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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XIV Camera e 14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 24 settembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battelli Sergio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola, sulle linee programmatiche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Battelli Sergio , Presidente ... 3 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 3 
Battelli Sergio , Presidente ... 11 
Pittella Gianni  ... 11 
Scerra Filippo (M5S)  ... 12 
Bonino Emma  ... 13 
Colaninno Matteo (IV)  ... 13 
Testor Elena  ... 14 
Montaruli Augusta (FDI)  ... 14 
Battelli Sergio , Presidente ... 15 
Montaruli Augusta (FDI)  ... 15 
Bianchi Matteo Luigi (LEGA)  ... 15 
Occhionero Giuseppina (LeU)  ... 16 
De Luca Piero (PD)  ... 16 
Bossi Simone  ... 17 
Galizia Francesca (M5S)  ... 17 
Fazzolari Giovanbattista  ... 18 
Sensi Filippo (PD)  ... 19 
Battelli Sergio , Presidente ... 19 
Fazzolari Giovanbattista  ... 19 
Battelli Sergio , Presidente ... 19 
Fazzolari Giovanbattista  ... 19 
Battelli Sergio , Presidente ... 19 
Fazzolari Giovanbattista  ... 19 
Battelli Sergio , Presidente ... 19 
Papiro Antonella (M5S)  ... 19 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 19 
Candiani Stefano  ... 20 
Battelli Sergio , Presidente ... 21 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 21 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 21 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 21 
Battelli Sergio , Presidente ... 21 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 21 
Battelli Sergio , Presidente ... 21 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 21 
Battelli Sergio , Presidente ... 21 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 21 
Battelli Sergio , Presidente ... 23 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 23 
Battelli Sergio , Presidente ... 23 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 23 
Fazzolari Giovanbattista  ... 24 
Battelli Sergio , Presidente ... 24 
Fazzolari Giovanbattista  ... 24 
Battelli Sergio , Presidente ... 24 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 24 
Fazzolari Giovanbattista  ... 24 
Battelli Sergio , Presidente ... 24 
Fazzolari Giovanbattista  ... 24 
Battelli Sergio , Presidente ... 24 
Fazzolari Giovanbattista  ... 24 
Battelli Sergio , Presidente ... 24 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 24 
Fazzolari Giovanbattista  ... 24 
Battelli Sergio , Presidente ... 24 
Fazzolari Giovanbattista  ... 24 
Battelli Sergio , Presidente ... 25 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 25 
Fazzolari Giovanbattista  ... 25 
Battelli Sergio , Presidente ... 25 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 25 
Battelli Sergio , Presidente ... 25 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 25 
Battelli Sergio , Presidente ... 25 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 25 
Battelli Sergio , Presidente ... 25 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 25 
Battelli Sergio , Presidente ... 25

