XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 15 di giovedì 14 giugno 2018

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 6 giugno 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato) .

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cancelleri, Cirielli, D'Uva, Delrio, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Gebhard, Gelmini, Giorgetti, Pastorino, Rosato, Spadafora e Tofalo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ventitré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10,05.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2018, n. 44, recante misure urgenti per l'ulteriore finanziamento degli interventi di cui all'articolo 1, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nonché per il completamento dei piani di nuova industrializzazione, di recupero o di tenuta occupazionale relativi a crisi aziendali (A.C. 583-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 583-A: Conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2018, n. 44, recante misure urgenti per l'ulteriore finanziamento degli interventi di cui all'articolo 1, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nonché per il completamento dei piani di nuova industrializzazione, di recupero o di tenuta occupazionale relativi a crisi aziendali.

Ricordo che nella seduta del 13 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 583-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, e dei due emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'emendamento 1.10 Pittalis è stato sottoscritto dai deputati Romina Mura e Gavino Manca. Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti 1.10 e 2.10 Pittalis.

ANTONIO ZENNARO, Relatore. Grazie, Presidente. Il parere è contrario su entrambi gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

DAVIDE CRIPPA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Presidente, colleghe e colleghi, è davvero anacronistico il parere negativo testé espresso sia dal relatore sia dal rappresentante del Governo perché loro - e lo dico senza tanti giri di parole - sono espressione di un movimento politico che su queste vertenze industriali, sul malessere in Sardegna e sul disagio sociale ha lucrato gravemente in campagna elettorale. Questo è inammissibile per un territorio come quello della Sardegna centrale, escluso da ogni attenzione e che ha costituito, invece, il luogo in cui il Ministro del lavoro, l'onorevole Di Maio, un giorno sì e l'altro pure era presente per assicurare alla Sardegna centrale che avrebbe risolto i problemi; oggi, che siete alla prova del Governo, state sacrificando veramente le stesse promesse che avete assunto. Assumetevi, con l'etica della responsabilità, tutte quelle che sono le conseguenze che i sardi vi ricorderanno, perché non è ammissibile fare della retorica, del populismo, venire in Sardegna a chiedere il consenso e poi, quando si tratta di dare prova di attenzione, scappate.

Ecco perché allora noi insistiamo, signora Presidente, perché questi emendamenti hanno la funzione di riparare ad una grave omissione che è stata commessa dal precedente Governo: non è stata ritenuta classificabile fra le aree di crisi complessa l'area del territorio di Ottana, l'area della Sardegna centrale, tra le più disagiate, quelle che hanno necessità di una maggiore attenzione, dove gli indici di disoccupazione sono i più alti rispetto al resto delle regioni d'Italia. Ecco perché noi insistiamo su questi emendamenti, perché non è ammissibile che in Sardegna si creino zone di serie A e zone di serie B. Sono tre i poli industriali: c'è il polo di Portovesme, c'è il polo di Porto Torres ma c'è anche il polo di Ottana, per il quale questo Parlamento negli anni Sessanta aveva istituito la “Commissione Medici”. Forse qualcuno ha la memoria corta e se non conosce la realtà della Sardegna allora lo invitiamo a venire, ma non a venire per fare della becera campagna strumentale solo per chiedere il consenso.

Ecco perché noi manteniamo questi emendamenti. Chiediamo e facciamo appello a tutte le forze politiche responsabili perché li sostengano; ci rivolgiamo anche agli amici della Lega, con cui su questi temi in Sardegna abbiamo fatto battaglie comuni. Questi temi interessano padri e madri di famiglia, perché dietro ogni lavoratore c'è un disagio, c'è la precarietà, c'è la sopravvivenza, in quanto non si sa cosa faranno domani. E, allora, noi chiediamo il sostegno e valuteremo veramente il senso di responsabilità delle forze politiche che predicano una cosa ma poi, nei fatti, ne fanno un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boldi. Ne ha facoltà.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, solo poche parole su questi emendamenti. Le motivazioni che ha portato l'onorevole Pittalis per la presentazione di questi emendamenti sono sicuramente per molta parte condivisibili.

L'ha già ricordato lui, ma lo ricordo anch'io. Effettivamente nulla ostava nel 2016, quando sono state riconosciute aree di crisi industriale complessa le due aree di cui trattiamo oggi in questo provvedimento, di aggiungere, fin da allora, l'area di Ottana, che effettivamente è complessa. È una complessità che deriva dal fatto che si tratta di un polo energetico, si tratta di un polo chimico, si tratta di un polo siderurgico che effettivamente ha assolutamente bisogno di progetti di reindustrializzazione e di riqualificazione.

Purtroppo, pur comprendendo il richiamo che viene fatto al nostro gruppo dal collega Pittalis, il nostro voto su questi emendamenti sarà un voto negativo anche perché non ci sono in questo momento risorse e non sono specificate le risorse in base alle quali poter approvare questi emendamenti e noi sappiamo che qualunque emendamento di spesa deve riportare chiaramente una sua copertura.

Detto questo, chiaramente il nostro è un invito al Governo, che sicuramente non è insensibile a questi problemi, ad aiutare a fare in modo che la procedura, che è già in corso, di riconoscimento di crisi industriale complessa per l'area di Ottana si velocizzi, in maniera tale che questi territori possano usufruire, come gli altri, di tutte le risorse che sono messe a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romina Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Presidente, colleghe e colleghi, Governo, in questi cinque anni scorsi, nella legislatura appena trascorsa, la crisi industriale sarda, la crisi industriale dei poli sardi, è sempre stata all'attenzione del Governo, tant'è che Alcoa - la soluzione della grande e lunga crisi di Alcoa - rappresenta il simbolo di una industrializzazione che in Sardegna può riprendere, di un processo di reindustrializzazione che può riprendere nel rispetto della sostenibilità e con il protagonismo dei lavoratori.

Per questo motivo noi chiediamo che Ottana, su cui già noi avevamo lavorato tant'è che già era inserita fra le aree di crisi e mancava il tassello successivo dell'individuazione dell'area di crisi complessa, diventi oggetto d'attenzione da parte del Governo e oggi è l'occasione giusta per fare questo. Abbiamo fatto una campagna elettorale in cui anche in Sardegna, come nel resto del Mezzogiorno d'Italia, il lavoro è stato al centro dell'attenzione e - direi - delle parole e dei paroloni spesi dai nostri colleghi che oggi governano il Paese. Questo è il momento giusto di dimostrare che c'è un'attenzione particolare per il Mezzogiorno ed è anche il momento di dimostrare che l'industria non è bandita dall'attenzione e dall'agenda politica di questo Governo, come troppo spesso abbiamo sentito dire in campagna elettorale.

Rivolgo un appello particolare alle colleghe e ai colleghi sardi. Nella nostra isola, in campagna elettorale, più volte ci siamo detti con coloro che abbiamo avuto l'opportunità di incontrare - perché molti colleghi non li abbiamo mai visti in giro per la Sardegna, ma li abbiamo conosciuti qui, nell'Aula di Montecitorio - di fare tutti insieme le battaglie per la nostra isola, le battaglie sullo sviluppo, le battaglie sociali, quelle importanti che non hanno colore politico. E allora, colleghe e colleghi, in particolare della Sardegna, vi chiedo di votare favorevolmente su questo emendamento. Ricordiamoci che Ottana non solo è uno dei poli industriali che merita attenzione nella nostra isola, ma è anche il simbolo di una Sardegna delle zone interne, di una Sardegna dell'entroterra che vuole rialzare la testa, che si vuole rimettere in cammino e che vuole tornare ad essere competitiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Signor Presidente, Liberi e Uguali esprimerà un voto favorevole su questo emendamento e su quello successivo. Le ragioni che alcuni colleghi hanno ora ricordato in merito ad Ottana sono ragioni vere, ragioni fondate.

Non è ancora, è vero, riconosciuta come area di crisi industriale complessa, ma ne ha tutte le caratteristiche, e credo siano difficili da motivare le ragioni del “no”. Vorrei ricordare, ad alcuni colleghi della maggioranza che sono intervenuti e hanno sottolineato l'incongruenza delle coperture proposte, che è compito del Governo proporre riformulazioni di coperture nel momento in cui si condivide l'obiettivo, ma la copertura proposta da un deputato - in questo caso una deputata - è inadeguata. Credo sia un segnale molto preoccupante, guardate, perché stiamo parlando di un'operazione molto circoscritta, cinque milioni di euro per ammortizzatori in deroga su un'area che ha, appunto, le caratteristiche di drammaticità economica e sociale e un tessuto industriale che potrebbe essere oggetto di quei piani di riconversione che vengono attuati nel momento in cui si si riconosce l'area di crisi complessa.

Quindi, questa indisponibilità è un brutto segnale, è davvero un brutto inizio sul terreno degli interventi per la riqualificazione e lo sviluppo di territori in difficoltà. Spero non sia indicativo dell'atteggiamento, delle strategie, dell'attenzione che il Governo che si definisce «Governo di cambiamento» vuole avere nei confronti di realtà che, ripeto, hanno caratteristiche economiche e sociali drammatiche. Noi voteremo a favore, con coerenza, con i programmi che abbiamo sostenuto in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

DAVIDE CRIPPA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Signora Presidente, colleghi che siete intervenuti, innanzitutto non vi sfuggirà che questo testo di legge è frutto del Governo precedente, per cui ci ritroviamo in una fase in Commissione speciale, le Commissioni non sono ancora partite, formalmente. Stiamo portando avanti quella che è una misura prodotta dal Governo Gentiloni, quello precedente. Quindi, nel momento in cui andiamo ad allargare la platea rispetto a uno scenario di ZES, è evidente, credo, che ci sia la legittimità da parte di tutti i membri del Parlamento a portare, giustamente, le istanze territoriali che riguardano le zone economiche speciali di tutta Italia.

E, quindi, nel momento in cui, oggi, allarghiamo questo provvedimento a un pezzo, e poi c'è quel collega vicino che dice «no, ma la crisi si estende anche nella mia regione», e poi andiamo a vedere tutto il resto, è evidente che stiamo affrontando un altro tema; un tema che non è nel veicolo che stiamo vedendo ora, che, ricordo di nuovo, a me stesso, è frutto della legislazione del Governo Gentiloni. Ci ritroviamo oggi a fare questa misura straordinaria per dare continuità rispetto a un'emergenza di queste zone, sapendo benissimo che il tema che voi oggi ponete rispetto a – in questo caso – la zona industriale economica speciale di Ottana, che è ancora da autorizzare e deliberare da parte del Ministero dello sviluppo economico, rappresenterebbe un problema anche dal punto di vista normativo. Sto impegnando delle risorse in virtù del fatto che forse attribuirò a quella zona una zona economica speciale. E le altre zone economiche speciali che, invece, sono già autorizzate? È evidente che qui ci sia un parere contrario complessivo. I pareri ci sono arrivati da tre ministeri differenti, abbiamo parere contrario del Ministero del lavoro, in quanto specifica che, concedendo mobilità in deroga fuori da un'area di crisi complessa, sostanzialmente riaprirebbe una procedura rispetto a una questione già chiusa, ormai cessata, di un istituto al 31 dicembre 2016.

Dall'altro lato, se noi ci spostiamo sul parere, in questo caso, del MISE, la ZES di fatto è la modalità con cui oggi noi non abbiamo codificato quella come una zona economica speciale, al momento, e quindi, anche qui, c'è una necessità di chiarire prima l'aspetto della ZES e poi, evidentemente, la delibera che vada a stanziare dei soldi.

Ho separato le modalità dei pareri, perché mi interessa far comprendere come questa fase - dove oggi c'è un Governo che si è insediato e ha prestato giuramento, come il sottoscritto, ieri - siamo sia molto delicata, nel senso di portare avanti quelle questioni già aperte; sicuramente tutte le riflessioni che avete posto rispetto alle necessità di prendersi cura e carico dei lavoratori sono sicuramente oggetto di interesse del Ministro del lavoro e dello sviluppo economico Di Maio.

Le motivazioni, per cui, sono semplicemente queste e intervengo adesso per non intervenire anche sull'emendamento successivo.

La modalità è la stessa: qui si corre il rischio di andare a deliberare rispetto a una futura Zona economica speciale, con il rischio di aprire la possibilità… E lì bisognerebbe poi ragionare anche da un punto di vista finanziario, perché il collega Fassina parlava di 5 milioni di euro rispetto a questa ZES, ma, se andassi ad aprire a tutte le ZES che, ovviamente, hanno legittimità di porre le attenzioni territoriali a questo Parlamento, le coperture necessarie sarebbero ben diverse.

Per questo, in entrambi i casi il parere del Governo è motivato di contrarietà rispetto a tale questione e vi ricordo la straordinarietà di questo atto normativo, che non è frutto del Governo qui insediato, ma è una continuità rispetto a quello precedente, come misura straordinaria e di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo, non avendolo preventivato, in questo dibattito, perché la riapertura della discussione del Governo mi pone alcune questioni non chiare sulla conversione di questo disegno di legge.

Ho sentito il sottosegretario in questo momento che, con ampia facoltà di linguaggio, ci ricordava il tema delle ZES. Penso che in questa fase noi stiamo discutendo più specificamente di un provvedimento che riguarda il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e, nello specifico, della Cassa integrazione guadagni in deroga, all'interno delle aree di crisi industriale complessa riconosciute in base a una legge nel nostro Paese.

Su questo, mi corre l'obbligo anche di fare chiarezza, perché, insomma, è un provvedimento del Governo Gentiloni che noi riconosciamo come molto positivo; la legge finanziaria, di stabilità, dello scorso anno ha predisposto un rifinanziamento di questi ammortizzatori. Si è verificata, e qui lo contestualizziamo, prima per me e poi per tutti i colleghi, la necessità di una misura ad hoc per la Sardegna, che era, diciamo, in quella fase non pronta ancora a questo decreto. Vengono stanziate con questo decreto delle risorse apposite per la Sardegna, per quelle aree che sono già state riconosciute. Ottana, come ha bene detto la nostra collega, ha il procedimento in corso, è area di crisi e deve essere riconosciuta area di crisi complessa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Questo era il lavoro che stavamo facendo. Ora, al di là della questione della discussione su due cose che mi sembrano lievemente diverse - poi le umane cose, insomma, e l'intendimento di ciascuno è quello che è - credo che si debba fare chiarezza. Questo emendamento propone che, nelle more di quel procedimento, lo diceva il collega onorevole Pittalis, si predispongano risorse per quando sarà giunta al termine questa procedura di riconoscimento su un'area…Capisco che ognuno ha qualcosa da aggiungere sulle aree di crisi industriale complessa in questo Paese, ma la Sardegna, per cui abbiamo fatto un decreto-legge, è una terra martoriata dal punto di vista industriale.

Non sono sardo, ma mi sono occupato nella scorsa legislatura di questi temi. È stata una delle questioni centrali nelle politiche industriali sul territorio dei Governi del nostro gruppo parlamentare, perché lì c'era un problema serio. Oggi stiamo affrontando la conversione di un decreto-legge che, dal nostro punto di vista, è altamente positivo rispetto ai lavoratori e alle lavoratrici coinvolti in quei processi di riconversione. Si ritiene che non vada bene? Il Governo è nella pienezza delle sue funzioni, ci elencherà quali sono i capisaldi della sua politica industriale, sperabilmente nel prossimo futuro, decida di modificarlo, lo faccia decadere se ritiene, e ne riscriva uno diverso. Ma, insomma, non possiamo oggi lucrare, con mezzi e mezzucci, sul parere di diversi dicasteri sulla pelle di un migliaio di lavoratori, che sono coinvolti in questa situazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Io ho ascoltato queste parole molte volte nella scorsa legislatura e oggi sono a chiedere, per quello che si è detto, che ci sia un voto il più possibile ampio in questo Parlamento - grazie Presidente - su questi emendamenti, che sono un atto di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Manca. Ne ha facoltà.

GAVINO MANCA (PD). Signora Presidente, membri del Governo, colleghi e colleghe onorevoli, io ho firmato con convinzione l'emendamento dei colleghi Pittalis e Cappellacci. Caro sottosegretario, dopo aver sentito le sue dichiarazioni, ancora con più forza ritengo d'aver fatto bene. Questa non è una battaglia contro nessun'altra parte d'Italia o contro altre ZES. È una battaglia per una cosa giusta, per un territorio in difficoltภper un territorio dove le famiglie hanno difficoltà ad arrivare a fine mese.

Siete andati in campagna elettorale nella nostra terra, avete preso grande consenso elettorale, avete l'obbligo di dare risposte. I 5 milioni di euro sono una risorsa importante per la nostra terra.

Quindi, caro sottosegretario, cari membri del Governo, cari colleghi sardi, diamo una dimostrazione di orgoglio: uniamoci in questa battaglia e diciamo sì a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Gli emendamenti presentati dai colleghi deputati di Forza Italia, Pittalis e Cappellacci, hanno implicazioni che vanno oltre la portata della conversione del decreto-legge n. 44 del 9 maggio 2018.

A una misura tampone, decisa da un altro Governo, che riguarda i lavoratori del polo dell'alluminio del Sulcis Iglesiente, i colleghi connettono misure che vorrebbero andare nella direzione di una risoluzione di un problema di politica economica delle zone interne della Sardegna, ossia l'area di Ottana e della Sardegna centrale.

Solo che, uno dei più grandi fallimenti delle classi dirigenti della Sardegna e della Repubblica italiana, ossia l'industrializzazione di Ottana, non può essere risolto con l'aggiustamento di un decreto del Governo Gentiloni dedicato a un altro argomento.

Dovremo adoperare misure rapide, ma dovranno essere adottate con interventi ad hoc, all'interno di una nuova politica economica e industriale dedicata alle zone interne della Sardegna. Nei tavoli di crisi ci saremo, ma con una proposta organica, non improvvisata, con coperture più adeguate.

Noi del MoVimento 5 stelle siamo stati presenti a Ottana in tutti i tavoli della crisi, ad esempio quelli degli incontri che avevano a che fare con l'amianto, perché è la storia anche di un inquinamento disastroso quello di Ottana, e non abbiamo visto esponenti di altre forze politiche! Noi siamo stati presenti e continueremo a esserlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e lo faremo con misure che saranno non improvvisate. Saremo presenti a tutti i tavoli. Non abbandoniamo le zone interne, ma non vogliamo neanche una speculazione su fatti che dovrebbero misurarsi in altri modi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, io voterò a favore di questo provvedimento, mentre il mio gruppo si asterrà.

Mi dispiace solamente che dal PD devo sentire la lezioncina sulla coerenza dei colleghi sardi, mentre, nella scorsa legislatura, con il Governo Gentiloni, la Sardegna è stata dimenticata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi patti, patata di Renzi, vi ricordo che quella firma, la richiesta di Ottana, è stata fatta per fare un favore al partito dei sardi, un partito indipendentista che ha convocato lì il congresso. E, stranamente, l'assessore regionale ha firmato il decreto proprio il giorno che c'era quel congresso e i giornali hanno titolato: l'assessore va a Ottana proprio dal Partito dei sardi. Evitiamo queste strumentalizzazioni dell'isola, evitiamo di portare in Parlamento battaglie che sono ideologiche, partitiche e che ci rovinano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

I sardi è vero che devono essere tutti uniti, ma, per cortesia, questo emendamento - e lo dico veramente con il cuore - poteva essere fatto meglio, poteva essere presentato un meglio e quella battaglia di Ottana non doveva essere strumentalizzata per certi fini, perché soprattutto ci sono le elezioni regionali a febbraio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (M5S). Grazie, Presidente. L'area di Ottana, come da voi definita in crisi, è frutto di politiche, anzi di non politiche industriali, le cui responsabilità sono da imputare a chi ha governato la nazione e la regione in questi ultimi vent'anni, da destra a sinistra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Si chiede ora di intervenire senza avere una visione di politica industriale. E ricordo che siamo tutti pronti a parlare in Sardegna di industria, ma non ricordo nessun'azione in questi ultimi anni da parte vostra. Quindi, è necessario un cambiamento e questo è possibile solo pensando a programmare quali azioni siano effettivamente da portare avanti e siano efficaci per ogni singola azione e ogni singola zona industriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, Presidente. Io resto onestamente allibito. Sento colleghi che sono stati sul territorio e hanno sul territorio dispensato parole come “coraggio”, parole come “soluzioni” che arriveranno, che noi porteremo. Li sento oggi, che sono alla prova dei fatti, che hanno una responsabilità di Governo, dire: noi siamo di passaggio, è un provvedimento che stiamo solo portando, come dei notai. Ma, signori, forse è il caso che ci diamo una sveglia, perché è questo il momento della responsabilità! È questo il momento dei fatti! È questo il momento delle decisioni! È questo il momento in cui bisogna dare risposte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Ottana ha i tassi di decrescita dell'occupazione più alti della Sardegna. Pensate bene: sono, in dieci anni, meno 33,7 per cento nei settori chimica e gomma, meno 54 per cento nelle altre industrie. Allora, noi cosa andiamo a raccontare a questi operai e a queste famiglie, che oggi vivono nella precarietà e nella disperazione? Andiamo a raccontare che è un momento di passaggio, che è un momento di transizione, oppure dovremmo prendere in mano il problema?

