Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (VI Camera e 6a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 17 gennaio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, nell'ambito dell'istruttoria legislativa sul disegno di legge C. 1486, di conversione in legge del decreto-legge n. 1 del 2019, recante misure urgenti a sostegno della Banca Carige Spa – Cassa di risparmio di Genova e Imperia (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, nonché dell'articolo 46, comma 1, del Regolamento del Senato della Repubblica):
Ruocco Carla , Presidente ... 3 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Ruocco Carla , Presidente ... 6 
Giacomoni Sestino (FI)  ... 6 
Di Piazza Stanislao  ... 7 
Mancini Claudio (PD)  ... 8 
Pastorino Luca (LeU)  ... 8 
Ruggiero Francesca Anna (M5S)  ... 9 
Pinotti Roberta  ... 9 
Conzatti Donatella  ... 10 
Osnato Marco (FDI)  ... 11 
Bottici Laura  ... 11 
D'Alfonso Luciano  ... 12 
Gagliardi Manuela (FI)  ... 13 
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 13 
Cattaneo Alessandro (FI)  ... 14 
Crosetto Guido (FDI)  ... 15 
Di Nicola Primo  ... 16 
Martino Antonio (FI)  ... 16 
Ruocco Carla , Presidente ... 16 
Tria Giovanni , Ministro dell'economia e delle finanze ... 17 
Ruocco Carla , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA VI COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
CARLA RUOCCO

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, nell'ambito dell'istruttoria legislativa sul disegno di legge C. 1486, di conversione in legge del decreto-legge n. 1 del 2019, recante misure urgenti a sostegno della Banca Carige Spa – Cassa di risparmio di Genova e Imperia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera, nonché ai sensi dell'articolo 46, comma 1, del Regolamento del Senato della Repubblica, l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, nell'ambito dell'istruttoria legislativa sul disegno di legge C. 1486, di conversione in legge del decreto-legge n. 1 del 2019, recante misure urgenti a sostegno della Banca Carige Spa – Cassa di risparmio di Genova e Imperia.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori delle Commissioni riunite, avverto che, dopo l'intervento del Ministro, sono previsti interventi sino ad un massimo di quattro parlamentari per gruppo, per un tempo complessivo di circa dieci minuti per gruppo.
  Invito quindi i rappresentanti degli omologhi gruppi di Camera e Senato, d'intesa tra loro, a far pervenire al banco della presidenza, durante lo svolgimento della relazione, i nominativi dei componenti del proprio gruppo designati ad intervenire.
  Cedo quindi subito la parola al Ministro Tria.

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. Gentile presidente Ruocco, presidente Bagnai, onorevoli deputati e senatori, buongiorno a tutti. Ringrazio per l'invito a presentare le motivazioni e le finalità dell'emanazione del decreto-legge 8 gennaio 2019, n. 1, recante misure urgenti a sostegno della Banca Carige, permettendomi di fare chiarezza rispetto alle numerose osservazioni avanzate sui mezzi di comunicazione.
  A tal fine, ritengo utile iniziare dalla situazione patrimoniale di governance in cui si trovava la banca nel momento in cui è stato adottato il decreto-legge, per illustrare poi gli obiettivi e i contenuti di quest'ultimo e concludere sui possibili sviluppi.
  Come forse, anzi sicuramente, sapete, l'attuale assetto azionario della banca è il risultato dei significativi movimenti nelle quote azionarie che hanno preceduto l'assemblea del 20 settembre 2018 per la nomina del nuovo Consiglio di amministrazione. In tale occasione, il maggiore azionista, Malacalza Investimenti, ha incrementato la sua partecipazione dal 20,6 al 27,6 per cento, mentre il secondo e il terzo azionista detenevano rispettivamente circa il 9 e il 5 per cento. Il peso dei soci retail era pari a circa il 35 per cento. Ad esito di tale assemblea, il numero dei consiglieri è stato ridotto da 15 a 11 e la lista presentata da Malacalza Investimenti si è aggiudicata Pag. 4sette membri, quella facente capo al dottor Raffaele Mincione tre membri, mentre Assogestioni ha indicato un membro. Come nuovo presidente del Consiglio di amministrazione è stato nominato il dottor Pietro Modiano, mentre come nuovo amministratore delegato nella seduta del Consiglio di amministrazione dello scorso 21 settembre è stato designato il dottor Fabio Innocenzi.
  A seguito della contabilizzazione, nella trimestrale al 30 settembre 2018, di gran parte delle perdite derivanti dall'accesso ispettivo della Banca centrale europea sul portafoglio crediti problematici e deteriorati, Carige ha visto indebolirsi la propria posizione patrimoniale. In particolare, a settembre 2018 il total capital ratio si attestava al 10,88 per cento, a fronte di un requisito minimo vincolante di primo e secondo pilastro dell'11,25 per cento.
  Il Consiglio di amministrazione, riunitosi in data 12 novembre, contestualmente all'approvazione della trimestrale al 30 settembre 2018, ha approvato una complessiva manovra di rafforzamento volta ad assicurare in tempi brevi il ripristino dei coefficienti patrimoniali, anche nella prospettiva di un'operazione di aggregazione, per favorire la quale il Consiglio di amministrazione aveva dato mandato all’advisor UBS (Unione Banche Svizzere).
  La manovra si articolava in due fasi tra loro interconnesse: l'emissione di un'obbligazione Tier 2 di 320 milioni e la sua sottoscrizione da parte dello schema volontario di intervento del Fondo interbancario di garanzia, e un aumento di capitale di 400 milioni, con diritto d'opzione agli attuali azionisti, garantito di fatto per 320 milioni dall'impegno irrevocabile del suddetto Fondo interbancario di convertire l'obbligazione Tier 2 nelle eventuali azioni inoptate.
  In data 30 novembre, il Fondo interbancario ha sottoscritto queste obbligazioni subordinate di 320 milioni e la computabilità dello stesso nel patrimonio di vigilanza di Carige ha consentito alla banca di rispettare i coefficienti patrimoniali di vigilanza vincolanti. La banca continua a presentare un deficit rispetto a un coefficiente non vincolante, ma in misura contenuta (solo 50 milioni).
  Nei giorni successivi, il supervisory board della Banca Centrale Europea ha approvato la suddetta manovra e consentito uno slittamento al 31 dicembre 2019 del termine entro il quale la banca è tenuta a rispettare tutti i coefficienti, subordinatamente all'avverarsi delle seguenti due condizioni. La prima è l'avvenuto completamento dell'aumento di capitale di 400 milioni. La seconda è la strutturata ricerca di un partner per l'aggregazione. Ciononostante, l'assemblea straordinaria dei soci tenutasi il 22 dicembre 2018 non ha approvato l'aumento di capitale, in conseguenza dell'astensione dal voto del socio di maggioranza relativa, Malacalza Investimenti.
  Prendendo atto delle successive dimissioni della maggioranza dei membri del Consiglio di amministrazione e al fine di consentire uno stabile assetto nel governo della società e perseguire soluzioni effettive per assicurare la stabilità della banca, la Banca Centrale Europea ha disposto, in data 2 gennaio 2019, l'amministrazione straordinaria, ai sensi dell'articolo 70 del Testo unico bancario, con la conseguente revoca degli organi di amministrazione e controllo della banca.
  Con il medesimo provvedimento sono stati nominati, in linea di continuità con la precedente amministrazione, commissari straordinari – come sapete – il presidente uscente, dottor Modiano, l'amministratore delegato uscente, dottor Innocenzi, e il professor Lener. I commissari hanno annunciato una serie di iniziative coerenti con la strategia della gestione precedente, volte a definire il nuovo piano industriale da presentare entro fine febbraio 2019 e a porre la banca su un percorso credibile di sostenibilità patrimoniale, finanziaria e operativa, massimizzando, quindi, le probabilità di successo di un'operazione di aggregazione secondo criteri di mercato.
  In linea di continuità con il provvedimento di amministrazione straordinaria adottato dalla Banca Centrale Europea l'8 gennaio scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge recante misure urgenti a sostegno della Banca Carige. Il provvedimento legislativo consente al Ministero dell'economia e delle finanze di prestare sostegno pubblico a Banca Carige, nel rispetto Pag. 5delle regole europee sugli aiuti di Stato alle banche, anche in relazione agli esercizi di stress effettuati a livello nazionale dell'Unione europea e del meccanismo di vigilanza unico. Si fornisce, in tal modo, ai commissari un quadro operativo che permette loro di trarre pieno beneficio dalle opportunità gestionali offerte dall'amministrazione straordinaria, rafforzando la fiducia nella banca e superando così eventuali incertezze dei mercati che possono emergere in occasione di tale procedura di vigilanza.
  Il decreto-legge autorizza, in primo luogo, il Ministero dell'economia e delle finanze a concedere fino al 30 giugno 2019 la garanzia dello Stato su passività emesse da Banca Carige e su finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d'Italia a Banca Carige per fronteggiare gravi crisi di liquidità, la cosiddetta «ELA» (Emergency Liquidity Assistance), questo nel rispetto di quanto previsto dalle disposizioni nazionali di recepimento della direttiva 2014/59 dell'Unione europea sul risanamento e la risoluzione delle banche, dal Regolamento sul meccanismo di risoluzione unico e dalla disciplina europea in materia di aiuti di Stato.
  La garanzia può essere concessa solo qualora l'autorità competente – in questo caso la Banca Centrale Europea – abbia attestato la solvenza della banca, cosa che è avvenuta. La richiesta di concessione della garanzia da parte della banca deve essere notificata alla Commissione europea e la garanzia può essere concessa solo dopo la positiva decisione della Commissione europea. La banca sarà tenuta, salvo che le passività siano rimborsate entro due mesi, alla presentazione, entro il medesimo termine, di un piano di ristrutturazione volto a confermare la redditività e la capacità di raccolta della banca a lungo termine, senza ricorso al sostegno pubblico.
  La banca sarà tenuta a rispettare le condizioni previste dalla normativa europea sugli aiuti di Stato per limitare le conseguenze sulla concorrenza nel mercato. Ad esempio, non potrà avvalersi di queste concessioni di garanzia per pubblicità o pratiche commerciali che possano darle un vantaggio competitivo sulle altre banche.
  Gli strumenti finanziari di debito emessi e ammessi alla garanzia dello Stato devono soddisfare le caratteristiche previste dalle comunicazioni della Commissione europea per quanto riguarda, in particolare, l'emissione successiva all'entrata in vigore dello schema di garanzia, la durata e le altre caratteristiche finanziarie.
  Il provvedimento autorizza il MEF anche a sottoscrivere azioni di nuova emissione di Banca Carige, al fine di rafforzarne il patrimonio in relazione ai risultati della prova di stress basata su uno scenario avverso condotto a livello del meccanismo di vigilanza unico dalla Banca Centrale Europea nel 2018. L'intervento rientra nel caso previsto dall'articolo 32, paragrafo 4, lettera d), terzo comma, del Bank Recovery and Resolution Directive (cosiddetta BRRD). La qualificazione come ricapitalizzazione precauzionale impedisce che dalla misura di supporto pubblico possa derivare l'avvio della risoluzione.
  Il limite temporale entro cui il MEF è autorizzato a realizzare tale operazione di supporto pubblico è fissato al 30 novembre 2019. Anche la ricapitalizzazione precauzionale può essere autorizzata solo in quanto l'autorità competente abbia attestato che la banca è solvente e quest'ultima abbia presentato un piano di ristrutturazione che la Commissione europea, al momento di concedere il permesso, abbia valutato idoneo a ripristinare la redditività nel medio-lungo periodo.
  Inoltre, condizione per l'intervento è l'applicazione delle misure di partecipazione di azionisti e creditori subordinati agli oneri di ricapitalizzazione della banca, il cosiddetto «burden sharing». Poiché questo tipo di intervento pubblico è limitato ai casi in cui la carenza di capitale derivi dagli esiti di una prova di stress in scenario avverso, ai sensi della comunicazione sul settore bancario emanata dalla Commissione europea nel 2013, il burden sharing può assumere solo la forma della conversione in azioni di nuova emissione degli strumenti subordinati.
  Gli azionisti esistenti subirebbero la diluizione derivante dall'ingresso nel capitale degli obbligazionisti subordinati e dello Stato. Secondo le regole sugli aiuti di Stato, Pag. 6tanto la conversione delle obbligazioni subordinate quanto la sottoscrizione delle azioni da parte dello Stato devono avvenire a condizioni tali da assicurare una sensibile riduzione del peso attribuito agli azionisti esistenti. Peraltro, nel caso di specie, gli unici titoli subordinati di classe 2 in circolazione risultano essere quelli sottoscritti dallo schema volontario di intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi e da Banco Desio lo scorso novembre.
  Come già ricordato, i commissari hanno annunciato una serie di iniziative volte ad assicurare maggiore stabilità e coerenza al governo della società, consentire il proseguimento delle attività di rafforzamento patrimoniale dell'istituto, già avviate con l'intervento straordinario del Fondo interbancario, e confermare la strategia di riduzione dei rischi derivanti da crediti deteriorati. Il Governo rimane in attesa della presentazione del piano industriale, che dovrebbe avvenire entro la fine del prossimo mese di febbraio, e auspica che questo agevoli l'individuazione di possibili partner in un'ottica di aggregazione e secondo logiche di mercato. Il Governo auspica, infatti, una soluzione privata della crisi, che consenta il superamento in via definitiva delle attuali criticità.
  Come già ricordato, la garanzia sulle passività non rappresenta uno strumento di ricapitalizzazione. Esso serve solo a stabilizzare, ove ce ne fosse la necessità, l'accesso alla liquidità da parte della banca. In questo modo, si assicurano ai commissari speciali le condizioni necessarie a portare avanti le iniziative già comunicate nei giorni scorsi, e in particolare la ricerca di potenziali partner per implementare l'aggregazione che è stata richiesta dall'Autorità di vigilanza. La banca ha avanzato istanza per la concessione della garanzia dello Stato su obbligazioni di nuova emissione. La richiesta, a seguito di una valutazione informale, a livello di uffici tecnici, e della valutazione positiva sulla solvenza comunicata dalla Banca centrale europea, è stata notificata alla Commissione europea e siamo fiduciosi di ricevere presto la relativa decisione.
  Per quanto attiene la ricapitalizzazione precauzionale, cioè la seconda parte del decreto, volta ad assicurare il rispetto di tutti gli indici di patrimonializzazione, anche in scenari ipotetici di particolare severità e anche altamente improbabili – quelli che vengono definiti «scenari avversi» –, tale ipotesi è disciplinata dal decreto-legge con l'intenzione di fornire uno spettro il più possibile ampio di soluzioni per offrire adeguata tutela dei risparmiatori, a fronte di tutti gli scenari.
  In tale ottica, questa misura è stata inserita al solo scopo precauzionale ed è da considerarsi del tutto residuale, in quanto del tutto remoto è il relativo scenario. Qualora, tuttavia, si materializzassero i presupposti per un tale intervento, andrebbero avviate le interlocuzioni con le istituzioni europee competenti, al fine di negoziare la dimensione della misura di aiuto, il piano di ristrutturazione, nonché il termine massimo entro il quale la banca dovrebbe essere restituita al mercato.
  Si ricorda, infatti, che la ricapitalizzazione precauzionale è una misura temporanea e il suo accostamento alla nazionalizzazione appare improprio.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SESTINO GIACOMONI. Al di là del merito di quello ha detto il ministro, ci terrei a sottolineare che il Governo Conte ha iniziato l'anno con questo decreto. Diciamo che ha iniziato bene, perché ha iniziato copiando. È emerso chiaramente da tutte le parti che si tratta di una fotocopia del provvedimento che approvò il Governo Gentiloni per salvare il Monte dei Paschi di Siena.
  Da questo punto di vista è politicamente apprezzabile la giravolta eseguita, soprattutto dai colleghi del Movimento 5 Stelle, perché da «fustigatori» delle banche oggi sono i «salvatori» delle banche. Credo che questo, dal punto di vista politico, vada comunque sottolineato.
  Ministro, sappiamo tutti che la crisi del sistema bancario viene da lontano, però lei credo sia consapevole che questo Governo del cambiamento ha gravi responsabilità Pag. 7anche sulla crisi della Banca Carige, per la politica degli annunci che avete portato avanti per mesi, anzi, che hanno portato avanti per mesi, perché lei, in verità, non ha partecipato a quel teatrino. La politica del «muro contro muro» con l'Europa, arrivare a dire che si poteva non restituire 250 miliardi alla Banca centrale europea, sappiamo tutti quanto è costato in termini di spread e quindi di aumento dei tassi di interesse, sappiamo quanto è costato in termini di capitalizzazione a tutte le aziende italiane e in particolar modo alle banche.
  Ci risulta che il sistema bancario abbia perso un terzo della sua capitalizzazione, la sola Carige ha perso circa l'80 per cento. Una parte delle responsabilità quindi l'avete e, secondo me, anche una parte molto grave.
  In tutto questo, non ci preoccupa solo sottolineare la vicenda Carige, ma anche più in generale le vicende del mondo del risparmio in Italia.
  Durante la manovra avete fatto pochissimi provvedimenti sul tema e i due che avete fatto sembrerebbe siano completamente sbagliati, perché a noi risulta che il tanto sbandierato Fondo per l'indennizzo dei risparmiatori, di fatto, sia bloccato perché violerebbe la normativa europea sugli aiuti di Stato. Questo l'ha detto un dirigente, anzi il direttore generale del suo ministero. Quindi, io chiederei un chiarimento da questo punto di vista.
  L'altro danno che avete fatto al mondo del risparmio, come è emerso in questi giorni dalla stampa specializzata, è che siete riusciti, durante la manovra, a bloccare l'unico strumento che stava funzionando, vale a dire i Piani individuali di risparmio. Come sapete, la Commissione Finanze, durante la scorsa legislatura, fece una battaglia che trovò tutti d'accordo – addirittura i colleghi del Movimento 5 Stelle si astennero su quel provvedimento – e riuscimmo ad usare la leva fiscale per indirizzare il risparmio degli italiani nell'economia reale.
  Lo strumento funzionò talmente bene che mentre il Governo aveva previsto una raccolta di 2 miliardi in due anni, ne sono stati raccolti 23. Oggi, purtroppo, grazie a due disposizioni che il vostro Governo ha inserito nella manovra, siete riusciti a bloccare questo strumento. Su tutti i giornali c'è scritto che l'obbligo che voi avete imposto del 3,5 per cento di investimento in venture capital e nell'AIM (Alternative Investment Market) di fatto rende inutilizzabile lo strumento. Tutte le società di gestione, le più grandi, hanno bloccato questo collegamento. Questo vuol dire, ministro, che lei, che aveva in questo modo la possibilità di reperire risorse dal risparmio privato per indirizzarle all'economia reale, non avrà neanche queste risorse.
  Parlavamo di 23 miliardi. Si calcolava che in cinque anni sarebbero diventati 70. Quindi, nell'affrontare questo decreto, sicuramente dobbiamo affrontare il caso Carige, ma non limitiamoci al caso Carige. Trasformi questo decreto, con la possibilità di fare degli interventi per mettere in sicurezza tutto il sistema bancario, ma anche per tutelare il risparmio degli italiani, cominciando a rimuovere queste due disposizioni che, sinceramente, a conti fatti, ci fanno venire il dubbio che al Ministero dell'economia e delle finanze non sappiano far di conto. Obbligare il 3,5 per cento di 23 miliardi vuol dire che nel venture capital ci vogliono 800 milioni di flottante, che non esistono. Avete fissato, quindi, un obiettivo irraggiungibile.
  Io la ringrazio e spero che lei possa aprire questo decreto alla tutela del risparmio in Italia.

  STANISLAO DI PIAZZA. In questo particolare momento, in cui ogni giorno si lanciano allarmi sulla realtà dei nostri istituti bancari dovuti a pessime gestioni degli anni precedenti, che hanno incentivato, fino all'esasperazione, la finanza speculativa, a voti attuativi come quelli che riguardano l'intero comparto delle Banche di credito cooperativo in trasformazione, a eventi che destabilizzano e preoccupano l'azionariato, come quello delle Banche popolari, è fondamentale che una istituzione come la Consob, la cui funzione è quella di tutelare gli investitori e di vigilare sul corretto comportamento degli intermediari, ridia il senso di una stabilità e di una garanzia di politiche economiche che non favoriscano interessi e privilegi Pag. 8di casta, ma che alimentino un sano mercato degli investimenti, necessario affinché la finanza sia strumento di crescita e di programmazione anche rispetto alle politiche comunitarie che ci vedrebbero interlocutori di pari dignità con gli altri Paesi dell'Unione europea.
  Per tale motivo, signor ministro, le chiedo che venga valutata come prioritaria la nomina del presidente della Consob, a garanzia di stabilità in un Paese come l'Italia in cui alcune valutazioni rischiano di decentrare le questioni su fatti secondari, tralasciando le reali urgenze che il sistema bancario in crisi oggi ci pone. Le chiedo anche di attivarsi per individuare tempi certi per procedere a tale nomina. Grazie.

  CLAUDIO MANCINI. Il ministro torna in Parlamento dopo la legge di bilancio e non può non sapere che la rottura che si è prodotta in quell'occasione con l'opposizione, per quel che riguarda il Partito Democratico, rimane e peserà anche nei rapporti successivi. Però, su questo provvedimento già oggi in Commissione e nei giorni scorsi nei commenti pubblici abbiamo preannunciato il nostro orientamento favorevole, che vogliamo dichiarare chiaramente, anche perché confidiamo in una rapida approvazione del provvedimento.
  Chiediamo anche rassicurazioni sul fatto che il provvedimento rimanga legato alla vicenda Carige. Troppo spesso abbiamo assistito, nelle settimane e nei mesi passati, alla trasformazione di provvedimenti in provvedimenti omnibus e quindi vorremmo garanzie sul fatto che su questo provvedimento così rilevante non si proceda inserendo norme che non corrispondono all'oggetto del decreto.
  Se sarà così, noi saremo disponibili a lavorare per una rapida discussione, approfondita, migliorativa del provvedimento, per arrivare al più presto ad un'approvazione parlamentare che consenta di dire che il Parlamento, insieme al Governo, auspica la soluzione privata della crisi. Occorre assumere, come Paese, un orientamento chiaro, robusto, che dia forza alla negoziazione in sede europea e che consenta di rassicurare quanti volessero investire privatamente nel salvataggio e nell'acquisizione o aggregazione con Banca Carige circa il fatto che il Paese, nel suo complesso, è saldamente orientato a non consentire che la crisi di un importante istituto finanziario produca una crisi dell'economia nazionale in un momento in cui i dati danno l'indicazione di un generale rallentamento dell'economia, con rischi di recessione all'orizzonte.
  Con questo spirito noi partecipiamo alla discussione di questo provvedimento, confidando che anche dalle rassicurazioni che verranno oggi ci possa essere una prima ricomposizione dello strappo avvenuto a causa delle forzature esercitate durante l'esame della legge di bilancio. Grazie.

  LUCA PASTORINO. Al di là delle considerazioni sulla legge di bilancio, condivisibili anch'esse, la questione è quella di non veder cambiare il decreto, non come il decreto su Genova che poi è diventato un decreto su tutto. Faccio mie pertanto le preoccupazioni esposte dal collega Mancini.
  Per quanto riguarda il mio gruppo, ho visto di assoluto buon grado l'intervento del Governo, nonostante le polemiche, nonostante i copia-incolla e le dichiarazioni che ci sono state. Mi auguro che la rotta venga tenuta in questa direzione e quindi nei due interventi preventivati. Accolgo anche di buon grado lo strumento dell'iniezione eventuale di liquidità, perché credo che questo sia il problema di questi giorni, dato che il Piano industriale verrà presentato alla fine di febbraio. Siamo a metà gennaio, quindi i rischi in quel senso ci sono tutti, un po’ per la fuga dei risparmiatori, un po’ per le condizioni esterne del mercato.
  Da questo punto di vista, quindi, siamo assolutamente soddisfatti e abbiamo ritenuto provvidenziale in questo momento l'intervento del Governo, in un contesto ambientale particolarmente complicato da questo punto di vista.
  Nessuno aveva pensato a una nazionalizzazione. Abbiamo capito un pochino il meccanismo della ricapitalizzazione precauzionale. Mi sento di dire, perché non lo dice nessuno, che qui in ballo ci sono gli interessi dei risparmiatori, ma anche di oltre 3.000 lavoratori. Questa non è una cosa da poco, per quanto mi riguarda. Pag. 9Questa iniezione di garanzia ha fatto bene anche all'ambiente di quelli che lavorano tutti i giorni in un istituto di credito molto importante per la Liguria, che certo ha compiuto dei passi evidentemente sbagliati in termini di crediti deteriorati e di tutta quella che è stata anche la storia che lei ha raccontato all'inizio della sua audizione. Le faccio solo una domanda, perché non mi è chiaro un meccanismo, mi perdonerà.
  Mi piacerebbe capire, nel caso degli eventi negativi che porterebbero all'intervento previsto dall'articolo 12, quindi l'intervento dello Stato della ricapitalizzazione precauzionale, come si fa a contenere il peso di azionisti esterni, cioè qual è lo strumento, se vengono congelate le azioni. Mi riferisco a Malacalza, come anche agli altri azionisti che sono all'interno, che potrebbero avere anche strategie diverse rispetto a quelle dello Stato. Questo è un meccanismo che non mi è chiaro. Lei ha confermato che sarà così, perché ci sarà una sottoscrizione pubblica fatta in un certo modo e contemporaneamente una riduzione del peso degli azionisti esistenti.
  Questa è la domanda, nel contesto di un giudizio che il mio gruppo esprime in senso positivo e che si pone nell'ottica della corretta, giusta e fruttuosa dialettica parlamentare, per offrire un contributo sia in sede di Commissione sia in sede di conversione del decreto-legge in Aula. Grazie.

  FRANCESCA ANNA RUGGIERO. Signor ministro, lo scorso 30 ottobre ho presentato un'interrogazione a risposta immediata per la tutela dei risparmiatori e degli investitori, con riferimento alla situazione di Banca Popolare di Bari e Banca Carige. Le informazioni che le sono state trasmesse e che poi lei ha riportato in Aula rendevano nota la situazione finanziaria, patrimoniale e di assetto societario di Banca Carige monitorata dalla Banca d'Italia, posto che l'autorità competente ad esercitare la supervisione e la vigilanza prudenziale di Banca Carige è la Banca Centrale Europea. Alla luce di ciò che è successo a Carige negli ultimi tre mesi, mi sembrano evidenti le mancanze di Banca d'Italia.
  Signor Ministro, se solo avessero comunicato per tempo una fotografia reale di Banca Carige, il Governo sarebbe potuto intervenire già tre mesi fa. Lei sa benissimo che in caso di potenziale crisi bancaria il tempismo è tutto, dato che intervenire prima consente di garantire i risparmi di azionisti e obbligazionisti. Allora, mi sembra grave la superficialità con la quale Banca d'Italia ha svolto anche in questa occasione i suoi compiti di vigilanza. Servono controlli più efficaci, oltre che tempestivi, e vanno puniti i responsabili della mala gestione bancaria.
  Per tutti questi motivi mi auguro che lei si faccia sentire con Banca d'Italia, in modo che d'ora in avanti il Governo e il Parlamento possano ricevere le informazioni sensibili sulla salute del nostro sistema bancario. Grazie.

