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XVIII Legislatura

V Commissione

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 3 di Giovedì 27 dicembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Borghi Claudio , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, nell'ambito dell'esame del disegno di legge recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 (C. 1334-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato) e della relativa nota di variazioni (C. 1334/II Governo) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Borghi Claudio , Presidente ... 2 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 2 
Borghi Claudio , Presidente ... 8 
Padoan Pietro Carlo (PD)  ... 8 
Bellachioma Giuseppe Ercole (LEGA)  ... 8 
Mandelli Andrea (FI)  ... 9 
Pastorino Luca (LeU)  ... 9 
Zucconi Riccardo (FDI)  ... 11 
Lorenzin Beatrice (Misto-CP-A-PS-A)  ... 11 
Borghi Claudio , Presidente ... 11 
Lorenzin Beatrice (Misto-CP-A-PS-A)  ... 11 
Borghi Claudio , Presidente ... 11 
Lorenzin Beatrice (Misto-CP-A-PS-A)  ... 11 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 11 
Lorenzin Beatrice (Misto-CP-A-PS-A)  ... 11 
Marattin Luigi (PD)  ... 12 
Comaroli Silvana Andreina (LEGA)  ... 15 
Brunetta Renato (FI)  ... 15 
Occhionero Giuseppina (LeU)  ... 16 
Borghi Claudio , Presidente ... 16 
Occhionero Giuseppina (LeU)  ... 16 
Borghi Claudio , Presidente ... 16 
Occhionero Giuseppina (LeU)  ... 17 
Boschi Maria Elena (PD)  ... 17 
Rampelli Fabio (FDI)  ... 19 
Delrio Graziano (PD)  ... 20 
Prestigiacomo Stefania (FI)  ... 21 
Borghi Claudio , Presidente ... 21 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 21 
Borghi Claudio , Presidente ... 25 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 25 
Borghi Claudio , Presidente ... 25 
Marattin Luigi (PD)  ... 25 
Borghi Claudio , Presidente ... 25 
Boschi Maria Elena (PD)  ... 25 
Borghi Claudio , Presidente ... 25 
Boschi Maria Elena (PD)  ... 25 
Borghi Claudio , Presidente ... 25 
Donno Leonardo (M5S)  ... 25 
Borghi Claudio , Presidente ... 26 
Donno Leonardo (M5S)  ... 26 
Borghi Claudio , Presidente ... 26 
Delrio Graziano (PD)  ... 26 
Borghi Claudio , Presidente ... 26 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 26 
Brunetta Renato (FI)  ... 27 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 27 
Brunetta Renato (FI)  ... 27 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 27 
Borghi Claudio , Presidente ... 27 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 27 
Borghi Claudio , Presidente ... 28

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CLAUDIO BORGHI

  La seduta comincia alle 20.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva in differita sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, nell'ambito dell'esame del disegno di legge recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 (C. 1334-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato) e della relativa nota di variazioni (C. 1334/II Governo).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, nell'ambito dell'esame del disegno di legge recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 (C. 1334-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato) e della relativa nota di variazioni (C. 1334/II Governo).
  Innanzitutto desidero ringraziare sinceramente il Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, che, sebbene indisposto, è qui giunto nonostante il brevissimo preavviso.
  La struttura dell'audizione sarà quella solita, con circa dieci minuti di interventi per gruppo, e tre interventi per gruppo mi sembrano sufficienti. Come sempre, prima ci sarà la relazione del Ministro, cui cedo la parola e ringrazio nuovamente.