Signor rappresentante del Governo, qua si parla di aree industriali in crisi complessa. Lasciamo stare le ZES che sono un'altra cosa. Dovremmo prendere il coraggio a due mani e iniziare da subito. Mi fa piacere sentire che ci saranno dei provvedimenti organici. Peccato che io questa visione organica ancora non l'abbia vista, peccato che non l'abbia letta nel contratto di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E, allora, la parola “coraggio” è una parola - mi piace richiamare quanto disse Papa Francesco quando venne in Sardegna e incontrò proprio gli operai di quelle aree - che non deve essere una bella parola di passaggio. Non sia soltanto un sorriso di circostanza, di chi viene e vi dice coraggio. No! Questo coraggio deve venire da dentro e deve spingere tutti noi a fare di tutto, per trovare le soluzioni. Allora, il momento della ricerca della soluzione, il momento della sintesi politica della responsabilità, è questo: è oggi, non domani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Onorevoli colleghi, se vogliamo essere efficaci nella nostra azione legislativa, dobbiamo avere ordine. E avere ordine significa che, mettere dentro in un provvedimento una cosa potenzialmente giusta, nella maniera sbagliata, è la maniera perfetta di non fare ordine, perché tutti siamo d'accordo in principio, ma sbagliata è la maniera in cui è stato presentato, svilito e strumentalizzato, come giustamente ha appena detto il collega, un problema serio che tutti abbiamo presente.

Quindi, se vogliamo veramente, tutti assieme, organizzare qualcosa - perché mi sembra che qui non ci sia contrasto fra tra le forze politiche -, tutti siamo d'accordo. Nessuno ha detto che Ottana deve essere azzerata, siamo tutti a favore. Vogliamo, cortesemente, invece di fare cose strumentali, metterci assieme e risolvere in modo definitivo questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)? Altrimenti andiamo ogni volta a parlare del nulla.

Quindi, questa non è la sede, lo strumento è sbagliato, adesso lo cancelliamo, giriamo pagina e poi, dato che tutti assieme vogliamo risolvere la questione di Ottana, si fa il provvedimento nei modi e nelle sedi giuste e andremo tutti assieme a testa alta davanti agli amici della Sardegna a dire che questo Parlamento ha risolto, tutti assieme, non la destra o la sinistra, il loro problema. Tutto qui (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Signora Presidente, in risposta all'attuale sollecitazione dell'onorevole Borghi della Lega, dico che la Commissione speciale ha lavorato molto bene su questo argomento. Sono stati presentati due emendamenti dai colleghi, se c'era l'intenzione - visto che c'è un'unanimità di consensi - di realizzarlo, di renderlo più attuabile, si poteva fare una riformulazione di quei due emendamenti; si poteva trovare un modo per inserire il problema già in questo provvedimento, che è ad hoc per la Sardegna.

E mi permetta, onorevole Crippa, sappiamo benissimo che gli uffici dei Ministeri fanno il loro lavoro, ma l'indirizzo politico sta nella politica e, se questo è un problema, sta alla politica risolverlo e gli uffici si adegueranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pittalis 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.10 Pittalis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gavino Manca. Ne ha facoltà.

GAVINO MANCA (PD). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, lo diceva poco fa la collega Fregolent: se c'è la volontà, si può trovare una soluzione a proposito di questo emendamento. Venga riscritto, venga riformulato. Qui non stiamo parlando di politiche di come è stato gestito quel territorio, onorevole Deidda, parliamo di ammortizzatori sociali, di dare opportunità alle famiglie di arrivare a fine mese. Non c'è demagogia in questo emendamento. Forse ci può essere un errore nella scrittura: rimoduliamolo, votiamolo assieme; è questo l'appello ai sardi. Non c'è demagogia dentro questo emendamento. Poi ci siederemo a parlare di Ottana, delle politiche di reindustrializzazione, di quello che è stato sbagliato. Sono stati commessi errori, lo ammettiamo, da parte di tanti negli ultimi cinquant'anni, però si tratta di un intervento per mettere a disposizione il pane anche alle famiglie di quel territorio, che vive una gravissima situazione di disagio economico e sociale.

Quindi, l'appello accorato che facciamo nuovamente ai colleghi sardi, onorevole Vallascas è: uniamoci su questa battaglia, troviamo le risorse e diamo l'opportunità a quelle famiglie di poter andare avanti, poi parleremo di tutto, di cui dobbiamo parlarne nelle sedi opportune e nei modi dovuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Presidente, riprendo la parola perché, signor sottosegretario, io mi sarei aspettato che lei almeno indicasse una via di uscita. Lei ha riferito alla Camera delle ovvietà e, mi consenta, delle banalità, perché i cassintegrati, quelli che hanno ormai finito anche la mobilità e che sentono le sue parole, hanno ragione di dirsi distanti, ma da questa politica di cambiamento che voi state proponendo e che nasconde il nulla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Questo è il problema! Va lei ad Ottana, nel nuorese, a dire a quei padri e a quelle madri di famiglia che non possono ricevere alcun sussidio e che sono trattati in maniera diseguale rispetto ad altri, sia del polo sud che del polo nord della nostra isola o di altre realtà italiane? Ecco qual è il senso di questo emendamento: riparare ad una ingiustizia sociale, ad una ingiustizia che non si può consentire a nessuno, a nessun uomo, anche fosse una sola persona; ma qui sono centinaia di lavoratori. Lo volete capire che l'area di Ottana, purtroppo, è diventata un cimitero, dove c'è solo l'attesa che possa essere riconvertita con delle iniziative da parte di operatori seri che noi stiamo cercando da destra a sinistra passando per il centro. Smettetela di richiamare queste collocazioni quando parliamo del lavoro e dei lavoratori, perché la dignità non la si salvaguarda con le etichette (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E, allora, voi state tentando di dare dignità al lavoro con il fantomatico reddito di cittadinanza, che chissà quando verrà; noi la vogliamo dare con provvedimenti concreti che siano dell'oggi, non del domani; questo è il senso di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, per il suo tramite, vorrei chiedere come mai, nel primo giorno del Parlamento in cui si parla di un provvedimento importante, per una regione così importante come la Sardegna, come è stato ricordato da tutti i colleghi, in Aula, il Ministro competente è assente, in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché vorrei ricordare che il Ministro per lo Sviluppo economico e del lavoro è il Ministro Luigi Di Maio che, oggi, però, non è in quei banchi. Non vorrei, Presidente, che fosse in imbarazzo per altre questioni che magari non riguardano Roma o qualcuno che si chiama Lanzalone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Presidente, solo due parole per rispondere ai miei conterranei, all'onorevole Manca, all'onorevole Cappellacci, soprattutto all'onorevole Cappellacci e all'onorevole Pittalis che, oggi, ci accusano di non occuparci dei nostri conterranei. Mi farebbe piacere capire quanto vi siete occupati, voi, del polo di Ottana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando eravate governatori della Sardegna; onorevole Cappellacci, quanto tempo ha avuto lei, essendo governatore della Sardegna, di occuparsi del polo di Ottana, o lei, onorevole Pittalis, per tanti anni in consiglio regionale, quanto si è occupato del polo di Ottana e, soprattutto - mi faccia parlare, perché lei ha parlato -, quando noi, prima, in campagna elettorale siamo andati a Ottana a occuparci del problema amianto, dove eravate voi? Perché solo il MoVimento 5 Stelle era a Ottana ad occuparsi del problema dell'amianto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Oggi, la gente di Ottana non vi sta chiedendo il reddito di cittadinanza e non vi sta chiedendo di venire qui a portare emendamenti, vi sta chiedendo di portare via l'amianto, perché in quegli anni, in politica non c'era il MoVimento 5 Stelle, c'eravate voi a lasciare l'amianto a Ottana! E i tumori non li ha portati il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Onorevole Cappellacci, state facendo campagna elettorale…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza; lo ripeto, si rivolga alla Presidenza, onorevole.

MARA LAPIA (M5S). State facendo una campagna elettorale vergognosa e sbagliata; la vostra campagna elettorale non inizia da questa Camera dei deputati, non inizia in questo modo, fatela in Sardegna, non strumentalizzate né il MoVimento 5 Stelle, né i vostri conterranei; questo è un emendamento banale e vergognoso che non porterà niente a Ottana. Non portate questi emendamenti, fate un tavolo tecnico e verremo a parlare con voi di Ottana, ma prima bonificate, non strumentalizzate né il MoVimento, né i politici sardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, Presidente. Non vorrei ripetermi, però, se qualcuno ci accusa di fare campagna elettorale… si sente? Sì, bene. Non vorrei ripetermi, ma se qualcuno, in questo momento, ci sta accusando di fare campagna elettorale, forse, ha un attimino le idee confuse, perché deve spiegarmi se noi facciamo campagna elettorale, loro cosa dovrebbero fare? Dovrebbero governare, dovrebbero portare avanti quel cambiamento di cui hanno tanto parlato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), invece, oggi, impegnano la discussione dell'Aula per parlare degli incontri fatti sui temi più vari.

Allora, cara onorevole Lapia, se avrà il piacere e la pazienza, le posso elencare tutte le vicende delle quali ci siamo occupati e anche tutti gli atti che portano la nostra firma, anche sui provvedimenti che, oggi, sono in discussione, però, veramente, stendiamo un velo pietoso, la campagna elettorale è chiusa!

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

UGO CAPPELLACCI (FI). Adesso è il momento del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Per un richiamo al Regolamento, signora Presidente.

PRESIDENTE. Quale articolo, onorevole?

ENRICO BORGHI (PD). Sarebbe utile che tutti i colleghi ricordassero che ci si rivolge alla Presidenza, altrimenti questo dibattito degrada.

PRESIDENTE. Ho già richiamato la collega Lapia a rivolgersi alla Presidenza, la ringrazio.

Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pittalis 2.10, con il parere contrario del relatore e del rappresentante del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 583-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei alla materia del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: ordine del giorno n. 9/583-A/4 Boldi, che interviene in materia di fatturazione elettronica per i gestori di carburante per autotrazione, esso presenta, peraltro, contenuto analogo a proposte emendative dichiarate inammissibili in sede referente; ordine del giorno n. 9/583-A/9 Moroni, che riguarda la crisi occupazionale che ha colpito il comparto agroforestale di province della Puglia, a causa della diffusione dell'organismo patogeno della xylella.

La deputata Ilenia Lucaselli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/583-A/1. Non è presente in Aula, quindi, si intende che vi abbia rinunciato.

L'onorevole Salvatore Deidda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/583-A/2.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Considerato che questo provvedimento riguarda Portovesme e Portovesme è un'area di crisi complessa - l'altra area di crisi complessa è Porto Torres -, noi stiamo proponendo la zona franca integrale per la Sardegna. È una battaglia nata e portata avanti nel 2013, anche da quello che era il «governatore» Cappellacci e da quella che era la maggioranza, in quell'epoca, di centrodestra. Noi riteniamo che il Parlamento debba capire che la Sardegna sta vivendo, purtroppo, un fenomeno di spopolamento e di crisi industriale che non si può risolvere se c'è la tassazione a questo livello; la Sardegna è l'unica Regione che non è metanizzata; la Sardegna, voi la conoscete per il mare, tutti ne apprezzano il mare, ma per noi il mare è anche una barriera, una barriera che fa costare tutto di più, una barriera che fa costare di più l'energia, visto che la Sardegna ha l'energia più cara. Quindi, l'unico sistema che oggi può dare uno shock positivo alla Sardegna e non far moltiplicare le aree di crisi industriale è la zona franca.

Noi abbiamo presentato un ordine del giorno, non un emendamento, per chiedere – e ci appelliamo al Governo - di avviare uno studio sulla zona franca, sull'applicazione della zona franca e, da qui a un paio d'anni, applicarla, a partire dai porti franchi per poi estenderla fino all'interno. Chiediamo il voto favorevole di tutte le forze politiche; potete apporre la firma, non è una battaglia ideologica di Fratelli d'Italia, ma speriamo che sia abbracciata da tutti; questa è veramente un'iniziativa da portare avanti e, lo ripeto, ci appelliamo al Governo perché la faccia sua e la porti avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Donzelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/583-A/3.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, l'area di Livorno, area di crisi complessa, ha una possibilità per uscire dalla crisi fornita dalla natura e anche dall'uomo e dagli interventi che sono stati fatti negli anni, che è il porto di Livorno. Il porto di Livorno, grazie anche al bacino di carenaggio, alle sue dimensioni e alla possibilità, quindi, di riparare le navi, anche di grandissime dimensioni, potrebbe diventare un centro unico anche e non solo nel Mediterraneo, ma in tutta l'area centrale mondiale. Quindi, diventa importantissimo anche per gli armatori poter contare un domani su bacini di carenaggio funzionanti e sul porto nelle sue massime funzioni. Si può uscire dalla crisi di Livorno, basta che la politica acceleri i tempi, ripartano i bandi per il porto, arrivino a conclusione e si possa dare a Livorno la possibilità di essere una città ricca e florida grazie al proprio porto e alle proprie infrastrutture. È possibile, dipende solo da noi e, quindi, sono a chiedere un impegno del Governo in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

DAVIDE CRIPPA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Presidente, l'ordine del giorno n. 9/583-A/1 Lucaselli è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/583-A/2 Deidda è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/583-A/3 Donzelli, rispetto alla procedura di gara del bacino di carenaggio del porto di Livorno, vorremmo segnalare la necessità che, di fatto, ad oggi, la gara sia ripresa e siamo in una fase abbastanza delicata, per cui bisogna comprendere la modifica progettuale che ad oggi è stata introdotta rispetto alla procedura di gara precedente, che, per cinque volte, nonostante cinque proroghe, ha dato un esito totalmente negativo rispetto alla partecipazione e all'interesse dei vari stakeholder a questo tipo di operazione; per cui, anche in questo caso posso proporre un accoglimento come raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/583-A/4 mi risulta inammissibile.

Sull'ordine del giorno n. 9/583-A/5 Fatuzzo c'è un parere contrario, in quanto, di fatto, sembra applicare lo strumento previsto a una disciplina di riconversione e riqualificazione estesa, che non è lo strumento che oggi ci troviamo ad adottare, per cui evidentemente c'è un tentativo di estendere, sia alle aree limitrofe, sia alle attività non compromesse, tutta una serie di misure di rilancio industriale. È una misura che secondo noi esula rispetto al campo d'azione di questo provvedimento e sicuramente deve trovare una risposta in quella che è la politica industriale del Paese. Per cui, a nostro avviso, il sostegno in questo caso non va in questa direzione.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/583-A/6 D'Attis, di per sé come è formulato oggi, l'ordine del giorno avrebbe un parere contrario e potremmo suggerire una riformulazione di questa natura: “ad invitare i commissari ad assicurare la priorità nei pagamenti e dello scaduto nei confronti delle imprese dell'indotto, compatibilmente con le risorse finanziarie della procedura di amministrazione straordinaria e nel rispetto delle disposizioni che disciplinano il trattamento dei debiti prededucibili di Ilva”. Quindi, sull'ordine del giorno n. 9/583-A/6 D'Attis vi è questa riformulazione, altrimenti il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/583-A/7 Labriola vi è parere contrario: viene chiesto al Governo di assicurare che, nella procedura in gara già esperita dal Governo precedente, rispetto alla cessione e all'affitto del ramo d'azienda con Am Investco, questa si debba far carico dei debiti contratti fino ad oggi dall'amministrazione straordinaria e, quindi, dai commissari. Non entro nel merito della scelta, ma evidentemente è una modifica rispetto a quella che era la modalità di gara, per cui nella modalità di gara non c'era la richiesta, non è stata fatta precedentemente la richiesta rispetto all'accoglimento dei debiti che l'amministrazione straordinaria si dovesse portare dietro e, quindi, di conseguenza sarebbe una riapertura di tutta la procedura di gara, perché sarebbe un cambio contrattuale, evidentemente non congruo, rispetto alle condizioni pattuite e ai bandi di gara che sono stati già esperiti nella precedente legislatura.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/583-A/8 Cappellacci, preso atto del dibattito in Parlamento, che c'è stato poc'anzi, rispetto a i temi delle aree di crisi, volevo segnalare la seguente riformulazione: espungere le premesse n. 6) e 8) e modificare l'impegno nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di adottare atti idonei al riconoscimento dell'area di ‘Crisi Industriale Complessa'; “a valutare ogni utile iniziativa (…)”; “ad intervenire con politiche tese a rendere più competitivi e attrattivi per gli investitori i territori delle aree di crisi, adottando politiche di fiscalità di vantaggio tese a compensare il divario derivante dalla condizione dei territori.” Se venisse accettata questa riformulazione, il parere è favorevole, altrimenti il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/583-A/9 Moroni è inammissibile. Sull'ordine del giorno n. 9/583-A/10 Benamati si propone la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, dopo il riconoscimento di area di crisi, di prevedere nei prossimi decreti adeguate risorse finanziarie e garantire strumenti di sostegno al reddito a tutela di lavoratrici (…)” e poi prosegue così come è scritto.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/583-A/1 Lucaselli, accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno n. 9/583-A/2 Deidda è accolto come raccomandazione: insiste per la votazione o lo accoglie? Va bene. L'ordine del giorno n. 9/583-A/3 Donzelli è accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno n. 9/583-A/4 Boldi è inammissibile.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/583-A/5 Fatuzzo, su cui c'è parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi tutti, sono naturalmente a favore del provvedimento che stiamo per votare e lo confermo nell'ordine del giorno, ci mancherebbe altro, però ho una pulce nell'orecchio da parecchio tempo e vorrei levarmela in questa importante occasione di parlare su un documento che interviene nella legge in vigore.

Si tratta di un prolungamento della Cassa integrazione straordinaria in deroga. Bene, ma io mi domando cosa pensano in questo momento tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, che, nella stessa situazione, cioè hanno perso il lavoro per cause non a loro imputabili e sono senza alcun reddito, che differenza c'è tra un lavoratore senza reddito, perché non ha nessun aiuto dallo Stato, a volte neanche la disoccupazione, pur avendo perso il lavoro così come avviene nelle aree di crisi, che hanno questa possibilità di prolungamento del sostegno alla difficoltà di sopravvivere, di vivere. E quindi l'ordine del giorno chiede che si ampli, che si allarghi la platea dei lavoratori che, rimasti disoccupati senza alcuna colpa, non hanno di che vivere e non possono essere a mio parere differenziati a seconda del luogo in cui lavorano, a seconda della ditta in cui lavorano, a seconda del mercato di quel momento. O tutti o nessuno!

E anche le aziende in crisi, a mio parere, se tali sono, devono essere aiutate mettendo in atto questi provvedimenti in favore non solo del lavoratore disoccupato, ma anche dell'azienda che viene ad avere meno oneri. Non si facciano differenze tra le aziende in crisi: le aziende in crisi delle varie località della Sardegna, come della Sicilia, come della Lombardia, dovunque siano, dovrebbero essere tutte aiutate dallo Stato nello stesso modo.

