Organo inesistente

XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 4027


PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa del deputato FABRIZIO DI STEFANO
Disposizioni in materia di ricongiungimento familiare del personale delle Forze armate, delle Forze di polizia, del Corpo della Guardia di finanza e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco
Presentata il 6 settembre 2016


      

torna su
Onorevoli Colleghi! — Il diritto alla famiglia è vissuto come problematica non solo tra appartenenti alle diverse Forze armate e di polizia, tra militari e pubblici impiegati ma soprattutto tra militari e coniuge impiegato a tempo indeterminato nel privato. Questo sembra essere un argomento «blindato», al quale spesso e volentieri le istituzioni restano indifferenti, un tabù che evidentemente si ha tutto l'interesse a non divulgare e che si ha l'impressione venga trattato come un problema «di serie B», vissuto da pochi sfortunati. Si tratta invece di un disagio comune che riguarda molte famiglie di militari di tutta l'Italia, da nord a sud, senza alcuna distinzione.
      Ancora non esiste una legge e neppure una circolare che preveda il ricongiungimento familiare al coniuge che lavora a tempo indeterminato nel privato e per i titolari di un'attività commerciale, se non per i Carabinieri che ne usufruiscono da alcuni anni grazie a una loro regola interna. La domanda è d'obbligo: come mai le restanti Forze armate non prevedono questa opportunità?
      Con la crisi che investe il nostro Paese è impensabile per il familiare civile lasciare un posto di lavoro stabile, che consente di contare su uno stipendio fisso di vitale importanza per il sostentamento dell'intera famiglia, ottenuto spesso con molti sacrifici e che è stato fondamentale per l'acquisto di una casa tanto desiderata (con tanto di mutuo concesso grazie a due buste paga e che altrimenti sarebbe stato impensabile ottenere). Quando si parla di pagare le tasse lo Stato non fa alcuna differenza tra famiglie di dipendenti pubblici e famiglie di dipendenti privati pertanto vorrei che fossero riconosciuti gli stessi diritti nonché che vi fosse l'identico interesse a migliorare la vita delle persone, perché tutte le famiglie devono essere trattate allo stesso modo.
      Se si considera un militare di truppa dell'esercito con un salario medio di circa 1.300 euro mensili, è facile comprendere come non sia materialmente possibile per un coniuge impiegato nel privato pensare di lasciare tutto per raggiungere i propri affetti. Dopo anni e anni militari, poliziotti, finanzieri e vigili del fuoco continuano a fare i pendolari e a macinare chilometri e chilometri per raggiungere le città dove risiedono le famiglie, per poter trascorrere tempo prezioso con le loro mogli, mariti, compagni e figli. Tutto ciò senza considerare le missioni, i servizi, le esercitazioni, i campi, le navigazioni e tutti gli altri loro doveri che li portano lontani da casa per settimane, mesi.
      Da non sottovalutare poi la totale mancanza di quotidianità e i disagi che ne conseguono e che si ripercuotono non solo sui familiari, e in particolar modo sui figli, ma anche sul militare stesso che presta servizio in una regione situata a chilometri di distanza, senza possibilità di ricongiungersi al nucleo familiare. A lungo andare risulta complicato non poter vivere giorno per giorno con i propri affetti, condividere le gioie e i dolori che la vita riserva stando l'uno accanto all'altra, uniti solo da un telefono o da un personal computer. Ne consegue che la serenità familiare viene messa a dura, durissima prova.
      Come evidenziano le testimonianze raccolte tra le famiglie di chi porta una divisa, che vivono sulla loro pelle questa difficile situazione: «ancora più incredibile è dover fare i genitori part time vedendo crescere i propri figli in fotografia. Ogni volta tornare a casa è una tragedia, bisogna ricominciare da capo, far capire al proprio bambino che anche tu fai parte della famiglia perché a causa della distanza ti riconosce a stento, e appena se ne rende conto, vede il papà sulla soglia di casa con la valigia in mano, pronto a partire per l'ennesima volta, lasciando la propria moglie sola, che dovrà fare anche da padre e dividersi tra il suo lavoro, la casa e il figlio/a, aspettando e sperando che il proprio compagno, magari dopo un mese, possa venire a trovare la sua famiglia. Non ci sono parole per descrivere la sofferenza che si prova».
      Si parla in questo caso di famiglie di militari che vivono il pendolarismo almeno da 10 anni.
      Questa situazione logora il cuore e l'anima, ogni giorno di più. Ci si aggrappa alla speranza che le cose possano cambiare, che venga riconosciuto il diritto di essere una famiglia, di vivere accanto ai propri cari, sotto lo stesso tetto, che i militari possano usufruire del cosiddetto «benessere», che invece i poteri forti non sembrano mettere al primo posto. È arrivato il momento di dire basta, è giunta l'ora di rialzarci. Come prevede la Costituzione, tutti abbiamo diritto alla famiglia e a vedere crescere i nostri figli, abbiamo il dovere di educarli, di essere buoni genitori, di aiutarli nei momenti del bisogno. Attualmente ciò è praticamente impossibile per un «militare pendolare». La scelta di amare, di unirsi in matrimonio e creare una famiglia con un uomo o con una donna che con il proprio lavoro garantisce sicurezza su tutto il territorio nazionale non dev'essere una condanna ma un onore.
      La Costituzione prevede il diritto alla famiglia, ma attualmente tale diritto è riconosciuto solo ai militari coniugati con un dipendente pubblico. Dobbiamo essere considerati tutti «di serie A». Nel 2016 ci si ritrova ad avere un posto fisso nel privato e a essere discriminati, tenendo conto che questo tipo di trasferimento verrebbe richiesto solo dal personale delle Forze armate e delle Forze dell'ordine che vivono questo disagio e non comporterebbe quindi alcun onere finanziario per la finanza pubblica.
torna su
PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Oggetto).

