Organo inesistente
CAMERA DEI DEPUTATI |
N. 2598-A-bis |
Onorevoli Colleghi! – Il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 109 del 1 agosto 2014 reca l'ennesima proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero.
La prima cosa che appare agli occhi è che questo decreto è ormai vecchio e del tutto avulso dal contesto internazionale e dalle innumerevoli crisi e minacce alla pace che si sono palesate ulteriormente nelle ultime settimane. Se a Gaza «tace il cannone» dopo che l'esercito israeliano in un mese di operazione «Margine sicuro» ha ridotto in macerie la città e fatto oltre 2000 morti e migliaia di feriti, l'espansione e l'affermarsi di un califfato a cavallo tra i territori dell'Iraq e della Siria sotto il comando del fantomatico Isis ha costretto la comunità internazionale a sostenere gli sforzi delle milizie curde per evitare eccidi, pulizie etniche, cancellazioni di storiche minoranze in quella culla delle civiltà che è la Mesopotamia. Lo stesso Governo italiano, che interverrà con un emendamento sul decreto in esame per formalizzare l'invio di armi al governo di
Baghdad (chissà mai se arriveranno ai curdi), non sembra avere le idee chiare su tutta la vicenda. Qui ci troviamo al ripetersi di scenari che abbiamo già conosciuto in Afghanistan, con la costruzione di veri e propri mostri come l'Isis (in Afghanistan furono i Talebani), utili in una fase per combattere Assad o abbattere Saddam Hussein, per poi rivelarsi un nemico mortale per i popoli e lo stesso Occidente tanto da dover armare altri per poterlo fronteggiare. Siamo al fallimento conclamato di oltre un ventennio di interventismo militare «umanitario e democratico» che ha contribuito solo a destabilizzare queste aree strategiche da un punto di vista energetico, facendo pagare pesantemente il prezzo alle popolazioni civili. Altro che missioni di pace! Se non si ha il coraggio politico – vogliamo parlare di cosa sta avvenendo in Libia? – di dire che la base fondante di questo decreto – ovvero delle missioni militari più importanti
che hanno visto l'Occidente e l'Italia impegnati in prima linea – si sono rivelate in larga parte un tragico fallimento, le cui conseguenze pagheremo a lungo. Anche i nostri alleati – la Turchia, i cosiddetti “Amici della Siria”, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, l'Arabia Saudita – o sono collocati l'uno contro l'altro nel sostegno a fazioni o milizie jihadiste in competizione tra di loro o sono decisamente schierati contro coloro che anche questo decreto vorrebbe fronteggiare. Davanti a questo fallimento sarebbe necessario – come ama dire Matteo Renzi – «cambiare verso» a questa politica disastrosa, ma di questo cambiamento non troviamo traccia nel decreto.
Dentro questo quadro allarmante il testo del decreto pone di nuovo problemi sui quali è opportuno promuovere una riflessione approfondita.
Innanzitutto, come è stato in altre occasioni sottolineato, va stigmatizzata la mancanza, ancora una volta, di una legge quadro che disciplini la partecipazione dei contingenti italiani alle missioni internazionali di pace in maniera organica, generale e coerente, al fine di evitare le gravi disfunzioni e incongruenze che, ancora una volta, andiamo a riscontrare in un provvedimento di questo tipo. A tal proposito, le Commissioni riunite Affari esteri e Difesa della Camera hanno avviato l'esame in sede referente di alcune proposte
In merito alla missione ad Hebron, il M5S evidenzia la contraddizione tra il mandare degli osservatori a tutela della popolazione palestinese e proseguire al contempo esercitazioni militari come quelle previste a fine mese nel poligono di Capo Frasca in Sardegna, esercitazioni con quell'aviazione israeliana responsabile dei massacri di civili a Gaza e della distruzione di ospedali e scuole dell'Onu. Ricordiamo inoltre che alla Camera dei deputati, in sede di conversione del precedente decreto, il Governo accoglieva un nostro ordine del giorno in cui si impegnava ad agire sul Governo di Tel Aviv in merito ai nuovi insediamenti di coloni proprio nella città di Hebron che invece – è notizia dell'altro giorno – Netanyahu intende ulteriormente espandere con una mega-colonia proprio nella valle tra la cittadina palestinese e Betlemme.
La missione UNIFIL in Libano riveste una particolare importanza anche alla luce del dramma del popolo siriano i cui profughi si sono riversati in massa in questo Paese. Al lavoro che il contingente UNIFIL sotto il comando italiano del generale Luciano Portolano compie ogni giorno sulla Blue Line tra Libano ed Israele si somma un nuovo impegno su questo versante. Andrebbe anche da questo punto di vista ampliata la cooperazione italiana di sostegno ai rifugiati.
Sull'articolo 3 (Africa), già le Commissioni congiunte hanno accolto un emendamento del M5S che dà la possibilità al Governo di sospendere le missioni di cui ai commi 1, 2 e 3 in Libia essendo ormai molto chiaro che la situazione di anarchia prodotta dall'intervento militare occidentale, Italia compresa, sia completamente sfuggita di mano tanto che esistono due governi e due parlamenti l'un contro l'altro armati. Appare evidente che sarà arduo mantenere l'unità statuale della Libia. Dovremo domandarci dove sono finiti i
Appare grave la decisione assunta in forma extraparlamentare – nel senso che le Camere non hanno votato ne sono state messe a conoscenza di nessun trattato in merito alla concessione e al suo status giuridico – di costituire una base militare permanente dell'Italia nella Repubblica di Gibuti. Anche e non soltanto per il nostro passato coloniale questa base militare, la prima all'estero dell'Italia, appare inopportuna e con finalità ambigue.
Va sottolineata, inoltre, la sproporzione tra l'entità delle risorse finanziarie destinate alle missioni militari e di quelle finalizzate alla cooperazione allo sviluppo prendendo atto del fatto, purtroppo, che la situazione non è mutata, nonostante l'intensa battaglia ostruzionistica combattuta dal gruppo M5S in occasione della conversione del precedente decreto-legge.
Come già accaduto nei precedenti provvedimenti nella stessa materia, continuano a figurare anche in questo provvedimento disposizioni difformi rispetto all'oggetto del decreto-legge, come quella che contempla ancora la concessione di finanziamenti all'UN Staff College di Torino, istituzione non direttamente coinvolte nella gestione degli interventi militari e di cooperazione nazionali sui teatri di crisi, così come appare non del tutto omogenea con il nucleo essenziale del provvedimento la disposizione recata dall'articolo 9, comma 9, concernente un contributo straordinario a favore del Comitato atlantico italiano o, ancora, come quella riguardante il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero, disposizione questa assolutamente spuria.
Un'altra segnalazione critica riguarda il comma 2 dell'articolo 4 che autorizza la spesa di euro 4.862.000 per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali. Pur riconoscendo l'estrema rilevanza dell'operato dei servizi di intelligence a copertura, e per la sicurezza, dei nostri contingenti, anche e soprattutto per ragioni di opportunità legata alla riservatezza delle azioni medesime – di conseguenza anche del loro costo – così come per le precedenti decretazioni, si ritiene che detto finanziamento non dovrebbe trovar posto all'interno dei decreti di finanziamento temporali ma, al contrario, nelle norme che autorizzano il finanziamento ordinario delle azioni di intelligence, comprendendo ed esplicitando il riferimento a quelle legate alle missioni
internazionali.
All'articolo 9, comma 2, si prevede un piccolo stanziamento a sostegno dei processi di pace in Africa sub-sahariana e Centroamerica. Condividiamo questo punto – non certamente l'esiguità del finanziamento solo 2 milioni di euro – e proponiamo di estenderlo anche al faticoso processo di pace in Colombia.
Per quanto riguarda l'articolo 10, che nella sua redazione iniziale, anche se non ufficiale, recava il solo regime degli interventi previsti dal decreto stesso, si deve purtroppo constatare che vi sono stati aggiunti i commi 3 e 4 contenenti disposizioni eterogenee rispetto alla materia della proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali: riguardano infatti norme per consentire il rinnovo mediante elezione dei Comitati degli italiani all'estero (Comites), rinnovo già più volte differito con precedenti provvedimenti.
SIBILIA, ARTINI
Relatori di minoranza