Organo inesistente

XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 331-927-A-bis


RELAZIONE DELLA II COMMISSIONE PERMANENTE
(GIUSTIZIA)
presentata alla Presidenza il 19 giugno 2013
(Relatore: MOLTENI, di minoranza)
sulle
PROPOSTE DI LEGGE
n. 331, d'iniziativa dei deputati
FERRANTI, ORLANDO, ROSSOMANDO, SPERANZA, MIGLIORE, SERENI, AMICI, AMODDIO, BARETTA, BARGERO, BENAMATI, BIONDELLI, BOCCI, CAUSI, CENNI, D'INCECCO, FEDI, FIORONI, FONTANELLI, GRASSI, LEGNINI, MARCHI, MARTELLA, MARTELLI, MIOTTO, MORETTI, QUARTAPELLE PROCOPIO, REALACCI, ROSATO, TULLO, VAZIO, VERINI, ZARDINI
Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili
Presentata il 18 marzo 2013
e
n. 927, d'iniziativa del deputato COSTA
Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili
Presentata il 13 maggio 2013


      

torna su
Onorevoli Colleghi! La maggioranza mette in atto, con questo provvedimento, un reticolo di norme tutte tese a provocare dei gravi danni al «sistema giustizia», inteso nella sua complessità, in primis ai cittadini e in secondo luogo a tutte le forze di polizia che ogni giorno garantiscono, e ci garantiscono, la sicurezza del territorio. In questo senso quale minoranza riteniamo inutile e pericoloso, oltre che audacemente neghittoso, non comprendere la «delusione» che trarrebbero dall'introduzione di queste norme, le forze dell'ordine e di tutti coloro che garantiscono la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari.
      Per questa minoranza è un provvedimento improntato a mera finalità di riduzione del numero dei detenuti ristretti nelle carceri italiane, e ciò avviene attraverso l'articolo 1 della proposta di legge che prevede una delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi al fine di individuare, per i delitti puniti con la reclusione non superiore nel massimo a sei anni, come pena principale, la detenzione presso il proprio domicilio. Tale articolo avrà l'effetto di rimettere in libertà delinquenti che verosimilmente non hanno intrapreso o comunque interrompono un percorso di rieducazione e con alta probabilità torneranno a delinquere.
      È un provvedimento errato nell’an perché il disegno di legge in discussione è «figlio» di quella cultura «buonista», di quella cultura indultiva che non è la cultura di cui ha bisogno il nostro Paese. Questo provvedimento è sbagliato perché è la certificazione chiara e lampante del fallimento dei provvedimenti adottati nel passato dal 2006 in poi. Dall'indulto, voluto dal Governo Prodi e votato dalla maggioranza che all'epoca sosteneva il Governo Prodi, ad eccezione della Lega Nord, che fu l'unica forza politica che votò contro l'indulto, al disegno di legge Severino, definito correttamente lo «svuotacarceri», perché acconsentiva, a coloro i quali avevano diciotto mesi ancora di pena detentiva da scontare, di poter scontare la propria pena ai domiciliari, senza espiare e senza dare minimamente applicazione al principio della certezza della pena e ad una effettiva rieducazione del detenuto. Questo provvedimento oggi in esame in quest'Aula rappresenta il fallimento più lampante delle politiche indultive, delle politiche di amnistia, delle politiche di clemenza generalizzata sul problema delle carceri.
      Vi è un problema di sovraffollamento delle carceri, ma la storia ed il percorso normativo dell'ultimo Governo Berlusconi ha dimostrano che può esser risolto e che può essere affrontato con procedure diverse e con strumenti opposti a quelli che oggi si propongono con il presente provvedimento, che purtroppo sono stati depotenziati e, nei fatti, annullati dall'ultimo Governo Monti. L'attuale provvedimento, invece, è dannoso. È un provvedimento dannoso perché dà un messaggio estremamente errato, tale per cui si induce alla convinzione generalizzata che commettere reati, e in particolare reati di grave allarme sociale oltre a reati particolarmente gravi, attraverso i due istituti della detenzione non carceraria per reati fino a 6 anni di reclusione – per i quali la pena detentiva del carcere non verrà applicata – e della sospensione del procedimento con la messa alla prova, non comporta l'applicazione di una sanzione penale, e il reato, anzi, potrà essere estinto! Al contrario, colui che si dovrebbe tutelare, cioè la persona offesa del reato, non sarà risarcita e non potrà nemmeno chiedere «giustizia!».
      La sospensione del procedimento con messa alla prova, introdotto con l'articolo 2 della presente proposta di legge, che modifica il codice penale, e con l'articolo 3 attraverso l'introduzione di un «nuovo» rito speciale nel codice di procedura penale, ha quale effetto che la prevenzione generale dei reati, che consegue alla certezza della pena, subisce, in conseguenza, un consistente indebolimento in quanto si veicola un messaggio di sostanziale impunità per chi delinque.
      Il tema della sicurezza non può essere relegato ad un tema secondario. È fondamentale e deve essere immanente nei provvedimenti parlamentari che trattano di giustizia, ed in particolar modo quelli, come questo, in ambito penale.
