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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 65 di Martedì 5 maggio 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sulla gestione dei rifiuti legata all'emergenza Covid-19:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Vianello Giovanni (M5S)  ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Gava Vannia (LEGA)  ... 16 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 17 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Briziarelli Luca  ... 20 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 22 
Lorefice Pietro  ... 24 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 24 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 25 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 25 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 12

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione negli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web TV della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sulla gestione dei rifiuti legata all'emergenza Covid-19.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, che verterà sulla gestione dei rifiuti legati all'emergenza Covid-19. La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico. Considerate le modalità di svolgimento della seduta, che sarà pubblica per tutta la sua durata, qualora l'audito dovesse ritenere di riferire argomenti che richiedano di essere assoggettati a un regime di segretezza, la Commissione valuterà le modalità più opportune per consentirgli di farlo in un altro momento e con diverse modalità. Informo, inoltre, l'audito che ai sensi dell'articolo 4 del regolamento interno della Commissione, alla seduta non è ammessa la partecipazione di persone estranee non autorizzate. La invito, pertanto, sotto la sua responsabilità, a comunicare alla Commissione i nominativi delle persone presenti che eventualmente interverranno nel corso della seduta. Chiedo ai commissari di non parlare tra di loro, perché a causa dell'acustica della sala il segnale audio dell'impianto di videoconferenza potrebbe essere disturbato. Ricordo che questa audizione è specificatamente sulla gestione al seguito dell'emergenza Covid-19, quindi eventualmente per altri argomenti avremo di nuovo il piacere di avere il Ministro in una prossima seduta. Sappiamo tutti quanto anche e soprattutto emotivamente ci ha preso e ci ha colpito questa emergenza e quindi abbiamo deciso di aprire un filone di inchiesta dedicato nello specifico alla gestione dei rifiuti alla luce del Covid-19. La Commissione europea ha già chiarito che la presenza del virus non implica non fare la raccolta differenziata, non significa non dare seguito alle direttive europee sul monouso. Siamo anche preoccupati per il futuro, per la gestione delle mascherine, che dovrebbero essere riutilizzabili e invece c'è un uso spropositato dell'usa e getta. Tutta questa serie di fattori va seguita con attenzione. Prego il Ministro di fare una relazione per quanto riguarda questo tema e poi eventualmente con i commissari faremo delle domande di approfondimento. Innanzitutto, Ministro, ci dica se è da solo nella stanza dove sta facendo la videoconferenza. Ci dica, eventualmente, chi è presente e se interverrà. Prego, signor Ministro.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti i parlamentari presenti. Nella stanza con me in questo momento sono presenti il dottor Pag. 4Berlenghi, che è il capo della Segreteria tecnica, il dottor Cristofanelli, dirigente competente per materia del MATTM, la dottoressa Divertito, che anche mi ha accompagnato. È il mio staff che altre volte mi ha accompagnato in audizioni simili. In questo momento è presente anche un maresciallo dell'Arma dei carabinieri, Eligio Schiavetti, che mi fa anche da tecnico per le audizioni. Se non ci sono controindicazioni, io proseguirei. Cortesemente, presidente, mi dia anche un tempo stimato nel quale trattenermi nell'esposizione.

  PRESIDENTE. Non abbiamo particolarmente fretta nei tempi. Io direi una ventina di minuti tranquillamente. Immagino che poi le domande siano numerose, quindi eventualmente avremo modo di approfondire di più.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sì, la ringrazio, presidente. Magari forse ci metterò un po' di più di venti minuti perché il tema è particolarmente complesso. Se però la Commissione concorda, su molte delle cose intanto io leggerò e parlerò a braccio come faccio di solito e cercherò di tagliare il più possibile. Se la Commissione è d'accordo, poi mi riservo nei prossimi giorni di lasciare il carteggio di riferimento in modo tale che possa rimanere agli atti della Commissione per una consultazione più approfondita, considerando che sono oltre cinquanta pagine di carteggi, anche con elementi tecnici, quasi tecnicistici, particolarmente approfonditi. Posso procedere in questi termini, signor presidente?

