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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (IV Camera e 4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Mercoledì 30 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro della difesa, Lorenzo Guerini, sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Guerini Lorenzo (PD) , Ministro della difesa ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 13 
Tripodi Maria (FI)  ... 13 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 14 
Ferrari Roberto Paolo (LEGA)  ... 14 
Del Monaco Antonio (M5S)  ... 16 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 17 
Del Monaco Antonio (M5S)  ... 17 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 17 
Pagani Alberto (PD)  ... 17 
Garavini Laura  ... 18 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 18 
Garavini Laura  ... 18 
Tondo Renzo (Misto-NcI-USEI)  ... 19 
Silli Giorgio (Misto-C10VM)  ... 19 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA IV COMMISSIONE DELLA
CAMERA DEI DEPUTATI
GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-Tv del sito internet e sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro della difesa, Lorenzo Guerini, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, delle Commissioni congiunte IV Camera e 4a Senato del Ministro della difesa, Lorenzo Guerini, sulle linee programmatiche del suo dicastero. Avverto che la vice presidente della Commissione difesa del Senato, la senatrice Donno, è in arrivo. Saluto tutti i colleghi presenti prima di dare la parola al Ministro Guerini, che saluto e ringrazio per lo svolgimento della sua relazione. Faccio presente, sin d'ora, che i nostri lavori dovranno terminare entro le ore 9.50 al fine di consentire ai senatori di raggiungere il Senato per la seduta delle ore 10. Pertanto, d'intesa con la vice presidente Donno, dopo lo svolgimento dell'audizione del Ministro sarà data la parola ai gruppi parlamentari. Invito i colleghi a contenere i loro interventi in modo che ciascun gruppo non superi al massimo i sette minuti. Successivamente, avrà luogo la replica del Ministro. A tal proposito, chiedo ai colleghi di far pervenire fin d'ora al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare. Do adesso la parola al Ministro Guerini.

  LORENZO GUERINI, Ministro della difesa. Grazie presidente. Onorevoli colleghi, ringrazio innanzitutto il presidente Rizzo e tutti i componenti delle Commissioni per questa opportunità di confronto. Oggi è la prima volta che intervengo davanti alle Commissioni difesa di Camera e Senato in veste di Ministro e vi ringrazio fin d'ora per il lavoro comune che svolgeremo insieme. A premessa, consentitemi innanzitutto di rivolgere il mio più vivo apprezzamento alle donne e agli uomini delle Forze armate e dell'Arma dei carabinieri, che ogni giorno – in Italia e all'estero – assicurano la nostra sicurezza. Colgo l'occasione per ringraziare loro e tutto il personale civile della Difesa per ciò che fanno e per come lo fanno: grazie al loro lavoro e alla loro quotidiana dedizione la Difesa rappresenta una realtà straordinaria e una risorsa preziosa per il Paese.
  Prima di illustrare le linee programmatiche, lungo le quali intendo sviluppare l'azione del mio ministero, vorrei condividere con voi alcune considerazioni sulla delicatezza del contesto internazionale. Il quadro securitario globale è ben conosciuto e ben noti sono, per tutti noi, i rischi e le sfide che ci troviamo di fronte. Viviamo un'epoca nella quale le incertezze sono più numerose delle certezze e il ritmo del cambiamento è tale da non consentirci distrazione o ritardi. Da trent'anni, cioè dalla fine della contrapposizione tra Est e Ovest, siamo impegnati insieme ai Paesi alleati nella costruzione di un ordine internazionale, pacifico e giusto. Lo stiamo facendo con lo strumento della politica e della diplomazia, Pag. 4 ampliando gli spazi e le competenze delle organizzazioni internazionali – prima fra tutte l'Unione Europea – e lo facciamo anche con l'azione militare, quando le minacce alla pace e alla sicurezza comuni divengono troppo grandi e troppo impellenti.
  Da trent'anni le operazioni militari finalizzate al ripristino della pace sono, quindi, uno degli strumenti fondamentali per ripristinare ordine e sicurezza. Da molto tempo l'Italia si confronta con tale realtà, si assume le sue responsabilità assicurando il suo contributo e la politica ha saputo elaborare le soluzioni necessarie per adeguare le capacità militari nazionali alle esigenze dei tempi, sempre nel rispetto del dettato costituzionale.
  Da alcuni anni, tuttavia, è emersa con nitidezza sempre maggiore una nuova, ulteriore trasformazione del quadro della sicurezza. Mentre alcune fra le maggiori sfide collettive erano ancora in corso – la lotta al terrorismo internazionale prima fra queste – alcuni attori internazionali hanno progressivamente assunto un profilo sempre più assertivo, mettendo apertamente in discussione gli assunti della sicurezza condivisa. La Russia è divenuta, in tutta evidenza, una potenza in diretta competizione con le organizzazioni euro-atlantiche di cui l'Italia è membro; una competizione che a tratti ha assunto la fisionomia del diretto confronto, tema sul quale tornerò più avanti. Contemporaneamente, la Cina ha seguito una trattoria sotto molti aspetti simile, come ben constatato dai Paesi di quella regione; il ritmo della crescita cinese, anche nel settore militare, è tale da rappresentare una sfida anche per la nostra sicurezza. A questi si aggiunge l'attivismo di un'altra pluralità di soggetti geopolitici, alcuni dei quali al centro dell'attenzione internazionale per i rischi connessi alla proliferazione delle armi di distruzione di massa.
  È in risposta a tale preoccupante trasformazione del quadro geostrategico che la NATO ha adottato, negli ultimi anni, una nuova postura, avviando una profonda revisione dei meccanismi di difesa collettiva, ripristinando più alti più elevati livelli di prontezza operativa.
  La stagione delle missioni internazionali è tutt'altro che conclusa. Restano anzi fondamentali le missioni della NATO nei Balcani occidentali, nel Mediterraneo, in Afghanistan, così come fondamentali per il mantenimento della sicurezza sono le operazioni a guida europea o delle Nazioni Unite, molte delle quali vedono l'Italia fortemente impegnata con le sue Forze armate. Tuttavia, questa tipologia di operazioni non costituisce più l'unico impegno militare che l'Occidente e l'Italia sono chiamati ad esprimere; il nuovo paradigma strategico considera la necessità di approntare capacità militari ad ampio spettro.
  Non è difficile comprendere, quindi, l'impatto complessivo che la nuova realtà produce su di noi, in termini di scelte che dobbiamo compiere per adeguare lo strumento militare nazionale alle esigenze del tempo. Noi, Governo e Parlamento, dobbiamo acquisire piena consapevolezza del passaggio decisivo che stiamo attraversando, dobbiamo essere pronti a farci carico della nostra parte di responsabilità in un mondo che si fa sempre più complicato. Il che significa che il Paese deve poter disporre anche di uno strumento militare commisurato al rango e alle responsabilità che vuole assumersi.
  Le Forze armate – come ho detto – sono costantemente in prima linea nell'assicurare la nostra sicurezza, sia nelle missioni internazionali sia sul territorio nazionale. Al riguardo, nella certezza di interpretare anche i vostri sentimenti, mi pare qui doveroso tributare un omaggio a coloro che, per fare il loro dovere, hanno sacrificato la loro vita. Al contempo, sottolineo, con orgoglio, il fatto che i nostri militari rappresentano un'eccellenza nazionale, di cui possiamo e dobbiamo andare fieri.
  Come il Parlamento sa bene, sono oltre 13.000 le donne e gli uomini, in uniforme, quotidianamente impegnati in operazioni. Di questi, oltre 6.000 operano nel quadro di 37 missioni internazionali, in ben 24 Paesi diversi, mentre circa 7.000 sono impiegati sul territorio nazionale. Dobbiamo perciò garantire loro le capacità indispensabili per Pag. 5poter operare nelle migliori condizioni di sicurezza, in ogni tipo di contesto. Dobbiamo, in altri termini, assicurare che lo strumento militare sia in grado di assolvere tutti i compiti fondamentali che gli sono assegnati dalla Carta costituzionale della legge: la difesa dello Stato; la condivisione della sicurezza e della difesa collettiva, con i partner dell'Alleanza ed europei; il contributo alla realizzazione della pace e della sicurezza internazionale.
  A ciò si aggiunge, poi, l'attività di concorso delle altre amministrazioni per la salvaguardia delle libere istituzioni e lo svolgimento di compiti specifici, in circostanze di pubblica calamità.
  Come anticipato nella parte iniziale del mio intervento, la dimensione delle sfide con cui ci misureremo nei prossimi anni si presenta, infatti, particolarmente impegnativa. Ai rischi tradizionali si sono aggiunte nuove tipologie di minacce asimmetriche e ibride, particolarmente insidiose perché trasversali e in continua evoluzione.
  Il quadro è poi ulteriormente complicato dal terrorismo internazionale, che continua a costituire una minaccia diffusa e immanente, anche in relazione al ritorno dei cosiddetti foreign fighter nei Paesi di origine e che vede l'Europa e l'Italia potenzialmente coinvolte. Come sapete, proprio quest'ultima minaccia si è recentemente acuita anche a seguito dell'intervento turco nel nord della Siria. Come ho avuto modo di sottolineare, proprio la settimana scorsa, durante la ministeriale NATO, l'Italia osserva con grande attenzione e preoccupazione l'evoluzione della situazione in quell'area. La tregua nei combattimenti è stata accolta da tutti con sollievo, ma resta alta la soglia di allerta, in particolare per le ricadute sotto il profilo umanitario e di sicurezza.
  In tale quadro, ho ribadito che l'Italia sostiene la ricerca di una soluzione politica e che ogni decisione deve essere presa in accordo con gli Alleati, in modo sia da preservare l'unità dell'Alleanza, sia da riflettere le ferme condanne già espresse dalla comunità internazionale. In merito alla presenza sul suolo turco della nostra batteria contraerei, voglio informare le Commissioni che il suo rientro in Italia è già previsto entro la fine dell'anno e, comunque, l'attività per il suo ripiegamento sono già state pianificate e in corso di avvio.
  Venendo nuovamente al quadro di sicurezza mi preme, evidenziare che le sfide con cui dobbiamo confrontarci sono anche di tipo tecnologico. L'incredibile velocità di sviluppo e diffusione di tecnologie sempre più pervasive e cui affidiamo ormai così tanta parte delle nostre vite, ci espone in maniera crescente a minacce cibernetiche che hanno assunto proporzioni senza precedenti. La dimensione cibernetica dei conflitti si aggiunge, infatti, a quella tradizionale, rendendola ancora più pericolosa. E tutto questo in presenza di una digitalizzazione sempre più rapida in ogni settore, che comporta opportunità e sfide. Da una parte, infatti, accelera la condivisione di processi, informazioni, idee e comportamenti. Dall'altra, rende ancor più difficoltoso il mantenimento del tradizionale vantaggio tecnologico della Difesa. In questo senso, dobbiamo investire nella dimensione digitale per essere capaci di elaborare quantitativi sempre più rilevanti di informazioni, al fine di prendere le decisioni giuste con la rapidità richiesta.
  Dinanzi a criticità di tale portata, affrontare con coerenza il tema della sicurezza nazionale significa, pertanto, individuare con chiarezza i nostri prioritari e più immediati interessi di difesa. Non vi è dubbio che questi si collocano nel Mediterraneo allargato, riflettendosi coerentemente nell'attuale proiezione internazionale dello strumento militare, sia a livello nazionale che nella dimensione euro-atlantica.
  Nell'ottica di coniugare le nostre esigenze di sicurezza al consolidamento delle legittime istituzioni locali – promuovendo stabilizzazione e sviluppo – voglio dare priorità alla costruzione di capacità (il cosiddetto capacity building), in particolare a favore dei Paesi partner maggiormente impegnati nella lotta al terrorismo internazionale della cosiddetta area MENA (Middle East e North Africa) e del Sahel. In questo ambito le nostre Forze armate hanno sviluppato capacità di addestramento e formazione in loco che sono globalmente riconosciute Pag. 6 ed apprezzate. Di ciò è parte integrante il peculiare contributo fornito dall'Arma dei carabinieri che, nell'espletamento dei compiti militari, costituisce un elemento essenziale per il ripristino della governance e della legalità, nelle aree di crisi.
  Non si può, infatti, pensare di stabilizzare la Libia senza cooperare con le nazioni contigue quali, ad esempio, la Tunisia e il Niger, per aiutarli a contrastare le organizzazioni criminali e terroristiche che gestiscono i flussi migratori diretti verso il Nord Africa e il Mediterraneo.
  Ma, al di là del rilevante tema dell'immigrazione, esistono questioni di sicurezza energetica e degli approvvigionamenti di materie prime essenziali per la nostra economia di trasformazione, che non possiamo ignorare. In questo senso, la stabilità del Mediterraneo allargato è un'esigenza vitale.
  A fronte dell'aumento della tensione nell'area del Golfo, stiamo valutando con attenzione le iniziative di sicurezza marittima in atto, con particolare riferimento a quelle promosse da partner europei. Ritengo altresì necessaria la nostra presenza più irregolare nel Mediterraneo orientale, dove la possibilità di sfruttamento delle risorse energetiche è fortemente condizionata dal contenzioso marittimo in corso, tra Cipro e Turchia.
  La priorità strategica nazionale resta, tuttavia, la pacificazione e la stabilizzazione della Libia.
  In sinergia con il Ministro degli affari esteri continueremo a sostenere gli sforzi nella direzione di una soluzione politica inclusiva e, in tale quadro, si colloca l'impegno della Difesa, a livello bilaterale, a sostegno delle istituzioni e della società civile libica, con la nostra missione bilaterale di assistenza e supporto (MIASIT) nonché con il nostro ospedale a Misurata.
  Alla situazione libica si correla poi la prosecuzione della missione SOPHIA, la cui efficacia è stata riconosciuta dagli Stati membri e comprovata dalla recente decisione di estendere ulteriormente il mandato. L'eventuale riattivazione della componente navale – essenziale per assolvere anche i compiti connessi all'embargo in alto mare del traffico di armi verso la Libia – è auspicabile, ma resta, tuttavia, correlata alle decisioni dell'Unione Europea, in relazione al tema della redistribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo, come ho avuto modo di condividere con i miei colleghi tedesco e spagnolo, in occasione di recenti incontri bilaterali.
  In aggiunta, coerentemente con l'interesse strategico verso il continente africano che ho precedentemente richiamato, intendo rivedere, chiaramente in coordinamento con il MAECI, la geografia complessiva del nostro impegno, già in atto, in Maghreb, Sahel e Corno d'Africa. Ciò per conferirgli maggiore efficacia e incrementare la sinergia con i partner e le organizzazioni internazionali impegnate nell'area. Nello specifico, con riferimento al Sahel, vogliamo rafforzare le sinergie con la Francia da sempre impegnata nell'area.
  Sulla scorta dei positivi risultati scaturiti dal recente incontro ministeriale dell'iniziativa Adrion, che ha riunito a Venezia i rappresentanti dei Paesi dell'area balcanica che si affacciano sull'Adriatico e sullo Ionio, desidero poi richiamare la vostra attenzione anche sulla centralità strategica dell'area dei Balcani occidentali. Negli incontri che ho avuto in tale occasione con i miei omologhi, è infatti emerso il pieno riconoscimento del ruolo di riferimento che l'Italia svolge nei confronti di questi Paesi e la volontà di rafforzare ulteriormente i livelli di cooperazione con noi. E ciò anche alla luce del sostegno che abbiamo sempre espresso a favore della loro integrazione nella dimensione euro-atlantica.
  Si tratta di riconoscimenti importanti che il nostro Paese riscuote, grazie al più che ventennale impegno nelle missioni di stabilizzazione e mi riferisco in particolare a KFOR, la cui guida manterremo anche per il 2020. Dobbiamo essere in grado di valorizzare questo capitale di fiducia e, in questo senso, ritengo opportuno che l'Italia si faccia promotrice di una Conferenza che metta intorno al tavolo tutti i Paesi interessati, per affrontare insieme il tema della sicurezza regionale. Pag. 7
  Ampliando l'orizzonte a livello globale, come già accennato evidenzio la particolare preoccupazione della NATO rispetto alla crescente assertività della Russia. Al riguardo, la posizione nazionale resta improntata sul cosiddetto approccio a doppio binario, dimostrando cioè fermezza attraverso il nostro contributo alle iniziative per il rafforzamento della deterrenza sul fianco est dell'Alleanza e, al contempo, apertura al dialogo, al fine di promuovere la distensione dei rapporti in un confronto su basi meno competitive.
  Il nostro posizionamento internazionale si completa, poi, nella dimensione euro-atlantica e nella partecipazione alle principali organizzazioni che concorrono alla pace e alla stabilità internazionale, in cui l'Italia svolge tradizionalmente un ruolo di primo piano. La forte vocazione europea ed euro-atlantica, che rappresenta una priorità nella politica estera del nostro Paese, si riflette quindi coerentemente nella politica di Difesa, che vede nella NATO e nell'Unione Europea i pilastri del nostro sistema di alleanze.
  L'Alleanza atlantica, in particolare, rappresenta l'imprescindibile punto di riferimento, in termini di dissuasione, deterrenza e difesa, contro ogni minaccia. Coerentemente con questo assunto e con le responsabilità connesse al nostro ruolo di Paese fondatore, il Governo continuerà, pertanto, ad assicurare il significativo contributo dell'Italia alle iniziative della NATO.
  Questo non significa, tuttavia, non avere una precisa agenda nazionale, nell'ambito dell'Alleanza atlantica. L'Italia considera, infatti, la direzione strategica sud fondamentale per l'adattamento della postura di deterrenza e difesa della NATO e in tale quadro, registriamo con soddisfazione l'approvazione della nostra offerta di due Comandi di divisione, che si muove in tal senso. Ciò nell'ottica di un approccio realmente a 360 gradi dell'Alleanza, equilibrato e bilanciato.
  La nostra appartenenza alla NATO richiede, tuttavia, anche un più puntuale rispetto degli impegni assunti in termini di contribuzione finanziaria oltre che di capacità esprimibili e di contributi operativi. Mi riferisco, in particolare, alla tematica delle risorse finanziarie. La quantità delle risorse investite dai Paesi membri dell'Alleanza nelle rispettive difese è, infatti, oggetto di un costante e sempre più attento monitoraggio. La qualità delle nostre capacità militari e, soprattutto, il nostro elevato livello di partecipazione alle operazioni della NATO, di cui siamo – lo sottolineo – il secondo contributore come pienamente riconosciuto anche dal Segretario generale della NATO la settimana scorsa, ci ha finora posto al riparo da più severe osservazioni relativamente ai livelli di spesa nazionale.
  La percentuale dell'1,22 per cento rispetto al PIL ci vede, tuttavia, ancora lontani dagli obiettivi fissati. In tale quadro, l'Italia rimane impegnata a muoversi verso i parametri dell'Alleanza e siamo consapevoli della centralità che la tematica della condivisione degli oneri avrà nel vertice dei Capi di Stato e di Governo di dicembre. Intraprenderemo pertanto tutti gli sforzi necessari per avviare un percorso teso ad incrementare, gradualmente, gli investimenti, con l'obiettivo di allineare progressivamente il rapporto tra il budget della difesa e PIL alla media degli altri Alleati europei. Restiamo però convinti che tutte e tre le dimensioni della condivisione degli oneri abbiano uguale rango e riescano a fornire una chiara comprensione, rispetto alla qualità delle spese per la Difesa, solo se sarà analizzate nel loro complesso.
  Inoltre, continueremo a sostenere la possibilità di includere, nelle voci di spesa riguardanti la sicurezza collettiva, gli investimenti che le singole nazioni sostengono per i nuovi domini operativi e, in particolare, quelli connessi alla sicurezza cibernetica, nonché quelli derivanti dalla partecipazione alle iniziative promosse dall'Unione Europea nel settore della sicurezza e della difesa. Ma, nell'evidenziare che il tema delle maggiori risorse è all'attenzione tanto nella NATO quanto dell'Unione Europea, dobbiamo tuttavia essere consapevoli che si tratta prioritariamente di un'esigenza nazionale per assicurare l'efficienza del nostro strumento militare. Su questo aspetto tornerò più avanti. Pag. 8
  Passando all'Unione Europea, è noto a tutti voi come il Governo sia caratterizzato da una forte vocazione europeista. L'Europa, per noi, è una scelta strategica qualificante, il suo rafforzamento una condizione indispensabile per affrontare le sfide che ci attendono. In questo quadro, io credo, che si debba inserire il tema della difesa europea: non tanto, o non solo, come la risposta ad un'esigenza operativa o finanziaria, quanto piuttosto come un tassello fondamentale e necessario alla costruzione di un'Europa finalmente politica, indispensabile per poter competere sulla scena mondiale, caratterizzata da attori economicamente e demograficamente più forti di noi, ogni volta che scegliamo di fare da soli.
  La dimensione delle sfide che ho precedentemente delineato, infatti, travalica il raggio d'azione e le capacità dei singoli Paesi. Le soluzioni non possono che essere comuni e, nella prospettiva del nostro Paese, si collocano necessariamente nell'orizzonte europeo. Credo sia infatti ormai chiaro a tutti che siamo – e lo saremo sempre di più in prospettiva – chiamati ad assumerci maggiori responsabilità nel quadro di quella che già oggi si chiama Politica di Sicurezza e Difesa Comune. Oggi, rinunciare a collocare in una dimensione europea i principali dossier – e tra questi inevitabilmente rientra la difesa – rappresenterebbe senz'altro un rallentamento, se non addirittura una battuta d'arresto, nel processo di integrazione dell'Unione Europea. Su questa linea, continuerò a sostenere il rafforzamento della Politica di Sicurezza e Difesa Comune, nel solco dell'aspirazione dell'Unione a raggiungere, in prospettiva e in stretta sinergia con la NATO, una maggiore autonomia strategica, sia tecnologico industriale sia in termini di capacità di intervento. Ciò significa, concretamente, procedere verso una maggiore e sempre crescente integrazione di risorse e capacità, cogliendo appieno tutte le opportunità offerte dalle iniziative incentivanti messe in campo dall'Unione, nel settore della Difesa, quali la Cooperazione Strutturata Permanente e il Fondo europeo di difesa.
  Il nostro Paese svolge un ruolo di primo piano anche nell'ambito delle Nazioni Unite, in particolare nelle operazioni di peacekeeping, in contesti peraltro estremamente delicati, come ad esempio in Libano dove – come sapete – l'Italia ricopre, per la quarta volta in assoluto, la posizione di Comandante della missione UNIFIL.
  Anche in ambito ONU, la Difesa continuerà a fornire il proprio significativo contributo – non solo in termini di risorse umane ma anche di apporto finanziario, logistico e nel comparto dell'addestramento – grazie al quale l'Italia detiene il primato tra i Paesi occidentali contributori di caschi blu e si colloca all'ottavo posto in ambito mondiale.
  Prima di passare al processo di ammodernamento della Difesa, vorrei concludere questa parte – incentrata sulla proiezione internazionale dello strumento militare – riservando un'ultima considerazione all'impegno delle Forze armate sul territorio nazionale. Mi riferisco all'operazione «Strade sicure» che – come i miei onorevoli colleghi sanno – è in corso dal 2008 e vede attualmente impiegati circa 7.000 uomini e donne. Si tratta di un'operazione che ha fornito un contributo significativo alla realizzazione di un ambiente più sicuro, oltre ad avvicinare le Forze armate ai cittadini e a incrementare ulteriormente il prestigio. Ma si tratta anche di un impegno gravoso, le cui dimensioni, in termini di personale impiegato, superano attualmente anche i nostri impegni all'estero.
  Tenuto conto dei recenti provvedimenti adottati che considerando di intervenire, incrementandole, sulle dotazioni organiche complessive delle Forze di polizia, ritengo che i tempi siano maturi per avviare, di concerto con gli altri ministri interessati ed effettuando un'attenta valutazione del quadro di sicurezza interno, una riflessione su «Strade sicure», volta alla sua riqualificazione. In ogni caso, sulla scorta delle esperienze maturate, continueremo sia ad assicurare lo straordinario impegno delle nostre Forze armate, in concorso alle altre amministrazioni dello Stato, nella gestione delle crisi e delle emergenze.
  Presidenti, onorevoli colleghi, passo ora al tema del processo di riforma e modernizzazione Pag. 9 delle diverse articolazioni della Difesa.
  Delineati i nostri interessi prioritari, ritengo infatti che affrontare con coerenza il tema della sicurezza nazionale significhi porsi il problema dell'ammodernamento dello strumento militare e delle risorse necessarie a sostenerlo. Come il Parlamento sa – a fronte del delicato scenario delineato inizialmente – la Difesa ha avviato da tempo una profonda trasformazione per disporre di uno strumento moderno e a sempre più spiccata connotazione interforze, in grado di operare in maniera credibile e sinergica, con gli alleati europei e della NATO, in tutti i contesti di crisi.
  Sulla base di tali premesse pur in un quadro economico che permane critico, intendo pertanto proseguire il percorso di ammodernamento avviato. Tale rinnovamento, fondato su un attento bilanciamento tra le dimensioni quantitativa e qualitativa dello strumento militare, necessita tuttavia di uno sviluppo certo e costante delle attuali capacità a cui dovrà necessariamente corrispondere – come ho già detto in precedenza – anche una graduale crescita degli investimenti nel medio e lungo periodo, in un quadro di certezza e stabilità dei finanziamenti.
  Come hanno dimostrato i fondi di investimento quindicennali per le amministrazioni centrali avviati dalla legge di bilancio dell'ultimo triennio, finanziamenti certi e garantiti per l'intero arco temporale di sviluppo dei programmi consentono, infatti, importanti economie di scala e favoriscono una crescita armoniosa del comparto industriale nazionale, con rilevanti ricadute sia sullo sviluppo di nuove tecnologie che sulla competitività e sui livelli occupazionali. Insomma, le risorse destinate alla Difesa devono essere viste come uno straordinario volano economico per il sistema Paese, oltre che come un investimento per garantire la sicurezza dei nostri concittadini.
  I dati che richiamo di seguito mi sembrano significativi per dare un'idea della rilevanza e dell'impatto che l'industria italiana dell'aerospazio, della Difesa e della Sicurezza genera sulla nostra economia e dei benefici, sia occupazionali sia tecnologici, prodotti dal settore.
  Con un fatturato di circa 14 miliardi di euro – significativamente per quasi il 70 per cento destinato all’export – che si traduce in 4,5 miliardi di valore aggiunto diretto e nell'occupazione di circa 160.000 addetti lungo l'intera filiera produttiva, l'industria della Difesa produce, infatti, un sicuro effetto moltiplicativo per l'economia.
  Ma la rilevanza dell'industria della Difesa si colloca soprattutto sul piano qualitativo perché quello delle tecnologie avanzate è uno dei settori che il nostro Paese presidia più efficacemente. Non a caso nel comparto sono investiti annualmente circa 1,4 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, pari all'11 per cento circa degli investimenti complessivi delle imprese italiane.
  Come sapete il documento programmatico di bilancio 2020 ha delineato un quadro in cui l'azzeramento delle clausole di salvaguardia dell'IVA consentirà spazi di manovra estremamente ristretti. Nell'arco dell'orizzonte triennale – se queste Commissioni concorderanno – vorrei tuttavia porre le condizioni per contribuire a creare un clima favorevole ad assicurare i livelli di finanziamento più vicini alle effettive esigenze operative e di modernizzazione delle Forze armate, anche perché condivido le preoccupazioni espresse dai vertici militari in merito alle conseguenze che la progressiva contrazione delle risorse disponibili comporta, in particolare nel settore esercizio.
  In merito, non posso che constatare come le scelte a suo tempo credo effettuate con la legge n. 244 del 2012 – che miravano a incrementare le risorse destinate al funzionamento delle Forze armate incidendo sul settore del personale – non abbiano sortito pienamente l'effetto auspicato per molteplici ragioni.
  Tornerò successivamente sulla legge n. 244, quando tratterò le tematiche connesse al personale. Quello che qui mi preme puntualizzare è che occorre individuare nuove risorse per finanziare il settore esercizio. Infatti, il costante assottigliamento della voce funzionamento del bilancio delle Pag. 10Forze armate – oggi prevalentemente assorbite dai costi fissi – determina ricadute dirette sull'efficienza complessiva dello strumento militare, sempre più vincolato a finanziamenti ad hoc, connessi agli impegni all'estero e in Patria, per mantenere adeguati livelli di addestramento e di prontezza.
  Nel quadro del costante sforzo per armonizzare le disponibilità di bilancio con le esigenze di ammortamento ammodernamento – che sono rese ancora più urgenti della crescente instabilità internazionale – intendo poi sostenere, nell'ambito delle politiche di rilancio degli investimenti pubblici, l'istituzione di uno strumento pluriennale per i maggiori investimenti della Difesa, che assicurerebbe sia stabilità alle risorse sia l'opportuna supervisione politica del Parlamento sulle scelte più rilevanti.
  Nel frattempo, i numerosi programmi attualmente all'esame di queste Commissioni costituiscono la prova tangibile dello sforzo che tutte le articolazioni della Difesa stanno facendo per assicurare, oltre alla rapida attuazione del citato processo di modernizzazione, l'utilizzo delle risorse che si rendono man mano disponibili, affinché anche i lavoratori e le imprese coinvolte in tale processo possano operare in un contesto di certezze.
  Lo sviluppo di una base industriale sempre più solida e competitiva a cui concorrono sia i grandi gruppi sia le piccole e medie imprese rappresenta, infatti, una componente strategica della nostra sovranità nazionale, poiché ci consente di non dover dipendere dalla tecnologia e dai prodotti esteri e pone l'Italia nel ristretto novero delle nazioni che, potendo vantare un settore industriale per la difesa di comprovata esperienza, possono svolgere un ruolo da protagonista anche nell'ambito dei più importanti programmi internazionali.
  Proprio per questo, in continuità con l'azione già intrapresa dai miei predecessori di rilancio della strategia industriale tecnologico della Difesa, intendo dare concreta attuazione a tali sforzi consultando i principali stakeholder, le altre amministrazioni interessate, l'industria, i centri di ricerca, le università e gli operatori del settore.
  Ciò al fine di consentire anche alla nostra industria il mantenimento di un indispensabile vantaggio tecnologico rispetto alle potenze industriali emergenti e valorizzando tutta la filiera composta da grandi gruppi e da una fitta rete di piccole e medie imprese sull'intero territorio nazionale. In tale quadro, per favorire uno sviluppo armonioso dell'intero comparto industriale – che vede i campioni nazionali posizionati soprattutto nel settore aerospaziale e della cantieristica navale – è necessario tendere ad una crescita delle capacità delle industrie anche nel settore terrestre. In quest'ottica, le Forze armate continueranno a rappresentare clienti esigenti che, necessitando di prodotti all'avanguardia, stimoleranno l'industria ad essere ancora più efficace e globalmente competitiva.
  A tal proposito, in questa sede, vorrei sottolineare come la maggior parte dei Paesi con i quali ci confrontiamo sul piano industriale e commerciale si avvale di meccanismi di cooperazione per il supporto all’export dell'industria della Difesa che rientrano nel cosiddetto G2G. Come sapete, nell'ambito del decreto fiscale, raccogliendo anche un dibattito sviluppato nelle vostre Commissioni, abbiamo provveduto ad effettuare i necessari adeguamenti dell'attuale quadro normativo, al fine di dotarci di una analoga di un'analoga possibilità.
  Un ruolo centrale del mio mandato sarà assunto dalla politica di razionalizzazione, ottimizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare militare esistente, che avrà come primo obiettivo il contenimento dei costi di esercizio e il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del personale all'interno delle infrastrutture. Andranno favorite le più ampie intese con gli enti territoriali e quelli pubblici centrali competenti, al fine di stimolare ed incentivare iniziative e progetti di rigenerazione, riqualificazione e valorizzazione dei siti militari, dismessi ancora in uso, così da contribuire, insieme, alla ripresa di un settore fondamentale quale è quello dell'industria immobiliare. In tale quadro, anche le Forze armate sono chiamate ad esprimere Pag. 11 una capacità di innovazione che le porti a valutare il parco infrastrutturale in un'ottica duale più incisiva rispetto al passato, a tutto vantaggio dell'efficienza dell'organizzazione e, più in generale, dell'intero sistema Paese.
  Con particolare riferimento al settore residenziale, intendo promuovere una politica innovativa tesa a rendere centrali le esigenze operative e funzionali delle Forze armate, senza con ciò trascurare le aspettative e le necessità di tutte le diverse categorie di fruitori, specie quelle in servizio, ricercando l'economica gestione del parco alloggiativo, attraverso il coinvolgimento anche di altri soggetti, pubblici e privati.
  Quanto, poi, alle servitù militari, ci proponiamo di lavorare su un doppio binario: da una parte valorizzare, elevandone l'efficienza, i siti necessari e strategici per la Difesa nazionale; dall'altra procedere, insieme allo stato maggiore della Difesa, a una ricognizione di ciò che non è più indispensabile e che, quindi, può essere dismesso o valorizzato in chiave duale.
  Infine per quel che attiene al tema delle bonifiche, dobbiamo continuare sulla strada intrapresa nel 2015 con la sigla dei protocolli con il Ministero dell'ambiente con ISPRA per la piena tutela dell'ambiente e della salute del personale civile e militare e delle popolazioni locali, durante e a seguito di esercitazioni militari. Occorre proseguire, inoltre, nella piena attuazione delle disposizioni della Legge di bilancio 2018 che ha introdotto l'obbligatorietà dell'azione di bonifica periodica dei poligoni.
  Presidenti, onorevoli colleghi, mi avvio a concludere riservando le considerazioni finali al personale, civile e militare, perché sono fermamente convinto che esso costituisca il perno dell'intero sistema della Difesa. La componente umana, infatti, è una risorsa strategica per tutte le macro organizzazioni, ma lo è ancora di più per la Difesa, per la quale assume una particolare importanza in ragione dello straordinario senso del dovere e spirito di sacrificio richiesti.
  La compagine militare, infatti, si caratterizza per i valori e gli ideali che ne ispirano e ne conformano la professionalità. Intendo, quindi, porre la massima attenzione sull'essenza della mentalità e, in tale ottica, sarà orientato un nuovo, corale sforzo teso alla formazione continua di tutto il personale nonché all'aggiornamento delle diverse specialità, senza mai trascurare legittime e comprensibili aspettative del singolo.
  Com'è noto, le Forze armate, oggi più di ieri, soffrono di un innegabile invecchiamento del personale, principalmente a causa della professionalizzazione combinatasi con le progressive riduzioni organiche imposte, per ragioni di bilancio, dalla legge n. 244 del 2012. In tale ambito ritengo si possa partire anche dalle proposte recentemente avanzate dalle Forze armate, volte a rivedere il modello di reclutamento dei volontari in ferma prefissata, passando dall'attuale struttura 1 più 4 ad un modello 3 più 3, rispondendo al contempo alle richieste di coloro che desiderano intraprendere la carriera militare.
  Esiste, inoltre, la necessità di avviare proficui percorsi che consentano di adeguare il livello delle retribuzioni del personale militare in ragione del consolidato principio della specificità. In tal senso, sulla base delle linee tracciate nell'ambito del comparto difesa e sicurezza, alcuni importanti risultati sono stati conseguiti con i recenti provvedimenti correttivi ai decreti legislativi sul riordino dei ruoli e delle carriere, a cui va aggiunto un ulteriore sforzo, pur nei limiti di bilancio, per incrementare le risorse ad esse destinate.
  Un'ulteriore sfida per il futuro è rappresentata dalla necessità di mettere in campo soluzioni idonee e concrete che consentano ai militari di poter assolvere, con maggiore serenità, gli onerosi impegni di servizi cui sono chiamati, senza trascurare le esigenze di ognuno. Intendo, perciò, avviare processi virtuosi che consentano di bilanciare, da un lato, i compiti operativi delle Forze armate, adeguandoli al mutato scenario di sicurezza, dall'altro, le legittime aspettative del personale. Dovrà essere uno sforzo sinergico che necessiterà di convinto coinvolgimento anche di altri dicasteri, sia per la specificità del servizio reso dagli Pag. 12appartenenti alle Forze armate, sia per sostenere e supportare adeguatamente le loro famiglie. Mi riferisco alla possibilità di definire soluzioni organizzative e di impiego anche attraverso l'adozione di specifici protocolli d'intesa, orientati a coniugare le esigenze del mondo militare con quelle più generali e sempre mutevoli dei contesti lavorativi e occupazionali.
  Peraltro, la salute del personale e la tutela della sicurezza negli ambienti di lavoro restano temi al centro dell'attenzione della Difesa. La questione è stata recentemente affrontata da un tavolo tecnico interno alla Difesa, da cui sono scaturiti interessanti proposte che saranno a breve nella disponibilità del Parlamento.
  È mio intendimento porre la giusta attenzione al preoccupante e drammatico fenomeno dei suicidi. Pertanto non esiterò a sostenere gli organismi istituiti presso ogni Forza armata e, a livello centrale, presso lo stato maggiore della Difesa, affinché possano svolgere la loro azione di analisi, di monitoraggio e di consulenza, in maniera aderente ed efficace.
  Con riferimento, invece, all'assunzione di nuovo personale, occorre individuare procedure innovative atte a coniugare un'alimentazione qualitativa e quantitativa appropriata con percorsi più moderni ed efficaci per il reinserimento nel mondo del lavoro del personale a tempo determinato, anche ricorrendo alle potenzialità di strumenti organizzativi interni, quali l'Agenzia industria e difesa e la società Difesa Servizi S.p.A., superando eventuali vincoli normativi attualmente vigenti. Occorre, peraltro, rafforzare l'integrazione interforze, anche attraverso un più funzionale ed efficace impiego delle risorse e una crescente sinergia ed armonizzazione dei comparti operativo, logistico e della formazione. Proprio con specifico riferimento al settore formativo, intendo promuovere l'alta formazione del personale destinato a ruoli dirigenziali apicali attraverso iter formativi sempre più improntati allo sviluppo del pensiero strategico. Ciò anche al fine di proporre candidature qualificate e competitive per gli incarichi in ambito inter-agenzia e soprattutto internazionale, allo scopo di acquisire posizioni di rilievo per la promozione e la tutela degli interessi del Paese. Passando al personale civile, intendo dare ulteriore impulso al ricambio generazionale, in particolare nell'area tecnico industriale, anche come opportunità di sviluppo per il territorio e garanzia dei livelli occupazionali. In tal senso ritengo necessario procedere a nuove assunzioni e garantire, parallelamente, un processo di valorizzazione, anche in termini economici, coerente con i compiti sempre più rilevanti che il personale civile è chiamato a svolgere. A tale riguardo, desidero, a breve, dare corso ad una prima tranche di assunzioni e, inoltre, proporre soluzioni che motivino ulteriormente la componente civile. Tra le iniziative da intraprendere auspico un incremento del trattamento economico accessorio, che è attualmente uno tra i più bassi delle amministrazioni centrali. Penso, in particolare, ad una sorta di assegno analogo all'incentivo previsto dalla legge di bilancio 2018, volto a dare il giusto riconoscimento economico alla componente del personale civile, in un quadro di simmetricità e complementarietà con il personale militare.
  Prima di giungere alla conclusione del mio intervento, desidero assicurarvi il mio convinto sostegno al percorso parlamentare intrapreso per dare attuazione al pronunciamento della Corte costituzionale in ordine alle associazioni professionali di natura sindacale del personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia a ordinamento militare, con l'auspicio di conseguire al più presto soluzioni condivise e confacenti agli interessi di tutti. Inoltre risulta non più procrastinabile affrontare, nell'ottica della specificità riconosciuta al comparto difesa e sicurezza, il problema della previdenza complementare in favore del nostro personale che, dopo ventiquattro anni dall'adozione del sistema contributivo, nonostante le reiterate dichiarazioni d'intento e i perentori impegni assunti, non dispone ancora della possibilità di compensare con i fondi pensione l'inevitabile riduzione del trattamento pensionistico determinata dai nuovi metodi di calcolo. Pag. 13
  Per quanto concerne la magistratura militare e viste le proposte di legge all'esame del Parlamento, nel quadro delle competenze attribuite dall'ordinamento, intendo sostenere un qualificato progetto di riforma che muove da un'esigenza di razionalizzazione della giustizia militare e di risparmio di spesa e, al tempo stesso, di salvaguardia degli interessi di specialità e di coesione interna delle Forze armate. È peraltro allo studio, da parte dei competenti uffici dei ministeri interessati, una complessiva proposta di delega legislativa che coinvolgerà anche la dimensione militare.
  Presidenti, onorevoli colleghi, i fenomeni che ho provato a descrivere non si possono affrontare solo con lo strumento militare, ma con un approccio globale, politico nel senso più ampio del termine. Noi dobbiamo fare la nostra parte per garantirci un'accettabile cornice di sicurezza comune, presupposto indispensabile per ogni ulteriore speranza di sviluppo delle nostre comunità. In una fase, come quella che stiamo vivendo, nella quale il ritmo del cambiamento pare addirittura aumentare, appare necessario avviare una nuova azione di manutenzione e riqualificazione della complessa macchina della Difesa, per renderla coerente alle necessità dei tempi e per non farci trovare impreparati. Il Parlamento, nel tempo, ha saputo affrontare con efficacia e lungimiranza le scelte che il momento e lo scenario geostrategico indicavano come ineludibili. La trasformazione in senso interforze e la professionalizzazione delle Forze armate ne sono due esempi emblematici. Esistono tutte le condizioni per affrontare con efficacia i temi della difesa dell'Italia nel nuovo quadro internazionale. La difesa ed io personalmente assicuriamo il massimo impegno e il massimo sostegno al Parlamento affinché questo possa accadere. Grazie per la vostra attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, Ministro. Poiché ci sono già tredici iscritti a parlare e dovremo concludere i nostri lavori entro le ore 9.50, penso che sia necessario prevedere un nuovo incontro con il Ministro qualora non dovesse esserci tempo per replicare a tutti in questa occasione. Do, adesso, la parola alla collega Tripodi.

  MARIA TRIPODI. Grazie, signor Ministro, per averci dato ampie delucidazioni su molte delle questioni inerenti al comparto della Difesa. L'ho seguita, veramente, con grande interesse e mi unisco al suo ringraziamento alle donne e uomini delle nostre Forze armate che danno lustro, in Patria e all'estero, al nostro Paese.
  Per quanto concerne la legge n. 244 del 2012, lei ha fatto presente lo stato attuale delle cose: non crede che sarebbe necessaria una rivisitazione di quella legge per potenziare le capacità sia della Marina militare, che mi sembra sia la Forza più penalizzata, sia quelle delle altre Forze armate?
  Con riguardo, invece, alle spese per la Difesa, lei ha parlato dell'obiettivo del raggiungimento della percentuale del 2 per cento del PIL; visto che siamo all'1,22 per cento, quale misure intende adottare il Governo?
  Ultime due domande. Vorrei sapere se l'Italia non intenda farsi promotrice di una missione internazionale a guida europea, per garantire la sicurezza delle navi nello stretto di Hormuz, missione che il ministro degli esteri inglese aveva già portato all'attenzione della comunità internazionale nello scorso mese di luglio. Per quanto riguarda il Libano, dove è presente un nostro contingente che guida la missione UNIFIL, quali risvolti – secondo Lei – ci possono essere visto anche le recenti evoluzioni politiche che hanno condotto alle dimissioni del Primo Ministro?
  Infine, e concludo, volevo manifestare il mio compiacimento per il fatto che lei ha portato di nuovo all'attenzione il tema della legge sui sindacati dei militari; è una legge che mi sta particolarmente a cuore perché, insieme alla collega Corda e al collega Pagani, abbiamo lavorato per colmare questa lacuna normativa ed, essendo un tema di grandissima attualità, siamo felici se il Ministero volesse collaborare fattivamente, considerato anche che, nel frattempo, sono stati costituiti tanti sindacati e tante associazioni.

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  SALVATORE DEIDDA. Grazie Presidente, cercherò di stare nei tempi. Grazie Ministro. Noi di Fratelli d'Italia siamo contenti di poter parlare di politica della difesa e le facciamo i complimenti per aver toccato tanti temi cari e anche difficili. Come ha detto, quando si parla di geopolitica è molto importante anche l'aspetto della difesa; non è solo politica estera. Noi siamo impegnati in tante missioni internazionali e, come ha voluto rimarcare, siamo circondati da scenari bellici in evoluzione in Europa, in Medio Oriente e in Africa. Quindi, quando si parla di difesa, dovremo ricordarci sempre che dobbiamo avere delle Forze armate efficienti. Ne approfitto per sottolineare un episodio accaduto ieri a Venezia; bisognerebbe richiamare il suo collega della Pubblica Istruzione e far cacciare quelle insegnanti di una scuola di Venezia che si sono rifiutate di portare gli studenti ad un incontro con gli ufficiali dell'Esercito per celebrare la ricorrenza del 4 novembre, giustificando il diniego con la scusa che il 4 novembre è l'anniversario di un conflitto e gli studenti, invece, devono parlare di pace. La visione che i militari sono portatori di guerra non corrisponde al vero perché, come ha ricordato, ad esempio in Libano, noi siamo portatori di pace e distensione e non di conflitti.
  Fratelli d'Italia ha presentato una proposta di legge per posticipare, al 2034, il raggiungimento degli obiettivi fissati nella legge n. 244 del 2012 e dare al Parlamento e al Governo un periodo di dieci anni per riformare la difesa. Vorremmo sapere se Lei è favorevole a questa proposta.
  Le chiediamo, inoltre, se condivide le finalità di una risoluzione sui carabinieri ausiliari, approvata in Commissione difesa all'unanimità, che era stata avanzata anche nella scorsa legislatura dal Movimento Cinque Stelle e dal presidente Rizzo. Si tratta di dare un riconoscimento ai carabinieri ausiliari in congedo, ma soprattutto dare la possibilità di reintrodurre gli ausiliari nell'Arma dei carabinieri. Questi potrebbero, ad esempio, dare un aiuto anche nell'operazione «Strade Sicure».
  Con riguardo al bilancio, purtroppo, le clausole dell'IVA restringono la disponibilità di risorse. Ma quello che tutti i Capi di stato maggiore hanno detto dall'inizio della legislatura è che se oggi non invertiamo la rotta noi ci troveremo in difficoltà. Le chiediamo uno sforzo, signor Ministro, perché se non invertiamo la tendenza o, come stiamo vedendo nelle strutture militari che andiamo visitando, la situazione diventerà veramente critica. Dico questo perché non intravedo sprechi nelle spese per la difesa. Vengo dalla Sardegna e l'invito a non farsi tirare per la giacchetta dagli antimilitaristi che dicono che in Sardegna ci sono troppe strutture. Va bene fare le bonifiche, però stiamo attenti a non operare ulteriori tagli alla difesa che danno l'impressione alla popolazione che la difesa sia superflua. Noi abbiamo eccellenze nell'industria della Difesa, però stiamo perdendo il know-how all'interno della Difesa. Inoltre è un errore esternalizzare i servizi, come il servizio della mensa, se non portano a dei risparmi, mentre valorizzando le risorse interne sarebbero più contenti anche i nostri uomini.
  In conclusione, Le posso assicurare che da parte di Fratelli d'Italia ci sarà leale collaborazione come c'è stata, in questo anno e mezzo di legislatura, sia con il presidente della commissione, onorevole Rizzo, sia con il ministero della difesa che ringrazio perché è stato uno dei pochi che ha risposto puntualmente alle mie interrogazioni. Di altri dicasteri non posso dire altrettanto. Ci fa piacere lavorare insieme per le nostre Forze armate.

  ROBERTO PAOLO FERRARI. Grazie presidente. Ringrazio il Ministro perché abbiamo ascoltato questa mattina una relazione ampia ed esaustiva sulle linee programmatiche del suo dicastero. Davvero hanno toccato tutti gli aspetti del settore della difesa. Mi associo ai ringraziamenti per i nostri uomini e donne delle Forze armate impegnati in patria e all'estero.
  Lei ha fatto riferimento all'importante impegno delle nostre Forze armate nel contrasto al terrorismo che, nonostante i recenti risultati conseguiti nell'eliminazione di soggetti che hanno creato e hanno fatto assurgere a Stato la minaccia terroristica, non si può certamente dire concluso. Il nostro impegno all'interno dell'Alleanza atlantica, Pag. 15 come ha sottolineato nel suo intervento, rimane prioritario anche alla luce di una diverso posizionamento degli Stati Uniti e in un contesto quale quello mediorientale che è la fucina di queste minacce. Inoltre, Lei ha toccato l'aspetto delle potenze emergenti (Cina e Russia). Una sfida – ha usato queste parole – alla nostra sicurezza, salvo poi ribadire, per quanto riguarda la Russia soprattutto, un approccio della nostra collocazione all'interno dell'Alleanza atlantica volto al dialogo. Ho già avuto modo di ripetere la necessità di recuperare quello spirito di Pratica di Mare che vide addirittura la Russia essere partner o comunque al tavolo della stessa Alleanza atlantica. Non possiamo nasconderci che alleati all'interno della NATO, ad esempio la Turchia, hanno assunto atteggiamenti, sia nei confronti della Russia sia nello scacchiere del Medioriente, che sono quasi contrastanti rispetto a quelle che sono le linee guida e i valori della stessa Alleanza. Quindi, su questo, nonostante lei abbia rimarcato il ritiro della batteria antimissile collocata sul confine turco siriano entro il 31 dicembre (ma era previsto nelle schede delle missioni internazionali) non c'è una posizione del Governo. Il Parlamento non ha ancora calendarizzato una nostra risoluzione che chiedeva l'immediato ritiro, proprio come presa di posizione rispetto a quanto la Turchia ha messo in atto con l'aggressione nei confronti della Siria. Avrei preferito un segnale più incisivo rispetto a quello che è un normale ripiegamento previsto dalle missioni internazionale già autorizzate. Poi lei ha toccato il tema del Mediterraneo orientale e anche qui rientra la questione della Turchia come membro NATO e di Cipro come membro dell'Unione europea, in un contesto di un conflitto oramai pluridecennale sulla situazione di Cipro Nord. Sono state minacciate le aziende nazionali impegnate nello sfruttamento delle risorse energetiche, come l'ENI, da navi della marina militare turca che sono andate a fronteggiare navi di prospezione e bisogna capire quale sarà la posizione del Governo, più che del Ministero della difesa, per tutelare le nostre le nostre imprese.
  Ha toccato anche il tema della missione Sophia e soprattutto l'aspetto navale. Sono felice che abbia ripreso una posizione cara alla Lega e all'allora ministro degli interni Salvini, quando sottolineava che la missione dovesse essere rivista nell'ottica di non considerare più il nostro Paese quale unico porto di approdo delle persone soccorse o recuperate in mare. Questo approccio sicuramente ci ripaga degli sforzi e degli impegni che sono stati portati avanti.
  Ha poi toccato il tema del Sahel e ha parlato di sinergie con la Francia. Vorrei capire meglio, dato che la Francia, in quel contesto e anche nell'area subsahariana nel recente passato e anche sulla questione della Libia ha avuto atteggiamenti e scelte che non sempre hanno coinciso con gli interessi del nostro Paese (anzi per quanto riguarda la questione libica ci hanno fortemente danneggiato).
  Ha parlato delle industrie della Difesa e dell'incremento del bilancio della Difesa che, tendenzialmente, dovrebbe salire dall'1,22 per cento del PIL verso il 2 per cento. Se dovessimo rispettare gli impegni entro il 2024, dovremmo aumentare il nostro impegno. Forse questa è stata l'interpretazione che ha dato la stampa di un incontro con il Segretario Generale Stoltenberg di qualche di qualche giorno fa, di circa 7 miliardi all'anno. Non dico che dovremmo investire 7 miliardi, ma nemmeno qualche centinaia di milioni; l'investimento deve essere assai più consistente proprio perché si darebbe sostegno all'industria della difesa e si darebbero risposte per quanto riguarda la NATO.
  Stiamo convertendo alla Camera – è sicuramente di sua conoscenza – un decreto su cui il Governo ha posto la fiducia, che riguarda le crisi aziendali, all'interno di queste crisi aziendali, che si sono accumulate sul tavolo del ministero del lavoro durante il precedente Governo ci sono anche le crisi aziendale che riguardano IVECO e Piaggio Aero. Devo dire che queste crisi sono frutto dell'atteggiamento che il precedente Governo ha assunto nei confronti di queste imprese. Infatti né Piaggio Aero, né IVECO avrebbero avuto crisi se si fosse data una risposta immediata al programma Pag. 16per lo sviluppo di un drone P2HH e fossero stati sottoscritte quelle convenzioni che erano già state approvate da un Governo di cui peraltro lei era sostenitore. Occorre quindi ridurre i tempi tra la approvazione del Parlamento e la firma delle convenzioni che vedono coinvolti, soprattutto, il ministero del sviluppo economico e quello dell'economia con le cosiddette convenzioni tripartite. Ha toccato anche il tema del G2G; ricordo che la Lega ha presentato una proposta di legge sull'istituzione di una cabina di regia, mutuando quelle che potrebbero essere soluzioni portate avanti da altri Paesi come la Francia per essere di supporto alla nostra impresa nazionale quando si confronta con i paesi esteri per le esportazioni.
  Ha toccato il tema della legge n. 244 del 2012; noi, anche in questo caso, abbiamo già presentato, per quanto riguarda il reclutamento, una proposta di legge che prevede la modifica proprio nella direzione proposta dall'Esercito di reclutare i volontari per 3 anni più altri 3, nonché altre soluzioni per il ricollocamento delle persone che non dovessero rimanere nella Forza armata. Visto che le Forze armate hanno chiesto una revisione della legge n. 244 nel termine di una rimodulazione delle diminuzioni di Forza armata, lo diceva anche la collega Tripodi, qual è la vostra posizione?
  Da ultimo, la questione degli F-35; noi siamo andati di recente (la Commissione lo farà nel prossimo futuro) a visitare gli stabilimenti di Cameri in cui vengono realizzati parti di questi aeromobili e assemblati quelli per il nostro Paese e altri partner dell'Unione Europea che li hanno acquistati. Vorremmo un impegno deciso in questa direzione proprio perché anche in questo caso il sistema Paese industria nazionale e la difesa ne hanno bisogno. Grazie.

