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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Giovedì 3 settembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 

Audizione di Paolo Gentiloni, già Presidente del Consiglio dei ministri:
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 
Gentiloni Paolo , già Presidente del Consiglio dei ministri ... 3 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 7 

(La Commissione prosegue in seduta segreta). ... 7 

Palazzotto Erasmo , Presidente ... 7 

(La Commissione riprende in seduta pubblica). ... 7 

Palazzotto Erasmo , Presidente ... 7

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERASMO PALAZZOTTO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso, nonché via streaming sulla web-tv della Camera, come convenuto in sede di Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Audizione di Paolo Gentiloni, già Presidente del Consiglio dei ministri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'onorevole Paolo Gentiloni, già Presidente del Consiglio dei ministri.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta, sia a richiesta dell'audito che dei colleghi che formuleranno quesiti od osservazioni.
  Ricordo, altresì, ai colleghi la prescrizione di indossare la mascherina, mentre consentirò di prendere la parola senza, avendo assicurato la necessaria distanza grazie alla dislocazione dei posti e alla sanificazione dei singoli microfoni.
  Ringrazio, a nome di tutta la Commissione, il Commissario europeo Paolo Gentiloni, per la disponibilità immediatamente manifestata ad accogliere il nostro invito a essere audito e per aver calendarizzato la seduta appena possibile, nonostante i gravosi impegni del suo attuale incarico su cui ha del resto già più volte avuto modo di riferire alle competenti Commissioni parlamentari, da ultimo nella giornata di martedì scorso.
  Come noto, l'audizione odierna riguarda invece i precedenti incarichi nazionali da lui assolti nella scorsa legislatura, dapprima da Ministro degli esteri e poi da Presidente del Consiglio dei ministri. La continuità nello svolgimento di tali incarichi riveste particolare importanza per il lavoro di questa Commissione, in quanto l'onorevole Paolo Gentiloni ha potuto seguire la vicenda di Giulio Regeni a partire dai primi drammatici giorni della scomparsa e del ritrovamento del corpo del giovane ricercatore e successivamente per un significativo periodo di tempo, necessariamente caratterizzato da alti e bassi nel difficile percorso della ricerca della verità e dell'accertamento delle responsabilità.
  Quindi, questa audizione rappresenta, da un lato, l'occasione per la Commissione di approfondire a livello politico le prime reazioni del Governo italiano e, dall'altro lato, costituisce un tassello decisivo nella ricostruzione degli sviluppi dell'esercizio della pressione diplomatica verso l'Egitto in un rilevante arco temporale.
  È infatti ormai emersa dai nostri lavori l'incontrovertibile realtà che gli sviluppi della cooperazione giudiziaria sulle responsabilità relative alla morte di Giulio Regeni sono stati direttamente proporzionali alla serietà e alla determinazione che Governo e Parlamento hanno dimostrato nei confronti dell'Egitto, facendo seguire gli atti concreti alle dichiarazioni verbali.
  Invito il presidente Gentiloni a prendere la parola.

  PAOLO GENTILONI, già Presidente del Consiglio dei ministri. Ringrazio il presidente Palazzotto e tutti i componenti della Commissione. La mia introduzione riguarderàPag. 4 l'arco temporale che va dall'assassinio di Giulio Regeni fino al dicembre 2016, in qualità di Ministro degli esteri e, dal dicembre 2016 al primo giugno 2018, in qualità di Presidente del Consiglio, e ovviamente senza coinvolgere in questo dire la mia attuale funzione. Quei due anni e mezzo sono stati due anni e mezzo durante i quali ho sempre cercato di mantenere l'impegno per la giustizia sul caso Regeni tra le priorità del nostro lavoro, pur sapendo, come chiunque conosce questo caso – e chi fa parte di questa Commissione lo conoscerà certamente meglio degli altri parlamentari – quanto sia difficile arrivare alla verità nel contesto in cui siamo, vista la natura del Paese, ma le difficoltà non possono essere una motivazione per sentirsi sollevati dal dovere di lavorarci. Quindi è importante che questo lavoro continui anche attraverso l'attività di questa Commissione.
  Come sapete, l'ambasciatore Massari venne informato nella tarda serata del 25 gennaio del 2016 della sparizione di Giulio Regeni, il ricercatore di 28 anni, visiting researcher all'Università americana del Cairo. Massari si attivò fin dal mattino seguente, 26 gennaio, con le autorità egiziane e a più riprese, per acquisire notizie utili e sollecitare ogni possibile azione di ricerca del nostro giovane connazionale. Tra il 26 gennaio e il 2 febbraio Massari fece, dunque, numerosi passi presso le autorità egiziane e presentò formale denuncia di sparizione alla polizia locale. Nelle prime 48 ore di questi suoi contatti le diverse articolazioni politiche e di sicurezza che Massari interpellò esclusero che Regeni fosse stato fermato o arrestato. Io fui informato dalle strutture della Farnesina il 26 gennaio. Il 31 gennaio chiamai al telefono il Ministro degli esteri egiziano, Sameh Shoukry, per sensibilizzarlo sul caso. Al termine di questa telefonata la Farnesina diramò un comunicato stampa per annunciare la sparizione di Giulio Regeni e chiedere alle autorità egiziane il massimo impegno per rintracciarlo. Il 2 febbraio l'ambasciatore Massari venne finalmente ricevuto dal Ministro dell'interno egiziano. Tuttavia, fu il giorno dopo, il 3 febbraio, che il corpo senza vita di Giulio Regeni fu rinvenuto lungo una strada, come sapete, alla periferia del Cairo.
  Io ero in visita a Londra quando fui raggiunto nel tardo pomeriggio da una telefonata dell'ambasciatore Massari e la drammatica gravità dell'assassinio fu subito evidente anche per il modo atroce in cui fu perpetrato. Ricevuta questa telefonata, diedi subito disposizione di interrompere la missione dell'allora ministra Federica Guidi in Egitto e concordai con il Presidente del Consiglio Renzi di rivolgere alle autorità egiziane la più ferma richiesta di accertamento della verità sull'assassinio anche attraverso il riconoscimento di un ruolo italiano nelle indagini tramite un pool congiunto. Come sapete, questa richiesta avvenne immediatamente, il giorno stesso, ora non ricordo se da parte del solo Presidente del Consiglio o del Presidente del Consiglio e del Ministro degli esteri. Da quel giorno furono avviate le richieste di assistenza giudiziaria internazionale alle autorità egiziane da parte della Procura della Repubblica di Roma, e su questo aspetto rinvio ovviamente all'audizione che avete avuto con il procuratore della Repubblica e con il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta. Posso solo dire che la Procura di Roma ha svolto e continua a svolgere un lavoro straordinario nelle condizioni date, che non sono certamente condizioni ordinarie.
  Il 27 febbraio incontrai alla Farnesina i genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni, assistiti dalla loro avvocata Alessandra Ballerini. Con loro avevo parlato al telefono, in particolare con la madre, nei giorni terribili della loro permanenza al Cairo, essendo così testimone del loro dolore e anche della rigorosa determinazione che hanno sempre mantenuto e che avevano già in quelle ore. Nel mese successivo si intensificarono le richieste degli organi inquirenti italiani nei confronti degli omologhi egiziani, nel contesto delle attività di cooperazione giudiziaria. Le rogatorie e le riunioni tra gli investigatori dei due Paesi si susseguirono fino all'incontro tra le due procure svoltosi a Roma il 7 aprile. Anche il vertice tra procure non produsse, tuttavia, i risultati auspicati; anzi, non erano Pag. 5mancati, nelle settimane immediatamente precedenti, anche piuttosto evidenti casi di depistaggio. Tale assenza di risultati significativi mi portò, all'indomani di questo vertice romano, quello del 7 aprile 2016, a disporre il richiamo a Roma per consultazioni dell'ambasciatore Massari, ritenendo necessaria una valutazione urgente delle iniziative più opportune per rilanciare l'impegno volto ad accertare la verità sul barbaro omicidio di Regeni, come recitava il comunicato stampa della Farnesina dell'8 aprile 2016, quindi all'indomani di questo vertice tra le procure.
