Frontespizio | Relazione | Progetto di Legge |
CAMERA DEI DEPUTATI |
N. 907 |
L'esempio del New Deal.
La proposta di legge trova ispirazione da un'analoga iniziativa del 1933 presa da Franklin Delano Roosevelt, eletto nel marzo di quell'anno, proprio ottanta anni fa, Presidente degli Stati Uniti d'America, che si trovò di fronte un Paese in cui rigurgiti di consumismo estremo si alternavano con la disperazione di milioni di disoccupati pieni di debiti, nel quale l'agricoltura era allo sbando con le famiglie rurali alla fame e in cui esisteva una diffusa criminalità resa possibile dalla corruzione di funzionari statali e di uomini politici.
L'America non era soltanto quella delle banche e delle borse valori dissestate, del debito pubblico avanzante, ma si presentava con il suolo impoverito da decenni di sfruttamento, esposto all'erosione dovuta alle piogge e al vento, con le foreste devastate da incendi, con paesi e città senza fogne e senza discariche dei rifiuti, con città violente e inquinate, solcate da lunghe code di disoccupati pieni di debiti. Nell'America ereditata da Roosevelt era crollata la produzione di acciaio, di alimenti, di automobili e di petrolio.
Roosevelt capì che la salvezza dell'America dipendeva anche dalla regolazione del corso dei fiumi e dalla lotta all'erosione, dalla ricostruzione della fertilità dei suoli agricoli e dei pascoli e dalla regolamentazione dell'estrazione di minerali,
L'aggravamento della disoccupazione giovanile in Italia.
I dati dei centri studi evidenziano un quadro di recessione globale, nell'ambito del quale l'Italia risulta in particolare sofferenza. L'economia in recessione, la società in frantumi, la politica bloccata: questa è l'Italia del 2013, dopo cinque anni di crisi. Dopo cinque anni di Governi di Berlusconi e di Monti il prodotto interno lordo (PIL) del nostro Paese, in termini reali, è ai livelli di dieci anni fa. Il reddito «medio» pro capite è sceso ai livelli dell'anno 2000. Ma il reddito «medio» è un'illusione statistica, le disuguaglianze sono aumentate e tutto l'aumento del reddito degli ultimi dieci anni è finito ad aumentare la ricchezza del 10 per cento più ricco degli italiani che possiede il 46 per cento di tutta la ricchezza del Paese. Nove italiani su dieci stanno ora peggio di dieci anni fa.
Il peggioramento dell'economia si è accompagnato a una crisi sociale senza precedenti. Il nostro Paese sta tragicamente vivendo una vera e propria emergenza occupazionale, che si aggraverà nei prossimi mesi. Gli ultimi rilevamenti dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ci hanno restituito ancora una volta un'immagine drammatica: sono 2,8 milioni i lavoratori precari, la disoccupazione è prossima ormai alla soglia inaudita del 12 per cento con punte che sfiorano il 40 per cento tra i più giovani, mentre i consumi delle famiglie si stanno notevolmente riducendo (meno 7 per cento nel biennio 2012-2013).
Particolarmente acute sono le difficoltà nel sud del Paese: secondo l'ultimo rapporto della Svimez, la crisi ha prodotto nel meridione il doppio dei danni sociali arrecati al resto del Paese ed esiste il reale pericolo che il divario tra il nord e il sud da incolmato divenga incolmabile. Proprio nelle regioni del sud si sono concentrate le riduzioni più significative di posti di lavoro legate soprattutto al fenomeno della desertificazione industriale. Nel Mezzogiorno una persona su due è fuori dal mercato del lavoro regolare: in valori assoluti, 7 milioni di uomini e di donne che convivono con lavori in nero o precari. Soprattutto preoccupa quello che la Svimez ha definito «spreco generazionale inaccettabile», cioè il dato che vede in crescita nelle regioni meridionali la quota dei giovani Neet (ot in education, employment or training) con un alto livello di istruzione.
La grave situazione di degrado territoriale del Paese.