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor presidente Borghi, onorevoli deputati, buonasera. È con sincera soddisfazione che torno a riferire sul tema del disegno di legge di bilancio e sull'esito del lungo e complesso dialogo che abbiamo intavolato con la Commissione europea e i nostri partner europei negli ultimi mesi e che ha permesso di evitare l'avvio di una procedura di infrazione basata sul debito.
  Credo infatti che, a completamento di un arduo cammino, negli ultimi giorni e nelle ultime ore abbiamo raggiunto il miglior risultato possibile da un punto di vista sia economico-finanziario sia politico, un risultato che conferma gli obiettivi fondamentali di riforma e di politica economica del Governo e al tempo stesso li riconduce entro un livello di indebitamento netto più contenuto di quello inizialmente preventivato.
  Ciò ci consentirà di ricondurre lo spread verso livelli più vicini ai fondamentali economici dell'Italia, ridurre l'esborso previsto in conto interessi, ottenere risorse aggiuntive per la crescita e, soprattutto, ridare fiducia ai consumatori, agli investitori e ai mercati.
  Vorrei anzitutto ricordare le motivazioni dell'impianto complessivo del disegno di legge di bilancio che sono oggi qui a illustrare. A fine settembre, il Governo fissò degli obiettivi di indebitamento netto che considerava il minimo indispensabile per attuare le riforme previste dal contratto di Governo, in particolare il rilancio degli Pag. 3investimenti pubblici, l'introduzione del reddito di cittadinanza, la cosiddetta «quota 100» per i pensionamenti anticipati e la flat tax per professionisti e piccoli imprenditori.
  Il punto di partenza delle proiezioni di indebitamento era una previsione di deficit pari all'1,8 per cento del PIL nel 2018 e a politiche invariate, ipotizzando di cancellare il rialzo dell'IVA lasciatoci in eredità dal Governo precedente, a quasi il 2,1 per cento del PIL nel 2019. Lo spazio di manovra per realizzare nuove politiche era quindi minimo e, sebbene avessimo individuato numerose misure di aumento delle entrate e riduzione della spesa, le nuove politiche portavano l'indebitamento netto al 2,4 per cento del PIL.
  Ricordo che le regole fiscali italiane ed europee si basano sul concetto di saldo strutturale, ovvero l'indebitamento netto corretto per il ciclo e le misure temporanee.
  Sulla base della previsione macroeconomica elaborata in settembre, il passaggio da un deficit dell'1,8 per cento nel 2018 ad uno del 2,4 per cento nel 2019 portava ad un peggioramento strutturale di 0,8 punti percentuali. Il deficit nominale era quindi previsto scendere nel 2020 al 2,1 per cento e all'1,8 per cento nel 2021, rimanendo invariato nei due anni in termini strutturali.
  Negli ultimi due mesi i dati economici sono peggiorati sia in Europa che in Italia. Ricordo la battuta di arresto della Germania, che ha un impatto molto forte sull'economia italiana. La fiducia delle imprese è scesa e le previsioni sono state riviste al ribasso.
  Di tutto ciò abbiamo tenuto conto nel corso della recente interlocuzione con la Commissione europea, decidendo di operare tre principali cambiamenti: una revisione al ribasso della previsione di crescita dell'economia, un aggiornamento delle proiezioni di finanza pubblica, l'introduzione di aggiustamenti di bilancio migliorativi del saldo per il 2019 pari a circa 10,25 miliardi di euro.
  Il negoziato con la Commissione europea ha riguardato tutti e tre questi aspetti ed in particolare l'entità della correzione di bilancio e la sua composizione, giacché la Commissione richiedeva misure strutturali.
  Con particolare riguardo alla dinamica del PIL nominale, vorrei sottolineare che il 22 dicembre scorso, a seguito della richiesta di valutare l'attendibilità delle nuove previsioni macroeconomiche ufficiali contenute nello schema di intervento di politica di bilancio inviato alla Commissione europea, l'Ufficio parlamentare di bilancio, come credo sia stato confermato oggi nel corso della sua audizione, ha ritenuto che la previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il 2019 fosse plausibile. L'Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato che, a seguito del confronto tra il quadro di previsione macroeconomica del predetto Ministero e quello del medesimo Ufficio parlamentare di bilancio, la dinamica del PIL nominale per il 2019 è risultata coerente.
  Per quanto riguarda la finanza pubblica siamo arrivati ad una compliance con le regole fiscali europee, anche grazie alle misure introdotte nel corso dell'esame in Senato e alla richiesta di maggiore flessibilità per gli investimenti, per il rischio idrogeologico e per le infrastrutture. In particolare, a livello strutturale nel 2019 ci sarà un non peggioramento del saldo strutturale. Vorrei ricordare che nel luglio scorso mi posi come obiettivo il non peggioramento del saldo strutturale, che migliorerà dello 0,1 per cento nel 2020 e dello 0,2 per cento nel 2021.
  Pertanto per il 2019 i nuovi obiettivi di bilancio in percentuale del PIL sono del 2,04 in termini nominali e dell'1,2 in termini strutturali. Per il 2020 e 2021 i nuovi obiettivi in termini nominali sono rispettivamente pari all'1,8 e all'1,5 per cento, con un leggero miglioramento strutturale.
  Prima di illustrare nel dettaglio le modifiche intervenute tra la prima lettura presso la Camera e il testo attualmente al vostro esame, vorrei riassumere alcuni aspetti di particolare valore. Innanzitutto, rispetto alla prima versione della manovra quella attuale riduce la spesa corrente nel 2019, ma non a scapito della spesa per investimenti. Il taglio ai trasferimenti in conto capitale, infatti, è da considerarsi Pag. 4come misura temporanea e non strutturale sull'economia.
  Per quanto riguarda la spesa per interessi, da alcune valutazioni prudenziali essa sarà inferiore alle previsioni del disegno di legge di bilancio. Su un orizzonte di due anni, inoltre, le risorse per le nuove politiche rimarranno invariate o aumenteranno, confermando l'impianto fondante della manovra, compresa la ripresa degli investimenti pubblici.
  Le modifiche apportate comportano quindi un significativo miglioramento di tutti i saldi di finanza pubblica, in termini di saldo netto da finanziare pari a circa 8,5 miliardi di euro nel 2019, a 11 miliardi nel 2020 e a 15,7 miliardi nel 2021, equivalenti in termini di indebitamento netto a circa 10,3 miliardi di euro nel 2019, a 12,2 miliardi nel 2020 e a 16 miliardi nel 2021.
  Il disegno di legge di bilancio 2019-2021, comprensivo delle modifiche intervenute sia alla Camera dei deputati che al Senato della Repubblica, attesta quindi il saldo netto da finanziare a circa 59,3 miliardi di euro nel 2019, a 43,1 miliardi nel 2020 e a 27,9 miliardi nel 2021.
  Vengo ora ad illustrare i pilastri fondanti della manovra. Il reddito di cittadinanza, che partirà orientativamente dal 1° aprile 2019, ha una dotazione che per il 2019 ammonta a 7,1 miliardi di euro. Rispetto a quanto prospettato all'atto della presentazione del disegno di legge di bilancio, lo stanziamento necessario a coprire l'intervento è stato rivisto al ribasso, senza però modificarne minimamente la portata, sulla base da un lato del differimento della partenza della misura rispetto alle ipotesi iniziali, dall'altro dell'affinamento delle stime contenute nella relazione tecnica annessa al provvedimento circa il numero effettivo dei richiedenti, lasciando tuttavia invariata la platea potenziale.
  I dettagli riguardanti il funzionamento della misura e i criteri di accesso alla stessa saranno definiti con un decreto, che verrà emanato all'inizio del nuovo anno. Sottolineo che restano inalterate la platea dei potenziali beneficiari e l'entità massima del sostegno erogato.
  Sarà fondamentale per la riuscita di questa politica la radicale riforma dei centri per l'impiego, anche grazie allo stanziamento di risorse mai investite finora, pari a 1 miliardo di euro per il 2019 e a ulteriori somme per il 2020, mentre negli anni successivi 300 milioni di euro solo per gli stipendi dei nuovi assunti nei centri per l'impiego. Sono inoltre assegnate anche risorse al funzionamento dell'ANPAL, che avrà un ruolo nella realizzazione della misura.
  Anche per quanto riguarda la cosiddetta «quota 100», si confermano l'impianto e l'impatto della riforma. Si potrà andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi senza alcuna riduzione dell'assegno pensionistico. Il riconoscimento in questo caso di un assegno inferiore è il semplice, normale effetto del sistema contributivo con il quale si va ormai in pensione. Con un valore della pensione che dipende dai contributi versati, l'anticipo del pensionamento si traduce ovviamente in un assegno minore ma, se è vero che uscendo prima dal lavoro si incassa un assegno più basso, non si può non considerare che lo stesso assegno verrà incassato per un tempo più lungo.
  Come per il reddito di cittadinanza, i dettagli ordinamentali verranno stabiliti con un apposito decreto collegato alla manovra, che anche in questo caso sarà emanato all'inizio del prossimo anno. Per il finanziamento della misura il disegno di legge di bilancio ha istituito un fondo con una dotazione pari a 3,9 miliardi nel 2019, a 8,3 miliardi nel 2020 e a 8,6 miliardi nel 2021.
  Con riferimento al 2019 preciso che la riduzione degli oneri rispetto a quanto inizialmente previsto non incide sulla portata della misura, ma è da ricondurre solo ad una serie di accorgimenti ordinamentali, quali il divieto di cumulo reddito/pensione ed il preavviso di nove mesi, necessario per i dipendenti pubblici.
  Per quanto riguarda il pensionamento anticipato per le donne, prorogheremo l'opzione donna in un successivo decreto, permettendo alle lavoratrici di andare in pensione all'età di 58 o 59 anni, se dipendenti o autonome, con 35 anni di contributi. Pag. 5Questa misura è integrata da disposizioni che riguardano il taglio delle pensioni più elevate e il raffreddamento della perequazione.
  Il primo intervento interesserà solo chi incassa assegni che non sono giustificati dai contributi versati, con un taglio va dal 15 al 40 per cento per le pensioni comprese tra 100.000 e più di 500.000 euro lordi l'anno, per intenderci chi incassa da 5.000 euro netti al mese in su. Il taglio delle pensioni d'oro porterà ad un risparmio totale di 415,6 milioni di euro tra il 2019 e il 2023, di cui circa 80 milioni di euro nel 2019.
  Sempre in materia di pensioni, per i prossimi tre anni interverremo sulle loro indicizzazioni rispetto all'inflazione. Per i prossimi tre anni, infatti, gli assegni oltre i 1.522 euro al mese, ossia quelli superiori a tre volte il trattamento minimo, non verranno rivalutati per intero secondo l'inflazione. L'adeguamento continuerà ad esserci, ma sarà solo progressivamente frenato al salire dell'importo degli assegni; per esempio, l'adeguamento sarà quasi integrale, al 97 per cento, per gli assegni di importo compreso tra tre e quattro volte il trattamento minimo. Ciò si traduce in una riduzione dell'adeguamento della pensione all'inflazione pari a 5,4 euro lordi al mese, che al netto equivalgono a 3,4 euro. In ogni caso, si tratta di una riduzione della perequazione che incide meno di quanto accaduto con le precedenti leggi finora vigenti.
  Questo contributo rispetta un criterio di progressività e ha un impatto meno drastico rispetto a misure simili disposte da Governi precedenti. Il risparmio totale derivante da questa misura è valutato nell'ordine di 2,2 miliardi di euro nel triennio.
  Per quanto riguarda il capitolo degli investimenti, per rilanciare la crescita la priorità è ovviamente dare nuovo impulso agli investimenti pubblici che, come abbiamo sempre detto, generano effetti positivi sia sulla domanda nel breve periodo sia sulla produttività nel medio-lungo periodo. Da troppi anni l'Italia necessita di un piano di grandi, medie e piccole opere su tutto il territorio nazionale e della manutenzione delle opere esistenti. Ecco perché istituiamo un fondo per gli investimenti delle amministrazioni centrali presso il Ministero dell'economia e delle finanze ed un fondo per gli investimenti degli enti territoriali.
  In seguito alle interlocuzioni con Bruxelles, sono state riprogrammate e rimodulate alcune spese, ma le risorse destinate agli investimenti restano invariate nel prossimo triennio per un valore complessivo di circa 15 miliardi di euro. Si è ridotto il contributo dello Stato di circa 2 miliardi di euro, soltanto perché parte degli interventi sarà finanziato da fondi strutturali europei già disponibili. Questo consentirà di effettuare gli investimenti, ma al contempo di ottenere la compliance con le regole fiscali europee sul piano dei saldi strutturali.
  Altre apparenti, ulteriori riduzioni del fondo per gli investimenti delle amministrazioni centrali sono semplicemente dovute alla decisione di allocare parte delle risorse in fondi direttamente collegabili a singoli investimenti, come quelli riguardanti il dissesto idrogeologico, il piano idrico, con uno stanziamento di circa 100 milioni di euro nel 2019, e i piccoli interventi dei comuni, con risorse pari a 400 milioni di euro nel 2019. Questi maggiori investimenti locali si vanno ad aggiungere ad un miliardo di euro di maggiori fondi, derivante dallo sblocco degli avanzi di amministrazione per i comuni virtuosi. Diamo così ossigeno agli enti territoriali bloccati fino a oggi dal Patto di stabilità interno e dal principio del pareggio di bilancio.
  Il Governo ha anche predisposto un piano straordinario di interventi volti a contrastare il dissesto idrogeologico e a mettere in sicurezza le infrastrutture della rete stradale, quali viadotti, ponti e gallerie. Per il dissesto idrogeologico il piano prevede investimenti per circa 10,5 miliardi di euro nel prossimo triennio, mentre per il 2019, data l'eccezionalità e l'urgenza degli interventi programmati, è stata chiesta alla Commissione europea la flessibilità di bilancio, che permetterà di non considerare all'interno dei vincoli di finanza pubblica circa lo 0,2 per cento del PIL, equivalente ad un ammontare di circa 3,7 miliardi di euro. Pag. 6
  Sono state poste in essere le condizioni affinché gli investimenti si facciano concretamente e in modo efficace. È stato previsto nel disegno di legge di bilancio che gli enti beneficiari delle risorse siano tenuti ad affidare i lavori per la realizzazione delle opere pubbliche entro otto mesi decorrenti dalla data di attribuzione delle risorse stesse. L'obiettivo è quello di conseguire non solo efficienza nei tempi di attuazione, ma anche un potenziamento del sistema di controllo e monitoraggio, grazie alla presenza di un sistema che rende obbligatorio per tutte le amministrazioni pubbliche e per tutti i soggetti, anche privati, che realizzano opere pubbliche inserire nella banca dati delle amministrazioni pubbliche del Ministero dell'economia e delle finanze le informazioni anagrafiche, finanziarie, fisiche e procedurali di tutti gli interventi, compreso l'effettivo stato di avanzamento dei lavori.
  Ogni comune potrà avere ogni anno nuove risorse per la messa in sicurezza di edifici e territorio, fino a un milione di euro se ha una popolazione al di sotto dei 5.000 abitanti, a 2,5 milioni di euro se ha una popolazione compresa tra 5.000 e 25.000 abitanti e a 5 milioni di euro se ha una popolazione superiore a 25.000 abitanti.
  Il Governo ha inoltre ottimizzato la capacità di spesa per gli interventi previsti per il settore idrico, con particolare riferimento agli investimenti per la realizzazione o l'ammodernamento degli acquedotti e degli invasi, prevedendo la nomina di un commissario straordinario di Governo, nella figura del segretario generale dell'Autorità di distretto, per ciascuna area del territorio nazionale interessato, in caso di inerzia o mancanza del soggetto legittimato a realizzare gli investimenti.
  Anche per questo settore è prevista la possibilità di ricorrere, da parte dei soggetti realizzatori, agli enti pubblici e a società in house delle amministrazioni dello Stato, in quanto dotate di specifica competenza tecnica e progettuale per le infrastrutture idriche.
  Con il disegno di legge di bilancio per il 2019 abbiamo anche previsto la costituzione di una specifica struttura per la progettazione di edifici pubblici, che avrà il compito di supportare le amministrazioni centrali e gli enti territoriali nella predisposizione dei progetti di investimento pubblici. La struttura avrà il compito di offrire servizi di assistenza tecnica e di assicurare standard di qualità per la formulazione, la valutazione e l'esecuzione, anche come centrale di committenza, di programmi e progetti, affiancando le amministrazioni pubbliche centrali e periferiche secondo un principio di sussidiarietà.
  È prevista inoltre l'istituzione di una struttura di missione chiamata InvestItalia, con il compito di coordinare le politiche del Governo in materia di investimenti pubblici e privati. La struttura opererà alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio dei ministri, in raccordo con la cabina di regia «Strategia Italia» di imminente istituzione.
  Per quanto riguarda il fisco, resta confermata la completa sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull'IVA per il 2019, che neutralizza gli aumenti IVA da 12,4 miliardi di euro previsti dall'ultima legge di bilancio del Governo Gentiloni. Quanto agli anni successivi, le clausole di salvaguardia IVA sono state portate per il 2020 a circa 23 miliardi di euro e per il 2021 a poco meno di 28,8 miliardi di euro. Confidiamo di poter intervenire per gli anni prossimi, come abbiamo fatto quest'anno, non solo sperando in una maggiore crescita, ma anche sulla capacità di reperire adeguate coperture, come è stato fatto quest'anno, sebbene con molta fatica.
  In materia fiscale restano inoltre confermate, sia nell'entità sia quanto ai destinatari, le misure inizialmente prospettate. Le soglie minime del regime forfettario saranno estese fino a 65.000 euro, garantendo a più di un milione di partite IVA e piccole imprese un'aliquota piatta al 15 per cento. Inoltre verranno eliminati altri due paletti del regime forfettario, quello dei 5.000 euro di spesa sostenuta per il lavoro accessorio e quello dei 20.000 euro relativo al costo dei beni strumentali.
  Questo intervento sarà completato con l'introduzione, a partire dal 2020, dell'aliquota piatta al 20 per cento per piccole Pag. 7imprese e autonomi con redditi compresi tra i 65.000 e i 100.000 euro. L'imposta così determinata andrà a sostituire IRPEF e IRAP, eliminando sia la ritenuta d'acconto che l'IVA, ma sull'IVA occorre ottenere ovviamente una deroga comunitaria.
  Si riduce di 9 punti l'aliquota IRES, dal 24 al 15 per cento, per chi investe e assume nuovi lavoratori. La riduzione dell'aliquota interesserà anche i soggetti IRPEF che investono utili in beni strumentali. I contratti di lavoro che rientrano nell'agevolazione sono quelli a tempo indeterminato e determinato.
  Con una misura appositamente mirata si prevede inoltre uno sgravio contributivo fino a 8.000 euro annui per i datori di lavoro che nel 2019 assumeranno con contratti a tempo indeterminato giovani laureati magistrali under 30 o dottori di ricerca under 35 con particolari requisiti, cioè laureati magistrali con 110 e lode, se vantano una media ponderata per i crediti degli esami di 108 su 110.
  Tra le misure che riducono gli oneri a carico delle imprese rientra anche il taglio dei premi e contributi dell'INAIL, che in media si riducono del 32 per cento. Questa misura, introdotta con il maxiemendamento al Senato, riduce i costi degli imprenditori di circa 410 milioni di euro nel 2019, di 525 milioni nel 2020 e di 600 milioni del 2021. Il tutto per una platea di ben 3,2 milioni di soggetti.
  Con un emendamento della maggioranza approvato alla Camera è stata inoltre raddoppiata la deducibilità dal reddito d'impresa dell'IMU pagata dalle imprese sui loro beni strumentali, come i capannoni, che passa dal 20 al 40 per cento.
  Il pacchetto fisco contiene anche misure rivolte a chi si trova in grave difficoltà economica. È il caso dell'intervento di saldo e stralcio delle cartelle emesse tra il 2000 e il 2017, per le quali si prevede che i debiti potranno essere estinti pagando il 16 per cento con un ISEE non superiore a 8.500 euro, il 20 per cento con un ISEE fino a 12.500 euro e il 35 per cento con un ISEE oltre i 12.500 euro e fino a un massimo di 20.000 euro. Accanto a questo si dispone l'eliminazione delle cartelle esattoriali con valore inferiore a 1.000 euro maturate dal 2000 al 2010. Questo è un intervento di pulizia di crediti per i quali il costo del loro mantenimento supera i potenziali incassi.
  La manovra guarda anche alla sostenibilità ambientale, prevedendo incentivi per l'acquisto di auto elettriche e ibride. La tassazione aggiuntiva sul costo delle auto inquinanti è limitata ai veicoli di lusso e ai SUV, mentre sono escluse le utilitarie. Al completamento della misura concorre anche il riconoscimento di uno sgravio fiscale del 50 per cento sulle spese per l'installazione di infrastrutture di ricarica, fino a un massimo di 30.000 euro.
  È stata inoltre prevista una web tax, cioè un'imposta sui servizi digitali, del 3 per cento, che si applica ai ricavi delle imprese che mettono a disposizione interfacce digitali, che offrono beni e servizi, veicolano pubblicità e consentono l'interazione fra utenti o trasmissione dati.
  Sotto il profilo soggettivo riguarda le imprese per cui si verificano congiuntamente due condizioni sulla soglia dei ricavi: un ammontare complessivo di ricavi realizzati ovunque nell'anno solare non inferiore a 750 milioni di euro e ricavi da servizi digitali realizzati sul territorio dello Stato non inferiori a 5,5 milioni di euro.
  Questa misura produce un gettito di 150 milioni di euro nel 2019 e di 600 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021. Come sapete, questa web tax è stata molto discussa in Europa ed è stato quindi deciso di introdurla nel 2021, lasciando però liberi i singoli Paesi di introdurla a livello nazionale. Sono state introdotte anche nuove imposte sui giochi, dalle quali si pensa di ricavare in modo vario anche per quanto riguarda le gare per l'assegnazione delle nuove concessioni. Nel 2019 dovremmo ricavare circa 700 milioni di euro da questi nuovi prelievi.
  Queste ultime misure sono state introdotte per aiutare a ridurre il disavanzo nel triennio. Come ho avuto già modo di sostenere all'inizio di questo mio discorso, con questa manovra stiamo cercando di uscire dalla trappola della bassa crescita, stimolando i consumi, alleggerendo il carico fiscale su chi fa impresa, dando una Pag. 8forte spinta agli investimenti, migliorando la capacità progettuale dei nostri apparati e cercando al tempo stesso di tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione.
  Al tempo stesso siamo riusciti ad ottenere una compliance con le regole fiscali europee, in modo tale da evitare l'avvio, che sarebbe stato disastroso, di una procedura di infrazione sul debito, che sarebbe stata decisa nel mese di dicembre. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PIETRO CARLO PADOAN. Ringrazio il signor Ministro di essere qui malgrado la sua indisposizione, per cui le auguro una prontissima guarigione. Io ho solo alcune domande, quindi cercherò di essere brevissimo.
  Vengo alla prima domanda, e mi scuso per la banalità della stessa. In questi mesi il Parlamento italiano ha lavorato ad almeno due leggi di bilancio, difatti lei ha iniziato la sua introduzione ricordandoci gli aspetti essenziali della prima legge di bilancio mentre adesso stiamo qui con le ore contate a discutere della seconda. Mi piacerebbe molto sapere perché si è deciso di passare dalla legge di bilancio prima versione alla legge di bilancio seconda versione, visto che rimanere nella prima legge di bilancio è costato al Paese molti miliardi in termini di tassi d'interesse più elevati e visto che, come lei ha appena ricordato e come il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ci ricordava continuamente, una volta che i mercati avessero scoperto quali fossero i veri fondamentali del Paese, lo spread sarebbe sceso.
  Perché dunque – questa è la mia prima domanda – aspettare tanto? Cos'è che ha cambiato il clima nel Governo, per cui si è deciso di tornare a Canossa e fare una «svolta a U»?
  La seconda domanda concerne invece le clausole di salvaguardia. Come disinnescarle? Mi sembra che lei abbia accennato a maggiore crescita e risparmi di spesa, ma francamente mi sembra un po’ poco, visto che le clausole di salvaguardia, come ci ricordava lei, sono passate a 23 miliardi di euro nel 2020 e a quasi 29 miliardi di euro nel 2021. La maggiore crescita che si prevede avere luogo è ancora tutta da dimostrare, e comunque il fatto che le clausole di salvaguardia, cioè gli impegni per il futuro, siano aumentate, come lei può immaginare e sa benissimo, ha un impatto sulle aspettative. Non la preoccupa il fatto che per questa ragione i fondamentali del Paese peggioreranno e quindi avremo di nuovo un aumento dello spread?
  La terza domanda riguarda gli investimenti pubblici. Su questo punto abbiamo discusso più volte e lungamente, e lei sa che io sono d'accordo con lei sul fatto che gli investimenti pubblici rappresentano una leva essenziale. Il presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, il professor Pisauro, qualche ora fa ci è venuto a dire che, non in base ai loro calcoli, ma in base a quello che c'è scritto nei documenti ufficiali del Governo, nel 2019 gli investimenti pubblici caleranno, con un effetto recessivo sulla crescita. Come si concilia tale previsione con la speranza di maggiore crescita?
  Vengo ora alla mia ultima domanda. Sempre il professor Pisauro ci ha ricordato che nel 2019 la pressione fiscale aumenterà. Anche in questo caso, come si farà ad avere più crescita e come si farà ad avere quindi un effetto positivo sulle clausole di salvaguardia?