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
SERGIO BATTELLI

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-TV e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola, sulle linee programmatiche.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del Ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola, sulle linee programmatiche, che ringrazio per la presenza e al quale do il benvenuto mio personale, del presidente della 14a Commissione del Senato, Ettore Antonio Licheri, e delle Commissioni Politiche dell'Unione europea di Camera e Senato.
  Desidero rivolgere un saluto particolare al Ministro, che ha accettato il nostro invito in maniera molto rapida, e confido che in lui le nostre Commissioni potranno trovare un interlocutore sempre attento e disponibile. Le sfide che abbiamo davanti con il completamento della formazione delle nuove istituzioni europee e l'ambizioso programma presentato dalla Presidente Von der Leyen necessiteranno sicuramente di un confronto continuo tra Governo e Parlamento sui temi europei.
  Do quindi la parola al Ministro Amendola.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Grazie, onorevoli senatori e onorevoli deputati, presidente Licheri e presidente Battelli, saluto anche il mio predecessore, Lorenzo Fontana, che credo ci raggiungerà.
  Vi ringrazio e ringrazio queste Commissioni per darmi l'opportunità, in così breve tempo (sembra addirittura che sia la prima audizione di questo Governo), non solo di illustrare le linee programmatiche dell'azione del Governo, ma di sottolineare il momento in cui ci troviamo e su cui saremo chiamati come Governo e Parlamento, in un connubio che, spero, auspico e sono sicuro, sarà positivo, a prendere decisioni, a scegliere la strada per il nostro Paese, a indicare un orizzonte che sia vissuto dai nostri cittadini come un orizzonte positivo.
  La relazione del nostro Paese con l'Unione vive un momento di rinnovato slancio, su cui dobbiamo essere ottimisti e costruire ovviamente una proposta nei vari tavoli negoziali, che renda il nostro Paese più forte.
  L'attività del nuovo Governo nasce parallelamente all'avvio della legislatura di questa nuova Commissione europea in procinto di insediarsi e a cui seguiranno le audizioni con la formazione, dando un contributo in modo significativo a un auspicio, un sentimento, una voglia, che credo attraversi tutte le forze politiche, di un cambiamento profondo dell'Unione europea e nei rapporti tra Italia e Unione europea.
  Innanzitutto l'agenda strategica per i prossimi cinque anni, adottata dal Consiglio europeo, definisce le quattro priorità principali che guideranno l'azione dell'Unione nel ciclo istituzionale in corso: proteggere i cittadini e le libertà, sviluppare Pag. 4una base economica forte e vivace, costruire un'Europa verde, equa, sociale e ad impatto climatico zero, come si sta discutendo anche in queste ore a New York nel quadro dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, promuovere gli interessi e i valori europei sulla scena mondiale.
  Sono obiettivi ambiziosi, che dovremo raggiungere anche attraverso un processo ampio e inclusivo, che preveda un dialogo costante con i cittadini, con la società civile, con le parti sociali e con tutti gli attori regionali e locali.
  Il ciclo istituzionale che si sta avviando nell'Unione europea coincide anche con un diverso approccio del Governo, come presentato dal Presidente Conte in Parlamento, che noi intendiamo più costruttivo e più propositivo. Se necessario potrà rivelarsi anche critico, ma sempre motivato nello spirito di una ricerca delle migliori soluzioni per perseguire il bene comune, un approccio (lo dico con chiarezza) lontano dalla logica delle contrapposizioni, ma basato sul negoziato, sull'individuazione delle priorità e delle proposte che noi avanzeremo.
  Tutelare l'interesse del Paese a mio parere non significa agire in maniera isolata. Al contrario, l'Unione europea è un'alleanza tra Stati, che non potrebbero sopravvivere se non uniti. Uno Stato da solo non è in grado di superare le sfide enormi, di natura sociale ed economica, sulle quali si stanno misurando, con risposte diverse e non sempre per noi condivisibili, tutti i principali attori dello scenario globale.
  È all'interno di questo perimetro che dovremo operare per la prosperità e il benessere del Paese. L'Unione europea è un progetto di cui possiamo con orgoglio dirci fondatori, di cui abbiamo assunto nel corso del tempo presenza, leadership, anche contribuendo con personalità, da ultimo il candidato designato a commissario europeo Paolo Gentiloni, ma anche con figure che proprio in questa sala ci rendono onore, come la già commissaria senatrice Emma Bonino.
  Abbiamo nel tempo speso forze ed energie in un disegno di pace che unisce l'Europa, a quarant'anni dalla caduta del Muro di Berlino, tutelando dal rischio di cadere nei conflitti del passato, di riproporre scontri tra le nazioni, progetto che però oggi deve evolvere, adattandosi ai nuovi scenari e alle sfide che si profilano. Non è più tempo di discutere di possibili muri tra noi europei, anche se i rischi ci sono, ma, guardando allo scenario globale, capiamo che questa alleanza, questo progetto oggi ha un valore ancora più profilato.
  Abbiamo dinanzi sfide che potranno essere affrontate con successo, se saremo in grado di rafforzare la coesione all'interno dell'Unione, migliorarne le politiche e rendere più efficaci gli strumenti a sua disposizione. Si tratta, quindi, in premessa di un momento oggettivamente complesso per lo scenario globale, che richiede un maggiore impegno da parte di tutti gli Stati membri per affrontare queste sfide, e affrontarle significa rafforzare il processo di integrazione dell'Unione europea.
  L'Italia quindi intende assumere un ruolo da protagonista in questa fase di rilancio, per rendere l'Europa non solo più inclusiva, più efficace, più vicina ai cittadini, ma anche più attenta alle nuove sfide, innanzitutto quella della sostenibilità ambientale, e alla coesione sociale e territoriale, in un momento così complicato di rallentamento dell'economia europea.
  Per questo il Governo ha la ferma volontà di lavorare con la nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen per costruire l'Europa dei nuovi diritti, in base anche alla presentazione che ha fatto dinanzi al Parlamento europeo. Il mondo va veloce, c'è bisogno di rinnovare le politiche europee per governare e non subire i cambiamenti che attraversano la nostra società, cambiamenti che sono sempre di più una sfida.
  Digitalizzazione, «European Green Deal», come viene definito dalla Presidente della Commissione, crescita economica e rafforzamento dei diritti sociali sono alcune delle questioni che già da quel discorso saranno al centro di un'azione e di un dibattito nell'Unione europea. Non solo, occorrerà realizzare un piano di investimenti sostenibili, rafforzare la governance economica dell'Unione per favorire la crescita, l'innovazione, Pag. 5 la sostenibilità e la competitività nel quadro delle sfide globali.
  Sappiamo bene che le migrazioni dovranno essere gestite in modo strutturato, con rigore e responsabilità, e non più con un approccio emergenziale, perché anche questa è una sfida strutturale dell'età globale che viviamo e serve un'effettiva solidarietà fra gli Stati membri dell'Unione europea.
  In questo fondamentale esercizio di rilancio dell'Unione, il Governo incoraggia ogni proposta e contributo di idee che il Parlamento riterrà opportuno formulare, e la mia presenza qui insieme alla collega Sottosegretaria Laura Agea sarà costante, insieme a un lavoro di raccordo che abbiamo già presentato con la cabina di regia dei nostri Gruppi parlamentari al Parlamento europeo, che racchiudono tutte le forze politiche elette nell'ultima tornata. Collaborazione e partecipazione ai processi in corso, come già evidenziato dal Governo, per poter incidere su di essi in modo efficace, offrendo un proprio contributo critico in un'ottica costruttiva di cooperazione e di rispetto del quadro normativo vigente.
  Il mio impegno come Ministro per gli affari europei è già iniziato ed è giusto, così come faremo anche in preparazione di ogni Consiglio Affari Generali e anche come risultato, rendere noto al Parlamento il lavoro svolto nei numerosi incontri e riunioni a Bruxelles, dove ho preso parte alla sessione del Consiglio Affari Generali, e a Strasburgo, dove subito di seguito ho incontrato il Presidente del Parlamento europeo e gli europarlamentari italiani di quella che è la cabina di regia, condividendo un lavoro di quadro su proposte concrete, cabina di regia che ho convocato di nuovo per dopodomani, dove discuteremo del quadro finanziario pluriennale insieme ai Gruppi parlamentari europei, così come faremo qui insieme a tutti i Gruppi parlamentari.
  Il lavoro di squadra non sarà quindi solo a Bruxelles, ma anche a Roma, come è ovvio, con un rinnovato slancio e un coordinamento interno, già predisposto in raccordo con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Palazzo Chigi. Subito dopo questa audizione nelle prossime ore ci prepariamo al Consiglio di competitività ed è mia intenzione, anche grazie alla cooperazione con la Sottosegretaria, assicurare una presenza costante a Bruxelles, settimanale, non solo per partecipare alle riunioni del Consiglio, ma per mantenere un dialogo e un raccordo continuo con le istituzioni, con la nostra rappresentanza e con i dirigenti italiani che lavorano nell'ambito delle istituzioni europee.
  Per quanto riguarda il dialogo e il confronto con gli altri Paesi membri, ho già avuto incontri di lavoro a margine del Consiglio di lunedì scorso con i colleghi di Irlanda, Paesi Bassi e Francia, nei mesi di settembre e ottobre riceverò in Italia i colleghi di Spagna, Germania e Francia per un bilaterale, a testimonianza del rinnovato interesse per una cooperazione con l'Italia sui temi europei.
  Nell'ultimo Consiglio Affari Generali (qui è la nota che vi sottopongo) è stato esaminato lo stato dell'arte del negoziato sul prossimo quadro finanziario pluriennale che partirà nel 2021. Si tratta di un negoziato tradizionalmente complesso, poiché va a toccare, nell'ambito del bilancio a lungo termine dell'Unione, settori in cui la sensibilità dei singoli Paesi può variare.
  La discussione in Consiglio mi ha permesso di evidenziare priorità e punti chiave per il nostro Governo in vista del Consiglio europeo di ottobre, appuntamento in cui saranno affrontate le varie rubriche del bilancio e in cui la Commissione auspica il raggiungimento di un accordo per dicembre, scongiurando in tal modo ritardi nell'avvio dei diversi programmi.
  Nella sostanza, riteniamo che la proposta originale della Commissione, sebbene non ambiziosa quanto da noi auspicato, possa rappresentare per ora un compromesso sufficientemente equilibrato sia per la dimensione complessiva delle risorse, sia per la loro distribuzione tra le varie rubriche. È evidente (devo far notare a tutti voi, anche organi di stampa ne hanno dato nota) che questo compromesso, che per il momento noi riteniamo ancora non a livello sufficiente, è già sotto la lente di Pag. 6ingrandimento di diverse capitali sulla quantità e l'impegno che esse portano.
  Sarà quindi un negoziato complicato, perché la priorità politica italiana può essere sintetizzata nella richiesta di un bilancio che consenta all'Europa di affrontare con successo le sfide e quindi un quadro finanziario pluriennale (QFP) di volume sufficiente, con risorse correttamente distribuite tra politiche tradizionali, ma soprattutto nuove priorità, nell'assunto che entrambe le tipologie, politiche tradizionali e nuove risorse, debbano avere un impatto sugli obiettivi e sulle sfide che ci proponiamo.
  La proposta della Commissione prevede l'1,1 per cento del reddito nazionale lordo, stiamo parlando quindi di 1.135 miliardi di euro di un'Europa che già si bilancia a 27, contro l'1,03 per cento del QFP passato. Sulla base di questa proposta iniziale, il saldo medio annuale sarebbe per l'Italia di meno 2,284 miliardi, passando da un reddito nazionale lordo dello 0,24 per cento a uno 0,12 per cento.
  Se, ovviamente, insieme, Parlamento e Governo, discuteremo dei vari capitoli di bilancio, ci troveremo di fronte a un negoziato che secondo la presidenza finlandese deve essere chiuso subito, secondo l'indicazione del difficile orientamento dei differenti Paesi ci chiamerà nei prossimi mesi a delle scelte. Abbiamo presentato delle cosiddette «linee rosse negoziali», alcune sono ereditate dal Governo precedente su alcuni saldi nelle materie bilancio, perché il prevalere di esigenze a indicare nuove risorse e nuove sfide deve anche imporre un corretto equilibrio con le politiche tradizionali, innanzitutto le risorse per la PAC, la politica agricola comune, e per la coesione, già in calo rispetto al quadro attuale, ma se si togliesse eccessivo spazio ad ambiti quali l'investimento per la crescita e la gestione delle migrazioni, ovviamente chiamerebbe tutti quanti noi non solo a una riflessione, ma anche a un riequilibrio delle nostre priorità.
  Sul QFP non posso pertanto considerare per l'Italia accettabili né la riduzione dell'allocazione complessiva, né i cambiamenti dell'equilibrio esistente. Bisognerà muoversi in un quadro complicato, in cui oltre alla difesa delle politiche tradizionali che sono fondamentali per il nostro Paese (intendo la PAC, che ha anche un grande impatto sulle scelte ambientali, e i fondi di coesione) dobbiamo cercare di lavorare per proposte che riguardano le nuove risorse che l'Unione europea deve mettere in campo per le nuove priorità.
  La politica agricola comune ha degli elementi che abbiamo già sottoposto a negoziato, che anche il Governo precedente aveva indicato, come quelli della convergenza esterna; nella politica di coesione ci sono indici come quelli della prosperità relativa che determinano squilibri nel raggiungimento di fondi interni per la crescita del nostro Paese; e anche sui temi di flessibilità, condizionalità e risorse proprie dell'Unione europea si può lavorare per costruire un impatto di questo quadro finanziario che favorisca una crescita, per cui ovviamente lavoriamo, del nostro Paese.
  Con specifico riguardo alla coesione, occorre garantire fondi adeguati, evitando riduzioni che vadano a incidere sulle regioni meno sviluppate. Dei fondi per la migrazione parlerò più dettagliatamente dopo, perché aprono un capitolo di grande riforma dell'impatto delle politiche dell'Unione europea.
  Per quanto riguarda le entrate, è fondamentale la modernizzazione del modo in cui l'Unione europea finanzia il proprio bilancio, in primis attraverso l'introduzione di nuove risorse proprie, che non solo allentino la dipendenza del quadro finanziario dai contributi degli Stati membri, ma contribuiscano a promuovere priorità politiche dell'Unione, quale il miglior finanziamento e funzionamento del mercato interno e la progressiva armonizzazione del quadro fiscale in chiave anti-elusione e anti-dumping.
  Da qui la linea rossa del nostro Governo, costituita da qualsiasi passo indietro rispetto a un'evoluzione, in particolare rispetto all'abolizione della risorsa basata sul prelievo IVA, perfetto esempio di risorsa propria europea, gettito ampio e stabile, tratto dall'unica forma di tassazione comune a tutti gli Stati membri. Pag. 7
  In conclusione, vediamo quindi con favore l'introduzione di nuove risorse proprie, che possano ridurre i trasferimenti dei bilanci nazionali e alleggerire il carico fiscale sui cittadini. Ottobre sarà un mese decisivo per tutti noi, oggi abbiamo visto una nuova evoluzione sul tema della Brexit, il Governo, prendendo in carico quello che il Parlamento ha già ampiamente normato, lavora per un'uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione europea, nell'interesse dei cittadini e delle imprese.
  Il nostro impegno si articola su due fronti, quello europeo con il negoziato in corso tra la Commissione e il Governo britannico, che dovrà concludersi nei prossimi giorni in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre prossimo, e quello nazionale, con i preparativi al recesso senza accordo, il cosiddetto «no deal».
  Su questo confermo la posizione del Governo italiano: noi siamo rispettosi di una scelta fatta dal popolo britannico, siamo rispettosi delle procedure interne alla legislazione britannica, ma siamo preoccupati che questo processo abbia influenza non solo sul futuro assetto dell'Unione europea, ma anche, per quanto riguarda gli interessi italiani, sulla condizione dei cittadini e delle imprese che vivono e godono di una grande e lunga amicizia, che siamo sicuri continuerà, tra il nostro Paese e il Regno Unito.
  È un indissolubile e complesso intreccio tra obiettivi del negoziato che si svilupperà, e che noi ci auguriamo si sviluppi rappresentando le nostre posizioni, e la ricaduta di politica interna del Regno Unito, che guardiamo con rispetto e in queste ore vediamo che ha degli sviluppi. Domani avrei dovuto incontrare il Ministro per la Brexit qui a Roma, ma purtroppo l'incontro è stato cancellato per le sovvenute novità nel quadro britannico.
  In questo scenario confermo quella che è per noi, in preparazione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre, la discussione sui due temi principali: la posizione sulla questione del confine irlandese e la possibilità di un'ulteriore proroga.
  Le proposte britanniche sul confine irlandese della scorsa settimana lasciano senza risposta ancora troppe domande, e su questo punto dobbiamo essere chiari: un accordo di recesso che non riesca a risolvere la questione irlandese rischia di compromettere l'integrità del mercato interno, che è il principale sbocco anche per l'esportazione delle imprese italiane. Da qui l'esigenza di mantenere un approccio unitario e solidale tra i 27 Stati membri dell'Unione europea, per soluzioni che prevedano adeguate garanzie giuridiche.
  Con riguardo alla proroga della data di uscita, il Parlamento britannico ha approvato una legge che obbliga il Governo Johnson a chiedere un'ulteriore estensione in caso di mancato accordo con l'Unione europea. Il Primo Ministro britannico invece insiste per un'uscita in ogni caso il 31 ottobre 2019.
  Da parte italiana, come è sempre stato, per l'amicizia che ci lega al Regno Unito, esamineremo un'eventuale richiesta di proroga con spirito costruttivo e con il preciso obiettivo di evitare le pesanti conseguenze del «no deal», ma non potrà esserci una proroga al buio. L'intesa su una nuova estensione del termine previsto dall'articolo 50 del Trattato dovrà essere legata a un obiettivo preciso, come ad esempio la necessità di svolgere le elezioni anticipate nel Regno Unito chieste a settembre dal Governo Johnson alla Camera dei Comuni.
  Veniamo infine a un capitolo che questo Parlamento ha già normato e su cui anche Palazzo Chigi ha attivato meccanismi, il capitolo della preparazione allo scenario poco auspicabile di un «no deal». La Commissione europea ha pubblicato la sua sesta Comunicazione lo scorso 4 settembre, l'ha definita un'ultima chiamata, esortando a prepararsi allo scenario peggiore per tutti i soggetti interessati da Brexit.
  In Italia, come sapete, sono in vigore e sono stati messi in sicurezza i diritti dei cittadini ed è stata attivata una rete di protezione per tutelare meglio le imprese. I preparativi italiani per il caso di recesso senza accordo prevedono misure legislative che questo Parlamento ha adottato nei mesi scorsi, in particolare con l'adozione del decreto-legge 25 marzo 2019, n. 22, che assicura la stabilità finanziaria e l'integrità dei mercati, la tutela dei diritti dei cittadini Pag. 8britannici residenti in Italia, nonché il rafforzamento della rete consolare nel Regno Unito e dell'assistenza ai connazionali.
  Il Governo ha inoltre adottato ulteriori misure di emergenza con un piano operativo dell'Agenzia delle dogane, per la messa in sicurezza di porti e aeroporti e l'assistenza alle nostre imprese, con l'apertura di un help desk dell'ICE dedicato a Brexit a Londra.
  Deve però essere chiaro che, anche in caso di una preparazione perfetta, la Brexit avrà conseguenze che cambieranno lo status quo. Per questo motivo invito anche voi, che avete un ruolo di rappresentanza verso i nostri concittadini che vivono in Inghilterra, a fare ciascuno la propria parte: sui cittadini e sulle loro preoccupazioni dobbiamo essere attenti.
  Personalmente mi recherò a Londra il 7 ottobre per incontrare i rappresentanti delle nostre comunità, discutere insieme a loro le soluzioni e anche vedere le problematicità che si stanno sviluppando in queste settimane, su questo come su altri fronti (come il settore dei servizi finanziari), adottando un piano operativo per le dogane per evitare la congestione di porti e aeroporti, e concordando con le Commissioni anche un piano di interventi nei settori potenzialmente più esposti, come ad esempio l'industria agroalimentare.
  La prossima settimana si riunirà nuovamente la task force Brexit di Palazzo Chigi per l'ultimo tagliando sulle misure di preparazione di emergenza. Come ho detto, la futura relazione con il Regno Unito sarà sempre improntata a un partenariato forte e ambizioso su molti campi a partire dalla difesa, perché l'amicizia e il rapporto che c'è tra i nostri due Paesi ha avuto un valore in passato e continuerà ad avere un valore per il prossimo futuro.
  Cerco di sottolineare come, insieme al quadro finanziario pluriennale, questo sia il tema su cui ci troveremo a lavorare insieme alle Commissioni a ottobre e su cui il Governo è chiamato a gestire una fase molto importante per i nostri interessi nazionali.
  Terzo punto, il fenomeno migratorio. Questo rappresenta, come sappiamo, un tema centrale nell'agenda europea, di natura trasversale nell'ambito delle politiche dell'Unione europea, proprio di quelle che stiamo per negoziare anche nel quadro finanziario pluriennale.
  Affrontare la questione del vicino Medio Oriente, del Mediterraneo, della regione del MENA (Middle East and North Africa) e la gestione integrata dei flussi migratori significa agire soprattutto su un piano di proiezione esterna dell'Unione, che occupa ovviamente aspetti normativi e regolamentari interni, ma dà la fisionomia stessa di che Unione europea vogliamo costruire.
  Possiamo esprimere degli apprezzamenti sui primi passi, come per esempio ieri al vertice di Malta, dove è stata aperta la strada per una ridiscussione, che poi troverà sede di nuovo a livello di Ministri degli interni, verso l'affermazione sostanziale del principio, che noi sempre ripetiamo, che chi sbarca in Italia sbarca in Europa, e c'è il tema della revisione del Regolamento di Dublino.
  Il primo messaggio di questo primo passaggio è quindi positivo, ma (diciamocelo chiaramente) è un primo passaggio di un lavoro che riguarderà come noi riformiamo la stessa proiezione e la stessa Costituzione dell'Unione europea su un fenomeno che non è emergenziale, ma è strutturale della nostra età globale. È un primo passo importante di una politica comune europea sulle migrazioni, anche se resta da avere una gestione multilivello dell'Unione europea che la affronti in maniera strutturale.
  In quest'ottica l'Italia intende rilanciare una vera e propria politica migratoria comune europea, ispirata a una concreta solidarietà nei confronti degli Stati membri maggiormente esposti alle pressioni migratorie (sottolineo innanzitutto la Spagna e la Grecia), ma occorrerà, come credo sia impegno di tutti noi, sottolineare la necessità di soluzioni strutturali per rispondere a questo fenomeno epocale, modulata su più livelli.
  Sin dal mio insediamento ho condiviso la volontà governativa di dialogare in maniera costruttiva con i principali partner europei, immaginando nuovi strumenti come la realizzazione, prevista e proposta dalla Pag. 9Presidente Ursula von der Leyen, di corridoi umanitari europei, che in casi emergenziali come quello della situazione in Libia consentirebbero di evitare lo sfruttamento e il traffico di esseri umani nel Mediterraneo, fatto da moderni schiavisti.
  Con il quadro finanziario pluriennale l'Europa riconosce la necessità di dotarsi di una politica migratoria più strutturata e di risorse sufficienti a finanziarle. È una grande occasione, perché – se sul livello dell'accordo tra i Paesi per ricollocazione, rimpatrio ma anche accoglienza si devono sviluppare meccanismi che guardino anche alla riforma del Regolamento di Dublino – nel quadro finanziario pluriennale possiamo insieme decidere il tipo di dimensione esterna, che investe anche la collaborazione con i Paesi di origine e transito, di questo fenomeno.
  L'obiettivo (ne discuteremo da qui ai prossimi mesi) è, come propone la Commissione, ricondurre ad unità le linee di finanziamento precedenti attraverso un nuovo strumento per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale. Questo strumento ovviamente ha degli obiettivi di spesa da negoziare, perché la prima proposta è che sia almeno il 10 per cento della spesa complessiva, e deve essere adeguata alla definizione di una gestione efficace e multilivello del fenomeno migratorio.
  Sottolineo questo elemento, perché insieme alla revisione dell'accordo di Dublino, alla solidarietà, elemento fondativo della costituzione dell'Unione europea, tra gli Stati membri, è necessario costruire un nuovo meccanismo e nuove strumentazioni per avere una proiezione esterna. Questo è il momento, proprio quando si pianifica il bilancio europeo e si riorganizzano gli strumenti di proiezione, che l'Italia avanzi proposte e meccanismi all'altezza delle sfide che come Parlamento e Governo abbiamo tutti dinanzi.
  Le priorità della nuova Commissione offrono grandi opportunità per l'Italia, sta a noi saperle cogliere, un'ampia convergenza sui settori su cui occorre investire per rilanciare l'occupazione, la competitività e la produttività delle imprese europee, sviluppando filiere di prodotti e servizi a elevato valore aggiunto, e favorire la transizione verso modelli di produzione sostenibile sotto il profilo economico, ambientale e sociale. Nella visione del Governo la crescita non può prescindere da investimenti pubblici e privati nelle tecnologie strategiche su cui si gioca la competizione globale, affinché l'Unione europea nel suo insieme non perda competitività su scala mondiale.
  Parallelamente, in linea con gli obiettivi della Presidente Von der Leyen, occorrerà garantire la massima attenzione alle piccole e medie imprese, che rappresentano il volano dell'economia italiana, supportandole nella trasformazione digitale e nel processo di internazionalizzazione. Sarebbe inoltre auspicabile che il processo di integrazione vada a includere sempre maggiori settori (questa sarà la spinta che come Governo porteremo avanti), molti passi avanti sono stati fatti, ma ancora tanta strada c'è da fare. Mi riferisco in particolare al settore fiscale, uno dei campi in cui si gioca maggiormente la partita della concorrenza tra i Paesi dell'Unione.
  L'imposizione diretta è competenza dei singoli Stati membri, ma l'esercizio di questa competenza non può pregiudicare gli obiettivi e gli interessi dell'Unione, e un riavvicinamento del regime di prelievo fiscale è una delle basi su cui si deve fondare la competitività tra i Paesi, al fine di evitare gli effetti distorsivi conseguenti all'eccessiva concorrenza fiscale, ivi inclusa la delocalizzazione.
  Credo che l'azione del Governo si debba muovere quindi nel senso di spingere l'Unione verso un riavvicinamento delle legislazioni degli Stati in materia fiscale, grande partita che ci impegnerà tutti, e verso un'armonizzazione quantomeno parziale dei livelli di imposizione, in particolare delle tasse relative alle imprese. In questa direzione va anche l'introduzione tanto discussa (era presente anche nell'ultima lettera del Presidente Mattarella al Forum di Ambrosetti) di una webtax. La Commissione cercherà di raggiungere un accordo entro il 2020 a livello di OCSE e G20, ma, se non sarà possibile, l'intenzione sarà quella di proporre una webtax europea. Pag. 10
  L'integrazione dovrà riguardare tutti i livelli, dalla cooperazione giudiziaria alla completa mutualizzazione del rischio bancario all'interno dell'area euro, così come il tema su cui si discute molto oggi di un piano integrato per l'energia e per il clima, che ovviamente riguardi quello che la Presidente Von der Leyen ha definito un «European Green Deal», cioè un piano strategico a cui l'Italia non solo progetta e condivide questo impatto, ma deve anche far sì che questi impegni si tramutino in scelte economiche essenziali, che riguardino anche le nostre imprese.
  Sempre a livello ambientale è importante ricordare la rilevanza del sistema di scambio di quote di emissione, il cosiddetto ETS (Emissions Trading Scheme) dell'Unione europea, su cui si fonda la politica dell'Unione per contrastare i cambiamenti climatici.
  Onorevoli senatori e onorevoli deputati, nell'ambito delle attività che ho intrapreso nei giorni scorsi ho trovato nel Dipartimento delle politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri un fondamentale supporto e vorrei qui fare un pubblico plauso non solo alle persone che mi hanno raggiunto in questa nuova esperienza, ma a tutti i lavoratori, i funzionari del Dipartimento per la loro alta preparazione, in particolare per le attività inerenti all'attuazione delle politiche generali e settoriali dell'Unione europea, nonché per le azioni di coordinamento nell'ambito dell'attività normativa dell'Unione europea.
  Come accennavo, è essenziale mantenere il costante raccordo con le istituzioni italiane ed europee, innanzitutto con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, assicurando anche ai sensi della legge n. 234 del 2012 il coordinamento nella fase ascendente e discendente, il coordinamento sui temi del mercato interno e il funzionamento del Comitato interministeriale per gli affari europei.
  È mia intenzione in riferimento a quest'ultimo punto, anche su suggerimento di senatori e deputati, dare nuovo slancio al Comitato. La prima riunione in preparazione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre sarà presieduta per la prima volta dal Presidente del Consiglio, perché l'obiettivo è quello di definire in maniera più coesa, autorevole ed efficace la posizione italiana da sostenere in sede di Unione europea nella fase di predisposizione della normativa e per garantire il coordinamento delle amministrazioni dello Stato.
  Prevedo quindi di convocare con maggiore frequenza le riunioni del Comitato e ovviamente del Comitato tecnico di valutazione. Lo scopo è di ricorrere a questi organismi anche per modificare l'approccio ai grandi negoziati, cercando di influenzare a monte l'agenda europea con proposte e iniziative.
  Per quanto riguarda la sfera del mercato interno, intendo promuovere una riflessione sulla politica dei sussidi nei Paesi terzi e sull'impatto che ne deriva sulla concorrenza internazionale. In particolare, è importante che la concorrenza si svolga in un contesto di parità di condizioni.
  Sarà mia cura inoltre tenere alta l'attenzione sul processo di controllo della legittimità degli aiuti di Stato, su cui la Commissione ha competenza esclusiva ai sensi dell'articolo 107 e seguenti del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
  Per il contrasto alle frodi e alle irregolarità attinenti in particolare al settore fiscale e a quello della politica agricola comune dei fondi strutturali, proseguirà con rinnovato impegno l'attività del Nucleo della Guardia di finanza, presente presso il Dipartimento, per la repressione delle frodi. Sono contento di annunciare (è merito della Guardia di finanza, non mio) i risultati dell'attività del Nucleo che ha già predisposto non solo la chiusura di ben 329 dossier, ma anche il recupero di una somma pari a 223 milioni di euro. Da qui a poche settimane avverrà la realizzazione, insieme alla Ragioneria Generale dello Stato, di una piattaforma nazionale antifrode, che, accentrando le informazioni in un'unica banca dati, rappresenterà il fulcro dell'azione di contrasto alle frodi.
  Tra i miei compiti c'è anche quello di assicurare la tempestiva e continua informazione del Governo alle Camere sugli atti Pag. 11dell'Unione, nel rispetto del ruolo primario che la legge n. 234 riserva al Parlamento. Conto con il vostro sostegno di far approvare entro il prossimo mese la legge di delegazione 2018, che consentirà il recepimento di ventisei direttive europee, diciotto di queste deleghe dovranno essere esercitate entro tre mesi dalla data dell'entrata in vigore della legge, mentre per sette direttive, in considerazione del loro termine di recepimento, è possibile che nel mese di gennaio 2020 la Commissione europea avvii ulteriori procedure di infrazione, quindi il mio sostegno perché questa legge di delegazione venga approvata il prima possibile.
  Voglio anche qui chiarire e prendere un impegno con voi nel determinare un'attività necessaria alla tempestiva predisposizione delle nuove leggi europea e di delegazione europea. Di quest'ultima abbiamo già una prima bozza di disegno legge e io credo che l'obiettivo che noi dobbiamo predisporre è di approvare due leggi di delegazione europea, due leggi europee all'anno. Ovviamente serve il contributo e l'impegno di tutti quanti noi.
  In conclusione, sarà mia cura proseguire l'impegno sul tema delle infrazioni. Oggi la Luiss ha presentato uno studio e io vorrei essere molto chiaro: nel corso dell'ultimo anno le procedure di infrazione sono aumentate, passando da 59 a 81, di cui 71 riguardano casi di violazione del diritto dell'Unione e 10 attengono a casi di mancata trasposizione di direttive del nostro ordinamento.
  Credo che questo sia un punto decisivo e sia anche un impegno del Governo, non a caso ho già predisposto un ricambio nella guida dell'Ufficio infrazioni, richiamando il professor Condinanzi a guidare l'Ufficio infrazioni, forte della sua esperienza in passato, quando passammo da 139 a 59 infrazioni. È un settore di grande rilevanza, a cui l'opinione pubblica e tutto l'impatto della burocrazia dello Stato guardano con attenzione, e credo che sia maggiore interesse nostro e maggior lavoro da fare nel Dipartimento per dare subito un segnale, da qui a dicembre, di controtendenza.
  Le procedure di infrazione nei casi che sono stati portati all'attenzione della Corte di giustizia riguardano un lavoro di riduzione del numero delle procedure a carico del nostro Paese, intensificando ulteriormente l'azione volta a riportare l'incidenza del contenzioso europeo entro limiti fisiologici.
  Cari senatori, deputati, presidenti, vi chiedo scusa per la lunghezza di un lavoro che è frutto non solo di una preparazione del nuovo Gabinetto e del nuovo Ministro, insieme alla Sottosegretaria, ma anche di una rilevanza dei lavori che ho visto entrando nel Ministero, del rispetto che ho per il Parlamento e per le Commissioni, per lavorare insieme su quelle che sono le priorità in un momento (qui sta la lunghezza del mio intervento) abbastanza importante, perché alla nascita di un nuovo Governo e all'impegno con il Parlamento corrisponde la definizione di un nuovo quadro finanziario pluriennale, di una nuova agenda strategica della neo designata Commissione europea e di un impegno per far sì che l'Europa sia all'altezza delle sfide globali. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, ha scatenato la curiosità e la voglia di dibattito. Sono contento di questo, perché abbiamo sedici iscritti a parlare, però bisogna anche fare un conteggio dei tempi. Se riusciamo a stare tutti nei tre minuti (sarò inflessibile sul tempo), riusciamo a fare un dibattito e poi avere la replica del Ministro.
  Darò tre minuti a ciascuno, però rimaniamo nei tempi e sarò molto preciso nel suonare il campanello.

  GIANNI PITTELLA. Grazie, presidente. Colgo l'occasione per rinnovare al Ministro Amendola e alla ex collega europarlamentare Sottosegretaria i miei auguri, con la certezza che faranno un ottimo lavoro (ho grande stima del Ministro e delle sue qualità).
  La peculiarità è stata colta nelle ultime parole del Ministro: c'è un nuovo Governo che si colloca in un nuovo paesaggio europeo, o quantomeno in una nuova consapevolezza europea, consapevolezza dovuta anche al rischio scampato (diciamo la verità). L'Europa si sveglia sempre quando è davanti Pag. 12 al pericolo, e per fortuna si sveglia. Il Governo italiano deve approfittare di questa nuova stagione per cogliere le opportunità, che ha elencato bene il Ministro Amendola.
  Vorrei sottolineare un punto fondamentale, quello della interpretazione flessibile del Patto di stabilità, nel senso di espungere dal Patto di stabilità le spese di investimento. Non ci mettiamo in testa la fantasticheria di cambiare il Patto di stabilità (io lo cambierei, ma dobbiamo essere realisti), ciò che possiamo fare è ottenere una regola d'oro, una greeen golden rule, per spese di investimento nel settore ambientale di transizione energetica. Questo è un obiettivo fondamentale.
  La questione migratoria e la programmazione 2020-2027, la governance sono tutte altre questioni importanti, e mi faccio carico di trasferirle, signor Ministro, la petizione che alcune senatrici, tra cui Cattaneo, Fedeli e credo anche la stessa Emma Bonino, stanno sostenendo per inserire tra i portafogli della Commissione la responsabilità della ricerca scientifica.
  Infine, Ministro, il tema delle alleanze è un tema decisivo, perché le cose che vogliamo fare si possono fare se abbiamo alleanze, altrimenti non facciamo nulla, come è stato dimostrato nel periodo precedente. Anche quando gli alleati possono essere o sembrare antipatici (a volte lo sono e provocano intolleranza o idiosincrasia) dobbiamo ricostruire un asse: con la Francia, con la Germania, anche con la Spagna e con la Grecia, altrimenti non andremo da nessuna parte e non coglieremo alcun risultato. Il suicidio è l'isolamento.

