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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (VII Camera e 7a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 19 di Martedì 4 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Casa Vittoria , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'istruzione, Patrizio Bianchi, sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Casa Vittoria , Presidente ... 3 
Bianchi Patrizio , Ministro dell'istruzione ... 3 
Casa Vittoria , Presidente ... 10 
Toccafondi Gabriele (IV)  ... 10 
Frassinetti Paola (FDI)  ... 11 
Mollicone Federico (FDI)  ... 12 
Drago Tiziana Carmela Rosaria  ... 13 
Fusacchia Alessandro (Misto-FE-FDV)  ... 14 
Granato Bianca Laura  ... 15 
Angrisani Luisa  ... 16 
Soverini Serse (PD)  ... 16 
Verducci Francesco  ... 17 
Piccoli Nardelli Flavia (PD)  ... 18 
Marin Marco (FI)  ... 19 
Aprea Valentina (FI)  ... 20 
Cangini Andrea  ... 22 
Casciello Luigi (FI)  ... 23 
Patelli Cristina (LEGA)  ... 24 
Pittoni Mario  ... 25 
Saponara Maria  ... 26 
Tuzi Manuel (M5S)  ... 27 
Bella Marco (M5S)  ... 27 
Russo Loredana  ... 29 
Nencini Riccardo  ... 29 
Casa Vittoria , Presidente ... 30 
Bianchi Patrizio , Ministro dell'istruzione ... 30 
Casa Vittoria , Presidente ... 32 

ALLEGATO: Relazione sulle linee programmatiche del Ministero dell'istruzione ... 33

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
VITTORIA CASA

  La seduta comincia alle 9.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che dal resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'istruzione, Patrizio Bianchi, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi sulle linee programmatiche del suo dicastero. Sono lieta di salutare il presidente, fra poco verrà il senatore Nencini, ma per ora saluto tutti i colleghi che sono collegati anche da remoto e tutti i senatori oggi presenti.
  Ringrazio il Ministro Bianchi di essere presente oggi per questa nuova audizione. Ricordo che già abbiamo audito il ministro il 16 marzo scorso, all'indomani della formazione del nuovo Governo sui contenuti della proposta sul Piano di ripresa e di resilienza, il PNRR, di cui al documento XXVII n. 18. In quell'occasione il Ministro aveva già iniziato a tratteggiare un primo quadro delle sue linee programmatiche. L'audizione odierna ci offre l'opportunità di un confronto con il Ministro su tutte le questioni di principale rilievo nel campo dell'istruzione.
  Do quindi la parola al Ministro per la sua relazione. Prego, Ministro Bianchi.

  PATRIZIO BIANCHI, Ministro dell'istruzione. Grazie, presidente e grazie a tutti voi. Grazie di questa opportunità che mi è stata offerta di poter presentare le linee strategiche del nostro Ministero.
  Quando venni il 16 marzo, ebbi la possibilità di illustrare le linee con cui ci presentavamo al confronto europeo. Fu una discussione franca, lo ricordate, che ci aiutò molto a ridisegnare il Piano nazionale di ripresa e di resilienza, con un risultato importante che ci ha permesso di ampliare le risorse a disposizione della scuola e un impegno importante che ci siamo presi a livello europeo di darci un tempo per poter non tanto e non solo adeguare la consistenza delle nostre attività nel mondo scolastico con i livelli europei, ma soprattutto quello di recuperare quello che io ritengo il principale vulnus del nostro sistema, ovvero quello di essere un sistema che non dà uguali opportunità a tutti i nostri ragazzi.
  Il tema del superamento delle disparities interne al nostro Paese, le divergenze interne, il recupero delle disuguaglianze, della dispersione e della povertà educativa sono tutti elementi che segnano in maniera negativa il nostro cammino di crescita. Il recupero di questi elementi negativi è quello che ci può permettere di superare non solo e non tanto l'effetto della pandemia, quanto quella lunga stagnazione in cui è posto ormai da tempo il nostro Paese. Per questo abbiamo voluto con enfasi chiamare le nostre linee programmatiche «La scuola motore del Paese».
  Mi si permetta qui una piccolissima considerazione che sta alla base di tutto il nostro disegno. Vi sono due modi, due Pag. 4linee, per legare gli investimenti di istruzione allo sviluppo: una prima linea dice in maniera molto chiara che investire nell'istruzione vuol dire far aumentare le competenze; aumentare le competenze vuol dire far aumentare la produttività e aumentare la produttività si trasforma in un aumento di competitività e, quindi, in crescita; dall'altra parte, c'è un'altra linea di pensiero che dice che investire nell'istruzione vuol dire aumentare il numero di coloro che sono in grado di partecipare alla crescita del Paese. Queste due linee, in realtà, non si oppongono l'una con l'altra – si oppongono soltanto nella testa degli accademici –, perché noi abbiamo bisogno di entrambe le cose: aumentare il livello di produttività del Paese, predisponendo competenze adeguate all'epoca in cui stiamo vivendo, ma contemporaneamente ampliare il numero di coloro che possono disporre di queste competenze per partecipare così, in maniera attiva, allo sviluppo e non solo alla crescita del Paese e quindi alla capacità di dare una qualificazione alla nostra crescita.
  Sulla base di queste due linee dobbiamo fare una considerazione dei momenti particolari che stiamo vivendo, cioè i momenti di discontinuità tecnologica e scientifica e quelli di grave shock esterno. In queste fasi non basta quello che tradizionalmente è stato uno dei punti di forza del nostro Paese, cioè questa sorta di apprendimento continuo e diffuso: occorre dare un'accelerata e occorrono strutture formali di formazione e di istruzione.
  Per questo motivo «La scuola motore del Paese» non è soltanto una dichiarazione che potrebbe sembrare ovvia, ma è un piano di intervento che si muove su due linee molto chiare. Fingiamo di avere una lavagna – scusate la vecchia attitudine professorale – su cui vi sono due linee: una è la linea delle persone – l'asse portante di ogni ragionamento sulla scuola – con gli studenti, con il diritto allo studio in tutte le sue forme e con tutto il personale della scuola, ed è, quindi, un asse che lega gli studenti, il personale e le loro famiglie; un asse orizzontale dell'organizzazione, ovvero un asse che tiene, da una parte, l'organizzazione degli studi e il superamento di quella che abbiamo chiamato «la gabbia del Novecento», cioè una scuola nata su modello – che un noto pedagogista che stimo molto definisce «il modello militare-fordista» – con cui abbiamo strutturato la nostra organizzazione scolastica, quella per leve di età e che chiama le assunzioni «reclutamento»; mentre, dall'altra parte, tiene l'organizzazione complessiva del mondo a partire dall'organizzazione stessa del Ministero che oggi sicuramente non è più adeguata ad affrontare non solo la molteplicità, ma anche la specificità dei compiti. Ne ricordo soltanto uno: stiamo ampliando di molto lo spettro di quello che chiamiamo «l'età dell'educazione», che un tempo era fra i 6 e i 18 anni e che oggi prende dai 0 ai 6 anni, tutta l'età scolare e quella successiva, cioè quella della formazione continua a partire da quell'elemento fondante che sono gli ITS. È chiaro che, ad esempio, nel nostro Ministero dobbiamo avere un dipartimento che si occupa di formazione tecnica superiore e di formazione lifelong. Quindi dobbiamo anche mettere mano alle strutture del Ministero così come ai suoi organi decentrati, ma di questo parlerò più tardi.
  Abbiamo da una parte i quattro elementi su cui si riferisce il nostro lavoro sui due assi con il diritto allo studio e il personale della scuola sull'asse verticale delle persone e sull'asse orizzontale l'organizzazione del sistema scolastico e la riforma del Ministero e della governance complessiva.
  Nella slide numero 3 vi è «La Scuola motore del Paese», ovvero l'idea di rafforzare le strutture proprie del nostro sistema scolastico in un momento di così forte discontinuità. Su questo vi ricordo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci permette di avere risorse importantissime. Infatti, basti pensare all'investimento notevolissimo che abbiamo avuto per gli asili nido, la scuola dell'infanzia e i servizi di educazione e cura della prima infanzia. Tra l'altro, nella formulazione del 12 gennaio era già rilevante e, nella formulazione di fine aprile, è passato da 1 a 4,6 miliardi. Quindi, si tratta un intervento veramente straordinario che affronta situazioni di divergenza Pag. 5 che non sono più sostenibili nel Paese. La pandemia come shock esterno non soltanto ha esasperato queste diversità, ma ha messo anche a nudo una situazione che già da prima non era sostenibile.
  Nella slide 4 si parla del diritto allo studio. Sul diritto allo studio abbiamo alcuni temi molto chiari da affrontare. Innanzitutto, abbiamo questo indice insostenibile di dispersione scolastica che, però, vorrei scindere nella dispersione esplicita – cioè i ragazzi che non raggiungono un titolo di studio – e nella dispersione implicita, ovvero i ragazzi che, pur raggiungendo un titolo di studio, non hanno le competenze adeguate. Sulla base di questo credo che sia storicamente importante mettere in evidenza che dobbiamo cominciare da subito, fin dall'estate, a fare un ponte verso l'anno prossimo, utilizzando i fondi già in carico al Ministero: 150 milioni che sono già nella nostra disponibilità e che distribuiremo a tutti e l'utilizzo di 320 milioni di un Piano operativo nazionale che è rimasto nei residui della programmazione 2014-2020 e che metteremo a disposizione, ricreando una struttura di supporto per la progettazione di un intervento che non è centrato sull'estate, ma che dall'estate si proietta nell'anno prossimo e che, quindi, è un ponte per il prossimo inizio. L'idea è quella di una scuola non soltanto più aperta, ma anche più interattiva con il territorio. Cito sempre il pedagogista che parlava di una scuola estiva come parte di una nuova fase di scuola. Inoltre, vi sono anche 40 milioni che dedichiamo alla povertà educativa. Ricordo che questi non sono in alternativa con le iniziative dei comuni, ma si rivolgono a quelle aree periferiche e marginali laddove l'iniziativa dei comuni è meno forte. Quindi, è un'azione che va vista nella logica di un riequilibrio.
  L'inclusione e la presa in carico delle fragilità è un altro degli elementi fondanti. Su questo ho dato due deleghe ai miei sottosegretari. A Rossano Sasso ho dato la delega sulla fragilità, soprattutto dei ragazzi che hanno problemi legati anche a situazioni di handicap che vanno però visti nella loro complessità. Credo che sia stato importante aver dato una delega su questo fin dall'inizio, perché è un segno nei confronti di problematiche che rischiano sempre di essere dismesse. L'altra delega che ho dato è stata quella alla senatrice Barbara Floridia sull'educazione alla sostenibilità. Ho dato le deleghe fin dall'inizio, perché erano programmi complessi che andavano articolati con gli altri ministeri. In particolare, con l'onorevole Stefani, la Ministra per le disabilità, abbiamo avviato un lavoro molto intenso sul tema delle fragilità, e con i ministri Cingolani e Giovannini, la senatrice Floridia sta lavorando molto attentamente sul versante dell'educazione alla sostenibilità. Il tema dell'inclusione e della presa in carico della fragilità parte da quell'idea di patti educativi di comunità che avevamo già sviluppato nella riflessione dell'anno scorso e che sposano l'idea di far tornare la scuola il centro delle comunità locali.
  Per quanto riguarda la slide numero 5 sull'allineamento dell'offerta formativa di stage internazionali e sulla riforma del sistema di orientamento, credo vi sia un'attenzione generale che vede anche un confronto con la Commissione europea. Ho ricordato che noi siamo ben disponibili a confrontarci a livello europeo con chiunque, imparando da chiunque, ma anche insegnando a chiunque, perché bisogna essere orgogliosi di quello che si è fatto. Credo che in nessun Paese d'Europa vi sia stata tanta attenzione alla disabilità come da noi. Non sono disponibile semplicemente a dire: «I tedeschi, i francesi», perché i tedeschi hanno la loro esperienza, così come i francesi, così come i finlandesi, ma anche noi abbiamo le nostre esperienze. Qui ci confrontiamo da pari a pari con chiunque.
  Sul tema dell'orientamento, invece, dobbiamo fare di più. La riforma dell'orientamento è uno degli elementi cardine del PNRR. Ciò vuol dire che non possiamo lasciare da soli le famiglie e i ragazzi nel fare scelte non strutturate e non strumentate e quindi legare di più i diversi cicli e ordini di scuola in modo da permettere ai ragazzi di fare scelte consapevoli nel tempo; quindi, non più con l'idea di finire la terza media, oppure il liceo e vedere cosa fare. Pag. 6Queste cose si preparano nel tempo, dando ai ragazzi una varietà di opzioni possibili. Un ragazzo, quando finisce la scuola superiore, può avere un percorso universitario – perché una triennale è ormai considerata e deve essere considerata in un Paese come il nostro, con il più basso tasso di istruzione in Europa come un'opzione di offerta generale –; un ITS, con eguale dignità ed eguale forza; un percorso di esperienza all'estero; un percorso di apprendistato, durante il quale imparare cose da mettere a frutto nel tempo; un percorso di volontariato. Devono, però, essere tutte opzioni possibili, presentate e maturate per tempo e non abbandonate al singolo all'ultimo momento. Credo che questo sia uno dei punti fondanti della nostra riflessione sull'orientamento. L'orientamento vuol dire non lasciare le famiglie e i ragazzi soli in una scelta che poi determinerà il resto della loro vita.
  Credo che sia straordinariamente importante ricordare che il diritto allo studio è un diritto che funziona soltanto se funziona per tutti, perché un diritto allo studio che funziona soltanto per taluni non è più un diritto, bensì è un venir meno dell'elemento portante dello sviluppo. Rispetto a questo, vedendo la slide 6, credo che il diritto allo studio abbia alcuni elementi portanti. C'è un tema di innovazione e di modalità organizzativa della scuola. Nel nostro Paese abbiamo fatto mille sperimentazioni, anche molto belle, e le stiamo raccogliendo tutte. Anche sulla didattica a distanza abbiamo raccolto con l'INDIRE una biblioteca straordinaria di esperienze che però non circolano e che, invece, bisogna far circolare, perché è necessario che tutti siano in grado di conoscere le esperienze degli altri. Questo è quello su cui ci stiamo impegnando.
  Poi vi è il tema dell'aumento del tempo scuola. Per noi il tema dell'aumento del tempo scuola è fondante e su questo vi devo dire una cosa di cui sono molto contento. Non soltanto il MEF ci ha riconosciuto quest'anno gli organici dell'anno passato, ma ci ha anche dato qualcosa in più per sostegno e potenziamento. Questo vuol dire aver interrotto quel percorso che diceva che il numero dei docenti era connesso con il numero degli studenti. Ricordo che nei prossimi dieci anni avremo un milione e 400 mila ragazzi in meno. Se avessero mantenuto quella definizione lineare, avremmo avuto in percentuale tanti insegnanti in meno; ma noi abbiamo bisogno di quegli insegnanti. Dobbiamo ridurre la numerosità delle classi, dobbiamo ridefinire il dimensionamento degli istituti e dobbiamo svolgere una funzione di aumento del tempo scuola nel principio di autonomia, però il tempo scuola deve aumentare e, quindi, abbiamo bisogno degli insegnanti. Dobbiamo anche uscire da queste meccaniche lineari del rapporto tra studenti e docenti, perché abbiamo bisogno di mantenere i docenti e quindi, in proporzione, abbiamo bisogno di più docenti e dirigenti. Mi si permetta qui di spezzare una lancia, una riflessione sui dirigenti di cui poi parlerò successivamente. I dirigenti hanno una funzione fondamentale. Forse non abbiamo dato tutto il peso alla numerosità e alla gravosità degli impegni e delle responsabilità che sono stati distribuiti ai nostri dirigenti. Questo va riconosciuto di più, anche quando verrà avviato il confronto contrattuale, che non spetta a noi, ma all'Aran. Noi siamo molto rispettosi, però credo che vada riconosciuto.
  Passando alla slide numero 7, credo che il tema del ripensamento dei curricula sia un elemento importante. Continuiamo ad avere, da una parte, tante sperimentazioni che ci portano fuori dalla rigidità del curriculum ma, dall'altra, continuiamo ad avere un curriculum troppo rigido. È chiaro che questi vanno ripensati. Abbiamo questo vasto gruppo di persone che sta ascoltando che è vicino a tutte le esperienze maturate in questo periodo e che sta cogliendo tutta questa enfasi, ma sta anche immaginando come si possa coniugare l'autonomia con la spinta verso nuove modalità.
  L'investimento sullo 0-6, come avete visto, è stato riconosciuto come un elemento fondante del PNRR che, però, è parte strutturante del sistema nazionale di educazione. È ovvio ed evidente che questo impatta sulle famiglie e che rappresenta un pezzo dei diritti delle famiglie; però, nella Pag. 7nostra ottica è un pezzo fondante del sistema nazionale di educazione. Già la prossima settimana con le nostre risorse porremo a disposizione delle regioni e dei comuni 309 milioni per la gestione; è chiaro che se si danno 4,6 miliardi per un piano di strutturazione, bisogna che nel bilancio ordinario ci siano le risorse per poterlo gestire.
  Il punto 8 riguarda l'altro versante. C'è una cosa che voglio chiarire bene. Mi ricordo l'intervento al Senato del senatore Cangini, la volta scorsa. Sul tema del rafforzamento della filiera professionale e tecnica, siamo un Paese che deve aumentare in maniera sostanziale i livelli di istruzione. Mettere tutta l'enfasi che stiamo mettendo – che io ritengo necessaria – sulla formazione professionale tecnica non vuol dire sminuire il patrimonio che abbiamo accumulato nel tempo della nostra formazione classica o scientifica, ma vuol dire ampliare il sistema e non porlo in contrapposizione, anche perché dentro i curricula è sempre più forte questa idea necessaria di dotare i nostri ragazzi degli strumenti di comprensione di un mondo complesso e mutevole che può essere affrontato con modalità diverse. Tutta l'enfasi che poniamo, ad esempio, sulle STEM (science, technology, engineering and mathematics) o sulle STEAM, avendo aggiunto finalmente la «A» di «arte», non è semplicemente perché vogliamo che i ragazzi abbiano più capacità di fare, ma capacità di astrazione e sperimentazione, che è quello che serve loro per affrontare anche la trasformazione continua degli strumenti che hanno di fronte. Questo non vuol dire, come ho sentito dire nei miei confronti, che voglio distruggere il liceo classico; anzi, voglio potenziare l'intero sistema educativo dando percorsi ad ognuno di eguale dignità – voglio che sia molto chiaro – e se fossero percorsi in grado di permearsi a vicenda, sarebbe ancora meglio, perché avremmo finalmente superato le gabbie del Novecento.
  Sulla filiera formativa e sugli ITS vorrei dire, in primo luogo, che gli ITS stanno saldamente dentro il sistema nazionale di istruzione e, come scrive il PNRR, «il soggetto di implementazione è saldamente il Ministero dell'istruzione». Voglio che questo sia chiaro a tutti.
  Dialogo continuamente con la Ministra dell'università, con la quale abbiamo un rapporto continuo e totale. Nessuno può immaginare che per la mia storia, io abbia qualcosa contro le università, però bisogna che sia molto chiaro: l'università sta sviluppando una propria offerta che si deve chiarire, ma che ha un suo senso all'interno di quelle che si chiamano «lauree professionalizzanti», cioè di una maggiore adesione di molte lauree a una capacità di utilizzare crediti per tirocini e capacità operativa; ma gli ITS sono un soggetto con una propria autonomia nell'ambito dell'istruzione. In secondo luogo, questo implica il rafforzamento delle fondazioni. Le fondazioni sono nate intorno a un principio, a mio avviso, sovrasemplificato, ovvero una fondazione, un corso. Nessuna istituzione educativa, per quanto sia nella mia esperienza, può cristallizzarsi in tale situazione. Tuttavia, questo implica che abbiano una effettiva autonomia, anche organizzativa e anche di strutture. Abbiamo sostenuto troppo l'idea che gli ITS poggiassero su qualcosa che già esisteva. Quando diciamo che almeno una scuola, almeno un'impresa, almeno università e almeno un ente locale siano presenti, vuol dire «almeno», «non meno di», dando l'idea di un soggetto che facciamo nascere dalla complessità del territorio, ma che deve uscire dal territorio, perché altrimenti li condanniamo a morte. Dopodiché, sostengo la necessità di andare verso forme di associazione tra soggetti che vivono in un territorio ampio, di associazione verticale; tuttavia, bisogna ricordare che l'elemento fondante dell'ITS è la flessibilità, la capacità di rispondere a bisogni emergenti e non a bisogni emersi.
  Abbiamo una contraddizione sostanziale nel nostro Paese che è presente anche in tutti gli altri. Una volta potevamo sostenere che i cicli scolastici lunghi per definizione potevano essere dati, perché tutto sommato il cambiamento economico aveva tempi più lunghi. Oggi, invece, avviene il contrario: i tempi del cambiamento tecnologico e del cambiamento economico sono talmente rapidi che molte volte la lunghezza Pag. 8 in cui sono cristallizzati i percorsi educativi diventa un vincolo. Gli ITS nascono per rispondere ai bisogni emergenti e quindi abbiamo bisogno che «almeno un'impresa», «almeno un'università», «almeno un ente locale» e «almeno una scuola» mettano lì il meglio e non il residuo e che giochino lì la capacità di innovazione e di anticipazione.
  Inoltre, occorre che dentro l'organizzazione del Ministero, sia a livello centrale che a livello periferico, ci sia una struttura adeguata per supportare questo. Per questo motivo, la riforma del Ministero, di cui parleremo dopo, diventa fondamentale. Dobbiamo fare un dipartimento per la formazione professionale, per la formazione tecnica, un dipartimento per gli ITS, ma anche per l'educazione permanente.
  Mi permetto di fare una sottolineatura: noi continuiamo a enfatizzare il tema della formazione alle tecnologie digitali per rappresentare il cambiamento che abbiamo innanzi a noi, ma questo non riguarda solo i ragazzi, ma tutta la capacità operativa del nostro Paese. Rischiamo di avere una frattura tra i ragazzi che sanno fare e che sanno usare tutti gli strumenti e i loro genitori che non sanno fare e non sanno usarli.
  Lo screening di tutto il sistema educativo italiano e di tutto il sistema della forza lavoro italiana diventa assolutamente cruciale. Mentre un tempo potevamo immaginare che la formazione permanente fosse non un lusso, ma una componente che riguardava soltanto le imprese di punta, oggi riguarda tutti. Lo sforzo che il Paese deve fare per adeguarsi alle nuove tecnologie è uno sforzo assolutamente titanico e va raccolto anche nelle trasformazioni.
  Mi si permetta un punto. Quando l'anno scorso i nostri insegnanti si sono trovati nella necessità di utilizzare degli strumenti a distanza per l'insegnamento, avevamo misurato l'evidenza che nessuno di loro era stato preparato per quello. Hanno fatto uno sforzo titanico che ha avuto risultati diversi nel Paese, ma l'uso che i nostri insegnanti oggi fanno di quegli strumenti si è molto evoluto e dobbiamo diffonderlo nel Paese. Questo non è stato un periodo morto: è stato il lungo inverno in cui le persone hanno affrontato delle tecnologie il più delle volte in forma autodidatta per le quali non erano state preparate. Il punto è non soltanto predisporre una formazione sistematica, ma un programma di formazione sistematica. Ricordo che il PNRR su questo dà uno dei milestone fondamentali: ci siamo impegnati, da qui al 2024 a fare la formazione digitale di tutto il nostro personale. Il PNRR ci dà le risorse, ma ci pone una tempistica e delle milestones assolutamente rigidissime.
  Passando alla slide 9, sul sistema scolastico e la cooperazione tra la scuola, l'università e la ricerca ho già detto. Credo che sia necessario ritornare però ad un rapporto diverso con le università e gli enti di ricerca. Vi ricordo soltanto un caso, quello del CNR, che è presente in tutto il territorio nazionale e ha un dipartimento di sviluppo di metodologie didattiche che finora è stato pressoché impermeabile nei confronti della scuola e a cui la scuola ben poco si è rivolta. Dobbiamo mettere a servizio della scuola tutto il sistema italiano della ricerca. Non è possibile continuare a immaginare che il sistema scolastico non sia un recettore dell'attività di ricerca di questo Paese. Vi cito il caso del CNR, perché ho avuto più volte la possibilità di verificare l'alta qualità del dipartimento inerente alla formazione, ma basta pensare a tutto quello che riguarda la formazione degli insegnanti nelle materie inerenti la fisica, la chimica e la biologia.
  Questa nostra cooperazione tra scuola, università e ricerca non è soltanto rivolta all'università nel momento in cui si presenta come formatrice degli insegnanti. Su questo punto abbiamo ragionato molto con la Ministra Messa, perché diventa straordinariamente difficile immaginare che una formazione degli insegnanti sia ancora basata essenzialmente sulla capacità strettamente legata alla disciplina e non alle modalità di insegnamento di quella disciplina. Su questo aspetto il Piano nazionale di ripresa e resilienza parla di un'esperienza importante fatta in Europa, di cui diversi casi sono presenti anche in Italia, ma che va sistematizzata ed è quella relativa ai Pag. 9teaching and learning center come elemento fondante di un ateneo e non come sviluppo dei dipartimenti di pedagogia.
  Sull'edilizia scolastica abbiamo lavorato moltissimo, disponendo anche di grandi risorse. Tuttavia, vi ricordo che già in marzo il nostro Ministero aveva dato un miliardo e 125 milioni alle province per la messa in sicurezza delle scuole. Esiste un problema di messa in sicurezza, ma esiste anche un problema di spazi dell'educare. Su questo tema, da una parte abbiamo 800 milioni di risorse significative per le scuole nuove, ma ne abbiamo ancora di più per la messa in sicurezza, il risparmio energetico e la riqualificazione pedagogica ed educativa dei nostri spazi.
  La slide 10 riguarda la formazione iniziale, il reclutamento docenti e la formazione continua del personale. Su questo tema abbiamo ben chiaro – o almeno io ho ben chiaro – che abbiamo generato quello che nella teoria del controllo si chiama «un errore sistematico di sistema». L'accesso alla professione deve essere preparato in maniera adeguata con una formazione universitaria che non sia ripetitiva e che non sia a sua volta autocumulantesi. C'è un intervento da fare sull'università di cui abbiamo parlato e continuiamo a parlare con la Ministra Messa: bisogna definire quali sono le modalità di accesso ai percorsi. Deve essere molto chiaro anche il fatto che questo percorso di formazione e di riqualificazione deve vedere l'accompagnamento dei docenti anche nella loro carriera dopo che sono on the job.
  Bisogna riuscire – e lo stiamo facendo – a programmare le uscite degli insegnanti; finalmente con l'INPS siamo riusciti ad avere per tempo – e non a luglio – non soltanto le uscite di quest'anno, ma anche le previsioni di uscita dei prossimi dieci anni. A regime dovrà esserci, anno per anno, la possibilità di un reclutamento in numero pari a quello dei soggetti in uscita. Torniamo a un sistema di programmazione del reclutamento che abbia la possibilità di garantire la continuità e la stabilità nei processi di reclutamento. Poi troveremo un altro nome per questa parola, perché la parola «reclutamento» mi richiama un altro mondo, ma abbiamo comunque inteso fra di noi, nel nostro gergo, che cosa intendiamo. All'interno di questo abbiamo il tema del transitorio, ovvero di come riusciamo a recuperare in un tempo ragionevole tutti coloro che hanno accumulato esperienza e capacità in questo periodo e che hanno bisogno di ritrovare una loro continuità nell'ambito didattico. Come sapete, su quasi 700 mila posti comuni abbiamo accumulato più di 200 mila a tempo determinato con situazioni diverse. La cosa più sbagliata è trattare tutti costoro nello stesso modo. Noi, invece, in questo periodo abbiamo imparato che vi sono diverse categorie che hanno esperienze diverse che hanno maturato titoli e diritti diversi. Partendo da questo principio, stiamo ragionando anche con la Presidenza e con il MEF per capire come trovare modalità e forme che riconoscano i titoli, i meriti e le esperienze che permettano di far confluire in un tempo ragionevole queste persone all'interno di una visione stabile della loro vita e della loro professione, così da poter far ripartire anche la macchina di un'assunzione che sia regolare e continua nel tempo. Se volete, ne parleremo.
  Passiamo a pagina 11, alla riforma del Ministero che deve affrontare il tema del ripensamento della riforma e delle autonomie. Io sono fortemente sostenitore dell'autonomia – ve l'ho già detto anche altre volte in altri contesti – e credo che la legge n. 59 del 1997 sia stato un passaggio fondamentale della nostra scuola. Tuttavia, dobbiamo rafforzare queste autonomie, dando loro più capacità di sostenere le scelte fatte e dando non solo più risorse, ma anche più capacità, più serenità e più competenze anche ai nostri dirigenti e al nostro personale, anche ricostruendo in tutti l'idea che la professione di educatore è una professione che deve essere non solo rispettata, ma anche riconosciuta e quindi anche in termini di introiti e, quindi, salariali.
  Occorre articolare le funzioni. Ci vuole più personale, più contingente tecnico, quello che tecnicamente si chiama il middle management. Dobbiamo articolarlo di più, dobbiamo cercare di avere non soltanto carriere Pag. 10 più articolate per i nostri docenti, ma anche carriere più chiare e articolate per tutto il personale che deve sostenere il dirigente e che deve strutturare l'autonomia delle scuole. È chiaro che tutto questo va fatto nel pieno rapporto con il territorio. Infatti, i patti educativi di comunità, su cui tanto ci siamo dilungati l'anno passato, costituiscono uno strumento che finalmente comincia a essere strutturato con diverse ordinanze.
  Passando a pagina 12, abbiamo bisogno di una cosa che sembra impossibile, ovvero di un testo unico delle leggi sulla scuola, mettendo ordine. Se non ricordo male, è stato fatto nel 1990 o, comunque, molti Governi fa.
  Occorre inoltre rafforzare non solo la struttura interna del Ministero, ma anche le strutture periferiche. So che l'idea di mettere mano all'organizzazione del Ministero fa tremare tutti, però la struttura che io ho trovato non è adeguata ad affrontare e gestire la complessità dei problemi che abbiamo. Ho fatto prima il caso della necessità di un dipartimento che si rivolga a gestire la formazione professionale. Vi ricordo che la formazione professionale in senso stretto è gestita dalle regioni, è competenza delle regioni, ma non può essere né alternativa né sconnessa dal sistema nazionale di educazione. Vi ho detto che esiste un problema di soggetti che hanno una loro autonomia, come la fondazione ITS, ma vi è anche un modo diverso di relazionarsi rispetto a tutti i soggetti presenti nel sistema educativo.
  Concludendo, vi ricordo che il sistema educativo è oggi portante dello sviluppo di questo Paese. Questo concetto ci è stato ripetuto più volte all'interno del PNRR e anche io l'ho ripetuto più volte: senza un sistema di istruzione nazionale che possa essere stabile, ma dinamico, il Paese non cresce. Purtroppo, devo dire che l'esperienza di questi anni ci ha dimostrato che un Paese che non solo non investe, ma non investe con ragione nel sistema educativo è un Paese che non cresce. Un Paese che non cresce a sua volta è un Paese che non investe e, quindi, dobbiamo rompere questo circolo che è assolutamente vizioso. Grazie e scusate la lunghezza.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Ricordo che l'audizione dovrà concludersi entro le 12,15 circa, quando avranno inizio le votazioni dell'Assemblea della Camera. D'intesa con il Presidente Nencini, il tempo complessivamente disponibile per i deputati e senatori, circa due ore e un quarto, è stato suddiviso tra i gruppi per metà in parti uguali e per l'altra metà in proporzione alla consistenza numerica dei gruppi. Come nelle precedenti occasioni, il tempo di ciascun gruppo sarà diviso in parti uguali tra deputati e senatori, salvo diverso accordo interno al gruppo.
  Quanto all'ordine di intervento, darò la parola secondo la consistenza numerica complessiva dei gruppi. A conclusione del dibattito, compatibilmente con il tempo disponibile, seguirà la replica del Ministro. Raccomando vivamente a tutti il rispetto dei tempi.
  Cominciamo quindi gli interventi con l'onorevole Toccafondi. Prego, per cinque minuti, onorevole.

  GABRIELE TOCCAFONDI. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro. Devo dire che in questa legislatura abbiamo avuto diversi ministri dell'istruzione e quindi abbiamo ascoltato diverse linee programmatiche. Voglio sottolineare che sia nelle slide, sia nel suo intervento lei ha riportato alcuni temi a noi cari. Innanzitutto la riforma del percorso formativo degli insegnanti e del percorso di reclutamento. Da tre anni a questa parte, dall'abolizione del cosiddetto «FIT» (formazione iniziale e tirocinio) senza nessun'altra soluzione, siamo una fabbrica di precariato. Forse, per la prima volta dopo anni, abbiamo una previsione annuale da qui in avanti sui pensionamenti e quindi possiamo agire di conseguenza.
  Ha sottolineato più volte il tema dell'autonomia scolastica a più di veni anni dalla sua nascita e in questo periodo di didattica difficile a distanza abbiamo visto come in tanti casi sia stata la vera salvezza dei singoli ragazzi che, grazie a quel poco di Pag. 11autonomia delle nostre scuole, non sono andati persi.
  Ha sottolineato la fondamentale riforma dell'istruzione tecnica e professionale non solo perché lì, soprattutto nei professionali, si annida la dispersione scolastica, ma perché un Paese che vuole parlare non solo di resilienza, ma di ripartenza non può non partire anche dalla scuola e, in particolare, dalla scuola più collegata storicamente al mondo del lavoro: quella tecnica e in particolar modo professionale.
  Ha giustamente parlato della riforma dell'istruzione tecnica superiore che non è universitaria. Io smetterei di dire che ci sono due gambe, ovvero le lauree professionali e gli ITS. Il mondo dell'istruzione si concentra sugli ITS, sull'istruzione tecnica superiore. Come lei sa, con la riforma abbiamo ingenti risorse e il Parlamento sta lavorando su varie proposte di legge. La domanda è molto diretta: il Ministero ha intenzione di collaborare con il Parlamento per la riforma che stiamo scrivendo o ha intenzione di scrivere un proprio atto?
  Così come lei ha sottolineato giustamente – e la ringrazio – vi è la necessità di un dipartimento, ma forse era più utile una direzione generale sugli ITS, come era fino al 2016, perché non è più di nicchia e perché se ci investiamo un miliardo e mezzo in cinque anni con la riforma del Recovery, dobbiamo andare in una direzione in cui tutti credano.
  Due note a margine e concludo. Né nelle slide né nel suo intervento lei ha mai citato le scuole paritarie, che sono una gamba fondamentale del sistema di istruzione. Questo lo dicono i numeri: quella statale 9 milioni, quella non statale quasi un milione. A prescindere dalla visione culturale e politica che abbiamo, è giunta l'ora di considerarle come tali, ovvero come due gambe dello stesso corpo. Anche su questo – non è solo una formalità che le chiedo – vorrei capire come il Ministero voglia sostenere questa gamba. Il Parlamento già lo fa da alcuni anni – ed è una novità politica – ma dal Ministero ci aspettiamo, invece, un cambio di passo e di mentalità anche nella struttura interna del Ministero.
  L'ultimo aspetto che le chiedo, visto che abbiamo due anni davanti per la legislatura, è sul tema del reclutamento e in particolar modo su questa fase di transizione. Con tutto quello che ho premesso, ovvero la scuola di qualità, del merito, della valutazione e della selezione, non possono non preoccuparci i mesi che ci aspettano e come reclutiamo per il regolare avvio dell'anno scolastico di settembre che, per chi ha a cuore la scuola, deve essere il primo punto all'ordine del giorno. Glielo chiedo, perché la nostra forza politica sa bene come la pensa sul tema del reclutamento e della selezione, della qualità, della valutazione, però capiamo anche bene che in questo momento il regolare avvio dell'anno scolastico deve essere la nostra principale preoccupazione. La domanda è molto semplice e chiara: quanti docenti mancano? Dove? Se sblocchiamo il vincolo quinquennale, quanti chiederanno il trasferimento? Dove mancheranno gli insegnanti? Come recuperarli e, soprattutto, come assumerli? Mi scusi, se l'ho riassunto in domande anche troppo semplici, ma il tema deve essere questo, perché siamo a maggio. Il tema del reclutamento è un conto; va bene la riforma, ma il tema del transitorio è un altro e, come lei ha più volte detto, ci deve essere una particolare attenzione al tema del sostegno. C'è chi si è specializzato, chi ha fatto un percorso, chi crede in questo percorso e chi – mi permetta di dirlo – lo utilizza come ripiego. Non è la stessa cosa. La continuità didattica e l'attenzione che dobbiamo a questi ragazzi è fondamentale. Grazie.

  PAOLA FRASSINETTI. Grazie, Ministro, per la sua relazione. Per stare nei cinque minuti, sarò veloce e tratterò alcuni punti specifici. Il primo riguarda il Recovery. È evidente che si tratta di un'opportunità. Gli investimenti e la capacità di tradurli poi in fatti concreti sono fondamentali affinché non si perda questa occasione.
  Passo a due argomenti a me abbastanza cari: come ormai tutti sanno. In primo luogo, l'importanza delle scuole paritarie nel nostro sistema e un loro coinvolgimento Pag. 12più forte anche da un punto di vista strutturale.
  In secondo luogo, per quanto riguarda le materie umanistiche, prendo atto che non si innesterà il derby tra le materie tecniche e le materie umanistiche, però ci vogliono anche segnali concreti. Chiedo che al classico ci sia obbligatoriamente lo studio delle lingue antiche e che se si dovesse formare qualche altro tipo di liceo che non abbia queste caratteristiche, non si chiami «liceo classico». Chiedo che l'inserimento di materie umanistiche avvenga anche nelle STEM, come le dicevo quando parlammo del Recovery.
  Inoltre, chiedo anche un potenziamento dello studio del made in Italy, che noi abbiamo inserito nella proposta di legge sugli ITS per recuperare l'alto artigianato e tutti quei mestieri che sono eccellenti specificità del sistema italiano. Sarebbe poi molto importante e interessante riuscire a fare anche un liceo del made in Italy, se ce ne fosse la possibilità.
  Per quanto riguarda gli studenti con disabilità, Fratelli d'Italia ha presentato una risoluzione in Commissione, sollecitata dai territori dove soprattutto i genitori sono preoccupati, perché temono che il loro ruolo diminuisca un po' per quanto riguarda l'elaborazione e l'approvazione del PAI (Piano annuale per l'inclusione). Crediamo che la garanzia dell'inclusione degli studenti disabili passi anche da questa garanzia e da questo coinvolgimento dei genitori in modo che poi con la riduzione d'orario non si arrivi a creare spazi dove non ci sia più questa inclusione, riportandoci a quegli antichi sistemi che tutti abbiamo voluto superare.
  Per quanto riguarda l'autonomia, Ministro, penso che bisognerà trovare un momento di sintesi tra l'autonomia, che è importantissima, e alcune disposizioni del Ministero. Ad esempio, ad una mia interrogazione per sapere se sulle foibe c'era stato dibattito nelle scuole, mi è stato risposto che il Ministro aveva mandato le circolari, ma che poi decide l'autonomia. Allora è inutile che approviamo leggi per ricordare questo o quello, per formare una coscienza comune degli studenti e per fargli conoscere episodi storici importanti, se poi ciò viene stoppato dalla decisione dell'autonomia. Secondo me questa questione va risolta in qualche modo.
  Faccio un breve accenno ai sistemi di sicurezza. A mio avviso la risoluzione che abbiamo approvato è molto importante, perché su tanti punti è stata unitaria. Adesso, purtroppo, rimangono le tre le tre «T»: i trasporti, i tamponi e il tracciamento: occorre fare in modo che non si torni alla fautrice di tutte le disuguaglianze, ovvero la didattica a distanza, come è stata impostata in questo periodo.
  Volevo anche fare una domanda sui vaccini ai minori, perché al riguardo erano circolate alcune notizie. Ho finito il mio tempo. La ringrazio.

  FEDERICO MOLLICONE (intervento da remoto). Salve, Ministro. Intanto devo rilevare differenze tra lei e chi l'ha preceduta. Al di là del merito, devo dire che vi è sicuramente un altro approccio, un'altra passione e un'altra competenza.
  Entriamo subito nel merito. Come lei ha detto, nel PNRR ci sono 19 miliardi complessivi sulla Missione 4, Componente 1; ma sull'istruzione in senso stretto abbiamo solo 10 miliardi, solo 300 milioni per lo sport a scuola, meno di un miliardo per gli alloggi scolastici, solo 4 miliardi e 600 milioni per gli asili nido. Nel 2020 sono stati stanziati 22 milioni con il decreto-legge rilancio e la legge di bilancio per la realizzazione di un sistema informativo per il supporto all'istruzione scolastica da parte di Sogei. Viene definita come un omnibus: il registro elettronico, la didattica a distanza, la gestione del personale ATA addirittura tramite il supporto di intelligenza artificiale. L'ex Ministra Azzolina lo aveva promesso per settembre 2021. Ci chiediamo e le chiediamo quale sia lo stato di avanzamento del progetto, chi sono i soggetti coinvolti che gestiranno i dati di migliaia di studenti e docenti e se è stato coinvolto il garante della privacy. Solo le piattaforme digitali globali, i cosiddetti «over the top» e pochi piattaforme nazionali hanno le competenze necessarie. Quindi, ci chiediamo quali siano i profili, i contenuti e Pag. 13anche le prassi operative di questa piattaforma.
  Inoltre, esistono esigenze professionali che emergono dalle filiere, tra cui l'artigianato e l'industria di eccellenza. Lei ha fatto cenno anche agli istituti tecnici, ma spesso i percorsi professionalizzanti sono visti come di serie B. È evidente che l'offerta formativa va potenziata e va resa produttiva, così come dotare gli studenti di nuove abilità per rispondere alle sfide industriali e per incentivare la ricerca di lavoro.
  L'investimento 3.2 della Missione 4 del PNRR è dedicato alla scuola 4.0, con uno stanziamento di 2,10 miliardi di euro con i seguenti obiettivi: trasformazione di circa 100 mila classi tradizionali connected learning environments con l'introduzione di dispositivi didattici connessi. Ci chiediamo e le chiediamo, Ministro, cosa sia questo termine e soprattutto cosa voglia dire oltre il fascino dell'inglese. Altri obiettivi sono la digitalizzazione dell'amministrazione scolastica, il cablaggio interno di circa 40 mila edifici e relativi dispositivi.
  Di fatto il patrimonio dell'edilizia scolastica conta circa 40 mila edifici, con un'età media di 53 anni, con punte di 75 anni in Liguria e 64 in Piemonte, afflitti da problemi di diversa natura strutturale. Ci sembra che lo stanziamento sia di fatto irrisorio rispetto alle reali necessità digitali dei plessi e le aspettative di raggiungimento degli obiettivi inseriti nel PNRR.
  Inoltre, l'attuazione è in capo al Ministro dell'istruzione, ma ci sembra che ci siano investimenti complessivi anche con il Ministero dello sviluppo economico e il Comitato per la banda ultra larga, presieduto dal Ministro per l'innovazione. Quindi, rispetto a questo, che lei ha anche citato nella sua presentazione e nelle sue slide, le chiediamo quali siano in realtà il cronoprogramma e l'entità reale dell'investimento, perché letti così sembrano tanti miliardi, ma lei sa perfettamente che non lo sono. Vorremmo, quindi, capire in maniera più precisa quali sono gli interventi e il cronoprogramma. La ringrazio.

  TIZIANA CARMELA ROSARIA DRAGO. Grazie, Ministro. Devo dire che ascoltarla è veramente edificante e non lo dico formalmente. Vado al dunque, perché purtroppo il tempo è tiranno.
  Ho già parlato in diversi contesti della questione mobilità e vorrei chiedere se ci sia la possibilità di dedicare uno spazio solo a questo aspetto che riguarda il personale e, quindi, coniugare la mobilità alle stabilizzazioni e alle assunzioni. Quella straordinaria sarebbe necessaria e, volendo, si potrebbe estrapolare il tempo.
  In merito a quanto da lei evidenziato, vorrei puntare l'attenzione sull'importanza delle mense scolastiche, che sembra un aspetto marginale, ma, in realtà, assicurando al Centro-sud il tempo pieno, si permetterebbe la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia e tutto quello che ci sta attorno, ma soprattutto una didattica mirata.
  Teniamo conto che, quando parliamo di dispersione scolastica, il 40 per cento incide per situazioni di DSA. Su questo si apre un mondo, perché erroneamente vengono chiamati «disturbi», quando in realtà si tratta di uno stile di apprendimento differente ed erroneamente, ancora oggi, dopo decenni si associano, spesso anche comunicativamente, i problemi di tipo cognitivo legati al sostegno ai DSA, che rappresentano un mondo completamente diverso. C'è una disinformazione anche nel mondo della docenza che veramente lascia un po' perplessi. Su questo, in Senato, già dall'inizio della legislatura, io e altri colleghi abbiamo depositato alcuni disegni di legge in merito che calzerebbero benissimo per la situazione di emergenza odierna.
  Il discorso delle mense scolastiche si collega alla fascia 0-6 di cui anche lei parlava. Una proposta importante potrebbe essere quella di rendere obbligatorio l'ultimo anno della scuola dell'infanzia; con ciò si permetterebbe ai bambini di cinque anni di non saltare una fase importante e propedeutica di inserimento alla scuola primaria, al primo anno, con programmi adatti, soprattutto sull'impianto logico, perché questa carenza tecnica e matematica che abbiamo in Italia nasce da lì e si ripercuote in una scuola che è impostata su un apprendimento di tipo mnemonico, poco logico. Pag. 14
  Per quanto riguarda gli ITS, lei giustamente ha detto della necessità di rivedere i programmi. Se posso permettermi, io reinserirei storia e geografia, perché non sono materie prive di connessioni con la logica e con la matematica, ma dipende da come vengono poste. Inserirei l'educazione finanziaria già dalla terza elementare, così come l'educazione all'imprenditoria giovanile. Il lavoro sta cambiando.
  Concludo con un'ultima osservazione sulla didattica a distanza. Ministro, è importantissimo assicurare i ragazzi, come da ordine del giorno già accolto, pensando a piattaforme didattiche specializzate per le scuole di ogni ordine e grado, i cui dati rimangono in gestione al Ministero.

  ALESSANDRO FUSACCHIA. Saluto il Ministro. Anch'io per brevità di tempi toccherò alcuni punti. Innanzitutto, anticipo al Ministro che domani farò, al question time in Aula, presenterò un'interrogazione proprio sulla questione delle piattaforme per la DAD.
  Ministro, chiaramente noi abbiamo le linee programmatiche, ma abbiamo il Next Generation EU e il PNRR e sono quelle le linee programmatiche che orientano e indirizzano tutte queste risorse. Prima di farle due commenti su questo rapporto e su alcuni punti specifici, vorrei richiamare la sua attenzione per chiederle a che punto siamo su alcune misure di attuazione di cose già decise, che sono collegate con la capacità di programmare e di mettere ordine nel prossimo anno scolastico.
  La prima domanda riguarda i docenti specializzati sul sostegno. In proposito l'ultima legge di bilancio prevede procedure selettive per coloro che sono specializzati, per ridurre il carico del precariato, e allo stesso tempo, dare garanzie agli studenti che ne hanno bisogno. Volevo sapere se sia stato fatto qualcosa, a che punto siamo e se è possibile e ragionevole pensare che succederà qualcosa per settembre.
  La seconda domanda riguarda i DSGA (direttore dei servizi generali e amministrativi), perché è una questione annosa. C'è bisogno di nuovi concorsi, c'è una questione che si trascina da tempo fra facente funzioni, nuovi concorsisti e così via. A me sta molto a cuore capire la ricognizione che lei ha fatto in tutto il territorio nazionale rispetto al concorso passato. Sappiamo che non è finito dappertutto, ci sono ancora ulteriori ritardi, ma stiamo a maggio e credo che si debba scongiurare come la peste la mancata conclusione, per il prossimo anno scolastico, di alcune procedure che dovevano essere finite un anno fa. Quindi, le volevo chiedere l'attenzione su questo, in particolare su una o due regioni.
  Infine, tre punti veloci. Il primo è quello delle mense scolastiche. Lei, Ministro, è venuto a parlare di linee programmatiche. Il Recovery stanzia le risorse per ristrutturare alcune mense, 1000 mense in tutta Italia. Abbiamo visto la difficoltà in questo momento. La domanda che le voglio fare è: come trasformiamo progressivamente le mense scolastiche in un servizio pubblico essenziale? La scuola non è più quella di un tempo, ma è la scuola del tempo pieno. Il modello familiare tradizionale non è più quello della mamma che porta il bambino o la bambina a scuola, se lo riprende e gli fa da mangiare a casa; ma è una scuola che ha un tempo pieno. Non vedo più tanto la differenza fra una mensa scolastica e una mensa di ospedale e non parlo di qualità, ma di servizio pubblico. Qui c'è bisogno di una trasformazione strutturale del servizio scuola e del servizio mensa e, ovviamente, di collegare il miglioramento della qualità del cibo a scuola con la questione dell'educazione alimentare. Andiamo – si spera – verso un decennio di sviluppo sostenibile con l'introduzione dell'educazione alla cittadinanza, l'educazione alla sostenibilità. Qui è tutto collegato.
  Un commento sulla formazione obbligatoria. A me piace molto, Ministro, che nel suo ragionamento e nel suo indirizzo politico tra le linee programmatiche del Recovery si parli di formazione obbligatoria. Non ne veniamo a capo senza la formazione obbligatoria, anche permanente, dei docenti, anche reclutati. Torna l'annosa questione: chi la fa e come la fa. Perché non c'è bisogno di aumentare la quantità di formazione, ma di farla fare a tutti e di renderla obbligatoria. Se resta troppo parcellizzata, se resta con tanti enti che la Pag. 15svolgono con maniere – mi passi l'espressione – che troppe volte sono anche un po' burocratiche, non è che questo investimento massiccio serva tantissimo. Le vorrei chiedere una riflessione su come cambiamo la logistica della formazione obbligatoria, come cambiamo gli interlocutori, come cambiamo la maniera in cui facciamo i bandi e tutto quello che ne compete, per fare in modo che ci sia una formazione secondo i migliori standard internazionali.
  Infine, solo un'attenzione, Ministro, perché il collega Toccafondi ricordava la pagina degli ITS e quindi il lavoro che stiamo facendo, anche come Commissione, sugli ITS. Se vedo quello che sta scritto nel PNRR, c'è una pagina sugli ITS e la pagina a fianco è sull'orientamento. Nella prima pagina – l'ho detto anche in Commissione – si cita una piattaforma digitale nazionale e nella pagina a fianco sull'orientamento vi è un'altra piattaforma digitale nazionale. Credo di essere campione nazionale di sepoltura di tentativi di piattaforme nazionali digitali. Questo è un Paese che fa una fatica tremenda su questo fronte e non vorrei che si sia buttato il cuore oltre l'ostacolo, per aver riempito il PNRR di tantissime nuove piattaforme digitali nazionali, quando non siamo in grado nemmeno di fare cose molto più semplici, come far parlare le banche dati dei due ministeri fra di loro. Le volevo chiedere come razionalizziamo e come facciamo in modo che il Ministero controlli quello che succede sui dati e organizzi le piattaforme. Invece di far fare ogni volta allo Stato una piattaforma nazionale digitale, proporrei un meccanismo diverso di sinergia con gli utenti e di funzionamento corretto di questi strumenti. Grazie.

  BIANCA LAURA GRANATO (intervento da remoto). Vorrei chiedere al Ministro quando ha intenzione di completare le procedure concorsuali lasciate interrotte dal precedente Governo, perché mancano ancora quello ordinario e quello abilitante. Auspico che non ci siano modifiche rispetto al bando, visto che è stata introdotta recentemente una riforma che prevede anche la possibilità di intervenire sui bandi già varati e già pubblicati. Auspico che questo non avvenga in questo caso, perché altrimenti ci sarà una catena di ricorsi che purtroppo, come al solito, renderà tutto più difficile.
  Volevo capire se si manterrà la preselezione di merito e la valutazione dei titoli solo alla fine, perché questo consentirà effettivamente di selezionare i migliori per poter effettuare il concorso e non pregiudicherà a chi è appena laureato la possibilità di accedere a questa procedura. Tutto questo riguarda l'ordinario.
  Volevo chiedere a che punto stessero i decreti attuativi per la semplificazione del reclutamento sul sostegno e quando intendeva bandire il concorso per 150 dirigenti tecnici, previsto nella legge di bilancio 2020.
  Ho un altro breve appunto sulla teoria della scuola come parking zone attraverso l'aumento del tempo scuola: questo non aiuterà certamente a recuperare i gap formativi importanti che si sono accumulati durante quest'anno. La scuola che purtroppo lei sta dipingendo è sempre una scuola con una struttura aziendalistica e verticistica, a conduzione monocratica del dirigente scolastico, fuori da ogni controllo ispettivo, perché abbiamo un personale ispettivo totalmente inefficace e ridotto al di sotto della soglia minima. Inoltre, con questa velleità di trasformare le scuole in centri estivi, non avremo né una risposta da parte dell'utenza, che certamente è difficilmente interessata, né un investimento sulla formazione, che si è perduta, in termini di recupero dei gap formativi.
  La invito sinceramente a rivedere questo suo progetto, perché non mi sembra che vada nella direzione di migliorare la qualità della scuola. Aumentare il tempo scuola è facile, però è difficile, oggi come oggi, migliorare la qualità della formazione, che è quello di cui i nostri studenti hanno bisogno ormai come il pane.
  Lo stesso si può dire per la formazione dei docenti, che non sia collegata all'intento di farne degli animatori turistici o soggetti che facciano di tutto tranne che i docenti: i docenti sono dei professionisti e la loro professionalità va valorizzata sulla base della qualità dell'offerta formativa che deve essere erogata e non sulla varietà e sulla flessibilità di un'offerta che poi, alla fine, Pag. 16diventa inconsistente e tradisce quello che è il vero valore formativo delle singole discipline dei piani di studio che, purtroppo, nel corso degli ultimi venti anni sono stati totalmente depauperati, tagliati e resi quasi totalmente inefficaci. Occorre che si dia maggiore qualità alla didattica curricolare, perché abbiamo un'offerta formativa molto carente all'interno delle scuole, proprio perché tutta l'offerta extracurricolare travalica quella curricolare e viene posta prima di quest'ultima. Questa è stata un'altra devianza portata all'autonomia scolastica e dalla conduzione della modalità aziendalistica all'organizzazione del lavoro a scuola. Che si ponga rimedio a tutto questo, se vogliamo veramente salvare la qualità della scuola statale pubblica.

  LUISA ANGRISANI. Grazie, Ministro, per la relazione. Sarò brevissima, perché parecchi miei colleghi mi hanno anticipato nelle domande. Voglio solo porre una domanda sul dimensionamento degli istituti: c'era un emendamento approvato in legge di bilancio. Quando pensa di attuare il relativo decreto? Le altre domande sono state già fatte, quindi non tolgo tempo agli altri.

  SERSE SOVERINI (intervento da remoto). Benvenuto al Ministro Bianchi. Mi complimento per la visione complessiva che ha dato del sistema istruzione e per i finanziamenti che è riuscito a indirizzare verso lo 0-6, perché è un intervento molto importante. Anche per quanto riguarda il tema delle scuole estive e l'attenzione alle zone periferiche, sono molto contento di questa iniziativa che ritengo importantissima.
  Sono qui per focalizzare i nostri argomenti sul tema degli ITS. Parto da un'affermazione del Ministro: il nostro sistema di istruzione si confronta innanzitutto con il sistema europeo, pur mantenendo – come è stato detto – la nostra autonomia, il nostro potenziale e le nostre capacità. In questo confronto con gli altri si è parlato di recupero, in particolare questo vale per gli ITS, perché nel confronto europeo dobbiamo recuperare posizioni in merito al numero degli iscritti.
  Lei, Ministro, ha detto bene, quando ha detto che esistono visioni dell'istruzione almeno nell'ambito della scuola professionalizzante. Una di queste visioni vede l'istruzione collegata al tema delle competenze, alla produttività e alla crescita. Considero questa visione positiva e non negativa, poiché non vedo tutto questo come un addestramento alla produzione, ma vedo il percorso delle competenze come un percorso di creatività. Non è assolutamente vero che la formazione legata alla produzione e alla crescita sia una produzione riduttiva, però è anche vero che lei, giustamente, ha combinato questo percorso con l'aumento del numero di coloro che possono parteciparvi. Sono d'accordo su questo equilibrio, sostenendo che per noi è molto importante combinare anche un altro elemento, quello del diritto alla competenza. Quando si parla di una famiglia che si sacrifica per mandare i figli a scuola, penso che alla fine di questo percorso la competenza acquisita dal ragazzo ripaghi il sacrificio fatto. C'è un diritto anche alla competenza, alla partecipazione e alla creatività dei ragazzi e c'è un sistema produttivo che ha bisogno di una nuova generazione di tecnici per la crescita complessiva del Paese. Questo è il quadro nel quale noi vediamo gli ITS.
  Lei giustamente ha detto che bisogna recuperare un vulnus e che bisogna farlo attraverso strutture formali. Ha definito – in un modo molto vicino alla nostra proposta di legge – il dipartimento ITS al Ministero come necessario e fondamentale. Forse un primo nucleo di questo dipartimento potrebbe nascere dall'unità di missione che dovrà gestire il Recovery e pianificare gli investimenti di cui il Ministero sarà poi gestore. Il tema di un'unità dedicata al Recovery potrebbe essere l'embrione di un dipartimento.
  Ci piace molto la riforma dell'orientamento e pensiamo che possa diventare un rapporto stretto tra scuole tecniche e ITS che parta molto prima della fine del percorso scolastico. Consideriamo importantissimo il rafforzamento delle fondazioni, il rispetto della flessibilità degli ITS. Noi abbiamo un sistema ITS che ha sviluppato Pag. 17una capacità di risposta unica alle specifiche richieste dei sistemi produttivi territoriali e in questo siamo diversi anche dagli altri sistemi europei. Questo elemento va valorizzato. Ciò che volevo puntualizzare è che una struttura formale del sistema ITS richiede una struttura nazionale. L'attuale regionalizzazione degli ITS è stato un punto importante, ha sicuramente risposto alle caratteristiche specifiche dei territori, ma crediamo che, per dare unità e per permettere a sistemi ITS una crescita come quella richiesta dall'Europa e all'altezza del finanziamento che riceverà questo sistema, serva una regia e un coordinamento nazionale e linee direttrici nazionali. Penso che anche le aree tecnologiche, per esempio, dovrebbero essere riviste a livello nazionale. Non possiamo mettere sotto il made in Italy la moda e la meccanica collegate solo dall'export, perché sono matrici tecnico-scientifiche diverse che devono essere differenziate. Va benissimo il rapporto con la scuola professionale, ma ragioniamo anche sulle passerelle con le università. Sono convinto che un passaggio possa essere utile, però partendo dal nucleo maturato in questi anni di esperienza negli ITS e puntando su questa forza che hanno per una propria crescita. Poi, per una relazione positiva con le scuole professionali e con le università, credo che ci possa essere in Italia una filiera dell'istruzione professionalizzante che parta molto presto e che permetta percorsi differenziati.
  In Commissione stiamo facendo un importante lavoro su una proposta di legge per la riforma del sistema ma, visto che queste riforme devono tenere conto del PNRR, credo che il rapporto con il Ministero, anche per la riforma, sia decisivo. Da questo punto di vista sarebbe molto importante creare un percorso comune Commissione-Ministero per ridisegnare il sistema ITS.

  FRANCESCO VERDUCCI (intervento da remoto). Grazie al Ministro Bianchi per questa sua relazione molto forte politicamente. Penso che molte delle sue parole siano decisive per questi due anni di legislatura e per fare in modo che il lavoro di questo Governo ponga le basi per un nuovo modello di sviluppo, al centro del quale stia la formazione.
  Questa è la consapevolezza che dobbiamo avere, perché gli effetti della pandemia ci consegnano non solo una drammatica crisi economica e sociale, ma anche una drammatica crisi educativa che, più ancora di quella economica e sociale, può pregiudicare la ripartenza e le potenzialità del nostro Paese. La battaglia che tutti noi stiamo facendo non è settoriale, ma riguarda il futuro dell'Italia.
  Voglio rimarcare la parola «inclusione», più volte citata dal Ministro. Penso che la nostra parola d'ordine debba essere il rilancio della scuola dell'inclusione e la consapevolezza che già prima della pandemia la scuola non era più in grado di essere strumento di ascensore sociale. Del resto lei, Ministro, ha citato un dato, ovvero il fatto che il nostro sia il Paese con il più basso livello di istruzione in Europa già prima della pandemia. Questo causa enormi disuguaglianze, dispersione e abbandono scolastico insieme allo scarso numero di iscritti all'università, di laureati e di ricercatori. Per questo dobbiamo mettere al centro il diritto allo studio, il diritto alla competenza: nel mondo della continua transizione tecnologica è l'unico modo per avere diritto al lavoro e la possibilità per le nuove generazioni di realizzare il proprio progetto di vita.
  Sappiamo che le grandi società sono quelle che investono in istruzione, in capitale umano e per questo è significativo che il Piano italiano del Next Generation EU preveda oltre 32 miliardi per fare della scuola, dell'università e della formazione l'infrastruttura decisiva per il nostro Paese.
  Infatti, il Piano prevede fondi importanti per lo 0-6 anni, per gli asili nido, per la scuola dell'infanzia, per il tempo pieno, per il tempo scuola: tutti strumenti che servono a sanare troppe fratture e troppe disparità sociali e territoriali.
  Ministro, penso che noi con questo lavoro dobbiamo finalmente dare valore, riconoscimento e ruolo sociale ai docenti che sono una grande potenza civile – questa pandemia lo ha dimostrato – e non finiremo mai di ringraziarli per il loro lavoro, Pag. 18soprattutto riguardo ai bambini e ai ragazzi più fragili che hanno bisogni educativi speciali. Penso che l'emblema della distorsione del cortocircuito del nostro sistema sia proprio la mancanza di insegnanti di ruolo, la mancanza della copertura delle cattedre a inizio d'anno, come è accaduto l'anno scorso e come non dovrà accadere il prossimo anno. Il fatto che manchino 80 mila cattedre di sostegno, nonostante ci siano migliaia di persone già specializzate nel sostegno, è un problema strutturale che evidenzia che il nostro sistema di reclutamento non funziona, perché crea endemicamente precariato. È un precariato insostenibile, perché innanzitutto è nemico della qualità dell'insegnamento e della continuità didattica e, quindi, dei bisogni degli studenti, prima ancora di mortificare vita e professionalità di migliaia di persone. È un problema quindi per l'efficacia del nostro sistema e per il nostro Paese. Aggiungo che essere precari non è una colpa, né una mancanza di merito, ma è la conseguenza di un sistema ingiusto e penso che contrastare il precariato sia la prima riforma che abbiamo l'obbligo di fare per uscire dall'emergenza. Questo significa anche aiutare i più giovani a stare in un percorso virtuoso. Non dobbiamo agitare guerre e contenziosi tra neolaureati e precari storici.
  Penso che si debba completare il concorso straordinario, che debba partire quello ordinario, ma soprattutto, Ministro – mi ricollego alle sue parole –, penso che debba innanzitutto esserci una procedura straordinaria per la stabilizzazione dei precari che consenta di avere in cattedra dal 1° settembre tutti gli insegnanti. È quello che lei ha citato come «transitorio». Ritengo che il tema della valorizzazione del servizio sia un tema politico da sottolineare, come quello della valorizzazione della competenza professionale. Anche questo elemento è emerso proprio in questo anno e mezzo di pandemia.
  A mio avviso, questa modalità che utilizzeremo per la procedura straordinaria può essere anche la leva per una riforma strutturale del reclutamento che riattivi i percorsi abilitanti e un automatismo delle immissioni in ruolo. Inoltre, occorre legare il tema della stabilizzazione della riforma del reclutamento a quello della qualità e della formazione dei docenti.
  Cito due temi che sono oggetto del dibattito in queste ore al Ministero e tra noi parlamentari, che penso siano fondamentali: il superamento del vincolo quinquennale, perché la continuità didattica non può avere costi sociali insostenibili per i docenti, e il tema dei DSGA.
  Concludo, Ministro, ricollegandomi ancora alle sue parole. Penso che la seconda riforma architrave che dobbiamo fare debba essere finalizzata alla riduzione del numero degli alunni nelle classi e nei plessi per avere più classi e più plessi anche laddove il sottofinanziamento li ha tolti, come nell'entroterra o nei quartieri più difficili delle grandi città, per avere più tempo scuola, innovazione della didattica e rilanciare attraverso la scuola il diritto allo studio, i bisogni degli studenti, la valorizzazione della professionalità dei docenti, il nostro sistema scolastico e l'intero nostro Paese. Grazie.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI. Grazie, Ministro. L'abbiamo ascoltata con grande attenzione e con grande interesse in un quadro che ci ha dato molto ricco e molto composito, in cui ognuno di noi ha trovato risposte a sollecitazioni qualche volta anche contraddittorie, così come contraddittorio è il nostro modo di approcciare un problema così complesso.
  In questo momento dobbiamo un po' capovolgere il nostro quadro di riferimento, Ministro, perché lei è venuto la prima volta a illustrarci il Recovery Plan. Adesso, invece, abbiamo il quadro delle linee programmatiche e stiamo cercando di ricongiungere questi due elementi.
  I colleghi che hanno parlato prima di me le hanno dato conto di tutta una serie di sollecitazioni interessanti che lei ci ha dato: la formazione come punto fondamentale legato al reclutamento; l'aspetto del merito e della selezione che comunque va mantenuto; un quadro di riferimento del reclutamento che deve essere stabile e continuo con una regolarità che di anno in anno garantisca una possibilità di sostituzione Pag. 19 degli insegnanti, sapendo quanti sono quelli che andranno in pensione.
  Ministro, ho un piccolo problema da sottoporle che, però, è abbastanza importante: diamo per scontato e per acquisito quello che lei ha detto, ovvero che non possiamo più tenere insieme la caduta demografica – e quindi il numero di alunni nelle classi – con la caduta del numero degli insegnanti e del numero delle classi a cui facciamo riferimento. Acquisiamo questo dato, ma teniamo conto che nello scorso anno si è tentato di ridurre il problema del sovraffollamento delle classi senza riuscirci, perché si è riusciti soltanto a eliminare il problema del taglio dell'organico.
  Nella riforma dell'organizzazione del sistema scolastico prevista dal Recovery Plan trovo un'indicazione specifica che dice: «la riforma consentirà di dare soluzioni concrete a due tematiche in particolare: la riduzione del numero degli alunni per classe – e ci siamo – e il dimensionamento della rete scolastica. In tale ottica si pone il superamento dell'identità tra classe demografica e aula al fine di rivedere il modello di scuola.». È molto interessante, però vorrei chiederle qualche particolare in più, anche perché non è banale e non riguarda soltanto i problemi delle vallate, delle montagne o di piccole isole, ma riguarda davvero un'impostazione generale di cui noi non possiamo non tener conto. Grazie, Ministro.

  MARCO MARIN. Buongiorno, Ministro. La ringrazio per l'atteggiamento che ha e con cui si è posto. Mi pare di cogliere la sua volontà di lavorare insieme al Governo e al Parlamento e credo che non potrebbe essere diversamente. Sottolineo anche che lei che è il quarto Ministro di questa legislatura ed è evidente che serva un po' di tempo per fare le cose.
  Come ricordava chi ha parlato prima di me, lei oggi ci ha dato il perimetro e la cornice, perché non può bastare un'ora per un tema così complesso. Le do quindi i titoli di alcuni temi che mi stanno particolarmente a cuore e poi i colleghi del gruppo entreranno nel merito. Il primo riguarda le scuole paritarie, che non le ho sentito nominare. Mi auguro, spero e sono certo che non possono essere superate: sono una realtà del sistema educativo nazionale e quindi non possono essere assolutamente dimenticate. È certo che verranno considerate come meritano, come troppe volte durante questa legislatura non sono state. Lei ha parlato giustamente di persona, ma alla persona io aggiungo la libertà come concetto fondante del sistema educativo e della libertà delle famiglie di scegliere dove mandare i propri figli a scuola.
  La seconda parola che ho sentito da parte sua e che voglio sottolineare è quella del merito. Credo che per una scuola che funzioni e che guardi al futuro debba esserci il merito. In questo senso il PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza indica alcune cose. La nostra è una maggioranza composita, quindi alcune ci piacciono molto, altre ci piacciono e altre ci piacciono meno, ma è normale che sia così.
  A me piace l'orgoglio quando lei ci dice che insegniamo qualcosa e impariamo qualcosa, ma devo anche dire che è un po' un ossimoro, quando lei sottolinea con onestà intellettuale che il nostro tasso di istruzione è il più basso d'Europa. Forse io non voglio né imparare niente da nessuno, né voglio imparare tutto da tutti o insegnare qualcosa, ma noi abbiamo bisogno di cambiare. Il futuro ci dice che se abbiamo il tasso di istruzione più basso d'Europa vuol dire che non basta solo rivendicare l'orgoglio. Lei ci ha dato tutto il perimetro e noi sapremo riempirlo, ma bisogna fare molti passi in avanti.
  Ha parlato poco della pandemia. Tutti sappiamo che ci troviamo in una pandemia, il SARS-CoV-2 è tremendo e coinvolge anche la scuola. Apriremo l'anno scolastico 2021-2022 con problemi come il trasporto pubblico, di cui ancora non vediamo la soluzione per il 2022. Il Governo ha pensato di aprire le scuole al 100 per cento, ma le regioni ci hanno detto che non potevano andare oltre il 50. La invito a collaborare fortemente e a prevedere qualcosa, perché non possiamo ritrovarci così.
  Il secondo problema è quello dei vaccini. L'azienda Moderna ci dice che sta predisponendo il vaccino per ragazzi; Pfizer ci ha già detto che va dai 12 ai 15 anni. Pag. 20Ministro, si faccia portavoce della nostra volontà con il Ministro Speranza – lo faremo anche noi – perché i ragazzi vanno vaccinati il prima possibile: se vogliamo aprire una scuola in sicurezza, un trasporto pubblico efficiente, i vaccini che funzionano anche dai 12 anni sono importanti. Abbiamo bisogno anche di un piano di tracciamento e tamponamento, perché non possiamo e non vogliamo tornare indietro.
  L'ultimo punto e concludo. Se dobbiamo fare cose concrete e non fare solo il perimetro, la proposta di legge S. 992, impantanata al Senato da 18 mesi, va sbloccata immediatamente: è un po' il segnale di concretezza che sono certo lei vuole dare ad un percorso iniziato proprio dalla VII Commissione. La prego di sbloccarla velocemente, perché è un segnale importante che crea 12 mila posti di lavoro e favorisce lo sviluppo psicofisico dei nostri ragazzi. Da parlamentare, da medico e da uomo di sport, le dico che mai come oggi i nostri ragazzi sono in pressione con lo sviluppo psicofisico. Questa legge è importante.

  VALENTINA APREA. Ministro Bianchi, considero un elemento molto positivo del Recovery Plan assicurare un investimento complessivo a debito di 31,9 miliardi per la Missione 4. Affinché da possibile debito cattivo diventi buono, ora occorrono riforme che, come ha sottolineato il Presidente Draghi, siano tese a superare le inerzie istituzionali esistenti, facendo prevalere non la stupidità e gli interessi costituiti, ma l'onestà, l'intelligenza e il gusto del futuro.
  Noi di Forza Italia, in questo senso, conveniamo anzitutto sull'urgenza di una decisa accelerazione verso un futuro modo di vivere, lavorare e studiare che usi in modo più critico, diffuso e organizzato le tecnologie, come peraltro richiede la Commissione europea. Con riferimento all'istruzione dobbiamo per questo operare una profonda trasformazione dei luoghi, dei modi, dei tempi e perfino delle forme di finanziamento dell'apprendimento per tutte le età, il longlife learning, per far fronte ai vecchi e ai nuovi analfabetismi.
  In secondo luogo, valutiamo importanti: il piano per asili nido e scuole dell'infanzia della fascia 0-6 per garantire la generalizzazione di questi servizi su tutto il territorio nazionale, sulla base di una loro integrata unità metodologica e pedagogica; l'intervento straordinario per la riduzione dei divari territoriali, non solo consolidando e generalizzando i test PISA e INVALSI, ma anche per personalizzare i percorsi di ciascuno nelle scuole con criticità più evidenti.
  Con riferimento, invece, all'estensione del tempo pieno ci aspettavamo, Ministro, – ma si può sempre fare nei decreti attuativi – un vero cambio di passo sul tema, senza riproporre pigre inerzie istituzionali del passato che hanno già mostrato la loro illusoria efficacia. Il Sud e anche altre realtà del Paese hanno diritto, infatti, a tempi di apprendimento distesi che si incentivino tuttavia su forme inedite di organizzazione della didattica e degli ambienti scolastici, con dotazioni strutturali, infrastrutturali e tecnologiche degne del nuovo millennio. Il tempo pieno che conosciamo, invece, è un modello nato 50 anni fa con la legge n. 820 del 1971, in piena epoca fordista, che rappresentava allora un'evoluzione istituzionale del diritto allo studio, prevalentemente assistenziale, degli anni Cinquanta e che, negli anni Settanta, ha saputo trasformarsi in un movimento pedagogico innovativo, con il prolungamento del tempo scolastico, pur mantenendo un'uniformità e rigidità organizzativa – due insegnanti per classe – superati oggi dall'autonomia delle scuole e dalla modalità del team teaching.
  Guardando al futuro, occorre fare riferimento esplicito a un nuovo modello di scuola primaria attraverso la costruzione di mille campus citati anche nel Recovery – così come suggerito peraltro dalla direttiva ministeriale della scuola estiva – dove i luoghi e mezzi degli apprendimenti formali si intreccino con quelli dell'informale, del non formale e persino dell'occasionale, assumendo a sistema la flessibilità tipica dei laboratori di approfondimento, recupero e sviluppo e valorizzando diverse tipologie di esercizio della funzione docente che vadano oltre l'uniformità a cui siamo purtroppo abituati. Pag. 21
  Gli arredi delle nuove scuole dovranno essere altresì inseriti in un'elasticità organizzativa e architettonica non più centrata sulla rigidità delle tradizionali classi. Quando la finiremo di parlare di classi? Lei giustamente ha detto: «superiamo le classi di età», ma in Parlamento si parla ancora solo di classi e non di flessibilità di piccoli gruppi di lavoro, lezioni interattive e spazi esterni alla scuola che non costringano i bambini a rimanere nello stesso ambiente per tutta la giornata, mattina e pomeriggio: nel 2021 e 2022 questo è pazzesco.
  Passando poi al secondo ciclo, il Piano prevede il meritorio ampliamento della sperimentazione dei licei e dei tecnici quadriennali, passando da un coinvolgimento di 100 classi a mille classi, senza però indicare se entro il 2026 si intenda portare finalmente a regime questa modifica sperimentale che dura da nove anni. Occorre decidere: che quattro anni siano quattro anni!
  Per rimanere sempre nell'ambito del secondo ciclo, spiace rilevare che il Piano, nonostante i decreti legislativi del 2005 ancora vigenti e i suoi continui richiami fatti nell'intervento di oggi, non ha considerato per nulla i percorsi di istruzione e di formazione professionale. Infatti, non compaiono né i centri IFP (istruzione e formazione professionale), né i CPIA, i centri provinciali per l'istruzione degli adulti. Questo è grave non solo perché sono a pieno titolo facenti parte del sistema educativo nazionale, ma perché sono anche ambiti strategici per realizzare dopo 75 anni di Repubblica democratica la pari dignità educativa – quella che lei ha evocato – culturale e professionale di tutti i percorsi di studio secondario. Nel Piano non se ne parla proprio.
  Negli interventi che verranno messi in campo vanno quindi assolutamente ricompresi anche questi percorsi pubblici al fine di offrire alle giovani generazioni un vero e proprio sistema integrato, graduale e continuo dell'istruzione e formazione professionale, secondaria, superiore e terziaria di stampo europeo; dovremmo continuare a imparare dai tedeschi e dai francesi, per non parlare poi del Nord Europa.
  Come hanno detto anche i miei colleghi, in nessun punto del Piano si fa riferimento al pluralismo educativo e alla libertà di scelta educativa. Ci auguriamo che da qui al 2030 cambi qualcosa.
  Vi è poi la questione dei docenti. Va bene l'investimento di 800 milioni per superare l'attuale digital divide che interessa il 75 per cento dei docenti della scuola italiana. Va altrettanto bene aver previsto, senza però aver definito i tempi di realizzazione – dobbiamo fare in fretta – il potenziamento dello studio delle discipline STEM, del multilinguismo, l'introduzione del coding per tutti gli studenti. Va meno bene la mancata chiarezza programmatica relativamente alla formazione iniziale, in ingresso e continua, dei docenti, nonché alle loro possibile carriera.
  Chiusa la partita dei concorsi in atto, va avviata tempestivamente la stabilizzazione dei docenti precari, con una formazione in servizio di almeno un anno e una valutazione finale che accerti, tra l'altro, il conseguimento da parte dei docenti di competenze in lingua inglese e abilità informatiche avanzate in campo didattico. Tutti i nostri docenti devono possedere queste competenze. Abbiamo bisogno di un piano per predisporre le condizioni per una vera carriera dei docenti, perché la funzione è stata pensata in modo rigido e fordista in un tempo che non esiste più. Bisogna introdurre la figura del docente-tutor coach e assicurare l'ingresso nella funzione docente a 24 anni e non a 44, attraverso l'istituzione di lauree magistrali abilitanti per l'insegnamento, cogestite in un intreccio regolamentato da università e scuola attiva, come sta avvenendo per tutte le lauree in questo momento, con albi e ordini professionali.
  La parola che manca è «selezione» dei docenti, non «reclutamento» o «assunzione», bensì «selezione» dei docenti, fondata su criteri generali stabiliti dal centro, ma affidata alle autonomie a partire dagli albi professionali regionali ed ai bisogni del territorio. Soprattutto, va collegata la formazione in servizio dei docenti all'alleanza tra scuola e università.
  Per queste ragioni, Ministro, crediamo non solo che non sia opportuno ma, nella Pag. 22prospettiva di una buona qualità, che sia addirittura dannoso affidare questo tipo di formazione al neocentralismo della scuola di alta formazione a cui si fa riferimento alle pagine 187 e 188 del Piano.
  L'ultimo punto riguarda la riforma della missione degli ITS. Ignoro il riferimento al modello Emilia-Romagna, semplicemente perché lo ritengo una forzatura indebita e inaccettabile in un Piano di questa natura. Passo ad esaminare le questioni più rilevanti. Occorre rafforzare l'identità degli ITS come istituti superiori per la formazione tecnologica, per rendere la loro missione visibile e facilmente comunicabile. Il Piano, invece, sembra sovrapporre il percorso degli ITS nelle tecnologie applicate con la formazione universitaria professionalizzante. Un conto è raccordare le fondazioni, gli ITS e le università interessate per far conseguire ai giovani più elevati livelli di istruzione e formazione, nel quadro europeo del longlife learning; un altro è perdere l'opportunità di avere anche in Italia la terza gamba di una formazione terziaria, come gli ITS, distinta da università e accademie e conservatori. Sono tre, le gambe superiori che noi avremo. Occorre, quindi, riformare e potenziare la struttura organizzativa anche a livello nazionale, assicurando le necessarie dotazioni – manca la dotazione organica, logistica e di laboratorio – e semplificare la governance. Non si può neanche ignorare che abbiamo anche una questione di numeri e quindi questa consapevolezza deve tradursi in previsioni adeguate sotto il profilo quantitativo degli stanziamenti finanziari che diano non solo risposte, ma anche numeri. Gli ITS devono uscire dalla dimensione di nicchia in cui si trovano ancora, dopo oltre dieci anni dalla loro istituzione: dovremmo arrivare ad avere più di 100 mila iscritti all'anno.
  Devo assolutamente concludere dicendo che per questo abbiamo bisogno di integrare l'offerta anche con le imprese, soprattutto quelle piccole e medie; rafforzare gli ITS nel Mezzogiorno e nelle aree in ritardo di sviluppo; porre un vincolo affinché ci sia una percentuale in apprendistato di terzo livello; introdurre standard di qualità e favorire l'ampliamento dei percorsi per lo sviluppo di competenze tecnologiche abilitanti previste nel Piano. Non si può avere quella crescita e quello sviluppo, che giustamente il Ministro citava, senza queste filiere.
  Se sapremo cogliere fino in fondo questa occasione del Piano, ancorché a debito, che deve diventare un debito buono, nel 2030 dovremmo aver portato nel terzo millennio i nostri sistemi di istruzione e formazione e dovremmo aver garantito occupabilità alle nuove generazioni e sviluppo e benessere del nostro Paese. Abbiamo già perso venti anni, diamoci da fare. La direzione è quella giusta, il momento è ora. Buon lavoro a tutti noi.

  ANDREA CANGINI. Buongiorno, Ministro. Le pongo due questioni semplici. Ad una delle due lei ha fatto riferimento, essendo ben compresa nel PNRR, ovvero la questione delle scuole materne, degli asili nido e delle scuole dell'infanzia. Il tema è centrale per lo sviluppo della persona e della società. Freud diceva che il carattere si forma nei primi cinque anni di vita e le neuroscienze ci hanno insegnato che i primi tre anni sono essenziali per la formazione della personalità e per quell'elasticità mentale che poi è il presupposto per apprendere e conoscere nel prosieguo della crescita e dell'istruzione.
  Il Consiglio europeo di Barcellona ha fissato la soglia minima degli asili nido al 33 per cento della popolazione in età da asilo. Come sappiamo, l'Italia è al 25 per cento e questo vuol dire che tre studenti, tre bambini su quattro, non trovano posto negli asili nido. Questo problema è ancora più marcato se andiamo a vedere le scuole dell'infanzia, dove la soglia dovrebbe essere al 90 per cento. Tutto questo avviene in un'epoca di disgregazione familiare, di solitudine e di crescita zero – un noto psicanalista diceva: «la morte del padre» –, ma gli asili sono il luogo dove si stimola il ragazzo all'apprendimento e alla socialità, mentre le famiglie, purtroppo, non lo sono più altrettanto. Questo ha un impatto grave sulla cosiddetta emancipazione femminile. Le donne per lavorare hanno bisogno di qualcuno che si occupi parzialmente dei Pag. 23propri figli; le donne che non lavorano non fanno figli e quindi abbiamo ricadute anche sulle curve demografiche che tanto ci allarmano.
  Come sappiamo, il Piano di ripresa e resilienza destina fondi a questo settore, ma quei fondi non saranno sufficienti a colmare la domanda. Ho notato e ho apprezzato il fatto che lei abbia compreso le scuole paritarie nei patti educativi di comunità, così come Forza Italia l'aveva sollecitata a fare. So e sappiamo tutti che all'interno di questa maggioranza ci sono forze politiche che hanno un pregiudizio legittimo nei confronti delle scuole paritarie, ma ho l'impressione – questa è la mia personale percezione – che questo pregiudizio cada quando si parla di asili nido e scuole per l'infanzia nella fascia 0-6 anni.
  Ministro, le propongo di affrontare davvero una volta per tutte il problema della fascia 0-6 anni, prevedendo solo per le scuole dell'infanzia e gli asili nido l'introduzione di quel criterio del costo standard per studente, che è l'unica maniera per consentire all'offerta di incontrare la domanda e di rispettare quella necessità di libera scelta che andrebbe riconosciuta a tutte le famiglie, a tutti i bambini e di conseguenza a tutte le donne, che lavorino o meno, per creare le condizioni per l'emancipazione femminile; altrimenti, il tema dell'emancipazione femminile e il tema della crescita zero resteranno argomenti retorici da esibire nei convegni e, se non li affrontiamo in chiave pragmatica, credo che facciamo un torto sia ai temi sia alla nostra funzione e alla sua di uomo di Governo.
  Il secondo tema è che, come lei ha detto e come sappiamo tutti, siamo in coda alle classifiche non solo europee, ma dell'intera area OCSE quanto a formazione e competenze dei nostri studenti. Siamo anche il Paese che ha tenuto le scuole chiuse più a lungo, quindi questo gap tra noi, i nostri studenti e gli studenti europei dei Paesi OCSE si allargherà ulteriormente. Meno male che c'è stata la didattica a distanza, ma è chiaro che non è minimamente comparabile con la didattica in presenza. Questo enorme vuoto di formazione va colmato.
  Apprezzo e apprezziamo il fatto che lei abbia previsto l'apertura straordinaria delle scuole durante l'estate, ma non credo che gli studenti approfitteranno molto di questa occasione e non credo che tutte le scuole si attrezzeranno in egual misura. Inoltre, penso che si finirà per interpretarlo come un modo per consentire a chi ha dei debiti di recuperarli. Gli studenti che sono andati peggio probabilmente saranno incoraggiati a frequentare le scuole durante l'estate, mentre il problema riguarda tutti, anche i primi della classe. Infatti, anche loro hanno una formazione minore rispetto a quella a cui avrebbero diritto: quella che gli consentirà, un domani, di essere classe dirigente attrezzata. Mi chiedo e le chiedo se non sia opportuno varare un piano straordinario finanziato e articolato. Le chiedo se ci sta lavorando per consentire al Paese di recuperare il gap di questa generazione di studenti e di colmare questo immenso vuoto che inevitabilmente ci porterà ancora più in fondo alle classifiche europee e dei Paesi OCSE quanto a conoscenza, competenza e flessibilità mentale dei nostri studenti, dei nostri figli e dei nostri nipoti della classe dirigente di domani.

  LUIGI CASCIELLO. Devo dire che ho molto apprezzato il fatto che lei abbia iniziato la sua relazione dalla considerazione che la pandemia ha reso ancora più evidente la disparità, il gap che c'è in una parte del Paese – chiaramente mi riferisco in particolare al Mezzogiorno e alle aree interne – sulla proposta formativa e sui livelli raggiunti dalla scuola italiana, soprattutto sulla proposta che la scuola italiana riesce a offrire. Questo gap è ancora più profondo dopo la pandemia. Inoltre, grazie soprattutto al lavoro della Ministra Carfagna si è superata la spesa storica del 34 per cento e si è arrivati al 40 per cento e oltre, per alcune alcuni comparti di spesa per il Mezzogiorno.
  Credo che da questo punto di vista alcuni numeri degli asili nido restino ancora terribili e qualche cifra va ricordata: al Centro-nord, 32 posti su 100 bambini; al Centro-sud, 13,5 su 100 bambini; i casi limite di Bolzano: 68 posti su 100 bambini Pag. 24e Catania, 5 posti su 100 bambini. Questi sono numeri con i quali dobbiamo confrontarci.
  Questa è un'occasione irripetibile che non si può sprecare. Ecco perché è fondamentale il rapporto tra Ministero dell'istruzione, il Ministero per il sud e il Ministero dell'economia; ma è altrettanto importante il coinvolgimento continuo delle amministrazioni locali e delle regioni. Solo in questo modo riusciremo a ribaltare un criterio di investimento per la scuola e per i criteri educativi nel Sud.
  Aggiungo che nella sua relazione, giustamente, si parla molto di formazione dei docenti; credo che dobbiamo fare qualcosa in tempi non lunghissimi per migliorare anche lo status sociale e salariale dei docenti, che restano i meno pagati d'Europa.
  Questo Paese o investe sulla scuola – l'ha detto anche lei – e sulla formazione, e investire sulla formazione significa investire sul merito e sulle competenze, o non cresce. Se si lascia indietro un pezzo di Paese, è tutto il Paese a non andare avanti.
  Infine, voglio fare una riflessione sui fondi a disposizione per l'adeguamento degli edifici alle norme sismiche e di sicurezza e i fondi previsti per le realizzazioni di nuovi istituti e nuovi edifici. Io ribalterei le cifre in campo. Per creare una nuova proposta educativa abbiamo bisogno di nuovi edifici e non di rattoppare quelli che ci sono. Servono scelte coraggiose e per questo motivo è fondamentale il coinvolgimento degli enti locali che vanno stimolati da questo punto di vista.
  In conclusione, in attesa che arrivino i nuovi fondi, facciamo arrivare i fondi che dal Ministero devono essere trasferiti ai comuni per completare gli edifici scolastici sui quali si sono impegnati e stanno lavorando. Non è possibile che i sindaci si rivolgano di continuo ai deputati – facciamo anche questo ed è doveroso farlo –, perché non può diventare una continua sollecitazione. Mi rendo conto che al Ministero abbiano anche altre cose da fare, però gli stati di avanzamento vanno coperti con i fondi, altrimenti si producono due guasti: per il nuovo anno scolastico, gli edifici per le scuole che potevano essere realizzate e completate, non lo saranno, con disagi enormi all'economia e alle imprese che in qualche caso rischiano anche gravi situazioni contingenti, come quelle del fallimento. Da questo punto di vista attendo un indirizzo preciso dagli uffici competenti del Ministero. Grazie.

  CRISTINA PATELLI. Signor Ministro, condivido tantissime delle domande che sono state già poste dai colleghi che mi hanno preceduta. Vorrei porre l'attenzione, invece, su una questione più particolare che mi sembra che nessuno abbia toccato.
  Nell'ottica del diritto allo studio, dell'organizzazione del sistema scolastico e della riforma del Ministero, oltre ovviamente la fase emergenziale, nel quadro delle linee programmatiche, pongo alla sua attenzione la questione degli alunni generalmente detti «plusdotati», quelli con un quoziente intellettivo pari o superiore a 130, che sono stati riconosciuti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con la nota 562 del 3 aprile del 2019, all'interno del sistema degli alunni con bisogni educativi speciali. Viene prevista anche la possibilità di redazione di un piano didattico personalizzato in una logica di personalizzazione degli apprendimenti. Gli alunni plusdotati in Italia sono circa il 2 per cento, quota che aumenta al 7 per cento se si considerano anche quelli con un QI tra 120 e 129. Malgrado la raccomandazione n. 1248 del Consiglio d'Europa del 1994, purtroppo non esiste ad oggi una normativa che regolamenti l'identificazione degli studenti ad alto potenziale e delle loro esigenze formative. Si tratta di bambini e di ragazzi che hanno ritmi diversi rispetto ai loro pari, apprendono con facilità, hanno interessi molto profondi per una o più specifiche discipline, hanno una capacità di pensiero astratto molto sviluppata e a volte si interessano a particolari discipline che li assorbono completamente a discapito di altre materie. Questo è un dono per bambini e ragazzi che, però, se non riconosciuto a scuola e in famiglia e se non trattato adeguatamente, può provocare disastri. Attualmente, l'unico ponte tra gli enti scolastici e le famiglie è costituito dalle associazioni specializzate su questa tematica. Pag. 25
  A proposito del recupero di disuguaglianze come questa, le chiedo come intenda affrontare e sanare questa carenza educativa in modo da mettere finalmente al centro, in una logica inclusiva, i bambini e gli alunni più dotati.
  Manca la formazione dei docenti che non sempre riescono a riconoscere un bambino o uno studente plusdotato. Per questo motivo chiedo se preveda un piano di intervento e strutture formali di intervento in questo senso, perché tanti bambini e tanti alunni dopo anni di difficoltà, una volta riconosciuta la plusdotazione, sono costretti con le loro famiglie a spostarsi in altre regioni – come capita per noi in Piemonte che dobbiamo recarci a Pavia – per avere la garanzia del diritto allo studio che, come giustamente ricorda anche lei, signor Ministro, deve funzionare per tutti e non deve restare un diritto negato.
  Poiché la mia collega Colmellere non riesce a collegarsi, mi permetto di fare da portavoce delle sue istanze. In linea ancora con i colleghi che ci hanno preceduto, aggiungo alcune domande a partire dalla riapertura per settembre. Oltre alle aule e ai trasporti, e considerato che non si possono organizzare classi con 27 o 30 alunni, chiede se sia previsto uno sdoppiamento delle classi e se sì, se verrà utilizzato il personale docente legato al COVID-19.
  Inoltre, come si pensa di far partire l'anno relativamente al personale e alle cattedre da coprire?
  Anche noi ricordiamo l'importanza fondamentale delle scuole paritarie che ci stanno a cuore da sempre.
  Per quanto riguarda il tempo pieno, sappiamo che lei tiene molto a questa proposta e volevamo capire sulla base di quali criteri verrà organizzato il tempo pieno e se verrà utilizzato l'organico potenziato o l'organico COVID-19.
  Sulla valutazione, sullo scrutinio e la validità dell'anno scolastico, ci chiediamo come verranno valutati quest'anno gli studenti. Con l'ordinanza ministeriale n. 11 del 6 maggio 2020 o in base al decreto legislativo n. 62 del 2017? Quando sono previste le scadenze degli scrutini? Perché giunge voce che le scuole stiano registrando delle difficoltà a concludere entro l'8 giugno.
  Termino con una domanda su come sarà validato l'anno scolastico, perché per essere considerato valido, si deve essere stati a scuola per 200 giorni, se ricordo bene, e a causa della DAD i 200 giorni non sono stati garantiti. Serve, quindi, un'indicazione dal Ministero o un'ordinanza che permetta di ritenere valido un anno anche se fatto con meno di 200 giorni. Grazie, Ministro.

  MARIO PITTONI. Sarò telegrafico, però voglio portare due casi. Nelle Commissioni, al Senato, è in discussione in questo momento il decreto Sostegni e c'è un emendamento che chiede di restituire almeno l'assegnazione provvisoria alle docenti mamme di bambini piccoli, vittime del blocco quinquennale; perché, come sapete, c'è un vincolo di cinque anni di permanenza nell'istituto assegnato. Non mi risulta che il Ministero dell'istruzione sia contrario, però mi segnalano che chi rappresenta il Governo in Commissione in queste ore si è espresso in maniera contraria. Su questo vorrei avere un chiarimento, visto che la richiesta di riconcedere l'assegnazione provvisoria a queste mamme è largamente condivisa da questo Parlamento.
  Voglio ringraziare il Ministro per aver ricordato una cosa che non ho mai sentito dai ministri precedenti, ovvero che ci sono situazioni diverse per quanto riguarda il precariato – io ne ho individuate 16 – e che a situazioni diverse bisogna rispondere in modo personalizzato, altrimenti la soluzione non arriva mai. Questo è presente in una proposta già pronta che basterebbe convertire in decreto. C'è un anno di lavoro dietro questa proposta, proprio per garantire un documento il più equilibrato e il meno ideologico possibile che è all'attenzione del Ministro – so che il Ministro lo sta valutando – ed è l'unica proposta in campo; non mi risulta, infatti, che ci siano altre proposte su cui in questo momento si stia lavorando e dibattendo. Non ci troviamo quindi nella necessità di operare una sintesi tra soluzioni diverse. Pag. 26
  Possiamo dire che siamo davanti a un bivio: si può andare da una parte o dall'altra. Una soluzione è già stata sperimentata all'inizio di questo anno scolastico, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti: ancora adesso non disponiamo di tutti gli insegnanti – sono i numeri a dirlo –, tanto è vero ci ritroviamo con meno docenti titolari rispetto all'anno precedente e, di conseguenza, con più «classi pollaio». I numeri parlano chiaro. Alla soluzione che si è sperimentata all'inizio di questo anno scolastico si oppone adesso una soluzione molto diversa. Quindi, non si può parlare di ricerca di una sintesi tra posizioni diverse. Ci troviamo davanti alla necessità di decidere se andare da una parte o dall'altra.
  Visto che questo comporta automaticamente che una parte della maggioranza possa non condividere la scelta e il Ministro non può prendersi la responsabilità di fare scelte che dividono la maggioranza, chiedo che il Ministro coinvolga il capo del Governo che è l'unica figura che può prendersi questo tipo di responsabilità. La ringrazio.

  MARIA SAPONARA. Buongiorno, Ministro. Dalla terra emiliana a Roma ho seguito via web l'audizione e devo dire che tante delle sue parole mi hanno rincuorato. Come il senatore Cangini, ero una delle persone preoccupate di questa dicotomia tra formazione matematico-scientifica e umanistica. Questo in realtà non è un divario, perché l'una compensa l'altra. Inoltre, con una recente mozione che abbiamo approvato in Senato, abbiamo visto che la matematica è alla base del pensiero filosofico e che lo stesso Dante aveva usato la matematica per la sua Commedia. Ben venga questo incremento delle materie scientifiche e matematiche che, però, deve avvenire di pari passo con le materie umanistiche. Questa è una delle cose che sicuramente ho apprezzato molto durante la sua audizione, così come questa prospettiva a 360 gradi a lungo termine di una complessiva riorganizzazione del sistema scolastico, non solo in termini di tempo, ma proprio di consistenza di contenuti.
  Veniamo alle domande che le vorrei sottoporre e che sicuramente qualche altro mio collega avrà già fatto. Volevo rapportarmi subito a un problema contingente. Abbiamo visto che c'è stato lo stanziamento di più di 500 milioni di euro per l'apertura delle scuole durante il periodo estivo. Tastando il terreno e sentendo quello che dicono i dirigenti scolastici della mia città, ovvero Parma, le dico che in questo bando hanno ravvisato qualche difficoltà, perché dicono che è un po' difficile, i tempi sono brevi e allo stesso tempo non c'è la certezza di acquisire i contributi che questo bando mette a disposizione degli istituti proprio per permettere durante il periodo estivo la loro apertura. Questo è un primo problema.
  Il secondo problema posto dai dirigenti scolastici è quello del personale docente e ATA, perché venendo da un anno scolastico difficile, non hanno la certezza che gli insegnanti e il personale ATA siano disponibili, seppur pagati, a essere presenti durante il periodo estivo. Ministro, le volevo riportare questo come un problema contingente e pratico, che è anche rinvenibile leggendo i quotidiani locali.
  Un'altra problematica è quella della dipendenza dai social network dei bambini e dei ragazzi. Ministro, io faccio parte anche della Commissione infanzia e adolescenza. In questo periodo di pandemia si è creata una vera e propria dipendenza patologica da parte dei ragazzi nei confronti dei social e del digitale. Tutto questo porta – l'ho visto anche personalmente – a un'apatia da parte di questi ragazzi che sono completamente dipendenti da questo arnese. Allontanandoli dal cellulare o dal loro computer, diventano nervosi, irritabili e aggressivi. Per questo motivo, Ministro, le chiedo di intervenire fortemente all'interno degli istituti scolastici con figure che possano dare ai ragazzi la formazione per un uso corretto del digitale. Che siano gli stessi insegnanti, che sia un supporto psicologico, che sia un animatore digitale, questo lo stabilirà il Ministero; però, è assolutamente importante intervenire in questo senso, se non vogliamo ritrovarci giovani e ragazzi Pag. 27assolutamente apatici che non vedono altro che le sfide che si attuano tra loro.
  In ultimo, volevo sottolineare nuovamente un'attenzione per le scuole paritarie che anche noi, come gruppo della Lega, abbiamo sempre portato avanti; le chiedo, quindi, Ministro, di tenerne sempre conto, perché è una gamba importante di tutto il sistema scolastico. Grazie.

  MANUEL TUZI(intervento da remoto). Grazie, Ministro per l'intervento e per l'introduzione di quelli che sono i punti cardine. Volevo soffermarmi su diversi aspetti del suo intervento.
  Per quanto riguarda la questione dell'orientamento, nel passaggio tra la scuola e università, ci sono altri modelli internazionali – tra cui, per esempio, Harvard, Yale e Stanford – che utilizzano piattaforme, o corsi online pubblici gratuiti per cercare di fare formazione e allo stesso tempo dare l'opportunità di creare quell'orientamento che serve anche ad accedere al percorso di laurea successivo. Ad esempio, in Italia abbiamo un'eccellenza internazionale, ovvero la Federico II, con il portale Federica.eu, che è quinta per produzione di corsi al mondo e ha un modello di orientamento molto interessante, che secondo me andrebbe studiato e probabilmente allargato e strutturato come piattaforma digitale, per garantire a tutti quantomeno lo stesso orientamento. Questa è la prima questione che volevo porre, ovvero se poteva essere un modello da seguire.
  Per quanto riguarda la seconda questione, è ferma in Senato la proposta di legge sull'inserimento del laureato nelle discipline motorie all'interno della scuola primaria e sarebbe opportuno – tante persone ce lo chiedono – cercare di risolvere questa questione e approvare quello che per una comune educazione fisica e per un'attività fisica di qualità dovrebbe essere garantito, soprattutto all'interno della scuola. Anche su questo le chiedo un commento.
  Ho ascoltato molto attentamente la questione inerente i concorsi; devo dire che oggi abbiamo una legge, la n. 159 del 2019, che prevede tutta una serie di concorsi che però sono fermi: abbiamo il concorso ordinario di religione cattolica, il percorso abilitante per gli insegnanti di ruolo, ovvero i cosiddetti «docenti ingabbiati». Tutti questi concorsi devono essere espletati e vorremmo capire quando, perché a livello temporale diventa necessario dare risposte a chi oggi sta fuori e si sta preparando.
  Ho sentito prima il suo intervento. Abbiamo da poco fatto il concorso straordinario, a cui hanno partecipato 60 mila persone. Infatti, i precari con servizio verranno assunti quest'estate e ora si stanno correggendo le prove. Tuttavia, personalmente mi ha stupito un po' il suo intervento per quanto concerne l'ulteriore assunzione. Non si possono assumere per titoli i bocciati di un concorso straordinario. Questo deve essere chiaro. Uno Stato serio come può fare un concorso e poi assumere con un altro concorso o con un'altra prova transitoria le persone che non l'hanno superato? Qual è il suo concetto di transitorio ulteriore? Perché non è chiaro. Sinceramente in questo Paese sarebbe anche il caso di smetterla con le sanatorie. C'è un concorso ordinario, abbiamo la possibilità di far partecipare tutti e sarebbe utile che tutti vengano messi sullo stesso piano per poter entrare all'interno della scuola pubblica, anche perché noi dobbiamo prima di tutto salvaguardare quello che è l'utente finale – ovvero il ragazzo, lo studente, il bambino – che necessariamente deve avere un'istruzione di qualità. Dobbiamo in primo luogo salvaguardare questo. Non si può fare un concorso ulteriore e fare di fatto una sanatoria per assumere i bocciati di un concorso precedente. Vorrei che questo fosse chiaro e vorrei anche maggiore chiarezza da questo punto di vista. Grazie.

  MARCO BELLA. Grazie, Ministro. Lei ha usato parole molto coraggiose, forti e belle sulla scuola. Con la Ministra Azzolina lei si trova a condividere nel momento più difficile la scuola italiana. È una responsabilità enorme, perché questo è il momento della pandemia. In questo momento la pandemia sta un po' arretrando, ma non possiamo dire che sia finita. Concordo con l'intervento di altri colleghi sul fatto che noi dobbiamo pensare a finire bene quest'anno Pag. 28 scolastico e soprattutto a ripartire bene il prossimo.
  Ha parlato anche di una scuola che riduce le disuguaglianze. Tuttavia, questo succede quando a tutti sono state date le stesse possibilità. Quando invece abbiamo la didattica a distanza, nella quale solo le persone con maggiori possibilità hanno i dispositivi di connessione e la connessione, la didattica a distanza aumenta le disuguaglianze. Per ridurle e dare a tutti le stesse possibilità, dobbiamo il più possibile fare la scuola in presenza.
  Qui il suo intervento è bellissimo. Lei parla della scuola motore del Paese, questo è il titolo che ha dato al suo intervento ed è un titolo bellissimo, ma chiariamo bene che la scuola è il motore del Paese, ma non è il motore della pandemia, perché sulla scuola sono state dette tante cose che poi non si sono rivelate vere. Ad esempio, pensiamo a quando, qualche mese fa, qualcuno ha detto: «La scuola in presenza aumenta l'indice Rt di un fattore 0,3 e 0,4». Questo è un errore scientifico e credere a questo ha causato danni agli studenti. C'è stato chi ha detto: «Dopo 14 giorni abbiamo la crescita esponenziale dei contagi a causa dell'apertura delle scuole». Anche questo si è rivelato del tutto falso. Poi, a gennaio, è arrivato l'allarmismo della variante inglese. È giusta la prudenza sulle varianti, ma l'allarmismo di credere che qualcosa cambiasse in maniera sostanziale con la variante inglese si è rivelato non del tutto vero. Tra l'altro, l'Organizzazione mondiale della sanità-Europa ha fatto un comunicato nel quale spiega che le scuole sono a basso rischio anche con le varianti.
  Qual è stata, invece, la realtà rispetto a queste previsioni? Il 7 gennaio abbiamo riaperto le scuole e non si è avuta alcuna esplosione dei contagi; anzi, i contagi hanno continuato a scendere. Il 7 aprile abbiamo riaperto le scuole e quello che è successo di nuovo è che la pandemia dal 7 aprile continua ad arretrare e non ad aumentare, nonostante la variante inglese oramai sia presente nel 90 per cento dei contagi. Infatti, praticamente in Italia è presente soltanto la variante inglese. Questo è stato anche merito di una mozione che sia il Parlamento, sia lei con il suo parere, abbiamo scritto: lei ci ha dato un parere positivo, la mozione ha guardato alla scienza e il Parlamento ha ascoltato la scienza. È stato anche bello vedere come il Parlamento abbia potuto dare un forte contributo.
  Purtroppo, però, devo dire che la questione delle varianti rimane ancora problematica, perché in realtà nella percezione delle persone ci sono tantissime classi che vengono messe in quarantena. Il fatto che siano in quarantena non vuol dire che poi tutti si siano contagiati, ma vuol dire semplicemente che c'è un'eccessiva – chiamiamola così – precauzione. Questo deriva da una circolare del Ministero della salute, la 3787 del 31 gennaio, che ha sviluppato una fortissima discrezionalità nelle ASL. In questa circolare la presunta maggiore durata dell'incubazione delle varianti ha richiesto un tracciamento fino al quattordicesimo giorno, nel quale compare la possibilità della comparsa dei sintomi. Ricordo che non sono state cambiate le regole del tracciamento scolastico in seguito alle varianti. Inoltre, in base a questa circolare, la presunta maggiore contagiosità della variante inglese sembra essere in qualche modo superiore tra i giovani. È un po' superiore tra i giovani, ma lo è per tutte le classi di età.
  Infine, con la variante inglese sono stati considerati contatti stretti anche quelli a basso rischio, cioè quelli in presenza per meno di 15 minuti in ambiente chiuso, a prescindere dalla distanza. Il Governo stesso è stato invitato dal Consiglio di Stato a fornire evidenze scientifiche per giustificare le chiusure e per giustificare il mancato diritto all'istruzione.
  Pensiamo a qualche soluzione da implementare adesso o per settembre. Sicuramente il protocollo che sembra essere più efficace è quello della regione Veneto, che prevede soltanto il tracciamento in presenza di due casi positivi in 48 ore e non 14 giorni. Sì alla prudenza, sì al tracciamento, no all'allarmismo. I test molecolari salivari sono affidabili quanto i tamponi molecolari. I test screening non sembrano essere altrettanto efficaci e soprattutto sarebbe Pag. 29quanto mai utile – so che è complesso – dare una maggiore trasparenza e una corretta lettura dei dati. Se ci sono tanti contagiati a scuola, compariamoli anche con il numero dei tamponi. La ringrazio e le auguro buon lavoro.

