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Temi dell'attività parlamentare

Imprese, servizi ed energia
Sviluppo economico e politiche energetiche
L'Unione dell'energia
L'energia nell'UE in cifre

  • L'UE è il primo importatore di energia al mondo: importa il 54% del proprio fabbisogno con un costo di oltre 400 miliardi di euro l'anno
  • Il livello di dipendenza varia a seconda dei Paesi: nel 2015, tra i cinque Stati con i più elevati consumi di energia, i meno dipendenti dalle importazioni sono risultati il Regno Unito (37,4%) e la Francia (46%), a fronte dei livelli della Germania (61,9%), della Spagna (73,3%) e dell'Italia (77,1%)
  • 11 Stati membri sono ancora al di sotto dell'obiettivo del 10% di interconnessione dell'energia elettrica entro il 2020 (Bulgaria, Cipro, Germania, Francia, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Regno Unito), di cui sette (Romania, Germania, Francia, Italia, Bulgaria, Portogallo e Irlanda) stanno attuando progetti di interesse comune (PIC) per l'interconnessione e il potenziamento della rete che dovrebbero consentire loro di raggiungere l'obiettivo del 10%
  • 6 Stati membri (Bulgaria, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Slovacchia) dipendono da un unico fornitore esterno per tutte le loro importazioni di gas; i PIC nel settore del gas mirano ad affrontare le necessità della sicurezza di approvvigionamento
  • Il terzo elenco di PIC individua 173 progetti[1], tra cui 106 relativi alla trasmissione e allo stoccaggio dell'energia elettrica e 53 nel settore del gas
  • Per il periodo 2014-2020, nell'ambito del Connecting Europe facility sono stati stanziati 5,35 miliardi di euro per le infrastrutture energetiche transeuropee. Il CEF ha già erogato 647 milioni di euro a 34 progetti nel 2014, 366 milioni di euro a 35 progetti nel 2015 e 707 milioni di euro a 27 progetti nel 2016
  • Il 94% per cento dei trasporti dipende dai prodotti petroliferi, di cui il 90% importati
  • La quota di energie rinnovabili nel consumo finale lordo era pari al 17% nel 2016
  • Nel comparto delle energie rinnovabili, le imprese dell'UE hanno un fatturato annuo di 129 miliardi di euro e danno lavoro a più di un milione di addetti
  • Il 40% dell'energia consumata nell'UE è usata per il riscaldamento o il raffreddamento degli edifici e il 75% del parco immobiliare è a bassa efficienza energetica
  • I prezzi all'ingrosso dell'elettricità e del gas sono più elevati, rispettivamente, del 30% e del 100% rispetto a quelli praticati negli USA
Fonte: Eurostat e Commissione europea

L'Unione dell'energia

Il 25 febbraio 2015 la Commissione europea ha presentato la Strategia dell'Unione dell'energia (COM(2015)80), che persegue lo scopo di integrare la politica energetica e la politica climatica dell'Unione per il raggiungimento di obiettivi successivi al 2020.

Il Quadro per l'energia e il clima dell'UE, approvato dal Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014, ha ribadito gli obiettivi per il 2020 e fissato nuovi obiettivi per il 2030:

OBIETTIVI PER IL 2020:

  • 20% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990
  • 20% dell'energia consumata prodotta da fonti rinnovabili
  • 20% di miglioramento in efficienza energetica, rispetto ad uno scenario che lasci immutata la situazione attuale (business-as-usual scenario)
  • livello di interconnessione elettrica tra Stati membri del 10%

OBIETTIVI PER IL 2030, almeno:

  • 40% di riduzione dei gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990 (80-95% entro il 2050)
  • 27% dell'energia consumata prodotta da fonti rinnovabili
  • 30% di miglioramento in efficienza energetica, rispetto ad uno scenario che lasci immutata la situazione attuale (business-as-usual scenario).
  • livello di interconnessione elettrica del 15%

La strategia dell'Unione dell'energia si articola in particolare nelle seguenti dimensioni, strettamente interconnesse:

  • decarbonizzazione;
  • efficienza energetica;
  • sicurezza energetica e solidarietà.

