Organo inesistente
CAMERA DEI DEPUTATI |
N. 2534 |
a) presenza di comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta;
b) azioni reiterate nel tempo;
c) coinvolgimento sempre degli stessi soggetti, di cui uno o alcuni sempre in posizione dominante (bulli), uno o alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).
Esistono diverse tipologie di bullismo:
1) diretto: quando si manifesta con attacchi espliciti nei confronti della vittima; può essere di tipo fisico o verbale;
2) indiretto: si manifesta sul piano psicologico, danneggiando la vittima nelle sue relazioni con le altre persone attraverso l'isolamento dal gruppo dei pari, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto o la compromissione dei suoi rapporti di amicizia;
3) elettronico: quando viene attuato tramite l'ausilio di apparati elettronici o informatici. Dal piano reale esso si sposta su quello digitale e virtuale attraverso la diffusione di sms, e-mail, messaggi in chat, immagini, mms, video che risultano offensivi o non rispettosi della riservatezza e della dignità altrui.
In quest'ultimo caso si parla di cyberbullismo, un fenomeno che, rispetto al bullismo tradizionale, si distingue per alcune subdole peculiarità: l'utilizzo dei mezzi di comunicazione elettronici (e-mail, forum asincronici, siti web, social network, blog) rende difficile la rintracciabilità del molestatore da parte della vittima; la possibilità di celarsi dietro identità fittizie causa un indebolimento delle remore morali e il manifestarsi di comportamenti che sarebbero autocensurati nella vita reale; l'assenza di limiti spazio-temporali rende la vittima oggetto di bullismo cibernetico ogni volta che questa si collega alla rete.
L'educatore canadese Bill Besley ha coniato il termine cyberbullismo indicandolo come un uso distorto e improprio delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per veicolare comportamenti aggressivi e intimidatori ai danni di uno o più soggetti.
Le vittime del bullismo cibernetico, purtroppo, sono in costante aumento. Nel cyberspazio tutto sembra essere impunibile, anonimo. Le cause di questo fenomeno affondano le radici in un utilizzo irresponsabile del web. Lo strumento internet possiede positivissime potenzialità in termini di libertà di informazione, conoscenza e socializzazione, ma il suo uso distorto può renderlo «un'arma» potenzialmente pericolosa.
Una ricerca europea realizzata nel 2012, finanziata dal progetto Daphne III, patrocinato dall'Unione europea, ha coinvolto 16.227 giovani delle scuole superiori. All'indagine, realizzata in Italia da Telefono Azzurro, hanno partecipato circa 5.000 studenti di età compresa tra 12 e 18 anni. Il 15 per cento degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo o cyberbullismo. I dati raccolti dalla ricerca rivelano che la forma più diffusa di bullismo denunciata dagli studenti è l'uso di espressioni offensive (il 58,3 per cento) che avvengono soprattutto in rete. La percentuale di violenza fisica, invece, raggiunge il 23,6 per cento. Nel 48 per cento dei casi le vittime risultano essere sole e dichiarano di non avere un buon rapporto con i compagni di classe e dunque di non trovare facilmente aiuto da parte loro. Il 50 per cento circa degli adolescenti, testimoni di questi episodi sia a scuola sia on
line, dichiara di non essere intervenuto a favore della vittima per paura di ritorsioni o per impotenza sul come poter essere d'aiuto.
Le ripercussioni negative che il bullismo, in tutte le sue forme, può avere sul benessere psico-fisico delle vittime possono essere devastanti e determinare una serie di distorsioni nello sviluppo emotivo, cognitivo e comportamentale.
Le vittime possono lamentare sintomi di malessere fisico senza che sia presente una reale causa organica e sintomatologie reattive di ordine psicologico, come disturbi del sonno, incubi e attacchi d'ansia, disturbi alimentari, problemi di concentrazione e di apprendimento, calo del rendimento scolastico e svalutazione della propria identità. A lungo termine possono
1. È istituito, presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'Osservatorio permanente contro il bullismo, anche informatico, le discriminazioni e la violenza, di seguito denominato «Osservatorio».
1. L'Osservatorio:
a) fornisce, su richiesta dei Ministri competenti, pareri, informazioni e studi;
b) fornisce agli istituti scolastici di ogni ordine e grado linee guida e materiale informativo in materia di contrasto del bullismo, anche informatico, delle discriminazioni e della violenza nelle scuole e organizza corsi di formazione, di preparazione e di aggiornamento per le categorie professionali che si occupano di istruzione e di educazione;
c) favorisce il coordinamento dei progetti contro il bullismo, anche informatico, le discriminazioni e la violenza nel territorio nazionale e coordina il rapporto con le associazioni e con gli organismi impegnati nella prevenzione e nella lotta contro tali fenomeni;
d) organizza percorsi formativi volti a prevenire il bullismo, anche informatico, negli istituti scolastici di ogni ordine e grado e promuove percorsi didattici finalizzati a richiamare l'attenzione dei ragazzi sui rischi della navigazione nella rete internet;
e) elabora programmi di sostegno per i minori vittime di bullismo, anche informatico;
f) acquisisce dati e informazioni, a livello nazionale e internazionale, relativi alle attività svolte in materia di contrasto del bullismo, anche informatico, delle discriminazioni e della violenza nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle università, nonché alle strategie di contrasto programmate e realizzate anche da Paesi esteri;
g) analizza, studia ed elabora i dati e le informazioni acquisiti dalle istituzioni scolastiche e dalle università ai sensi delle lettera f);
h) promuove studi e ricerche relativi ai temi di sua competenza.
1. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca presenta, entro il 31 dicembre di ogni anno, una relazione alle Camere sui risultati dell'attività dell'Osservatorio.