Organo inesistente

XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 1012-A-bis


RELAZIONE DELLE COMMISSIONI PERMANENTI
VI (FINANZE) E XI (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
presentata alla Presidenza il 13 giugno 2013
(Relatore: FEDRIGA, di minoranza)
sul
DISEGNO DI LEGGE
presentato dal presidente del consiglio dei ministri
(LETTA)
dal ministro dell'interno
(ALFANO)
dal ministro dell'economia e delle finanze
(SACCOMANNI)
e dal ministro del lavoro e delle politiche sociali
(GIOVANNINI)
Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2013, n. 54, recante interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo
Presentato il 21 maggio 2013


      

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Onorevoli Colleghi! Il testo approvato dalla maggioranza nelle Commissioni VI e XI non può ritenersi in alcun modo soddisfacente, perché delude le attese dell'opinione pubblica. Il provvedimento, così come formulato, risulta caratterizzato da una logica emergenziale, è privo di una visione strategica e programmatica, incapace di fornire ai cittadini prospettive di medio-lungo periodo, nel segno di una complessiva incertezza sugli interventi e sulle coperture.
      Le promesse coraggiose, formulate dal Presidente del Consiglio dei ministri nel suo discorso di insediamento, si sono rivelate puro fumo negli occhi, considerate le misure contenute nel presente decreto-legge. Svanisce la speranza di vedere finalmente realizzato un sostegno concreto alle imprese e ai lavoratori. Sono interventi palliativi che tamponano situazioni di impellenza, rinviando il problema. Nessuna azione strutturale volta ad alleggerire il carico fiscale su cittadini, imprese e lavoratori. È tanto vero questo, che il provvedimento è stato definito un «decreto ponte», in attesa del «decreto del fare». Ma il tempo stringe e la ripresa economica stenta a partire. Da tre anni il saldo tra la «natalità» e la «mortalità» delle aziende italiane è sempre negativo. Gli ultimi dati registrano che nel primo trimestre dell'anno in corso la crisi ha fatto chiudere 31.351 imprese, il saldo peggiore dal 2004. Per questo, cari colleghi, riteniamo non ci fosse bisogno di un decreto «interlocutorio», che facesse credere e sperare chissà che.
      Sull'IMU, ad esempio, il provvedimento si limita a prevedere una sospensione del versamento della prima rata 2013, in scadenza il 16 giugno, fino al 16 settembre prossimo, nelle more di una complessiva riforma della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, sulla base di taluni principi esplicitati. Ma la sospensione non riguarda tutti gli immobili, bensì solo quelli adibiti ad abitazione principale, i terreni, i fabbricati agricoli, gli immobili delle cooperative edilizie e le cosiddette case popolari. Avevamo presentato una serie di proposte di modifica di assoluto buon senso, prive di demagogia e volte ad un sostanziale e responsabile miglioramento del testo. Dette proposte emendative, recependo le istanze palesate dai soggetti auditi nel corso del dibattito, miravano ad allargare l'operatività della sospensione dell'IMU, soprattutto a favore delle imprese e delle categorie disagiate, come ad esempio l'esenzione dall'imposta municipale propria degli immobili concessi in comodato d'uso gratuito ai familiari fino al primo grado del proprietario; o l'esclusione dei fabbricati ad uso produttivo, tenuto conto – come emerso dal ciclo di audizioni – dell'ininfluenza, per le aziende in crisi, di un intervento che si limiti a disporre la deducibilità dell'IMU dall'IRES, in quanto le aziende, non producendo utili, non possono di fatto usufruire di tale deduzione. Nel senso indicato era anche l'emendamento volto a delineare, tra le linee guida delle future norme in materia di tasse sugli immobili, l'esenzione per la prima casa, per le imprese e per i terremotati del 2012. Purtroppo, con rammarico, dobbiamo constatare che un atteggiamento di preclusione e ostativo è stato tenuto dalla maggioranza parlamentare e dal Governo nei confronti di siffatte proposte. Pregiudizio dimostrato anche nella dichiarazione di ammissibilità e di inammissibilità dei nostri emendamenti, a nostro parere basata su mera opportunità politica e secondo criteri illogici e aleatori, che ha portato a valutare diversamente ai fini dell'ammissibilità emendamenti di analogo tenore. Riteniamo, inoltre, grave che Governo e maggioranza parlamentare prendano in giro i cittadini sulle reali intenzioni in merito alla tassazione della prima casa. Il nostro emendamento, che proponeva di inserire tra i criteri cui attenersi nella riforma della disciplina fiscale sul patrimonio immobiliare l'esenzione della prima casa da qualunque tassazione, era una proposta a costo zero che non necessitava di alcuna copertura finanziaria immediata, coerente con l'impostazione del decreto e, soprattutto, in linea con gli annunci programmatici del Governo. Votando contro il nostro emendamento, Esecutivo e maggioranza parlamentare hanno manifestato l'inganno messo in atto a danno dei cittadini.
      Anche l'intervento di contenimento dei costi della politica di cui all'articolo 3, relativo al divieto per i membri dell'Esecutivo che siano anche parlamentari in carica di cumulare il trattamento stipendiale spettante in quanto componenti del Governo con l'indennità parlamentare ovvero con il trattamento economico in godimento se dipendenti pubblici, appare approssimativo e superficiale. Ci si era dimenticati dei viceministri, categoria invece rientrante nell'ambito di applicazione del divieto in quanto completamente equiparata a quella dei sottosegretari; svista rimediata con l'approvazione del nostro emendamento anche se, in un primo momento, relatori e rappresentante del Governo avevano espresso parere contrario, a conferma di un'avversione strumentale nei riguardi di ogni ipotesi di modifica da noi avanzata e della loro genericità nell'affrontare questioni rilevanti. Restano infatti ancora esclusi dal divieto di cumulo i membri del Governo che non sono parlamentari, i cosiddetti «tecnici».
      Non meno critici possiamo essere sugli interventi in materia di ammortizzatori sociali in deroga, ritenendo le risorse destinate al loro finanziamento sia totalmente inadeguate, stante la situazione di crisi, sia dannose per la ripresa economica e produttiva.
      Il denaro stanziato con il decreto all'esame è sufficiente, a malapena, a garantire l'ammortizzatore in deroga sino alla fine di luglio. Gli assessori al Lavoro delle Regioni, che ricevono le richieste ed erogano il denaro, durante l'audizione di rappresentanti della Conferenza delle regioni, hanno lanciato l'allarme, secondo il quale manca ancora almeno un miliardo di euro per coprire il fabbisogno dell'intero 2013. Non solo; sono discutibili anche le fonti di copertura utilizzate. In primo luogo, le risorse vengono reperite sottraendole a quelle destinate alla formazione professionale, secondo il meccanismo, distorto e controproducente per l'occupazione, di utilizzare stanziamenti necessari ad interventi di politiche attive per sostenere le politiche passive di puro sostegno al reddito. In secondo luogo si va ad attingere allo stanziamento previsto per lo sgravio sui premi di produttività, il che incide negativamente sul costo del lavoro e, indirettamente, sull'occupazione. Avevamo predisposto emendamenti volti ad incrementare le risorse degli ammortizzatori in deroga mediante l'introduzione di un contributo di perequazione sui trattamenti pensionistici, nonché fissando un limite massimo alle pensioni erogate dalle gestioni previdenziali pubbliche in base al sistema retributivo. È stata bocciata anche questa proposta. Eppure è evidente che la copertura finanziaria per interventi prioritari debba essere reperita attraverso la riduzione della spesa pubblica e non già attraverso la riduzione delle risorse destinate al lavoro e alle imprese.
      Per le ragioni sopraesposte, rimaniamo critici ed insoddisfatti sull'impostazione del decreto-legge all'esame. Tuttavia, comprendendo l'importanza degli interventi da esso recati e condividendone le finalità, auspichiamo un miglioramento del provvedimento con l'approvazione dei nostri emendamenti e, per questo motivo, non abbiamo ritenuto necessario presentare un testo alternativo.

Massimiliano FEDRIGA
Relatore di minoranza

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