In Italia abbiamo la necessità di evitare che la grave situazione di degrado territoriale peggiori ulteriormente e di ridurre il grado di rischio idrogeologico esistente. L'estensione delle aree a criticità idrogeologica del territorio italiano è pari al 9,8 per cento del territorio nazionale (dati di alta criticità idrogeologica desunta dai piani stralcio di assetto idrogeologico predisposti), dei quali il 6.8 per cento coinvolge direttamente zone con beni esposti (centri urbani, infrastrutture, aree produttive eccetera) strettamente connessi con lo sviluppo economico del Paese.
Occorre evitare che la politica di difesa del suolo sia fondata soltanto su interventi di emergenza: viceversa, l'azione di difesa del suolo deve essere perseguita attraverso la prevenzione, cioè attraverso la manutenzione delle opere, degli impianti e del suolo al fine di ridurre il rischio idraulico.
Serve mettere in essere una più efficace azione di tutela e di prevenzione soprattutto nel territorio non urbanizzato nonché una migliore pianificazione delle aree agricole anche al fine di consolidare il ruolo multifunzionale dell'impresa agricola e di contrastare il consumo di suolo.
Le foreste italiane sono cresciute dal 1985 a oggi, passando da 8,5 a circa 10,5 milioni di ettari: un terzo del territorio italiano è quindi forestale. Tuttavia è stato rilevato che l'Italia è un Paese ricco di boschi poveri, non curati: in un territorio abbandonato non sono curati le scoline, gli alberi, il sottobosco e, di conseguenza, gli alberi sono più soggetti a malattie e (per l'accumulo di necromasse) anche a incendi.
Lo spopolamento produce una mancata gestione del suolo, delle aree boschive e della regimentazione delle acque e, quindi,
La proposta di legge.
Si propone, da subito, l'istituzione di un Corpo giovanile per la difesa del territorio, sotto la vigilanza dei Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole alimentari e forestali, per un periodo sperimentale di quattro anni, prorogabile per altri due, per fare fronte all'emergenza lavorativa che colpisce in particolar modo le giovani generazioni e per contrastare il dissesto idrogeologico del nostro territorio nazionale, come elemento parziale di un più generale Piano straordinario pluriennale per la difesa del suolo e la bonifica del territorio.
Il Corpo giovanile per la difesa del territorio, di seguito denominato «Corpo», opera in ambito regionale e ha le seguenti funzioni:
a) opere di pulizia dei corsi d'acqua, dei bacini lacustri e delle rive;
b) rimboschimento dei bacini idrografici;
c) regolazione del flusso delle acque e di difesa del suolo nell'ambito di singoli bacini o sottobacini idrografici.
Le sue attività sono coordinate anche con quelle del Corpo forestale dello Stato.
Le regioni e le province autonome individuano annualmente, nell'ambito dei piani di assetto idrogeologico, i piani di intervento per ogni singolo bacino o sottobacino idrografico.
Il Corpo farà svolgere annualmente le attività inerenti alle sue funzioni a 10.000 giovani disoccupati di ambedue i sessi di età compresa tra i diciotto e ventinove anni per la durata di un anno, periodo che può essere prorogato una sola volta per un'altra annualità. Tali attività non instaurano nessun rapporto di lavoro subordinato e non comportano la cancellazione
1. È istituito, in via sperimentale per gli anni 2014-2017, per fare fronte all'emergenza lavorativa che colpisce in particolare modo le giovani generazioni e per contribuire all'azione di contrasto del dissesto idrogeologico nel territorio nazionale, sotto la vigilanza congiunta dei Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole alimentari e forestali, il Corpo giovanile per la difesa del territorio, di seguito denominato «Corpo», come elemento parziale di un più generale Piano straordinario pluriennale per la difesa del suolo e la bonifica del territorio.
