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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (V-XIV Camera e 5a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Giovedì 10 settembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Melilli Fabio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola, sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 144-quater, comma 2, del Regolamento del Senato della Repubblica):
Melilli Fabio , Presidente ... 3 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 3 
Stefano Dario , Presidente ... 8 
Ianaro Angela (M5S)  ... 8 
Candiani Stefano  ... 9 
Giammanco Gabriella  ... 10 
Bonino Emma  ... 11 
Maggioni Marco (LEGA)  ... 12 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 12 
Pichetto Fratin Gilberto  ... 13 
Rossello Cristina (FI)  ... 14 
Tabacci Bruno (Misto-CD-RI-+E)  ... 15 
Melilli Fabio (PD)  ... 16 
Pesco Daniele  ... 16 
Stefano Dario , Presidente ... 17 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 17 
Melilli Fabio , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare: Misto-PP-AP.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FABIO MELILLI

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto in via preliminare che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola, sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola, sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
  Do il benvenuto e ringrazio per la sua disponibilità il Ministro Amendola, anche a nome del Presidente della XIV Commissione della Camera, Battelli, e dei Presidenti della 5a Commissione del Senato, Pesco, e della 14a Commissione del Senato, Stefàno.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori della Commissione, avverto che, dopo l'intervento del Ministro, sono previsti interventi – fino a un massimo di quattro – per ciascun gruppo, per un tempo complessivo di circa 8 minuti per gruppo. Il tempo è ridotto a 4 minuti per i gruppi rappresentati in un solo ramo del Parlamento. Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori, invito altresì i rappresentanti di ciascun gruppo della Camera e del Senato a comunicare al banco della presidenza entro i primi dieci minuti della seduta i nominativi dei deputati e dei senatori del proprio gruppo che intendano intervenire. Lascio quindi la parola al Ministro.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Grazie, presidente. Saluto i Presidenti delle Commissioni di Camera e Senato. Buongiorno, senatrici e senatori, deputate e deputati. Grazie per questo incontro che mi offre l'opportunità, nel corso di un lavoro che la Commissione qui alla Camera sta svolgendo, di aggiornarvi sui lavori che si sono avviati, che questo Governo ha avviato tramite il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) insediato dalla legge n. 234/2012. Oggi posso presentarvi più nel dettaglio il lavoro svolto durante tutto il mese di agosto, che è stato finalizzato dall'ultima riunione del CIAE, di ieri 9 settembre, anche con la definizione di linee guida che serviranno per la definizione del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza, il cosiddetto PNRR.
  Desidero anzitutto presentare il quadro europeo in cui i lavori del Governo si sono svolti. Il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza prevede la disponibilità complessiva per tutti gli Stati membri di 672,5 miliardi di euro, di cui circa 191,3 miliardi di euro, secondo le stime della Ragioneria, assegnate all'Italia. Di questi, circa 63,8 miliardi saranno in sussidi e fino a 127,5 miliardi in prestiti. L'assegnazione di questi fondi all'Italia avviene attraverso un processo che prevede tra il gennaio e l'aprile del 2021, in base alle disposizioni della Commissione europea, la presentazione alla Commissione stessa di un Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza. La Commissione Pag. 4 europea avrà a disposizione fino a otto settimane per esaminare e proporre al Consiglio ECOFIN l'approvazione del Piano nazionale per ciascuno dei singoli 27 Stati. L'ECOFIN dovrà approvare il Piano con un atto delegato da adottare a maggioranza qualificata entro quattro settimane dalla presentazione della proposta della Commissione europea. Dalla presentazione formale del Piano potrebbero quindi passare mesi per l'approvazione, che poi darà la possibilità di accedere subito al 10 per cento del finanziamento globale. Il disborso successivo dei finanziamenti poi sarà collegato a un meccanismo di tappe e obiettivi intermedi, le cosiddette «milestones», che vede coinvolta la Commissione europea e gli Stati membri attraverso il Comitato Economico-Finanziario in cui siedono i direttori del Tesoro dei 27 Stati membri.
  I fondi del Dispositivo di Ripresa e Resilienza non sono gli unici disponibili dopo l'accordo in Consiglio europeo del 21 luglio scorso. Oltre ai 672,5 miliardi del Dispositivo, il Fondo Next Generation EU prevede altri 77,5 miliardi, che sono così distribuiti: 5 miliardi andranno al programma per la ricerca Horizon Europe; 5,6 miliardi saranno assegnati come ulteriore garanzia per InvestEU; 47,5 miliardi andranno al Fondo Coesione React-Eu; 7,5 miliardi sono per la Politica Agricola Comune, in particolare per lo Sviluppo Rurale; 10 miliardi sono per il Meccanismo per una Transizione Equa; 1,9 miliardi di euro sono per il capitolo sulla Resilienza, la Difesa e la Sicurezza. Di questi ulteriori fondi che sono fuori dal Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza, le stime di rientro per l'Italia, secondo la Ragioneria, sono di circa 17 miliardi, di cui 15,1 miliardi soltanto sullo strumento React-Eu.
  A questi circa 209 miliardi, di cui 191,3 sul Dispositivo di ripresa e resilienza e altri 17,3 sugli altri programmi, si aggiungono i fondi del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-2027, che è parte dell'accordo sottoscritto a luglio. Sul prossimo bilancio europeo l'Italia ha importanti rientri che il lavoro sulle schede progetto che si stanno svolgendo ci permetterà di massimizzare. Vi indico le prime stime effettuate per i potenziali rientri per l'Italia per ogni rubrica al netto di fondi aggiuntivi di Next Generation che ho descritto prima. Per il Mercato Unico e Innovazione Digitale è di 132,7 miliardi, di cui all'Italia si stima il rientro di 13,2 miliardi; per Coesione, Resilienza e Valori 377 miliardi, di cui all'Italia 44,2 miliardi; per Risorse naturali e ambientali 356 in totale, di cui all'Italia 35 miliardi; per Migrazione e gestione delle frontiere 22,2 miliardi, di cui all'Italia un rientro di 2,8 miliardi; per Sicurezza e Difesa 13 miliardi complessivi nel QFP, di cui all'Italia 1,6 miliardi. Anche per questi fondi – e lo sottolineo, perché l'attenzione spesso è concentrata solo sul Next Generation, che è parte del QFP 2021-2027 – occorrerà uno sforzo senza precedenti per non sprecare l'occasione di una ripresa necessaria dopo le gravi conseguenze della pandemia. I progetti che non saranno finanziati, in base ai criteri, nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza quindi devono essere finanziati anche da queste ulteriori spese e finanziamenti del QFP.
  Dopo l'intesa del 21 luglio 2021 in Consiglio europeo, il Governo italiano ha convocato una riunione del Comitato Interministeriale per gli Affari Europei per avviare il processo di redazione del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza. Di seguito vi fornirò anche i dettagli del nostro lavoro e le modalità con le quali il Governo ha sinora lavorato. In questo esercizio il raccordo con il Parlamento in primis e gli Enti locali è essenziale, e poggia ovviamente anche sulla solida base della legge n. 234/2012. Il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei, istituito all'articolo 2 di questa legge, è l'organo di raccordo politico dell'esercizio in corso. Vorrei precisare, anche a seguito di alcuni interventi di parlamentari sull'argomento, che la partecipazione al CIAE è aperta a tutti i Ministeri e non limitata a quelli che devono comunque parteciparvi per legge. Proprio in questa logica inclusiva, ai lavori del CIAE partecipano anche i rappresentanti delle Regioni, delle Province e dei Comuni, che saranno attori chiave nell'attuazione concertata dei progetti per la ripresa. Ad oggi si sono svolte due riunioni del Comitato Pag. 5 sul PNRR: quella del 28 luglio, che ha dato mandato per l'avvio ai lavori, e quella del 9 settembre, proprio di ieri. In prospettiva un terzo appuntamento è previsto entro il 15 ottobre prossimo.
  I lavori a livello tecnico sono stati gestiti dal Comitato Tecnico di Valutazione degli atti UE, il cosiddetto CTV, dove partecipano i rappresentanti di tutti i Ministeri e degli Enti locali, e, come osservatori, anche funzionari di Camera e Senato della XIV Commissione. Il 29 luglio ha iniziato a lavorare avviando ufficialmente una prima fase di raccolta dei contributi di tutte le amministrazioni, in base all'accordo del 21 luglio. Le riunioni del Comitato Tecnico del 29 e 30 luglio hanno avviato la discussione sui criteri europei contenuti nella proposta del Regolamento sul Dispositivo, che attualmente è in negoziato presso le Istituzioni europee. L'individuazione di questi criteri è stata necessaria, anche perché è l'indirizzo a tutte le amministrazioni per la redazione dei progetti. Nessuno svuota cassetti e nessuno è riedizione di progetti antichi, perché la confluenza di tutta la programmazione avviene in base ai criteri dell'accordo del 21 luglio.
  Il 4 agosto i Ministeri hanno iniziato a inviare le prime proposte di progetto, che sono state discusse nella riunione del Comitato lo stesso giorno. Vorrei precisare anche in questa sede istituzionale che non si è trattato di un lavoro di ripresa di una progettazione solo esistente, in quanto transizione verde e digitale e promozione dell'inclusione sociale, soprattutto dopo le rilevanti conseguenze della pandemia da Covid-19, sono nuovi obiettivi che il nostro Paese e l'Unione europea si danno per il prossimo futuro, con una prospettiva di investimenti che guarda a lungo termine.
  Il 5 agosto ho avuto modo di condividere con la Commissione Affari Europei del Senato – per cui ringrazio il Presidente Stefàno – le prime informazioni sulla modalità con cui il Governo ha avviato l'attività di redazione del Piano Nazionale. Nel pomeriggio dello stesso giorno si è nuovamente riunito il Comitato Tecnico di Valutazione (CTV) per proseguire la raccolta e l'esame dei temi. Il 5 agosto sono stati in particolare esaminati gli obiettivi della doppia transizione verde e digitale. Sugli obiettivi di sostenibilità, ad esempio, sono state discusse le possibili aree di intervento, come le infrastrutture per l'ambiente, la bioeconomia, la fiscalità e la finanza verde, la transizione ecologica, la lotta al cambiamento climatico, le energie rinnovabili.
  Durante la riunione del 6 agosto del CTV sono stati poi discussi i progetti di riforma, con particolare riguardo a quelli contenuti nelle Raccomandazioni specifiche dell'Unione Europea del 2019 e del 2020, tra cui: la riforma del processo civile, del processo penale e dell'ordinamento giudiziario; la riforma e le politiche attive del lavoro e del salario minimo; la riforma del fisco; la riforma della Pubblica Amministrazione e quella dell'assistenza sanitaria territoriale. È evidente, ed è indicato nelle linee guida dell'accordo, che il Piano Nazionale non prevede solo investimenti e progettazione sugli investimenti, ma la necessità di riforme strutturali dei Paesi, in base alle specifiche Raccomandazioni della Commissione a ogni Paese.
  La riunione del Comitato Tecnico dell'11 e del 12 agosto ha poi esaminato anche la possibilità di finanziamento di alcuni progetti, come vi dicevo, sul Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027, nonché la necessità, che è comune e su cui dobbiamo lavorare nelle prossime settimane, che la progettazione abbia un impatto strategico e commisurabile su crescita e occupazione, oltre che sugli obiettivi fondamentali della doppia transizione verde e digitale e dell'inclusione sociale.
  Nella riunione del CTV del 13 agosto sono stati ulteriormente specificati i criteri di selezione dei progetti per agevolare, in base alle direttive europee, la selezione di quelli che rispondono effettivamente alle priorità individuate dal Consiglio europeo del 21 luglio.
  Durante il mese di agosto si sono poi svolte riunioni bilaterali con i Ministeri, che approfondivano soprattutto le tematiche delle riforme e degli investimenti di propria competenza, nonché con Regioni, Comuni e Province. Su questo tema, in particolare, il 10 agosto ho avuto una videoconferenza Pag. 6 insieme al Ministro Boccia con il Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, Bonaccini. Sempre con rappresentanti della Conferenza dei Presidenti delle Regioni ho avuto incontro il 24 agosto e l'8 settembre. La Conferenza delle Regioni ha poi formalizzato una Cabina di regia per concertare tutto il processo presieduto dalla Presidente della Regione Umbria, Tesei, insieme a rappresentanti di altre tre Regioni nazionali. Con il Presidente De Pascale e l'Unione delle Province d'Italia ho avuto un incontro il 31 agosto, e con l'Associazione Nazionale dei Comuni l'interlocuzione è anch'essa avviata e solida. Si sono svolti due incontri il 24 agosto e l'8 settembre. Il 25 agosto il Comitato Tecnico di Valutazione ha proseguito il suo lavoro; il 2 settembre e il 7 settembre è proseguito il confronto con le amministrazioni sullo stato di avanzamento dei lavori e sulla redazione dei primi documenti, in vista del CIAE del 9 settembre. Complessivamente, quindi, il Comitato Tecnico di Valutazione si è riunito fino ad ora 11 volte durante il mese di agosto.
  Ieri il CIAE si è riunito iniziando ad approfondire, in base alle comunicazioni da Bruxelles e in base alle linee degli accordi del 21 luglio, linee guida per la definizione di un Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza, che ha come cronoprogramma quello proprio qui conferito dal commissario Paolo Gentiloni, nelle tappe del 15 ottobre per l'apertura di un'interlocuzione informale e del primo gennaio 2021 per la presentazione ufficiale non di linee guida, ma di un Piano, con tutte le schede progetto e le azioni concrete.
  Questo primo documento ieri approvato dal CIAE è un contributo; è un contributo perché risponde al calendario fissato dalla Commissione europea che ha obiettivo di presentazione del Piano, come dicevo, tra gennaio e aprile 2021. Le linee guida costituiscono in questa fase la base di un contributo per i lavori, per i prossimi passi, sia a livello nazionale che in ottica europea, perché permetterà al nostro Paese di avviare l'interazione con la Commissione europea, di cui descriveremo le successive tappe nei prossimi passaggi, a partire dalle linee guida che arriveranno, credo, intorno al 15 settembre. Tengo a sottolineare, anche in risposta a molte sollecitazioni e lettere ricevute, che le linee-guida del CIAE sono un contributo che offriamo al Parlamento, alla sua valutazione, alle sue modifiche e al suo indirizzo, perché permettono da qui al 15 ottobre, all'apertura dell'interlocuzione, nelle forme che il Senato e la Camera dei rappresentanti sceglieranno, di dare al Governo specifiche sottolineature, modifiche e indirizzi. Questo contributo serve anche per una concertazione con i livelli locali, cioè Regioni, Comuni e Province, anche se non sono, come nel QFP, centrali di programmazione spesa: per una mobilitazione di una tale forza noi crediamo debbano essere concertati non solo con la presenza nel CIAE, ma anche con un lavoro costante.
  Per la presentazione formale dei piani tra gennaio e aprile 2021, la Commissione si attende da parte degli Stati membri, in questa fase informale, un'interlocuzione su linee guida, su indirizzi e su possibilità di intervento, in base anche alla proposta che arriverà da Bruxelles intorno al 15 settembre. La base è informale perché la base giuridica consolidata che riguarda il Regolamento sul Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza attualmente è in corso di negoziato. Il negoziato dovrebbe concludersi in vista dell'adozione del Regolamento da parte del Consiglio dell'Unione Europea a dicembre, e della sua successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, per essere in vigore e per avviare i lavori di analisi ufficiale, a gennaio del 2021.
  Venendo ai contenuti delle proposte, che ovviamente per prassi – e ci scusiamo se ieri sugli organi di stampa c'è stata una fuga di notizie – sono presentate con lettera ufficiale del Presidente del Consiglio, che è il Presidente di CIAE, ai Presidenti dei due rami, individuo quelli che sono un aspetto e le missioni fondamentali a cui il PNRR, secondo il CIAE, deve dare impulso nel lungo periodo per avere azioni di rilancio e trasformazione economica del nostro Paese. Questa è una missione che l'Unione europea e i suoi Stati membri si sono dati attraverso proprio il Dispositivo per la Pag. 7Ripresa. In questo senso, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo di luglio, le direttrici comuni, sono già indicate: la transizione verde digitale; il rafforzamento del potenziale di crescita e di creazione di posti di lavoro; la necessità di affrontare le esigenze di riforma del Paese, di attenuare l'impatto economico e sociale della crisi, di rafforzare la coesione economica e sociale e la convergenza territoriale. Starà a ogni Piano Nazionale dei 27 Paesi tramutare queste linee guida dell'accordo del 2021 in azioni concrete che riguardano il singolo Paese, le sue strozzature macroeconomiche tradizionali, i suoi ritardi. Non a caso nel lavoro di preparazione le linee sono fondate anche sulle classifiche del nostro potenziale di Paese a livello europeo. Ne cito uno per tutti: il quartultimo posto nell'indice DESI (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) sulla digitalizzazione del Paese credo che sia uno dei principali motivi per cui si scelga una determinata direzione. Il PNRR ovviamente ha a disposizione gli esiti dell'iniziativa «Progettiamo il Rilancio» presentata dal Presidente del Consiglio e approfondita nei recenti Stati Generali e gli esiti dei piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund, nell'ambito del Piano Energia e Clima e nell'ambito del Piano Nazionale di Riforme che anche il Governo ha presentato recentemente.
  Il PNRR dovrà essere articolato su sistemi di azioni di investimento che siano completati con politiche di riforme; non si possono escludere né l'uno e né l'altro. Un punto di riferimento importante sarà la coerenza, come dicevo prima, con le Raccomandazioni specifiche per Paese del 2020 e del 2019, nel contesto della priorità di policy identificate nell'ambito del Semestre europeo. Combinare investimenti e riforme in modo coerente per settori prioritari comporterebbe un impatto che si rafforza a vicenda. Nel caso italiano le Raccomandazioni specifiche di maggio fanno riferimento ai settori del lavoro, della formazione, del fisco, della giustizia e della Pubblica Amministrazione. Le Raccomandazioni del 2019, invece, suggeriscono, oltre alla riduzione del rapporto debito/PIL, di spostare la pressione fiscale dal lavoro, contrastare l'evasione fiscale, attuare le riforme pensionistiche passate riducendo il peso delle pensioni sulla spesa pubblica, contrastare il lavoro sommerso, sostenere giovani e donne nelle politiche del lavoro e nelle politiche sociali, migliorare i risultati scolastici e le competenze, migliorare l'efficienza della Pubblica Amministrazione, investire su ricerca e innovazione, ridurre la durata dei processi civili e migliorare l'efficacia della lotta alla corruzione.
  Lo stretto legame con il Semestre europeo rende inoltre necessario che il Piano preveda una solida analisi sull'impatto macroeconomico e sociale. In coerenza con questi criteri e alla luce del contesto economico e sociale italiano, per il nostro Paese si tratta di perseguire obiettivi di crescita dell'economia italiana portandola quantomeno in linea con la media europea, aumentando il tasso di occupazione di dieci punti percentuali per arrivare all'attuale media europea. Si tratta inoltre di: elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale; ridurre i divari; abbattere l'incidenza dell'abbandono scolastico; migliorare la preparazione degli studenti; rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese; garantire la sostenibilità e la resilienza della finanza pubblica.
  Alla luce di queste direttrici, che sono alla base di un lavoro che anche il Parlamento esaminerà e indirizzerà con i dispositivi che ovviamente ogni ramo sceglierà, dobbiamo costruire da qui fino a gennaio un Piano Nazionale che abbia delle linee guida che siano articolate sulle sfide alla base dell'elaborazione comunitaria, sulle missioni su cui ogni Paese costruisce i suoi indirizzi per tramutare quelle parole in cambiamenti reali e sulle azioni, cioè i progetti, che dovranno avere una propria «granulosità», per usare una terminologia in uso a Bruxelles; ma dovranno avere, soprattutto sui costi, sui cronoprogrammi e sugli stati di avanzamento, delle indicazioni chiare non nel percorso, ma alla presentazione del Piano. Per quanto riguarda il lavoro del cronoprogramma, per la competenza del mio Ministero si svilupperà da qui l'interazione con Bruxelles. Alcuni vincoli Pag. 8 sono stati già stabili. Un primo vincolo sarà, come è stato già indicato, che le misure del «vincolo verde», chiamiamolo così, cioè di tutte le azioni green nella progettazione del Piano, debbano contribuire per il 37 per cento proprio agli obiettivi di spesa, sia perché verranno respinti piani che abbiano una dimensione sul green inferiore sia perché è nella scelta che abbiamo fatto di costruire un'indicazione politica di competitività pubblica e privata nel nostro sistema in questo senso.
  Cari Presidenti, cari senatrici e senatori, deputate e deputati, il lavoro che dobbiamo svolgere insieme tra Parlamento e Governo concertando con gli Enti locali ci permetterà di intervenire in modo più focalizzato e veloce nella fase successiva di definizione del Piano Nazionale. A questo proposito l'attività di predisposizione e raccolta dei progetti è propedeutica a un'interlocuzione che deve essere continua e, come ho detto prima, nelle forme che ogni Camera e il Parlamento decideranno. È un fattore sul quale abbiamo spinto, anticipando già da fine luglio l'inizio dei lavori, per aprire un dialogo di sostanza e non solo formale con il nostro Parlamento, cercando di trasportare quelle che saranno anche le indicazioni che arriveranno da qui a poco a Bruxelles in fase di avanzamento di una continua elaborazione comune. Bisogna razionalizzare e mettere a sistema le azioni per individuare sui singoli assi gli strumenti migliori e più efficaci secondo i criteri delle linee guida; lo scopo non è quello di presentare un catalogo di spese, ma azioni mirate e dirette al rilancio del Paese per eliminare i colli di bottiglia che frenano la crescita e avere un impatto positivo in termini di PIL e di creazione dei posti di lavoro.
  In conclusione, il lavoro sui fondi al Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e l'impostazione sul bilancio 2021-2027, che vedrà da gennaio partire importanti risorse sui fondi europei, ci permetterà di mettere a punto una mappatura completa di azioni di intervento. Lo sforzo in una chiave di sistema Paese che stiamo realizzando è quello di curare la capacità di coordinamento di tre tavoli: quello sulla legge di bilancio, quello che lavora sulle risorse del QFP 2021-2027 e quello che lavora sul Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza. Un impiego integrale da parte del nostro Paese delle risorse QFP e del Recovery Fund cambierebbe la nostra posizione di contributore netto dell'Unione europea e, soprattutto unitamente alla loro potenziale natura additiva rispetto alle misure economiche già varate dall'Esecutivo, potrebbe avere un impatto positivo e rilevante sulla crescita economica del Paese. Concludo valorizzando ulteriormente la possibilità che il prossimo Piano ci offra una spesa pubblica di qualità trasformata nei suoi sistemi procedurali e che potrebbe essere in grado di essere determinante nella ripresa economica con una positiva ricaduta. Come vedete, i temi che vi ho rappresentato, ringraziandovi di questa audizione, presentano una mappa e un cronoprogramma di relazioni tra Roma e Bruxelles molto intenso, ma anche di rapporto tra Governo e Parlamento in tutti i suoi passaggi, come dispone la legge e come dispone soprattutto lo sforzo che dobbiamo compiere insieme, al fine di raggiungere e di toccare quelle che sono le sfide per la ripresa economica e per superare definitivamente, insieme ai nostri partner europei, la crisi pandemica e la crisi economica che è susseguita. È un grande sforzo che ovviamente dopo l'accordo del 21 luglio scorso noi vogliamo onorare. Grazie.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA 14a COMMISSIONE
DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
DARIO STEFANO

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per la sua esposizione. Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Comincerei dall'onorevole Ianaro, del Movimento 5 Stelle. Prego.

  ANGELA IANARO. Grazie, presidente. Grazie, signor Ministro. Abbiamo avuto modo di visionare le linee guida pubblicate dal CIAE. Abbiamo avuto una piccola anticipazione Pag. 9 che non è corrispondente, in cui sono esemplificati una serie di macro-aree, come lei ci ha detto. Oggi ci ha presentato un'indicazione delle linee di intervento che dovrebbero seguire le sfide strategiche a cui il nostro Paese dovrà far fronte nei prossimi anni. A loro volta dovranno rispondere a degli obiettivi ben precisi relativi alla green economy, alla digitalizzazione, all'innovazione. Volevo sottolineare, rispetto a tutte le tematiche e a tutte quante le indicazioni che oggi lei ci ha presentato, un aspetto fondamentale, che è quello che riguarda la salute e in particolare la ricerca e l'innovazione; perché mai come in questo periodo abbiamo potuto comprendere, dalla crisi pandemica da cui ancora non siamo fuori, quanto sia importante e che ricaduta importante abbia la salute sull'economia mondiale, quindi in generale su tutti gli aspetti che riguardano la nostra società. In una recente conferenza organizzata dalla Bundestag tedesca, a cui ho partecipato in rappresentanza del nostro Paese, ho voluto proprio sottolineare quanto sia importante, soprattutto nel campo della ricerca e dell'innovazione, far tesoro dell'esperienza e dagli errori compiuti, come spesso accade, per realizzare un sistema sanitario più resiliente. Ritengo fondamentale oggi un approccio che preveda risposte coordinate da parte dei singoli Stati membri per ovviare alle disastrose conseguenze della frammentazione delle risposte che abbiamo visto soprattutto durante la prima fase della pandemia. Sappiamo inoltre che la Commissione europea presenterà una nuova strategia farmaceutica alla fine del 2020, con lo scopo di rafforzare l'autonomia strategica dell'Europa nel campo della salute. A questo proposito volevo dire che è vero che è fondamentale che l'Europa diventi maggiormente autosufficiente da un punto di vista di produzione di principi attivi, soprattutto per i farmaci salvavita, ma sappiamo altresì che questo non basta per generare autosufficienza ma che occorre investire soprattutto in ricerca e innovazione – lo ribadisco con forza – anche perché la ricerca non è un tool da utilizzare quando necessario per poi dimenticarlo fino alla prossima emergenza; quindi occorre investire in progetti a lungo termine con una visione che vada oltre il bisogno immediato e che sia soprattutto costruita partendo da una base di bisogni sociali, ma anche guidata da input provenienti dal mondo della ricerca scientifica. La mia domanda, Ministro, più che un'esortazione, è se siamo pronti alla sfida, a seguire le Raccomandazioni e, come lei ha detto, a tramutare queste linee guida in azioni concrete, evitando di disperdere questa occasione, evitando di disperderci in centinaia di piccoli interventi, evitando frammentazione – ancora una volta la cito – evitando di presentare «una lista della spesa». La prospettiva deve essere quella di un vero rilancio del nostro Paese e con direttrici chiare proprio per poter ripartire in linea con gli obiettivi che l'Europa ci indica. Infine, signor Ministro, le vorrei chiedere se ci sono novità sul fronte della Conferenza sul futuro dell'Europa, che è stata discussa insieme alla presentazione di un nuovo Patto europeo su Immigrazione e Asilo. Grazie.

  STEFANO CANDIANI. Grazie, presidente. Al Ministro Amendola rivolgo innanzitutto una raccomandazione: quella di comprendere bene che il nostro ruolo non può essere semplicemente quello marginale di osservatori, ma vuole essere un ruolo attivo; un ruolo attivo tanto più che stiamo parlando di una ingente quantità di risorse in funzione di un ingente problema da risolvere, perché difficilmente le risorse saranno disponibili nella stessa quantità e nella stessa dimensione in futuro. Occorre anche ribadire, e su questo vorremmo avere delle chiarificazioni da parte del Ministro per conto del Governo, che il Recovery è cosa differente, per le ragioni che stavo poc'anzi declinando, rispetto alla NADEF (Nota di aggiornamento al DEF), rispetto a uno strumento che invece è strutturale e ordinario; non debbono e non è ammissibile che siano mescolati i due elementi. Anche proprio per una igiene nella gestione delle due risorse, o meglio, delle destinazioni, è necessario che ci siano due strade differenti, certamente parallele o, come potremmo dire in qualche caso, necessariamente convergenti, ma devono essere distinte. Pag. 10 Non possono essere riassunte semplicemente come se fossero un capitolo della Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza.
  Ministro, una raccomandazione: le risorse a disposizione non devono essere frantumate, non devono essere sparpagliate e non si devono perdere. Ormai sembra che il Paese si sia avviato in una logica di assistenza e che qualsiasi investimento debba essere finanziato solo se è in grado di produrre reddito e sviluppo. Per essere chiaro, abbiamo troppi esempi di investimenti iniziati e non terminati, alla fine improduttivi: con lo sforzo fatto, la blanda occupazione può essere creata per il periodo di spesa, ma senza nessuna ricaduta successiva. Parallelamente con questi fondi si può considerare la necessità di completare linee di iniziativa già finanziate, anche in sede Europea o con fondi nazionali, che non si sono completate negli anni vedendo frustrato lo sforzo già fatto in altri tempi precedenti.
  C'è poi una questione principale: si può intervenire con le risorse del Recovery, ma ci sono questioni strutturali nostre – come il peso del carico fiscale gravante sul costo del lavoro che non possono essere ricondotte a spese ammissibili dal Recovery ma che devono essere parallelamente tenute in considerazione dal Governo, non potendo risultare assolta la formula di rilancio dell'economia del Paese semplicemente con la disponibilità dei soldi del Recovery. Per essere chiari, utilizzando queste risorse o si genera lavoro, e quindi reddito e ricchezza, o sarà impossibile negli anni a venire pagare questo debito.
  Poi c'è la questione importante delle linee guida. Le abbiamo lette, le abbiamo viste pubblicate. Come sempre, quando escono le anticipazioni vuol dire che qualcuno le ha già determinate. Manca solo scritto in fondo «Viva la mamma» e poi tutto è condivisibile: tutto, dalla A alla Z, finanche troppo. Attenzione a non banalizzare il tutto con grandi slanci ideali che sono poi lontani dal pragmatismo che occorre in questa stagione. Vogliamo anche qui che il Governo interpreti la funzione del Parlamento non solo come corollario pro-forma, ma come sostanziale nella definizione sia delle linee sia delle scelte di investimento. Grazie.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Intanto anch'io inizio con una riflessione prima di passare alle domande. Lei ha utilizzato una formula che mi è piaciuta molto, cioè quella dell'interlocuzione continua con il Parlamento. Lo stesso Conte ha auspicato il più possibile un percorso condiviso; per cui io mi auguro che davvero ciò che è accaduto negli scorsi mesi non riaccada anche per il Piano Nazionale da presentare per ottenere i fondi del Recovery Fund. Noi opposizioni abbiamo contribuito e siamo stati determinanti nello sbloccare 100 miliardi di spesa aggiuntiva, quindi nello scostamento del bilancio; però di fatto non abbiamo potuto mettere bocca su quelli che sono stati gli interventi e le misure economiche attuate dal Governo e che, appunto, non abbiamo condiviso. La parola «condivisione» nei mesi scorsi non è stata messa in pratica; quindi io mi auguro che da qui ai mesi che ci attendono, invece, questa condivisione e questa interlocuzione continua ci possano essere. Mi associo alle parole del senatore Candiani. Le anticipazioni, le indiscrezioni che abbiamo avuto sul Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza sono comunque linee guida condivisibilissime; il problema è che poi queste linee guida vanno ovviamente riempite di ricette politiche. Ciascuno di noi ha la propria visione di Paese e di politica per il futuro; quindi ovviamente ognuno di noi, Forza Italia in primis – glielo anticipo – darà un pacchetto di proposte precise e concrete al Governo, e su questo noi vorremmo un dialogo fattivo e non solamente virtuale.
  Passando alle domande, lei poc'anzi ha fatto riferimento anche alle conclusioni del Consiglio europeo dello scorso 21 luglio. Ebbene, in queste conclusioni si ipotizza anche, mi corregga se sbaglio, che quelle riforme e quegli investimenti importanti per il rilancio dei Paesi a partire dal primo febbraio 2020 potrebbero anche essere portati in compensazione con le risorse europee che arriveranno; per cui le risorse nazionali già investite in queste riforme, in queste infrastrutture o investimenti che dir Pag. 11si voglia, potranno essere compensate dalle risorse europee. Le rivolgo una domanda per me importantissima. Siccome sappiamo che per la presentazione dei progetti il termine è fissato al 30 aprile 2021, tranne per quelli per cui si chiederà un anticipo del 10 per cento per cui la data è del 31 dicembre 2020 (comunque ci si è spostati molto in avanti con la tempistica per la presentazione dei progetti), le chiedo se anche il Governo italiano può tenere in considerazione l'ipotesi già prospettata nelle conclusioni del Consiglio europeo del 21 luglio, cioè quella di dare delle risposte alla crisi già mettendo in atto investimenti e riforme che si possono avviare con risorse nazionali.
  Per quanto riguarda la clausola del 34 per cento degli investimenti in conto capitale destinati al Sud, se n'è parlato molto in questi mesi; ne ha parlato molte volte anche il Ministro Boccia. Io le chiedo se anche questa clausola del 34 per cento la volete applicare sulle risorse che arriveranno grazie al Recovery Fund, senza conteggiare quelle destinate alla politica di coesione; cioè se questa clausola sarà applicabile anche a questo Fondo. Per quanto riguarda la decontribuzione del 30 per cento sulle imprese del Sud, quindi questo sconto fiscale destinato alle imprese del Sud, ci è stato detto che probabilmente sarà strutturale da qui ai prossimi dieci anni e che probabilmente verrà anche questo finanziato con le risorse del Recovery Fund. Anche qui io chiedo chiarezza. È d'accordo? Non è d'accordo? Lo chiederemo?
  L'ultima domanda. C'è sempre un tam tam sui giornali sul Ponte sullo Stretto. Da ultimo la Ministra De Micheli ha parlato di pista ciclabile sul Ponte da poter realizzare in futuro. Queste risorse dovranno essere spese entro il 2025 o 2026. I tempi potrebbero esserci anche per realizzare il Ponte sullo Stretto, di cui abbiamo già un progetto, sebbene debba essere rinnovato e aggiornato; però anche su questo io le chiedo chiarezza, perché o ci mettiamo il cuore in pace (il ponte sullo stretto non si fa), o altrimenti, perché no, lo inseriamo tra le proposte da fare all'Europa. Anche qui io vorrei un po' di chiarezza perché siamo stufi e stanchi di questo dibattito continuo sul Ponte quando invece ancora non si sa nulla. Tra l'altro il commissario Gentiloni, alla Camera, la scorsa settimana, su una domanda proprio sul punto ha glissato e non ha dato risposte; quindi io da lei vorrei una risposta. Grazie.

  EMMA BONINO. Grazie, Ministro. Grazie a voi, presidente e colleghi. Io ho ricapito tre cose, e cioè che questo fine anno e questo autunno, come lei ci ha detto, si intrecciano tre tavoli. Il primo è la legge di bilancio, che va presentata il 15 ottobre, di cui poco si parla e quasi niente si sa. Il secondo è quello del Quadro Finanziario Pluriennale, come si integra o non si integra con il Next Generation (lei saprà benissimo il nervosismo del Parlamento europeo per i tagli del bilancio del Parlamento europeo rispetto al Next Generation). Il terzo è il Next Generation, di cui secondo me meno escono anticipazioni e meglio sarebbe, sennò ha ragione la collega Giammarco che chiede di cosa stiamo parlando o anche sparlando. Potreste comunicare col Parlamento, ma carta canta. Se dite che prendete tempo, come è giusto, fino a gennaio, state zitti fino a gennaio se non in Parlamento, sennò succede un bordello sui cosiddetti «tre tavoli». Del primo tavolo, quello della legge di bilancio, quella che dobbiamo approvare col panettone prima di Natale, poco se ne parla. Io invece ho qualche problema, perché per quanto riguarda il tavolo Next Generation possiamo stimare che l'approvazione definitiva, se tutto va bene, venga fatta verso aprile. Ciò significa che solo verso Pasqua noi riusciremo ad avere il famoso anticipo del 10 per cento. Ho capito bene, signor Ministro? Voglio capire da ora ad aprile, anzi maggio, come si finanzia questo Paese. Capisco che non è una domanda per lei, giustamente. Se vuole riferisca al suo collega che a me fa piacere se siamo coinvolti nel piano futuro, di cui l'importanza è evidente. Se ho capito bene, il nuovo bilancio sarà fatto a debito; non vedo proprio altra possibilità. In particolare insista anche con alcuni colleghi, secondo me veramente un po' sprovveduti, sul fatto che il MES (Meccanismo europeo di stabilità) non si usa. Qualcuno mi deve Pag. 12dire come diavolo si finanzia il nostro Paese, compresa la sanità e tutte le spese, correnti soprattutto, da qui a maggio, che fa metà anno. Per favore, riferisca al suo collega che, oltre a discutere dell'importantissimo piano futuro, comincia a essere abbastanza evidente l'esigenza di capire meglio nel 2021 che fine dovremmo fare. Infine io penso, e lei lo sa, che il Governo dovrà dire un sacco di no. Conosco abbastanza bene il mio Paese per sapere che la carica ai fondi sarà pressoché irresistibile: grandi, piccoli, medi, di tutto. Quindi ci vorrà una serie di energie e anche paletti europei che possano dare una mano per evitare di spenderli da tutte le parti. Ci vorrà la capacità di dire dei no, che magari non portano del consenso immediato ma portano a qualche beneficio nel medio termine. Quindi, se ci capiamo bene tutti quanti, noi abbiamo questi tre tavoli. Per i tempi del Next Generation, con l'anticipo del 10 per cento, si parla di dopo Pasqua, se tutto va bene, se il Parlamento europeo non si mette di mezzo, che è già abbastanza nervoso eccetera. Infine lei ha detto giustamente che questo ammontare di denaro, che è un'opportunità unica a seguito di una disgrazia unica per la verità, è di 191 miliardi; in più ce ne sono 17 di vari altri fondi. In particolare lei ha citato i 7,5 di fondi agricoli, ma questi sono aggiuntivi a quelli del QFP; quindi tutti questi 17 si aggiungono a quelli del QFP, che deve essere ancora negoziato. Questa è una carta da far valere anche al Parlamento europeo. Grazie.

