Frontespizio Relazione Progetto di Legge
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 2072


PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
INCERTI, MARCHI, GHIZZONI, SPERANZA, ARLOTTI, BARUFFI, BENI, BOLOGNESI, CASELLATO, CENNI, COCCIA, COMINELLI, DE MICHELI, D'INCECCO, D'OTTAVIO, FABBRI, GIANNI FARINA, FEDI, CINZIA MARIA FONTANA, CARLO GALLI, GANDOLFI, GARAVINI, GASPARINI, GIACOBBE, GINEFRA, GIULIETTI, GRASSI, GREGORI, GRIBAUDO, IORI, LA MARCA, LAFORGIA, LATTUCA, LENZI, LODOLINI, MAESTRI, MONTRONI, NARDUOLO, GIUDITTA PINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, RAMPI, VALERIA VALENTE, VELO, VERINI, VILLECCO CALIPARI
Dichiarazione di monumento nazionale della Casa Museo Cervi in Gattatico
Presentata l'11 febbraio 2014


      

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Onorevoli Colleghi! Siamo in piena campagna emiliana, nell'orizzontalità di un territorio segnato solo dalla rete dell'antico agro centuriato romano che regola, ancora oggi, la divisione fondiaria e quella agricola. Tra Reggio-Emilia e Parma, a circa 15 chilometri da entrambe le città, solo 4 chilometri a nord da quello che è il lungo decumanus della via Emilia, è presente nel comune di Gattatico, sulla linea di confine con il comune di Campegine, il podere un tempo della famiglia Cervi, in provincia di Reggio-Emilia.
      È qui che si estende l'appezzamento denominato Campi rossi, circa 20 ettari (65 delle antiche biolche reggiane) che fu, dal 1934, della famiglia di Alcide Cervi. La casa contadina sorge da almeno un secolo, non dissimile dalle decine e decine di altre cascine che si stagliano nel verde dei campi coltivati, tra cielo e terra, tra la corona degli Appennini e la linea piatta e sinuosa del grande fiume Po, lungo la «dorsale storica» che vide in questo lembo di terra contesa un grande retrovia del fronte italiano della seconda guerra mondiale e della Linea gotica, terra della Resistenza e di sacrificio, costellata di città e paesi onorati dalla medaglia al valore, come di cippi e di segni della memoria recente.
      Qui, in questo paesaggio reggiano, Casa Cervi è il luogo privilegiato, deputato alla memoria di una delle famiglie più note della storia italiana del novecento, ma è anche, oggi, un grande centro di ricerca e di memoria, che guarda al passato, al presente e al futuro con intatto slancio culturale, scientifico, identitario ed etico per la formulazione di nuovi progetti di crescita civile da condividere. La famiglia Cervi ha da sempre incarnato in modo emblematico tale condizione: una famiglia patriarcale di contadini emiliani, come allora ce n'erano tante, in una terra di passione civile e operosa innovazione. Dal 1934 diventano affittuari dei Campi rossi e la famiglia sviluppa contestualmente competenze e modalità innovative nella conduzione dell'attività agricola; si batte per la dignità, l'istruzione e i diritti delle persone, anche attraverso una consapevole militanza antifascista, che si manifesta apertamente negli anni della guerra e poi della occupazione militare tedesca. Nel novembre 1943 la casa è assalita dai fascisti e i sette fratelli Cervi, figli di Alcide e Genoeffa, sono dapprima incarcerati e poi fucilati, il 28 dicembre 1943, presso il poligono di Reggio-Emilia, come rappresaglia intimidatoria al nascente movimento partigiano. L'eco dell'eccidio e la testimonianza continua e partecipe del padre Alcide hanno fatto della famiglia Cervi e della casa una testimonianza permanente contro i soprusi del fascismo e l'orrore della guerra e del sacrificio popolare in nome degli ideali di libertà e giustizia.
      Questo messaggio continua a essere proposto oggi all'interno della Casa Museo intitolata ad Alcide, ai visitatori italiani e stranieri, giovani e adulti, alle numerose scolaresche e gruppi che arrivano da ogni dove in questo lembo di campagna emiliana.
      Il valore simbolico e storico di Casa Cervi, insieme al nome di questa famiglia emblematica, unica ma nel contempo paradigma di tante altre vicende umili e generose della rinascita democratica italiana, ha fatto sì che ormai da anni una vasta comunità di cittadini e istituzioni si stringa attorno a questo luogo di memoria e aderisca con costanza alle molteplici iniziative di riflessione ed elaborazione storiche. Una storia che parla, insieme, di valori contadini e di impegno politico, nella difficile ricostruzione democratica dopo le macerie della guerra.
      La vicenda esemplare dei sette fratelli Cervi viene sancita dalle più alte cariche dello Stato, quando nel gennaio del 1947 il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola consegna a Reggio-Emilia le sette medaglie d'argento al valor militare a Papà Cervi, in memoria dei figli sacrificati alla causa della libertà. Ma è la stessa casa dei sette fratelli a tramutarsi, dopo la Liberazione, in un luogo dal grande valore simbolico per tutta la comunità emiliana. Luogo di visita spontaneo, unito alla presenza della famiglia che ne costituisce il racconto vivente, domestico, perennemente a cavallo tra fatto privato (entrare in una casa) e fatto pubblico, quale diventa fin da subito il «caso Cervi». Dai primi anni del dopoguerra diventa meta di pellegrinaggi della memoria: semplici cittadini, delegazioni politiche, fino all'omaggio del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che incontra personalmente Alcide Cervi. Sarà solo il primo di molti. Negli anni si succederanno altri Presidenti della Repubblica che arriveranno in questa cascina dei Campi rossi, varcandone la soglia, fino alla visita del Presidente Giorgio Napolitano il 7 gennaio 2011.