Molti di voi, forse tutti, forse anche lei, Presidente, penserà che questo è un sogno. Ma lasciate sognare anche noi! E soprattutto il Governo, che nella propria azione si è convinto di fare qualcosa che nessuno ha mai fatto fino ad oggi, ha parlato tanto di reddito di cittadinanza, di reddito di pensione: diciamo che ci daremo da fare nel futuro. Ma il futuro è presente per il Governo presente, il futuro è presente per il Governo di oggi: facciamo che si possa aprire un percorso, perché chi è disoccupato venga aiutato sempre, le aziende in crisi vengano aiutate sempre, senza distinzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fatuzzo n. 9/583-A/5, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno D'Attis n. 9/583-A/6: onorevole D'Attis, accetta la riformulazione proposta dal Governo? Sì.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Labriola n. 9/583-A/7.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Presidente, Governo, l'ordine del giorno da noi presentato nella prima parte era provocatorio, in quanto l'ordine del giorno precedente, dove abbiamo accolto la riformulazione e si prevede la procedura così come stabilita dal Governo precedente, è una procedura che, guardando bene gli atti, non consente all'indotto nella propria interezza di accedere ai crediti e di trasformali, i propri crediti, da chirografari in prededucibili.

La situazione dell'indotto è una situazione di stallo, che non può essere risolta attraverso le procedure, nonostante abbiamo accolto l'ordine del giorno precedente perché prevedeva anche la parte sulla decontaminazione dell'ambiente. Il discorso è che bisogna trovare delle formule nuove affinché l'indotto venga pagato, perché ha lavorato per lo Stato, per i commissari senza avere (e questo lo sappiamo tutti) la giusta retribuzione. Un sistema fragile, che sta rischiando di saltare, e già le prime aziende, piccole e medie imprese stanno saltando. La procedura del Governo precedente non li aiuta. L'ordine del giorno era provocatorio, nel senso che cerchiamo di trovare delle soluzioni affinché, se anche il Governo precedente, nell'interlocuzione aveva dato disponibilità a risolvere in parte la questione degli esuberi dei lavoratori dell'Ilva, si possa essere messi nelle condizioni di salvare un sistema fragile individuando degli strumenti diversi da quelli che sono stati previsti. Tra l'altro, inviterei il sottosegretario a rivedere l'ordine del giorno nella seconda parte, perché è importante che l'indotto si sieda ai tavoli, alle trattative sia con i commissari che con i nuovi acquirenti, perché solo la sinergia tra le parti interessate può far risolvere un problema che ormai si è incancrenito, dove non si va avanti né indietro.

Il 30 giugno, lo sapete benissimo, scade la trattativa, il limite della trattativa tra sindacati e nuovi acquirenti: l'azienda può entrare nell'Ilva dal 1° luglio senza quell'accordo sindacale, che è importante definire nelle parti, perché non si può entrare all'Ilva con un nuovo strappo attraverso la città e sui cittadini. Taranto soffre: viene considerata il cuore pulsante dell'unica azienda a ciclo integrato italiana, ma viene trattata come l'ultima ruota di scorta. Uniamoci; e invito il sottosegretario ad accogliere la seconda parte dell'ordine del giorno, perché far sedere al tavolo gli operatori economici locali è molto importante, considerato che si responsabilizza una parte che si è sempre messa da parte, in un dibattito che sì riguarda l'Italia, ma il cuore pulsante resta Taranto, con le sue contraddizioni, con i suoi morti, con i suoi malati, con un ambiente da risanare e un'azienda, per quanto possibile, da far ripartire senza lasciare più morti a terra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Presidente, volevo chiedere, tramite lei, al Governo se è possibile prevedere una votazione per parti separate del dispositivo, perché la collega ha appena proposto una distinzione che purtroppo, nella modalità con cui è previsto il voto ora, non è possibile. Mentre sulla prima parte, nonostante la validità delle richieste e dei problemi che sono stati evidenziati, c'è un punto condivisibile, sottolineato dal sottosegretario Crippa, la seconda parte, se procediamo per parti separate, credo sia, almeno per quanto riguarda Liberi e Uguali, utile sostenerla, perché darebbe una forza alla trattativa decisamente maggiore rispetto a quella che ha avuto in questi mesi.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fassina: siccome l'impegno è unico, lei per seconda parte intende la parte dopo il punto e virgola, da “a prevedere”?

STEFANO FASSINA (LEU). Sì, esatto.

PRESIDENTE. Quindi, la premessa, con la prima parte dell'impegno, e poi la seconda parte dell'impegno, da “a prevedere”.

Sentiamo il parere del Governo sulle parti separate.

DAVIDE CRIPPA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Se la Presidenza intende ammettere in votazione per parti separate, sulla premessa più il primo impegno, parere contrario; sul secondo impegno, parere favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene: lo poniamo in votazione per parti separate.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'ordine del giorno Labriola n. 9/583-A/7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione della seconda parte dell'ordine del giorno n. 9/583-A/7 Labriola.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Presidente, chiedo di intervenire per una precisazione sul voto. Noi voteremo a favore di questa riformulazione. Chiarisco che le indicazioni portate dal Governo, in questo caso specificamente dal Sottosegretario Crippa. Per quanto riguarda il primo punto, abbiamo seguito l'indicazione del Governo, perché si sarebbe aperta una questione sulla gara dell'Ilva e quindi anche noi abbiamo ritenuto che questo non fosse il momento per mettere in discussione la conclusione della procedura di cessione dell'Ilva. Per questo abbiamo votato negativamente al punto precedente. Votiamo favorevolmente alla partecipazione della rappresentanza ai tavoli di concertazione.

Tengo a precisare, però, in questo momento che noi consideriamo estremamente importante, anche come segno di indicazione dell'attenzione alle politiche industriali di questo Governo, lo sviluppo della questione Ilva, per cui ci attendiamo, come abbiamo già chiesto in Commissione per Alitalia – e lo dico qui in Aula – anche per l'Ilva al più presto indicazioni chiare e specifiche dal Ministro dello sviluppo economico e del lavoro, onorevole Di Maio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte dell'ordine del giorno n. 9/583-A/7 Labriola, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Applausi) (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/583-A/8 Cappellacci.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Presidente, signor rappresentante del Governo, transeat per quelle parti della premessa che contengono un giudizio, una valutazione politica molto negativa e determinata. Potremmo, quindi, anche comprendere l'imbarazzo dare una disponibilità perché venissero espunte dall'ordine del giorno, ma chiedere di modificare la parte relativa all'impegno e trasformare quella che è una dicitura chiara, che chiede un impegno chiaro del Governo, che poteva anche essere accolto in termini di raccomandazione, chiedere che un impegno chiaro in quella direzione – sulla quale mi era sembrato di capire fossimo nella sostanza tutti d'accordo, ma mi rendo conto che evidentemente invece così non è, e ci sono delle riserve mentali – non è accettabile. Non è accettabile che al posto dell'impegno chiaro ci sia un impegno eventuale. Io credo che ci dovrebbe essere un imperativo categorico unanime, quindi la modifica non può essere accolta.

PRESIDENTE. Prendo, quindi, atto che l'onorevole Cappellacci non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/583-A/8.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/583-A/8 Cappellacci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/583-A/10 Benamati.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Presidente, anch'io apprezzo l'indicazione e lo sforzo del Governo. Dico questo tramite il sottosegretario Crippa, che ovviamente, in altra posizione in questa Aula, non era così amico delle riformulazioni che contenevano il valutare l'opportunità. Capisco anche il tema dell'attenzione, lo dico veramente con serietà al sottosegretario. Però, di cosa stiamo parlando? Perché già il collega Cappellacci ha indicato, per il suo ordine del giorno, l'importanza di un impegno non condizionato sulle attività di ri-industrializzazione del bacino di Ottana e delle misure ad esse conseguenti. È chiaro che noi abbiamo votato a favore, perché riteniamo che quello fosse uno sforzo in corso. Qui parliamo di ammortizzatori sociali che vengono riconosciuti automaticamente quando si ha la definizione di crisi industriale complessa. Quindi, valutare l'opportunità che alla fine di questo percorso ci sia un rifinanziamento degli ammortizzatori sociali mi sembrerebbe un pochino troppo. Quindi, una formulazione che prevede in futuro questo mi sembra nello spirito della legge ed è lo strumento di cui stiamo discutendo, al di là dell'opportunità o meno del momento.

PRESIDENTE. Onorevole Benamati, immagino che non acceda alla riformulazione. Ne prendo atto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/583-A/10 Benamati, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 583-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Presidente, credevo di essere il sesto nell'ordine degli interventi, ma invece mi pare…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fassina. Colleghi, per favore, chi non è interessato può accomodarsi fuori. Consentiamo al collega Fassina di svolgere il suo intervento.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Come abbiamo avuto modo di sottolineare negli interventi che ci sono stati a proposito degli emendamenti, il decreto che oggi convertiamo in legge è circoscritto alla proroga, sostanzialmente, di misure di ulteriore finanziamento di ammortizzatori sociali, sia nella forma di ammortizzatori in deroga sia di altre forme di intervento.

Sul disegno di legge di conversione del decreto-legge Liberi e Uguali voterà a favore, perché appunto si tratta di misure urgenti che riguardano realtà in grave crisi, sulle quali si è interventi in precedenza, ma evidentemente le misure adottate finora non hanno prodotto i risultati previsti. Vorrei sottolineare due punti fondamentali…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fassina. Colleghi, per favore… Prego, onorevole Fassina.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. È un po' complicato intervenire in questo contesto. Ripeto che voteremo a favore del provvedimento e sottolineo due aspetti che vengono toccati dal provvedimento stesso e sui quali è necessario intervenire, evidentemente non in questa sede. Il primo riguarda gli ammortizzatori in deroga, perché le deroghe da eccezioni, soprattutto per quanto riguarda le realtà più in difficoltà, diventano quasi norma e su questo c'è un punto evidente da affrontare: l'inadeguata formulazione, l'inadeguato impianto che sorregge gli ammortizzatori sociali. Evidentemente i criteri ordinari che ne consentono l'utilizzo e che ne determinano la durata sono criteri inadeguati e, come è noto, nella legge di bilancio e nel cosiddetto decreto-legge mille proroghe, che si fa regolarmente a fine anno, con interventi come quello che votiamo stamattina poi si deve prorogare e si deve intervenire sulla deroga.

Quindi, mi aspetto dal Governo che è appena entrato in carica e dal Vicepremier Di Maio che ha la responsabilità del Ministero del Lavoro e del Ministero dello Sviluppo economico una proposta affinché possa davvero diventare residuale la deroga all'impianto ordinario degli ammortizzatori sociali, altrimenti questo tipo di provvedimenti da eccezionali continueranno ad essere di carattere regolare.

Il secondo punto che vorrei sottolineare riguarda le misure di politica attiva, le misure che caratterizzano l'intervento sulle aree di crisi complessa; il sostegno ai redditi di lavoratrici e lavoratori che perdono il lavoro è una parte, ma l'aspetto qualificante della definizione di area di crisi complessa è il programma di riconversione, di reindustrializzazione, di superamento positivo delle ragioni che hanno portato a definire quell'ambito territoriale e i settori industriali coinvolti come aree di crisi complessa.

Sulle misure di politica attiva anche qua siamo molto, molto lontani da quello che sarebbe necessario avere sia in termini di risorse - com'è evidente ma è paradossalmente la parte più facile - sia in termini di assetto amministrativo di competenze, di professionalità delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli per fare in modo che vi siano effettivi progetti e programmi di reindustrializzazione e di riconversione e non atti burocratici che servono a giustificare il trasferimento monetario ai lavoratori e alle lavoratrici direttamente interessati. Anche su questo, ovviamente non domani mattina ma con i tempi che saranno inevitabilmente necessari, ci aspettiamo che il Ministro del Lavoro e il Ministro dello Sviluppo economico porti all'attenzione prima delle Commissioni e poi dell'Aula un provvedimento che ci consenta di fare un salto di qualità perché, ripeto, la finalità della definizione di area di crisi complessa non è quella di dare l'ammortizzatore, ma è quella di individuare e rendere operativo, effettivo, credibile un programma di reindustrializzazione, di riconversione, di superamento delle criticità che hanno portato alla situazione di insostenibilità. Infine, l'ultimo punto che cito soltanto ma è un punto decisivo, è un punto di carattere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,35)

STEFANO FASSINA (LEU). Mi associo al saluto all'onorevole Rampelli che assume la Vicepresidenza dell'Aula. L'ultimo punto che vorrei sottolineare riguarda il quadro macro-economico perché è chiaro a tutti che non andiamo molto lontano nel momento in cui rimane una situazione di così grave sofferenza della domanda interna in questo Paese. Affronteremo il tema quando discuteremo in quest'Aula del Documento di economia e finanza per il prossimo triennio e delle relative risoluzioni, ma è evidente che c'è un problema e un deficit di investimenti pubblici soprattutto in piccole opere che va colmato. Altrimenti provvedimenti come questo, per quanto possiamo migliorare sia i criteri per l'attribuzione degli ammortizzatori sociali sia l'impianto amministrativo e aumentare le risorse per i programmi di reindustrializzazione, non riusciranno a segnare una svolta senza una piano di investimenti pubblici, con priorità per il Mezzogiorno, che consentano di alimentare il contesto in cui poi queste specifiche realtà di crisi più o meno complessa si vengono a determinare (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salvatore Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Prendo la parola anche per darle il benvenuto, perché qui ci sono i suoi ragazzi che sono cresciuti con lei e per noi è un'emozione vederla lì a parlare da Vicepresidente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Detto questo, Fratelli d'Italia voterà a favore di questo provvedimento che è l'ultimo - meno male - di quello che era il Governo Gentiloni. È l'ennesimo provvedimento, purtroppo, di assistenza al reddito riguardante la Sardegna. C'è una crisi che dura da troppi anni, tant'è che questi provvedimenti, che dovrebbero essere giusti e straordinari, ormai sono diventati un'abitudine, sono diventati la normalità, e molti li tacciano come assistenzialismo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 11,40)

SALVATORE DEIDDA (FDI). Noi dobbiamo dare risposte. I lavoratori di Alcoa stanno aspettando risposte da troppo tempo dalla politica. Io tengo a sottolineare che quei lavoratori non hanno mai ambito ad avere assistenzialismo. Quei lavoratori sono venuti più volte a Roma a manifestare per il lavoro, sono venuti a Roma per chiedere lavoro e non ammortizzatori sociali e alcuni di loro sono ancora sotto processo per delle intemperanze. Mi fa strano che dei lavoratori siano sotto processo mentre manifestano per il lavoro, mentre i veri violenti dei centri sociali che devastano le città non vengano mai processati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Detto questo tengo anche a sottolineare che nessuno vuole vivere in Sardegna di assistenzialismo. Noi sardi siamo abituati a crescere e a camminare con le nostre gambe. Colgo anche l'occasione per ricordare che c'è il centenario della Grande Guerra e domenica a Biella c'è un'importante ricorrenza per ricordare che quei sardi della Brigata Sassari cent'anni fa nel nord-est non combatterono per avere un'isola assistita e con l'assistenzialismo, non combatterono per avere un'Italia dove i propri cittadini non possono lavorare e sono costretti a emigrare, ma combatterono per avere le stesse opportunità e un'Italia che vada avanti tutta insieme, da qui il loro inno “Forza Paris”.

Chiedo, quindi, al Governo, d'ora in avanti, di avere una certa discontinuità rispetto a quelli precedenti. Noi in Sardegna - e questo vale per tutta Italia - non chiediamo assistenzialismo; si chiedono riforme strutturali. È per questo che noi chiediamo riqualificazioni ambientali in quelle aree di crisi industriale e, in special modo, a Portovesme, dove c'è l'Alcoa. Perché non vengono impiegati i fondi per ripristinare la centrale ENEL che va a olio combustibile e non viene, invece, convertita in quelle che sono le più moderne centrali a turbogas? Perché non vengono installati dei campi di termosolare nelle aree industriali? Invece, in Sardegna si stanno avendo degli abusi e ci sono troppe manovre perché questi campi termosolari vengono installati in campi agricoli.

Noi voteremo a favore perché ci sono dei lavoratori, ci sono dei padri di famiglia e ci sono delle persone che stanno soffrendo. Però, oggi io faccio i complimenti all'unico Ministro di quell'era, il Ministro Calenda, che forse ha badato più alla sostanza e ha fatto ripartire l'Alcoa rispetto a tutti gli altri Ministri di quei Governi (tanto più che io ricordo sempre i “patti patacca” di Renzi sulla Sardegna). Dunque, complimenti a Calenda, perché comunque ha rispettato la parola: Alcoa sta ripartendo.

La vera sovranità del nostro Paese si dimostra dotando il Paese - quindi dalla Sardegna e dalla Puglia fino al Nord - di infrastrutture e avendo una bolletta energetica che deve essere ridotta, perché noi siamo circondati da Paesi la cui elettricità viene pagata un terzo della nostra, ed è per questo che gli imprenditori da noi non verranno mai, ed è per questo che gli imprenditori da noi scapperanno e andranno in Slovenia, a Malta e in tutti quei Paesi dove pagano sempre poco l'elettricità. Non verranno più in Puglia, non verranno più in Sardegna, non verranno più in Lombardia e in Veneto. Dalla Sardegna - ripeto - l'Alcoa se ne è scappata via perché pagava troppo l'energia elettrica e ancora oggi c'è un contenzioso con l'Unione europea che ci dice che non possiamo aiutare l'Alcoa e gli imprenditori perché altrimenti violiamo la concorrenza. Ebbene, dateci gli strumenti e date gli strumenti a tutti gli italiani per avere una bolletta elettrica meno cara; dateci anche gli strumenti per essere concorrenziali con tutte quelle nazioni che ci fanno una concorrenza sleale all'interno dell'Unione europea.

È per questo che questa Unione europea non funziona. C'è una concorrenza sleale, un costo del lavoro che è diverso da nazione a nazione e da regione a regione. La vera sovranità e il vero essere italiani è che tutte le regioni devono essere messe nelle condizioni di lavorare e di non avere più gli ammortizzatori sociali. Quindi, usiamo le risorse per dare lavoro, per togliere le tasse e, soprattutto, per dotarci di infrastrutture serie. La modernità si concilia con la tradizione quando il lavoro viene garantito e le famiglie possono prosperare.

Concludo ribadendo il voto a favore e, soprattutto, chiedendo al Governo d'ora in avanti di dotare la Sardegna - e, quindi, l'Alcoa e tutte quelle aree industriali come Ottana, a cui dovremmo aggiungere anche Villacidro - di quegli strumenti di defiscalizzazione che sono necessari per attirare gli imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, Forza Italia voterà a favore del rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e lo farà per un atto di giustizia verso chi oggi attende questa conversione in legge. Ma lo faremo con la piena consapevolezza che il nostro dovere non possa essere compiuto con una semplice proroga, che questo non è un risultato che possa essere ostentato e che siamo chiamati ad un'opera che è ben più alta, ovverosia, come hanno detto già altri colleghi prima di me, di batterci affinché non sia più necessario adottare queste misure.

Non credo, non crediamo che il cambiamento possa arrivare andando verso misure come quelle del reddito di cittadinanza. Noi chiediamo altro: chiediamo di poter creare le condizioni perché si possa lavorare. Prendo in prestito le parole di un grande politica americano, Bob Kennedy, per esprimere meglio il concetto: “La risposta alla crisi del welfare è lavoro, impiego, autosufficienza e integrità della famiglia (…). Abbiamo bisogno di lavoro, di impiego che restituisca dignità con una paga decente; quel tipo di impiego che consente a un uomo di dire alla propria comunità, alla propria famiglia, al proprio Paese e, cosa ancora più importante, a se stesso, ‘ho contribuito a costruire questo Paese'”. Sono uno dei partecipanti di questa grande impresa pubblica. Sono un uomo. Ebbene, questo è anche il senso della lotta dei lavoratori di Portovesme e di Porto Torres e credo che tutti quanti noi dovremmo conservare bene impressi nella mente i loro occhi in quest'Aula per tutta la legislatura, perché ci osservano e perché, quando sono saliti su una torre alta 80 metri e ci sono rimasti per settimane o sono rimasti qui fuori dal Palazzo sino alle tre del mattino sotto la pioggia scrosciante, lo hanno fatto non per chiedere assistenzialismo, ma lo hanno fatto per chiedere lavoro.

La Sardegna non si chiude nell'autocommiserazione; chiede la possibilità di poter camminare con le proprie gambe, chiede la possibilità di fare la propria parte, di concorrere alla crescita della nostra comunità nazionale. Ecco perché quella lotta dei lavoratori diventa un simbolo, ma un simbolo per rappresentare l'orgoglio di una terra e di un intero Paese, dell'Italia, che ha svolto nel passato, e vuole continuare a svolgere, un ruolo di primo piano nel mondo industrializzato.

Ma la grande questione che incombe su quest'Aula e su tutti noi - e credo che non sia eludibile - è un'altra, ovverosia qual è la politica industriale che si vuole adottare per un grande Paese come l'Italia? Qual è la volontà politica prevalente? Su questi aspetti il contratto di governo, ahimè, è fumoso e ci sono le dichiarazioni alla stampa, proprio nel Sulcis, di chi oggi è al timone del Ministero per lo sviluppo economico e del Ministero del lavoro, che mi sarebbe piaciuto avere in Aula perché credo che ci sia il dovere di parlare ai propri elettori, ma vi sia altrettanto il dovere, alto e istituzionale, di presentarsi in Aula e ascoltare i rappresentanti del popolo che espongono le problematiche e le loro posizioni politiche. E, allora, oggi il grande assente è l'onorevole Di Maio, che è lo stesso signore che in campagna elettorale è andato nel Sulcis a dire che le imprese industriali del Sulcis vanno chiuse. Allora, questa assenza è forse motivata da un imbarazzo, un imbarazzo a sostenere provvedimenti che vanno in direzione contraria? Se è così, lo si dichiari, perché oggi è veramente difficile intravedere un indirizzo politico, una linea, una visione che vada oltre la battuta mediatica. Ma se, invece, le più recenti affermazioni del Ministro contro le delocalizzazioni corrispondessero a una sincera volontà politica, e non solo a un artificio per carpire l'applauso alle assemblee degli imprenditori, allora spieghi, il signor Ministro, come intende realizzarle, perché senza un'espressa volontà politica succedono delle cose strane. Succede, per esempio, che si approvi – sei anni fa – il piano Sulcis, che porta anche la mia firma come presidente della Regione, e poi cambino i Governi, e, nel tentativo di farvi rientrare di tutto e di più, uno strumento di accelerazione dei procedimenti per l'infrastruttura, per la fiscalità e la riconversione industriale, si trasformi in un ginepraio inestricabile.

Noi, come accennato, voteremo a favore, ma domandiamo al Governo quali impegni intenda assumere in concreto, non solo per la Sardegna, ma per Termini Imerese, per Taranto, per Gela, per Terni, per Savona, per Piombino, per Frosinone, per la Val Vibrata. Il mio collega Pittalis, ieri, ha richiamato all'attenzione di quest'Aula la situazione drammatica delle vertenze industriali. Nel 2017 c'erano in corso 162 vertenze per 180 mila lavoratori. Noi chiediamo tutto questo senza assumere un atteggiamento prevenuto, ma, al contrario, ansiosi di avere elementi sui quali instaurare una sana dialettica, anche un confronto – uno scontro, perché no? – di opinioni, ma che sia produttivo per arrivare finalmente a un piano per il Sud e per le isole che purtroppo, ad oggi, sono dimenticati nelle dichiarazioni programmatiche.

Un piano che possa consentire, che passi attraverso un uso più efficace delle risorse europee, con il fine vero, sano, alto di azzerare quel divario infrastrutturale e di determinare un'effettiva crescita dell'economia del Paese. Si è parlato, oggi - è indicato in un ordine del giorno presentato dal mio collega Deidda - di un tema importante, che è quello che riguarda in generale la fiscalità di vantaggio, ma che per la Sardegna riguarda la zona franca integrale. Noi abbiamo le idee chiare su quello che è lo strumento per far uscire la Sardegna da questa situazione, ma abbiamo le idee chiare per uno strumento che non è di tipo localistico, che non va a vantaggio di un territorio, ma che è a vantaggio dell'intero Paese, e non solo, è a vantaggio dell'Europa.

Oggi, se andiamo a vedere la situazione del continente africano, registriamo una popolazione di un miliardo e 200 milioni. Questa popolazione è destinata a raddoppiare nei prossimi trent'anni, e qui voglio fare una nota e un plauso al Ministro Salvini, che finalmente ha fatto sentire la parola chiara e forte del Paese e si è ribellato a quelle che erano le imposizioni che venivano da altri Paesi che hanno totalmente sbeffeggiato e dimenticato l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

In una recente ricerca dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, l'Africa, che comprende 54 Paesi, regioni che oggi vanno certamente a velocità diversa, sarà nei prossimi decenni l'area del mondo con la crescita più forte. Noi cosa vogliamo? Vogliamo intercettare ancora una volta i migranti o vogliamo soluzioni per quel continente? Dicevo, una ricerca dell'Organizzazione delle Nazioni Unite ha rilevato che l'aumento del PIL per il solo settore del manifatturiero potrebbe portare a una svolta positiva negli investimenti di circa 485 miliardi di dollari e un aumento dei consumi di circa 1.400 miliardi. Questo incremento, ovviamente, solleciterebbe una domanda di beni di consumo provenienti da regioni di altri Paesi. E noi cosa vogliamo fare, l'Italia vuole stare a guardare?

Altri Paesi si sono già mossi, lo stanno facendo già da anni. Tra il 2015 e il 2017 sono state registrate nuove 17 mila imprese, che operano in Africa, e a Dubai. E perché Dubai? Per una ragione molto semplice: perché lì vige un regime fiscale vantaggioso.

E allora, anziché vedere la Sardegna come destinazione dei barconi dei migranti, noi vorremmo vederla come piattaforma logistica dell'Europa verso quel mercato africano così importante, ed è su questi aspetti che vorremmo aprire un confronto, che vorremmo aprire un confronto alto, che vada al di sopra del gioco delle parti della politica e che ci porti a ragionare da vera comunità nazionale. Su queste sfide, onorevoli colleghi, ci giudicheranno le generazioni future. Dobbiamo avere il coraggio dei nostri padri e dei nostri nonni, perché questo che stiamo vivendo è il nostro dopoguerra e abbiamo il dovere di riconquistare il nostro presente e restituire un futuro alle nuove generazioni. Forza Paris (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di liberare i banchi del Governo durante le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (PD). Gentile signora Presidente, rappresentanti del Governo, gentili colleghi, gentilissimo Ministro Di Maio, le misure contenute nel decreto-legge di rifinanziamento per nove milioni di euro di ammortizzatori sociali per la Sardegna e lo sblocco della proroga della cassa integrazione in deroga forniscono la possibilità di rivendicare con orgoglio il lavoro svolto negli ultimi anni sul delicatissimo tema della gestione dei tavoli di crisi dai Governi Renzi e Gentiloni, e in particolare rivendicare il lavoro svolto dal Ministro Calenda e dal Viceministro Bellanova. Due parole d'ordine hanno orientato la nostra politica, occupandoci del presente e del futuro di queste crisi. Le due parole sono: investimenti e protezione. Investimenti in risorse pubbliche da parte di privati per consentire a quelle aziende, attraverso una seria riconversione, di proiettarsi verso un solido futuro e, conseguentemente, di proteggere, dove è stato possibile, ogni singolo posto di lavoro e ogni lavoratore.

Solo per ricordare alcuni casi: i tavoli di crisi attualmente in corso sono 74. Nel periodo 2017-2018 sono stati monitorati e gestiti 162 tavoli. Di queste si sono concluse positivamente 82 vertenze, di cui 36 completamente risolte e uscite dalla gestione del Ministero dello sviluppo economico e 46, pur con conclusione positiva, sotto osservazione presso il Ministero, al fine di verificare che vengano fatti gli investimenti stabiliti nei piani industriali e mantenuti i livelli occupazionali previsti negli accordi.

La maggior parte dei restanti tavoli è ancora sotto la gestione del Ministero dello sviluppo economico, tenuto conto dei tempi lunghi che richiede il felice esito della crisi aziendale e della sua risoluzione. L'azione dei Governi a guida PD, in questo settore è stata indirizzata al potenziamento degli strumenti di politica industriale, accompagnato da un calibrato utilizzo degli ammortizzatori sociali e da una riforma del sistema delle politiche attive. L'obiettivo è stato quello di intraprendere percorsi di riconversione e riqualificazione industriale, che per loro natura necessitano di periodi non brevi di programmazione e realizzazione, avendo cura di tutelare il tessuto occupazionale tramite l'utilizzo di forme di protezione sociale. Per rendere completo questo complesso disegno riformatore, come detto, abbiamo istituito l'Agenzia nazionale delle politiche attive, attribuendole il compito di razionalizzare e rendere finalmente efficace uno dei segmenti strategici del Paese.

Il lavoro svolto è stato enorme e non privo di difficoltà, ma ha consentito di raggiungere grandi risultati e consentirà al nuovo Governo di operare in un contesto più solido. Le aree di crisi complessa rappresentano un paradigma della politica adottata dai Governi PD nel corso della scorsa legislatura e sinteticamente accennata poco fa. Nel corso degli ultimi tre anni il Ministero dello sviluppo economico ha riconosciuto dodici aree di crisi complessa. In questi territori sono stati adottati e sono in corso di adozione progetti di riconversione e riqualificazione industriale con i quali si promuovono, mediante l'utilizzo di tutti i regimi di aiuto disponibili, anche a carattere regionale, investimenti produttivi, riqualificazione delle aree interessate, la formazione del capitale umano, la riconversione di aree industriali dismesse, il recupero ambientale e l'efficientamento energetico dei siti, la realizzazione di infrastrutture. Insomma, un lavoro lento, duraturo, di cui noi andiamo molto orgogliosi. Solo negli ultimi due anni sono stati approvati i progetti di riconversione e riqualificazione industriale e sono stati sottoscritti gli accordi di programma in sette aree di crisi industriale, con la conseguente apertura di altrettanti bandi, che hanno portato a 242 milioni di euro la dotazione complessiva di risorse assegnate alle aree di crisi industriale complessa. Solo nel corso del 2016 sono state disciplinate le condizioni e le modalità dell'attuazione degli investimenti da effettuare nei casi di situazioni di crisi industriale diversa da quelle complesse, che presentano comunque un impatto significativo nello sviluppo dei territori interessati.

A seguito dell'individuazione dei territori candidati dalle predette agevolazioni si è aperto uno sportello nazionale con una dotazione di 80 milioni di euro. Ulteriori risorse sono state destinate sempre nel medesimo strumento agevolativo. Complessivamente, le risorse nazionali sono 191 milioni, a cui, sommando quelle regioni regionali, vanno 255 milioni. Con la nostra azione abbiamo supportato la politica industriale di questi territori con interventi supplementari in materia di ammortizzatori sociali, coniugando, quindi, la creazione di nuovi posti di lavoro, con la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali. Infatti, ricordo al Vicepresidente Di Maio – che si è assunto l'onere, per la prima volta nella storia della Repubblica, di presiedere i Ministeri dedicati allo sviluppo economico e al lavoro –, si può e si deve creare lavoro, anche soprattutto nei periodi di crisi. e Tutto questo è stato possibile anche grazie al Job Act, una legge contro la quale si sono scatenati esponenti autorevoli dell'attuale maggioranza durante la campagna elettorale, ma sulla quale nel contratto di governo Lega e MoVimento 5 Stelle non prevedono alcuna modifica (probabilmente perché la campagna elettorale è finita).

Per quel che riguarda il provvedimento in oggetto, la Regione Sardegna ha quasi esaurito le risorse assegnate negli scorsi anni e, senza la misura di rifinanziamento, non sarebbe in grado di corrispondere i trattamenti di cassa integrazione e mobilità in deroga ai lavoratori interessati.

In particolare, una parte dei 9 milioni di euro stanziati sono destinati a garantire, fino alla fine dell'anno 2018, la copertura reddituale dei dipendenti dell'ex sito Alcoa, nelle more del perfezionamento del processo di riconversione del sito, acquisito nel febbraio di quest'anno dalla società svizzera Sider Alloys, dopo una lunga e durissima trattativa.

Si tratta di una delle operazioni più complicate che siano state realizzate nel corso degli ultimi decenni, frutto della determinazione dei Governi a guida PD, che hanno lottato per impedire la desertificazione di una delle aree più fragili del Paese e la perdita di lavoro di centinaia di operai.

Abbiamo parlato di Alcoa, ma voglio ricordare anche alcune delle più significative crisi, risolte positivamente dai nostri Governi: Electrolux e Ast di Terni (2014); Whirlpool (2015); Philips Saeco e Meridiana (2016); Ideal Standard (2017); e Embraco, nella mia terra (2018). Queste vicende hanno mostrato come si possa riuscire a mantenere la produzione di qualità e l'occupazione in Italia, a fronte delle minacce di delocalizzazione e di inaridimento industriale dei territori.

Si parla molto di delocalizzazione in questo periodo, anche e soprattutto da parte del Ministro Di Maio, che ha fatto di questo un suo cavallo di battaglia in campagna elettorale. Anche su questo fronte il Governo a guida PD ha predisposto un importante strumento, finalizzato a intervenire nei casi in cui si profili questo pericolo. Parlo del fondo anti-delocalizzazione, istituito con delibera CIPE a inizio anno, che, con una dote iniziale di 200 milioni di euro, potrà essere utilizzato per contrastare questo fenomeno. Nella stessa delibera CIPE sono stati stanziati 900 milioni di euro, utili ad assicurare l'efficacia di decine di contratti di sviluppo, ulteriore e strategico volano di politica industriale e occupazionale.

Anche soltanto per prendere visione del lavoro fatto e dei problemi che restano aperti, sarebbe stato opportuno, caro onorevole Di Maio - non solo per un semplice atto di cortesia, ma proprio per capire come si fa a risolvere questi problemi - trovare il tempo per un approfondito passaggio di consegne, tra un selfie e un altro. Invece, lei ha preferito non farlo. Come per la vicenda TIM, dove la recente sottoscrizione dell'accordo, che ha salvaguardato migliaia di lavoratori, è stata raggiunta grazie all'eredità lasciata dal Governo uscente. Soltanto lei, signor Vicepresidente Di Maio, poteva provare a intestarsi questo risultato, cinque minuti dopo avere giurato da Ministro. Capisco l'ansia di prestazione, ma francamente ci deve essere un limite, anche al ridicolo.

Gli strumenti citati sono stati resi disponibili e razionalizzati esclusivamente dagli Esecutivi a guida PD. E mi auguro che saranno adeguatamente valorizzati e resi ancora più efficaci e efficienti dal Governo in carica. Ringrazio, in particolare, i deputati della Sardegna del Partito Democratico, quelli eletti e quelli che, invece, non sono stati riconfermati, per il lavoro che in questi anni hanno fatto nei territori. Ora tocca al nuovo Ministro, che qui è assente – quindi, non parte molto bene -, dimostrare di essere all'altezza delle aspettative dei molti lavoratori e delle promesse che avete fatto in campagna elettorale e che continuate a fare in questi giorni, non rendendovi conto che governate, e non siete più alle elezioni.

Per questo motivo, votiamo favorevolmente alla conversione del decreto, che è uno degli ultimi di un Governo serio, come quello di Gentiloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boldi. Ne ha facoltà.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, la Lega voterà a favore della conversione di questo decreto-legge, arrivato in Aula dopo un attento esame in Commissione speciale, che ha trovato in quella sede e che - come mi pare di aver capito - troverà anche in quest'Aula l'unanimità di tutti i gruppi parlamentari.

Le motivazioni del provvedimento e le ragioni del nostro voto favorevole sono già state esaurientemente espresse dalla collega Andreuzza durante la discussione sulle linee generali. In breve: mille lavoratori e le loro famiglie avranno modo, grazie a questo decreto, di avere una boccata di ossigeno e di poter conservare un minimo di reddito ancora per sei mesi.

Ma credo che valga la pena di condividere con quest'Aula alcune osservazioni su un tema più ampio, che è il tema delle crisi industriali, complesse e non, e sul tema della politica industriale italiana ed europea.

Dal 2007 in poi, la crisi ha colpito molto duramente il settore manufatturiero, non solo in Italia, ma anche in Spagna e in Francia. La Spagna, ad esempio, ha registrato una riduzione della produzione industriale del 25 per cento, la Francia del 12 per cento, in meno di dieci anni; ma stanno recuperando più velocemente di noi. Da questo disastro si salva, dopo un primo quinquennio con qualche problema, soltanto la Germania, che continua a macinare esportazioni su esportazioni, superando il problema della debole domanda interna proprio con le esportazioni. Non voglio addentrarmi, accenno semplicemente: abbassamento dei salari; surplus commerciale, che viola i criteri di Maastricht (che nessuno la obbliga a rispettare in questo caso); vantaggi indubbi che trae dalla moneta attualmente in corso in Europa. E mi fermo qui, perché altrimenti il discorso si amplierebbe troppo.

Vorrei esporre alcuni dati, riguardo alle crisi industriali. In questo momento - lo ricordava ieri un intervento - sono aperti 162 tavoli di crisi aziendale, presso il Ministero dello Sviluppo economico, che coinvolgono circa 180 mila lavoratori. Dati della Cgil ci dicono che, negli ultimi sei anni, abbiamo assistito a un aumento esponenziale del 37 per cento di perdita di posti di lavoro. Secondo il Mise, l'aumento più corposo si è avuto negli ultimi due anni e deriva dall'ingresso di grandi imprese, come Alitalia e Almaviva, che precedentemente non avevano ritenuto di aprire tavoli presso il Mise. La soluzione di queste crisi viene trovata in poco più della metà dei casi. Le vertenze rimangono aperte molto a lungo (28-30 mesi, ma anche di più) e non sempre le soluzioni, trovate anche con grande impegno, sono efficaci. I progetti di qualificazione e riconversione industriale spesso stentano a partire, nonostante le molte risorse messe a disposizione.

Allora, forse, signor rappresentante del Governo, sarà il caso di ripensare anche a tutto il sistema, che dai bandi di Invitalia porta poi a concretizzare i processi di riqualificazione e reindustrializzazione, perché sono lenti e spesse volte inefficaci. Se poi aggiungiamo che spesso questi bandi sembrano fatti solo per la grande industria e non per far lavorare anche le industrie territoriali, capiamo che così non andiamo da nessuna parte.

Tra parentesi, voglio dire che noi abbiamo accolto con favore la proposta di far partecipare - l'ha fatta il Ministro Di Maio -, come uditori, naturalmente, ai tavoli di crisi presso il Ministero, i parlamentari di maggioranza e opposizione dei territori interessati. Non si tratta, secondo noi, di politicizzare la trattativa, ma di aumentare la trasparenza e, anzi, responsabilizzare e far partecipare di più il Parlamento. Non è possibile che i parlamentari del territorio vengano a sapere quello che succede ai tavoli di crisi da Il Sole 24 Ore o da altre testate giornalistiche o da comunicati dell'ANSA.

Riprendo il discorso. Quella cui stiamo assistendo in Europa - in Italia in modo più drammatico - è una fortissima recessione del mercato del lavoro. La globalizzazione, questa parola così amata da molti, che richiama per qualcuno un effetto quasi taumaturgico che invece non ha, insieme a tante cose positive ha significato anche produzione e circolazione di mezzi a più basso costo, perché prodotti in mercati con minor tutela dei lavoratori e dell'ambiente. Le politiche di austerità imposte dai Governi europei - noi abbiamo visto quelle italiane, da Monti in poi - credo abbiano penalizzato fortemente le imprese e, a cascata, l'occupazione, il reddito dei lavoratori, non solo di quelli dipendenti ma anche di liberi professionisti ed artigiani, quindi tutta la domanda interna ha avuto un crollo.

Se poi aggiungiamo che l'accesso al credito per le imprese, specie per le micro e per le piccole, è diventato sempre più difficile - e mi scusi, ma qui faccio un'altra parentesi: forse va assolutamente riconsiderata la riforma delle banche di credito cooperativo, che sono da sempre uno dei motori del territorio e che devono assolutamente essere mantenute in vita e poter partecipare ai processi di sviluppo territoriali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier) -, e aggiungiamo il costo dell'energia, la burocrazia, le tasse, che sono tante, troppe, per le imprese e per i privati - e in merito noi abbiamo una proposta seria per diminuirle, perché quando parliamo di flattax è di questo che vogliamo parlare - allora ci spieghiamo perché la crisi industriale sta durando così a lungo.

È la politica, naturalmente, che deve trovare risposte a questi problemi. La politica europea, orientata solo all'austerità e non alla crescita, associata a una lentezza esasperante nel prendere e attuare una qualsiasi decisione a livello europeo, ha portato anche la nostra politica industriale ad avvitarsi su se stessa. Ma non solo! A fronte di tutto questo, di tutti questi compiti a casa, di tutte queste tasse, di tutto questo che ci è crollato addosso, non abbiamo nemmeno avuto un risultato tangibile sul versante riduzione del debito. Ma non noi, non l'hanno avuto tutti i territori, anche europei, su cui questa ricetta è stata applicata, per cui questa ricetta non va bene. La politica industriale merita maggiore attenzione e investimenti coraggiosi, specialmente in settori che sono strategici per il nostro Paese. Credo che dobbiamo sempre ricordare che siamo il secondo Paese manifatturiero d'Europa. Quindi, benissimo puntare su turismo e agroalimentare, ma non possiamo retrocedere di un passo rispetto alla produzione industriale.

Veniamo alla Sardegna, a questa isola meravigliosa. È chiaro che quando si pensa alla Sardegna si pensa principalmente alle sue bellezze naturali, al turismo, ma la Sardegna ha opportunità di sviluppo anche per la sua posizione centrale nel Mediterraneo, che ne fa potenzialmente, come ha già detto l'onorevole Cappellacci - penso mutuandolo anche lui da molte osservazioni e scritti del professor Bagnai, ora senatore Bagnai, della Lega - un hub logistico importante, centrale, nel Mediterraneo.

Bisogna concepire un modello di sviluppo che recuperi il tessuto industriale e le relative competenze rimaste, partendo anche dalla realizzazione di centri di ricerca. Non si deve pensare all'industria come a una ciminiera che inquina, oggi si può fare industria anche senza inquinare. Io credo che non solo si possa ma si debba trovare una soluzione per conciliare ambiente e industria. Non possiamo pensare, come diceva Kaldor, di ridurre i territori a vocazione turistica a territori nei quali le uniche scuole che servono sono le scuole alberghiere.

Noi vogliamo ingegneri, vogliamo chimici, vogliamo gente che possa poi portare veramente sviluppo nel Paese.

PRESIDENTE. Concluda.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Concludo brevemente. Io vengo da un territorio che sta subendo, così come la sta subendo il territorio sardo, una grave crisi, che è quella dell'Ilva, perché ci sono anche stabilimenti a Novi Ligure e a Tortona…

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole, ha terminato il suo tempo.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Noi non possiamo rinunciare alla produzione dell'acciaio, non possiamo rinunciare alla produzione dell'alluminio; noi siamo un Paese a vocazione industriale, vogliamo avere delle industrie che funzionano e delle infrastrutture che aiutino le nostre industrie a svilupparsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzo. Ne ha facoltà.

RINA DE LORENZO (M5S). Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, gli ammortizzatori in deroga alla normativa vigente, cassa integrazione guadagni in deroga e mobilità in deroga, originariamente istituiti per i settori produttivi non coperti da tutele ordinarie di sostegno al reddito, sono stati spesso utilizzati in settori già coperti da strumenti ordinari, con lo scopo di prorogare la tutela a quelle crisi che avevano di fatto esaurito gli ammortizzatori ordinari.

La legge di bilancio per l'anno 2018 ha stabilito che, a sostegno dei piani di recupero occupazionale delle imprese operanti in un'area di crisi industriale complessa, le risorse finanziarie residuali ripartite tra le regioni negli anni 2016 e 2017 per gli interventi di cassa integrazione guadagni straordinaria e di mobilità in deroga possano essere destinate, nell'anno 2018, alle medesime finalità. Alle imprese operanti in un'area di crisi industriale complessa riconosciuta nel periodo dall'8 ottobre 2016 al 30 novembre 2017, che cessano il programma di cassa integrazione guadagni straordinaria tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2018, può così essere concesso in deroga ai limiti di durata massima un ulteriore intervento di integrazione salariale straordinaria, fino a un limite massimo di 12 mesi e, in ogni caso, non oltre il 31 dicembre 2018.

Ciò comporta un piano di recupero occupazionale che preveda specifici percorsi di politiche attive del lavoro concordati con la regione e finalizzati alla rioccupazione dei lavoratori. Con questo provvedimento si concede la proroga, fino al 31 dicembre, dei trattamenti di mobilità in deroga per i lavoratori delle due aree, Porto Torres e Portovesme, in scadenza nel corso del 2018.

In particolare, lo stabilimento Alcoa del Sulcis Iglesiente racconta una lunga e tormentata storia di crisi industriale ed occupazionale che nel dicembre 2014 registrò la messa in mobilità di 500 dipendenti destinati ad un futuro oscuro e incerto.

Nel 2016, un teamship tra il Ministero dello Sviluppo economico e l'Alcoa determinò l'interruzione del processo di smantellamento e la ricerca di un potenziale investitore, materializzatosi lo scorso anno con la cessione dello stabilimento Alcoa di Portovesme da Invitalia al gruppo svizzero Sider Alloys con l'obiettivo di rilanciare il sito industriale sardo.

Le proteste dei lavoratori dell'Alcoa dopo la chiusura dello stabilimento, saliti su un silos a 70 metri di altezza, hanno rappresentato il grido di dolore di centinaia di famiglie private del futuro e della dignità che solo il lavoro può dare. Una drammatica richiesta di aiuto che non può restare inascoltata, al fine di assicurare la ripresa del lavoro, la salvaguardia dell'occupazione e di un'attività produttiva, quella dell'alluminio, importante non solo per la Sardegna ma per l'economia nazionale, la cui interruzione ha depauperato il nostro tessuto sociale ed economico, togliendo prospettiva di un futuro all'Italia e rendendola più debole.

Gli operai dell'Alcoa sono il simbolo dell'Italia industriale che, dopo un periodo di eccezionale sviluppo, vive, da oltre un decennio, una crisi senza precedenti, per l'assenza di politica industriale che ha umiliato e messo il nostro Paese in posizione di totale subordinazione rispetto ai competitor stranieri e ha disperso un consistente patrimonio di competenze accumulate in decenni di attività, competenze che, invece, avrebbero potuto essere sfruttate per impostare i processi di riconversione.

Non possiamo relegare gli operai dell'Alcoa tra i forgotten men, gli uomini dimenticati, alle prese con la crisi dell'alluminio e ignorare una vertenza industriale iniziata, addirittura, sei anni fa, nel gennaio del 2012, quando la multinazionale americana fece sapere di voler chiudere l'impianto di Portovesme. Non possiamo farlo, perché vogliamo restituire dignità ai lavoratori, alle imprese e alle famiglie che sono i pilastri della nostra società, per evitare il rischio che l'Italia diventi una colonia industriale, a causa di una politica industriale incapace di creare le condizioni per lo sviluppo ad alta intensità di lavoro e di conoscenza.

Il diritto al lavoro, riconosciuto all'articolo 1 della nostra Carta costituzionale, e il sistema della previdenza sociale, declinato nel successivo articolo 38, garantiscono la presenza, nel nostro ordinamento, di un insieme di strumenti giuridici che forniscono ai lavoratori di aziende in crisi una protezione sotto forma di previdenza, assistenza e sicurezza sociale. Il diritto alla sicurezza sociale e, dunque, agli ammortizzatori sociali può essere ricondotto all'interno del paradigma dei diritti sociali, in risposta a pretese, emergenti dalla società civile, di un intervento dello Stato ridistributivo, di uno strumento d'integrazione dell'individuo all'interno della collettività, per garantire a quest'ultimo il pieno svolgimento della sua personalità.

La tormentata storia della crisi industriale e occupazionale dell'Alcoa di Portovesme richiede, dunque, l'adozione di misure urgenti, volte a rifinanziare il capitolo degli ammortizzatori sociali, puntando su piani di nuova industrializzazione e sul recupero e la tenuta dei livelli occupazionali. Nessun lavoratore può essere lasciato solo e privo di ammortizzatori sociali nella nostra Repubblica fondata sul lavoro.

Il Ministero competente ha, quindi, ritenuto indispensabile reperire le risorse necessarie per ampliare il periodo di fruizione degli ammortizzatori sociali. Non a caso, per le sole aree di crisi complessa della Sardegna vengono stanziati ulteriori nove milioni di euro. Tali risorse consentiranno la prosecuzione dei trattamenti in corso e il recupero dei lavoratori che, pur avendone diritto, non ne avevano fatto domanda.

Il provvedimento non fa, invece, alcun riferimento alla cassa integrazione straordinaria in deroga per ulteriori sei mesi, scadendo l'attuale trattamento al 30 giugno 2018. La platea potenziale interessata risulta essere pari a circa mille lavoratori.

Pur evidenziando nel provvedimento l'assenza del riferimento alla cassa integrazione straordinaria in deroga, noi esprimiamo il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 583-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 583-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 583-A: “Conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2018, n. 44, recante misure urgenti per l'ulteriore finanziamento degli interventi di cui all'articolo 1, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nonché per il completamento dei piani di nuova industrializzazione, di recupero o di tenuta occupazionale relativi a crisi aziendali”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8) (Applausi).

A questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 13 per lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sugli incidenti nei luoghi di lavoro.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 13,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Informativa urgente del Governo sugli incidenti nei luoghi di lavoro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli incidenti nei luoghi di lavoro.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, un saluto a tutti i deputati, ci tenevo a dire che per me è un onore intervenire qui, ho avuto l'onore e il piacere di presiedere quest'Aula per cinque anni e oggi intervenire dai banchi del Governo è un ulteriore onore.

Vi ringrazio per l'attenzione e il tempo che dedicherete a questa informativa su un tema importantissimo, che è quello degli infortuni sul luogo di lavoro, ed è un tema su cui dobbiamo metterci al lavoro, come Governo, e che parte da dati che sono molto preoccupanti. L'informativa sarà anche un'occasione per poter indicare i primi punti di intervento su questo argomento, che intendiamo portare avanti, non specifici, ma come filosofia di intervento. Presidente, ieri sera è morto Salvatore Lombardo, l'ultima delle oltre 300 vittime di infortuni sul lavoro dall'inizio di quest'anno (Applausi). Un profondo cordoglio e vicinanza vanno alle famiglie dei lavoratori vittime di tutti gli infortuni mortali e a tutti quei lavoratori che nella loro vita professionale hanno subito infortuni gravi e invalidanti.

I numeri che vengono dall'INAIL sono devastanti, assomigliano più a un bollettino di guerra: nei primi quattro mesi del 2018 sono stati 286 i lavoratori morti sul lavoro, con un incremento del 9,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017; i morti oggi sarebbero oltre 300, una media di due persone ogni giorno e, purtroppo, il dato reale potrebbe essere addirittura più alto, considerando i lavoratori non tutelati dall'INAIL e le denunce di infortunio mortale non riconosciute come tali dall'INAIL.

L'ultimo caduto risale a ieri sera: si chiamava, appunto, Salvatore Lombardo ed è morto nello stabilimento Fincantieri. Esattamente una settimana fa, la stessa sorte era toccata a Davide Olivieri, che è morto a soli 22 anni, schiacciato da un muletto. Solo due giorni fa si registravano altri due morti nel messinese: Giuseppe Cicero e Biagio Amendolia.

Lasciatemi dire prima di tutto che, se la sicurezza sui luoghi di lavoro deve essere prima di tutto una cultura, questa cultura della sicurezza la devono avere prima di tutto le nostre aziende partecipate dello Stato (Applausi).

Queste morti vengono definite morti bianche e in realtà molto spesso non hanno nulla di candido, ma derivano dalla trasgressione delle norme basilari di sicurezza. Il trend dei primi cinque mesi del 2018 registra un aumento degli infortuni, ascrivibili principalmente a cadute dall'alto, a investimenti ad opera di mezzi o macchine, a intossicazioni in ambienti confinati, al ribaltamento di mezzi meccanici, specialmente in agricoltura.

Tra gennaio e dicembre 2017, le denunce di infortuni pervenute all'INAIL sono state 635.433, in linea con quelle rilevate nell'analogo periodo del 2016. La diminuzione di 1.379 casi - meno 0,2 per cento - è dovuta esclusivamente al calo degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro, mentre quelli in itinere, nel tragitto casa-lavoro e viceversa, hanno avuto un incremento del 2,8 per cento.

Voglio essere molto chiaro qui, da Ministro del Lavoro, ma anche da Ministro dello Sviluppo economico: non sono uno di quelli che pensa che la sicurezza sul lavoro si possa ottenere esclusivamente scaricando sulle imprese oneri e responsabilità, ovvero attraverso l'esclusivo uso di misure punitive. C'è bisogno di sensibilizzare datori e dipendenti verso una cultura della sicurezza sul lavoro, attraverso attività di informazione e formazione.

Bisogna sicuramente rafforzare le attività ispettive di vigilanza e controllo sui luoghi di lavoro attraverso il rafforzamento delle strutture amministrative competenti, ma, quando queste strutture rilevano delle violazioni delle norme, devono accompagnare l'impresa verso la messa in regola e non solo comminare delle sanzioni.

Dobbiamo incentivare le buone prassi aziendali e dobbiamo premiare le imprese che investono nella sicurezza, perché un imprenditore che investe nella sicurezza deve essere premiato, non può semplicemente restare un imprenditore che ha rispettato la legge e basta, in un momento in cui dobbiamo dare un segnale a tutte quelle che, invece, non rispettano le norme sulla sicurezza, dal miglioramento degli ambienti di lavoro, che si impegnano nella formazione dei dipendenti, alla prevenzione degli infortuni.

In generale, ci tengo a trasmettere a quest'Aula una mia convinzione, che è maturata negli anni in cui sono stato parlamentare qui: non è con più leggi e ancora più leggi e ancora più leggi che otterremo il risultato di tutelare i lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier). Probabilmente, è esattamente andando nella direzione opposta, cioè dicendo: le norme esistenti le lasciamo, ma adesso forse è il momento di farle rispettare e chi le rispetta deve essere premiato. E dobbiamo forse potenziare di più i controlli e ridurre la burocrazia di chi vuole rispettare le norme contro gli infortuni sul lavoro, ma non può pensare di dover compilare decine e decine di scartoffie per mettersi in regola.

E questo concetto non vale solo per quella tutela lavorativa, per chi ha diritto già alla tutela INAIL; c'è tutta un'altra categoria, ci sono tante altre persone, tanti altri lavoratori, che, visto il mutato nuovo contesto del mondo del lavoro, hanno bisogno di una protezione sociale e non ce l'hanno.

Io ho deciso, come primo atto da Ministro del Lavoro, di aprire le porte del Ministero del Lavoro ai cosiddetti riders: sono nuove categorie lavorative che fanno parte della cosiddetta gig economy.

Li ho coinvolti ad un tavolo dopo questa informativa, li sentirò in una conference call dal Ministero per pianificare un tavolo tra queste grandi big company della gig economy e questi ragazzi che consegnano pietanze in bici, utilizzando una app e che spesso non hanno neanche un contratto, quindi figuriamoci una tutela lavorativa. È nostra intenzione, tra i primi provvedimenti di questo Governo, cominciare ad introdurre una tutela per queste figure, per queste categorie, anche collaborando con le aziende di riferimento.

C'è una profonda convinzione, che porto con me e che voglio portare con me in questo mandato da Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico: che non è alimentando il conflitto tra datore e dipendente che riusciamo a portare avanti il tema dei diritti dei lavoratori e dello sviluppo delle imprese. È il momento di fare squadra; e quando noi abbiamo delle crisi che affrontiamo al Ministero del Lavoro, come quella che i funzionari del lavoro hanno affrontato brillantemente nel caso TIM, allo stesso tempo sappiamo che dall'altra parte della strada, col Ministero dello Sviluppo economico, possiamo rilanciare quel settore con nuove politiche di sviluppo. Questi due Ministeri dovranno parlarsi sempre di più: lo hanno fatto in passato, continueranno a farlo, in un'ottica di sviluppo, di rilancio, per salvaguardare sì i livelli occupazionali, ma anche per crearne di nuovi.

La piccola e media impresa italiana rappresenta l'esempio dell'imprenditore che è anche un po' dipendente perché lavora in azienda, e del dipendente che si sente anche un po' imprenditore, perché altrimenti i miracoli che hanno fatto col made in Italy in tutto il mondo in questi anni non li avrebbero mai raggiunti, se non ci sarebbero state varie situazioni come queste... se non ci fossero state situazioni come queste: perdonatemi, l'emozione, perdonatemi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier)!

Tutti i lavoratori, come dice l'articolo 38 della Costituzione, a prescindere dalla qualificazione giuridica dei rapporti di lavoro, che siano questi subordinati o meno, devono avere gli stessi livelli di tutela in caso di infortunio e di malattia professionale da parte dell'INAIL. Il nostro obiettivo è il miglioramento assoluto delle condizioni di salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro: affinché questa azione sia efficace continuerò a incontrare e a confrontarmi con lavoratori e datori di lavoro costantemente, sia invitandoli al Ministero che recandomi personalmente nei loro luoghi di lavoro.

Un primo strumento da valorizzare è il Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro, che fornisce dati per orientare, programmare e valutare l'efficacia di prevenzione degli infortuni e le malattie professionali. Il tavolo tecnico per lo sviluppo e il coordinamento di questo sistema informativo vede coinvolti, oltre ai rappresentanti del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, anche i rappresentanti delle altre amministrazioni competenti, quali i Ministeri della Salute, della Pubblica amministrazione, dell'Interno, della Difesa, dell'Economia e delle finanze, e i rappresentanti della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, nonché dell'INAIL. L'effettivo avvio del tavolo tecnico consentirà di verificare l'adeguatezza delle modalità di funzionamento del SINP, in funzione dell'esigenza di programmazione, monitoraggio e valutazione delle politiche di sicurezza.

Un altro tema riguarda gli incentivi economici, ovverosia favorire un sistema di premialità nei confronti delle imprese che decidono di investire sulla sicurezza, di migliorare le condizioni negli ambienti di lavoro e di impegnarsi nella formazione. Sempre maggiore importanza dovrà quindi avere il sistema di informazione e formazione, vero fulcro del sistema preventivo dei rischi.

È molto importante la collaborazione con il Ministero dell'Università e della ricerca per instaurare una cultura della sicurezza sul lavoro già dalla scuola, potenziando gli strumenti di alternanza scuola/lavoro. Inoltre, va potenziata la ricerca per individuare soluzioni innovative in grado di assicurare a tutti i lavoratori una tutela 4.0, con particolare attenzione ai fattori di rischio emergenti connessi ai nuovi modelli organizzativi, al cambiamento dei processi produttivi e all'invecchiamento della popolazione lavorativa.

L'INAIL destina risorse finanziarie attraverso appositi bandi per la ricerca di collaborazione. Entro luglio 2018 sarà pubblicato un nuovo bando per l'annualità 2018 per un importo di circa 4,5 milioni di euro su tematiche trasversali, che riguardano tre rilevanti ambiti istituzionali: il reinserimento lavorativo, la tutela assicurativa e la prevenzione. La ricerca INAIL ha fornito un importante contributo nell'ambito degli interventi connessi al Piano nazionale industria 4.0, promosso dal Ministero dello Sviluppo economico. In virtù della propria rete di collaborazione, l'Istituto ha aderito a tre partenariati con la finalità di promuovere e realizzare progetti di ricerca applicata, di trasferimento tecnologico e di formazione su tecnologie avanzate, valorizzando tematiche trasversali della salute e sicurezza sul lavoro, nell'ambito delle proposte progettuali presentate da varie università italiane.

L'INAIL può inoltre, dall'anno scorso, investire in start up innovative per la valorizzazione dei risultati della propria ricerca scientifica, oppure sottoscrivere quote di fondi comuni di investimento di tipo chiuso, dedicate all'attivazione e allo sviluppo di start up innovative operanti nella tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e nell'assistenza protesico-riabilitativa.

Ci sono vari progetti in corso, e si stanno sperimentando soluzioni tecnologiche per mitigare l'esposizione ai rischi dei lavoratori impegnati in settori ad elevato rischio di infortunio: come i robot per sostituire l'uomo in attività e interventi in scenari di lavoro ad alto rischio, esoscheletri integrati per la riduzione dell'affaticamento muscolo-scheletrico, sistemi basati su sensori per il monitoraggio delle attrezzature e degli ambienti di lavoro, e dispositivi indossabili per accertare la compatibilità delle soluzioni adottate con gli ambienti e le attrezzature in uso. Ci sono anche in sperimentazione sistemi di visione e realtà aumentata, per assistere il lavoratore in attività ordinaria e straordinaria del processo produttivo e manutentivo.

Per il capitolo della vigilanza e dei controlli, va ricordato che l'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro viene svolta prioritariamente dai servizi ispettivi delle ASL competenti per territorio; però, solo in alcuni settori di attività, essenzialmente nel settore dell'edilizia, tale vigilanza può essere esercitata anche dagli uffici territoriali dell'Ispettorato nazionale del lavoro. Questa attività, sebbene non possa costituire l'unico strumento per ridurre il fenomeno infortunistico… Io ci tengo qui ad evidenziare l'encomiabile lavoro dell'Ispettorato: i 280 ispettori impiegati nell'attività di prevenzione hanno effettuato, solo nel 2017, 23 mila accertamenti, contestando 36 mila violazioni. Per quanto riguarda il tasso di irregolarità delle aziende ispezionate, si è registrato un significativo aumento, nel corso del 2017, di circa 3,5 punti percentuali rispetto al 2016, cioè pari al 77 per cento rispetto al 73 dell'anno precedente.

Rimane un fondamentale obiettivo, quello di rafforzare ulteriormente i controlli mediante intese con le regioni e forme stabili di coordinamento tra le attività delle ASL e quelle in capo all'Ispettorato del lavoro. Proprio per il potenziamento di questi organi ispettivi, siccome le competenze dell'Ispettorato in materia di salute e sicurezza sul lavoro sono sostanzialmente limitate al settore dell'edilizia, è possibile implementare le competenze attraverso l'emanazione di un atto di alta amministrazione, a legislazione vigente. Questa disposizione stabilisce, infatti, la possibilità di assegnare al personale ispettivo dell'Ispettorato la competenza a vigilare in relazione ad ulteriori attività lavorative comportanti rischi particolarmente elevati; però, dovrà essere necessariamente accompagnata da un incremento sostanziale del numero delle unità ispettive, che oggi non è superiore a 280 unità, un numero che non è sufficiente. Questo vale anche per le unità effettive ed effettivamente disponibili che operano nella vigilanza sui rapporti di lavoro, e che ammontano a circa 2.200.

Se è vero che l'Ispettorato ha avviato un reclutamento di 150 unità, che è un numero non ancora effettivo visto il completamento delle procedure concorsuali, non può di certo questo numero colmare le carenze di organico che si sono verificate negli ultimi anni, dovute al cosiddetto blocco del turnover, e che si verificheranno nei prossimi anni. Infatti, dopo un monitoraggio interno, abbiamo accertato che nei prossimi cinque anni il personale ispettivo e non ispettivo all'Agenzia subirà quasi un dimezzamento in ragione dei pensionamenti. Quindi, per potenziare concretamente l'attività di vigilanza, si dovrebbe prevedere l'assunzione di almeno mille unità, ed è nostro interesse farlo.

Dal punto di vista della agevolazione alle imprese che vogliono affrontare il tema della sicurezza sul lavoro mettendosi a norma, dobbiamo ridurre i costi agevolando il valore dell'IVA sugli acquisti effettuati dai datori di lavoro, riguardanti tutto quanto concerne il settore della sicurezza per le aziende.

Va poi considerato che molteplici fattori spesso hanno portato a cambiare le forme di lavoro e all'insorgenza di nuovi rischi; a causa delle mutate condizioni di lavoro dettate dall'innovazione tecnologica, il progressivo invecchiamento della popolazione attiva e le difficoltà delle piccole e medie imprese nel valutare le situazioni di rischio e nell'adottare strategie appropriate per mettere in sicurezza i propri lavoratori, abbiamo bisogno anche di una nuova strategia per affrontare nuovi mondi del lavoro, nuove tecnologie e invecchiamento della popolazione. Quindi, per fare questo, dobbiamo introdurre degli strumenti concreti, pratici e adeguati alle condizioni e alle dimensioni dell'impresa, che siano in grado allo stesso tempo di assicurare il benessere e l'integrità fisica dei lavoratori, insieme alla sostenibilità economica per le imprese. C'è un tema, che tengo a sottolineare, Presidente, e che riguarda il ricatto occupazionale perché, se ci sono degli ambienti di lavoro che non sono sicuri, questi ambienti di lavoro, in una normale condizione occupazionale, potrebbero essere rigettati dal lavoratore, ma siamo in una situazione del nostro Paese in cui si accetta qualsiasi lavoro, in qualsiasi ambiente di lavoro, pur di riuscire a lavorare. Questa situazione ha causato negli anni, attraverso il problema dei livelli di disoccupazione che sono alti, soprattutto quelli giovanili, una scarsa cultura della sicurezza nell'azienda da parte del datore e anche da parte del lavoratore. Se vogliamo intervenire permettendo a chi lavora di scegliersi un lavoro dignitoso dobbiamo avviare quello strumento che esiste in tutti i Paesi europei, che si chiama flexicurity, che consente a chi viene espulso dal mondo del lavoro e a chi cerca un lavoro perché vede condizioni assolutamente non in linea con la legge sul proprio luogo di lavoro, di formarsi attraverso un centro per l'impiego realmente funzionante e poter essere reinserito da quel centro per l'impiego in un ambiente di lavoro che gli consente almeno di rispettare le normali norme. Questo sistema è un sistema che dobbiamo attuare, in alcuni casi e, in altri casi, ricreare da zero. Io ho intenzione di incontrare prossimamente gli assessori al lavoro delle singole regioni italiane per avviare un progetto organico di ristrutturazione dei centri per l'impiego, che consenta a chi, in questo Paese, cerca un lavoro di poter avere un percorso offerto dallo Stato, un percorso che gli consenta di capire i propri talenti, le proprie attitudini e di incrociarli con la domanda di lavoro, che molto spesso viene ristretta semplicemente a banche dati regionali. Noi non abbiamo ancora una banca-dati nazionale che possa incrociare i dati e permettere, quindi, a chi cerca lavoro di incrociarli a livello nazionale con la domanda. Questo è stato fatto per quanto riguarda il progetto “Garanzia giovani” e quindi relativamente a persone di una certa età che cercano lavoro, ma non per tutti. Abbiamo bisogno di ristrutturare i centri per l'impiego, di aumentare il personale e di creare un percorso per cui una persona può anche rigettare quell'impiego che ha perché evidentemente non lavora in condizioni di sicurezza. Io resto a disposizione di tutti coloro, datori e dipendenti, che al Ministero del lavoro e dello sviluppo economico, vorranno affrontare questo tema e spero di incontrare il prima possibile, nelle prossime settimane, sia le sigle sindacali, sia le sigle di rappresentanza dei datori, per poter lavorare alla cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro che è una cultura che va sviluppata insieme allo Stato, in cui lo Stato deve dare esempio, cominciando dagli edifici pubblici, dai luoghi di lavoro pubblico e dalle nostre partecipate di Stato (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stellee Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Prima di passare agli interventi dei rappresentanti dei gruppi invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio, in memoria di tutte le vittime degli incidenti nei luoghi di lavoro (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo. L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha chiesto di parlare la deputata Tiziana Ciprini. Ne ha facoltà.

TIZIANA CIPRINI (M5S). La ringraziamo, Ministro, per aver portato, tra i primi temi in quest'Aula, quello degli infortuni e della sicurezza sul lavoro. I dati li ha ricordati lei, Ministro, io cito solo il dato INAIL secondo cui in Italia avvengono tre infortuni mortali al giorno, domeniche e festivi compresi. Inoltre abbiamo anche un aumento delle malattie professionali e questo perché chiaramente in Italia si va in pensione talmente tardi che poi fanno a tempo a manifestarsi tutta una serie di patologie, da qui anche la necessità di abbassare l'età di uscita dal lavoro in Italia. Chiaramente, gli infortuni mortali, in particolar modo, riguardano il settore dell'edilizia e, in particolare, per le cadute dall'alto, e il 25 per cento delle vittime ha più di sessant'anni. Ebbene, un altro interrogativo che si pone è se esista una correlazione tra processi di riorganizzazione dovuta alla grande crisi che ci ha colpito dal 2008 e gli infortuni mortali. È chiaro che il grande tema è quello delle carenze presenti a vari livelli nei luoghi di lavoro: la scarsa manutenzione delle macchine, il mancato adeguamento delle macchine alle nuove tecnologie, la scarsa conoscenza delle modalità produttive e dei rischi da parte dei lavoratori, la scarsa formazione. Ma anche la disorganizzazione aziendale e, quindi, turni e ritmi di lavoro massacranti e poi la tipologia dei rapporti di lavoro (lavori in affitto), il ricorso eccessivo alla somministrazione dei lavoratori interinali (si veda, ad esempio, il recente caso di Amazon) e poi la giungla di appalti e subappalti nei cantieri. A tal proposito, gli ispettori del lavoro hanno rilevato che nell'ultimo biennio i casi di esternalizzazione attraverso appalti non genuini sono cresciuti del 49 per cento. Insomma, Ministro, i lavoratori sono diventati in “3D”, che non significa tridimensionali, ma difficult, dangerous, dirty; “difficile”, “pericoloso”, “sporco” sono le parole che descrivono il senso di insicurezza vissuto dai lavoratori nell'epoca della precarizzazione selvaggia. E poi ci sono le distorsioni del Jobs Act, con cui è stato rottamato anche l'articolo 2103 del codice civile che impediva il demansionamento: adesso è possibile adibire il lavoratore a mansioni di livello inferiore in caso di riorganizzazione degli assetti organizzativi senza obbligo formativo, quindi in pratica, adesso è possibile spostare un lavoratore dall'ufficio al tornio, senza che ci sia un obbligo di formazione, tutto questo a detrimento della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sempre in attuazione del Jobs Act sono stati unificati i servizi ispettivi del Ministero del lavoro, di INPS e di INAIL sotto l'Ispettorato nazionale del lavoro, che lei ricordava, ma ciò ha tolto autonomia ispettiva e non ha portato miglioramenti sul fronte dei controlli. Infatti, fino adesso l'Istituto non ha rimpiazzato i posti vacanti dei pensionati di INPS e INAIL con nuove assunzioni e, in tre anni, si contano 300 ispettori in meno; ciò vuol dire meno controlli, meno introiti dall'evasione, dall'accertamento delle irregolarità, quindi ben venga il suo impegno per le nuove assunzioni, anche perché spesso gli ispettori del lavoro ci hanno contattato in questi anni per denunciare proprio la carenza di risorse e di organici per effettuare le verifiche e le ispezioni.

Pertanto, Ministro, sono giuste le azioni che intende intraprendere su questi fronti e, in particolare, incrementare la prevenzione e i controlli su fenomeni quali il caporalato, la somministrazione del lavoro, gli appalti non genuini, i lavoratori della gig economy.

Ancora, rafforzare le dotazioni e le risorse umane negli organismi preposti alla sicurezza, forme di raccordo e coordinamento tra diversi attori, le misure premiali per le imprese virtuose che presentano standard elevati di sicurezza e di responsabilità sociale e anche premiare le piccole e medie imprese qualora investano in ammodernamento e rinnovamento tecnologico delle proprie dotazioni. Insomma, ritengo giusta anche la campagna di sensibilizzazione per una formazione di qualità da non considerarsi mai come mero adempimento ma come opportunità, semplificando chiaramente la vita alle imprese. Quindi, Ministro, le auguriamo buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, non possiamo che essere felici che il suo primo intervento in Aula, anche a seguito delle richieste di alcuni gruppi parlamentari tra cui il nostro, sia proprio sul tema delle cosiddette morti bianche. Così come abbiamo ascoltato dalla sua informativa e come purtroppo leggiamo quotidianamente sui giornali, i numeri che abbiamo di fronte sono allarmanti, preoccupanti è forse dire poco. Non è più una tragica fatalità quella che abbiamo di fronte: non possiamo definirla tale, anzi sarebbe assolutamente erroneo e purtroppo non affine alla realtà delle cose chiamarla tale. Quello che abbiamo di fronte a noi purtroppo è lo scadimento del lavoro; è lo scadimento di una cultura della prevenzione nei luoghi di lavoro; è lo scadimento del concetto stesso di dignità del lavoro per lavoratori e lavoratrici e purtroppo uno scadimento che ancora oggi è ancor più drammatico stante la gravissima crisi occupazionale a cui ci troviamo di fronte: una crisi occupazionale che qualcuno in quest'Aula addirittura ha negato negli interventi che ci sono stati sulla fiducia. Tale crisi occupazionale, come lei diceva, spinge spesso magari i più giovani ad accettare un qualsiasi posto di lavoro perché ne hanno realmente bisogno senza guardare se quel posto è sicuro da un punto di vista economico e sicuro da un punto di vista sociale, di sicurezza fisica, di incolumità fisica. Dunque, di fronte a questo, serve un Governo pronto ad impegnarsi realmente in quel sano rapporto che ci deve essere tra il legislatore e le imprese e tra il legislatore e il mondo del lavoro per avviare quanto prima e per sanare quanto prima tutte le difficoltà che ci sono da tanti punti di vista su questo tema. Infatti occorre, da una parte, migliorare tutte quelle norme che oggi esistono di cui l'Italia può essere fiera ed orgogliosa in merito alla sicurezza nei luoghi di lavoro ma che indubbiamente vanno modernizzate. Vi sono alcuni comparti - penso ad esempio a quello della pubblica sicurezza - che hanno norme da rispettare al proprio interno in termini di sicurezza e luoghi di lavoro che sono ferme a vent'anni fa, che non sono state adeguate, che non sono andate incontro al cambiamento anche delle condizioni di lavoro e soprattutto delle funzioni e delle varie iniziative che i singoli lavoratori devono prendere alla luce dell'attualità, della modernità dei luoghi di lavoro. Serve dar vita finalmente - lei lo ha annunciato - al gestore unico delle informazioni in termini di sicurezza sui luoghi di lavoro perché è gravissimo che in Italia, nel 2018, non vi sia una vera e propria mappatura del rischio infortunistico e delle malattie professionali e allora serve mettere in campo tutte le iniziative per far sì che da un lato l'ispettorato del lavoro, che svolge sicuramente un lavoro egregio e che ovviamente va potenziato anche alla luce del turnover, non sia però lasciato solo; che le ASL, che devono presiedere ai controlli, siano messe nelle condizioni di poterlo fare; che non vi sia una burocrazia tale e tanta da strozzare le imprese che vogliono invece garantire livelli altissimi di qualità sui luoghi di lavoro ma serve soprattutto combattere alcuni aspetti che sono a mio giudizio, a nostro giudizio le cause e le malattie di tale allarmante situazione che oggi stiamo discutendo: il precariato. Noi purtroppo abbiamo norme varate negli ultimi anni sui temi del lavoro che hanno aumentato il precariato e rispetto alle quali occorre mettere subito un freno. Dobbiamo combattere il sistematico ricorso al subappalto; dobbiamo far sì che i tempi e i modi di un'adeguata formazione ci siano e siano rispettati; dobbiamo combattere l'istituzionalizzazione del massimo ribasso come parametro ormai imprescindibile in ogni gara sia pubblica sia privata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremiere di deputati delMoVimento 5 Stelle); dobbiamo cioè intervenire nei sistemi normativi attraverso i quali si è pensato che la dignità di un lavoratore sia soltanto di natura economica: no, la dignità di un lavoratore c'è ed è rispettata se c'è la dignità economica ma soprattutto se quel lavoratore o quella lavoratrice possono lavorare in modo sicuro all'interno del proprio luogo di lavoro. Quindi grazie, signor Ministro, noi la sosterremo nelle iniziative che lei vorrà mettere in atto velocemente e soprattutto nella direzione che lei ha tracciato nella sua informativa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiere delMoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. La ringrazio anche io, Ministro, anche se, mi permetterà, ringrazio soprattutto le forze di opposizione che le hanno chiesto oggi di essere presente qui e, se mi consente, ringrazio le organizzazioni sindacali, perché sono state tra coloro che hanno chiesto con forza che il Parlamento si pronunciasse al più presto su un tema così delicato e prioritario. Quindi un ringraziamento collettivo. Intanto la ringrazio anche perché mi pare di aver compreso che lei intende andare nella direzione che il precedente Governo aveva tracciato: sicuramente sulla semplificazione ed è importantissimo. Noi abbiamo iniziato nel 2013 e continui a farlo, però con una cortesia: semplificare non significa deregolamentarizzare; semplificare non significa eliminare le regole; significa farle rispettare e magari renderle più semplici. Dunque è giusto e anche noi suggeriamo che vi sia una premialità per i datori di lavoro che bene fanno e bene sono attenti alla sicurezza sul lavoro, ma mi consenta: è giusto premiare coloro che fanno di più rispetto all'obbligo di legge ma non pagare perché venga rispettato l'obbligo di legge perché credo che anche culturalmente ciò sarebbe sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) proprio dal punto di vista della cultura del lavoro.

Un altro suggerimento: informazione, tanta informazione che deve essere data piena ed adeguata ai lavoratori e alle lavoratrici e anche ai datori di lavoro e che sia formazione effettiva, che non sia burocratica, che non sia soltanto formale, che entri nella sostanza dei problemi. Lei non l'ha citato, lo faccio io: in questo Paese c'è un testo unico sulla salute e la sicurezza sul lavoro del 2008. È un testo unico importante, sa, perché ha fatto molto anche grazie all'intervento di tutti i protagonisti del sistema del lavoro. Lo riveda perché il sistema è cambiato: abbiamo in questo momento bisogno di ripartire dall'organizzazione del lavoro - lei lo ricordava - ed è quindi corretto e giusto iniziare con il dire che vogliamo estendere la tutela a tutti i lavoratori a prescindere dalla tipologia di rapporto contrattuale che essi hanno. Lei ricordava i riders: bene. Prosegua su questa strada e, scusi solo una cortesia, si dice “ghig” economy, non “gig” economy; questo solo per non confondersi all'estero (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un'altra cosa, ci sono state delle proposte concrete: una di queste proposte riguarda ad esempio, come lei ricordava, la premialità. Gliene cito una: la patente a punti. Se vogliamo premiare siamo in grado di premiare e anche di sanzionare e siamo in grado di farlo anche attraverso strumenti che la stessa INAIL sta utilizzando con l'abbattimento del costo dell'assicurazione obbligatoria.

Inoltre, poiché ha accennato anche lei all'alternanza scuola-lavoro iniziamo a ragionare anche su una formazione curriculare che riguardi, ad esempio, gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado perché credo che anche questo sia molto importante e, se posso suggerire, lei ha parlato tanto di impresa - ripeto: tanto di impresa - ma penso che sia opportuno, il Partito Democratico ritiene che sia opportuno anche rafforzare le rappresentanze collettive all'interno delle aziende e nei territori. Infatti si esce da tale problema drammatico che riguarda famiglie, che riguarda persone - parliamo di morti, parliamo di persone che rimangono menomate per tutta la loro vita - soltanto se è una missione collettiva, soltanto se tutti i protagonisti si parlano. Noi abbiamo fatto una scelta nella passata legislatura importante: l'Agenzia unica dei servizi ispettivi.

Li abbiamo messi insieme, 7 mila lavoratori; non era facile, era complicato. Ora lei, però, la faccia lavorare, la faccia lavorare al meglio, perché crediamo che quello sia uno strumento quanto mai opportuno per fare di più e meglio.

E, poi, un piano nazionale strategico sulla sicurezza del lavoro. Glielo dico per esperienza: va bene fare tavoli ma attenzione, perché non basta fare i tavoli. Pensi ad un piano nazionale strategico sulla sicurezza, perché poi a quei tavoli bisogna sedersi, bisogna andarci, come, ad esempio, i tavoli di crisi del Mise. Quindi, credo sia opportuno che questo piano nazionale strategico coinvolga davvero tutti.

E poi un'altra cosa; io oggi non gliel'ho sentito dire, ma le chiedo di farlo nella replica: per cortesia, dica qualcosa sulla legge sul caporalato, perché le parole che abbiamo sentito ieri dal Ministro Salvini ci preoccupano e anche molto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali) e riteniamo che, se vogliamo combattere prontamente e concretamente il tema delle irregolarità del lavoro sommerso e dell'insicurezza sul lavoro, c'è bisogno di darsi delle regole e quelle regole noi ce le eravamo date, almeno sul caporalato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ricordo che non c'è replica. Ha chiesto di parlare la deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie Presidente, grazie signor Ministro. Diciamo che siamo qui non perché, come qualcuno ha voluto dire nel suo intervento, lei ci teneva a rappresentare la sua opinione rispetto a questo tema così difficile. Siamo qui perché alcune componenti dell'opposizione l'hanno chiamata ad un'informativa urgente, si dice così, e lei, che giustamente ha fatto parte dell'Ufficio di Presidenza per cinque anni, avrebbe dovuto saperlo. Quindi, sono molto delusa dal suo intervento perché lei ha parlato di filosofia, lei è venuto qui a raccontarci ancora una volta quello che ci avete raccontato in campagna elettorale, lei è venuto di nuovo con degli spot che poco hanno a che fare con quello che è un tema molto delicato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Qualcuno ricordava che ci sono ancora tre morti al giorno. Io non voglio dare numeri e statistiche perché, malgrado siano numeri e statistiche che fanno impressione, noi dobbiamo sentirci responsabili fino a quando ci sarà anche un solo morto sul lavoro e, comunque, questi numeri e queste statistiche non possono in noi, come dire, determinare una gravità superiore a quella che percepiamo quotidianamente e per la quale molto spesso ci sentiamo inermi.

Signor Ministro, noi con lei saremo molto più esigenti rispetto a tutti gli altri Ministri di questo Governo e le spiego il motivo: perché lei poteva scegliere di orientarsi verso altri dicasteri perché lei, che ha deciso la delegazione del partito che ha la maggioranza dei Ministri, ha deciso, invece, di occuparsi di lavoro che, come lei sa bene (almeno mi auguro), è il fondamento della Repubblica e della nostra Costituzione. Onorevole Di Maio, nel contratto, che pure abbiamo letto, nelle 58 pagine vi è appena una traccia della sicurezza sui luoghi di lavoro e la sicurezza è applicata all'articolo 36 della Costituzione. Quindi, si parla della sicurezza, del lavoro a tempo indeterminato, che sicuramente non è meno importante per alcuni aspetti ma è molto meno importante se guardiamo alla vita; prima di tutto dobbiamo garantire la vita e, invece, mi pare che nel vostro contratto questa sensibilità non c'è. E, allora, io penso che nasca questo accordo, questo contratto, con un vizio di origine.

Intanto, io le faccio i complimenti perché lei ha un grandissimo coraggio. Ha voluto accorpare due ministeri che a vederne soltanto uno, rispetto alle responsabilità che ci troviamo, fa accapponare la pelle a chi sa di che cosa sta parlando, a chi sa di che cosa si deve occupare, a chi sa quali risposte deve dare. Ma, soprattutto, ha deciso di accorpare e, dunque, io non so se lei sarà Ministro di due Ministeri o se ci sarà un Ministero unico. La cosa che so è che, se c'è un accorpamento - e non sappiamo ancora i tempi e i modi -, molto spesso questi due Ministeri - e non so se lei di questo ne sia a conoscenza - sono andati in contrasto tra di loro e non per capricci dei Ministri ma perché, molto spesso, su alcune materie sono concorrenti e, addirittura, il Ministro del lavoro ha competenze rispetto a controlli del dicastero dello sviluppo economico. Quindi, io già vedo in alcune questioni un conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ma per venire al merito, visto che il conflitto di interesse probabilmente non rientra nelle vostre corde, io penso che lei abbia strumenti potenti: uno è l'INPS e mi dispiace per il Governo uscente ma ha sbagliato la figura del presidente.

Io mi onoro di non averlo votato insieme al mio gruppo, unico che non votò per il presidente Boeri, che, invece di far funzionare gli strumenti, ha deciso di utilizzare la ribalta mediatica rispetto a quel ruolo. E, quindi, lo metta subito al lavoro. Ma ha anche un altro strumento importante che è l'Ispettorato nazionale del lavoro di cui si è parlato e che io non condivido; non condivido perché, invece di semplificare, ha semplicemente lasciato un vuoto di potere. Ecco, faccia lavorare questi due strumenti insieme alle regioni - lei lo ha detto - e insieme al Ministero della salute. Inoltre, le voglio dire, siccome è anche un problema di cultura, che lei deve orientare una formazione vera - quindi, guardi anche gli strumenti di certificazione -, una formazione vera verso i lavoratori e le imprese e deve orientare culturalmente le giovani generazioni (ha dimenticato il Ministero della Pubblica istruzione).

Concludo, perché il tempo che abbiamo a disposizione è troppo poco per un argomento così vasto, per dirle che io la invidio perché lei è giovane ed è anche, giustamente, molto ambizioso. E allora, escludendo il fatto che è il capo politico del suo partito, lei racchiude tre ruoli in uno: è Vicepresidente del Consiglio, è Ministro dello Sviluppo economico e Ministro del Lavoro. Come dire: lei è uno e trino. E, allora, noi saremo molto attenti a quello che lei farà, perché da lei non ci aspettiamo impegno e passione: ci aspettiamo un miracolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente Fico. Buongiorno, Ministro Di Maio. Una considerazione, Ministro: le morti sul lavoro oramai non sono più statisticamente una fatalità; sono un bollettino di guerra. Lei, in breve parte del suo ragionamento e del suo intervento, va a ricordare che servono giustamente più investimenti, più formazione e più risorse. Servono più ispezioni, serve parlarne - e qualcuno ha accennato a questo ragionamento -, serve parlarne di più. Io spero che tutti noi ne parleremo ovunque, anche nei cosiddetti programmi di attualità dove si parla poco di sicurezza sul lavoro e dove si parla poco di morti bianche. Non vorrei però, Ministro, che passasse un concetto (mi permetta): non possiamo far passare il concetto per cui in Italia si premiano coloro che rispettano le regole; in Italia dobbiamo punire, in modo forte, coloro che non rispettano le regole. Questo è ciò che dobbiamo fare in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ministro, i premi per le aziende che si comportano bene - e per tutte le aziende - sono leggi più semplici, sono meno burocrazia, sono sgravi fiscali, fatti di deduzioni, su una formazione che deve essere più ampia rispetto a quella che oggi c'è in Italia. Questi sono i premi per coloro che si comportano bene. La tragedia senza fine, Ministro, di queste morti bianche, delle morti bianche, è, secondo me, la cartina tornasole del nostro sistema e ne rivela, purtroppo, tutto il suo carattere intrinsecamente contraddittorio in quelle che, di fatto, sono attualmente le norme vigenti. Lì ci sono delle contraddizioni.

Si muore, Presidente, Ministri e Ministro, cadendo da un ponteggio, si muore schiacciati da un muletto, ma si muore anche - suicidi - dopo che si perde il lavoro. Per noi anche queste sono morti sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e quindi, Presidente, questa che cosa è diventata? È diventata una tragedia di classe, è diventata una tragedia di classe. Dopo che muori schiacciato da un muletto è una tragedia di classe. Non abituiamoci, Ministro, purtroppo a quella che è diventata una triste - diciamo - consuetudine. Usciamo - e questo, secondo me, manca nel suo ragionamento, ma sono sicuro che lei lo farà - per un attimo dalla cultura delle mere medie statistiche. Diamo sempre i numeri in Italia, diamo sempre le statistiche in Italia. Usciamo un attimo da questa cultura, perché manca un passaggio. Esaminiamo quindi, su quanto prima detto, qualitativamente il lavoro.

Il lavoro deve essere misurato qualitativamente, e parliamo di appalti, parliamo, come lei ricordava, di pubblica amministrazione, parliamo di pura intermediazione di manodopera, che arriva addirittura in Italia al quinto grado di subappalto, senza far arrivare vicino al quinto grado di subappalto la formazione. Non si parla più in questo caso, Ministro, delle gare al massimo ribasso, che rappresentano la nuova schiavitù in Italia? Nelle gare al massimo ribasso non si rappresentano più gli incidenti sul lavoro, ma questi sono incidenti sul capitale di un'azienda. Ed è un passaggio che, secondo me, deve essere intrinseco, normale, virtuoso e dirimente nei prossimi atti che questo Esecutivo vorrà fare.

Parliamo di età pensionabile: non è possibile restare su un ponteggio a 68, 69 anni, lavorando in edilizia. È chiaro che succedono gli incidenti sul lavoro a quelle persone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Parliamo del nodo formazione, che deve essere rivista completamente, dalla A alla Z, in Italia. Le leggi ci sono, ma sono poco rispettate.

Parliamo, infine, di ispettori del lavoro. Allora, vorrei semplicemente dire a voi e a quelli che hanno parlato prima che a noi poco ce ne frega che si chiami “gig” o “ghig”; a noi interessa parlare alle persone e salvare vite umane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non ce ne frega niente di fare i professori in quest'Aula. E ricordo, anche sulla scorta di un intervento che ho sentito nel precedente provvedimento, che il Ministro Poletti è stato il Ministro più assente della storia repubblicana negli ultimi cinque anni di Governo, tanto per essere chiari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Agli ispettori del lavoro serve che sia data loro una mano, serve il salario accessorio, che è stato maturato e mai percepito, gli servono gli strumenti di cui sono carenti, serve la sicurezza sui luoghi di lavoro; gli ispettori del lavoro vengono aggrediti sui cantieri!

Serve, di fatto, ricordare che è stato lo stesso Esecutivo della scorsa volta, della scorsa legislatura, che ha tolto i fondi agli ispettori del lavoro, togliendo i fondi al Ministero del lavoro.

E quindi, Presidente, concludo questo ragionamento e questo intervento ringraziandola e dicendole che noi faremo un'opposizione, anche su questo, virtuosa, tema su tema, mattone su mattone, perché nel cantiere della bianca morte è sempre notte, e saremo pronti, e chiudo, Presidente Fico, ringraziandola, sempre a votare in quest'Aula e nelle Commissioni deputate a questo tipo di provvedimento, a questo tipo di procedimenti, a votare per i provvedimenti che permetteranno ai figli di guardare negli occhi padri e madri che alla sera torneranno a casa sani e salvi. Buon lavoro, Ministro, ne avrà assolutamente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Speranza. Ne ha facoltà.

ROBERTO SPERANZA (LEU). Presidente, Ministro Di Maio, onorevoli colleghi, l'articolo 1 della nostra Costituzione dice che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ma, ahimè, come appare evidente, questo articolo è purtroppo negato sull'esistenza, sulla vita concreta di troppe persone ogni giorno. Penso ai disoccupati, penso ai sottoccupati, penso a chi è vittima del lavoro nero, penso alle partite IVA, agli artigiani, ai commercianti in difficoltà. E penso soprattutto a quelle persone che sul lavoro hanno perso la vita e alle famiglie di queste persone.

Credo che i dati siano eclatanti, si è parlato di bollettino di guerra: tre morti al giorno, 320 morti fino al 12 giugno. Per questo ci siamo mossi subito con una lettera dei nostri due capigruppo, che voglio ringraziare, e anche con una mia lettera, il giorno dopo la sua elezione, Presidente Fico, e voglio apprezzare la disponibilità e la sensibilità su questa materia.

Credo che tanto si possa e si debba fare. Bisogna estendere nei luoghi di lavoro la cultura della prevenzione, perché c'è un ritardo enorme in Italia rispetto ai Paesi europei. C'è bisogno di sanzionare con il massimo della forza chi sbaglia e chi non rispetta le leggi, così come c'è bisogno di incentivare le imprese che invece investono in sicurezza.

Si potrebbe immaginare - noi ci stiamo lavorando - una fortissima, totale defiscalizzazione per le spese in sicurezza. E poi, ancora, implementare, investire in nuove tecnologie per la prevenzione e aumentare i controlli, come pure è stato detto.

Oggi gli ispettori sono del tutto insufficienti. Noi pensiamo che su questa materia ci sia bisogno di un vero e proprio piano straordinario per la prevenzione e per la sicurezza; un piano che bisogna costruire facendo dialogare le forze politiche, ma anche provando a coinvolgere i soggetti sociali. Parlare con il sindacato, con la CGIL, la CISL, la UIL, con le grandi organizzazioni, perché è una sfida di tutto il Paese.

A me permettete, oggi, di dire una cosa: credo che ci siano più infortuni dove c'è più precarietà, e oggi, spesso, questa precarietà purtroppo aumenta.

Ministro Di Maio, lei ha fatto bene a incontrare i rider; io sono molto lontano politicamente da lei, ma credo che sia stata una mossa giusta. Ma, con la stessa nettezza, voglio dirle che il contratto di governo che avete sottoscritto va in una direzione totalmente opposta, perché voi non lavorate per aumentare i diritti, ma in quel contratto ricominciate a parlare delle forme peggiori della precarietà, quali sono i voucher, contro cui noi continueremo a batterci con ogni energia (Applausi dei deputati del gruppoLiberi e Uguali). E continuo a pensare che solo più diritti può significare più sicurezza.

Allora, per concludere, voglio dirle che su questi temi noi ci saremo, su questi temi la sinistra di questo Paese ci sarà, ci sarà Liberi e Uguali, il nostro gruppo parlamentare. Metteremo ogni energia a sostegno di questi temi e siamo pronti a sostenere, senza paura, ogni sforzo che si farà. La mia personale opinione è che, quando si parla, si tratta, si discute di un grande tema, che riguarda la vita delle persone, come la sicurezza sul lavoro, si abbassano le bandiere di parte, si mette da parte la contesa della campagna elettorale e si prova a difendere gli interessi generali. Lo dico a me stesso, ma lo dico, forse, in maniera un po' più forte, a lei, Ministro Di Maio: è finito il tempo della propaganda, è finito il tempo di un post su Facebook ogni cinque minuti. Rimettiamoci a lavorare nell'interesse del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Signor Presidente, signor Ministro del lavoro, onorevoli colleghe e colleghi, intanto esprimo la vicinanza sincera della componente MAIE del gruppo Misto alle famiglie delle recenti vittime che abbiamo ricordato poco fa.

Come è noto, con il decreto legislativo n. 626 del 1994, si iniziò in Italia a cambiare la gestione della sicurezza nelle aziende, recependo delle direttive europee. Si è continuato negli anni, fino al 2008, quando, con il decreto legislativo n. 81, la maggior parte delle leggi sono state convogliate in un testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Ma, mentre negli altri Paesi europei le stesse leggi hanno portato ad una riduzione degli incidenti mortali, in Italia fatalmente è cambiato poco.

Ogni anno si subisce un migliaio di decessi sul lavoro, una media di quasi tre al giorno, francamente è raccapricciante. È una vera e propria strage, che non fa notizia, se non nei casi gravissimi, nei quali le modalità dell'accadimento o il numero delle vittime scuotono il cosiddetto sentimento popolare.

Tale fenomeno infortunistico, poi, non risparmia alcun ambito lavorativo, se si pensa che un numero molto alto di infortuni, spesso letali, si verifica, ad esempio, in agricoltura, che dall'opinione pubblica viene tradizionalmente considerata un ambito privo di gravi rischi.

Sia l'Osservatorio Asaps sia l'INAIL, come lei ha ricordato, ci dicono che si muore oggi come cinquant'anni fa e che, a un lievissimo regresso del 2017 (un misero 1 per cento), nei primi mesi di quest'anno, comparati ai mesi dello scorso anno, abbiamo un incremento della mortalità sul lavoro che va dal 9 al 12 per cento.

Se a tutto questo andiamo a inserire i dati del lavoro nero, allora il quadro risulta terrificante.

Tante sarebbero, signor Ministro, le riflessioni da fare, ma poco è il tempo a disposizione. Pertanto, concludendo, ritengo che un primo argine a tale situazione degradata potrebbe arrivare da una maggiore partecipazione degli organi di controllo, lotta agli illeciti degli organi di controllo, e penso ai recentissimi casi di Foggia e di Catania, una formazione specialistica e per tipologie di lavoro, un'incentivazione dell'ammodernamento degli strumenti di lavoro, in modo che la sicurezza venga vista come un dovere di protezione e non come un fastidioso costo per le aziende; infine, andrebbe data effettività alle sanzioni previste per legge, da inserire in una necessaria riforma dell'esecuzione penale.

L'attende un impegno notevole, signor Ministro. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Grazie Presidente. Onorevole Ministro, onorevoli colleghi, abbiamo apprezzato molto, qualsiasi sia la ragione per cui il Ministro oggi è in Aula, l'informativa che c'è stata data dal Ministro Di Maio, e i dati che ci ha fornito, l'aggiornamento, che ovviamente ci preoccupa e ci allarma. Infatti, sono dati preoccupanti, se soprattutto pensiamo ai drammi che si consumano nelle famiglie di quei lavoratori, che, purtroppo, hanno perso la loro vita per svolgere una funzione utile alle proprie famiglie e alla propria sopravvivenza.

Allora, è molto importante il taglio politico che quest'oggi abbiamo ascoltato in Aula su questo tema, perché, anche a differenza del passato, vediamo che c'è una centralità importante, oltre che del lavoratore, dell'azienda, quelle realtà straordinarie, molte delle quali piccole, micro, che creano ricchezza e creano posti di lavoro nel nostro Paese. Avere ascoltato che non si cerca di alimentare il conflitto tra il lavoratore e il datore di lavoro, ma anzi si cerca di alleviare questa tensione, perché si sa che se il lavoratore opera in modo chiaro e in sicurezza ha anche la possibilità di dare il miglior contributo al datore di lavoro.

Allora, non sono necessarie nuove regole, bisogna far rispettare quelle che ci sono. Alcune sono già troppe, anzi l'ottica della semplificazione è sicuramente molto importante. E alcune norme sono addirittura norme solo formali. Quindi, da questo punto di vista, ci aspettiamo che il Governo intervenga, attraverso un dialogo intenso con le associazioni che tutelano gli interessi degli imprenditori e con le associazioni che tutelano gli interessi dei lavoratori, considerando, però, normalità quella di rispettare le regole. Quindi, la premialità deve essere sicuramente orientata all'innovazione e alla formazione.

Altro aspetto importante - e concludo - è il tema dell'equità sociale. Ci sono dei diritti sacrosanti che tutelano i lavoratori, ma ci sono tanti altri lavoratori che di diritti ne hanno pochi. Questo gap di differenza nel nostro Paese deve essere affrontato. Non sono solo i rider, che è meritevole che il Ministro abbia incontrato, ma ci sono altre categorie, che questo differenziale lo devono assolutamente recuperare.

Concludo dicendo che misureremo il Governo, su questo tema e sugli atti concreti che verranno fatti. Quindi, ci aspettiamo che gli annunci trovino reale risposta all'interno della legge di stabilità, che tra non molte settimane sarà all'attenzione del Parlamento. Come sappiamo tutti, la volontà si esprime solo quando ci sono i numeri al bilancio e ci sono le risorse per potere realizzare quanto oggi annunciato dal Ministro. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie Presidente. Io vorrei ringraziare il Ministro e sottolineare solo un aspetto, molto brevemente. Chiaramente, la sicurezza ha molto a che fare, con le norme e con il rispetto di regole, ma c'è una dimensione fondamentale su cui, secondo me, dobbiamo lavorare molto, che è quella della cultura all'interno aziendale. E la cultura si porta dietro la formazione. Quindi, volevo intervenire semplicemente per richiamare in quest'Aula l'importanza di mettere un'attenzione molto particolare, e complementare ovviamente, rispetto alle regole, sul fatto che, se non capiamo e ripensiamo quali possano essere i limiti attuali all'interno del mondo del lavoro in termini di sicurezza, anche sul lato formazione e sul lato di dimensione culturale, veramente non riusciremo mai a venirne a capo e a trovare soluzioni, che siano di impatto e significative nel corso del tempo. È un lavoro più complicato e più difficile, perché chiaramente richiede un investimento e non solo un controllo anche di risorse, ma penso che possa essere utile.

PRESIDENTE. E' così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

In morte dell'onorevole Ettore Romoli.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Ettore Romoli, già membro della Camera dei deputati, nella XIV legislatura, e del Senato della Repubblica, nella XII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Ha chiesto di parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, è con grande e profonda commozione che oggi, in questa sede, colgo la possibilità di commemorare il senatore Ettore Romoli, che è deceduto la scorsa notte.

La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nella città di Gorizia, che il senatore ha avuto l'onore di rappresentare, come sindaco, per dieci anni, fino al 2017, città per la quale si è sempre speso, combattendo a ogni livello, politico e istituzionale, per difendere gli interessi dei suoi concittadini.

