XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 11 febbraio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,

          premesso che:

              nel corso dell’«Audizione dinanzi alle Commissioni Finanze congiunte di Camera e Senato sulle misure a sostegno della Banca Carige S.p.a. – Cassa di risparmio di Genova» del 17 gennaio 2019, il Ministro dell'economia e delle finanze ha illustrato la situazione tecnica della banca prendendo a base l'ultimo trimestre dello scorso anno;

              in particolare, il Ministro ha comunicato che: «A seguito della contabilizzazione, nella trimestrale al 30 settembre 2018, di gran parte delle perdite derivanti dall'accesso ispettivo della BCE sul portafoglio crediti problematici e deteriorati, Carige ha visto indebolirsi la propria posizione patrimoniale. In particolare, a settembre 2018 il total capital ratio si attestava al 10,88 per cento, a fronte di un requisito minimo vincolante di primo e secondo pilastro dell'11,25 per cento (...) il deficit ammontava in valore assoluto a soli 50 milioni»;

              proprio prendendo in esame la grave situazione aziendale, la lettera della Banca centrale europea (Bce) con la quale si comunica il commissariamento – a firma Pedro Gustavo Teixeira, segretario del consiglio direttivo della Bce – riporta circostanze di ben più ampia profondità. Infatti, il Capitolo 1 «Fatti su cui la decisione è fondata», paragrafo 1.1 «Debolezza della situazione patrimoniale – perdurante violazione dei requisiti patrimoniali» inizia con questa precisa asserzione che riguarda esattamente un anno prima: «(1.1.1) In data 1° gennaio 2018, il soggetto vigilato risultava inosservante del requisito patrimoniale complessivo (overall capital requirement, OCR) fissato al 13,125 per cento. Al 31 marzo i mezzi disponibili ammontavano al 12,19 per cento, 93 punti base al di sotto dell'OCR.»;

              il punto così prosegue: «(1.1.1) Al fine di rimediare all'inosservanza dell'OCR, il piano industriale e d'impresa del soggetto vigilato, approvato nel settembre 2017, includeva l'emissione di strumenti di classe 2 per 180 milioni di euro da realizzare nel primo trimestre del 2018. Nel gennaio 2018, approvato il bilancio preventivo per il 2018 il Soggetto vigilato decideva di aumentare il volume previsto dell'emissione di strumenti di classe 2 portandolo. 350 milioni. Tuttavia, i tentativi da parte del soggetto vigilato di dar corso all'emissione di strumenti di classe 2 nel marzo e poi ancora nel maggio 2018 non avevano successi a causa dello scarso appetito degli investitori determinato da questioni peculiari nonché da tensioni sul mercato finanziario italiano»;

              questa situazione determinava un necessitato cambio di prospettiva così esposto: «Di conseguenza, si richiedeva al Soggetto vigilato di presentare un piano di conservazione del capitale (Capital Conservation Plan, CCP) nell'aprile e di presentarne un altro aggiornato nel giugno 2018. Il piano aggiornato comprendeva un'emissione di strumenti di classe 2 da portare a termine entro la fine di giugno 2018: il tentativo di emissione, tuttavia, falliva di nuovo.»;

              ciò ha nuovamente richiesto di rivedere gli scenari nel seguente modo: «(1.1.3) In data 14 settembre 2018, la BCE valutava il CCP inadeguato e decideva di non approvarlo, richiedendo al Soggetto vigilato di presentare, al più tardi entro il 30 novembre 2018, un piano, approvato dal consiglio di amministrazione, volto a ripristinare e assicurare in modo sostenibile l'osservanza dei requisiti patrimoniali, al più tardi entro il 31 dicembre 2018. In particolare, la BCE concludeva che qualunque iniziativa diretta ad incrementare i fondi propri avrebbe dovuto inquadrarsi in un piano globale volto a ripristinare in modo sostenibile l'osservanza dei requisiti patrimoniali e che tale piano avrebbe dovuto contemplare diverse opzioni e, in particolare, valutare la possibilità di una aggregazione aziendale (...)»;

              nel frattempo, la banca proseguiva ad accumulare perdite, di talché si proseguiva a registrare deterioramenti importanti dei ratios così descritti: «In data 30 settembre 2018, dopo aver registrato una perdita netta di 188,7 milioni di euro, ammontando i fondi propri solo al 10,88 per cento, l'inosservanza dell'OCR del 13,125 per cento si aggrava giungendo a 131 punti base. Inoltre, il soggetto vigilato registrava una violazione dei requisiti di secondo pilastro in relazione al livello di capitale totale (37 punti base)»;

              il resto è storia recente, con l'ennesimo fallimento nella raccolta fondi, assolutamente prevedibile da chiunque si occupi di questa materia e abbia osservato – anche solo dall'esterno – l'andamento della banca, visti i precedenti e lo stato defedamento prolungato in cui l'azienda si trovava;

              nella missiva della Bce si riportano anche i commenti circa la qualità del portafoglio crediti e della governance, a partire dalla variazione di ben tre amministratori dal 2014 per gravi dissidi tra soci e tra questi e il management, occasione questa che già di per sé avrebbe dovuto consigliare negli anni passati un intervento severo – quale quello ora assunto – della vigilanza sulla banca che, per di più, usciva dalla nefasta gestione Berneschi;

              dalla lettura ordinata e sequenziale dei fatti riportati nella lettera di commissariamento appare ictu oculi come la situazione fosse già gravemente compromessa un anno fa se non prima, probabilmente in modo esiziale, visto che Ramon Quintana della Vigilanza Bce ed Elke Konig del Single Resolution Board nella notte tra il 15 e il 16 novembre del 2017 si erano dovuti urgentemente riunire per gestire la possibile resolution, ovvero il fallimento, di Carige;

              per inciso, Ramon Quintana è lo stesso dirigente di divisione che proprio un anno dopo ha incontrato i vertici di Carige e la famiglia Malacalza nell'incontro che ha definitivamente dato contezza dell'impossibilità di gestire la banca in modo ordinario, dando il via al provvedimento di commissariamento;

              in altre parole, la sequenza di fatti che la Bce descrive dà contezza, a parere dei firmatari del presento atto, di una situazione che è stata incomprensibilmente lasciata lungamente a deteriorarsi proprio da quella Vigilanza che avrebbe dovuto tutelare il sistema;

              appare evidente, inoltre, ai firmatari del presente atto di indirizzo, che la Vigilanza della Bce non abbia ben operato. Come si coglie dall'esposizione dei fatti, questa parrebbe essersi limitata alle mere interlocuzioni, manchevolezze che hanno permesso alla situazione di aggravarsi ulteriormente consentendo, oltretutto al socio di maggioranza relativa di impedire qualsiasi azione di risoluzione, non tenendo conto della circostanza che un grave dissidio tra soci è già di per sé condizione sufficiente per interventi centrali dirigistici;

              questo modo di fare Vigilanza, che da troppi anni ha preso piede, è fondato su meri controlli statistici, ancorché basato su matrici complesse rivenienti dalle segnalazioni di vigilanza (vecchio valido strumento creato dalla Banca d'Italia, ma posto accanto a controlli fattuali) e su interlocuzioni con le aziende e, come la storia recente conferma, non sembra essere in grado di garantire realmente il sistema;

              al contrario, il vecchio modo di condurre le ispezioni da parte dell'allora meccanismo di vigilanza bancaria italiana, con approfondite visite in loco che non si limitavano a validare le risultanze dei vari stress test, AQR e altre sigle d'impatto solo verbale, appariva essere più efficace nel controllo del sistema finanziario/creditizio;

              allo stato, dopo l'avvento dei vari «Basilea» 2 e 3, AQR e della Vigilanza europea, la qualità dei controlli sembrerebbe, in realtà, peggiorata. Le crisi bancarie sono indubbiamente dovute alle cattive gestioni di manager non capaci e sono anche conseguenza di una crisi sistemica perdurante oramai dal 2007/2008. Questo, però, non esime gli organi competenti dall'avvedersi per tempo di queste situazioni, e parimenti non esime i medesimi dal controllare gli attivi di livello 3 (i derivati) che affliggono pesantemente le banche del Nord Europa, in particolare quelle tedesche, che sembrano mostrare una situazione di precarietà cui la Vigilanza locale appare non essere in grado di fare fronte,

impegna il Governo

1) a presentare, a livello europeo, con gli strumenti normativi più idonei, una proposta di revisione delle vigenti procedure di vigilanza bancaria che riproponga modalità, tecniche e metodologie che recuperino il grado di pervasività e sicurezza proprie della precedente forma di vigilanza bancaria nazionale, con particolare riguardo alle visite ispettive che dovranno svolgersi recuperando le procedure ben riportate nelle passate «Guide ispettive» della Banca d'Italia.
(1-00119) «Lollobrigida, Delmastro Delle Vedove, Osnato, Acquaroli».

Risoluzioni in Commissione:


      La II Commissione,

          premesso che:

              il tribunale di Biella soffre di un'eccessiva carenza di personale rispetto alla situazione del territorio, alla popolazione e al numero delle imprese;

              tale inadeguatezza della pianta organica incide negativamente sul contenzioso e sul carico di lavoro in generale, soprattutto a danno delle necessità provenienti dalle imprese, cuore pulsante dell'apparato produttivo biellese;

              nel tribunale di Biella sono in servizio 12 magistrati, il 35 per cento rispetto a quelli presenti a Vercelli o il 15 per cento in meno rispetto a quelli in servizio a Verbania. Secondo i recenti dati diffusi dalla camera di commercio di Biella e Vercelli, la provincia di Biella presenta un indice di imprenditorialità chiaramente superiore alle realtà limitrofe, alla media regionale e a quella nazionale, con un numero di imprese registrate nel 2017 superiore rispetto alle province confinanti di Vercelli e Verbano Cusio Ossola;

              lo stesso numero di magistrati in servizio a Biella (12) è in servizio presso il tribunale di Gorizia. Mentre quest'ultimo ha un bacino di utenza pari a 139.914 persone, quello di Biella si attesta a 176.860. Appare evidente come il carico di lavoro pro-capite da gestire non sia esattamente lo stesso tra le due realtà;

              l'inadeguatezza dei carichi di lavoro e le caratteristiche di isolamento tipiche di un territorio prevalentemente montano portano ad un continuo turn-over di magistrati a tutto discapito della stabilità di permanenza del personale e della continuità di lavoro, caratteristiche presenti – invece – nelle limitrofe realtà di Aosta e Verbania;

              la sottodotazione organica non consente neanche di poter effettuare coperture e sostituzioni tra i magistrati già in servizio né permette agli stessi di conseguire elevate specializzazioni per singola materiali,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza per aumentare l'organico dei magistrati in servizio presso il tribunale di Biella di almeno due unità.
(7-00174) «Varchi, Delmastro Delle Vedove».


      La III Commissione,

          premesso che:

              preoccupano le condizioni deteriorate in cui vive la società civile e la politica cambogiana;

              l'arresto, avvenuto il 3 settembre 2017 e la successiva messa in detenzione ai domiciliari del leader dell'opposizione Kem Sokha (presidente del Partito per la salvezza nazionale della Cambogia Cnrp), denunciato dal premier Hun Sen per tradimento, ha suscitato apprensioni per il futuro della stabilità democratica in Cambogia;

              il 16 novembre 2017 la Corte suprema ha annunciato lo scioglimento dello stesso Cnrp, vietando inoltre a 118 esponenti di quel partito di svolgere attività politiche per un periodo di cinque anni;

              il 29 luglio 2018 si sono tenute le elezioni in Cambogia e il Partito popolare cambogiano (Cpp) attualmente al Governo, ha ottenuto la totalità dei seggi disponibili nell'ambito delle elezioni dell'Assemblea nazionale nonché delle elezioni del Senato del 25 febbraio 2018;

              la Cambogia beneficia del regime più favorevole previsto dal sistema di preferenze generalizzate (SPG) dell'Unione europea, ovvero il programma «Tutto tranne le armi» – Everything ButArms (EBA): per il periodo finanziario 2014-2020, l'Unione europea ha stanziato 410 milioni di euro per la Cambogia nell'ambito della cooperazione allo sviluppo, di cui 10 milioni, destinati a sostenere il processo di riforma elettorale nel paese, sono attualmente in sospeso;

              l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America hanno infatti sospeso l'assistenza finanziaria erogata al comitato elettorale nazionale cambogiano e si sono rifiutati di partecipare all'osservazione delle elezioni,

impegna il Governo:

          a invitare tutte le parti in causa, compreso il Governo cambogiano in carica, che può contare sul cento per cento dei seggi parlamentari dopo le ultime elezioni del 29 luglio 2018, a lavorare per costruire un clima di fiducia tramite il dialogo fra tutti gli attori al fine di garantire il diritto alla libertà di espressione e di associazione garantiti dagli Accordi di pace di Parigi del 1991;

          a mantenere un'attiva partecipazione ai dibattiti e, in base a quanto previsto dalla normativa comunitaria, alle procedure in seno all'Unione europea sul futuro del regime di tariffe preferenziali Eba (Everything But Arms), in vista della decisione della Commissione europea;

          a valutare la possibilità di adottare iniziative di competenza affinché il Governo cambogiano avvii riforme volte a rafforzare la democrazia e ad applicare, per i futuri processi elettorali, le norme minime riconosciute in ambito internazionale, anche per quanto riguarda l'organizzazione di elezioni multipartitiche e libere, nonché a garantire i principi fondamentali della convivenza civile.
(7-00173) «Formentini, Sabrina De Carlo, Comencini, Cabras, Billi, Cappellani, Ribolla, Carelli, Zóffili, Colletti, Caffaratto, Del Grosso, Coin, Di Stasio, Grimoldi, Ehm, Emiliozzi, Grande, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano».


      La III Commissione,

          premesso che:

              il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha:

                  a) prorogato il mandato della missione MINURSO per il Sahara Occidentale per sei mesi, fino al 30 aprile 2019;

                  b) riaffermato la sua volontà di aiutare le parti a pervenire ad una soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettata che garantisca l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale secondo i principi enunciati dalla Carta delle Nazioni Unite;

                  c) chiesto alle parti e agli Stati vicini di cooperare con le Nazioni Unite, al fine di superare l’impasse in cui si trovano da tempo i negoziati, e di avanzare verso una soluzione politica capace di rinforzare la cooperazione tra gli Stati del Maghreb e di contribuire a garantire stabilità e sicurezza nella regione del Sahel;

                  d) richiesto un maggiore impegno nel garantire il rispetto dei diritti umani nel Sahara Occidentale e ha incoraggiato le parti a collaborare con la comunità internazionale per mettere a punto ed applicare misure credibili che garantiscano pienamente il rispetto dei diritti umani;

                  e) accolto con soddisfazione l'impegno preso dalle parti di proseguire i negoziati diretti sotto l'egida delle Nazioni Unite, che considerano inaccettabile il consolidamento dello status quo, ma intendono proseguire i negoziati per garantire una migliore qualità della vita agli abitanti del Sahara Occidentale;

              nel mese di marzo 2019 è previsto un nuovo incontro nell'ambito dei negoziati diretti tra Regno del Marocco e Fronte Polisario, promossi da Horst Köhler, inviato personale del Segretario Generale delle Nazioni Unite e iniziati nel dicembre 2018;

              diverse risoluzioni del Parlamento italiano ed europeo chiedono da tempo il rispetto dei diritti umani nel Sahara Occidentale;

              le risoluzioni delle Nazioni Unite, del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sul conflitto nel Sahara Occidentale hanno ribadito più volte il diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi, da realizzarsi attraverso un referendum, al fine di arrivare ad una «soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettabile», che possa garantire la stabilità, lo sviluppo e l'integrazione nella regione del Maghreb;

              la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (RASD) è stata riconosciuta come Stato libero ed indipendente dall'Unione africana e da più di ottanta Paesi nel mondo, anche nell'ottica di assicurare un adeguato sostegno al processo di ammissione della RASD alle Nazioni Unite;

              la difficile situazione nel Sahel rischia di accrescere l'instabilità e l'insicurezza nell'area e rende la soluzione del conflitto del Sahara Occidentale più urgente che mai;

              le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dal Regno del Marocco nel Sahara Occidentale, così come evidenziato dai rapporti di Amnesty International, di Human Rights Watch, dall'Organizzazione mondiale contro la tortura, dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e dalla fondazione Robert F. Kennedy, suscitano viva preoccupazione per il possibile degenerare della situazione dei diritti umani in quest'area;

              i civili saharawi, all'interno dei territori occupati dal Marocco, sono privati dei diritti più elementari (diritto di associazione, di espressione, di manifestazione) e la repressione nei loro confronti continua tuttora, come denunciano le organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani;

              l'ufficio delle Nazioni Unite dell'Alto commissario per i diritti umani ha espresso preoccupazione per le durissime sentenze emesse il 17 febbraio 2013 dal tribunale militare di Rabat nei confronti di venticinque civili saharawi, arrestati la notte tra l'8 e il 9 novembre 2010, dopo lo smantellamento del «campo della dignità» di Gdeim Izik, nei pressi di El Aioun, la capitale del Sahara Occidentale, senza aver tentato di fare chiarezza sui fatti e senza avere reali prove di colpevolezza, come hanno testimoniato i rapporti degli osservatori internazionali presenti al processo. Il Tribunale sopracitato ha emesso nove condanne all'ergastolo, quattro a trent'anni, otto a venticinque anni e due a vent'anni. Solo per due componenti del gruppo la pena è stata commisurata alla detenzione preventiva (due anni). Gli accusati hanno dichiarato ai familiari di essere stati torturati e maltrattati durante la detenzione, costretti con la forza a sottoscrivere le dichiarazioni rilasciate durante gli interrogatori della polizia;

              la riduzione degli aiuti ai profughi saharawi, dovuta alla crisi economica mondiale, da parte di tutti i soggetti internazionali, sta determinando effetti devastanti sulla popolazione saharawi nei campi di rifugiati di Tindouf (Algeria);

              la questione del Sahara Occidentale è stata oggetto, il 21 dicembre 2016, di una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea (C/104/16P) che ha escluso il Sahara Occidentale dall'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e il Marocco, in considerazione dello status separato e distinto del Sahara Occidentale, in forza della Carta delle Nazioni Unite e del principio di autodeterminazione dei popoli. Ciò significa che i produttori agricoli e della pesca con i quali il Regno del Marocco invade i mercati europei, che provengono in massima parte dallo sfruttamento del Sahara Occidentale, derivano da un'attività illegale;

              il 27 febbraio 2018 una seconda sentenza dell'Alta corte europea (Grande sezione-causa C-266/16) dichiara che, in considerazione del fatto che il territorio del Sahara Occidentale non fa parte del territorio del Regno del Marocco, le acque adiacenti al territorio del Sahara Occidentale non rientrano nella zona di pesca marocchina;

              i Capi di Stato africani, riunitisi a Noaukchott dal 25 giugno al 1o luglio 2018, nel corso del trentunesimo summit dell'Unità Africana, hanno nominato una troika di Capi di Stato (Guinea Conakry, Ruanda ed Egitto) che, insieme al Presidente della Commissione dell'Unione africana (il ciadiano Moussa Faki), sono stati incaricati di rilanciare, insieme alle Nazioni Unite, i negoziati tra Marocco e Fronte Polisario, affinché si giunga al più presto ad una soluzione giusta e duratura del conflitto del Sahara Occidentale in conformità con i principi fondamentali su cui si fonda la stessa Unità africana,

impegna il Governo:

          ad adottare ogni iniziativa utile volta a sostenere i negoziati diretti in corso sotto l'egida delle Nazioni Unite, tra il Regno del Marocco e il Fronte Polisario, al fine di realizzare al più presto il referendum di autodeterminazione come previsto dal piano di pace;

          ad attivarsi, nelle opportune sedi, affinché il mandato della missione di Minurso sia ampliato al monitoraggio dei diritti umani in Sahara occidentale;

          ad intraprendere ogni utile azione in ambito europeo che favorisca il superamento dello stallo in cui verte il negoziato internazionale nel rispetto del diritto all'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale, in conformità con le risoluzioni delle Nazioni Unite e dell'Unità africana, considerati gli indubbi benefici nelle relazioni tra Italia e i Paesi del Nordafrica;

          a chiedere alle autorità di Rabat la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici sahrarawi ancora nelle carceri marocchine e il rispetto dei diritti fondamentali in conformità con quanto stabilito dall'articolo 12, comma 4, del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici delle Nazioni Unite;

          ad assumere iniziative per garantire il rispetto delle sentenze della Corte di giustizia europea che attestano la non applicabilità di qualsiasi tipologia di accordo tra Unione europea e Marocco al Sahara occidentale in quanto territorio distinto e separato dal Marocco, a meno che ciò non avvenga con l'esplicito consenso del popolo saharawi;

          ad assumere iniziative per incrementare lo stanziamento dei fondi destinati agli aiuti umanitari per i rifugiati che dal 1975 vivono in esilio nei campi di Tindouf in Algeria;

          a continuare la collaborazione attiva con la rappresentanza del Fronte Polisario, in qualità di legittimo rappresentante del popolo saharawi oppure a riconoscere alla rappresentanza del Fronte Polisario in Italia lo status diplomatico come è stato fatto in passato per altri movimenti di liberazione riconosciuti dalle Nazioni Unite come interlocutori ufficiali in processi di pace.
(7-00175) «Scalfarotto, Incerti, Sarli, Olgiati, Ciampi, Battilocchio, Spena, Vietina, Zordan, Frassinetti».


      La XII Commissione,

          premesso che:

              la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (Osas – acronimo inglese per Obstructive Sleep Apnea Syndrome) consiste di ricorrenti episodi durante il sonno di ostruzione completa (apnea) o parziale (ipopnea) della faringe la cui causa è una qualsivoglia alterazione anatomica e/o funzionale delle vie aeree superiori;

              ogni singola apnea od ipopnea ha una durata il più delle volte compresa tra i 10 e i 30 secondi, ma può superare il minuto;

              il numero delle apnee ed ipopnee è pari a diverse decine per notte o addirittura per ora di sonno;

              le ripetute apnee ed ipopnee determinano uno sforzo respiratorio con riduzione dei valori della saturazione ossiemoglobinica e, quindi, dell'ossigeno disponibile per l'organismo, fluttuazioni della frequenza cardiaca, aumento della pressione arteriosa sistemica e polmonare, frammentazione del sonno;

              l'ipossiemia intermittente ed i frequenti «arousal» (risvegli notturni non percepiti dalla persona) determinati dall'Osas causano alterazioni metaboliche, cardio e cerebrovascolari;

              l'Osas è frequentemente associata, e spesso ne è la causa, alle malattie (ipertensione arteriosa, infarto, ictus, scompenso cardiaco, aritmie cardiache in particolare la fibrillazione atriale, diabete mellito, insufficienza renale, broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma bronchiale, insufficienza respiratoria, sindrome depressiva, cancro) riconosciute come le principali cause di morte ed è per questo associata ad una ridotta aspettativa di vita;

              l'Osas è causa di circa il 7 per cento di tutti gli incidenti stradali, in Italia sono quindi 12.300 l'anno i sinistri attribuibili a Osas con 250 morti e oltre 12.000 feriti;

              il lavoratore malato di Osas è esposto ad un rischio per infortunio sul lavoro doppio rispetto al lavoratore non Osas;

              l'Osas non diagnosticata e non curata è causa di elevati costi sanitari diretti ed indiretti;

              i fattori di rischio per Osas sono le alterazioni anatomo-funzionali delle vie aeree superiori, l'obesità, il tabagismo, il consumo di alcol la sera, l'età adulta, il sesso maschile, la menopausa;

              la diagnosi di Osas è clinica e strumentale secondo i seguenti criteri Icsd-2014:

                  a) apnea-ipopnea index (Ahi) di almeno 5 eventi/ora associato a segni/sintomi (eccessiva sonnolenza diurna, fatica, insonnia, russamento, disturbi respiratori notturni soggettivi, apnee osservate) o quadri medici e/o psichiatrici (ipertensione arteriosa, patologia coronarica, fibrillazione atriale, insufficienza cardiaca cronica, ictus, diabete, disfunzioni cognitive o disturbi dell'umore);

                  b) Ahi di almeno 15 eventi/ora, indipendentemente da altri segni/sintomi o quadri medici o psichiatrici;

              sulla base dell'Ahi l'Osas è definita di grado lieve (Ahi compreso tra 5 e 14), moderato (Ahi compreso tra 15 e 29), grave (Ahi pari o superiore a 30);

              sono disponibili diverse opzioni terapeutiche quali i dispositivi a pressione positiva continua (Cpap) od intermittente (Niv), i dispositivi intraorali di avanzamento mandibolare, la chirurgia delle vie aeree superiori e maxillo-facciale che, previa selezione clinico-strumentale del paziente, sono tutte efficaci nel curare l'Osas;

              l'Osas può essere presente già in età pediatrica; tra i 40 e gli 85 anni, la sua prevalenza è 49,7 per cento nel sesso maschile e 23,4 per cento in quello femminile con valori più alti dopo la menopausa;

              la prevalenza dell'Osas è comparabile a quella dell'ipertensione arteriosa sistemica e superiore a quella del diabete;

              pur essendo stato osservato che negli ultimi 20 anni l'incremento della prevalenza dell'Osas è associato all'incremento della prevalenza e severità dell'obesità, tale malattia è significativamente presente anche in soggetti normopeso;

              nonostante l'Osas sia estremamente frequente nella popolazione generale è stimato che circa 80 per cento delle persone che ne sono affette non sia diagnosticata ed identificata come tale;

              il russamento abituale e persistente con possibili pause respiratorie, la nicturia, la secchezza della fauci e/o la cefalea al risveglio, l'eccessiva sonnolenza diurna, l'insonnia, l'astenia, la riduzione della libido ne rappresentano la sintomatologia tipica;

              causa lunghi tempi di attesa e spesso necessità di migrazione dei cittadini l'accesso alla diagnosi e cura dell'Osas è difficile su tutto il territorio nazionale;

              la difficoltà nell'accesso alla diagnosi e cura dell'Osas è di ostacolo non solo per la cura di tale problema di salute ma anche per il conseguimento dell'idoneità psicofisica alla guida ed in ambito lavorativo;

              l'Osas soddisfa i criteri stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità per la definizione di malattia cronica;

              l'Osas è presente in entrambi i sessi ed a tutte le età compresa quella pediatrica;

              la sua prevalenza è pari o superiore a quella di altre malattie croniche ad elevata diffusione nella popolazione generale;

              alcuni fattori di rischio (alterazioni anatomo-funzionali delle vie aeree superiori, obesità, tabagismo, consumo di alcol la sera) possono essere evitati o corretti;

              la sintomatologia dell'Osas (russamento abituale e persistente con possibili pause respiratorie, nicturia, secchezza della fauci o cefalea al risveglio, eccessiva sonnolenza diurna, insonnia, astenia, riduzione della libido) può essere facilmente identificata in un qualunque ambulatorio medico od odontoiatrico;

              nella singola persona le comorbidità dell'Osas (ipertensione arteriosa, infarto, ictus, scompenso cardiaco, aritmie cardiache in particolare la fibrillazione atriale, diabete mellito, insufficienza renale, broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma bronchiale, insufficienza respiratoria, sindrome depressiva, cancro) sono spesso già note e trattate anche in assenza di una diagnosi di Osas e in tali individui il mancato trattamento dell'Osas determina il non ottimale controllo clinico-strumentale delle comorbidità;

              in ambito lavorativo il trattamento dell'Osas si associa all'incremento della produttività e rende il lavoratore che ne è affetto sicuro per sé e per gli altri con riduzione degli incidenti sul lavoro;

              il trattamento dell'Osas rende l'autista che ne è affetto sicuro per sé e per gli altri con riduzione degli incidenti stradali;

              l'Osas può essere diagnosticata e curata con miglioramento delle relazioni di coppia, familiari, sociali, lavorative con guadagno in termini di benessere individuale e sociale e per questo risparmio in costi sanitari diretti ed indiretti;

              l'accordo Stato-regioni del 12 maggio 2016 in materia di Osas è stato recepito dalla sola regione Puglia;

              il decreto direttoriale del 3 febbraio 2016 con il quale Ministero della salute decreta «gli indirizzi medico-legali da osservare per l'accertamento dell'idoneità alla guida dei soggetti affette da disturbi del sonno da apnee ostruttive notturne, o sospettati di essere affetti da tale malattia» risulta ampiamente disatteso;

              il corso di laurea in medicina e chirurgia non prevede crediti formativi obbligatori dedicati all'Osas;

              da anni l'Associazione italiana di medicina del sonno (Aims) organizza il corso teorico-pratico annuale di medicina del sonno con certificazione di medico esperto in medicina del sonno;

              da anni la Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale (SIOeChCF) organizza il corso teorico-pratico annuale Eos-Drs con certificazione di Medico Otorinolaringoiatra Esperto nei Disturbi Respiratori del Sonno;

              da anni la Società italiana medicina del sonno odontoiatrica (Simso) organizza il corso teorico-pratico annuale con certificazione di odontoiatra esperto nei disturbi respiratori del sonno;

              da anni il Centro studi società italiana di pneumologia (Sip/Irs), ente di ricerca riconosciuto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 febbraio 2015, Gazzetta Ufficiale n. 79 del 4 aprile 2015), organizza il corso teorico-pratico annuale «La gestione multidisciplinare e multiprofessionale dell'Osas in età adulta» con certificazione di «Medico esperto nella gestione del soggetto Osas»;

              come da normativa vigente per l'accesso agli ausili protesici (dispositivi a pressione positiva per il trattamento dell'Osas) in comodato d'uso, i pazienti che si vedono riconosciuto tale diritto (solo il 10 per cento) devono necessariamente adempiere alla richiesta di invalidità civile che dovrà essere riconosciuta nella misura uguale o superiore al 34 per cento;

              in occasione del VII Congresso Corte di giustizia popolare per il diritto alla salute (Rimini, 30 novembre – 2 dicembre 2018), senior Italia Federanziani ha indicato l'Osas tra le malattie respiratorie croniche da ricercare, diagnosticare e trattare;

              nel 2014 il Ministero della salute ha prodotto le «Linee guida nazionali per la prevenzione ed il trattamento odontoiatrico della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (Osas)»;

              il Ministero della salute ha approvato il documento «Linee guida nazionali per la prevenzione ed il trattamento odontoiatrico del russamento e della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno in età evolutiva», allegato al parere del Consiglio superiore di sanità – sezione III 15 marzo 2016;

              il 12 maggio 2016 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ha sancito l'intesa sul documento «sindrome apnee ostruttive del sonno (Osas)» del Ministero della salute, nel quale si afferma che l'Osas è una malattia cronica e si indica come realizzare la prevenzione e la diagnosi precoce dell'Osas secondo criteri di sostenibilità su tutto territorio nazionale;

              la regione Puglia ha recepito l'accordo Stato-regioni del 12 maggio 2016 (Rep. a. n. 87/CSR) avente ad oggetto «La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas)». Rete regionale OSA: definizione del Percorso Diagnostico Terapeutco Assistenziale (PDTA) OSA della regione Puglia;

              la direttiva 2014/85/UE della Commissione del 1° luglio 2014 recante modifica della direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la patente di guida indica che «La patente di guida può essere rilasciata ai richiedenti o conducenti con sindrome da apnea ostruttiva notturna moderata o grave che dimostrano un adeguato controllo della propria condizione, il rispetto delle cure adeguate e il miglioramento della sonnolenza, se del caso, confermato dal parere di un medico autorizzato»;

              è del 22 dicembre 2015 il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di recepimento della direttiva della Commissione 2014/85/UE recante modifica della direttiva 2006/126/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la patente di guida (16A00299) (GU n. 9 del 13-1-2016);

              il 3 febbraio 2016 il Ministero della salute decreta «gli indirizzi medico-legali da osservare per l'accertamento dell'idoneità alla guida dei soggetti affette da disturbi del sonno da apnee ostruttive notturne, o sospettati di essere affetti da tale malattia»;

              il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha finanziato la «Convenzione CUP: D56D16000070001 CIG: 6585092DD0 attività di ricerca finalizzata ad accertare l'incidenza della sindrome da apnea ostruttiva del sonno tra gli operatori del settore dell'autotrasporto di cose – iniziative di prevenzione e sensibilizzazione da parte del Comitato Centrale Albo»;

              il 18 novembre 2017 è nato il «Tavolo tecnico intersocietario - prevenzione, salute e sicurezza per il paziente Osas» che ha lo scopo di promuovere e diffondere, perseguendo un approccio interdisciplinare, la gestione del paziente Osas, con particolare attenzione agli aspetti della Prevenzione, Salute e della Sicurezza nei trasporti e nel lavoro;

              il «Tavolo tecnico intersocietario - prevenzione, salute e sicurezza per il paziente Osas» è un'associazione di esperti in disturbi respiratori nel sonno su base ostruttiva delegati da: Associazione italiana tecnici di neurofisiologia (Aitn), Associazione italiana pazienti con apnee nel sonno-onlus (Aipas), Federazione italiana Medici di famiglia (Fimmg), Servizio sanitario Rete ferroviaria italiana (Rfi/Ss), Società dei neurologi/neurochirurghi/neuroradiologi ospedalieri (Sno), Società italiana di medicina del lavoro (Siml), Società italiana di otorinolaringoiatria e chirurgia cervico-facciale (SIOeChCF), Servizio sanitario polizia di Stato Ministero dell'interno (Ssps), Società italiana dell'ipertensione arteriosa (Siia), Società italiana medicina del sonno odontoiatrica (Simso), Società italiana di medicina interna (Simi), Società italiana di cardiologia (Sic), Società italiana di rinologia (Sir), Società scientifica dei medici legali delle aziende sanitarie del servizio sanitario nazionale (Comlas), Società italiana di neurofisiologia clinica (Sinc), Società italiana di odontostomatologia e chirurgia maxillo-facciale (Siocmf), Società italiana medicina generale (Simg), Società italiana di pediatria (Sip), Società italiana di pneumologia/Italian Respiratory Society (Sip/Irs);

              l'Automobile Club d'Italia (Aci) e la Fondazione italiana salute ambiente e respiro (Fisar), ente di ricerca riconosciuto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 febbraio 2015 - G.U. n. 79, 04/04/2015), il 29 maggio 2018 hanno dato inizio alla Campagna «Dormi meglio, Guida sveglio» sui rischi per la sicurezza stradale della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno che si articolerà in tutta Italia con l'obiettivo di migliorare la conoscenza, la diagnosi e la cura dei moltissimi casi di Osas ancora sommersi e garantire una più efficace applicazione del decreto 22/12/2015 – in vigore dal febbraio 2016 e spesso disatteso. Obiettivo del progetto è far sì che il rilascio o il rinnovo della patente, che riguarda ogni anno 5 milioni di italiani, diventi l'occasione per un «check-up del sonno» a tutela della salute dei cittadini, oltreché della loro sicurezza al volante;

              il 4 luglio 2018 il Ministero della salute ha insediato il gruppo di lavoro Gard I - Osas i cui obiettivi sono avviare un'azione di monitoraggio del recepimento da parte delle regioni dell'accordo Stato-regioni del 12 maggio 2016 in materia di Osas e fare un focus tra accordo e certificazione di idoneità per la guida analizzando le criticità e individuando eventuali proposte risolutive,

impegna il Governo:

          a promuovere ed avviare una campagna informativa per la prevenzione, la diagnosi e la cura della sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas), sia in età pediatrica che adulta, al fine di rendere i cittadini maggiormente consapevoli, sia sulle conseguenze che tale sindrome comporta, quale fattore di rischio per lo sviluppo di altre patologie, che sulla capacità di successo delle terapie esistenti;

          ad adottare iniziative per inserire l'Osas nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti e nei livelli essenziali di assistenza, con l'obiettivo di renderli uniformi in tutte le regioni italiane, rendendo superfluo l'adempimento della richiesta per invalidità civile e semplificando le procedure medico amministrative in capo al paziente;

          ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché, quanto prima, tutte le regioni diano attuazione all'intesa Stato-regioni del 12 maggio 2016 in materia di Osas e rendano fruibili per il cittadino percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) dedicati all'Osas facilitando l'accesso alla diagnosi e cura;

          ad adottare iniziative per istituire un registro di patologia per l'Osas;

          ad adottare iniziative per adeguare il sistema Drg alle procedure diagnostiche e terapeutiche specifiche della patologia;

          a tenere conto delle necessità connesse all'Osas nei futuri aggiornamenti del «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera»;

          a verificare le criticità che sono causa della mancata applicazione «degli indirizzi medico-legali da osservare per l'accertamento dell'idoneità alla guida dei soggetti affetti da disturbi del sonno da apnee ostruttive notturne, o sospettati di essere affetti da tale malattia» ed individuare le eventuali proposte risolutive.
(7-00172) «Boldi, Panizzut, Foscolo, Lazzarini, Tiramani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per la famiglia e le disabilità, per sapere – premesso che:

          la Carta Costituzionale garantisce, all'articolo 2, «i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità» e riconosce che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge»;

          la legge n. 76 del 2017 «in materia di regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze» ha introdotto nuove norme sui diritti e i doveri delle nuove famiglie, superando alcune delle discriminazioni che il nostro ordinamento ha riservato alle coppie dello stesso sesso, alle coppie di sesso opposto non sposate e alle famiglie monoparentali;

          dal 29 al 31 marzo 2019 a Verona si terrà il World Congress of Families, Congresso mondiale delle famiglie, iniziativa annuale «per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società»;

          tra i gruppi sostenitori e attivi nel Congresso mondiale delle famiglie vi è anche l'associazione americana Alliance Defending Freedom che, tra l'altro ha sostenuto contenziosi a favore della criminalizzazione dei rapporti sessuali omosessuali tra adulti consenzienti;

          nel 2011 il Governo russo ha iniziato a limitare la possibilità di discutere di aborto negli ospedali per iniziativa della parlamentare Yelena Mizulina un giorno dopo la tenuta, a Mosca, del summit demografico, la più importante iniziativa tenuta in Russia dal Congresso mondiale delle famiglie;

          nel giugno del 2013 la Duma approvò la legge «per la protezione dei bambini dalle informazioni volte a negare i valori familiari tradizionali», proposta sempre da Yelena Mizulina; anche in questo caso l'approvazione della legge è stata il frutto di una lunga e curata campagna condotta da attivisti russi e americani del Congresso Mondiale delle famiglie;

          Alexey Komov, rappresentante regionale del Congresso mondiale delle famiglie per la Russia, è anche membro del direttivo di Citizen Go, organizzazione che ha sostenuto battaglie come quella contro la legge sui vaccini o quella pro-life per cui l'aborto sarebbe la «prima causa di femminicidio»;

          Konstantin Malofeev è uno dei miliardari ortodossi che finanziano la maggior parte del lavoro del Congresso mondiale delle famiglie nella regione ed è anche il «ponte» tra le politiche di Putin e quelle dell'estrema destra europea;

          nel novembre 2016, il Congresso mondiale delle famiglie si è dato una forma più strutturata con l'Organizzazione internazionale per la famiglia a Città del Capo, in Sud Africa, con l'obiettivo di darsi una politica più aggressiva che prenda di mira direttamente il matrimonio egualitario;

          il programma ufficiale dell'evento riporta anche l'intervento di Lucy Akello, Ministro «ombra» per lo sviluppo sociale in Uganda, che l'anno scorso, ha chiesto di riportare e approvare la legge anti-gay del 2014, anche nota come «Kill the G», che prevedeva originariamente la pena di morte per «omosessualità aggravata»;

          il programma ufficiale dell'evento riporta anche l'intervento del Presidente moldavo pro-Putin Igor Dodon che nel 2017, dopo che la polizia ha disperso una manifestazione della comunità LGBTI, ha detto: «non ho mai promesso di essere il presidente dei gay, avrebbero dovuto eleggere il loro presidente» –:

          quali siano le ragioni del coinvolgimento ufficiale del Governo in una manifestazione che promuove politiche discriminatorie nei confronti delle donne e delle persone LGBTI, distorsive dei principi costituzionali fondamentali di non-discriminazione e di uguaglianza;

          se il Governo stia valutando la possibilità di revocare il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri alla manifestazione in questione;

          se siano in corso iniziative volte a tutelare il diritto all'integrità di tutte le famiglie italiane, in particolar riguardo alla condizione dei figli delle coppie omogenitoriali e al recente dibattito aperto da alcuni sindaci in merito all'iscrizione di entrambi i genitori nei certificati di nascita.
(2-00264) «Magi, Scalfarotto, Muroni».

Interrogazione a risposta scritta:


      CALABRIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

          l'ultimo evento sportivo ufficiale tenutosi allo stadio Flaminio risale al 12 marzo 2011;

          la gestione dell'impianto romano, che è un bene di interesse artistico e storico e quindi tutelato, è del comune di Roma;

          lo stadio Flaminio come tutta la zona circostante versa in uno stato avanzato di degrado e incuria;

          non è stato portato a termine alcun progetto di riqualificazione e il Flaminio è in stato di abbandono da quasi otto anni;

          le strutture all'interno dello stadio sono fatiscenti e gli interni sono stati devastati da infiltrazioni e altri danneggiamenti, mentre il prato e le aree verdi circostanti sono diventate boscaglia;

          nel 2018 è stato rinvenuto un cadavere all'interno dello stadio;

          lo stadio Flaminio si è trasformato in un vero e proprio dormitorio a cui possono accedere liberamente dei senza tetto;

          la facoltà di architettura dell'università «La Sapienza» ha presentato un piano conservativo, ricevendo poi un finanziamento di 161 mila euro dalla Getty Foundation di Los Angeles;

          era prevista entro l'inizio del 2018 la pubblicazione di un avviso pubblico da parte del comune di Roma per il recepimento di progetti volti alla completa riqualificazione dello stadio;

          le operazioni di bonifica da parte di Ama nell'impianto comunale dello Stadio Flaminio, iniziate in data 29 ottobre e terminate prima delle feste natalizie, sono del tutto insoddisfacenti, giacché limitate ad un'attività di raccolta e smaltimento di materiali come rifiuti urbani, rifiuti ingombranti e diserbo meccanico del terreno –:

          se il Governo intenda intraprendere iniziative, per quanto di competenza e in sinergia con il comune di Roma, per garantire una completa riqualificazione dello stadio e di tutta l'area circostante al fine di utilizzare l'impianto per eventi a carattere sia sportivo che culturale.
(4-02223)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      MARCO DI MAIO, QUARTAPELLE PROCOPIO, PELLICANI, DEL BARBA, PEZZOPANE, ENRICO BORGHI, FIANO, ROSSI, CIAMPI, LA MARCA, UNGARO e FASSINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          come riportato da reportage giornalistici si segnala la presenza in Siria di decine di milizie paramilitari sciite con milizie di foreign fighters sciiti, afghani e pakistani che sembrerebbero essere finanziate dall'Iran;

          suddette milizie starebbero occupando quartieri sunniti di numerose città siriane, non permettendo ai sunniti scappati di tornare nelle loro abitazioni;

          sembrerebbe esservi un coinvolgimento del movimento sciita Hezbollah nel conflitto siriano, organizzazione che contribuisce a un quadro di instabilità in Libano come testimonia, in violazione della risoluzione dell'Onu n. 1701 del 2006, il rilevamento di tunnel scavati tra Libano e Israele da parte della missione internazionale Unifil 2 sotto il comandante Del Col;

          si evidenzia forte preoccupazione su una sistematica perpetuazione di una situazione di instabilità sul territorio siriano proprio per la possibile ingerenza iraniana e il conseguente rischio di non risoluzione della questione dei profughi, con effetti di destabilizzazione diretta sul Libano recentemente visitato dal Presidente del Consiglio Conte nonché sulla Turchia e indirettamente sugli stessi Paesi della Unione europea –:

          in considerazione di quanto riportato in premessa e delle preoccupazioni emergenti, quali iniziative intenda assumere il Governo, anche in sede internazionale, al fine di valutare con la massima attenzione la presenza dei richiamati fattori di instabilità e promuovere conseguenti iniziative finalizzate a stabilizzare l'area nel pieno rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni già adottate.
(5-01439)


      UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, a causa delle misure di contenimento della spesa pubblica e del blocco del turn over delle aree funzionali, ha dovuto registrare una drastica riduzione del personale adibito alle funzioni da esse esplicate, passando da 3.996 unità del 2006 alle 2.711 del 2016, con una diminuzione di 1.285 unità in termini assoluti e del 33 per cento in termini percentuali; per il 2020, inoltre, sono previsti ulteriori 400 pensionamenti per limiti di età, destinati ad acuire esigenze note da tempo;

          è particolarmente sentita, soprattutto dai connazionali all'estero, l'urgenza di un nuovo assetto della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo e dei servizi erogati all'estero in favore degli italiani all'estero e di tutto il sistema Italia;

          innumerevoli sono le segnalazioni di disfunzione dei servizi consolari provenienti dai connazionali all'estero, tra cui i notevoli tempi d'attesa per l'emissione di passaporti, le naturalizzazioni – anche in seguito alla novella normativa voluta dal Decreto Sicurezza del Ministro Salvini – e alle procedure per il riconoscimento titoli, l'impossibilità di editare o compilare direttamente on line i moduli per la richiesta di atti e documenti, l'assenza nella maggior parte dei casi di un «tracking code» che consenta di monitorare costantemente l’iter delle proprie richieste inviate al consolato in via telematica;

          accanto alla sopraddetta generale problematicità è emblematico il caso di Londra: città che sconta, nonostante i rinforzi di personale ottenuti, una situazione di forte criticità anche a causa dell'imminente «Brexit»;

          la proposta, fortemente sostenuta dalle comunità italiane residenti all'estero con cui si chiede il reale sviluppo dei servizi telematici e, al contempo, la previsione di misure di tutela dalla contraffazione e una maggiore e migliore erogazione di servizi, appare volta a realizzare un sistema più efficiente e in grado di garantire maggiori risparmi per il bilancio dello Stato –:

          se il Ministro interrogato non intenda chiarire lo stato complessivo delle risorse di personale ed economiche messe a disposizione per la rete consolare italiana all'estero;

          se non si intendano implementare, con la massima rapidità, le procedure di assunzione delle unità di personale sopra citate per il biennio 2018-2020;

          se per affrontare la «Brexit» dall'Unione europea, per tutti i consolati del Regno Unito, non si intendano adottare iniziative volte a prevedere una task-force ad hoc per sopperire alle citate criticità a tutela degli oltre 700.000 cittadini italiani residenti nel Regno Unito.
(5-01440)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CARNEVALI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

          nel corso degli anni si sono avvicendate riforme ed interventi normativi che hanno condizionato il fenomeno dei pagamenti delle forniture di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione, interessando indubbiamente le imprese che operano nei settori socio-sanitari;

          nei primi anni ’90 i decreti legislativi n. 502 del 1992 e n. 517 del 1993 – con cui gli enti sanitari sono stati dotati di personalità giuridica e autonomia patrimoniale – hanno determinato un netto peggioramento dei tempi medi di pagamento. Si è cercato di arginare tale situazione con la direttiva comunitaria in materia di ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali recepita in Italia con il decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231. Nel nostro Paese, il citato intervento normativo non ha portato, però, a miglioramenti sostanziali;

          nel 2011, l'Unione europea ha adottato un'ulteriore direttiva 2011/7/UE allo scopo di rendere più incisiva la lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali già avviata con la direttiva 2000/35/CE. Essa prevede che nelle transazioni commerciali in cui la pubblica amministrazione è debitrice, il termine contrattuale per il pagamento non può essere superiore a 60 giorni. La Commissione europea ha chiesto all'Italia informazioni ufficiali sulla mancata applicazione di tale direttiva, che è stata recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo n. 192 del 2012, con il quale si definiva che gli enti della pubblica amministrazione sono tenuti a pagare le fatture inerenti alla fornitura di beni e servizi entro trenta giorni dalla data di emissione, con alcune eccezioni che consentono il pagamento entro sessanta giorni, come nel caso degli enti pubblici che forniscono assistenza sanitaria e che siano stati debitamente riconosciuti a tal fine;

          sviluppi significativi ci sono stati negli ultimi anni con i decreti «sblocca debiti» con cui lo Stato è intervenuto in tema di debiti cumulati nonché con l'obbligo di fatturazione elettronica agli enti della pubblica amministrazione previsto dal decreto n. 55 del 2013 e il nuovo regime di versamento dell'IVA (cosiddetto split payment) che di sicuro hanno influenzato la capacità delle regioni e dei singoli enti nel far fronte ai propri impegni di saldo fornitori;

          nonostante il permanere di limiti e criticità, i fondi stanziati negli ultimi anni hanno avuto un impatto sensibile sui tempi di pagamento. Secondo i dati del Centro Studi di Assobiomedica, il DSO (days sales outstanding) rilevato a novembre 2018 è stato di 114 giorni, sebbene i 60 giorni stabiliti dalla direttiva europea siano ancora lontani;

          permane ancora oggi una forte disparità sui tempi di pagamento a livello nazionale: sempre secondo il centro studi Assobiomedica il DSO rilevato a novembre 2018 della Calabria è di 333 giorni, rispetto ai 63 giorni del Friuli-Venezia Giulia;

          nonostante i diversi interventi normativi e le operazioni straordinarie di finanziamento disposte in favore dei fornitori della pubblica amministrazione abbiano prodotto risultati sensibili in termini di riduzione dei tempi di pagamento, questi ultimi restano non solo difformi a livello nazionale, ma anche tra i più lunghi in Europa;

          sebbene la legge imponga agli enti della pubblica amministrazione di pagare i propri fornitori nei termini di trenta/sessanta giorni, la maggior parte di questi non rispetta tale scadenza;

          il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione è divenuto un tema chiave per la competitività delle imprese che può generare, nel caso di aziende fortemente innovative, un concreto rischio di liquidità –:

          se il Governo non ritenga necessario fornire una mappatura certa dei debiti a cui lo Stato deve far fronte, attraverso l'utilizzo del sistema informatico denominato piattaforma dei crediti commerciali (Pcc), nonché gli ultimi dati aggiornati sui tempi medi di pagamento delle fatture della pubblica amministrazione e se non reputi utile un'ulteriore iniziativa normativa per uniformare il rispetto dei tempi di pagamento delle fatture a livello nazionale.
(5-01442)

Interrogazione a risposta scritta:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE e OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          a seguito della sua audizione in Commissioni finanze di Camera e Senato, l'interrogante rileva alcune incongruenze che hanno portato, nel tempo, alla compromissione della stabilità finanziaria di Banca Carige;

          secondo quanto dichiarato dal Ministro interrogato, «a seguito della contabilizzazione nella trimestrale al 30 settembre 2018 di gran parte delle perdite derivanti dall'accesso ispettivo della BCE sul portafoglio crediti problematici e deteriorati, Carige ha visto indebolirsi la propria posizione patrimoniale. In particolare, a settembre 2018 il total capital ratio si attestava al 10,88 per cento a fronte di un requisito minimo vincolante di primo e secondo pilastro dell'11,25 per cento (il deficit ammontava in valore assoluto a soli 50 milioni)»;

          la lettera della Bce con la quale si comunica il commissariamento, invece, riporta circostanze di ben più ampia profondità, di cui l'interrogante cita la più evidente a titolo di esempio. Nel Capitolo 1 «Fatti su cui la decisione è fondata», paragrafo 1.1 «Debolezza della situazione patrimoniale – perdurante violazione dei requisiti patrimoniali» si legge che: «In data 1° gennaio 2018, il soggetto vigilato risultava inosservante del requisito patrimoniale complessivo (overall capital requirement, OCR) fissato al 13,125 per cento. Al 31 marzo i mezzi disponibili ammontavano al 12,19 per cento, 93 punti base al di sotto dell'OCR»;

          e ancora si legge che: «In data 14 settembre 2018, la BCE valutava il CCP inadeguato e decideva di non approvarlo, richiedendo al Soggetto vigilato di presentare, al più tardi entro il 30 novembre 2018, un piano, approvato dal consiglio di amministrazione, volto a ripristinare e assicurare in modo sostenibile l'osservanza dei requisiti patrimoniali, al più tardi entro il 31 dicembre 2018»;

          tra il periodo di segnalato dalla Bce e quello segnalato dal Ministro, la banca proseguiva ad accumulare perdite, registrando deterioramenti importanti dei ratios così descritti: «In data 30 settembre 2018, dopo aver registrato una perdita netta di 188,7 milioni di euro, ammontando i fondi propri solo al 10,88 per cento, l'inosservanza dell'OCR del 13,125 per cento si aggrava giungendo a 131 punti base. Inoltre, il soggetto vigilato registrava una violazione dei requisiti di secondo pilastro in relazione al livello di capitale totale (37 punti base)»;

          dalla lettura ordinata e sequenziale della totalità dei fatti riportati nella lettera di commissariamento appare ictu oculi come la situazione fosse già gravemente compromessa un anno fa, se non anche prima. La sequenza di fatti che la Bce descrive dipinge, ad avviso dell'interrogante una situazione incomprensibilmente lasciata lungamente a deteriorarsi proprio da quella Vigilanza che avrebbe dovuto tutelare il sistema;

          la Vigilanza Bce, ad avviso dell'interrogante, si è limitata a mere interlocuzioni che hanno permesso alla situazione di aggravarsi ulteriormente consentendo, oltretutto, oltretutto, al socio di maggioranza relativa di impedire qualsiasi azione di risoluzione, senza tener conto della circostanza che un grave dissidio tra soci è già di per sé condizione sufficiente per interventi centrali dirigistici –:

          se il Ministro interrogato abbia autonomamente incontrato, nello scorso anno, vertici di Banca Carige ed esponenti del socio di maggioranza relativa, cogliendo autonomamente la gravità del precipitare della crisi e, in caso positivo, se abbia avuto interlocuzioni nazionali ed europee con esponenti politici e tecnici, ivi compresa la stessa Bce, al fine di prevenire la situazione di emergenza;

          se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, in particolare in sede europea, affinché il sistema di vigilanza sul settore bancario possa recuperare effettivamente l'efficacia necessaria, non potendo fondarsi su meri controlli statistici.
(4-02226)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

          l'interpellante ha già presentato l'interrogazione n. 3-00097 nella quale si rappresentava che l'azienda Berica Impianti di Arzignano (Vicenza) era stata costretta a presentare domanda di ammissione al concordato preventivo avanti il tribunale di Vicenza, in quanto in crisi di liquidità, per il mancato incasso di crediti vantati nei confronti del Ministero della giustizia, e che era in corso un contenzioso davanti ai tribunali di Torino, Bologna e Firenze per un ammontare complessivo di 19 milioni di euro;

          il Governo ha risposto alla suddetta interrogazione nella seduta del 22 gennaio 2019, limitandosi a una ricognizione del contenzioso in essere, destinato, a suo dire, ad esaurirsi in tempi contenuti;

          in tale occasione l'interpellante aveva invitato l'amministrazione a una sollecita conciliazione delle cause, per evitare rovinose pronunce, sulla base dei precisi criteri indicati dal giudice del tribunale di Firenze, dottoressa Laura Maione, nel corso della udienza del 17 gennaio 2019;

          si è appreso recentemente dal Giornale di Vicenza del deposito di una sentenza del tribunale di Torino, che ha accolto in pieno le domande della Berica Impianti, condannando il Ministero della giustizia al pagamento di 5 milioni di euro, oltre agli interessi e alle spese del giudizio;