2. Il Corpo opera nell'ambito regionale e delle province autonome di Trento e di Bolzano e ha le seguenti funzioni:
a) opere di pulizia dei corsi d'acqua, dei bacini lacustri e delle rive;
b) rimboschimento dei bacini idrografici;
c) regolazione del flusso delle acque e di difesa del suolo nell'ambito di singoli bacini o sottobacini idrografici, definiti ai sensi dell'articolo 54, comma 1, lettere r) e s), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
3. Le attività del Corpo sono coordinate con quelle del Corpo forestale dello Stato, al quale sono affidate la formazione e la direzione delle unità territoriali del Corpo. Il Corpo forestale dello Stato ha altresì il compito di vigilare sul rispetto dell'ambiente, della flora e della fauna nelle aree interessate dagli interventi del Corpo.
a) la ripartizione regionale e per aree di particolare dissesto idrogeologico dei giovani da avviare alle attività del Corpo;
b) le modalità di presentazione della domanda e i criteri per stabilire le priorità nell'avvio dei giovani di cui al comma 5 alle attività del Corpo, inclusa la definizione del limite massimo per l'ISEE di cui al medesimo comma 5;
c) le modalità di espletamento dell'attività dei giovani assunti, inclusi la previsione di attività formative obbligatorie
da affidare al Corpo forestale dello Stato e l'orario per la prestazione delle attività richieste;d) le modalità per la definizione della partecipazione alle attività del Corpo quale titolo preferenziale nelle assunzioni da parte delle Forze armate e dei Corpi di polizia e delle pubbliche amministrazioni;
e) la struttura delle unità del Corpo divise per bacini o sottobacini idrografici;
f) la definizione dei ruoli dirigenziali del Corpo e delle figure professionali che il Corpo forestale dello Stato deve fornire o assumere, sulla base delle specifiche necessità avanzate dalle singole regioni e province autonome, per un numero complessivamente non superiore a duecento unità. Per le modalità del loro reclutamento si applicano le norme previste per il Corpo forestale dello Stato;
g) la definizione delle modalità con le quali i responsabili delle singole unità del Corpo rendicontano annualmente del lavoro compiuto alla direzione del Corpo e alle regioni e province autonome interessate;
h) la definizione delle attrezzature necessarie all'espletamento delle funzioni del Corpo, le modalità del loro acquisto, nonché la loro distribuzione tra le unità del Corpo, per una somma annua complessiva comunque non superiore a 10 milioni di euro.
11. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, trasmette annualmente, anche sulla base dei dati forniti dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, una relazione alle Camere sui risultati ottenuti dall'attività del Corpo in termini di difesa del territorio e occupazionali.
12. Nei casi di calamità il Corpo è chiamato a collaborare in coordinamento con le strutture della Protezione civile.
1. Sulla base della relazione di cui all'articolo 1, comma 11, le attività del Corpo possono essere prorogate per un altro biennio, oltre il periodo sperimentale di cui al medesimo articolo 1, comma 1, con decreto emanato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, previa intesa in sede di Conferenza delle regioni e delle province autonome e previo parere favorevole delle Commissioni parlamentari competenti.
1. All'onere derivante dall'attuazione delle disposizioni dell'articolo 1 della presente legge, pari complessivamente a 126 milioni di euro annui per gli anni 2014-2017, di cui 96 milioni di euro per quanto concerne le disposizioni del comma 5, 10 milioni di euro per quanto concerne il costo delle assicurazioni di cui al comma 6, 10 milioni di euro per quanto concerne la disposizione del comma 9 e 10 milioni di euro per l'acquisto delle attrezzature necessarie alle attività del Corpo, si provvede, per gli anni 2014 e 2015, mediante le risorse del Fondo di cui all'articolo 1, comma 1110, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, come da ultimo rifinanziato ai sensi del comma 2 del presente articolo. Per gli anni successivi all'anno 2017 qualora, ai sensi dell'articolo 2 della presente legge, l'attività del Corpo sia prorogata, si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera e), della legge 31 dicembre 2009, n.
196.
2. Al Fondo di cui al comma 1 affluiscono, per gli anni 2014-2017, i risparmi derivanti dalla riduzione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscali, di cui all'allegato C-bis del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni,