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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Martedì 13 aprile 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ficara Paolo , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Ficara Paolo , Presidente ... 3 
Colao Vittorio , Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale ... 3 
Ficara Paolo , Presidente ... 11 
Nobili Luciano (IV)  ... 11 
Ficara Paolo , Presidente ... 12 
Mor Mattia (IV)  ... 12 
Ficara Paolo , Presidente ... 13 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 13 
Ficara Paolo , Presidente ... 14 
Silvestroni Marco (FDI)  ... 14 
Ficara Paolo , Presidente ... 15 
Silvestroni Marco (FDI)  ... 15 
Ficara Paolo , Presidente ... 15 
Scagliusi Emanuele (M5S)  ... 15 
Ficara Paolo , Presidente ... 16 
Capitanio Massimiliano (LEGA)  ... 16 
Ficara Paolo , Presidente ... 17 
Colao Vittorio , Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale ... 17 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 20 
Colao Vittorio , Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale ... 20 
Ficara Paolo , Presidente ... 21 
Colao Vittorio , Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale ... 21 
Ficara Paolo , Presidente ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PAOLO FICARA

  La seduta comincia alle 15.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante il resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, dottor Vittorio Colao, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
  Saluto i colleghi che parteciperanno alla seduta da remoto, ai quali rivolgo l'invito a tenere spenti i microfoni per consentire una corretta fruizione dell'audio.
  Ringrazio il Ministro per aver accettato l'invito della Commissione, e anche per essere qui in presenza.
  Avverto che dopo la relazione del Ministro si svolgeranno gli interventi dei deputati, che dovranno essere contenuti nel limite di cinque minuti per ciascun gruppo al fine di consentire al Ministro di svolgere la replica. Invito pertanto i rappresentanti dei gruppi a comunicare alla presidenza gli iscritti a parlare.
  Cedo dunque la parola al Ministro Colao per lo svolgimento della relazione. Prego, Ministro.

  VITTORIO COLAO, Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. Grazie. Signor presidente, onorevoli deputate e deputati, vi ringrazio per questa occasione che mi consente di illustrare la visione strategica che stiamo mettendo a punto per sostenere il processo di trasformazione digitale. In particolare, vorrei concentrarmi sulle linee di azione a supporto della transizione al digitale nella pubblica amministrazione. Parlerò, nell'ordine, di infrastrutture digitali, di cloud, di dati, di sicurezza digitale e di competenze.
  Prima di entrare nel merito delle misure vorrei ribadire un concetto per me molto importante. Riguarda l'attuale stato di incertezza dovuto alla crisi pandemica, che si protrae da oltre un anno e che spinge molti a guardare all'orizzonte con preoccupazione, comprensibilmente. Per questo come Governo dobbiamo operare con decisione per trasformare questo periodo di preoccupazione in un'occasione di trasformazione, restituendo la fiducia ai nostri cittadini. Per arrivarci non dobbiamo aspettare gli eventi, ma dobbiamo pianificare oggi interventi che i cittadini possano apprezzare nella loro vita quotidiana, interventi che migliorino significativamente la loro vita. La transizione digitale è la nostra occasione per progettare questi interventi e realizzare quel futuro con determinazione, spirito di collaborazione e, permettetemi, quella creatività e voglia di sperimentare che è alla base dell'innovazione.
  In Italia abbiamo bisogno di riattivare la crescita come e forse più di ogni altra nazione europea. In Italia, nonostante tutti apparentemente sosteniamo l'innovazione e l'investimento (quanti convegni sull'innovazione Pag. 4 in Italia!), abbiamo tradizionalmente vissuto resistenza al cambiamento e velocità di implementazione degli investimenti molto ridotta. Lo ha ricordato più volte anche il Presidente del Consiglio: dobbiamo lavorare a un cambiamento radicale, pervasivo e di lungo periodo; altrimenti non solo non recupereremo il tempo perso, ma rischieremo di rimanere indietro ulteriormente, e non ce lo possiamo più permettere.
  La nostra strategia è quindi improntata a tre principi cardine. Il primo è quello della determinazione. Dobbiamo, io credo, essere più decisi nell'attuazione delle misure strategiche di transizione digitale. Ce lo impongono due circostanze.
  Da una parte ce lo impongono la velocità e la pervasività del cambiamento tecnologico, che ormai investe le nostre vite su ogni fronte. Riguarda le nostre interazioni nella vita privata e professionale; interessa tutte le forme e i modelli di produzione commerciale su ogni scala; potenzia, se bene attuata, le opportunità di apprendimento e crescita individuale riducendo iniquità e disuguaglianze; trasforma addirittura i tempi e i modi con cui ci informiamo, manifestiamo le nostre idee e partecipiamo alla costruzione delle decisioni collettive. La transizione digitale è per sua natura orizzontale, equa e democratizzante.
  Dall'altra parte ce lo impongono i gap strutturali del nostro Paese e il ritardo accumulato sul fronte dell'innovazione e infrastrutturazione digitale. Di qui l'urgenza di porre rimedio a questi ritardi con l'ausilio del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), e in favore soprattutto delle nuove generazioni, delle donne e dei territori a minore prosperità. Agire in modo risoluto significa definire rapidamente il perimetro degli interventi e concentrare ogni sforzo sulla loro implementazione. Per noi sia il perimetro sia l'orizzonte implementativo si inseriscono pienamente nel quadro tracciato dall'Unione europea con il Digital Compass.
  Digital Compass in inglese indica la bussola che orienta le politiche pubbliche verso il Nord digitale. Gli obiettivi europei sono chiari e ambiziosi. Per i cittadini l'Unione europea intende far sì che l'80 per cento abbia e usi regolarmente l'identità digitale. Intende anche accompagnare questo sforzo sostenendo lo sviluppo delle competenze digitali sempre per almeno l'80 per cento della popolazione europea. Per le famiglie intende raggiungere tutti, il 100 per cento, con connessioni a banda ultralarga entro il 2030. Per gli oltre 25 milioni di imprese che attualmente operano sul territorio dell'Unione, il Digital Compass intende portare il 75 per cento a utilizzare stabilmente servizi cloud, intelligenza artificiale e big data. Non solo: l'Unione mira anche a favorire la crescita delle startup e a raddoppiare il numero di «unicorni», le startup che arrivano a valere più di 1 miliardo di dollari, nell'Unione. Per il settore pubblico il Digital Compass pone l'obiettivo più ambizioso: erogare entro il 2030 la totalità dei servizi pubblici fondamentali online. I servizi pubblici erogati in modo rapido ed efficiente consentiranno a loro volta ai cittadini di beneficiare degli effetti dell'economia digitale.
  Bruxelles intende raggiungere questi obiettivi di innovazione digitale entro dieci anni. Anche noi – e chiaramente anche grazie al PNRR – vogliamo essere ambiziosi, vogliamo e possiamo essere nel gruppo di testa in Europa. Oggi per la prima volta propongo obiettivi a cinque anni per essere già a fine 2026 tra i Paesi migliori. Uno: possiamo ambire ad avere entro il 2026 almeno il 70 per cento della popolazione che usi regolarmente l'identità digitale, e questo è più del doppio rispetto ad oggi. Due: vogliamo che almeno il 70 per cento della popolazione sia digitalmente abile entro il 2026. Tre: abbiamo il piano di portare circa il 75 per cento delle pubbliche amministrazioni italiane a utilizzare i servizi cloud. Quattro: intendiamo raggiungere almeno l'80 per cento dei servizi pubblici erogati online. E soprattutto vogliamo, in collaborazione con gli operatori di mercato e in orchestrazione congiunta con il MiSE (Ministero dello sviluppo economico), raggiungere il 100 per cento delle famiglie e delle imprese italiane con reti a banda ultralarga. Pag. 5
  Questi che per la prima volta oggi enuncio sono obiettivi ambiziosi, perché ci permetteranno già nel 2026 di avvicinarci di molto a quelli europei previsti per il 2030, lasciandoci ora per allora ancora quattro anni di lavoro per completare l'opera di quello che manca rispetto agli obiettivi europei. Sarebbe la prima volta che l'Italia parte – nel 2026, partirebbe – avvantaggiata per arrivare a degli obiettivi comuni.
  Il secondo principio della nostra strategia è la cooperazione. La transizione digitale infatti, in quanto orizzontale, ci chiede espressamente di coinvolgere tutti gli attori in questo sforzo. Parlo innanzitutto della fondamentale cooperazione di tutto l'apparato amministrativo centrale e territoriale. Il Comitato interministeriale per la transizione digitale nasce proprio per questo scopo: agevolare un metodo di lavoro condiviso tra le strutture di Governo coinvolte a ogni livello, dando alla digitalizzazione della pubblica amministrazione una rinnovata attenzione sia politica che amministrativa.
  A tale scopo stiamo creando due sedi consultive del Dipartimento per la transizione digitale: una con rappresentanti delle pubbliche amministrazioni locali e una con esperti di information and communication technology. Vogliamo ascoltare e reagire ai bisogni del territorio e delle amministrazioni; assieme a loro e con gli esperti e le esperte individueremo gli ostacoli da rimuovere e le opportunità per accelerare. Occorrerà anche la cooperazione di tutte le forze produttive del Paese: le grandi aziende, la piccola e media impresa, gli artigiani, i commercianti, le organizzazioni di categoria e i liberi professionisti. Tutti saranno chiamati a dare il loro contributo alla realizzazione degli obiettivi comuni della digitalizzazione.
  Mi riferisco infine anche a una cooperazione su scala europea e atlantica. Parlo del tema dell'autonomia digitale. Vogliamo sì sviluppare spazi autonomi sulle tecnologie che ci rendano più competitivi come Paese e come continente, ma sempre salvaguardando la libertà e i diritti individuali a sperimentare e intraprendere, perché una vera autonomia digitale può essere raggiunta solamente dando più spazio all'innovazione, alle competenze e aprendo alle opportunità, soprattutto a quelle per i giovani.
  Qui passo al nostro ultimo principio cardine, perché determinazione e cooperazione da sole non bastano. Il tassello imprescindibile di qualsiasi trasformazione, soprattutto di quella digitale, sono le persone. Se veramente vogliamo cambiare marcia all'innovazione in Italia dovremo mobilitare gli investimenti, ma soprattutto dovremo investire sul valore creativo e innovativo che deriva dalle competenze individuali e dalle conoscenze collettive. La formazione continua degli occupati e non occupati, la ricerca scientifica all'avanguardia, la sperimentazione e lo studio sono importanti tanto quanto, e per certi versi direi forse anche di più, dei piani di investimento. Scuola, università, formazione e libera sperimentazione sono quello che ci consentirà di liberare il potenziale delle persone e del Paese da qui al 2030.