  ROBERTA PINOTTI. Buon pomeriggio, ministro. Come lei sa, Banca Carige è una banca fondamentale per il tessuto economico della Liguria. Peraltro, è una regione colpita, dopo il crollo del ponte Morandi, da una situazione di difficoltà che tutti voi conoscete.
  Nel Consiglio dei ministri del 7 gennaio avete approvato un decreto, di fatto, con un sostegno pubblico alla liquidità di garanzia dello Stato su passività di nuova emissione o di finanziamenti, quella che lei ha definito una ricapitalizzazione pubblica a scopo precauzionale.
  La stessa operazione che era stata fatta per Monte dei Paschi di Siena, peraltro utilizzando il Fondo cosiddetto «salva-banche» di 20 miliardi, che era stato definito e stabilito dal Governo Gentiloni, di cui facevo parte, quindi ricordo anche quando è stato fatto.
  Lo ricordo perché, come allora quell'operazione è stata un'operazione giusta, questa che avete fatto su Carige è un'operazione giusta. Come ha detto il collega Mancini, noi siamo d'accordo perché si proceda rapidamente e perché il decreto non venga appesantito con materie che non riguardano la questione.
  Lei ha detto che dopo il 7 gennaio ci sono stati momenti di turbolenza. Ricordo i due vicepremier che hanno parlato di nazionalizzazione. C'è stato fortunatamente un suo intervento in Parlamento in cui ha detto che era preferibile una soluzione di mercato e Pag. 10mi pare che anche oggi, in tutta la sua relazione, abbia ripreso questo filo e ribadito che, in qualche modo, questo è l'orizzonte nel quale il Governo lavora, spiegando anche che in ogni caso non si può parlare semplicemente di nazionalizzazione senza immaginare i passaggi di negoziazione che devono essere fatti. La sua relazione ha spiegato bene che quelle erano parole al vento e che le procedure sono altre. Noi concordiamo con quanto lei ha asserito che questi debbano essere i passaggi da fare.
  La domanda, quindi, potrebbe sembrare ultronea rispetto a quanto lei ha detto, ma, dato che due vicepremier autorevoli si sono espressi diversamente, vorrei sapere: questa è la linea? Quella che lei oggi ha espresso è la linea del Governo ed è questa sulla quale intende muoversi il Governo per quanto riguarda Carige?
  La seconda domanda riguarda invece il tema della ricapitalizzazione. Dal 2014 sono state fatte ricapitalizzazioni per circa 2,2 miliardi, quindi importanti ricapitalizzazioni, aumenti di capitale. Solo nell'ultimo anno si parla di 850 milioni. Qui apro e chiudo una parentesi. Carige ha una peculiarità che credo sia quasi un unicum nelle varie situazioni nazionali, cioè moltissimi piccoli azionisti. Dei dipendenti ha parlato anche il collega Pastorino. In questi anni hanno vissuto anni di affanno, ma stanno dando il massimo perché la banca possa continuare ad esistere.
  Rispetto alle ricapitalizzazioni precedenti, anche quelle che sono state effettuate nell'ultimo anno, come quella che ha riguardato gli 850 milioni, lei ricorderà che nella gestione non mancarono polemiche tra il management e l'amministratore delegato. Ci sono state le dimissioni del Presidente che era già emerito della Corte costituzionale, quindi una situazione difficile.
  La domanda è la seguente: rispetto a queste ricapitalizzazioni, la vigilanza necessaria è stata portata avanti? Vorrei sapere come, per il percorso futuro – si parla di una nuova ricapitalizzazione di 400 milioni –, si possa essere certi di avere un accompagnamento di vigilanza che consenta effettivamente a questa banca di avere un percorso definito e in qualche modo che non tornino più situazioni di difficoltà, di buco, di crisi che abbiamo visto in questi anni.

  DONATELLA CONZATTI. A noi la stabilità del sistema bancario e finanziario italiano sembra compromessa. Le nuove regole contabili, gli IFRS (International Financial Reporting Standard), unitamente alla nuova modalità di gestione degli NPL (Non-Performing Loan), comporteranno ulteriori svalutazioni e perdite di bilancio e conseguentemente la necessità di reperire nuove risorse per coprire gli stock dei crediti deteriorati. Le banche quotate nei precedenti giorni hanno subito perdite ingenti, in alcuni casi fino a meno 10 per cento.
  Per Banca Carige è stato predisposto questo decreto, forse tardivo, intempestivo, per evitare un disastro potenziale forse annunciato, che coinvolge ignari risparmiatori.
  I mercati finanziari, come se non bastasse, hanno perso dall'insediamento del Governo ad oggi oltre 40 miliardi di capitalizzazione. Lo spread ha superato anche i 320 punti base. Il comparto bancario ha subìto perdite a causa – anche se qualcuno del Governo lo vuole negare – della stretta correlazione tra spread, regole contabili e quotazioni di mercato.
  Le autorità europee ci hanno già detto, per la situazione già monitorata di MPS, che ci saranno perdite pari a 8,7 miliardi, nonché un forte impatto, negativo ovviamente, in termini patrimoniali, e questo a causa della dinamica dello spread, dell'eccessiva esposizione di MPS al debito sovrano italiano, eccessiva esposizione che riguarda moltissime banche italiane.
  In tutto questo, che ci preoccupa moltissimo, ci chiediamo che cosa il Governo voglia fare della Consob, che risulta acefala da quattro mesi e priva della completezza di un organico funzionale. È vero, la gestione è affidata all'avvocato Genovese, probabilmente anche in conflitto di interesse.
  Ci preme molto capire, quindi, quali misure intende porre in essere il Governo per affrontare questa situazione di illegalità e funzionalità della Consob, ma soprattutto per affrontare la compromessa e delicatissima situazione del sistema bancario e finanziario italiano. Grazie.

Pag. 11

  MARCO OSNATO. Buongiorno, signor ministro. Anche a me, come al collega Giacomoni, è parso di capire dalla relazione del ministro che l'unica differenza concreta tra il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena e il salvataggio della Banca Carige stia nel contesto diverso: a prescindere dalle attività dei diversi Governi che hanno gestito la vicenda, la Carige probabilmente è in una situazione meno grave, o migliore addirittura, di quella del Monte dei Paschi.
  C'è, quindi, da auspicare che le garanzie e l'eventuale miliardo di ricapitalizzazione che lo Stato avrebbe destinato non siano effettivamente stanziati. Questo avrebbe una ricaduta minore sui conti pubblici, e quindi sui soldi degli italiani.
  Ripeto che, ovviamente, non c'è niente contro il salvataggio di una banca se questo salvataggio ha come obiettivo il salvataggio dei risparmiatori. Qui arriva, allora, un discorso più ampio, cui già qualcuno ha accennato oggi e che stamattina ho cercato di spiegare a mio modo in Commissione.
  Un decreto per noi ha senso se poi va verso le esigenze dei nostri concittadini, cioè se veramente può risolvere problemi che a nostro modo di vedere si evidenzieranno da qui a breve sul tema del ristoro dei risparmiatori (ovviamente non tanto quelli della Carige, ma quelli precedenti).
  Infatti, come diceva qualcuno prima, sappiamo tutti, da non smentiti articoli di stampa, che c'è stato un «disallineamento» della struttura tecnica che, secondo il D.P.R. n. 38 del 1998, è responsabile della regolamentazione del sistema finanziario e bancario, soprattutto degli affari economici in termini di comunità internazionali. Mi riferisco al direttore generale del Dipartimento, dottor Alessandro Rivera, che in una relazione tecnica avrebbe evidenziato la difficoltà, rispetto a quello che il Governo ha voluto far approvare nella legge di stabilità, che la Commissione europea accetti le modalità di rimborso dei risparmiatori.
  Evidentemente la questione era stata sollevata, ma le modalità di approvazione della legge di stabilità – lo sappiamo tutti – soprattutto alla Camera, sono state assolutamente vessatorie nei confronti della libertà dell'opposizione. Non c'è stata possibilità di discutere, non abbiamo avuto né gli spazi né i modi per approfondire. Non abbiamo, dunque, neanche questa relazione tecnica, che il mio gruppo avrebbe chiesto in Commissione bilancio se ce ne fosse stata la possibilità.
  Allora, capiamo che, saltando le Commissioni arbitrali di Consob e ANAC e ampliando la platea, si rischia una procedura d'infrazione comunitaria. Questo porterebbe a un allungamento dei tempi e al rischio di una prescrizione, che senza un provvedimento ad hoc del Governo scatterebbe su quasi tutti le richieste di rimborso dei nostri risparmiatori.
  Allora noi chiediamo che in questo decreto – e lo chiederemo anche con provvedimenti ad hoc – vi sia una normativa che eviti questa conseguenza sciagurata. E ci chiediamo anche, se eventualmente ci sarà questa procedura d'infrazione, come il Governo si appresterà a difendere l'infrazione. È chiaro che in teoria dovrebbe presentarsi col ministro, ma anche col responsabile della struttura, che però, a quanto abbiamo letto sulla stampa – non smentito – avrebbe una visione molto disallineata rispetto a quella del Governo o comunque della maggioranza stessa.
  Ovviamente, io non posso e non voglio valutare la professionalità né dei tecnici né dei ministri competenti. Certo vorremmo capire di più e vorremmo sapere se questa relazione tecnica possa essere distribuita ai membri della Commissione. Grazie.

  LAURA BOTTICI. Buongiorno, signor ministro. Il decreto su Carige nasce tardi. Noi arriviamo tardi, ma arriviamo tardi perché c'è stato un problema. C'è un problema in Carige da anni, sottovalutato da tutte le autorità indipendenti, dal Governo precedente, e così via. Ben venga, quindi, farlo ora, perché il decreto per il salvataggio della Banca Carige è legato anche alla ripresa di Genova. Tutte le imprese infatti che ruotano su Genova hanno un conto in Carige. Io vengo da Carrara e la Cassa di Risparmio di Carrara è stata acquisita da Carige anni fa. L'economia si muove su quel territorio attraverso Carige.
  Perché dicevo che si arriva tardi? Perché il rapporto tra i costi operativi e il Pag. 12margine di intermediazione di Carige a settembre 2017 era del 94,5 per cento e a settembre 2018 è del 90,2 per cento, contro una media europea del 67,5 per cento, ossia non guadagna, ha un problema. Allora, dobbiamo ripensare anche a un sistema bancario nuovo.
  Io la invito a mettere sul piano europeo questa questione, perché la normativa europea non ha fatto bene al sistema bancario italiano. La cosiddetta direttiva BRRD non ha fatto bene. E la paura che hanno oggi i risparmiatori a investire nelle banche dipende proprio da quello, dal mettere i soldi nelle banche e vederseli sfumare in una notte, come è successo nella scorsa Legislatura.
  Allora, cambiamo il sistema bancario italiano con delle norme nuove. Grazie.

  LUCIANO D'ALFONSO. Ministro, grazie per il riscontro alla nostra richiesta di audizione, consapevole io e consapevoli anche molti colleghi che quest'audizione è un passaggio della premura e delle attenzioni che dobbiamo dimostrare non solo sul dossier Carige.
  Oggi, non ci accontentiamo che ci venga risottoposto a lettura un dossier normativo che abbiamo conosciuto e riconosciuto, perché è un dossier normativo che è stato utilizzato per fronteggiare situazioni simili. Siamo soddisfatti, perché si è superata quella condizione di demonizzazione che qualche mese fa ha impedito secondo me un lavoro parlamentare degno del problema che noi abbiamo patito, subìto e forse anche ereditato.
  Siamo contenti, quindi, e sono contento di questo clima nuovo di insorgenza di maturità. Il gruppo del PD, che ha parlato per voci autorevoli prima di me, ha già detto – e io ripeto e sottolineo – che da parte nostra vi è un atteggiamento di collaborazione istituzionale, di maturità e di consapevolezza, evidenziando però due elementi.
  Non possiamo essere colti di sorpresa e non possiamo essere minimalisti. Con l'Europa dobbiamo avere un atteggiamento di maturità istituzionale, di intelligente «tiro alla fune» e di competizione istituzionale per fare in modo che il nostro prodotto normativo funzioni. Il decreto-legge attiva una procedura e la procedura ha degli snodi molto impegnativi, in particolare ricondotti da due articoli, l'articolo 14 e l'articolo 17.
  Quello che facciamo oggi non può essere l'esaurimento dell'attenzione e della diligenza del MEF e delle sue articolazioni tecniche. Abbiamo bisogno di ritrovarci, facendo in modo che venga monitorato questo complesso lavoro nella e della procedura.
  Noi sappiamo che non è finito il tempo problematico riguardante l'attività di servizio del nostro sistema bancario. Stiamo misurando che, anche per quanto riguarda il Monte dei Paschi di Siena, reinsorgono delle difficoltà. La questione che le pongo, signor ministro, è: servono norme, servono risorse, serve dialogo istituzionale all'altezza con l'Europa, serve anche attivare il CERS, il Comitato europeo per il rischio sistemico, che specifichi e qualifichi la straordinarietà della situazione italiana, anche in questo momento, per avere poi un'istruttoria favorevole dall'Unione europea per evitare la procedura di infrazione.
  Dobbiamo, però, anche ridotarci di articolazioni istituzionali che oggi sono senza guida. La Consob non può rimanere vittima di un combattimento tra fazioni. La Consob ha bisogno di ritrovare il suo vertice, perché significa poi attività di dirittura istituzionale.
  Allo stesso modo, le norme di cui ci siamo dotati nel corso degli anni devono produrre risultati, coperture, servizi, vigenza normativa. Penso alla norma riguardante il risarcimento dei risparmiatori. Quella norma non può essere oggetto di una specie di battage di dichiarazioni o di spingimento in avanti prima ancora che produca i suoi risultati.
  E vogliamo capire se quella dichiarata dal Direttore generale del MEF è una posizione che riguarda anche la sua persona giuridica e fisica: quel procedimento di cui a quella norma parte o no?
  Ultima annotazione, signor ministro. Io ho lavorato con lealtà anche nel farsi dell'istruttoria al Senato della nuova Commissione di inchiesta sulle banche. Ci sembra che anche quello stia correndo il rischio di essere una specie di «scalpo» di collocazioni Pag. 13 politiche. Quand'è che si definisce il lavoro e quand'è che parte, anche per la parte di lavoro attesa da quella Commissione di nuove proposte normative? Io credo che i problemi complessi si fronteggino con norme all'altezza, frutto di un lavoro di discernimento al riparo da demonizzazioni e anche da ideologie, che hanno distrutto grande parte di ciò che avevamo in Italia.

  MANUELA GAGLIARDI. L'intervento del Governo, signor ministro, inteso come offerta di garanzie pubbliche sulle future emissioni di obbligazioni e su un'eventuale richiesta di liquidità e non come nazionalizzazione, come lei mi sembra che abbia teso anche a specificare nell'apertura della sua audizione, non può che essere letto con favore, naturalmente, sia per i risparmiatori sia per le imprese, che hanno dato fiducia negli anni a Carige.
  Ovviamente, non si può neanche negare il legame forte con il territorio ligure di questa banca e il fatto che proprio la Liguria, come già hanno evidenziato dei colleghi in precedenza, sta vivendo un momento difficile, soprattutto a causa del crollo del ponte Morandi. Inoltre, ovviamente non possiamo dimenticare tutti i lavoratori che oggi in quella banca sono occupati, perché Carige rappresenta un'azienda importante per il territorio e per il tessuto ligure.
  Naturalmente, ci permettiamo di esprimere comunque qualche dubbio sul percorso che il Governo ha deciso di intraprendere. Come già sottolineato questa mattina dai colleghi del gruppo di Forza Italia in Commissione, vorrei evidenziare che Carige al 31 dicembre 2017 risultava avere oltre 1,9 miliardi di credito d'imposta.
  Ora, dopo gli approfondimenti svolti dagli uffici del suo ministero in queste settimane, è in grado di confermarci questo credito anche per il 2018? In ogni caso, un numero così importante, che sia 1,9 miliardi o 1,5 miliardi, come inciderà nel percorso di sostegno che il Governo ha deciso di intraprendere in favore di Carige nei prossimi mesi? Eventualmente, come si potrà valorizzare questo dato?
  Un altro aspetto che ritengo che non possa essere sottovalutato è il fatto che Carige detenga più del 4 per cento del capitale di Banca d'Italia.
  Ora, la legge n. 5 del 2014 stabiliva il limite massimo del 3 per cento per ogni socio di Banca d'Italia. In questo senso, in questa norma del 2014 è previsto che la stessa Banca d'Italia si presti ad acquisire temporaneamente le quote in eccesso. Dicevo che Carige ha più del 4 per cento. Dal dato estratto questa mattina dal sito di Banca d'Italia, mi risulta avere quote pari a 12.093. Evidentemente, anche questo potrebbe essere un percorso da sostenere: liquidare in favore di Carige quell'1 per cento oggi in eccedenza rispetto a quello che prevede già la legge del 2014.
  Peraltro, le quote in eccedenza non danno né il diritto di voto né tantomeno il diritto ai dividendi, che nel caso specifico vengono imputati alle riserve statutarie dalla Banca d'Italia. Oltretutto, quindi, non è che detenendo maggiori quote, banca Carige abbia maggiori dividendi. Comunque, il dividendo massimo è quello riconducibile alla quota del 3 per cento.
  Un altro dubbio, signor ministro, riguarda i tempi con cui sono state previste norme a sostegno di questa banca. Sappiamo tutti che il documento a sue mani era già di novembre del 2018: come mai abbiamo atteso che intervenisse l'Europa, senza creare già prima un percorso? Naturalmente, l'intervento della BCE non ha fatto altro che irrigidire gli eventuali percorsi che potevano essere attuati.
  Naturalmente, noi le chiediamo di effettuare ogni operazione con la massima trasparenza. È solo così che i risparmiatori e le imprese continueranno a dare fiducia a questa banca, ed è solo così che salveremo questa banca, con o senza l'aiuto dello Stato. Grazie.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. I miei colleghi hanno già evidenziato ciò che unisce il Partito Democratico a questa proposta di decreto, fondamentalmente un intervento di sostegno pubblico ad una banca che è, in termini di risparmiatori, di correntisti, fortemente importante e radicata in una altrettanto importante regione italiana. Ma io vorrei soffermarmi su quello che ci divide da Pag. 14questo decreto e dall'azione legislativa che avete intrapreso con questo decreto.
  È incomprensibile come sia stata approvata la legge di bilancio, promulgata il 31 dicembre, e solo sette giorni dopo, in una stanza senza nessuna evidenziazione, senza luce, probabilmente anche al buio, perché vi vergognavate – sembrava infatti quasi vi vergognaste – abbiate approvato questo decreto, fortemente incoerente con la politica che avete adottato per le banche nella legge di bilancio.
  In legge di bilancio vi siete accaniti contro il sistema bancario italiano. Avete giustamente rivendicato di aver tolto 3 miliardi di redditività al sistema bancario italiano, aumentando chiaramente le imposizioni, con maggiori acconti, con riduzione delle deducibilità. Ci avete detto che era una manovra contro le banche, contro il sistema bancario. E state ridando questi 3 miliardi a una sola banca a distanza di sette giorni. Stupisce la «coerenza» della vostra attività legislativa.
  Più che la «coerenza» dell'attività legislativa, però, io vorrei capire il perché di questo ritardo. La collega poco fa ha richiamato giustamente che il decreto era pronto da mesi. Quanto è costato agli italiani questo ritardo nella vostra attività legislativa, non solo in termini di capitalizzazione delle banche per quanto è avvenuto in borsa? Quanto costa il ritardo? Quanto costa la vostra incoerenza? È questo che ci preoccupa.
  Gli italiani devono mettere, sia in forma di anticipazione, sia a copertura di eventuali emissioni di bond o comunque ricapitalizzazioni, 3 miliardi. Poteva essere speso meno? Se dice che si poteva spendere meno per salvare questa banca, siamo d'accordo.
  Questo ci aspettiamo dal Ministro dell'economia perché, essendo a saldo zero nel sistema bancario, non vorremmo che tutta questa scenata del rinvio fosse principalmente dovuta al fatto che non volevate sporcare una legge di bilancio, che non avete discusso in Parlamento, solo ed esclusivamente per salvaguardare i vostri «cavalli di battaglia» – chiamiamoli così –, quota 100 e reddito di cittadinanza, e non volevate affiancarli a un tema altrettanto importante per noi, ma meno per voi, che è quello del salvataggio dalla banca.