[1] L'Italia è coinvolta in una serie di progetti di interesse comune:
 
Interconnessioni di elettricità Nord-Sud nell'Europa occidentale (NSI West Electricity);
Interconnessioni del gas Nord-Sud nell'Europa occidentale (NSI West Gas);
Corridoio meridionale del gas (Southern Gas Corridor, SGC);
Collegamenti per il rifornimento di petrolio in Europa centro-orientale ("OSC");
Distribuzione prioritaria delle Smart Grid: ALPGRID (Austria, Italia).
 
Decarbonizzazione
01/03/2018

L'Unione europea si è da tempo candidata a svolgere un ruolo di leader a livello mondiale nella transizione verso l'energia pulita e nella lotta ai cambiamenti climatici, prima in sede di Protocollo di Kyoto e, più di recente, con gli impegni assunti nell'ambito dell'Accordo di Parigi sul clima (COP21) - ribaditi dalla COP 22 di Marrakech nel 2016 e dalla COP23 di Bonn nel 2017 - nonostante l'UE concorra alle emissioni globali di gas serra solo per il 9%, a fronte del 30% della Cina e del 15% degli Stati Uniti (Fonte United States Environmental Protection Agency).

emissioni ue usa cina

L'Unione europea ha ratificato l'accordo di Parigi sul clima (COP21) il 5 ottobre 2016. Parallelamente, l'accordo è stato ratificato anche da tutti gli Stati membri dell'UE. In particolare, l'Italia l'ha ratificato l'11 novembre 2016.

L'accordo di Parigi sul clima (COP21) prevede di stabilizzare l'aumento della temperatura al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, con l'intento di contenerlo ulteriormente entro 1,5°C. Si è convenuto, inoltre, di rendere disponibili ogni anno, a partire dal 2020, 100 miliardi di dollari in prestiti e donazioni per sostenere i Paesi in via di sviluppo nelle azioni per il clima.

Lo scorso 13 ottobre il Consiglio Ambiente dell'UE ha sottolineato che l'accordo di Parigi è irreversibile e ha ribadito l'impegno dell'Unione europea ad attuarlo pienamente, a potenziare i suoi attuali partenariati e a cercare nuove alleanze con i partner internazionali (in reazione al ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi).

Secondo i dati della Commissione europea, nel periodo 1990-2015, a fronte di un aumento cumulativo del 53% del PIL dell'Unione europea, le emissioni totali di gas a effetto serra sono diminuite del 23%[1]. La quota di emissioni di CO2 è passata dal 19,7% nel 1990 al 9,6% nel 2015 (Germania 2,1%, Regno Unito 1.1%, Italia 1%, Francia 0,9%, Polonia 0,8%, Spagna 0,7%).

Nel'UE-28 il 45% del totale delle emissioni di gas serra provengono da grandi impianti industriali e centrali elettriche coperte dal sistema di scambio di quote di emissione ETS, le cui emissioni tra il 2005 e il 2015 sono diminuite di circa il 24%, al di sopra dell'obiettivo 2020 di riduzione del 21%. La maggioranza dei Paesi membri (ad eccezione di Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda e Lussemburgo) è sulla buona strada per conseguire i propri obiettivi di riduzione entro il 2020.

Per quanto riguarda le emissioni nei settori non coperti dal sistema ETS (ovvero edilizia, trasporti, agricoltura e rifiuti) nel periodo 2005-2015 si è registrata una riduzione dell'11%, superando quindi l'obiettivo 2020 di una riduzione del 10%. Tuttavia, alcuni Stati membri sono ancora lontani dal raggiungimento dei loro obiettivi (Irlanda, Belgio, Germania, Austria, Malta e Lussemburgo).

In tale ambito la Commissione europea ha presentato le seguenti proposte:

  • una proposta di direttiva (COM(2015)337), concernente la modifica della disciplina per lo scambio di quote di emissione dei gas a effetto serra (ETS), che in sintesi prevede un tetto massimo (cap) alle emissioni per i settori europei più inquinanti (primi tra tutti l'industria pesante) durante periodi di tempo predefiniti; nell'ambito del tetto massimo, viene distribuita ai principali emettitori una certa quantità di permessi di emissione, ognuno corrispondente ad una tonnellata di CO2 equivalente, a titolo gratuito o tramite aste, che possono poi essere scambiati tra gli emettitori. La proposta traduce l'obiettivo di riduzione dei gas a effetto serra per il settore del 43% entro il 2030, prevedendo che il quantitativo totale delle quote consentite (tetto massimo) diminuisca nella misura annuale del 2,2% a partire dal 2021 (a fronte dell'attuale calo annuo dell'1,74%). Ciò corrisponde a una riduzione aggiuntiva delle emissioni di circa 556 milioni di tonnellate tra il 2020 e il 2030, pari all'incirca alle emissioni annuali del Regno Unito. La proposta, inoltre, al fine di ridurre l'assegnazione delle quote a titolo gratuito, che ha determinato disfunzioni e inefficienze nel sistema, prevede che dal 2021 una percentuale di quote (57%) sia messa all'asta dagli Stati membri. Inoltre, viene istituito il fondo per la modernizzazione a favore di dieci Stati membri a reddito più basso (PIL pro-capite inferiore al 60% della media dell'Unione nel 2013). La proposta è stata formalmente approvata dal Consiglio lo scorso 27 febbraio;
  • una proposta di regolamento (COM(2016)482), relativa alle riduzioni annuali delle emissioni di gas a effetto serra per i settori non coperti dall'ETS (agricoltura, trasporti, edilizia e gestione dei rifiuti), i cosiddetti settori ESD (Effort sharing decision). Gli obiettivi nazionali sono fissati in coerenza con l'obiettivo di riduzione del 30% rispetto al 2005 delle emissioni in tali settori entro il 2030. Tutti gli Stati membri dovranno contribuire alla riduzione globale delle emissioni a livello UE con obiettivi compresi tra lo 0% e il 40% rispetto ai livelli del 2005 (per l'Italia l'obiettivo è di -33%);
  • una proposta di regolamento (COM(2016)479), relativa all'inclusione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall'uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura (LULUCF), attualmente disciplinati soltanto dagli obblighi internazionali, nel conseguimento dell'obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra per il 2030.

[1] Escludendo i settori LULUCF (uso del suolo, cambiamento d'uso del suolo e silvicoltura) e includendo l'aviazione internazionale.
 
Efficienza energetica
01/03/2018

L'Unione europea nel suo insieme ha continuato a compiere buoni progressi in termini di riduzioni del consumo di energia ed è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi al 2020 in materia di efficienza energetica. Una maggiore efficienza energetica non solo riduce le emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera, ma diminuisce anche i costi dell'importazione di energie nell'UE.

Il consumo di energia finale nell'Unione europea è sceso dell'11% dal 2005 al 2015. In termini assoluti, dal 2005 il consumo di energia finale è diminuito in tutti gli Stati membri, fatta eccezione per Lituania, Malta e Polonia. L'Italia già nel 2014 ha raggiunto il suo obiettivo indicativo per il 2020 (124 Mtoe) con un consumo di energia finale di 113,35 Mtoe. Tuttavia, dagli ultimi dati della Commissione europea, riferiti al 2015, risulta per l'Italia un tendenziale aumento nel consumo di energia finale (+3%), il che comporta l'esigenza di ulteriori sforzi per mantenere i livelli sotto controllo fino al 2020.

Inoltre, per quanto riguarda l'Italia, si evidenzia che l'intensità energetica, ossia il rapporto tra la quantità di energia consumata e il PIL, è notevolmente inferiore alla media dell'UE. In particolare, nel 2016, a fronte di un incremento del PIL pari allo 0,9%, il fabbisogno energetico nazionale si è contratto dello 0,5%, determinando una flessione dell'intensità energetica dell'1,3% (Fonte: ISTAT, Ministero dello sviluppo economico).

In tale ambito, la Commissione europea ha presentato le seguenti proposte:

  • una proposta di direttiva sull'efficienza energetica (COM(2016)761), che modifica la vigente direttiva sull'efficienza energetica (2012/27/UE) per aggiornarla all'orizzonte temporale 2030, fissando un obiettivo del 30% di efficienza energetica per l'Unione europea nel suo complesso (il Parlamento europeo vorrebbe che l'obiettivo fosse portato al 35%);
  • una proposta di direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia (COM(2016)765), che intende contribuire al perseguimento dell'obiettivo di efficienza energetica attraverso l'accelerazione della ristrutturazione economicamente efficiente degli edifici
 
Energie rinnovabili
01/03/2018

La quota di consumo delle energie rinnovabili nell'UE è passata dall'8,5% nel 2004 al 17% nel 2016. L'incremento ha riguardato tutti gli Stati membri, ma con vistose differenze. Tra i 28 Stati membri dell'Unione europea, 11 hanno già raggiunto il loro obiettivo nazionale per il 2020, tra cui l'Italia (17,4% rispetto all'obiettivo del 17%), mentre altri Stati, tra cui Germania (14,8% rispetto al 18%), Francia (16% rispetto al 23%), Regno Unito (9,3% su 15%) e Polonia (11,3% rispetto a 15%) sono ancora lontani dai loro obiettivi.

In tale ambito, la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (COM(2016)767), volta a garantire il conseguimento dell'obiettivo UE del 27% del consumo di energia da fonti rinnovabili (RES) entro il 2030 (il Parlamento europeo vorrebbe che l'obiettivo fosse portato al 35%). A differenza dell'attuale quadro al 2020, la proposta di direttiva non prevede l'introduzione di target nazionali vincolanti, ma fissa un obiettivo collettivo a livello di Unione, stabilendo misure vincolanti per settore (energia elettrica, riscaldamento-raffrescamento e trasporti). 

 
Sicurezza energetica e solidarietà
01/03/2018
Sicurezza dell'approvvigionamento di gas

Componente essenziale dell'approvvigionamento energetico dell'Unione è il gas naturale, che rappresenta un quarto della fornitura di energia primaria ed è utilizzato per la produzione di energia elettrica, per il riscaldamento, come materia prima per l'industria e come carburante nei trasporti. Negli ultimi dieci anni, a fronte di un calo nella produzione interna di gas si è registrato un aumento delle importazioni, per soddisfare una domanda di circa 400 miliardi di metri cubi. Secondo i dati Eurostat, nel 2015 l'UE ha importato il 69,1% del gas, di cui quasi due terzi provenienti da Russia (29,9%), Norvegia (25,4%) e Algeria (8,8%). L'Italia è il terzo mercato europeo per consumo di gas naturale (circa 71 miliardi di metri cubi nel 2016), con una dipendenza dall'import superiore alla media europea (92% circa, rispetto ad una media comunitaria del 70%). La Russia fornisce circa il 41,3% delle importazioni.

La Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento (COM(2016)52) - approvata definitivamente lo scorso ottobre 2017 (regolamento (UE) 2017/1938) - concernente misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas per far fronte ad un'eventuale carenza (shortage) di gas causata da interruzioni nelle forniture o da una domanda straordinariamente elevata. Per assicurare che il mercato interno del gas funzioni adeguatamente anche in caso di carenza delle forniture, secondo la Commissione europea, è necessario garantire solidarietà e coordinamento nella risposta alle crisi degli approvvigionamenti, sia in termini di prevenzione che di reazione alle interruzioni concrete delle forniture. In tale ottica, la proposta di regolamento rafforza la cooperazione regionale tra Stati membri, proponendo una stretta cooperazione nell'elaborazione delle valutazioni regionali dei rischi, che saranno poi affrontati in piani d'azione preventivi e in piani d'emergenza, soggetti a valutazione tra pari e approvati dalla Commissione.

                  

Sicurezza dell'approvvigionamento di energia elettrica

Il mix elettrico europeo è composto per quasi la metà (34%) da carbone e gas naturale, mentre l'energia nucleare, con una quota del 26%, è quasi il doppio rispetto al livello globale. Le energie rinnovabili - eolico, solare e biomassa - negli ultimi anni hanno registrato un progresso notevole e attualmente coprono circa il 17% dei consumi a livello europeo. Anche l'idroelettrico contribuisce in misura importante alla produzione di energia elettrica, anche se la sua quota sul totale delle energie rinnovabili è passata dal 94% al 37% dal 1990 al 2015, soprattutto per effetto della rapida espansione dell'eolico.

La Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento (COM(2016)862) che ha l'obiettivo di garantire che tutti gli Stati membri adottino adeguati strumenti di prevenzione, preparazione e gestione di situazioni di crisi dell'energia elettrica, dovute, ad esempio, a condizioni climatiche estreme, penuria di combustibile, attacchi dolosi, anche informatici. A tal fine, la proposta prevede norme sulla cooperazione tra gli Stati membri improntate ai principi di solidarietà, trasparenza e libera concorrenza nel mercato interno dell'energia elettrica.