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Le iniziative regionali per l'attivazione di particolari forme di autonomia
informazioni aggiornate a lunedì, 12 febbraio 2018

Nel corso della XVII legislatura tre regioni si sono attivate per dare applicazione al procedimento previsto dall'articolo 116, terzo comma.

Il 22 ottobre 2017 si sono svolti in Veneto e Lombardia due distinti referendum consultivi, indetti nell'ambito della loro autonomia politica e amministrativa, finalizzati ad interpellare l'opinione dei cittadini sul conseguimento di una maggiore autonomia per la loro regione.

Per quanto riguarda il Veneto, la legge regionale n. 15 del 2014 autorizza il Presidente della Giunta regionale ad aprire un «negoziato» con il Governo, allo scopo di «definire il contenuto di un referendum consultivo finalizzato a conoscere la volontà degli elettori del Veneto circa il conseguimento di ulteriori forme di autonomia della Regione del Veneto» (art. 1, co. 1). La legge prevede altresì che qualora, entro centoventi giorni tale negoziato «non giunga a buon fine», il Presidente della Giunta «è autorizzato ad indire un referendum consultivo per conoscere la volontà degli elettori del Veneto» (art. 2, comma 1).

Originariamente la legge prevedeva cinque quesiti referendari, di cui quattro sono stati dichiarati incostituzionali dalla Corte costituzionale con sentenza n. 118 del 2015, ad eccezione del primo, relativo alle condizioni particolari di autonomia: 1) "Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?".

L'articolo 2, comma 2, della legge regionale n. 15 del 2014 prevede che se alla consultazione partecipa la maggioranza degli aventi diritto ed è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi, il Presidente della Giunta regionale propone al Consiglio regionale un programma di negoziati che intende condurre con lo Stato e presenta un disegno di legge statale contenente percorsi e contenuti per il riconoscimento di ulteriori e specifiche forme di autonomia per la Regione del Veneto.

Per quanto riguarda i dati definitivi, hanno partecipato alla consultazione referendaria 2.328.949 elettori, pari al 57,2 per cento degli aventi diritto. Largamente prevalente il all'avvio del percorso di autonomia, che ha registrato il 98,1 per cento delle preferenze espresse dai votanti (a sua volta pari al 55,9 per cento degli elettori del Veneto).

Anche in Lombardia si è svolto il referundum consultivo nella medesima data, sulla base della decisione del Consiglio regionale che, ai sensi dell'articolo 52 dello Statuto d'Autonomia della Lombardia, ha deliberato di indire un referendum consultivo regionale per l'espressione del voto sul seguente quesito: "Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell'unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all'articolo richiamato?" (Deliberazione del Consiglio Regionale n. 638 del 17 febbraio 2015).

Nelle premesse del provvedimento, si precisa che "l'espressione favorevole della popolazione regionale sul quesito è condizione ritenuta indispensabile e necessaria per l'assunzione di un provvedimento specifico del Consiglio volto alla richiesta di attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia nelle materie individuate dal Consiglio regionale, con apposito atto, a seguito del quale sarà avviato il confronto con il Governo per definire e sottoscrivere una intesa, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, nel quadro dell'unità nazionale". Non è previsto un quorum per la validità del referendum.

Si ricorda inoltre che la Giunta regionale ha approvato il regolamento 10 febbraio 2016, n. 3, che disciplina le modalità di svolgimento del referendum consultivo mediante voto elettronico.

Per quanto riguarda i dati definitivi, l'affluenza è stata del 38,34 per cento degli aventi diritto (3.017.707 votanti). Il ha raccolto il 95,3 per cento. Mentre il no il 3,9 per cento.

La regione Emilia Romagna ha invece avviato un diverso percorso, che vede innanzitutto l'iniziativa della Giunta regionale che nella seduta del 28 agosto 2017 ha approvato un Documento di indirizzi per l'avvio del percorso finalizzato all'acquisizione di "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" ai sensi dell'articolo 116, comma terzo, Cost..

Tale documento, che contiene le prime indicazioni politiche volte ad individuare gli ambiti di differenziazione di competenze legislative ed amministrative, è stato oggetto di esame da parte dell'Assemblea regionale che, nella seduta del 3 ottobre 2017, ha approvato la risoluzione 5321, con la quale si impegna il Presidente della Giunta ad avviare il negoziato con il Governo ai fini dell'Intesa prevista dall'articolo 116, individuando quale prioritario oggetto di contrattazione gli ambiti di seguito sinteticamente riportati:
a. tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale;
b. internazionalizzazione delle imprese, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all'innovazione;
c. territorio e rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture;
d. tutela della salute;
e. competenze complementari e accessorie riferite alla governance istituzionale e al coordinamento della finanza pubblica.

In una seconda fase il Presidente della Giunta è impegnato ad avviare il negoziato con il Governo sulla materia indicata dalla lettera l) del secondo comma dell'art. 117, limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace. Lo schema di intesa con il Governo deve essere trasmesso all'Assemblea legislativa prima della sua formale sottoscrizione da parte del Presidente della Giunta. E' inoltre prevista l'acquisizione del parere del Consiglio delle autonomie locali.