  ANTONIO DEL MONACO. Grazie presidente, grazie signor Ministro. Io vorrei soffermarmi soprattutto sul personale, visto che abbiamo parlato tantissimo di industria della difesa e anche delle missioni.
  Parto dall'operazione «Strade Sicure» su cui abbiamo fatto tantissime audizioni. Abbiamo capito che quello che è nato come uno strumento di emergenza con l'operazione «Vespri Siciliani» è diventato poi uno strumento che si è stabilizzato e sta dando degli ottimi risultati. Occorre sicuramente fare delle correzioni, soprattutto prevedendo un impiego più dinamico del personale rispetto a quello attuale che vede invece prediligere un ruolo statico. Molti prefetti concordano. Inoltre, il bisogno viene individuato dai prefetti, ma l'operatività dovrebbe essere definita dalla difesa. Oggi, invece, il prefetto determina sia il bisogno sia l'operatività e, quindi, decide in quali siti avere l'impiego in maniera statica. Gli stessi prefetti ci hanno detto che va benissimo l'impiego delle Forze armate e, in particolare, il ricorso per il 98 per cento al personale dell'Esercito, perché assicurano una maggiore capacità sia per l'età, sia per il maggiore addestramento. Sembra strano, ma posso dire che oggi è maggiore l'addestramento delle Forze armate e non delle Forze dell'ordine perché difficilmente, con mio sommo dispiacere, le Forze dell'ordine svolgono l'addestramento dal punto di vista dinamico operativo.
  Per quanto riguarda il tema della legge n. 244 del 2012 e della continua e progressiva diminuzione del personale delle Forze armate, bisognerebbe cercare di operare delle modifiche a quelle norme perché danneggiano l'operatività e la capacità di poter disporre di uno strumento operativo che possa essere realmente pronto sia per le esigenze internazionali che quelle nazionali.
  Per quanto riguarda il suicidio, ho presentato tempo fa un'interrogazione cui mi è stato risposto che era stato fatto un tavolo tecnico. In questa interrogazione si chiedeva di poter presentare la figura dello psicologo anche a livello di reggimento o di battaglione autonomo, mentre attualmente è prevista a livello di brigata. A breve presenterò anche una proposta di legge perché il discorso del suicidio va visto in maniera più sistemica e non soltanto dal punto di vista della presenza dello psicologo ed occorre un tavolo di lavoro che ci dia la possibilità di andare a definire l'eziologia Pag. 17 alla base del suicidio per poi definire una prognosi e un'eventuale terapia.
  Per quanto riguarda il discorso dell'arruolamento abbiamo presentato una proposta di legge che va oltre il discorso degli anni perché sappiamo benissimo che il VFP1 ormai è antieconomico e obsoleto; quindi bisogna organizzarsi con una nuova realtà e, probabilmente, dobbiamo fare riferimento al passato quando noi reclutavamo dei volontari che, oltre ad essere operativi, erano anche dei tecnici specializzati. Avevamo i nostri caldaisti, gli elettricisti, gli idraulici eccetera; oggi con le nuove professioni, quando i volontari non sono impiegati magari in missione all'estero o in operazioni come «Strade Sicure» possono continuare a operare con un'attività specifica che, quando lasceranno la Forza armata, potranno utilizzare anche all'esterno e, quindi, avere una possibilità in più rispetto a oggi che una volta che finito di fare il volontario ci sia un'altra professione da poter svolgere al di fuori delle Forze armate. In questa proposta di legge c'è anche uno stimolo per le amministrazioni ad attenersi a quelle che sono anche le riserve di posti e a dare degli sgravi fiscali.
  Un'ultima considerazione e concludo. Lei ha appena accennato all’«interforzizzazione»; da tempo vado dicendo che sarebbe opportuno rendere interforze l'amministrazione. Noi sappiamo benissimo le difficoltà che abbiamo oggi a livello stipendiale con il fatto che non ci sia un linguaggio consono tra lo IPA e i vari CUSI. Se invece di avere quattro unità stipendiali avessimo una sola unità stipendiale, quindi un unico CUSI, che già esiste da punto di vista ordinamentale, ma che non è effettivo perché vi è un Centro stipendiale per l'Esercito, uno per la Marina e non hanno una convergenza con il NOIPA e, quindi, mentre funziona quella dei carabinieri ...

  PRESIDENTE. Onorevole Del Monaco le chiedo di concludere perché dovremmo dare anche la possibilità di parlare agli altri gruppi e lei ha già superato gli otto minuti.

  ANTONIO DEL MONACO. Ho finito.

  PRESIDENTE. Grazie.

  ALBERTO PAGANI. Grazie presidente, grazie Ministro. Date le condizioni, abbiamo tempi quasi contingentati, spero di fare cosa gradita limitando il mio intervento ad una sola considerazione di carattere generale, visto che i colleghi che mi hanno preceduto hanno già fatto molte domande nel dettaglio.
  Una delle cose belle, forse la più bella della democrazia, è che quando si assumono incarichi entro una maggioranza di Governo sai già che non governerai per sempre. In democrazia, ogni cinque anni, gli elettori esprimono il proprio giudizio e con il proprio voto scelgono chi governa e nelle democrazie parlamentari, come la nostra, anche in corso di legislatura può capitare che cambi la maggioranza e c'è una dialettica tra le singole forze politiche che si presentano con i propri programmi che corrispondono ai propri valori, alle proprie idee e che intendono realizzare. Tuttavia nel settore delle politiche della difesa bisogna che questa dialettica si eserciti con una certa cautela e con senso dello Stato, perché la politica della difesa è un'espressione di un Paese nel mondo; è una componente essenziale della politica estera.
  Attiene alla politica della difesa la credibilità che un Paese ha sullo scenario internazionale con i propri alleati e anche con i Paesi che non sono alleati. Oserei dire, attiene, essendo conseguenza della credibilità, alla dignità di un popolo dimostrare di saper tenere fede alla parola data e portare a compimento impegni che si sono assunti e che magari ha assunto un rappresentante politico di una forza diversa.
  È per questa ragione che nella Commissione difesa della Camera, in questo primo scorcio di legislatura, abbiamo costruito un clima molto sereno e collaborativo. Merito, in primo luogo, del presidente e dei colleghi. Siamo sempre riusciti a confrontarci sui singoli temi, senza negare le nostre opinioni politiche, ma con rispetto delle opinioni altrui e con il tentativo di trovare anche quelli che possono essere punti di condivisione e di convergenza, non di caratterizzazione della propria forza politica. Pag. 18Abbiamo cercato di dare un contributo al consolidamento di questo clima sino ad oggi fino a qualche mese fa da una posizione di opposizione e, ora, cercheremo di dare un contributo dalla posizione di maggioranza. Credo che questo sia indispensabile perché se ogni volta che cambia la maggioranza o cambia un Governo un Paese modifica le proprie scelte essenziali riguardo alla presenza nelle missioni all'estero, o riguardo all'acquisizione dei sistemi d'arma che sono spesso si sviluppano nell'arco di dieci o vent'anni, il Paese non è più credibile. Naturalmente, questo non può essere fatto nell'ambiguità; anzi proprio per questo è necessaria la massima chiarezza.
  Ho molto apprezzato la sua chiarezza nella relazione sulla parte di geopolitica, sia con riguardo alla presenza nelle missioni all'estero che sull'analisi del contesto internazionale. Condivido quanto detto dal collega Ferrari sul ruolo di dialogo tra i Paesi della nostra alleanza, della nostra collocazione internazionale e i Paesi che sono all'esterno che l'Italia ha avuto più volte nella storia. Non solo Pratica di Mare, ma anche nel corso della Prima Repubblica l'Italia ha cercato di svolgere questo ruolo e penso che lo debba continuare a svolgere, ma ripeto nella chiarezza e nella consapevolezza che noi facciamo parte, come lei ha detto Ministro, dell'Unione Europea e che i nostri alleati sono prima di tutto i Paesi che con noi hanno contribuito a formare l'Unione Europea e i Paesi del Patto atlantico.
  Sono orgoglioso di stare nel mondo libero e non desidero uscirne o far parte di altre alleanze. Naturalmente questa chiarezza è il punto sulla base del quale si svolgerà il dibattito sulle scelte, che sono anche scelte sui singoli programmi d'arma, sulle singole missioni, ma che stanno dentro a una visione generale e globale che mi auguro, se fatta in trasparenza, aiuti tutte le forze politiche a trovare e mantenere quelle linee di condivisione programmatica che garantiscono a un Paese di avere una continuità nella sua politica estera e nella sua politica di difesa e, quindi, di essere credibile agli occhi degli osservatori che ci guardano da fuori.