  GIUSEPPE ERCOLE BELLACHIOMA. Signor Ministro, mi associo anch'io al ringraziamento per la sua presenza odierna, sperando in una sua prontissima guarigione.
  Sugli investimenti pubblici volevo porle una domanda, giacché dovremmo parlare non in termini relativi ma in termini assoluti. Oltre alle somme iscritte a bilancio, quindi agli investimenti nuovi, sappiamo infatti che c'è tutta una serie di investimenti che risultano ancora bloccati, i cui cantieri non sono partiti perché le procedure di avvio degli stessi erano abbastanza sotto pressione a causa di una eccessiva burocratizzazione. Lei sarebbe in grado di fare una valutazione sull'impatto positivo che lo sblocco di questi investimenti per via Pag. 9delle nuove procedure di semplificazione e quindi l'avviamento dei cantieri potrebbero avere sui conti pubblici del nostro Stato?

  ANDREA MANDELLI. Ringrazio davvero il Ministro per essere venuto nonostante l'indisposizione, quindi ancora più apprezzata risulta la sua presenza. Il quadro che lei ha prospettato sicuramente non è dei migliori e anche io avrei preferito fosse venuto a illustrarci questa seconda manovra che avete approntato al Senato, mentre ho notato che si è soffermato molto su quello che già sapevamo nella discussione della prima manovra.
  Abbiamo due fattori di grande preoccupazione. Da un lato, allarmano sicuramente le clausole di salvaguardia, anche perché, rispetto a ciò che ha già detto l'ex Ministro Padoan, aggiungo che oggi l'Ufficio parlamentare di bilancio ha detto chiaramente che non potranno essere coperte con un ulteriore aumento delle tasse, quindi con un PIL così indeciso e incerto la preoccupazione per l'ipoteca che mettiamo sul futuro degli italiani è veramente fortissima.
  Quello che ci preoccupa molto è anche l'aumento delle tasse. Solo lo sblocco delle tasse a livello locale, ad esempio, faciliterà un aumento della pressione fiscale.
  Sarebbero tante le cose da dire ma, per brevità, anche per concedere spazio ai due colleghi di Forza Italia che interverranno dopo di me, non voglio entrare nel merito.
  Non ci piace di certo il modo in cui avevate annunciato che avreste sconfitto la povertà e non l'avete sconfitta. Non ci piace il modo in cui avete affrontato la riforma della legge Fornero. Non ci piacciono, come ho detto prima, l'aumento delle tasse locali, il blocco delle assunzioni e il taglio sulle infrastrutture. La norma sui risparmiatori ha, secondo noi, una grande incertezza in merito alla risposta che darà l'Europa. La dismissione degli immobili avrà un altro impatto nefasto sull'economia.
  Tuttavia, noi siamo pronti a fare un patto con lei: se lei e il Governo rivedete la norma sulle indicizzazioni delle pensioni, ma soprattutto la norma che prevede l'aumento dell'IRES per il Terzo settore, che ci trova veramente in una situazione di grande disagio sotto ogni profilo, noi garantiamo, come gruppo di Forza Italia, che la quarta lettura in Senato sarà veloce e vi consentirà di sanare due punti che sono veramente infamanti in questa legge di bilancio.
  Noi diamo quindi tutta la nostra disponibilità, a fronte di un vostro impegno a rivedere queste due norme, a garantirvi la massima velocità per arrivare ad approvare il testo anche in quarta lettura. Questa è la proposta che facciamo per emendare una legge di bilancio che davvero non ci va giù.

  LUCA PASTORINO. Mi associo ai ringraziamenti per essere venuto qui, anche se un po’ malato, ma a mio avviso era doveroso che lei fosse presente oggi di fronte a una Commissione un po’ sconcertata dai fatti di queste ore e di queste settimane, dopo l'esame in prima lettura alla Camera del disegno di legge di bilancio in un'atmosfera che, per molti aspetti, era surreale, così come surreale fu – mi passi il termine, che non vuole essere né ingeneroso, né offensivo – l'audizione che lei tenne quella sera a ridosso del voto dell'Aula.
  In tale audizione lei confermava le perplessità della minoranza relative al fatto che nella seconda lettura al Senato si sarebbe dovuto comunque provvedere a scrivere un'altra manovra e a compiere quell'arduo cammino in Europa, così come l'ha denominato lei poco fa, che ha condotto a un vero e proprio mutamento nelle prospettive di questa manovra di bilancio. Noi all'inizio l'avevamo applaudita come una possibile manovra anticiclica e, invece, si è rivelata una manovra sostanzialmente prociclica.
  Ho detto oggi in Commissione finanze che gli italiani hanno sempre la memoria un po’ corta. Tuttavia, mi piace anche questa sera ricordare a tutti i colleghi, se ce ne fosse bisogno, le tante parole che si sono avvicendate in questi quattro mesi all'interno e fuori dell'Aula o attraverso Twitter, con proclami di ogni tipo.
  Io sono convinto che l'arduo cammino l'abbia fatto lei, signor Ministro. Lo dico per la stima che ho nei suoi confronti e per il risultato che evidentemente premia la prospettiva di conti pubblici in ordine, ma molto lontani dalle dichiarazioni che si sono susseguite in questi mesi e in questi Pag. 10giorni, in base alle quali l'Europa era brutta e cattiva e bisognava fregarsene. Banalizzo, ma non vorrei citare tutti i passaggi che ricorderemo bene e che qualcuno potrebbe ricordare ancora meglio di me.
  Al di là di questa premessa, oggi abbiamo assistito all'audizione del professor Pisauro, che ci ha fatto un quadro – mi consenta – non troppo ottimistico, pur nella neutralità di giudizio cui l'Ufficio parlamentare di bilancio deve attenersi nella valutazione e nella validazione dei dati che il Governo, in fretta e furia, ha sottoposto al suo giudizio.
  Tale giudizio parla di una pressione fiscale che nel 2019 aumenta, al netto di quella dei comuni. È vero che ci sono più possibilità di utilizzo dell'avanzo di amministrazione, ma è anche vero che c'è la possibilità per i comuni medesimi di agire sulla leva fiscale.
  Ha parlato, così come ha detto l'ex Ministro Padoan poco fa, di investimenti che calano nel 2019, di misure restrittive per il volontariato che sono state introdotte e che verranno corrette con un prossimo decreto – chi lo sa – ma intanto ci sono.
  Ci ha stupito anche il fatto che alcune assunzioni, per esempio nel campo dell'università, vengano programmate per la metà di novembre prossimo, una misura che contraddice i buoni propositi di «quota 100» e, quindi, di un ricambio generazionale all'interno del mondo del lavoro.
  La realtà è di una legge di bilancio che parla, per il 2019, di numeri che si sono ridotti in maniera considerevole, perché la «quota 100» – chiamiamola così – passa dai 6,7 miliardi di euro inizialmente previsti a circa 4 miliardi di euro, mentre il reddito di cittadinanza arriva a 7,1 miliardi di euro contro, se non ricordo male, i 9 miliardi originariamente previsti.
  Vengo ora alla domanda. Lei ha parlato di una prospettiva di tutela e di garanzia per i mercati e, quindi, di misure che vanno nella direzione di un aumento dei consumi. Anche in questo caso faccio un po’ fatica a seguirla dal momento che, in poche settimane, si è passati da una previsione di crescita del PIL dall'1,5-1,6 per cento fino all'1 per cento. Tale fatto cozza un po’ con questo ragionamento.
  Oggi, tra le altre cose, il professor Pisauro ha parlato anche di una sostanziale impossibilità di valutare gli effetti moltiplicatori di questa manovra sulla realtà. Mi immagino che il Governo da «quota 100» e dal reddito di cittadinanza avesse previsto degli effetti sui consumi e, in generale, sulle nostre abitudini e sulla qualità della nostra vita. Oggi però, banalmente, i numeri e l'analisi che ci sono stati proposti hanno confermato che di moltiplicatori si farà fatica a parlare.
  Mi chiedo se questa sia la sua convinzione e, sulla base di una motivazione un po’ più tecnica, quale giudizio lei abbia veramente in relazione agli effetti che questa manovra potrà produrre sui consumi e sui redditi delle famiglie italiane nell'anno prossimo.
  Lo chiedo perché, così come ci ha detto l'Ufficio parlamentare di bilancio, gli effetti di moltiplicazione di queste due manovre non si possono misurare in un contesto che è appena anticiclico, se non quasi prociclico. Queste sono state le parole che il professor Pisauro ha pronunciato in quest'Aula nel corso della sua audizione odierna.
  Questa è una domanda sostanziale, perché si fa una battaglia sull'impianto centrale della manovra, basato su «quota 100» e reddito di cittadinanza, per avere degli effetti di moltiplicazione e di induzione sulla società che oggi sono difficilmente misurabili, anzi che sono impossibili da misurare, così come l'Ufficio parlamentare di bilancio ci ha esposto.
  In seconda battuta – ripeto una questione già avanzata dall'ex Ministro Padoan – richiamo la questione delle clausole di salvaguardia IVA, perché 23 miliardi di euro nel 2020 e 28 miliardi nell'anno successivo sono veramente tanta roba. Sfido qualsiasi Governo, attuale o futuro, a voler affrontare oggi, con la serenità di questa sera, una montagna tanto impervia.
  Oggi ho detto, banalmente, che su questo ci sarà la certificazione del fatto che si andrà a votare prima della prossima legge di bilancio, così come ha affermato la mia collega De Micheli a margine dell'audizione Pag. 11di oggi. Questa è la realtà. Chiedo anch'io, come è già stato chiesto in precedenza, in che modo, sempre che questo Governo possa andare ancora avanti, durante l'anno si potrà recuperare questo gap, che è davvero molto ampio.

  RICCARDO ZUCCONI. È una domanda che continueremo a farle – penso – tutta la sera, perché è la questione più evidente che emerge anche dalla sua relazione.
  Noi siamo andati in Europa, signor Ministro, vantando una crescita del PIL dell'1,5 per cento, dicendo che dal movimento delle fatturazioni elettroniche sarebbero arrivati 2 miliardi di entrate aggiuntive e che dalle dismissioni patrimoniali ne sarebbero arrivati addirittura 18, e non ci hanno creduto.
  Io, invece, vorrei credere a lei quando mi dirà come pensa che si possano gestire le clausole di salvaguardia nel 2020 e nel 2021, tenendo anche conto del fatto che dal 2020 quantomeno andranno a pieno regime sia il reddito di cittadinanza sia «quota 100», i cui effetti per il prossimo anno sono resi più lievi dal fatto che troveranno concreta attuazione più avanti nel corso dell'anno stesso.
  Questa mole, anche contabilmente, come si pensa di affrontarla, oppure si pensa di affrontarla semplicemente portando l'IVA al 25 per cento, se non di più – mi pare al 25,9 – ossia aumentando effettivamente l'IVA?

  BEATRICE LORENZIN. Ministro, anch'io la ringrazio per essere qui, nonostante non stia bene. Dal punto di vista personale, sono sicuramente solidale con lei.

  PRESIDENTE. Precisiamo che si tratta di una leggera indisposizione, altrimenti si tracima nel malaugurio.

  BEATRICE LORENZIN. Non mi permetterei mai.

  PRESIDENTE. Lei poi è stata Ministra della salute.

  BEATRICE LORENZIN. Notoriamente sono una persona garbatissima, anzi proprio ci preoccupiamo di tutti, ma c'è il vaccino antinfluenzale che si può sempre fare.

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. L'ho già fatto, veramente.

  BEATRICE LORENZIN. Per questo motivo l'indisposizione è leggera.
  Capisco che lei abbia esordito dicendo che si sentiva estremamente soddisfatto per essere riuscito a portare avanti una negoziazione a Bruxelles, ma ricordiamo tutti da dove siamo partiti. Siamo partiti esattamente da questo punto, nel mese di luglio, quando lei, signor Ministro, prevedeva una manovra con un rapporto tra deficit e PIL intorno al 2 per cento.
  Occorre chiedersi, in tutti questi mesi, quanto abbiano pesato l'essere passati al 2,4 per cento, il fatto di averlo annunciato – lei sa molto meglio di me quanto l'effetto annuncio e le parole pesino sui mercati, più ancora che sulla Commissione europea – e questa continua enfasi mediatico-politica di uno scontro tutto al rialzo, che poi è dovuto atterrare dal piano dei sogni a quello della realtà, una realtà che stiamo pagando molto amaramente.
  Devo dirle la verità: la manovra approvata dal Senato mi ha lasciata sconcertata e credo che oggi chi ha letto la relazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio non possa sentirsi minimamente tranquillo per i prossimi due anni. Il re è nudo: il fardello del 2020 e del 2021 è gigantesco, con 23 miliardi di clausole di salvaguardia da sterilizzare nel 2020 e 29 miliardi nel 2021, in presenza peraltro di un andamento del PIL nettamente al ribasso.
  Da una parte dovrebbe emergere una riduzione delle entrate, dall'altra abbiamo invece un aumento della pressione fiscale diretta e non sappiamo che cosa accadrà su quella indiretta. Aver sollevato il tappo delle tassazioni locali in una situazione in cui le amministrazioni sono già strozzate anche da interventi come quelli che hanno annullato gli investimenti di un miliardo – Pag. 12ne abbiamo parlato tanto durante la legge omnibus – porterà sicuramente moltissime amministrazioni comunali, per esempio la città di Roma per quanto concerne la questione dei rifiuti, ad aumentare ancora di più la tassazione. La stessa cosa potrebbe accadere con le super aliquote IRPEF per quanto riguarda il tema regionale sanitario, mancando all'appello circa 700 milioni di euro.
  Nello stesso momento lei, signor Ministro, ci ha detto che ha trattato come quasi ininfluente la mancata indicizzazione dell'aumento delle pensioni. Se è ininfluente non si spiega come faccia a cubare 2-2,5 miliardi di euro, che sono una cifra notevole in due anni.
  Calcoliamo che abbiamo un problema enorme a fronte, da una parte, delle previsioni di aumento del PIL riviste al ribasso e, dall'altra, del quadro che ci è stato presentato – non dipende da lei – sull’export. Mi riferisco al calo fortissimo della domanda esterna e, quindi, al fatto che tutto si baserà sulla domanda interna del Paese, già ampiamente contratta da queste stime.
  La domanda che noi ci siamo fatti è se, invece di essere questa una manovra espansiva, non sia piuttosto una manovra che ci porta verso una fase recessiva, o quanto meno una manovra che, invece di affrontare per tempo una fase recessiva che potrebbe arrivare, predisponendo quindi quei correttivi che aiutino le nostre imprese per l’export, che sviluppino lavoro, che restituiscano potere d'acquisto ai salari, tenda a fossilizzarsi per un orgoglio delle due parti in campo, dei due partiti di maggioranza, su due elementi prettamente elettorali.
  Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, noi non abbiamo capito qual è la stima. O la stima era sbagliata all'inizio o è sbagliata ora. Non sappiamo quale sia esattamente la platea né sappiamo ancora su quale cifra si baserà.
  Come secondo punto, come pensate di poter fare tutta la riforma dei centri dell'impiego e dell'ANPAL in quattro mesi? È tecnicamente un sogno. Non vorrei che si trasformasse nell'incubo che stiamo vivendo ora dopo il sogno dell'estate. Tra l'altro, non avete neanche stabilizzato i dipendenti dell'ANPAL. Pertanto, la messa in campo di queste misure mi sembra piuttosto complessa.
  Ci sono poi altri elementi. Pensiamo alla ecotassa sulle automobili, a proposito di tasse. Dite che l'ecotassa è sui grandi SUV, sulle macchine extra lusso, ma da quello che leggevo sui giornali in questi giorni, in realtà, pare che questa tassa andrà a colpire le medie cilindrate.
  Avete aumentato l'IRES sul Terzo settore, il che vuol dire tassare quelli che si adoperano nelle mense per i poveri. Visto che trattiamo tanto di povertà, vi ricordo che oggi la maggior parte delle opere che vengono messe in campo nelle nostre città e nelle nostre comunità si basa sul volontariato puro. Andare a intervenire così con l'accetta vuol dire, di fatto, aver messo in campo delle misure che vanno esattamente contro chi vuole risolvere il problema della povertà, per non parlare del Sud e delle condizioni in cui versa.
  Devo dire che noi non possiamo che essere veramente preoccupati. Ci chiediamo se siamo, a questo punto, sotto osservazione da parte della Commissione europea. Abbiamo letto tutti il bollettino di oggi della Banca centrale europea sull'Italia, tutt'altro che confortante.
  Capisco, Ministro, che lei ha dovuto veramente affrontare un lavoro impervio. Lo dico senza ironia. È stato sicuramente difficilissimo, ma capisca anche la nostra grandissima preoccupazione di fronte a questi numeri e a questo scenario anche macroeconomico che ci si apre di fronte, non scorgendosi peraltro una strategia per il Paese. Non la si vede. Qual è la strategia, come affrontiamo la crisi, qual è il punto di caduta per il nostro sistema industriale, per le piccole imprese, per le grandi imprese, per dare fiducia alle persone, sulla formazione, sull'educazione? Non vediamo la strategia. In questi mesi siamo andati in una sorta di parabola, di carambola. Ora ne stiamo uscendo e, sinceramente, sembra di uscirne senza paracadute.

  LUIGI MARATTIN. Buonasera, signor Ministro. Ho alcuni punti, domande o considerazioni. Pag. 13
  In primo luogo, signor Ministro, lei prima ha affermato testualmente che nel triennio non si riduce la spesa in conto capitale. Immagino che intendesse riferirsi, visto che stavamo parlando di questo, alla spesa per investimenti o contributi agli investimenti.
  Se prendo la tabella 2.8 contenuta nel documento depositato nel corso della sua audizione odierna dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che dà conto delle modifiche occorse alla manovra nell'esame al Senato rispetto alla versione approvata alla Camera l'8 dicembre scorso, vedo che le risorse del triennio per investimenti o contributi agli investimenti ammontano a 11 miliardi e 770 milioni di euro. Prima delle modifiche al Senato queste risorse ammontavano a 15 miliardi e 380 milioni di euro, con una diminuzione di 3 miliardi e 610 milioni di euro, di cui salta all'occhio in particolare – è già stata ricordata più volte dai colleghi – la riduzione netta nel 2019 di un miliardo per gli investimenti o i contributi agli investimenti.
  A fronte di questi dati incontrovertibili lei inserisce un argomento nuovo e dice che, in realtà, tali risorse vengono recuperate tramite l'utilizzo di fondi comunitari. La mia domanda è molto semplice. Poiché per arrivare ai 10 miliardi e 250 milioni di correzione che l'Europa vi ha chiesto, o meglio che avete concordato con l'Europa, figura anche la rimodulazione di 850 milioni di fondi di cofinanziamento nazionale e, ovviamente, se si aumenta l'utilizzo dei fondi europei, si deve anche aumentare il cofinanziamento, col fatto che riducete i fondi di 850 milioni come fa lei a dire che questi 3,6 miliardi di risorse in meno per gli investimenti nel triennio, di cui un miliardo nel solo 2019, sono compensati da fondi comunitari?
  Passo alla seconda domanda. Lo ha già ricordato il collega Padoan, ma vorrei al riguardo una sua opinione. Lei eredita un Ministero dell'economia e delle finanze che dal 2013 al 2018 – sono dati ISTAT ricordati poco fa anche dal presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, professor Pisauro – ha ridotto la pressione fiscale di 1,6 punti percentuali senza considerare l'intervento degli 80 euro, che diventano circa 2 punti percentuali se consideriamo anche gli 80 euro. Come si sente, avendo ereditato questo tipo di situazione, al primo anno di attività, ad alzare in una sola botta la pressione fiscale dello 0,4 per cento? Ritiene veramente che questo sia ciò di cui ha bisogno l'economia italiana? Parlo del 2019, ovviamente.
  Come terzo punto – lo diceva la collega Lorenzin – lei ha affermato testualmente, signor Ministro, che la platea e l'entità massima della misura nota come reddito di cittadinanza rimangono invariate. Se noi prendiamo i 7,1 miliardi di euro residuati dopo l'intervento al Senato, togliamo il miliardo per i centri per l'impiego e togliamo, ovviamente, i 2,5 miliardi già previsti nei tendenziali per il reddito di inclusione, perché sono già erogati, mentre il reddito di cittadinanza nella sua promessa da campagna elettorale era inteso essere una misura aggiuntiva, e dividiamo questa somma, che consiste in 3,6 miliardi di euro, per 5 milioni di poveri, corrispondente alla platea che anche lei ci ha testé confermato, otteniamo una cifra media di 60 euro al mese.
  Lei ci ha detto o ci ha fatto capire – tanti suoi colleghi l'hanno affermato – che, in realtà, questa somma va ad integrare i 780 euro al mese per chi ci è vicino o lontano. Se guardiamo però i dati dell'Alleanza contro la povertà e osserviamo la media e la deviazione standard di chi sta sotto i 780 euro, notiamo che in nessun caso una media di 60 euro porta tutti alla cifra di 780.
  La mia domanda è: come fa lo stanziamento netto che voi avete a bilancio, pari a 3,6 miliardi di risorse nette aggiuntive rispetto al tendenziale, a soddisfare la promessa di portare tutti a 780 euro al mese, quando il trattamento medio è di 60 euro?
  La quarta domanda riguarda la cosiddetta «quota 100». In questi mesi vi abbiamo detto più volte che non c'è alcun tipo di automatismo fra cessazione anticipata del lavoro nella fascia 55-65 anni e ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. In un impeto di onestà alcuni di voi, lei compreso, hanno ammesso che questa relazione Pag. 14 è ambigua nel settore privato, ma che certamente esiste nel settore pubblico.
  La mia domanda è: ammettendo che questa relazione esista nel settore pubblico, come fa a realizzarsi nel 2019, anno per il quale avete previsto un blocco delle assunzioni nel settore pubblico sino alla fine dello stesso 2019?
  La quinta domanda è un po’ specifica. Faccio in fretta, ma ci tengo davvero, signor Ministro, anche perché potremmo aver capito male noi. È chiaro, però, che non siamo stati noi a volere un esame in tempi così brevi di questa manovra. La domanda riguarda l'intervento sul ristoro agli investitori delle banche fallite.
  Vorrei anche chiedervi come vi sia venuto in mente di prevedere di nominare un Comitato di nove persone che fa giurisprudenza. Come pensate che passi una violazione siffatta di ogni tipo di regola esistente? Sono nove persone nominate che devono decidere, senza avere una funzione giurisdizionale e senza avere una controparte, e che spesso sono chiamate a ribaltare sentenze di tribunali già emesse.
  Non le voglio parlare di questo, ma le faccio una domanda: nel passaggio dalla Camera al Senato sono sparite alcune parole che il Partito Democratico considera cruciali, anche se il Partito Democratico rifiuta l'impostazione che avete assunto sugli indennizzi agli investitori.
  Sono sparite alcune parole cruciali. Alla Camera avevate scritto, nella versione approvata l'8 dicembre scorso, che accedono agli indennizzi i risparmiatori delle banche messe in liquidazione in un dato intervallo temporale oppure in risoluzione, qualora la risoluzione sia avvenuta prima della liquidazione. Era una formulazione, secondo noi, corretta.
  Onorevole Raduzzi, se non se la ricorda, se la vada a leggere, invece di gesticolare. Era l'articolo 38, comma 3, lettera b). C'era scritto, collega Raduzzi, basta che se la legga. Se l'ha dimenticata, non è colpa sua.
  È tutto verificabile quello che sto dicendo. Alla lettera b) del comma 3 dell'articolo 38 c'era questa formulazione che diceva che si accede se si è un risparmiatore di una banca posta direttamente in liquidazione, come nel caso delle due banche venete, oppure che è stata posta in risoluzione prima della liquidazione, come nella ipotesi delle altre quattro banche.
  Nella versione al Senato è sparita la parte della risoluzione nell'idea che, poiché anche quelle quattro banche sono state poste in liquidazione, tale formulazione fosse ridondante. La mia domanda è: poiché il provvedimento di risoluzione di quelle quattro banche – Ferrara, Arezzo, Chieti e Ancona – ha estinto giuridicamente i diritti patrimoniali e amministrativi degli azionisti – sto citando dal provvedimento della Banca d'Italia – i risparmiatori di quelle quattro banche, alla data della liquidazione non erano più azionisti. Per come avete scritto la norma, quindi, adesso quei risparmiatori non possono accedere al fondo per gli indennizzi.
  Non a caso, a voi questo dubbio era venuto alla Camera, perché alla Camera era contenuta la disposizione che allargava anche a quelle fattispecie. Come mai l'avete tolta nel passaggio dalla Camera al Senato? La nostra idea è che, poiché il provvedimento della Banca d'Italia – sto citando dal provvedimento ufficiale – estingue i diritti amministrativi e patrimoniali degli azionisti, alla data della liquidazione, occorsa il 9 dicembre 2015, quegli azionisti non erano più azionisti. La norma che avete scritto, dunque, secondo noi non potrà trovare applicazione. La domanda è perché avete tolto quella specificazione e se siete davvero sicuri – lo diciamo col massimo di spirito costruttivo – che quella norma si applichi anche a loro.
  Infine – e concludo – abbia pazienza, signor Ministro, è un errore che facevano anche alcuni esponenti del Partito Democratico, ma il Patto di stabilità interno per gli enti locali è stato abolito nel 2016. Era il comma 707 dell'articolo 1 della legge n. 208 del 2015, ossia della legge di stabilità, come si chiamava all'epoca, per il 2016. Da allora è stata introdotta una regola, che si chiama regola del pareggio, molto espansiva per gli investimenti. Questi investimenti, però, alla fine non si sono tradotti in stati di avanzamento lavori, tant'è vero che i comuni hanno chiuso questi Pag. 15anni con overshooting di 4-5 miliardi di euro. L’overshooting consiste in avanzi che i comuni avrebbero potuto applicare, ma che non hanno applicato perché la sabbia nel motore nella fase di implementation degli investimenti impediva loro di farlo, come lei ci ha detto dalla sua audizione del 3 luglio in poi.
  Le potrei dire che non trovo tuttavia nel disegno di legge di bilancio parole conseguenti a quel suo intendimento, ma lasciamo stare. Questo provvedimento di liberazione degli avanzi che state facendo non è un provvedimento che fate di vostra volontà. È un'esecuzione della sentenza della Corte costituzionale n. 101 del 7 marzo 2018.
  A parte questo, le ripeto, non pensiamo che sia quello il provvedimento che libera gli avanzi comunali, perché già con l'abolizione del Patto di stabilità interno e il passaggio alla regola del pareggio si sono liberati degli avanzi che non sono stati impiegati. Il problema degli investimenti comunali non è più quello delle risorse, ma la sabbia nel motore che, secondo noi, e anche secondo lei, da quello che ci ha sempre detto, blocca la fase di attuazione degli investimenti.

