico;
   soprattutto alla luce di quanto sino ad ora esposto, l'attività di monitoraggio elettorale costituisce una componente fondamentale della politica dell'Unione europea ed essa ha avuto e ha ad oggetto eventi elettorali di tutti i Paesi, a prescindere dal loro tasso di sviluppo democratico, come avvenuto recentemente in Stati Uniti ed in Gran Bretagna;
   preme segnalare, infine, che a luglio 2016 con decisione unanime, i 57 Paesi membri dell'Osce hanno conferito all'Italia la presidenza per l'anno 2018. Sarebbe importantissimo, anche in vista dell'anno di presidenza italiana, dare l'esempio e far monitorare le elezioni siciliane, visto che il nostro Paese sarà già impegnato ad ospitare il 24 e 25 ottobre 2017 proprio a Palermo una conferenza Osce che avrà come tema il Mediterraneo –:
   se il Governo non ritenga di adottare tempestivamente iniziative, anche normative, per avanzare all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) la richiesta di invio di osservatori elettorali in occasione delle prossime elezioni regionali siciliane del 5 novembre 2017, al fine di assicurare la loro presenza presso gli uffici elettorali di sezione. (3-03306)
(17 ottobre 2017)

  SOTTANELLI, FRANCESCO SAVERIO ROMANO, ZANETTI, ABRIGNANI, AUCI, BORGHESE, D'AGOSTINO, D'ALESSANDRO, FAENZI, GALATI, MARCOLIN, MERLO, PARISI, RABINO e VEZZALI. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato dal sito del programma Cordis dell'Unione europea, nei laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso è in corso la predisposizione dell'esperimento «Sox», che da aprile 2018 utilizzerà una potente sorgente radioattiva di cerio 144 proveniente da un combustibile radioattivo di un reattore nucleare russo;
   l'esperimento, frutto di una collaborazione internazionale, verrà sviluppato con l'obiettivo di scovare neutrini particolari, detti «sterili», con il principale rivelatore di neutrini oggi in funzione al mondo, Borexino;
   secondo le notizie di stampa la sorgente radioattiva, di proprietà francese, sarà incapsulata nel più grande contenitore di tungsteno mai prodotto e verrà trasportata dalla Russia attraverso la Francia fino ai laboratori;
   i cittadini segnalano forti preoccupazioni sulla vicenda, visto che i laboratori sorgono nel Parco nazionale, territorio ad alto rischio sismico, e l'acqua del Gran Sasso rappresenta l'unica fonte di approvvigionamento idrico per 700 mila cittadini;
   il decreto legislativo n. 152 del 2006 vieta di stoccare sostanze radioattive nelle vicinanze dei punti di captazione;
   l'8 maggio 2017 a causa di un presunto caso di inquinamento dell'acqua proveniente dall'invaso del Gran Sasso per la presenza di sostanze tossiche come il toluene, l'azienda sanitaria locale di Teramo ha adottato per 12 ore un provvedimento di non potabilità;
   il sopra citato episodio ha messo in evidenza la situazione di interferenza tra l'acquifero, le gallerie autostradali e i laboratori che sono a stretto contatto con gli acquedotti di Teramo e L'Aquila;
   a seguito dell'episodio la regione Abruzzo ha attivato un protocollo sulla sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso e ha dichiarato di non essere stata messa a conoscenza della predisposizione dell'esperimento «Sox», chiedendone la sospensione;
   la necessità di chiarimenti in merito a quanto esposto appare pertanto urgente, anche in considerazione dei rischi rilevanti per la sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso –:
   se il Governo sia in possesso di informazioni sulla vicenda esposta in premessa e se intenda fornirle in maniera dettagliata in considerazione delle forti criticità e preoccupazioni in merito ai livelli di tutela delle acque e ai potenziali rischi ambientali e per la salute, al fine di assicurare adeguate misure di tutela e di intervento per la sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso. (3-03307)
(17 ottobre 2017)

  CATANIA. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   nell'aprile 2007 il comune di Magliano Romano autorizza una discarica di inerti (137 codici cer, molti dei quali non sono inerti), il cui esercizio è successivamente ceduto ad Idea4 srl che nel luglio 2014 richiede la riclassificazione a discarica di rifiuti speciali. Su tale richiesta la regione non si è ancora espressa;
   i cittadini animano associazioni e comitati opponendosi alla riclassificazione e alle successive autorizzazione della regione, vincendo al tribunale amministrativo regionale ognuno dei sette ricorsi presentati (nuovi codici cer, impianto di trattamento del percolato, tre deroghe ai valori limite di ammissibilità dei rifiuti);
   i comuni dell'area con deliberazioni e sedute congiunte hanno rigettato il progetto e 18.000 firme contro la discarica sono depositate al protocollo della regione;
   nel febbraio 2017 l'Associazione ecologica Monti Sabatini ha inviato due diffide, chiedendo di annullare alcune delibere regionali;
   giornali e televisioni nazionali si sono occupati della discarica che insiste su un terreno di elevatissimo pregio paesaggistico e ambientale ed è a monte, nello stesso bacino idrogeologico, del Parco del Treja e dell'area sic/zps «Fosso Cerreto»;
   sul tema sono state presentate cinque interrogazioni al Consiglio regionale ed un'interrogazione parlamentare (la n. 4-13586).Quest'ultima evidenzia criticità nella conduzione della discarica di inerti, con particolare riguardo alla gestione del percolato e di 64.000 metri cubi di rifiuti inerti, alla presenza di un dissabbiatore fuori dal perimetro di discarica autorizzato, all'eliminazione nelle immediate vicinanze di ettari di bosco (vincolo paesistico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004), all'inquinamento elettromagnetico per gli operatori, all'interferenza con le aree di connessione primaria della rep provinciale e le aree contigue del Parco di Veio, alle ripercussioni su habitat e specie del sic/zps e sul lago superficiale di falda;
   l'elevato flusso di calore geotermico potrebbe portare ad uno sminuimento delle caratteristiche fisiche del livello di impermeabilizzazione della discarica, con diffusione del percolato nelle falde acquifere;
   l'asfaltatura della strada che conduce alla discarica dalla strada provinciale 14 sembrerebbe eseguita senza autorizzazioni;
   Idea4 srl non risulterebbe aver avuto, nei primi 8 anni di gestione della discarica, un rapporto lavorativo regolare con il personale dipendente –:
   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire il rispetto dei vincoli paesaggistici e di salvaguardare la citata area sic/zps «Fosso Cerreto», adiacente a quella sulla quale insiste la discarica. (3-03308)
(17 ottobre 2017)

  PALMA, BRATTI, BORGHI, STELLA BIANCHI, BRAGA, CARRESCIA, COMINELLI, SALVATORE PICCOLO, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   nella discarica gestita dalla società Resit situata nel comune di Giugliano (Napoli), località Scafarea, si riscontra la presenza contemporanea di più siti inquinati e/o potenzialmente inquinati concentrati in un ambito territoriale molto ristretto caratterizzato da cave dismesse;
   tale zona, dove è stata individuata la cosiddetta «area vasta Masseria del Pozzo-Schiavi», a 2 chilometri da Giugliano si estende su una superficie complessiva di circa 210 ettari e comprende, oltre alla discarica Resit, anche altri siti;
   la Resit, che nel complesso occupa una superficie totale di circa 59.000 metri quadrati ed ha ricevuto una volumetria di rifiuti sversati pari a circa 1.000.000 metri cubi, è suddivisa in due aree, la cava Z e la cava X;
   la cava X, in attività fino al 2004, costituisce un esempio eclatante di come il gestore di una discarica abbia potuto perpetuare una gestione illegale dei rifiuti, che ha provocato una violenza del territorio ed un'alterazione profonda dell'assetto morfologico naturale del sito stesso;
   le operazioni finalizzate al recupero ambientale dell'area vasta hanno richiesto il contributo delle istituzioni preposte per un'approfondita ricostruzione della condizione del sito e del programma di messa in sicurezza e bonifica;
   il 27 luglio 2016 si è finalmente inaugurato il cantiere per la bonifica Resit;
   allo stato attuale risultano effettuati il 40 per cento degli interventi per la messa in sicurezza dell'area, con lavori che hanno riguardato principalmente la risagomatura dei rifiuti nei due corpi di discarica, la stesura, saldatura e posizionamento dei teli e dei geocompost sia in sommità che sulle pendici, l'accumulo in cantiere del terreno necessario per il capping di terreno da posizionare sopra il pacchetto di impermeabilizzazione;
   si è proceduto alla perforazione dei pozzi di biogas e di percolato e ad un primo monitoraggio ambientale delle acque di falda e del percolato;
   il 1o settembre 2017, per quanto consta agli interroganti, il responsabile unico del procedimento della Sogesid ha comunicato la revoca delle autorizzazioni nei confronti del personale Italrecuperi autorizzato;
   sono insorti problemi tra i soggetti responsabili del cantiere con l'apertura, per quanto consta agli interroganti, di un contenzioso giudiziario che vede coinvolte Sogesid, quale stazione appaltante, la capofila Treerre e la Italrecuperi, che rischia di paralizzare il prosieguo delle attività di bonifica –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere nell'interesse delle popolazioni interessate per assicurare la ripresa dei lavori di messa in sicurezza del sito, scongiurando il blocco delle attività nonché il rischio di ulteriori danni ambientali in un'area già compromessa.
(3-03309)
(17 ottobre 2017)

  SCOPELLITI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, prevede all'articolo 4 l'istituzione di un'Agenzia per la somministrazione del lavoro portuale e per la riqualificazione professionale;
   tale misura è concepita dal legislatore come speciale e transitoria, in quanto destinata ad operare per la durata massima di tre anni;
   l'istituzione della suddetta agenzia riguarda i porti in cui l'80 per cento delle movimentazioni di merci tramite container avvenga o comunque sia avvenuta transhipment negli ultimi cinque anni e persistano da almeno un quinquennio situazioni di crisi aziendale o cessazioni delle attività terminalistiche;
   la norma prevede che l'agenzia svolga funzioni di supporto alla collocazione professionale dei lavoratori iscritti nei propri elenchi, anche attraverso la loro formazione professionale in relazione alle iniziative economiche ed agli sviluppi industriali dell'area di competenza dell'autorità di sistema portuale;
   l'istituzione di tale organo costituisce una risposta all'esigenza di sostenere i livelli occupazionali in attesa dell'ampliamento infrastrutturale e della riconversione industriale nei principali hub interessati dalla crisi del trasbordo;
   tale agenzia sarebbe dovuta essere costituita nel porto di Gioia Tauro, ma ad oggi essa non è ancora operativa nonostante l'approvazione del regolamento interno per la chiamata al lavoro e la formazione degli operai;
   a distanza di due mesi dal licenziamento dei lavoratori della società Medcenter container terminal (società che gestisce il porto di Gioia Tauro) non sono state avviate procedure atte a supportare i lavoratori –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di rendere operativa l'Agenzia di somministrazione del lavoro portuale del porto di Gioia Tauro, rendendo così effettiva la sua funzione a supporto dei lavoratori del porto medesimo.
(3-03310)
(17 ottobre 2017)

  CERA, BUTTIGLIONE, BINETTI e DE MITA. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   il potenziamento dei collegamenti stradali in provincia di Foggia è atteso da più di quarant'anni;
   il Gargano rappresenta da solo il 40 per cento delle presenze turistiche che ogni anno si rilevano in Puglia, registrando nei periodi estivi un considerevole aumento di auto, camper e mezzi di trasporto;
   purtroppo, la sua rete stradale è ferma a un sistema viario datato e non più rispondente ai tempi odierni, per questo ogni anno è altissimo il numero di incidenti che si registrano su queste strade, specialmente nel periodo estivo;
   in particolare non è facile raggiungere le località turistiche più rinomate, Vieste e Peschici, che hanno due sole strade: la strada statale 89 e la «scorrimento veloce» del Gargano. Entrambe, però, si fermano lontane dalla meta, la prima a Mattinata, la seconda a Vico del Gargano, ovvero a circa 40 chilometri da Vieste –:
   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di rispondere all'esigenza di completare i collegamenti stradali, realizzando gli ultimi tratti che riguardano la «scorrimento veloce» e la strada statale 89.
(3-03311)
(17 ottobre 2017)

  DURANTI, QUARANTA, LAFORGIA, RICCIATTI, FERRARA, SIMONI, ZARATTI, KRONBICHLER, FORMISANO, MARTELLI, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, MATARRELLI, SANNICANDRO, SPERANZA, SCOTTO, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, FRANCO BORDO, BOSSA, CAPODICASA, CIMBRO, D'ATTORRE, EPIFANI, FAVA, FOLINO, FONTANELLI, FOSSATI, CARLO GALLI, LACQUANITI, LEVA, PIERDOMENICO MARTINO, MELILLA, MOGNATO, MURER, NICCHI, PIRAS, RAGOSTA, ROSTAN, STUMPO, ZACCAGNINI e ZOGGIA. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:
   la gara bandita per l'aggiudicazione del complesso industriale del gruppo Ilva si è conclusa in data 5 giugno 2017 con la firma da parte del Ministero dello sviluppo economico del relativo decreto di autorizzazione dei commissari straordinari del gruppo Ilva a procedere all'aggiudicazione dei complessi aziendali del gruppo Ilva s.p.a. ad Am Investco Italy s.r.l., gruppo costituito da Arcelor Mittal Italy holding s.r.l. e Marcegaglia carbon steel s.p.a.;
   in una nota del 5 giugno 2017 il Ministero dello sviluppo economico dava notizia che si sarebbe aperta una fase negoziale tra i commissari straordinari e l'aggiudicatario Am Investco, finalizzata ad ottenere eventuali miglioramenti dell'offerta. Tra le priorità indicate nel decreto ministeriale, sulle quali i commissari straordinari avrebbero dovuto svolgere la negoziazione, vi era quella dell'occupazione;
   alla vigilia dell'incontro con le rappresentanze sindacali Am Investco ha reso note le condizioni sulla base delle quali intende procedere al closing, prevedendo esuberi per 4.200 dipendenti, mentre per i 9.930 dipendenti che transiterebbero dall'attuale gestione commissariale alla nuova proprietà non verrebbero riconosciuti i precedenti accordi integrativi, producendo una riduzione annuale dell'emolumento complessivo percepito stimabile in 6.000-7.000 mila euro;
   inoltre, poiché questi lavoratori verrebbero assunti ex novo dalla nuova proprietà, ad essi si applicherebbero le norme di cui al decreto legislativo n. 23 del 2015, che ha, di fatto, destrutturato le precedenti tutele previste per i lavoratori, in particolare per quanto riguarda l'ipotesi dei licenziamenti collettivi;
   tale situazione ha suscitato una fortissima reazione da parte delle rappresentanze sindacali perché comprime i diritti acquisiti dei lavoratori, precarizza il rapporto di lavoro per quei lavoratori che saranno riassunti dal nuovo soggetto acquirente e, soprattutto, perché suscita dubbi il piano di eventuale reimpiego previsto per i lavoratori in esubero, con particolare riferimento a quelli attualmente impiegati negli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e Milano, per i quali non è chiaro come avverrebbe l'eventuale reimpiego nelle attività di bonifica;
   l'incontro del 9 ottobre 2017 tra Governo, soggetto acquirente e parti sociali è stato annullato per l'irrigidimento della posizione da parte del soggetto acquirente in relazione al rispetto delle condizioni dettate dall'accordo di luglio 2017 –:
   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di garantire il rilancio industriale e la tutela occupazionale dei 14.000 lavoratori dell'Ilva di Taranto, di Genova, di Novi Ligure e Milano alla luce di quanto descritto in premessa.
(3-03312)
(17 ottobre 2017)

  FASSINA, PANNARALE, PASTORINO, DANIELE FARINA, AIRAUDO, CIVATI, MARCON, FRATOIANNI, BRIGNONE, COSTANTINO, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, ANDREA MAESTRI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PELLEGRINO e PLACIDO. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:
   la Am Investco ha vinto la gara per l'acquisto degli stabilimenti dell'Ilva ed ha comunicato il piano industriale, che prevede di impiegare 9.930 dipendenti Ilva: 7.600 a Taranto, 900 a Genova, 700 a Novi Ligure, 160 a Milano e infine 240 in altre sedi; in questo modo la Am Investco prevede un esubero di 4.000 lavoratori;
   a Genova si prevede un esubero del 40 per cento della forza lavoro nell'impianto di Cornigliano, che passerà da 1.499 impiegati a 900; a Taranto gli esuberi previsti sono 2.900, pari al 28 per cento dell'attuale forza lavoro;
   secondo la Am Investco i dipendenti che resteranno in servizio non avranno diritto ad un trattamento in continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto attualmente, non avranno garantito né il trattamento economico maturato né l'anzianità di servizio, né il contratto di secondo livello, ma ai lavoratori verrebbe proposto un nuovo contratto ex novo di Job Act senza le garanzie dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori;
   i sindacati dei metalmeccanici hanno risposto immediatamente con uno sciopero, lunedì 9 ottobre 2017, in coincidenza con l'incontro al Ministero dello sviluppo economico, fissato per discutere il piano dell’Am Investco;
   lunedì 9 ottobre 2017 l'incontro previsto al Ministero dello sviluppo economico è stato annullato, in quanto nel piano industriale di Am Investco, a detta del Ministro interrogato, le garanzie per i lavoratori erano insufficienti, mentre Am Investco si era impegnata a rispettarle integralmente;
   il Governo è chiamato a dare risposte chiare: rifiutare l'offerta di Arcelor-Mittal, irricevibile per gli esuberi previsti; riprendere il controllo di Ilva per costruire un piano industriale serio ed efficace per l'intera siderurgia nazionale da Piombino alla Ast di Terni, fino all'Ilva, dato che fino ad oggi si è di fronte a una svendita liquidatoria di aziende decisive di un settore strategico dell'economia nazionale, quale è la siderurgia;
   è necessario definire un vero piano industriale su due assi prioritari: l'esclusione di licenziamenti e di qualsiasi azione che intacchi i diritti dei lavoratori, nonché la salvaguardia della salute e dell'ambiente –:
   se non ritenga necessario chiarire perché i commissari di Ilva, in stretta relazione con il Governo, hanno sottoscritto il protocollo con Arcelor-Mittal nel quale sono descritti gli obiettivi definiti ex post irricevibili dal Ministro interrogato e definire un adeguato piano industriale per l'Ilva e l'intera siderurgia.
(3-03313)
(17 ottobre 2017)

  SQUERI. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:
   gli organi di informazione hanno in questi giorni riportato la notizia secondo la quale sarebbe intenzione del Governo inserire nella manovra di bilancio la sanzione per chi non accetterà pagamenti tramite carte di debito e di credito, anche di piccolo importo;
   questa misura, laddove confermata, avrebbe un impatto fortemente negativo su tutti gli operatori economici che vedrebbero i loro profitti, soprattutto per i consumi di piccola entità, assorbiti in parte rilevante dagli oneri per i costi bancari;
   ciò rischia di vanificare i primi segnali di ripresa e di incidere su prezzi e consumi al dettaglio;
   di fatto nel nostro Paese si sono fatti rilevanti progressi in termini di diffusione della moneta elettronica: il numero dei pos installati pari a 2,2 milioni è oggi superiore a quello dei pos installati in Francia (1,5 milioni) e in Germania (1,2 milioni) e anche il numero delle transazioni effettuate con carte di pagamento (di credito e di debito e prepagate) è cresciuto in misura molto significativa, passando da 1,7 miliardi di operazioni nel 2011 a oltre 3 miliardi di operazioni nel 2013;
   la recente riduzione delle commissioni interbancarie, per effetto della normativa comunitaria, non si è ancora tradotta in una contestuale, effettiva riduzione delle commissioni pagate dalle imprese di piccole dimensioni e dotate di scarso potere contrattuale nei confronti del sistema bancario –:
   se il Governo non ritenga opportuno, prima di introdurre vincoli e sanzioni per i soggetti che non accettano pagamenti con carte di debito o di credito, procedere con misure che favoriscano l'effettivo abbassamento dei relativi costi bancari e commissioni pagati dalle imprese, in modo che la gestione del pos non rappresenti un ulteriore onere gravante sugli operatori, in particolare di piccole dimensioni.
(3-03314)
(17 ottobre 2017)

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