      1. Le disposizioni della presente legge si applicano al personale delle Forze armate, al personale delle Forze di polizia ad ordinamento militare e civile, al personale del Corpo della Guardia di finanza e a quello del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Art. 2.
(Ricongiungimento al coniuge lavoratore).

      1. Al personale delle Forze armate, delle Forze di polizia ad ordinamento militare e civile, del Corpo della Guardia di finanza e a quello del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che ha contratto matrimonio civile con un dipendente privato con contratto a tempo indeterminato, è riconosciuto il diritto, previa presentazione di domanda, di svolgere servizio nella città ove risiede il coniuge, secondo quanto stabilito dall'articolo 3.
      2. Il personale di cui al comma 1 ha diritto di prestare servizio nella sede più vicina alla residenza del coniuge. La sede di servizio non potrà comunque essere ubicata ad oltre 90 chilometri di distanza dalla residenza del coniuge dipendente che ne ha fatto richiesta.
      3. Il limite di 90 chilometri può essere superato su richiesta o dietro consenso del richiedente il trasferimento.
      4. Il personale di cui al comma 1 con figli disabili, riconosciuti tali ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ha la precedenza nel trasferimento presso la sede più vicina alla residenza del nucleo familiare.

Art. 3.
(Criteri per richiedere il ricongiungimento).

      1. Può richiedere il ricongiungimento il personale di cui all'articolo 1 che:

          a) abbia contratto regolare matrimonio civile;

          b) svolga servizio fuori dalla regione nella quale risiede il coniuge;

          c) siano trascorsi almeno 3 anni dall'ultima assegnazione a domanda;

          d) il cui coniuge abbia un contratto di lavoro indeterminato da almeno 1 anno;

Art. 4.
(Vacanze organiche).

      1. Nelle sedi, in cui verranno a crearsi le vacanze organiche, a causa dei trasferimenti per il ricongiungimento familiare, verrà assegnato personale che ne ha fatto richiesta, attingendo dalla graduatoria nazionale per i trasferimenti;
      2. In mancanza di copertura verrà destinato alle sedi vacanti personale neo assunto dal primo corso utile.

Art. 5.
(Oneri finanziari).

      1. Al personale delle Forze armate, al personale delle Forze di polizia ad ordinamento militare e civile, al personale del Corpo della Guardia di finanza e a quello del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che beneficia della presente legge, non compete il congedo straordinario per trasferimento.
      2. Il ricongiungimento non comporta la corresponsione di alcuna indennità di trasferimento. Pertanto, dalla sua applicazione non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser