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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (VII Camera e 7a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 17 di Mercoledì 17 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Nencini Riccardo , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro della cultura, Dario Franceschini, sulle linee programmatiche del suo dicastero anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza di cui al Doc. XXVII, n. 18 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Nencini Riccardo , Presidente ... 3 
Franceschini Dario (PD) , Ministro della cultura ... 3 
Nencini Riccardo , Presidente ... 8 
Sbrollini Daniela  ... 9 
Nencini Riccardo , Presidente ... 9 
Toccafondi Gabriele (IV)  ... 9 
Mollicone Federico (FDI)  ... 10 
Corrado Margherita  ... 12 
Nencini Riccardo , Presidente ... 12 
Corrado Margherita  ... 12 
Nencini Riccardo , Presidente ... 12 
Corrado Margherita  ... 13 
Nencini Riccardo , Presidente ... 13 
Corrado Margherita  ... 13 
Nencini Riccardo , Presidente ... 13 
Corrado Margherita  ... 13 
Nencini Riccardo , Presidente ... 13 
Corrado Margherita  ... 13 
Nencini Riccardo , Presidente ... 13 
Rampi Roberto  ... 13 
Cangini Andrea  ... 14 
Mollicone Federico (FDI)  ... 15 
Patelli Cristina (LEGA)  ... 15 
Vacca Gianluca (M5S)  ... 16 
Sbrollini Daniela  ... 17 
Fusacchia Alessandro (Misto-FE-FDV)  ... 18 
Piccoli Nardelli Flavia (PD)  ... 19 
Aprea Valentina (FI)  ... 20 
Saponara Maria  ... 21 
Carbonaro Alessandra (M5S)  ... 22 
Sgarbi Vittorio (Misto-NcI-USEI-R-AC)  ... 23 
Lattanzio Paolo (PD)  ... 24 
Casciello Luigi (FI)  ... 25 
Racchella Germano (LEGA)  ... 25 
Cimino Rosalba (M5S)  ... 26 
Palmieri Antonio (FI)  ... 26 
Montevecchi Michela  ... 27 
Maturi Filippo (LEGA)  ... 28 
Russo Loredana  ... 29 
Casa Vittoria , Presidente ... 30 
Franceschini Dario (PD)  ... 30 
Mollicone Federico (FDI)  ... 32 
Casa Vittoria , Presidente ... 32 
Mollicone Federico (FDI)  ... 32 
Casa Vittoria , Presidente ... 32 
Franceschini Dario (PD) , Ministro della cultura ... 32 
Casa Vittoria , Presidente ... 35

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Europeisti-MAIE-PSI: Misto-EUR-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA 7a COMMISSIONE DEL SENATO
RICCARDO NENCINI

  La seduta comincia alle 13.30

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che dal resoconto stenografico, anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro della cultura, Dario Franceschini, sulle linee programmatiche del suo dicastero anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza di cui al Doc. XXVII, n. 18.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro della cultura, on. Dario Franceschini, sulle linee programmatiche del suo dicastero, anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza di cui al Doc. XXVII, n. 18. Saluto e ringrazio il Ministro di essere presente oggi per quest'audizione. Ricordo che deputati e senatori possono partecipare all'audizione anche da remoto, in videoconferenza.
  Ricordo che abbiamo già audito il ministro Franceschini sulle linee programmatiche del suo dicastero il 2 ottobre 2019, come componente del precedente Governo e prima del riordino delle attribuzioni dei Ministeri e del conseguente cambio del nome del Ministero. Oggi lo audiamo nuovamente, sia sulle linee programmatiche, per capire se ci sono novità, sia – più specificamente – sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Abbiamo tempo fino alle 16.30. Lo ringrazio, naturalmente, per avere accettato il nostro invito; discuteremo con lui del piano nazionale di ripresa e resilienza e lo faremo, come di costume, ascoltando la sua relazione introduttiva e poi, naturalmente, le questioni che verranno poste da deputate e deputati, senatrici e senatori e, quindi, le risposte che il Ministro vorrà darci.
  D'intesa con la presidente della Commissione cultura e istruzione della Camera, Vittoria Casa, abbiamo stabilito come criterio e come consuetudine di dividere tra i Gruppi il tempo disponibile, e poi ci alterneremo di volta in volta da gruppo a gruppo tra coloro che intenderanno esprimere la loro opinione, o porre questioni. Possiamo iniziare con i nostri lavori. Ministro Franceschini la ascoltiamo volentieri. Prego.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro della cultura. Grazie presidente. Grazie presidenti, anzi. Cercherò di essere breve. Come sapete, non è la prima audizione sulle linee programmatiche che faccio; però trovo che sia molto più utile, in queste occasioni, ascoltare le richieste, le proposte che arrivano dalle Commissioni parlamentari, che riferire una specie di programma già definito. Del resto, la natura dell'audizione di inizio mandato è esattamente questa. Anche sul recovery plan, su cui dirò qualcosa in conclusione, il meccanismo che è stato immaginato dal Governo precedente e che sta proseguendo nell'attività dell'attuale Governo, è quello di ascoltare il Parlamento, in modo da potere integrare, correggere e cambiare. Pag. 4
  È chiaro che, rispetto ad un mandato normale, in questo caso la priorità del lavoro che assorbe gran parte del tempo delle risorse umane del Ministero e del mondo della cultura in generale, è fronteggiare l'emergenza. Tutto il settore della cultura, come sapete, è uno di quelli più colpiti dalla crisi, sia per lunghezza di chiusure, sia per impatto su strutture e su attività che richiedono naturalmente la presenza di molta gente insieme; come abbiamo capito, i luoghi in cui c'è molta gente insieme sono quelli in cui ci sono i maggiori rischi, per questo, anche l'apertura indicata, programmata, scritta, del 27 marzo per cinema e teatri nelle «zone gialle», che è rimasta in vigore, al momento si applicherà solo alla Sardegna, salvo cambiamenti da qui a quel momento. Purtroppo, mi sembra molto difficile. Quindi è evidente che si prolungherà la chiusura e sarà necessario, come è stato fatto nel corso dei mesi precedenti, continuare con una politica di sostegni per aiutare i lavoratori e tutte le istituzioni del settore, musei, teatri, cinema, ad attraversare questo deserto, sapendo che la ripresa ci sarà. Personalmente, lo voglio dire con una vena di ottimismo, in un momento in cui l'ottimismo è merce rara, sono convinto che finita la crisi, in particolare nel mondo della cultura, ci sarà una sorta di rinascimento.
  C'è grande voglia di ripresa dei consumi culturali. Quanto avvenuto in termini di miglioramento nel settore dei libri, ci induce a pensare che con i cambiamenti intervenuti così duramente e traumaticamente nelle vite individuali e nella vita collettiva delle nostre società, probabilmente ci sarà una spinta verso la ricerca di consumi nuovi. E io credo che ci sia un grande spazio di crescita per la cultura, e per la cultura italiana in particolare. Ma, naturalmente, prima dobbiamo finire di attraversare il deserto, e dobbiamo sostenere i lavoratori e le imprese. A questo proposito, nel «decreto sostegni», che il Governo approverà entro qualche giorno, ho chiesto che siano rifinanziate le misure a sostegno dei lavoratori, in particolare per tutti i lavoratori intermittenti, stagionali, ovvero quelle tipologie di lavoro non a tempo indeterminato, che hanno già la Cassa Integrazione, per garantire una prosecuzione dei sussidi, già previsti fino alla fine del 2020, anche per questi mesi di chiusura. Ciò anche nel caso di eventuali riaperture parziali; perché, se in alcune zone l'andamento dei contagi consentirà le riaperture, si tratterà comunque di riaperture parziali, con un numero limitato di spettatori che renderà necessario proseguire con politiche di sostegno. Occorrerà quindi il rifinanziamento dei fondi di emergenza che, come sapete, hanno erogato parecchie risorse. Complessivamente le risorse per il settore sono state circa quattro miliardi, una parte dei quali erogati attraverso i fondi di emergenza dedicati che hanno consentito di coprire le esigenze di moltissimi settori, anche quelli più trascurati tradizionalmente, come le compagnie escluse dal FUS, il mondo dello spettacolo viaggiante, e altri che ora non elenco. Attraverso decine di provvedimenti di sostegno, oltre alla erogazione normale del FUS, all'attenzione per il cinema cui le risorse sono state erogate con parametri molto diversi rispetto all'ordinario, l'emergenza è stata attraversata con qualche conforto in più. Questi interventi dureranno finché durerà l'emergenza.
  Per quello che riguarda le linee programmatiche, ritengo fondamentale che la cultura si mantenga al centro dell'agenda politica economica del Paese. Ho ricordato più volte la frase che ho detto il giorno del mio primo insediamento, ovvero che mi sento chiamato a guidare il Ministero economico più importante del Paese. Questa frase, oggi che non c'è più il turismo, vale ancora, perché i settori della cultura, non soltanto in termini di capacità, non solo di dovere costituzionale in base all'articolo 9 di tutela del patrimonio storico e artistico della nazione, del paesaggio, ma anche in termini di immagine del Paese, attrattività del Paese, credibilità del Paese, non soltanto per l'impatto sul turismo, ma anche tutti i settori nuovi emergenti, su cui dovremo investire molto in questo mandato, cioè il settore del contemporaneo, delle industrie culturali creative, della cultura nell'era digitale, sono settori di crescita Pag. 5enorme. Pensate al boom che ha avuto il mercato dell'audiovisivo in questi ultimi anni e la potenzialità enorme che ha il Paese. E quindi la cultura e gli investimenti in cultura come dovere costituzionale, ma anche come grande risorsa per la crescita economica del Paese, sullo sviluppo sostenibile, sono al centro delle scelte di questo Governo in modo compatibile con il ruolo, con l'immagine e con la storia dell'Italia.
  In linea con questo, uno dei primi obiettivi è il ruolo internazionale dell'Italia nel settore della cultura. Siamo stati il primo Paese a organizzare il G7 della cultura a Firenze nel 2017, e organizzeremo un G20 della cultura sui grandi temi internazionali quali il contrasto al traffico illecito, la cultura come strumento di dialogo, gli strumenti di intervento rispetto alle calamità naturali che danneggiano il patrimonio, la centralità delle politiche culturali nelle scelte economiche dei paesi. Proveremo a portare i Paesi del G20 su un documento comune che dia un indirizzo importante per i prossimi anni. Questo è in linea con quello che abbiamo fatto negli anni scorsi, anche grazie a una leadership che viene riconosciuta all'Italia da sempre, a livello internazionale, nelle politiche culturali e che ci deve portare anche a fare altre cose, quali la ratifica della convenzione di Nicosia e l'attuazione della direttiva sul copyright, per la disciplina del diritto d'autore.
  Il secondo tema riguarda il rafforzamento del Ministero. In questo caso si tratta di completare alcune riforme di organizzazione che sono in parte dovute, in quanto conseguenti allo scorporo del turismo, in parte necessarie a completare le riforme avviate nel settore delle sovraintendenze del sistema museale, nonché quelle per rafforzare gli archivi e le biblioteche. Si provvederà anche ad immaginare misure che senza limitare o circoscrivere la tutela del territorio e del patrimonio, introducano meccanismi accelerati, sempre nel rispetto delle esigenze costituzionali di tutela del patrimonio e del paesaggio, per ottemperare a quanto previsto nel PNRR che prevede tempi certi di attuazione affinché le risorse siano utilizzate e non perse. Stiamo pertanto ragionando su norme specifiche per l'attuazione delle opere previste dal recovery plan.
  C'è un problema grosso di personale, che non è soltanto del mio Ministero, ma di molti altri; nel Ministero della cultura ci sono 6.700 carenze di organico su circa 18.000 e, quindi, bisogna intervenire su questo. Alcuni concorsi, purtroppo, sono stati bloccati per il COVID-19, già in corso di esecuzione. Stiamo ragionando su come evitare i mega concorsi e renderli programmati, definiti e più piccoli. È stata approvata recentemente una norma che introduce, finalmente il corso/concorso dedicato al Ministero: si tratta di uno strumento che qualifica le assunzioni e le accelera, oltre a diverse altre misure sul tema davvero prioritario del personale, perché qualsiasi politica si deve basare sulle gambe delle donne e degli uomini, e in questo caso con carenze di organico così forti, e con una età media così avanzata è davvero difficile tenere il passo.
  Poi ci sono alcune iniziative legislative che vanno portate avanti, la prima: il codice dello spettacolo, sulla base della legge-delega, che introduca anche forme di tutela per i lavoratori del settore. Devo dire che, come spesso capita, le crisi portano forse anche alcune opportunità: in questo caso, attraverso l'erogazione dei contributi di emergenza – i 600 euro e poi i 1.000 euro – abbiamo finalmente un'anagrafe di tutti i lavoratori atipici dello spettacolo – che non c'era né in termini di quantità, né di identificazione – che ci consente adesso di affrontare il tema, da parecchio tempo sul tavolo, della regolarizzazione di queste tipologie di lavoratori e della loro tutela, sapendo esattamente di cosa parliamo. Questo va fatto con il codice dello spettacolo.
  Sul libro, oltre all'attuazione già avanzata della legge approvata nel mese di febbraio dello scorso anno, l'idea è quella di una normativa, come ho detto altre volte, che riguardi tutto il settore dell'editoria, sul modello della legge per il cinema. Ovvero, se un film è importante al punto di meritare il sostegno pubblico per tutta la filiera, dal produttore, all'autore, al distributore, all'esercente, lo stesso discorso deve valere per il libro, grazie a una legge di Pag. 6sistema che aiuti tutta la filiera dell'editoria.
  Un altro intervento che dobbiamo – dico dobbiamo, perché qui ci occupiamo tutti di cultura – mettere al centro delle scelte legislative e strategiche del Paese, riguarderà il settore delle industrie culturali e creative. Abbiamo dedicato storicamente una grande parte della nostra legislazione, della nostra attività parlamentare e della stessa attività del Ministero alla tutela del patrimonio che ci hanno lasciato le generazioni precedenti – abbiamo fatto bene a farlo, siamo un'eccellenza nel mondo e dobbiamo continuare a farlo senza cedimenti – ma abbiamo dedicato poco tempo all'investimento sul presente. Sapete che nel Ministero è stata creata da poco una direzione che si chiama «Creatività contemporanea», che si occupa di tutti quei settori che non sono stati seguiti, o lo sono stati solo marginalmente nelle attività dello Stato, ovvero arte contemporanea, architettura contemporanea, fotografia, moda, design, industria culturale e creativa: un settore enorme anche dal punto di vista delle persone, dei giovani, dei talenti, delle strutture pubbliche e private. Penso che alla tutela del passato si debba affiancare anche un investimento sul presente e sul futuro, anche perché l'incrocio tra era digitale e opportunità della rete e creatività italiana offre davvero opportunità enormi.
  Ci sono poi alcuni settori in cui non c'è bisogno di nuove leggi, ma occorre modificare quelle esistenti: mi riferisco al paesaggio, alla verifica dello stato dell'arte, soprattutto al regolamento sugli interventi cosiddetti di lieve entità. Ho detto del cinema e dello spettacolo, sia sul testo unico del cinema, che sul nuovo codice dello spettacolo, sulla tutela delle professioni. Dal punto di vista della digitalizzazione, nel Ministero è stato creato un nuovo istituto, la digital library, che punta ad una grandissima operazione di digitalizzazione di tutto il nostro infinito patrimonio culturale: 101 archivi di Stato, l'archivio centrale dello Stato, la biblioteca dello Stato, il patrimonio incredibile di documentazione dello sviluppo della tutela del territorio delle Sovraintendenze, archivi fotografici, archivi documentali, archivi storici, veramente un patrimonio sconfinato. Metterlo a sistema in una digital library mette in condizione lo Stato Italiano di trattare e di discutere con chiunque. Arrivano frequentemente nei nostri istituti fondazioni private, fondazioni straniere che offrono contratti di collaborazione e di sponsorizzazione, ma la fanno da una posizione di maggior forza quando devono trattare con un Istituto che magari ha problemi di bilancio. La digital library ci mette in condizione di discutere con chiunque, privato, pubblico, nel mondo, da una posizione di assoluta forza, perché nessuno nel mondo ha una quantità di dati e di documentazione digitalizzabile, che è la prima operazione da fare, per poi ragionare di collaborazione o di altro, come ha il nostro Paese.
  Ho detto delle imprese culturali creative, adesso dirò del PNRR.
  Va rafforzato il collegamento tra il Ministero della cultura e la scuola e l'università su un modello – su cui abbiamo iniziato alcune collaborazioni, in particolare, territoriali – strutturato come quello, anche se il terreno è completamente diverso, dei policlinici nel settore della sanità, dove c'è un'università di medicina, c'è anche un ospedale; università e ospedale collaborano con vantaggi per entrambi: da un lato, gli studenti possono andare a fare esperienza pratica, dall'altro gli ospedali si avvalgono di innovazione, ricerca ed energie nuove. In Italia facoltà o corsi di laurea, scuole di specializzazione, legati ai beni culturali. E sul territorio sono sempre presenti una Sovraintendenza, un museo. Si possono quindi creare forme di collaborazione che diano opportunità ai giovani che si laureano in quel settore anche di sperimentarsi, di vedere in pratica ciò che hanno studiato da un punto di vista teorico e di portare, sull'altro versante, innovazione e ricerca.
  Su queste tracce si inseriscono le scelte del PNRR che ha risorse importanti che prima erano destinate alla cultura e al turismo. Adesso, a seguito dello scorporo del turismo dalla cultura e della nascita di un secondo Ministero, una parte delle risorse – che forse vedete ancora nelle tabelle Pag. 7 che sono state mandate in Parlamento – passerà nella competenza del settore turismo. Tuttavia, resta una parte importante, che ammonta a circa 5 miliardi e 600 milioni per le voci della cultura, la prima delle quali riguarda un piano strategico di grandi attrattori culturali. Parliamo di alcuni grandi interventi localizzati in quasi tutte le regioni italiane, su grandi contenitori: penso al Porto Vecchio di Trieste, all'Appia a Roma, etc. Si tratta di dodici o tredici grandi interventi – quindi non parliamo della manutenzione ordinaria o di ciò che si fa con le risorse ordinarie – che consentono di intervenire sul patrimonio culturale, sulla riqualificazione di alcune aree urbane, come potenziali attrattori culturali/turistici.
  La seconda voce, l'ho citata prima, consiste in un intervento in linea con le linee generali del piano, sulle piattaforme e sulle strategie digitali per l'accesso al patrimonio culturale: qui rientra il tema di una digitalizzazione complessiva degli uffici e l'attuazione del progetto della digital library, di cui ho parlato prima.
  Terza voce: accessibilità ai luoghi del patrimonio culturale. Barriere architettoniche, miglioramento dell'accessibilità: è un campo molto vasto, ce n'è una grande necessità. Sono previsti trecento milioni che consentirebbero di fare molti di questi interventi.
  Altra voce: siti minori, aree rurali e periferie. Il Piano nazionale borghi e il patrimonio storico rurale sono due voci legate ma diverse: anche quello dei borghi, come sapete, è un tema che il Parlamento ha sollecitato più volte, anche con provvedimenti legislativi. Si tratta di intervenire non sui borghi, che hanno già una capacità di attrazione turistica o hanno già avuto riqualificazioni importanti del proprio patrimonio storico, ma su quelle centinaia di piccoli borghi che sono un'unicità italiana – che si trovano prevalentemente lungo la dorsale appenninica – che sono spesso poco abitati o addirittura disabitati e che hanno un potenziale enorme. Su questi prevediamo un intervento che sia in parte di recupero del patrimonio storico, in parte sulla digitalizzazione, sulla banda larga, che li metta in condizione di ritornare ad essere attrattivi rispetto ad una società che è profondamente cambiata, che implica l'impossibilità di abitare e lavorare in un borgo in assenza di condizioni strutturali e digitali. Questo è l'obiettivo a cui si punta con queste prime risorse – qui parliamo di un miliardo e mezzo, che ricomprende anche il patrimonio rurale. È l'inizio di un percorso, ma costituirà una delle politiche centrali dei prossimi anni, sia dal punto di vista – lo dico anche se non è più nella competenza del mio Ministero – dell'attrattività turistica, perché abbiamo bisogno di distribuire in modo più equilibrato i flussi turistici tra più attrattori turistici, quando torneranno e torneranno imponenti come erano prima del COVID-19, sia dal punto di vista della distribuzione di crescita e ricchezza, per decongestionare alcuni centri urbani e fare rinascere migliaia di borghi stupendi che sono nel nostro territorio.
  L'altra voce è il patrimonio storico rurale. Sarà capitato a chiunque di voi di vedere dal finestrino di un treno della linea Firenze-Roma, anche nelle zone più belle o con turismo più elevato, casali abbandonati o distrutti in posizioni meravigliose, e aver fantasticato di possederne uno. Eppure restano crollati, abbandonati, svuotati: ce ne sono a migliaia sul territorio nazionale. Evidentemente gli incentivi tradizionali, che valgono anche per quei casali, non sono sufficienti per giustificare interventi su proprietà private. Allora stiamo pensando ad un incentivo specifico per la tutela e il recupero dell'edilizia rurale, che peraltro è di grande qualità nel nostro Paese, che consenta di recuperarli e salvare tutto questo patrimonio che, altrimenti, in pochi anni, andrà perduto definitivamente.
  Altra voce: parchi, giardini, periferie urbane, luoghi identitari per interventi di recupero, ulteriore progetto sicurezza antisismica dei luoghi di culto e, in particolare, il restauro del patrimonio del F.E.C. (Fondo edifici di culto dello Stato). Anche qui immaginiamo di iniziare una grande operazione di messa in sicurezza antisismica preventiva, perché, come purtroppo abbiamo visto anche negli ultimi anni, qualsiasi Pag. 8 calamità naturale, in particolare il terremoto, che colpisca una parte d'Italia, interessa principalmente decine e decine di chiese per il modo in cui sono costruite, che rende difficile realizzare opere di messa in sicurezza antisismica. Il piano preventivo consente di iniziare ad intervenire, e poi durerà per decenni, per non limitarsi agli interventi della fase successiva al danno, ovvero della ricostruzione: oggi è possibile farlo prima con attenzione e con nuove tecnologie.
  Industrie culturali e creative: come dicevo prima, si prevede un intervento importante di sviluppo delle industrie cinematografiche, il progetto Cinecittà. Ci tengo a dirlo: il mercato dell'audiovisivo nel mondo sta crescendo enormemente, l'incrocio tra produzione di fiction televisive e cinema si sta sempre più sviluppando; non c'è più una distinzione così netta. Il mercato cresce in tutto il mondo, cresce particolarmente in Italia. Cresce per una serie di ragioni: una è l'attrattività storica nel nostro Paese, le bellezze, l'arte, la cultura, le bellezze naturali come location. La seconda è perché abbiamo introdotto un tax credit – probabilmente il più competitivo di Europa – che abbiamo aumentato consistentemente nell'anno 2020, come misura di emergenza: l'aumento è stato mantenuto immutato dalla legge di bilancio anche per il 2021. L'incrocio di questi due fattori porterà, come sta già portando, ad un'attenzione enorme nel mercato internazionale, e una possibilità di crescita del mercato interno nel settore del cinema e dell'audiovisivo. Parlo quindi di un intervento che, ritengo, lo dico senza retorica, sarà uno dei settori trainanti dello sviluppo economico del Paese nei prossimi anni. Non solo per l'enorme indotto di immagine che si crea girando un film in Italia e facendo vedere l'Italia nel mondo (una fiction in Italia funziona come veicolo promozionale molto più di cento campagne di spot a pagamento), ma anche perché innesca la voglia di venire a produrre. Io stesso ho incontrato vari produttori internazionali che vogliono venire a girare in Italia, perché sono interessati all'Italia e al nuovo tax credit; vogliono in particolare girare a Cinecittà, perché Cinecittà un modello nel mondo, è il ricordo di una stagione gloriosa. Cinecittà, dove fino a qualche anno fa c'era stata una complicata coabitazione pubblico/privato che non aveva funzionato, è tornata interamente pubblica e oggi ha prenotazioni ad un anno, due anni di distanza. Pertanto, da un lato, con risorse ordinarie, abbiamo immaginato un ampliamento di Cinecittà nella zona attuale. Dall'altro, stiamo ragionando, in particolare con Cassa Depositi e Prestiti, in forza di una disposizione dell'ultima legge di bilancio, di rafforzare il ruolo di Cinecittà, ampliarne le aree, e fare un grande investimento nel settore del cinema e dell'audiovisivo, facendola diventare nei prossimi anni una delle industrie creative trainanti del Paese.
  Ultima voce: supporto agli operatori culturali nella transizione green digitale. Si tratta di una serie di interventi che in tutti i campi della cultura tendono ad avere al centro il tema della transizione digitale e del rispetto dell'ambiente. Ho finito.

  PRESIDENTE. Grazie ministro. Possiamo iniziare con gli interventi, quattro piccole note a margine del suo intervento, avendo le Commissioni di Camera e Senato già iniziato il loro lavoro non solo sulle linee programmatiche – in parte già note perché con lei abbiamo una relazione decisamente frequente – ma anche sul PNRR.
  La prima: lei ha citato opportunamente il tema dell'editoria. È un mercato che si sta rivoluzionando perché, grazie alla pandemia, gli italiani leggono molto di più e acquistano un numero sempre maggiore di libri. Il mercato del 2020 è andato decisamente molto bene, però è un mercato che sta cambiando all'interno. Cito il caso di Amazon che è passato dal 25 per cento delle vendite al 42 per cento. Si pone, quindi, il problema se immaginare un intervento sull'editoria in termini di e-commerce con tutto quello che comporta, ovvero anche un potenziamento del settore italiano, che si occupa appunto del mondo librario.
  Secondo: opportunamente lei ha introdotto il tema dell'identità dei borghi storici. La Commissione che mi onoro di presiedere Pag. 9 sta lavorando su un affare assegnato che riguarda la relazione molto stretta tra borghi e cammini storico/religiosi. È un intreccio decisivo perché, quando saremo usciti dall'emergenza, quella tipologia di turismo sarà destinata ad aumentare, e quindi le grandi vie, dall'Appia, alla Francigena, a molti altri cammini storici che insistono sul territorio italiano, dal Manzanarre al Reno, saranno oggetto di intervento.
  La terza è una questione mirata, che so essere stata oggetto già di valutazione. Tuttavia, ritengo opportuno che il Governo valuti se inserire o meno – l'opinione di chi le parla è di inserirlo – all'interno del PNRR, un intervento di conservazione dello stadio Comunale Artemio Franchi di Firenze – già oggetto di valutazione, con richiesta di audizione – da parte della Commissione che presiedo. Si tratta di un'opera monumentale, con un valore artistico e di pregio assolutamente non irrilevante che lei, che frequenta Firenze, certamente conosce.
  L'ultimo argomento riguarda la questione – di cui lei ha parlato introducendo il tema di una legge dello spettacolo – del tax credit anche per il mondo dello spettacolo che sta vivendo una condizione di straordinaria emergenza.
  La ringrazio e passo la parola alla senatrice Sbrollini.

  DANIELA SBROLLINI(intervento da remoto). Grazie presidente. Buongiorno ministro. Volevo riprendere non solo i temi che lei ha già affrontato e su cui mi trova assolutamente d'accordo, ma anche quelli che ha appena citato il Presidente Nencini. Infatti, una delle mie riflessioni riguardava proprio il ripristino del tax credit, come misura urgente e necessaria per lo spettacolo, per il cinema e per l'audiovisivo.
  L'altro tema riguarda quello di una programmazione certa, nonostante la pandemia, e la riapertura di tutti i luoghi della cultura. Lei aveva previsto, per esempio, la riapertura dei cinema e dei teatri per il mese di marzo, ma poi i dati sulla pandemia, purtroppo, non hanno permesso di arrivare a questo.

  PRESIDENTE. Senatrice, mi perdoni, ma nessuno riesce a sentire alcunché. Passerei all'onorevole Toccafondi, per riprovare a collegarci più tardi.

  GABRIELE TOCCAFONDI(intervento da remoto). Grazie. Buon proseguimento, ministro, del lavoro già avviato. Ha parlato di oltre 5 miliardi di euro dal PNRR sulla cultura e ha ricordato come 1,1 miliardi siano destinati sulla linea di intervento 1 «potenziamento del piano strategico dei grandi attrattori turistico/culturali». Chiedo, al riguardo, se è possibile avere maggiori dettagli.
  Seconda questione: tra i settori più colpiti ce ne sono molti che ricadono sotto il suo Ministero: cinema, teatro, spettacoli dal vivo, musei. Il PNRR e le linee programmatiche sono due azioni differenti, ma sono due facce della stessa medaglia, come lo stesso Ministro ha sottolineato. Quindi si investe e si riparte. Con il PNRR però aiutiamo a resistere, quasi a sopravvivere e, quindi, le azioni programmatiche. Sul tema spettacoli dal vivo, teatri e cinema, e musei, è possibile avere maggiori dettagli in merito all'azione attuale?
  Altro tema a noi sempre caro: bonus cultura per i neo-diciottenni. Oltre 400 mila ragazzi ogni anno, quindi oltre l'85 per cento, ne fa richiesta; per il 70 per cento si acquistano libri anche in digitale, l'ultimo anno anche edizioni digital di riviste e di quotidiani. Come sta andando? L'anno scorso, in corso d'opera siamo riusciti, spero, a ottenere 500 euro per i ragazzi. Ora questi bonus per i diciottenni si stanno accavallando a causa dei ritardi e non sappiamo, soprattutto, come andrà quest'anno, visto che nella legge di bilancio non siamo riusciti, nonostante lo sforzo lodevole da parte sua, ministro, e da parte del Parlamento, a garantire i 500 euro a tutti.
  Mi accodo poi al Presidente Nencini sul tema dell'Artemio Franchi, che è un bene storico tutelato: un bene storico, artistico e architettonico di Pierluigi Nervi. Nella bozza di Piano, non ho trovato il riferimento all'inserimento di un piano di restauro per una nuova funzionalità dell'Artemio Franchi, come invece sapevamo esserci. Quindi Pag. 10le chiedo maggiori delucidazioni anche su questo. Grazie.

  FEDERICO MOLLICONE. Grazie presidente. Grazie ministro. Devo dire che lei, tra tutti i ministri, è quello che in genere dialoga in maniera più frequente con il Parlamento e questo le va riconosciuto.
  Abbiamo apprezzato anche, in qualità di unica forza di opposizione, che sia venuto preludendo il PNRR con una serie di linee guida e di aggiornamenti rispetto alle precedenti audizioni. Dobbiamo, però, iniziare estrapolando dalla sua relazione la vera notizia, quella che ci ha dato alla fine, ovvero che nel Piano nazionale rinascita e resilienza il Ministero della cultura passa da 8 a 5 miliardi a seguito dello scorporo del turismo. Ricordo che in tutti gli interventi in Parlamento, fin da gennaio, era stato contestato lo stanziamento dello 0,3 per cento per la cultura e il turismo nel PNRR. Quindi, siamo scesi dallo 0,3 per cento – che già era ridicolo per una nazione come l'Italia, anche se in questo caso la responsabilità non è da imputare unicamente a lei, ma anche al Presidente Draghi – allo 0,2 per cento. Questa è, a mio avviso, anche per gli amici giornalisti che seguono l'audizione, la notizia del giorno relativamente a questa audizione.
  Entriamo nel merito. Di fatto, nel PNRR, non ci sono interventi sullo spettacolo dal vivo. Aspettavamo la notizia di maggiori fondi e, invece, riceviamo quella della loro considerevole decurtazione, che credo sia, in percentuale, quasi del 30-35 per cento. La decisione, ora superata dallo stato di cose, sulle riaperture dei teatri e dei luoghi dello spettacolo è avvenuta senza la consultazione delle categorie produttive della cultura che partecipano al tavolo permanente, costituito con suo decreto e su nostra proposta. Non ritiene che il tavolo avrebbe dovuto essere convocato per settori e segmenti, e non in maniera celebrativa tutto insieme, sul modello delle crisi aziendali del MISE? Questo farebbe la differenza. Glielo abbiamo chiesto più volte, glielo chiediamo adesso ufficialmente. Crediamo sia poi necessario definire un crono-programma per le riaperture, anche per i lavoratori dello spettacolo, e che il limite individuato dal C.T.S., ormai fortunatamente sostituito, del 25 per cento sia insostenibile e ridicolo. Infatti, tutti gli addetti ai lavori del teatro sanno che la biglietteria già non copre i costi della stagione, figuriamoci con una limitazione al 25 per cento il 27 marzo, alla vigilia della Pasqua, con la psicosi delle persone sulle zone gialle o sulle zone rosse e, comunque, in preda ad una grande preoccupazione.
  Riteniamo, quindi, che le categorie debbano essere convocate al tavolo, singolarmente, prevedendo – al termine dell'ennesimo assurdo lockdown, del quale è stato dimostrato il fallimento in tutto il mondo e che è criticato ormai anche in America – le riaperture per i festival durante l'estate e per la stagione teatrale, ovviamente in linea con la programmazione.
  La domanda è: quali sostegni saranno presenti per i teatri, lo spettacolo, le gallerie d'arte, i cinema, i luoghi dello spettacolo nel decreto-legge «sostegno» di prossima approvazione? Vorrei che ce lo anticipasse, in quanto più risorse saranno stanziate con il decreto-legge, meno risorse del PNRR dovranno essere utilizzate.
  Noi chiediamo più fondi e l'estensione del credito di imposta alle locazioni dei luoghi dello spettacolo fino a dicembre del 2021, un reddito minimo per i lavoratori dello spettacolo, almeno fino al termine di quest'anno e, concordando con il presidente della Commissione cultura del Senato, il tax credit esteso anche al teatro e allo spettacolo dal vivo, come per il cinema.
  Il Piano nazionale di ripresa e resilienza pone il tema dei fondi, ma anche delle riforme; nelle note tecniche della bozza di gennaio, quelle che ci sono arrivate notte tempo, non sono presenti interventi per lo spettacolo dal vivo, appunto, come denunciavamo. Prima c'erano risorse per otto miliardi ora, come abbiamo già rilevato, sono diventati 5. Riteniamo che anche il sistema di contribuzione statale dello spettacolo dal vivo, il F.U.S., sia basato su un sistema di calcolo ormai superato, fuorviante, da cui deriva un algoritmo che dovrebbe governare un fenomeno culturale completamente mutato, anche a causa dell'emergenza COVID-19. È impensabile, però, Pag. 11che un numero algoritmico possa determinare la vita e la morte di un teatro o di una impresa. Solo una decina di teatri privati sono sovvenzionati per circa 50 mila euro l'anno. Abbiamo già presentato una proposta di modifica del F.U.S., per trasformarlo in «fondo per le arti nazionali». La riforma del F.U.S. è una posizione emersa anche dal tavolo del M.I.C. da parte delle categorie dello spettacolo. Non ritiene che si debba iniziare un percorso di riforma proprio alla vigilia del PNRR? Non ritiene che i parametri minimi richiesti dal F.U.S. provvisorio per l'annualità 2021, il cosiddetto F.U.S. ponte, debbano essere fortemente ridotti di quantità, poiché nelle condizioni attuali di gravità pandemica sarà impossibile – di fatto lo è stato – realizzare un'attività rispondente ai numeri richiesti? Non ritiene, inoltre, che vada ricompresa anche l'attività in streaming per il raggiungimento dei parametri e che anche alla nuove istanze venga riconosciuta ai soggetti F.U.S. la possibilità di rendicontare l'attività svolta nel 2020? Non ritiene necessaria l'istituzione di un fondo temporaneo, finalizzato al sostegno di progetti culturali delle imprese di produzione e alla diffusione e promozione dei derivanti spettacoli nei teatri privati, cosiddetti extra F.U.S., così come da nostro ordine del giorno alla legge di bilancio, accolto in Parlamento?
  Non ritiene necessario, in questo senso, rimodulare le giornate lavorative, anche ai fini pensionistici e contributivi, da 120 a 60, come era prima, nel 1995?
  Infine, su ITsART, la piattaforma per la divulgazione della cultura digitalizzata: sarebbe stato forse più adeguato garantire un meccanismo di produzione di nuovi prodotti, ma quello in favore di Chili rischia di apparire un salvataggio – per quanto fatto con una ricerca di mercato – di una struttura aziendale ormai decotta. Il modello di business «pay per view» è superato sia dal modello francese di Salto, con il modello Netflix, in partnership pubblico/privata, sia dal modello BBC, totalmente gratuito, dove il player pubblico è in competizione con gli O.T.T.
  Il Gruppo di Fratelli d'Italia ha presentato una risoluzione, in Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, per l'istituzione di un modello pubblico/privato, RAI Play plus, dove inserire tutti i contenuti delle piattaforme nazionali. Noi ci chiediamo – come abbiamo fatto anche in Commissione per la vigilanza dove abbiamo apprezzato la sua tempestiva partecipazione – alla luce di due modelli, quello francese e quello inglese – dove la Tv francese pubblica fa gli abbonamenti extra a forfait per tutti i contenuti e il sistema inglese, forse più simile, più praticabile per la Tv italiana, dove è tutto ad account, ma gratuito, perché già previsto con il pagamento del canone – perché non si è proseguito in quell'indirizzo e si è andati a costituire una società di Cassa Depositi e Prestiti per salvare una società privata che ha un modello di business ormai superato? Le segnalo anche che la RAI poteva farlo gratuitamente, senza bisogno di modifica del contratto in essere. Non si comprende, pertanto, perché non abbiate pensato all'origine a fare questo. Questa società di Cassa Depositi e Prestiti poteva essere creata, magari denominandola «teatri per l'Italia», per salvare i teatri privati che stanno chiudendo, facendoli entrare al 49 per cento, mantenendo la direzione artistica privata e valorizzando la presenza dello Stato che salva teatri storici di tradizione.
  Infine, sull'organizzazione del Ministero: abbiamo presentato una proposta di legge sull'istituzione della direzione generale musica del M.I.C. Vorremmo sapere se verrà creata. E, sul PNRR, chiedo se intende introdurre incentivi all'apertura, alla riattivazione e all'ampliamento delle strutture adibite a sale di spettacolo, nonché incentivi e in quali quantità, per lo sviluppo digitale dello spettacolo dal vivo e per la formazione e riqualificazione professionale.
  Quanto alla digital library, non si capisce per quale motivo, alla vigilia del «Dantedì», si debba chiamare un ufficio di un Ministero in inglese e perché Paola Pisano, l'ex Ministra dell'innovazione, sia stata nominata componente del relativo consiglio di amministrazione, appena una settimana Pag. 12dopo la sua uscita dal Dicastero, e se la nomina prevede una retribuzione. Grazie.

  MARGHERITA CORRADO. Grazie presidente. Buongiorno signor ministro. Premetto che, a mio avviso, il Ministero nato dai lavori della Commissione di indagine «Franceschini», attiva negli anni 64/67, istituito nel 74/75, con lei è morto!
  Vorrei brevemente commentare la nuova denominazione assunta dal suo Dicastero con il decreto-legge 1 marzo 2021, n. 22. Chiamarlo Ministero della cultura, oltre a rivelare aspirazioni per così dire totalizzanti, mette nello stesso calderone cose molto diverse tra loro, come l'individuazione e protezione delle testimonianze materiali della creatività degli artisti del passato, con le sovvenzioni alla creatività artistica contemporanea, in qualunque campo essa si esplichi. Il sovvenzionamento, però, siccome può risultare condizionante, dovrebbe essere sobrio in ogni senso, dovrebbe limitarsi a garantire agli artisti i mezzi per la sopravvivenza e poi lasciarli liberi di creare, dovrebbe attribuire gli incarichi per la realizzazione di opere in trasparenza, mediante concorsi per non rischiare, ministro, di creare una cultura di regime, snaturando il fine istituzionale del Ministero e violando la Costituzione. All'articolo 33, essa prevede la libertà dell'arte della scienza e, all'articolo 9, come forse ricorderà anche Lei, si legge che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Questo promuovere va inteso nel senso che lo sviluppo della cultura è un fine istituzionale dello Stato, che dunque predispone gli strumenti per agevolare lo studio e la ricerca. Non significa elargire sovvenzioni agli amici e sostenitori del regime prossimo venturo. Restando in tema di denaro: la previsione di spesa delle direzioni generali del suo Ministero per il 2021 dice tutto della sua linea programmatica reale, purtroppo la stessa degli anni precedenti. La direzione generale che deve assicurare la tutela dell'intero patrimonio culturale italiano su tutto il territorio nazionale e con la nuova Sovraintendenza al patrimonio subacqueo, pretende di farlo anche in acque internazionali, ha poco più di metà delle risorse della direzione generale musei, e appena il 40 per cento circa di quelle accordate alla direzione generale cinema e alla direzione generale spettacolo.
  La mortificazione della tutela continua ad essere, come nei troppi anni che lei ha già trascorso al Collegio romano, la cifra del suo mandato, insieme alle privatizzazioni e all'autocelebrazione, né il Ministero fa meglio nei settori privilegiati rispetto alla tutela. Tornando alla direzione generale musei, nel parco archeologico di Paestum e Velia il direttore Zuchtriegel ha interpretato a modo suo l'affidamento diretto di incarichi tramite MEPA, rivolgendosi direttamente alla ditta che di volta in volta ha inteso favorire, invece di chiamarne tre o cinque e valutarne i preventivi: ragione per la quale piango Pompei, data in premio allo stesso direttore. Per altro verso, piango la Sicilia che lei ha abbandonato a se stessa e alla discrezionalità dell'Assessore regionale, tant'è che persino nel recente catalogo generale dei beni culturali l'isola non compare, signor ministro! A Napoli, il direttore del museo nazionale Giulierini ha inserito nel piano strategico 2020/2023, a pagina 73, il prestito all'Hermitage del celebre mosaico di Alessandro e dell'altrettanto celebre tazza Farnese. Entrambe opere identitarie di quel museo e, come tali, inamovibili secondo norme tuttora vigenti, ma ormai sistematicamente disapplicate per compiacerla. Il mosaico di Alessandro, che è il più famoso mosaico pervenutaci dall'antichità, è oggi in corso di restauro, con fondi di una Tv giapponese, che però non fa mecenatismo: ha ottenuto in cambio il prestito del mosaico al museo di Tokyo e Giulierini, non contento, medita anche una collaborazione con il Getty Museum, quello che ci nega l'atleta di Fano, anche dopo la Sentenza della Cassazione del dicembre del 2018.

  PRESIDENTE. Senatrice Corrado, mi perdoni, ma siamo in audizione sul PNRR.

  MARGHERITA CORRADO. Ci arrivo, grazie.

  PRESIDENTE. Sì, ma abbiamo parlato finora di cose che non sono oggetto dell'audizione.

Pag. 13

  MARGHERITA CORRADO. Le ricordo che anche le linee programmatiche del Ministero lo sono.

  PRESIDENTE. No, mi lasci finire, mi scusi. Le questioni che lei ha posto non sono oggetto né delle linee programmatiche, né del PNRR La prego di entrare nel merito dell'audizione.

  MARGHERITA CORRADO. Insomma, alcuni dei monumenti più importanti dell'antichità, affidati alle cure del suo Ministero, comunque esso si chiami, dallo Stato, cioè dal popolo italiano, in questo caso custode di quei tesori anche per conto del resto dell'umanità, sono costretti ad un tour mondiale, con tutti i rischi che ciò comporta per la loro incolumità e la certezza della mortificazione della nostra dignità di Paese. Il danneggiamento e la perdita di uno qualsiasi di questi capolavori sarebbe un danno irreparabile e le ricordo al riguardo che la tazza Farnese, ritrovata integra, andò in frantumi proprio durante una mostra a Firenze. Dunque, lei, signor ministro, con la sua incultura dello Stato, non solo tiene in ostaggio i nostri beni culturali da troppi anni, come già le ho detto in altra occasione, ma lo fa per consentire ai suoi avatar, messi alla guida dei 40 istituti con autonomia speciale, con finte procedure concorsuali, di fare mercimonio del patrimonio culturale pubblico. Con nessun vantaggio per gli italiani e molti per il suo ego.

  PRESIDENTE. Grazie Senatrice Corrado, ha terminato il suo tempo.

  MARGHERITA CORRADO. Avevo cinque minuti, ma sono stata interrotta tre volte. Se mi fate finire.

  PRESIDENTE. No, è stata interrotta per 20 secondi Senatrice Corrado.

  MARGHERITA CORRADO. Non è così, comunque come crede.

  PRESIDENTE. Senatore Rampi, prego.

  ROBERTO RAMPI. Non volendo togliere spazio agli altri colleghi, sorvolerei sulle questioni su cui siamo d'accordo, alcune delle quali stanno particolarmente a cuore al mio Gruppo; ne sottolineo solo due: quella dei lavoratori dello spettacolo – un vecchio tema su cui abbiamo anche sviluppato un'iniziativa legislativa – e quello della 18app, soprattutto nella logica di rafforzare gli strumenti di lavoro sul versante della domanda culturale e, quindi, non solo dell'offerta, come era più tradizionale per il paese. Quello strumento sta funzionando e oggi è riconosciuto come patrimonio comune.
  Volevo, invece, scegliere di ragionare insieme sul tema dei luoghi della cultura e, quindi, in relazione con il Piano nazionale, pensare a come potremmo rafforzare gli investimenti per la nascita di nuovi luoghi della cultura, tenendo conto di tutti gli spunti di questi anni. Mi spiego: oggi il COVID-19 ci dice quanta inadeguatezza c'è in tanti luoghi dal punto di vista della fruizione culturale. Anche il tema del 25 per cento, richiamato recentemente, non è una follia: è una necessità. Però è chiaro che se gli spazi non lo permettono rischia di diventare inapplicabile.
  Probabilmente, occorre pensare a un grande piano nazionale di opere pubbliche, che possa tornare utile anche ad altri aspetti dell'economia del Paese, che invece di concentrarsi, ad esempio, su opere pubbliche più tradizionali, quali le autostrade, si collochi su un nuovo luogo della cultura, che veda un incrocio sempre maggiore delle linee di tendenza. La riflessione sulle biblioteche, sui teatri, sui musei, va tutta in questa direzione: ovvero la trasformazione in un luogo dove le attività aggregative culturali si incontrano e si mischiano, un luogo che sia ecosostenibile, che sia fruibile in maniera molto differenziata in presenza e a distanza, e che quindi risponda sia a questa condizione straordinaria della pandemia, sia a future esigenze.
  Un sistema probabilmente europeo e, in questo senso, l'idea del G20 della cultura ci piace moltissimo; un sistema europeo di fruizione della cultura, di condivisione della cultura e di socializzazione in luoghi nuovi, Pag. 14avendo anche dati che dicano che c'è un minimo necessario – non sufficiente, però necessario – per abitante, di luoghi della cultura presenti e, quindi, inserire questo nella riflessione sulle periferie, sui luoghi minori, perché uno dei grandi temi di questo Paese riguarda proprio le periferie delle grandi città e le aree più piccole, più lontane, dove magari i luoghi dove aggregarsi, dove fruire della cultura, fanno più fatica a crescere. Dare un grande impulso in questa direzione ci sembra un progetto interessante.
  In proposito, il gruppo del Partito democratico, al Senato, aveva anche presentato, ormai due anni fa, una proposta di legge che pensiamo possa essere ripresa, magari all'interno di un progetto generale che ci convince, per cui non mi soffermerò sul resto, se non con una piccola nota: mi ha fatto veramente molto piacere l'idea del patrimonio storico rurale. È vero, sono testimone di quanto raccontava a proposito di quei territori che si vedono andando verso il centro Italia; tuttavia, penso anche alla mia Lombardia e alle sue tante, straordinarie, enormi cascine, descritte anche in quel capolavoro della cultura italiana che è «Novecento» di Bernardo Bertolucci. Ecco, quella storia, quella cultura, quelle radici rischiamo di perderle, anche da un punto di vista architettonico. Quindi, un intervento specifico che le faccia rivivere, magari con una funzione nuova di natura culturale, sociale e ricreativa, secondo me è davvero un bel progetto. Grazie.

  ANDREA CANGINI. Grazie Presidente. Ministro Franceschini, insomma, ce lo siamo già detti e quasi tutti lo stanno riconoscendo: è evidente che questa pandemia ha accelerato i processi in corso, e ha messo in evidenza le fragilità di ogni settore dello Stato, quello economico, in particolare. Queste fragilità stanno emergendo soprattutto nel settore cultura, tra i più colpiti dalla crisi. Credo che occorra una visione di insieme, e quindi non starei a distinguere tra PNRR e linee guida; ogni intervento dovrebbe essere fatto, e sono sicuro che sarà fatto, nel quadro di una visione di insieme del settore e dei suoi multiformi aspetti.
  Occorre una serie di riforme mirate: la riforma del F.U.S. è senz'altro tra queste; il codice dello spettacolo è già avviato – lei ne ha fatto riferimento – e credo che andrebbe abbinata al completamento della riforma del terzo settore, che ancora attende i relativi decreti attuativi. Si tratta di dare dignità giuridica a tante professioni, ad oggi non ancora censite e con conseguenze, evidentemente, problematiche, soprattutto in questa fase, per chi quelle professioni le rappresenta. Ne cito soltanto tre, ma sarebbero tante. Prima tra queste, la guida turistica. È una figura professionale essenziale, l'interfaccia naturale con il turismo straniero. La brava guida dà una immagine della Nazione che poi viene tramandata nei paesi di origine dei nostri turisti. Non hanno un albo; non si distingue tra chi ha una professionalità e chi non l'ha; sono spesso minacciate, diciamolo, da una concorrenza oggettivamente sleale da parte di guide turistiche di altri paesi che accompagnano, attraverso i tour operator, turisti stranieri e che improvvisano spiegazioni per le quali non sono qualificate. Insomma, razionalizzare il mondo delle guide turistiche credo che renderebbe un buon servizio al mondo della cultura.
  Quindi, i mandatari della SIAE: categoria essenziale, perché è grazie al loro lavoro che poi i diritti di autore vengono effettivamente riconosciuti. Non pensiamo solo agli autori grandi e celebri: la media dei redditi degli iscritti alla SIAE ammonta a 1000 euro al mese. Quindi, dare dignità giuridica ai mandatari SIAE è un modo per rendere più efficace ed efficiente un lavoro essenziale all'interesse di tutti gli autori rappresentati da SIAE. E non solo da SIAE.
  Il manager dello spettacolo. Stesso discorso: figura essenziale, figura che esiste, ma che non è giuridicamente normata e che meriterebbe un profilo chiaro per distinguere, anche qui, i veri professionisti, che sono molti, dagli improvvisatori, che forse non sono di meno.
  Approfittare del PNRR per riqualificare, dal punto di vista energetico, e soprattutto dal punto di vista digitale, tutte le sale da spettacolo. Sostenere, come si dice in economia, un rimbalzo. Quando tutto Pag. 15questo sarà finito, quando, come dice Draghi, «si riaccenderà la luce», il mondo della cultura crescerà vertiginosamente, perché dopo questo anno abbondante di lockdown, c'è un bisogno represso di cultura e di spettacolo, di spettacolo dal vivo.
  Occorre introdurre norme che incoraggino questa ripresa: per esempio, l'IVA agevolata al 4 per cento sui biglietti per lo spettacolo dal vivo sarebbe un modo per incoraggiare un processo che probabilmente ci sarà, ma che merita di essere sostenuto.
  Ricapitalizzare e sostenere le imprese dell'audiovisivo. Come lei ha detto, il cinema e l'audiovisivo in generale sono uno straordinario biglietto da visita del Paese nel mondo, hanno un traino sul turismo e sull'export. Dobbiamo mettere le nostre imprese, non soltanto nelle condizioni di attirare produzioni in Italia, ma anche di allargarsi, acquisendo produzioni straniere. La Francia lo fa, e lo fa con grande efficacia. Probabilmente potremmo indirizzare anche noi le nostre politiche pubbliche in quella direzione. A proposito di Francia – ora non voglio apparire sciovinista, né cedere alla retorica, per così dire, sovranista – però, obiettivamente, se guardiamo i cartelloni di buona parte delle fondazione lirico-sinfoniche, vediamo che molti sovraintendenti sono stranieri e alcuni di loro mi pare che tendano a privilegiare le edizioni e gli autori dei loro Paesi di origine. Tuttavia, è alquanto paradossale che per molti ruoli tipicamente italiani, in un contesto tipicamente italiano quale quello dell'opera lirica, si ricorra a interpreti stranieri. Capisco che il mercato è unico, capisco che soprattutto nel mondo del cultura e dell'arte distinguere per nazionalità non sia una bella cosa, tuttavia altri lo fanno. Pertanto, ritengo che sarebbe opportuno tenere particolarmente d'occhio questa dinamica.
  Lei ha parlato, e ha fatto bene, io lo considero essenziale, del piano nazionale borghi. Fa parte delle missioni del PNRR. Io lo interpreterei allargando il più possibile il discorso, mettendo a punto una serie di misure che molto hanno a che vedere con il suo Ministero, ma moltissimo con il quello dell'Economia. Ciò, non soltanto per rivalorizzare, restaurare, e rimettere a disposizione della collettività il patrimonio artistico e culturale del Paese contenuto in quei borghi delle aree interne, minori, che hanno una valenza storica, ma, soprattutto, per evitare il fenomeno dello spopolamento. Le due questioni si interfacciano e dovremmo riuscire ad affrontarle congiuntamente con un'opera importante di semplificazione normativa, deburocratizzazione, sostegno fiscale, introduzione del bonus del 110 per cento per gli immobili vincolati.
  Si dovrebbero ripristinare tutti i teatri storici e di tradizione –, solo nelle Marche ce ne sono 110 – che meritano di essere rivalorizzati e riconsegnati alle comunità dove sorgono, affidandoli alle scuole di danza, alle scuole musicali, alle associazioni culturali per farne elemento vivo dove la cultura possa manifestarsi e crescere.
  Tutto questo, naturalmente, non compete solo al suo Ministero; pertanto sarebbe bene che ci fosse un'opera sinergica di tutto il Governo, ripeto, a partire dal Ministero dell'economia. In proposito, presenterò una proposta di legge che potrebbe, volendo, essere una buona base di partenza per chi volesse occuparsene. Grazie.

  FEDERICO MOLLICONE(sull'ordine dei lavori). Presidente mi scusi, velocemente, sull'ordine dei lavori, per precisare il mio pensiero: non vorrei che, nella fretta, si fosse frainteso e non si fosse capito, che quando, alla fine, parlavo di digitalizzazione, mi riferivo anche alla direttiva copyright a cui ha fatto riferimento il Ministro, per sapere quando verrà recepita. Grazie.

  CRISTINA PATELLI. Grazie presidente. Buonasera, signor ministro. Premesso che questo PNRR è un enorme sforzo collettivo, pubblico, per contribuire al rilancio del Paese dopo il grave stop pandemico che ha impedito al mondo della cultura, e non solo, di poter lavorare, questo recovery fund deve essere usato per rilanciare l'Italia, sia socialmente che economicamente. Se la forbice tra costi e ricavi anche nel tempo sarà positiva, allora parliamo di investimenti. Pag. 16Questa è la via maestra da percorrere per la scelta delle azioni da fare, in questo caso per la cultura, con il recovery fund. E così, come quando si apre un nuovo museo si generano a cascata effetti positivi sui valori immobiliari circostanti, si innescano aperture per nuovi negozi, librerie, ristoranti, strutture ricettive, gallerie, servizi, con effetti, quindi anche sulla riqualificazione urbana, le chiedo veramente con il cuore di prevedere un capitolo collegato alle fondazioni lirico sinfoniche, ai teatri, perché non ho visto nulla che riguardi quel capitolo. Ricordo, soprattutto a me stessa, che tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo dal vivo, non solo, ma, in particolare, quelli dei teatri, sono in sofferenza gravissima oggi, ma lo erano già prima della pandemia e, a tal proposito, ricordo, anche a titolo di esempio, la questione del teatro Regio di Torino. Pertanto, recovery a parte, signor ministro, le chiedo interventi organici, strutturali e pervasivi sul F.U.S.
  Ben vengano i fondi per gli edifici di culto. Le chiedo, però, se c'è intenzione, da parte del suo Ministero di chiedere la competenza, in modo da valorizzarli e tutelarli meglio.
  Poi un altro capitolo: il settore moda. Noi crediamo veramente che la moda debba trovare uno spazio importante nei progetti.
  Poi, la questione musica contemporanea che deve trovare centralità e, quindi, ben vengano i finanziamenti previsti, ma l'attenzione deve rimanere costante e massima. Inoltre, sostegno allo spettacolo viaggiante.
  Da ultimo, un passaggio in merito alle università popolari che a livello regionale, quanto meno da me, in Piemonte, sono di competenza dell'assessorato alla cultura. L'università popolare di Torino, ad esempio, che è un ente senza scopo di lucro, che ha come principale finalità la diffusione della cultura, la divulgazione della conoscenza a tutti i settori della società e contribuisce alla elevazione civile e culturale della persona e della collettività, ha 4.500 iscritti nel 2019, 120 corsi e 2 concerti. Non ha mai chiesto aiuti statali, ma ha chiuso, come tutte le altre università e i centri culturali, ormai da un anno. E non ha ricevuto nulla in termini di ristoro. Per questo le chiedo se prevede forme di ristoro anche per le università popolari, oggi in fortissima crisi. Grazie, ministro.

  GIANLUCA VACCA(intervento da remoto). Buon pomeriggio a tutti i colleghi, buon pomeriggio ministro. Le faccio anche io gli auguri di buona prosecuzione del lavoro che ha già iniziato. Mi scuso per non essere presente fisicamente, ma un piccolo infortunio mi ha costretto a restare a casa: non è mia abitudine essere collegato da remoto.
  Il mio intervento sarà breve; parto da una considerazione a cui lei ha accennato: credo che ci sia una grave emergenza al Ministero, una grandissima emergenza: quella del personale. Lei, giustamente, ha citato il dato: il Ministero della Cultura ha una carenza di un terzo di personale. Ho parlato, come sicuramente avrà fatto certamente anche lei, con i sovraintendenti; abbiamo letto dei direttori dei poli museali, di musei autonomi, che dicono di essere costretti a chiudere. Credo che si tratti di in una vera e propria emergenza, che richiede una programmazione, ovviamente, come già è stata fatta: c'è questo piano di assunzione per 6 mila funzionari, dirigenti e altre figure che stenta a partire anche a causa del COVID-19. Questa è una necessità, un'urgenza impellente per il Ministero. Anche perché, Ministro, lei sa benissimo che i progetti del Recovery Plan, il PNRR, senza un adeguato supporto amministrativo e di strutture, sono difficilmente realizzabili. È vero che non è un problema che riguarda solamente il suo Ministero ma riguarda gran parte delle amministrazioni; tuttavia, il Collegio romano ha una specificità, perché ha una ramificazione territoriale: parliamo delle sovraintendenze, degli uffici tecnici soprattutto, dei poli museali, che non hanno il personale qualificato, amministrativo e tecnico, per portare avanti progetti e pratiche. E questo vuol dire bloccare autorizzazioni, bloccare la macchina. Pertanto sono contento che lei lo abbia detto e sottolineato, che ci sia consapevolezza da parte del Ministero di questa urgenza. Credo però che occorra anche una risposta, anche dal Ministro della Pubblica Amministrazione, Pag. 17 per fare in modo che nei prossimi mesi e anni ci sia un adeguato supporto di personale del Ministero.
  Secondo tema: lei ha accennato alla direttiva copyright. Volevo avere più notizie. La settimana prossima, il Parlamento licenzierà la legge di delegazione europea e quindi immagino che il Ministero vorrà attendere le indicazioni che proverranno dal Parlamento, in particolare gli ordini del giorno; difficilmente, infatti, verrà modificata la legge, ma gli ordini del giorno, alla Camera, già è avvenuto al Senato, conterranno alcune indicazioni puntuali, che immagino saranno recepite dal Ministero che, probabilmente, subito dopo l'approvazione definitiva da parte del Parlamento, inizierà a lavorare e, su questo, spero che poi ci sia un confronto.
  Tema digitalizzazione: sappiamo benissimo quanto è importante; abbiamo apprezzato la nascita del digital nel Ministero. Ricordo che c'è una risoluzione all'esame della Commissione sul tema del libero accesso alle immagini del patrimonio. Si tratta di ampliare la fruizione del patrimonio culturale, anche digitale, mettendo liberamente a disposizione, ovviamente attraverso la governance pubblica, il nostro patrimonio, rendendolo accessibile per renderlo un patrimonio anche sociale ed economico a disposizione del nostro tessuto sociale e imprenditoriale e, in generale, ai nostri cittadini.
  L'ultimo argomento mi sta particolarmente a cuore, lo dicevo anche ieri, in audizione, al Ministro Bianchi. Nel PNRR, che stiamo discutendo e sul quale ci esprimeremo, secondo me manca qualcosa. Probabilmente è dovuto al fatto che quello che stiamo discutendo oggi alla Camera è stato redatto nei mesi scorsi, quando ancora la pandemia era nella sua fase iniziale, eravamo usciti dall'estate e non sapevamo ancora che cosa ci aspettava. Il tema è quello dell'anno e mezzo di chiusura delle scuole, di chiusura delle attività culturali, che provocherà sicuramente, e i primi dati già lo confermano, in modo spaventoso e pericoloso, la povertà educativa e culturale. È un dato di cui dobbiamo tenere conto: non possiamo programmare le iniziative, le strategie, anche impegnando i fondi del PNRR o le prossime iniziative politiche sul tema cultura e formazione, senza avere questa consapevolezza. Noi avremo aumentato il gap della fruizione culturale, avremo aumentato ancora di più tutta quella che era, appunto, la fruizione di cultura da parte dei nostri cittadini. E, come diceva anche lei, non basterà riaprire i teatri per riportare i cittadini italiani al teatro, quei non tantissimi che andavano prima. Rischiamo che tornino meno di prima al teatro o al cinema o nei musei. Secondo me, mancano nel PNRR, e forse siamo ancora in tempo per integrarlo, strategie politiche che agiscano sulla domanda di offerta culturale, non soltanto sull'offerta di cultura, che superino la dicotomia beni e attività culturali. Un altro tema è la mancanza dello spettacolo dal vivo nel PNRR. Per mettere in campo iniziative per aumentare la fruizione culturale, per aumentare la domanda di cultura, la sfida principale, potrebbe essere quella di partire proprio dalle scuole. Credo che sia un tema su cui ancora ci siano margini di intervento nel PNRR, sia dal lato cultura, sia da parte di altri Ministeri interessati: in primis, quello dell'istruzione, ma, in generale, di tutti i Ministeri che si occupano di formazione, di giovani e di minori. Grazie.

  DANIELA SBROLLINI(intervento da remoto). Presidente ci riprovo. Grazie ministro, condivido l'impostazione che lei ha dato nel PNRR e nelle linee guida del suo Ministero. Volevo aggiungere anche io il ripristino del tax credit, la riforma del FUS e una promozione di iniziative a sostegno della lettura cartacea, oltre quella digitale, perché sappiamo quanto importante sia questo tema dell'apprendimento. Quindi, una sinergia tra Ministero della cultura e Ministero dell'istruzione. Inoltre, introdurrei il tema della programmazione, degli incentivi e della fiducia che dobbiamo ripristinare con i cittadini. Quando arriverà il momento della riapertura, della riapertura in sicurezza, servirà una programmazione chiara di incentivi e far ripartire l'Italia proprio dalla cultura e dalla scuola, che sono i due fondamentali pilastri su cui Pag. 18possiamo poggiare la ripartenza del nostro Paese.
  Infine, Ministro, vorrei aggiungere questo: il gruppo di Italia viva sta depositando una proposta di legge che parte dal presupposto che la cultura può essere considerata a tutti gli effetti un farmaco e, quindi, prevedere detrazioni fiscali direttamente nelle dichiarazioni dei redditi per tutto ciò che concerne il settore cultura, così come facciamo oggi con i farmaci, con i medicinali. Ecco, mi fermo qui e la ringrazio molto.

  ALESSANDRO FUSACCHIA. Grazie presidente. Saluto il ministro, gli rinnovo ovviamente gli auguri di buon lavoro. Tralascerò alcune cose che volevo dire semplicemente perché le hanno già dette meglio di me, rispettivamente, il senatore Rampi e l'onorevole Vacca. Quindi sottoscrivo, in particolare, quanto hanno detto sui luoghi, sulla scuola, sul lavoro da fare sulla domanda, non solo sull'offerta di cultura.
  Le volevo dire tre cose ministro: la prima, sul PNRR, sul suo Ministero. Ho apprezzato quello che ha detto sulla Pubblica Amministrazione, e quindi anche nel suo Ministero, circa i concorsi da fare velocemente. Qui c'è bisogno di iniettare competenze nuove: ormai è diventata, lo dico con rispetto, quasi una barzelletta la storia per cui al Ministero che si occupa di pandemia non c'è lo statistico, al Ministero che si occupa di edilizia scolastica non c'è l'ingegnere e così via. Porti dentro al Ministero le competenze che servono, ma non solo sulla cultura, ma sui nuovi mestieri della cultura, perché altrimenti accumuliamo sempre ritardo.
  La seconda cosa: sul PNRR ingaggi un dialogo, non solo con le parti sociali conclamate, ma con tutto il mondo che sta là fuori. Questo richiede due cose: la prima, ovviamente, di accelerare anche con l'attuazione di misure, norme, provvedimenti importanti già presi in passato. Noi, inevitabilmente, continuiamo ad essere sollecitati, ministro, ogni giorno, da tanti lavoratori dello spettacolo, da tanti lavoratori del mondo della cultura – che sia «il baule in piazza», che sia «la musica che gira», che siano i traduttori editoriali – che hanno avuto una misura importante e ora chiedono di proseguire per rafforzare quella dimensione, per ingaggiare un dialogo, per capire come disegniamo il Paese domani con quelle stesse persone, o quelle stesse organizzazioni: chiaramente dobbiamo liberarle, come dire, dalla sopravvivenza nel contesto immediato. L'altra cosa: attenzione ai compartimenti stagni. Non parlo di turismo in questo momento, ministro, ma le cito due cose: lei ha parlato di borghi. La precondizione, per fare quel tipo di valorizzazione, è che i borghi siano connessi con il resto di Italia e con il resto del mondo. Pertanto sarà indispensabile, nel quadro del PNRR e non solo, un dialogo molto serrato con il suo collega Colao.
  Altra questione: sul C.I.T.E. (il comitato per la transizione ecologica), come componente «facciamo eco», abbiamo presentato un emendamento che chiede che ci sia anche il suo Dicastero, che ci sia anche lei in quel comitato, per ragioni che poi spiegheremo in aula quando illustreremo quell'emendamento. Ci sembra importante, infatti, che si aumentino le sinergie potenziali tra alcuni dicasteri e non che si riducano. Altro aspetto: si faccia ancora più carico, ministro, del recupero della rigenerazione di tante aree, a partire dalle aree ex industrializzate, altrimenti rischiano ancora una volta di restare orfane. Il Ministero dell'ambiente si occupa delle bonifiche, allo sviluppo economico si parla degli investimenti, ma dov'è la dimensione di rigenerazione culturale? Ovviamente in capo a lei.
  Naturalmente sto facendo con lei una riflessione, sto condividendo una riflessione politica e di indirizzo, che le chiedo di assumere su tante di queste questioni.
  Il secondo tema che volevo toccare riguarda la nuova cultura in termini sia di produzione, sia di fruizione e di consumi. Qui c'è un lavoro enorme da fare, ministro, potenziale su quello che sta succedendo nel mondo e in Italia sull'ibridazione tra arti e digitale, indotto per taluni aspetti, e accelerato per altri, dalla pandemia, che però è una straordinaria opportunità. Le cito solo due cose: intelligenza artificiale e cultura. Il vecchio Governo aveva deciso di finanziare Pag. 19 la creazione di un centro a Torino con 70 milioni: sono terrorizzato dal rischio, al netto della conferma di quella decisione, che con 70 milioni sulla intelligenza artificiale si finisca per fare intelligenza artificiale a pioggia, cioè che si finisca per finanziare piccole cose. Colleghiamo quel centro con la cultura; facciamo di quel centro il centro nazionale, con capacità internazionale, su intelligenza artificiale e cultura e intelligenza artificiale e industriale del contenuto.
  Altro tema di cui non sento parlare nelle istituzioni, ancora non a sufficienza, riguarda i non fungible tokens; non conosco la traduzione, e quindi mi perdoneranno tutti i colleghi. Di cosa stiamo parlando? Del fatto che hanno trovato, stanno trovando, una chiave che offre grandi opportunità, ma anche una serie di rischi, rispetto al fatto che le opere della dimensione digitale possano fisicamente un po' come i bitcoin, l'equivalente per la moneta essere autenticate, certificate, vendute, commercializzate: sta nascendo un mercato mondiale enorme, di cui lei è consapevole. Mettiamoci in quella scia subito; cioè, capiamo prima come l'Italia si posiziona. Altrimenti, noi facciamo la valorizzazione del patrimonio, la promozione di nuova cultura e, nel frattempo, il mondo avrà una nuova generazione di artisti e di cultura e noi rischiamo, tra dieci-quindici anni, di essere il paese della cultura del passato.
  Ultimo argomento: i luoghi. Lo ricordava prima il collega Rampi: come facciamo a trasformare in chiave internazionale alcuni luoghi iconici? Ne abbiamo una quantità infinita, costituiscono autentiche occasioni, perché sono le principali fonti di attrazione nel mondo, non solo in chiave turistica. Abbiamo Procida, abbiamo le capitali italiane della cultura, abbiamo i comitati, siamo arrivati a Dante. Quale sarà il prossimo nel '22, '23, '24? Le vorrei chiedere l'equivalente di Raffaello, Dante e Leonardo; abbiamo gli ottocento anni del primo presepe – previsto dalla legge di stabilità, anche se qualcuno si era messo in testa che forse servissero 4 milioni di euro per comprare delle statuine –: è una cosa unica al mondo che abbiamo in Italia, insieme alla valorizzazione delle aree interne, di valorizzazione dei borghi, che possono essere collegati con i cammini. C'è un comitato da fare, ministro: facciamolo prendendo i migliori in Italia e al mondo, perché c'è bisogno di reinventare una tradizione, facendo anche monitoraggio e una valutazione attenta. Lo possiamo collegare alla dimensione internazionale, lo possiamo collegare con l'EXPO che si svolgerà a Dubai, ma, in realtà, da remoto in tanti luoghi di Italia collegati; lo possiamo fare nel quadro della Presidenza del G20. Quindi le chiedo massima attenzione su questo, perché ci sono tante risorse: la cosa va fatta bene, molto bene, e può essere di esempio per un rilancio generale di tutto il Paese. Grazie.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
VITTORIA CASA

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI. Grazie presidente, grazie ministro. Devo dire che ho ascoltato con molto interesse i tanti temi che lei ha trattato e quello che le ripropongo è più che altro una rilettura di temi che sono nostri e che vanno ripensati alla luce del recovery plan. Perché? Perché sono temi che abbiamo già trattato e che fanno parte del patrimonio che la Commissione cultura sta portando avanti, con tutti i gruppi concordi, da molto tempo.
  Come premessa, ministro, ne ha parlato già lei, dobbiamo recuperare, per quanto possibile, nel Piano, l'autonomia del mondo della cultura rispetto al turismo. Soprattutto, laddove si parla di impatto sociale positivo su altri ambiti, come salute, istruzione, rigenerazione urbana, che fanno parte integrante di una interpretazione che vede il Ministero della cultura impegnato soprattutto sul mondo della cultura. Cercheremo di mettere i contenuti di questa premessa nel nostro parere sul Piano. Mi fermo su due temi, uno di vecchia tradizione e uno, invece, estremamente nuovo. Il primo riguarda ciò di cui hanno già parlato molti miei colleghi, cioè l'aspetto degli organici Pag. 20del Ministero. Ne abbiamo parlato oggi anche con la Ministra Messa, perché questo problema coinvolge e riguarda tutti i Ministeri. I concorsi della Pubblica Amministrazione sono troppo lenti, creano problemi, sono troppo costosi; quindi, credo davvero che sia importante trovare formule nuove, quali il corso/concorso di cui ha parlato lei oggi, o altre forme abbreviate di concorso che consentano di integrare gli organici del Ministero.
  Un problema estremamente nuovo è, invece, quello dell'investimento del recovery plan sul capitale umano e sulle competenze digitali. Lì, ministro, credo davvero ci sia la possibilità di ripensare a una ripartenza che riveda quello che è il mondo dello spettacolo, ma anche il mondo della cultura più tradizionale: pensiamo agli archivi di cui lei parlava prima, pensiamo a tutto il discorso delle piattaforme possibili, o anche ad una reingegnerizzazione dei processi amministrativi del Ministero che possa portare a forme di semplificazione. Quello pensato con gli opendata, e con i diritti concessi liberamente, può cambiare il quadro di riferimento.
  Un ultimo punto, ministro, che mi preme molto: nel recovery plan si parla di ecosistemi dell'innovazione. Abbiamo una Direzione generale che si occupa di istituti culturali, di università, di ricerca: perché non pensare anche ad ecosistemi dell'innovazione che possano contare sulle grandi biblioteche che possediamo, sui musei della scienza, su queste reti che esistono già nel Paese e che potrebbero, con intelligenza particolare, occuparsi anche di forme di innovazione riferite, ad esempio, al digitale, o all'uso degli humanities applicate al digitale?
  Mi fermo qui, naturalmente ricordando che tutti noi abbiamo ricevuto richieste per la valorizzazione dell'opera di Nervi, ne hanno parlato prima i miei colleghi: credo che anche questo sia un tema che, laddove possibile, si debba cercare di inserire, per recuperare lo stadio Franchi, l'opera di Nervi a Firenze. Grazie.

  VALENTINA APREA. Grazie presidente. Ministro, un rinnovato buon lavoro, anche se il tempo che stiamo vivendo non è dei migliori e il suo settore, ormai lo sappiamo, ha sofferto davvero più degli altri la crisi derivante dalle misure che è stato necessario assumere in seguito alla pandemia, che hanno determinato effetti catastrofici sul settore culturale e su tutta l'industria culturale.
  Il Governo ha cercato di far fronte alla situazione di emergenza, prevedendo immissioni di risorse, cercando di aiutare i lavoratori, che peraltro già vivono in una condizione specifica di precariato, atipicità contrattuali, che hanno mostrato le loro debolezze proprio in seguito alla pandemia.
  Ce lo siamo detto tante volte: anche quando abbiamo fatto l'indagine conoscitiva, abbiamo scoperto ulteriori aspetti che davvero richiedono interventi risolutivi. Insomma, il settore cultura sta pagando un prezzo altissimo, e quello dello spettacolo dal vivo in particolar modo.
  Sappiamo bene che ci sono due aspetti: quello economico delle aziende, ancora di più dei lavoratori, come abbiamo appena detto, e quello della rilevanza che la cultura riveste nella crescita e nello sviluppo di un Paese, con ricadute sulla partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
  Abbiamo detto che anche la politica dei ristori non è stata sufficiente; insomma, bisogna inventare qualcosa di nuovo. Non le ripeto tutti i dati drammatici – che ho voluto rileggere e su cui mi sono soffermata per preparare questo intervento – sui consumi culturali, sul calo degli abbonamenti ai servizi culturali e, soprattutto, sull'arresto delle attività nel mondo dello spettacolo, che – ricordo a me stessa, ma lei lo sa bene – è costata 4,1 miliardi di mancati ricavi. Quindi, adesso, anche se ne dovessero arrivare 5 in un certo numero di anni, siamo sempre in perdita; non so quando riusciremo a risalire ha china. Per non parlare, poi, della musica e dei teatri.
  Come sappiamo, dietro un palco ci sono innumerevoli figure professionali non riconducibili all'ambito della performance davanti al pubblico: maestranze, autori, parrucchieri, costumisti, insomma un disastro. È necessario, allora, a questo punto, riaprire un dibattito che coinvolga tutti gli Pag. 21operatori culturali, sia sul versante imprenditoriale che su quello creativo e ripensare a una nuova missione strategica. Potrebbe essere un buon modo di trarre almeno qualcosa di positivo, di fare di una situazione di crisi un'occasione di ripartenza, rinnovando rispetto al passato. E, soprattutto, cogliere l'occasione per una riflessione sul ruolo che lo Stato può avere nel settore della cultura. Lei ha già declinato una serie di interventi su cui va fatto un ragionamento coinvolgendo tutti gli stakeholders. Occorre un ripensamento anche del sistema del F.U.S., tenendo conto che il 90 per cento delle aziende dell'industria creativa e culturale è costituita da piccole e medie imprese e che una considerevole percentuale della forza lavoro è costituita da lavoratori autonomi. Lasciare tutto così o immaginare una nuova mappa anche di attori? Perché forse adesso è necessario, come nell'istruzione, nel terziario e nei settori industriali, anche un nuovo modo di organizzare l'offerta.
  Condividiamo con lei che un Paese come l'Italia non può non prendersi cura del proprio patrimonio artistico e di tutti gli aspetti che appartengono all'identità culturale.
  Ecco, allora, le proposte di Forza Italia. Vorrei partire da una cosa che mi sta particolarmente a cuore: secondo Federcultura, la crisi di oggi si inserisce su una crisi precedente derivante dal calo di risorse pubbliche investite da comuni, province e regioni nel settore, pari negli ultimi venti anni, ad 1 miliardo di euro, nonostante l'aumento di stanziamenti a livello centrale. In uno degli ultimi incontri, ministro, avevo già parlato dei musei scientifici: dobbiamo fare un investimento, ne abbiamo troppo pochi, mentre quelli che abbiamo funzionano molto bene.
  Le propongo un'altra cosa: sempre con i finanziamenti del recovery plan, andare a creare centri per la danza, per la musica, e per il teatro nei comuni e nelle grandi città, nelle aree metropolitane, perché i nostri giovani non sanno dove andare per esprimere questi talenti. Non vorrei che fossero solo due trasmissioni Xfactor, o il Festival di Sanremo a scoprire i talenti in questi campi; neanche tiktok! Perché dobbiamo veder ballare i nostri giovani davanti a una roba del genere? Centri per la danza, il teatro e la musica: i Comuni che lo hanno fatto non sono pochi; ma sono pochissimi, certamente, considerato quanto è grande il nostro Paese. Tuttavia, i Comuni che hanno investito in questi centri moderni e li hanno affidati ai giovani hanno avuto davvero riscontri molto positivi. E quindi questa è la prima proposta.
  E poi chiudo, presidente, chiedendo maggiore stimolo alla partecipazione del capitale privato, alla valorizzazione dei talenti creativi come acceleratori di cambiamento, incentivi e sostegno alla domanda dei cittadini e delle famiglie, tipo bonus per gli spettatori, agevolazioni fiscali per spese culturali; sinergia con il settore dell'istruzione e formazione anche in questo caso; sinergia, è stato detto, con il settore del turismo; prendere spunto dalle best practice. Ora abbiamo i finanziamenti, non sappiamo quando li avremo ancora: se modifichiamo anche questi luoghi delle espressioni artistiche, delle attività artistiche, soprattutto a favore delle giovani generazioni, sarà ricordato anche in futuro.
  So che tutti vogliono cambiare la storia, lo faccia anche lei. Grazie, presidente.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA 7a COMMISSIONE DEL SENATO RICCARDO NENCINI

  MARIA SAPONARA. Grazie, presidente. Ringrazio anche il ministro, non posso che essere soddisfatta di questa illustrazione che mi porta inevitabilmente a pensare alla mia Emilia Romagna costellata di cascine abbandonate, che si spinge proprio tra le sponde del Po e la dorsale appenninica. Quindi, ben venga il piano di recupero dei borghi, delle cascine, a cui noi auspichiamo anche un affiancamento del recupero di tutti quei cammini che non rientrano ancora in quel ventaglio di attrattori. Sia quindi per i cammini, sia per i borghi che sicuramente sono un patrimonio importante per la nostra storia il programma che questo Ministero sta portando avanti costituisce Pag. 22 una grande opportunità di rigenerazione, oltre che di valorizzazione a 360 gradi.
  Quello che le chiedo, ministro, è un approfondimento di come verranno individuati questi borghi, che sicuramente fanno parte di Comuni piccoli, e di come pensa di coinvolgere i sindaci, o comunque tutti quegli enti che fanno capo a questi territori e che di questi territori si stanno prendendo cura. È sicuramente un'opportunità anche come è stato detto prima da qualche altro collega che mi ha preceduto per evitare lo spopolamento di questi luoghi; quindi, è assolutamente necessario dotarli di internet e di quello che serve per essere connessi e permettere a chi vorrà andarci ad abitare o a lavorare di avere la possibilità di interloquire con il resto del mondo.
  Come ha detto il Presidente Nencini, in Commissione stiamo portando avanti un affare assegnato che riguarda i cammini, proprio perché abbiamo ravvisato la necessità di dare una normativa all'individuazione, nonché alla gestione dei cammini, per assicurare una costante manutenzione, che deve andare di pari passo con i contributi da erogare in funzione di un'idonea accoglienza e di quanto serve per incentivare il turismo di questi luoghi.
  Mi soffermo un attimo, cambiando argomento, per dire che sono molto contenta anche per l'attenzione che il Ministro vorrà dedicare al settore musicale, cosa che mi pare anche il sottosegretario Borgonzoni stia particolarmente attenzionando. Ricordo che ieri abbiamo avuto in audizione il Ministro dell'istruzione Bianchi che, durante il suo intervento, ha affermato che le scuole devono riprendere in maggiore considerazione il settore musicale per i giovani. Sarà pertanto opportuna un'interlocuzione tra Ministero dell'istruzione e Ministero della cultura per quanto riguarda il settore musicale. Grazie.

  ALESSANDRA CARBONARO(intervento da remoto). Grazie. Buon pomeriggio, ministro. Lei ha parlato di un tema sicuramente interessante: ha aperto parlando del G20, quindi di questa dimensione transnazionale, se vogliamo, su come affrontare la cultura anche nella dimensione europea: tema che, oltre ad essere importante, è sicuramente anche urgente. Tuttavia, credo che pur dovendo avere una visione anche rinnovata della cultura, non bisogna perdere di vista quello che è un grande problema che ha l'Italia, ovvero quello del gap territoriale. Ci sono intere aree, purtroppo, nel nostro Paese, che non hanno teatri, non hanno luoghi di cultura, sono sfornite di presìdi, che in alcuni luoghi del nostro paese fungono anche da presìdi sociali e di legalità. È questo un tema che spesso ci troviamo ad affrontare anche quando parliamo di scuola: abbiamo la possibilità di formare i nostri giovani a 360 gradi, da una parte la scuola, dall'altra i luoghi della cultura, i teatri.
  La sfida che con il PNRR abbiamo davanti non deve assolutamente perdere di vista questo tema, perché si parli di accesso, realmente di accesso, di fruizione della cultura, dobbiamo garantire che questa fruizione avvenga in tutto il territorio italiano. E fruizione significa avere la possibilità non solo di avere un teatro, ma quando questo c'è, la possibilità di poterlo raggiungere. Ecco, allora – e arrivo al fulcro del mio intervento – quella sostanziale trasversalità di competenze, razionalizzazione, non solo di risorse, di ministeri, ma anche assunzione di responsabilità condivise. Perché quando si parla di cultura si possa parlare anche di mobilità, di istruzione, di più Ministeri che insieme possano lavorare come in una cabina di regia per ricostruire il tessuto culturale di questo Paese, un tessuto culturale che uscirà martoriato, purtroppo, da questa pandemia, e dal quale però abbiamo il dovere di ripartire, soprattutto nella prossimità, soprattutto nei luoghi territoriali più vicini, nelle periferie e in tutte quelle aree interne che a volte sono sfornite di teatri.
  Ricordava bene il Senatore Cangini, l'esempio dei 110 teatri delle Marche. A fronte dei 110 teatri delle Marche, abbiamo intere aree, magari del sud, che non ne hanno nemmeno uno: è un gap che va colmato e anche urgentemente. Con il Piano nazionale di ripresa e di resilienza, con il Next Generation UE, a queste future generazioni noi dobbiamo innanzitutto questo. E credo Pag. 23che sia uno dei primi approcci; avremo modo, spero, anche di inserirlo nel parere che daremo in VII Commissione alla Camera, perché non si può prescindere da un'offerta che spazi dal nord al sud dell'Italia; perché solo in questo modo possiamo permettere alla cultura di assurgere al rango che le spetta: solo quando ci sarà la possibilità per tutti i bambini e le bambine, per tutti i giovani, per tutti i cittadini e le cittadine di usufruirne. Un gap, tra l'altro, mi preme ricordarlo anche in questa sede – che riguarda i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo, e qui mi allaccio subito a un altro tema: quello del gap di genere.
  Dall'indagine conoscitiva che stiamo terminando nella nostra Commissione, abbiamo avuto un dato allarmante: anche nel settore dello spettacolo le donne che lavorano sono meno degli uomini e vengono pagate meno degli uomini, mentre, un altro dato molto significativo ci dice che le donne sono quelle che usufruiscono del periodo di disoccupazione più ampio. Ecco che allora, in un'epoca in cui anche nel recovery plan si parla di come colmare questo gap di genere, nel mondo dello spettacolo dobbiamo lavorare perché si superino queste disparità e queste diversità.
  Un altro tema importante riguarda la musica: si è parlato, sentivo recentemente, di una Direzione per la musica contemporanea. Credo che qui bisogna farsi una domanda importante: che cosa intendiamo per musica contemporanea? Forse, più che cercare di creare Direzioni ad hoc, dovremmo cercare di lavorare ad una riforma di settore e non inserire in categorie e compartimenti stagni – per lo più anche superate, per certi versi – materie, come quella della musica contemporanea, che per alcuni potrebbe essere la musica pop, per altri potrebbe essere un altro tipo di musica: metterle in categorie prestabilite, secondo me, non creerebbe una riforma completa. Per farlo dobbiamo guardare ad una riforma più di settore.
  Concludo con una domanda sul PNRR: come sta pensando di lavorare sulla valutazione dei progetti, sugli impatti che i progetti avranno? Sicuramente ci sono tantissimi soldi dall'Europa, ma bisognerà cercare di valutare ex ante ed ex post, come questi fondi verranno utilizzati e quali saranno gli impatti e, quindi, quali sistemi di valutazione per gli impatti che questi progetti avranno sui territori. Il recovery è un'occasione importante e non dobbiamo perderne nemmeno un pezzo.
  Le auguro buon lavoro, grazie.

  VITTORIO SGARBI(intervento da remoto). Nell'anno di Dante chiederei e pregherei, come ho fatto con il Presidente Draghi e con la Ministra Messa, di usare una lingua che sia corrispondente alla dignità della lingua italiana. Evitando parole che in modo automatico e modaiolo sono entrate in qualunque nostro lessico, soprattutto quello tecnico. La parola resilienza, dieci volte pronunciata da Draghi, e oggi ripetuta senza fine nel PNRR, la cui ultima erre vale come resilienza, è parola oscena e pornografica; così come strategico, attrattore, azione programmatica, indagine conoscitiva, restauro conservativo: parole ovviamente insensate, perché l'indagine non può che essere per conoscere, e il restauro per conservare.
  Detto questo, siccome al PNRR dobbiamo tutto, vorrei dire che non condivido la posizione disfattista dell'amico Mollicone che giustamente fa l'opposizione sul fatto che gli 8 miliardi siano diventati 5 e mezzo, perché è ben giusto che il turismo abbia una parte di quella quota, essendo, nonostante la situazione dei Ministeri, nella stessa materia. Non si può dare la tutela del patrimonio senza il suo godimento – da non chiamare fruizione, ma godimento, come nella legge Bottai, che è la ragione per la quale il turismo, pur separato, continua ad essere convivente con la cultura e soprattutto con i beni culturali, meglio detti belle arti.
  Vorrei dire che alcune delle cose che ha detto mi sembrano entusiasmanti. Sono stato quello che da sottosegretario vincolò il Porto Vecchio di Trieste, 670 mila metri quadri sottratti alla speculazione di Boeri con il progetto dei grattacieli; un investimento in quell'area è assolutamente giusto, soprattutto in prospettiva del fatto che nel 2025 avremo Gorizia capitale europea della cultura e, quindi, la connessione Trieste- Pag. 24Gorizia. Artisti come Tominz potranno segnare un polo che, dopo la città di Matera, sarà il primo; prima che nel 2033 si arrivi, speriamo, a Ferrara come capitale europea della cultura. Ancora meglio, penso a luoghi straordinari come Santo Stefano di Sassario, ai borghi restaurati secondo un principio di tutela che prevale sulla speculazione per renderli utili, alle aree periferiche, ai siti in qualche modo indicati come elementi fondamentali, o all'edilizia rurale che va salvaguardata, evitando di abbattere fienili per fare edifici o magazzini, come è capitato negli ultimi 40 anni in tutta la pianura padana.
  Altre indicazioni molto importanti sono quella dei parchi e dei giardini, che vanno recuperati e restaurati, e del patrimonio di 750 monumenti ecclesiastici del F.E.C. (Fondo Edifici di Culto), su cui ovviamente è importante intervenire. Vorrei poi indicare alcuni dati specifici: senza appassionarsi troppo alla digitalizzazione, meglio conservare bene che digitalizzarlo e avere, come abbiamo, cataloghi del nostro patrimonio, fatti negli anni del dopo guerra dai grandi sovraintendenti. Vorrei ricordare tre cose importanti: sicuramente, come hanno detto i colleghi fiorentini, l'intervento dentro la «erre» di Risorsa del PNRR, per lo stadio Franchi del 1930 di Nervi, che sarebbe follia non restaurare, con un progetto e una gara internazionale che lo faccia diventare il monumento che è, e che deve continuare a essere, sia pure con gli adeguamenti necessari per renderlo utilizzabile modernamente. Poi, un'importante iniziativa in un paese meraviglioso, che è quello di Pascoli, Barga, dove una mostra indica una quantità di artisti che possono collegarsi alla tradizione pascoliana. Ancora, nell'ordine delle cose importanti: dopo i tre centenari di Leonardo, di Dante (l'attuale) e il precedente, che era quello di Caravaggio, poi Raffaello nel 2020, purtroppo non celebrato, nel 2022 avremo il secondo centenario della morte di Canova. Vorrei chiedere al ministro, che deve indicare uno dei sei nomi della Commissione, di scegliere non un amico di parte politica o qualcuno raccomandato, ma uno studioso, come potrebbe essere il professor Francesco Leone, e alcuni, comunque studiosi, su cui vorrei che il Ministero desse indicazioni non abitudinarie.
  Indicando Canova e indicando la mostra di Barga, volevo semplicemente richiamare il ministro, rispetto ad alcune azioni che deve compiere, di essere attento al merito, alla competenza e alla conoscenza, dalla lingua a Canova. Questo mi sembrava utile ricordare in questa importante sessione di utili cose che il ministro ci ha detto.

  PAOLO LATTANZIO. Grazie, presidente. Grazie, ministro per la panoramica sia sul PNRR, sia sulle linee programmatiche del suo Ministero.
  Inizio con due domande dirette. La prima è se intende, come Ministero, dare la delega sul FUS. La seconda riguarda il «decreto sostegni»: da questo derivano anche le prossime azioni del Governo in merito alla riproposizione del contributo per il fondo biblioteche anche per il 2021.
  Smarcati questi due punti, un po' più tecnici, credo, che il Piano nazionale ci dia una grande opportunità; in particolare, quella di ragionare su una scala quanto meno europea e, quindi, di inserire al suo interno attività e progetti caratterizzati da nuove modalità di governance.
  Con il «decreto rilancio» abbiamo già recepito l'idea del mecenatismo diffuso. Ritengo che anche in quelle progettualità innovative che lei ha illustrato, che parlano molto di prossimità, di territorialità all'interno del Piano nazionale, sia importante concentrarsi anche sugli aspetti di governance. Ampliando, se così vogliamo dire, un investimento sia politico, sia effettivo in termini di risorse, su quelle che sono le arti performative e quindi anche sui contenuti, sulle produzioni, su tutto ciò che caratterizza, insieme ai contenitori, insieme a quelli che – non vorrei fare arrabbiare il collega Sgarbi – chiamiamo attrattori, il nostro patrimonio culturale e la nostra identità. Anche perché la riflessione che si sta facendo, e credo che il parere in VII Commissione ne porterà traccia, è che le arti performative fungono da anello di congiunzione con altri aspetti estremamente importanti. Primo tra tutti, la connessione con il contrasto alla povertà educativa. Pag. 25Qualcuno, prima, mi sembra che l'abbia citata. Su questo, con il collega Nitti, venerdì depositeremo una proposta di legge, finalizzata a legare in maniera stabile l'utilizzo delle arti performative, in particolare attraverso le realtà piccole e del terzo settore, con questa forma di contrasto e di reinclusione sociale. Elemento di congiunzione che, però, va anche nella direzione della mappatura e della riflessione su quelli che sono, o, meglio, che saranno i nuovi consumi culturali nel nostro Paese. Questa fase di pandemia sta aprendo scenari che dobbiamo provare a interpretare in anticipo e credo, quindi, che anche un ragionamento – ci arrivano sollecitazioni da vari fronti – sull'investimento sulla domanda, sulla definizione di un pubblico specifico al quale destinare almeno una parte del PNRR, sia indispensabile.
  La battaglia, l'impegno che stiamo portando avanti in altre sedi affinché ci sia nel Piano nazionale un capitolo dedicato all'infanzia e all'adolescenza è materia anche di questa seduta, è materia anche di queste Commissioni, perché non possiamo pensare a quelle categorie chiamiamole, se vogliamo, di pubblici del futuro alle quali destinare non soltanto alcuni pezzi di cultura esistente, ma anche nuove progettualità e nuove proposte. Sono d'accordo, credo che ne abbia parlato prima la collega di Italia Viva, su una riflessione circa l'introduzione di modalità di detassazione o di contributi alle famiglie che hanno consumi culturali che superano una certa cifra.
  Da ultimo, la ringrazio perché ha citato nuovamente l'importanza del tema e della filiera relativa al diritto di autore e rinnovo la centralità di questa proposta incardinata già in Commissione, auspicando che si possa partire nel più breve tempo con le audizioni. Grazie e buon lavoro.

  LUIGI CASCIELLO. In due minuti non so che cosa posso dire, ministro. Farò una sintesi estrema, anzi, le farò qualche domanda per fare prima.
  Innanzitutto, mi chiedo se può confermare che nel 2022 cambieranno le regole del FUS, in modo da dare a più e diversi Enti la possibilità di partecipare equamente alla richiesta e non, di fatto, anche inconsapevolmente, finire per favorire quanti da anni sono beneficiati dal contributo FUS. Le chiedo, inoltre, se, anche in questo caso, si atterrà alla cosiddetta commissione di qualità e, in particolare, quali saranno i criteri ai quali si affiderà per i fondi direttamente a sua disposizione, i cosiddetti fondi speciali.
  Inoltre voglio ricordare che questa pandemia ha determinato una crisi profonda, tanto da invocare una riforma organica e generale del settore. Noi abbiamo presentato una proposta di legge, a mia prima firma, per la tutela dei lavoratori dello spettacolo, per l'individuazione non di un albo, perché sarebbe una cosa anche giuridicamente complessa, ma di un elenco che in qualche modo li tuteli.
  Infine, domando se all'interno del recovery fund non sia il caso, anche per i riferimenti che lei ha fatto sul turismo, sui borghi, ed altro, individuare sostegni specifici per lo spettacolo dal vivo legato al turismo. Significherebbe favorire operatori del settore che in questo anno hanno pagato più di altri un blocco che, di fatto, è partito da marzo dello scorso anno. Grazie.

  GERMANO RACCHELLA. Grazie, presidente. Buonasera, ministro. La prima è una raccomandazione che le ho già posto in passato: quella sugli archivi storici. Le ricordo che va benissimo la digitalizzazione – investire su questo è un fattore molto importante – ma serve rafforzare il personale per gli archivi. Serve personale, perché, come le ho detto l'anno scorso, quest'anno abbiamo archivi, quali l'Archivio dei Frari di Venezia, piuttosto che Vicenza, Bassano, che rischiano veramente la chiusura, perché da venti dipendenti, sono rimasti in nove. Sarebbe un peccato che venisse a mancare, nel nostro territorio, questo patrimonio storico e culturale.
  Altra questione, che le avevo posto già in merito alle linee programmatiche del precedente Governo, riguarda quei comuni o quei privati titolari di ville storiche, palazzi, residenze e quant'altro. Sono sindaco di un piccolo paese, Cartigliano, con una villa del Cinquecento: siamo fortunati ad averla, però molte volte mi sento anche Pag. 26sfortunato, perché non ho le risorse per mantenerla.
  A dicembre avevo presentato un ordine del giorno alla legge di bilancio, che è stato approvato, per sollecitare la possibilità che il 5 o 10 per cento dei trasferimenti dai Comuni allo Stato, potesse rimanere nel Comune, vincolato al mantenimento e alla tutela di queste ville. Come spesso accade, è stato approvato «valutando l'opportunità di»: la famosa frase «valutare l'opportunità di». Ora, ministro abbiamo questa opportunità, non ce la facciamo scappare perché veramente stiamo facendo fatica. L'anno scorso mi ha risposto parlandomi del progetto art bonus, progetto molto valido, che ha funzionato. Purtroppo durante questa pandemia, con le aziende in crisi, è vuoto, perché le aziende, ovviamente, fanno fatica a contribuire.
  La ringrazio, nella speranza che ascolti la mia voce, che è quella dei piccoli comuni. Grazie.

  ROSALBA CIMINO(intervento da remoto). Grazie presidente. Grazie ministro. Oggi voglio portare la voce delle federazioni delle aziende dello spettacolo che, come tutto il mondo della cultura, sono state le prime a chiudere e saranno le ultime a ripartire.
  Alla luce dei sostegni e dei ristori che ha previsto per i lavoratori dello spettacolo, le chiedo come pensa di aiutare aziende completamente ignorate, come quelle che si occupano di servizi per lo spettacolo; aziende che investono milioni di euro, noleggiano, montano impianti audio, luci, palchi, strutture e tutto quello che serve per realizzare uno spettacolo dal vivo, che non sono i tecnici o gli organizzatori dei teatri, ma vere e proprie aziende con la partita IVA, dipendenti, leasing, mutui, mezzi. Lavorano con attrezzature tecniche e tecnologiche; in un anno e mezzo hanno perso il valore delle loro attrezzature pari al cinquanta per cento e, quando saremo usciti da questa pandemia, si ritroveranno con materiali non più richiesti dal mercato, perché obsoleti.
  Ministro, siamo coscienti che sono stati dati aiuti sostanziali e con numeri veramente importanti ai teatri, attraverso il fondo unico per lo spettacolo, agli organizzatori, alle biglietterie; tuttavia, questi soldi non hanno in nessun modo aiutato queste aziende perché non sono finiti anche nel loro indotto.
  Vado alle proposte necessarie e urgenti, consapevole che necessitano della collaborazione di più ministeri: ovviamente, la riforma del FUS è improcrastinabile; poi, con approfondimenti tecnici e stabili nel tempo occorrono contributi a fondo perduto, anche pari al 50 per cento, per queste aziende che noleggiano le attrezzature tecniche e tecnologiche, oltre ad un sostegno totale per il pagamento dei loro affitti per gli immobili in uso, per le utenze, per le polizze assicurative: almeno fino a marzo del 2022. Grazie.

  ANTONIO PALMIERI(intervento da remoto). Due domande sulla centralità dell'industria culturale e creativa contemporanea. La prima riguarda il tax credit per i videogiochi. Abbiamo letto che la Corte dei conti ha dato il via libera all'inizio di febbraio e che dovrebbero essere stabilizzati 13 milioni. Volevo essere rassicurato su questo, sapere se tutto finalmente è a posto, visto che sono cinque anni che attendiamo la misura. Come il ministro ricorderà, su questo tema ho già presentato cinque interrogazioni.
  La seconda domanda riguarda ITsART. Il collega Mollicone ha fatto un intervento da opposizione; a me piacerebbe che il ministro facesse un intervento di posizione, nel senso di raccontare compiutamente qual è la finalità, la missione, l'organizzazione, la governance che intende dare a questo progetto che ha fortemente voluto.
  Chiudo, con una rassicurazione per il collega Cangini, con riferimento all'IVA al 4 per cento sui biglietti per gli spettacoli dal vivo. Questa è, se ho contato bene, la quarta volta che il ministro viene nella nostra Commissione: la sua quarta prima volta, il suo quarto inizio come ministro di un nuovo Governo, in Commissione cultura. Quando, sei anni fa, approcciammo il tema dell'IVA al 4 per cento sui libri digitali – e io, al tempo, non ero in maggioranza come adesso, per la prima volta – con Franceschini lavorammo efficacemente. Ricordo Pag. 27ancora la sua telefonata in cui mi disse: «Sarai contento – alla vigilia di Natale – andiamo avanti con l'IVA al 4 per cento». Quindi, con questo auspicio, visto che ora siamo in maggioranza, sono convinto che anche la giusta posizione espressa dal collega Cangini sarà sicuramente realizzata. Grazie e buon lavoro a tutti.