      Mai come oggi, mai come in questo contesto, i cittadini chiedono maggiore sicurezza, chiedono maggiori garanzie, chiedono la possibilità di poter vivere tranquillamente nelle proprie abitazioni e di poter trascorrere serenamente la propria vita. Oggi uno dei reati di maggiore allarme sociale, che è in netto incremento, è quello del furto e, in modo particolare, del furto in abitazione oltre allo scippo (furto con strappo). La maggioranza con questo provvedimento affossa e demolisce il principio della sicurezza, oltre ad obbligare, nei fatti, le forze dell'ordine che, anziché controllare e pattugliare il territorio, saranno costrette a svolgere attività di vigilanza sui i soggetti che scontano la pena presso il domicilio. Quindi si sottraggono risorse, mezzi e personale a quella che è la funzione principale delle forze dell'ordine, vale a dire di garantire la sicurezza dei cittadini.
      Quello della sicurezza non è un tema marginale, non è un tema demagogico, e chi cerca di creare un sillogismo tra l'essere dei demagoghi e ricercare la sicurezza, dimostra di non essere in sintonia col Paese, dimostra di non essere in sintonia con i cittadini.
      Questa minoranza ritiene convintamente che con questo provvedimento si sovverte l'ordine naturale delle cose e si dà attenzione unicamente ed esclusivamente a coloro che commettono i reati cioè agli imputati, mentre si lascia senza tutela la persona offesa del reato. Al contrario noi riteniamo che l'attenzione debba essere riversata solo ed unicamente a chi i reati li subisce. Non abbiamo letto nella relazione di maggioranza e non abbiamo sentito dalle forze politiche di maggioranza, che appoggiano e sostengono questo provvedimento, una parola, una sola parola spesa per le vittime dei reati, per le persone offese dai reati!
      Questa minoranza invece contrasta questo provvedimento proprio per dare «voce» e sostegno alle persone offese del reato e alla stragrande maggioranza dei cittadini onesti. Abbiamo fatto opposizione, l'abbiamo fatta in maniera seria, costruttiva e determinata, perché per noi il problema del sovraffollamento carcerario lo si affronta in due modi: investendo sulle politiche di edilizia carceraria, investendo per costruire nuove carceri e per ammodernare i padiglioni vetusti che oggi sono presenti nel nostro Paese. Col precedente Governo Berlusconi erano stati stanziati 675 milioni di euro per il «piano carceri». L'allora Ministro della Giustizia Severino aveva comunicato che erano pronti, da qui al 2015, per essere utilizzati, 11.000 nuovi posti all'interno delle carceri, ma era la classica promessa di Pirro. Invece riteniamo che deve essere perseguita una politica sistematica, una politica organica, una politica infrastrutturale. Costruiamo più carceri e soprattutto diamo garanzie di certezza della pena e di sicurezza di tutti i cittadini!
      L'altro modo per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri è quello di far scontare ai detenuti stranieri la pena nei Paesi di origine, attraverso la negoziazione di accordi con i loro Paesi di origine.
      Con questo provvedimento si affronta il tema giustizia, come se fosse quello delle carceri, come se il tema del funzionamento della giustizia nel nostro Paese fosse legato solo a questo tema. La maggioranza con questo provvedimento si disinteressa di tutto, cioè della totalità delle questioni reali e attinenti al sistema giustizia, come: il carico pendente arretrato – 9 milioni di casi civili e penali pendenti – la irragionevole durata dei processi sia essi penali che civili, la negata giustizia civile in temi rapidi a favore delle imprese che chiedono il pagamento dei propri crediti, eccetera.
      È evidente, invece, che non possiamo sostenere provvedimenti come questo, e in particolare le norme introdotte con i Capi I e II che riteniamo vadano contro la dignità delle persone, contro la dignità delle persone offese, contro la dignità di coloro i quali i reati li subiscono. In questo provvedimento – che quale minoranza abbiamo definito, ma non era possibile fare altrimenti, il «salva delinquenti» –, si «dibatte» solo di coloro i quali commettono reati, reati particolarmente gravi, come i reati di truffa, il reato di stalking. Questo Parlamento ha di recente ratificato la convenzione di Istanbul contro la violenza alle donne, appunto per tutelare maggiormente e soprattutto le donne, proprio perché era giusto dare difesa, dare garanzia e dignità a chi subisce reati tanto odiosi, mentre oggi si trova a discutere un provvedimento che include tra i reati che non verranno puniti, per i motivi sopra esposti, proprio il reato di stalking, i reati persecutori. Ebbene con questo provvedimento si prevedono misure che non porteranno mai più coloro i quali commettono reati così gravi a scontare la pena all'interno degli istituti penitenziari!
      Per le ragioni sopraesposte, rimaniamo critici ed insoddisfatti dell'impostazione del progetto di legge all'esame e, quale minoranza, sin d'ora indichiamo il nostro voto contrario al provvedimento. Tuttavia, riteniamo di poter «operare», con l'approvazione dei nostri emendamenti, pur nella convinzione che verranno rimessi in libertà delinquenti che verosimilmente non hanno intrapreso o comunque interrompono un percorso di rieducazione e con alta probabilità torneranno a delinquere, nel limite proprio delle azioni possibili, apportando dei correttivi al provvedimento e per questo motivo non abbiamo ritenuto necessario presentare un testo alternativo.

Nicola MOLTENI
Relatore di minoranza

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser