Frontespizio Relazione Progetto di Legge
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 3044


PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
RICCIATTI, TERZONI, ZARATTI, PELLEGRINO, AGOSTINELLI, AIRAUDO, ARLOTTI, FRANCO BORDO, CECCONI, COSTANTINO, DURANTI, DANIELE FARINA, FERRARA, FRATOIANNI, GIANCARLO GIORDANO, KRONBICHLER, MARCHETTI, MARCON, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, SANNICANDRO, SCOTTO, ZACCAGNINI
Istituzione del Parco nazionale Catria, Nerone e Alpe della Luna
Presentata il 15 aprile 2015


      

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Onorevoli Colleghi! La presente proposta di legge è volta a istituire il Parco nazionale Catria, Nerone e Alpe della Luna, situato in gran parte nella provincia di Pesaro e Urbino, ma che abbraccia anche aree in regioni limitrofe.
      Le aree geografiche interessate sono quattro: quella del monte Catria, montagna dell'Appennino umbro-marchigiano, posta lungo il confine tra Umbria e Marche, nel territorio dei comuni di Cagli, Cantiano, Frontone e Serra Sant'Abbondio in provincia di Pesaro e Urbino e del comune di Scheggia e Pascelupo in provincia di Perugia; quella del monte Nerone, che fa parte anch'esso della catena appenninica umbro-marchigiana ed è situato nel territorio dei comuni di Apecchio, Cagli, Piobbico, Urbania e Sant'Angelo in Vado in provincia di Pesaro e Urbino; quella della catena delle Serre, in larga parte nei comuni umbri di Città di Castello, Pietralunga, Montone e Gubbio, e infine quella posta più a nord e costituita dal massiccio dell'Alpe della Luna che si estende nei comuni marchigiani di Borgo Pace e Mercatello sul Metauro e in quelli toscani di Badia Tedalda, Pieve Santo Stefano e Sansepolcro.
      L'area fa parte delle unioni dei comuni montanti del Catria e Nerone, dell'alta valle del Metauro, dell'alto Chiascio, dell'alta Umbria e della riserva naturale regionale toscana dell'Alpe della Luna: un'ampia percentuale del territorio in esame risulta di proprietà pubblica per la presenza di numerosi demani forestali regionali e la quasi totalità è compresa in siti di importanza comunitaria (SIC) o zone di protezione speciale (ZPS) individuate ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, nota come direttiva «habitat».
      L'area appenninica Catria, Nerone e Alpe della Luna presenta un patrimonio ambientale e storico-culturale di grande potenziale quale, da nord verso sud: il monte dei Frati, le faggete di Bocca Trabaria, l'abetina di Fonte Abeti, le foreste di Bocca Serriola, il palazzo Ubaldini e il ponte medievale di Apecchio, la valle del Rio Vitoschio, la valle dell'Infernaccio, la balza Forata, il castello Brancaleoni di Piobbico, l'altopiano di monte Petrano, la torre Martiniana di Cagli, Fondarca, il monte Acuto, le gole del Bosso, del Candigliano e del Burano, le balze della Porta, il bosco di Tecchie, la rocca di Frontone, il monastero di Fonte Avellana, gli scavi archeologici di Cantiano e il barco ducale di Urbania.
      Attualmente, nonostante le attrattive naturalistiche e culturali, l'offerta turistica è gestita in modo frammentario e attività come agricoltura e artigianato sono in grande difficoltà.
      Da qui l'esigenza di innescare un circuito di sviluppo ecosostenibile, nell'ambito di un processo di tutela e di piena salvaguardia di un'area importantissima dal punto di vista naturalistico e della biodiversità.
      Dal punto di vista geologico, l'anticlinale Catria e Nerone viene considerato, da diversi studiosi, una sorta di atlante geologico in ragione della presenza di diversi tipi di rocce risalenti a epoche geologiche diverse, in grado di fornire una testimonianza dell'intero arco di formazione dell'Appennino.
      L'area è ricca di piante e di boschi di faggio, acero montano, acero riccio, leccio, carpino bianco e carpino nero, sorbo montano, orniello, roverella, nocciolo, olmo montano, tasso e molte altre specie tra cui un rarissimo bosco residuale di abete bianco. Si trovano anche alcune rarità quali: l'onicino, la rosa spinosissima, la dafne olivella, la ginestra stellata, il cotognastro minore, l'uva spina, il crespino e l'efedra. Le zone pedemontane sono ricche di noci, ciliegi e meli e custodiscono alcuni castagneti. All'interno del gruppo del Catria sono state distinte otto aree floristiche protette dalla regione Marche. A testimonianza degli antichi mestieri del bosco e della pastorizia vivono muli, cavalli di razza autoctona, mucche di razza marchigiana, pecore e capre.
      Anche dal punto di vista faunistico l'area presenta diversi elementi di interesse a partire da tre coppie di aquila reale e popolazioni vitali di falco pellegrino, sparviero, astore, gheppio, gufo reale, allocco, barbagianni, poiana, picchio rosso, minore e maggiore, mentre sopravvivono anche piccole rarissime popolazioni di coturnice. Ma sono presenti anche volpi, scoiattoli, faine, tassi, gatti selvatici, donnole, martore, cinghiali, mufloni, caprioli, daini e lupi.
      I torrenti del massiccio montuoso ospitano, insieme ai gamberi e ai granchi di fiume, una specie di eccezionale rarità: il cottus gobio, detto scazzone, un piccolo pesce relitto glaciale protetto dall'Unione europea, che necessita di acque purissime per vivere.
      Il monte Catria ha anche un'importante valenza storica. Considerato sacro fin dall'antichità, viene citato anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia, al canto XXI del Paradiso, dove si fa riferimento all'eremo di Fonte Avellana, fondato alle pendici della montagna nel X secolo.
      Per quanto riguarda il monte Nerone, si tratta di un massiccio calcareo, con una significativa varietà di paesaggi: centinaia di grotte, ma anche doline, forre, pareti verticali e formazioni carsiche spettacolari. Per quanto riguarda gli aspetti faunistici questo massiccio, rispetto al Catria, custodisce popolazioni molto importanti legate agli ambienti ipogei, quali insetti ortotteri come il dolicopoda, l'insetto collembolo endemico deuteraphorura banii, chirotteri e geotritoni, ma anche quelle custodite nei torrenti perenni di montagna tra le quali spiccano l'endemica salamandrina dagli occhiali e l'ululone dal ventre giallo.
      Dal punto di vista storico, i primi insediamenti di cui abbiamo testimonianza risalgono al tardo neolitico. L'area è stata abitata nel tempo da popolazioni italiche, gli umbri, i piceni, gli etruschi, nonché i romani. Dall'VIII secolo in poi si sono diffusi diversi monasteri, con benedettini e camaldolesi, ma anche luoghi di ritiro femminili: uno degli eremi più famosi è stato quello di Morimondo, del quale oggi si stanno per perdere anche gli ultimi ruderi, come per l'antica chiesa di Carlano. Dopo l'anno 1000 acquisiscono il dominio dell'area diverse famiglie signorili, che erigono fortilizi, castelli e torri nei paesi ai piedi e sulle pendici della montagna. I resti di queste importanti tracce del passato necessitano urgentemente di interventi di restauro conservativo: tra questi il Castiglionaccio, i Muracci, il Mulinaccio, il mulino Cesari e il castello della Carda.
      La catena delle Serre e l'Alpe della Luna possiedono la fauna tipica dei boschi appenninici impreziosita, grazie ai numerosi ecosistemi umidi e alcune faggete vetuste, dalla presenza della salamandra pezzata e del tritone crestato. Questa porzione più settentrionale dell'area protetta è caratterizzata dal punto di vista geologico da argille marnose e da arenarie variamente cementate della formazione marnoso – arenacea nonché da marne e da calcari marnosi del Bisciaro; l'accostamento a essa della dorsale calcarea all'interno di uno stesso Parco nazionale determina un abbinamento di paesaggi e di biodiversità straordinario, un'ideale sintesi dell'Appennino.
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PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Istituzione del Parco nazionale Catria, Nerone e Alpe della Luna).

      1. È istituito, d'intesa con le regioni Marche e Umbria, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e successive modificazioni, il Parco nazionale Catria, Nerone e Alpe della Luna, di seguito denominato «Parco».
      2. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni e con gli enti locali interessati, definisce la delimitazione e la zonizzazione del territorio del Parco nonché le misure di salvaguardia necessarie per garantire la conservazione dello stato dei luoghi.
      3. L'Ente parco è istituito ai sensi dell'articolo 9 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e successive modificazioni.
      4. I fabbricati, le attrezzature e gli impianti di proprietà dello Stato e non direttamente utilizzati dal comune o da altre amministrazioni pubbliche, compresi nel territorio del Parco, sono ceduti all'Ente parco di cui al comma 3.
      5. Gli enti territoriali di cui al comma 2 possono programmare, nel rispetto della normativa vigente in materia di tutela dei beni culturali e ambientali, il recupero di edifici e di immobili dismessi, da utilizzare per le attività del Parco, a fini socio-culturali o per migliorare la qualità della vita e dei servizi per le popolazioni locali. Gli interventi di cui al presente comma sono realizzati nel pieno rispetto dell'ambiente e dell'ecosistema.

Art. 2.
(Disposizioni finanziarie).

      1. Per la progettazione della perimetrazione del Parco, nonché per l'organizzazione e il primo funzionamento del Parco è autorizzata la spesa di 900.000 euro per l'anno 2016.
      2. All'onere di cui al comma 1 si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2016, allo scopo parzialmente utilizzando, quanto a 450.000 euro per l'anno 2016, l'accantonamento relativo al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e, quanto a 450.000 euro per l'anno 2016, l'accantonamento relativo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
      3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

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