  Veniamo ora alle linee di intervento, che declinerò in cinque aree e che definiscono la strategia della transizione al digitale; le elenco rapidamente prima di passarle in rassegna in modo più approfondito. Primo, l'ammodernamento ed estensione delle infrastrutture digitali per la connettività. Secondo, per la pubblica amministrazione, lo sviluppo del cloud e, ove appropriato, la collaborazione con i servizi del mondo privato. Terzo, le potenzialità dell'interoperabilità, ovvero di dati utilizzabili per offrire servizi digitali ai cittadini, riducendo così le costose e ripetute interazioni di persona. Chiudono poi l'elenco la sicurezza dei sistemi informatici e lo sviluppo delle competenze digitali.
  La prima area di intervento per realizzare il processo di transizione digitale è quella delle infrastrutture digitali e della connettività. La connettività per noi è un diritto. Qui vogliamo agire con decisione e rapidità, perché i ritardi accumulati stanno diventando intollerabili. Non ripeterò anche oggi che la copertura FTTH (Fiber To The Home) al 35 per cento delle famiglie raggiunte è insoddisfacente per un Paese grande come l'Italia. Leggiamo, scriviamo e Pag. 6parliamo ogni minuto di Internet come moltiplicatore di possibilità, ma non possiamo garantire queste molteplici possibilità con l'attuale livello infrastrutturale. Se non interveniamo, rischiamo di negare diritti e alimentare vecchie diseguaglianze e anche crearne di nuove. Lasciare aree del Paese scoperte vuol dire infatti limitare i loro residenti nelle opportunità di formazione, creazione, lavoro e civismo che la dimensione digitale oggi offre. Stefano Rodotà e Gaetano Azzariti trent'anni fa invocarono l'inclusione esplicita del diritto di accesso a Internet tra i diritti costituzionali; siamo nel 2021.
  Riguardo alla connettività occorre anche valutare la situazione territoriale. Il rapporto ICity Rank, curato dal Forum della pubblica amministrazione, stila ogni anno la classifica delle città italiane più digitali. In quella del 2020 la classifica delle prime dieci comprende esclusivamente città del Nord tranne una, e peraltro al nono posto, Cagliari. Questo significa che chi ha la fortuna di abitare in una zona residenziale di una città di medie o grandi dimensioni situata nel Nord Italia è servito da un livello infrastrutturale di rete significativamente migliore di chi invece si trova in altre zone del Paese, in periferia o sulle isole.
  L'infrastrutturazione di rete a banda larga e l'accesso alla rete sono quindi un intervento essenziale per assicurare la coesione sociale e territoriale, perché ci consentono di raggiungere risultati abilitanti sul fronte della tutela dei diritti di tutti e della riduzione dei diversi divari. Anzitutto ci permette di ridurre, fino ad azzerare, l'esclusione sociale delle categorie a rischio, prima di tutto coloro che non hanno accesso o dimestichezza con la tecnologia: i più anziani, le classi delle popolazioni economicamente più svantaggiate, le minoranze etniche e linguistiche, i disabili, la popolazione carceraria, in alcuni casi anche i giovani. La didattica a distanza, che è stata imposta dall'emergenza pandemica, ha per esempio inciso sull'aumento dell'abbandono scolastico e sulla familiarità allo studio di migliaia di adolescenti italiani.
  Rendono possibile garantire flessibilità e innovazione dei processi produttivi. L'Osservatorio Nomisma e CRIF, dedicato all'analisi dell'impatto sociale della pandemia, ha stimato che nel 2021 almeno il 16 per cento della forza lavoro italiana lavorerà da remoto; si tratta di circa 1 milione di dipendenti pubblici e 4 milioni di lavoratori del settore privato. Le aziende e le pubbliche amministrazioni hanno quindi oggi l'assoluta necessità di tecnologie affidabili. Non solo: attraverso tecnologie come il 5G si potranno sviluppare servizi e processi innovativi. Basti pensare che in Italia solamente nell'ultimo anno l'utilizzo dell'Internet of things, quindi delle connessioni tra oggetti, è cresciuto del 24 per cento.
  Ancora, l'accesso paritario sarà sempre più fondamentale anche per sviluppare processi più democratici e partecipati. Si parla sempre di co-creazione dei servizi pubblici per descrivere processi decisionali pubblici alimentati da conoscenze distribuite nella popolazione attraverso piattaforme digitali; la Conferenza sul futuro dell'Europa consulterà i cittadini europei attraverso una piattaforma digitale.
  E infine, l'accesso paritario è la chiave per la semplificazione dei rapporti tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni. Dall'inizio della pandemia il tasso medio di crescita settimanale delle identità digitali erogate è raddoppiato da 50 mila a 100 mila, superando oggi oltre i 19 milioni di SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Sarà quindi fondamentale in tal senso allargare il numero dei servizi pubblici digitali e non parcellizzare i canali di accesso digitale ai servizi pubblici.
  La Commissione europea ha adottato nel corso degli ultimi anni tanti atti, tra cui la comunicazione Verso la Gigabit Society, l'Action Plan per il 5G e la direttiva sul nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche, tutti finalizzati a realizzare una società digitale pienamente inclusiva. Come ho già detto, il Digital Compass pone obiettivi ambiziosi sul tema della connettività: un gigabit per tutte le famiglie e copertura 5G in tutte le aree popolate entro il 2030. Anche noi possiamo porci lo stesso obiettivo, da raggiungere prima grazie al PNRR. Pag. 7
  Come ha ricordato recentemente il collega Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, esistono diverse strade per affrontare questa sfida infrastrutturale e occorre agire su tutti i fronti. Il piano di azione che stiamo redigendo interviene infatti tanto sul lato dell'offerta quanto su quello della domanda. Quanto all'offerta, miriamo alla copertura dell'intero territorio con connessioni ad altissima velocità, senza lasciare indietro nessuno, con un approccio «agnostico» teso a dare accesso a tutti, con tutte le tecnologie utili per farlo – fibra a casa, Fixed Wireless, 5G –, per raggiungere tutti, inclusi le scuole, gli ospedali, gli uffici pubblici e tutte le 18 isole minori, entro il 2026.
  Come già anticipato, stiamo ora lavorando al piano per l'identificazione e la copertura di quelle aree chiamate «grigie» ove non saranno previsti nei prossimi anni investimenti privati in reti ad altissima velocità. Faremo rapidamente la mappatura e le consultazioni, e non appena pronto porteremo il piano al Comitato interministeriale per la transizione digitale. È un procedimento complesso che prevede l'interlocuzione con il mercato, con le istituzioni nazionali e con quelle comunitarie, e lo vogliamo velocizzare il più possibile.
  Sul fronte della domanda attendiamo l'approvazione da parte della Commissione europea delle misure relative alla fase 2 dei cosiddetti voucher a supporto dell'accesso alla rete delle famiglie e delle imprese. Appena ottenuta, avremo circa 900 milioni di euro a disposizione di imprese e cittadini. Sempre sul lato della domanda, da novembre 2020 sono stati attivati oltre 118 mila voucher in tutta Italia dedicati alle famiglie a basso reddito, per un totale di oltre 59 milioni di euro erogati. A cinque mesi dall'avvio della misura le risorse impegnate ammontano a oltre 73 milioni di euro, il che corrisponde a circa il 37 per cento dei fondi disponibili.
  Le misure di stimolo all'infrastrutturazione e alla domanda che ho brevemente descritto devono infine essere accompagnate da misure che rendano più rapida e agevole la realizzazione delle infrastrutture, da adeguate garanzie di investimento e di tempi certi per lo Stato, e da misure che stimolino l'effettiva adozione dei servizi da parte delle famiglie e delle imprese. Stiamo quindi considerando ulteriori misure di semplificazione e revisione del quadro regolatorio per accelerare le procedure e migliorare tempi e modalità realizzative per le infrastrutture di rete fisse e mobili.
  Passo alla seconda area di intervento per realizzare la transizione digitale in Italia, il cloud. Anche in questo caso un uso intelligente di questa tecnologia, che è poco utilizzata nella nostra pubblica amministrazione, può non solo farci recuperare terreno perduto, ma anche riformare il complesso e a volte farraginoso rapporto tra cittadino e amministrazione. Per raggiungere questo risultato stiamo lavorando su più fronti. Il primo e principale: occorre adottare decisamente il principio del «cloud first». Fino ad oggi il cloud è stato una delle tante opzioni per la pubblica amministrazione e non molto utilizzata, come ho detto; domani sarà sempre più la scelta obbligata per la conservazione sicura dei dati, per la loro elaborazione e per offrire servizi digitali.
  Il cloud offre infatti tre principali benefici per le pubbliche amministrazioni. Primo, è più sicuro. Ad oggi il 95 per cento delle pubbliche amministrazioni conserva i dati in strutture inadeguate a proteggerli. Il cloud ci aiuta a rafforzare la nostra sicurezza: questo perché riducendo la frammentazione aiuta a poggiare la sicurezza su strutture centralizzate che per scala, dimensione e investimento sono tecnologicamente più avanzate e quindi più sicure. Secondo, costa meno. A fronte della spesa iniziale per la migrazione dei dati, le aziende e le amministrazioni che transitano al cloud ottengono due vantaggi. Innanzitutto azzerano i costi relativi al possesso e alla manutenzione dell'hardware; riducono così anche i costi imprevisti generati dai disservizi. Ma, soprattutto, i costi per incrementare i volumi e utilizzare più risorse sono marginali e non richiedono rilevanti investimenti addizionali.
  Da ultimo, il cloud aiuta a migliorare la qualità dei servizi erogati. La scalabilità della struttura, per fare un esempio, consente Pag. 8 all'azienda o all'istituzione pubblica di sostenere carichi di lavoro fluttuanti senza entrare in difficoltà nei momenti di picco, problema che abbiamo sperimentato purtroppo spesso nell'ultimo anno. Esso infine abilita la fornitura di servizi applicativi, i cosiddetti as a service, cioè che sono pagati a utilizzo, per la pubblica amministrazione, che ne favoriscono il continuo aggiornamento, ne migliorano la qualità tecnologica e di cui è possibile il riuso tra più amministrazioni.