      La dimensione domestica della memoria sublima in una simbologia pubblica che vede, nel sacrificio di questa famiglia contadina, un segno di riconoscimento storico e civile con pochi uguali. Casa Cervi è in effetti un caso unico di luogo di memoria: edificio in attività (la famiglia ha per molto tempo abitato nella stessa casa, continuando la conduzione del podere), ma anche cristallizzato nel suo ruolo di sacrario simbolico e luogo di commemorazione, ma che celebra la vita e l'azione e non la morte. In nessun modo Casa Cervi è stata e sarà un «mausoleo» dei Cervi, quanto piuttosto un museo in divenire, che stratifica il suo racconto generazione dopo generazione, rileggendo il presente. In tal senso è uno dei pochi «organismi memoriali» in grado di restituire, in tutta la sua complessità, il significato assunto dalla memoria della Resistenza, attraverso la retorica, le visioni strumentali, la rinascita attraverso nuovi linguaggi. Insieme a questo rimane uno spaccato efficace della civiltà contadina incarnata in modo emblematico dalla famiglia di questi illuminati contadini emiliani e rappresentata negli intensi studi sul mondo rurale da Emilio Sereni, grande scienziato, politico e partigiano, il cui patrimonio librario e scientifico è custodito presso il podere Cervi.
      Se è papà Cervi il custode materiale e incarnato della Casa e della memoria, alla sua morte nel 1970 è volontà comune quella di proseguire il grande lascito culturale di questo esempio. A tal fine nasce l'Istituto Alcide Cervi, costituito inizialmente dalla provincia di Reggio-Emilia, dal comune di Gattatico, dall'Associazione nazionale delle province d'Italia (ANPI) e dall'Alleanza contadini (oggi CIA), e arricchitosi in oltre quaranta anni di attività scientifica e memoriale di oltre 150 soci istituzionali in tutta Italia. Nel 1975 l'Istituto Cervi viene riconosciuto dal Presidente della Repubblica costituito in ente morale nazionale.
      Il Museo Cervi nasce, dapprima, come esposizione permanente della storia della Resistenza nelle campagne e dei movimenti contadini. Dalla metà degli anni settanta, la casa contadina muta necessariamente, secondo le esigenze del suo ruolo pubblico. I progressivi lavori di ristrutturazione che si succedono negli anni tuttavia mantengono intatta l'identità colonica dell'edificio che si fonde con il paesaggio rurale circostante, costituendone parte integrante. Dal 2001 l'intero stabile storico di Casa Cervi viene destinato agli utilizzi museali, riorganizzandosi secondo un moderno e articolato percorso di visita. Un itinerario rispettoso della struttura e dei locali, sia della Casa che delle parti rustiche. Il nuovo percorso si sviluppa focalizzando nella storia della famiglia e nella storia dell'Emilia del novecento le sue fasi fondamentali: il lavoro nelle campagne, l'antifascismo e la Resistenza, la costruzione della memoria dei Cervi nel dopoguerra. Il percorso di visita, inoltre, entra nelle stanze più private della Casa, lasciate così come erano state vissute dalla famiglia. In mostra oggetti, elaborazioni grafiche, documenti legati alle attività di lavoro e di impegno civile. Un percorso storico che si intreccia a un percorso narrativo con l'ausilio delle parole lasciate da tanti protagonisti e con testimonianze video. Aiutano il percorso i più moderni dispositivi multimediali come la quadrisfera e la sala multimediale. La quadrisfera è un'installazione innovativa (in Italia ne esistono solo altre due), pensata per coinvolgere il visitatore in un'esperienza di immagini, suoni ed emozioni a 360 gradi, realizzando un'immersione totale e coinvolgente in ciò che il museo contiene. Dal giugno 2012, inoltre, il percorso di visita di Casa Cervi si è arricchito di una nuova installazione multimediale: cammini nella memoria, un punto di svolta tecnologico nel modo di fruire dei contenuti storici della prima metà del novecento italiano. Sulle pareti della saletta «papà Cervi» vengono proiettati immagini e video dal portale web www.memorieincammino.it: documenti, fotografie, interviste ai testimoni che vanno a comporre un mosaico di memorie che si snoda tra fascismo, antifascismo, seconda guerra mondiale e Resistenza.
      Una viva testimonianza storica, in cui si deposita il senso del passato della comunità, costituendo un prezioso caposaldo per alimentare la creazione della coscienza civica e civile, oggi e per il futuro. Questo impegno sociale, che promuove il valore della memoria come strumento di crescita civile anche attraverso la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico e architettonico, è tra le motivazioni dell'interesse che l'allora Ministero per i beni e le attività culturali – direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna, ha rivolto negli anni al podere e alla Casa Museo Cervi. È il Ministero in prima persona, attraverso la soprintendenza dell'Emilia-Romagna, a sostenere l'edificazione del nuovo lotto dell'Istituto Cervi, sul podere dei Campi rossi, che costituisce la rinnovata biblioteca Emilio Sereni nata nello scorso decennio. Anche alla luce di ciò, nell'ottobre del 2012, il Ministero per i beni e le attività culturali (direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna) con la firma del direttore regionale Carla Di Francesco, ha decretato di fatto «il complesso Casa Museo Cervi, con le sue pertinenze, un sito di notevole interesse culturale e storico-artistico per la sua valenza storica e architettonica, quale testimonianza esemplare dell'identità e della storia del Novecento, che a partire dal territorio reggiano, ha assunto un valore di patrimonio culturale conosciuto e condiviso nell'intera Nazione», ai sensi dell'articolo 10, commi 1 e 2, del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e di interesse particolarmente importante, ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera d), e 13, dello stesso codice.