  PRESIDENTE. Sì, prego. L'importante è che poi ci sarà modo e tempo per fare domande da parte dei commissari.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Assolutamente sì, grazie. La mia esposizione partirà da quattro elementi di riferimento: gli effetti sanitari, intesi come il concetto di rifiuti urbani e rifiuti infetti in particolare, e i fanghi di depurazione; gli aspetti ambientali con ciò che riguarda l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), le regioni e l'Europa; una piccola digressione sugli aspetti normativi, il Cura Italia, e alcuni aspetti infoinvestigativi; finirò con alcuni aspetti propositivi e dati di riferimento.
  Detto questo, nell'affrontare e gestire l'attuale emergenza sanitaria, tutte le istituzioni si trovano impegnate con il massimo grado di attenzione per definire modalità e forme di intervento utile a superare questo difficile momento. Il primo aspetto di riferimento sono le linee guida dell'Istituto superiore di sanità (ISS). Come avete notato, io ho messo in fila aspetti sanitari, aspetti ambientali, aspetti normativi, aspetti infoinvestigativi e i dati che via via vi porterò. Perché questi termini? Perché, come scelta tecnica e anche di linearità operativa/ministeriale, noi abbiamo prima concordato e lavorato insieme all'Istituto superiore di sanità per avere la linea sanitaria di riferimento. Il bene primario è la tutela della salute. Poi abbiamo dato, in accordo con ISPRA, una linea di ISPRA/Sistema nazionale di protezione ambientale, quindi tutte le ARPA, in buona sostanza; quindi una linea del Ministero dell'ambiente. Questo affinché in questa consequenzialità fosse delineato nell'emergenza della cosiddetta «Fase 1», quindi fino all'altro ieri, in buona sostanza, qual era la vicenda e come poterla declinare; per cui io partirò dagli aspetti sanitari, ovviamente, fermo restando le competenze del Ministero della salute, che ben meglio di me potrà esporre, ma ci sono dei riferimenti che si intrecciano con l'opera del Ministero dell'ambiente. In questo caso, per gli aspetti sanitari è importante richiamare in primo luogo il documento adottato dall'Istituto superiore di sanità lo scorso 12 marzo recante le linee ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell'infezione del Covid-19 nonché il suo aggiornamento al 31 marzo scorso, che ha approfondito alcuni aspetti già indicati, a denuncia delle ulteriori conoscenze scientifiche che via via si sono acquisite. L'Istituto superiore di sanità riporta peraltro Pag. 5quanto affermato dall'Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui la trasmissione delle infezioni da coronavirus, incluso quindi il Covid-19, avviene attraverso i droplet, cioè le goccioline di diametro di minore o uguale a cinque micron, che si originano dagli atti del respirare, parlare, tossire e starnutire. Per le loro dimensioni i droplet viaggiano nell'aria per brevi distanze, generalmente inferiori al metro, e possono direttamente raggiungere soggetti suscettibili nelle immediate vicinanze, come anche depositarsi su oggetti o superfici che diventano quindi fonte di diffusione del virus. Infatti, in questo caso, mani che sono venute in contatto con gli oggetti così contaminati possono trasmettere il virus quando accostate a bocca, naso, occhi. A questo proposito, l'Istituto superiore di sanità osserva che i virus provvisti di involucro pericapsidico, detto «envelope», come tutti i coronavirus, compreso quindi il Covid-19, hanno caratteristiche di sopravvivenza inferiori rispetto ai cosiddetti «virus nudi», come l'enterovirus e quant'altro. Quindi sono particolarmente suscettibili a fattori ambientali. Penso alla temperatura, alla luce solare o al gradiente di PH. Rilevare questi elementi ci viene utile per l'esposizione successiva. Con specifico riferimento alla gestione dei rifiuti, l'Istituto superiore di sanità considera due distinte fattispecie di rifiuti: i rifiuti urbani, prodotti nelle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento in quarantena obbligatoria, e i rifiuti urbani prodotti dalla popolazione in generale, in abitazioni dove non soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento in quarantena. In relazione a tale distinzione, sono dettate modalità operative per la gestione dei rifiuti urbani improntate sul principio di cautela su tutto il territorio nazionale. Per i rifiuti di Covid positivi, la situazione ideale è riferirsi, quindi, a una norma nel nostro ordinamento, il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003, che recita: «Ai fini del presente regolamento s'intende per “rifiuti sanitari pericolosi e a rischio infettivo i rifiuti che provengono da ambienti di isolamento infettivo o assimilati e siano venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico segreto o descritto dai pazienti isolati”». Pertanto, i rifiuti urbani provenienti da queste abitazioni – e preciso abitazioni, non condomini – dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento in quarantena obbligatoria sono da considerare equivalenti a quelli che si possono accelerare in una struttura sanitaria, come definiti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003. In tale contesto devono essere applicate le prescrizioni del decreto del Presidente della Repubblica stesso. Nello specifico, i rifiuti vanno raccolti in idonei imballaggi a perdere, secondo quanto riportato dallo stesso decreto del Presidente della Repubblica. Quali sono le raccomandazioni dell'Istituto superiore di sanità? Esso ha raccomandato le seguenti procedure in quanto considerate sufficientemente protettive per tutelare la salute della popolazione e degli operatori del settore dell'igiene ambientale. Si raccomanda che nell'abitazione in cui sono presenti soggetti positivi al tampone in isolamento in quarantena obbligatoria sia interrotta la raccolta differenziata. Ripeto: solo le abitazioni e non i condomini, ove in essere; e che tutti i rifiuti domestici, indipendentemente dalla loro natura – vetro, metallo, rifiuti organici, plastica e quant'altro – includendo fazzoletti di carta, carta in rotoli, teli monouso, mascherine e guanti, siano equiparati a rifiuti indifferenziati e pertanto raccolti e conferiti assieme. La scelta di interrompere la raccolta differenziata limitatamente a questa tipologia di soggetti è determinata dalla necessità di fornire alle famiglie con soggetti Covid positivi o a rischio di essere Covid positivi procedure ad interim semplificate e di immediata applicazione, al fine di limitare il più possibile errori nella raccolta e nel conferimento dei rifiuti a salvaguardia della sicurezza in ambito domestico e della salute degli operatori ecologici professionali e volontari adibiti alla raccolta dei rifiuti. Si raccomanda, inoltre, di confezionare i rifiuti in modo da non danneggiare o contaminare esternamente i sacchi utilizzando guanti monouso, per esempio. Oltre a ciò si consiglia, ogni qualvolta siano presenti oggetti Pag. 6 taglienti o pungenti – oggetti o frammenti di vetro, metallo o quant'altro – di eseguire il conferimento dell'indifferenziata con particolare cura, per esempio avvolgendoli in carta di giornale, per evitare di produrre squarci nei sacchi. Per la raccolta dovranno essere utilizzati almeno due sacchetti l'uno dentro l'altro in numero maggiore in dipendenza della resistenza meccanica del medesimo contenitore. Si raccomanda pertanto di chiudere adeguatamente i sacchi utilizzando guanti monouso, non schiacciare e comprimere i sacchi con le mani, evitare l'accesso di animali da compagnia in locali dove sono presenti i sacchetti di rifiuti, far smaltire il rifiuto della propria abitazione quotidianamente con le procedure in vigore sul territorio; i guanti monouso utilizzati per l'operazione dovranno essere tolti rovesciandoli ed essere eliminati nel successivo sacco dei rifiuti indifferenziati. Nel caso in cui il soggetto positivo in quarantena non possa far ritirare i rifiuti da qualcuno che si faccia carico in riferimento ai cassonetti e a un'altra modalità prevista sul territorio, si raccomanda di istituire un servizio dedicato addirittura da parte di operatori addestrati, ovviamente attraverso il comune di riferimento. Per le abitazioni in cui non sono presenti soggetti positivi al tampone in isolamento e in quarantena obbligatoria, si raccomanda di mantenere le procedure in vigore nel territorio di appartenenza, non interrompendo la raccolta differenziata. A scopo cautelativo, fazzoletti, carta, rotoli, mascherine, guanti eventualmente utilizzati potranno essere smaltiti anche negli indifferenziati. Relativamente agli operatori del settore dell'igiene ambientale, quindi coloro che fanno la raccolta e smaltimento dei rifiuti, si raccomanda l'adozione di dispositivi di protezione individuali, come la gestione ordinaria, e in particolare le mascherine filtranti facciali, quelle comunemente conosciute come FFP2 o FFP3. Alla luce delle conoscenze scientifiche attualmente disponibili delle principali modalità di trasmissione della malattia, come detto precedentemente, le mascherine chirurgiche opportunamente certificate, in grado di proteggere l'operatore che le indossa da schizzi e spruzzi, rappresentano una protezione sufficiente, come indicato nel rapporto Covid-19 n. 2 del 2020. In più si raccomanda l'utilizzo di guanti monouso al di sotto dei normali guanti da lavoro, al fine di prevenire il contatto della pelle con gli indumenti da lavoro e le mascherine. A tale fine si consiglia di procedere alla vestizione a fine turno come di seguito descritto: rimuovere i guanti da lavoro non monouso, rimuovere le calzature antinfortunistiche, rimuovere la tuta da lavoro senza scuotere o agitare gli abiti, rimuovere la mascherina e gettarla negli appositi contenitori predisposti per la raccolta indifferenziata, rimuovere i guanti monouso rovesciandoli e gettandoli negli appositi contenitori predisposti per la raccolta indifferenziata; inoltre si raccomanda all'azienda di effettuare in maniera centralizzata la pulizia delle tute e degli indumenti da lavoro, riducendo al minimo la possibilità di disperdere il virus nell'aria, per esempio attraverso uno scuotere o agitare gli abiti, sottoponendo le tute e gli indumenti a corrette procedure di lavaggio a temperatura di almeno sessanta gradi centigradi con detersivi comuni e prodotti disinfettanti quali il perossido di idrogeno, che sarebbe l'acqua ossigenata, o la candeggina per tessuti, tali da non alterare le caratteristiche di alta visibilità dei capi di abbigliamento necessaria a segnalare visivamente la presenza dell'operatore in qualunque condizione; si raccomanda poi la sostituzione dei guanti da lavoro non monouso, nella difficoltà di sanificarli ogni qualvolta l'operatore segnali al proprio responsabile di aver maneggiato un sacco vuoto o aperto; si raccomanda la sanificazione e la disinfezione della cabina di guida dei mezzi destinati alla raccolta dei rifiuti urbani dopo ogni ciclo di lavoro, facendo particolare attenzione ai tessuti, per esempio i sedili, che possono rappresentare un sito di maggiore persistenza del virus rispetto al volante, cambio, maniglia, cruscotto e quant'altro, e sono più facilmente sanificabili – è da tenere in considerazione la necessità di dotare la cabina di guida di gel idroalcolico; inoltre, si raccomanda di non utilizzare aria compressa e/o acqua Pag. 7sotto pressione per la pulizia o altri metodi che possono produrre spruzzi o possono aerosolizzare materiale infettivo – l'aspirapolvere deve essere utilizzato solo dopo un'adeguata disinfezione. Per quanto concerne i volontari non addestrati alla raccolta, tenuto conto che esistono sul territorio nazionale iniziative di volontariato atte a sostenere le esigenze di persone anziane, sole o affette da patologia, si raccomanda ai volontari che non fanno parte delle squadre dedicate a tale servizio di assistenza e supporto alla popolazione offerto dalla Protezione civile e dall'amministrazione comunale di non prelevare rifiuti presso abitazioni in cui siano presenti soggetti Covid positivi o in quaranta. Nelle abitazioni nelle quali siano presenti soggetti non positivi al tampone – non in isolamento o altro – i volontari possono prelevare i rifiuti utilizzando le seguenti precauzioni e osservando norme comportamentali: utilizzare guanti monouso che successivamente all'uso dovranno essere smaltiti come rifiuti indifferenziati; non prelevare sacchetti aperti o danneggiati; gettare il sacchetto come da procedura in vigore. Con riferimento alla frequenza del ritiro e destinazione finale, l'Istituto superiore di sanità, per evitare di conservare rifiuti per tempi troppo lunghi nelle abitazioni, chiede ai gestori di prevedere e aumentare la frequenza di raccolta dei rifiuti indifferenziati. Per quanto concerne lo smaltimento, che siano presenti impianti di termodistruzione, l'Istituto superiore di sanità privilegia l'incenerimento senza alcun pretrattamento ulteriore, in accordo con quanto riportato nel documento di prima indicazione per la gestione dei rifiuti Covid-19 approvato dal Consiglio dell'ISPRA, in cui si invitano le aziende a prevedere, in accordo con le autorità regionali, una serie di interventi atti a sostenere le attuali condizioni emergenziali. Qualora non sia possibile procedere in tal senso, i rifiuti dovranno essere conferiti in impianti di trattamento, come il trattamento meccanico, meccanico-biologico, biologico-meccanico, purché sia sempre evitata la selezione manuale di tali rifiuti, oppure in impianti di sterilizzazione, oppure in discarica, senza pretrattamenti, confinando rifiuti e riducendone la movimentazione in discarica con apporto di materiale di copertura per evitare dispersioni. Gli operatori della raccolta dei rifiuti devono comunque attenersi alle norme igienico-precauzionali raccomandate dal Ministero della salute. Molte delle raccomandazioni dell'Istituto superiore di sanità io non le ho riportate, ma sono presenti nei documenti che depositerò all'Ufficio di Presidenza.
  Passerei adesso ai fanghi di depurazione, perché secondo me è un elemento di rilievo. L'Istituto superiore di sanità, lo scorso 3 aprile, ha adottato un documento che descrive le modalità operative per la gestione dei fanghi di depurazione dal recupero al trattamento, smaltimento o riutilizzo, indirizzato sia ai gestori del servizio idrico integrato, inclusi gli operatori degli impianti di depurazione, sia alle autorità ambientali e sanitarie che operano su tutto il territorio nazionale. Nel suddetto documento vengono fornite raccomandazioni relative alle modalità di smaltimento dei fanghi trattati, nel rispetto delle normative e delle conoscenze scientifiche. Le indicazioni fornite sono finalizzate a garantire la sicurezza della gestione dei fanghi di depurazione per la prevenzione del Covid-19.
  Esaminiamo lo scenario di rischio potenziale. Lo scenario di rischio considerato si riferisce al possibile rilascio da soggetti con Covid-19 di escreti liquidi e solidi infetti che, trasferiti alla fognatura attraverso gli scarichi idrici di ambienti domestici e produttivi, sono collettati con le acque reflue. Queste ultime vengono trattate in impianti di depurazione, generando quali materiali di risulta i fanghi, che, sottoposti a trattamenti di diversa natura, potrebbero causare esposizione professionale o generale al Covid-19 in funzione delle destinazioni. In tale contesto è preliminarmente da osservare che l'origine delle acque reflue potenzialmente infette è riferita ad ambienti domestici e luoghi di lavoro. Per tutti gli scarichi provenienti dai complessi ospedalieri, viceversa da sedi pure (ambulatorio, laboratorio di analisi mediche o simili), con particolare riferimento agli ospedali specializzati per malattie infettive e reparti Pag. 8infettivi degli ospedali, esiste l'obbligo di disinfezione prima dell'immissione in fognatura, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003. Sono considerati fanghi conferiti da impianti di depurazione e gestione specializzata in economia. Tuttavia, come noto, sussistono – e questo va riferito – alcune circostanze territoriali, insediamenti abitativi e produttivi non allacciati alla rete di fognatura e, a livello nazionale, una quota anche significativa di acque reflue che non viene sottoposta a depurazione, generalmente e direttamente recapitata in acque superficiali. In tali contesti è evidente che lo scenario di diretta esposizione umana a reflui potenzialmente infetti può configurare un rischio potenzialmente maggiormente critico. La produzione di fanghi è correlata al corretto ed efficiente espletamento del servizio pubblico essenziale di depurazione delle acque reflue urbane, il cui esercizio è indispensabile. Nel quadro normativo di riferimento e delle pratiche correttamente adottate nella depurazione dei reflui a livello nazionale, il rischio di esposizione umana a microrganismi patogeni, che siano batteri, virus o parassiti, veicolati dalle acque reflue e associati alla depurazione al trattamento dei fanghi è stimato sulla base di criteri e controlli rigorosi che regolano in particolare l'utilizzo di fanghi trattati in agricoltura, incluso il compostaggio con recupero energetico. Non risultano in letteratura, anche in forma di rapporti oppure opinion paper, linee guida o valutazioni di rischio specifiche per il Covid-19 in relazione a fanghi di depurazione. Comunque di recente è stata diffusa dall'Organizzazione mondiale della sanità una nota informativa sui rischi da coronavirus nelle acque, incluse le acque reflue di cui i fanghi sono i materiali di rifiuto. Non si può allo stato attuale, quindi, escludere una possibile trasmissione fecale o orale, mentre i dati disponibili portano a escludere la trasmissione per via aerea, a parte situazioni specifiche in ambito ospedaliero. In un contesto di rapida evoluzione e di conoscenza, deve essere comunque considerata la possibilità di diffusione del virus attraverso altre modalità. Non sono stati segnalati, comunque, casi di trasmissione fecale e orale del virus Covid-19. Tuttavia, durante l'epidemia della SARS del 2003 è stata dimostrata la presenza del virus nelle feci dei pazienti infetti e la sua trasmissione attraverso produzione di droplet contaminati provenienti dal sistema fognario. La persistenza del Covid-19 in ambienti idrici è stata valutata sperimentalmente in un numero estremamente ridotto di studi e non esistono al momento attuali studi specifici sulla persistenza nelle acque. La maggior parte dei dati disponibili, inoltre, è stata raccolta mediante un uso di virus surrogati, ovvero di coronavirus animali quali il virus dell'epatite di topo, il virus della gastroenterite del maiale e il coronavirus felino. Vari virus sono responsabili di patologie ben diverse e che sono solo un piccolo riferimento per gli studi che si stanno continuando a fare. In base agli studi effettuati sulla CoV 1, cioè la SARS del 2003, i coronavirus sopravvivono fino a due giorni a temperatura ambiente di venti gradi in reflui urbani o reflui ospedali, ma possono permanere anche fino a quattordici giorni in queste matrici, ma a quattro gradi centigradi. Ciò porta a considerare che la temperatura è un elemento di riferimento molto significativo e che possa avere un'influenza importante sulla stabilità del virus negli ambienti idrici. Alcuni studi riportano, inoltre, in che misura il CoV 1 è suscettibile ai disinfettanti, come il cloro e il biossido di cloro, che si dimostrano in grado di disattivare completamente il virus a concentrazione in tempi inferiori – penso circa dieci milligrammi per litro di cloro per dieci minuti. Rispetto a cosa? Rispetto a quelli richiesti per abbattere le concentrazioni dei tradizionali indicatori batterici di contaminazione fiscale – pensiamo all'Escherichia coli – utilizzati per la valutazione della qualità microbiologica delle acque secondo le normative attualmente in vigore. Riporto questi elementi perché sono significativi rispetto al trattamento dei fanghi. Per quanto riguarda la presenza del CoV in reflui urbani, uno studio ha identificato la SARS in reflui ospedalieri, sia prima che dopo la disinfezione, provenienti da strutture che Pag. 9ospitavano pazienti con SARS, utilizzando metodi molecolari. Detto questo, quindi, per i fanghi di depurazione, secondo il documento dell'Istituto superiore di sanità, risulta essenziale valutare le condizioni di trattamento dei fanghi in relazione al Covid-19 e non a quello che oggi abbiamo detto e che oggi ho detto come riferimento, ma che chiaramente ha una matrice di base sicura. Il trattamento dei fanghi costituisce l'ultima fase funzionale del trattamento di depurazione dei reflui urbani. I prodotti di risulta che ne derivano tendono a concentrare gli inquinanti presenti nelle acque reflue trattate. Il processo di trattamento dei fanghi, per essere ritenuto efficace, deve garantire una sostanziale riduzione di densità dei patogeni presenti e l'assenza di fenomeni di ricrescita microbica. La riduzione microbica conseguita dal trattamento dipende da fattori intrinseci del processo, quali la temperatura, la disponibilità di acqua libera, Il PH e la luce solare. Qua rientriamo in quel discorso che come rammenterete ho detto pocanzi: sono questi fattori che incidono significativamente nel Covid-19. Pertanto, per l'inattivazione del materiale virale infetto sono particolarmente efficaci trattamenti quali la digestione termofila, la pastorizzazione, il trattamento con calce e il trattamento termico. I fanghi da trattare derivano dai processi di sedimentazione primaria, fanghi primari, di ossidazione biologica, fanghi secondari, biologici e di chiariflocculazione, i fanghi chimici.
  Il fango che si origina dopo parziale riutilizzo lungo la linea di trattamento delle acque esegue una serie di processi atti alla riduzione del contenuto di sostanze organiche della carica microbica e del contenuto di acqua. L'obiettivo finale è rendere migliori le caratteristiche del fango prima dell'avvio allo smaltimento finale piuttosto che all'utilizzo. Le conclusioni dell'Istituto superiore di sanità quali sono? Considerando le modalità di smaltimento dei fanghi trattati, oggi già con le norme conosciute e sostenibili nel contesto nazionale rispetto al rischio di infettività Covid-19, nel rispetto delle prescrizioni normative di riferimento e limitatamente alle circostanze contingenti di emergenza, che cosa ne consegue? Per gli impianti di compostaggio a digestione anaerobica i tempi e le temperature di trattamento fanno ritenere non rilevante il rischio di trasmissione di infezione Covid-19. Per l'incenerimento di disidratazione tecnica le condizioni delle temperature di trattamento fanno ritenere non rilevante il rischio di trasmissione dell'infezione Covid-19. Per lo smaltimento in discarica, la collocazione in discarica, cioè a giacimento controllato, va effettuata nel rigoroso rispetto delle norme di buona tecnica e di igiene e sanità pubblica, all'interno degli impianti e in tutte le fasi di conferimento e utilizzo dei fanghi. In particolare, la raccolta dei fanghi presso gli impianti di depurazione deve avvenire con mezzi meccanici idonei nel rispetto delle condizioni igieniche per gli addetti a tali operazioni e per l'ambiente, evitando la formazione di aerosol e polveri. Il trasporto dei fanghi deve essere effettuato con mezzi idonei a evitare ogni dispersione durante il trasferimento e a garantire la massima sicurezza igienico-sanitaria. Per lo spandimento o produzione di ammendanti e correttivi, l'Istituto superiore di sanità sostiene che i fanghi devono essere applicati in linea con le buone pratiche agricole. Per procedere a tale pratica, deve essere assicurato il trattamento di stabilizzazione con calcio, acido solforico, ammoniaca, soda o una combinazione di questi, la digestione anaerobica (che sia mesofila e termofila) o aerobica (mesofila e termofila), la disidratazione termica, l'idrolisi termica, con temperature superiori ai cento gradi per almeno venti minuti, la pastorizzazione del fango liquido per un minimo di trenta minuti a settanta gradi centigradi, o comunque deve essere garantito un tempo minimo di ritenzione comprensivo del fango prima dell'utilizzo. Non vi riporto altri elementi così tecnicistici. Vi dico solo che è chiaro che alla fine di questo percorso si evidenzia l'opportunità di rafforzare i controlli, chiaramente, su eventuali smaltimenti illeciti di acque reflue o fanghi non trattati in impianti di depurazione o trattati non correttamente, che potrebbero causare l'esposizione umana. In questo senso Pag. 10abbiamo già sollecitato e si è già attivato tutto il sistema agenziale nazionale, quindi ISPRA e tutte le ARPA di tutta Italia, più le forze di polizia, che sono state attivate non solo dal Ministero dell'ambiente, ma che si sono anche autoattivate.
  Ora, se noi abbiamo finora parlato dell'aspetto sanitario, adesso è il momento di legarsi con gli aspetti sanitari da parte di ISPRA. Chiaramente ISPRA non poteva determinarsi prima di avere avuto la linea sanitaria che è il solco nel quale si muove. Il 23 marzo ISPRA ha approvato un documento che contiene indicazioni generali per la gestione dei rifiuti nell'ambito di questa emergenza. In primo luogo, per la raccolta e la gestione dei rifiuti urbani speciali di cui all'articolo 183 del testo unico per l'ambiente (TUA), viene ribadito che devono essere garantite in quanto servizi pubblici essenziali. Quindi è stato tolto ogni dubbio sul concetto di «servizio pubblico essenziale» perché già il testo unico dell'ambiente lo prevede in modo esplicito e quindi non aveva bisogno di nessun'altra determinazione normativa, ma è stato rammentato per chi non avesse presente l'articolo di riferimento. Ne consegue che, oltre alla raccolta dei rifiuti urbani indifferenziati, deve essere anche garantito il servizio di raccolta differenziata, da attuarsi secondo le consuete modalità conosciute per ogni singolo territorio. Ovviamente, riprendendo le indicazioni dell'Istituto superiore di sanità, anche ISPRA, nel medesimo alveo di riferimento, prende come punto di osservazione i rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata e i rifiuti urbani indifferenziati che provengono da abitazioni che sono Covid positive o comunque con soggetti posti in quarantena. Pone le stesse condizioni di ingaggio per la gestione dei rifiuti che pone l'Istituto superiore di sanità, ma era anche ragionevole... Le circolari sono state costruite a più mani; se volete, io ve le riporto, ma lascerei al dettaglio del carteggio in quanto sono le stesse che vi ho detto finora. Ovviamente, anche nel tema dei fanghi si riprende quanto scritto dall'Istituto superiore di sanità. Mi preme dire che ISPRA ha condiviso la sua circolare con tutto il sistema nazionale di protezione ambientale, quindi le ARPA di tutte le regioni e delle due province autonome. Quello che mi preme dire è che è stata approvata all'unanimità; cioè tutte le regioni, in buona sostanza, indipendentemente da ogni singola valutazione, hanno all'unanimità approvato questa linea guida. Questo è molto significativo, perché non è stata approvata a maggioranza e perché tutti se ne sono fatti parte dirigente. Per questo io non solo ringrazio il presidente Laporta e il direttore generale Bratti, ma anche tutto il sistema agenziale che in questo momento si è unito attorno a una problematica, individuando una linea comune per tutta Italia.
  Se volete, entro nel dettaglio specifico di come si gestiscono i rifiuti dal punto di vista ambientale. ISPRA sostiene alcuni elementi: uno, la garanzia di spazi adeguati di stoccaggio in relazione all'aumento previsto dei volumi di rifiuto in deposito per scongiurare anche pericoli di incendi; due, oltre al rispetto delle norme tecniche di stoccaggio, adeguati sistemi di raccolta e trattamento degli eventuali e ulteriori eluati prodotti da materiali stoccati in relazione alle caratteristiche fisico-chimiche dei rifiuti; sistema di copertura, anche mobile necessaria per limitare le infiltrazioni di acque zenitali e le emissioni odorigene laddove sono necessari per la natura putrescibile dei rifiuti; idonei sistemi di confinamento e contenimento atti a segregare maggior quantitativo di rifiuti stoccati. Chiaramente, ISPRA dà anche altre indicazioni: incrementare la capacità di stoccaggio e deposito temporaneo sul territorio nazionale; garantire il prioritario avvio all'incenerimento dei rifiuti sanitari a rischio infettivo, considerando anche l'opzione per chi non può andare in quella direzione; garantire lo smaltimento in discarica dei flussi di rifiuti per i quali dovessero presentarsi difficoltà di gestione; prevedere uno slittamento dei termini per le scadenze amministrative, cosa che poi è stata normale. Entra nel dettaglio tecnicistico poi di come fare l'aerosol, di come utilizzare i dispositivi manuali. Io questo, se voi ritenete, lo lascerei all'approfondimento specifico. Ora arriviamo all'altro step – come Pag. 11notate, sono tutti sistemi complementari tra di loro – che è lo step del Ministero dell'ambiente. Ormai la circolare linee guida del Ministero dell'Istituto superiore di sanità è stata emanata. Ormai sono state emanate il 23 marzo le linee guida di ISPRA, il sistema agenziale, e lo scorso 24 marzo il Ministero dell'ambiente propone le proprie linee guida, perché in questo modo tutto si incastra, e quindi con nota del 24 marzo il Ministero dell'ambiente ha fornito specifiche indicazioni alle problematiche sollevate dagli operatori del settore, che era l'elemento di riferimento che il Ministero doveva tenere presente; cioè, fatte salve ormai le linee sanitarie, verificato il sistema delle agenzie nazionali, gli operatori ancora dovevano essere sentiti. Noi li abbiamo sentiti – penso a Utilitalia, per esempio – e ci siamo fatti parte diligente per le difficoltà che ovviamente gli operatori del settore ci hanno manifestato. Le difficoltà, secondo la richiesta degli operatori, sono dovute sia al blocco da parte di alcuni Stati membri di ricevere i rifiuti provenienti dall'Italia sia alla scelta autonoma degli impianti di adottare le stesse misure per il principio di precauzione e quindi di chiuderli. Per superare dette difficoltà, la richiesta degli operatori era di assicurare maggiore flessibilità rispetto all'utilizzazione delle capacità di trattamento degli impianti di gestione nazionali. Il Ministero dell'ambiente, quindi, ha indicato lo strumento legislativo che, a legislazione attuale e facendo riferimento al testo unico ambientale, risulta il più idoneo a consentire di mettere in atto regimi straordinari, però temporalmente circoscritti alla durata dell'emergenza. L'articolo di riferimento previsto nel TUA, cioè il testo unico dell'ambiente, dell'articolo 191, che consente ai presidenti delle regioni o ai presidenti delle province, ovvero ai sindaci e a tutto il sistema territoriale, di adottare ordinanze contingibili e urgenti per autorizzare – in situazione di eccezionale e urgente necessità, ovvero di grave e concreto pericolo per la tutela della salute pubblica e per l'ambiente – il ricorso temporaneo anche a forme speciali di gestione dei rifiuti, anche in deroga alle disposizioni vigenti, nel rispetto comunque delle disposizioni contenute nelle direttive dell'Unione europea e garantendo l'elevato livello di tutela della salute e dell'ambiente. Noi abbiamo fatto riferimento a questo. Va anche detto che esiste anche nel testo unico delle leggi degli enti locali (TUEL), la possibilità, in termini più ampi, di emettere ordinanze. Ma noi qui abbiamo un articolo specifico che fa riferimento al nostro caso di specie. Se volete, l'approfondimento normativo ve lo lascio in nota, ma io lo salterei perché è un testo ben conosciuto. Nella nota del 24 marzo il Ministero ha anche fornito dettagli di carattere tecnico su come aumentare la capacità di stoccaggio degli impianti autorizzati per la messa in riserva e per il deposito preliminare, che già sono previsti come R13 e D15 nel testo unico ambientale, cioè garanzia di spazi adeguati di stoccaggio in relazione all'aumento previsto dei volumi dei rifiuti, rispetto delle norme tecniche di stoccaggio e dei sistemi di raccolta, sistemi di copertura anche mobili, idonei sistemi di confinamento e contenimento atti a segregare il maggior quantitativo dei rifiuti. A seguire c'è stata una ulteriore normativa, un ulteriore carteggio, che secondo me è importante da riferire perché gli operatori ci hanno chiesto anche atti di norma primaria. Voglio dirvi questo: nel Cura Italia, decreto-legge n. 18 del 2020, è stato modificato l'articolo 113 del testo unico ambientale, diventato adesso 113-bis, con l'approvazione definitiva. In particolare, la norma proposta interviene sulle prescrizioni temporali e quantitative dell'istituto del deposito temporaneo dei rifiuti presso gli impianti di produzione. Infatti, viene raddoppiata la cadenza con cui i rifiuti devono essere avviati a operazioni di recupero di smaltimento da trimestrale a semestrale e vengono raddoppiate le quantità massime di rifiuti che possono essere depositati da dieci a venti metri cubi per i rifiuti pericolosi e da trenta a sessanta metri cubi per i rifiuti non pericolosi. È importante questo atto normativo che oggi fa parte del patrimonio legislativo del Paese anche perché da un punto di vista politico – mi piace rammentarlo – è frutto di un emendamento delle senatrici Gallone, Toffanin Pag. 12 e altri che appartengono all'opposizione; emendamento che, con stile laico che ho sempre rivendicato presso il Ministero dell'ambiente, noi abbiamo accolto con parere favorevole del Governo, sia in Commissione bilancio sia in Commissione ambiente e quindi è stato approvato. Intendo dire che in questi casi, quando si gestisce un'emergenza, la si gestisce indipendentemente dai colori, e come voi sapete si è sempre fatto così; questa adesso è diventata norma.
  Se volete, io approfondirei i termini dell'articolo 191. Direi che essendo però un articolo particolarmente noto, perché ormai fa parte del novero delle leggi dal 2006, lo do per acquisito, se siete d'accordo. Quello che mi piace riferire è che tutte le regioni d'Italia – con le quali ci siamo confrontati molto spesso, nel rispetto delle autonomie regionali, nel rispetto della gestione per competenze – dopo le nostre linee guida che hanno prodotto la cosiddetta «ordinanza emergenziale ex articolo 19», si sono pronunciate e hanno aderito alla linea. Devo anche dire, così come ho detto per il sistema agenziale, che hanno aderito con un'impalcatura, un perimetro normativo che abbiamo indicato noi e nel quale le regioni si sono perfettamente ritrovate. Questo è un merito, secondo me, che va attribuito al Ministero dell'ambiente e molto alle regioni. È chiaro che noi siamo stati vicino con ulteriori circolari per indicare anche i perimetri giuridici dell'ex articolo 191. Vi faccio un esempio che ritroverete nel carteggio che depositerò. Chiaramente ci sono dei tempi – sei mesi – rinnovabili fino a un massimo di diciotto mesi dell'ordinanza speciale, quindi non è un «per sempre». Tra l'altro, questo tipo di ordinanza non libera la regione o il comune dall'obbligo di assegnazione con gara di evidenza pubblica al soggetto gestore dei rifiuti, perché si potrebbe immaginare che in condizioni di emergenza il codice degli appalti, a normativa almeno vigente, possa essere bypassato. Non è così nel caso di specie; inoltre la norma e la giurisprudenza ormai chiara e inequivocabile dice che tu già conosci prima i termini di scadenza delle gare, per cui ti devi muovere per tempo. Il concetto emergenziale in quel caso non vale perché è un progetto programmato. Se non lo fai, vuol dire che hai mancato a un tuo dovere. Questa cosa noi l'abbiamo scritta, l'abbiamo detta, l'abbiamo condivisa con le regioni e, devo dire la verità, da questo punto di vista credo che si sia lavorato molto bene insieme a tutte le regioni, così come con gli operatori, perché gli operatori stessi hanno riconosciuto per iscritto che le norme approvate in termini di norme primarie, come vi ho detto pocanzi, ma anche le fonti non primarie, cioè le linee guida, sono state particolarmente gradite. Io con il vostro permesso, dato il tempo di cui già sto abusando, supererei tutto il concetto di analisi del 191. Supero anche il livello regionale di cui abbiamo detto.
  C'è un livello europeo, come vi avevo detto all'inizio del mio intervento. È un livello europeo interessante, e lo dico qui davanti a voi perché l'Unione europea il 14 aprile, quindi dopo che noi già ci eravamo pronunciati, propone alcune linee guida, le cosiddette «raccomandazioni», che sono cinque. Il vademecum, ovviamente, si rivolge a cittadini, enti locali, operatori economici. Al di là dello specifico quadro che propone l'Unione europea, quello che voglio dire in termini molto veloci è che sostanzialmente sono perfettamente in linea – e lo potete verificare con atti alla mano, e comunque io ve lo depositerò – con quanto sono le linee guida dell'Istituto superiore di sanità, del sistema agenziale e del Ministero dell'ambiente. Noi le abbiamo anticipate, ci siamo sentiti con l'Unione europea, con la Commissione ambiente e abbiamo negoziato che quello che loro hanno proposto a livello europeo, quindi per tutti e ventisette i Paesi dell'Unione europea, erano solo le medesime cose che sono state proposte da noi anticipatamente. Non dico che è un merito dell'Italia, però è anche vero che noi siamo arrivati prima per ovvi motivi, perché prima ci era arrivata tra capo e collo questa emergenza; e quindi penso di non leggerle, ritengo che sono null'altro che la fotocopia di quanto vi abbia già detto. Vado oltre per cercare di Pag. 13rimanere nei tempi che mi sono stati assegnati.
  Per quanto riguarda i trasporti transfrontalieri, l'Unione europea anche qua ci viene in soccorso. In che senso? Non abbiamo sollecitato un'attività, un intervento dell'Unione europea all'indomani della notizia che molti Paesi avevano i nostri viaggi, anche dei rifiuti, non solo delle cosiddette «merci». Accade che c'è un'interpretazione autentica con raccomandazioni dell'Unione europea, che sostanzialmente affermano il principio che le merci, nell'ambito dell'Unione europea, debbano viaggiare liberamente e che assimila il concetto di «rifiuti» a merci, per cui oggi il Paese che non raccoglie i nostri rifiuti e che fa parte dei ventisette Paesi dell'Unione europea commette un'infrazione. Noi l'abbiamo segnalato. Alcuni Paesi, all'inizio, se rammentate, avevano bloccato gli ingressi nel loro territorio, viceversa adesso li hanno riaperti alla luce dell'intervento dell'Unione europea su nostra segnalazione, di cui abbiamo solamente il merito di averla fatta, ma l'abbiamo fatta in punta di diritto. Non l'abbiamo fatta come preghiera di attenzione all'Italia, ma abbiamo preso le norme previste dal Trattato di Maastricht. Io vi lascio, se voi concordate, anche tutto un sistema di gestione delle strutture sanitarie e sociosanitarie dei rifiuti, delle strutture sanitarie e socio-sanitarie che afferiscono squisitamente al decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003, già del patrimonio legislativo italiano, che io vi riporterei semplicemente nel carteggio che vi deposito per il semplice motivo che sono elementi normativi e penso che sono più di competenza del Ministero della salute, ma che comunque per correttezza io vi riporterei. Se poi avete necessità che li esponga, li esporrò.
  Che cosa vi riporto adesso? Vi rubo ancora qualche minuto. Noi, nella fase infoinvestigativa, abbiamo attivato all'inizio della pandemia immediatamente il nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Abbiamo anche un appunto – che so peraltro o trovarsi già sul tavolo della Commissione oppure sta per arrivare – in cui l'Arma dei carabinieri afferma che l'emergenza Covid non comporterà la delineazione di scenari criminali lunghi e, di conseguenza, di un modus operandi di illecito nuovo, bensì il potenziale peggioramento di quello attuale. La percentuale di incidenza di tali rifiuti, e si riferisce ai rifiuti sanitari, appare tuttora di minore rilevanza. Ciò nonostante, si ritiene che il settore possa essere appetibile per evidente espansione futura per le compagini criminali, sempre spinte alla ricerca di canali profitti, e allora la situazione emergenziale potrebbe essere sfruttata per ottenere dalle strutture ospedaliere o assimilate la stipula di contratti o l'assegnazione di appalti pubblici con modalità illecite, ricorrendo anche a condotte corruttive. Infatti, sebbene lo scenario attuale sia inedito, condotte criminose sono già state riscontrate in altre situazioni emergenziali, come per esempio nel caso dei terremoti e della successiva ricostruzione. L'Arma dei carabinieri mi scrive che in ogni caso sono perfettamente attivati in questo senso e stanno operando in termini infoinvestigativi, riferendosi ovviamente, come prevede il codice di procedura penale, alle procure competenti per territorio.
  Aggiungo adesso alcuni dati. Noi che cosa abbiamo deciso di fare? Questo è l'aspetto propositivo. Finita la Fase 1, così come ve l'ho descritta finora, che è una fase particolarmente emergenziale, oggi dal 4 maggio siamo entrati nella cosiddetta «Fase 2». La Fase 2 è qualcosa che anche nel campo dei rifiuti apre riflessioni supplementari, apre riflessioni sui guanti monouso, sulle mascherine, apre riflessioni sui DPI in generale e quant'altro. Fatto salvo quelli più specifici delle strutture sanitarie assimilate che hanno un percorso segnato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003, secondo me in questo momento, con lo sviluppo della Fase 2, è importante che Ministero dell'ambiente, ISPRA, soggetti ministeriali – penso al MISE in particolare – e principalmente operatori del settore, così come abbiamo collaborato finora in termini ufficiosi, adesso collaboriamo in termini ufficiali. Intendo dire l'apertura di un tavolo permanente, finché almeno le condizioni emergenziali ce lo richiedano, per fare che cosa? Monitoraggio Pag. 14 del flusso dei rifiuti indifferenziati, monitoraggio del flusso dei rifiuti differenziati, monitoraggio del flusso dei rifiuti sanitari, campagna di comunicazione nazionale fatta in tutti gli spazi consentiti e principalmente linee di indirizzo nuove via via che gli operatori ci segnalano le problematiche, come hanno fatto finora e come noi abbiamo risposto. Dall'altra parte, in funzione dei controlli esercitati – non mi riferisco alle funzioni di polizia, ma al controllo, quindi sistema agenziale – noi ne deduciamo. Perché? Perché già, per esempio, in ordine alla sterilizzazione, ovvero all'incenerimento, ci è già stato detto che gli impianti hanno una capacità complessiva annua di 350.000 tonnellate anno e che adesso lavorano circa 150.000 tonnellate anno. Quindi abbiamo un gap favorevole di capienza di circa 200.000 tonnellate anno. Lo dico perché nell'opzione peggiore, cioè quella di dover gettare mascherine o guanti monouso, che sono oggi una preoccupazione che arriva sul mio tavolo con messaggi, con segnalazioni o quant'altro – e se ne trovano tanti anche per terra, quindi io aderisco a quello che ci chiedono molte associazioni ambientaliste, cioè di intervenire – noi possiamo dire che intanto la nostra capacità come Paese Italia complessiva è tranquilla, cioè abbiamo gli spazi, abbiamo un gap ancora da riempire di 200.000 tonnellate. Tra l'altro ce lo dicono gli operatori del settore, ma è anche vero che, per esempio, ormai noi stiamo partendo dal pluriuso delle mascherine, fatto salvo quelle degli operatori sanitari, che hanno un altro sistema di ingaggio. Quelle per noi cittadini comuni sono in quantità molto elevate. Adesso si sta valutando quanti milioni al mese ne occorrono. Stiamo facendo fare una verifica ufficiale da ISPRA, ma ormai già vengono distribuite quelle riutilizzabili, previo lavaggio, alle condizioni che abbiamo detto pocanzi nella mia audizione, con i disinfettanti e con temperature elevate; e lo posso dire ufficialmente perché, per esempio, a me che sono residente in Campania, a Napoli, mi è arrivata dalla regione Campania questa mascherina su cui dietro c'è scritto: lavabile, riutilizzabile, temperatura, eccetera. Lo dico perché, facendo un calcolo spannometrico – abbiate bontà: ancora non abbiamo il dato ufficiale, ma lo stiamo facendo – utilizzare questi tipi di mascherine riutilizzabili per dieci o quindici volte – ma stiamo facendo tutte le verifiche – significa ridurre, sostanzialmente, l'utilizzo mensile delle mascherine a un terzo dell'attuale supposizione. Ridurle a un terzo dell'attuale disposizione vuol dire avere uno stock ancora maggiore di capacità di gestione di queste mascherine intesa come rifiuto indifferenziato. Il nostro scopo, con il tavolo tecnico che vogliamo costruire e che stiamo costituendo per la Fase 2, è anche quello di coinvolgere altri operatori. Vi faccio un esempio. Penso all'Ordine dei farmacisti per poter utilizzare davanti alle farmacie dei raccoglitori, a tenuta delle mascherine, non quelle per gli operatori sanitari, ma quelle per la popolazione, che possono essere gettate lì, ma questo si può immaginare anche per la grande distribuzione; e un raccoglitore, per esempio, per i guanti monouso per lo stesso scopo. Perché? Perché già delle aziende si stanno specializzando e stanno andando incontro a quella che è la sanificazione commerciale di questi prodotti, secondo una procedura che a livello internazionale è stata già definita – penso agli Stati Uniti d'America che l'hanno definita – e che consente poi di utilizzarle come materie prime seconde. Mi riferisco a quello che si chiama tecnicamente «polimeri di plastica di fine nastro». Rendono anche la possibilità di avere un ritorno economico e non trovare a terra ora i guanti monouso, ora le mascherine, che come sappiamo possono avere, una volta sanificati, anche un futuro. Come vedete, quindi, la Fase 2 è effervescente da questo punto di vista, cioè abbiamo molta carne a cuocere. Termino per dirvi che da dati che ci provengono da Utilitalia è stata fatta una verifica dei flussi dei rifiuti in termini probabilistici, cioè non su tutta Italia, ma su un campione significativo, tra il 21 febbraio e il 25 aprile, quindi in pieno Covid-19. Si mostra una diminuzione dei rifiuti prodotti pari al 13,9 per cento – quasi il 14 per cento – una diminuzione della raccolta differenziata del 12,5 per cento e una della Pag. 15diminuzione della raccolta di rifiuti indifferenziati del 13,2 per cento. La motivazione per entrambi è chiaramente la diminuzione dei rifiuti provenienti dagli esercizi commerciali, come era prevedibile, e la diminuzione di quelli provenienti dal mondo del turismo; viceversa, un aumento di quelli provvedimenti dal luogo domestico. Con il permesso del presidente – ho rubato molto tempo, chiedo scusa – avrei finito.

  PRESIDENTE. Grazie. Abbiamo fatto un'ora abbondante, quindi lasciamo spazio a chi si è prenotato per gli interventi. Ci sono due modalità. Si può parlare rimanendo al posto – e mi raccomando sempre di mantenere le distanze. In questo caso ci sarà solo in modalità audio. Chi volesse anche essere inquadrato e apparire nel video per comunicare con il Ministro, può alzarsi e venire qui alla pedana.

  GIOVANNI VIANELLO. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro Costa, sempre così puntuale sulle tematiche ambientali. Io avrei una serie di domande e di informazioni da chiedere in merito alla circolare ministeriale recante criticità nella gestione dei rifiuti per effetto dell'emergenza Covid-19, quelle di cui il Ministro ci ha illustrato durante questa audizione. Ci sono alcuni concetti che giustificano la ratio dell'emanazione di questa circolare, della quale però non abbiamo cognizione, nel senso che viene giustificata questa circolare perché viene messo in evidenza che non ci potrebbe essere un problema per i rifiuti che non possono essere inviati agli altri Stati membri e perché ci possono essere dei sovraccarichi negli impianti. La mia domanda è proprio questa: il Ministero dell'ambiente ha un'idea precisa di quale è il quantitativo per tonnellate di rifiuti che sarebbero dovuti andare all'estero? Lo dico perché da più parti ci giungono informazioni secondo cui la produzione dei rifiuti urbani e speciali è crollata durante l'emergenza Covid, per cui non riesco a comprendere esattamente di quali tipi di sovraccarichi degli impianti si stia parlando. Se la produzione dei rifiuti è diminuita, non dovremmo avere problemi di sovraccarico, soprattutto, ovviamente, per il deposito preliminare, l'operazione D15, e la messa in riserva, la R13, dove si autorizza fino al 50 per cento. In più, in questa circolare, per quanto riguarda il deposito temporaneo, viene permesso non solo di andare con un'ordinanza urgente, ex articolo 191 del codice dell'ambiente, in deroga al quantitativo autorizzato, ma, dal punto di vista temporale, non solo per l'emergenza Covid, ma per un periodo di tempo che arriva fino a diciotto mesi. Vorrei capire, quindi, perché così tanto tempo. Vorrei anche sapere quante sono le ordinanze contingibili e urgenti che sono state emanate dalle regioni per giustificare per quali tipi di impianti e per quanti impianti sono stati adottati questi provvedimenti. Poi vorrei capire anche – questo magari potremmo chiederlo all'ISPRA – se il Ministero ha già questi dati e quante tonnellate di rifiuti urbani infetti sono stati smaltiti negli inceneritori e nelle discariche.