          è andata a finire come era facilmente prevedibile;

          una accurata lettura del verbale della udienza del 17 gennaio 2019 del tribunale di Firenze, faceva intuire che le eccezioni di parte convenuta apparivano quantomeno «generiche»;

          le diverse cause promosse dalla Berica Impianti hanno una causa petendi sostanzialmente analoga;

          si devono quindi ipotizzare, a giudizio dell'interpellante, ulteriori rovinose pronunce ai danni del Ministero;

          il clamoroso epilogo di questa vicenda lascia comunque l'amaro in bocca;

          una azienda industrialmente sana è stata costretta al concordato preventivo, per il mancato incasso di crediti vantati verso lo Stato;

          nonostante l'esito positivo dei contenziosi, «l'azienda non opera più ed è stata affittata», come dichiara dalle pagine del Giornale di Vicenza l'avvocato Casa;

          con l'incasso delle somme vantate l'impresa tornerebbe in bonis, ma il suo titolare comunque non ne riotterrà più il possesso –:

          se il Ministero della giustizia intenda ottemperare a quanto sancito dalla sentenza del tribunale di Torino;

          se il Ministero della giustizia aderirà alla proposta conciliativa formulata dal giudice del tribunale di Firenze;

          se il Ministro della giustizia intenda inoltrare una segnalazione alla Corte dei conti in relazione ai profili concernenti la sussistenza di un eventuale danno erariale per mala gestio;

          se e quali iniziative si intendano adottare per risarcire il signor Severino Trevisan per la perdita della propria azienda.
(2-00265) «Zanettin».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      UBALDO PAGANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          nel 2015 è stato introdotto, in via sperimentale, ai sensi dell'articolo 21-bis del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015, n. 132, un credito d'imposta a favore di coloro che hanno corrisposto compensi nel 2015 agli avvocati e agli arbitri nell'ambito dei procedimenti di negoziazione assistita e di conclusione dell'arbitrato con lodo;

          la relativa disciplina attuativa è stata determinata con Decreto Ministeriale n. 23 del 2015 che ha stabilito le modalità attraverso le quali presentare la richiesta e la documentazione da esibire a corredo della stessa nonché le disposizioni relative ai controlli;

          successivamente, l'articolo 1, comma 618, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, recante la legge di stabilità 2016, ha reso stabile l'incentivo nel limite di spesa di 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016 e con il Decreto Ministeriale 30 marzo 2017, adottato dal Ministro della giustizia, è stata introdotta la nuova disciplina operativa che ha assunto carattere definitivo;

          l’iter procedurale per poter concorrere all'ottenimento del presente credito di imposta prevede che:

              1) possano presentare istanza per il riconoscimento del credito d'imposta le parti che hanno corrisposto, nell'anno precedente la presentazione della domanda, un compenso agli avvocati abilitati ad assisterli nel procedimento di negoziazione assistita concluso con successo o agli arbitri nel caso di conclusione dell'arbitrato con lodo;

              2) il credito d'imposta sia commisurato, secondo criteri di proporzionalità, al compenso corrisposto all'avvocato o all'arbitro fino alla concorrenza di 250 euro e sia determinato in misura corrispondente alle risorse stanziate, nel limite di spesa di 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016;

              3) la parte interessata debba presentare apposita richiesta di attribuzione del credito d'imposta, congiuntamente a una serie di documentazioni;

              4) la richiesta debba essere trasmessa esclusivamente compilando l'apposito modulo disponibile in una apposita area dedicata agli incentivi fiscali relativi alle misure di degiurisdizionalizzazione del sito internet del Ministero della giustizia e, a decorrere dal 2018 la domanda vada presentata dal 10 gennaio al 10 febbraio di ogni anno così come disposto dal suddetto decreto ministeriale;

          per il 2019, le domande relative al periodo 2018 non sarebbero trasmissibili in quanto si riscontra l'impossibilità di registrarsi nella suddetta area dedicata del sito del Ministero della giustizia –:

          se, alla luce di quanto esposto, i Ministri interrogati intendano provvedere, adottando iniziative per la correzione dell'anomalia riscontrata;

          se, considerata l'anomalia, al fine di evitare un danno ai potenziali beneficiari, non intendano differire il citato termine di presentazione delle richieste.
(5-01434)


      PRISCO, BELLUCCI, MASCHIO, ROTELLI e VARCHI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la nascita delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) e la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) avrebbe dovuto portare l'Italia fuori dall'orrore dei manicomi criminali, restituendo dignità alle persone internate, in una prospettiva di reinserimento e recupero sociale;

          in tal senso il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008 aveva previsto che le funzioni sanitarie relative agli Opg fossero trasferite alle regioni in cui i medesimi erano ubicati, e aveva disposto la restituzione ad ogni regione italiana della quota di internati di provenienza dai propri territori e la loro presa in carico, attraverso programmi terapeutici e riabilitativi finalizzati all'inserimento nel contesto sociale di appartenenza;

          le leggi n. 9 del 2012 e n. 81 del 2014 hanno disposto il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) entro la data del 1° febbraio 2013, prevedendo che, in ciascuna regione, a decorrere dal 31 marzo 2013, le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia, fossero eseguite esclusivamente all'interno di apposite strutture sanitarie residenziali deputate ad accogliere i soggetti a cui è applicata dal magistrato tale misura, le cosiddette Rems;

          attualmente ci sono sul territorio nazionale 30 Rems, con 20 posti ciascuna, che dispongono della metà dei posti che erano in precedenza disponibili negli Opg, a fronte di un aumento esponenziale dei reati gravi contro la persona, commessi da soggetti affetti da gravi disturbi psichici, con il risultato che i soggetti colpiti da un provvedimento giurisdizionale, che comporta nei loro confronti l'applicazione della misura di sicurezza della Rems, rimangono in libertà per mancanza di posti nelle strutture individuate dal Dap;

          tali soggetti sono di norma autori di reati efferati, affetti da gravi disturbi psichici, prosciolti giuridicamente per infermità mentale e per questo sottoposti a una misura di sicurezza all'esito di un procedimento penale;

          a ciò si aggiunge la fattispecie di quei soggetti che, per effetto di più condanne, dopo aver scontato la pena detentiva dovrebbero essere trasferiti in una Rems ma, per carenza di posti, restano in consegna presso l'istituto di pena, costringendo la polizia penitenziaria a gestire episodi violenti di aggressione al personale;

          una nota del capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 9 ottobre 2018 certifica che, alla data del 25 settembre 2018, le aggressioni al personale di polizia penitenziaria ammontavano a 485 episodi, con un trend che, se confermato, avrebbe fatto registrare, entro fine anno, 640 episodi, e che buona parte di tali condotte vengono consumate da detenuti con gravi profili psicologici o psichiatrici;

          stessa cosa dicasi per i casi di infermità sopravvenuta al condannato durante lo stato di detenzione: il giudice, qualora l'infermità impedisca l'esecuzione della pena in carcere e le patologie psichiche rendano incompatibile qualsiasi piano terapeutico con lo stato di detenzione, può sospendere l'esecuzione della pena e ordinare il ricovero presso la Rems, ma, non essendoci capienza, questi soggetti restano in carcere con le conseguenze di cui detto –:

          quanti episodi di aggressione al personale di polizia penitenziaria si siano registrati al 31 dicembre 2018 e in che percentuale le condotte aggressive siano state consumate da detenuti con profili psicologici o psichiatrici;

          quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere per porre rimedio alla cronica carenza di posti nelle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza;

          se il Governo non intenda adottare iniziative affinché l'amministrazione penitenziaria utilizzi dispositivi che possano tutelare l'incolumità di coloro che lavorano all'interno degli istituti di pena, come ad esempio il taser;

          come si intenda intervenire per sanare la scarsa promozione e attuazione di programmi terapeutici e riabilitativi finalizzati all'inserimento nel contesto sociale di appartenenza.
(5-01441)


      UBALDO PAGANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          la Gazzetta del Mezzogiorno, uno dei più importanti quotidiani dell'Italia meridionale, è stata duramente colpita dalla recente crisi del settore editoriale che ha causato un crollo di vendita delle copie e una forte contrazione degli introiti pubblicitari;

          nel settembre 2018, con sentenza del tribunale di Catania, sono stati posti sotto sequestro beni appartenenti a Mario Emanuele Ciancio Sanfilippo, editore de La Gazzetta del Mezzogiorno;

          la situazione di grave crisi della testata, dunque, che aveva già causato il ricorso a prepensionamenti e ammortizzatori sociali con effetti precarizzanti delle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, è stata ulteriormente aggravata dall'inchiesta giudiziaria in corso;

          il tribunale di Catania ha successivamente nominato due amministratori giudiziari, i quali hanno affidato la gestione de La Gazzetta del Mezzogiorno al direttore generale dottor Franco Capparelli, persona di fiducia dell'editore Ciancio Sanfilippo;

          gli stipendi di settembre e ottobre sono stati pagati con significativo ritardo e dal mese di novembre i dipendenti de La Gazzetta del Mezzogiorno continuano a lavorare senza percepire alcuna retribuzione;

          a ciò si aggiunga che negli ultimi sei anni i poligrafici e i giornalisti de La Gazzetta del Mezzogiorno hanno accettato di contribuire con le loro risorse ad un auspicato risanamento dell'azienda con prepensionamenti e contratti di solidarietà;

          in data 25 settembre 2018, in occasione della conferenza stampa sul sequestro-confisca ai beni dell'editore Ciancio Sanfilippo, il sostituto procuratore di Catania, Antonio Fanara ha dichiarato che: «a differenza degli imprenditori noi abbiamo dei fini sociali, l'occupazione è il valore sociale dell'impresa per noi è importante nella misura di prevenzione. Noi dobbiamo riportare le aziende da un lato a un utile, dall'altra parte a produrre un bene socialmente utile». E che, nonostante una situazione complessa, si sarebbe fatto il possibile per «rilanciare il gruppo imprenditoriale, nell'ambito della piena libertà di editoria e di pensiero»;

          nonostante queste dichiarazioni e sebbene i giornalisti e i poligrafici della testata abbiano più volte, nei mesi scorsi, sollecitato gli amministratori giudiziari a fornire informazioni sul piano di rilancio dell'azienda che si intende attuare, da questi non è pervenuta alcuna risposta che potesse rassicurare i dipendenti in ordine al loro posto di lavoro;

          ad oggi, infatti, La Gazzetta del Mezzogiorno non è stata oggetto di alcun, progetto di risanamento e rilancio a medio e lungo termine che possa risollevarne le sorti;

          per di più, gli amministratori giudiziari hanno riferito di un taglio del 50 per cento dei costi del lavoro al fine di «garantire la sopravvivenza» dell'azienda, anche se non è chiaro quali costi possano essere tagliati considerato il fatto che i dipendenti della testata già non percepiscono lo stipendio da mesi;

          nonostante le pessime condizioni di lavoro, i giornalisti e il personale poligrafico della Gazzetta del Mezzogiorno continuano a lavorare per garantire la pubblicazione quotidiana della testata;

          negli scorsi mesi, inoltre, la regione Puglia, nella persona del suo presidente, ha provveduto a istituire un tavolo di crisi per individuare soluzioni adeguate a salvaguardare La Gazzetta del Mezzogiorno e i suoi dipendenti;

          tutte le vicende descritte ledono irrimediabilmente il prestigio de La Gazzetta del Mezzogiorno, una delle colonne portanti dell'informazione libera e democratica del Sud Italia, simbolo e patrimonio imprescindibile del meridione –:

          quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, affinché siano fornite ai dipendenti de La Gazzetta del Mezzogiorno le legittime informazioni inerenti alle retribuzioni non pagate e al piano industriale di rilancio della testata;

          se ritengano di intraprendere, per quanto di competenza, iniziative volte a salvaguardare il futuro della storica testata e a tutelare i diritti dei lavoratori coinvolti.
(5-01445)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          la giustizia italiana è messa allo stremo delle sue forze a causa dell'improvvida scelta adottata dai Governi dei «tecnocrati» di bloccare di fatto le assunzioni nella pubblica amministrazione;

          questa scelta politica ha comportato l'impossibilità di effettuare un ricambio generazionale per sostituire il personale anziano in uscita dai tribunali;

          a quanto risulta all'interrogante, nel tribunale di Biella si registra una grave carenza di personale che incide negativamente sull'organizzazione del lavoro amministrativo. A fronte di una dotazione prevista di 38 unità, ne risultano effettivamente presenti in servizio solo 25. A queste si devono aggiungere 5 unità applicate o distaccate da altri uffici;

          la carenza di personale amministrativo interessa anche le figure apicali, dove risultano vacanti 2 posizioni di direttore amministrativo, e l'area del funzionariato, dove sono presenti solo 4 unità a fronte delle 10 previste. Di queste, due unità andranno in pensione nel corso del 2019, acuendo la situazione di emergenza e prefigurando anche il rischio di un'eventuale interruzione di pubblico servizio qualora il personale si assentasse per un lungo periodo anche per l'esercizio di un diritto costituzionale come le ferie;

          nonostante l'assunzione recente di alcune migliaia di cancellieri, restano ancora innumerevoli sacche di carenza nelle molteplici funzioni di numerosi tribunali disseminati sul territorio nazionale. Nel tribunale di Biella, per esempio, i cancellieri presenti sono solamente 3 su 6 previsti;

          a causa della carenza di personale nei tribunali, i dipendenti in servizio sono costretti ad affrontare carichi di lavoro superiori rispetto a quelli effettivamente sostenibili. Questo comporta, inevitabilmente, il rallentamento della macchina amministrativa, il che lede gravemente le sacrosante aspettative di giustizia dei cittadini;

          verosimilmente, l'entrata in vigore della cosiddetta «Quota 100» porterà ad un vero e proprio esodo di proporzioni «bibliche» dai ranghi del pubblico impiego. Senza un immediato ingresso di forze nuove, il sapere e le conoscenze accumulate negli anni dal personale più anziano andranno irrimediabilmente disperse a tutto detrimento del diritto alla giustizia dei cittadini italiani –:

          se intenda o meno destinare nuove unità di personale amministrativo al tribunale di Biella e, in caso di risposta positiva, se intenda quantificarne il contingente.
(4-02210)


      EVA LORENZONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          dal 2010 in tutta Italia, negli uffici del Ministero della giustizia, attraverso accordi con regioni, province, comuni, enti universitari, hanno avuto inizio i progetti formativi che hanno inserito quelli che erano veri e propri lavoratori in programmi di tirocinio formativo;

          la legge 11 dicembre 2016, n. 232, ha previsto il proseguimento per il 2017 dei tirocini presso l'ufficio per il processo per coloro che avevano completato nel 2016 il tirocinio formativo presso tale ufficio. Ugualmente, la legge 27 dicembre 2017, n. 205, ha sancito il proseguimento per il 2018 dei tirocini presso l'ufficio per il processo per coloro che avessero completato il tirocinio nel 2017;

          la disposizione introdotta nella legge di bilancio per il 2017 ha prolungato di ulteriori 12 mesi, e dunque per tutto il 2017, la durata del periodo di perfezionamento da svolgere nell'ufficio giudiziario, stanziando 5.807.509 euro per il 2017 per coprire le borse di studio e attingendo alle risorse già stanziate per la riqualificazione del personale dell'amministrazione giudiziaria (articolo 21-quater del decreto-legge n. 83 del 2015); anche la legge 27 dicembre 2017, n. 205, legge di bilancio per il 2018, all'articolo 1, comma 1121, ha previsto il proseguimento per il 2018 dei tirocini presso l'ufficio per il processo per coloro che hanno completato nel 2017 il tirocinio formativo presso tale ufficio, e stanziando 5.807.509 per l'anno 2018;

          ad oggi non è stata prevista alcuna proroga e si parla di circa 850 lavoratori (di cui 210 nella sola regione Lombardia), che hanno prestato servizio, fino al 31 dicembre 2018, che da più di 6 anni stanno lavorando per il Ministero della giustizia presso le cancellerie dei tribunali e delle corti d'appello di tutta Italia senza una, se pur minima, entrata economica, vanificando tutti gli anni e gli sforzi profusi (con finanze pubbliche) per la loro formazione e ignorando e sprecando poi esperienze e competenze acquisite da queste preziose risorse;

          non ultimo, molti presidenti di corti d'appello e di tribunali denunciano i disservizi derivanti dalle posizioni lasciate scoperte –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per detti lavoratori e se, in particolare, si intendano adottare iniziative per rinnovare i suddetti tirocini per l'anno 2019, anche mediante l'utilizzo delle procedure di selezione finalizzate al reperimento di personale per la pubblica amministrazione previste dall'articolo 16 della legge n. 56 del 1987 che contempla pubbliche selezioni attraverso i centri per l'impiego;

          quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per promuovere protocolli d'intesa con gli uffici giudiziari della Lombardia, al fine di consentire ai suddetti tirocinanti di rientrare presso gli uffici medesimi in cui abbiano prestato servizio.
(4-02221)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


      DE LUCA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          è notizia di novembre 2018 l'esternazione del Sottosegretario allo sviluppo economico Andrea Cioffi, agli organi di informazione che testualmente si esprimeva così in merito all'aeroporto Salerno-Costa D'Amalfi: «Siamo dovuti arrivare noi al Governo per dare un'accelerata» sottolineando che ci sarebbero stati tutti i presupposti per andare in gara entro il 31 dicembre 2018;

          il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha tuttavia ancora provveduto ad emettere il decreto di approvazione finale sul progetto definitivo approvato da Enac;

          ad oggi, non è stato ancora emesso neppure il decreto interministeriale per il rilascio della concessione totale dello scalo aeroportuale alla Società Aeroporto di Salerno-Costa d'Amalfi s.p.a., istanza che risulta avere parere favorevole del Ministero dell'economia e delle finanze e che ha visto già numerose interlocuzioni e chiarimenti anche da parte di Enac;

          in queste circostanze di incertezza, i soci e gli investitori hanno espresso perplessità e sono seriamente preoccupati circa le conseguenze di questi ritardi per il territorio;

          per la società di gestione sono stati posti in essere rilevanti interventi di ricapitalizzazione nell'ottica di conseguire lo strategico obiettivo – condiviso anche con la regione Campania – dell'integrazione e gestione sistemica tra i due aeroporti;

          in particolare, l'aeroporto di Salerno-Costa d'Amalfi ha avviato con Gesac s.p.a., in attuazione del protocollo d'intesa sottoscritto tra le due società e la regione Campania il 19 luglio 2017, un processo di integrazione societaria e di gestione unitaria tra l'aeroporto internazionale di Napoli-Capodichino e l'aeroporto di Salerno, idoneo a capitalizzare e valorizzare la complementarità degli scali stessi, in un'ottica di pianificazione integrata di attività e servizi e del relativo sviluppo;

          l'Enac, con nota DG 11 ottobre 2017, prot. 0103201-P, ha autorizzato il risanamento del capitale sociale dell'aeroporto di Salerno-Costa d'Amalfi «per un importo sufficiente alla copertura del periodo occorrente al completamento del processo di fusione fra le due società di gestione in argomento», inizialmente previsto, come concordato, entro il primo semestre 2018;

          la stessa Enac, inoltre, nella nota del 6 novembre 2018, prot. 1444/21, ha chiarito che il completamento del processo di integrazione societaria e di gestione unitaria tra l'aeroporto internazionale di Napoli-Capodichino e l'aeroporto di Salerno, funzionale alla costituzione di una rete aeroportuale campana, ha come presupposto necessario il rilascio del decreto di gestione totale;

          il piano prevede, un rilevante programma di sviluppo di infrastrutture della rete aeroportuale, con la realizzazione di interventi infrastrutturali per un investimento complessivo nell'intero periodo concessorio pari a 257 milioni di euro che rischia di essere compromesso dal ritardo;

          in data 31 gennaio 2019 è stata inviata da parte della aeroporto di Salerno Costa d'Amalfi s.p.a. una diffida al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per sollecito alla nota del 16 gennaio 2018, prot. 49/21, con la quale la società ha trasmesso l'integrazione all'istanza per il rilascio del decreto interministeriale per la gestione totale dell'Aeroporto di Salerno ai sensi dell'articolo 7 del decreto ministeriale 12 novembre 1997, n. 521, tenuto conto dei gravissimi danni subiti e subendi dalle società interessate, dai soci e dall'intera regione Campania in conseguenza della mancata conclusione dell’iter amministrativo in questione –:

          quale sia l'orientamento del Governo in merito all'adozione del decreto interministeriale per il rilascio della concessione totale dello scalo aeroportuale alla società aeroporto di Salerno-Costa d'Amalfi s.p.a., nell'ottica di scongiurare un gravissimo danno economico, sociale e occupazionale al territorio.
(3-00507)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      GIACOMETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il percorso che avrebbe portato al completamento dell'autostrada Asti-Cuneo è stato bloccato dal Governo, vanificando l'accordo sulla modalità di finanziamento dell'opera che il precedente titolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva stipulato con l'Unione europea e con l'attuale concessionario;

          tale modalità, denominata «cross-financing», avrebbe consentito di reperire le risorse necessarie per il completamento dei 9 chilometri mancanti, pari a circa 350 milioni di euro, attraverso la proroga di quattro anni della durata della concessione attualmente in vigore a favore della società Satap sull'autostrada Torino-Milano, senza dunque un intervento diretto da parte dello Stato;

          il tratto ancora da completare, lungo appunto circa 9 chilometri da Cherasco a Cuneo, si trova completamente in pianura e non necessità di alcuna galleria, tanto che l'accordo, oggi disatteso, avrebbe consentito di far partire i lavori a dicembre 2018, con il completamento dell'opera — incompiuta ormai da più di vent'anni — nel corso dell'anno prossimo;

          lo stesso Ministro interrogato, non più tardi di qualche mese fa, aveva assicurato di saper trovare una soluzione migliore rispetto a quella individuata precedentemente, impegnandosi altresì a far partire di lì a poco i lavori per dare risposta alla mobilitazione delle amministrazioni locali, del mondo imprenditoriale e di tutta la comunità interessata a colmare un gap infrastrutturale che limita fortemente la competitività del Piemonte, in generale, del territorio interessato, in particolare –:

          quale sia la soluzione individuata per completare l'autostrada Asti-Cuneo, con quali modalità di finanziamento e con quali tempi di realizzazione.
(5-01436)


      GALLINELLA e SCAGLIUSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          risulta che Anas S.p.a. ha assunto nel novembre 2015 l'avvocato Claudia Ricchetti come responsabile della direzione legale e societaria, senza svolgere alcuna procedura ad evidenza pubblica;

          risulta che l'ex amministratore delegato di Anas Gianni Vittorio Armani ha conferito all'avvocato Ricchetti il potere di coordinare i difensori di Anas;

          la stessa avvocato Ricchetti, non è abilitata al patrocinio dinnanzi alle magistrature superiori ma difende regolarmente Anas di fronte al Consiglio di Stato;

          come si evince dal sito della giustizia amministrativa, infatti, l'avvocato Ricchetti compare tra i difensori di Anas nelle cause: Consiglio di Stato: n. 2009/2018 Reg. Ric., n. 3018/2018 Reg. Ric., n. 10/2018 Reg. Ric. A.P., n. 6860/2017 Reg. Ric.;

          è evidente che il patrocinio davanti alle magistrature superiori senza titolo può esporre l'Anas a gravi rischi per la stessa validità delle difese, oltre ad essere fonte di responsabilità disciplinare per l'avvocato;

          digitando su Google il nome dell'avvocato Ricchetti, compare come primo risultato un'intervista in cui la medesima magnifica i prodotti forniti dalla società 4cLegal S.r.l.;

          andando sul sito di questa società, l'avvocato Ricchetti è indicata come docente di una Academy, ovvero un corso di alta formazione svolto da questa società;

          secondo quanto pare evincersi dalla suddetta intervista, la società 4cLegal S.r.l. sarebbe stata scelta dall'avvocato Ricchetti per la fornitura di un software per la selezione degli avvocati esterni; non si conoscono tuttavia le modalità di tale selezione;

          appare dunque sussistere secondo gli interroganti un doppio conflitto di interessi, perché i clienti di detta società sono anche avvocati che pagano per essere inseriti in elenchi per partecipare a procedure competitive di società private;

          allo stato, non è dato sapere se e quali siano i compensi che l'avvocato Ricchetti percepisce per queste docenze e se Anas l'abbia autorizzata, nel rispetto del codice di comportamento aziendale, alla pubblicizzazione dei prodotti di 4cLegal e allo svolgimento della relativa docenza –:

          se il ministro interrogato sia a conoscenza delle esposte circostanze;

          se le medesime non integrino una situazione di conflitto di interessi;

          se sia a conoscenza di eventuali compensi percepiti dall'avvocato Ricchetti per l'attività di docenza;

          quali iniziative intenda assumere per evitare che l'avvocato Ricchetti, che non risulta agli interroganti abilitata al patrocinio di fronte alle magistrature superiori, continui a sottoscrivere atti giudiziari in relazione ai quali manca del titolo, e dunque per riportare un'azienda totalmente partecipata dallo Stato al pieno rispetto delle regole.
(5-01444)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FRASSINETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          la chiusura della superstrada E45 ha provocato una situazione insostenibile per gli studenti che devono quotidianamente raggiungere le scuole di II grado degli Istituti di Pieve Santo Stefano, Caprese Michelangelo, Sansepolcro e Città di Castello, zone al confine fra la Valtiberina Toscana e l'Emilia Romagna. In particolare la situazione è critica nel comune di Caprese Michelangelo e in quello di Pieve Santo Stefano dove è situato l'istituto superiore omnicomprensivo «Fanfani-Camaiti» che prevede corsi tecnico-professionali, forestali ed alberghieri;

          in questo vengono accolti studenti provenienti anche dalla Romagna che quotidianamente raggiungono la scuola con il servizio pullman. Non è più perpetuabile questa situazione di disagio che costringe gli studenti ad alzarsi alle 4.45 del mattino per percorrere 25 km, né tantomeno si possono garantire le iscrizioni future a l'istituto con soluzioni provvisorie ad oggi previste –:

          quali siano i tempi necessari alla realizzazione di un piano di viabilità alternativa adeguata che permetta agli studenti tempi rapidi per il raggiungimento degli istituti scolastici in attesa della riapertura della superstrada E45.
(4-02211)


      BALDELLI, SOZZANI, BERGAMINI, GERMANÀ, MULÈ, PENTANGELO, ROSSO e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          molti cittadini vengono indotti in errore, e per questo multati, dalla scritta «VARCO ATTIVO» che campeggia nei punti di accesso delle ZTL presenti ormai in moltissime città italiane;

          tale scritta risulta ancora più equivoca nella sua versione in inglese: «GATE OPEN», formulazione che può indurre ancor di più l'automobilista straniero a ritenere di poter avere libero accesso al varco –:

          se il Governo non intenda, nell'ambito delle proprie competenze, adottare iniziative normative per una modifica delle suddette diciture, liberando così il campo da equivoci ed errori che rischiano di gravare ingiustamente sulle tasche degli automobilisti.
(4-02214)


      BALDELLI, SOZZANI, BERGAMINI, GERMANÀ, MULÈ, PENTANGELO, ROSSO e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          la disciplina del cosiddetto «blocco della circolazione» e delle cosiddette «domeniche a piedi» sembra avere un impatto relativo sull'inquinamento ambientale;

          la disciplina del suddetto «blocco della circolazione» o delle cosiddette «domeniche a piedi» risulta eterogenea da città a città;

          non risulta essere attualmente utilizzato un meccanismo di comunicazione certo che garantisca a ciascun cittadino proprietario di ciclomotore o di motociclo o di autoveicolo, di avere informazioni dirette e con un congruo preavviso su criteri, giorni e orari di durata del «blocco» –:

          se il Governo non intenda svolgere un monitoraggio, per quanto di competenza, sull'effettiva efficacia di queste iniziative;

          se non intenda promuovere l'armonizzazione di queste iniziative in modo da renderne omogenei i criteri, almeno per macro-aree;

          se non intenda, infine, assumere iniziative per introdurre l'obbligo di adottare un qualche meccanismo di comunicazione- informazione diretta ai cittadini su date, orari e modalità della circolazione.
(4-02215)


      SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          come da ultimo confermato anche da decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 febbraio 2018, recante «Revisione delle reti stradali di interesse nazionale e regionale ricadenti nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Toscana e Umbria», le strade di competenza della regione Lazio ad oggi prevedono quale gestore, la società Astral, la quale dovrebbe mantenere e tenere in sicurezza la strada regionale 148 Pontina, la strada regionale 207 Nettunense, la tangenziale dei Castelli Romani e la strada regionale 630 Via Ausonia;

          dette strade risultano gravate da annosi fenomeni di dissesto e di scarsa manutenzione: la Pontina per motivi di sicurezza ha limiti di velocità anche fino a 30 chilometri orari; la Nettunense ospita nel tratto tra Cecchina e Campo Leone, l'ospedale dei castelli Romani e la situazione del manto stradale non è idonea a un transito sicuro e agevole per i mezzi di soccorso; la Tangenziale dei castelli è spesso interessata da allagamenti e non è fruibile per lunghi periodi; la strada Ausonia, in particolare nel tratto che va dal territorio di Cassino a quello di Ausonia, si caratterizza per la presenza di tantissime buche, assenza di segnaletica orizzontale, restringimenti di carreggiate, senza che si provveda ai dovuti ripristini e neppure alla manutenzione;

          anche le strade di Monte Cassino e Casilina, nel Cassinate, versano in condizioni di degrado e di mancata manutenzione tali da renderne assai pericolosa la percorrenza. La strada di monte Cassino, tra l'altro, è percorsa giornalmente da centinaia di autobus di turisti provenienti da tutta Europa e certamente non appare qualificante e decoroso;

          alcuni cittadini hanno più volte segnalato al gestore (Astral spa) che dette strade siano divenute un pericolo costante, specialmente per i lavoratori che le utilizzano quotidianamente per recarsi dai comuni delle province alla Capitale e nei capoluoghi di provincia. Nei periodi invernali, lo stato di disfacimento del manto stradale e, quindi, l'alto rischio di incidenti e danneggiamenti per i veicoli, è ulteriormente aggravato, e ciò a causa – nei tratti interessati – dell'assenza di segnaletica orizzontale;

          sono quotidiani gli incidenti (con lesioni per gli automobilisti) e i danni ai veicoli causati dalle buche e dai «rappezzamenti» maldestramente eseguiti attraverso coperture approssimative di asfalti slegati che diventano più pericolosi dei dissesti che vorrebbero sanare;

          ai numerosi solleciti degli utenti fatti ad Astral, affinché siano urgentemente eseguiti i necessari interventi di corretta manutenzione e risanamento delle strade in questione, non è seguita risposta alcuna da parte della società in questione ed, anzi, appare una beffa notare come nel portale telematico di Astral si riporti che le strade citate, specialmente la strada regionale 630, sono state oggetto di interventi conclusi: in vero dette strade sono da sempre cantieri aperti, pericolosi e sospesi da tempi immemori –:

          se – anche in relazione a quanto disposto dall'articolo 12 del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2018, n. 130 – il Ministro interrogato intenda acquisire le occorrenti informazioni al fine di verificare quale sia lo stato di manutenzione, a quanto risulta all'interrogante scarso e tale da esporre ad alto rischio, delle strade sopra descritte e, in ogni caso, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per favorire i necessari e urgenti interventi di messa in sicurezza.
(4-02216)


      UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il decreto legislativo n. 162 del 2007 imponeva la separazione della gestione dell'infrastruttura da quella del servizio, distinguendo le relative contabilità;

          il decreto legislativo n. 112 del 2015 accentua il concetto e prevede la separazione societaria per le ferrovie interconnesse e dal 1° luglio 2019 anche per le ferrovie isolate (Ferrovie appulo lucane);

          Rete ferroviaria italiana (Rfi) poneva come condizione, per costituire il soggetto unico dell'infrastruttura, la realizzazione per ognuna delle società ferroviarie operanti sul territorio pugliese, la separazione societaria;

          Rfi è a conoscenza che Ferrovie Benevento Napoli (Fbn) e Ferrovie del Gargano (FdG) condividono il progetto e procederanno alla separazione societaria;

          le Ferrovie appulo lucane (Fal) e le Ferrovie del Sud-est (Fse), invece, esprimendo la stessa condivisione, si riservano di sottoporre la questione ai propri organi societari, dopo la cui pronuncia si potrà procedere alla stesura di una bozza di contratto di rete d'imprese;

          il Gestore unico del servizio, ponendosi a uno stadio più avanzato, prevede una comune piattaforma di vendita, individuata in quella già utilizzata da Trenitalia e Fse, che ha reso possibile la realizzazione del biglietto unico e l'integrazione tariffaria;

          la regione Puglia è interessata da 5 linee ferroviarie diverse e gestite da altrettante società –:

          se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano coadiuvare il percorso avviato dalla regione Puglia, di concerto con tutti gli operatori ferroviari operanti sul proprio territorio (Rfi-Fse-Fbn-Fdg-Fal), al fine di attivare un percorso che crei le condizioni per avviare possibili sinergie fra gestori, rendendo possibile la realizzazione di un efficiente modello di integrazione dei servizi ferroviari e di intermodalità tra gli stessi e quelli su gomma.
(4-02220)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