  Fu ovviamente una decisione concordata con il Presidente del Consiglio Renzi e che teneva conto del rifiuto di consegnare gli atti richiesti dalle rogatorie della Procura di Roma. Nel mese di aprile, la Procura di Roma trasmise al Cairo un'ulteriore richiesta di assistenza giudiziaria internazionale e queste richieste proseguirono, a un certo punto anche producendo qualche risultato. Nel frattempo, il 10 maggio del 2016, il Consiglio dei ministri nominò, su mia proposta, il diplomatico Giampaolo Cantini nuovo ambasciatore d'Italia in Egitto. Contestualmente il Consiglio dei ministri, sempre su proposta del Ministro degli esteri, nominò Maurizio Massari nuovo Rappresentante permanente italiano presso l'Unione europea a Bruxelles, in sostituzione di Carlo Calenda, diventato lo stesso giorno Ministro dello sviluppo economico. Al termine di quel Consiglio dei ministri, 10 maggio 2016, il Presidente del Consiglio Renzi dichiarò in sala stampa che: «il capo della rappresentanza di Bruxelles sarà Maurizio Massari, ambasciatore di grado, già ambasciatore al Cairo, che gode della fiducia e della stima del Consiglio dei ministri. Per questo abbiamo deciso di accogliere la proposta del Ministro Gentiloni e, per evitare di lasciare la sede al Cairo senza ambasciatore, considerando la situazione particolare, abbiamo indicato Giampaolo Cantini ambasciatore in Egitto. L'Italia non vuole perdere neppure un giorno sul caso della morte di Giulio Regeni.».
  Ma, ancorché designato il 10 maggio del 2016, Cantini assumerà le funzioni di ambasciatore in Egitto solo il 14 settembre 2017, un anno e quattro mesi dopo la nomina. Nel periodo di assenza dell'ambasciatore d'Italia al Cairo, durante il quale la nostra missione diplomatica fu retta dall'incaricato d'affari Stefano Catani con grande dedizione e capacità in un periodo complicato, l'attenzione in questo periodo si concentrò sulle attività investigative nel contesto dell'assistenza giudiziaria internazionale; e ciò sia sul canale Roma-Cairo, con incontri tra gli inquirenti dei due Paesi, sia sul canale Roma-Londra in ragione delle connessioni tra i tragici fatti occorsi a Giulio Regeni e l'Università di Cambridge.
  La mia decisione di richiamare il nostro ambasciatore al Cairo durò dunque 17 mesi. Il 14 agosto 2017, al termine di una consultazione interna al Governo da me presieduto, il Ministro Alfano informava con comunicato stampa che: «alla luce degli sviluppi registrati nel settore della cooperazione tra gli organi inquirenti in Italia ed Egitto sull'omicidio di Giulio Regeni, di cui fa stato il comunicato congiunto emesso oggi dalla Procura della Repubblica di Roma e dalla Procura generale del Cairo, il Governo ha deciso di inviare l'ambasciatore Giampaolo Cantini nella capitale egiziana, dopo che l'8 aprile 2016 l'allora capo missione Massari venne richiamato a Roma per consultazioni. L'impegno del Governo italiano – continuo nella citazione del comunicato del Ministro degli esteri – resta quello di fare chiarezza sulla tragica scomparsa di Giulio inviando al Cairo un autorevole interlocutore che avrà il compito di contribuire, tramite i contatti con le autorità egiziane, al rafforzamento della cooperazione giudiziaria e di conseguenza alla ricerca della verità. In qualità di rappresentante della Repubblica italiana, l'ambasciatore Cantini curerà gli interessi nazionali in Egitto e la nostra importante comunità in quel Paese».
  Un mese esatto dopo, Cantini assunse le funzioni di ambasciatore al Cairo. Tra gli obiettivi a lui assegnati nella lettera di missione del Ministro degli esteri Alfano c'è anche quello di contribuire all'impegno delle istituzioni italiane a fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni facilitando, tramite più intensi contatti con le autorità egiziane, Pag. 6il rafforzamento della cooperazione giudiziaria. Cantini iniziò subito una fitta serie di incontri con i rappresentanti delle istituzioni egiziane (tra cui il procuratore generale dell'epoca, Nabil Sadek), con i competenti direttori generali del Ministero degli esteri e, il 28 settembre del 2017, con il Ministro degli esteri Shoukry. Il 2 ottobre, sempre di quell'anno, in occasione della presentazione delle sue credenziali al Presidente della Repubblica Al-Sisi, Cantini sollevò al più elevato livello istituzionale la questione della morte di Giulio Regeni, sottolineando