  PRESIDENTE. Bene, io farei rispondere il Ministro. Preciso, come già aveva detto il Ministro, che il blocco dei Paesi è stato momentaneo ed è valso solo per alcuni Paesi. Farei rispondere di volta in volta alle varie domande. Pregherei il Ministro di essere sintetico.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, presidente. Ringrazio l'onorevole Vianello. Alcuni dati ve li posso già dare. Intanto, come voi rammenterete, all'inizio dell'epidemia fu manifestato questo grande problema del transito all'estero di questi rifiuti. Parlo, ovviamente, degli Stati membri dell'Unione europea. Vi ricordate il blocco alle frontiere e quant'altro? È collegato. Non riguardava solo i rifiuti, ma il concetto di merci. Il tema, quindi, era la preoccupazione da parte degli operatori di ritrovarsi con i rifiuti in mezzo alla strada. L'ex articolo 191 del TUA ci viene in soccorso, perché è già una previsione di legge del 2006 che in realtà il Ministero dell'ambiente non ha autorizzato; ha semplicemente chiesto alle regioni: se lo volete utilizzare – perché è già una prerogativa delle Pag. 16regioni, non una prerogativa del Ministero dell'ambiente – io vi prego di farlo in modo da disegnare il perimetro assieme, cosicché una regione x o una regione y possano avere un'ordinanza non dico identica, ma, nel rispetto delle geografie diverse, simile. Questo consentiva anche di mantenere saldo il concetto di tutela dai rifiuti del Paese Italia. Questa cosa è stata accettata dalle regioni e dalle due province autonome perché, praticamente, tutte quante o quasi tutte hanno emanato un'ordinanza, ex articolo 191, proprio per limitare il rischio potenziale. Come vede, onorevole Vianello, noi parliamo di «rischio potenziale» perché in questo momento la norma già consente, con l'ex articolo 191, una deroga a sei mesi estendibile a diciotto mesi con supplemento di motivazione. La norma dice: tu fino a sei mesi lo puoi fare, c'è un supplemento di motivazione che ti può condurre fino a diciotto mesi. Allora il tema qual è? Per sei mesi loro l'hanno fatta, ma possono ritirarla se le condizioni vengono rese ordinarie e quindi modificare l'ordinanza, perché è un'ordinanza contingibile e urgente. Se mancano le condizioni di urgenza e contendibilità, si ritorna nella condizione ordinaria. Possono andare oltre – e questo è il motivo dei diciotto mesi – ma già lo prevede la legge, ed è una competenza esclusiva delle regioni, a condizioni di ingaggio diverse. Quindi io guardo i sei mesi adesso, perché più o meno sono state emanate le ordinanze tutte nell'arco del mese – fine febbraio e inizio marzo – qualcuna prima, qualcuna dopo. Quindi abbiamo un po' di mesi. Ecco perché il tavolo di cui io dicevo della gestione della Fase due. È chiaro che tutti auspichiamo – ma sono i primi i presidenti delle regioni – di rientrare nella cosiddetta «gestione ordinaria». In ordine alla sua richiesta sulla quantità dei rifiuti infetti, io devo necessariamente chiedere a ISPRA. Le chiedo scusa, ma è un dato che non posseggo in questo momento, perché è un dato tecnico che possiede ISPRA e quindi il flusso dei rifiuti non arriva al mio tavolo, però certamente me ne faccio parte diligente e glielo faccio sapere.

  PRESIDENTE. Ribadisco che noi sentiremo anche ISPRA, l'Istituto superiore di sanità e anche il Ministero della salute.

  VANNIA GAVA. La ringrazio per averci letto tutte le circolari di ISPRA e Istituto superiore di sanità emanate da inizio emergenza a oggi, compresa la direttiva europea e anche l'info investigativa dei carabinieri. Effettivamente, io non avevo neanche avuto tempo di leggerlo e quindi mi ha fatto un favore riportandocele tutte. Parliamo però di che cosa vuole fare il Ministero dell'ambiente in questa Fase 3, questa effervescente Fase 3, che andremo ad affrontare. Se l'idea, come è stato detto dal Ministro, è quella di dire: facciamo il tavolo permanente per monitorare il flusso indifferenziata, differenziata, rifiuto sanitario, la campagna di informazione, le linee guida che ci sono state meritoriamente copiate dall'Europa... Magari faremo anche la sedicesima task force e va bene, però parliamo anche di politica ambientale, di come vogliamo gestire questi rifiuti, di come fare politica ambientale. Non è possibile ogni volta metterci una pezza perché lo Stato chiude i confini e perché c'è il problema di come capire e come gestire i rifiuti e fare la linea guida che mette la toppa. Qua c'è bisogno di normare anche per dare chiarezza agli amministratori, facendogli capire come si devono comportare nei territori. Ho sentito parlare dello smaltimento delle mascherine e dei guanti. Ho sentito della proposta di mettere i bidoni fuori dai supermercati e dai centri commerciali. Possiamo avere un'idea poi di questi costi? Chi li paga? Sappiamo dell'emergenza che stanno affrontando i comuni anche con la riscossione della TARI, ma anche per quanto riguarda lo smaltimento delle mascherine, anche perché andiamo verso una fase in cui, anche se non sappiamo fino a quando, dovremmo utilizzare queste mascherine. Quindi ci sarà questo aumento vertiginoso di queste protezioni, guanti e mascherine. Ho sentito che secondo il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003 tutti sono trattati come indifferenziati. In realtà, li divide in rifiuti sanitari e in urbani speciali. Se noi prevediamo anche di catalogarli come rifiuti speciali, addirittura pericolosi, chi li Pag. 17paga quei costi? È una cosa impossibile da affrontare. Devono essere trattati come rifiuti indifferenziati ed essere inceneriti. Devono essere inceneriti questi rifiuti. Poi, vista anche l'incertezza sull'ordine della durata del virus sulle superfici, ho sentito parlare prima dei gestori e quindi di come tutelare gli addetti alla gestione dei rifiuti. Ho sentito che ha parlato di guanti, di guanto monouso sotto a quello normale, delle scarpe antinfortunistiche, tutte cose che sono state date dalle aziende gestrici, che hanno questi operai che hanno sempre lavorato sul territorio, anche perché, come ha detto lei bene, sono stati individuati dal documento ISPRA come servizi pubblici essenziali e dovevano garantire il servizio. Hanno sempre lavorato. Vogliamo proprio fare un plauso a queste persone. Però, io vorrei ricordare che c'è un aspetto legato alle difficoltà finanziarie che versano questi soggetti, tant'è che noi avevamo provato anche a inserire un emendamento nel Cura Italia, perché questi soggetti andranno verso un periodo di crisi. Infatti, sappiamo che i comuni, con le difficoltà che avranno per il pagamento dei tributi e quindi della TARI, avranno un problema per il pagamento a queste aziende, a questi gestori. Avevamo proposto di fare, con la piattaforma del MES, una sorta di cessione del credito, in modo che anche loro siano tutelati. L'ha detto lei stesso che hanno aumentato i servizi in questo periodo proprio per garantire la sicurezza a tutti. Noi, ribadisco, avevamo provato a inserire questo emendamento che faceva parte del 113-bis. A onor del vero e per liceità vorrei dire che era anche nostro. Poi c'è anche il problema dei rifiuti sanitari. Praticamente, da speciali pericolosi diventano assimilabili a urbani e non pericolosi dopo il trattamento. Ho sentito parlare anche dei fanghi. Lei stesso si è risposto da solo dicendo che con il trattamento attualmente sembra, almeno dalle notizie che ci sono, che non ci sia pericolo per quanto riguarda acque e quindi rifiuti reflui e fanghi. Ecco, io vorrei capire se c'è un'idea e una politica ambientale seria e soprattutto in che modo potreste dare chiarezza, al di là delle linee guida – io ribadisco che credo che sia più giusto, invece, normare tutto quello che state dicendo – in che modo potreste dare chiarezza, ma soprattutto supporto a una politica ambientale che deve essere lungimirante. Lo sapete, lo abbiamo detto più volte che l'Italia è divisa e ha due velocità per quanto riguarda anche gli impianti dei rifiuti. Un problema che avremmo potuto non avere è quello del trasporto dei rifiuti all'estero, se avessimo avuto degli impianti che qua in Italia funzionassero. È inutile poi farsi fare i rapporti investigativi dai carabinieri, che ringraziamo, soprattutto il NOE, per il lavoro che fanno sul territorio. Anche in questo caso vuol dire ogni volta metterci una pezza e non andare a risolvere il problema dall'inizio, perché è evidente che, se ci sono delle criticità in tempi normali, si acuiscono molto in tempi di emergenza.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Provo a rispondere a tutto. Deve considerare che in questo momento, quando io parlo di linee guida, disegniamo un'assistenza reale e concreta e un percorso che abbiamo costruito proprio insieme agli enti preposti a livello nazionale, ma anche agli enti locali, come avevo detto, perché è molto importante in questo momento che si cammini tutti quanti insieme. Intendo dire che quando abbiamo fatto, per esempio, le linee guida ISPRA, sono state condivise all'unanimità da tutte le ARPA. Vuol dire che c'è stata una condivisione regionale e quindi territoriale, geografico-territoriale, con le dovute differenze, ma una condivisione che ha consentito a ciascuna regione o provincia autonoma di fare il proprio atto normativo, inteso non come fonte primaria, ma come fonte secondaria o terziaria potenziale. Penso a delibera di giunta o delibera di consiglio regionale, che ha inquadrato, secondo le necessità produttive / geografico-territoriali, la propria situazione. Questo, secondo me, è un gran merito delle regioni, del sistema ISPRA e del Ministero dell'ambiente che ha costruito questa condivisione. Quindi in questo momento le linee guida hanno un effetto di sistematizzare ciò che non si poteva immaginare potesse accadere. A dicembre nessuno Pag. 18 poteva immaginare quanto poi invece è accaduto con la pandemia. Questo è un tema attuale, della cosiddetta Fase 1. Ecco perché io mi sono permesso di sezionare la Fase 1 ad una fase emergenziale in cui ti ritrovi in una condizione che devi costruire qualcosa che funzioni e crei il minor disagio possibile, dalla fase due che invece incomincia a diventare strutturale.
  Lei ha ragione quando dice «Noi non sappiamo quanto effettivamente», in questo momento la scienza non ce lo dice. È per questo motivo il monitoraggio dei flussi di rifiuti e il colloquio continuo e costante come abbiamo fatto per la Fase 1 con gli operatori e con i sistemi pubblici, i sistemi agenziali, ci consente di andare a costruire il percorso normativo di primo grado, cioè le fonti primarie, ma anche quelle di secondo e terzo grado, con la logica della cosiddetta condivisione.
  In ordine ai rifiuti all'estero le dico questo. In realtà quello che noi mandavamo all'estero non era il rifiuto in termini tecnici, ma era già una merce. Era già considerata una merce tant'è vero che l'assimilazione che noi abbiamo chiesto all'Unione Europea non era per il rifiuto, ma per merce, cioè un prodotto che noi andiamo a mettere in commercio all'estero. Ci dà un indotto, quindi c'è un risultato economico per le nostre aziende. Non è una mancanza di capacità interna, anzi è un privilegio. È per questo motivo che nelle raccomandazioni dell'Unione Europea, che hanno reso quello che noi abbiamo sollecitato in termini giuridico amministrativi, l'hanno assimilato alla merce. Perché è un libero scambio di merci, non un libero scambio di rifiuti.
  Per quanto riguarda i fanghi di depurazione, come lei ha ben ha riportato, noi non possiamo escludere in termini assoluti che non ci sia un rischio di contagio. Il rischio di contagio è considerato non rilevante dall'Istituto superiore di sanità a patto e condizione che la procedura di depurazione avvenga secondo i canoni previsti dall'ordinamento attuale. Quindi l'ordinamento attuale è sufficiente. Qual è limite? Il limite è quella zona di illecità potenziale che qualcuno, ma in quel caso è un criminale, non rispetta la procedura così come la conosciamo. Ed ecco perché noi abbiamo attivato il sistema agenziale dei controlli e il sistema investigativo delle forze di polizia. Perché c'è quello spazio non opaco nel quale chiaramente si muovono altri soggetti. Ma la nostra norma è stata considerata dall'Unione europea più che sufficiente e garantista, per cui tranne che gli operatori o chi altro ci dica che c'è bisogno di una nuova normativa sulla gestione dei fanghi, sembrerebbe sia una normativa solida.
  Per quanto riguarda i rifiuti sanitari, noi abbiamo la norma dal 2003. I rifiuti sanitari hanno tutto un loro percorso. La sanificazione in sito prima ancora di arrivare all'incenerimento, allo smaltimento in discarica in funzione della disponibilità di quel territorio. Questo lo dice il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003, è norma nota ormai da tanti anni. Finora, devo dire la verità, nessun presidente di regione, al di là del colore delle appartenenze, ha mai sollevato come problema.
  Per quanto riguarda i DPI, mi associo a lei al ringraziamento a tutti gli operatori dei servizi pubblici di raccolta e gestione dei rifiuti che hanno fatto veramente un'opera di grande rilievo. E quindi concordo con lei in un plauso a questi operatori, perché non hanno fatto mai mancare la loro disponibilità e la loro prestazione anche all'inizio, specialmente con il pathos che all'inizio si era determinato.
  Nei prossimi giorni io ho un incontro con il presidente dell'ANCI, dove affronteremo anche la questione della gestione dei rifiuti a livello comunale. A breve termine ho questo incontro già definito in agenda.
  Per quanto riguarda l'aumento delle mascherine, come ho detto nel mio intervento, così come dei guanti monouso, è una condizione che verificheremo tecnicamente. Però qual è l'elemento? Fortunatamente aziende italiane che noi riconosciamo essere campioni dell'economia circolare hanno già proposto linee di intervento per utilizzare prodotti biodegradabili, ovviamente prima sanificati, ma noi sappiamo che la sanificazione è tecnicamente possibile, che possono addirittura essere riciclati per poter Pag. 19 ritornare nel circolo, quindi in perfetta economia circolare.
  Il tema si pone eventualmente su come aiutare. Allora io prima raccolgo dal famoso tavolo di cui dicevamo prima, cioè gli operatori, queste proposte che io ho sul tavolo, però vorrei che fossero irrobustite da una serie di progettazioni, in modo tale da poi colloquiare con il MISE e con il MES per poter aiutare queste aziende che diventerebbero poi dei veri campioni dell'economia circolare non solo a livello nazionale, ma a livello internazionale.