  SILVANA ANDREINA COMAROLI. Ringrazio il Ministro per il suo intervento. Volevo chiederle due specifiche. Molto spesso, in vari discorsi che abbiamo sentito anche qui in Commissione, si è parlato del ruolo degli enti locali. A mio modo di vedere, da quanto è contenuto nel disegno di legge di bilancio, viene attribuito effettivamente un valore maggiore agli enti locali, sia ai comuni, sia alle province, sia alle stesse regioni, ruolo che sarà sicuramente importante proprio per la questione della spendibilità degli investimenti. Vorrei una sua valutazione su questo aspetto. Secondo lei, in che misura, se è quantificabile, si potrà valutare?
  L'altra domanda, sempre sulla questione degli investimenti, riguarda le problematiche che vengono evidenziate dal Codice degli appalti, che effettivamente va a bloccare tantissimo le potenzialità del nostro Paese. Si è ascoltata da più parti l'intenzione di voler modificare il Codice degli appalti. Le volevo pertanto chiedere se da parte sua ci può già fornire qualche anticipazione in merito alla direzione lungo la quale si intende modificare il Codice degli appalti.
  Un'altra questione, sempre rilevante, è quella dell'ANAC che, pur svolgendo un ruolo sicuramente fondamentale, ha tante incombenze. Una delle problematiche, difatti, è che i lavori vengono rallentati perché bisogna attendere il parere dell'ANAC, che però effettivamente è oberata da una moltitudine di incombenze e spesso non riesce ad affrontare e a rispondere a tutte le istanze che le vengono sottoposte.
  Un'ultima questione concerne la giustizia civile, che nel nostro Paese costituisce un fattore molto rilevante. Spesso gli investitori fanno fatica ad investire in Italia proprio perché la giustizia civile italiana è lenta e i loro diritti non vengono riconosciuti. Sappiamo tutti che noi siamo un po’ il fanalino di coda quanto ai tempi per avere un esito di tutte le cause. Anche questo è un fattore che impatta notevolmente sull'economia del nostro Paese.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor Ministro. Mi permetto di correggere l'amico Padoan: non ci sono state finora due manovre, ma tre. La prima la chiamerei la «manovra a impostazione Tria», la seconda la «manovra del balcone», la terza la «manovra Canossa».
  Guarda caso, la migliore delle tre era la manovra a impostazione Tria, che contemplava sostanzialmente un rapporto tra deficit e PIL tra l'1,6, l'1,8 e l'1,9 per cento, un miglioramento del deficit strutturale e la gran parte delle risorse rivenienti da questo impianto destinate agli investimenti e alla riduzione della pressione fiscale.
  Sembrava, fino a un dato punto, che questa manovra fosse quella di consenso, sia all'interno del Governo che in Europa. Con grande sorpresa, invece, è saltata fuori in una notte la manovra del balcone che, come lei ricorderà, Ministro Tria, inizialmente contemplava un rapporto tra deficit e PIL pari al 2,4 per cento per ciascuno anno del triennio, negando esplicitamente il close to balance, vale a dire il miglioramento, Pag. 16 sempre sul deficit nominale, di un deficit vicino al pareggio di bilancio.
  Infine, è arrivata la manovra Canossa, sulla base delle procedure di infrazione nel frattempo avviate, conseguenti alla manovra del balcone. Il risultato è quello che stiamo evidenziando. Noi qui alla Camera avevamo approvato con la fiducia la manovra del balcone e adesso siamo indotti dalla maggioranza ad approvare la manovra Canossa.
  Fatta questa piccola premessa tassonomica, signor Ministro, mi risulta difficile crederle, quando lei dice che questo è il miglior risultato possibile, sia dal punto di vista economico-finanziario che dal punto di vista politico. Non è vero. Spero che non lo pensi e che questo suo dire sia un tributo alla ragion politica, perché questa è la peggior manovra economico-finanziaria, essendo la sua, quella originaria, la migliore.
  È anche la peggiore dal punto di vista politico, perché, avendo questa procedura messo sotto i piedi il Parlamento, il conflitto distributivo che deriverà nel prossimo anno sia dalla recessione economica sia dalla prociclicità di questa manovra Canossa, senza il ruolo di sintesi o di mediazione del Parlamento, si rivolgerà direttamente all'Esecutivo. Vedremo, quindi, quello che sta succedendo in Piazza della Repubblica questa sera e quest'oggi moltiplicato per dieci o per cento, mancando qualsiasi luogo di sintesi del conflitto distributivo che ne deriverà.
  Svolgo due piccole considerazioni. Come fa, signor Ministro – me lo consenta, ma un po’ di esperienza ce l'ho – a pensare che in quattro mesi si possano riformare i centri per l'impiego e spendere un miliardo di euro? Come si fa? È semplicemente impossibile. Chi lo racconta non ha alcuna esperienza o cognizione delle regole della pubblica amministrazione.
  Come fa, signor Ministro, a citare come fatto positivo il divieto di cumulo su «quota 100»? Lei sa che il divieto di cumulo è il più grande produttore di lavoro nero, al pari del reddito di cittadinanza? Queste superficialità comportamentali nella manovra saranno certamente produttrici di lavoro nero.
  Da ultimo, lei cita la compliance con le regole europee. Il collega Marattin l'ha già anticipato. Il cosiddetto «Salva banche», nella formulazione del Senato, mi risulta abbia già avuto il disco rosso da parte della Commissione europea, che minaccia su quel provvedimento la procedura di infrazione.
  Mi risulta anche – per questo motivo avevamo chiesto l'audizione del direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera – che sia intercorso un carteggio tra la Commissione europea e il Ministero da lei presieduto per esplicitare questa non compliance. Sono evidenti l'illegittimità e la superficialità del provvedimento, ma anche e soprattutto il fatto che il provvedimento si pone contro le regole europee e può essere classificato come un aiuto di Stato. Lei mi cita tutto questo come un fatto positivo, come una compliance nei confronti dell'Unione europea?
  Concludo. Oggi l'Ufficio parlamentare di bilancio, signor Ministro, ha detto tre cose esattamente in contrasto con quello che ha asserito lei. Ci ha indicato che gli investimenti sono in diminuzione e che la pressione fiscale è in aumento e che, nell'una o nell'altra ipotesi sulle clausole di salvaguardia, il deficit è in peggioramento. A chi dobbiamo credere, a lei, signor Ministro, o all'Ufficio parlamentare di bilancio?
  Questo è il risultato di una stagione caotica, da dimenticare, che sta facendo tanto male all'economia italiana, che – lo ripeto – è già in recessione. Voi non lo volete né dire, né vedere. Questa manovra peggiorerà la recessione in atto. Grazie, signor Ministro.

  GIUSEPPINA OCCHIONERO. Ringrazio il Ministro per essere qui questa sera. Per noi questa legge di bilancio, in realtà, è ingiusta e recessiva, oltre che razzista. È ingiusta perché parla di pace fiscale...

  PRESIDENTE. Per cortesia, lasciamo terminare l'onorevole Occhionero.

  GIUSEPPINA OCCHIONERO. Se mi date tempo, ve lo spiego.

  PRESIDENTE. Non ne ha tantissimo, perché il suo collega Pastorino si è dilungato.

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  GIUSEPPINA OCCHIONERO. Sarò breve, ma, se vengo interrotta prima di iniziare, chiaramente necessiterò di qualche minuto in più, che mi verrà certamente concesso.
  Dicevo che la manovra è ingiusta perché parla di pace fiscale, ma, in realtà, a parte i condoni, tra cui il condono delle cartelle al di sotto dei 1.000 euro, e una flat tax prevista solo per alcune classi di lavoratori autonomi, non prevede alcuna misura per alleviare il carico fiscale su quello che rimane della classe media italiana, e peraltro tassa anche le pensioni.
  L'ho definita recessiva perché, come hanno detto i colleghi prima di me, non contiene misure anticicliche e taglia completamente ogni tipo di investimento. L'ho altresì definita razzista, termine che pure farà sorridere nuovamente i colleghi, perché colpisce tutto ciò che anche da lontano sa di migrante. Mi riferisco in particolare alle norme che prevedono per i comuni oneri per assistenza e accoglienza di minori stranieri non accompagnati, temporaneamente assicurati alla pubblica autorità dei comuni in cui i minori si trovano, cosa che forse i nostri comuni non sapranno, perché sono stati tagliati i fondi che aiutavano i comuni stessi per accogliere i minori stranieri non accompagnati, elevando inoltre le imposte sulle associazioni di volontariato.
  Noi ci chiediamo come possa questo disegno di legge di bilancio ridare fiducia e rafforzare la fiducia economica delle famiglie e delle imprese, ponendo l'Italia al riparo della instabilità finanziaria. Pensiamo che ciò non sia possibile e le chiedo, signor Ministro, se lei davvero crede che abbassare le tasse ai più abbienti possa arrecare benefici all'economia. Ricordo che la maggior crescita economica in Occidente si è verificata tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, quando le aliquote erano fortemente progressive e comportavano una redistribuzione della ricchezza.
  Lei crede invece, signor Ministro, che abbassare le tasse ai più abbienti, che sono poi concentrati al Nord, possa davvero portare benefici al Sud? Io vengo dal Sud, dal Molise, una regione piccolissima che peraltro vedrà tagliati completamente anche i fondi per le emittenti televisive locali e radiofoniche. Noi riteniamo che invece tutto ciò non possa far altro che creare due differenti Italie, aumentando il divario tra Nord e Sud, perché il Sud ha bisogno non di politiche assistenzialistiche, ma di serie politiche d'investimento.