  FILIPPO SCERRA. Buon pomeriggio, ringrazio il Ministro per l'esposizione esauriente.
  Signor Ministro, è attualmente in corso l'Assemblea delle Nazioni Unite, il cui tema principale è quello dei cambiamenti climatici e delle soluzioni globali per contrastarli. Per noi del MoVimento 5 Stelle, che siamo risultati il partito più ambientalista negli scorsi cinque anni di legislatura europea, è un buon punto di partenza che a livello globale sia così tanto cresciuta la sensibilità ambientale, ma non basta. Il New Green Deal, cioè il punto programmatico più importante della Commissione europea per rendere concretamente raggiungibile l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, dovrebbe segnare un ulteriore passo avanti rispetto agli obiettivi che già sono stati prefissati, cioè quello del 40 per cento di emissioni in meno entro il 2030.
  La nuova Commissione dovrebbe a nostro modo di vedere presentare, al più tardi entro il 2021, un piano completo, che miri ad aumentare l'obiettivo dell'Unione europea per il 2030 ad un valore che si avvicini al 55 per cento di riduzione di emissioni.
  Prima di arrivare a questo c'è però la necessità di un processo di transizione equa e controllata verso un'economia a impatto zero, che passi prima di tutto dall'adozione di una nuova strategia industriale, che porti l'Europa ad essere leader mondiale nell'economia circolare e nelle tecnologie pulite anche attraverso la decarbonizzazione dei settori industriali a più alta intensità energetica.
  Per riuscire in questo intento bisogna esercitare un'azione di stimolo per gli investimenti privati, ponendo la finanza verde, la finanza sostenibile al centro della catena di investimento e del sistema finanziario. Questo è l'obiettivo per noi prioritario, che si può raggiungere attraverso la presentazione di una strategia per la finanza verde ed un piano di investimenti per un'Europa sostenibile e la trasformazione di una parte della Banca europea per gli investimenti in una banca che possiamo chiamare banca climatica europea.
  In questa direzione secondo noi sono importanti due sforzi che le chiediamo, se è possibile, di perseguire: incrementare la dotazione destinata al raggiungimento degli obiettivi climatici all'interno del prossimo bilancio pluriennale e di incrementarla fino ad un valore pari al 30 per cento (nello scorso bilancio era pari al 20 per cento) e scomputare gli investimenti pubblici produttivi per green dal calcolo del deficit strutturale per i vari Stati membri. Le chiediamo se questi due obiettivi siano perseguibili.

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  EMMA BONINO. Grazie, signor Ministro. Io volerò molto basso per cercare di esserle utile provenendo da un'esperienza che ho fatto.
  Lei avrà dei funzionari bravissimi, ma sono pochissimi, la sua struttura è di una fragilità impressionante. Lei ci ha raccontato del bilaterale ad esempio con il suo collega francese: se si trova ad essere a Parigi faccia un salto per favore al Ministero degli affari europei, che è stato governato dalla nostra collega Catherine Colonna, e si renderà conto, se poi fa anche un salto in Germania, di cosa stiamo parlando. Quindi questa prima questione credo che lei se la debba porre, altrimenti anche le buone volontà poi si stemperano.
  Credo che la ripresa del Comitato interministeriale, del CIACE, sia fondamentale, perché la grande fragilità italiana tra le altre è sempre stata l'assenza nella fase ascendente sia di collegamento dei vari Ministeri, per cui ognuno ovviamente spingeva le sue priorità, sia nell'indicazione ai funzionari che operano a Bruxelles, che seguono dall'inizio molto spesso senza indicazioni.
  Questo è uno strumento fondamentale, al di là degli altri che lei potrà e vorrà darsi, che sia un livello politico decisionale: non è più possibile che ogni Ministro vada in Europa a negoziare la sua priorità, perché in Europa dialogo vuol dire che qualche volta vinciamo noi e qualche volta vincono gli altri, quindi è il Governo che deve dire quali sono le priorità e qualcuno si deve tirare indietro.
  Per questo è importante che sia inaugurato dal Presidente del Consiglio con forte raccomandazione di coordinamento degli altri ministeri e degli altri funzionari, perché non solo l'Europa deve parlare con una voce sola, ma anche l'Italia a Bruxelles.
  Lascio tutta la parte bilancio pluriennale perché spero avremo un'audizione ad hoc, perché vorrei porre qualche questione, ossia come si moltiplicano i pani e i pesci, perché vengono meno i soldi con la Brexit e noi vogliamo che la Commissione faccia di più, quindi non mi tornano i conti.
  Stiamo attenti quando parliamo di investimenti ambientali, vi segnalo che tutto questo va molto bene, ma a livello comunitario non è stata fatta ancora neanche una lista di cosa si intenda per investimenti ambientali, quindi il lavoro sarà particolarmente lungo, ma di questo parleremo un'altra volta.
  Ultimo punto, i fondi non usati nella sua nuova struttura. Veda di capire perché le regioni non spendono i soldi loro attribuiti. Grazie.