  LOREDANA RUSSO (intervento da remoto). Mi scuso con il Ministro, ma non sono riuscita ad ascoltare la sua relazione perché quasi tutta la componente Senato si è collegata con un po' di ritardo. Probabilmente mi ripeterò e se ci sono cose che il Ministro ha già detto, mi scuso. Sarò comunque velocissima.
  Ho due questioni sull'emergenza. Tra le emergenze c'è anche quella di riattivare e di far partire al più presto il concorso ordinario, come ha detto il mio collega, perché ci sono 450 mila persone che stanno aspettando i concorsi ordinari della scuola secondaria e 76 mila della scuola primaria. D'altronde, probabilmente, terminato l'iter concorsuale com'era stato previsto, ovvero il 50 per cento allo straordinario il 50 per cento all'ordinario, sarà cura del Ministro riaprire un nuovo concorso straordinario sui posti rimasti disponibili. La velocizzazione di queste procedure sicuramente non porterà in cattedra docenti stabilizzati a settembre, ma attiverà un processo che ci porterà alla stabilizzazione.
  L'altra emergenza è quella sul completamento dei vaccini. Avevo presentato un'interrogazione, ma poi da alcuni comunicati che ho letto mi sembra di capire che forse si stanno riavviando le vaccinazioni non solo per la seconda dose, ma anche per il completamento della vaccinazione di quei docenti che non hanno fatto in tempo ad avere la prima dose – non per loro colpa, ma in quanto fuori sede – fino all'ordinanza del Commissario straordinario Figliuolo del 6 aprile. Dal 6 al 13 aprile, quando le vaccinazioni per i docenti sono state bloccate, non c'è stato il tempo utile. Ritengo corretto completare e dare l'opportunità di vaccinarsi a questi docenti. Molti di loro sono di sostegno – perché abbiamo tanto personale di sostegno fuori sede – e hanno lavorato e continuano a lavorare sempre in presenza e spesso con ragazzi che non possono indossare dispositivi di sicurezza. Chiedo al Ministro una rassicurazione in tal senso.
  Andando oltre, per quanto riguarda misure meno emergenziali, vorrei chiedere al Ministro, con il quale mi sono confrontata in merito al PNRR sulla cultura umanistica e artistica – ho sentito dalla collega Saponara che nella sua relazione ha approfondito questa tema – se nel tempo pieno sia possibile ampliare non solo il tempo scuola, ma anche l'offerta formativa.
  Nel disegno di legge a mia prima firma sul riordino degli studi musicali, in discussione in Commissione al Senato, ho proposto – e spero che questa proposta sia condivisa dal Ministro – un tempo musica, un tempo delle arti per permettere ai bambini, nel pomeriggio, di poter ampliare la loro preparazione anche in ambiti che richiedono un inizio precoce rispetto al primo anno della scuola secondaria di primo grado, quando si inizia a studiare musica e arte. In quella sede si potrebbe anche parlare di psicomotricità, visto che ancora non siamo riusciti a inserire l'ora di espressione corporea curriculare.
  L'ultima cosa che mi sta molto a cuore è la formazione iniziale dei docenti. La collega Aprea ne ha già parlato e ribadisco la strada più giusta, ovvero quella della laurea abilitante per la didattica della disciplina che si vuole insegnare. Questo recupererebbe sicuramente gap notevoli, quali l'acquisizione delle competenze psicopedagogiche che non possono essere acquisite e certificate in percorsi fortuiti, ma devono inserite in un percorso di studio minimo che sia biennale o in una laurea magistrale. Soprattutto occorre fare in modo che la scelta di fare il docente nasca da una vocazione e non da un cambio di percorso dopo aver tentato altre strade, ovvero che un ragazzo, alla fine del triennio, possa decidere che la sua scelta è quella di occuparsi dell'educazione e della formazione dei ragazzi. Grazie.

  RICCARDO NENCINI. Ministro Bianchi, farò solo una breve e rapida sottolineatura. Nell'incrocio fra le linee programmatiche che lei ha illustrato questa mattina e il Recovery Plan non c'è dubbio che si prefiguri una tipologia di scuola diversa. Pag. 30Non voglio parlare di «rivoluzione», perché è un termine abusato ed è meglio non usarlo, anche se ci sono delle belle rivoluzioni. Tuttavia, siamo di fronte a un'ipotesi di rovesciamento di caratteristiche e tradizioni, nei prossimi tre o quattro anni, che non hanno trascinato l'Italia soltanto dal punto di vista scolastico verso lidi migliori.
  Ministro, nella fase di aggancio, nella fase transitoria per arrivare a questo punto, avendo vissuto l'Italia una stagione terribile nell'anno scolastico 2019 e nella seconda parte del 2020 – avremo modo di valutare molto concretamente anche il 2021 – capisco che si debba evitare ad ogni costo una riapertura dell'anno scolastico 2021-2022, sulla quale incombono condizioni non dissimili rispetto a quelle già conosciute, ancorché a fronte di un'emergenza che probabilmente potrebbe essere superata nell'autunno. Non c'è dubbio che un triennio «perduto» – io sono tra coloro che considerano la DAD come indispensabile, ma la DAD che conosciamo va veramente rivoluzionata, come ci hanno spiegato in un'audizione vari psicologi e docenti – con quelle condizioni rischia di provocare una frattura terribile.
  Passo alle domande e concludo. Noi siamo in grado in qualche modo di tenere vivo questo elastico con alcune condizioni, tra cui sicuramente due: tutta la questione del sostegno, il precariato nel sostegno e come si affronta e il tema di evitare l'apertura di un anno scolastico con le lacune che nel precedente anno si sono avvicinate a un precipizio, che riguardano la stabilizzazione di una parte del mondo dei precari. So bene che non tutti i precari hanno le stesse caratteristiche, che ci sono precari che hanno avuto già esperienze che possiamo serenamente valutare con criteri che potrebbero prescindere anche dalla normale amministrazione. La mia preoccupazione è esattamente questa: se l'elastico non si tira al punto giusto, rischiamo a maggio di non avere le condizioni per iniziare a settembre. Trovo che questa sia la situazione per la quale il mese di maggio deve essere decisivo per avere una risposta. Grazie.

  PRESIDENTE. Ho una domanda veloce, perché ci sono stati vari interventi sul reclutamento dei docenti. Mi arrivano moltissime richieste su quando uscirà il bando per gli ex LSU. So che già ci sono state delle firme da parte di alcuni ministeri. Le chiedo, quindi, se ci può dare un'informazione in proposito. Adesso le do la parola per la replica. Prego.

  PATRIZIO BIANCHI, Ministro dell'istruzione. Grazie, presidente Casa e presidente Nencini. Accolgo volentieri tutta la varietà di problemi che avete posto, dopo avermi ricordato che sono il quarto Ministro che si siede a questo tavolo.
  È naturale che prendo sulle mie spalle e mi faccio carico di tutte queste problematiche, avendo però chiaro un fatto – rispondo al senatore Cangini –: in questo triennio abbiamo perso. Queste cose non si recuperano d'estate, ma si recuperano in avanti. Il prossimo anno sarà un anno costituente: l'ho già detto qui un anno fa. Tutto il prossimo anno deve essere costituente, ma costituente anche di un'idea fondante, ovvero che, dopo questa drammatica interruzione, non si tratta semplicemente di riprendere la scuola di prima e non è un'estensione del tempo pieno, semplicemente data la struttura precedente e portandola in avanti. Il lavoro che dobbiamo fare tutti insieme per ripensare la scuola e andare verso quella scuola nuova – come dice il senatore Nencini – nei prossimi mesi è un lavoro titanico, è inutile che ci nascondiamo. In Italia, la parola «riforma» della scuola non si può più dire, perché ognuno, venendo qui, vi proponeva una riforma e io non lo farò. Sono però passati quasi cento anni dalla riforma Gentile. Credo che tutti noi abbiamo il dovere di pensare non solo alle emergenze, ma al di là dell'emergenza.
  Rispetto alle tante questioni su cui mi avete dato mandato, non posso che far mie le parole del senatore Pittoni. Vedo che all'interno della stessa maggioranza che affronta oggi i temi del Paese vi sono posizioni diverse e differenti, vi sono situazioni che poi diventano quasi lampadine di queste diversità. Dobbiamo affrontarle; ma se le affrontiamo in termini di bivio, diventerà Pag. 31 ancora una volta un bivio che metterà tutti in difficoltà. Dobbiamo riuscire a trovare soluzioni e per questo stiamo lavorando anche insieme al Presidente del Consiglio.
  Rispetto al quadro che abbiamo presentato, colgo le indicazioni dell'onorevole Aprea sugli IFP e CPA. Come lei sa, io stesso ho lavorato moltissimo sugli IFP e sulla capacità di creare interconnessioni sistematiche fra la formazione che è responsabilità delle regioni e tutto il nostro sistema, intendendo per «nostro» non il sistema oggi in carico allo Stato, ma il nostro sistema nazionale di educazione. Con questo do anche la risposta sulle paritarie: sistema nazionale di istruzione. Amo di più la parola «educazione» che «istruzione», perché la parola «educazione» porta nella sua etimologia quest'idea di andare oltre.
  Rispetto a tutti questi temi, non vi è dubbio che anche lo sforzo di interconnessione dei diversi soggetti vada compiuto con una profonda trasformazione delle modalità educative. Non ho nessuna intenzione di abbandonare lo straordinario patrimonio culturale che ci ha portato qui che, però, deve essere posseduto da tutti.
  Cogliendo l'occasione della riflessione sulla storia, segnalo che sto insediando una Commissione sulla storia nei diversi ordini e gradi presieduta dal professor Giardino; però questo deve essere a disposizione di tutti e deve essere misurato nei diversi livelli.
  Il tempo pieno non è semplicemente un'estensione dell'orario scolastico, ma è un ripensamento. In questo, onorevole Marin, nella mia precedente esperienza avevo proposto una riflessione su quelle che avevo chiamato «materie CAMPUS» che non vanno a sostituire le altre, ma si aggiungono nell'integrazione. La C stava per «computer coding», cioè cogliere le nuove logiche senza le quali non solo i bambini, ma anche noi siamo prigionieri del nostro maledetto telefonino. Basta andare in una carrozza di un treno per vedere quanti sono semplicemente oggetto e soggetto, anche se direi più oggetto che soggetto. Credo che in questo stiamo vivendo una straordinaria asimmetria: mentre un tempo il maestro ne sapeva di più del ragazzo, oggi nell'uso degli strumenti i ragazzi ne sanno più dei maestri. Cosa possono dare i maestri? Ho usato la parola «maestri» e non «professori». I maestri danno la capacità critica nel riportare gli strumenti al ruolo di strumenti. La «A» e la «M» in CAMPUS stavano per «arte» e «musica». L'arte e la musica sono linguaggi. Voi avete apprezzato che nel PNRR abbiamo cambiato la rubrica e abbiamo messo un'enfasi su questo programma dei linguaggi. Mi riferisco all'ultimo intervento sulla musica: con me aprite una porta infinita, visto che sapete quanta parte anche della mia vita recente ho dedicato a questo. Infatti, stiamo preparando una riflessione sulla musica. Il 9 è il giorno di «Europa in musica» e il 10 faremo un'iniziativa in cui metteremo insieme 800 ragazzi che a distanza suonano le stesse musiche come segno di capacità di andare al di là dei limiti che abbiamo. La musica e l'arte vanno intese come linguaggio da attribuire, come strumentalità e come manualità. Non dimenticate il tema della manualità, la «dexterity», perché noi l'abbiamo persa, se non quella di giocare con le nostre cose. In CAMPUS, «PU» stava per «vita pubblica». Non basta un'ora di educazione civica, bensì bisogna che tutta la nostra impostazione educativa sia il vivere insieme. Dobbiamo tornare a imparare a vivere insieme. Questo non si impara, ma le regole e la nostra Costituzione si devono sapere. Infine, la «S» sta sia per «sport» che per «salute». Come sappiamo perfettamente, i ragazzi sono in una fase particolare della loro vita a causa dei cambiamenti del loro corpo. Lo sport deve essere la guida e l'aiuto ai ragazzi nella fase in cui il loro corpo cambia. Ho presente anche la proposta di portare questo nelle scuole, che non vuol dire che ci sarà l'insegnante di educazione fisica alle elementari, ma che il gruppo che lavora nelle primarie si dovrà avvalere di una competenza aggiuntiva per dare una visione armonica ai nostri bambini, che non sono ragazzi, ma bambini.
  Arrivo alla questione ITS e nell'ultimo minuto parlerò della questione dei concorsi. Non ho intenzione di fare un provvedimento sugli ITS a prescindere dal lavoro Pag. 32 che il Parlamento ha fatto, perché ho apprezzato quel lavoro. Noi ci siamo fatti una nostra idea – e ce l'ho ben chiara nella mia testa – sulla base di un'esperienza decennale da assessore. Non si tratta di riportare quella citazione del modello emiliano, non l'ho fatta io: è stato un tentativo di ingabbiarmi. Sono pronto a fare una riflessione con il Parlamento per giungere a un testo di legge che risponda al requisito fondante di uno strumento che permetta di ampliare le capacità dei nostri ragazzi. Sono pronto a confrontarci in ogni momento. Ho presente le cinque proposte di legge e ho ben chiara la mia percezione. Confrontiamoci come si fa in tutti i posti civili.
  Per quanto riguarda le risorse, ho già dato un miliardo e 125 milioni alle province, perché quella è la parte più critica; però abbiamo altre risorse, in particolare sulle mense, recuperate da quelle già disponibili e non finora utilizzate. Onorevole Mollicone, sono d'accordo con lei sul fatto che non sono risorse sufficienti. Prima non le avevamo, avevamo un miliardo per tutto, mentre oggi ne abbiamo 4,6. Il nostro problema è la capacità progettuale per spenderle. A fronte di questo, sto già lavorando sui nuovi fondi strutturali europei, però dobbiamo utilizzare tutti quelli che abbiamo e lo stiamo facendo.
  Per quanto riguarda i numeri, vi sono 776.345 posti in organico, di cui 112.754 vacanti al 31 agosto. Quando vuole, ci misuriamo, perché non solo le diverse categorie sono state numerate, ma oggi siamo anche in condizione di numerarle. Occorre sapere esattamente chi è in una determinata categoria. Non solo abbiamo tutti i numeri, ma abbiamo anche i monitoraggi.
  Il punto di vista su come affrontare le emergenze è molto chiaro. Da una parte abbiamo degli obblighi che ci sono stati lasciati dai predecessori, mentre dall'altra parte abbiamo l'evidenza di come proporre percorsi adeguati alle diverse tipologie ed è su questo che stiamo lavorando. Non ho né l'idea di un intervento magico, né qualcuno che mi dica cosa fare. Ci stiamo lavorando avendo ben chiara la proposta che è giacente, avendo chiare le posizioni rimaste dalle normative precedenti. Vivo e sto lavorando per questo.
  Ho un'ultimissima considerazione. Mi scuso con voi se non ho risposto a tutte le domande, ma credo che la varietà e la richiesta delle domande che avete posto dia il senso della complessità delle problematiche che abbiamo di fronte. Sono disponibile in ogni momento con chiunque di voi per confrontarmi sul singolo argomento, però sia chiaro che bisogna trovare soluzioni praticabili, perché se non lo sono con le strutture che abbiamo, le stiamo semplicemente portando in avanti. Sono convinto che si debba andare verso la formazione di tutti i docenti. Stiamo parlando di numeri che riguardano un corpo che non ha confronto in Europa e quindi dobbiamo anche graduare le nostre operazioni rispetto alle nostre effettive capacità. Questo è un richiamo alla realtà dei fatti, perché devo anche misurare la capacità oggettiva di rispondere a tutti i bisogni.
  Stiamo facendo una presa di coscienza, una presa di realtà. Questo è un atto di responsabilità non soltanto del Governo, ma anche di tutto il Parlamento.
  Avremo altre occasioni, sono disponibile quando volete voi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Grazie a tutti. Autorizzo la pubblicazione, in allegato al resoconto della seduta odierna, della documentazione consegnata dal Ministro (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.05.

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ALLEGATO

Relazione sulle linee programmatiche del Ministero dell'istruzione.

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