      MANCINI e FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il professor architetto Bruno Zevi, nato a Roma il 22 gennaio 1918 e ivi deceduto in data 9 gennaio 2000, è stato architetto di fama mondiale, critico d'arte e storico dell'arte italiana;

          in ragione delle sue origini ebraiche, al tempo delle leggi razziali questi è stato costretto ad abbandonare l'Italia e Nettuno, ove soggiornava nella sua casa di proprietà, alla volta dell'America e dell'Inghilterra, salvo poi farvi sovente ritorno;

          nel mese di maggio 2018, decaduto il sindaco e il consiglio comunale di Nettuno, il prefetto di Roma Paola Basilone nominava commissario prefettizio per l'amministrazione provvisoria del comune di Nettuno il viceprefetto Bruno Strati;

          con istanza del 3 agosto 2018 — Prot. Generale, l'associazione Nettuno Olim Antium, ricorrendo il centenario dalla nascita, proponeva al commissario prefettizio, Bruno Strati, di intitolare un giardino all'architetto Zevi;

          ad oggi, ad oltre 6 mesi dall'inoltro dell'istanza del 3 agosto 2018, alcun riscontro è giunto da parte del commissario Strati;

          atteso il largo, pacifico e plurale consenso verso l'iniziativa, non si appalesa la necessità di attendere ulteriormente l'insediamento di una nuova amministrazione per deliberare sul punto;

          a parere degli interroganti nulla osta, peraltro, ad un pronto e favorevole provvedimento già da parte del presente commissario prefettizio –:

          se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti in premessa;

          se il Ministro non ritenga opportuno sollecitare il commissario prefettizio affinché proceda ad intitolare i giardini siti in Nettuno, Via della Vittoria, al professor architetto Bruno Zevi, e — nell'ipotesi — quali iniziative e/o strumenti intenda adottare a tal fine.
(3-00506)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      NARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          da quanto si apprende da fonti stampa l'11 febbraio 2019 si terranno presso la sala consiliare del comune di Massa le celebrazioni per il «Giorno del ricordo» istituito con la legge n. 92 del 2004 in memoria della tragedia degli italiani e delle vittime delle foibe;

          tra i relatori chiamati a intervenire nel corso delle celebrazioni è stato invitato anche lo storico Pierluigi Romeo di Colloredo Mels, apertamente vicino alle posizioni di movimenti di ispirazione neo fascista come Casa Pound;

          la provincia di Massa Carrara è medaglia d'Oro al valor militare per la resistenza nella guerra di liberazione;

          appare evidente all'interrogante come la presenza di un esponente legato ai principi del fascismo in una iniziativa celebrativa istituzionale possa contrastare con le norme costituzionali e con i principi della legge n. 92 del 2004 che mira a promuovere percorsi di riconciliazione e condivisione della memoria nazionale;

          tale presenza, anche in relazione alla comunità locale di Massa da sempre legata ai valori di democrazia ed antifascismo, potrebbe essere elemento di tensione sociale –:

          se non intenda, per quanto di competenza, avvalendosi anche della prefettura territoriale competente, effettuare le opportune verifiche e assumere le conseguenti iniziative, alla luce dei possibili risvolti di ordine pubblico, in merito allo svolgimento della cerimonia prevista per l'11 febbraio 2019 in cui è stata annunciata la presenza istituzionale di relatori apertamente legati a posizioni politiche di ispirazione neo fascista.
(5-01437)

Interrogazioni a risposta scritta:


      ORLANDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la scorsa settimana è stata disposta la revoca della scorta al giornalista Sandro Ruotolo, al quale era stato assegnato un servizio di scorta dopo che, nel 2015, ricevette pesanti minacce da Michele Zagaria, boss camorrista del clan dei «Casalesi», a seguito di importanti inchieste giornalistiche da lui realizzate sul traffico illecito di rifiuti tossici in Campania: il boss Michele Zagaria, intercettato in carcere, ebbe infatti a dire: «Ruotolo o vogl’ squartat vivo»;

          nel corso della sua vita professionale Sandro Ruotolo si è occupato di numerose inchieste sulla criminalità organizzata, ricevendo per questo, più volte, minacce di morte;

          nel 2013 ha inoltre subito un blitz intimidatorio durante un incontro pubblico da parte di militanti di Casa Pound;

          ad ottobre del 2018 Sandro Ruotolo ha realizzato, per la testata «Fanpage», un accurato e approfondito documentario dal titolo «“La Bestia” ecco come la Lega e le destre controllano internet»;

          il 5 febbraio 2019, presumibilmente sulla scia di un'ondata di proteste arrivate dal mondo politico e dalla FNSI, è stato comunicato che la revoca della scorta sarebbe stata superata da una nuova decisione volta alla «rivalutazione» della questione, e che sarebbe stata rinnovata la protezione per Ruotolo;

          interrogato presso la I Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati sulla questione, il 7 febbraio 2019 il rappresentante del Ministero dell'interno ha dichiarato che «il 29 ottobre 2018, la Prefettura di Roma ha proposto la revoca del dispositivo nei confronti del dottor Ruotolo, in considerazione del progressivo affievolimento del grado di esposizione al rischio del giornalista. Pertanto, l'8 gennaio 2019, l'UCIS ha disposto la revoca della misura a far data dal 15 febbraio. Tuttavia, a seguito di approfondimenti istruttori, il predetto Ufficio ha disposto, il 4 febbraio, la sospensione del provvedimento di revoca della misura, in attesa di ulteriori elementi richiesti alle Prefetture di Roma, Napoli e Caserta, al fine di un aggiornamento delle informazioni concernenti il dottor Ruotolo che, allo stato, continua, quindi, a rimanere destinatario di una misura di protezione di 4o livello in carico al Reparto Scorte e Sicurezza Carabinieri di Roma» –:

          quali circostanze abbiano portato a considerare «progressivamente affievolito il grado di esposizione al rischio del giornalista» e, conseguentemente, a disporre, l'8 gennaio 2019, la revoca della scorta a far data dal 15 febbraio 2019;

          se non ritenga che gli «approfondimenti istruttori» in base ai quali è stata disposta la sospensione del provvedimento di revoca si sarebbero dovuti svolgere prima e se ritenga, quindi, corrette e approfondite le valutazioni fatte nell'ottobre 2018 che parlavano «di progressivo affievolimento del grado di esposizione al rischio»;

          se e come il Ministro interrogato intenda continuare a tutelare l'incolumità e l'attività di Sandro Ruotolo e degli altri numerosi giornalisti esposti quotidianamente alle minacce delle criminalità organizzata e delle aree dell'eversione.
(4-02208)


      BERTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il capo gruppo del Movimento 5 Stelle del comune di Figline e Incisa Valdarno, in provincia di Firenze, ha inviato dal 2015 ad oggi numerosi esposti alla prefettura di Firenze per denunciare mancate convocazioni, impossibilità di svolgere il corretto ed efficace svolgimento del mandato elettivo e violazioni di norme statali, regionali e del regolamento del consiglio comunale;

          in data 3 maggio 2018 presso il comune di Figline e Incisa Valdarno l'allora presidente del consiglio comunale ha denunciato di essere stata aggredita verbalmente e poi spintonata da un assessore comunale durante la seduta del consiglio comunale;

          il capogruppo comunale del Movimento 5 Stelle e diversi consiglieri comunali lamenterebbero la difficoltà di accedere agli atti necessari per lo svolgimento della loro attività lavorativa;

          i consiglieri comunali riferiscono, inoltre, che si registrano, con crescente frequenza, iniziative all'interno del consiglio volte ad impedire e/o ostacolare lo svolgimento del mandato elettivo;

          il 18 luglio 2018, a quanto consta all'interrogante, sarebbe stato convocato il consiglio comunale con solo alcune ore di preavviso e dagli atti prodotti dal Tar la seduta medesima è stata dichiarata illegittima;

          in data 30 agosto 2018 è stato presentato un ricorso al tribunale amministrativo della Toscana per evidenziare presunte e numerose violazioni del regolamento comunale;

          in data 24 luglio 2018 è stato presentato un esposto alla prefettura di Firenze avente oggetto «Violazione decreto legislativo n. 267 del 2000 – Impedimento regolare svolgimento mandato elettivo Consiglieri comunali»;

          gli articoli 125 e 127 del testo unico delle leggi comunali e provinciali n. 148 del 1915 si applicano, ai sensi dell'articolo 231, comma 6, del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali n. 267 del 2000, solo fino all'adozione delle modifiche statuarie e regolamentari previste dal medesimo testo unico –:

          se il Ministro interrogato sia informato sulla questione ed in particolare sugli esposti di cui in premessa presentati anche alla prefettura di Firenze da alcuni consiglieri comunali del consiglio di Figline e Incisa Valdarno;

          considerato che la giurisprudenza rileva che il consigliere comunale deve essere messo nelle condizioni di svolgere con pienezza di funzioni il proprio ruolo elettivo, se la prefettura di Firenze, abbia richiesto un parere sugli eventi in questione al Ministero dell'interno e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare al riguardo.
(4-02222)


      BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          di recente, a mezzo stampa, è riemersa, in tutta la sua drammaticità la vicenda dell'uccisione del barista Davide Fabbri – avvenuto a Riccardina di Budrio – e della guardia volontaria Valerio Verri per mano del killer soprannominato «Igor il russo». Nel corso dell'interrogatorio in videoconferenza sugli schermi del tribunale di Bologna, il killer ha reso inquietanti dichiarazioni. Sul Valerio ha affermato che credeva fosse un poliziotto e che doveva «sdraiarlo»;

          dall'interrogatorio è emersa la figura di un killer spietato, pronto a uccidere chiunque ostacolasse la sua fuga, anche se disarmato;

          i figli di Verri, a mezzo stampa, si sono sfogati chiedendosi per quale motivo il servizio delle guardie volontarie non fosse stato sospeso. «Per la famiglia Verri era importante capire perché Valerio è stato vittima di colpi di arma da fuoco in modo così spietato», ha chiarito il legale;

          particolarmente drammatico per la famiglia Verri è il passaggio con il quale il killer ha descritto l'uccisione di Verri e il ferimento dell'agente provinciale Ravaglia;

          già al Ministro pro tempore Minniti la famiglia Verri aveva scritto nel 2017 chiedendo di fare chiarezza sulla vicenda e sulle motivazioni per le quali Valerio Verri si fosse trovato completamente indifeso in una situazione di alto pericolo;

          nel maggio 2017 le famiglie delle vittime avevano annunciato esposti contro chi, nelle istituzioni, avrebbe dovuto garantire la sicurezza. In particolare, Valerio Verri era un volontario in pensione che prestava servizio antibracconaggio. Secondo il legale della famiglia Verri, il servizio di pattugliamento avrebbe dovuto essere sospeso già dopo l'aggressione, da parte del killer, di una guardia giurata avvenuta a Consandolo il 30 marzo 2017. In quell'occasione «Igor il russo» aveva sottratto alla guardia giurata una pistola Smith & Wesson;

          gli omicidi di Fabbri, di Verri e il ferimento di Ravaglia sono avvenuti rispettivamente il 1° aprile 2017 e l'8 aprile 2017;

          il killer tra l'altro, avrebbe dovuto essere espulso, poiché gravato da numerosi precedenti per rapine –:

          se il Ministro interrogato abbia dato riscontro, per quanto di competenza, alle richieste di chiarimento delle famiglie delle due vittime;

          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia assunto o intenda assumere per chiarire per quale motivo il killer «Igor il russo» si trovasse in Italia al momento dell'uccisione di Fabbri e per quale ragione Verri sia stato inviato in perlustrazione completamente indifeso, essendo una semplice guardia volontaria;

          se e quali iniziative di aiuto concreto, anche di carattere economico e in forma di risarcimento, il Governo intenda predisporre o abbia predisposto per le famiglie delle vittime, pur nella consapevolezza che nulla potrà ripagare il dolore per la perdita di queste vite.
(4-02224)


      SARRO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il dottor Luigi Di Lorenzo, è stato eletto sindaco del comune di Piedimonte Matese (Caserta) nella tornata elettorale dell'11 giugno 2017;

          nel corso dell'estate dell'anno 2018 il dottor Di Lorenzo, è stato destinatario di ripetuti atti di intimidazione che hanno avuto vasta eco nella stampa e nei circuiti «social», destando allarme nella opinione pubblica;

          in particolar modo con missive anonime recapitate sul luogo di lavoro, l'ospedale «Rummo» di Benevento dove il dottor Di Lorenzo presta servizio in qualità di medico, lo stesso veniva minacciato di morte nel caso in cui non avesse rassegnato le dimissioni da sindaco;

          commentando l'accaduto sulla propria pagina facebook, il dottor Di Lorenzo adombrava nella delinquenza organizzata la matrice della clamorosa campagna intimidatoria posta in essere ai suoi danni;

          in data 10 gennaio 2019 il consiglio comunale di Piedimonte Matese ha deliberato la dichiarazione di dissesto finanziario;

          in tale occasione il sindaco, a quanto consta all'interrogante, ha pubblicamente segnalato che la risoluzione di taluni contratti pregressi, ritenuti illegittimi, era coincisa con le minacce di morte ricevute e che la dichiarazione di dissesto, generata da un anomalo indebitamento dell'ente, avrebbe ulteriormente intaccato interessi, presumibilmente illeciti, sottostanti agli atti causativi della crisi finanziaria dell'ente;

          la oggettiva gravità di quanto accaduto unitamente alle preoccupate dichiarazioni del sindaco, impongono l'adozione di tutte le misure necessarie a tutelare la sua posizione di pubblico amministratore onde consentire un sereno e regolare svolgimento delle funzioni pubbliche e, al contempo, l'avvio le verifiche necessarie per accertare eventuali interessi illeciti sottesi agli atti amministrativi e ai rapporti contrattuali considerati generativi del dissesto finanziario dell'ente –:

          se e quali iniziative di competenza intenda adottare a tutela del dottor Luigi Di Lorenzo in relazione alle minacce da questi ricevute e dallo stesso segnalate;

          quali verifiche amministrative si intendano attivare, per quanto di competenza, in ordine agli atti ed ai provvedimenti causativi del dissesto finanziario del comune di Piedimonte Matese anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanze pubblica della ragioneria generale dello Stato e della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali.
(4-02225)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          con il decreto ministeriale 615-2018 dello scorso 12 settembre, pubblicato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sul sito il 5 novembre 2018, è stata approvata la programmazione unica nazionale 2018-2020 in materia di edilizia scolastica, nella quale confluiscono i piani regionali;

          i piani regionali contengono tutti i progetti considerati ammissibili presentati da comuni, province, città metropolitane a seguito delle candidature avanzate con i bandi regionali della scorsa estate;

          il decreto ministeriale individua anche le quote di contributo annuo assegnato ad ogni regione nell'ambito della rata di mutuo annua di euro 170.000.000,00 appostata sul capitolo 7106 del bilancio di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dall'annualità 2018 al 2027, e quindi per 10 annualità, secondo quanto previsto dalla legge di bilancio 2018;

          il decreto è stato frutto della sottoscrizione di un protocollo d'intesa tra gli enti finanziatori – Banca europea degli investimenti (Bei) e Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (Ceb) – il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, cui si è aggiunto anche il Ministero dell'economia e delle finanze, come garante – e, infine, la Cassa depositi e prestiti, come operatore di collegamento tra le banche finanziatrici e le amministrazioni locali destinatarie finali delle risorse;

          il protocollo dà il via libera alla programmazione triennale per gli interventi 2018-2020, per un totale di 1,7 miliardi di euro sbloccati. Il coinvolgimento del Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare, dovrebbe consentire la velocizzazione delle procedure di spesa: come sottolineato dal Ministro interrogato, infatti, «Fare sistema è fondamentale per raggiungere obiettivi importanti come quello della sicurezza delle nostre scuole e dei nostri ragazzi. Il Protocollo che abbiamo firmato va proprio in questa direzione»;

          sulla base delle risorse assegnate, le regioni trasmetteranno al Ministero la graduatoria dei progetti effettivamente finanziati per l'annualità 2018, che confluiranno nel piano nazionale relativo a tale annualità, che verrà successivamente approvato con decreto interministeriale Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca–Ministero dell'economia e delle finanze con cui sarà autorizzato l'effettivo utilizzo delle risorse;

          gli enti locali beneficiari dei finanziamenti 2018 potranno, quindi, avviare le procedure di gara e affidare i lavori solo in seguito alla pubblicazione del citato decreto interministeriale;

          in seguito all'approvazione della programmazione unica nazionale 2018/2020 in materia di edilizia scolastica, avvenuta agli inizi di novembre, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca avrebbe dovuto inviare al Ministero dell'economia e delle finanze, per la firma, il decreto interministeriale succitato, che autorizza le regioni alla stipula dei mutui sulla base dell'effettiva somma netta utilizzabile sulla provvista Bei, per poi passare al finanziamento effettivo dei progetti –:

          se il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia inviato al Ministero dell'economia e delle finanze il testo del decreto interministeriale che autorizza l'effettivo utilizzo delle risorse; in caso affermativo, quali siano le tempistiche di adozione e pubblicazione del decreto, affinché vengano sbloccati i fondi previsti dalla programmazione triennale 2018/2020 in materia di edilizia scolastica.
(5-01438)


      NITTI e CARBONARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          con il decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, articolo 1-quinquies, l'Istituto musicale pareggiato di Ceglie Messapica viene accorpato al conservatorio di musica «T. Schipa» di Lecce in qualità di sezione staccata dall'anno accademico 2005/2006;

          in data 6 dicembre 2006, dopo la stipula di una prima convenzione, viene siglato un protocollo d'intesa tra il comune di Ceglie Messapica e il conservatorio di Musica «T. Schipa» di Lecce, che stabilisce i principali doveri tra le parti al fine di dare avvio alle attività dell'istituto. In particolare, all'articolo 2 si determina che gli emolumenti del personale a tempo determinato vengano corrisposti dal comune di Ceglie sino alla rideterminazione interministeriale della pianta organica della sezione staccata, salvo l'obbligo del conservatorio di procedere, successivamente all'acquisizione dell'assegnazione ministeriale specifica e nel limite della stessa, al rimborso a favore del comune delle spese sostenute e documentate relative al funzionamento, comprensive le stesse degli oneri per il personale docente supplente;

          in data 23 marzo 2016, a seguito di una serie di criticità riscontrate nel corso degli anni, il comune di Ceglie Messapica comunica al conservatorio di Lecce che, a decorrere da aprile 2016, a retribuire il personale della sezione distaccata sarebbe stato direttamente il conservatorio e non più il comune;

          in data 30 novembre 2016, in un incontro istituzionale tra il comune di Ceglie Messapica e il conservatorio di musica di Lecce, il comune chiede la revisione del protocollo d'intesa del 6 dicembre 2006;

          a seguire, il 24 maggio 2017 viene stipulato un nuovo protocollo d'intesa tra il conservatorio di musica «T. Schipa» di Lecce e il comune di Ceglie Messapica per definire il funzionamento didattico della sezione staccata, nelle more della rideterminazione della pianta organica, con particolare riguardo alla contrattualizzazione del personale docente necessario al funzionamento didattico della sezione staccata, prevedendo l'assunzione diretta da parte del conservatorio degli oneri retributivi inerenti;

          come denunciato dai lavoratori della sezione staccata, il comune non provvede più agli emolumenti del personale docente a tempo determinato e il conservatorio di Lecce, non avendo acquisito dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il decreto interministeriale di rideterminazione della pianta organica, a quanto consta all'interrogante non ha a disposizione posti in organico per la copertura dei quali possano essere sottoscritti contratti di lavoro a tempo determinato e finisce così per inquadrare da ben 2 anni il corpo docente necessario alla sezione staccata con contratti di prestazione d'opera, pur chiedendo loro la medesima mole di lavoro degli anni precedenti e la stessa tipologia di lavoro svolta da qualsiasi altro docente, risparmiando nei costi a danno del lavoratore;

          la sezione di Ceglie Messapica è dunque vittima da quasi tredici anni delle lungaggini burocratiche e la rideterminazione interministeriale della pianta organica pare esser stata dimenticata, con gravi conseguenze sulla stabilità professionale dei docenti e, conseguentemente, sulla continuità didattica degli studenti –:

          se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per procedere quanto prima all'approvazione della nuova pianta organica della sede staccata di Ceglie Messapica, in modo da consentire il regolare e sereno svolgimento dell'attività didattica e la cessazione dei disagi di cui in premessa.
(5-01443)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


      GERMANÀ, PRESTIGIACOMO, BARTOLOZZI, MINARDO, SCOMA e SIRACUSANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          stando ai dati della Fondazione studi consulenti del lavoro, la Sicilia è la regione col più alto numero di addetti ai servizi pubblici per il lavoro: 1.737 su 7.934 operatori, poco meno del 22 per cento del perse operativo nei centri per l'impiego di tutta Italia. Ciononostante, sempre secondo la rilevazione svolta dalla richiamata fondazione, su 137 mila siciliani che ogni anno accedono alla indennità di disoccupazione «Naspi», ben 85 mila risultano ancora in attesa di offerte congrue di lavoro al quinto mese di erogazione del sussidio;

          tra i problemi principali che afferiscono ai servizi per l'impiego pubblici, a livello nazionale, vi è quello della necessità di riqualificare i dipendenti dei centri per l'impiego che, ai sensi della legge di bilancio 2019, come intervenuta anche sulla precedente normativa (bilancio 2018), prevede nel corso dell'anno 2019 l'assunzione di nuove unità di personale attraverso due canali: quello delle singole regioni, competenti in materia di lavoro e con prerogative dirette sui servizi per l'impiego, e quello dello Stato attraverso Anpal Servizi Spa;

          Anpal Servizi Spa è una società di diritto privato totalmente partecipata di Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro, che attualmente svolge servizi di supporto tecnico presso i centri per l'impiego nelle diverse regioni;

          in Sicilia i servizi per l'impiego sono stati garantiti sin dai primi anni 2000, attraverso personale qualificato e competente con la costituzione di appositi sportelli multifunzionali finanziati con fondi comunitari in cui hanno operato lavoratori in possesso delle competenze richieste dalla normativa comunitaria: ormai noti come «ex sportellisti» della regione Siciliana. Attraverso tali servizi la regione siciliana è dotata di un'ampia banca dati informativa che oggi potrebbe essere alla base di qualsiasi riforma o intervento organico del settore delle politiche attive del lavoro. Il personale è ormai rimasto senza lavoro nonostante le competenze e l'esperienza acquisita nel corso del tempo che rappresenterebbe sicuramente un valido punto di partenza per il riordino del sistema delle politiche attive del lavoro in Sicilia;

          la legge regionale 17 maggio 2016, n. 8, all'articolo 13, comma 3-bis, reca una chiara disposizione volta a sanare il problema dei cosiddetti «ex sportellisti» siciliani;

          il 10 agosto 2018 il Ministro interrogato, dichiarava, tramite il sito istituzionale dello stesso Ministero, che «Il Ministero del Lavoro è consapevole dell'emergenza sociale rappresentata dai circa 8 mila ex sportellisti impegnati dalla Regione Siciliana in attività di formazione e servizi ai cittadini». Secondo la stessa nota, il Ministro starebbe «già operando con gli uffici del Ministero per ipotizzare dei percorsi di rafforzamento delle politiche per il lavoro e auspichiamo che la Regione Siciliana, che ha in capo l'attuazione delle politiche per il lavora possa supportare il Governo nell'azione di riordino»;

          ai sensi della normativa vigente le imminenti assunzioni di personale per rinforzare i servizi per l'impiego su tutto il territorio nazionale non prevedono alcun riferimento specifico ai soggetti che hanno già esperienza nell'ambito delle politiche attive del lavoro e men che meno a quelli soprarichiamati già impiegati per lungo tempo in Sicilia, disattendendo almeno per il momento quanto promesso nel corso dell'estate 2018 –:

          se, in vista dell'attuazione del piano assunzionale ai sensi dell'articolo 1, commi 255 e seguenti, della legge n. 145 del 2018, (bilancio 2019), il Ministro non ritenga opportuno assumere, per quanto di competenza, iniziative urgenti, anche normative, volte a promuovere l'assunzione e il reinserimento lavorativo dei cosiddetti ex sportellisti della regione siciliana.
(3-00508)

Interrogazione a risposta scritta:


      BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          nel 2018 l'Inail ha rilevato complessivamente 641.261 denunce di infortunio;

          l'analisi territoriale per macroaree geografiche evidenzia, per il periodo gennaio-dicembre 2018, aumenti del numero delle denunce per nord-est (+2,21 per cento), per il nord-ovest (+1,14 per cento) e per il sud (+0,84 per cento). In particolare, le regioni che mostrano incrementi rispetto al 2017 sono: il Friuli Venezia Giulia (+3,92 per cento), il Molise (+3,86 per cento), il Veneto (+3,22 per cento), la Campania (+2,85 per cento), la Puglia (+2,07 per cento), la Lombardia (+1,85 per cento), l'Emilia-Romagna (+1,33 per cento) e il Piemonte (+0,50 per cento); le denunce di infortunio sono in aumento anche nella provincia autonoma di Bolzano (+5,36 per cento);

          in termini assoluti, il numero delle denunce rilevate aumenta maggiormente in Veneto, con 2.386 casi in più, in Lombardia (+2.180), Emilia-Romagna (+1.127) e nella provincia autonoma di Bolzano (+813);

          sono aumentate, secondo i dati dell'Inail, sia le denunce di infortunio in itinere (+2,78 per cento), sia le denunce di infortunio in occasione di lavoro (+0,59 per cento). Il dato, maggiormente rilevante, è che le denunce di infortunio con esito mortale, riferite al periodo gennaio-dicembre 2018, sono 1.133, il 10,11 per cento in più rispetto all'anno precedente;

          nel 2015, l'allora Governo, aveva istituito l'Agenzia unica per le ispezioni del lavoro, denominata «Ispettorato nazionale del lavoro», istituita ai sensi del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149;

          ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 2016, n. 219, l'I.n.l. ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è dotato di autonomia organizzativa e contabile, è sottoposto alla vigilanza del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al controllo della Corte dei conti;

          l'intervento normativo recante la riforma in materia di lavoro, nota come Jobs Act, istituendo l'I.n.l. ha inteso accorpare in un unico ente, direzioni territoriali e attività relative alle politiche sociali di Inps e Inail, con il fine di razionalizzare le risorse;

          da fonti internet si apprende dell'esistenza di vertenze, a seguito di accertamenti contributivi Inps, a carico di agenti che applicano il contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) sottoscritto da Sna, l'associazione datoriale di gran lunga maggiormente rappresentativa, alla quale aderisce la quasi totalità degli agenti iscritti ad una rappresentanza, con Confsal, una delle sigle sindacali dei lavoratori dipendenti comparativamente maggiormente rappresentative in Italia;

          un caso recente riguarda un accertamento dell'Inps che, in particolare, contestava all'agente, che applicava un Ccnl sottoscritto da Sna, un maggior onere contributivo che sarebbe derivato dall'applicazione delle tabelle retributive del Ccnl firmato da Anapa. In merito, con recente sentenza, il tribunale di Arezzo ha respinto l'accertamento contributivo Inps;

          gli atti di accertamento ispettivo, starebbero dando vita a decine di vertenze civili, il cui petitum risulterebbe, sovente, essere di poche centinaia di euro –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se ritenga di acquisire informazioni sull'accaduto, anche per il tramite dell'Ispettorato nazionale del lavoro, al fine di superare le criticità di cui in premessa;

          per quale motivo l'Inps avrebbe assunto come base imponibile la retribuzione di un Contratto collettivo nazionale di lavoro concorrente, nello specifico il Ccnl firmato dalla associazione datoriale denominata Anapa;

          se si abbiano dati anche solo di tipo statistico rispetto alle vertenze in essere della tipologia descritta in premessa;

          di quali dati si disponga, per quanto di competenza, in ordine alla situazione dei bilanci, del numero degli iscritti paganti e della struttura territoriale e rappresentativa di Anapa e se, a tal proposito, si sia a conoscenza di eventuali criticità.
(4-02218)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


      DEL SESTO, IORIO, CASSESE, CILLIS, LOMBARDO, PARENTELA e GRIMALDI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

          alla fine di ottobre 2018, in due frutteti a Palma Campania (Napoli) e Nocera Inferiore (Salerno) è stata segnalata la presenza del tefritide Bactrocera dorsalis (Hendel), intercettato mediante un piano di monitoraggio iniziato nella primavera del 2018 e condotto attraverso l'impiego di specifiche trappole, posizionate in frutteti selezionati e distribuiti in tutte le province della Campania, caricate con una sostanza attrattiva (Metileugenol) per la cattura dei maschi;

          originario dell'Asia tropicale ed internazionalmente conosciuto come «mosca orientale della frutta» («Oriental fruit fly»), è un insetto «invasivo» considerato da quarantena fitosanitaria in molti Paesi del mondo. Questo dittero, infatti, è inserito nell'allegato I, parte A, della Direttiva 2000/29/CE, tra gli altri organismi nocivi di cui deve essere vietata l'introduzione o la diffusione in tutti di Stati membri — Sezione I, di cui non è nota la presenza nel territorio comunitario e che rivestono importanza per tutta la Comunità;

          l'insetto è estremamente polifago, potendo deporre le sue uova nei frutti di oltre 400 specie di piante. Fra le specie ospiti considerate «principali» si possono trovare frutti di pesco, mango, banana, arancio, pompelmo, giuggiola, anacardo, kaki, papaia, melograno, ma pure melo, pero, vite e diverse solanacee (in particolare, pomodoro) e cucurbitacee (cocomero, cetriolo e zucca);

          morfologicamente, è simile alla comune mosca dell'olivo Bactrocera oleæ sebbene l'adulto misuri circa il doppio (8 mm) rispetto a quest'ultima (4-5 mm);

          il danno, tipico delle mosche della frutta, viene provocato dalle larve, che si sviluppano in modo gregario nei frutti attaccati, nutrendosi del mesocarpo e provocando il disfacimento dei tessuti e/o la cascola anticipata;

          al momento, l'insetto risulta ampiamente diffuso in oltre 65 paesi tra Asia, Africa, Oceania e isole del Pacifico;

          la segnalazione in Campania rappresenta la prima in Europa e nel bacino del Mediterraneo;

          la specie potrebbe essere arrivata in Campania attraverso la diffusione passiva di materiale vegetale infestato proveniente dai Paesi ove l'insetto è presente;

          i maggiori rischi di introduzione accidentale di B. dorsalis possono essere ricondotti all'importazione per scopi commerciali di frutta infestata contenente uova e/o larve e al trasporto da parte di passeggeri provenienti dalle zone del mondo infestate;

          in seguito al ritrovamento del fitofago, è stato istituito dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo (prot. uscita n. 0036409 del 20 dicembre 2018) un «Gruppo di Lavoro Nazionale» con il compito di affrontare la problematica, predisponendo pure un «Piano di Azione Nazionale» per definire obiettivi e attività nel breve, medio e lungo termine;

          la regione Campania ha emanato la DGR n. 889 del 28 dicembre 2018 «Ritrovamento della Mosca Orientale della Frutta (OrientalFruitFly) “BactroceraDorsalis” e adozione Misure di Emergenza», con la quale ha riconosciuto lo status di emergenza fitosanitaria, ai sensi della legge regionale 28 marzo 2002, n. 4;

          la Commissione Europea, dal 14 al 18 gennaio 2019 ha inviato in Campania un gruppo di esperti per una visita tecnico-conoscitiva;

          il Gruppo di Lavoro Nazionale, nella seduta del 30 gennaio 2019, ha presentato al Comitato Fitosanitario Nazionale il Piano d'Azione Nazionale, che elenca e gestisce un complesso di azioni volte a limitare il rischio di una possibile introduzione e diffusione di ditteri tefritidi nel territorio italiano, nello specifico della specie B. dorsalis;

          l'azione di B. dorsalis potrebbe avere un grosso impatto economico negativo sul settore ortofrutticolo italiano sia per i danni diretti alle colture interessate, sia per le misure da quarantena internazionali che potrebbero bloccare l'esportazione dei nostri prodotti a livello mondiale –:

          di quali ulteriori elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa e quali misure intenda adottare al fine di limitare il rischio di diffusione ed i potenziali danni della Bactrocera dorsalis alla produzione ortofrutticola nazionale.
(4-02209)


      PLANGGER, GEBHARD, EMANUELA ROSSINI e SCHULLIAN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          negli ultimi anni la popolazione del lupo ha visto un incremento esponenziale in molte parti d'Italia, specialmente nell'arco alpino;

          le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, e, a livello nazionale, l'Ispra monitorano costantemente il numero e il movimento dei lupi e molti scienziati ne stanno studiando la proliferazione;

          si sono moltiplicate le richieste di indennizzi da parte degli agricoltori per i danni subiti e gli aiuti erogati per le diverse misure di prevenzione –:

          se i Ministri interrogati, ognuno per la propria competenza, non intendano promuovere, a livello territoriale e, soprattutto a livello nazionale, una raccolta dati sui danni causati dalla presenza dei lupi subiti dagli agricoltori, monitorando anche i rispettivi indennizzi concessi dalle regioni e province autonome e raccogliendo anche dati sui costi delle misure di prevenzione adottate dagli agricoltori (cani da guardia, recinzioni ecc.) e rimborsate dalle regioni e dalle province autonome, al fine di avere un quadro complessivo della spesa sostenuta dalla mano pubblica;

          se non ritengano di dover istituire, senza ulteriori oneri per la spesa pubblica, un osservatorio nazionale per un monitoraggio costante sia per la raccolta dei dati che per l'evoluzione dei danni causati.
(4-02212)


      PLANGGER, GEBHARD, EMANUELA ROSSINI e SCHULLIAN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          per studiare la proliferazione del lupo in Italia, e per monitorare, di conseguenza, i danni causati agli allevatori, vengono eseguite dalle Autorità competenti esami del DNA sulle tracce rilevate (feci, peli, o direttamente le prede ecc.);

          poco si sa della metodologia utilizzata per effettuare questi esami e molti dettagli non vengono diffusi alla popolazione –:

          quanti siano i test su tracce biologiche di presunti lupi eseguiti in Italia ogni anno e quanti di questi abbiano poi stabilito che si trattasse effettivamente di un lupo, e quanti abbiano invece stabilito che si trattasse di un cane o di un ibrido, o di altro predatore;

          che tipo di Dna sia stato utilizzato per effettuare le analisi – Dna del nucleo cellulare o mitocondriale;

          se esista una procedura standard per gli accertamenti, riconosciuta a livello internazionale;

          se su questi risultati vengano eseguite delle controprove;

          se le analisi effettuate rilevino anche la provenienza del lupo (appennino, arco alpino, slavo ecc.);

          quali siano i laboratori italiani che sono autorizzati ad effettuare queste analisi e quali siano le metodologie utilizzate;

          quali siano i costi di queste analisi;

          se i risultati di queste analisi siano consultabili da chiunque ne chieda visione.
(4-02213)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la malattia polmonare da micobatteri non tubercolari (NTM-LD) è una rara e grave infezione suscitata dai cosiddetti micobatteri non tubercolari (NonTuberculous Mycobacteria, NTM), che colpisce sostanzialmente gli individui al di sopra dei 50 anni, quelli con infezione da HIV, quelli affetti da fibrosi cistica o da patologie polmonari quali la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e quelli sottoposti a terapie immunosoppressive;

          il tasso di incidenza (e di conseguenza di mortalità) delle NTM-LD è in aumento e le difficoltà in fase diagnostica, sommate alla peculiare resistenza al trattamento da parte dei micobatteri non tubercolari, rendono particolarmente difficile stabilire un percorso di gestione della malattia;

          si conoscono circa 150 specie di batteri e sono diffuse per lo più nel terriccio e nelle acque naturali o potabili. Anche nelle acque delle vasche idromassaggio o, come dimostrato da caso del M. Chimaera, nei serbatoi dei macchinari ospedalieri per il riscaldamento/raffreddamento del sangue in circolazione extracorporea;

          la diagnosi è radiologica, clinica e microbiologica e il trattamento, oltre a non essere standardizzato è lungo, prevede combinazioni di antibiotici pesanti da sopportare e per questo può non essere ben tollerato dai pazienti;

          non sempre i vari casi di NTM-LD vengono segnalati alle autorità sanitarie: è perciò difficile disporre di dati epidemiologici ben precisi, inoltre prima di porre una diagnosi di micobatteriosi non tubercolare possono trascorrere anche anni;

          l'incidenza di queste malattie nel mondo è drammaticamente aumentata negli anni e con essa anche i costi di ospedalizzazione dei pazienti e, purtroppo, il tasso di mortalità;

          la corretta identificazione dell'agente infettivo è il punto di partenza di una buona diagnosi;

          la terapia di cura risulta di altissima complessità, dal momento che, sfortunatamente, buona parte dei micobatteri non tubercolari è resistente ai comuni antibiotici. I trattamenti terapeutici richiedono infatti cocktail di antibiotici, somministrati per periodi di tempo prolungati (da 12 a 24 mesi);

          i pazienti affetti da NTM-LD sperimentano una sintomatologia piuttosto vaga che comprende febbre, calo di peso, tosse, astenia (stanchezza psico-fisica generalizzata), disturbi gastrointestinali, sudorazione notturna e presenza di sangue nell'espettorato, la cui gestione può richiedere frequenti e prolungati ricoveri ospedalieri;

          il livello di complessità di una terapia che richiede più farmaci per un lungo periodo di tempo, e che è quindi gravata da effetti collaterali, implica che la gestione del paziente avvenga in un ambiente superspecialistico –:

          se non ritenga utile inserire la malattia polmonare da micobatteri non tubercolari (NTM-LD) nell'elenco delle malattie rare, previsto dal decreto ministeriale n. 279 del 2001 e successive modificazioni, al fine di garantire l'esenzione dal ticket per tutte le prestazioni appropriate ed efficaci per il trattamento e il monitoraggio della malattia rara accertata;
(5-01435)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MURONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

          nei mesi di agosto e settembre 2018 si è sviluppata una grave epidemia di polmonite nella provincia di Brescia, in particolare nella zona della bassa bresciana, lungo l'asse del fiume Chiese;

          tale epidemia rappresenta un unicum nel panorama nazionale ed europeo, con un tasso di incidenza di 400/100.000 rispetto al tasso stagionale medio di 51/100.000;

          nel corso degli ultimi anni, i casi di legionella in regione Lombardia sono in costante e preoccupante aumento;

          dai dati riferiti nel consiglio comunale di Montichiari (BS) dal direttore sanitario dell'Ats di Brescia, alla data del 18 ottobre sono stati accertati 868 accessi per polmonite ai vari pronti soccorso degli ospedali dell'area con 654 ricoveri (73,3 per cento) con diagnosi accertata di legionella Pneumophila in 54 casi (7,5 per cento), mentre la restante casistica è risultata negativa ai test urinari ed ematici per la legionella;

          permane un dubbio diagnostico sul restante 92,5 per cento dei casi di polmonite, anche in assenza di esame colturale dell'escreato polmonare. Inoltre, da dati ufficiosi, si contano 9 decessi dovuti alle complicazioni delle polmoniti, come denunciato dal Comitato spontaneo di volontariato denominato «Comitato di salute pubblica»;

          a fronte di tale situazione sia la regione Lombardia che il Ministero della salute, stanno svolgendo indagini sull'area tramite la raccolta di campioni, al fine di individuare e accertare la causa e/o le cause che abbiano determinato tale epidemia;

          nell'area geografica summenzionata, individuata come «zona rossa», sono presenti numerosi elementi di criticità, in particolare: aree stagnanti lungo il fiume Chiese, pabulum ideale per lo sviluppo di batteri; molteplici terreni agricoli oggetto di attività di smaltimento, da parte di industrie del settore, di fanghi e gessi di depurazione di cui non è chiara la composizione e che si teme possano risultare mescolati a vari altri residui carichi di metalli pesanti e sostanze inquinanti; una concentrazione zootecnica in tutta la bassa bresciana fuori misura, con la presenza di 1.330.000 suini, 440.000 bovini e 43.000.000 di polli e tacchini i cui liquami sono smaltiti sui terreni agricoli;

          numerose discariche site nei comuni di Montichiari, Castenedolo, Mazzano, Bedizzole, Ghedi, Calcinato e Rezzato; l'aeroporto D'Annunzio di Montichiari che, per via del sorvolamento a bassa quota degli aerei, è causa della diffusione nell'aria di ossido di carbonio, idrocarburi e microparticelle PM 10;

          per tutti i motivi sopra elencati la qualità dell'aria, del terreno e delle acque della provincia di Brescia subisce un progressivo peggioramento e, data anche la generale situazione di criticità ambientale, si è ridotta drasticamente la qualità della vita dei cittadini di tutta l'area; l'epidemia di polmonite è un segnale preoccupante del risultato di tale stato –:

          se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e se intendano rendere pubblici tutti gli atti e documenti in possesso del Governo relativi alle indagini epidemiologiche ed agli accertamenti disposti;

          poiché l'agente eziologico del batterio legionella riconosce come serbatoio naturale gli ambienti acquatici sia naturali, come acqua dolce di laghi e fiumi, sia artificiali, come gli impianti idrici di strutture pubbliche e private, e l'infezione avviene per via respiratoria, mediante inalazione, se il Governo non intenda promuovere, nel caso non sia stato già realizzato, uno studio epidemiologico, in collaborazione con la regione Lombardia e gli altri enti e istituti competenti, delle aree colpite, con particolare attenzione alla zona rossa.
(4-02217)


      TRIZZINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          nel mese di novembre 2018 il Ministro interrogato ha annunciato un programma serrato per rivoluzionare i pronto soccorso che include, da un lato, la costituzione di un gruppo di lavoro con il compito di emanare nuove linee guida, dall'altro una serie di visite presso quelle «strutture indicate come più problematiche così anche come in quelle più virtuose, per capire come alcune ASL sono riuscite a risolvere in maniera egregia il problema dei tempi di attesa e del sovraffollamento al pronto soccorso»;

          l'interrogante ritiene che le visite o i sopralluoghi condotti dai decisori istituzionali nei luoghi di salute siano funzionali alla «leale collaborazione» tra istituzioni e consentano una maggiore possibilità di presa d'atto della situazione che si vorrebbe verificare; in tale ottica ritiene, altresì, importante che anche i membri del Parlamento siano motuproprio partecipi di tale collaborazione istituzionale, verificando personalmente quali siano le problematiche che affliggono il sistema sanitario nazionale così come quali siano i modelli virtuosi da prendere ad esempio;

          anche il sistema sanitario della regione siciliana, ad esempio, unitamente ad eccellenze di rilievo, presenta diffuse criticità e problematiche che necessitano di un'osservazione attenta e partecipata tanto del decisore pubblico per eccellenza, qual è per l'appunto il Ministro della salute, quanto dei parlamentari della Repubblica che in tal maniera potranno svolgere al meglio il loro ruolo di legislatore;

          occorre nello specifico verificare gli effetti derivanti della recente riorganizzazione ospedaliera soprattutto in riferimento a quelle zone della regione Sicilia che sono considerate disagiate, come ad esempio Petralia Sottana, dove la riorganizzazione ha comportato la chiusura del punto nascita oppure verificare se talune strutture, come ad esempio l'ospedale Ingrassia di Palermo, abbiano tutti i requisiti, anche di congruità di organico, idonei a garantire i livelli essenziali di assistenza e le prestazioni di assistenza e cura istituzionalmente previste;

          l'interrogante ha in programma di effettuare dunque, a cominciare dalle strutture sanitarie innanzi citate, una serie di sopralluoghi funzionali alla «leale collaborazione» tra istituzioni –:

          se il Ministro interrogato intenda promuovere, per quanto di competenza, visite presso le strutture sanitarie anche al fine di verificare gli effetti della riorganizzazione ospedaliera come indicata in premessa.
(4-02219)


      COLLETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il codice deontologico dei medici (approvato nel 2014) relativamente all'attività medico-legale stabilisce, attraverso l'articolo 62, comma 3, che: «Il medico legale, nei casi di responsabilità medica, si avvale di un collega specialista di comprovata competenza nella disciplina interessata (...)»;

          questa prescrizione deontologica sembra porsi in contrasto con la normativa vigente che regolamenta l'attività medico-legale nei casi di responsabilità medica, di sinistri stradali, oltre che con la disciplina della concorrenza;

          innanzitutto, dalla lettura della nuova normativa sulla responsabilità civile medica di cui alla legge n. 24 del 2017 (articolo 15), oltre che degli articoli 138 e 139 del codice delle assicurazioni private, emerge la centralità della figura del medico legale che non deve necessariamente avvalersi dell'opera professionale di un altro medico specialista, per la valutazione delle ipotesi di responsabilità medica e di danno biologico;

          inoltre, la citata prescrizione deontologica appare una misura limitativa della concorrenza in quanto restringe la stessa libertà, indipendenza e autonomia del professionista medico legale, che si vede costretto ad avvalersi di un altro collega specialista, nei casi di responsabilità medica, probabilmente al fine di limitare le eventuali consulenze nei confronti dei colleghi;

          l'Ordine dei medici è un ente di diritto pubblico, dotato di una propria autonomia gestionale e decisionale, posto sotto la vigilanza del Ministero della salute e coordinato nelle sue attività istituzionali dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri;

          il medico legale è già egli stesso uno specialista formatosi, dopo il conseguimento della laurea in medicina e chirurgia, presso la scuola di specializzazione in medicina legale attraverso lo studio di materie specialistiche. Alla fine di tale percorso di studio lo stesso è autorizzato a redigere specifiche relazioni tecniche, previa visita medica, con le quali stabilisce l'esistenza di un danno e la sua gravità nei casi di sinistro, di incidenti sul lavoro o di responsabilità medica;

          lo stesso quindi valuta i postumi biologici ed il nesso di casualità di «malpractice» medica o di eventi traumatici attraverso l'esame di tutta la relativa documentazione sanitaria, comprese le certificazioni mediche di pronto soccorso, e degli stessi colleghi medici specialisti o di base;

          infine, il codice deontologico costituisce un complesso di regole che gli operatori di specifici settori adottano, autonomamente, per disciplinare l'esercizio dell'attività svolta (tanto nei rapporti interni alla categoria interessata, quanto nei confronti dei soggetti cui l'attività stessa è indirizzata), ma in conformità alle prescrizioni scaturenti dall'ordinamento giuridico vigente;

          alla luce di ciò, si può affermare che, contrariamente a quanto disposto dall'articolo 62, comma 3, del codice deontologico dei medici e da quanto emerge dalla normativa vigente, la disciplina medico-legale sarebbe l'unica deputata a decidere e discriminare in ambito di responsabilità professionale medica, oltre che in tema di sinistri stradali –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se, nell'ambito della propria funzione di vigilanza nei confronti dell'Ordine dei medici, intenda assumere le iniziative di competenza perché quest'ultimo adegui il proprio codice alla normativa vigente, con riferimento all'attività medico-legale e con particolare riguardo ai profili sopra evidenziati.
(4-02227)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta D'Attis n. 4-02136, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sisto.

      L'interrogazione a risposta orale Morassut e altri n. 3-00497, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Serracchiani n. 5-01432, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Viscomi, Lacarra, Lepri, Mura, Carla Cantone, Zan, Gribaudo.

      L'interrogazione a risposta scritta Ceccanti e altri n. 4-02193, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gariglio.

Pubblicazione di un testo
ulteriormente riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Gabriele Lorenzoni n. 4-02165, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 120 del 5 febbraio 2019.

      GABRIELE LORENZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          non esiste collegamento ferroviario diretto tra Roma e i capoluoghi di provincia Rieti e Ascoli Piceno e l'unica strada tra la Capitale e le due città che attraversa l'area del cratere sismico venutosi a creare con il terremoto del 2016, funzionando da collegamento naturale tra Roma e la costa adriatica, è una consolare a due corsie, una per senso di marcia;

          l'area dei Monti Reatini è interessata da un processo di spopolamento che ha determinato una riduzione della popolazione del 31,8 per cento tra il 1971 e il 2011, prima degli eventi sismici e dell’austerity economica;

          i dati dell'Istat certificano un calo delle presenze turistiche nella provincia reatina dal 2014 al 2017, pari al 25 per cento, terzultima provincia nonostante il potenziale turistico e la vicinanza con Roma;

          il Reatino e la Val Vibrata – Valle del Tronto – Piceno rientrano nelle «aree di crisi industriale complessa» riconosciute dal Ministero dello sviluppo economico e la provincia di Rieti è una delle prime in Italia per pendolarismo extra-provinciale;

          la ripresa economica, lo sviluppo del turismo e il contrasto allo spopolamento delle aree colpite dal sisma del 2016 sono strettamente connessi ad adeguamenti infrastrutturali ineludibili;

          la tratta «Passo Corese-Rieti» è un'infrastruttura strategica presente nella «legge obiettivo» n. 443 del 2001 e compresa nell'ambito dei «Corridoi trasversali e dorsale appenninica» alla voce «sistemi ferroviari» con delibera del Cipe n. 121 del 2001;

          risulta approvato il progetto che prevede la realizzazione di una nuova linea per il collegamento diretto tra Roma e Rieti, a semplice binario elettrificato lungo 49 chilometri dalla stazione di Fara Sabina alla stazione di Rieti della linea Terni-Sulmona, quest'ultima oggetto nel prossimo periodo di lavori di elettrificazione di discutibile utilità, in considerazione della messa in esercizio di nuovi treni bimodali prevista nel 2021 come da contratto di servizio tra Trenitalia e regione Lazio;

          nel 2002 nell'intesa generale quadro tra Governo e regione Lazio, l'opera è compresa tra le «infrastrutture di preminente interesse nazionale»;

          il Cipe, con delibera n. 124 del 2003, prende atto dei pareri favorevoli con prescrizioni espressi sia dalla regione Lazio che dal Mibact approvando il progetto preliminare;

          il Cipe approva il progetto definitivo del primo stralcio funzionale con delibera n. 105 del 2006;

          la «Nuova linea Passo Corese-Rieti» è inserita nel contratto di programma RFI 2007-2011 con un costo di 792 milioni di euro e una disponibilità di 90 milioni di euro;

          Rfi, con aggiornamento al contratto di programma 2007-2011, propone lo spostamento temporaneo di tali risorse sul «Quadruplicamento della tratta Rho-Parabiago», confermata con delibera del Cipe n. 33 del 2010;

          la linea «Passo Corese-Rieti» è presente nel contratto di programma 2017- 2021 dopo l'annuncio del «progetto certo nella sua realizzazione» dato in conferenza stampa a Rieti il 17 ottobre 2017 in presenza del Ministro pro tempore Delrio, del presidente della regione Lazio Zingaretti, del presidente della regione Marche Ceriscioli e dell'amministratore delegato di Rfi Gentile, finanziata per 4 milioni di euro sui 792 previsti, mentre il finanziamento dei restanti è previsto successivamente all'anno 2026;

          l'ordine del giorno 9/01334-B/089, accolto il 30 dicembre 2018, impegna il Governo a procedere con lo studio di fattibilità per la realizzazione di una linea ferroviaria che colleghi Ascoli Piceno con Roma, utilizzando i tratti ferroviari esistenti in territorio reatino e romano –:

          quali iniziative il Governo intenda assumere per anticipare la realizzazione della tratta Passo Corese-Rieti, prerequisito per il collegamento con Ascoli Piceno, facilitando così il traffico pendolare e lo sviluppo turistico e contrastando lo spopolamento in atto, recuperando 90 milioni distolti «temporaneamente» con delibera del Cipe 33/2010 eventualmente posticipando l'elettrificazione della Terni-Sulmona;

          quali iniziative intenda assumere per realizzare lo studio di fattibilità per la tratta Antrodoco-Amatrice-Ascoli Piceno e la progettazione di questa infrastruttura come volano per lo sviluppo economico per le aree interne colpite dal sisma del 2016;

          quali iniziative intenda intraprendere per utilizzare i fondi europei destinati alle infrastrutture degli Stati membri in relazione alla tratta Passo Corese-Rieti di cui alla «legge obiettivo» e al proseguimento verso Ascoli Piceno.
(4-02165)

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Ianaro n. 2-00263 del 7 febbraio 2019.

ERRATA CORRIGE

      L'interrogazione a risposta in Commissione Gabriele Lorenzoni e Bordonali n. 5-01426 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 122 del 7 febbraio 2019. Alla pagina 4485, seconda colonna, dalla riga ventottesima alla riga ventinovesima deve leggersi: «EVA LORENZONI e BORDONALI. — Al Ministro del lavoro e delle» e non come stampato.