  MATTEO COLANINNO. Buongiorno, Ministro. Anche da parte del nostro neo costituito Gruppo parlamentare Italia Viva, le auguro veramente un buon lavoro per quello che farà soprattutto perché le linee guida che lei ha esposto vanno a coincidere anche con le forti convinzioni di Italia Viva, per cui questo Governo doveva nascere producendo tra le varie cose una netta discontinuità rispetto al Governo precedente sul piano internazionale.
  Stavamo lentamente scivolando verso una progressiva marginalizzazione dell'Italia, in particolare sul terreno dell'Unione europea, quindi da parte nostra ci sarà un sostegno leale alla sua azione, all'azione del Governo proprio nelle linee che lei ha tracciato, in particolare introducendo e affermando un diverso approccio del Governo, più costruttivo e più propositivo, un approccio (cito le sue parole) «lontano dalle logiche di contrapposizione», che certamente avrebbero continuato a fare il male del Paese, il male dell'Italia, il male dei cittadini e il male delle imprese, dell'economia e del lavoro.
  Mi ha molto interessato (vengo alla prima domanda) il cenno che lei ha fatto, quindi le chiedo se possa anticiparci qualcosa di più in termini di strategia competitiva del sistema produttivo italiano proiettato nell'ottica europea. Mi hanno francamente molto impressionato le parole della Cancelliera Merkel, che qualche giorno fa è intervenuta al Salone dell'auto di Francoforte (sappiamo tutti che il settore dell'auto è uno dei moltiplicatori dell'intero sistema economico), dove ha annunciato l'investimento di miliardi di euro sui temi della mobilità sostenibile e dell'elettrico.
  Sono impressionanti le cifre che stanno mettendo in campo i principali gruppi automobilistici Pag. 14 europei e tedeschi in particolare, e la Cancelliera Merkel ha parlato di investimenti infrastrutturali in questo senso, anticipando addirittura la costruzione di milioni di colonnine elettriche e di infrastrutture su tutto il territorio della Germania.
  Il tema da Lei ha annunciato, aiutare e di accompagnare il sistema delle imprese, in particolare le piccole ma non solo, è rilevante e le chiedo quindi se poteva anticipare quali saranno le linee per dare un aiuto competitivo al nostro Paese, perché di fronte agli annunci di sistemi industriali come quello che ho citato dalla Germania è veramente interessante capire quale tipo di aiuto potrebbe avere l'Italia.
  Chiudo, presidente, con un'ultima domanda. Due settimane fa la Banca centrale europea ha annunciato un nuovo quantitative easing per aiutare la crescita e anche perché ci stiamo allontanando dal livello d'inflazione del 2 per cento. Draghi ha esplicitamente invitato i Paesi in surplus a fare politiche fiscali espansive e quindi a spendere di più per sostenere la crescita, un invito condiviso anche da Centeno e Dombrovskis.
  La domanda è questa: come rendere vincolanti questi inviti rispetto ai Paesi in surplus e in che modo creare uno spazio fiscale per i Paesi in deficit come l'Italia? Grazie.

  ELENA TESTOR. Grazie, Ministro, per l'audizione di oggi anche da parte nostra, dal Gruppo di Forza Italia un cordiale buon inizio di lavoro.
  Oggi le linee programmatiche sono state esposte in maniera molto sintetica, per quanto lungo sia stato il discorso, perché è evidente che i temi sono molto difficili e molto articolati da affrontare in una riunione. Ci ha fatto molto piacere la volontà di lavorare e condividere con le Commissioni i temi che affrontiamo in Europa e, passando dal quadro finanziario pluriennale, è evidente che sono stati previsti dei tagli per quanto riguarda la PAC e i fondi di coesione, ma, a meno che gli Stati membri non ne aggiungano di ulteriori, le risorse sono quelle e le priorità sono state evidenziate.
  Mi riferisco alla quota per confrontarci sulla questione dell'immigrazione che in questo momento è importante non solo per l'Italia, ma per tutta l'Europa. È di oggi la notizia che forse l'Europa si aprirà a dare una mano all'Italia nell'affrontare questo tema che ha messo in discussione anche l'Europa, percepita come lontana dai cittadini perché i temi vanno affrontati insieme e non lasciando i Paesi isolati.
  Un altro tema è quello della pressione fiscale. È evidente che nei vari Stati membri c'è una pressione fiscale diversificata, come per quanto riguarda il costo del lavoro. Questi sono temi fondamentali se vogliamo costruire un'Europa unita.
  Ha parlato di 59 infrazioni e siamo arrivati a 81, e mi associo alla collega Bonino nel sottolineare che bisogna lavorare in fase ascendente, perché diversamente le infrazioni non potranno che aumentare se non vi è la condivisione degli Stati membri. Grazie.

  AUGUSTA MONTARULI. Signor Ministro, ho ascoltato con attenzione il suo intervento, la ringrazio, ha volato alto passando addirittura dal muro di Berlino, ma ogni tanto mi viene da chiedermi: l'8 novembre, non il 9 novembre, ognuno di noi dove sarebbe stato, se da una parte o dall'altra, ma non importa.
  Io volerò ancora più basso della senatrice Bonino. Mi fermo alla giornata di ieri, in cui sono capitate due cose di cui io le chiedo spiegazioni. La prima è che c'è stata in Francia la cerimonia relativa al completamento dei primi 9 chilometri del tunnel di base della Torino-Lione: il Governo che lei rappresenta era assente. Lei sa benissimo che l'Unione europea ha incrementato la quota di cofinanziamento dell'opera, per cui addirittura il suo premier ha cambiato idea rispetto alla bontà dell'opera e alla necessità di realizzarla, peccato che né lei, né il suo collega Ministro delle infrastrutture foste presenti.
  Può essere che non siate stati invitati, d'altra parte la Francia ormai ci considera una sua costola, quindi era superflua la sua presenza, ma spero che non sia così e le chiedo perché mancasse lei o comunque un Pag. 15rappresentante del Governo (secondo me lei doveva esserci).
  Secondo fatto che è capitato ieri: Malta. Aspetto con attenzione i dettagli dell'accordo che voi avreste concluso in relazione alla ridistribuzione dei migranti. Mi vien da dire che avete semplicemente dato un entusiasmo agli scafisti per fare in modo di prendere i disperati che arrivano in Italia, ma spero anche rispetto a questa mia osservazione di essere smentita.
  Vorrei che lei mi spiegasse, se l'accordo è stato effettivamente concluso, quale ridistribuzione avranno gli oltre 180 migranti che sono appena sbarcati sulle coste della Sicilia. Visto che lei ieri in agenzia ha detto che l'Italia finalmente non è da sola in Europa, le faccio la mia terza domanda. Visto che spero lei abbia ragione e che non siamo soli in Europa, la prego di alzare il telefono appena esce da questa graziosa sala per contattare il Ministro francese o l'ambasciatore francese e farsi dare i nomi dei due gendarmi che l'anno scorso a Claviere hanno fatto scendere un migrante nel nostro territorio da un treno, lo hanno fatto entrare in una saletta adibita ad un'organizzazione non governativa...

  PRESIDENTE. Deve concludere, collega...

  AUGUSTA MONTARULI. Le chiedo se sia intenzionato a chiedere i nomi dei due gendarmi, visto che la Procura di Torino ha avviato un'inchiesta su questo, ritenendo che ci sia un'ipotesi di reato e la sta archiviando perché le autorità francesi non stanno fornendo i nomi dei due gendarmi.

  MATTEO LUIGI BIANCHI. Grazie, signor Ministro per la sua presenza e per la relazione esaustiva. Ha già risposto ad alcune domande che volevo farle, però ne porrò tre sul tema della migrazione, della sussidiarietà e delle risorse proprie del bilancio dell'Unione europea con alcune considerazioni.
  La prima considerazione è che abbiamo capito che l'attuale Presidente della Commissione europea all'attuale Governo sostenuto da PD e MoVimento 5 Stelle piace molto, tant'è che l'avete votata, ma nel discorso introduttivo di Ursula von der Leyen non trovo nessun passaggio che sia topico e di interesse per il nostro Paese: tante questioni di principio che partono dal Green Deal sull'onda di Greta. Noi vogliamo fare i primi della classe sul tema ambientale, cosa che mi sta assolutamente bene, ma sul tema di chi realmente inquina il nostro pianeta l'Unione europea vorrà dire qualcosa? I Governi degli Stati membri vorranno dire qualcosa ai cinesi e agli indiani? Abbiamo come obiettivo quello di essere i primi della classe, ma non diciamo nulla a chi inquina il pianeta.
  Il tema dell'immigrazione. Io sono molto preoccupato rispetto alla vostra posizione, stavo guardando i dati: nel 2017, 120.000 sbarchi; per contro, nel 2019, circa 7.000. Credo che quanto è successo a Malta ieri sia di assoluta preoccupazione per il nostro Paese, dovete essere sinceri nei confronti del Parlamento e dei cittadini e dire se volete smantellare la politica fatta dal ministro Salvini con il passato Governo, e – permettetemi, amici 5 Stelle – io mi sentirei in imbarazzo a passare da una posizione di un certo tipo, che avete sostenuto tramite il passato Governo grazie anche alla determinazione del ministro Salvini, a sostenere oggi l'esatto opposto.
  Il tema del Quadro finanziario pluriennale (QFP). Abbiamo capito che sono state spostate delle risorse sul tema dell'immigrazione a discapito di altri capitoli, uno su tutti il tema dell'agricoltura. Arrivo dalla regione Lombardia, la prima regione agricola d'Italia, una delle più importanti d'Europa e abbiamo capito che questo Governo sostiene il quadro finanziario pluriennale che toglie risorse all'agricoltura.
  Arrivo al tema delle piccole e medie imprese, che è un elemento topico del nostro Paese, e concludo, presidente. Cosa volete fare sul tema della piccola e media impresa italiana da sostenere? Se l'Unione europea vuole essere un'unione di natura sussidiaria, dando la possibilità ai territori e agli Stati membri di poter gestire le cose che possono gestire, allora probabilmente la piccola e media impresa italiana potrà Pag. 16ancora essere competitiva sul mercato europeo e sul mercato globale.
  Diversamente, centralizzando tutto da Bruxelles, è evidente che coloro che ne avranno beneficio saranno la grande impresa manifatturiera tedesca e francese a discapito delle nostre.
  Ultimissimo passaggio, c'è il tema delle risorse proprie. Anche qui, diciamocelo chiaramente se volete come nuovo Governo sostenere o meno una tassa europea.
  Concludo: no taxation without representation, dicevano gli americani. Io credo che, prima di introdurre una nuova imposta, dobbiamo dare veramente una centralità al Parlamento europeo, consentendogli di poter legiferare. Diversamente, è una rappresentanza zoppa. Personalmente, quindi, ma anche la Lega, siamo assolutamente contrari sul tema di una [audio incomprensibile] nuova tassa europea.

  GIUSEPPINA OCCHIONERO. Saluto il Ministro, a cui auguro buon lavoro e che ringrazio per la disponibilità e per i chiarimenti che ci ha fornito.
  Procederò per schemi, in modo da rimanere nei tempi che mi saranno concessi.
  Quando parliamo di trattati dell'Unione europea, in genere parliamo di spazi e di princìpi di libertà, di giustizia e di sicurezza comune. È evidente, quindi, che facciamo riferimento all'ampia gamma dei diritti conquistati nel corso del Novecento, rispetto ai quali dobbiamo essere spinti da un animo che vuole coltivarli, ampliarli e difenderli, anche perché i rigurgiti nazionalistici sono sempre dietro l'angolo.
  Chiedo, quindi, al Ministro se è d'accordo nel pensare che tutto sommato quei princìpi dell'Unione europea (diritti, inclusione sociale, mercati e rigore finanziario) debbano essere gestiti ai sensi dell'articolo 7, quindi perseguìti in coerenza gli uni con gli altri. In sostanza, basta con la prevalenza dell'attenzione verso il rigore finanziario. Piuttosto, non sottovalutiamo anche gli altri princìpi dell'Unione europea.
  Inoltre, vorrei sapere quale posizione avrà il nostro Governo rispetto alla Polonia e all'Ungheria, che sappiamo essere sottoposte a una procedura di violazione dello stato di diritto.
  L'ultima domanda riguarda il fondo salva Stati. Sappiamo che cos'è, sappiamo che la Germania nel 2012 ha voluto subordinare l'accesso alla condizionalità del rispetto del rigore del debito: che cosa pensa di fare il Governo rispetto al negoziato in corso sulla revisione del fondo salva Stati, che prevede un irrigidimento della condizionalità, da cui potrebbe emergere anche un danno per l'Italia. Non crede che dovremmo mettere il veto su questa riforma rispetto a questo tema?

  PIERO DE LUCA. Ringrazio anch'io il Ministro Amendola per la sua presenza, che segna senza dubbio un fatto nuovo nella dialettica politica italiana di questi ultimi mesi. Anzitutto, abbiamo finalmente un Ministro per gli affari europei dopo quattro lunghissimi mesi di vuoto clamoroso, in una fase difficile in cui addirittura rischiamo l'apertura di una procedura d'infrazione per debito eccessivo. Abbiamo un Ministro per gli affari europei che considera virtuoso, importante e decisivo il dialogo col Parlamento europeo e che evita di accampare scuse o pretesti per evitare di riferire alle Camere le proprie linee programmatiche.
  Vi è di più. Possiamo dire che l'Italia ha finalmente un Ministro che svolge in pieno le proprie funzioni. I primi dieci mesi del primo Governo Conte hanno visto il rappresentante del Governo nel suo dicastero andare solo una volta a Bruxelles, non essere neppure al corrente dell'esistenza di una task force alla Presidenza del Consiglio che si occupa di Brexit, e quindi non curare minimamente gli interessi del nostro Paese sui tavoli europei.
  Oggi, lei ha esposto con grande competenza, convinzione e precisione le linee guida di un lavoro complesso, ma che va svolto, e noi condividiamo in pieno questo suo approccio, con logiche di concertazione e non di scontro. Gli interessi del nostro Paese in Europa si difendono partecipando innanzitutto ai lavori nei tavoli europei con competenza, con dialogo, in modo serio e costruttivo.
  La rinnovata autorevolezza e i risultati ultimi che si stanno ottenendo – penso al risultato delle ultime ore, al vertice della Pag. 17Valletta sul tema della gestione del fenomeno migratorio – dimostrano un nuovo cambio di passo della nostra presenza del Governo in Europa.
  I temi su cui credo che dobbiamo recuperare il tempo perso nei mesi passati sono quelli che lei ha elencato. Io ribadirò soltanto alcuni aspetti.
  Dobbiamo sicuramente lavorare per superare il Regolamento di Dublino, aprire canali umanitari per quanto riguarda la gestione migratoria e immaginare di inserire meccanismi premiali, ma soprattutto sanzionatori, per gli Stati che non rispettano i propri obblighi di responsabilità ed equa ripartizione delle responsabilità; lavorare per far approvare l'istituzione della Guardia costiera europea di 10.000 uomini, di agenti Frontex. Questo è un lavoro che abbiamo interrotto nei mesi precedenti.
  Per quanto riguarda il quadro finanziario pluriennale, invece, credo che siano giusti il lavoro e l'obiettivo di aumentare le risorse proprie per raggiungere soprattutto due obiettivi. Il primo è di carattere sociale.
  Avevamo una proposta ferma in Europa che dovremmo rilanciare, quella di un meccanismo di assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione ciclica, da gestire con risorse europee. Bisogna aumentare le risorse per gli investimenti in cultura ed educazione. Penso ai programmi Erasmus+. Soprattutto, servono investimenti sostenibili. Bisogna recuperare il tempo perso. Se rischiamo di perdere fondi della politica agricola comune, è per i ritardi accumulati nella precedente gestione del dicastero che lei oggi guida.
  Ci sono, quindi, degli importanti traguardi che io sono convinto riusciremo a perseguire mettendo di nuovo l'Italia in condizioni di essere alla guida di una nuova agenda strategica europea con competenza, autorevolezza e capacità di leadership e di guida che avevamo perso nei mesi passati.

  SIMONE BOSSI. Ascoltando il collega De Luca, mi chiedevo se quando andrà in Europa avrà le stesse deleghe che aveva il Ministro che l'ha preceduta, il Ministro Savona, o andrà in Europa senza nessuna capacità di portare le istanze del Governo italiano. Questa è una domanda che mi sta a cuore per capire il lavoro che poi potrà fare quando andrà in Europa a battersi per noi.
  Sinceramente, l'ho ascoltata molto e mi aspettavo di sentire oggi da lei le proposte che deve portare avanti il nostro Paese. Non basta dire che l'Italia deve avanzare le proposte. Bisogna farle.
  Le linee programmatiche che abbiamo approvato precedentemente, col Governo precedente, le abbiamo portate avanti anche con persone che siedono accanto a lei, che sono i due presidenti. Sono state votate, sono state sottoscritte, e quindi si sono presi degli impegni, impegni che oggi mi chiedo come possano portare avanti le stesse persone che sono sempre sedute accanto a lei.
  Si parlava, all'epoca, di sovranità, sovranità che oggi non si sente più neanche nominare. Si parlava, all'epoca, di immigrazione, e sono stati fatti e presi degli impegni ben precisi sull'immigrazione. Oggi, vediamo che è cambiato totalmente il registro che dettava le linee di movimento di questo Governo.
  Ricordo che, nel frattempo, mentre andiamo a Malta a fare qualcosa, non si sa bene cosa – non si è ancora capito che cosa sarà, visto che non abbiamo visto nulla – in Italia gli sbarchi sono aumentati del 300 per cento in una settimana, dato non poco rilevante.
  In tema di agricoltura, anche per noi ci sono delle priorità fondamentali. L'agricoltura oggi è forse la battaglia della vita che l'Italia deve fare in Europa. Sappiamo tutti benissimo che in Italia si vive di agricoltura. Penalizzare questo settore per il nostro Paese sarebbe comunque una grossa sconfitta, e soprattutto si perderebbero centinaia di migliaia di piccole aziende, che sono quelle che fanno il tessuto economico del nostro Paese.
  Le ho sentito poi richiamare due termini: tempestività e informativa. Vorrei ricordarle questi due termini forse tra qualche mese, vedendo e sperando che siano cose che poi riuscirà a fare.

  FRANCESCA GALIZIA. Grazie, Ministro, per il suo intervento. Pag. 18
  Devo dirle che ho apprezzato molto il suo intervento, perché ha espresso chiaramente le linee programmatiche che si porteranno avanti. In particolare, ho apprezzato il nuovo approccio verso il fenomeno immigratorio, visto non più come una questione di emergenza, bensì come un vero e proprio problema strutturale.
  Soprattutto, per quel che riguarda i flussi provenienti dal Nord Africa, è bene inserire la tematica dei flussi migratori in un'ottica di bacino del Mediterraneo. A volte, ci vediamo come Europa o come Italia isolati e perdiamo di vista, invece, il contesto globale, quello che ci circonda. Ecco che impostare il fenomeno migratorio all'interno del bacino del Mediterraneo potrebbe cambiare anche le prospettive dell'approccio, di un fenomeno che quindi non è emergenziale, ma strutturale, che vede aspetti che riguardano la demografia, l'economia e tanti altri.
  Mi piace, quindi, quest'approccio che porta avanti una proposta strutturale per affrontare questo problema.
  In quest'ottica, appunto, visto che a La Valletta lo scorso novembre si è tenuto un mini summit, certamente è appena il primo passaggio, però è un passaggio importante, perché si apre un capitolo nuovo, quello di un dialogo e quello della negoziazione, che finora certamente non erano stati al centro della nostra agenda. Come dicevo, però, è semplicemente un primo passaggio. Tale documento dovrà ancora essere discusso nel Consiglio Giustizia e Affari interni il prossimo 7-8 ottobre con altri 24 Paesi.
  Ovviamente, si è discusso di questa tematica anche tra il Presidente Conte e il Presidente Macron. Anche questo tema continuerà a essere oggetto di dibattito nel prossimo futuro e nel prossimo Consiglio europeo che si terrà il 17 e il 18 ottobre.
  Ora, io le vorrei chiedere quali sono le nostre proposte a livello di Governo per promuovere politiche in ambito migratorio per quanto riguarda la politica estera, il quadro finanziario pluriennale e la revisione dell'apparato normativo e che cosa si vuole fare nell'ambito dei corridoi umanitari europei, di cui abbiamo parlato anche precedentemente con il Ministro Moavero Milanesi, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel precedente Governo, nell'ambito di un'audizione che si è tenuta ugualmente in questa sala. Soprattutto, le vorrei chiedere come vede la collaborazione con i Paesi terzi vista appunto quella che deve essere l'ottica dei flussi migratori all'interno del contesto del Mediterraneo.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Grazie, Ministro, di essere qui. Lei oggi è Ministro di tutti gli italiani. Mi auguro che farà bene il suo lavoro e difenderà gli interessi della nostra Nazione.
  Purtroppo, glielo dico sinceramente, noi di Fratelli d'Italia abbiamo un po’ di pregiudizi nei confronti degli esponenti del Partito Democratico che ci rappresentano in Europa. Spero di essere smentito, ma finora abbiamo la situazione di un Partito Democratico benvoluto in ambito europeo perché faceva più gli interessi di Francia, Germania e tecnocrati europei che quelli dell'Italia.
  Abbiamo avuto l'esempio dell'allora Ministro degli affari esteri Gentiloni, che di soppiatto e senza che nessuno abbia ancora capito perché ha firmato il trattato di Caen, che prevede la cessione dall'Italia alla Francia di parti di mare italiano molto pescoso, e ancora ci devono spiegare il motivo di questo trattato firmato e non ratificato dal Parlamento anche perché il problema è stato sollevato sui media da Fratelli d'Italia.
  Abbiamo avuto lo scandalo del Ministro Gualtieri, che gli italiani hanno scoperto essere Ministro perché Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, ha annunciato al mondo le congratulazioni per un Ministro che gli italiani non sapevano fosse Ministro.
  Soprattutto, le chiedo se giudica normale che un suo predecessore, Sandro Gozi, dopo aver difeso gli interessi dell'Italia, o almeno era pagato per fare questo, sui tavoli europei, è stato poi candidato dal partito di Macron in Francia alle elezioni europee e oggi è pagato dal Governo francese.
  Le chiedo, e chiedo che mi risponda alla fine, se possiamo aspettarci che alla fine della sua esperienza lei sarà a busta paga Pag. 19del Governo tedesco o del Governo francese o del Governo del Lussemburgo. Le chiedo di smentirlo da adesso, così sapremo, quando lei sarà a un tavolo, se dobbiamo aspettarci...

  FILIPPO SENSI. (fuori microfono) ... non è busta paga...

  PRESIDENTE. Collega Sensi, facciamolo andare avanti.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Presidente, se c'è un dibattito, lo facciamo.

  PRESIDENTE. Prego, vada avanti.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. In particolare, giudicheremo se sta difendendo gli interessi italiani o gli interessi di altri su alcune questioni che vado a elencare in modo molto veloce, perché so che ho pochi secondi.
  Per la questione migratoria, l'Unione europea ha stanziato in totale 6 miliardi per gli accordi con la Turchia per fermare la rotta balcanica: intende chiedere 6 miliardi anche per la rotta del Mediterraneo centrale?
  In Libia abbiamo un atteggiamento ostile – non lo dico io, lo dicono i nostri servizi – della Francia verso i nostri interessi nazionali: intenderà porre questo problema in ambito europeo?
  È stato ricordato prima di me dalla collega Occhionero, il fondo salva Stati è una fregatura per l'Italia: se lei intenderà...