  ALESSANDRO CATTANEO. Come gruppo di Forza Italia da questa vicenda potremmo avere la maggiore capitalizzazione politica, perché non le sfuggirà, signor Ministro, che se lei avesse varcato quella porta sul tema delle banche nella passata legislatura, coloro che oggi ne sostengono il decreto sarebbero qua ad occupare i banchi, a buttare zainetti in giro, a fare una polemica strumentale.
  Noi nella passata legislatura non votammo il provvedimento su Monte dei Paschi di Siena e oggi potremmo fare una facilissima speculazione politica. Eppure scegliamo di non farla, perché il senso di responsabilità prevale rispetto alla speculazione politica.
  Però – mi rivolgo anche alle forze di maggioranza – responsabili sì, stupidi no, quindi vi chiediamo cortesemente di evitare almeno la retorica di comunicazione, in cui raccontate che questa volta state salvando i risparmiatori, mentre prima si salvavano le banche: state facendo esattamente la stessa identica cosa, allora chiamatela con il suo nome! Nonostante tutto, di fronte alla realtà che smentisce le battaglie che avete fatto, almeno abbiate il buongusto di evitarci una stucchevole retorica di comunicazione, che francamente non funziona.
  Sgombriamo il campo dall'idea che per salvare i risparmiatori innanzitutto bisogna mettere in sicurezza una banca, perché se poi fallisce la banca, i primi a pagarne le conseguenze sono i risparmiatori di quella banca, oltre all'effetto contagio che può minare il sistema alla base; cerchiamo di fare qualche passo in più.
  Cosa è mancato nella passata legislatura che chiediamo non manchi in questa, ma rispetto alla quale non vediamo alcun tipo di passo in avanti? In primo luogo, assicurare che chi si è reso responsabile delle scelte che hanno portato ai fallimenti di queste banche venga chiamato a rispondere delle sue azioni.
  Vorrei quindi conoscere quali sono le iniziative in questo senso. Immagino che ci Pag. 15proporrete una Commissione d'inchiesta: grandissima novità (non abbiamo mai visto Commissioni di inchiesta sulle banche in questo Paese). Intanto diteci quando avete intenzione di farla funzionare e se magari avete anche intenzione di fare dell'altro, perché su questo tema noi ci stiamo: chi ha sbagliato ed ha avuto responsabilità, siano essi banchieri, amici degli amici o anche rapporti «pelosi» all'interno dei territori, che sono stati sbagliati, tirate fuori i nomi ed evitate con azioni legislative che nel futuro ci si trovi davanti a casi analoghi.
  Secondo tema. Allargate le braccia e ci dite: «È inevitabile, dobbiamo per forza fare questo, siamo arrivati appena in tempo». Vi chiedo, visto che oggi avete la responsabilità non di urlare in una piazza, ma di governare, quali sono le azioni che avete intenzione di mettere in campo per evitare altri casi e se, nel rispetto della dovuta riservatezza di quando si parla di società quotate, avete già sentore di altri casi analoghi e come immaginate di prevenire, per non trovarci tra qualche settimana nuovamente con un altro «salva-banche» e, oltre a smentirvi rispetto alle campagne di odio e di disinformazione (dà fastidio quello che avete fatto nel passato), possiamo fare un servizio più maturo al Paese.
  Sulla questione Carige in particolare, signor ministro, società quotata in Borsa, avete in mente azioni a tutela del mondo finanziario, affinché si evitino pesanti contraccolpi, che possano innescare meccanismi a catena, per cui anche altri istituti e altre quotate possano pagare per colpe non proprie? Cosa state facendo da questo punto di vista?
  Ribadisco che noi manteniamo una posizione responsabile, però francamente evitateci almeno la retorica che adesso state salvando i risparmiatori, mentre prima si salvavano le banche, perché state facendo esattamente la stessa cosa.

  GUIDO CROSETTO. Al di là delle considerazioni fatte dal collega Osnato, mi pareva giusto fare una riflessione.
  Noi chiamiamo questo decreto «decreto Carige»; potremmo cogliere l'occasione per fare un «decreto banche» per affrontare situazioni di questo tipo, visto che c'è un clima che normalmente sulle banche non si registra. Condivido quanto hanno detto i colleghi D'Alfonso e Cattaneo, cioè che nessuno sta strumentalizzando la cosa. Benissimo, usiamo questo decreto per tutte le situazioni analoghe in futuro, in modo tale che non ci siano strumentalizzazioni politiche e si possano affrontare i problemi, che purtroppo potrebbero ripresentarsi domani, con lo stesso schema, senza che nessuno lo cavalchi da una parte o dall'altra.
  Se quindi lo considerassimo il decreto per affrontare situazioni di questo tipo e ne facessimo un importante elemento politico da trasmettere in futuro a chi governerà anche dopo di noi, forse si farebbe un passo importante.
  Sempre in quest'ottica, la Commissione d'inchiesta dovrebbe essere istituita prima, e non per andare a vedere cosa è stato fatto di male, ma per evitare che succedano in futuro situazioni di stress o situazioni come quelle che avremo davanti nei prossimi anni. Dovremmo cercare di predisporre con il Governo e con il Parlamento gli elementi per evitare che ci siano crisi bancarie, perché i motivi delle prossime crisi bancarie sono evidenti: basta il cambio di un numero o di una regola a livello macro e gli effetti immediati sarebbero evidenti su tutto il sistema bancario.
  Se cambio il modo di vedere gli NPL (Non Performing Loans), se l'EBA (European Banking Authority) decide di cambiare una regola, a cascata possiamo prevedere già oggi quello che succederà tra due o tre anni. Il nostro sistema bancario lo conosciamo tutti, bene o male. Un lavoro fatto dal Parlamento, dalle Commissioni – e non da Commissioni speciali, perché il lavoro del Parlamento non si fa con Commissioni speciali –, si fa predisponendo proposte di legge, partendo magari da una bozza, sentendo tutti gli attori, dall'Europa alle banche, predisponendo qualcosa che non valga per due o tre anni per affrontare il problema del momento, ma valga per il futuro.
  In quest'ottica (anche in questo mi trovo d'accordo con il collega D'Alfonso), Consob è un problema, cioè non si può stare in un Paese con un’authority – che ha un dovere di affiancamento anche come terzietà al Pag. 16Governo – senza una guida. Non è più accettabile ed è il Parlamento che lo deve dire al Governo: non possono essere difficoltà politiche ad impedire che una carica come la Presidenza della Consob venga designata.
  Io non ho pregiudizi, non sono uno che dice che se ci sono io in maggioranza va bene il mio amico politico, se io sono in minoranza non va bene. Ho visto presidenti di authority ex capigruppo di partito, ho visto ex viceministri; non è l'appartenenza politica, è la professionalità. Si scelga, si decida, c'è una maggioranza cui spetta decidere, la responsabilità della scelta cadrà sulla maggioranza, ma non si può far finta di nulla perché abbiamo altre partite aperte.
  Desidero ribadire anche in questa sede che scadranno i termini con cui Monte dei Paschi di Siena potrà chiedere i soldi a Nomura e a Deutsche Bank. Avendo l'abitudine di ragionare da privato, quando ho la possibilità di recuperare i soldi che ho perso da qualcuno che me li ha fatti perdere, cerco fino all'ultimo di recuperarli e penso che le banche debbano ragionare nello stesso modo. Mi sto chiedendo come mai Monte dei Paschi di Siena non l'abbia fatto e stiano scadendo i termini per chiedere a due banche che i soldi li hanno, Nomura e Deutsche Bank; ci vorrà qualcuno che gli chieda perché non lo fanno! Se non riesce a farlo la politica, mi auguro che magari lo faccia la Consob del futuro, visto che non c'è un altro modo.
  Questo è un esempio dei mille che potrei fare per cui un’authority terza ci servirebbe e voglio ricordarlo, anche se non è l'occasione specifica. Grazie.