Un territorio vocato al valore civile.

      Nel 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito al comune di Gattatico la medaglia d'argento al valore civile. Il podere Campi rossi, terra della famiglia Cervi, è situato nel comprensorio di Gattatico. I Cervi arrivando stabilmente ai Campi rossi, si troveranno a vivere e lavorare in un fazzoletto di terra che è stata la culla della prima e popolare Resistenza emiliana. Oltre ai Cervi, altre famiglie della zona, come quella dei Sarzi, hanno contribuito a questa ferma opposizione al regime, che si compiva anche con modalità più cospirative, militari e organizzate, rispetto a quelle propriamente «insurrezionaliste» dei Cervi. A Gattatico la storia degli anni della guerra partigiana tra il 1943 e il 1945 è una storia fatta di tanti grandi, piccoli e sconosciuti episodi di impegno civile, di eroismo, di silenziosa solidarietà, di aiuto a chi combatteva i nazifascisti, di supporto ai prigionieri alleati scappati dai campi di prigionia o a chi aveva semplicemente fame o cercava un rifugio dove passare la notte. Accanto all'eroica vicenda dei sette fratelli Cervi e all'episodio del 9 settembre 1943, con la coraggiosa difesa della caserma da parte di un drappello di carabinieri, accaddero numerosi altri eventi che connotarono la gloriosa e drammatica pagina della storia locale di Gattatico.
      La medaglia è stata dunque un riconoscimento per valorizzare il ruolo di queste popolazioni nei momenti cruciali della Resistenza e il loro costante impegno, negli anni successivi, per mantenere vivo il ricordo e il significato di quegli avvenimenti. Il riconoscimento della medaglia a tutta la società civile della comunità di Gattatico ha voluto ricordare le istanze di libertà e democrazia e il valore coraggioso degli abitanti. La Presidenza della Repubblica ha attribuito al gonfalone del comune di Gattatico la medaglia d'argento al valore civile con la seguente motivazione: «La fiera popolazione del piccolo centro reggiano si sollevava contro i nazifascisti, partecipando con coraggiosa determinazione ed altissima dignità morale alla Resistenza. Oggetto di feroci rappresaglie, razzie e barbarie, sorretta da indomito spirito patriottico, e da profonda fede negli ideali di libertà e di giustizia sociale, sopportava la perdita di un numero elevato dei suoi figli migliori, dando luminoso esempio di abnegazione, di incrollabile fermezza ed amor patrio».

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PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.

      1. La Casa Museo Cervi in Gattatico, nella provincia di Reggio-Emilia, è dichiarata monumento nazionale.

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