  PRESIDENTE. Concluda, collega, velocissimo.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Sono velocissimo.
  Il meccanismo di compensazione sull'euro (tedesco, non italiano) dice che grazie all'euro ogni tedesco ha guadagnato 23.000 euro e ogni italiano ne ha persi 70.000: porrà questo problema in ambito europeo?
  Da ultimo, la questione del dumping fiscale: le domando se chiederà conto degli enormi meccanismi di elusione fiscale all'interno dell'Unione europea, campione del mondo...

  PRESIDENTE. Ha formulato la domanda. Devo toglierle la parola, perché ha sforato.

  ANTONELLA PAPIRO. Tra le linee programmatiche del suo ministero, si è fatto riferimento alla necessità di promuovere le opportune modifiche all'eccessiva rigidità dei vincoli europei in materia di politica o di bilancio pubblico attraverso una revisione delle attuali regole economiche della governance post-crisi.
  In particolare, sia il Presidente del Consiglio sia lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno auspicato nelle scorse settimane l'avvio di un processo di riesame del patto di stabilità e crescita.
  Proprio nel momento in cui si discute del bilancio europeo nei prossimi sette anni, quali strumenti si intende promuovere nelle sedi europee in termini di flessibilità e condizionalità? Penso, per esempio, a un rafforzamento dei margini di intervento sul clima e sulla disoccupazione per rilanciare, nel quadro della nuova Commissione europea, investimenti orientati a rafforzare la coesione sociale e la crescita inclusiva, a partire da quelli legati alla sostenibilità ambientale e sociale, semplificando le regole e contrastando allo stesso tempo quelle politiche di dumping sociale, salariale e fiscale in Europa che impoveriscono il nostro tessuto produttivo e la nostra economia.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA. Buongiorno, Ministro. Torno sull'argomento TAV. Io sono deputato piemontese, eletto in provincia di Torino, e anch'io ieri ero presente alla cerimonia per il completamento del primo segmento del tunnel di base della Lione-Torino. Signor Ministro, sappiamo che per la mia regione, per il mio Piemonte – la città metropolitana di Torino è quella con più problemi di disoccupazione e di lavoro di tutto il nord del Paese – TAV vuol dire lavoro oggi, domani, a completamento Pag. 20dell'opera, vuol dire ambiente, un milione di tir in meno nella Val Padana.
  I Paesi civili, signor Ministro, convertono la gomma a ferro. La mia domanda, quindi, sarà molto precisa e differirà leggermente da quella della collega che mi ha preceduto sull'argomento.
  Con preoccupazione ci chiediamo: qual è l'atteggiamento del nuovo Esecutivo sul tema TAV? Glielo chiedo da deputato piemontese, da deputato della provincia di Torino.
  Nella vostra articolata e composita maggioranza, signor Ministro, avete tre componenti a favore della TAV (il Partito Democratico, Italia Viva-Renzi e il Partito Socialista italiano, perché nella vostra composita maggioranza, che comprende anche il MoVimento 5 Stelle, oggi c'è anche il Partito Socialista italiano). Contro il tema TAV ci sono LEU e il MoVimento 5 Stelle, che non ammette neanche l'esistenza della galleria in cui io mi sono recato ieri con altri colleghi piemontesi per vedere la cerimonia di chiusura del primo tratto di TAV.
  A fronte di Partito Democratico, Italia Viva-Renzi e Partito Socialista italiano a favore, contro abbiamo LEU e MoVimento 5 Stelle, che però rappresentano, all'interno della vostra maggioranza, la maggioranza della maggioranza: quale criterio vince, signor Ministro, il criterio del numero di componenti, quello del numero di parlamentari o quello del bene del Paese?

  STEFANO CANDIANI. Farò un breve focus su un tema che però, rispetto a tutte le altre osservazioni fatte, pare sfuggente.
  Siamo in una stagione nella quale vince un'abbondante pennellata di retorica europeista, negando qualsiasi critica, anche doverosa, a un'Europa che oggettivamente non ha funzionato e non funziona, sennò non ci sarebbero stati i problemi e le tensioni che hanno generato anche in altri Paesi, e penso alla Gran Bretagna, la necessità di uscire.
  A proposito, non commetta lo stesso errore che commise il già citato Sandro Gozi: nella XVII legislatura – non so alla Camera, ma non mi risulta – certamente in Senato non si tenne un dibattito mai, né in Aula né in Commissione sulle ragioni di Brexit, su quali considerazioni andassero fatte e su quali ragioni abbiano portato un Paese a chiamarsi fuori dall'Unione europea. Nel momento in cui neghi l'analisi del problema, vuol dire che non sei in grado di dare una soluzione del problema. Su questo la valuteremo, e sarà sicuramente, la nostra, un'azione molto precisa.
  C'è tutto un tema che riguarda le strutture di governo dell'Unione europea che non viene toccato: l'Unione europea è vecchia, strutturata male e non rappresentativa dei cittadini. Non c'è una Commissione eletta e scelta dal popolo, non c'è un Governo scelto dal popolo. Al contrario, ci sono organismi, come il Consiglio europeo, in cui i Paesi stessi sono in conflitto tra loro.
  Tutto questo non è oggetto di dibattito, né di linee programmatiche, né di analisi, quando a nostro avviso occorre una sana e profonda revisione degli stessi organi di governo dell'Unione, che non sono rappresentativi delle istanze popolari, ma, alla meglio, di singoli interessi nazionali, che abbiamo visto nel caso specifico confliggere uno con l'altro e, nel caso dell'Italia, generare negli anni passati questo peso e questi accordi. Non per niente, lo scorso anno Francia e Germania hanno fatto accordi bilaterali, in una stagione nella quale il Partito Democratico a cui lei appartiene si sperticava in lodi europeiste.
  Ora, è evidente che, se il vostro entusiasmo europeista non tiene conto di queste condizioni, temo che sottoporrà l'Italia a una nuova gogna da parte degli interessi di altri Paesi.
  Ci sono questioni aperte importanti. Penso al Fiscal Compact. Penso anche alle stesse modalità degli accordi di Malta, che lasciano ai singoli Paesi il trovare accordi per la reimmissione in Paesi terzi, dichiarando in sé l'incapacità dell'Unione europea di qualsiasi azione di politica estera coordinata.
  Quest'autorevolezza manca totalmente nel suo discorso, un discorso che può andar bene per qualsiasi stagione, ben fatto, e su questo, per l'amor del cielo, le diamo tutto il rispetto, ma manca questo tipo di approccio metodico e strutturato. Pag. 21
  Non possiamo limitarci, presidente, a gestire le infrazioni o i provvedimenti in fase ascendente o discendente, altrimenti questo sarebbe semplicemente un timbrificio in funzione di interessi che non appartengono poi al popolo. Non possiamo essere questo. Questo vogliamo sentirci dire, su questo le chiedo spiegazioni.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Amendola per la replica.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Parto proprio da quello che diceva adesso il senatore Candiani, perché è giusto.
  Io non sono né un ottimista né un pessimista. Diciamoci realisti ben informati. Noi sappiamo che la costruzione dell'Unione europea, in questa fase storica, è non fermarci in mezzo al guado, ma andare verso un'integrazione maggiore, cosa che altri partiti non sostengono. Io credo che sia una necessità storica per l'età globale in cui viviamo.
  L'onorevole dei Fratelli d'Italia mi criticava perché parlavo del muro di Berlino. Ovviamente, io sto dall'altra parte del muro di Berlino, cioè questa parte. Non abbiamo dubbi su questo. Credo, però, che vada ricordato oggi perché è un elemento fondativo della nostra storia.
  Il problema, e su questo le vorrei dare ragione, è che l'elemento fondativo che dovrebbe muoverci tutti e 27 non è solo il ricordo del passato, il saluto di Mitterrand e Kohl sul confine o Willy Brandt che si inginocchia nel ghetto di Varsavia. Il nostro problema è come affrontiamo le sfide che abbiamo tutti noi dinanzi, 27-28.
  Noi siamo 500 milioni di persone, ma siamo una minoranza nel mondo, e il mondo ha delle competitività e delle complessità, degli squilibri tra continenti che noi come europei, non solo come italiani, dobbiamo affrontare.
  Dico sempre che il problema non è litigare noi e Bruxelles, noi e Francoforte, noi e Parigi, noi e Berlino. Il problema è il rapporto tra Bruxelles, Francoforte e Berlino con il resto del mondo.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA. (fuori microfono) ... Roma...

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Solo una vicenda come quella dei dazi commerciali e della...

  PRESIDENTE. Collega Giglio Vigna...

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Va bene, io sono abituato.