  Oltre al cloud first vogliamo assicurarci che le amministrazioni vengano aiutate però a migrare in cloud diversi a seconda del diverso livello di sensibilità dei dati dei quali dispongono. Questo implicherà innanzitutto classificare le tipologie dei dati ultrasensibili, sensibili e ordinari, per garantire scelte che tutelino in maniera appropriata sia i cittadini che le amministrazioni, come peraltro è già stato fatto in molti altri Paesi. Per i dati più sensibili intendiamo creare un polo strategico nazionale a controllo pubblico localizzato sul suolo italiano e con garanzie anche giurisdizionali elevate; il polo strategico permetterà di razionalizzare e consolidare molti di quei centri, quel 95 per cento di cui parlavo prima, che oggi non riescono a garantire gli standard di sicurezza adeguati. Al tempo stesso, l'investimento in infrastrutture all'avanguardia ci consentirà di cogliere appieno le opportunità del cloud computing e di aiutare le pubbliche amministrazioni a rendere più efficiente l'erogazione dei servizi.
  Accanto al polo strategico dobbiamo anche prevedere la possibilità per le amministrazioni di usufruire di efficienti cloud pubblici, economici, flessibili e costantemente aggiornati, ma questo solo per tipologie di dati e applicazioni meno sensibili, nonché dalle caratteristiche predefinite di sicurezza e protezione richieste ai fornitori. Ovviamente si può anche utilizzare un modello ibrido tra le due precedenti soluzioni.
  Inoltre vogliamo accompagnare questo ragionamento, che è prettamente domestico, con una strategia di respiro europeo, in modo da lavorare in direzione di quell'autonomia tecnologica e strategica di cui ho parlato prima. Qui pensiamo sicuramente a una strategia di partnership europea. Ad esempio, nel 2020 i Governi francese e tedesco hanno lanciato il programma Gaia-X. Lo scopo dichiarato di questo partenariato è attrarre investimenti sull'economia dei dati che muove diversi settori produttivi in Europa, agendo su standard di interoperabilità e sulla creazione di spazi dati in diversi domini e settori industriali.
  Noi pensiamo che anche l'Italia debba giocare un ruolo attivo all'interno di questo progetto. Sono essenziali a tal fine gli sforzi del settore privato, in particolare delle aziende del settore e dei centri di ricerca. Come Ministero vogliamo dare tutto il nostro supporto istituzionale a questo progetto, affinché l'Italia e il suo settore imprenditoriale individuino nella collaborazione sui dati una nuova dimensione di politica industriale europea.
  Prima di concludere questa seconda parte lasciatemi dire un'ultima cosa. La «cloudificazione» (brutta espressione, ma non ce n'è una alternativa) della pubblica amministrazione non è solo un grande investimento per lo Stato e per il rapporto tra lo Stato e i cittadini, ma anche per le imprese e per l'innovazione stessa. Il passaggio al cloud, se efficiente e scalabile, consentirà la creazione di un ecosistema partecipato di imprese e startup in grado di migliorare la qualità degli applicativi e del software in uso alla pubblica amministrazione, come già accade oggi in molti altri Paesi.
  Anche da qui passa il concetto di autonomia strategica. L'autonomia non è né può essere solo figlia di investimenti statali: beneficia anche degli ecosistemi misti pubblico-privato in grado di creare la forza motrice innovativa che occorre per sviluppare vasti mercati digitali per competere globalmente. Questa duplice collaborazione europea e pubblico col privato non dobbiamo sottostimarla: è stata alla base del successo dei grandi modelli di riferimento del cloud, tipicamente quello nordamericano e quello asiatico.
  Siamo alla terza area di intervento: i dati aperti e interoperabili. Il pensiero in Pag. 9questi casi va alle grandi aziende tecnologiche internazionali; in realtà il settore pubblico è il più grande tra i collettori e gestori di dati. I benefici prodotti dalla diffusione degli open data sono noti: l'Unione europea ne quantifica il valore in 325 miliardi di euro, valore che è in aumento costante col crescere dell'ammontare dei dati raccolti.
  Tre sono le ricadute positive, sempre secondo la Commissione europea: ci sono la creazione di nuovi posti di lavoro e un considerevole risparmio per la spesa pubblica, ma le ricadute positive sono soprattutto per la vita dei cittadini. L'interoperabilità fra le banche dati della pubblica amministrazione, che sembra un concetto un po' oscuro, può ribaltare l'esperienza della narrativa, che a volte è ingiusta, di una pubblica amministrazione distante, inaccessibile, che complica la vita del cittadino, delle imprese e dei lavoratori, perché è l'elemento necessario per fornire ogni servizio digitale. Noi vogliamo che il cittadino possieda un'unica identità digitale e interagisca con la pubblica amministrazione attraverso un unico sportello digitale, attraverso cui poter consultare i propri dati anagrafici, chiedere e ottenere permessi, tracciarli quando non arrivano in tempo e pagare i servizi.
  Per tradurre questa immagine in realtà contiamo di investire in una serie di iniziative, alcune delle quali sono già solide e ben avviate. Si tratta di organizzarle meglio e di spingerle assieme.
  Primo, vogliamo che la vita digitale del cittadino stesso sia semplificata. Qui stiamo lavorando per semplificare e rendere gratuito il domicilio digitale, ovvero quel recapito digitale scelto dal cittadino che servirà per le interazioni con la pubblica amministrazione se il cittadino così sceglie. Gradualmente intendiamo convergere su un'unica piattaforma per le notifiche tra cittadino e amministrazione, che incentiveremo ogni cittadino ad adottare, lasciando sempre e comunque un'opzione di canale fisico per chi non potrà o non vorrà essere raggiunto solo dal canale digitale. Ad oggi sono già più di 10 milioni i cittadini che hanno scaricato l'app IO e possono accedere a servizi o ai messaggi dell'amministrazione direttamente dal proprio telefono mobile. Contiamo di poter presto rendere disponibili nuove funzionalità sull'app IO anche grazie all'emanazione delle linee guida AgID (Agenzia per l'Italia digitale) attualmente all'attenzione del Garante della privacy.
  Secondo, vogliamo ulteriormente semplificare e rafforzare l'identità digitale, partendo da SPID e carta d'identità elettronica, ma arrivando a offrire un'esperienza sempre più semplice nell'accesso ai servizi digitali, in linea con gli ambiziosi obiettivi del Digital Compass europeo e quelli che ho indicato per l'Italia.
  Grazie a un'apprezzata interlocuzione con il Garante della privacy, a giorni avvieremo il percorso di approvazione delle linee guida sul domicilio digitale dei cittadini predisposte da AgID, tassello fondamentale per sbloccare la progettualità abilitante e l'interazione digitale fra pubblica amministrazione e cittadino. Grazie a questo domicilio e all'identità semplificata, il cittadino disporrà di un unico punto di accesso e di interlocuzione con la pubblica amministrazione.
  Il terzo investimento, quello della piena interoperabilità dei dati, è cruciale nel percorso di semplificazione della vita dei cittadini. Vogliamo far sì che già in poco tempo le amministrazioni pubbliche comunichino i dati dei cittadini tra loro in sicurezza e nelle forme più automatizzate possibili. Questo passo è la pietra miliare sulla quale poggia il cosiddetto principio once only: attraverso l'interoperabilità si può evitare di chiedere a persone e imprese informazioni che la pubblica amministrazione già detiene.
  In questo disegno, dopo l'identità digitale, il cittadino ottiene l'accesso certificato allo sportello unico e le amministrazioni comunicano i dati tra loro per espletare le richieste del cittadino. A questo proposito lavoreremo all'emanazione di linee guida AgID sull'interoperabilità e alla predisposizione della Piattaforma digitale nazionale dati (PDND), per dare piena attuazione all'articolo 50-ter del Codice dell'amministrazione digitale. Grazie a questi interventi, Pag. 10 auspichiamo che in tempi ragionevoli la PDND abiliti lo scambio di informazioni tra le principali banche dati di interesse nazionale, nel pieno rispetto della privacy, diventando il nucleo portante dell'interoperabilità dei dati della pubblica amministrazione.
  Per concludere, vogliamo ulteriormente rafforzare la già positiva esperienza di pagoPA, per consentire di chiudere il percorso digitale con pagamenti semplici, tracciabili e digitali. Già oggi pagoPA viene utilizzato da più di 28 milioni di cittadini e da 1,2 milioni di imprese.
  Un ultimo e importantissimo vantaggio degli open data e dell'interoperabilità è per il settore pubblico la possibilità di trasformare la pubblica amministrazione da reattiva a proattiva, capace cioè di analizzare rapidamente le evidenze offerte dai dati e prendere decisioni politiche e amministrative migliori perché capace di anticipare le criticità.
  Ovviamente non possiamo immaginare alcuna transizione in assenza delle condizioni di sicurezza cibernetiche adeguate. In un mondo digitale in cui una mole incredibile e sempre maggiore di dati è disponibile online, spetta ai Governi difendere queste informazioni da intrusioni e attacchi cibernetici. La cybersecurity è la quarta area d'intervento della transizione digitale.
  Ancora pochi giorni fa grandi aziende tecnologiche come Facebook e Linkedin hanno confermato intrusioni ai propri database. Ancora più vulnerabili ed esposti agli attacchi sono però, come sappiamo, i database posseduti dalle pubbliche amministrazioni. La transizione digitale richiede quindi uno sforzo significativo di rafforzamento della cybersecurity nazionale che protegga le persone, le infrastrutture e i dati. Occorrono sistemi più sicuri, competenze adeguate e distribuite in modo razionale.
  Siamo già intervenuti sul fronte del coordinamento delle attività informative per la protezione dello spazio cibernetico del Paese e su quello della definizione del Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Ci concentreremo ora su tre interventi. Primo, l'aggiornamento della strategia nazionale di sicurezza cibernetica. Secondo, il potenziamento della capacità di risposta del pubblico contro gli attacchi cibernetici. Terzo, il rafforzamento delle capacità di audit e valutazione.
  La quinta e ultima area di intervento riguarda le competenze, cioè il capitale umano. Noi dobbiamo creare le competenze dove non esistono ancora, abbiamo il dovere di incoraggiarle dove esistono ma sono ancora carenti, e siamo tenuti a svilupparle dove non sono appropriate. Guardiamo prima di tutto alla creazione delle competenze digitali. Spetta al sistema scolastico di ogni ordine e grado e a quello universitario crearle e sostenerne la formazione lungo tutto il percorso di studio.
  Non entro nel perimetro delle competenze dei colleghi, Ministri Bianchi e Messa, che so però impegnati nel dare corpo a interventi molto significativi su questo fronte. Mi limito a porre l'attenzione su alcuni punti che considero chiave.
  Uno è il necessario potenziamento degli ITS (istituto tecnico superiore) all'interno del sistema educativo e professionalizzante. Ricordo che i migliori ITS hanno tassi di occupazione elevatissimi, soprattutto quelli tecnologici e digitali, superiori all'80-85 per cento, e che in Italia i diplomati ITS sono però una frazione degli omologhi francesi e tedeschi.
  Un altro punto chiave è l'impulso alle discipline scientifiche più in generale, insistendo in particolare sulla parità di genere. Vogliamo aumentare il numero di ragazze e di donne con competenze tecnico-scientifiche.
  Infine gli incentivi ai dottorati in generale, ma in particolare a quelli industriali, da collegare più strettamente con il sistema imprenditoriale per rafforzare il legame tra il mondo della ricerca e le imprese che è alla base dell'innovazione tecnologica.
  Occorre anche agire sulla domanda di competenze digitali da parte delle imprese e delle amministrazioni pubbliche, favorendole e incentivandole. Il Piano Transizione 4.0, ad esempio, recentemente rifinanziato nella scorsa legge di bilancio e anche grazie alle risorse del PNRR, dovrà sostenere le aziende ad acquisire nuove e più adeguate Pag. 11competenze digitali, senza le quali gli stessi investimenti ad alta tecnologia non riusciranno mai pienamente ad attivarsi. Nelle pubbliche amministrazioni il Ministro Brunetta è al lavoro per rafforzare e inserire nuove competenze nel digitale. Bene dunque iniziative come lo sblocco del turnover, l'assunzione di competenze tecniche e manageriali nella pubblica amministrazione e gli investimenti sulla formazione del personale.
  Accanto a queste misure stiamo progettando un nostro diretto contributo al piano delle competenze digitali nelle pubbliche amministrazioni. Due qui i punti. In primo luogo creeremo unità per la trasformazione digitale che possano accompagnare sia le amministrazioni centrali che le amministrazioni locali in tutti i processi di trasformazione digitale di cui ho già parlato. Spesso infatti le misure economiche non bastano ad affrontare una trasformazione digitale, perché questa investe anche e soprattutto il modo di organizzarsi, di collaborare e di strutturare i processi. L'articolazione territoriale andrà a vantaggio di quelle amministrazioni che hanno più difficoltà a implementare i necessari cambiamenti che comporta la transizione digitale, tipicamente quelle più piccole. Le amministrazioni avranno così tutti i supporti necessari (consulenziali, strumentali e finanziari) per essere accompagnate nel cambiamento. Specularmente prevediamo di potenziare l'AgID: l'Agenzia è infatti preposta a garantire la piena realizzazione degli obiettivi dell'Agenda Digitale.
  Arrivo alle conclusioni. Abbiamo una strategia digitale che deve aiutarci a cogliere le opportunità della crisi attuale. Ha davanti a sé tre grandi incognite: quella del ritardo, quella dell'inclusione e quella delle competenze. Alla prima porremo rimedio con gli interventi infrastrutturali; sulla seconda interverremo insistendo sulla digitalizzazione come condizione abilitante della cittadinanza; e affronteremo la terza incognita creando e incentivando idee e conoscenze nel medio periodo con investimenti di persone e nel breve sostenendo le amministrazioni nella migrazione.
  La tecnologia digitale è la nostra occasione per riportare il nostro Paese tra i leader europei, come ho detto con gli obiettivi che ho indicato all'inizio. Attraverso l'attuazione del PNRR abbiamo l'opportunità di partecipare tutti attivamente al lavoro dei cinque importantissimi anni davanti a noi. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Passiamo adesso agli interventi dei deputati. Ricordo che ciascun gruppo ha a disposizione cinque minuti, così da dare poi al Ministro la possibilità di replica. Iniziamo con il gruppo Italia Viva, che divide gli interventi tra il collega Nobili e il collega Mor. Prego, collega Nobili.

  LUCIANO NOBILI. Grazie, presidente. Ministro, molto rapidamente; abbiamo avuto anche modo di confrontarci recentemente in Aula in un question time sulla materia. Da parte mia e da parte del gruppo Italia Viva c'è un sincero e serio apprezzamento per il suo lavoro di queste settimane, e soprattutto per l'approccio che ha dato a questa vicenda cruciale per il nostro Paese e per il nostro sviluppo.
  Lei diceva: determinazione, cooperazione, persone. Mi consenta di accantonare il seppur importante tema della cooperazione. Determinazione, e quindi l'importanza degli impegni e degli obiettivi che ci ha dato, 2026, per un'infrastrutturazione all'altezza di un Paese come l'Italia; e persone, il gap drammatico sulle competenze digitali che l'indice DESI (Digital Economy and Society Index) ha fotografato e che mette l'Italia da quel punto di vista davvero in difficoltà.
  Sulle competenze ci ha detto un po' l'impegno che ha assunto, e ha fatto bene a citare il fatto che riguarda anche tanti giovani: siamo il primo Paese per NEET (Not in Education, Employment or Training), come sa bene il Ministro. Sa anche, e lo ha dimostrato la pandemia, che mai come oggi l'Italia si è accorta che il digital divide diventa diseguaglianza sociale: Nord-Sud, aree cablate-aree non cablate.
  Sul tema dell'infrastrutturazione in particolare apprezziamo questo approccio pragmatico Pag. 12 di dire: «Non accantoniamo». C'è un dibattito in corso sul tema della rete unica, al quale immagino il Governo non si sottrarrà; anzi, nel piano d'azione immaginiamo di vedere qualcosa e ci aspettiamo su questo anche una sua indicazione di sistema.
  Però lei dice: strategia unica. Cioè: non impantaniamoci in un dibattito regolatorio importante, significativo, perché poi la rete che esiste c'è, e purtroppo quando negli anni addietro abbiamo privatizzato non l'abbiamo fatto separandola. Adesso non entro in questo dibattito, ho pochissimi secondi; il tema è che quel dibattito ci sarà e si svolgerà, ma nel frattempo lavoriamo per dare un'infrastrutturazione all'altezza a questo Paese.
  Allora la domanda è: come facciamo? E su questo si ha già una scadenza? Lei ha detto, e anche qui siamo d'accordo, che la prima cosa da fare è il monitoraggio, il censimento di quello che è stato fatto e il censimento degli investimenti, perché uno dei rischi che abbiamo anche con il PNRR è la duplicazione degli interventi. Cito solo le aree bianche e i bandi Open Fiber: noi non abbiamo francamente una chiara consapevolezza su come sono andati, su cosa è stato fatto, su quali investimenti sono stati programmati, su quanti soldi ancora a disposizione ci sono e sul rischio di eventuali duplicazioni. Questo monitoraggio secondo lei quando saremo in grado di averlo con una buona contezza? E poi qual è una strategia sulla parte infrastrutturale? Anche lì benissimo la neutralità sul 5G, i passi avanti li conosciamo; lavoriamo per una rete che funzioni anche dal punto di vista della banda larga con dati certi e investimenti certi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Nobili. Do la parola al deputato Mor.

  MATTIA MOR. Grazie. Io brevissimamente mi aggiungo al collega Nobili per ringraziarla per la sua presentazione e per sostenere appieno dal nostro punto di vista il suo approccio molto pragmatico, apprezzando il collegamento tra investimenti pubblici e privati e sapendo che queste sfide si possono affrontare appunto con un mix di investimenti pubblici e privati.
  Aggiungo due cose da membro della Commissione attività produttive su alcuni aspetti che lei ha accennato; entro quindi meno sull'aspetto legato alla Commissione trasporti. Innanzitutto il tema dei dati che ha accennato e che per noi è fondamentale, soprattutto sapendo che i dati sono l'asset del futuro di tutti i Paesi e sapendo che molte volte a tutti i vari livelli ci sono pubbliche amministrazioni diverse che non riescono tra di loro, per mancanza di volontà o mancanza di sistemi, a interagire e a scambiarseli. Io penso che dobbiamo fare uno sforzo enorme, a livello di Parlamento e di Governo, per cercare di far sì che questo trasferimento dei dati avvenga.
  Ma soprattutto mi riferisco a un ambito che è più di competenza del MiSE, ma che lei ha citato tra gli obiettivi dell'Unione europea, che è l'innovazione che viene portata avanti con la creazione di nuove aziende, quindi con la creazione di startup, e lei ha citato il raddoppio del numero di «unicorni» come uno dei principali obiettivi dell'Unione europea.
  Di nuovo, pur sapendo che è competenza del MiSE, nell'ottica di lavoro congiunto del Governo noi abbiamo un ritardo che lei sa essere di dieci volte superiore rispetto alla Germania e alla Francia, e siamo anche dietro ad altri Paesi europei. Si è fatto moltissimo negli ultimi anni, si è cresciuto molto. Noi dobbiamo dare una spinta molto forte. Abbiamo una nostra proposta di legge in discussione, che arriverà in Aula probabilmente a giugno e che cerca di incentivare investimenti privati nell'attrazione di talenti, nelle exit delle startup, nella creazione delle startup, nella creazione di fondi di venture capital. È qualcosa che a nostro avviso deve essere spinto anche in un'ottica di copertura economico-finanziaria del nostro Governo, perché se la pubblica amministrazione è sicuramente, come primo datore di lavoro, il più grande vettore di innovazione, la creazione di nuove aziende che innovano anche per costituzione e per dimensione ne è uno degli altri asset. Pag. 13
  Io mi scuso se non ascolterò la sua replica, ma devo andare in Commissione per le audizioni sulla mia proposta di legge. A tal proposito poi ci sarà modo di incontrarsi, e la ringrazio ancora per la sua disponibilità.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Mor. Facciamo tutto il giro dei vari interventi. Do la parola adesso all'onorevole Bruno Bossio.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Bene, grazie. Ringrazio il Ministro, anche perché mi pare che siamo molto in sintonia con il parere di questa Commissione rispetto ai diversi temi, e in particolare con il parere sul PNRR; ma naturalmente io sono convinta – credo che anche il Ministro lo sia – che il PNRR sia l'inizio della transizione al digitale che Ursula von der Leyen ha prospettato quando è stato approvato il Next Generation EU. Abbiamo due elementi trasversali.
  Il primo è l'ammodernamento infrastrutturale. Sono d'accordo che non è tanto un problema fisico, ma un problema di come effettivamente esercitare il diritto alla connettività, perché abbiamo aree del Paese estremamente infrastrutturate, per esempio quelle del Sud, anche al 90 per cento, ma che sono anche quelle più basse come livello di connettività. C'è questo tema fondamentale, così come le competenze sono l'altro tema trasversale. Mi fa piacere che si citino di nuovo il ruolo degli istituti tecnici e il tema, che è stato posto anche nel nostro parere, legato alle lauree professionalizzanti e al superamento del gap di genere rispetto alle lauree STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
  C'è una terza questione generale prima di approfondire le questioni legate soprattutto al diritto alla connettività, ed è il tema che sta forse dentro l'interoperabilità, tema che poneva qui proprio il collega Gariglio, riguardante lo scambio dei dati sanitari, soprattutto nel momento drammatico che stiamo vivendo. Ogni fascicolo sanitario è una specie di silo, impenetrabile. Abbiamo avuto un problema analogo con l'ANPR (Anagrafe nazionale della popolazione residente) rispetto alle anagrafi dei comuni; si è risolto, mi pare, in parte o si sta risolvendo quasi completamente anche grazie al lavoro del suo Dipartimento con delle interfacce. O riformiamo il Titolo V e istituiamo un unico Sistema sanitario, o troviamo una soluzione tecnica per consentire che questi dati sanitari si possano "parlare".
  Per quel che riguarda le infrastrutture noi abbiamo molto apprezzato il fatto che già il 18 marzo lei abbia parlato del raggiungimento dell'obiettivo del diritto alla connettività fin dal 2026, cioè in particolare alla connettività da almeno un giga per tutte le famiglie italiane e alla copertura 5G in tutte le aree popolate, che sono le indicazioni della comunicazione europea Bussola per il digitale 2030.
  Vorrei capire un po' meglio però – alcune cose le ha dette – come si fa, e in particolare come si fa la mappatura, come questa mappatura si coordina con il lavoro che sta effettuando Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), come si fanno le verifiche. Noi abbiamo svolto un grosso approfondimento nella commissione sul livello di attuazione dei bandi per la banda ultralarga vinti da Open Fiber, e mi pare ci sia una verifica non completamente piena dell'aderenza della rete Open Fiber per le aree bianche. Vorrei sapere se magari state pensando, per esempio, anche di fare un audit su tale questione; e soprattutto come è possibile che si siano ormai trasformati più di 1.200 comuni previsti in FTTH – tra l'altro l'FTTH di Open Fiber è comunque fuori dall'edificio, nel pozzetto – in tecnologia FWA (Fixed Wireless Access), e quindi come è stata effettuata la valutazione di equivalenza ai fini dell'erogazione degli aiuti di Stato.
  Abbiamo avuto un grande strumento in questi anni, nel 2015, che è stata la Strategia italiana per la banda ultralarga. Se abbiamo raggiunto dei risultati anche sul tema delle infrastrutture fisiche, è perché dal 2015 c'è stata questa Strategia. Ma mi chiedo: non ritiene che, alla luce delle numerose innovazioni normative, forse bisognerebbe riscrivere una nuova strategia per la banda ultralarga? Pag. 14
  Per quel che riguarda il tema della FTTH, condivide la proposta che è stata avanzata, sempre qui in questa Commissione, di istituire un digital bonus per l'FTTH negli edifici del tipo del superbonus per gli altri interventi legati al patrimonio edilizio? Si parla e si è parlato, anche nel corso della discussione che c'è stata qui in Commissione, di andare a ulteriori semplificazioni normative; ma quali rispetto a quelle della legge n. 183 del 2020?
  Poi c'è un'altra questione sulla quale mi piacerebbe sapere qual è la sua opinione. Noi abbiamo in questo momento un SPC (Sistema pubblico di connettività) e una RIPA (Rete internazionale della pubblica amministrazione) che sono un po' antichi. Visto che stiamo andando nella direzione dell'integrazione della fibra col 5G (questo sostanzialmente è il futuro della connettività) non possiamo immaginare una modifica dell'SPC in direzione di una rete di edge cloud computing come prospettiva, anche per una riorganizzazione del sistema di connettività degli enti pubblici?
  Un'altra questione (concludo) è la relazione tra le reti fissa e mobile. Io credo, e penso che lei sia d'accordo, che si tratti di una relazione di complementarietà, non di sostituibilità. La quasi totalità della copertura 5G della popolazione fa già parte degli obblighi imposti. Penso quindi che la possibilità di generare infrastrutture miste – FWA, 5G eccetera – vada ricondotta anche al novero dei collegamenti fissi, e vada prescelta ove i costi di tali soluzioni possano essere inferiori a ipotesi alternative. Da una parte sicuramente bisogna rafforzare e dare impulso al 5G, però dall'altra la nozione di neutralità tecnologica per le connessioni fisse dovrebbe essere declinata con il principio del costo più basso a parità di performance.
  Termino, anche rispetto al supporto e alla realizzazione di nuove torri e nuovi micro-impianti. Non faccio la domanda sulla rete unica perché tanto l'ha fatta il collega Nobili. Cosa pensa dell'opportunità di adeguare gli attuali limiti italiani sulle emissioni elettromagnetiche a quelli europei? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Bruno Bossio. Do la parola all'onorevole Silvestroni.

  MARCO SILVESTRONI. Grazie, presidente. Grazie, Ministro. Intanto grazie per essere presente qui in aula: questa già inizia ad essere una novità positiva. Ho delle domande da farle. Una è riguardo al cloud nazionale. Lei già è stato esaustivo sul tema, però vorremmo capire, visto e considerato che la maggioranza degli operatori informatici è straniera e che molti hanno già fatto grandi investimenti in Italia, come pensa di poterne definire il ruolo.
  Inoltre, come già è stato sollevato dal collega Mollicone e dai colleghi parlamentari europei in riferimento sempre al cloud, nell'audizione sul PNRR tenuta a marzo lei evidenziava l'opportunità che l'Italia si inserisse da protagonista nel sistema Gaia-X come elemento tale da consolidare la sua sovranità digitale. La domanda è: è consapevole che il 29 marzo scorso il consiglio di amministrazione del progetto europeo ha dato il via libera all'ingresso di 212 nuove aziende ed enti di ricerca che sono diventati ufficialmente membri il 31 marzo, quindi con il rischio che entrino a far parte del consorzio anche imprese in questo caso cinesi come Huawei oppure Alibaba sotto la veste societaria, o meglio, sotto la veste di società europee? Come pensa di conciliare questo con l'obiettivo della sovranità digitale europea?
  Per noi di Fratelli d'Italia questa non è una priorità, però siccome nei corridoi del Transatlantico si rincorrono opinioni in libertà all'interno della maggioranza: il Governo ritiene di dover intervenire adeguando i limiti di emissione elettromagnetica – già lo ha domandato la collega Bruno Bossio – a quanto previsto a livello europeo?
  Per quanto riguarda la semplificazione dell'iter autorizzativo per la realizzazione delle reti di telecomunicazione mobili, crediamo sia importantissimo, se vogliamo accompagnare la digitalizzazione del Paese e soprattutto darle priorità nel PNRR, sapere quali sono sulla semplificazione dell'iter le iniziative che intende intraprendere. Pag. 15
  Poi c'è la questione dei voucher. Serve trasparenza sicuramente sulla fase 1, quella riguardante le famiglie. Servono tempi certi per la fase 2, quella per quanto riguarda le imprese, e assicurarsi la realizzazione e la semplificazione dei processi a sostegno delle tecnologie previste, le prestazioni elevate, per evitare distorsioni di concorrenza. Preciso la domanda. Per quanto riguarda la trasparenza, per quanto riguarda la fase 1 sulle famiglie, la richiesta è: servono tempi certi. Per la fase 2 è: assicurarsi la semplificazione dei processi.
  L'altra settimana lei ha dichiarato durante l'intervento cui ha partecipato, l'intervento organizzato dal collega Butti che è responsabile del Dipartimento media e telecomunicazioni, che il Governo non può aspettare eventi, ma deve fare interventi. Possiamo interpretare questa dichiarazione come un superamento di fatto della lettera di intenti tra Cassa depositi e prestiti e TIM dello scorso 31 agosto, che ha tenuto il Governo, nelle persone dei Ministri Gualtieri e Patuanelli, ed il Paese inutilmente appesi a un'ipotesi di ritorno a un monopolio infrastrutturale in capo a un'azienda? Perché la TIM, che pochi giorni fa ha riconosciuto pubblicamente in assemblea di aver connesso nel 2020 328.741 unità immobiliari contro i quasi 2 milioni di Open Fiber... Vediamo quanto tempo ho ancora, perché avrei altre domande.

  PRESIDENTE. Qualche secondo ancora. Ho concesso un minuto alla collega Bruno Bossio, quindi concedo qualche secondo anche a lei.

  MARCO SILVESTRONI. Allora le pongo un'altra domanda. Nel corso della crisi pandemica abbiamo avuto modo di constatare il ruolo vitale della connettività per la vita dei cittadini, e allo stesso tempo le ampie criticità che tuttora permangono nella digitalizzazione del territorio italiano. Tecnologie come l'FWA hanno permesso di ridurre il digital divide e raggiungere aree che altrimenti non sarebbero state coperte, offrendo supporto a borghi e territori più periferici e svantaggiati. In questo senso chiedo quale sarà l'impegno del Governo per la valorizzazione delle tecnologie FWA a supporto del completamento della Strategia per la banda ultralarga e la digitalizzazione del Paese.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Silvestroni. Do la parola adesso al collega Scagliusi.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per l'illustrazione delle linee programmatiche. Naturalmente anche dal nostro gruppo troverà una vicinanza alla visione che ha espresso sulla necessità per il nostro Paese di accelerare sulla transizione digitale. Ci fa piacere che lei abbia ricordato anche il diritto universale di accesso a Internet, che dev'essere garantito per tutti i cittadini, perché tramite questo si forniscono loro tutti quelli che sono i servizi sia pubblici che privati, e un periodo di pandemia come quello che stiamo vivendo ci ricorda la necessità di accelerare maggiormente su questi obiettivi.
  Lei ci ha illustrato gli obiettivi da qui al 2026 in ottica anche di PNRR; forse però ci servirebbero anche degli obiettivi intermedi da qui al 2023, che è la durata della legislatura, quindi la durata in cui noi ci troviamo ad operare come Commissione parlamentare. Ha parlato del divario tra Nord e Sud, e la transizione digitale è l'occasione per colmare questo gap: su questo hanno già detto i colleghi, di tutto il lavoro che è necessario fare anche sulla questione della banda ultralarga. Noi ci teniamo a ricordare anche quanto di buono hanno fatto i Governi precedenti sulla banda ultralarga, fornendo trasparenza e accessibilità ai dati sullo stato dei lavori tramite Infratel. È stato costruito un sito che ci permette, insieme al MiSE, di controllare comune per comune a che punto sono i lavori per quanto riguarda le aree bianche.
  Invece le chiedo, su quello che ha detto sulle aree grigie circa la possibilità di intervenire mantenendo una neutralità tecnologica, come si rapporta tale questione con la possibilità di aiuti di Stato o con le gare che sono state già vinte con degli obblighi specifici su alcune tecnologie. Pag. 16
  Venendo a un altro settore, ha parlato di pubblica amministrazione digitale. Anche su questo trova il massimo appoggio dal gruppo Movimento 5 Stelle. È importante capire però come viene realizzata la parte di cloud computing della pubblica amministrazione, che tipo di infrastrutture si utilizzano, come ha ricordato anche lei, in base alle tipologie di dati. Cioè, prima di tutto serve una classificazione dei dati non più rimandabile per il nostro Paese, in modo da dare diversi livelli di sicurezza a seconda dell'importanza dei dati, della riservatezza, e concentrarsi su quelli a maggior rischio, a maggior pericolo, quelli core, che dal nostro punto di vista dovrebbero essere gestiti da un'infrastruttura pubblica. Lei ha parlato di un polo strategico nazionale, non so se ciò combacia con questa visione.
  Anche la collega Bruno Bossio ha citato, sempre parlando di pubblica amministrazione, la questione del fascicolo elettronico digitale. Le volevo chiedere quali sono gli sviluppi e se si riesce a rendere più efficiente un po' tutto il sistema, viste anche le competenze delle varie regioni.
  Sull'identità digitale ha citato i dati che evidenziano un incremento, nell'ultimo periodo, dell'utilizzo dell'identità digitale. Naturalmente credo che questo aumento di iscrizioni all'identità digitale sia da collegare con alcuni provvedimenti del Governo precedente, come il cashback o altre forme che richiedevano obbligatoriamente l'accesso con l'identità digitale. Però da questo punto di vista bisogna costantemente permettere alle pubbliche amministrazioni anche di fornire servizi; altrimenti se i cittadini si iscrivono solamente per un servizio e non per accedere a tutto quello che può garantire la pubblica amministrazione, quindi i vari comuni e le amministrazioni centrali, rischia di essere uno sforzo poi inutile a lungo termine. Su questo le chiedo se per l'app IO, quella della pubblica amministrazione, ci siano aggiornamenti in vista e se si lavorerà su di essa in futuro.
  Un'altra questione rilevante in periodo di pandemia, anche in vista delle riaperture che si intende fare, è l'app Immuni, quella di tracciamento. Vorrei sapere se si lavorerà da questo punto di vista, per poter riutilizzare questa app al meglio, visto che quello del contact tracing è un aspetto che potrebbe essere centrale per le riaperture. Non lo è stato nella fase precedente, anche perché c'è stata una bassa adozione anche a causa di alcune campagne mediatiche.
  In ultimo ha parlato di attenzione verso il mondo delle startup. Le vorrei chiedere come si relaziona questo al Fondo innovazione.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Scagliusi. L'ultimo intervento, collega Capitanio.

  MASSIMILIANO CAPITANIO. Grazie, presidente. Grazie, Ministro. Benvenuto. Io cercherò di stare nei cinque minuti, anche perché a livello generale condividiamo completamente il piano. Ci fa paura – glielo avevamo già detto in videoconferenza – il termine «2026», perché è molto proiettato nel futuro. Vorremmo lavorare a oggi a obiettivi già nel 2021.
  Una prima domanda verte sull'aggiornamento eventualmente del Piano scuole: cioè all'interno della cablatura delle scuole, a settembre, quante saranno le scuole che saranno connesse ad alta velocità. Condividiamo comunque totalmente lo spirito del suo intervento, anche perché ha sposato una definizione che la Lega ha usato per prima, che è quella della strategia unica, al posto di fossilizzarci sull'espressione «rete unica». Durante il suo primo intervento in questa Commissione aveva detto che stava lavorando col Ministro Giorgetti a una soluzione rapida anche per la costituzione dell'infrastruttura digitale: vorremmo avere qualche dettaglio in più.
  Bene i 19 milioni di utenti provvisti dello SPID. Un'occasione d'oro, ma capiamo la difficoltà del momento, poteva essere quella di veicolare il piano vaccinazioni con la dotazione di SPID per tutti i cittadini vaccinati. Vorremmo capire quali strumenti ulteriori state adottando, al di là del cashback e delle altre iniziative estemporanee, per accelerare la dotazione di tutti i 60 milioni di italiani di SPID.
  La mappatura, come intendete farla e quali dati avete acquisito? Si è poi parlato Pag. 17molto di semplificazione, anche per ridurre la difficoltà dei processi di digitalizzazione del Paese. Vorremmo conoscere qualche esempio concreto che pensate di porre in essere, anche in base a una serie di emendamenti e ordini del giorno che avevamo presentato ai suoi predecessori. Ha giustamente ribadito che spetta al Governo garantire la sicurezza del cloud dei dati sensibili. Sono curioso di sapere se vi siete occupati del caso di Brescia, dove pochi giorni fa sono stati hackerati tutti i dati della pubblica amministrazione e i pirati hanno chiesto 1,3 milioni di euro di riscatto per restituirli.
  Molto interessante, pratico e a breve termine è invece il passaggio sull'app IO. Innanzitutto noi avevamo chiesto di sostenere un progetto di legge presentato dalla Lega per l'introduzione in generale dell'identità digitale in Costituzione. Uno spunto utile potrebbe essere quello di lavorare insieme a pagoPA per la riduzione, se non l'azzeramento, dei costi delle commissioni bancarie, perché oggi se io pago un bollettino postale tramite l'applicazione della mia banca privata non sostengo dei costi, il più delle volte utilizzando le applicazioni IO e pagoPA sostengo dei costi che variano da 1 euro a 2 euro e mezzo. Lì è necessaria ovviamente l'interlocuzione col sistema bancario, però è un passaggio fondamentale per agevolare e incentivare l'utilizzo dell'applicazione IO.
  Vorrei sapere se avete pensato di inserire all'interno delle funzioni dell'applicazione IO anche l'autocertificazione digitale, per liberarci di tutti i quintali di carta che abbiamo fatto circolare in questi mesi; e se sia possibile anche il trasferimento della tessera elettorale all'interno dell'applicazione IO, perché uno dei motivi per cui i comuni si sono trovati in difficoltà nel trasferire le sedi elettorali dalle scuole ad altre sedi, liberando le scuole da questo fardello, era anche la necessità di comunicare il cambio di seggio elettorale ai cittadini.
  Sulle aree bianche hanno già chiesto tanto i miei colleghi. Vorremmo sapere quante sono le effettive attivazioni dei voucher allegati alla prima fase, se avete i dati di quanti voucher siano stati attivati per singolo operatore telefonico e se pensate di rimodulare, in base anche gli errori commessi sulla fase 1, la fase 2 dei voucher dividendoli in microlotti. Comunque sulla fase 2, su cui c'è molta attesa sia da parte delle imprese che delle famiglie con ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) superiore ai 20 mila euro, vorremmo sapere se c'è qualche novità un po' più concreta rispetto alla tempistica, cioè quando pensate di poterla attivare.
  Infine vorremmo sapere se ritiene comunque rischioso in questo piano di digitalizzazione, anche alla luce del Perimetro di sicurezza cibernetica, l'utilizzo di tecnologia cinese nella digitalizzazione del Paese.
  Un ultimo auspicio è invece di non focalizzare eccessivamente il dibattito sullo sviluppo digitale del Paese sul contrasto Nord-Sud, perché ci sono delle aree al Nord, soprattutto quelle montane, che sono totalmente scoperte. Poi io non so se considerare l'Appennino modenese, che versa in condizioni di estrema criticità, Nord, Sud o Centro. Suggerisco di considerare una delle indicazioni contenute nel parere espresso al PNRR e sostenuta dalla Lega, quella di coinvolgere i governatori regionali come commissari digitali per aiutarla in questo ambizioso progetto. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola al Ministro Colao per la replica.

  VITTORIO COLAO, Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. Innanzitutto grazie per le domande. Cerco di organizzare alcuni punti; chiedo scusa in anticipo se mi dimentico qualcosa. Vado in ordine, partirei dai commenti dell'onorevole Nobili e dell'onorevole Mor.
  La domanda sulla mappatura era come pensiamo pragmaticamente di procedere. L'onorevole ha usato l'espressione «impantanarsi». Io non l'ho usata, però non vogliamo impantanarci, soprattutto non vogliamo andare piano. Siamo già partiti, sostanzialmente. È già stato costituito un gruppo di lavoro congiunto col MiSE; si riunirà la prima volta questa settimana, giovedì esattamente, e partiremo con le mappature. Pag. 18
  Vorrei chiarire una cosa sulle mappature, e già anticipo una risposta all'onorevole Bruno Bossio. Le mappature non sono alternative a quelle di Agcom: Agcom fa le mappature in essere; Infratel fa le mappature guardando avanti, chiederà impegni a tre anni. Stiamo lavorando assieme con Infratel e Agcom per far convergere il tutto in un unico sistema di mappatura, perché effettivamente oggi e verso il futuro sono un po' la stessa cosa. Chiederemo mappature di fibra, ma anche di 5G. Chiederemo mappature a tre anni e stiamo valutando come rendere queste mappature (qui devo stare attento alle parole che uso) non dico cogenti, ma piuttosto impegnative, molto impegnative. Non posso andare oltre, non credo di poter andare oltre, ma le vogliamo rendere impegnative, cioè vogliamo evitare (si apprende facendo) che ci siano vantaggi o svantaggi a sovradichiarare o sottodichiarare.