Nel corso della XVII legislatura tre regioni si sono attivate per dare applicazione al procedimento previsto dall'articolo 116, terzo comma.

Il 22 ottobre 2017 si sono svolti in Veneto e Lombardia due distinti referendum consultivi, indetti nell'ambito della loro autonomia politica e amministrativa, finalizzati ad interpellare l'opinione dei cittadini sul conseguimento di una maggiore autonomia per la loro regione.

Per quanto riguarda il Veneto, la legge regionale n. 15 del 2014 autorizza il Presidente della Giunta regionale ad aprire un «negoziato» con il Governo, allo scopo di «definire il contenuto di un referendum consultivo finalizzato a conoscere la volontà degli elettori del Veneto circa il conseguimento di ulteriori forme di autonomia della Regione del Veneto» (art. 1, co. 1). La legge prevede altresì che qualora, entro centoventi giorni tale negoziato «non giunga a buon fine», il Presidente della Giunta «è autorizzato ad indire un referendum consultivo per conoscere la volontà degli elettori del Veneto» (art. 2, comma 1).

Originariamente la legge prevedeva cinque quesiti referendari, di cui quattro sono stati dichiarati incostituzionali dalla Corte costituzionale con sentenza n. 118 del 2015, ad eccezione del primo, relativo alle condizioni particolari di autonomia: 1) "Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?".

L'articolo 2, comma 2, della legge regionale n. 15 del 2014 prevede che se alla consultazione partecipa la maggioranza degli aventi diritto ed è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi, il Presidente della Giunta regionale propone al Consiglio regionale un programma di negoziati che intende condurre con lo Stato e presenta un disegno di legge statale contenente percorsi e contenuti per il riconoscimento di ulteriori e specifiche forme di autonomia per la Regione del Veneto.

Per quanto riguarda i dati definitivi, hanno partecipato alla consultazione referendaria 2.328.949 elettori, pari al 57,2 per cento degli aventi diritto. Largamente prevalente il all'avvio del percorso di autonomia, che ha registrato il 98,1 per cento delle preferenze espresse dai votanti (a sua volta pari al 55,9 per cento degli elettori del Veneto).

Anche in Lombardia si è svolto il referundum consultivo nella medesima data, sulla base della decisione del Consiglio regionale che, ai sensi dell'articolo 52 dello Statuto d'Autonomia della Lombardia, ha deliberato di indire un referendum consultivo regionale per l'espressione del voto sul seguente quesito: "Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell'unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all'articolo richiamato?" (Deliberazione del Consiglio Regionale n. 638 del 17 febbraio 2015).

Nelle premesse del provvedimento, si precisa che "l'espressione favorevole della popolazione regionale sul quesito è condizione ritenuta indispensabile e necessaria per l'assunzione di un provvedimento specifico del Consiglio volto alla richiesta di attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia nelle materie individuate dal Consiglio regionale, con apposito atto, a seguito del quale sarà avviato il confronto con il Governo per definire e sottoscrivere una intesa, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, nel quadro dell'unità nazionale". Non è previsto un quorum per la validità del referendum.

Si ricorda inoltre che la Giunta regionale ha approvato il regolamento 10 febbraio 2016, n. 3, che disciplina le modalità di svolgimento del referendum consultivo mediante voto elettronico.

Per quanto riguarda i dati definitivi, l'affluenza è stata del 38,34 per cento degli aventi diritto (3.017.707 votanti). Il ha raccolto il 95,3 per cento. Mentre il no il 3,9 per cento.

La regione Emilia Romagna ha invece avviato un diverso percorso, che vede innanzitutto l'iniziativa della Giunta regionale che nella seduta del 28 agosto 2017 ha approvato un Documento di indirizzi per l'avvio del percorso finalizzato all'acquisizione di "ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia" ai sensi dell'articolo 116, comma terzo, Cost..

Tale documento, che contiene le prime indicazioni politiche volte ad individuare gli ambiti di differenziazione di competenze legislative ed amministrative, è stato oggetto di esame da parte dell'Assemblea regionale che, nella seduta del 3 ottobre 2017, ha approvato la risoluzione 5321, con la quale si impegna il Presidente della Giunta ad avviare il negoziato con il Governo ai fini dell'Intesa prevista dall'articolo 116, individuando quale prioritario oggetto di contrattazione gli ambiti di seguito sinteticamente riportati:
a. tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale;
b. internazionalizzazione delle imprese, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all'innovazione;
c. territorio e rigenerazione urbana, ambiente e infrastrutture;
d. tutela della salute;
e. competenze complementari e accessorie riferite alla governance istituzionale e al coordinamento della finanza pubblica.

In una seconda fase il Presidente della Giunta è impegnato ad avviare il negoziato con il Governo sulla materia indicata dalla lettera l) del secondo comma dell'art. 117, limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace. Lo schema di intesa con il Governo deve essere trasmesso all'Assemblea legislativa prima della sua formale sottoscrizione da parte del Presidente della Giunta. E' inoltre prevista l'acquisizione del parere del Consiglio delle autonomie locali.