  MARCO MAGGIONI. Grazie, presidente. Saluto il Ministro e lo ringrazio per la frequenza con cui ci sta informando su quelle che sono le dinamiche conseguenti all'accordo che è stato raggiunto in sede europea. Io sono stato abituato, a torto o a ragione, a fare i conti con quello che ho concretamente disponibile, non con quelle che sono le ipotesi. Quindi intanto spezzo una lancia a suo favore su quanto diceva prima, cioè sul fatto che non si commentano le bozze. Io vado oltre: sarebbe anche il caso di fare attenzione a non farle uscire, perché già abbiamo visto i danni prodotti con le famose bozze dei DPCM; probabilmente non hanno insegnato nulla e questo è un invito, un consiglio, che do al Governo. Entrando nel merito proprio di quelle che dovrebbero essere le certezze, lei ha fatto un elenco di voci di risorse che dovrebbero arrivare nel nostro Paese. Mi pare che l'unica certezza siano i tempi lunghi. Nelle audizioni che si sono susseguite nelle settimane scorse, proprio in 14a Commissione alla Camera, tutti gli economisti che abbiamo audito erano concordi sul fatto che prima si interviene e più avranno un valore positivo le risorse che verranno messe in campo, più si aspetta di intervenire e maggiore sarà la difficoltà ad affrontare quelle che saranno le emergenze economiche. Vorrei però un suo commento, una sua valutazione su quello che hanno anche sottolineato a luglio sia il senatore Mario Monti sia Charles Michel in merito a quello che è il passaggio che dovrà necessariamente esserci nei 27 Parlamenti nazionali. Per questo all'inizio dicevo che dobbiamo fare i conti con la realtà, perché il voto unanime e favorevole dei 27 Parlamenti è tutt'altro che scontato. In Olanda, che sappiamo essere un Paese che ha giocato il ruolo che ben conosciamo, il Premier Rutte non ha una maggioranza stabile nella Camera Alta. In Svezia il Premier Lofven ha difficoltà, tanto è vero che ha un Governo di minoranza. Perciò non vorrei che tra bozze più o meno anticipate si stia facendo tutta una serie di valutazioni su come spendere, ma che alla fine non arrivino i fondi perché qualche Parlamento nazionale potrebbe incappare in un incidente; per cui chiedo a lei una valutazione su quelli che sono i rischi sui Parlamenti nazionali. Grazie.

  EMANUELA ROSSINI. Grazie. Il tema che vorrei affrontare è quello della concertazione con i territori. Ho apprezzato molto il cronoprogramma che ci ha illustrato e quindi l'interlocuzione che avete avuto. Noi come parlamentari abbiamo questo ruolo di facilitare questa interlocuzione e siamo in una fase in cui i territori sono anche molto preoccupati, in un certo senso. Da un lato ci si rende conto tutti che la ripresa del Paese sarà determinata dalla qualità della progettazione e dalla qualità dell'attuazione delle misure e delle riforme. Per dare Pag. 13qualità ci vuole progettazione, e io so che stanno tirando fuori i progetti dai cassetti. Il rischio che questo tempo non ci sia è altissimo. Non solo. Incontrare i governatori non vuol dire che le Amministrazioni regionali e provinciali abbiano un risveglio immediato e sappiamo che il limite nel nostro Paese è proprio la progettazione della Pubblica Amministrazione. Detto questo e considerando il nostro ruolo, siamo in campo? Considerando anche le procedure di rendicontazione a cui andiamo incontro nell'utilizzo di questi fondi, che non sono quelle a cui le nostre Pubbliche Amministrazioni in generale sono abituate, la mia domanda è: come ci si sta attrezzando? Da un lato, per tutta la rendicontazione, ci sarà una Cabina di regia nel Ministero per il Recovery Fund? Sarà nazionalizzata tutta la gestione dei fondi? Secondo, è bene che noi attiviamo un comitato ad hoc a livello provinciale e regionale per la gestione della progettazione Recovery Fund e l'interlocuzione? Sappiamo che i territori non saranno i centri di spesa di gestione dei fondi, però bisogna lavorare insieme. Ministro, consideri anche la nostra difficoltà a parlare con voi. Sappiamo che è tutto spalmato, però come state affrontando questo «dopo» che è già oggi, di fatto? I tempi sono strettissimi e dobbiamo organizzarci sui territori. Un'ultima cosa molto precisa. I 7,5 miliardi aggiuntivi ai fondi agricoli nel QFP potranno, e auspico, essere utilizzati per azioni e misure di contrasto ai rischi idrogeologici, che nel nostro territorio sono molto alti? I territori di montagna funzionano proprio per prevenire ricadute sulla pianura, pertanto andrebbero pensati non tanto frammentandoli tra regioni ma considerando il paesaggio come sistema e andando proprio a individuare le partenze dei rischi. Possiamo utilizzare questi fondi? Noi siamo in un Paese che ha bisogno di investire su quest'area. Grazie.

  GILBERTO PICHETTO FRATIN. Grazie, presidente. Innanzitutto grazie, onorevole Ministro. Le linee che lei ha presentato ci portano a una preoccupazione: la tempistica. Non c'è solo la convergenza di tante questioni. Pongo questo tema che forse è un tema di riflessione più che una domanda, e credo che sia prima di tutto anche la sua preoccupazione, come anche la preoccupazione del Governo. Se noi ci rimettiamo all'esperienza che abbiamo fatto come Paese, ma anche solo se ci rimettiamo alle programmazioni del Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020 (complessivamente circa 75 miliardi), siamo nel 2020, nell'ultimo anno di programmazione, e a oggi – non so gli ultimi dati – non siamo ancora riusciti a impegnare totalmente la somma. Parlo di impegni, non parlo di liquidazione e pagamenti. Devo dire che, anche nel passato, anche per molte delle Regioni che hanno raggiunto gli obiettivi e hanno raggiunto quindi la possibilità di avere il premio di performance, questo obiettivo si raggiungeva con i cosiddetti «progetti sponda», progetti che rappresentavano un'operazione vantaggiosa sotto l'aspetto dell'egoismo regionale perché di fatto permetteva, scrivendo la programmazione, di scrivere compatibilità rispetto a quelle che erano le opere nazionali e poi di sovrapporle; pertanto i progetti sponda venivano messi in fase iniziale in overbooking per poi andare a recuperare. Emma Bonino conosce bene il tutto. Sappiamo che i tempi di programmazione, progettazione, pareri, vincoli di vario tipo della nostra elefantiaca burocrazia dei nostri processi decisionali rendono quasi impossibile rispettare, purtroppo, il cronoprogramma che lei ci ha dato.
  Anche sull'ipotesi dei 500 progetti – questa non è un'indiscrezione, ma una dichiarazione del Ministro dell'economia ed essendo io cittadino della Repubblica italiana sono obbligato a credergli – ho il dubbio che molti siano datati e siano in parte in fase solamente di pensiero. Lo stesso decreto «Semplificazioni», approvato la settimana scorsa in Senato e mi pare approvato in questi giorni, ieri o oggi, alla Camera dei deputati, non semplifica alcuna delle procedure in alcuni settori. La parte ambientale rimane assolutamente invariata. In questa situazione corriamo il rischio di non rispettare assolutamente questi tempi. Vorrei evitare che ci trovassimo nella condizione, fra qualche anno, di non aver utilizzato quest'opportunità, quindi di Pag. 14non aver colto questa sfida di modernizzazione del Paese, di essere caduti nel rischio delle gabbie, gabbie che sono territoriali, politiche, di vario tipo (ognuno ha la sua parte di responsabilità), di dover ricorrere a progetti sponda anche in modo scientifico da parte dello Stato, che significherebbe certamente a livello egoistico liberare risorse nazionali che purtroppo in questo Paese, io sono convinto, finirebbero in spesa corrente, quindi finirebbero nel disastro per le generazioni future, senza invece aver considerato aggiuntive queste parti di fondi. Questa è una sfida. Non so se è una domanda, ma è certamente una sfida che il Paese ha e prima di tutto il Governo del Paese ha.
  L'ultima domanda è molto flash: quanto ci costa rispetto a tutta la partita, come Paese Italia, nei confronti dell'Unione Europea? Ci costa 6, 7, 8, 10 miliardi? Qual è la quota che noi dobbiamo corrispondere all'Unione Europea rispetto al rimborso, visto che prendiamo molto di più rispetto al monte stanziato? Ma andremo probabilmente con la nostra proporzione, che mi pare sia circa il 13 nella quota di versamento all'Unione europea. Grazie.

  CRISTINA ROSSELLO. Buongiorno. Faccio una breve premessa e intanto un apprezzamento da parte di tutto il nostro Gruppo per il fatto che lei ha dato sempre una linea di interlocuzione da quando è intervenuto con il suo Ministero nei confronti della 14a Commissione e delle Commissioni che si occupano indirettamente anche delle materie che lei tratta. Fatta questa premessa, due eccezioni. La prima è sul piano comunicativo che usa questo Governo. L'ha usato nell'ambito sanitario quando ci sono state le famose fughe e poi su tutta una serie di produzioni di documenti. È una modalità deleteria, al di là della scorrettezza del superamento delle varie funzioni e attività, perché parliamo comunque di scelte che poi inficiano magari delle situazioni economiche regolate con normative che impongono privacy, riservatezza, eccetera, a vario titolo. Essendo lei un Ministro che tratta trasversalmente tanti temi, le chiediamo di essere fortemente incisivo su questa modalità governativa attuale che è proprio deleteria e scorretta.
  La seconda cosa riguarda una domanda che ci siamo posti come Dipartimento Politiche Europee di Forza Italia, e questa va un po' al di là di tutte le domande e quindi ci toglie la possibilità di ripetere le stesse cose che hanno detto alcuni colleghi prima. In particolare richiamo una cosa di cui ha parlato per il mio Gruppo l'onorevole Giammanco: la governance. Un tema che non appare da alcuna parte – ne ha accennato adesso sulla rendicontazione la collega Rossini – è come intendete intervenire, non solo per il controllo o l'audit di queste somme, che sarà già un tema particolare, ma anche per la gestione, perché queste non sono tasse, non sono le voci classiche del bilancio per cui passeremo per la Commissione Bilancio e così via; queste sono poste, tra l'altro, di natura indennitaria, come dice la parola, legate a anche determinate finalità. Abbiamo visto che nel mondo finanziario c'è un'interpretazione molto recente che parla di creare, anche per il costo, la posta «Covid», da gestire e da trattare in una certa maniera. Allora noi ci chiediamo: non rientra questo nella normalità della contabilità di Stato degli enti pubblici? E poi a questo colleghiamo la governance. È vero che noi politicamente abbiamo un'impostazione diversa. Per noi la regola «uno vale uno» è assolutamente una regola non condivisa. Lo sappiamo. Ognuno ha la sua caratteristica di gruppo; e riteniamo che governare, destinare, ripartire, controllare debbano essere degli appannaggi sì della macchina burocratica che è molto forte, ma altrettanto di chi gestisce. In questo momento, proprio come diceva il collega poco fa, sia le elezioni con le regionali, sia tutto questo affastellarsi di divisione fra un orientamento territoriale diverso da quello centrale, creano dei problemi. Qui gioca un ruolo importante proprio il nostro Ministro di riferimento per gli affari europei, perché tutta questa tematica è trasversale. Allora le chiederemmo un approfondimento su questo, non una risposta immediata. È evidente che ci vogliono delle riflessioni. Però potrebbe essere un concetto un po' nuovo da proporre Pag. 15anche politicamente per un rispetto della democrazia reale, cioè quella che prevede elezioni nuove, subentro di un altro gruppo rispetto a un altro, orientamenti che non sono appannaggi tipici della politica ordinaria. Non so se siamo stati sufficientemente esaustivi. Grazie.

  BRUNO TABACCI. Grazie, presidente. Io ho trovato molto interessante e positiva l'illustrazione del Ministro. Ci sono tre questioni sulle quali volevo segnalare la sua attenzione perché secondo me rivestono un'importanza rilevante. La prima è istituzionale, riguarda il raccordo tra il Comitato che lei presiede, il CIAE, e il Parlamento. Noi siamo in presenza di un'indagine che abbiamo avviato attraverso una serie di audizioni che devono portare sia alla Camera che al Senato a un'indicazione di orientamenti, il che non significa entrare nel dettaglio, ma fissare, alla luce del significato degli accordi intervenuti il 20 e il 21 di luglio sul piano delle decisioni assunte dall'Europa, la griglia dei settori sui quali decidiamo di investire. Questo è un fatto delicato; anche in queste ore ho visto lei che ha dovuto praticamente correggere il tiro rispetto alle indiscrezioni uscite ieri. Questa cosa deve camminare in maniera ordinata e in modo che si capisca. Non è solo un problema di collaborazione politica, ma è proprio un problema di collaborazione istituzionale. Se questa viene meno o si contraddice, invece di creare delle facilitazioni creeremo delle difficoltà.
  Il secondo punto riguarda il forte coordinamento centrale e il rafforzamento di una struttura operativa ad hoc, perché la mia impressione è che, anche alla luce di quello che diceva il collega del Senato sulla nostra capacità di spesa, noi andiamo incontro a un rischio enorme: il rischio che questa mole di disponibilità finanziaria non siamo in grado di impegnarla, perché essa deve essere impegnata sulla base di investimenti aggiuntivi – poi spiego meglio che cosa ci ha detto la Banca d'Italia sul punto specifico delle ricadute sul PIL – investimenti aggiuntivi che presuppongono una capacità di progettazione, una capacità di esecuzione e una capacità della Pubblica Amministrazione di tenere in capo, sapendo che c'è un problema di gestione e di controlli. Non si citi più il modello Genova, perché il modello Genova riguardava il caso in cui c'era un pagatore certo, il quale tra l'altro non era neanche ammesso al controllo della spesa. Chiaro come concetto? Quindi non usiamo più questo argomento perché chi deve pagare non ha potuto controllare neanche il meccanismo della spesa. Vedremo alla fine di che cosa si tratta. Il modello è quello di una normalità che prevede la trasparenza, che prevede un'efficacia, che prevede una capacità della Pubblica Amministrazione di guidare le danze. Siamo capaci di fare questo? Né può valere la logica che noi spezzettiamo i finanziamenti su base regionale: questa è una cosa che non in sta piedi. Io ho assistito anche alle audizioni dei Presidenti delle regioni: sono rimasto un po' interdetto. Tenete conto che l'Europa pagherà sulla base di stati di avanzamento; questa è la sostanza. Paga sulla base di quello che noi realizziamo. Se noi non realizziamo non si vede nulla, e l'esperienza dell'utilizzo dei fondi regionali dice che dobbiamo camminare in questa direzione in maniera molto diversa.
  Investimenti aggiuntivi. La Banca d'Italia ci ha presentato qui un lavoro, un modellino, dicendo che se noi impieghiamo tutti i soldi che sono previsti dall'iniziativa europea in investimenti aggiuntivi in senso stretto, il 100 per cento, possiamo immaginare che nel 2025 la crescita sul PIL sarà del 3 per cento. Se noi scendessimo al 60 la crescita non arriverebbe al 2, e parliamo di cose molto diverse. Vuol dire che ogni mossa che facciamo deve essere capace di produrre occupazione e ricaduta sul PIL. Se non è così è meglio non farne. Se dobbiamo fare delle incompiute non serve; è del tutto sbagliato. E noi su questo saremo giudicati, non solo pagati, a stati d'avanzamento. Saremo giudicati anche dalle future generazioni per quel che riguarda il nostro Paese. Io ho molto stima in lei e mi auguro che nell'ambito del Coordinamento del Consiglio dei Ministri sappia dare l'impulso necessario, perché diversamente non usciremmo vivi da questa cosa.

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  FABIO MELILLI. Grazie, presidente. Grazie, Ministro. L'onorevole Tabacci l'ha chiamata una «correzione», ma credo che sia un chiarimento, rispetto alla scelta del Governo italiano di presentare linee guida che noi interpretiamo – come Parlamento, almeno per quanto riguarda la mia Commissione, per quanto riguarda la Camera dei deputati – come spunto di riflessione alle singole Commissioni che lavoreranno nella costruzione di una relazione all'Aula per consentire all'Aula di definire gli indirizzi rispetto al Piano; quindi aiuta naturalmente il chiarimento che c'è stato tra Parlamento e il Governo. Io faccio parte della scuola di pensiero che ritiene in pericolo la relazione dell'equilibrio delicatissimo tra democrazia decidente e Governo; quindi penso che quando se ne ha l'occasione bisogna rimarcarlo, tentando di non essere una vox clamantis, come dicevano i latini. Quindi la ringrazio molto, Ministro.
  La seconda considerazione è che la questione tempo è questione dirimente; lo hanno detto tutti colleghi e ne abbiamo tutti contezza. Io vorrei però legare questa questione a uno degli aspetti che ritengo più rilevanti del suo intervento, al di là della massa monetaria che saremo chiamati a impegnare come Paese. Parlo dell'attenzione anche alle altre risorse, non soltanto alle risorse che il Recovery definisce, perché non vorrei che – facciamo riferimento per semplicità, ma non è solo questo – nel costruire un'azione infrastrutturale che colmi il gap dei territori tra Nord e Sud, tra aree interne e aree più attenzionate nella storia della costruzione delle infrastrutture del Paese, si dica che lì non si può intervenire perché non ci sono i progetti; perché il gap nasce in alcune aree del Paese e nasce perché i progetti non li abbiamo mai fatti (lo dice un uomo che nell'Appennino ha trovato la sua ragione di impegno politico). Mi intriga l'attenzione che lei pone alle altre risorse perché forse alcune di esse hanno una ragionevolezza di tempi un po' più dilatata che consente di prestare attenzione alle cose che altrimenti resterebbero marginali proprio perché i tempi non ci consentirebbero di farlo. Questo lo faccio come valutazione anche sull'ultima riflessione del collega Tabacci. La Banca d'Italia è stata chiarissima. A me però – lo dico al Ministro, ma lo dico anche al collega Tabacci – non preoccupa per un senso di realismo che chi ha fatto l'amministratore spesso ha nella vita; a me non preoccupa la sostituzione rispetto all'innovazione. Se noi dovessimo impiegare risorse sostituendo a risorse definite le risorse del Recovery per processi avanzati e quindi correndo il rischio che Tabacci richiamava, io penso che quel rischio si possa evitare non evitando di attivare sostituzioni (cosa che ritengo inevitabile), ma dedicando attenzione alla destinazione delle risorse che si liberano. Se le risorse che si liberano sono finalizzate alla crescita, mi preoccupa di meno l'approccio sostitutivo; se poi le risorse che si liberano sono invece destinate a processi che non determinano crescita, è chiaro che il tema è molto rilevante.
  Io chiudo invitando lei, per le sue competenze, non volendo andare oltre, e tutti i colleghi a riflettere su un altro aspetto che il Ministro ha posto in evidenza: il Recovery non è solo spesa; il Recovery è riforme, accanto alla spesa. Io credo che quello sia un luogo dove il Parlamento – lo dico con grande rispetto del ruolo di tutti – potrà far comprendere al Paese che un ruolo si può svolgere a prescindere dall'attesa del decreto del Ministro anche sul tema delle riforme. Ci sarà da lavorare e naturalmente riteniamo che il lavoro di costruzione dei processi fatto finora, almeno per quanto mi riguarda, sia stato molto positivo.

  DANIELE PESCO. Sarò brevissimo. Io ho qualche quesito. Uno, sono interessato a capire quanto possano essere rifinanziati dei progetti, anche di carattere europeo, già finanziati in precedenza; cioè, possiamo utilizzare queste risorse per finanziare altre cose di cui si è già parlato per molti anni? So che dovrebbe essere tra le possibilità, però se lei ce lo può spiegare meglio secondo me potrebbe essere chiaro per tutti.
  Poi volevo chiederle, anche sulla scorta dell'esperienza degli altri Paesi, quale potrebbe essere il miglior sistema di verifiche e controllo dell'operato del Governo nella Pag. 17spesa di queste risorse. Secondo me il Parlamento può dare un contributo non solo nell'elaborazione del Piano, ma anche nel tener d'occhio.
  La terza domanda riguarda quello che ci si aspetta di fare, nel senso che sarebbe opportuno capire effettivamente quale deve essere il peso del Parlamento sulle scelte, e quindi fino a che punto ci possiamo spingere in queste diverse fasi che ci troviamo davanti. Abbiamo, ad esempio, elaborazione di documenti di bilancio, il quadro macroeconomico e tutti gli altri aspetti della programmazione di bilancio. L'Europa che cosa si aspetta da noi in questa fase?

  PRESIDENTE. Invito il Ministro a intervenire in sede di risposta.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Grazie per tutte le questioni. Devo rispondere subito al senatore Candiani, che deve andare a fare qualche danno in Aula! Tramite lui rispondo a molti dei quesiti sul ruolo attivo del Parlamento. Il ruolo attivo non lo definisco io, ma lo definiscono le prerogative. Ci avete criticato molto sul fatto che noi non abbiamo utilizzato i passaggi prima dei Consigli europei. Non stiamo parlando di un dialogo o di un'interlocuzione, ma stiamo parlando di passaggi che fa il CIAE, come per esempio la produzione di linee guida che vengono inviate ufficialmente ai rami del Parlamento; poi ogni ramo decide le modalità di come organizzare non un'interlocuzione, ma proprio un processo di analisi, approfondimento e voto su quelli che sono i documenti che le Commissioni e le Camere producono. Stiamo parlando di strutturare un rapporto che durerà mesi. Il cronoprogramma della Commissione europea è chiaro: il 15 ottobre si apre l'interlocuzione. Il Governo vuole avere il mandato del Parlamento nell'interlocuzione con la Commissione. Quello che si decide nell'interlocuzione è l'apertura della fase della progettazione e poi, come diceva adesso l'onorevole Pesco, il monitoraggio. Io credo che il monitoraggio sia un tema su cui dovrà discutere il Parlamento, nelle forme che decideranno assolutamente le Camere in autonomia; si figuri se il Governo può dare indicazioni. Abbiamo dinanzi tante risorse, come quelle del QFP. Il senatore Pichetto giustamente diceva che, visto quello che è successo in passato, forse questa volta è il caso di non ripetersi sui procedimenti di impegnative di spesa di fondi europei. Voglio dirlo al senatore Candiani e tramite lui a tutti quanti: l'interesse del Governo è avere un'interlocuzione continua ma basata non solo su informative di cui il mio Ministero e altri Ministri devono procedere, ma anche su indirizzi che vengano stabiliti, anche su approfondimenti sulle varie questioni.
  Noi poi abbiamo una particolarità nella struttura del Recovery, nella parte RRF (Recovery and Resilience Facility). Se noi consideriamo che il 37 per cento è green, che poi c'è il digitale, c'è coesione, abbiamo già delle macroazioni che le Commissioni competenti possono analizzare; quindi c'è una strutturazione di linee guida che sono abbastanza chiare, su cui si può intervenire. E credo che, nelle forme che Senato e Camera dei deputati decideranno, il lavoro fatto di audizioni e che porterà a degli indirizzi nel Parlamento sia assolutamente auspicabile; ma direi che sia necessario più che auspicabile: necessario perché rafforza anche la maniera in cui il Governo può operare a livello di rapporto con Bruxelles.
  Il senatore Candiani parlava delle strade distinte. Rispondo a lui assommando altre questioni simili. Qui c'è un punto. Certo, strade distinte significa che il Recovery Plan ha una sua dinamica, una sua oggettiva relazione con Bruxelles, con la Commissione, con tutto quello che si è legato; però c'è una dinamica di contatto sulla pianificazione per i prossimi anni (lo diceva anche la senatrice Bonino). Quindi, in tutti i casi, mozione, risoluzione e indirizzo che arriveranno al Governo sul Recovery Plan sono sicuramente ben accetti e necessari, come vi dicevo; però, allo stesso tempo, il lavoro del collega Gualtieri nella descrizione della NADEF, della legge di bilancio e del sentiero macroeconomico che la Commissione prevede che sia considerato nella presentazione dei progetti è funzionale a Pag. 18questo lavoro. Non so se sono convergenze parallele, ma è comunque un percorso che deve arrivare a quelle indicazioni. La granulosità di cui parla Bruxelles non significa un meccanismo-modello legge di bilancio con tutti i capitoli che si susseguono; significa individuare nelle grandi linee quelli che sono i progetti fondamentali e allo stesso tempo, come diceva il Presidente Melilli, ragionare sulle risorse nazione del QFP e cercare di organizzare la spesa in maniera differente. Ci sono dei comparti della spesa nazionale che non possono entrare nel Recovery Fund. Questo non perché c'è una cattiva volontà del Parlamento o del Governo, ma perché non sono previsti nei criteri. Però in quei casi ci sono fondi che vanno invece sul QFP; quindi sarebbe un errore sia fare uno spiazzamento, cioè andare tutti sullo stesso strumento, sia allo stesso tempo lasciare libere risorse che sono ingenti. Il controllo delle frontiere e sicurezza. Io credo che sia complicato considerarlo in un basket o in un altro; è forse più concreta la possibilità per il nostro Paese, se guardo i dati del QFP, questi due miliardi e 7, attingere in quello. Ho fatto un esempio limite ma ovviamente il Ministero degli interni avrà una sua funzione nel Recovery.
  Fatta questa considerazione, poi c'è il tema che il senatore Candiani e altri sottolineano. L'impegnativa è al 23, la spesa è al 26: i paletti sono chiari. Qualsiasi progettazione si realizza dentro queste grandi linee, può piacere o no. La senatrice Giammanco parlava di un caso specifico. La decisione del Governo o del Parlamento su alcune grandi scelte può essere chiara o no, ma se non sta nei paletti 23-26 è ovvio che ci avviamo su un cantiere che non ci porta a niente, un cantiere infrastrutturale o non infrastrutturale; potrebbe essere qualsiasi progetto. A me dispiace molto per le bozze di slide che sono fuoriuscite. Come dicevo, io non ne parlo perché è dovere del CIAE, del Presidente, inviarle ufficialmente ai rami del Parlamento, perché queste sono le procedure. La cosa che più mi fa sorridere però, se posso permettermi, è che tutti hanno letto una parte delle slide ma i criteri su come si selezionano i progetti nessuno li cita. Una delle cose importanti che dobbiamo discutere riguarda il fatto che ci sono dei criteri di selezione di questi progetti. Non li sceglie il Governo, ma il Governo li prende da quelle che sono le linee guida che sono arrivate. Sul tema linee guida europee, noi aspettiamo il 15 settembre altre linee guida europee. Per questo è molto importante adesso – non solo perché non è mia competenza, ma del MEF (Ministero dell'economia e delle finanze) – non accennare su alcune questioni che hanno sottolineato alcuni interventi, soprattutto la senatrice Bonino, sul rapporto delle previsioni della NADEF del bilancio; perché ovviamente questi temi saranno propriamente discussi dopo che avremo le linee di bilancio.
  Io credo che una questione che tutti avete sollevato sia molto giusta, quella dell'attuazione, e stiamo aspettando le linee del 15 settembre perché in previsione ne dovremo ragionare come Governo e Parlamento. L'hanno citata tutti, da ultimo l'onorevole Rossini, l'onorevole Pesco, il senatore Pichetto e ovviamente l'onorevole Tabacci. È un grande tema, perché questa è un'operazione one off. Si fa e deve costruirsi e realizzarsi in un sentiero molto chiaro. Prima di fare una valutazione che dovrà trasformarsi in una decisione comune, noi dobbiamo valutare bene qual è l'architettura che la Commissione chiede. Al momento la governance non è indicata a livello regionale, come avviene per i fondi del QFP. Ci può essere una doppia lettura: alcuni territori la leggono come una deprivazione del loro potere; altri la leggono in una dinamica di velocizzazione della spesa. È un contrasto che io non farei, perché quello che stiamo tentando di fare è concertare con Regioni e Comuni un processo che ci porti a definire qual è la ricaduta. Se i canali delle linee guida europee sono chiare, se i criteri sono chiari, si costruisce una via comune su cui dobbiamo tutti camminare. È ovvio che la programmazione non può essere solo fatta a livello di Governo e di Parlamento ma deve avere una ricaduta sul suolo. Giorgio Ruffolo, un grande programmatore, diceva che se non tocca suolo è una programmazione che sta Pag. 19un po' in aria. Quindi il tema della governance e dei processi di attuazione e velocizzazione della spesa è un tema che ci dovremmo porre del corso delle prossime settimane, non appena l'Unione europea ci darà le linee guida per i meccanismi di attuazione.
  La senatrice Giammanco poneva una domanda molto specifica e giusta riguardante i fondi che dal febbraio 2020 sono possibili reintrodurre nella contabilità del PNRR. L'attesa del collega Gualtieri nella definizione è anche legata a queste nuove indicazioni della Commissione europea, cioè se conviene o no, se è conveniente o no; perché ci sono dei percorsi che sono nella filiera ECOFIN. Per carità, non vorrei entrare nel suo meccanismo, ma la sua domanda è molto giusta, e anche questo sarà un tema di cui si parlerà nel corso delle prossime settimane.
  Per quanto riguarda altre questioni che avete sottolineato, sul 34 per cento tutto dipende dai criteri di selezione. Uno dei criteri di selezione saranno per esempio i LEP (livelli essenziali delle prestazioni), l'articolo 117, cioè se noi costruiamo delle azioni che individuano nelle definizioni degli interventi dei livelli che devono essere omogenei di prestazione e che soprattutto devono costruire un salto di qualità. Se ne parla molto e credo che sia una delle azioni più necessarie. L'innalzamento di dieci punti e il tasso di occupazione femminile sono una grande operazione di giustizia sociale, e soprattutto di inclusione e di crescita del PIL. Ovviamente quel target deve andare a vedere le zone dove c'è un problema che sia maggiore, come quello dei giovani che non lavorano e non studiano. Nell'architettura questi criteri, come lei indicava, ci sono.
  Per quanto riguarda la questione di cui parlava l'onorevole Maggioni, sì, c'è la possibilità. Dato che il Recovery si regge sull'innalzamento delle risorse proprie e quindi si dà garanzia in modo che la Commissione vada sui mercati a emettere titoli di debito alzando il livello delle risorse proprie del bilancio, c'è la possibilità che qualche Parlamento non sia veloce, sia favorevole o contrario. Per ora il Parlamento europeo sta lavorando e tutti i Governi hanno sottoscritto l'accordo. Leggete in questi minuti, in queste ore, che per esempio tra il Governo olandese e il Governo ungherese non c'è proprio un invio di fiori e di cioccolatini, perché sul tema il Governo ungherese ha minacciato di bloccare tutto il procedimento se si applicano le condizionalità per violazione dello stato di diritto. Quindi ci sono temi che andranno discussi, ma ovviamente noi ci muoveremo perché ci sia una rapida approvazione di tutti i meccanismi. Se il cronoprogramma è quello che dicevo – approvazione di tutte le garanzie, il Parlamento europeo, l'apertura da gennaio – io non voglio dare brutte notizie; io dico sempre che mi attesto ai cronoprogrammi esistenti. Alcuni giornali addirittura hanno scritto che il Governo italiano ha spostato il cronoprogramma. Avessimo questa forza saremmo una potenza straordinaria. Il cronoprogramma indicato alla Commissione e presentato proprio in Commissione Bilancio dal commissario Gentiloni indica che da gennaio si apre la procedura ufficiale della consegna dei piani completi (non delle linee) con tutte le schede progetto. Poi la Commissione ha un tempo massimo per analizzare. Dopodiché va alla filiera del Consiglio e dopodiché, con l'approvazione, si procede con il prefinanziamento. Io non sto dando notizie secretate; è la realtà di quella che è la procedura. Molti onorevoli e senatori hanno il dubbio che sia una novità. Noi nell'accordo del 21 luglio sapevamo che la previsione era del 20-21, tanto che dicemmo che il cosiddetto «bridge», il «front-loading», l'anticipo avvenivano su alcuni canali del Recovery, come il React, che credo sarà utilizzato anche per operazioni di decontribuzione fiscale per il Mezzogiorno (fiscalità di vantaggio). Quello che serve è comprendere – questo è compito sempre del collega Gualtieri – come costruiamo un sentiero, perché non possiamo essere scontenti del fatto che dal 2021 al 2027, calcolando il Recovery e il QFP, abbiamo una capacità per il sistema imprenditoriale, per chi deve fare investimenti, per la decontribuzione, per le opere infrastrutturali (che non sono solo ferrovie e strade). Immaginate per combattere il dissesto Pag. 20 idrogeologico che cos'è una spesa che va sulle acque, sulla cura del territorio e sulla deforestazione, dato che spendiamo quasi 6 miliardi all'anno per le emergenze e che siamo un Paese che spreca l'acqua al 50 per cento mentre l'Olanda e la Germania al 5 per cento. Allora fare questa operazione che dura e che ha un impatto su sei anni costruisce anche un sentiero solido per la fiducia e per la ripresa, perché per la prima volta l'Italia dall'Europa riceverà risorse e il nostro sistema imprenditoriale riceverà risorse. E da qui a fine anno ovviamente anche la sospensione del Patto di stabilità, la sospensione dei divieti e aiuti di Stato, l'esistenza di reti d'emergenza come lo SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), che ci consegna più di 27 miliardi, costruiscono un quadro su cui la finanza pubblica ha dei riferimenti attorno a sé che non sono aggressivi, ma addirittura di sostegno. Per non parlare poi del programma PEPP (Programma di acquisto per l'emergenza pandemica) della BCE, che dà a tutti quanti noi europei, non solo italiani, una stabilità sui mercati. Quindi, per essere onesto, noi con questo accordo tracciamo un sentiero di fiducia, non solo per la finanza pubblica. È di grande trasformazione, se pensiamo al digitale e a quello che dovremo fare dopo il decreto «Semplificazioni» e l'accordo sulla fibra unica. Ma anche nel green e nel trasferimento tecnologico costruiamo per le nostre imprese qualcosa di solido su cui ricominciare a costruire una forza, perché dobbiamo trasformare ed essere più competitivi in quanto i livelli di produttività e competitività dell'Italia pre-Covid non erano in linea con l'Unione Europea.
  Anch'io ho letto molto bene la relazione del dottor Balassone della Banca d'Italia. Lì ci sono i dati che indicano dove dobbiamo aggredire i ritardi del Paese e su cui costruire azioni concrete per fare una nuova stagione di investimenti pubblici. Per quanto riguarda le considerazioni fatte dal Presidente Melilli in chiusura, io credo che le linee guida che avremo da qui a poco dall'Unione europea saranno anche per voi un valido contributo per la mozione di indirizzo per il vostro lavoro. Non voglio spaventare nessuno, ma qualsiasi atto che in questa fase costruiamo, sia sulla governance, sia sull'attuazione, sia sull'indirizzo dei progetti, non può prescindere da un rapporto a 27 con Bruxelles. Per questo, anche in attesa di tutto il lavoro, gli indirizzi saranno molto importanti, anche sui temi che sollevava adesso Pesco alla fine sul rifinanziamento di opere già fatte, sull'utilizzo di fondi. Sì, è possibile, l'abbiamo scritto nei criteri. Dobbiamo essere molto sagaci e intelligenti nel vedere dove abbiamo messo risorse e quali utilizziamo per il nostro futuro. Nel ringraziarvi per questa possibilità, salutando i Presidenti e tutti voi, io vi confermo, non solo alla 14a, su cui sono sempre a disposizione, ma per tutto il percorso, che tra Governo e Parlamento non c'è bisogno di un dialogo ma c'è bisogno di lavorare insieme per costruire gli indirizzi che poi ci porteranno al Piano Nazionale nel 2021, le soluzioni migliori per il nostro Paese. Vi ringrazio.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FABIO MELILLI

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro Amendola. Grazie ai colleghi per la partecipazione. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.