  MARIA ELENA BOSCHI. Cercherò di non ripetere gli interventi che già hanno efficacemente svolto i miei colleghi del Partito Democratico.
  Signor Ministro, sicuramente siamo contenti di vederla qui con noi questa sera, ma ricordo a me stessa che lei ha partecipato ai lavori di questa Commissione soltanto quando strettamente obbligato dalla richiesta della Commissione stessa, mentre sarebbe suo dovere, in qualità di Ministro dell'economia e delle finanze, presidiare e partecipare ai lavori della Commissione bilancio proprio quando si discute il disegno di legge di bilancio.
  Comunque sia, lei ha esordito nel suo intervento dicendo che era con sincera soddisfazione che veniva qui ad illustrarci i risultati della trattativa in Europa. Bene, noi è con sincera insoddisfazione che accogliamo i risultati di questa trattativa, che negli ultimi mesi ha fatto perdere credibilità internazionale al nostro Paese, per colpa sua e del suo Governo, ha fatto perdere risparmi alle famiglie italiane, per colpa sua e del suo Governo, e soprattutto fiducia nel sistema da parte delle imprese italiane, per colpa sua e del suo Governo.
  Nel momento in cui lei dice che per fortuna dopo la trattativa riacquisteranno fiducia le imprese e le famiglie nel sistema italiano, dobbiamo anche ricordarci per colpa di chi quella fiducia l'avevano persa. Ci ha raccontato le ultime settimane di trattative in Europa come se la brutta copia – a questo punto possiamo dire – del disegno di legge di bilancio, che formalmente avete approvato il 15 ottobre in Consiglio dei ministri e trasmesso con notevole ritardo al Parlamento, l'avesse scritta qualcun altro, mentre recava la sua firma e quella del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte. La scelta di indicare un deficit al 2,4 per cento è stata fatta da lei e dal suo Governo, non da Pag. 18alcuni passanti o tantomeno dai Governi precedenti.
  Peraltro, apprendiamo ora dalle sue parole che sostanzialmente si dichiara ottimista e fiducioso nella crescita del PIL. Le ricordo non soltanto che lei ha rivisto la stima iniziale di crescita del PIL da voi prevista per il 2019 all'1,5 per cento, riducendola al ben più realistico 1 per cento, ma anche che questo comporta un forte rallentamento della crescita del PIL, che con i nostri Governi nel 2017 era all'1,6 per cento e ha cominciato a decrescere quest'anno con l'arrivo del vostro Governo.
  Lei ha detto però che è soddisfatto perché sono rimasti quattro pilastri fondamentali della manovra, e allora guardiamo rapidamente in che modo ciò avviene. Sugli investimenti io vi auguro di poter fare quello che è stato fatto dal 2014 al 2017, quando gli investimenti fissi lordi sono passati da meno di 272 miliardi nel 2014 a oltre 300 miliardi nel 2017, con un incremento del 4,1 per cento all'inizio del 2018, che si è bloccato con l'arrivo di questo Governo. Sugli investimenti hanno già speso parole assai efficaci altri miei colleghi.
  Al tempo stesso sul reddito di cittadinanza spero che ci possa chiarire in questa sede qual è definitivamente la platea che avete considerato e i calcoli che avete svolto. Le chiedo però un approfondimento: dal momento che avete indicato come entrate aggiuntive 150 milioni costanti nel 2019, 2020 e 2021, che deriverebbero dai contributi degli assunti nei centri per l'impiego, io mi chiedo come possiate assumerli già dal 1° gennaio 2019 per avere 150 milioni di entrate anche nel 2019, così come nel 2020 e nel 2021, quando immagino che serviranno dei concorsi per assumerli, peraltro svolti in alcuni casi dalle regioni, in altri dalle province. Come è dunque pensabile che quella cifra rimanga costante?
  Venendo ora a domande più puntuali, l'altro pilastro è, come voi dite, quello di «quota 100». Al netto delle considerazioni già svolte, per cui da un lato prevedete «quota 100», ben lontana dall'abolizione della riforma Fornero che avevate promesso, ma dall'altra recuperate oltre 2,5 miliardi dal sistema pensionistico non soltanto con le pensioni di platino e d'oro, ma con il raffreddamento dell'indicizzazione, lei ha detto in questa sede che non verranno toccate con «quota 100» le pensioni con riferimento all'importo derivante dal sistema contributivo.
  Il Comitato per la legislazione ha scritto nero su bianco nel proprio parere esattamente l'opposto, cioè che, secondo quanto previsto nel disegno di legge di bilancio, si andrà a ridurre anche quello che è il trattamento pensionistico della gestione separata istituita presso l'INPS, ai sensi dell'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995, che si basa su un sistema interamente contributivo, quindi riteniamo opportuno chiarire questa discrepanza tra quanto ci ha detto lei e quanto ha detto il Comitato per la legislazione.
  Un altro punto su cui chiediamo un chiarimento da parte sua è la norma che raddoppia l'IRES per il no profit e che quindi crea un danno notevole, per cui non soltanto non avete abolito la povertà, ma state riuscendo ad abolire chi la povertà ha sempre cercato di contrastarla con i fatti, praticamente ogni giorno.
  Il Ministro Di Maio oggi si è reso conto che c'era anche questa norma nel disegno di legge di bilancio, segno di un accurato esame da parte del Governo nei giorni precedenti se nemmeno sapeva cosa c'era nel disegno di legge di bilancio, ma ammettiamo pure che effettivamente sia positivo l'impegno del Ministro Di Maio a cambiarla, non si sa bene quando e come, attraverso un prossimo provvedimento utile, perché ha già escluso che possa avvenire con la legge di bilancio. Ci sa dire, signor Ministro, dove troverete, visto che avverrà a breve secondo le parole del Ministro Di Maio, i 118 milioni di euro che servono per coprire questa misura nel 2019 e i 158 milioni dal 2020 in poi? Se è già pronta la norma che dovrà correggere questo errore, vorrei sapere quali sono le coperture attraverso le quali vi si farà fronte.
  Venendo all'ultimo pilastro, lei ha parlato della flat tax, dicendo che riguarderà un milione di persone. Le vorrei chiedere quale sia la platea incrementale rispetto ai soggetti già interessati dalle misure precedenti, Pag. 19 che avevano una soglia più bassa ma che prevedevano un sistema analogo, per cui emergerà che non sono un milione di persone, ma un numero notevolmente inferiore, quelle che beneficeranno di questa misura, che noi non condividiamo ma che comunque avete previsto.
  Infine mi chiedo, visto che il presidente Borghi mi invita alla sintesi, se lei sia orgoglioso di passare alla storia come il Ministro dei condoni fiscali.

  FABIO RAMPELLI. Diciamo che ci risparmiamo gran parte delle considerazioni di carattere generale, che ci riserviamo per la giornata di domani. Anch'io ringrazio il Ministro Tria per essere qui, facendogli anche i complimenti perché, nonostante la lieve influenza, mi pare sia in perfetta forma, quindi lo aspettiamo al varco domani nel dibattito che si terrà in Assemblea.
  Si è già detto per quel che attiene all'aumento della pressione fiscale, rispetto alla quale ci sono dati oggettivi, che risultano ancor più inquietanti se considerati alla luce dello sblocco delle imposte locali, con un aumento della pressione fiscale nel 2019 dal 42 al 42,4 per cento, che finisce poi al 42,8 per cento nel 2020, facendo quindi registrare in due anni un incremento dello 0,8 per cento, valore quest'ultimo senz'altro significativo.
  Non c'è del resto traccia – per parlare ancora di quel che avviene intorno alla pressione fiscale che comunque pesa sul portafoglio delle famiglie e delle imprese – di iniziative per tentare di ridimensionare, di calmierare e di indirizzare l'aumento indiscriminato delle tariffe di cui si è discusso nel dibattito degli ultimi mesi e che rappresenta un altro dato numericamente pesante.
  I numeri citati sono da considerarsi al netto di quel che accadrà, vale a dire del pasticcio che è stato realizzato sulle clausole di salvaguardia. Non c'è traccia dell'abolizione delle accise, di cui pure si era ampiamente parlato, promesse su cui probabilmente il Governo ha sofferto questa congenita predisposizione al buttarsi in avanti, salvo poi fare ampie retromarce.
  Come dicevo, salvo riservarci per la giornata di domani le considerazioni di carattere generale, intendo concentrarmi su qualche domanda particolare che fin qui non è stata ancora fatta. Innanzitutto, le risulta che il blocco delle indicizzazioni delle pensioni, che è previsto ed è incardinato nella manovra, coinvolgerà ben oltre la metà del corpo complessivo? Si parla di un 58 per cento. Se così fosse, questo sarebbe un altro elemento che colpisce il ceto medio.
  Abbiamo ascoltato in questi minuti il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, fare una sorta di retromarcia in ordine all'aumento della tassazione sulle associazioni di volontariato del Terzo settore. Ce lo può confermare ufficialmente in questa Commissione ed eventualmente a quanto ammonta l'importo, se è stato calcolato, del mancato gettito?
  Rivolgo una domanda che mi ha incuriosito fin dal principio in ordine alla direttiva Bolkestein. Ben soddisfatti dell'estromissione della categoria dei commercianti su aree pubbliche dall'applicazione della citata direttiva europea, cosa che abbiamo chiesto ripetute volte, anche di recente nella corrente legislatura, attraverso la presentazione di specifici emendamenti al decreto-legge cosiddetto Milleproroghe, non si capisce la ragione per la quale un analogo trattamento non sia stato riservato agli imprenditori della balneazione, cui al contrario è stata concessa una proroga di 15 anni, e alle guide turistiche, su cui pendeva un indirizzo preciso derivante dall'approvazione da parte del Parlamento di due ordini del giorno in due distinte occasioni. Se si mettono le mani sulla Bolkestein, non si comprende infatti perché sia stata completamente esclusa la categoria delle guide turistiche.
  Quale dovrebbe inoltre essere – se l'avete concordata o se esiste un piano al riguardo – la conseguenza nel rapporto con l'Unione europea? Sarà cioè avviata o meno una procedura di infrazione in conseguenza delle decisioni che avete assunto? Anche a voler prescindere da tale ultima circostanza, perché non c'è omogeneità di trattamento rispetto a categorie che comunque soffrono della medesima patologia? Pag. 20
  Per capire anche il rapporto che intercorre tra voi che state al Governo, signor Ministro, e noi che siamo in Parlamento e rappresentiamo in particolare l'opposizione, avete per caso calcolato l'impatto della tassa piatta sui redditi incrementali per poterla sperimentare, oppure l'avete esclusa a priori solo perché non era farina del sacco né del professor Di Maio, né del professor Salvini?
  Ancora, mancano misure rilevanti per il Sud. Lei una volta qui, interpellato al riguardo, si è rifugiato nella risposta di rito relativa al fatto che comunque il Sud avrebbe maggiormente beneficiato del cosiddetto reddito di cittadinanza. Fermo restando che dovremo ancora vedere esibirsi il funambolo del reddito di cittadinanza, quindi dovremo attendere il decreto di gennaio, ammesso che venga adottato a gennaio, il Sud non ha bisogno soltanto di liquidità, di assistenza o assistenzialismo che dir si voglia, ma penso che, come abbiamo sentito dire in lungo e in largo anche da rilevanti personalità della maggioranza che costituiscono il suo Governo, abbia soprattutto bisogno di infrastrutture e di intercettare una nuova ricchezza che si è finalmente riaffacciata nel Sud dell'Europa e in particolare nel Mediterraneo. Quali misure, con quali prospettive e con quali tempi?
  Un discorso analogo attiene al ruolo di Roma Capitale, la quale, se non vado errato, non ha meritato insieme a Torino, Milano e Napoli uno straccio di provvedimento, anch'esso più volte annunciato, per contrastare i cosiddetti roghi tossici, che pure si sviluppano a un ritmo impressionante e nocivo per la salute dei cittadini, né come capitale d'Italia ha potuto definire delle prospettive almeno vagamente similari a quelle che si sono incardinate nelle altre capitali europee occidentali, che dagli anni Ottanta ad oggi hanno completamente invertito la loro rotta e, grazie anche ai sistemi interconnessi, alla digitalizzazione e alle nuove tecnologie, hanno potuto intercettare degli investimenti da parte degli Stati nazionali pari a decine di miliardi.
  Ho un'ultimissima domanda da porle, d'altronde il collega Zucconi, che ha parlato prima di me a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, è stato molto breve, quindi conto di poter ancora consumare qualche secondo. C'è un elemento che mi piacerebbe sapere se sia stato valutato nel suo impatto e che si è manifestato pochi giorni fa: intendo riferirmi alla questione sottoposta all'attenzione del Consiglio dei ministri in fase di bozza in merito alle richieste di autonomia avanzate dalle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che, al di là degli aspetti di filosofia e di geopolitica, ha anche una ricaduta economica sul sistema nazionale, sul sistema Paese.
  Un'eventuale modifica dell'architettura costituzionale che non sia revisionata in blocco e quindi in maniera organica è fatalmente destinata a creare degli squilibri. Sono stati misurati questi squilibri?

  GRAZIANO DELRIO. Solamente per ringraziare il Ministro e fare alcune domande. Il Ministro nella sua relazione mi ha incuriosito, perché ha detto che ci sarà una crescita importante, però noi abbiamo avuto un 1,6 per cento di crescita e nelle tabelle che sono nella legge finanziaria avremo un 1 per cento di crescita.
  Mi domando quindi a quale crescita faccia riferimento il Ministro, perché la cosa che noi possiamo dedurre è che la crescita diminuisce, e anche di parecchio, nel prossimo anno.
  La seconda questione è quella degli investimenti. C'è stata una discussione qui prima che lei arrivasse, ma i numeri sono numeri, e non va dimenticato che tutta questa vostra enfasi sul calo degli investimenti è totalmente priva di fondamento, Ministro. Se lei guarda le tabelle ISTAT, gli investimenti totali fissi lordi in Italia sono passati da 270 miliardi di euro a oltre 308 miliardi nel triennio 2014-2017, come ricordava la collega Boschi, e voi continuate a ragionare della quota di investimenti pubblici che, rispetto a questa mole di 300 miliardi, rappresenta una piccolissima parte, perché rappresenta tra i 35 e 36 miliardi. Un più 1-1,5 per cento vuol dire far ballare 8-900 milioni di euro.
  Se voi deprimete gli investimenti privati bloccando le opere già in corso per esempio, anche le opere di finanza di progetto, opere di privati, bloccate gli investimenti Pag. 21delle imprese e poi scrivete, sempre nelle vostre tabelle, che gli investimenti passeranno da un aumento del 4,1 per cento al 2,4; significa che anche da questo punto di vista non avrete nessuno stimolo agli investimenti. Lasciamo stare gli stanziamenti che sono una cosa diversa, ci sono già 130 miliardi di euro disponibili, non importa metterne altri 10, il problema è cosa spendete.
  I bandi della Torino-Lione che state bloccando da sei mesi valgono 2,5 miliardi di euro nel 2018, cioè valgono tutto quello che lei potrà ottenere dagli investimenti pubblici nei prossimi cinque anni, basterebbe pubblicare i bandi e lei avrebbe ottenuto lo stesso effetto di quello su cui sta ragionando con grandi arzigogoli, con strutture di missione nuove, con monitoraggi nuovi, con cabine di regia nuove, quando tutta questa roba qua è semplicemente stata ritardata e bloccata, perché i fatti sono questi: nel trimestre in cui avete governato gli investimenti sono bloccati. Idem temo – voglio dar ragione all'onorevole Brunetta perché ha ragione – anche nel prossimo trimestre, in cui avremo crescita zero a causa degli investimenti.
  Questo è il punto: state ragionando di investimenti futuri e non vi occupate degli investimenti presenti. Vorrei chiudere con una nota per l'onorevole Comaroli: bisognerebbe che ragionassimo sui dati. I dati della banca dati dell'ANAC dicono che gli investimenti pubblici hanno avuto un incremento nel primo semestre 2018 del 75 per cento di aggiudicazioni – aggiudicazioni vuol dire che i lavori vanno a regime – e del 50 per cento dei bandi.
  Sul Codice degli appalti avremo a lungo da discutere, ma certamente la modifica che avete proposto in questa legge di bilancio apre le porte a corruzione, a malaffare e a regole non europee.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Mi associo alle domande che hanno fatto i miei colleghi di Forza Italia e ne aggiungo un'altra, che riguarda il Mezzogiorno.
  Noi riteniamo che questa manovra abbia completamente abbandonato il Mezzogiorno. Tra l'altro, come è già stato richiamato da tutti i colleghi che mi hanno preceduto, nell'audizione odierna del presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio si conferma come, con le modifiche apportate al Senato, ci sarà una forte riduzione degli investimenti e come il costo più alto sarà pagato certamente dal Mezzogiorno.
  Le faccio una domanda secca, Ministro: vuole dirmi cosa secondo lei c'è in questa manovra per il Mezzogiorno, così anche noi siamo più facilitati nel rispondere alle domande che ci rivolgono le associazioni, le categorie e i cittadini, perché al momento la risposta non può che essere una promessa di reddito di cittadinanza. Ovviamente noi non condividiamo che questi siano i bisogni del Mezzogiorno, tuttavia anche il reddito di cittadinanza, per come lo avete impostato, non può che essere una promessa tutta da dimostrare.
  Vorremmo sentirlo dalla sua viva voce. Esiste una certa questione meridionale da qualche decennio nel nostro Paese, sulla quale sono stati sprecati fiumi d'inchiostro: noi desideriamo sapere come questo Governo pensi di affrontare questo problema e se ritiene che questa sia veramente un'emergenza del Paese. Francamente noi ci abbiamo provato con proposte di legge, emendamenti, ma abbiamo visto che non avete prestato alcuna attenzione alle nostre proposte. Mi dica lei cosa c'è in questa manovra per il Mezzogiorno.