  LAURA GARAVINI. Presidente non crede che sia il caso di interrompere i nostri lavori, essendoci tra poco al Senato lavori con il Ministro Di Maio? Se vuole io intervengo volentieri, ma dato che aveva annunciato l'interruzione dei lavori per le ore 9.50, forse sarebbe il caso di attenersi a questo termine anche se è chiaro che dispiace.

  PRESIDENTE. Per prima cosa la invito a limitare il suo intervento in 3, 4 minuti. Poi gli uffici di presidenza decideranno su un eventuale prosieguo dell'audizione.

  LAURA GARAVINI. Nell'unirmi agli apprezzamenti per la relazione sulle linee programmatiche del Ministro, in particolare per quanto riguarda l'aspetto legato alle nuove assunzioni che intende prevedere e per le quali immagino saranno previste risorse anche nella prossima legge di bilancio, faccio mie le considerazioni dei colleghi che attiravano particolare attenzione.
  È positivo che lei stesso abbia dato atto, nella sua relazione, delle esigenze del personale civile che abbiamo appurato alla luce di una serie di audizioni tenute dalle nostre Commissioni sentendo quanto asserito dagli ammiragli e da una serie di esponenti, anche di vertice, sulle varie strutture. Penso, per esempio, agli arsenali; ai poli di mantenimento prossimi al collasso nella misura in cui non si mettano in campo interventi straordinari di assunzioni.
  Faccio mie anche le considerazioni in merito all'opportunità di riaprire il discorso sulla legge in materia di sindacati delle Forze armate. È chiaro che si tratta di un'iniziativa parlamentare, tuttavia una sua sensibilità – in quanto Ministro – può dare un apporto importante. Detto questo, volevo tornare su quelle che sono le considerazioni geostrategiche: del tutto condivisibile è il fatto che la priorità, per il suo Governo, per il nostro Governo, continui ad essere la situazione libica. È estremamente positivo che, a livello europeo, si sia rivista e si stia valutando di ripristinare in toto l'operazione Sophia. Pag. 19
  Volevo, invece, trattenermi maggiormente in merito alla delicata situazione siriana e all'accordo che si è recentemente raggiunto e che proprio in queste ore e si tratterà di capire se verrà riconfermato o meno, che vede l'Europa totalmente assente. Le vorrei chiedere, Ministro, se non ritenga di affiancarsi ai suoi omologhi colleghi a livello europeo per sensibilizzare l'invio di una forza multilaterale sotto mandato delle Nazioni Unite; una forza di interposizione e, forse, anche con una presenza e una partecipazione europea, dal momento che le misure di cooperazione integrata all'interno della Pesco prevedono e ammettono questa ipotesi, proprio per garantire che ci sia il rispetto del cessate il fuoco che con grande fragilità si è raggiunto, ma lasciando totalmente fuori l'impegno europeo e garantendo quindi la tutela dei civili presenti dando un forte contributo in termini di peacekeeping alla stabilizzazione di quest'area.
  Mi chiedo se da parte italiana, anche prima che ci sia la riconvocazione del vertice dei ministri della Difesa europei, non ci possa essere proprio alla luce dell'operato politico che l'Italia ha sempre svolto storicamente e che per fortuna con questo Governo si appresta a ripristinare, non possa essere protagonista anche in un'azione multilaterale. Ripeto, con l'egida delle Nazioni Unite e in accordo anche con la Russia e la Turchia e che veda, però, l'Italia e, soprattutto, l'Europa più protagonista in un'area così delicata e così prossima ai nostri confini nazionali.

  RENZO TONDO. Il grande merito di questo Ministro è di essere un ministro politico. Rispetto alla situazione precedente mi pare un buon passo avanti, anche perché la politica militare è politica estera e la politica estera è la politica di un Paese. Quindi, pensare di dirigere la politica militare e la politica estera senza avere una performance di carattere politico secondo me ... Questo si è notato anche nella relazione molto ampia che ho apprezzato, piena di contenuti. Misureremo, signor Ministro, la distanza come è giusto fare tra le affermazioni e le cose che saranno fatte. Per quanto mi riguarda, comunque, sarebbe un voto molto alto (ovviamente faccio dell'ironia) se non ci fosse stato lo sciagurato richiamo ad andare avanti sui sindacati militare. In questo mi ero quasi illuso durante il suo intervento, ma so di essere assolutamente isolato. Il Presidente sa che su questo tema sono stato fin dall'inizio assolutamente contrario, però so che si deve dar corso.
  Ho tre domande. La prima riguarda tutte le piccole missioni all'estero a cui partecipiamo. Ha senso mantenerle tutte? Sono costose; non è il caso di concentrarsi su alcune? Seconda domanda. Parlando della Francia, Lei ha fatto riferimento – lo diceva anche il collega Ferrari – al Sahel. A parte il fatto che la Francia, quando vuole va per conto suo e l'abbiamo visto nell'Oceano Indiano e lo abbiamo verificato ad Aquisgrana con la realizzazione di accordi con la Merkel, che cosa andiamo a fare nell'Africa del Nord se non abbiamo i mezzi corazzati pronti e adatti? Come si pensa di sopperire a questa situazione? Terza domanda. La vicenda Libano. Noi siamo lì da parecchio tempo; non so quanto valga la pena ancora di fermarsi lì.

  GIORGIO SILLI. Sarò brevissimo e, magari, mi riserverò qualche minuto nel prossimo incontro. Signor Ministro, non mi dilungherò a parlare di tutto ciò che è inerente le missioni internazionali. Chi mi ha preceduto lo ha fatto in maniera eccellente. L'abbiamo ascoltata ed è stato assolutamente esaustivo, mentre mi preme moltissimo fare una raccomandazione a lei come Ministro della difesa e cercherò di occuparmene nuovamente nei prossimi appuntamenti.
  Lei ha dato dei numeri importantissimi per quanto riguarda l'industria della difesa o industria bellica, anche se la parola industria bellica da molti pacifisti è considerata una parolaccia. Credo che tutti ci possiamo definire dei pacifisti. Lei è il Ministro della difesa, non è il ministro della guerra. Viva Dio, l'Italia ripudia la guerra! Però, è anche vero, come ho avuto modo di dire in Aula qualche mese fa, che il materiale bellico, il materiale per la Difesa non è necessariamente un'arma. Per le forniture militari lavorano industrie tessili, alimentari, Pag. 20 farmaceutiche e anche industrie belliche. Uno studio dell'allora Finmeccanica, consegnato al ministro del Tesoro Tremonti, dimostrava che i soldi messi dallo Stato nell'industria bellica venivano moltiplicati per 2,7 volte; cioè, allo Stato ritornava 2,7 volte quanto speso. L'industria della difesa impiega 160 mila addetti; ha un fatturato di 14 miliardi di euro. Noi dobbiamo far passare il messaggio all'opinione pubblica che un'arma non è né buona, né cattiva. Siamo noi che facciamo diventare un'arma buona o cattiva. Un'arma per offendere è cattiva; un'arma per difendersi è buona.
  Concludo si chiedendo al Presidente di convocare nuovamente l'audizione, perché ci sono molte cose sul fuoco. Infine, una raccomandazione inerente al rapporto con i francesi e la nostra industria bellica. Si è parlato tantissimo della fusione tra Fincantieri e Naval Group. A molti non è andata giù. Ci piacerebbe sentire dalla sua voce che cosa ne pensa e, quindi, rimandiamo al prossimo incontro.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Guerini per la sua partecipazione ai lavori delle Commissioni. Il seguito dell'audizione è rinviato a un'altra seduta, che sarà riconvocata previa intesa degli uffici di presidenza.

  La seduta termina alle 9.55.