quanto forti in Italia fossero le aspettative e la domanda di verità e giustizia per il giovane ricercatore. Pochi giorni prima, il 21 settembre del 2017, avevo io stesso ribadito con forza al Presidente al-Sisi, in un colloquio tenutosi a New York a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, l'esigenza di ottenere verità e giustizia sull'omicidio di Giulio Regeni. Come recita il comunicato stampa emanato dall'ufficio del presidente egiziano al termine del colloquio: «Al-Sisi ha confermato la determinazione totale dell'Egitto a portare alla luce la verità sul caso Regeni e ad assicurare i colpevoli alla giustizia. Le due parti si sono trovate d'accordo sul proseguimento della stretta cooperazione fra gli inquirenti dei due Paesi».
  L'ambasciatore Cantini incontrò anche l'ambasciatore del Regno Unito in Egitto per sollecitare risposte alle richieste di cooperazione giudiziaria avanzate dalla Procura di Roma alle autorità britanniche; poi, in appositi incontri o a margine di eventi istituzionali, vide i ministri degli Esteri, della Difesa, della Giustizia, il primo Ministro Ismail, il procuratore generale, il presidente del Parlamento, con tutti costoro reiterando gli auspici e le aspettative delle nostre autorità e del popolo e del Parlamento italiani per arrivare a sviluppi concreti sul caso, affinché si potesse giungere in ultima analisi alla verità sul terribile omicidio di Regeni.
  Questi sono i fatti nel periodo che va dalla fine di gennaio 2016 a metà del 2018, durante il quale ho ricoperto le due cariche di Ministro degli esteri e di Presidente del Consiglio dei ministri.
  Due commenti in conclusione. Ripercorrendo quei due anni e mezzo emergono evidenti alcune decisioni politiche adottate dal Governo guidato da Matteo Renzi e da quello da me presieduto, che hanno avuto conseguenze importanti sui rapporti bilaterali tra Italia ed Egitto. Innanzitutto la decisione di richiamare a Roma per consultazioni l'ambasciatore Massari: si tratta di una misura rilevante che incide fortemente nelle relazioni tra Stati. Occorreva inviare all'Egitto un messaggio politico chiaro e netto abbassando il livello di presenza diplomatica italiana al Cairo. Per 17 mesi le relazioni bilaterali ad alto livello politico furono congelate; per durata si tratta di una misura senza precedenti comparabili. In questo senso, i governi Renzi e Gentiloni si fecero interpreti anche delle forti sensibilità e dello sdegno largamente diffuso in Parlamento e in vastissimi settori della nostra opinione pubblica. Questa decisione non poteva essere permanente. Ne sarebbero stati danneggiati, oltre che i rapporti bilaterali, le stesse, sia pur difficili, possibilità di ottenere risultati di verità sul caso Regeni. Per questo, quando nell'agosto del 2017 i due procuratori pro tempore di Italia ed Egitto fecero stato in un comunicato congiunto di sviluppi significativi registrati nel settore della cooperazione giudiziaria, in particolare con la consegna di tabulati e verbali da tempo invano richiesti, ritenni, in qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri e dopo aver consultato il Ministro Alfano, che fosse giunto il momento di riportare le relazioni diplomatiche tra Italia ed Egitto a livello di ambasciatore. La stessa decisione venne assunta dalle autorità egiziane, che contestualmente inviarono a Roma il loro nuovo ambasciatore dopo il richiamo per reciprocità del predecessore, avvenuto nel 2016.
  Un'ultima considerazione. Il ritorno in sede di un ambasciatore non è il ripristino della piena normalità tra rapporti bilaterali. Ferite come queste restano aperte per la famiglia, per parte dell'opinione pubblica, per lo Stato. Certamente, non fu inteso come un ripristino di piena normalità dei rapporti né da me né dal mio Governo, e chiunque rappresenti lo Stato Pag. 7italiano credo abbia ben chiaro che il ripristino della pura normalità dei rapporti bilaterali non può che passare attraverso l'impegno, almeno, alla verità sulla sorte di Giulio Regeni. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Commissario europeo Gentiloni per la sua relazione. Come convenuto, la parte relativa alle domande dei colleghi sarà svolta in seduta segreta.
  Dispongo la disattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e della web-tv.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta).

  PRESIDENTE. Dispongo la riattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e della web-tv.

  (La Commissione riprende in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringrazio il Commissario europeo Paolo Gentiloni per la sua audizione, per il tempo che ci ha dedicato e per le preziose informazioni che ci ha fornito. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.