  MICHELA MONTEVECCHI. Grazie, presidente. Grazie, ministro. Sorvolerò sulle linee programmatiche, perché, di fatto, non è che ci sia stato un nuovo insediamento e, quindi, credo che le conosciamo tutti molto bene. Immagino che questa pandemia abbia insegnato anche a lei molto, io lo spero, soprattutto a capire quanto di quelle linee programmatiche debba essere modificato.
  Mi concentrerò sul PNRR: non entrerò nelle pieghe specifiche del piano, perché mi riserverò di farlo poi con una proposta in Commissione, in sede di parere. Volevo fare un discorso un po' più generale: innanzitutto sulle risorse finanziarie, perché, ministro, diciamocelo, cinque miliardi sono pochini. Ce lo possiamo dire. Se è vero che la cultura sarà al centro dell'agenda economica e sarà il vero motore della ripartenza, con cinque miliardi mi sentirei di dire, quasi con certezza, che, per ripartire, stiamo salendo su una Smart e non su una Ferrari. Quindi, la prima osservazione che le faccio è: si batta per avere più risorse finanziarie. Con più risorse finanziarie sicuramente riusciremmo a destinare più denaro a tutti i progetti, soprattutto al potenziamento delle risorse umane, come hanno già rilevato i miei colleghi prima. Senza potenziare le risorse umane all'interno dell'organizzazione del Ministero e nelle sue terminazioni territoriali, anche a livello di figure professionali di altro tipo, come quelle legate alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio, non ci potrà essere una vera ripartenza e, a questo proposito, le chiedo – anche perché ha incontrato il Ministro Cingolani e il Ministro Giovannini e avete parlato di velocizzazione degli iter autorizzativi con una legge che tagli i tempi per l'espressione dei pareri – come possiamo coniugare la velocizzazione con i doveri che ci impone la carta costituzionale all'articolo 9 perché, non dimentichiamocelo, abbiamo un dettato costituzionale che ci illumina nella nostra azione.
  Quando si parla di risorse umane, purtroppo, devo rilevare che nel parere espresso dalla Commissione 7° al Senato il 6 ottobre del 2020, quindi prima che fosse definito il documento, erano state poste alcune condizioni. Una di queste sollecitava una particolare attenzione ai lavoratori dello spettacolo dal vivo nonché la necessità di una riforma del welfare, della previdenza e dell'assistenza, perché solo così possiamo fare partire il lavoro su basi solide. Ecco, rilevo anche io, come altri colleghi, che questa parte mi pare non ci sia, o non sia stata adeguatamente articolata, ovvero non c'è proprio nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le chiedo, quindi, un accenno a questo.
  Le chiedo un accenno anche ai livelli essenziali delle prestazioni culturali, perché anche questo è molto importante per uscire dalle sacche di precariato, di lavoro sottopagato, non valorizzato. Poi mi premono gli archivi e le biblioteche. Assunzioni: cerchiamo di sbloccare questi bandi appena potremo, ma prevediamone subito degli altri, assolutamente.
  C'è poi un'altra cosa che mi preme: la ricerca. Nel PNRR non si parla di ricerca in campo culturale. Una delle funzioni che erano proprie, anche, delle nostre istituzioni museali quali poli di ricerca, non c'è più, di fatto. Quindi anche questo va ripensato. Quale ruolo ha la ricerca all'interno della cultura e quale ruolo ha la formazione? Vogliamo uscire dall'ottica delle grandi fondazioni preposte all'alta formazione? Vogliamo ripensare un po' tutto il percorso formativo, partendo dalla scuola, fino ai post-dottorati, ma liberandoci un po' di queste manie di grandeur, tornando con i piedi per terra e pensando effettivamente quale tipo di formazione vogliamo offrire ai nostri giovani, e quali sbocchi lavorativi?
  Per lo spettacolo dal vivo, ministro, le fondazioni lirico-sinfoniche, il balletto, abbiamo tutta una serie di infrastrutture culturali. Qui mi ricollego a quello che ha detto l'onorevole Carbonaro sul gap territoriale, Pag. 28 sul divario territoriale. Che cosa vogliamo fare di tutte queste infrastrutture? Devono uscire dall'ibridità; a mio avviso, dovrebbero essere ripubblicizzate, dovremmo investire e da qui partire per creare reti culturali intorno a queste istituzioni che già esistono, rivalorizzandole. Invece, mi pare che si vada un po' più nella direzione della privatizzazione: ho presentato un'interrogazione in merito.
  Passo ad un argomento che mi sta molto a cuore: i cambiamenti climatici e l'impatto che hanno sul nostro patrimonio. Nel PNRR c'è tutta una parte, una Missione, sulla transizione ecologica e ho visto che sono previsti piani di manutenzione e di messa in sicurezza: non trovo nulla, però, rispetto ai luoghi della cultura, per esempio. Trovo la messa in sicurezza degli edifici scolastici, ma non sulla messa in sicurezza o sull'efficientamento energetico dei luoghi della cultura. Anche questo era stato posto come condizione nel parere che abbiamo espresso il 6 ottobre 2020. Un grande piano di manutenzione ordinaria e straordinaria, di efficientamento, di adeguamento antisismico dei luoghi della cultura potrebbe rimettere in moto anche una parte dell'economia di questo Paese.
  Il paesaggio: ministro, se fossi stata al suo posto non avrei assolutamente accettato di modificare il nome del mio Ministero, in Ministero della cultura, perché l'articolo 9 della costituzione parla chiaramente di tutela del patrimonio e del paesaggio. Anzi, avrei chiesto che fosse inserito il paesaggio nella denominazione del Ministero: Ministero dei beni e delle attività culturali e del paesaggio. La cultura è un concetto indefinito: che cosa intendiamo per cultura? Il dettato costituzionale, nel secondo periodo dell'articolo 9, si pone il problema; i nostri padri costituenti hanno scritto proprio che cosa intendevano per sviluppo della promozione della cultura: la tutela del patrimonio artistico e del paesaggio. Questo è molto importante, ministro, perché nella transizione ecologica, in cui metteremo in campo tutta una serie di attività per l'ambiente e per la sostenibilità non ci dobbiamo assolutamente dimenticare del patrimonio paesaggistico e del diritto alla bellezza. Ovvero il diritto che esso rimanga intatto; altrimenti rischieremmo di perdere il nostro diritto alla bellezza e a quella fonte inesauribile di ispirazione che, poi, volendo entrare nella logica della monetizzazione in cui siamo costretti oggi giorno, produce tutta quella creatività che mettiamo nel cinema, nel Made In Italy, in tutte le nostre industrie e in tutte le nostre imprese culturali, in tutto il nostro commercio, in tutto il nostro export. Ma, al di là di questo, e per me viene prima di tutto, genera quella ricchezza intangibile nostra che ci rende italiani, creativi, con l'x-factor, che ci fa crescere, che ci aiuta ad elaborare pensieri, il pensiero critico attraverso la conoscenza del nostro paesaggio e della storia che racchiude e che, soprattutto, valorizza le nostre bellezze. Perché la Gioconda pelata fa schifo, la Gioconda con i capelli, così come è nell'originale, è bella. Quindi anche questo è importante.
  Concludo con una nota. Io non sono di Firenze, sono emiliano-romagnola; però, mi permetta, sono una grande fan di Nervi e spero che lo stadio riceva il giusto restauro; però, prima cambiamo la norma. Perché questo Parlamento, in barba a un suo parere, ha approvato una norma che, se viene attuata, quello stadio non conserverà nulla della sua memoria storica e testimoniale. Quindi, prima, cambiamo la norma e poi andiamo a sistemare lo stadio Franchi, che è una bellezza.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
VITTORIA CASA

  FILIPPO MATURI. Grazie, presidente. Grazie, ministro, buonasera a tutti. Sono rimasto molto soddisfatto nell'apprendere che, in questa fase così delicata di rilancio e riscatto per il nostro Paese, si è voluto investire in quello che, concordo con il ministro, sarà sempre più un tema preponderante: mi riferisco a quello degli audiovisivi.
  Il progetto, l'indirizzo già espresso dal sottosegretario Borgonzoni durante il Governo Pag. 29 Conte 1, ovvero quello di riqualificare Cinecittà, mi trova assolutamente concorde, perché quello che è stato storicamente un fiore all'occhiello per il nostro Paese, una struttura che oltre ad attirare investimenti, ha funto da volano per la conoscibilità e l'attrattività del nostro Paese e ha contribuito a creare tutto quello che poi si è sviluppato come concetto di Made In Italy, è assolutamente di primaria importanza. È evidente come in questo momento, in questa fase storica, le tecnologie siano in costante evoluzione, in costante aggiornamento, e quindi non possiamo assolutamente rimanere indietro, sia per non perdere di attrattività, sia per rilanciare un settore che, in questo periodo ha sofferto moltissimo, quello dello spettacolo in generale, ma anche del comparto cinematografico.
  Io vengo dall'Alto Adige: è notizia di questi giorni che la Provincia ha ristanziato i fondi per collaborare con la produzione di venti film, venti produzioni. Questa è sicuramente una buona notizia, ma ciò che posso testimoniare in prima persona è l'effetto che ha sul territorio questo tipo di buone pratiche. Penso che a tutti sia noto il lago di Braies, o quello di Resia, proprio anche a seguito delle produzioni di Netflix, adesso, e della RAI precedentemente.
  Perché cito i territori? Perché ci auguriamo che questo tipo di valorizzazione possa coinvolgere anche tutte quelle commissioni regionali che operano direttamente sul territorio. Faccio un esempio pratico: gli aiuti che vengono stanziati per le produzioni in Alto Adige vengono riversati per il 150 per cento sul territorio, da coloro che producono. Si tratta, quindi, di un volano a tutto tondo. Pertanto, sono molto soddisfatto; la penso in buona parte come il ministro sull'importanza di quello che sarà il mercato degli audiovisivi. Mi raccomando, pur sapendo di essere ridondante, perché l'intervento del ministro è stato esaustivo e assolutamente positivo in tal senso.

  LOREDANA RUSSO(intervento da remoto). Grazie, presidente. Buonasera, ministro. Sarò veloce, perché essendo l'ultima, tante cose sono state dette e io mi limiterò soltanto a sottolinearle.
  In qualche modo voglio ribadire che il grosso buco nero di tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza è costituito dalla mancanza di interventi per i lavoratori dello spettacolo. Un'emergenza vissuta non soltanto dai lavoratori, ma anche dai fruitori della cultura che in questi mesi si sono visti negare la fruizione salvifica dell'arte e hanno aggiunto sofferenza alla tragedia che stiamo vivendo.
  Premesso questo che ritengo la più grossa criticità e che sono sicura si provvederà a colmare volevo fare un cenno velocissimo a una questione già accennata dai miei colleghi, dal Presidente Nencini, relativamente all'intervento previsto dal Piano nazionale di resilienza sui cammini. Il turismo lento, anche in base a numerose segnalazioni che ci sono arrivate – la casa editrice Terre di Mezzo ci segnala che dal 2020 è stato l'unico turismo ad avere un incremento importante – ha tutti i requisiti per diventare lo strumento di sviluppo anche nella valorizzazione di quei borghi che stiamo provando a portare alla ribalta dell'attenzione per il turismo. Soprattutto è una modalità di turismo che può sostituire quello di massa, in particolare dopo una pandemia, in cui il contatto diretto con il territorio, anche più intimo e personale, può essere una nuova riscoperta.
  Passando velocemente ad altri punti, anche questi già segnalati, ma proprio per rinforzarli, ritengo che dobbiamo stare molto attenti a rivalutare anche noi, come Commissione cultura, il binomio tra la ricerca artistica e le imprese culturali. Come dicevo stamattina alla Ministra Messa e, ieri, al Ministro Bianchi, la formazione artistica e culturale non può essere soppiantata dalle materie esterne, tanto messe in evidenza dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: è anche nostro compito salvaguardare la cultura umanistica e artistica e legarla alle imprese culturali, perché sappiamo ormai con certezza che l'impresa culturale può essere un moltiplicatore anche del prodotto interno lordo, di un investimento importante per il nostro territorio e per i nostri talenti. Pag. 30
  Un passaggio velocissimo sul FUS: non dimentichiamoci l'incentivo – perché abbiamo capito che è l'unico modo per superare l'utilizzo degli animali dei circhi – per i circhi che supereranno, che si impegnano a superare l'utilizzo degli animali, non acquisendone di nuovi. È un grosso passaggio di civiltà che ormai ci aspettiamo e che molti cittadini aspettano da anni.
  Detto questo, le auguro buon lavoro e attendiamo la sua replica.

  PRESIDENTE. Grazie Senatrice Russo. Do la parola al Ministro Franceschini per la sua replica.

  DARIO FRANCESCHINI. Ministro della cultura. Grazie davvero del dibattito: è stato molto intenso, vasto, il che è molto utile per me, perché alcune cose possono essere elemento di correzione, di integrazione del PNRR, in particolare, ma anche da tenere presente per il lavoro del Governo, essendo questa la sede di riferimento per riferire le indicazioni programmatiche.
  Riprenderò i temi per argomenti, alcuni dei quali sono stati trattati da più parlamentari.
  Sul tema dei borghi ho visto una sostanziale condivisione; concordo nel legarlo a quello dei cammini. Questa non è una parte che verrà trasferita al turismo perché parliamo prevalentemente di interventi di recupero del patrimonio; poi, naturalmente, il Ministero del turismo potrà, sono sicuro che lo farà, lavorare sulla promozione, sulla diffusione. Tuttavia, in questo caso, si tratta di fare interventi strutturali con un grande investimento sul tema del turismo lento, che effettivamente è in grande espansione, che è cresciuto molto per motivi contingenti; durante questo anno e mezzo di lockdown; la gente ha cercato sicurezza, solitudine, non affollamento, scoprendo, in questo modo, un terreno che offre un patrimonio sconfinato. Pertanto, sia nell'azione ordinaria, con i fondi ordinari, che nel recovery, sono previste risorse che puntano a investire molto su questo tipo di recupero, in cui rientra – su questo mi fa piacere che ci sia stata condivisione – tutto il tema del recupero dell'edilizia rurale.
  Stadio di Firenze: ho ricevuto in merito anche una lettera dal Sindaco di Firenze; diversi parlamentari (Nencini, Toccafondi, Sgarbi) mi hanno chiesto cosa è previsto al riguardo. Direi che c'è un'ipotesi di lavoro che dovrà essere adeguata rispetto alle indicazioni che arriveranno dal Parlamento. Se ci saranno indicazioni in tal senso si potrà prevedere, per un'opera architettonica di grande valore come è lo Stadio Franchi di Nervi, un'integrazione che sono favorevole a fare.
  In risposta alla senatrice Montevecchi, ricordo che la norma prevedeva la possibilità di alcuni interventi specifici nel settore degli stadi. Successivamente, è intervenuto il parere negativo della direzione generale del Ministero che ha impedito la demolizione. Adesso il tema è un altro: trattandosi di un'opera di grande valore, per la quale è caduta l'ipotesi di un intervento, essendo lo Stadio di proprietà del Comune, si può ragionare su un'integrazione dell'elenco e di intervenire con risorse pubbliche su un bene che resta pubblico.
  Con riferimento agli interventi di diversi parlamentari sul tema dei grandi attrattori e sulla questione della rigenerazione o ricreazione di nuovi luoghi della cultura, evidenzio che gli interventi, almeno nella fase iniziale dei progetti, sono in buona parte finalizzati a questo. Cito, in particolare, un progetto di sviluppo dell'arsenale di Venezia; quello per il Porto Vecchio di Trieste – già finanziato con risorse del Ministero qualche anno fa, che ha uno spazio di riqualificazione fantastica –, il Parco del Po a Torino, la BEIC (biblioteca europea di informazione e cultura), che da anni attende una realizzazione a Milano; il sistema dei porti genovesi; il polo museale di Firenze; un progetto relativo all'Appia a Roma. Infine, c'è un progetto a cui tengo e do particolare importanza – che non è dentro questo elenco, ma è un progetto a sé – che vorremmo chiamare «recovery art», che parte da una riflessione sulle calamità naturali che con diversa frequenza attraversano l'Italia e danneggiano il patrimonio storico-artistico. Il sistema della protezione civile, molto rodato, che si muove immediatamente, Pag. 31 lascia spesso aperto il tema del ricovero delle opere d'arte. Se ripenso agli ultimi terremoti nell'Italia centrale, L'Aquila ad esempio, ricordo che nelle ore di primo soccorso, mentre si stavano ancora salvando le vite, la necessità di portare al riparo le opere d'arte spinse a cercare caserme o altri luoghi simili. In Italia, c'è un solo luogo destinato specificamente a questo: Spoleto. L'idea, nel progetto «recovery art», è quella di individuare sul territorio nazionale, per esempio recuperando alcune centrali nucleari già dismesse e già bonificate, luoghi idonei, ristrutturati, da destinare al ricovero delle opere in caso di calamità naturale. Così, come già avviene per Spoleto, si saprà in anticipo dove custodirle per poi restaurarle e farle ritornare nei territori. Naturalmente questi luoghi devono essere adatti, importanti per grandezza; ciò richiede anche risorse consistenti. Certamente si tratta di luoghi che si spera di non dover mai usare, che non arrivi mai la calamità naturale che li rende indispensabili; potranno comunque essere usati per molte altre funzioni, quali laboratori di restauro, attività per startup, industrie culturali e creative. Siamo ipotizzando di realizzare questi interventi in diverse parti di Italia.
  Altri progetti sono previsti a Bari e a Palermo e vanno nella direzione che più o meno è stata chiesta, ovvero di rigenerazione urbana, di creazione di nuovi luoghi della cultura, di recupero di aree importanti nelle singole città.
  Tax credit spettacolo. Ne ha parlato il senatore Nencini. Adesso, ci stiamo occupando del «decreto-sostegni» e, quindi, di interventi per l'emergenza, quali ristori e interventi a fondo perduto. Il tema del tax credit spettacolo, di cui si parla da molto tempo, anche con posizioni diverse, va discusso nell'ambito della legge-delega dello spettacolo. Riprendendo, invece, il tema del FUS, che mi è stato posto in vari interventi, ricordo che nella ripartizione per il 2021 abbiamo già previsto l'entrata di nuovi settori, perché proprio in occasione dell'erogazione dei fondi di emergenza, quando abbiamo finanziato i cosiddetti «extra FUS», ci siamo accorti di quante centinaia di istituzioni dello spettacolo non accedevano al FUS, perché questo fondo rifinanziava quelli che storicamente avevano già accesso. Già nel 2021 abbiamo aperto al jazz, alla musica contemporanea, a nuove possibilità di domande. Poi dal 2022, che sarà il primo anno del nuovo triennio, apriremo ulteriormente. Le risorse sono già aumentate permanentemente di 50 milioni, ovvero strutturalmente; mi pare che in un momento come questo sia un dato importante. Le regole che attualmente regolano il fondo unico dello spettacolo potranno essere riviste per il nuovo triennio, quando si discuterà la legge-delega sullo spettacolo.
  Quanto agli interventi per l'emergenza, non voglio farvi l'elenco – magari poi lo potrò distribuire – perché si tratta di più di cinquanta decreti, con i quali si cerca di aiutare anche quelle categorie che non hanno mai avuto sostegno da parte dello Stato. Sono tutti decreti già fatti e somme già erogate in relazione all'emergenza. Abbiamo cercato di coprire, attraverso tutta una serie di tavoli e di incontri con le categorie, più o meno tutti. Le risorse che stiamo chiedendo, che saranno contenute nel prossimo «decreto-sostegni», rifinanzieranno queste categorie. Naturalmente questi erano ristori per il 2020, ma la crisi, la chiusura sta proseguendo nel 2021; in parte potranno essere utilizzati, anche sulla base dei suggerimenti che ho sentito oggi, per allargare o integrare settori che magari non hanno avuto risorse, o non ne hanno avute in misura soddisfacente.
  Sulle risorse complessive del Recovery plan, rispondo in particolare all'onorevole Mollicone, rispettoso dei doveri dell'opposizione. Non c'è nessun calo: erano 3 miliardi nella prima bozza del recovery plan, sono diventati 8 miliardi con il consenso generale. Naturalmente erano 8 miliardi per il Ministero della cultura e del turismo. Il Ministero è stato diviso in due; le risorse non sono state tolte: i capitoli del recovery plan inerenti al turismo (formazione turistica, iniziative per la diffusione culturale nelle scuole, miglioramento delle infrastrutture turistico-ricettive dei servizi turistici, Caput mundi, interventi sul patrimonio artistico-culturale di Roma), con somme pari Pag. 32a 2,04 miliardi, sono semplicemente confluite nella parte relativa al turismo, ma si tratta sempre di quegli 8 miliardi complessivi: non è diminuito nulla, le risorse sono state suddivise in base alle rispettive competenze.