  PRESIDENTE. Non va bene.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Vengo dalle sezioni di partito, quindi questa è diplomazia in confronto.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti con la replica. Collega Giglio Vigna, parlerà dopo il Ministro.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Volevo fare un ragionamento. Il senatore Candiani dice: attenzione. L'Europa, come diceva un poeta, è un po’ come il sole d'autunno, oggi: splende ma non scalda. Il problema è che, per farlo scaldare e per uscire da un'idea per cui tutto procede bene, dobbiamo guardare le ragioni fondamentali dell'oggi, e l'oggi è come noi stiamo al mondo come europei, come reggiamo la competitività, come reggiamo gli squilibri tra continenti. Non solo, infatti, sono squilibri demografici, ma sono squilibri anche di gestione dei processi globali.
  Su questo credo, e troviamo tutti gli spunti e gli approfondimenti, dovremmo ragionare, anche nel rispetto delle differenze, non ho problemi. Credo che sia interesse di tutti quanti noi.
  Il senatore Bossi giustamente dice: lei oggi viene, fa promesse, siamo abituati a queste sfide. Credo che insieme alla Sottosegretaria Agea riusciremo a ingaggiarci come Commissione, io insisto anche come cabina di regia, a Bruxelles. Non a caso, la riuniremo subito, e saranno rappresentati tutti i gruppi, sul QFP.
  È ovvio, il Governo ha la fiducia del Parlamento, ma dobbiamo mettere a sistema anche tutto il lavoro che fanno gli europarlamentari a Bruxelles, un lavoro Pag. 22fondamentale per gli interessi nazionali. Noi dobbiamo cercare di triangolare il nostro impatto anche su quelle misure.
  Vengo ad alcune risposte. Mi scuserete se ad altre non tornerò, perché su alcuni temi do pienamente ragione a quello che ha detto il senatore Pittella, che insieme al senatore Scerra pone il tema di come dentro il patto di stabilità e crescita riusciamo a trovare margini di flessibilità anche per fare investimenti cosiddetti green. Non è una moda. Siamo di fronte a un impatto della sostenibilità economica, dell'economia circolare, del cambiamento, di una transizione che sarà complicata anche per le industrie italiane, di un passaggio a un'economia orientata alla difesa dell'ambiente e a trasformarsi. Bene, dentro questo lavoro, le proposte per investimenti green saranno fondamentali.
  La Commissione ha aperto il varco. È una priorità, e per questo abbiamo sostenuto Ursula von der Leyen. È evidente che il riesame del patto di stabilità e crescita, come anche auspicato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella lettera alla forum Ambrosetti, è il grande tema su cui lavoreremo, ma non è una riforma che si fa dall'oggi al domani quella sui criteri generali del patto di stabilità e crescita. Quello che possiamo fare dentro il patto di stabilità e crescita, già su grandi questioni come quella degli investimenti, è riuscire a individuare nuove strade.
  Ha ragione la senatrice Bonino, lo dico in contumacia. È evidente, noi abbiamo una struttura ministeriale che a volte fa un lavoro anche di raccordo con il lavoro degli altri ministeri. Molte delle normative che abbiamo sono fondamentali per evitare infrazioni o modificare problematiche. Bontà vostra darci una mano ad avere più personale e più sostegno per un ministero che diventa importante nella fase di coordinamento per evitare rischi.
  L'onorevole Colaninno, che saluto, pone il tema che noi abbiamo a cuore, perché noi esportiamo per il 50 per cento del nostro prodotto nazionale in Europa, e quindi è lì l'ambito naturale della nostra prima proiezione, dove dobbiamo capire come interconnettere la grande qualità della nostra impresa, questa nostra capacità, che potrei dire gioca su tutti gli scacchieri, non solo in Germania – cito il caso della Polonia e di altri Paesi – con i programmi europei che danno una mano. Il fattore ricerca, valore aggiunto delle nostre imprese, può trovare lì una chiave per rendersi più forte.
  Ovviamente, il tema delle piccole e medie imprese, come diceva anche l'onorevole Testor, rientra in questo, perché la dimensione a volte non competitiva, anche se di grande qualità, ha bisogno di trovare una chiave di rafforzamento in Europa.
  Come si fa? Lo strumento – ci tornerò, oggi per brevità non riesco a farlo – è la fase due del programma Juncker (Invest European Union), che è la fase in cui, grazie all'apertura fatta anche dai Governi di centrosinistra, riusciamo ad avere un piano di investimenti con leve di moltiplicazione, che ovviamente all'epoca considerammo non sufficienti, ma che ci permettono di costruire un apporto per il nostro sistema imprenditoriale.
  Per quanto riguarda la questione del fondo salva Stati sollevata dall'onorevole Occhionero e da altri, tengo a precisare che sono il primo Ministro audito, ma qui non posso sostituire il Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) o il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la TAV. Non vorrei essere molto maleducato con i miei colleghi. Se inizio a rispondere su materie loro, è ovvio che mi trovo in difficoltà, e faccio trovare in difficoltà i miei colleghi.
  Sul fondo salva Stati, però, su cui c'è una parte della nostra competenza, anche se è maggiormente MEF, si sta lavorando per trasformarlo da meccanismo di pura stabilità a equilibrio tra solidarietà. È una funzione quasi di stabilizzazione automatica in termini di crisi e di sistema economico.
  La nostra competenza, e su questo lavoreremo, è una parte del meccanismo che sta nel quadro finanziario pluriennale per i prossimi sette anni. Su quel meccanismo, ovviamente insieme al MEF, che ha la prerogativa del sistema, possiamo intervenire per casi soprattutto indicati di shock asimmetrico, Pag. 23 su cui abbiamo una possibilità come competenza nostra di intervenire.
  Molti hanno sollevato il tema migrazioni. Vorrei fare all'onorevole Bianchi una precisazione: assolutamente, no. Non c'è nessun baratto fondi PAC/fondi migrazioni. Nel quadro della Commissione, nei numeri della Commissione, anche se ottiene un saldo netto – qualcun altro sollevava il tema – perché c'è la crescita del contributo di altri Paesi, noi faremo battaglia insieme a voi, insieme ai nostri parlamentari europei perché i fondi PAC e i fondi coesione non diminuiscano.
  Tendo a specificare che nel fondo PAC, non solo siamo preoccupati per la diminuzione, ma siamo preoccupati soprattutto per quel tema del coefficiente di convergenza esterna. Il rapporto che abbiamo in agricoltura tra fondi e territorio/ettaro svantaggia l'Italia. È un criterio che nella precedente PAC ci ha svantaggiato per cifre molto alte. Non è questo il punto. Non c'è un cambiamento di bilanciamento delle poste. Su PAC e su fondi coesione proprio la cabina di regia del Parlamento a Strasburgo è molto utile per avanzare le nostre proposte.
  C'è un tema: sui fondi per quanto riguarda i migranti si sta andando a una ristrutturazione. Significa un unico sistema di proiezione esterna, che è NDICI (Neighborhood, Development and International Cooperation Instrument), l'acronimo inglese, al cui interno si riorganizzano anche fondi strutturali per confrontarci con questa sfida.
  Attenzione, io cito un esempio, poi ne discuteremo nelle prossime riunioni: Frontex ha un bilancio altissimo, ma io vorrei vedere il nostro interesse nazionale per quanto riguarda l'utilizzo dello strumento Frontex. Nel quadro finanziario pluriennale, magari Frontex e alcune poste in bilancio nella sfera migrazione, difesa dei confini e solidarietà possono essere riorganizzati. Tenevo a precisare che non c'è nessuno scambio tra le nostre priorità e le nostre linee rosse.
  Per quanto riguarda tutte le sollecitazioni fatte, e ringrazio Galizia, Fazzolari, Papiro, Giglio Vigna e, da ultimo, Candiani e tutti gli altri, è ovvio che cerco e cercherò sempre di rispondere alle vostre domande. Se me lo permettete, però, io non vado mai in deroga al lavoro che fanno i miei colleghi. Credo che sulle questioni che avete sollevato riguardo altri temi sia anche compito loro.
  Ho precisato che su Malta c'è un primo impegno, che questo vertice della Valletta è un tema del Ministero dell'interno, che credo nell'audizione potrà spiegare.
  Io vorrei solo sottolineare, senza faziosità o senza scontro polemico tra noi tra chi è più bravo e chi è meno bravo, che è un tentativo. Abbiamo compreso che la materia è strutturale. Abbiamo 6.000 sbarchi solo da gennaio ad agosto-settembre.

  PRESIDENTE. Collega, faccia finire il Ministro. Mi sembra che stia rispondendo...

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Per educazione, sto rispondendo. Se vuole che non sia educato, sto zitto. Non mi offendo mai. Sono la persona meno...

  PRESIDENTE. Ministro, vada avanti. Facciamolo finire.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Sto dicendo che è competenza mia perché nel quadro finanziario pluriennale c'è la ristrutturazione, ma se fate domande su Malta, vi devo precisare che quella è una competenza... Non a caso, c'era il Ministro dell'interno.
  Sto solo dicendo che, se guardiamo da giugno 2018 a settembre 2019, abbiamo 15.000 sbarchi. Abbiamo trattato per 25 casi di ONG, ma sappiamo che il monte degli arrivi, anche sulla rotta che va verso la Spagna o verso la Grecia, è molto alta, perché è un fenomeno strutturale. Sappiamo che arrivano comunità non solo dall'Africa, ma arrivano anche dall'Asia.
  Quello che dico per ragionare tra noi senza polemiche è: troviamo una fisiologia come Unione europea che sia strutturale, e quindi accordi tra i Ministri dell'interno per quanto riguarda la fase di primo arrivo, ma accordi anche per gestire sulla Pag. 24lunghezza una nuova insicurezza in solidarietà, una nuova attività. Si può fare? Sì.
  Vi ho detto che i capitoli di bilancio di Frontex vanno discussi, va discussa la proiezione esterna con questo nuovo strumento che è NDICI, va discussa anche una politica comune sulle riammissioni, non solo sui ricollocamenti. Anche sui rimpatri l'Unione europea dovrebbe lavorare insieme. Vanno discussi in maniera seria e approfondita tutti questi canali.
  È ovvio che si può dire che abbiamo delle differenze. Io credo che il nostro interesse nazionale sia essere un Paese al centro delle politiche dell'Unione europea, al centro di un tentativo, non solo di cambiare alcune normative che non funzionano o di cambiare il Regolamento di Dublino, ma anche quello di portare quest'alleanza a discutere di come essere uniti.
  Sempre tornando al muro di Berlino, c'è una ragione per cui Frontex ha una sua sede in Polonia: all'epoca, all'inizio dell'Unione europea, si pensò che il tema migratorio riguardasse l'Est Europa. Oggi riguarda il Mediterraneo.
  Io non so come saranno i flussi, anche perché la demografia cambia: il 53 per cento della popolazione sarà asiatica da qui a vent'anni. Non sappiamo quali saranno i flussi migratori verso il nostro continente.
  Quello che noi suggeriamo agli amici, anche quelli che vengono a fare esternazioni in Italia, è di ragionare da alleati, in solidarietà e sicurezza. Oggi, l'Italia, la Spagna e la Grecia soffrono di più, domani non si può sapere quali saranno le nuove rotte di migrazione. Far bene all'Europa oggi in solidarietà, anche con strumenti nuovi come i corridoi umanitari, che si sono fatti in quest'anno con il Governo precedente, forse è più utile che litigare con tutti i nostri alleati per non portare a niente.
  Vi ringrazio e vi do appuntamento alle prossime audizioni.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Ho fatto una domanda puntuale, e quindi chiedo o che il Ministro dica che non intende rispondere...

  PRESIDENTE. Ho capito la questione.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Ho solamente chiesto se lei esclude o no che, finita quest'esperienza, possa finire a busta paga di un altro Governo europeo.

  PRESIDENTE. Va bene, ho capito la domanda.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Vorrei rispondere, se è possibile. Magari, lo facciamo anche al bar. La vicenda della cosiddetta fossa del cimitero l'ho gestita anch'io e credo che sia un punto di negoziato ancora aperto per quanto riguarda il confine tra Italia e Francia.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Mi riferivo alla questione...

  PRESIDENTE. Non apriamo un dibattito.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Non è un dibattito, presidente. È un'audizione in cui...

  PRESIDENTE. Il Ministro ha risposto.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Il Ministro non ha risposto.

  PRESIDENTE. Il Ministro ha risposto a quello a cui ha ritenuto di rispondere. La seduta per me è terminata.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Non ho capito, la domanda è se nel prossimo futuro chiedo la cittadinanza a un altro Paese?

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. La domanda è se lei esclude o no che, finita quest'esperienza da Ministro delle politiche europee del Governo italiano, finirà come il suo predecessore Sandro Gozi – non c'è nulla da ridere, Ministro...

  PRESIDENTE. Ho capito, la domanda, senatore Fazzolari. Grazie.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Il Ministro vuole rispondere o no?

Pag. 25

  PRESIDENTE. È una questione personale. Se il Ministro vuole rispondere, bene.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Assolutamente no.

  GIOVANBATTISTA FAZZOLARI. Il Ministro non risponde perché finirà in busta paga pure lui di qualche altro Governo.

  PRESIDENTE. Il Ministro risponde a quello a cui deve rispondere e a quello a cui vuole rispondere.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA. Ministro, a fronte di un'opera finanziata, torno sul tema TAV.

  PRESIDENTE. Aspetti, collega. Pensavo fosse sull'ordine dei lavori. Non riapriamo un dibattito, collega Giglio Vigna.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA. Presidente, posso esprimere da cittadino piemontese...

  PRESIDENTE. Ha già fatto l'intervento su questo.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA. ...la mia preoccupazione a fronte della non risposta del Ministro?

  PRESIDENTE. Collega, abbiamo chiuso la questione. Il Ministro ha risposto.
  Collega Giglio Vigna, chiudiamola qui.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA. Io ho esposto la questione. Chiudo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Amendola e tutti gli intervenuti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.25.