Il senatore Romoli era nato a Firenze il 9 aprile 1938 e fu tra i primi a credere nel progetto politico di Forza Italia e del presidente Silvio Berlusconi. Ha rivestito la carica di senatore della Repubblica per la XII legislatura, dal 1994 al 1996, e di deputato della Repubblica per la XIV legislatura, dal 2001 al 2006. Alle recenti elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia è risultato eletto con il maggior numero di preferenze per Forza Italia in tutta la Regione. Ed è stato eletto, il 22 maggio scorso, presidente del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, incarico al quale - ne sono convinto - avrebbe saputo conferire un impeccabile prestigio istituzionale, caratteristica che lo ha accompagnato per tutta la vita e che gli ha consentito di raccogliere apprezzamenti e attestazioni da parte di tutti, compresi gli avversari politici.

La sua attività politica e amministrativa è stata votata, in maniera esemplare, all'interesse esclusivo dei cittadini e ha rappresentato un esempio per tanti colleghi amministratori.

Grazie al suo operato, la città di Gorizia negli ultimi dieci anni è spesso stata ai vertici delle classifiche nazionali per la qualità della vita e per il contenimento dell'imposizione tributaria. E grazie a lui, uomo di destra, Gorizia è riuscita a costituire il gruppo europeo di cooperazione territoriale tra Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba, che è un luogo in cui, in questo momento, si sta sperimentando l'Europa del futuro, transnazionale e capace di superare tante tragedie storiche. Un risultato, questo, che non è certo frutto del caso, ma di un'attentissima gestione delle risorse umane e della grande attenzione per i cittadini. Un esempio di eccellente amministratore. Credo che il suo esempio possa e debba essere seguito da noi tutti, perché dà alla politica il suo senso migliore, il senso del servizio.

A conclusione, permettetemi di formulare le più sentite condoglianze ai suoi figli, Andrea e Francesca, e ai suoi familiari tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (PD). Grazie Presidente. Vorrei portare anche a nome del gruppo del Partito Democratico le parole di condoglianze e di affetto nei confronti della famiglia del presidente Romoli, che, come lei ha ricordato e come è stato appena ricordato anche dal collega, è scomparso ieri. Un uomo politico di grande levatura, ha svolto il suo ruolo di senatore, di deputato, di sindaco di Gorizia, sempre con grande attenzione. Un avversario politico, per noi, ma da noi sempre rispettato nelle contrapposizioni, sempre elegante. Lui è sempre stato un gentiluomo della politica, una persona con la capacità di misurare le parole, di fare il suo dovere e di rappresentare anche con forza le sue idee, ma di farlo sempre con grande rispetto. Svolgeva il ruolo di presidente del consiglio regionale, appena eletto. Lo faceva con una grande professionalità e anche con il consenso di tutti i gruppi parlamentari, rispetto alla sua capacità di essere sì uomo di parte, ma anche uomo terzo, quando ciò era necessario.

Quindi, riporto veramente un pensiero di grande rispetto, nei confronti di una persona che ha caratterizzato la vita politica del Friuli-Venezia Giulia con il suo stile e con la sua eleganza. Una parola di vere condoglianze a tutta la famiglia e, in particolare, ai suoi figli (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente Fico. A nome del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia, porgiamo, innanzitutto, le più sentite condoglianze alla famiglia di Ettore Romoli, personaggio conosciuto, personaggio istrionico, dotato di una profonda serietà politica.

Svolse il ruolo da deputato, da senatore, da sindaco, ultimamente acclamato, con molti minuti di applausi in aula presso la giunta regionale a Trieste, Friuli-Venezia Giulia, presidente del consiglio regionale.

Presidente, ritengo che quando mancano queste persone di valore, che hanno fatto della politica la loro scelta di vita - e ricordo che Ettore Romoli, sino all'ultimo istante di campagna elettorale, pur conoscendo anche le sue condizioni di salute, non ha lesinato nessun secondo della sua vita per poter portare a compimento quello che, dopo, è risultato essere un compimento in termini di feedback elettorali in Friuli Venezia Giulia -, quando mancano queste autorità politiche, il cordoglio non debba avere nessun tipo, come è giusto che sia, di confine politico.

Prima l'hanno ricordato, non ripeterò quanto è stato appena detto, però, per quanto mi riguarda, Ettore Romoli ha fatto una cosa tra le più importanti nella vita politica di una persona: ha fatto crescere le istituzioni; con la sua autorevolezza, con la sua passione ha fatto crescere le istituzioni. Una persona elegante, una persona intelligente, una persona, tra l'altro, dotata di uno spiccato sarcasmo, di una spiccata simpatia. Lo ricorderemo molto in questi anni, lo ricorderemo soprattutto per questi aspetti.

Si è messo alla prova, Presidente, sino all'ultimo; si è messo alla prova donandosi anima, cuore e corpo a quella che era una delle cose più importanti della sua vita, la politica. Quindi, innanzi a questa persona - e la ringrazio, Presidente, che lei già oggi ha ricordato la figura di Ettore Romoli qui in Aula, perché è mancato quest'oggi alle 4 del mattino, quindi non era scontato, grazie -, di fronte a queste persone ci dobbiamo sempre alzare il cappello; di fronte a queste persone dobbiamo necessariamente raccontare quanto hanno fatto e raccontare ai nostri figli e anche a coloro che si avvicinano negli ultimi tempi alla politica quanto questi personaggi sono stati di peso nel panorama politico nazionale e soprattutto nel panorama politico del Friuli Venezia Giulia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Panizzut. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Presidente, ovviamente anche a nome del gruppo Lega esprimo le condoglianze alla famiglia. Avendolo conosciuto di persona, sono un po' emozionato, perché appunto è una persona che conoscevo. È una persona molto cara, ringrazio i colleghi che l'hanno commemorato e che magari lo conoscevano un po' meglio di me (Applausi).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per porre all'attenzione dell'Aula una vicenda molto preoccupante che attiene alla libertà di stampa. L'altro giorno i militari della Guardia di finanza, mossi dalla DDA, la Direzione distrettuale antimafia di Venezia, prima hanno perquisito l'abitazione della cronista giudiziaria de il mattino di Padova, sequestrando cellulari, computer e altri materiali, poi si sono trasferiti nella redazione del giornale, dove sono rimasti tutto il giorno, sequestrando altro materiale e interrogando anche il direttore e i suoi collaboratori.

Tutto ciò perché oltre un anno fa, all'inizio del 2017, il quotidiano aveva pubblicato una foto risalente al 2013 che ritraeva il figlio di Totò Riina con un gruppo di pregiudicati a Padova, dove il figlio del boss viveva in regime di libertà vigilata.

Sono trascorsi cinque anni dallo scatto nella foto e oltre un anno dalla sua pubblicazione, solo adesso la DDA di Venezia ha deciso di aprire un'inchiesta contro una giornalista, in quanto avrebbe inquinato le indagini. Ma probabilmente il vero obiettivo della DDA era fare emergere la fonte, ovvero neutralizzare alla radice uno dei patrimoni principali di un giornalista, la rete delle fonti appunto.

Ma la cosa più preoccupante, colleghi, è che la cronista viene accusata non solo di violazione del segreto istruttorio ma anche di aver agevolato soggetti appartenenti ad associazione mafiosa: una cosa pesantissima! È la prima volta che a un giornalista viene formulata un'accusa di tale gravità. Un episodio sul quale occorre far chiarezza e che ci deve preoccupare, perché si configura come un vero e proprio atto di intimidazione contro la libertà di stampa, garantita dalla Costituzione, e contro il codice deontologico dei giornalisti, che impone il segreto professionale e la riservatezza delle fonti.

Colleghi, vi invito a riflettere su questa vicenda perché ciò che oggi è successo a il mattino di Padova domani potrebbe succedere ad altre testate e coinvolgere altri giornalisti. La libertà e l'indipendenza dell'informazione sono alla base di uno Stato democratico e non riguardano solo la comunità dei giornalisti ma tutti noi e vanno sempre tutelate in tutte le sedi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Azzolina. Ne ha facoltà.

LUCIA AZZOLINA (M5S). Signor Presidente della Camera, onorevoli colleghi e colleghe, mi piacerebbe rendervi partecipi di quanto accaduto ad un ragazzo di 17 anni ieri, 13 giugno; è rimasto ferito ad una mano: ha perso una falange nell'alternanza scuola-lavoro. A lui e alla sua famiglia va il mio pensiero.

Questo studente, iscritto ad un istituto tecnico di Pistoia si trovava in un'officina meccanica in provincia di Prato ed è rimasto coinvolto in un infortunio sul lavoro usando un trapano, che gli ha tranciato un dito. La scuola è da intendere per tutti noi come luogo non solo di formazione d'eccellenza del cittadino, luogo che conseguentemente ha la funzione di sviluppo del nostro Paese, ma anche di sicurezza.

Non possiamo certo pensare né accettare che i nostri studenti e figli possano andare a scuola e rischiare di perdere una parte di se stessi. Vero è che i corsi di alternanza scuola-lavoro prevedono obbligatoriamente una formazione generale in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008, ma evidentemente nel caso de quo questo non è sufficiente.

La formazione va potenziata. Il progetto di alternanza scuola-lavoro, ex articolo 1, commi 33 e 44, della legge sulla buona scuola, dovrebbe essere un percorso didattico alternativo e non dovrebbe mai mettere i ragazzi in situazioni pericolose o in condizioni di sostituzione di mano d'opera.

Le regole dovrebbero essere rispettate scrupolosamente e ci dovrebbe essere sempre qualcuno che segue i ragazzi, soprattutto quando si tratta di lavori potenzialmente rischiosi. Purtroppo sono molti in Italia i casi, invece, in cui piuttosto che formare i ragazzi si finisce per lasciarli soli, a lavorare senza indicazioni e senza una supervisione.

I problemi non finiscono qui, però. Abbiamo studenti costretti a pagare le trasferte di tasca propria, a seguire attività avulse dall'indirizzo scolastico frequentato e a tralasciare per diverse ore lo studio delle discipline di insegnamento settimanali.

La buona scuola ha introdotto un obbligo di 200 ore di attività di alternanza per i liceali e 400 ore per gli studenti iscritti nei percorsi tecnici e professionali da completare nell'arco dell'ultimo triennio di studi. In alcune regioni il rapporto tra il tessuto produttivo del territorio e la mole degli studenti da collocare in alternanza scuola lavoro è inversamente proporzionale, questo fa sì che, su un monitoraggio di 15.000 liceali di nove regioni, oltre la metà dice di partecipare a percorsi non inerenti ai propri studi e quattro su dieci ammettono di non essere messi nelle condizioni di studiare. Il 57 per cento degli studenti confessa che l'alternanza scuola-lavoro, così come pensata e voluta dalla legge n. 107 del 2015, non funziona.

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIA AZZOLINA (M5S). L'alternanza scuola-lavoro va pertanto sicuramente rivisitata e non dovrebbe essere obbligatoria, perché la riuscita o meno della medesima dipende dai territori nei quali si esplica. Non si può passare da storie d'eccellenza a storie di sfruttamento degli studenti.

È inaccettabile e vergognoso piangere i morti sul lavoro, non sono disposta a piangere anche gli infortuni sul lavoro dei nostri studenti, perché sono il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Carlo. Ne ha facoltà.

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente, grazie, onorevoli colleghi. Ho chiesto la parola per ricordare a lei e al Governo che, ad oggi, centinaia di migliaia di azionisti, risparmiatori sono ancora in attesa di sapere se avranno mai la possibilità di vedersi ristornare oltre 13 miliardi di risparmi. Ricordo, infatti, che, con il decreto-legge n. 183 del 2015, il cosiddetto “salva banche”, sono andati in fumo 2,8 miliardi di euro di risparmi di comuni cittadini, a cui la banca di fiducia aveva consigliato di sottoscrivere azioni; inoltre, con il decreto-legge n. 99 del 2017, con cui Veneto Banca e Popolare di Vicenza sono state poste in liquidazione coatta amministrativa, il valore delle azioni, di circa 11 miliardi, già svalutato, è stato azzerato e i risparmiatori sono stati, in sostanza, privati anche del diritto di agire per tentare di ottenere il risarcimento del danno subito. Praticamente, le banche sono state, prima, spacchettate in sottoinsiemi e, poi, solo alcuni di questi sottoinsiemi sono stati ceduti a Banca Intesa che, di fatto, si è beccata la polpa, senza assumersi alcuna responsabilità in merito alla posizione dei risparmiatori.

Intanto, le indagini delle procure di Roma e Vicenza, però, hanno evidenziato una truffa di massa a carico di più di 200 mila persone, che non troveranno ristoro nei patrimoni di dirigenti, sindaci o amministratori delle banche. Da qui l'idea del precedente Governo di istituire un fondo, il famoso fondo Barretta, con la legge n. 205 del 2017, di bilancio; fondo, però, i cui decreti attuativi sono scaduti a fine marzo e sembrano scomparsi. Ecco, vorremmo sapere il motivo di tale ritardo e, soprattutto, se si ritiene utile questo fondo, ma se si ritengono anche sufficienti le risorse che lì sono allocate. Io mi permetto di segnalare alcune criticità di quello che, al momento, è un fondo fantasma, perplessità esplicitate nella sua relazione anche dall'avvocato Bettiol che ha partecipato alla redazione di questo fondo e che dice che è auspicabile, per come si è ripetutamente fatto presente, che l'accesso al fondo sia semplificato, riconoscendo all'azionista in quanto tale il diritto al risarcimento del danno.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUCA DE CARLO (FDI). Concludo, dicendo che è finita la campagna elettorale, caro Presidente, ora è il tempo di scegliere, scegliere da che parte stare, scegliere cosa fare di questo fondo, perché noi lo riteniamo assolutamente incapiente per dare soddisfazione a tutti gli azionisti che sono oggetto di truffa, legalizzata e soprattutto quel fondo, per le dotazioni che ha, non è assolutamente in grado di venire incontro a tutte le richieste, 25 milioni contro 13 miliardi. Vediamo, e sono in attesa di vedere se il Governo sarà in grado di rifare una nuova legge o di modificare totalmente questo fondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Licatini. Ne ha facoltà.

CATERINA LICATINI (M5S). Presidente, colleghi, voglio parlarvi di un ragazzo, di un giovane uomo e del suo coraggio e della sua voglia di vivere, e di volerlo fare nel miglior modo possibile. Davide Morana è un ragazzo di 24 anni, di Bagheria, che, fino a qualche mese fa, viveva in Spagna, dove studiava e lavorava. Nei giorni passati sicuramente avrete sentito parlare di lui e della sua storia, sui telegiornali e sui quotidiani nazionali. Davide era un ragazzo come tanti, finché una forma acuta di meningite lo ha costretto a crescere troppo velocemente, facendo i conti con le problematiche relative a una grave disabilità. Davide, infatti, si è visto amputare tutti e quattro gli arti, con un ricovero lungo e pieno di sofferenze. Quello che più mi ha colpito di Davide è il suo coraggio, la sua voglia di vivere; ha sorpreso non solo me, ma tutti, medici, amici e familiari, con la sua forza di volontà, con l'energia e il sorriso con cui ha affrontato questa battaglia e con cui continua ad affrontarla.

Purtroppo, il nostro sistema sanitario non prevedeva la possibilità di donare a Davide delle protesi adatte ad un ragazzo della sua età e, per questo motivo, qualche mese fa ha lanciato, insieme ai suoi amici e ai suoi cari, una campagna di crowdfunding che gli ha consentito di raccogliere il denaro necessario per le sue nuove protesi. Solo per avere un'idea, una protesi dell'arto superiore ha un costo di 40 mila euro, e necessita di manutenzione e, poi, di essere rinnovata. Si tratta di protesi che permetteranno a Davide di tornare a vivere la sua quotidianità, fatta di sport, di lavoro e di tutto quello che un ragazzo della sua età ha il diritto di fare.

Davide non si arrende e non vuole combattere solo per se stesso; ha deciso di portare avanti la sua battaglia per la sensibilizzazione e la prevenzione della malattia. Le istituzioni, in questo, devono essere di sostegno a tutti quei ragazzi che, come Davide, si trovano nella sua condizione.

Oggi Davide è qui in Aula e proprio da quest'Aula voglio lanciare un appello: non lasciamo solo chi si trova ad affrontare queste patologie, ma facciamo sentire il sostegno delle istituzioni. Grazie, Davide; grazie per il tuo coraggio e per la tua voglia di vivere, che sei riuscito a trasmettere a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Ieri, il Ministro Salvini ha dichiarato che sono più importanti le relazioni con l'Egitto che sapere la verità sulla morte di Giulio Regeni. Dal giorno della morte di Giulio, il Governo italiano, il Parlamento, l'Italia tutta hanno fatto pressione per arrivare alla verità. Le nostre relazioni con l'Egitto non saranno relazioni di piena fiducia, se non quando troveremo la verità su quanto è accaduto. La pressione fatta in questi anni ha portato ad importanti passi in avanti, in ultimo, qualche settimana fa, quando, finalmente, i magistrati italiani hanno avuto accesso ai filmati della metropolitana dove è salito Giulio prima di scomparire, filmati fondamentali per capire cosa gli sia successo e chi sia stato a torturarlo. Dobbiamo prendere le parole del Ministro Salvini come una delle sue tante, ormai troppe, uscite mediatiche, oppure è questo l'orientamento del nuovo Governo? Perché, se così fosse, noi, dall'opposizione, non smetteremo mai di chiedere conto al Governo e all'Egitto di quanto si stia facendo per arrivare alla verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Speriamo che siano fondamentali, le immagini. Ha chiesto di parlare la deputata Rotta. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, colleghi, intervengo per una denuncia; la denuncia è che il mar Mediterraneo è tornato ad essere una tomba. Appena ieri, la nave Trenton, che aveva soccorso quaranta superstiti e dodici morti, in assenza di celle frigorifere e, soprattutto, in assenza di qualcuno che li accogliesse ai porti, i vivi e i morti, ha dovuto gettare i morti in mare. Allora, il mar Mediterraneo, nell'attesa di conoscere la prossima mossa tattica del Ministro dell'interno Salvini e nel silenzio più totale del Ministro Toninelli, torna ad essere una tomba.

Il Ministro Salvini, ieri, al Senato, ha detto che lui parla di coerenza, di dignità e, persino, di umanità; vorremmo sapere dove sta, qui, l'umanità. Ha detto: salviamo le vite umane, sono stufo dei morti di Stato. Io direi che si potrebbe anche limitare a “morti”, perché i vivi, ma ancor più i morti, lo ricordiamo, anche in guerra, non hanno nazionalità, non hanno bandiera; anche in guerra, si dà dignità di sepoltura ai morti, cosa che non accade. E questo è un fatto che disonora grandemente il nostro Paese, non solo perché non dà risposte, ancora oggi, alle quaranta persone che sono state soccorse e salvate, ma perché non ha dato dignità di sepoltura a quelle dodici persone, morte in mare, sotto gli occhi dei propri compagni di viaggio.

Allora, forse, è utile ricordare al novello Creonte - così lo chiameremo, non vogliamo dargli così dignità, ma penso che così lui si senta -, Salvini, che noi siamo dalla parte di Antigone; siamo dalla parte di chi dice che ci sono una legge non scritta e un dovere morale che devono prevalere nei confronti dei morti e il rispetto dei vincoli affettivi contro la ottusa ragione di Stato, perché questa ottusa ragione di Stato – così crediamo fortemente sia –, in nome della patria, diventa tirannia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 18 giugno 2018 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 297 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 aprile 2018, n. 38, recante misure urgenti per assicurare il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia S.p.A (Approvato dal Senato). (C. 675)

Relatrice: SALTAMARTINI.

La seduta termina alle 14,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

      nella votazione n. 2 la deputata Ciprini ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

      nella votazione n. 6 il deputato Pittalis ha segnalato che non è riuscito a votare;

      nella votazione n. 7 il deputato Cappellacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 583-A - em. 1.10 555 530 25 266 214 316 17 Resp.
2 Nominale em. 2.10 556 530 26 266 214 316 17 Resp.
3 Nominale odg 9/583/5 555 537 18 269 218 319 17 Resp.
4 Nominale odg 9/583/7 - I p. 549 506 43 254 91 415 17 Resp.
5 Nominale odg 9/583/7 - II p. 554 554 0 278 554 0 17 Appr.
6 Nominale odg 9/583/8 548 516 32 259 203 313 17 Resp.
7 Nominale odg 9/583/10 545 510 35 256 194 316 17 Resp.
8 Nominale Ddl 583-A - voto finale 539 539 0 270 539 0 17 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.