  PRESIDENTE. Grazie mille, abbiamo concluso gli interventi. Lascio la parola al Ministro per la replica.

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. Cercherò di rispondere, accorperò molte domande che evidentemente partono da una stessa analisi.
  Innanzitutto mi sembra che ci sia una certa confusione quando si parla di previsioni di crescita, sembra che la crescita venga decisa dal Governo, per cui si fanno le previsioni e si dice: «prima voi dicevate 1,5, adesso dite 1, l'anno prossimo sarà 1,1». La gran parte della variazione della crescita dipende da molti fattori, in parte anche da fattori internazionali, e si segue la congiuntura internazionale. Pag. 22
  Tanto per sgombrare il campo quando si continua a parlare del passato – ma non mi va di parlare del passato perché non mi va di fare polemiche – mi pare che sia abbastanza chiarito che l'Italia ha seguito la congiuntura europea negli ultimi dieci anni, è stata sempre a una distanza di circa l'1 per cento meno degli altri, quando la congiuntura europea sta a 0,5 l'Italia sta a meno 0,5, e così via.
  Potrei dire adesso che addirittura, in una previsione che è molto complessa di un fortissimo rallentamento dell'economia, se andate a vedere le previsioni rispetto ad alcuni Paesi partner, la distanza italiana si sta riducendo. Con questo non sto dicendo che stiamo andando meglio, che stiamo riducendo e avvicinandoci, perché c'è un impatto della congiuntura internazionale. Parto da questo, perché la domanda è perché passiamo nella legge di bilancio dalla prima alla seconda versione – anzi l'onorevole Brunetta mi dice che ci sono tre versioni, e sì, forse ce ne sono tre. La questione è questa: partiamo dagli elementi di crescita della congiuntura dell'economia rispetto ai quali bisogna fare delle scelte che sono scelte complesse.
  Noi siamo partiti a giugno-luglio, quando la previsione di crescita per il 2019 era ancora all'1,4, a settembre le previsioni di crescita tendenziale erano scese allo 0,9, non è che noi avevamo deciso che non era più 1,4 ma era 0,9; no, c'è stato un rallentamento – il Governo non aveva ancora fatto granché – dovuto alla congiuntura internazionale. Il commercio internazionale stava rallentando, il rallentamento in realtà era partito dall'inizio dell'anno, ma si è manifestato durante l'estate e si arrivava allo 0,9.
  A questo punto il problema: perché allora? Innanzitutto con un rallentamento forte ci siamo trovati di fronte a un problema per cui, come ho detto prima, non c'era spazio per mantenere un deficit al 2 per cento, a meno di non adottare alcun provvedimento e annullare completamente le misure programmatiche del Governo. Come si è detto, queste devono essere spalmate lungo i cinque anni della legislazione, partire gradualmente, ma lì erano completamente annullate perché, nel momento in cui – tornerò su questo – si pensava di eliminare 12,5 miliardi di euro di incremento della pressione fiscale programmata dal precedente Governo, ci siamo trovati già al 2 per cento.
  Che è successo dopo? Sono successe due cose: da una parte si è più volte detto che si sono riviste alcune stime per quanto riguarda le manovre principali, «quota 100» e reddito di cittadinanza, soprattutto per il primo anno, quindi la possibilità che partissero in ritardo, e poi si sono riviste alcune stime che riguardavano proprio il fatto che all'inizio i disegni non erano ben delineati e soprattutto si era considerato il 100 per cento della potenziale platea come richiedenti di queste misure. Devo ricordare che per il reddito di inclusione (ReI) solo il 50 per cento – sono stime INPS – degli aventi diritto ha aderito a questa misura e noi consideravamo il 100 per cento.
  Questa stima è stata corretta a circa il 90 per cento, quindi ancora in modo molto prudenziale, e sono stato introdotte altre correzioni di questo tipo, ma quello che è successo è che nel frattempo la congiuntura è ancora peggiorata. Come ho avuto modo di dire – non alla Camera, ma in un intervento che ho fatto al Senato – come è noto, quando c'è un rallentamento molto forte dell'economia, si crea sempre un dilemma, nel senso che da una parte peggiorano le aspettative della finanza pubblica e quindi si rischia un maggior deficit, dall'altra parte si dice che forse dovremmo accentuare la manovra anticiclica e quindi fare più spesa.
  Il problema è quello di trovare un giusto equilibrio. Evidentemente, alla fine di settembre, quando la congiuntura era in rallentamento, si è pensato di puntare più su questo. Quello che è accaduto successivamente è che c'è stata una situazione in cui la fiducia sulla crescita e sugli investimenti tra consumatori e imprese è diminuita, e si accusa il Governo che questa sia una sua colpa, ma in gran parte è anche dovuto al fatto che tutto il Nord ha subìto quello che si è visto nei dati statistici, cioè il rallentamento molto forte della Germania, che è Pag. 23arrivata in un trimestre ad avere un andamento negativo, e sapete come il Nord sia fortemente bloccato.
  Allo stesso tempo, è chiaro che lo spread è salito, perché rimaneva un'incertezza di fondo sull'intenzione del Governo, non tanto sul deficit – non ho mai trovato nelle istituzioni internazionali grandi problemi sul deficit –, ma su dove si andava a finire, nel senso che lo scontro con la Commissione europea si doveva evitare per chiarire che il famoso Italexit non esisteva.
  Da qui si è arrivati alla prima versione, quella dell'inizio di settembre, poi si è arrivati alla determinazione che bisognava evitare lo scontro con la Commissione europea, ma soprattutto ovviamente mantenendo inalterati i fondamenti della manovra, e questo è dimostrato, perché il reddito di cittadinanza e «quota 100», che erano al centro del programma di Governo, sono rimasti sostanzialmente immutati.
  Quello che si è fatto è stato operare attraverso una serie di azioni con la Commissione, facendoci riconoscere delle flessibilità, delle emergenze – che ci sono state effettivamente con il dissesto idrogeologico e con problemi sulle infrastrutture – e poi con delle misure aggiuntive che sono state quindi inserite, non a cambiamento della manovra, ma per cercare di abbassare il deficit e rientrare nella compliance.
  Voglio qui dire – lo dico con molta calma, anche perché le domande che mi sono state rivolte anche dall'onorevole Padoan sono sempre molto gentili – che ci siamo anche trovati di fronte al fatto che alcuni margini di flessibilità, che erano stati chiesti in passato per gli investimenti, che poi non sono stati fatti in realtà, e per alcune riforme, sono stati completamente consumati e questo ha comportato un'ulteriore difficoltà.
  Vorrei ricordare – lui me l'ha chiesto in modo gentile e io rispondo anche in modo gentile – che quando mi parla di clausole di salvaguardia è chiaro che sono un grande problema, ma qui stiamo parlando del fatto che noi abbiamo ereditato dal precedente Governo la manovra che esisteva prima. La procedura di infrazione per il debito non è scattata in maggio perché c'era stato fatto un profilo che da una parte godeva di una congiuntura economica che poi non c'è stata, ma per il 2020 prevedeva 20 miliardi di euro di clausole di salvaguardia IVA. Le abbiamo aumentate; all'inizio una parte era stata sterilizzata, come è stato fatto lo sforzo di sterilizzare 12,5 miliardi nel 2019, ma successivamente, per arrivare a un risultato, sono state anche aumentate, non erano più 20 miliardi – circa 19,5, adesso non ricordo esattamente –, ma sono aumentate e così sono arrivate ad oltre 20 miliardi nel 2021.
  Prima erano a questo livello e poi sono arrivate a 28 miliardi di euro, certamente sono state aumentate. Questo chiaramente porrà un problema, ma quando parlo di vedere anche come andrà la crescita è perché ci sono correzioni di crescita dovute all'andamento internazionale che fanno prevedere che quest'anno, quello che stiamo vivendo, ci sia un fortissimo rallentamento.
  Allora, la nostra manovra è prociclica o anticiclica? Qui intendiamoci: quando prevedevamo una crescita del PIL dell'1,5 c'era 0,6 di impatto della manovra sul deficit, adesso l'impatto è di 0,4 perché il tendenziale non è 1, è molto più basso, quindi in questo senso anche questa manovra rimane anticiclica, con un impatto minore perché c'è un deficit minore, ma senza questa manovra l'andamento tendenziale dell'economia sarebbe ancora peggiore. Quando si fanno le previsioni economiche si fanno ad andamenti tendenziali dell'economia internazionale, quindi c'è un 1,1, però se andate a vedere l'ultima previsione dopo un anno, le cose cambiano, potrebbero andare peggio, ma spero grandemente che potranno andare meglio.
  Dopodiché si lavorerà fin da gennaio per fare quello che abbiamo fatto quest'anno, abbiamo eliminato 12,5 miliardi di euro di clausole di salvaguardia, e quando si passa a parlare della pressione fiscale andiamo a guardare qual è l'impatto, quello che è stato fatto rispetto all'andamento tendenziale. Anche dalle tabelle noi abbiamo una riduzione di oltre 3 miliardi e 400 milioni rispetto agli andamenti tendenziali 2019, perché abbiamo tolto 12,5 miliardi di incrementi IVA. A legislazione vigente, Pag. 24 la pressione fiscale prevista per il 2019 aveva questo peso.
  È inutile, voi potete dire quello che volete, voi siete stati costretti e avete fatto forse bene, siete stati bravi certamente a non entrare in una procedura di infrazione per debito in maggio, cercando di organizzare, con un occhio benevolo della Commissione, una situazione che alla fine ha la compliance. L'occhio benevolo alla fine la Commissione lo ha avuto anche con noi, da questo punto di vista.
  Il problema è che è chiaro che la situazione non è facile, dovremo lavorare a lungo, però da questo punto di vista io voglio essere gentile, come anche le domande, però non è che adesso cadiamo dalle nuvole dicendo che questa cosa è strana, le clausole di salvaguardia, la crisi, un'azione recessiva...
  È chiaro che bisognerà fare un grosso lavoro su questo e dovremo partire subito, e non è che non ci preoccupa, ma facendo questo pensiamo intanto di recuperare circa 2 miliardi di euro di interessi che altrimenti sarebbero esplosi, e negli anni prossimi questo sarà ancora di più.
  Torniamo agli investimenti pubblici. Gli investimenti fissi lordi rimangono sostanzialmente immutati nel disegno di legge di bilancio, quello che si riduce è la parte trasferimenti, contributi agli investimenti. Qui stiamo attenti, perché è stato ammesso in vario modo, anche dall'onorevole Delrio: qui il problema è se si spende. Tutte le correzioni che noi abbiamo fatto sono rimodulazioni di spesa, che non è che bloccheranno la spesa, perché nella parte che riguarda i fondi strutturali, ma anche il fondo di coesione, c'è un'abbondanza di risorse, nessuno stanziamento è stato tolto, è stata rimodulata la spesa, mantenendo abbondantemente spazi di spesa – sarebbe una fortuna se ci fossero le necessità. Grazie alla rimodulazione avremo risorse aggiuntive, in primo luogo per gli interessi che verranno risparmiati grazie a questo aggiustamento che noi abbiamo portato avanti.
  Come è stato ricordato, non bisogna guardare solo quello che è stato messo in manovra di stanziamenti aggiuntivi, perché i fondi sono tanti, li hanno messi anche i Governi precedenti, però questi fondi non sono stati tutti spesi, non si può dire che gli investimenti pubblici siano aumentati, negli ultimi dieci anni si sono ridotti al 33 per cento, anche nell'ultimo anno si sono ridotti. Adesso voi dite che non credete che verranno fatti, va bene, uno può anche non credere qualunque cosa, vedremo ex post se siamo riusciti a sbloccare il processo degli investimenti pubblici o no. Quello che è certo è che finora non ci sono riusciti i Governi precedenti, perché è difficile, riconosco che è difficile, ci sono aspetti normativi che sono stati richiamati. Dove va la revisione del Codice degli appalti? Spero che vada nella direzione – ci stanno lavorando e tra poco verranno presentate le norme – di facilitare gli investimenti pubblici.
  Il ruolo dell'ANAC. L'ANAC viene consultato anche in questo, certamente fa parte della revisione degli appalti pubblici, sono state ampliate queste competenze dell'ANAC ma senza accusare il presidente Cantone o l'ANAC di agire contro gli investimenti pubblici, le azioni normative sul Codice degli appalti degli ultimi anni sono o no sbagliate, hanno bloccato o no fortemente gli investimenti pubblici? Ci avete provato. Ma come no, come no? Andate contro tutte le affermazioni della Corte dei conti, è inutile che dite! Qualcosa bisognerà fare! Io non sono un giurista, ma ho consultato tutti i giuristi su questo punto.
  Quando quindi parliamo di politiche anticicliche o procicliche, lo vedremo. Se andate a vedere le previsioni di impatto che prevedevamo con la manovra prima o seconda versione, secondo la classificazione Brunetta, e questa attuale, avevamo un impatto dello 0,6 in aumento e adesso ce l'abbiamo di 0,4, quindi una riduzione di impatto dello 0,2. Se uno dice che farà una spesa aggiuntiva attraverso il reddito di cittadinanza e un'altra parte di spesa aggiuntiva in investimenti pubblici, anche se non ci si crede non c'è problema, ma se uno la mette in bilancio evidentemente produce un impatto.
  Poi ci sono delle cose un po’ strane. Si dice: «voi avete calcolato di recuperare Pag. 25dagli stipendi di coloro che verranno assunti nei centri per l'impiego 150 milioni di euro, ma non ci saranno perché non riuscirete ad assumerli» ma, se non riusciamo ad assumerli, non ci saranno neppure gli stipendi, quindi non dobbiamo andare a trovare 150 milioni in più, probabilmente ci troveremo con un miliardo in più nel bilancio! Ma di che cosa stiamo parlando? Cerchiamo di essere seri su questo!
  Io rispetto il ruolo dell'opposizione, ma ci avete accusato di fare troppo deficit, adesso lo abbiamo abbassato e non va bene. Dite: «non fate gli investimenti e non li farete», ed è tutta una discussione di questo tipo. È chiaro che la situazione non è semplice e non ce l'avete lasciata semplice, e non vi accuso di non avercela lasciata semplice perché non è solo colpa vostra, ma è certo che per vari motivi, anche per regole fiscali europee sbagliate, come il fiscal compact – che dovremo cambiare, se ci riusciamo, con delle alleanze – per altri motivi e per un'eredità di un onere del debito che c'era prima e ce l'abbiamo adesso – ovviamente fa parte della dinamica politica e potete fare tutte le critiche che volete – però la questione che ci sia il famoso sentiero stretto, di cui si parlava in passato, è chiaro che c'è anche adesso, ma stiamo operando su questo.
  Il sentiero stretto non ha portato a niente, perché il debito sta là, e il problema di evitare una procedura di infrazione sul debito, che sarebbe gravissima, deriva da quello che voi avete lasciato a maggio e da una manovra basata sulle clausole di salvaguardia, una manovra che era impossibile da portare avanti, forse avreste fatto un altro tentativo di eliminarle dopo; ma questo lo sapete benissimo, questa è la situazione.
  Quello che conta è che questo Governo in ogni caso non ha cambiato le manovre che voleva portare avanti.

  PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi!

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. Mi avete massacrato per un'ora, potrò pure parlare.

  PRESIDENTE. Io ricordo che qui il Governo è sicuramente ospite del Parlamento, ma ricordo che le regole del dibattito e della cortesia nell'ascoltare cose, anche se non fanno piacere, dovrebbero essere la base della nostra convivenza, perché non c'è stata nessuna limitazione alle domande per quanto provocatorie e per quanto aggressive esse fossero, non c'è stata nessuna interruzione da parte di nessuno. Adesso, per cortesia, dato che il Ministro sta rispondendo, lo si lasci terminare. Lasciamo rispondere il Ministro!

  LUIGI MARATTIN. Ho ricevuto un insulto e pretendo l'espulsione del collega!

  PRESIDENTE. Non ho sentito, non posso mettermi qua a fare il giudice!

  MARIA ELENA BOSCHI. Richiamo al Regolamento, presidente!

  PRESIDENTE. Ne ho sentite tante in Aula, e con il microfono. Attenzione, io ho sentito tanti insulti anche mentre uno aveva la parola.

  MARIA ELENA BOSCHI. Guardi, presidente, stando al Governo ho preso talmente tanti insulti che ci potrei scrivere un libro! Una cosa è quello che deve fare lei e una cosa è quello che si sente in Aula, qui la responsabilità è la sua, non del presidente di turno dell'Aula.
  Se il collega non è in grado di partecipare ai lavori della Commissione, viene espulso, presidente. Scusi, presidente, ci faccia fare degli interventi pacati, ma sul richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Gli interventi pacati li avete fatti. Non tollero gli insulti, se li sento non li tollero. Sentiamo il collega. Prego, onorevole Donno.

  LEONARDO DONNO. È tutta la giornata che ascoltiamo continui insulti nei confronti soprattutto del collega Raduzzi.
  Siamo rimasti abbastanza calmi – anche il collega Raduzzi – tutta la giornata, pur subendo insulti continui...

Pag. 26

  PRESIDENTE. Diciamo che ci sono state delle critiche, che ho stigmatizzato quando sono state espresse.

  LEONARDO DONNO. Chiamiamole critiche. Volevo chiedere scusa al collega Marattin per l'offesa che mi è sfuggita in un momento concitato, di agitazione. Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto.

  GRAZIANO DELRIO. Possiamo adesso, stante che nessuno ha mai insultato nessuno in quest'Aula, e ricevute le scuse... Io sono stato qui tutto il giorno e non ho sentito nessun insulto. Poiché nessuno ha insultato nessuno, possiamo adesso passare dal comizio del Ministro Tria alle risposte del Ministro Tria? Quello che stavamo aspettando erano delle risposte, non dei comizi, possibilmente, visto che è venuto qui per un'audizione. I comizi non si fanno nell'aula della Commissione che esamina il bilancio. Se il Ministro ha finito di fare il comizio e comincia a dare risposte, noi saremo molto felici e stiamo tutti calmi.

  PRESIDENTE. Va bene. Adesso che siamo tutti calmi ridiamo la parola al Ministro, cortesemente.

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. Io non faccio comizi perché non sono capace di farne e non mi interessa. Dico semplicemente che ho dato delle risposte puntuali alle principali domande che mi sono state poste e ho risposto essenzialmente alle domande principali sul passaggio alle successive versioni del disegno di legge di bilancio – questa è la mia risposta e le motivazioni – sulle clausole di salvaguardia e sulla tesi che questa manovra sia recessiva e non espansiva, prociclica o anticiclica.
  Ho dato un'argomentazione, forse l'ho fatto con un po’ di foga, perché quando finalmente posso parlare di macroeconomia mi piace e quindi ci ho messo un po’ di passione, ma non voleva essere un comizio. Se poi, quando ho detto «mi avete massacrato per un'ora», l'avete presa come un insulto, io mi riferivo alle critiche ovviamente. Non mi pare che sia una cosa... Io sono un tipo calmo. L'altro giorno in Aula mi sono preso i fogli in faccia, sono stato aggredito e sono rimasto imperturbabile. Non è che abbia detto «mi avete massacrato di critiche» come insulto, ma se è un insulto vi chiedo scusa. In ogni caso, intendevo chiedervi semplicemente di farmi parlare nel momento in cui sto rispondendo su questioni importanti, perché stiamo discutendo della politica economica di questo Governo, forse anche di quello precedente, e del futuro.
  Io voglio segnalare che evidentemente un'opposizione che un giorno vuole andare al governo dovrebbe essere anche contenta che in ogni caso sia stata ancora una volta evitata la procedura di infrazione per debito. Il problema è che ovviamente bisognerà affrontare il futuro. Questo però io lo ribadisco, perché in ogni caso la manovra non è stata stravolta; la manovra ha conservato le sue caratteristiche, evidentemente con delle aggiunte, perché siamo arrivati ad avere una compliance con le regole fiscali utilizzando tutti gli strumenti possibili a disposizione – dall'aggiornamento, che era dovuto, perché le previsioni di crescita sono cambiate, e ciò evidentemente ha avuto un impatto sul deficit congiunturale, sull’output gap e quindi ha consentito un primo recupero – poi l'utilizzo di manovre di flessibilità, compreso il ricorso ai fondi strutturali per coprire parte degli investimenti.
  Come è ovvio, poiché si è dovuta fare questa operazione, in alcune voci voi vedete una cifra inferiore. È un problema di come si fa il bilancio, ma nulla è stato tolto dagli stanziamenti. In ogni caso, come voi sapete – l'ha ammesso anche l'onorevole Delrio – ci sono tanti fondi; il problema è di farli partire. Noi pensiamo che, in ogni caso, avremo risorse aggiuntive, in primo luogo recuperandole dagli interessi sul debito, che potremmo utilizzare, se riusciamo, per fare ulteriori investimenti aggiuntivi e anche per coprire alcune modulazioni che sono state fatte e che in ogni caso riguardano problemi di spesa e non di stanziamento, nel momento in cui abbiamo visto che in cassa ci sono ampi margini per non Pag. 27bloccare alcun progetto di investimento effettivo.
  Poi, se qualche programma di investimento non sta partendo per motivi di ordine politico, questo non fa parte della questione se ci sono o no fondi disponibili, ma riguarda un altro aspetto. Questa è essenzialmente la mia risposta.
  Tengo a dire che è stato anche discusso il problema del rinvio dell'ingresso in servizio dei nuovi assunti nella pubblica amministrazione. Voglio qui chiarire, ma è chiaro nella manovra, che la previsione del turnover al 100 per cento è mantenuta, ovviamente ci vuole molto tempo, alcune procedure evidentemente sono state avviate ma per la gran parte bisogna fare i concorsi e per assumere ci vuole tempo, ma quando si fa una legge di bilancio tutti sanno che gli stanziamenti devono essere previsti in conformità a quanto indicato nel testo della legge.
  Ci vorranno due anni? Speriamo di no. In ogni caso, l'aver detto che l'assunzione verrà fatta a novembre non avrà un grande effetto, ma ha consentito di aggiustare il bilancio per avere i risultati che il Governo ha ottenuto e che io ritengo molto positivi, con la precisazione – è girato sulla stampa un misunderstanding, un'incomprensione – che per le università certamente tutti i contrattisti che termineranno il loro contratto potranno essere immediatamente assunti, dato che sarebbe stato contraddittorio, avendo preso la decisione di finanziare l'assunzione di mille contrattisti nelle università, bloccarne l'ingresso in servizio, nel momento in cui nel loro percorso vengono assunti come professori associati.
  Vi è un tema abbastanza complesso, al quale non voglio sfuggire, quello che riguarda il no profit. Io non posso dire che cosa può cambiare o non cambiare. C'è stata una presa di posizione del Vicepresidente del Consiglio, ci sarà forse una discussione, però voglio chiarire. È chiaro che ci deve essere un'indagine dentro l'ampio spettro del no profit e che in ogni caso si tratta di una tassazione degli utili. Parliamo di attività no profit che hanno degli utili.
  Se non ci fossero utili, evidentemente non ci sarebbero neppure le tasse. Le tasse sono sugli utili. Il problema è se ci sono utili che rimangono dentro le associazioni. In ogni caso, questa è una cosa da chiarire e in ogni caso ci si potrà tornare, ma io su questo non ho nulla da dire.
  Dentro l'ampio margine del no profit – ma questa è una mia riflessione personale – come voi sapete ci sono anche molti fenomeni di distorsione, anche della concorrenza. Bisogna distinguere, nell'ambito del no profit, chi veramente deve essere sostenuto e chi no. Questo in ogni caso riguarda la tassazione degli utili, non è una tassazione di per sé. Se voi dite che non ci sono gli utili, benissimo, allora non ci sono neppure le tasse. Questo è.
  Credo di aver risposto a quasi tutte le domande.

  RENATO BRUNETTA. La procedura di infrazione sul decreto «salva banche»?

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. La procedura di infrazione sul decreto «salva banche» è una cosa diversa dalla procedura di infrazione di cui abbiamo parlato finora. Si vedrà se ci sarà una procedura di infrazione. Questa è una discussione che si farà in Europa.

  RENATO BRUNETTA. È una cosa molto delicata. Lei conferma il carteggio tra il direttore generale Rivera e la Commissione europea, nel quale la Commissione europea avrebbe già indicato un pericolo di apertura di procedura di infrazione sulla base della norma che voi avete introdotto?

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. Non confermo.

  PRESIDENTE. Gliel'ha già chiesto e il Ministro ha detto adesso che non conferma.

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. Non confermo. Vedremo, ma attualmente non confermo tale questione. Pag. 28
  Sul Mezzogiorno ci sono una serie di misure, ad esempio i provvedimenti sulle assunzioni nel Mezzogiorno sono rimasti. Ci sono. Poi chiaramente il problema è come si attueranno tutte le misure, in primo luogo l'azione sugli investimenti, che dovranno essere orientati al Mezzogiorno. Si tratta anche lì di mettere in opera una capacità delle pubbliche amministrazioni centrali, e possibilmente anche locali, di agire in quella direzione. Questa è una questione importante. Altri provvedimenti che c'erano per il Mezzogiorno, come le agevolazioni per le assunzioni di giovani a tempo indeterminato nel Mezzogiorno, sono stati confermati, quindi ripeto non soltanto l'idea che l'azione sul reddito di cittadinanza interesserà molto il Mezzogiorno, ma gran parte delle azioni dovranno riguardare anche il Mezzogiorno.
  Il problema nel Mezzogiorno, e questa è la mia profonda convinzione, è la capacità di operare. Non è solo colpa del Mezzogiorno, ma anche di capacità di operare dal centro con gli strumenti che già ci sono per realizzare interventi nel Mezzogiorno.
  Per quanto riguarda il Fondo per il ristoro dei risparmiatori, so che lo stanziamento non è cambiato. Questo è, poi si vedrà dal punto di vista giuridico. Ripeto lo stanziamento non è cambiato, quindi non c'è nessuna intenzione di restringerlo. Se fosse stata fatta un'azione per restringerlo, sarebbe stato cambiato lo stanziamento. Se c'è un problema giuridico si vedrà.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro per il suo intervento.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.55.