  ALBERTO ZOLEZZI. Saluto il Ministro. Grazie davvero, non è facile. Ci sono vari dati. Lei ha giustamente citato quelli dalla stima di UTILITALIA sulla produzione dei rifiuti che si ridurranno del 13,9 per cento. Althesys come centro studi, spesso riferimento anche per Confindustria, stima una riduzione di 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti, chiaramente in tutto il 2020, per i due mesi di lockdown e per la futura comunque ridotta produzione. Guardando flussi di alcune realtà urbane si vede Roma capitale, riduzione del 25 per cento. Da 18.000 tonnellate raccolte settimanalmente si arriva a 13.000 conteggiate puntualmente in questo mese di marzo. Si potrebbero stimare realtà che da 4,8 di Althesys si arriverà anche a sette milioni di tonnellate. C'è una crisi, appunto, anche degli impianti di rifiuti che non ricevono abbastanza rifiuti. Per cui l'invito a lei Ministro, ma anche agli altri amministratori che hanno a che fare a livello regionale con un'emergenza pesante, è valutare di non rinnovare le deroghe dopo questi sei mesi perché apparentemente non se ne vede un motivo e si rischia di peggiorare l'ambiente.
  Sono contento di aver sentito nominare la sterilizzazione in sito dei rifiuti sanitari a rischio infettivo, è la seconda tipologia generale che il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003 individua. In questi mesi sembra che si producano circa 40.000 tonnellate di rifiuti a rischio infettivo in più ogni mese, rispetto alle 170.000 tonnellate annue conteggiate da ISPRA. Questi quantitativi non sono eccessivi. Incentivando gli impianti di sterilizzazione in sito presso le strutture ospedaliere e sanitarie, ricordo che abbiamo un solo impianto italiano presso l'ospedale Covid di Rimini in funzione, ma il brevetto è proprio italiano ed è presente in cinquanta Paesi del mondo e presto sarà presente addirittura in Cina, che sappiamo bene non fa entrare facilmente altre tecnologie. Si possono poi adottare impianti mobili di sterilizzazione per le piazzole ecologiche o per le strutture sanitarie temporanee. Due impianti sono utilizzati in questo momento dall'Esercito.
  Purtroppo, come ha detto lei, nessun presidente di regione si sta impegnando attivamente per privilegiare questo brevetto italiano che fa oltretutto risparmiare il 70 per cento. Da 1.700 euro a tonnellata si scende a 500. Credo ci possa essere anche un interesse contabile generale su questa faccenda della gestione dei rifiuti sanitari a rischio infettivo.
  Per quanto riguarda i fanghi ricordo che ci sono varie indagini sulla provincia di Pavia e di Brescia. Riguardano la precipitazione competitiva dei gessi. Bisogna ricordarsi che il 95 per cento dei fanghi di depurazione vengono trattati e trasformati in correttivi in Italia, sempre che esistano i depuratori. Vedi quello che ha detto la direzione Ambiente della regione Emilia Romagna a Ecomondo dello scorso novembre. Per cui parlare di fanghi in generale non ha senso. In Italia si parla di correttivi. In Emilia esiste una legge regionale un po' restrittiva e c'è il 95 per cento trasformati in correttivi, figuriamoci dove non c'è neanche la legge regionale, saranno anche di più.
  Per cui per quanto riguarda il documento dell'ISS a cui invierò anche una nota relativa, bene che si parli di compostaggio dei fanghi di depurazione, di digestione anaerobica, che hanno oltretutto temperature assolutamente adeguate e tempi di trattamento. Ma la trasformazione in correttivi citata nei documenti dell'ISS va attenzionata. In quel documento si parla di tempi di deposito minimi di dieci giorni, ma i correttivi attualmente dopo poche ore vanno al suolo. Questo è a norma di legge. C'è da chiarire l'interpretazione del documento dell'ISS con la normativa. Pag. 20
  Sono davvero pronti durante questa emergenza, stante anche i dati seppure preliminari, sulla possibile contagiosità. La Lombardia, che ha come assessore al Welfare l'epidemiurgo Gallera, ha già visto un'epidemia nel settembre 2018, ma non ha aggiornato il piano pandemico, nonostante appunto l'epidemia più grave del millennio. C'erano state oltre mille polmoniti, alcune da legionella intorno a Lonato e Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, dove vengono sparse 360.000 tonnellate di gessi di defecazione ed è in corso la richiesta di spanderne altre 300.000. Sono più o meno gli escrementi di tre milioni di persone, bisogna anche capire di cosa si parla, sempre a Lonato, in provincia di Brescia.
  Per cui sui correttivi sottolineo che bisogna fare grande attenzione perché sono sicuramente un rischio, stante appunto le indagini che oltretutto dicono che i metodi per farli sono variegati, ma ai metodi privilegiati sembra che questo attacco chimico al fango non avvenga assolutamente. Esiste anche la possibilità di bruciare i fanghi. Ma ricordo che secondo i dati dell'ISPRA nel 2017 i 437 inceneritori italiani avevano circa 3,8 milioni di tonnellate di capacità residua. Quella con la riduzione dei due mesi di lockdown si arriva più o meno a 4,8 milioni di capacità residua. Per cui di capacità residua ce ne sono. Probabilmente c'è un sistema a livello di concorrenza da studiare.
  Gli inceneritori producono diossine e secondo lo studio di Cristina Post, pubblicato su Science nel 2018, riducono appunto i linfociti CD8 che sono così utili per difendersi anche dal nuovo coronavirus. L'incenerimento generale non va assolutamente privilegiato, ma quello dei fanghi di depurazione è ancora peggio perché si disperde organico, ma bruciando organico con plastiche miste si producono ancora più diossine, ossidi di azoto e particolato che, secondo gli studi dalla Società Italiana di Medicina Ambientale, trasporta il virus ed è stato trovato nel particolato di Bergamo, una delle città più colpite da questa immane tragedia.
  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Effettivamente anche a noi risulta una riduzione complessiva dei rifiuti che in questo momento è valutata in termini contingenti di questo periodo, ma che in funzione di come camminerà la Fase 2 e poi le fasi che verranno successivamente su base annua, probabilmente sarà ancora più consistente. Per questo il tavolo permanente di cui parlavo nel mio intervento è significativo, perché può mettere a sistema un modo Paese omogeneo in questo senso e non per singole territorialità e basta, almeno come quadro insieme omogeneo. Quindi non ci risulta una crisi impiantistica dei rifiuti o almeno in questo momento nessuno ce l'ha sollevata. Ce l'hanno sollevata all'inizio della pandemia, ma era ovvio che in quel momento ci fossero i timori di cui ho raccontato nel mio intervento.
  Proprio per questo motivo, in questo rapporto molto orizzontale e positivo che abbiamo costruito con il sistema delle regioni, l'articolo 191, cioè le cosiddette deroghe che ribadisco essere una competenza esclusiva delle regioni, province o dei comuni e non del Ministero dell'ambiente o del Governo nazionale, può essere però negoziato in funzione delle motivazioni che l'hanno sospinto. Se le motivazioni vengono meno, manca la contingibilità o l'urgenza, uno dei due pilastri che sostengono l'ordinanza ex articolo 191, quindi chiaramente decade la medesima.
  Da questo punto di vista io ho notato in tutti i presidenti delle regioni la massima disponibilità a questo rapporto orizzontale di confronto perché il dato lo possediamo, lo possiede ISPRA, in parte gli ESS e in parte anche il Ministero dell'ambiente, mentre ogni singolo presidente di regione possiede il dato regionale. In realtà il dato è regionale, ma dato che ormai il sistema lo consideriamo come sistema Paese, non come sistema regione singola, noi forniamo il perimetro, quindi il dato complessivo, in modo tale che il sistema Paese non vada in sofferenza e nello stesso tempo non ci sia più necessità di tenere in piedi un ex 191.

  LUCA BRIZIARELLI. Noi abbiamo chiesto l'audizione, ovviamente in rapporto alle Pag. 21nostre competenze come Commissione, anche perché questo era stato chiesto dalle presidenze sia di Camera che di Senato. La ringrazio per il quadro generale, ma avrei bisogno di porre un paio di domande specifiche.
  Cinque questioni. Lei parlava delle fonti, la gerarchia delle fonti. Mi preme sottolineare che in questo caso, così come i DPCM sono stati contestati, le linee guida in quanto tali non sono decreti ministeriali e non hanno comunque una forza normativa, quale quella che magari sarebbe necessaria per risolvere alcuni dei passaggi. Dopodiché lei si è soffermato molto sulle buone pratiche, diciamo così, delle conseguenze dirette del Covid, quindi legate ai rifiuti urbani, ai rifiuti sanitari, ai rifiuti speciali, norme comportamentali, anche norme che devono seguire gli addetti. Ricordo che nel Cura Italia avevamo presentato, ma è stato bocciato, un emendamento perché fosse garantito un accesso preferenziale, comunque con il costo a carico delle aziende, per rifornirsi di dispositivi di protezione individuale per i dipendenti delle società gestrici del ciclo dei rifiuti. Ma così non è stato. C'era stata anche una forte preoccupazione in questo senso da parte delle associazioni di categoria. C'erano state garanzie da parte sua in questo senso, in realtà per il reperimento delle FFP2 permangono comunque delle difficoltà. Vorrei sapere se c'era stata una concreta e fattiva attivazione da parte del Governo, ovviamente anche del Ministero della sanità e della Protezione civile in questo senso.
  Sulle conseguenze indirette sia sulla gestione che sui rischi ci siamo soffermati nella sua esposizione sui i problemi relativi allo stoccaggio, gli impianti e i trasferimenti. Intanto un chiarimento. Lei diceva che esiste una capacità residua di 200.000 tonnellate complessive di stoccaggio e quindi non c'è un rischio immediato. Ricordo che complessivamente sta intorno alle 500.000 tonnellate annue la quantità di rifiuti che dall'Italia vanno all'estero. Ovviamente va diviso in tipologie. Non è un anno che siamo fermi, però interrogarsi su questo non è sbagliato.
  Lei sosteneva essere un vantaggio, un ritorno sul piano economico. Questo era un passaggio sul quale chiedevo un approfondimento perché non mi è chiaro. Noi ogni volta diciamo ad esempio, che il costo del trasferimento dei rifiuti della Campania o da Roma sono un costo pesantissimo da sostenere, sentirsi dire che in realtà costituisce un vantaggio sul piano economico non era perfettamente chiaro.
  Quanto alle criticità legate alla Fase 1 e 2, vorrei fossero affrontate. Cioè il primo, quello dei costi che è stato toccato in parte dalla collega Gava. Ora va benissimo incontrare De Caro, ma che ci sia un problema gestionale anche per i crediti che i gestori hanno nei confronti della pubblica amministrazione non c'è bisogno che ce lo dica De Caro. C'è un rischio importante, anche perché aumentano i costi e le amministrazioni non sono in grado in molti casi di far fronte.
  C'è la volontà da parte del Governo di intervenire? Magari, come è stato anche già chiesto, dando garanzia da parte lo Stato dei crediti che ammontano a svariati miliardi del sistema per poter, diciamo così, aiutare sia i comuni che i gestori?
  Relativamente invece alle criticità specifiche ai rischi legati anche alla nostra Commissione, come lei sa, perché è stato già in audizione da noi, abbiamo in corso un'indagine sui roghi negli impianti. Appena qualche giorno fa c'è stato un rogo nell'impianto di Caivano. Da questo punto di vista lei ritiene che i rischi, anche dati della situazione, legati ai roghi ad esempio negli impianti, siano aumentati in questa fase di gestione, anche vista la richiesta di aumento delle percentuali di stoccaggio o meno? In questo caso, durante la sua permanenza nella qualità di Ministro sia del Conte uno che del Conte due ha avuto modo con il Ministro Lamorgese di approfondire tutto quello che era stata la discussione sulla sicurezza degli impianti per evitare incendi in questa fase di criticità?
  Sulla Fase 2, relativamente alla sanificazione e disinfestazione c'era stata la richiesta da parte delle principali associazioni di categoria, rivolta in prima istanza ovviamente al Ministro della salute, ma era Pag. 22stato richiesta anche un suo intervento. Sono arrivate solo linee guida che sottolineavano delle criticità sulle sanificazioni e disinfestazioni di ampie aree, anche rispetto ai rischi per l'acqua e per le fonti idriche in generale. Andando ora in Fase 2, aumentando la circolazione delle persone, questo rischio aumenterà o meno? Al di là delle linee guida si intende adottare qualche altro strumento, qualche altro atto da parte del Ministero? Relativamente agli obiettivi di raccolta differenziata cambia tutto. Si è pensato di prevedere una norma specifica in modo che i comuni non debbano pagare le conseguenze del mancato raggiungimento, che non è loro imputabile, delle quote di raccolta differenziata? Allo stato attuale sono previste delle penalità per i comuni che non raggiungono determinate percentuali, ma nel momento in cui si chiede di gestire in maniera differente determinati rifiuti è chiaro che anche le percentuali di gestione cambieranno. Si immagina di sospendere, almeno per questa fase, le percentuali e gli obiettivi di raccolta previste? Se cambia da qui ai prossimi mesi, ultima domanda, l'impostazione del Governo guardando alla Fase 3 sul recepimento del pacchetto dell'economia circolare, sull'end of waste e anche sulla plastica perché lei ci parlava, relativamente alle mascherine, di andare al recupero dei polimeri a fine catena. Allora vorrei capire come l'emergenza incida sulle linee del Governo relativamente alla green economy e in generale alle impostazioni che si era data.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Provo a rispondere a tutte le domande, ne ho preso opportuna nota. Lì dove non riuscissi a rispondere adeguatamente a tutto, molto farò rimando a quanto è scritto nei carteggi perché molte cose sono state riportate là, anche se io a voce poi non le ho riportate per economia di tempo.
  Chiaramente, come ha detto lei, io non posso che condividere che le linee guida non hanno una forza di legge, né di fonte primaria né secondaria. Però è anche vero che le linee guida sono state costituite e costruite di concerto con i soggetti territoriali per cui rappresentano un cosiddetto perimetro normativo. Seppure costituiscano una normazione chiaramente molto più flebile dalla quale qualunque soggetto legittimato, regione, comune o chi altro è titolato legittimamente a discostarsene, però con motivazioni. Vuol dire che deve trovare una motivazione più forte e più robusta rispetto alle linee guida. Quindi dato delle linee guida sono state costruite insieme ai medesimi soggetti, sarebbe un'originalità che chi ha concepito le linee guida, poi se ne voglia discostare. Mi sembrerebbe strano, almeno da questo punto di vista. Ciò comunque non esclude che si possa fare.
  In ordine alla questione del DPI. Certamente, come ha detto lei e non posso che condividere, la competenza in questo caso è fondamentalmente dalla Protezione civile e ancor meno del Ministero della salute. Perché lo stato di emergenza emanato e definito il 31 gennaio dell'anno corrente, consente alla Protezione civile di intervenire libero alle norme igieniche. Solo perché si tratta di Protezione civile è elemento emergenziale. Io ovviamente ne ho parlato con chi di dovere, intendo dire con il capo Dipartimento della protezione civile, che mi ha assicurato la massima attenzione, ma mi pare di ricordare, però qui recito a braccio, che molte aziende poi si sono dimostrate soddisfatte dell'intervento della Protezione civile.
  Per quanto riguarda lo stoccaggio degli impianti, la capacità cosiddetta residua di cui parlavamo. Io il gap a cui mi riferivo era limitatamente all'igienizzazione dei rifiuti sanitari che ci offre la possibilità di avere uno spazio di 200.00 tonnellate annue ancora aperto, come si suol dire, o disponibile. Non a tutto il sistema dei rifiuti, perché l'argomento di cui stavamo parlando in quel caso era appunto per il cosiddetto rischio da rifiuti sanitari. Sono dati, peraltro, che mi arrivano dagli operatori. Penso che lo sappiano bene.
  Per quanto riguarda il vantaggio della gestione dei rifiuti a cui lei si riferiva, in realtà qual è? L'elemento collegato non più al concetto di rifiuto, ma il concetto di merce. Cioè quell'elemento di positività italiana, per cui noi siamo uno dei soggetti che Pag. 23sposta ex rifiuti, attuali merci, all'estero in una condizione di economia circolare. Perciò siamo, tra virgolette, i campioni dell'economia circolare in Europa. Molto potremmo fare ancora di più, ma il dato che arrivava dagli operatori e che noi finiamo tutta la filiera di riciclo del rifiuto, arriviamo a quella che ormai non è più un rifiuto, ma una merce, lo proponiamo all'estero, secondo una contrattualistica già acquisita in sede aziendale e l'estero non me lo raccoglie per cosiddetta paura da Covid. Ormai è stata superata e l'assimilazione, che con la raccomandazione dell'Unione europea che ha raccolto la nostra segnalazione, nasce proprio da questo. Cioè, non lo potete considerare un rifiuto perché ormai è una merce e quindi deve avere la libera circolazione. Ecco il concetto di vantaggio, ormai non parliamo più di rifiuti. Cosa diversa, ovviamente lo smaltimento all'estero dei rifiuti, ma quello non è più una merce. La ringrazio per questa domanda perché mi consente di chiarire il concetto di merce.
  Per quanto riguarda i roghi. Tra l'altro penso che tutti noi abbiamo letto l'operazione fatta stanotte dall'Arma dei carabinieri, dal NOE al nord Italia e dal DDA di Venezia sui roghi degli impianti. Lei mi ha fatto la domanda da quando sono Ministro, ormai scarsi due anni. Noi abbiamo attivato tutta una linea info investigativa, in particolare nell'Arma dei carabinieri; ma senza trascurare la Guardia di finanza, di cui ricordiamo l'operazione di 69 arresti fatta questa mattina in provincia di Salerno per traffico tra l'altro anche di rifiuti, ma ovviamente corruzione, concussione, falso in atti pubblici e quant'altro. L'operazione del NOE fatta oggi al nord Italia per rifiuti che vengono stipati in modo illecito con una sorta di sistema giro bolla nei capannoni ormai è cosa tristemente nota. In particolare in alcuni territori del nord dove vengono stipati in modo illecito questi rifiuti, per poi magari prendere fuoco. Sono state tratte in arresto nove persone, più una serie di perquisizioni e altro. Sarà ovviamente l'autorità giudiziaria a fare il suo percorso. La procedura si è attivata molto bene, è chiaro però che non abbiamo risolto il problema dei roghi. La ringrazio della sua domanda sul rapporto con il Ministro Lamorgese perché mi consente di dire che è un rapporto molto forte, molto robusto. Il Ministro Lamorgese ha costruito un sistema che credo possa funzionare, tra l'altro nominando un prefetto particolarmente esperto a Napoli. Lei si riferisce all'incendio di Caivano che non è in un sito di stoccaggio, ma un incendio cosiddetto libero davanti al campo rom. Un territorio nel quale abbiamo costruito un sistema incentrato sul profilo preliminare della prefettura di Napoli come prefettura di coordinamento ai sensi delle norme di gestione prefettizie che attira a sé non la competenza, ma il coordinamento anche con la prefettura di Caserta nell'ambito della cosiddetta Terra dei fuochi, costruito in quattro pilastri. Un pilastro riservato gestito per le info investigazioni delle forze di polizia, uno per le forze armate, che include anche quindi Esercito e Aeronautica militare per il controllo anche dall'alto, il cosiddetto mappale territoriale in quadranti del territorio, un altro costituito con gli enti locali, quindi comuni, poi la regione Campania e le due province di riferimento e in ultimo con il comitato dei cittadini che si è riunito in un'iniziativa unica che si chiama Stop Biocidio, con il quale abbiamo aperto dei tavoli. Tutto questo finisce sul tavolo della prefettura di coordinamento di Napoli, per poi essere applicato. È chiaro che la battaglia, anzi la guerra non l'abbiamo vinta, però non solo ci siamo attrezzati, ma i risultati stanno arrivando. Anche l'operazione di stanotte dei carabinieri del NOE ci dice che cosa? Che una parte di quei rifiuti stipati nel Nord Italia, non tutti, provenivano proprio dalla Campania. È tempo di una chiave di lettura sulla quale stiamo lavorando.
  Per quanto riguarda la sanificazione delle cosiddette aree più ampie, come lei ha detto, in realtà nel fascicolo che depositerò alla Commissione, c'è tutto un approfondimento. Quando noi siamo intervenuti con delle linee guida condivise con ISPRA, sistema agenziale all'unanimità, e il Ministero dell'ambiente in ordine alla sanificazione, per esempio, delle strade di percorrenza Pag. 24 cittadina ed extra cittadina che ci davano delle preoccupazioni in relazione alla tipologia di detergenti o di sostanze sanificanti utilizzate che potevano creare danno alla falda acquifera e alla stessa popolazione umana. Anche le modalità l'aerosol, utilizzando degli strumenti inadeguati, l'abbiamo condivisa con tutti i sistemi territoriali e con i sistemi comunali e oggi, tranne qualche opzione illecita, in questo momento tutti i comuni stanno utilizzando le linee guida che noi abbiamo condiviso.
  Concordo sulla questione della premialità e penalizzazione degli obiettivi per i comuni. L'ho detto in sintesi per dire che effettivamente non possiamo addebitare ai comuni ciò che ovviamente non è ragionevole. Però noi parliamo di valori relativi, non di valori assoluti, cioè è la percentuale che fa l'obiettivo, non il valore assoluto. Quindi la percentuale in questo momento è abbastanza alta. Però da una parte abbiamo l'analisi di flusso che abbiamo detto faremo con la Commissione che ho costituito, peraltro gratis, senza nessuna spesa da parte della pubblica amministrazione. Ma dall'altra parte, ovviamente, il rapporto con l'ANCI ha proprio questa funzione.
  Finisco con l'end of waste. Lei sa che è in discussione adesso una posizione tecnica, non ancora politica sulla SUP, cioè la direttiva sulle plastiche e su tutto il concetto anche di biodegradabilità delle plastiche o compostabilità delle medesime. C'è una presa di posizione della Commissione ambiente, ma c'è anche una presa di posizione dell'Italia nella quale noi vogliamo andare a negoziare anche la compostabilità di talune plastiche che possono soddisfare una filiera italiana, come d'accordo anche con il mondo dei produttori. Prima di iniziare questa negoziazione io ho incontrato il mondo dei produttori della materia specifica. Nello stesso tempo vogliamo salvaguardare l'ambiente. Penso che una via di negoziazione ci sia. Abbiamo raccolto attorno a noi una serie di nazioni e concordano con nostra la nostra linea. Faccio due esempi, Austria e Finlandia, la Francia ci sta riflettendo. Quindi siamo in una fase di negoziazione, ma lei sa che per la SUP abbiamo più di un anno da oggi per la sua approvazione nella legislazione italiana, quindi c'è il tempo tecnico per la negoziazione.

  PIETRO LOREFICE. Vorrei fare due domande secche, visto il tempo ridotto. Articolo 41 del decreto Genova, perciò di nuovo tema fanghi. Una delle ultime volte che ci siamo visti in audizione si parlava di un decreto ministeriale in stato avanzato di lavorazione. Ritengo che sia ancora più di prima urgente definire quello che il sistema dei fanghi: la tracciabilità, il campionamento e anche lo spandimento. Volevo chiederle se il decreto è in stato avanzato di lavorazione, che tempi prevede per averne copia e vedere nella luce. Poi per quanto riguarda la correlazione tra l'inquinamento atmosferico particolato fine e ultrafine e territori come la Lombardia dove proprio in correlazione all'altissimo inquinamento atmosferico ci sono stati dei picchi notevolissimi. Le volevo chiedere se ha dato un input a ISPRA e al SNPA di procedere a monitorare, a fare analisi puntuali anche ai campionatori analizzatori di polveri, in particolare per verificare se sul PM10 e 2,5 c'è la presenza del virus. Anche in territori dove ci sono grandissimi impianti di incenerimento, come quello di Brescia, sembra ci sia una relazione, almeno statistica, tra altissimo numero di casi e alta concentrazione di polveri in quella zona. Il suo Ministero intende fare approfondimenti puntuali per cercare di avere anche dati oggettivi e cercare di capire se c'è una relazione in questi casi?

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Le confermo che la modifica dell'articolo 41 è figlia di un decreto interministeriale che è stato lavorato al Ministero dell'ambiente. Per noi va bene e in questo momento è depositato per il concerto al Ministero dell'agricoltura, al MIPAAF, che sta valutando il lavoro che noi abbiamo fatto. Per noi sarebbe tra virgolette liquidabile così come l'abbiamo scritto. Aspettiamo il report del Ministero dell'agricoltura al quale abbiamo depositato già da alcune settimane la bozza Pag. 25lavorata dal mio Ministero. Per cui non appena avremo esiti io sicuramente informerò la Presidenza della Commissione che mi sta udendo.
  Per quanto riguarda la sua domanda sull'inquinamento atmosferico e il rapporto di particolato PM10 e PM 2,5 e Covid. Io le confermo che ho dato mandato a ISPRA e al sistema agenziale di tenere in monitoraggio questa vicenda. Noi sappiamo in questo momento che dei no paper, cioè delle posizioni non di ricerca, ma di studio non definito a livello internazionale pongono la questione al centro del dibattito scientifico con un indice di correlazione probabilistica significativo. Però proprio perché sono dei no paper e non sono degli studi definiti, devono ancora arrivare alla fase di definizione dello studio, cioè una prova provata, come si suol dire, non esiste. È una prova probabile. Quindi il no paper in realtà ha questa funzione. Lo dico perché proprio il monitoraggio di ISPRA può aiutare il sistema della ricerca a costruire il rapporto tra una posizione di no paper e una posizione di studio. Chiaramente posso solo registrare che esiste un indice di correlazione probabilistica significativo e quindi noi stiamo attendendo il risultato. Chiaramente se fosse così, bisognerebbe intervenire ancora di più sul fondo per la qualità dell'aria che noi, come lei sa, abbiamo osservato con la posizione del Clean Air Dialogue con l'Unione europea impegnandoci a migliorare la qualità dell'aria. Abbiamo chiuso una serie di accordi di programma con le regioni, nel caso di specie con le regioni del nord Italia, fornendo anche delle risorse economiche. Regioni che peraltro mettono anche le proprie risorse economiche. Ovviamente dove una posizione da no paper diventa una posizione strutturata di studio definitivo vorrebbe dire impegnare molto risorse in più.

  TULLIO PATASSINI. Grazie per il tempo che ci ha dedicato. Un tempo importante, un tempo che gli italiani chiedevano ed è assolutamente gradito. Io vorrei farle due, tre domande molto sintetiche. Per fare un po' sintesi del suo intervento e degli interventi degli altri colleghi. L'unico atto formale che ha emanato il suo Ministero dall'inizio dell'emergenza Covid è la circolare a firma del dottor Grillo del 24-25 marzo? O mi sono sfuggiti ulteriori atti che poi il suo Ministero ha prodotto? Quindi lei non ha firmato nessun atto dall'inizio dell'emergenza, questo semplicemente per chiarezza. E visto che oggi lei continua a parlare di linee guida, vorremmo chiederle perché o se sta valutando l'ipotesi dell'utilizzo di un decreto ministeriale che dia non indicazioni di massima, ma informazioni certe alle regioni. Perché in una circolare che noi abbiamo tutti letta, visto che è di sole quattro pagine, c'è scritto «Ci sarebbe da fare questo, vedete voi se volete utilizzare gli strumenti che vi sono richiesti.» Nella sua relazione, probabilmente mi è sfuggito, non ho sentito parlare di test, verifiche, analisi, controlli, studi, progetti, programmi sperimentali per settore o per territorio. Quindi vorrei chiederle se il suo Ministero su questa Fase 1 aveva e ha, e a che punto siamo, sviluppato questo tipo di attività, cioè un'attività di supporto e monitoraggio, perché la parola monitoraggio lei l'ha utilizzata solo per la Fase 2.
  Da ultimo, vado velocissimo perché il tempo è tiranno. Parla di un tavolo in cui parteciperanno i ministeri, l'Istituto superiore di sanità. Vorrei chiederle se in questo momento lei pensa di coinvolgere anche le regioni, visto il ruolo che hanno avuto in questi mesi e se già immediatamente può prendersi un impegno in tal senso.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Noi abbiamo emesso come Ministero la circolare a firma del capo dipartimento, il dottor Mariano Grillo come atto del MATTM che, come spiegavo all'inizio della mia audizione, è l'atto consequenziale e successivo nella filiera della normazione di ultimo profilo, cioè quello della circolare che segue ovviamente l'Istituto superiore di sanità, l'ISPRA e il Ministero e completa tutti i passaggi, ma che principalmente è figlio di un'interlocuzione con i soggetti deputati per legge che sono le regioni e le due province autonome. Quindi nasce come atto tra virgolette e condiviso. Da qui nasce anche la risposta alla sua seconda domanda, cioè perché le linee guida e non Pag. 26decreto ministeriale. Perché le linee guida sono delle linee che tracciano il perimetro amministrativo gestionale dell'intervento e non sovvertono quella che è una previsione di legge che è già contenuta nel patrimonio legislativo italiano. Cioè io non potrei fare un decreto ministeriale che tocca l'applicabilità dell'articolo 191 del Tuel perché sarebbe un atto illegittimo e quindi sarebbe aggredibile dal punto di vista giurisdizionale, cioè andrei in conflitto di competenze. Invece le linee guida rispettano perfettamente il profilo costituzionale. Peraltro considerato che sono figlie di una composizione orizzontale con tutte le regioni e, come avevo detto a tutti quanti, figlie di un'interlocuzione attraverso il sistema nazionale agenziale che le ha esaminate e votate all'unanimità. Il che vuol dire che sono condivise naturalmente da tutte le regioni e quindi sono perfettamente in linea con gli orientamenti del Paese. Supporto e monitoraggio assolutamente sì, perché il concetto di supporto che lei ha detto nella fase uno è stato fatto proprio con le linee guida, essendo figlie di una interlocuzione. Quando per esempio noi abbiamo tracciato quelle che sono il perimetro dell'ex articolo 191 del Tuel sulle ordinanze contendibili urgenti, abbiamo tracciato il perimetro per far sì che le regioni, le province autonome e i comuni non inciampassero nella norma di legittimità, ma fossero perfettamente in linea con le regioni, le altre regioni o comuni sul territorio nazionale, ma allo stesso tempo col profilo costituzionale. Peraltro cose che abbiamo condiviso con loro e da loro richieste di poter avere questo perimetro. Per cui il supporto è stato proprio quello. Ci siamo messi a fianco senza fare troppa pubblicità, ma in silenzio perché credo che questo sia lo stile debba avere un Ministro.
  Per quanto riguarda il monitoraggio. Lei sa molto meglio di me che è fatto dal sistema nazionale agenziale all'interno dell'ISPRA perché il monitoraggio è tecnico e che secondo i principi previsti dalla norma in cui ISPRA è vigilata dal Ministero dell'ambiente mi arrivano sul tavolo. Quindi è un default già previsto dalla legge. Io non ho avuto nemmeno bisogno di sollecitarlo, perché il rapporto con ISPRA è molto solido e già normalmente mi arrivano sul tavolo i cosiddetti report. Report che peraltro arrivano dal sistema nazionale agenziale che compone in coordinamento ISPRA e che quindi chiaramente attraverso ISPRA è il soggetto che si siede al tavolo tecnico, per rispondere alla sua ultima domanda, che a sua volta rappresenta le medesime regioni, perché il sistema nazionale di protezione ambientale è figlio delle regioni e che quindi rappresenta la voce delle regioni sempre in maniera tecnica gestionale, che è l'elemento base del monitoraggio.

  PRESIDENTE. Alla luce di quanto detto, vorrei chiedere alcune cose. Innanzitutto abbiamo visto che all'inizio ci sono state subito, vista l'emotività del momento, ma non solo, anche alcuni interessi, richieste di maggiori incenerimento, di sopperire al blocco degli Stati membri che in fondo non ci è mai stato, tranne per qualche giorno.
  Lei sostiene che le linee guida europee emanate dopo erano comunque in linea con quelle italiane. Io qualche differenza l'ho vista, tanto è vero che anche Timmermans, il vicepresidente della Commissione Europea è dovuto intervenire. Ha fatto anche delle dichiarazioni forti, dicendo che non c'è alcun motivo per sospendere la raccolta differenziata anche con i positivi al Covid. Uno perché spesso i positivi sono asintomatici e quindi è impossibile distinguere, è un po' ipocrita, vorrebbe dire separiamo i due flussi. Ma soprattutto perché se un positivo mette la bottiglia di plastica nella raccolta differenziata, il virus non resiste a lungo in quelle condizioni. Nel tempo che il rifiuto fa i vari passaggi, arriva a prescindere dall'impianto di incenerimento, di raccolta differenziata o altro, ha esaurito la sua vitalità. Quindi non esiste alcun motivo per sospendere la raccolta differenziata anche per i soggetti positivi.
  Per quanto riguarda il problema dell'usa e getta, mi domando se ci sono degli studi e sono state fatte analisi per verificare se ci sono state delle contaminazioni maggiori rispetto alla media. Io credo e spero ovviamente di no, anche perché un operatore che raccoglie rifiuti era dotato già anche prima di mascherine, guanti e tutte Pag. 27le protezioni. Però domando: ci sono dei casi di contaminazione maggiore rispetto alla media?
  Per quanto riguarda invece la gestione dei rifiuti ospedalieri, anche per far forte a quello che diceva l'onorevole Zolezzi, mi domando se il Ministero prevede un obbligo o comunque degli incentivi, per far sì che gli ospedali abbiano in sito, uno stoccaggio e un sistema di sterilizzazione che farebbe risparmiare un viaggio di rifiuti potenzialmente contaminati.
  Per quanto riguarda l'usa e getta. Prima anche il senatore Briziarelli le aveva chiesto sulle direttive europee. Anche qui la Commissione europea ha detto che va avanti per la propria strada. Io sono seriamente preoccupato perché adesso, tra associazioni di categoria che tendono ad ottenere più protezioni possibili, quindi tre guanti e sette copriscarpe, ognuno vorrebbe giustamente essere più protetto possibile. Però mi domando se il Ministero abbia comunque voce in capitolo per evitare l'utilizzo indiscriminato dell'usa e getta. In un ristorante ho sentito parlare di piatti usa e getta. Se il piatto io lavo a 60 gradi nel posto, seguendo le direttive sanitarie, non vedo quale motivo ci deva essere di questo abuso di usa e getta che ha una motivazione puramente psicologica. Quindi mi domando se il Ministero anche per tranquillizzare le persone, abbia in mente, congiuntamente alle associazioni di categoria, di frenare questa richiesta spropositata di protezione usa e getta. Infine, sono previsti incentivi per quelle aziende che vogliano evitare l'usa e getta, anche nei dispositivi di protezione personale, e trovare materiale riutilizzabile più che riciclabile.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Noi abbiamo verificato, in ordine all'incenerimento dei rifiuti abbiamo delle linee guida dell'Istituto superiore di sanità, riprese chiaramente da ISPRA, che impongono che rifiuti cosiddetti infetti debbano andare preliminarmente all'incenerimento e in seconda, terza istanza possono essere lavorati senza manipolazioni, secondo i canali che arrivano fino alla possibile discarica. Però sul rischio di gap sull'incenerimento noi non lo abbiamo, cioè la capacità che i termovalorizzatori in Italia possano andare in overbooking non ci sarà. Questo non risulta agli atti, non ci è stato detto da nessun operatore, per cui la questione limitatamente a questa vicenda emergenziale, tecnicamente agli atti nostri e a quelli di ISPRA non risulta.
  Per quanto riguarda le linee guida invece dell'Unione europea sono molto simili a quelle italiane, ovviamente perché noi siamo arrivati prima, ma non perché facevamo una corsa, ma perché abbiamo subìto l'impatto del Covid prima di altri. Quindi hanno preso anche la nostra esperienza. Sarebbe ingeneroso dire che si sono uniformati, ci mancherebbe, però sono molto simili. Ma un elemento sul quale noi stessi per primi e la medesima Unione europea, Frans Timmermans in particolare, con il quale ci siamo sentiti, abbiamo tenuto entrambi a sostenere con grande vigoria a non interrompere la raccolta differenziata. La raccolta differenziata è un patrimonio europeo, nel caso di specie, un patrimonio italiano. È chiaro che in quella singola abitazione dove c'è il Covid positivo, il soggetto in quarantena, in quel caso rispettando le linee di salvaguardia della salute come l'Istituto superiore di sanità ci ha riferito e ha messo per iscritto, viene sospesa. Ma è l'abitazione e non il condominio né quel quartiere, cosa che peraltro in questo momento, mi dicono gli operatori del settore che sta funzionando.
  Non ci risultano contagi superiori alla media in ordine agli operatori della gestione dei rifiuti. Almeno agli atti miei e agli atti di ISPRA non ci risulta. Per quanto riguarda i rifiuti ospedalieri, la sterilizzazione è già prevista dalla norma che avvenga secondo la filiera normata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 254. In questo momento un eventuale cosiddetto aiuto economico di sostegno, in questo caso parliamo in particolare delle aziende sanitarie locali, potrebbe essere immaginabile solamente d'accordo con le regioni, perché voi sapete che la competenza nella gestione delle aziende sanitarie locali è esclusiva competenza gestionale delle regioni. Quindi un aiuto del Governo ci potrebbe Pag. 28 stare, ma a patto che ci fosse un cofinanziamento delle regioni perché la competenza è loro. Quindi noi non potremmo intervenire se non violando la norma di organizzazione costituzionale.
  Per quanto riguarda le direttive europee, io confermo una negoziazione in atto. La negoziazione nella quale noi stiamo cercando di ottenere nessuna interruzione delle filiere produttive italiane per tutto ciò che riguarda la biodegradabilità. Ci teniamo particolarmente perché consideriamo sia un valore economico. Nello stesso tempo l'usa e getta, inteso come tale è una battaglia che abbiamo iniziato già il primo giorno che sono diventato Ministro annunciando la campagna Plastic free che noi continuiamo a coltivare in modo ragionevole e senza voler aggredire nessuna produzione o nessun soggetto, ma aiutando il soggetto. Penso, per esempio, al credito di imposta dalla legge di stabilità che è stato già normato dal Parlamento, a favore di coloro che rinunciano, per esempio alle pasticche di imballaggio o optano per prodotti recuperabili o biodegradabili. In questo senso io ho già incontrato delle associazioni di categoria del commercio in generale e anche Federalberghi prima del Covid, ovviamente. Nella Fase 2 è previsto che io li incontri nuovamente proprio per ascoltare le loro necessità perché condivido il fatto che la necessità di utilizzare per forza dei prodotti usa e getta non ha senso. Penso al bar che utilizza le tazzine del caffè. Vengono messe nell'acqua calda a 90 gradi a sterilizzare dopo l'uso. Sappiamo che il Covid è termosensibile a temperature ben inferiori ai novanta gradi. Abbiamo visto che basta aggredirli a più o meno 30 gradi per dieci minuti, ma certamente a 90 gradi muore immediatamente. Per cui credo che non ci sia bisogno. Magari invece è importante una bella campagna di comunicazione e di divulgazione, di quelle che sono le possibilità in questo senso che noi abbiamo già attivato con la direzione generale competente del Ministero, ma che vogliamo farla assistere anche dall'ISPRA, dall'Istituto superiore di sanità e anche dal MISE, proprio per dargli una completezza di visione, altrimenti rischia di non avere anche una valutazione di natura tecnica.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Costa della presenza e dichiaro conclusa a seduta.

  La seduta termina alle 14.20.