  Dopodiché con queste mappature pensiamo di partire a maggio, pensiamo che dureranno 30-45 giorni. Ovviamente daremo visibilità di cosa sta succedendo e sarà molto importante avere mappature 5G. Qui copro anche diversi punti dell'onorevole Bruno Bossio, ma anche di altri: più si va avanti, più la distinzione fibra, FWA e 5G tende a scomparire, perché in alcune zone una capacità 5G o FWA sarà sostanzialmente equivalente a quella della fibra; chiaramente non ovunque, perché dove c'è molta densità questo non sarà possibile. Noi cercheremo di essere il più possibile tecnologicamente neutrali nel definire – questo copre anche la domanda sui costi –, quale che sia la maniera per offrire una certa prestazione, quella meno costosa per lo Stato. In questo modo cercheremo anche di erogare i nostri contributi nella maniera più efficiente, ma è chiaro, che si tratti di una zona del Nord, montana o dell'Appennino modenese o si tratti di una pianura nel centro della Sardegna, che ci potranno essere delle differenze economiche. Lasciamo semplicemente che siano gli operatori di mercato a definire cosa conviene loro; o quantomeno cosa credono che loro convenga, poi se sbaglieranno i conti saranno loro a pagarne le conseguenze.
  A valle di questo redigeremo un piano: quindi la risposta è sì, dovremo rivedere un piano. Il piano dovrà essere rivisto in Italia, dovrà essere rivisto in Europa. Copro anche il tema degli aiuti di Stato: dobbiamo sicuramente assicurarci che sia coerente, soprattutto per le aree grigie, con la normativa relativa agli aiuti di Stato, e dovremo essere sicuri di cercare di parallelizzare il più possibile i processi per cercare di arrivare entro fine anno ad avere tutto allineato. In questo modo poi si potrà partire a tenere quelle che si chiamano «gare».
  Copro anche un altro tema che è stato toccato prima. Cercheremo di disegnare aree molto più piccole della volta scorsa, perché l'area molto più piccola permette agli operatori di essere molto più precisi nella definizione dei costi. È chiaro che nella versione precedente con le aree bianche ci sono state delle stime di costo forse un po' approssimative, ma anche lì si impara. Speriamo di poter presto, a inizio del 2022, avere il processo terminato, il che dà poi a malapena cinque anni per arrivare alla fine del 2026. Quindi non è che abbiamo tanto tempo; chiederemo collaborazione a tutte le istituzioni coinvolte per mantenere i tempi i più brevi possibile.
  L'onorevole Mor mi domandava del coordinamento per il discorso «innovazione». Qui è molto importante essere chiari: l'innovazione nasce da un insieme di cose. Sicuramente le persone sono la cosa più importante. Di nuovo, non sono qui a fare pubblicità ai miei colleghi, ma la Ministra Messa sta introducendo una grande quantità di iniziative nel PNRR che saranno orientate a favorire la creazione delle competenze delle persone, e parzialmente anche il Ministro Bianchi.
  È molto importante la sperimentazione. Voglio portare di nuovo all'attenzione di tutti – lo farò poi anche pubblicamente in maniera più ampia – il fatto che l'Italia si è già dotata, grazie alla Ministra Pisano che mi ha preceduto nel ruolo, di una norma sulla sperimentazione dei sandbox che francamente è sottoutilizzata in Italia, e non so perché: dovremmo farla funzionare meglio. Le persone hanno le idee, ma poi bisogna Pag. 19farle sperimentare. Abbiamo una legge, dobbiamo farla funzionare meglio per permettere una sperimentazione di tutto quello che è, se volete, nuovo, che magari va un po' a testare l'ambiente regolatorio. Dobbiamo rendere più facili le regole. È di questi giorni la discussione sulla legge per la costituzione delle startup innovative. Sicuramente c'è stato un intoppo: bisogna risolvere quell'intoppo e permettere a ragazzi che vogliano partire con una piccola iniziativa di farlo celermente e in maniera poco costosa. Anche su questo dovremo lavorare.
  Poi c'è il tema dei finanziamenti, su cui però devo dire che una volta risolti i primi tre, avendo le persone, la sperimentazione e la facilitazione delle regole, i finanziamenti nella mia esperienza poi arrivano.
  L'onorevole Bruno Bossio ha toccato un sacco di punti che, devo dire, faccio fatica a commentare se non confermando. Sulle competenze, gli ITS: gli ITS saranno un'area di investimento importantissima del PNRR. Cito i numeri: l'Italia produce 8-9 mila diplomati all'anno, la Germania ne produce centinaia di migliaia. Ci saranno degli interventi per potenziarli, ma sarà importante potenziarli in maniera omogenea nel Paese e non solo in certe aree: questo è un importante obiettivo del Governo; e sarà importante anche farlo negli ambiti che danno i maggiori sbocchi. Io credo che sarà importante anche garantire qualche forma di raccordo con l'università, perché ci potranno essere dei diplomati ITS che vorranno magari a un certo punto continuare in un percorso universitario. È importante che non diventino un binario morto dal punto di vista dell'educazione, nella visione che uno deve poter continuare a studiare o no liberamente. Quindi quell'azione del Ministro Bianchi sarà molto importante.
  Il tema delle lauree professionalizzanti è anche molto importante. Richiede che le università scelgano in maniera molto chiara dove mettere il loro peso.
  Infine il tema STEM, particolarmente per quanto riguarda le donne e le ragazze. Ci stiamo raccordando con la Ministra Bonetti per assicurarci che gli interventi arrivino presto nel ciclo educativo, perché è dimostrato che dopo una certa età è molto difficile convogliare le persone: si possono dare aiuti economici, si possono fare cose, ma dopo una certa età è molto difficile. Gli interventi dovranno essere quindi interventi formativi; ci sarà forse anche qualche intervento economico, ma è molto importante il primo aspetto.
  Sul fascicolo sanitario la risposta è: sì, è un elemento molto importante. Credo ci sia stata una grossa presa d'atto di questo Governo che i fascicoli sanitari, ferma restando la responsabilità gestionale delle regioni, devono essere collegati e devono essere omogenei. Non vuol dire che poi la gestione della sanità debba essere omogenea, ma la base dati deve essere omogenea, e credo che abbiamo visto che nella pandemia qualche problema scaturito dal fatto di non averli l'abbiamo avuto.
  Ci saranno azioni – qui parlo di nuovo del PNRR, ma poi si tradurrà in azioni – e un rilevante investimento in quest'area. Il Ministro Speranza è il Ministro responsabile di quest'area, ma lavoreremo in raccordo, in raccordo con le regioni, e devo dire che le regioni sono anch'esse molto consce di quello che bisogna fare. È la base non solo del trattamento sanitario unificato del paziente, ma anche della conoscenza unificata dei fenomeni sanitari per l'amministrazione e per i Ministeri. Direi che è uno degli interventi più importanti in area salute che dobbiamo compiere.
  Per quanto riguarda la mappatura le ho già risposto, onorevole. Come ho detto, non voglio usare la parola «cogente», ma credo sia giusto che chi non rispetta le mappature qualche penalizzazione ce l'abbia; poi vedremo come.
  La domanda sui comuni, le aree bianche, FTTH. Riguardo alla ricostruzione, la mia comprensione della storia è che i 1.200 comuni successivamente alla gara erano stati mappati come non coperti, e invece al momento dell'effettiva realizzazione sono risultati coperti. Quindi per quei comuni, per le aree non coperte, è stata data l'autorizzazione di passare al Fixed Wireless; il che poi vuol dire che forse arriverà la fibra, forse no, ma comunque c'è già il Fixed Pag. 20Wireless. Quello che può essere percepito come, se vuole, un degrado della prestazione non è un degrado, ma è che la situazione di partenza era diversa; il che non vuol dire che ci sia stato un ritardo di Open Fiber.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. C'è poi il problema delle valutazioni economiche diverse...

  VITTORIO COLAO, Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. Quello delle valutazioni economiche diverse è un tema importante, perché, come è stato rilevato anche in un'altra domanda, è chiaro che il costo del Fixed Wireless è minore rispetto al costo della fibra. Bisognerà trovare nella prosecuzione per le aree grigie, per il resto del Paese, un meccanismo di adeguamento che renda neutrale la scelta. Io alla fine penso che, di nuovo, se si va a gara tra tecnologie alternative, sta a chi offre decidere qual è il suo costo, se uno avrà un costo più basso; ma uno potrebbe anche dire che ci sono diversi modelli di realizzare la fibra: si può fare il GPON (Gigabit-capable Passive Optical Network) di Open Fiber o si può fare la FTTC (Fiber To The Cabinet) che fa Telecom Italia. Di nuovo, se uno dei due è più efficiente lo Stato pagherà di meno; cercare di trovare una neutralità ed essere agnostici con le tecnologie permette anche di essere sicuri che si va a mettere quella che è la cifra più logica.
  Sulle semplificazioni normative, onorevole Bruno Bossio, io qui mi rendo conto che ci sono tante complicazioni, ci sono tanti enti; però i tempi di rilascio dei permessi per gli scavi per le antenne sono troppo lunghi. Tra l'altro creano anche un effetto negativo, che è quello che poi si presenta di più: perché se io non so quando arriva comunque li "butto dentro", perché non avendo la certezza faccio così, e "buttando dentro" si intasano gli uffici. È proprio un gatto che si morde la coda. Stiamo lavorando a ipotesi di semplificazione e accorciamento dei tempi autorizzativi, ovviamente rispettando tutte le prerogative ma essendo anche qui un po' più fermi, perché se siamo più fermi con le imprese dobbiamo anche essere più fermi con lo Stato dal punto di vista della «permessistica».
  Limiti elettromagnetici, che è anche una domanda dell'onorevole Silvestroni. Qui il tema è relativamente semplice: bisogna cercare di avere il minor numero possibile di antenne (perché, di nuovo, richiedono tanti permessi, alcune sono anche bruttine da vedere, eccetera) garantendo ovviamente la sicurezza, la salute e la tranquillità ai cittadini. È un confronto che si fa continuamente. Il 5G, avendo delle frequenze più alte, richiede intrinsecamente molte più antenne. Bisogna trovare un bilanciamento tra quante antenne vogliamo e qual è il livello a cui vogliamo arrivare. Qui c'è la scienza che parla e quindi si valuteranno, se si dovranno valutare, le evidenze scientifiche.