  PRIMO DI NICOLA. Buongiorno, ministro. Anch'io come la collega Bottici sono convinto che siamo intervenuti in ritardo rispetto alla vicenda Carige, una vicenda che non da mesi o settimane, ma da anni è stata continuamente monitorata persino dai giornali, con inchieste, rivelazioni, racconti anche dei conflitti all'interno della compagine azionaria, conflitti che poi hanno portato agli esiti che tutti conosciamo.
  Sono convinto di tutto questo e sono estremamente convinto però che su questo tema, a maggior ragione da adesso in poi, così come da sempre, c'è bisogno della massima trasparenza.
  Probabilmente di informazioni non veritiere è stato vittima anche lei, perché non più tardi del 31 ottobre, rispondendo ad una interrogazione qui alla Camera, lei garantì che il sistema bancario italiano si avviava ad una progressiva stabilizzazione in una situazione di tranquillità, e disse anche che non c'erano in prospettiva ipotesi di interventi sul sistema bancario, non si intravedevano emergenze, se ho capito bene il senso di quella comunicazione.
  Dico questo perché a questo punto è estremamente importante conoscere anche l'origine delle informazioni che arrivano allo stesso Governo e diventa fondamentale verificare bene come funzionano le fonti e gli organi di garanzia, a cominciare da Banca d'Italia e dallo stesso ministero.
  Come dicevo, la trasparenza è fondamentale, e lo diventa tanto più in vista di quello che può accadere nei prossimi mesi e che spero non ci porti altri episodi di questo genere, ma quello che si dice per esempio sulla Popolare di Bari non è esattamente tranquillizzante, quindi il funzionamento degli organi di garanzia è estremamente fondamentale per il Governo, per il Parlamento, per tutti i cittadini che chiedono informazioni corrette.
  Diventa a questo punto una necessità stringente, come anche altri colleghi hanno detto, restituire a Consob la pienezza delle sue funzioni, che abbia una guida il più presto possibile, direi a questo punto immediatamente, perché non si stia qui tra qualche mese a doverci confrontare con gli stessi problemi anche su un ulteriore episodio di dissesto. La ringrazio.

  ANTONIO MARTINO. Ministro, le chiedo un'informazione veloce e telegrafica: abbiamo appreso dagli organi di stampa che Carige non ha passato gli stress test e che ci sarebbe bisogno di un incremento di liquidità immediato di 400 milioni di euro. Vorremmo sapere se questa è una cosa reale o meno. Grazie.

  PRESIDENTE. Lascio la parola al Ministro Tria per la replica.

Pag. 17

  GIOVANNI TRIA, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Provo ad iniziare a rispondere puntualmente agli interventi, poi, poiché le domande si sono ripetute e molte sono simili, automaticamente riterrò che la risposta che do all'inizio potrà valere anche per gli altri, senza offendere nessuno.
  La prima cosa che vorrei ribadire, perché è stata la prima cosa detta dopo la mia presentazione, è che si inizia copiando. Ho già detto l'altra volta che questo è un decreto d'urgenza, fatto per intervenire su fenomeni specifici in base a delle norme, quindi se il fatto specifico è simile a un altro, la norma è la stessa ed il decreto è uguale. Non vedo come si possa fare un decreto in modo diverso. Forse mi potevo applicare a parafrasare delle cose o a «infiocchettare» il decreto, però lasciamo da parte questo discorso, perché è chiaro che se un vigile fa una multa ad una macchina o ad un'altra scrive la stessa norma.
  Vorrei anche brevemente rispondere all'osservazione che sulla crisi Carige abbiano pesato qualche responsabilità di Governo, l'aumento dello spread, e altre cose. Che l'aumento dello spread sia una cosa dannosa lo sappiamo tutti. Il Governo ha cambiato la sua manovra per far scendere lo spread, sappiamo che l'aumento dello spread pesa sulla fiducia e anche in parte sulle banche, ma con la crisi Carige non c'entra assolutamente nulla. Non ha pesato in alcun modo.
  La crisi di Carige – lo sanno tutti – è una crisi che essenzialmente si è andata acuendo per problemi di governance, per il comportamento degli azionisti e probabilmente (dico probabilmente perché io non sono amministratore di banca e la Carige è una banca quotata in Borsa) ha avuto in passato degli amministratori che non sono stati in grado di far rendere questa banca quanto poteva, come accade a qualunque azienda. È chiaro che la banca ha perso, i Malacalza hanno perso – credo 400 milioni, per cui si lamentano – e in passato ci sono state capitalizzazioni che sono andate male.
  È stato anche ricordato che evidentemente alcuni indicatori di redditività della Banca Carige non erano adeguati per remunerare in modo adeguato il capitale. Mi pare che la raccomandazione della Banca centrale europea rivolta agli attuali amministratori sia quella di andare verso un'aggregazione, proprio perché così da sola in futuro può avere delle difficoltà per motivi di gestione operativa. Questa è la vera questione.
  Molti hanno anche detto – permettetemi di rispondere in modo trasversale alle domande per chiarire questo quadro – che si è intervenuti in ritardo e che questo ritardo è stato dovuto a una scarsa vigilanza che ha informato in ritardo. In realtà, questa è una banca privata che ha incontrato delle difficoltà, in settembre ha affrontato degli stress test della Banca centrale europea, la quale ha rilevato delle ulteriori perdite.
  Da luglio a questa parte io, passo passo, di tutto quello che è accaduto alla Carige sono stato informato, l'autorità di vigilanza mi ha tenuto costantemente informato. Come sapete, per procedura la Banca d'Italia, quando rileva che c'è qualche problema, anche se non si può prospettare un intervento – perché siamo nell'ambito di una banca privata, che risponde a normative europee e ad una vigilanza europea – informa il Ministro dell'economia, il quale, se ritiene che il problema sia rilevante, informa il Presidente del Consiglio e allora poi il Governo può decidere di fare qualcosa e si può arrivare ad una decisione del Consiglio dei ministri.
  C'è stato un necessario intervento sul capitale, altrimenti vi sarebbe stato un problema di crisi bancaria, di liquidazione. Poiché era una banca privata, l'intervento è stato attuato dal Fondo interbancario, il fondo volontario, quindi tutte le banche che fanno parte del sistema del Fondo interbancario hanno deciso di intervenire.
  Perché il Fondo interbancario volontariamente interviene su una banca? Perché se una banca, per motivi contingenti, incontra delle difficoltà e queste difficoltà non vengono superate, si crea qualche problema di mercato, che può essere dovuto a un allarme sui mercati, e la banca può precipitare. Anche se la Carige non è una banca morta, è una banca che la scorsa settimana è stata Pag. 18dichiarata solvente dalla Banca centrale europea, ma per problemi di governance e degli azionisti esistenti che si rifiutarono di incrementare il capitale, si dovette intervenire, e il Fondo interbancario intervenne. Infatti, quando fallisce una banca evidentemente il peso del suo crollo, oltre a creare un disastro al territorio, ricade su tutto il sistema bancario, perché abbiamo i depositi garantiti fino a 100.000 euro.
  Questo fu fatto secondo le regole e con un intervento che è stato monitorato dal Governo, ma è stato di natura privata. Dopodiché, questo intervento presupponeva un aumento di capitale per la trasformazione delle obbligazioni subordinate sottoscritte dal Fondo interbancario per riportare al livello richiesto il capitale, per andare poi verso un'azione di possibile aggregazione, che era un compito della banca. Non è che il Governo può intervenire con un'altra azienda in una banca per dire «fate questo» o «fate quell'altro». L'amministratore delegato e il presidente si muovono con l'approvazione del consiglio d'amministrazione e, quindi, degli azionisti, altrimenti non possono operare oltre un certo limite.
  Il 22 dicembre, quando il consiglio di amministrazione doveva approvare l'aumento di capitale, che sarebbe avvenuto verso la fine di febbraio e che era quanto si prevedeva nel momento in cui è intervenuto il Fondo interbancario, gli azionisti di maggioranza relativa si sono astenuti e questo ha impedito di prendere questa decisione. Prima di allora, il Governo e lo Stato non avevano possibilità di intervenire. Ovviamente si è subito monitorata la situazione e si è visto quello che si poteva fare. È chiaro che trattandosi di una banca privata si doveva cercare sempre, se possibile, una soluzione privata.
  Dopodiché, poiché gli amministratori si sono sentiti sfiduciati, il consiglio di amministrazione si è dimesso. In casi come questo interviene la Banca centrale e decide l'amministrazione straordinaria, che, per andare verso l'aumento di capitale, deve ottenere in ogni caso l'approvazione degli azionisti.
  Lì si apre una situazione diversa. Ovviamente quando c'è prima un consiglio d'amministrazione che non può decidere l'aumento di capitale e poi un'amministrazione straordinaria decisa dalla Banca centrale europea, il cui scopo è di stabilizzare la banca, ma che ovviamente può creare un allarme di mercato e, quindi, sui depositi e sulla paura di chi opera con questa banca, è necessario intervenire per evitare in via cautelativa che questo allarme porti a una qualche fuga e al crollo di una banca.
  Prima c'era il dibattito se salvare i risparmiatori, salvare le banche. È stato detto anche – penso correttamente – che ovviamente si salvano le banche e i risparmiatori, ma si salva anche il tessuto produttivo legato a questa banca e che, quindi, qualunque cosa accada, la situazione va governata.
  Pertanto, si sono presi questi provvedimenti, che sono di tipo cautelativo. Si è deciso di varare al contempo un provvedimento che riguarda la liquidità, che è quello delle garanzie. È un provvedimento, che dovrà passare sempre al vaglio della Commissione, per un'eventuale ricapitalizzazione precauzionale. Perché eventuale? Perché l'obiettivo era quello di stabilizzare il funzionamento della banca, garantendo la liquidità necessaria, e permettere agli amministratori di cercare soluzioni di mercato e una possibile aggregazione.
  Questo richiederà evidentemente un piano industriale, un piano di ristrutturazione, che non può fare certamente il Governo, perché lo devono fare gli amministratori. Attualmente gli amministratori sono i commissari nominati dalla Banca centrale europea. Nella banca ci sono, come in altre banche, problemi di crediti deteriorati – che sono in ogni caso già in diminuzione da un po’ di tempo –, e ci sono alcuni «tesoretti», come quelli che sono stati richiamati, dei crediti di imposta. Adesso non so precisamente se la cifra citata sia esatta, ma è una delle cose che può attrarre un'altra banca in un processo di aggregazione.
  Non vedo ritardi, a meno che dal 22 dicembre all'8 gennaio si veda un ritardo. Non eravamo «al buio», ma ci siamo riuniti anche il 31 dicembre. Io ricordo che c'era la luce – peraltro porto gli occhiali e Pag. 19al buio non mi so muovere – e si sono prese delle decisioni.
  Questo è quello che è accaduto. Per quanto ne so io, sulle garanzie per la liquidità c'erano degli accordi con la Commissione. Ho personalmente parlato in via informale. Adesso la banca ha fatto la richiesta per le garanzie e sta trattando. È la banca che deve chiederle. Una volta che noi abbiamo avuto il via libera per la concessione, discuteranno sull'ammontare, sui tempi e sulle caratteristiche degli strumenti di debito che verranno emessi e che verranno garantiti.
  Io non vedo sinceramente dei problemi di procedura, problemi di trasparenza o problemi di non collaborazione tra gli organi di vigilanza e il Governo.
  Vorrei dire anche una cosa sulla trasparenza. Quando si parla di banche, ma anche di aziende quotate e in genere di mercati, a volte il Governo ha delle notizie riservate, che appunto sono riservate perché non si possono turbare i mercati, non si può creare allarme. Le informazioni servono a monitorare la situazione e a decidere quando è necessario intervenire in modo riservato, tranne nel momento dell'intervento, perché altrimenti l'intervento che viene deciso in modo cautelativo annunciato prima può provocare proprio l'evento che si vuole evitare. Dunque, quando si parla di trasparenza, la trasparenza è nelle procedure, in quello che avviene, ma non vuol dire che tutto possa essere dibattuto pubblicamente, anche perché si andrebbe incontro anche a dei reati, in quanto parliamo appunto di una banca che è privata e che ha le sue dinamiche.
  Mi pare che qui non si sia manifestata alcuna opposizione al decreto come tale, al di là delle osservazioni circa i comportamenti passati di forze politiche. Da molti è venuta la richiesta che il decreto non venga ampliato. Non so perché si debba ampliare, perché questo è un decreto molto tecnico e molto specifico, che, a mio avviso, deve avere per oggetto il suo titolo. Tutto può essere migliorato e possono essere fatti interventi normativi, ma limitati, perché qui si parla di banche che sono sotto la vigilanza europea e di una materia che è sottoposta a normativa prevalentemente europea.
  In ogni caso, credo che interventi di portata generale sul sistema bancario richiedano molta riflessione e non possano essere adottati con strumenti di urgenza come un decreto-legge. Un decreto-legge ha infatti delle motivazioni di urgenza e credo che anche il Quirinale non possa accettare che vengano adottati decreti-legge su materie che non hanno le caratteristiche di urgenza. Questa almeno è la mia opinione. Non si è mai parlato nel Governo di un allargamento di questo decreto ad altri temi, anche se possono essere collegati, ma generali.
  È stato da molti sollevato il problema della delicatezza della situazione del sistema bancario italiano. Mi è stato anche ricordato quanto da me detto in altra occasione. Lo confermo, il sistema bancario italiano si è andato negli anni consolidando. I crediti deteriorati che hanno gravato sulle banche italiane, di cui una parte è dovuta – credo in casi piuttosto isolati, anche se alcuni molto clamorosi – a mala gestione, in gran parte sono stati determinati da ben due forti recessioni successive e dall'andamento negativo dell'economia. Questi crediti deteriorati o NPL sono andati in diminuzione costante negli ultimi anni e c'è un monitoraggio europeo sulla diminuzione del rapporto tra gli NPL e i crediti totali. Questo programma è stato pienamente rispettato negli anni, come anche l'Europa ha riconosciuto, quindi si va verso un consolidamento. Possono sorgere ovviamente delle situazioni singole. Posso dire che ci sono altri sistemi bancari che hanno «in pancia» problemi ancora più grossi di quelli che ha l'Italia.
  Bisogna stare attenti anche ai problemi che si possono creare a livello sistemico quando si crea una situazione di allarme sul sistema bancario generalizzato. Le banche fanno parte del sistema economico ed è chiaro che, se si osservasse una situazione non dico di ostilità al sistema bancario, ma di insistenza sui pericoli che si stanno correndo e su prossime crisi, allora anche le banche, soprattutto quelle ad azionariato diffuso, potrebbero andare incontro a problemi, come conseguenza di un clima che si Pag. 20deteriora. Infatti, i piccoli azionisti direbbero: «Andiamocene dalle banche, non mi pare un settore in cui è bene investire o è bene rimanere». Questa è una questione che si pone, perché molti degli avvenimenti economici si determinano in base ad aspettative e a narrative che si diffondono.
  Anche l'ultima lettera della Banca centrale europea è una questione che risponde a una decisione presa nel marzo scorso, che va avanti, ma è completamente prevista. Ovviamente le regole in qualche modo comportano un peso maggiore per le banche di tutta Europa e riguardano tutte le banche. Poi questi criteri vengono concordati banca per banca. Tuttavia, non vediamo come questo possa creare ulteriori problemi al nostro sistema bancario: tutto era previsto e non c'è essenzialmente nulla di nuovo. Io credo sia bene dirlo, perché a volte, al di là dei fini e della voglia di rafforzare il sistema bancario, poi possono esserci situazioni in cui, per la famosa eterogenesi dei fini, si raggiunge un fine diverso.
  È quello di cui spesso noi accusiamo anche l'Europa, la Commissione europea o la Banca centrale europea, quando, forzando la mano per mettere sempre nuove regole al fine della riduzione dei rischi, si rischia – scusate il gioco di parole – di anticipare il rischio. Per evitare la crisi domani, provochiamo una crisi oggi. È chiaro che su questo c'è un forte dibattito, ma io credo che anche in Parlamento ci debba essere una discussione molto serena.
  Mi pare che qualcuno abbia detto che oggi c'è un clima abbastanza nuovo anche qui dentro. Non so se è nuovo perché io non ho una lunga esperienza in proposito. Su queste cose bisogna discutere con molta calma.
  Su Consob mi è stato chiesto quali azioni il Governo vorrà prendere. L'azione che vorrà prendere sarà quella di nominare il presidente della Consob. Non so se ho dato una grande notizia dicendo che l'azione che intende prendere il Governo è di nominare il presidente della Consob, ma spero che avvenga il prima possibile. C'è un dibattito, le regole dicono che il presidente della Consob viene nominato, su proposta del Presidente del Consiglio, dal Capo dello Stato.
  Sul problema dei risparmiatori innanzitutto voglio dire che questa norma è stata corretta da emendamenti di origine parlamentare, a cui non si è opposto il Governo. Non c'è un problema di un direttore generale nel Tesoro che si oppone e viene ascoltato. La versione del Governo evidentemente era la formulazione che era stata decisa in ambito governativo, ma poi in sede parlamentare è stata cambiata. Ho controllato e fino a poche ore fa non esisteva nessuna azione della Commissione europea in merito a questa norma. Evidentemente ci potrà essere un dibattito nel futuro, ma finora non c'è assolutamente nessuna informazione, nessuna lettera – voglio sgombrare il campo – e nessuna azione da parte della Commissione europea, neppure informale, di critica.
  Credo di aver risposto a tutte o a quasi tutte le domande (è sempre meglio mettere un dubbio e non essere assertivi, ma credo di aver risposto).
  Su Banca d'Italia e sulle questioni tecniche vi è un problema molto delicato, a parte, che certamente non è stato mai preso in considerazione in questa vicenda.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Giovanni Tria e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.