  FEDERICO MOLLICONE. Ministro c'era già la polemica perché ammontavano allo 0,3 per cento: avevamo chiesto di aumentare i fondi e la notizia è che diminuiscono.

  PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, mi scusi, non è un dibattito faccia finire il Ministro.

  FEDERICO MOLLICONE. Il ministro fraintende il mio pensiero e, quindi, intervenendo sull'ordine dei lavori, chiarisco il mio pensiero.

  PRESIDENTE. Però, lo faccia alla fine: non interrompa l'intervento del ministro, per favore.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro della cultura. Ripeto: nella prima bozza del recovery plan, quella su cui il Parlamento ha detto che le risorse erano insufficienti, erano previsti 3 miliardi. Ora sono diventati 8 miliardi e 8 restano.
  Spettacolo dal vivo: dei tavoli, ho detto; è buono il suggerimento di riunirli per settore. Naturalmente di fronte ad interventi per l'emergenza che riguardavano tutti, l'abbiamo riuniti tutti insieme, ma lo si può fare anche per singoli settori.
  Rispetto a vari interventi che hanno sollecitato misure per il personale, ricordo che queste si fanno con le risorse ordinarie, non si possono fare con il PNRR. Occorre distinguere le due cose, anche se oggi le abbiamo mescolate ai fini del dibattito. Non si può utilizzare il PNRR per assunzioni, o per risolvere i problemi del personale a tempo indeterminato della Pubblica Amministrazione. Quello è un altro tema: avete visto che anche il Ministro Brunetta ha annunciato un piano di aperture – che condivido e che ho sollecitato anche per il mio settore – per assumere giovani nella Pubblica Amministrazione: ne abbiamo un bisogno enorme. Assunzioni da fare, peraltro, anche con criteri più veloci, perché con i criteri normali, che sono poi rallentati dalle misure di sicurezza anti COVID-19, altri andranno in pensione e ci troveremo sguarniti, non soltanto per l'attuazione del recovery plan, che è la priorità, ma anche per il funzionamento normale della pubblica amministrazione. Questo, però, non c'entra con i fondi del PNRR.
  Sui teatri privati, come ho detto prima, ci sono state risorse specifiche per l'emergenza, che ripeteremo in base al prolungarsi della emergenza.
  Ho detto del fondo unico dello spettacolo.
  Passo a ITsART, di cui mi è stato chiesto in più interventi. ITsART nasce da un'esperienza fatta nei primi mesi del lockdown quando tutti abbiamo verificato come la chiusura di tutti i luoghi della cultura, pur creando un grande vuoto nell'opinione pubblica, ha anche portato una spontanea offerta culturale in streaming nelle case, attraverso i siti dei teatri, delle compagnie teatrali, delle varie organizzazioni e istituzioni culturali. ITsART è stata prevista attraverso l'approvazione di una norma con il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti che, autonomamente, ha costituito una società e ha scelto, con una procedura selettiva, le parti private. In tutte queste procedure il Ministero non c'entra. L'idea è quella di offrire non una cosa sostitutiva, perché nessuno pensa di sostituire lo spettacolo dal vivo, con un'offerta in streaming, ma di offrire un'integrazione che intanto potrebbe favorire gli incassi di un teatro, che anche quando riaprirà dovrà ridurre gli ingressi da mille a duecento in sala. In secondo luogo, può diventare, anche in modo permanente, un modo di promuovere la cultura italiana nel mondo attraverso una piattaforma che offra la cultura italiana: teatro, prosa, danza, musica e concerti, musica contemporanea, lirica. Può affiancare all'offerta tradizionale che, ripeto, nessuno vuole togliere, la possibilità di vedere lo stesso spettacolo live delle sale, stando a casa. Naturalmente i soggetti privati sono più rapidi del soggetto pubblico: infatti, mentre noi stiamo partendo adesso, Pag. 33alcuni privati, all'estero, e anche in Italia adesso, sono partiti con iniziative molto simili e, avendo meno vincoli, lo hanno fatto più velocemente. Sono esperimenti che stanno funzionando, anche in Italia: il San Carlo di Napoli ha offerto spettacoli a due euro: ha fatto 30 mila persone, mentre in teatro ce ne stanno al massimo mille. È quindi un settore che comunque crescerà: entrarci, offrire la cultura italiana nel mondo, mi sembra una grande opportunità, sia in termini di promozione del paese, sia in termini di sostegno. Perché non è entrata la RAI? Ne abbiamo parlato a lungo in Commissione Vigilanza. Mi rifaccio quindi a quel dibattito. Abbiamo cercato il coinvolgimento della RAI che, però, ha risposto che nella sua ragione sociale non figura la possibilità di vendere spettacoli a pagamento non prodotti da lei. Questo è, infatti, l'obiettivo della piattaforma: comprare uno spettacolo della Scala o del Petruzzelli di Bari, venderlo, dando una parte dei proventi al Petruzzelli di Bari o alla Scala. In ogni caso, resta in piedi l'ipotesi di un coinvolgimento della RAI e del servizio pubblico in base a forme e modalità che saranno individuate.
  Ho già riferito sulla Digital library: l'ex Ministra Pisano ha fatto un lavoro straordinario e le ho chiesto di entrare nel consiglio di amministrazione a titolo totalmente gratuito.
  Mi è stato chiesto della direttiva copyright. La legge dovrebbe essere approvata dal Parlamento la prossima settimana; occorrono poi novanta giorni per approvare la direttiva. Quindi, il termine è giugno. Rispetteremo i termini della direttiva europea; ovviamente, ne discuteremo nel merito, approfonditamente, in Parlamento.
  La senatrice Corrado, che ringrazio sempre per le accuse che mi fa – rientra nella dialettica parlamentare, anche se forti sulla tutela, sugli avatar –, ha parlato della Sicilia. Come lei sa bene, i beni culturali in Sicilia sono di competenza della Regione Sicilia e, quindi, io non ho alcuna possibilità di intervenire né sulla valorizzazione, né sulla tutela, perché la Costituzione attribuisce quei poteri alla Regione. Sul nome del Ministero, naturalmente, ci possono essere opinioni diverse, lo ha detto anche la senatrice Montevecchi, ma io parto, in primo luogo, dalla considerazione che in tutta Europa si chiama Ministero della cultura; anzi, in tutto il mondo, direi. In secondo luogo, lo chiamiamo tutti Ministero della cultura, anche nel dibattito di oggi, da sempre. Si chiamava inizialmente Ministero dei beni culturali, perché quando è nato, nel 1974, si occupava solo di beni culturali; poi sono state aggiunte le competenze in materia di spettacolo dal vivo, di cinema, e quindi è diventato Ministero dei beni e delle attività culturali. Allora, si può anche costruire un dibattito ideologico su questo, io accetto anche le offese, ma che dietro a un cambiamento di nome ci sia un orrido di genio di smontare i principi della tutela e di mercificare la cultura, francamente mi pare un po' esagerato.
  Ho risposto sugli investimenti, sulle periferie. Quello delle professioni turistiche è un grande tema che, ripeto, non possiamo regolare nel PNRR, anche perché, lo dico al senatore Cangini, non sono più competenza del Ministero che guido.
  Un altro punto di riflessione, sollevato da lui e da altri, potrebbe essere quello sull'efficientamento energetico e sulla messa in sicurezza dei luoghi della cultura. In merito a questo ci sono risorse ordinarie che abbiamo ottenuto nel bilancio dello Stato, però si potrebbe ragionare su eventuali integrazioni. Le audizioni servono per questo.
  Ho parlato del FUS. Ho parlato del personale.
  Sul copyright, ripeto che mi risulta che il Parlamento approverà la legge-delega la prossima settimana, secondo il calendario dei lavori. Poi ci sono 90 giorni, dopo l'approvazione, per emanare il decreto.
  Mi è stato chiesto delle riaperture previste per il 27 di marzo. Naturalmente, ciò vale per le zone gialle, non certo per le zone arancioni e per quelle rosse; pertanto, dipenderà dall'andamento dei contagi. Quando mi viene chiesto di indicare una data certa, pur volendolo fare molto volentieri, non posso, non ne ho titolo. Nessuno può sapere quando in Italia ci saranno le condizioni, quale sarà il giorno «x» per Pag. 34dire che si riaprirà comunque, qualsiasi cosa succeda. Non si può; si può fare quello che abbiamo fatto fino a questo momento: in zona gialla, da una certa data si potrà riaprire, ma essere in zona gialla, in zona arancione o zona rossa dipende dall'andamento dei contagi, Naturalmente, tutti speriamo che vada diversamente e in fretta.
  Torno sul tema borghi: è giusto il suggerimento del rapporto con il Ministero dell'innovazione tecnologica e della digitalizzazione. Proprio con la Ministra Pisano avevamo ragionato ad un collegamento di questo tipo, perché i borghi devono avere la banda larga per essere attrattivi.
  È molto interessante il tema del not fungible token, è un grande tema la cultura digitale, immateriale: un grandissimo tema, con sviluppi enormi e velocissimi anche nel valore delle opere; difficilmente comprensibile per uno avanti negli anni, ma anche in questi giorni sono successe cose incredibili.
  C'è anche una istituzione privata-pubblica a Milano che si chiama MEET, che si occupa molto bene di questo. E è davvero un settore importante. Del resto, l'ho detto nell'introduzione iniziale e lo ripeto, c'è un ritardo strutturale del nostro sistema, e quindi anche del Ministero, nel non avere curato sufficientemente ciò che avviene nel presente, nel contemporaneo. Infatti, non ci si può preoccupare solo di quello che c'è, ma anche di quello che sta arrivando o del mondo che cambia, se ci si occupa di cultura. Da questo punto di vista, chiamarsi Ministero della cultura consente di tutelare beni culturali, attività culturali, ma anche di occuparsi di settori enormi che nella missione tradizionale non c'erano; bisogna stare un po' al passo coi tempi, senza paura di rinnegare nulla.
  Con riferimento ai musei scientifici, sono d'accordissimo che sono un settore importante. Peraltro abbiamo appena chiuso un'operazione con l'ISPRA per salvare tutto il patrimonio storico che aveva quell'istituto, con la nascita di un museo nazionale che annovererà tutto il patrimonio del museo geologico che adesso è diventato dell'ISPRA. Mi piace l'idea dei centri di danza e musica, che in parte ci sono e sono dentro le istituzioni culturali, però potrebbe esserci un programma di valorizzazione, di nascita e di sostegno per iniziative di questo tipo.
  Sulla musica a scuola, sono d'accordo, ne ho parlato anche con il Ministro Bianchi: lavoreremo per capire come aumentare e incentivare l'insegnamento della musica a scuola.
  Le valutazioni di impatto dei risultati sono ovviamente affidate alle regole generali: nel PNRR non ci sono regole specifiche sulla valutazione dell'impatto dei beni culturali.
  Su Canova – rispondo a Sgarbi – stiamo già lavorando; ho sempre cercato di fare le scelte, prendendomene la responsabilità, guardando soprattutto in questi settori alla professionalità e non agli avatar.
  Quanto alla delega per la riforma del FUS, credo di averne già parlato nell'introduzione; naturalmente siamo stati superati dall'emergenza, ma è prevista e quindi lavoreremo con tutti i tavoli. Vorrei che ci fosse un progetto un po' ambizioso, perché abbiamo un po' di tempo. Pertanto, se serve, non dobbiamo limitarci a semplici correzioni, ma dobbiamo capire che cosa è necessario cambiare strutturalmente, incluso il tema del tax credit: non si tratta soltanto di modificare le regole attuali del FUS.
  Fondo biblioteche: ha funzionato l'obbligo di acquistare presso librerie, ed è stato riconosciuto anche come esperimento innovativo in altri paesi europei. Se arriveranno i fondi per il sostegno, una delle mie intenzioni è rifinanziarlo.
  Fondi speciali: abbiamo cambiato le regole. Adesso c'è un bando, le domande vengono valutate dalla Commissione e quindi, sostanzialmente, non c'è più nessun potere del Ministro nell'individuazione dei progetti speciali.
  Quello delle ville storiche è un altro tema giusto da affrontare: vediamo se c'è la possibilità di fare qualche cosa di straordinario nel PNRR, o comunque di prevederlo con fondi ordinari.
  Archivi: condivido assolutamente l'evidenza di un problema enorme di personale. Ho citato prima le carenze di organico, Pag. 35 anche dal punto di vista dei dirigenti, non soltanto dal punto di vista del personale. Il punto è che gli archivi svolgono funzioni obbligatorie per legge e quindi non si può decidere di chiudere. Non si può perché deve continuare a ricevere i versamenti.
  Aziende dello spettacolo e ristori. Come ho detto, abbiamo cercato di andare il più possibile giù nell'indotto; anche dall'elenco che vi ho letto prima, avrete dedotto che abbiamo cercato di considerare anche gli allestitori delle fiere. Tuttavia, non è semplice, perché molte ditte non lavorano solo per il teatro. Un'azienda di falegnameria che lavora per il teatro può avere anche un altro tipo di clientela, può lavorare nelle case, nei condomini; pertanto, non è facile identificare il danno, per quello che riguarda me, non è facile capire fino a che punto posso scendere nella filiera senza commettere scorrettezze.
  Sul tax credit per i video giochi, la firma è nei prossimi giorni. Sto aspettando il nulla osta del MISE, ma credo che arriverà a giorni.
  Quello dell'IVA è un tema vero: affrontiamolo. Abbiamo fatto una battaglia per la riduzione dell'IVA sul libro elettronico. Sarebbe molto bello abbassarla, ma credo che il tema rientri nella riforma complessiva dell'IVA in cui portare una battaglia particolare per i prodotti o per le attività culturali.
  Come ho già detto, a me non sembrano pochi cinque miliardi, intanto sono sei, ne avrei voluti di più. Condivido assolutamente che nessuna velocizzazione può andare a scapito della tutela, nemmeno per le opere del recovery fund, tanto è vero che sto ragionando su una norma che semplifichi i pareri delle soprintendenze, non delegandole, ma attraverso accorpamenti. L'autostrada che va da Roma ad Ancona attraversa quattro soprintendenze. Va trovato per i progetti del recovery fund uno strumento nazionale che lasci intatti i poteri delle soprintendenze in materia di tutela.
  Credo di avere detto più o meno tutto. Se ho dimenticato qualcosa mi scuso, e risponderò a domande specifiche anche dirette al Ministero. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie ministro. La ringrazio per il suo intervento. Dichiaro conclusa questa audizione e ringrazio tutti. Saluto i colleghi che sono collegati da remoto. Buona serata.

  La seduta termina alle 16.20.