  Onorevole Silvestroni, cloud nazionale e Gaia-X. Qui ci sono due considerazioni diverse. La prima: il cloud posseduto dagli stranieri in Italia è pericoloso? Credo che l'onorevole Scagliusi abbia fatto riferimento alla classificazione dei dati. Francamente per tenere i dati relativi alle multe che io prendo quando vado in macchina, poche per fortuna, non credo che sia particolarmente rilevante se un comune usa il cloud di Amazon o il cloud di Google per tenere i dati delle multe. Se parliamo dei dati sanitari, ovviamente sono più sensibili. Se parliamo dei dati della salute o di giustizia, sono ultrasensibili. Non credo quindi che dobbiamo ragionare ideologicamente: dobbiamo partire da una classificazione dei dati e dire che cosa è ultrasensibile, che cosa è sensibile e che cosa è ordinario; poi in base a queste formule le amministrazioni possono valutare cosa va dove.
  Per quanto riguarda il cloud pubblico, se per «pubblico» intendiamo «controllato dal pubblico» io penso che, di nuovo, per dati ultrasensibili ma anche per dati sensibili è bene che sia controllato dal pubblico, il che non vuol dire necessariamente che debba essere di proprietà pubblica ma che ci sia un controllo. L'esempio che mi verrebbe da portare, l'analogia o la metafora un po' semplicistica che farei, è un po' Pag. 21quello della cassetta di sicurezza. Io voglio che la cassetta di sicurezza sia sicura, voglio che il caveau non sia attaccabile e voglio che gli impiegati della banca seguano le leggi italiane ed essere sicuro che non facciano cose strane. Poi se è Banca Intesa o è Paribas, può piacermi di più o di meno, ma l'importante è che le prime due condizioni siano assicurate.
  La stessa cosa con i dati. Voglio assicurarmi che l'infrastruttura sia pubblica? Nel mio discorso ho parlato del grande lavoro che sia le direttive europee sia il comparto sicurezza in Italia stanno facendo per garantire che ci sia un forte Perimetro di sicurezza, e quella è la prima parte. La seconda è che le leggi e le legislazioni siano quelle europee e italiane. Dopodiché possiamo vedere se ci sono dei player italiani, ma quello diventa più parte della politica di autonomia e di sovranità: se ci sono dei player italiani che possono e ci faranno delle offerte serie per realizzare un cloud italiano sicuro e con leggi italiane, ovviamente saremo contenti di valutarle.
  Su Gaia-X devo dire che anch'io non sono ancora completamente sicuro. Innanzitutto sono un po' perplesso anch'io del concetto di lanciare una cosa che deve avere una dimensione europea e poi ci finisce dentro il mondo intero. Il che non vuol dire che sia una cosa cattiva, anzi, per certi versi è molto bello che facciamo standard; però allora lo scopo è diverso: lo scopo è di armonizzare gli standard, non necessariamente quello dell'autonomia europea. Stiamo valutando se e come entrare. Stiamo interloquendo con le aziende italiane: ce ne sono tante che hanno deciso di partecipare. Se entrare e come entrare come Governo dipenderà da quello che le aziende italiane ci dicono: se c'è un interesse a stabilire un hub nazionale, anche in risposta alla domanda dell'onorevole Scagliusi sul Fondo innovazione, può darsi che questo possa essere un buon utilizzo del Fondo innovazione, per esempio. Però ho bisogno di avere l'interesse delle aziende italiane, delle imprese italiane, perché altrimenti partecipiamo a una federazione di standard setting: il che va bene, ma non è necessariamente ambizioso come l'autonomia.
  Onorevole Silvestroni, sui limiti ho già dato la risposta. Sui voucher credo di aver detto nel mio discorso che il livello di utilizzo è del 37 per cento. Mi chiede quanti siano andati per operatore. Io non ho la statistica per operatore, ma ho la statistica di quanti ne ha preso uno e quanti gli altri, che forse è equivalente, forse no. Il 76 per cento dei voucher richiesti è arrivato da un operatore, il 20 per cento successivo è ripartito tra il secondo, il terzo e il quarto, e il 4 per cento sul rimanente delle 91 società. Quindi c'è una concentrazione del 76 per cento su uno, che non sappiamo chi sia, 20 su tre e tutto il resto sugli altri. Io ho dato la risposta tecnicamente corretta.

  PRESIDENTE. Ministro, noi purtroppo alle 17 dobbiamo essere in Aula, perché riprende i suoi lavori.

  VITTORIO COLAO, Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. Allora vado veloce. Sul superamento della lettera di intenti ho già detto: io non parlo di eventi, parlo di interventi. Gli interventi sono la banda, il cloud, eccetera; la rete unica e la lettera di intenti sono questioni che riguardano società, peraltro alcune quotate, quindi preferisco non entrare su questo tema.
  Ci tengo a coprire sia l'onorevole Scagliusi che i commenti dell'onorevole Capitanio. Obiettivi intermedi. Volete gli obiettivi intermedi prima del 2026? Non preoccupatevi, ci pensa l'Europa a chiederceli. Ci ha chiesto delle tabelle pazzesche, quindi ci sarà di tutto: obiettivi intermedi, milestone, target. Ci sarà tutto e ovviamente sono oggetto di discussione in questi giorni.
  Sulle aree grigie ho già detto: chiederemo impegni specifici. Ovviamente chiederemo anche qual è la tecnologia su cui ci saranno questi impegni nelle dichiarazioni.
  PSN, credo di aver risposto. È importante il controllo pubblico più che la proprietà, però se c'è anche una proprietà la valuteremo apertamente.
  Fascicolo, molto importante. Ci tengo a dire che è molto importante, ma non tocca la libertà gestionale delle regioni. Pag. 22
  Un punto importante – qui le rubo due minuti proprio perché è importante – è l'identità digitale. Ringrazio molto per la domanda sull'app IO, perché mi dà in primo luogo l'occasione di dare credito ai miei due predecessori, la Ministro Pisano e il commissario Piacentini, che hanno messo dei mattoni o delle pietre angolari molto forti, molto importanti: l'app IO lo è sicuramente, lo SPID che è stato citato lo è sicuramente; sono la base per avere poi quell'identità digitale e quel domicilio digitale che messi assieme garantiranno il rapporto tra il cittadino e la pubblica amministrazione, ma anche il rapporto con le imprese, perché a quel punto si è identificati. È molto ambizioso. Abbiamo sicuramente l'impegno di accelerare su quello, di integrarlo col sistema delle notifiche e di far sì che l'Italia possa essere nel 2026 tra i primi Paesi in Europa ad avere pienamente realizzata, per tutti quelli che lo vogliono – chi non lo vuole continuerà ad andare alla posta –, questa semplificazione veramente colossale. Io penso che questo poi avrà dei benefici pazzeschi anche nei confronti delle imprese.
  Io dico che l'app Immuni non ha avuto un grande successo di pubblico, e ora ce lo possiamo anche dire, ma in un'ottica futura di passaporto vaccinale potrebbe avere un'utilità. Il motivo per cui la stiamo tenendo, la stiamo aggiornando (adesso si può inserire anche il risultato del tampone), è che probabilmente in qualche modo potrà essere utile. Non è stato un successo, ma non è stato un successo in nessun Paese europeo, quindi non credo che possiamo sentirci male per questo.
  L'app IO ha invece un enorme potenziale, perché l'app IO può essere il cuore del sistema di scambio tra la pubblica amministrazione e l'individuo, ed è molto importante che dai 10 milioni di oggi aumentiamo di numero. Come la spingeremo? Da una parte con incentivi e dall'altra rendendola molto riccamente popolata dalle amministrazioni locali, perché quello che interessa poi alla gente è un sacco di informazione locale, di rapporti locali. È molto importante.
  Fondo innovazione. A parte quello che le ho detto, confesso che è una cosa a cui stiamo cominciando a guardare in queste ore. È importante, ma dobbiamo cooperare molto con gli altri Ministeri. Ne abbiamo bisogno, perché dobbiamo fare massa critica.
  Concludo con l'onorevole Capitanio. Ho risposto già a molte domande. Prendo il commento sui costi di pagoPA rispetto alle banche. Lo andiamo a vedere, perché noi non eravamo sicuri: non ci risulta, però lo andiamo a vedere. È un punto per cui la ringrazio. Dobbiamo fare un controllo. Non mi risulta, francamente, ma è un buon suggerimento.
  L'attacco hacker di Brescia alla pubblica amministrazione conferma il punto, cioè nessuno riesce a difendersi da solo. È per quello che dobbiamo accelerare.
  Microlotti per i voucher. Abbiamo detto che faremo zone più piccole, anche per quello. Sicuramente c'era stato un punto prima sulla semplificazione del processo voucher: ovviamente deve essere semplificato, però di nuovo, è una nuova generazione, ogni generazione è migliore rispetto alla precedente.
  Concludo con due domande sul rischio della tecnologia cinese. Io non so e non voglio commentare, perché non sta me dire se la tecnologia cinese sia più o meno rischiosa. Sicuramente la tecnologia in generale diventa più rischiosa, perché avremo hacker: il mondo si digitalizza e quindi tutto diventa potenzialmente infiltrabile. È per questo che nel PNRR abbiamo deciso di potenziare i centri di valutazione di cui il MiSE dispone, sia quelli interni sia quelli esterni, perché ispezionare i software, fare l'audit ai software e soprattutto agli upgrade dei software diventerà essenziale come oggi è avere la macchina della Polizia o dei Carabinieri per strada. Più che definire quindi che il rischio sia una nazionalità, che può esserci ma cambia anche poi nel tempo, vedremo, è molto importante che il Paese si doti di strutture intelligenti di analisi tecnica dell'evoluzione. Se pensiamo al mondo dei dati e al mondo algoritmico, dovremo arrivare anche a poter ispezionare gli algoritmi, perché non puoi sapere Pag. 23che cosa fanno. Parte degli investimenti del PNRR va quindi in quella direzione; e devo dire, è confortante vedere che cominciamo anche come Italia ad avere opinioni nostre su diverse questioni.
  Concludo. Nord, Sud: no, tutto. Tutte le aree interne, tutte le aree sfavorite devono essere parte del piano che andremo a realizzare. Quindi Appennino di Modena o Appennino calabrese sono la stessa cosa: dobbiamo risolvere il problema un po' ovunque, e questa è la grande opportunità, come ho detto.

  PRESIDENTE. Grazie mille, Ministro. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17.